In copertina: Cristo della Parusia 008, Marisa Boriolo · 2018. 6. 25. · LA SANTA EUCARISTIA 4...

172

Transcript of In copertina: Cristo della Parusia 008, Marisa Boriolo · 2018. 6. 25. · LA SANTA EUCARISTIA 4...

  • In copertina:Cristo della Parusia 008, Marisa Boriolo

  • GESÙNOSTRO MAESTRO

    1° Volume - II Parte

    ASSOCIAZIONE MAMMA CARMELAViale Lunigiana 30

    MILANO

  • Pro manoscritto

    A norma del decreto della S. Congregazione della Fede(Atti della Santa Sede 58/16 del 29.12.1966)già approvato da Papa Paolo VI il 14.10.1966

    Cenacolo della Divina MisericordiaViale Lunigiana, 30 - 20125 Milano

    Edizione extracommerciale

  • I pensieri, le riflessioni e le meditazioni, raccol-ti in questo libretto, sono stati ispirati ad un’anima.

    Sono però rivolti a tutte quelle anime che, desi-derose di amare il Signore, cercano di mettere inpratica i suoi insegnamenti e di vivere una vita cri-stiana più perfetta.

    Gesù benedica queste pagine e chi le legge condesiderio di migliorarsi, concedendo l’aiuto dellasua grazia.

  • LA SANTA EUCARISTIA 4 marzo 1971

    Figli miei, sono il vostro Gesù di misericordia esono qui a raccogliere le riparazioni che voi mi pre-sentate a nome di tutti i vostri fratelli del mondo.

    Voi salite con me il Calvario nella contemplazio-ne dei miei dolori, e ridiscendete per portare nelmondo i frutti di questa meditazione dolorosa.

    Vi voglio ricordare come già in quel doloroso gio-vedì e in quel tenebroso venerdì molte persone mifurono accanto, ma non tutte ne riportarono queldono d’amore nel cuore per poterlo diffondere. Mol-te, anzi, rimasero indifferenti, molte incredule e cat-tive. Pochi furono coloro che, discendendo dal Cal-vario dopo aver visto la mia immolazione totale sullacroce, si batterono il petto, mi riconobbero comeDio e detestarono i loro peccati. Anche alcuni buoni,che pure furono presenti alla mia morte ed ebberoper me qualche lacrima e qualche commento pieto-so, dopo poche ore dimenticarono tutto e non muta-rono per nulla i loro sentimenti e i loro costumi.

    Così, figli miei, non vorrei che avvenisse di voi.Vorrei che questi incontri con me segnassero vera-mente un miglioramento spirituale, un progressocontinuo che vi aiutasse a crescere nella virtù, vi fa-cessero amare il sacrificio, vi rendessero capaci di

    5

  • capire, con i miei desideri, anche i bisogni di coloroa cui dovete far dono della vostra esistenza, se vole-te assomigliarmi.

    Vorrei, oh, come lo desidero, che quest’ora delgiovedì, giorno in cui istituii la SS. Eucaristia, voifoste ripieni di desiderio di riparare gli oltraggi checontinuamente si commettono contro il Sacramen-to dell’amore!

    Ma vorrei altresì che voi faceste seri propositi ri-guardanti le vostre Comunioni sacramentali. Quan-to desidero di entrare in voi per farvi vivere dellamia vita! Quanto desidero comunicare, colloquiarecon voi che mi siete tanto cari! Eppure come sonofredde tante Comunioni! Non solo non mi si parla,ma nemmeno mi si ascolta! Avete provato, mamme,quanto è doloroso per il vostro cuore il silenzio diquei figli vostri che, volutamente o per colpa delcattivo carattere, vi negano persino una parola. Eb-bene, io sono infinitamente più sensibile di cuore.Vorrei tanto sentire i vostri affetti! Non disdegno,anzi le desidero, le parole d’amore!

    Fate dunque che i vostri cuori, nella santa Comu-nione, siano tripudianti per la gioia del nostro incon-tro. Sia un incontro preparato e desiderato, cosicchéprorompano dai vostri cuori quelle parole che valgo-no come una promessa di fedeltà. Vi offro il mio cor-po e il mio sangue: non avete che da ricevere questo

    6

  • dono prezioso e renderlo alimento utile alla vostraanima. Sapeste quanto il demonio odia il santissimoSacramento! Ad ogni sacrilegio aumenta la sua atti-vità, perché si moltiplichino; ad ogni bestemmiacontro questo nutrimento celeste, si rinnovano gli at-ti sacrileghi commessi dai soldati nella mia passione;ad ogni Comunione sacrilega, si rinnova il tradimen-to di Giuda e il demonio trionfa. Fate dunque che levostre ore di riparazione mi costringano a spezzarecon voi il pane, come con i discepoli di Emmaus.

    Quando poi ritornate nelle vostre case, fate chesi rinnovi anche per i vostri cari questo miracolo: alsuono delle vostre parole e allo spezzare del vostropane quotidiano, che corrisponde all’adempimentodei vostri doveri di ogni giorno, si aprano i loro oc-chi e riconoscano che il Dio del vostro cuore vi ren-de capaci di cose grandi e buone.

    Figli miei, vi benedico e vi aiuto. Vi dono il mioamore e vi aspetto sempre, ardentemente desidera-ti, al banchetto eucaristico.

    FERITO D’AMORE 11 marzo 1971

    Figli miei, quanto sono dolci al mio cuore questiincontri di fede e d’amore! Quanto vantaggio pro-

    7

  • curano alle vostre anime; quanti benefici per le vo-stre famiglie, per le vostre parrocchie e per la miaChiesa!

    Io vi guardo e vi ascolto. È uno scambio di doniil nostro, che vorrei estendere a tutti i fedeli, a tuttii miei figli.

    I meriti della mia passione e della mia morte ven-gono applicati a voi, oltre che nei Sacramenti e nel-la santa Messa, anche nella meditazione dei mieidolori e in quella preghiera riparatrice che serve afar dimenticare al Padre le molte nefandezze di cuivanno ricoprendosi gli uomini.

    Abbiate fede, figli! Ciò che prometto mantengo.Voi vi prendete a cuore i miei interessi, io mi preoc-cupo dei vostri. Sì, potete contare su questa pre-ghiera comunitaria per realizzare i vostri disegnid’amore riguardanti i vostri figli, i vostri cari, i vo-stri amici e parenti. Sarete benedetti e accontentati.Vi prego solo di avere pazienza.

    Ricordate i dieci lebbrosi guariti da me? Ebbe-ne, di essi solo uno ritornò per ringraziarmi e mi ri-mase fedele, gli altri se ne andarono.

    Forse avverrebbe così anche per voi, non è vero?Se poteste ottenere tutto subito dopo la prima ri-chiesta, non è vero che forse vi verrebbe a mancareil desiderio di pregare? Non è vero che forse, senzaessere proprio cattivi, sareste freddi e non avreste

    8

  • quella sofferenza da unire alla preghiera che ne faraddoppiare il valore?

    Siate dunque pazienti. Il Dio d’infinita miseri-cordia e bontà non solo vi promette, assicurandovila salvezza dei vostri cari, ma già sta lavorando in lo-ro favore, facendo intervenire quella luce sopranna-turale che si chiama grazia, grazia efficace che ha laforza per convertire.

    Ricordate Paolo sulla via di Damasco? Così ioparlerò ai vostri cari. Quando tutti i vostri consigli eammonimenti vi sembreranno vani, quando vedre-te l’inutilità della vostra opera di mamma o di so-rella o di amica, incomincerò io ad agire, a farmistrada, a far luce. Sarà sempre però a mezzo dellavostra preghiera e del vostro sacrificio. Non teme-te! Non sono io lo stesso che risuscitò Lazzaro se-polto già da tre giorni? Ed era forse più facile risu-scitare Lazzaro che convertire la Maddalena? Chipuò resistere alla mia chiamata? Coraggio, dunque!

    Ecco, oggi vi faccio un dono! Vedetemi confittoalla croce, denudato e piagato. Il mio corpo sembraquasi un nido d’api, tanto sono numerose le piagheda cui è ricoperto. Mi manca l’ultima piaga, la piùprofonda, e Longino me la procura ferendomi ilcuore con una lancia.

    Da quel cuore, così squarciato, esce sangue edacqua. È quello stesso sangue che vi purifica nel sa-

    9

  • cramento della Confessione, lo stesso che vi nutrenella santa Comunione. È lo stesso sangue che vie-ne offerto al Padre nel sacrificio della santa Messaper riparare le cattiverie degli uomini. Raccoglietenelle vostre anime questo dono prezioso e usateloper ricomprare l’anima dei vostri cari.

    È una ferita, quella del cuore, che può essere fat-ta dal peccato o dall’amore. Feritemi, sì, feritemid’amore, perché io, donandovi fino all’ultima stilladel mio sangue e le ultime gocce d’acqua, possa ele-varvi fino a me. Se venite a me con le vostre miseriee con il vostro amore, io tutto divinizzo. Farete ope-re divine, così uniti a Colui che si è fatto uomo perpoter rendervi come Dio.

    Figli miei, usate sempre bene del mio sangue, inqualunque modo vi venga donato, e offritelo confrequenza e con amore per tutti coloro che ne ne-cessitano. Fate che piova sulle anime che nel luogodi purgazione non necessitano di altro che di esso.Fate che piova sui corpi doloranti dei vostri malati,perché possano santificare le loro sofferenze. Fateche i moribondi possano invocare questo sangue,che a loro aprirà la porta del cielo. Fate che per que-sto sangue prezioso i peccatori ritrovino la pace del-la coscienza e del cuore.

    Sia, a tutti, frutto di grazia questo dono meravi-glioso e porti a voi fiducia, forza e fede.

    10

  • Figli miei diletti, benedico tutti e ciascuno inparticolare. Benedico le vostre famiglie, gli ospeda-li, i malati, le comunità e coloro che ai poveri e a tut-ti i bisognosi prestano la loro opera meravigliosa dicarità.

    LA SANTA MESSA18 marzo 1971

    Figli miei diletti, il nostro incontro di oggi vuolessere un invito a voi a proseguire in quella via diperfezione che il Padre mio celeste desidera da tut-ti coloro che mi seguono, chiamandosi perciò cri-stiani.

    La mia passione culminò con la crocifissione,per cui mi elevai dalla terra e potei interpormi comeintermediario fra l’uomo e Dio. Spoglio di tutto, co-perto solo di peccati, io chiedevo al Padre miseri-cordia, non solo per i miei carnefici che in tutto ilmondo e per tutti i secoli avrebbero lanciato versodi Lui la sfida del peccato, ma anche per voi. Io,dunque, ancora e sempre, mi presento a voi così,come Colui che intercede misericordia.

    Ma vi è un momento nella vostra giornata in cuimi vedete innalzato ancora, come mistero di fede ed’amore, a chiedere pietà: è durante la santa Messa,

    11

  • che rinnova a salvezza degli uomini il mio sacrificiocompleto, sebbene in forma incruenta.

    Figli, vi ho ricordato giorni fa come la maggiorparte di coloro che assistettero alla mia crocifissionescesero dal Calvario cattivi come prima, senza penti-mento e senza desideri di bene. Ed anche ora, comeallora, molti miei figli, che di me conoscono moltecose, ritornano alle loro case, dopo aver assistito aidivini misteri, senza compunzione, senza gioia, sen-za proporsi per la loro vita individuale e sociale unvero mutamento con un’impronta di carità.

    La passione si protrae nei secoli per il sacrificiodella Messa, la mia Messa, che non è completa senon è continuata e completata dalla vostra. Se ilpartecipare a questo atto così solenne vi lascia in-sensibili e freddi verso Dio e i vostri fratelli, c’è mol-to da temere che non abbiate compenetrato il suosignificato o che vi abbiate partecipato passivamen-te, senza portare il vostro contributo di sofferenza edi sacrificio.

    La terra tutta attende questo dono. Gli uominitutti, come riarsi dal calore che il peccato mette nel-le loro vene, attendono quella pioggia salutare fattadi bontà e di sangue.

    Suvvia, figli, scuotetevi! Non vi sia tra voi che unsolo desiderio: quello di assecondare la volontà delPadre.

    12

  • Da una Messa ben ascoltata, a cui avete dato tut-to ciò che potevate di lacrime e di dolore, può sca-turire tanta perfezione di vita, tanta forza può veni-re a voi, tanto pentimento dei peccati a tutti gli uo-mini, tanta penitenza, tanta salvezza.

    Quando vi accostate all’altare, dunque, per par-tecipare ai miei dolori e offrite i vostri, vedetemi, da-temi uno sguardo d’amore! Nudo mi mostro a voiper invitarvi al distacco completo da uomini e cose.Se mi guarderete così, vi sembrerà meno doloroso ilsapervi dimenticati, abbandonati e oltraggiati dallecreature. Se mi vedrete così, non saprete più con-dannare, nemmeno chi, nel suo egoismo, vi vorreb-be spogliare di tutto; ma in ogni cosa e avvenimentovedrete la mano paterna di Dio che vi vuole renderepiù simili al suo Figlio, spogliato di tutto per amore.

    Figli miei, quando il mio corpo insanguinato fulevato dalla croce, dopo che la mia addolorata Ma-dre ne ebbe ripulite le piaghe e baciato e ribaciato ilmio viso, con delicatezza e con amore mi depose emi avvolse in un lenzuolo candido e nuovo.

    Anche voi arriverete, forse, alla vostra ultimagiornata, non ricchi di salute, di amicizie e di cosemateriali, ma sarete avvolti nel lenzuolo che voistessi vi sarete preparati con la vostra carità, gene-rosità e opere buone. Sarà questo candido lenzuolodelle vostre azioni buone, fatte con retta intenzione,

    13

  • che porterà impressa la vostra fisionomia e che saràtanto uguale alla mia, tanto uguale da confondersi.

    Figli, vi benedico, vi ringrazio e vi aiuto. Fate diquesta giornata di riparazione la giornata della fedee dell’amore.

    COME DEVE ESSERE IL SACERDOTE25 marzo 1971

    Come un fiore che apre il proprio calice alla lucedel sole, così Maria, al primo albore della primave-ra, attende nella preghiera l’annuncio della salvezzadegli uomini. L’angelo, divino messaggero, rivolge aLei il grande saluto e formula il grande invito.

    Maria accetta la volontà del Padre; il Figlio diDio prende dimora in Lei, piena di grazia; e lo Spi-rito Santo, coprendola della sua ombra, fa sì che aLui venga fornito un corpo e un’anima, come a cia-scun uomo che nasce sulla terra.

    Oh, benedetta, sì, Colei che dona la Salvezza al-l’umanità, risollevandola fino a Dio! Il primo edeterno Sacerdote inizierà da quell’istante la suaopera di riconciliazione dell’uomo con Dio.

    Figlia mia diletta, in questo clima di festività io tivoglio parlare dell’altro sacerdozio che da Lui e do-po di Lui avrà inizio.

    14

  • Nell’Antico Testamento pure vi erano SommiSacerdoti, voluti da Dio e chiamati da Lui per im-molare le vittime e offrirle come sacrificio a Dio.Erano capi famiglia, uomini di fede provata e di vir-tù elette, che, consacrati e unti, ricevevano questoalto ministero. I sacrifici da loro offerti a nome delpopolo non erano che la figura del vero sacrificio,della vera immolazione fatta dal primo ed eternoSacerdote, che solo poteva placare e riparare la giu-stizia di Dio offesa dal peccato.

    Nella pienezza dei tempi, non più un uomo mal’Uomo-Dio doveva essere il Sacrificante e il Sacri-ficato e, dopo di Lui, tutti i chiamati, solo nel suonome avrebbero offerto il medesimo sacrificio, ben-ché incruento; sempre l’Uomo-Dio, l’offerente e lavittima, anche se per mano di un suo eletto.

    Una Madre vergine lo presenta al mondo. Nes-sun concorso umano deve far fiorire il virgineo fio-re destinato a coprire e ad inondare di sangue pur-pureo il mondo. Anche i suoi eletti, destinati a rap-presentarlo presso gli uomini, devono rivestire unabito regale fatto di candore e di virtù.

    La mia Vergine Madre, che accolse nel suogrembo l’eterna Sapienza incarnata, è tuttora, qua-le Madre della Chiesa, depositaria e custode dellasua dottrina. Il sacerdote, guidato da Lei, riceve amezzo suo la celeste sapienza, il prezioso dono, e lo

    15

  • fa conoscere agli uomini, che istruisce sui divini mi-steri che uniscono l’uomo a Dio.

    Un cuore verginale è il cofanetto prezioso cheracchiude i più preziosi tesori delle verità eterne,che passano dal cuore della Vergine al cuore sacer-dotale.

    Vibra il cuore della Vergine di puro amore diDio. L’amore è vita e nel suo cuore prendono dimo-ra tutti i fratelli miei, membra del mio corpo misti-co, che ancora da Lei e per opera dello Spirito San-to fanno fiorire la Chiesa.

    Il sacerdote è chiamato ad essere padre dellegenti. Il suo cuore verginale deve battere per tuttigli uomini della terra, a cui deve far sentire, attra-verso il suo amore, l’amore di Dio stesso. Per que-sto compito altissimo, a cui è chiamato come conti-nuatore dell’opera mia, il sacerdote deve essere unpuro, un casto, un vergine, che nessun affetto uma-no lega o seduce, che nessun impegno familiare de-limita nella sua azione fecondatrice di bene e diamore.

    Se il ritmo travolgente della vita, con tutte le sueesigenze, può coinvolgere le creature della terra co-sì da far dimenticare le cose del cielo, non così deveessere del sacerdote. Egli si deve innalzare come ilcedro del Libano, onde additare agli uomini la me-ta. Come un albero sempreverde, deve mantenere

    16

  • la speranza di poter compiere la sua missione conl’aiuto di Dio e di poter raggiungere la vita eterna incompagnia di quelle anime che avrà contribuito asalvare con il suo sacrificio.

    Il primo Sacerdote immolò se stesso sul legnodella croce, in cima al Calvario. Ogni sacerdote de-ve avere il suo Calvario, intimo, spirituale, materia-le e sociale. “Come hanno trattato me, così tratte-ranno anche voi”. Ma la ricompensa sarà talmentegrande che non la saprete nemmeno immaginare.

    Oh, i miei sacerdoti, quanto dovrebbero racco-mandarsi alla Mamma perché li mantenga umili, ca-sti, poveri, fedeli a Dio e alla loro missione!

    Alcuni pensano che il prete, avendo una famigliapropria, si sentirebbe più sereno e più disposto a fa-re il bene; e vorrebbero, alcuni, tradire il loro idealee la volontà di Dio, cercando nel matrimonio quellegioie che non trovano in Dio e nell’apostolato.

    È un duplice tradimento, che, sviando, sciupan-do e rovinando la propria vocazione, non potràportare nella famiglia serenità e pace.

    Il demone dell’impudicizia va mostrando sottola parvenza dell’utilità, della convenienza, della ne-cessità, l’attrattiva dei sensi come fonte di felicità edi gioia.

    Ma colui che si è consacrato a Dio non potrà maitrovare nel tradimento tranquillità e pace, e la don-

    17

  • na e i figli suoi non ne potranno mai godere come dicosa propria. In fondo all’anima di lui e di lei vi sa-rà sempre come un rimorso: quello di aver tolto aDio e all’umanità qualche cosa che era loro.

    LA PREGHIERA COMUNITARIA26 marzo 1971 (in una casa privata)

    Figli miei cari, il pensiero di riunirvi a pregare èmolto gradito al Padre. Egli è Dio di misericordia edi bontà infinita. Egli ama le sue creature, che vuo-le tutte salve. A questo scopo ha mandato sulla ter-ra me, suo Figlio, perché mostrassi agli uomini, nelmio atteggiamento verso di loro, la sua misericordiae bontà.

    Ora io vi vorrei far comprendere quanto è ne-cessario che tutti gli uomini levino il loro grido, in-vocando dal Padre ancora e sempre, per mezzo delsuo Figlio incarnato, quella misericordia che ad es-si necessita.

    È per questo motivo che lo Spirito Santo va su-scitando nelle vostre città, in molte città e paesi,quei desideri di preghiera collettiva, comunitaria:preghiera che ha una forza tutta particolare.

    La misura sta per traboccare, figli! Il male vasempre più diffondendosi sotto molteplici forme,

    18

  • che feriscono il cuore del Padre. Come impedirglidi adoperare anche la maniera forte per convincerei cattivi a ritornare sulla retta via?

    Ecco queste riunioni di preghiera, che sono comele oasi su cui il Padre può contare. Non è il numerodei componenti che fa breccia sul suo cuore, ma èl’ardore, l’umiltà e la generosità che li anima. Vorreiche questi gruppi si moltiplicassero e che si diffon-dessero come le gocce d’olio nel mare sconfinato delmale. Vorrei che queste umili gocce d’olio attirasse-ro l’abisso della misericordia di Dio, cosicché sianoallontanati dagli uomini i castighi che li minacciano.

    Figli miei, voi ben mi capite e lo vedo da quel de-siderio che avete della divina Parola, per cui voleteessere accanto a colei che, come mio strumento, vela trasmette. È tanto necessaria questa istruzione re-ligiosa che, nella sua semplicità, tanto facilmenteentra nella vostra mente. Vorrei però che scendessecome fiamma nel vostro cuore e vi portasse il puroamore di Dio, quell’amore che vi faccia abbracciarela sua volontà e benedire il Signore anche in mezzoalle contrarietà e alle difficoltà della vita.

    È questo amore la più bella preghiera che, unitaalle formule che voi recitate, vi trasforma così da ot-tenere da Dio luce e forza. Sapeste quanto è effica-ce la conoscenza delle verità divine per sempre me-glio pregare e sempre più amare!

    19

  • Vi voglio però fare un ammonimento ed un invi-to. Vorrei che dopo queste riunioni, sotto qualunquenome si svolgano, dopo averle iniziate pregando, do-po aver cementato i vostri affetti con il vostro Dio efra di voi, partisse da queste oasi come una luce irra-diante che si comunicasse ad altri, a molti altri.

    Sarà anzitutto nelle vostre famiglie che porteretel’abbondanza di questi doni che ricevete. Oh, lasanta pazienza, quanta efficacia avrà sui vostri cari!Quanto effetto avranno le vostre parole, accompa-gnate da quel soffio di carità che parte dal mio cuo-re! Le vostre prediche sarebbero inutili, ma, se par-tendo da qui vi riempite di me, tutto cambia, per-ché sono io che agisco in voi, che parlo, che penso,che amo.

    Vorrei anche che voi aveste mire lungimiranticome le mie, per diffondere i miei desideri di bene.Vi sono molti poveri, molti bisognosi, molti tribola-ti: raggiungeteli, vi prego! Siate il prolungamentodel mio braccio e soprattutto siate il raggio diffuso-re del mio amore. I miei prediletti sono i peccatori,i malati e i poveri. Essi crederanno alla misericordiainfinita del Padre solo attraverso la vostra azione.Siate solidali con me, tra voi e con loro.

    Se qualche colpa grava sulla vostra coscienza e visentite colpevoli davanti a Dio, ricordate che saran-no i vostri beneficati che vi faranno da avvocati di-

    20

  • fensori davanti al vostro Dio giudice. Quel Dio cherimunera anche un bicchier d’acqua dato ad unbambino nel suo nome, sarà ricco del suo perdono,della sua misericordia e della sua ricompensa convoi, se saprete, vincendo quel naturale egoismo dacui è dominato l’uomo, prodigarvi per gli altri.

    Se avete dei crucci personali e familiari che vitormentano, non allarmatevi. Voi siete tutti miei fi-gli e, per ciò che voi fate ai vostri simili, io vi sup-plisco e vi prometto aiuto nelle vostre difficoltà.

    Amatemi, seguitemi e fatemi amare e seguire. Io vi benedico, figli miei diletti. La luce di cui

    v’inondo, vale molto di più che la luce degli occhi.Sia essa così profonda da illuminare tutta la vostravita.

    NEL GIOVEDÌ SANTO8 aprile 1971

    Figlie mie dilette, non vi voglio lasciar partiresenza la mia particolare benedizione.

    Mi avete tenuto compagnia con la mia Mammain questo giorno tanto grande della mia vita e nellastoria della Chiesa.

    In questo giorno che voi chiamate santo, io isti-tuii la SS. Eucaristia, che mi permetteva di restare

    21

  • sempre in mezzo a voi come vittima e come cibo. Inquel giorno ebbe anche inizio il sacerdozio, poiché,proprio nell’ultima cena, dopo aver fatto ai mieiapostoli dono del mio amore infinito, diedi ad essi ilcompito di esercitare quel ministero che mi avrebbeperpetuato nei secoli.

    Sia dunque nei vostri cuori un senso profondo diriconoscenza e di gioia, e non dimenticate di pregarein questo giorno e in questa notte per i vostri sacer-doti. Sì, perché si santifichino e possano santificare.

    Il mio volto luminoso, che vi ho lasciato come se-gno della mia presenza, vi dica tutta la gratitudineche nutro per coloro che partecipano alle mie gioiee ai miei dolori.

    Vi benedico, figlie, e vi aiuto a santificarvi.

    IO ACCOLGO TUTTI9 aprile 1971, Venerdì Santo

    Figli miei cari, eccovi qui in comunione di cuoree di spirito a darmi consolazione e ad intercedere,per i vostri fratelli, grazie, pace, salute e serenità. Iosono in mezzo a voi perché sono l’oggetto del vo-stro amore e della vostra riparazione.

    Sono il vostro Gesù di misericordia che vi prepa-rate a festeggiare solennemente. Io spando in questo

    22

  • luogo infinite grazie. Io tocco i cuori e li porto a con-versione. Per alcuni, l’essere venuto qui anche unasola volta, è stato sufficiente per ritrovare la giustastrada, poiché la mia dolcissima Mamma mi va con-tinuamente supplicando per tutti, ma in particolareper coloro che nutrono fiducia nella mia infinita mi-sericordia. Altri vengono più volte e si perfezionanosempre di più, poiché la mia Mamma, come Mae-stra, li istruisce e li illumina. Questo è un luogo digrazia, ma ciò che più porta benefici a tutti è l’amoreche vi affratella e la preghiera comunitaria.

    Io accolgo tutti con infinita tenerezza dalle manidi Lei, che sa rivestire tutti di quel manto di graziadi cui Ella è il canale. Non vi posso, dunque, chebenedire ed assicurarvi che sarete esauditi nei vostridesideri. Vorrei però che le vostre volontà fosseroguidate dalla mia, per potervi concedere veramentetutto ciò che è bene per voi.

    Continuerete per più ore le vostre invocazioni, viunirete i vostri sacrifici, che saranno avvalorati daimiei di quella notte di dolore, e sarà tutto un succe-dersi di doni scambievoli. Nessuno deve lasciarsidominare dalla sfiducia o dalla mancanza di fede,poiché ognuno avrà la sua parte.

    Ricordate le parabole del Vangelo? Ancora io so-no qui come il buon Pastore, come il Samaritano,come il padre del figliol prodigo, e sono qui per da-

    23

  • re a tutti una ricompensa giusta, adeguata parzial-mente ai vostri meriti, ma soprattutto alla mia bon-tà. La ricompensa qualche volta la dono subito, al-tre volte più tardi, altre volte la riservo all’ultimogiorno. Voi lasciatemi fare, poiché io so ciò che viconviene in questa e nell’altra vita.

    Vivete in pace con Dio mediante la grazia, in pa-ce con voi stessi per quella rettitudine che vi fa agi-re onestamente, in pace col prossimo mediantequella donazione reciproca che vi renda capaci diportare gli uni i pesi degli altri.

    Alla fine di questa nottata, vi esprimerò un desi-derio che sarà per me un impegno. Intanto vi bene-dico e vi aumento la fede, perché mi possiate vede-re e sentire vivo in mezzo a voi.

    I COMANDAMENTI14 aprile 1971

    Figlia mia diletta, ti voglio parlare dei Comanda-menti, di quella legge morale, cioè, che Mosè ricevet-te sul monte Sinai e che fu scritta su tavole di pietra.

    Già nella creazione dell’uomo, Dio aveva im-presso questa legge nel cuore, per cui l’uomo si po-teva render conto del bene e del male che faceva.Una prova di ciò l’hai nella fuga disperata di Caino,

    24

  • dopo l’uccisione del fratello Abele. Gli stessi vostriprogenitori, che dopo il loro primo peccato sentiro-no il bisogno di coprirsi e di nascondersi, sono unadimostrazione pratica che la voce della coscienzaparlava in loro e li giudicava.

    Gli uomini però potevano, come lo possono tut-tora, soffocare la voce di Dio che parla in loro, di-menticare e cancellare quella legge soffocandola nelvizio. Ecco perché fu necessario che fosse promul-gata e scritta, perché si potesse riportarla alla men-te e tramandare nei secoli.

    I Comandamenti furono poi da me compendiatiin quel duplice comandamento della carità che di-ce: “Amerai il Dio tuo con tutto il tuo cuore, contutta la tua anima, con tutta la tua mente. Amerai ilprossimo tuo come te stesso”.

    Il decalogo è come il codice, che ti elenca cometu puoi offendere Dio in se stesso e nel prossimo.Sono come gli articoli della legge, a cui puoi fare ri-ferimento per misurare la tua giustizia e che puoiconsultare per sapere se la tua coscienza è a posto.Essi spronano al bene e allontanano dal male. Comeal cristiano io posso dire: Ricorda i tuoi “novissimi”per non perire, così posso dire: Ricorda la mia leggese non vuoi peccare.

    Questa legge, che fu data in consegna a Mosè,condottiero del popolo ebreo, in mezzo a lampi e

    25

  • tuoni, fu tramandata per tutti i secoli e formerà an-cora l’oggetto del giudizio severo di Dio nell’ultimodei giorni.

    Se la legge della carità riassume i Comandamen-ti, questi te la esplicano indicandoti come la puoiottenere e come la devi praticare. Quanti peccati sicommettono nel mondo e offendono Dio in tutti isuoi Comandamenti, che, se fossero conosciuti, sa-rebbero più osservati! Quanta ignoranza colpevolein mezzo agli uomini e alla Chiesa stessa!

    Un figlio che si rifiuta di conoscere il padre suo,di eseguire i suoi ordini e d’interpretare i suoi desi-deri, è un figlio ingrato e malvagio, non ti pare?

    È bene che fin dalla fanciullezza vengano inse-gnati i dieci Comandamenti, e quanto sarebbe utileche nelle famiglie si ripetessero come un ammoni-mento per ciascuno a vivere onestamente!

    L’osservanza della Legge di Dio è garanzia diserenità e di pace e molte volte anche di salute ebenessere. Quante famiglie sarebbero più sane seosservassero il sesto e il nono Comandamento!Quanta maggior serenità e benessere se si osser-vasse il terzo! Quante benedizioni e gioia se si os-servasse il quarto, e quanto ordine, quanta giusti-zia e carità!

    L’osservanza dei Comandamenti porterebbe nelmondo la sospirata pace che pochi vogliono realiz-

    26

  • zare collaborandovi, rinnegando se stessi e i propriinteressi per il bene comune.

    La pratica del decimo Comandamento: “Nondesiderare la roba d’altri” potrebbe far evitare an-che le guerre stesse, causa di tanti mali nel mondo.

    L’osservanza della Legge di Dio, individuale, fa-miliare e sociale, porterebbe nel mondo serenità,giustizia e armonia, così da trasformarlo.

    IO SONO IL SIGNORE DIO TUO 15 aprile 1971

    Figlia mia diletta, ti voglio dare una breve spie-gazione dei Comandamenti, di quel codice dato daDio agli uomini fin dai tempi più remoti.

    Anzitutto Dio stesso si dichiara supremo Legi -slatore e Autore di questa Legge. “Io sono il Signo-re Dio tuo”, Egli dice. È dunque Lui che parla. Eglisolo è “Colui che è”. Egli è la vera e sola esistenzaeterna ed infinita. Tutto ciò che esiste non ha vitache in Lui e per Lui, e da Lui ebbe inizio. Egli esi-ste da sempre. Ogni essere ebbe vita da Lui. Eglidunque è Signore e Padrone del mondo, che hacreato in un atto d’amore infinito. Come Re di tut-to il creato, Egli ha diritto all’ubbidienza e all’amo-re delle sue creature.

    27

  • Egli è il supremo Signore del cielo e della terra,ma si dichiara tuo Signore come per farti conoscereche tu esisti per Lui, per mezzo suo, e che Egli si oc-cupa di te.

    Egli è il Dio di tutti, ma lo è anche di ciascuno inparticolare, e, come del suo amore fa dono ad ognicreatura, così desidera essere amato da ognuna diesse. Questo desiderio di amore lo manifesta neisuoi primi tre Comandamenti, che andremo revisio-nando.

    Per ora ti basti sapere che Dio si presenta a te,come a ciascun uomo, dichiarandosi tuo, dopoaverti manifestato la sua grandezza di Signore delmondo, per invogliarti ad amarlo, senza vergognar-ti di Lui e con grande gioia, essendo questo ungrande onore.

    NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME15 aprile 1971

    Figli miei, eccomi qui in mezzo a voi per istruir-vi. Io sono il divin Maestro e ben si addice a mequesto appellativo, poiché io insegnai agli uomini ditutti i tempi con la parola e con l’esempio.

    Io dunque vengo a darvi qualche insegnamentosu ciò che i Comandamenti di Dio, o Decalogo, co-

    28

  • mandano agli uomini, che purtroppo tanto facil-mente dimenticano.

    Ecco che vi presento il primo di questi Coman-damenti: “Non avrai altro Dio fuori di me”.

    Anzitutto dovete distinguere in queste parole ciòche dovete fare e ciò che vi è proibito di fare perchéDio non vuole.

    Dio è l’Essere supremo a cui è dovuto amore, lo-de, adorazione, ringraziamento e riparazione.

    Gli è dovuto amore, poiché Egli per primo vi haamati e vi ama infinitamente. Lo dovete amare per-ché Egli è somma bontà, e tutto ciò che ha operatoe compie nel creato è null’altro che un dono mera-viglioso d’amore. La creazione stessa dell’uomo,questo essere ragionevole composto di anima e dicorpo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, nonè che un miracolo dell’amore di Dio, che l’ha volu-to per poter effondere su di esso l’abbondanzad’amore di cui era ripieno il suo cuore.

    A Dio è dovuta la lode, poiché le sue opere sonomirabili. Egli ha fatto bene ogni cosa e regge tutto ilcreato, che nella sua magnificenza canta la sua po-tenza e la sua bontà infinita.

    A Lui, Dio sommo ed eterno, dovete il ringrazia-mento per quella provvidenza e infinita sapienzacon cui dirige, per mezzo delle leggi della natura daLui prestabilite, tutto il creato. Egli conduce al suo

    29

  • fine ogni creatura, provvedendo ai bisogni di cia-scuno e donando a tutti la capacità di capire quan-to sia grande il dono della vita, e la grazia per poterguadagnare quella vita eterna che è la vera vita. Inessa tutte le creature, redente dal sangue del suo di-vin Figlio, gli daranno onore e gloria nei secoli.

    Ma ancora a Dio è dovuta la riparazione, poichémolti, molti uomini, non corrispondendo alla suagrazia, non rispondendo alla sua chiamata amorosa,dimenticando l’origine della propria vita e il finedella loro esistenza, tradiscono la loro vocazione erinunciano alla gloria eterna.

    A Dio dovete poi ricorrere per chiedere tutto ciòdi cui abbisognate, come il figlio chiede al padre, co-me il povero chiede a colui che possiede molte ric-chezze, come il misero chiede a colui che è perfetto.

    Dovete saper chiedere a Lui, soprattutto, che sicompia perfettamente in voi la sua santa volontà,poiché Egli vuole per voi unicamente il bene; e nonpotrete essere pienamente felici se non attuandopienamente nella vostra vita quei desideri amorosi avostro riguardo, dando a Lui una risposta d’amore.

    Ecco, figli miei, ciò che il primo Comandamentov’impone, mentre vi proibisce tutto ciò che è con-trario.

    Ecco il vostro Dio, geloso del vostro cuore, chedesidera essere messo al primo posto fino a dirvi

    30

  • che dovete amarlo con tutto il cuore, con tuttal’anima, con tutte le forze. Egli vuole questa supre-mazia assoluta e vuole che tutti gli altri abbiate adamarli in Lui e per Lui.

    Voi vedete, figli miei, quanto è facile mancarecontro questo Comandamento, quando al posto diDio si mettono le molte cose di cui è composta la vi-ta; quando il proprio io diventa il centro della vita,e nella superbia e nell’amor proprio si ricerca nonciò che piace a Dio, ma la propria soddisfazione e lapropria gloria.

    Come può piacere a Dio colui che fa di se stessocome una divinità, che con ogni precauzione cercadi allontanarsi da ogni cattiva fama per procurare ase stesso onore e gloria?

    Ma vedete pure quanti miei seguaci, immersi nellecose del mondo, fanno di esse una divinità. Il propriocorpo, i propri interessi, tante piccole cose a cui an-che i buoni si attaccano in modo esagerato, tanti pic-coli affetti morbosi tengono il posto di quegli affettisanti che, benedetti da Dio, devono aiutarvi a salire.

    Quando un affetto impuro prende il cuore di unfiglio, viene a mancare la luce che l’amore di Dioporta in un’anima; il cuore diventa quel braciere sucui si brucia incenso alle false divinità, e queste simoltiplicano per quanto sono numerosi e intensiquegli affetti.

    31

  • Il vitello d’oro, che il popolo ebreo costruì nel-l’assenza del suo condottiero, torna ancora a tro-neggiare fra il popolo cristiano, che scambia le cosedi questo mondo per cose eterne. Ancora c’è chivende la primogenitura per un piatto di lenticchie,chi vende l’anima per un po’ di anni di vita splendi-da su questa terra, chi vende la Patria celeste perquella terrena.

    Distruggete gli idoli, figli miei, di qualunque ge-nere essi siano. Edificate nel vostro cuore un altarea Dio, all’unico vero Dio che vi ama, vi accoglie e vibenedice.

    La festa in onore della mia misericordia infinitavi trovi preparati ad accoglierla, operando dentro divoi una pulizia particolarmente minuziosa così darendere il vostro cuore la vera dimora del Re.

    NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO17 aprile 1971

    Figlia mia diletta, voglio che tu scriva attorno alsecondo Comandamento: “Non nominare il nomedi Dio invano”.

    Il nome di Dio è grande e potente, degno di lodee di venerazione. Egli è tre volte santo e della suagloria sono pieni il cielo e la terra.

    32

  • I popoli antichi lo nominavano con timore e contremore, benedicendo la sua presenza ovunque.Non si conosceva l’esistenza delle tre Persone divi-ne, ma solamente Jahvé, nel cui nome furono createtutte le cose.

    Io venni al mondo come uomo nel nome del Pa-dre e per opera dello Spirito Santo, e nel nome delPadre compii ogni mia azione sulla terra e diedi ini-zio e compimento alla mia missione di evangelizza-zione e di redenzione.

    Se per gli antichi popoli il nome di Dio era il san-to e terribile nome, dopo la mia venuta egli divenneil dolce nome che gli uomini devono invocare nelleloro necessità e circondare d’affetto, come ogni fi-glio buono fa verso il padre che gli ha dato la vita.

    Creato da Dio, reso suo figlio adottivo mediantela grazia, riconquistato alla vita divina con il miosangue, ogni uomo dovrebbe sentire il dovere dionorare il nome di Dio, così come desidera onorareil proprio casato. Siete figli di Dio. È questa la vo-stra più grande gloria, e chi disprezza il suo santonome disonora se stesso. Benedici dunque il nomedi Dio, che gli angeli e i santi del cielo onorano, can-tano e amano, e davanti al quale stanno in adorazio-ne continua. Ripara per tutte quelle bestemmie checontinuamente e da ogni luogo della terra, in unio-ne coi dannati dell’inferno, si levano verso di Lui.

    33

  • Fa che il nome di Dio suoni sulla tua bocca comeuna dolce musica che ti parta dal cuore. Voi dite spes-so il “Padre nostro”, e chiedete che il suo nome siasantificato come in cielo così in terra. Non sia dunquemai sulle tue labbra come una frase qualunque.

    Invocalo all’inizio delle tue buone azioni perchéle benedica e le porti a buon fine. Invoca il nomepotente di Dio nei pericoli perché te ne liberi, nelletentazioni perché te ne scampi, nei tuoi bisogni per-ché vi provveda. Invocalo in vita e in morte conamore, se vuoi godere con Lui in eterno.

    Nel segno della croce, che ti ricorda la mia passio-ne e morte, nel nome di Dio, Padre, Figlio e SpiritoSanto, trovi l’anima tua ed ogni cristiano la forza peraffrontare e superare ogni difficoltà, come la trovaro-no i martiri di tutti i tempi per affrontare il supplizio.

    Nel nome di Dio e per sua volontà sei venuta sul-la terra. Fa che alle parole del sacerdote, che nel no-me di Dio ti dirà di partire, tu possa dire di avercompiuto, nel suo nome, la tua missione.

    OFFRITE AL PADRE IL MIO CUORE18 aprile 1971

    Figli miei, la pace, la grazia e l’amore di Dio sia-no nei vostri cuori ora e sempre.

    34

  • Eccovi il mio cuore pieno d’infinita misericor-dia. Io ve lo dono perché abbiate ad usarne a favo-re di tutti. Della mia misericordia infinita hanno bi-sogno tutti gli uomini, ma io leggo nel vostro cuore,prima ancora che sulle letterine che con tanta fedemi avete indirizzate, le vostre ansie.

    Voi avete dei figli e delle figlie che aspettano il ri-chiamo della grazia per ritornare a Dio; avete deicongiunti che hanno perso la fede, che bestemmia-no e imprecano contro Dio; avete molte preoccupa-zioni perché vi pare di non essere come io vi voglio,e vi lamentate di non saper pregare, di non saper ri-nunciare ai vostri piccoli egoismi, di non saper vin-cere i vostri difetti.

    Ecco, io vi voglio, io vi debbo aiutare, perché levostre preoccupazioni e le vostre ansie sono pure lemie. Non sono morto sulla croce per ciascuno deivostri cari?

    Ebbene, prendete mentalmente fra le vostre ma-ni il mio cuore, ferito dalla lancia di Longino pro-prio perché nella sua cavità io potessi ospitare tuttigli uomini, e offritelo al Padre con fede e con la cer-tezza che Egli non potrà resistere alle vostre richie-ste, poiché sono io stesso che in voi le presento.

    Noi formiamo come una grande bella unità; voiin me ed io in voi per supplicare il Padre. Ma non li-mitatevi, vi prego, alle vostre esigenze personali e

    35

  • familiari, allargate le vostre vedute. Guardate oltre,guardate lontano, e offrite il mio cuore a tutti gli uo-mini, dicendo che io aspetto tutti, che amo tutti,che perdono tutti, ma che desidero solo un minimodi buona volontà che mi permetta di agire.

    Se manca il motore in una macchina, essa nonpuò muoversi. Nella vita umana il motore è la vo-lontà, senza di essa non si fa nulla. Devono volere ilbene per poter togliere il male, poi intervengo io eda poveri peccatori ne ricavo dei santi. Il mio cuorearde dal desiderio di giovare a tutti, di purificaretutti. Offritelo questo mio cuore al Padre, perchéfaccia forza sul cuore di tutti.

    Figli miei, questa è un’oasi di preghiera ed’amore, ma il mondo è l’immenso deserto in cui simuore di sete e di fame spirituale. È come quell’im-menso mare in cui si gettarono i duemila porci in-vasi dal demonio. Sì, è un mare di male il mondo, eanche i miei figli mi tradiscono, mi rinnegano, si ri-empiono di demoni e si gettano in questo mare.

    Benedetta la vostra preghiera, benedetti i vostriaffetti, benedetti i vostri desideri di bene che si al-largano fino ad abbracciare tutto il mondo.

    Vengano tanti! Tutti vengano ad attingere a que-sta fonte inesauribile della mia misericordia, a voirappresentata da quell’acqua che io vi dono con lamia benedizione.

    36

  • Sì, portatemi i peccatori, gli infelici, coloro chesoffrono nel corpo e nello spirito; portatemi i pove-ri, che io prediligo e proteggo; portatemi i bambinie i giovani, che formano la mia delizia; portatemitutti i miei consacrati, che io particolarmente bene-dirò e ricolmerò di grazie, perché sappiano compie-re con diligenza e amore quella missione che il Pa-dre ha loro assegnato. Parta da quest’oasi una irra-diazione luminosa che, dopo aver trasformato voi ele vostre famiglie, si propaghi nel mondo.

    Ed ora un ultimo invito ed un’ultima promessa. Ivostri cari che voi piangete, perché hanno lasciato lavostra casa e il vostro cenacolo, ecco, io li vedo e og-gi il mio cuore riversa su di essi quelle ultime stille disangue ed acqua che scaturirono dopo l’ultima feri-ta. Ebbene sì, figli miei, li porto oggi stesso nel mioregno. Sono figli a me tanto cari, che hanno vissutobene la loro giornata o che hanno pagato, con la sof-ferenza accettata e offerta per amore, i loro sbaglitrascorsi. Sì, il numero dei beati oggi è aumentato, econ loro accolgo anche molte altre anime per cuiavete offerto la vostra preghiera comunitaria.

    E per voi, figli cari, che con sacrificio e con rinun-ce santificate quel giorno festivo che è il giorno delSignore, per voi che lo desiderate, io prometto e do-no il perdono della pena delle vostre colpe. Procura-te di accostarvi al sacramento della Confessione con

    37

  • vero dolore dei peccati, ed io passerò sul vostro pas-sato come una spugna imbevuta del mio sangue, etutto lo distruggerò nell’immensa fornace della miamisericordia fino a scordarmene completamente.

    Figli miei, figli che ho ricomprato col sacrificiodella mia vita e che perciò amo d’immenso affetto,credete alle mie parole, piangete i vostri peccati eabbandonate il vostro passato alla mia misericordia.Guardate avanti con fiducia e con entusiasmo, con-tinuate per la vostra via con la stessa gioia con cui lasposa va incontro allo sposo che la deve incoronare,e non temete che una cosa: quella di offendere il vo-stro Dio volutamente e di perdere l’anima.

    Figli, vi benedico, abbracciandovi ad uno ad unoe donandovi il mio perdono, chiamandovi per nome.

    RICORDATI DI SANTIFICARE LA FESTA(Maria SS.) 19 aprile 1971

    Figli miei, siate i benvenuti nella mia casa. Ecco,vi accolgo a braccia aperte e vi dono l’abbondanzadei miei doni. Vi vedo tutti ansiosi di sentire la miaparola o quella del mio Gesù, che è uguale alla mia,poiché io ho ricevuto da Lui tutto ciò che vi dono.

    L’armonia che regna fra il Padre e il Figlio e fraloro e lo Spirito Santo, è la stessa che esiste fra me e

    38

  • Dio e fra Dio e i suoi eletti, che formano la sua cor-te celeste.

    Quando vi viene un insegnamento da qualcheEssere superiore che già gode nel paradiso, o dame che sono la vostra Mamma, state pur certi chenon troverete mai nessuna discordanza, poichéunico è l’amore che lega tutti; unico il desiderio, lagloria di Dio; unica la speranza di ciascuno, quelladi portare a salvezza tutti gli uomini, per cui Gesùè morto e per i quali è pronto un seggio di gloria incielo.

    Oggi dunque, figli miei, io vengo a darvi un inse-gnamento. Sono la Madre del buon Consiglio. Sot-to questo titolo mi onorate e m’invocate per averchiariti i vostri dubbi e per essere illuminati nelledecisioni che dovete prendere.

    Il mio consiglio odierno, però, non sarà partico-lare, ma vi dirò ciò che è necessario che voi facciateper adempiere a uno dei Comandamenti di Dio cheriguardano la sua gloria e la sua persona divina.

    Dice questo Comandamento che voi ben cono-scete: “Ricordati di santificare la festa”. Notate cheil Signore non vi dà solamente un consiglio quandovi parla, ma come a dar più forza al suo comando, vidice, e lo dice a ciascuno: “Ricordati!”, che è comedire: non dimenticare, imprimiti bene nella menteciò che ti sto dicendo.

    39

  • Se la vita umana ha delle esigenze indiscutibiliper il proprio mantenimento, Dio ha le sue, che nonhanno importanza di vita o di morte per Lui, maper l’uomo che gliele deve riconoscere.

    Il santificare la festa è un dovere che mette nel-l’obbligo di dare a Dio quella piccola parte dellasettimana e dell’anno che gli riconosce la sua supre-ma autorità e il suo diritto. È un prendere settima-nalmente parte a quella festa che si perpetua inparadiso, per ricordare che la vita su questa terra èpasseggera e che gli uomini, come pellegrini, stannocompiendo il loro viaggio verso l’eternità.

    La festa è il giorno del Signore che Egli stessoistituì, poiché, dopo aver lavorato per sei giorni oepoche ad edificare, a creare il mondo, il settimogiorno riposò, dandovi così l’esempio di come vidovete comportare nella vostra vita terrena, che de-ve riflettere la vita di Dio.

    Il legame che lega l’uomo a Dio è chiamato reli-gione. Essa ha alcune pratiche che risalgono ai tem-pi più remoti.

    Tutti i popoli, fin dall’inizio della creazione, senti-rono il dovere di offrire a Dio i loro sacrifici. E voi ve-dete Abele che sceglie gli agnelli più belli, mentreCaino offre i frutti del campo, anche se non i migliori.

    Nell’Antico Testamento, come nel Nuovo, tuttigli uomini che ammettono l’esistenza di Dio devo-

    40

  • no ammettere anche la necessità che a Lui si offra,con il sacrificio delle proprie cose, anche quello del-la vita, se ciò può tornare a sua gloria e se di questoEgli si vuol servire come testimonianza d’amore eper il bene di tutti.

    Ma vi è un sacrificio che tutti li supera e che so-lo ha valore infinito. È per questo sacrificio, offertoda Gesù sulla croce e che si rinnova ogni giorno e inogni momento sull’altare, che prendono valore i vo-stri sacrifici e i miei dolori.

    Il giorno festivo è il migliore per riunire le fami-glie attorno agli altari, per mettere in comune le vo-stre sofferenze con quelle del Figlio dell’uomo e of-frirle al Padre come olocausto, come mezzo diespiazione, come mezzo d’impetrazione e come at-to di adorazione.

    Molte volte il lavoro, le occupazioni, la debolez-za nella fede o fisica, v’impediscono di accostarviogni giorno a fare la vostra offerta, ed ecco che vie-ne il giorno del Signore a farvi raccogliere, come inun mazzo di fiori, tutto ciò che avete compiuto du-rante la settimana e vi porta alla chiesa con grandegioia, poiché andate dal Padre ad offrirvi figli con ilsuo Figlio e a fargli dimenticare tutte le marachellee le smemoratezze della settimana.

    La domenica, dunque, dovrebbe essere la verafesta familiare, la festa del popolo di Dio e della

    41

  • Chiesa tutta, poiché anche la Chiesa trionfante equella purgante si uniscono a voi con lo spirito dicarità che le anima.

    Ma vi è una nota dolorosa a cui devo accennarvi. Il santificare la festa esige dai fedeli, dai figli di Dio,

    l’astensione da quei lavori manuali o impegnativi che,oltre che mirare all’interesse, fanno del corpo umanocome una macchina in moto per motivi umani. Que-ste esigenze, che nei giorni feriali sono giustificate,non lo possono essere nel giorno domenicale. Se peròla carità o l’impossibilità di esimersi da determinati la-vori non permettono il giusto riposo, il Signore esigeche il lavoro sia offerto a Lui come preghiera e che ab-bia come ispirazione e come compimento l’amore. Sela carità vi permette di lasciare Dio per Dio, e ve ne hadato l’esempio il mio Gesù quando, in favore di mala-ti e di paralitici, operò miracoli anche in giorno di sa-bato, non dovete dimenticare l’obbligo della preghie-ra o quello di sostituire, con il permesso della Chiesa,la santa Messa festiva con quella feriale.

    Figli, due cose vi devo far presenti: nessuno almondo potrà arricchirsi di meriti per la vita eternalavorando nel giorno festivo, ma nemmeno di ric-chezze materiali si potrà molto avvantaggiare, poi-ché è molto giusto quel proverbio vostro che dice:“Il lavoro della festa finisce in tempesta”. È vero, fi-gli, e quando vedete certe catastrofi, non fate dei

    42

  • giudizi, ma pensate che forse il giorno festivo santi-ficato avrebbe portato maggiori benedizioni.

    Figli, ho dato a voi questi insegnamenti perché lipossiate far conoscere a quante più persone potete.

    A voi un plauso io dono, perché, oltre a santifi-care la domenica partecipando ai divini Misteri, vifate interpreti dei miei desideri chiamando altri evenendo voi stessi ad onorare Dio e i suoi santi conla preghiera.

    Vi benedico, figli, e vi assicuro che la preghiera èun mezzo indispensabile per ottenere grazie.

    Quante persone non si degnano di avere un pen-siero di ringraziamento e di lode a Dio quando, nel-le gite domenicali, possono ammirare i magnificipanorami montani o al mare! Figli, fatelo voi per lo-ro e dimostrate anche con questa preghiera la vo-stra gratitudine.

    Vi benedico tutti e vi ringrazio per quest’affluen-za costante e numerosa. Aiuto tutti e salvo molteanime per mezzo vostro.

    ONORA IL PADRE E LA MADRE20 aprile 1971

    Figlia mia diletta, voglio continuare la spiegazionedei Comandamenti di Dio a istruzione tua e di tutti.

    43

  • Vediamo perciò il quarto: “Onora il padre e lamadre”. Desidero che in questo momento tu elevi iltuo pensiero al Padre mio che sta nei cieli e alla Ma-dre mia, Maria santissima, per impetrare da essiquella luce mediante la quale tu possa capire il gran-de dono di Dio che è la paternità e la maternità.

    Sappi che Dio, immenso, onnipotente, eterno,onnisciente, infallibile, giustissimo, terribile nellasua giustizia, Padrone assoluto di ogni cosa, nellasua infinita bontà e misericordia desidera di esserechiamato Padre.

    La figura del padre è l’emblema dell’autorità edella bontà.

    Quando tu invochi Dio, Padre delle genti, gli faisommo onore, poiché gli ricordi l’amore che Egliporta a tutti gli uomini della terra: li ama tutti senzadistinzione di razza o di nazione, li ama tutti infini-tamente.

    Su questo modello, ogni padre della terra, con-scio dell’onore a cui viene elevato con la paternità,deve esercitare verso i suoi figli quei doveri che glicompetono, mettendo a base di essi la giustizia e lacarità.

    La famiglia umana deve essere una immagine,benché minima, di quella divina, e il padre in essadeve essere come il prolungamento della mano diDio.

    44

  • Con il lavoro, il padre provvederà ai bisogni del-la famiglia, donando ad essa, con l’esempio e la pa-rola, quegli insegnamenti semplici e virtuosi che,tramandati da padre in figlio, formeranno quel pa-trimonio affettivo che fa vivere i genitori e i nonninella memoria dei posteri.

    Il padre è il rappresentante dell’autorità di Dionella famiglia; egli perciò ne rispetta il nome e leleggi. Come potrà, infatti, pretendere ubbidienza erispetto se egli per primo non rispetta e non ubbi-disce a Colui che gli ha dato ogni cosa?

    Ogni autorità viene da Dio, ma l’autorità paternadeve essere piena d’amore, poiché, come potrebbeun padre odiare coloro che da lui ebbero la vita delcorpo? Sarebbe come odiare se stesso, essendo i figliuna parte di sé. Davanti a questo semplice quadroche ti mostra la dignità dell’autorità paterna e la suagrandezza, la conseguenza che i figli devono trarrenon può essere che un grande rispetto verso di essa.

    Onorare il padre e la madre è un comando a cuiDio lega i beni materiali della vita. Si legge infatti aseguito di questo Comandamento: “Se vuoi viverelungamente sulla terra”.

    Il dono della vita è grande, e Dio, quasi ad assi-curare una grande ricompensa a chi ubbidisce alquarto Comandamento, promette di prolungarla.Con queste parole voleva anche assicurare quella

    45

  • felicità terrena che deriva dall’armonia, dalla pace esolidarietà che esiste nelle famiglie in cui c’è il ri-spetto vicendevole.

    PREGHERETE PER I MORIBONDI 21 aprile 1971 (a Seregno)

    Figli miei, la pace sia con voi, ora e sempre! Ec-co, sono in mezzo a voi, come già lo fui in mezzo aimiei apostoli nel cenacolo, quando entrai a portechiuse dopo la mia risurrezione. Vi dono la pace econ essa il mio amore; ma voglio anche esprimervi imiei desideri e promettervi le mie grazie.

    Sono Gesù di misericordia, e la mia misericordiala voglio donare soprattutto a quelle anime che gior-nalmente passano da questa vita all’altra vita. Sonomigliaia di persone che incontrano la morte nel mo-mento più impensato e nel modo più diverso.

    La morte è inesorabile nella sua azione distrut-trice, e non ha riguardi né per l’età né per la condi-zione di chi deve colpire; sferra il suo colpo morta-le e colpisce. Così voi siete soliti rappresentare epensare la morte: uno scheletro che porta fra le ma-ni una falce.

    Se qualche cosa di vero c’è in questo, che puòaiutare la vostra fantasia a temere la morte, non co-

    46

  • sì vorrei presentarla io al vostro sguardo di miei se-guaci e miei carissimi figli.

    La morte, per chi crede, è come la serva del Si-gnore, che apre la porta dell’eternità.

    Da quel momento in cui, chiusa la porta della vi-ta umana, si apre quella della vita eterna, succedonodelle cose immutabili. Il corpo subisce uno sfacelo,ma nel giorno della risurrezione si ricomporrà e siriunirà all’anima, per godere eternamente del pre-mio o per subire la pena a lui riservata. Dal giudiziodi Dio, che sarà infinitamente giusto, dipenderà lacondanna o la gloria, che saranno immutabili.

    A questo punto della vita così decisivo, deve ten-dere tutta la vostra vita, e deve essere condotta inmodo tale che, a qualunque ora sopraggiunga lamorte, non sia mai impreparata, anche se improvvi-sa, perché tutto è servito nella vostra esistenza aprepararvi quella grossa valigia di opere buone cheal supremo Giudice dovrete presentare.

    Ora ditemi, figli miei, quante sono le anime che,preoccupandosi di ciò che loro aspetta, si voglionopreparare? Figli, ecco perché, mentre ammoniscovoi a comportarvi in questo determinato modo, visupplico di essere per tutti i morenti quella voce cheimpétra, mediante la preghiera, luce ed aiuto. Bastaalle volte un raggio di luce per smuovere i cuori, perilluminare le menti e far agire le volontà. Basta una

    47

  • vostra supplica presso il cuore di Dio, perché iopossa applicare a molti morenti quei meriti dellamia passione che possono ottenere la conversione ela salvezza.

    Figli, se vedeste un vostro caro accanto ad unprecipizio, che cosa non fareste per preservarlo dauna caduta? Quante anime di vostri fratelli sono pe-ricolanti sull’orlo di un abisso, dalla cui profonditàè impossibile risalire!

    A voi dunque affido un incarico: in questo luo-go, in cui sarà a suo tempo innalzato un piccolo al-tare e in cui ogni mese vi riunirete a pregare, voipregherete per i moribondi.

    Questo cenacolo si chiamerà “della Madre deimorenti e di san Giuseppe“.

    Io prometto che chiunque verrà qui a portare ilsuo contributo di preghiera per le anime che du-rante il periodo da una riunione all’altra compari-ranno davanti a Dio, sarà preservato dalla mortesubitanea e avrà in punto di morte l’assistenza par-ticolare di Giuseppe e di Maria, come l’ebbero tan-ti devoti che pensarono costantemente a quel pun-to cruciale.

    C’è chi muore per le strade, o in mare o in treno,o nel proprio letto, ma ciò non conta. Quel beneche voi avrete fatto ai moribondi, anche se scono-sciuti, perché potessero riacquistare la grazia, sarà

    48

  • da me ricordato, poiché è sempre vero che “chi sal-va un’anima, ha predestinato la sua“.

    Vi benedico tutti, figli miei. Benedico i bambinipresenti, a cui concederò grazie particolari. Benedi-co le consacrate che hanno dovuto assentarsi.

    Con un abbraccio vi lascio il mio cuore, benedi-cendovi.

    IL SONNO DEI CRISTIANI 22 aprile 1971

    Figli miei cari, la pace sia con voi. Sono Gesù dimisericordia e di amore infinito.

    Voglio parlarvi oggi del sonno letargico in cui so-no immersi i cristiani, miei figli, miei seguaci, mieiconsacrati. Il loro sonno è ben raffigurato da quelsonno profondo in cui furono immersi i miei apo-stoli la notte del tradimento, e i soldati che eranostati messi a guardia del mio sepolcro.

    Era un sonno colpevole quello dei miei tre fidi,Pietro, Giacomo e Giovanni, ma molto più lo èquello dei fedeli che tranquillamente trascorrono leloro giornate senza preoccuparsi di ciò che il nemi-co delle anime va compiendo nel mondo. Il malignonon dorme e coloro che con lui collaborano non sidanno pace.

    49

  • Vedete, figli miei, come neppure i bambini ven-gono risparmiati dal peccato e dal male. Molti bim-bi, che in questi giorni si accosteranno a me per laprima volta per ricevermi nel loro cuore, hanno giàconosciuto la malizia e imbrattato l’anima loro. Al-cuni non apprezzeranno mai il valore della virtù,perché non hanno sotto gli occhi che il vizio in tut-te le sue brutture.

    Oh, come vorrei che da parte vostra, con un im-pegno più ardente e con una preghiera più fervoro-sa, v’impegnaste ad illuminare queste giovani men-ti, e che vi preoccupaste di loro come angeli di luceper rischiarare il loro cammino!

    Nelle scuole, nelle case, tra i compagni, perl’imprudenza e la volgarità di molte mamme, si se-mina l’errore e l’immoralità. Tutto viene messo sul-lo stesso piano: ciò che è bello e ciò che è brutto.Non si adeguano gli insegnanti all’età dei bambini edei giovani. Si fa come un fascio di ogni cosa, senzadare a queste piante in germe quel soffio vitale cheeleva e che porta a respirare ossigeno puro, che diaforza al loro sviluppo fisico, morale e spirituale.

    Avviene così, dunque, nel mondo che i buoni dor-mono e il maligno, non dormendo, semina durante lanotte la zizzania. Ecco perché la preghiera, che qual-che volta mi offrite durante la notte, ha particolare va-lore. È come un controbilanciare il bene con il male.

    50

  • Vi ho parlato dei bambini, ma vi sono giovaniche nell’ozio trascorrono la loro giornata, che ali-mentano la loro fantasia e stimolano i loro sensi congiornali pornografici, con letture deleterie. Arriva-no, questi miei figli, a non distinguere più il benedal male e a non poter fare a meno di certe porche-rie. Voi vedrete che appenderanno alle pareti delleloro camere le figure più oscene, che chiamano i lo-ro santi. Questi figli, che forse per un buon trattodella loro vita hanno amato il Signore, sono giuntiad una svolta, hanno incontrato cattive amicizie,hanno abbandonato la preghiera, che era la loroforza. I primi peccati impuri, gli studi superiori nonsempre privi di errori, hanno alimentato la loro su-perbia, ed ecco che brancolano nel buio. Non sonosoddisfatti di sé, imprecano contro Dio e i proprigenitori, perché l’educazione buona che hanno ri-cevuto nella loro infanzia e fanciullezza, fa loro sen-tire rimorso per il loro comportamento. Vorrebbe-ro non aver conosciuto Dio e il bene per non senti-re rimorso per il male.

    Stolti figli! Essi ignorano che ognuno porta scrit-to il decalogo nel proprio cuore e che, quand’anchetutti tacessero, la voce della coscienza parlerebbe.Ecco il secondo quadro desolante.

    Ma ve n’è un altro ancora peggiore: sono le fa-miglie disunite, disorganizzate, piene di odio; le fa-

    51

  • miglie dove non si sogna che il divorzio, anche seper rispetto umano non lo si attua.

    Oh, povere famiglie dove non esiste amore, dovela casa è solamente un luogo in cui si va per man-giare e dormire, dove i figli sono un peso e vengonoscandalizzati dal comportamento dei genitori! Pareche ad ogni imprecazione il demonio con più forzaprenda dominio su tutti. Si è cominciato col trascu-rare i doveri verso Dio, i precetti della Chiesa, i do-veri coniugali, e si va alla deriva facendo della fami-glia un covo.

    Figli, se voi non potete vedere tutto questo maleche mi ferisce il cuore, perché limitata la cerchia dellevostre conoscenze, vi prego di credermi che veramen-te si è arrivati al massimo dell’impudicizia e del malee che la misura sta traboccando. Ecco perché occor -re svegliarsi da quel letargo che prende un po’ tutti,ed intervenire con la preghiera e con l’azione, con ilsacrificio e con il buon esempio, per porre termine,per arginare, dove è possibile, il dilagare del male.

    A voi, figlie, vorrei accennare la moda scandalo-sa che fra poco farà strage dei giovani e dei vecchiper le strade e dovunque. Lascio a voi di riflettereed agire col consiglio e mostrando nel vostro com-portamento quella decorosa serietà che vi sarà ripa-gata con tanta salute.

    Figli, vi benedico e vi aiuto.

    52

  • NON AMMAZZARE 23 aprile 1971

    Figlia mia diletta, ti voglio dare una breve spie-gazione su ciò che riguarda il quinto Comandamen-to: “Non ammazzare”.

    Molti peccano contro di esso senza renderseneconto, sia per ignoranza come per trascuratezza.

    La vita dell’uomo è un dono di Dio, che a Luiappartiene e che Egli solo ha diritto d’interrom -pere. L’omicidio e il suicidio sono dunque peccatigravi che offendono Dio nel suo diritto sulla vita esulla morte.

    La vita umana è preziosa, poiché non è solamen-te fine a se stessa, ma ogni creatura è come l’anellodi una catena interminabile. Ognuno può e deve es-sere d’aiuto agli altri.

    Un attimo di vita vale un’eternità, poiché conquest’attimo l’uomo può conquistarla. Un istantedi più di sofferenza e di dolore vale un’eternità digloria.

    Distruggere la vita umana, rovinando la salutemediante la droga, il vizio e certe pratiche che ladanneggiano, equivale a suicidarsi, anche se l’azioneviene eseguita lentamente.

    Le guerre che distruggono non solo qualche in-dividuo ma intere popolazioni e rovinano città, pae-

    53

  • si e nazioni, oltre che le famiglie, sono un male, ungrande male, causato dalla superbia, dall’egoismo,dalla cattiveria umana. Esse però sono fomentatedal demonio, che vive di odio e di invidia perl’uomo e che tali vizi va continuamente seminandonel mondo.

    Dio qualche volta permette questi flagelli, e lo hafatto sempre durante i secoli, per castigare l’uomoper i suoi peccati, perché nell’angoscia e nella tri-bolazione trovasse la via della carità e del bene, eperché nel mutuo dolore gli uomini diventasseropiù buoni. Dio sa ricavare il bene anche dal male,ed è nella visione eterna delle cose che Egli permet-te anche i più gravi cataclismi.

    Ma vi è nell’uomo un’altra vita ugualmente pre-ziosa: è la vita spirituale, che è quella della grazia.Mediante questa vita le anime sono unite a Dio e vi-vono di Lui. Con il peccato si distrugge questaunione con Dio che Egli ha ottenuto alle anime conla sua morte. Nessuno ha diritto di distruggere que-sta vita divina in sé o negli altri.

    Il quinto Comandamento, dunque, ti fa presenteche non si deve distruggere il corpo dell’uomo enemmeno si deve annientare quel legame preziosocon Dio che fa vivere l’uomo nella sua grazia.

    Ma vi è un’altra vita oltre a quella del corpo edell’anima, a cui l’uomo ha diritto: è quella vita mo-

    54

  • rale che comprende la libertà, l’onore, la personali-tà di ogni individuo.

    Tu vedi quanto nel mondo è facile ledere e di-struggere questi diritti umani, che sono tanto im-portanti e necessari all’uomo: da parte delle autori-tà, negli stati in cui la libertà viene soppressa; nellefamiglie, in cui l’individuo viene costretto ad agiremale, ad astenersi dal bene e sottostare alla volontàdi un capo che non vuole il bene dei suoi compo-nenti ma il trionfo del proprio modo di vedere e delproprio egoismo. Di qui tutta quella rovina e infeli-cità familiare e quelle conseguenze sociali che ren-dono gli uomini delle cose al servizio della cattiveriaumana.

    Vi è poi l’onore , a cui attentano le malelingue,distruggendo la fama, il buon nome delle personecon la mormorazione e con la calunnia. Sono questidifetti come una fucilata alle spalle della personache è oggetto di critica. Si distrugge l’onore, che èmolte volte più caro della vita stessa.

    Quanto sia grave questo peccato, lo capisci dalfatto che è il più delle volte irreparabile. Difficil-mente si potrà fermare una calunnia quando è pas-sata di bocca in bocca. È come una morte moraleprocurata ad una persona, da cui essa difficilmenteviene sollevata se non interviene Dio stesso a far lu-ce sulla verità.

    55

  • Altro valore da rispettare è la personalità. E quibisogna distinguere. Se in un individuo l’educazioneè stata completa, avrà abbracciato tutta la personaed egli sarà preparato fisicamente, moralmente espiritualmente ad affrontare le lotte della vita. Aquesto devono tendere i genitori e la Chiesa: a ren-dere perfetto l’uomo in tutte le sue attitudini e capa-cità. L’uomo va aiutato, ma va anche rispettato nellesue defezioni, compatito nei suoi difetti ed aiutato acorreggerli; va sopportato nel suo carattere, che ècome un segno che distingue una creatura da un’al-tra. Il soffocare tutto ciò che costituisce nell’uomoquesta vita morale, è male.

    Ti dovrei parlare lungamente di quel peccatoche trascina l’uomo al male e che agisce in modoparticolare sulla gioventù e sui piccoli: il peccatodello scandalo. Questo è il vero omicidio, poiché,come vi è stato detto, non dovete temere chi uccideil vostro corpo, per cui potete andare nel regno diDio con un occhio solo, con un braccio solo, o conun piede solo, ma dovete temere chi uccide l’animavostra col peccato.

    Con le spiegazioni che ti ho date, e che ti esortoa far conoscere su larga scala, vorrei rinnovare a tut-ti i miei figli l’invito a quella carità universale, a quel-la comprensione, a quel compatimento per tutti, cheli renda veramente buoni gli uni verso gli altri.

    56

  • NON COMMETTERE ATTI IMPURI (Maria SS.) 25 aprile 1971

    Figli miei cari, sono in mezzo a voi e vi dono lapace.

    Siate contenti, figli miei, poiché i doni che voiandate ricevendo per mezzo di queste istruzioni,portano il loro frutto ed io vi vedo diventare più sa-pienti, ma soprattutto più buoni. A questo scopo iovi parlo e vi istruisco.

    Che varrebbe che foste delle arche di scienza, senon sapeste mettere in pratica quanto sentite? Siadunque ringraziato il Signore, perché vi vedo trarreprofitto da queste lezioni e, se proseguirete per que-sta strada, potrete raggiungere la vera santità ed es-sere fari luminosi anche per gli altri.

    Vi prego dunque, quando vi muovete dalle vo-stre case per venire qui, dite a voi stessi: andiamo ascuola dalla nostra Mamma celeste. E se vi capitadi avvicinare persone, pure desiderose di fare delbene e di essere dei veri cristiani, dite loro: “An-diamo, venite anche voi: le lezioni della Madonnasono tanto semplici che tutti le possiamo capire”.Tenete poi presente che io, oltre ad istruirvi, vi doanche la grazia e l’aiuto per mettere in pratica lecose che v’insegno. È come dire che vi aiuto a fareil compito.

    57

  • Oggi vorrei parlarvi del sesto Comandamento:“Non commettere atti impuri”.

    Devo chiarire nella vostra mente questa verità!Dio non ha creato nulla di cattivo, nulla di brutto nelmondo. Egli è mirabile nelle sue opere e tutte canta-no la perfezione e la bellezza infinita di Lui. Dio hacreato l’anima e il corpo dell’uomo, che formanol’uomo. Lo ha creato con il desiderio di effondere sudi lui il suo amore. Lo ha voluto sottoporre ad unaprova per poter poi premiarlo con il paradiso.

    Non ha voluto che fosse solo l’uomo, ma gli hadato una compagna anche come mezzo per popola-re la terra. A tutti gli uomini che avrebbero riempi-to la terra, Dio avrebbe dato il suo amore infinito e,dopo una vita vissuta nell’Eden terrestre, sarebberopassati a godere di una felicità senza fine nel cielo.

    Tutto doveva essere puro, santo e degno di am-mirazione: santa l’anima, mediante la grazia; santoil corpo, che come un santuario doveva custodirla.Le leggi stabilite da Dio davano all’anima la supe-riorità sul corpo, che doveva ubbidire in tutto. Ilcorpo, assoggettato, doveva compiere atti regolatida leggi particolari, per cui avrebbe dato origine adaltri corpi, a cui in tutti i tempi e per tutti i secoliDio avrebbe dato l’anima.

    Se il peccato non avesse seminato e innestato nelcorpo degli uomini la concupiscenza, la malizia e

    58

  • l’inclinazione al male, tutto sarebbe stato spiritual-mente ed umanamente bello.

    Ora che cosa avviene invece? Che il corpo nonvuole sottostare all’anima ma vuole avere il soprav-vento, e nel godimento materiale l’uomo vuoleguazzare nel fango come gli animali immondi, sen-za sollevare il suo pensiero e il suo spirito verso i be-ni superiori, verso Dio e ciò che da Lui proviene.

    Cambiando valore alle cose, avviene come unalotta, anzitutto verso Dio, alla cui legge si disobbe-disce. Avviene come una ribellione all’interno diquella creatura eletta che il Signore ha destinato avivere sulla terra nell’ordine più perfetto, dal qualeconsegue la felicità umana. E il disordine che neproviene, chiamato peccato, dopo aver privatol’anima di tutte quelle cose pregevoli che derivanodalla sua unione con Dio, la abbruttisce. Se non in-terviene Dio stesso dopo questo avvilimento, neconsegue l’inferno.

    Figli miei, questo è ciò che il peccato impuro va se-minando nel mondo: la morte e la distruzione. Que-sta è la conseguenza di una vita impura: l’inferno.

    Ma vorrei, figli miei, che voi aveste anche il pen-siero rivolto a quelle creature che pare abbiano toc-cato la terra come sorvolandola e che hanno mante-nuto la loro purezza nella più splendida osservanzadella Legge di Dio.

    59

  • Oh, come vorrei innamorare tutti i giovani diquesta virtù della santa purezza, che fa degli uomi-ni dei veri angeli! Come vorrei che questa virtù fos-se particolarmente e con impegno esercitata daimiei ministri, che ne dovrebbero fare un mezzo diattrazione per i giovani!

    La purezza ha una forza che è come seducente.Ricordate alcuni santi, tra cui il santo Vescovo diquesta città. Era tanto amante della verginità e dellapurezza, che, parlandone ai giovani, essi sentivanoardere il desiderio di lasciare il mondo per seguireGesù nella sua vita di mortificazione e di penitenza.

    Ma anche la castità matrimoniale è degna di en-comio e dona ai genitori quell’aureola che li rendedegni di rispetto e di venerazione.

    Ha detto il mio Gesù: “Beati i puri di cuore, per-ché vedranno Dio”.

    Oh, figli miei, combattete questo grande maledell’impurità in voi e nel mondo! Vivete serena-mente la vostra vita, godendo di quei beni che vi so-no concessi e ringraziando il Signore, ma sempre te-nendo a freno questo vostro corpo, che facilmenterecalcitra se non lo tenete domato. Esso fa comequei somarelli o quei puledri che non stanno fermise non sono tenuti a freno dalla cavezza. Sappiatemettere la cavezza anche voi con la mortificazionedi tutti i vostri sensi. Come si potrà comandare al

    60

  • corpo se gli occhi vogliono tutto vedere, le orecchietutto sentire, e se la lingua crederà di poter farequalsiasi discorso di qualunque genere, più o menosporco?

    Sappiate pregare, sappiate soffrire, perché letentazioni sono sempre pronte e solo con l’aiuto diDio potrete vincerle. Attraverso la pratica della vir-tù che Gesù predilesse e che tuttora ama e predili-ge, vedrete Lui, vedrete Dio.

    Voi invidiate qualche volta i fortunati che, perdono del cielo, poterono e possono tuttora vedereGesù o vedere me in qualche apparizione, ed ècomprensibile che voi pure abbiate questo santodesiderio. Ma se voi sarete puri, se custodirete il vo-stro corpo come tempio di Dio, la fede vi sarà cosìchiara nella mente e nell’anima che vi sembrerà discorgere veramente Dio accanto a voi. L’amore chevi unirà a Lui sarà così puro e così forte che nessu-na cosa vi sembrerà difficile e penosa. Vi assicuro,sarete veramente beati perché vedrete Dio.

    Figli miei, vi benedico e vi amo. Il cielo azzurroche si apre sopra il vostro capo, e i gigli candidi chefra qualche tempo fioriranno nei vostri giardini,v’innamorino di quella vita di purezza e di castitàche è stata la mia nota caratteristica per virtù di Dioe che vi deve guidare verso il cielo.

    Benedico tutti e amo tutti d’infinito affetto.

    61

  • FATE DELLA COMUNIONEIL CENTRO DELLA VOSTRA VITA

    29 aprile 1971

    Figli miei, grazie per questa bella e fervorosapreghiera. Non conta il numero, ma la forza che voipossedete, che deriva dall’abbondanza della graziae dell’amore che mettete nella preghiera. Vi ringra-zio, perciò, e vi prometto grazie in abbondanza.

    Alcuni di voi partiranno per raggiungere quelluogo da me benedetto e santificato dalla presenzadel mio figlio prediletto Padre Pio, che così bene mirappresentò nella sua vita terrena. Andrete poi a vi-sitare il luogo dove si compì un grande miracolo eu-caristico, di cui esiste tuttora la testimonianza.

    Io vorrei che tutti uniti, coloro che vanno e quel-li che restano, celebraste in questi giorni l’Eucari -stia con particolare fervore.

    Fate che le vostre Comunioni siano veramentel’incontro del vostro cuore con il mio e che serva lavostra fede, la vostra fiducia, il vostro fervore a ri-parare le tante, le troppe Comunioni fredde dellamaggior parte dei cristiani. Serva la vostra delica-tezza di coscienza e la vostra purezza come ripara-zione a quella cattiveria ed iniquità per cui si osa ap-pressarsi al sacramento dell’Amore con tanti pecca-ti sulla coscienza. Non si rendono conto questi figli

    62

  • che chi mangia indegnamente il corpo del Signore,mangia e beve la propria condanna.

    Figli miei cari, fate della Comunione il centrodella vostra vita, e tutto ciò che fate durante la vo-stra giornata non sia altro che un delicato contornoa quell’amoroso incontro che può fare di voi delleanime sante e può rallegrare tutto il paradiso.

    Vi benedico dunque, figli miei cari, e a tutti, co-me pegno della gloria futura, dono tutto me stesso,anche se in un modo invisibile.

    APRITE IL VOSTRO CUOREALLA COMPASSIONE

    6 maggio 1971

    Figli miei, che un pensiero di fede, di fiducia, disperanza e d’amore ha riuniti qui, siate benedetti.

    Io sono il vostro Gesù di misericordia e di bontàinfinita, che a tutti elargisco doni a non finire; masono anche il Prigioniero d’amore, sono il Mendi-cante d’amore, e nel desiderio di avere riparazionee conforto, vado battendo alla porta del cuore dimolti miei figli.

    Pochi corrispondono, ma come vi ho detto altrevolte, non è il numero che conta, è l’intensità delvostro affetto e l’immensità dei vostri desideri che

    63

  • vi rende pregevoli davanti a Dio, per cui vi posso di-re che basta il vostro numero esiguo a riparare permolti.

    Il mondo, voi lo potete toccare con mano, è co-me un immenso ospedale in cui, al servizio del ma-ligno, si lavora alla distruzione della fede e dellamorale, alla rovina di quelle anime che sono costatetutto il mio sangue.

    Vi sono alcune anime fra voi, a me consacrate,che passano giornalmente fra le corsie di ospedali incui i malati nel fisico invocano aiuto, ma il mondonon si accorge di essere prossimo alla rovina. Oc-corrono consacrati santi, laici ferventi e santi, che,implorando l’aiuto di Dio, siano disposti a quest’of-ferta amorosa in favore dei fratelli.

    Figli miei, io vi chiamo dai tabernacoli, vi chia-mo dall’interno dei vostri cuori, vi chiamo coi dolo-ri e con le gioie della vita. Vi supplico, abbiate pietàdella mia agonia! Abbiate pietà dei vostri fratelli!

    Quando una persona agonizza, ognuno si fa ildovere di assecondare i suoi desideri. Ebbene, visupplico, aprite il vostro cuore alla compassione!Non perdetevi in tante piccole cose. Utilizzate levostre sofferenze morali, spirituali, intime, le vostrepene fisiche, i vostri danni materiali che subite daparte di coloro che forse un tempo vi amavano eche ora vi odiano. Fate di queste cose il vostro olo-

    64

  • causto a loro favore, a favore di chi non vuole leva-re gli occhi al cielo per benedire il Padre che li hacreati, a favore di chi combatte il Figlio che li ha re-denti e combatte e pecca contro lo Spirito Santo,abusando di quella grazia che è il più bel donod’amore.

    Io vi ho detto nel Vangelo: “Chi vede me, vede ilPadre mio”. Fate in modo anche voi di poter dire:chi vede me, vede il Figlio di Dio, soprattutto per-ché vi dimostrate quali siete, veri figli di Dio, dive-nuti tali mediante il Battesimo, ed anche perché nelvostro comportamento devono tutti riscontrare unaperfetta somiglianza con me.

    Io vi vado educando con la Parola viva, e con in-numerevoli grazie vi dimostro la mia benevolenza eil mio affetto.

    Non vi dico che vi giudicherò su queste grazie dicui gratuitamente vi faccio quotidianamente dono,ma vorrei avere da voi tanta corrispondenza e tantagratitudine. La poca riconoscenza di quei figli chefurono da me favoriti in modo particolare, mi fatanto soffrire. È come quelle punture di spine checircondano la mia fronte e il mio cuore e che li fan-no sanguinare.

    A mali gravi occorrono rimedi straordinari, voisiete soliti dire. Ebbene, non dovete lamentarvi diquei mali che tormentano il mondo, ma dovete por

    65

  • mano a tutti quei rimedi che possono aiutare a risa-narli.

    Vi amo, figli miei, spose mie dilette, figlie delmio cuore, ma a questo amore infinito, vi prego, ri-spondete con una testimonianza d’amore, con un sìvolonteroso che vi faccia aderire alla volontà di Dioe che vi renda capaci di accettare qualunque sacrifi-cio da qualunque parte venga, perché il vostro Pri-gioniero d’amore possa avere conforto.

    Figli, vi benedico tutti con grande effusione. Viprometto di esservi accanto nell’esercizio della vo-stra mansione, e voi non scordatevi mai di me, Men-dicante d’amore.

    NON RUBARE 7 maggio 1971

    Figlia mia diletta, ti voglio parlare del settimoComandamento: “Non rubare”.

    Il rispetto della proprietà altrui è tanto desidera-to da Dio, così da venir condannato non solo il fur-to, ma anche il desiderio della roba degli altri.

    L’avidità di possedere i beni della terra,l’ingordigia e la bramosia delle ricchezze, rendonol’uomo incurante della Legge di Dio e del bene deifratelli.

    66

  • L’invidia, che fa vedere di malocchio il bene al-trui, rende capaci di togliere al fratello i suoi beni,per renderli propri, e di danneggiarlo.

    Il desiderio di possedere diventa nell’uomo cosìpotente che lo rende capace di compiere i più or-rendi delitti pur di realizzarlo.

    Questo difetto va combattuto fin dall’infanzia,poiché è come una pianta velenosa che cresce a dis-misura se non viene distrutta fin dal suo nascere.

    Il rubare può comprendere non solo il togliereagli altri ciò che è di loro proprietà, ma anchel’usurpare i diritti altrui, l’impedire agli altri di rag-giungere una posizione che permetta il manteni-mento della propria famiglia, l’intralciare il lavoro ela carriera degli altri.

    Si ruba moralmente la fama, l’onore e la stimadegli altri.

    Si ruba in ogni campo appropriandosi di ciò cheè frutto di lavoro manuale, mentale e intellettuale diun altro, spacciandolo per proprio.

    Si ruba, quando si pensa egoisticamente solo a sestessi, dimenticando che la ricchezza non è un beneche l’uomo deve adoperare unicamente per sé, maper il bene comune.

    Il rispetto della libertà e della volontà dell’uomonon impedisce a Dio di dare il suo comando, che sipuò riassumere in queste parole: “Fa’ agli altri ciò

    67

  • che vorresti fosse fatto a te, e non fare agli altri ciòche non vorresti fosse fatto a te“.

    L’onestà nell’agire, l’onestà del comportamentoche deve dare a tutti ciò che è dovuto, comprende,da parte dei datori di lavoro, il dare una giusta re-tribuzione ai loro dipendenti e, da parte di questiultimi, il dovere di lavorare coscienziosamente, sen-za danneggiare alcuno.

    L’imperfezione nel compiere un determinato la-voro può portare delle conseguenze deleterie, nonsolo per se stessi, ma anche per tutta la comunità.

    Ruba poi chi sciupa nei vizi ciò che potrebbeservire al bene dei fratelli, a cui forse manca il ne-cessario.

    Ruba chi danneggia il prossimo in cose gravi, maanche chi giornalmente in piccola parte lo derubasul peso della merce, sul prezzo e sulla qualità.

    Come vedi, figlia mia, il campo è molto vasto e lapossibilità di rubare non è tanto rara.

    Il pensiero della presenza di Dio, che vede tutti eciascuno, e quello della breve durata della vita ter-rena, sia per tutti uno sprone ad agire onestamente,sempre, in ogni settore.

    Fioriscano i veri galantuomini che, pur esigendociò che giustamente è loro dovuto, sanno dare ciòche agli altri spetta, mantenendo quell’equilibrioche rispecchia così bene la giustizia di Dio.

    68

  • NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA14 maggio 1971

    Figlia mia diletta, voglio che tu scriva intorno al-l’ottavo Comandamento: “Non dire falsa testimo-nianza”.

    Questo Comandamento è un invito alla sinceritàe alla coerenza, a comportarsi in modo degno di ciòche si crede.

    Dio è la verità per essenza e chi ama Lui deveamare, accettare e credere quelle verità che Egli harivelato direttamente, per mezzo del suo Figlio in-carnato e per mezzo della Chiesa da Lui istituita. Diqueste verità dovete dare testimonianza agli uomi-ni, vivendole e praticandole. Ciò si chiama: cammi-nare nella verità.

    Io vi dissi nella mia vita mortale: “Io sono la Via,la Verità e la Vita”, e v’invitai a seguirmi.

    Svisare la verità, manometterla, adattarla ai pro-pri gusti, è falsarla e diventare menzogneri. Padredella menzogna è il demonio, e chi consapevolmen-te mentisce, diventa suo seguace.

    Questo Comandamento dunque v’insegna acamminare nella luce di Dio, Verità per essenza, perdivenire per il vostro prossimo una vera testimo-nianza di fede. Occorre abolire l’inganno, le mistifi-cazioni, l’imbroglio di qualunque genere, sia nel

    69

  • campo spirituale, che in quello morale e pratico.Occorre essere sinceri.

    Vi ho detto ancora nel Vangelo: “Sia il tuo parla-re sì, sì, no, no”, e intendevo con queste parole con-dannare la falsità.

    Si mente fra gli uomini per superbia, per egoi-smo, per viltà, per rispetto umano, per quell’abitu-dine che ognuno ha di nascondere le proprie mise-rie e di vantare ciò che non ha. Ma il vero cristiano,mio seguace, non sa e non vuole mentire, anche sequalche volta preferisce tacere perché la prudenzaglielo consiglia.

    Un uomo veritiero è stimato da Dio e dagli uo-mini come un vero galantuomo, che mantiene fedealle sue parole, che riconosce le proprie insufficien-ze, pur dimostrando la sua buona volontà.

    La sincerità deve essere praticata davanti aDio, al prossimo e con se stessi. Davanti a Dio, ri-conoscendovi quali siete, senza giustificare i vo-stri difetti. Davanti al prossimo, mostrandovi qua-li effettivamente siete, coi vostri lati buoni e catti-vi. Con voi stessi, non illudendovi di possederedelle virtù, che soltanto con l’aiuto di Dio potetepraticare.

    La sincerità non deve però escludere la pruden-za, che è fedele custode della carità.

    70

  • LA FEDE È UN GRANDE DONO16 maggio 1971 (in una casa privata)

    Figlia mia diletta, desidero che tu ti faccia inter-prete dei miei pensieri presso questi cari figli che tiospitano. Dirai loro che mi piace molto quella lorofede, semplice e pura, di cui vivono e di cui compe-netrano ogni loro azione.

    La fede è un grande dono di Dio che, quandoviene accolta come luce che scende, senza discute-re, porta ai cuori serenità e pace.

    Mi piace quella sete di Dio che vi fa desiderosidella sua parola, non meno che della sua volontà,non disgiunte dalla brama di vita interiore e di pre-ghiera.

    Io sono sempre con voi e in mezzo a voi, poichéio sono il Buon Pastore e voi siete quelle pecorellefedeli di cui conosco il nome e le abitudini e che ioporto ai pascoli eterni. Anche voi conoscete me eperciò non mancate e non mancherete mai di nulla.

    Chi mi cerca mi trova, e chi si affida a me nonperirà in eterno.

    Benedico questa casa e chi la abita. Benedico lamia effige e quella della mia Mamma. Donerò unaumento di grazia e di amore di Dio a coloro che sitratterranno anche brevemente davanti ad esse,pregando anche solo mentalmente.

    71

  • NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI 17 maggio 1971

    Figlia mia diletta, ti voglio parlare del nono Co-mandamento: “Non desiderare la donna d’altri”.Oggi più che mai, anche per la vostra bella Italia, ènecessario conoscere quali sono i desideri di Dio aquesto riguardo.

    La causa per cui molte famiglie si sfasciano o viregna il disordine e la discordia, è la mancanza difedeltà dei coniugi. Quando una terza persona en-tra nell’ambito familiare e più ancora nel cuore diun coniuge, non si sopporta più la persona che si èsposata, ed ogni cosa, anche innocente, diventa mo-tivo di discordia.

    Gesù ripete a ciascun coniuge infedele il suo“non licet”, che risale al comando di Dio: “Ciò cheDio ha congiunto, l’uomo non separi”.

    La santità del matrimonio, che ha alla sua basel’amore, esige quella fedeltà completa che abbraccianon solo le azioni ma anche i pensieri e i desideri. Dis-si infatti nel Vangelo: “Non solo chi avrà commessoadulterio avrà peccato, ma anche chi avrà guardatouna donna per desiderarla è già adultero in cuor suo”.

    Dalla trasgressione di questo Comandamento,che si può accoppiare con il sesto: “Non commette-re atti impuri”, derivano gravi mali all’individuo, al-

    72

  • la famiglia e alla società: le malattie insanabili, che sivanno propagando e che passano come triste eredi-tà da padre in figlio; bimbi che perdono i propri ge-nitori, anche se viventi, per i quali sono un fastidio,quando non mancano, oltre che di quell’affetto e diquell’assistenza spirituale e morale di cui necessita-no, anche del pane; liti familiari, che fanno crescerei figli con un senso di terrore, togliendo ad essi quel-la gioia a cui avrebbero diritto.

    L’odio e il desiderio di vendett