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Una bella pubblicazione su Bellaria Igea Marina s’intitola “Il volto, la memoria”. Il volto di ciò che siamo stati e di ciò che siamo è abbastanza noto. Ma pochi conoscono ciò che avremmo potuto essere se i piani di un bravo urbanista, nel 1945, si fossero concretizzati. Visto che si sta discutendo di ciò che vorremmo essere fra 15-20 anni, può risultare utile questo tuffo nella memoria. Pagine 2-4 In cerca d’identità Si è chiuso con molti partecipanti il concorso fotografico del Nuovo. PAG. 6 Spostare classi del Ferrarin alla Panzini? Non si può dice il Codacons. PAG. 9 Raffaella Carrà non ci ama? E Bellaria cos’ha fatto per conquistarla? PAG. 13 In cerca d’identità I bellariesi sono avanti, spesso più avanti di tutti. Ricordate il glorioso Arcidiavolo? Adesso sta nascendo un’imbarcazione megagalattica che ricalca la carena del bolide uscito dal cantiere bellariese Acquaviva. PAG. 10

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Una bella pubblicazione su Bellaria Igea Marina s’intitola“Il volto, la memoria”. Il volto di ciò che siamo stati e di ciòche siamo è abbastanza noto. Ma pochi conoscono ciò cheavremmo potuto essere se i piani di un bravo urbanista, nel1945, si fossero concretizzati. Visto che si sta discutendo diciò che vorremmo essere fra 15-20 anni, può risultare utilequesto tuffo nella memoria. Pagine 2-4

In cerca d’identità

Si è chiuso con moltipartecipanti il concorsofotografico del Nuovo.

PAG. 6

Spostare classi del Ferrarinalla Panzini? Non si può

dice il Codacons.PAG. 9

Raffaella Carrà non ciama? E Bellaria cos’hafatto per conquistarla?

PAG. 13

In cerca d’identità

I bellariesi sono avanti, spessopiù avanti di tutti. Ricordate ilglorioso Arcidiavolo? Adesso stanascendo un’imbarcazionemegagalattica che ricalca la carenadel bolide uscito dal cantierebellariese Acquaviva. PAG. 10

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Davanti alle premesse di un Piano strutturale che nonconvince, può essere utile guardare indietro. Quandoun grande urbanista si occupò di Bellaria Igea Marina.

L’avveniristicoPrg del 1945

di Claudio Monti

Igea Marina dal porto alla zonacolonie, confine con Rimini, secondo ilPrg dall’architetto Ernesto La Padula.

2 Il Nuovocopertina

Chi è Ernesto La PadulaBruno Ernesto La Padula (Pisticci 1902, Roma 1968), architetto e urbani-sta, si laureò nel 1931 e il suo “maestro” fu Marcello Piacentini. Nel 1928 LaPadula aderì al MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale dal qualeprese il via il razionalismo italiano. Dopo aver progettato il Palazzo dellaCiviltà Italiana, nel 1941, d’accordo con i colleghi, accolse la nomina diprocuratore con pieni poteri nella progettazione artistica della Mostra dellaCiviltà italiana: ma la Mostra che doveva poi dar luogo ad un Museo perma-nente non si tenne mai, causa l’entrata in guerra dell’Italia.Docente universitario, insieme ai fratelli architetti Attilio ed Emilio, gestì unprestigioso studio di progettazione con sede in piazza del Popolo a Roma.Dal ‘48 lasciò l’Italia per trasferirsi in Argentina dove l’Università di Córdobagli offrì la cattedra di Composizione architettonica e quella di Urbanistica. Aquegli anni sono databili gran parte dei suoi scritti di urbanistica e storiadella pianificazione urbana. Rientrò in Italia nel 1963 e morì tre anni dopo.Fra le opere di Ernesto La Padula vanno ricordate la sistemazione di VillaBellini nel centro di Catania, preture, palazzi postali, Palazzo del Littorio aRoma, Piazza Impero (attualmente Piazza della Libertà) a Ragusa, il pro-getto urbanistico e architettonico della Città Universitaria di Bratislava.

Si discute, poco per la verità, di Pia-no strutturale a Bellaria Igea Mari-na. L’assemblea pubblica che si è te-nuta al Palazzo del turismo il 18 di-cembre, ha indicato le linee sullequali l’amministrazione comunaleintende muoversi, ma un po’ pertutti i presenti è stata una delusio-ne. Nessun guizzo, nemmeno unaipotesi convincente di sviluppo perBellaria Igea Marina. I soliti tre mi-raggi (darsena, parco della musica,area artigianale) inseguiti col solitoritardo. Neanche un’idea forte e ori-ginale per dare un’identità, turisti-ca e non solo, a questa città che giàda diversi anni è diventata la pro-paggine periferica di Rimini. La fa-mosa città dormitorio, senza servizi(la situazione dell’edilizia scolasticasi è fatta drammatica), “scollegata”fra la zona a mare e quella a montedella ferrovia, con la solita spiaggiafrancobollo, isole urbane asfittiche eirraggiungibili già ampiamente de-cotte, … insomma, i problemi di cuisi parla da tempo.Siccome l’occasione del Psc non puòessere sprecata (lo ripetono tutti, mainvece è facilissimo fumarsi anchequesta), perché senza due o tre ideeforti da concretizzare entro i prossi-mi 20 anni questa città sarà diven-tata del tutto marginale, allora bi-sogna cominciare a fare sul seriosenza accontentarsi del solito nulla.Noi partiamo da lontano, da un pia-no regolatore del 1945 che quasi nes-

suno conosce. Bellaria era ancora“sotto” Rimini (diventerà comuneautonomo 11 anni dopo). Ne siamovenuti in possesso grazie al geome-tra Salvatore Magnani che l’ha sco-vato nella Biblioteca Gambalunga diRimini e l’occhio gli è subito cadutosui disegni relativi a Bellaria IgeaMarina. Quel “piano” porta la firmadell’architetto Ernesto La Padula, ungrande urbanista italiano che subi-to dopo la seconda guerra mondialeebbe l’incarico dal costruttore ElioAlessandroni, di stendere il Prg del-la ricostruzione. Ovviamente ne fucoinvolta anche l’amministrazionecomunale di Rimini all’epoca guida-ta dal sindaco socialista Arturo Cla-ri. L’architetto La Padula non circo-scrisse il suo intervento a Rimini(dove pure aveva immaginato sce-nari davvero avveniristici) ma ar-rivò fino alla periferia nord, cioè aBellaria Igea Marina. E va detto su-bito che se quel Prg avesse trovatoapplicazione, mentre invece rimaselettera morta a Bellaria come a Ri-mini, oggi la nostra sarebbe un’al-tra città. Vediamo perché, comin-ciando da Igea Marina, perché diBellaria ci occuperemo nel prossimonumero.

BELLARIAIGEA MARINA

LINEA FERROVIARIASTRADA PARALLELAALLA FERROVIA

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3 Il Nuovocopertina

SEGUE A PAG.4

Nella zona colonie La Padula avevaimmaginato una grande “città deibambini”, che per l’epoca era l’equi-valente del Parco della musica odier-no. Avrebbe occupato una superfi-cie di circa 20 ettari, quasi il doppiodel “Mare d’Inverno”, il progetto tar-gato Cmv che dovrebbe partire nelcorso del 2008. Se la spiaggia dellariviera è a misura di famiglie, hapensato l’architetto, cosa potrebbeesserci di meglio di uno spazio tuttoper i bambini, con tanto di pontileper collegare la spiaggia al mare?Ma la lungimiranza e la capacità diprogettare gli spazi urbani di Erne-sto La Padula, spicca su un punto inparticolare: la viabilità. La necessi-tà di una strada che costeggi la fer-rovia è un risultato al quale si è ar-rivati solo oggi a Bellaria, per rispon-dere alle esigenze poste dal Mare d’In-verno. Il Prg del 1945 aveva invecegià individuato questa problemati-ca: dalle tavole si può vedere chel’architetto La Padula aveva previ-sto una strada parallela alla ferro-via, che però non si fermava a metàdi Igea Marina, ma arrivava fino alporto permettendo così di creare unpercorso unitario e senza interruzio-ni intorno alla zona turistica: si po-teva percorrere il lungomare in di-rezione Rimini-Bellaria e poi torna-re verso la zona colonie anche per-correndo la strada lungo la ferrovia.Anche nella zona del porto, semprelato Igea, oggi un groviglio isolato distradine senza respiro, il prg del 45disegnava due strade di collegamen-to (belle grandi) fra il lungomare e

La zona del porto, colonia Roma e dintorni. E’ semplice il confronto fra l’oggi (adestra) e le previsioni del Prg del 1945 (qui sopra).Si noti la maglia regolare di arterie stradali previste dall’architetto Ernesto LaPadula oltre 60 anni fa, sia alla destra che alla sinistra della colonia Roma. Indirezione Igea Marina si notano tre assi stradali che percorrono tutta la zonaturistica. Andando verso il porto (attuali vie Carducci, Leopardi, Foscolo, Alfieri,Ariosto) il discorso è analogo.

LA CITTA’ DEI BAMBINI

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Il Nuovo4copertina

la strada lungo la ferrovia. Un po’tutta Igea era dotata di strade spa-ziose con l’impronta urbanistica diuna vera e propria città. Questoaspetto lo si vedrà ancora meglioquando analizzeremo, nel prossimonumero, quello stesso piano regola-tore per la parte di Bellaria.Viene un po’ di rabbia nel pensare aciò che la città è oggi e come sarebbepotuta essere se le intuizioni di quel-l’urbanista fossero state realizzate.Se si pensa alla città dei bambini ealla desolazione che c’è attualmentenella zona colonie, il cuore si strin-ge. Idem se si pensa alla viabilitàodierna, con tutte le conseguenzedrammatiche nei mesi invernalianche per le attività commerciali.E viene rabbia a pensare che la pri-ma amministrazione comunale chesi è insediata a Bellaria nel 1956 nonha fatto la cosa più semplice che ave-va a portata di mano: fare tesoro diquel piano regolatore. Così come vie-ne rabbia nel pensare alla visualecorta delle amministrazioni che sisono succedute in questo mezzo seco-lo, che non sono sostanzialmente sta-te capaci di scelte importanti circa

l’assetto urbano di Bellaria Igea Ma-rina. E così arriviamo al presente:sarebbe un suicidio accontentarsi diun Ptcp e di un Psc come quelli di cuisi sta discutendo. Che sostanzialmen-te hanno rinunciato a cambiare Bel-laria Igea Marina o che la concepi-scono come un prolungamento dellacittà della costa senza una identitàspecifica. Seguire questa strada si-gnifica mettere una croce sopra que-sta città.Guardare lontano (come fece l’archi-tetto La Padula nel 1945), ripensarecon intelligenza e creatività i nodicritici e le potenzialità, senza accon-tentarsi dell’ovvio e delle linee gui-da calate dall’alto dalle amministra-zioni pubbliche (comunale e provin-ciale), è il grande lavoro che si pro-spetta per chi avrà voglia di cimen-tarsi con questa sfida.

La “città dei bambini”. Avrebbe dovuto occupare un’area compresa fra lo scolo consorziale e l’attuale via Bacci,dalla ferrovia al lungomare, estendendosi per circa 850 metri con una profondità di circa 300 metri. La piattaformaentrava in mare per circa 200 metri dalla strada. Complessivamente la zona è due volte quella interessata dalprogetto del “Mare d’inverno”. L’architetto Ernesto La Padula aveva già previsto anche una strada che costeggia-va la ferrovia (e che fra l’altro proseguiva anche in direzione Rimini alla stessa altezza).

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Il Nuovo5opinioni

Strade come trincee, ma non è colpa della guerra

di Cristian Scagnelli

il Ficcanaso

La “trincea” di viale Ennio a Bordonchio: quasi sempre chi esegue lavori di scavosulle strade comunali, non si preoccupa di asfaltare a lavori ultimati.

In guerra ogni buco è una trincea,racconta chi le guerre le ha vissu-te sulle propria pelle. E proprio ditrincee, seppure non create daibombardamenti, vi parlerò questavolta.Bordonchio è letteralmente attra-versata da un’unica trincea cheparte in corrispondenza dell’acque-dotto di Hera, in viale Ennio, in-crocia la via Ravenna e svolta asinistra in direzione Rimini per unbel tratto di strada fino alla zonadel Rio Grande. Lavori e scavi piùche legittimi a patto che una voltaconclusi vengano risistemati bene,cosa che non accade sempre, anziquasi mai.Ciclisti, motociclisti e scooteristiaffrontano questi tratti di stradacon non poche difficoltà, è facileinfatti perdere l’equilibrio e a vol-te cadere rovinosamente a terra.Molte strade del nostro comunesono rappezzate alla bene meglio ese considerate che in alcuni trattigli scavi vengono effettuati da piùenti (Hera, Sgr, Enel), è facile im-battersi in vere e proprie trincee.Alcune segnalazioni ricevute da

residenti parlano di muri delle casache tremano quando, ad esempio,un camion transita su uno di queibuchi scavati e rattoppati male,oppure di zone in cui condutturesotterranee si rompono regolar-mente, come in viale Ennio, in cor-rispondenza del Palazzetto delloSport. Ma chi paga se un motoci-clista cade? Potrebbe intentare unacausa al Comune, ma la colpa èproprio del Comune o di chi eseguei lavori? Inoltre, chi esegue i lavo-ri dovrebbe provvedere al ripristi-no dell’asfalto e - se lo scavo è moltogrande e lungo - addirittura al-l’asfaltatura totale.Bisogna poi tenere conto che lachiusura degli scavi viene effettua-ta a più riprese per via dell’asse-stamento, ma se il tratto è perico-loso meglio segnalarlo e si spera chealla segnalazione segua a breveanche il lavoro.Cittadini, oltre a pagare le variebollette e a controllare che non ciprelevino più soldi del previsto,badiamo anche che i lavori venga-no svolti bene. Usciamo dalla trin-cea, non sventoliamo la bandierabianca ma la bandiera di chi vuolevivere al meglio la propria città, eprima o poi qualcuno batterà laritirata.

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Il Nuovo6primo piano

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Quindicinalewww.ilnuovo.rn.it

Direttore responsabile:Claudio MontiRegistrazione:

Tribunale di Rimini n. 12/2004

Direzione e Redazione:via Orazio n. 101

Tel. e Fax: 0541-33.14.43E-mail: [email protected]

Tiratura: 7000 copie. Chiuso intipografia il 9.1.2008

Lo scatto di un paeseche fa ben sperare

La home page del concorso fotograficosul sito internet del Nuovo

(www.ilnuovo.rn.it): qui si possonoguardare tutte le 205 fotografie in gara.

Oltre 200 le foto giunte in redazione per il concorso del“Nuovo”. In attesa che la giuria assegni i due premi, unvincitore c’è già ed è la nostra città.

[email protected]@ilnuovo.rn.it

Stampa:La Pieve Poligrafica Editore

Villa Verucchio srl(Villa Verucchio)Società Editrice:

Editoriale Nuova Comunicazione srl

Pubblicità: Tel. 0541-33.14.43

Un amico incrocia il nostro direttore edice, “bello quello che fate sulla città.Avanti così! Metto a disposizione due-mila euro per un concorso fotograficoche sveli il bello e il brutto di BellariaIgea Marina.” Nasce così, quasi per gio-co, il concorso fotografico de Il Nuovo,titolato “Il bello e il brutto di BellariaIgea Marina”.Ebbene possiamo dire che la scommes-sa posta in essere dall’“ignoto” bene-fattore (in realtà un caro amico) è sta-ta ampiamente vinta. Ad oggi, a gio-chi conclusi, abbiamo raccolto oltre200 foto, e precisamente 111 relativealle sensazioni di bellezza suscitate dalvivere o passeggiare per Bellaria IgeaMarina e 94 relative alle sensazioni di“bruttezza”. Un bel successo, dunque.Una buona partecipazione non solo perquantità, ma anche per qualità, comeognuno può visionare sul sito, apposi-tamente predisposto, a cui si accede apartire dalla nostra homepage(www.ilnuovo.rn.it). Centinaia di fotoche sono e rimarranno un patrimonioprezioso, quale espressione di una cittàche non si arrende rispetto a ciò chenon va e che sa guardare, ancora oggiin un mondo così frettoloso e complica-to, alle scintille di bellezza che perva-dono malgrado tutto la nostra vita.E di scintille, in tal senso, i nostri let-tori ne hanno saputo cercare davverotante. Tra i temi prescelti imperanoovviamente gli elementi naturalisti-ci. Su tutti primeggia il porto, in par-ticolare il piccolo faro rosso, soggettodi sottolineature relative sia alla bel-lezza che alla bruttezza. Isolato sullosfondo del mare è un tocco di colorevitale che contrasta sia con i flutti tem-pestosi che gli si infrangono contro, siacon bei tramonti e colori da sogno. Allostesso modo la spiaggia, resa “magi-ca” grazie alla presenza di una spruz-zata di neve, alle dune artificiali (chenelle foto richiamo ad altre latitudi-ni), oppure per la presenza solitaria diun uomo pensoso, o ancora per il giocofestoso dei bambini. Un modo davve-ro diverso di vedere il bagnasciuga,capace di coglierne la poesia intrinse-ca e che ci insegna che la distrazione èuna perdita irreparabile per genteche, come noi, ha la fortuna di vivereal mare. Già, il mare. Il mare è lo spet-tacolo dell’infinito che incombe sulla

vita dell’uomo, talora presenza mater-na, talora inquietante ma sempreamica nello scatto dei nostri autori.Segue a ruota il parco del Gelso o il per-corso sull’Uso, che ritratto qui apparetalora palude tropicale, talaltra luogodi pace metafisica. Originali vedute suicampi arati, oppure su volti, eventi epersone completano il tutto.Cambia “clima” nel visionare le fotorelative al brutto. Qui, accanto a ele-menti di nostalgia per una natura chenon c’è più, o ad architetture soffoca-te da edifici che sembrano cementifi-ci, appare la denuncia di una incapa-cità, tutta moderna, nel generare labellezza. Dalle architetture più arditee discutibili, si passa alla sciatteria dei

singoli o dell’amministrazione. Impe-ra su tutto il ponte che permette diattraversare l’Uso nella zona della Fer-rarin, ma non son da meno le vecchiecolonie sulla spiaggia. Scene da brivi-do, degne di una periferia Newyorke-se, per degrado, abbandono, sintesi dicontraddizioni. E ce le abbiamo qui, acasa nostra. Le tolleriamo. Ci passia-mo davanti magari decine di volte algiorno. Gli “scatti” le denuncianocome un’intollerabile atto di violenzanei confronti della nostra dignità disingoli e di comunità. Una ferita allaprofonda sete di bellezza che abita innoi, così come nei nostri ospiti.In totale sono 54 i fotografi parteci-panti (si potevano consegnare fino a

tre foto per sezione) e che si contendo-no il premio, che è pure discretamen-te sostanzioso. Ora, dopo aver raccol-to, catalogato e pubblicato in rete lefoto, passo il testimone alla giuria pre-sieduta da Massimo Siragusa, fotogra-fo di fama nazionale, composta da Clau-dio Monti e dai “fotografi de Il Nuo-vo”, ovvero da quei fotografi che permeriti personali indiscussi sono statipresentati dal nostro giornale nel cor-so delle sue pubblicazioni. Bello pen-sare che tra poco potremo aggiungerea questi, altri due nomi. Quelli dei vin-citori del concorso. Presto daremo in-dicazioni aggiornate (la giuria si staorganizzando per incontrarsi e visio-nare attentamente tutte le foto e ledidascalie che sul sito non hanno po-tuto, per motivi di spazio, trovare po-sto) su come effettueremo la procedu-ra di premiazione dei bravi e fortuna-ti vincitori. Ma un vincitore ce l’ab-biamo già. E’ il nostro paese, ricopertodi colori e di immagini che fanno ca-pire che c’è di più, rispetto all’intolle-rabile montagna di problemi che ciportiamo addosso. Foto che danno spe-ranza dunque. Non è poco!

Emanuele Polverelli

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Il Nuovo9il fatto

“Non si possonosmembrare i plessi”

Come il più classico dei dejavù, tornal’annosa questione del trasferimentodelle classi quinte del Ferrarin allascuola media Panzini. Ancora unavolta, di fronte alle carenze struttu-rali dell’amministrazione in materiascolastica, a farne le spese dovrannoessere i genitori. Questo almeno il ri-schio paventato da alcuni, ma ne han-no ben donde. Un rischio paventatonon a caso, giacché nella scuola Fer-rarin da mesi è in atto tutto un lavorodi convincimento, non proprio traspa-rente ed in particolare su una classe:la sezione a tempo pieno. I disagi sonoovviamente notevoli (trasporto, ora-rio sfalsato, convivenza con ragazzimolto più grandi e in età problemati-ca) e non solo per gli utenti. L’assesso-re Franciosi, sulla stampa, ha lamen-tato le promesse fatte dalla direttrice,senza essere stata consultata, in me-rito al trasporto gratuito (i bambinisono, o meglio, dovrebbero essere – mai genitori della Pascoli hanno dovutoapprendere molte cose in tema di pro-messe mancate – accompagnati insede gratuitamente) giacché i costisono troppo alti. L’assessore cita 25 milaeuro annui solo per la Pascoli, mentrein consiglio d’istituto lo scorso annoparlò di oltre 30 mila euro totali.Ebbene questa “proposta indecente”(così l’avevamo definita due anni fa)oggi scopriamo che potrebbe essereanche illegale. Il che implica che il tra-sferimento che si protrae dal 2002 ri-sulterebbe del tutto irregolare e fuorinorma. Lo dice senza mezzi termini ilCodacons, Coordinamento delle asso-ciazioni per la difesa dell’ambiente edei diritti degli utenti e dei consuma-tori, rispondendo alle richieste di al-cuni genitori.“Nell’istituto comprensivo ogni “ples-so” ha un proprio edificio, ma può sus-sistere l’evenienza che plessi di ordinee grado diversi condividano la stessastruttura. Certo è che i vari plessi de-vono avere ubicazioni ben definite enote: se un plesso di scuola elementa-re è ubicato in un edificio, tutte le classidi quel plesso devono trovarsi nellostesso edificio. Lo spostamento tempo-raneo deve essere annunciato per tem-po e solo in casi di temporanea inagi-bilità della struttura principale.”Ora, quale è l’ubicazione dei nostri ples-si scolastici? La pubblichiamo qui nelbox a fianco, così come è stata fornitadallo stesso Comune.Ora sentite come il Codacons, (chenella figura di Rosalba di Placido, re-

sponsabile del dipartimento scuola Co-dacons, e di Mimmo di Donna, respon-sabile del settore sicurezza scuola, ciha autorizzato a pubblicare le rispo-ste), prosegue nell’analisi della nostrasituazione: “Proprietari degli edificiscolastici sono i Comuni (e le Provin-ce) e d’intesa con gli ex provveditora-ti (ora divenuti CSA) hanno dispostol’ubicazione delle sedi scolastiche. I Di-rigenti Scolastici sono solo gli “affit-tuari” (ovverosia i conduttori degliimmobili) e nonpossono decideredestinazioni diver-se da quelle stabili-te a suo tempo dalleConferenze Provin-ciali.Sono i Comuni che,in caso di inagibili-tà temporanea del-le strutture, posso-no stabilire una de-stinazione diversaper i plessi.” E an-cora: “Salvo casi diinagibilità struttu-rale, le sedi devonorimanere come daindirizzi del docu-mento comunale.L’eventuale trasfe-rimento tempora-neo delle sedi neces-

Lo sostiene il Codacons, che bolla come illegali itrasferimenti di classi come quelli avvenuti inquesti anni a Bellaria. Ecco come stanno le cose.

sita di apposita delibera comunale(anche degli uffici tecnici) e non puòessere attuato a discrezione della Diri-gente Scolastica, la quale non è il pro-prietario della struttura, ma solo ilconduttore (ovvero l’affittuario perconto del Ministero).In mancanza di tale delibera, rivol-gersi agli organi di polizia municipaleper segnalare l’anomalia e, se neces-sario, al prefetto ed alla Procura dellaRepubblica”.

Abbiamo chiestodunque all’Ufficioscuola chi abbia de-ciso il trasferimentodelle classi della scuo-la Tre Ponti e dellaPascoli e di verifica-re l’esistenza delladelibera. Sul primopunto troviamo laconsueta confusionee annebbiamento diresponsabilità (ri-cordate la domandese il parco della Fer-rarin fosse pubblicoo della scuola?). Dauna parte si rispon-de che a decideredeve essere l’ammi-nistrazione, comed’altronde sosteneval’allora assessore

Bernardi al momento del primo scon-tro su questo tema. Eppure il Sindaco,oggi, risponde ai genitori che non puòinterferire con le decisioni della diri-gente, mentre l’assessore Franciosi la-menta il salto in avanti sempre delladirigente, che promette senza inter-pellarla (La Voce del 29 dicembre scor-so). Ma sono gli stessi uffici che dopouna prima categorica risposta, sosten-gono che “vi è un concordare la solu-zione” ed infine “il Comune mette adisposizione i locali poi tocca alla scuo-la utilizzarli al meglio”. Insomma, insintesi, “noi non c’entriamo”. Inveceil Codacons la pensa ben diversamen-te. E la delibera? Su questo gli uffici cidanno una certezza. Non c’è. Quindila sostanza è che non solo potrebberoessere illegittimi gli eventuali sposta-menti futuri, ma anche quelli chevanno avanti dal 2002.Da quel che si desume dalla normati-va, così come la riporta il Codacons,l’intero plesso dovrebbe essere trasferi-to oppure dovrebbe configurarsi il casodi “temporanea inagibilità”. E comun-que l’atto amministrativo occorre.D’altra parte il discorso è evidente. Seuna scuola diventa piccola bisognaprovvedere e non abbozzare interven-ti posticci e rabberciati, che sono talianche se si chiamano “progetto conti-nuità”!In fin dei conti non esiste una disposi-zione formale che autorizzi tale tra-sferimento, né può esistere. Che si do-vrebbe fare, dunque? Chiaro, ma nonsemplice. Posto che per avere unanuova scuola o un ampliamento ter-minato occorrerà attendere ancoraanni (e qui si situa la gravissima epiena responsabilità della giunta co-munale), è necessario: o trovare spazinelle scuole d’origine con struttureflessibili, oppure istituire una scuolaelementare con sede alla Panzini. E’da escludere la disposizione di alcuneclassi in una sede che non sia quellaindicata dal piano programmaticoprovinciale e che risulta nell’elencocon ubicazioni elaborato dal Comune.Un bel pasticcio, che non fa onore, inmezzo a tanti altri guai, al sistemaeducativo bellariese.

di Emanuele Polverelli

L’ingresso del Ferrarin (che il Comuneha segnalato con una targa, così come tuttigli altri plessi, i “nidi” e la scuola di musi-ca). Secondo il Codacons i trasferimenti diclassi possono essere giustificati solo selegati a problemi di inagibilità temporanea.

La nota del Comune che attesta l’ubica-zione delle scuole. Ma la realtà è diversa.

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Il Nuovo10il caso

Curiosando in edicola mi ha colpito lacopertina di Barche, mensile interna-zionale della nautica a motore: “La sfi-da: 100 metri a 100 nodi”. Da mezzomarinaio quale sono, e appassionatodi nautica ma anche di sfide, acquistoe inizio a sfogliare immediatamentecercando l’articolo.Qualcuno si è rivolto al Design StudioLevi Ltd, inglesi e figli d’arte, chieden-do loro una megabarca che possa viag-giare a 100 nodi. Loro sono figli di quelRenato Sonny Levi che ha disegnato eprogettato centinaia di barche tra cuiuna che negli anni ‘70 ha portato ilnome di Bellaria Igea Marina in mez-za Europa, il mitico “Arcidiavolo”.La sfida è stata accettata dallo studiodi progettazione, che ha sfornato unvero “mostro” in grado di correre a182 km/h in acqua, grossomodo comecorrere a 300 all’ora sulla terrafer-ma. Trentasei metri di larghezza (sì,avete letto bene, 36 metri), 3 piani e3mila metri quadri di superficie, pra-ticamente come 15 appartamenti da200 metri quadri, lunga 100 metri.E poi 120 mila cavalli di potenza, ilche vuol dire andare da New York aLondra in un giorno e sei ore. E a bor-do non mancano sale congressi, spaziper la stampa, una pista d’atterrag-gio, hangar per elicotteri e una mega-

La megabarca che può raggiungere i 182 km/h, lar-ga 36 metri, tre piani e 15 appartamenti all’interno,ha una carena copiata dall’Arcidiavolo costruito neicantieri Acquaviva.

L’Arcidiavolo ha fatto scuolae ha generato un “mostro”

di Cristian Scagnelli

piscina, ma sono solo alcune delle ideeche lo studio di progettazione ha in

Il mitico Arcidiavolo costruito nei primianni ‘70 a Bellaria. A bordo, GiorgioTognelli e Antonio Soccol. Sotto, la nuovaimbarcazione (illustrazione “Mediadigitali”) a “triciclo rovesciato”, la stessageometria sperimentata sull’Arcidiavolo.Nel riquadro, lo “Snoopy” di GiulioTorroni al ritorno dalla Opatija-Bellaria (1972).

mente, e sarà comunque l’armatorea personalizzare i vari ambienti di

questa vera e propria reggia sull’ac-qua. I volumi interni sono tali da ospi-tare un intero harem oppure un nu-trito gruppo di uomini d’affari contutto il seguito di assistenti, segretarie traduttori simultanei.“Ho pensato che, per una “barca” diqueste dimensioni, la carena ideale -sia per la velocità richiesta che peruna buona dose di confort in naviga-zione - fosse quella detta a “triciclo ro-vesciato”, ha spiegato Sonny Levi.Questo tipo di geometria è stato speri-mentato, sempre su progetto di “Son-ny”, nei primi anni 70 sull’Arcidia-volo costruito a Bellaria dai CantieriAcquaviva, la prima barca da corsacon elica di superficie a stabilire, il 20agosto 1976, un record mondiale divelocità assoluta: 67,69 nodi.Piloti di quello scafo erano Giorgio To-gnelli e Antonio Soccol, entrambi delCircolo Motonautico Bellaria.In molti bellariesi è ancora vivo il ri-cordo dell’Arcidiavolo, gran fracassoe una colonna d’acqua altissima benvisibile da terra. Bellaria dal 1970 al1979 è stata la capitale indiscussadell’offshore.La nuova megaimbarcazione nascequindi da una carena creata, svilup-pata e collaudata a Bellaria Igea Ma-rina è chissà se l’armatore la utilizze-rà per battere il record di attraversa-ta dell’Atlantico, magari con una bel-la bandiera di Bellaria Igea Marina.Da questo “mostro” del mare parte ilnostro viaggio alla scoperta della glo-riosa nautica di Bellaria Igea Marina.Andremo indietro nel tempo fino aiprimi anni ’50, quando nella nostracittà è nato uno dei primi cantieri ita-liani, fino ad arrivare al titolo mon-diale conquistato nel 2007 dall’equi-paggio Cannone-Mormile del CircoloNautico Bellaria Igea Marina. E pro-prio con Antonio Soccol, autorevolegiornalista e seconda guida dell’Arci-diavolo, legato a Bellaria da un’ami-cizia profonda, che ripercorreremo laseconda puntata di questa storia.

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direttore ti scrivo

Per scrivere al direttorefax: 0541.331443; e-mail: [email protected]; posta: via Orazio

101, 47813 Igea Marina. Tel. redazione: 0541.331443La solita e immodificabi-le Bellaria

Psc, una serata davveromortificante

Il Nuovo12

Caro direttore,mi chiamo Marino Ottavia-ni, vivo e lavoro a e per Bel-

laria Igea Marina da sempre.Ho creato i primi locali che in rivierahanno fatto tendenza (almeno 5 anniin anticipo) e portato nel nostro paesetutto il gotha delle vicine città.Ho proposto all’allora sindaco Fabbridi creare nella nostra Isola centrale ilfestival dei Buskers (ben prima cheFerrara realizzasse 200 mila presen-ze). Ho proposto sempre al sindaco Fab-bri di creare quello che dopo 18 anni èstato fatto a Igea Marina, il Beky Bay(troppo, troppo tardi). Ho creato sucommissione di Verdeblù il Polo Est,idea, logo e sviluppo erano nel mio cas-setto già da 5 anni. Ho provato a parla-re a tutti gli assessori e sindaci che nelnostro paese si susseguono nelle poltro-ne, di incentivare con opinion leaders(qualcuno sa cosa sono?), come fannoMilano marittima, Cesenatico, Riccio-ne e Cattolica ancora oggi.Ho nel cassetto idee per lo sviluppo tu-ristico della Cagnona Lido, idee fattibi-li per il rilancio del nostro centro com-merciale Isola dei Platani, ecc. ecc. Hobussato a tante porte…ma si sa, nessu-no è profeta in patria. Si preferisce usa-re i nostri soldi in concorsi e consulenzeesterne le quali restano immancabil-mente sempre nel cassetto. Questa èBellaria…da sempre e purtroppo persempre.

Marino Ottaviani

Confesso la mia scarsa parte-cipazione alla vita politica,convinto come sono che sia,

troppo spesso, la ribalta di un indegnoteatrino di ipocrisie e interessi e cosìsono stato punito, anzi la punizione mela sono inflitta da me medesimo.Ho avuto infatti la malaugurata ideadi partecipare alla serata di presenta-zione del PSC, organizzata, lo scorso di-cembre, dall’amministrazione al Palaz-zo del Turismo: presentata come occa-sione anche di pubblico dibattito, la se-rata si sarebbe avvalsa della presenzadell’ing. Farina, della società tal dei taliche ha avuto l’incarico d’indagare ilpresumibile futuro sociale, economico,ambientale e quant’altro della nostracittadina.

Orbene, come suo costume, il sindacoha avuto la bell’idea d’introdurre, bre-vemente, l’argomento con un’ora e unquarto di bolse parole, ripetute più vol-te con il medesimo significato, logoran-do e sfinendo gran parte del pubblico;tra un “concludendo” e “adesso finisco”ha raccontato ai suoi cittadini come, persventura, questo paese nell’ultimo de-cennio sia stato inopinatamente cemen-tificato, come, sventuratamente, siaimprovvisamente aumentato di circaun terzo della sua popolazione e come,per malasorte s’intende, abbia smarri-to ogni identità e sia economicamente esocialmente in profonda crisi.Sembrava quasi parlasse di giunte edamministrazioni precedenti, per poirimarcare che tutto è accaduto negliultimi 10-15 anni…come se non fosselui sindaco da dieci anni e vice-sindacoprecedentemente!Non bastasse tutto ciò, mentre il pub-blico aspettava la relazione dell’ing.Farina, è stato invece il turno dell’ar-ch. Facondini, tecnico del Comune che,con delle immagini, ha presentato lasituazione attuale, con le costruzionidell’ultimo decennio, sottolineandonel’invadenza e l’impatto negativo sulterritorio: anche in questo caso il tuttopresentato come se i quartieri propostie costruiti dagli imprenditori (o specu-latori?) fossero stati sostenuti ed aval-lati da chissà quale amministrazione…A questo punto, con i microfoni che nonfunzionavano, l’ipocrisia e la tediositàdegli argomenti avevano già sfianca-to parte del pubblico che guadagnavasilenziosamente l’uscita; per i restantiecco finalmente l’ingegnere e la suarelazione: ahimé, anch’egli, con unmicrofono altalenante, (nessuno che sisia ricordato che quello del sindaco sulpodio funzionava perfettamente), evi-dentemente preso dal contesto dellaserata, ha presentato una serie infini-ta di tabelle e grafici che hanno defini-tivamente stremato un pubblico mor-tificato e deluso. Tralasciamo, per edu-cazione, di commentare il finale dellaserata: quando finalmente un cittadi-no è riuscito ad avere la parola, ahinoianche lui si è dilungato ed è stato pococortesemente messo a tacere.Qualcuno, forse sospinto dal clima del-la serata, si chiedeva: “...ma se non rie-scono nemmeno ad organizzare decen-temente una serata come faranno adamministrare?” Infatti…

C´è da aggiungere che il sindaco nonperde occasione per chiedere ai cittadi-ni di partecipare; solo a parole, perchénei fatti, ogni volta i presenti devonosolo ascoltare le sue solite, ripetute,baggianate.

Lettera firmata

Anno nuovo vita nuova: chis-sà se questo detto riuscirà aspazzare via tutte le cose ne-

gative che il comune di Bellaria si èportato appresso nell’anno vecchio, ese la giunta riuscirà a camminare insintonia con i desideri e le aspettativedei suoi cittadini. Se ci guardiamo allespalle, qualche dubbio ci viene, salvoassistere a cambiamenti di opinioneradicali, sui tanti problemi che assilla-no la cittadinanza Bellariese.La sicurezza, la scuola, i problemi del-l’immigrazione, la sanità, l’urbanizza-zione, il turismo, la sistemazione dellestrade, e soprattutto le scelte delle gran-di opere, come ad esempio la darsena,non hanno certo ricevuto un consensopositivo da parte dei cittadini.Chi ha i figli che vanno a scuola, sabenissimo che le strutture hanno biso-gno di essere ristrutturate, e per giun-ta non sono più in grado di far frontealla crescita della popolazione scolasti-ca. Stesso discorso vale per gli asili.Chi pensa che per la sanità il comunedi Bellaria Igea Marina sia coperto asufficienza con l’attuale struttura sa-nitaria, vive fuori dalla realtà: un cen-tro turistico come il nostro deve avereun ospedale che funzioni.E’ necessario e doveroso lottare per por-tarsi alla pari di Cesenatico, Cervia,Rimini, Riccione, Cattolica, dobbiamotener presente che d’estate il traffico ècaotico, ed il tempo nel soccorso di unpaziente è determinante.Uno dei temi più sentiti è la sicurezza,l’aumento della popolazione comportala necessità di aumentare le forze del-l’ordine e di quegli strumenti adeguatia contrastare la microcriminalità enon solo. I cittadini lamentano da tem-po questa carenza, ma come al solitonon sono arrivate risposte adeguate, ecosì non ci resta altro che arrabbiarciquando si leggono sui giornali fatti spia-cevoli di cronaca nera. Meglio rinun-ciare ad altre cose superflue, ma nonalla sicurezza.

L’immigrazione clandestina nella no-stra città è purtroppo alta, la sicurezzane risente in senso negativo; chi è co-stretto a vivere nella clandestinità puòaderire a qualsiasi attività illecita a di-scapito del cittadino onesto.Su questo argomento il nostro sindacopotrebbe fare molto, ad esempio comin-ciare a dare la residenza solo a quelliche dimostrano di avere un lavoro perpoter vivere: è necessario, secondo noi,associare l’ingresso degli immigratinella nostra città ad una reale attivitàlavorativa. L’ordinanza del sindacoLeghista Bitonci (sindaco di Cittadel-la) va in quella direzione, e dovrebbeessere un esempio anche per il sindacodi Bellaria Igea Marina.Se i cittadini chiedono sicurezza, an-che i sindaci devono chiedere sicurezzaper i loro cittadini, è un loro dovere; inpiù, sarebbe anche un modo per nonfar arrivare sul tavolo della commis-sione assistenziale una montagna di ri-chieste di aiuto che provengono prin-cipalmente dagli immigrati senza la-voro, naturalmente a discapito dellafascia di povertà che esiste fra i cittadi-ni bellariesi e igeani.E’ stato annunciato più volte che nelmese di gennaio incominceranno i la-vori della darsena e a quanto pare leposizioni della giunta non si discostanodalle decisioni iniziali, i cittadini do-vranno rinunciare a quel patrimonioinestimabile che è la spiaggia nellazona porto, alla faccia del dialogo piùvolte paventato dai nostri autorevoliamministratori.Il nostro si alla darsena è solo se si sal-va la spiaggia, non vogliamo vederepalazzine costruite sull’arenile, a IgeaMarina ce ne sono già abbastanza, l’im-patto sarebbe devastante. Il modo perevitare tutto questo c’è ed è stato pre-sentato sulla stampa dagli albergatorie in particolare da Tito Savini: ora chiha proposto la soluzione alternativa aquella presentata dalla giunta, non puòpiù tacere ma deve farsi sentire peravere l’appoggio della popolazione, laquale non esiterebbe ad occupare inmassa la spiaggia per non permettereuno scempio ambientale difficile da di-gerire e dannoso per il turismo dellazona.Noi della Lega confidiamo nella lottache l’opposizione può e deve fare, perdare sì una darsena ai bellariesi, masalvando il patrimonio più grande cheè la spiaggia.

Dante Stambazzi, Segretarioprovinciale Lega Nord Padania

Tutti i problemi dell’an-no che si apre

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13 Il Nuovosocietà

Una lettera di Loris Valentini Savini riapre una vec-chia questione: il rapporto di Bellaria con la Carrà.

Ma è stata la città a snobbare la “Raffa”

Immondizie

di Vittorio Guerra

Pensierisociali

Immagini di cumuli di immondi-zie hanno accompagnato cappel-letti, lenticchie, capponi e capito-ni di molte famiglie italiane.I passaggi televisivi di quei sac-chetti neri e fumanti, che in alcu-ni casi toccano i terrazzi delle abi-tazioni al primo piano, hanno del-l’incredibile.Ma ancora più incredibili sono i

tentativi costanti dei politici inCampania di nascondere le proprieresponsabilità.Eppure quei politici duri e puri,non mollano.Come in una lotta di liberazione i“partigiani” dell’immondizia resi-stono resistono resistono.Una volta danno la colpa alla ca-morra, un’altra volta agli spazzi-ni, che hanno poca voglia di lavo-rare, e un’altra ancora ai cittadiniche non vogliono gli inceneritori.Dai Sindaci e dai Governatori dellibero territorio di Marte, poichèevidentemente, mentre l’immon-

dizia sulla Terra cresceva questistavano altrove, ci aspettiamo, abreve, l’annuncio di lanciare i ri-fiuti sul pianeta rosso salvo accor-gersi della distanza, mandare tut-to a carte e quarantotto e poi darela colpa a Dio con l’accusa di nonaver piazzato Marte un po’ più vi-cino alla terra.Insomma dalla prova dell’esisten-za di Dio, ad opera dei filosofi Car-tesio e Leibniz, potremmo passare,attraverso la spazzatura, alla di-mostrazione della prova della col-pa di Dio con buona pace di chi qual-che anno fa veniva ironicamente

apostrofato come il “Bill Clinton diAfragola”.Più semplicemente quando le cosein una città non funzionano non sipuò governare a dispetto dei Santie i cittadini quando sarà, hanno unsolo dovere: non votare più chi hagovernato e soprattutto non vota-re quegli uomini, quelle donne,quei partiti, e quelle associazioniche costantemente li hanno appog-giati.Nulla è escluso ma in politica, e gliultimi avvenimenti lo dimostrano,è più semplice dare la colpa ai cit-tadini che non a Dio.

Bellaria, 16.1.1984

Cara Raffaella,sono una tua conterranea e 30 anni fagià ti ammiravo nelle sale del “Cristal-lo” quando ti esibivi nei tuoi primi bal-letti artistici fra gli applausi di noi bel-lariesi… Ti ammiravo non pensandoaffatto che tu arrivassi a tanto livello:ora tu ammagli, affascini, incanti,guarisci la depressione, sollevi dalletristezze e dagli affanni quotidiani, faidimenticare gli acciacchi della vecchia-ia e i tristi problemi di ciascuno: caritàvera!Penso in questo momento alla tuameravigliosa nonna che tutti qui benconoscevamo: quando la si incontra-va e le si parlava di te, lodandoti, Ellaraggiante mostrava più che mai il suosorriso indimenticabile.Sei brava, sei stata brava Raffaella,ma ti è stato d’aiuto, devi confessarlo,la tua indole romagnola, affiancataalla tua viva intelligenza e cultura.

Quindi, ti prego, non dire sempre“Sono bolognese”, anche se forse seiandata a nascere nel capoluogo emi-liano.Bologna sarà “la Dotta” ma non è ter-ra di Romagna. Bologna ha le sue tor-ri, le sue piazze e le sue statue, l’uni-versità, ma noi a Bellaria abbiamosolo Te … e la casa del Panzini. Le tueradici, Raffaella, sono qui nella Bella-ria semplice e operosa, romagnolis-sima d’inverno ed internazionaled’estate che qualcosa pur ti ha dato:la disinvoltura e la semplicità, la sim-patia e la carica, il coraggio e l’abne-gazione, il senso del dovere e l’amoreverso gli altri… Queste doti tutte in Teriunite, hanno forgiato quella piccolabambina che passeggiava per le no-stre strade, che giocava su questaspiaggia, che frequentava le nostrescuole, cresciuta poi con l’altro gran-de valore umano della nostra Roma-gna, il sentimentalismo.

Loris Valentini SaviniRaffaella Carrà, “Miss eleganza” al Cristal-lo di Bellaria, anni ‘60. (Foto Archivio Raschi)

“Raffaella Pelloni nasce a Bologna il18 giugno 1943, trascorre la sua in-fanzia in un piccolo paese, Bellaria,in provincia di Rimini. A otto annilascia la cittadina per seguire aRoma, Jia Ruskaia, fondatrice del-l’Accademia nazionale di danza diRoma”. E’ quanto si legge nel sito in-ternet, peraltro bellissimo e davverocompleto, sulla Raffa nazionale,www.raffaellacarrafans.com. Maqualcosa di simile si trova anche sul-la libera enciclopedia online di wiki-pedia, che però ci risparmia il “picco-lo paese”. Bene che vada è questa laversione mediatica che va per lamaggiore circa i rapporti fra Raffael-la Carrà e Bellaria Igea Marina, pra-ticamente circoscritti ad un legamed’infanzia e nulla più. Da qui il solitotormentone: perché Raffaella Carràsnobba Bellaria? Perché in molte in-terviste dice di essere nata a Bologna?“Non dire sempre “sono bolognese”….”,scriveva già nel 1984 Loris ValentiniSavini (la lettera si trova in questa pa-gina) a Raffaella Carrà impegnata in“Pronto...Raffaella?”.Forse la domanda andrebbe ribaltata:cosa ha mai fatto Bellaria Igea Marinaper tenersi stretta la Carrà? Nulla. Ilfattaccio all’origine di molti problemil’abbiamo già raccontato su questo gior-nale. Si tenne una festa di beneficenzaallo Chez Vous (si parla di oltre 30 annifa), invitati d’eccezione Raffaella Car-rà e Gianni Boncompagni, ma per lesolite vendette locali, cioè per boicotta-re chi quell’iniziativa l’aveva organiz-zata, non si presentò quasi nessuno alla

serata. Raffaella ci rimase malissimo.Poi Nando Fabbri riuscì a fare il mira-colo: portare la Carrà all’inaugurazio-ne dell’Isola dei platani, nella primametà degli anni ’80, ma i rapporti sierano ormai raffreddati. L’ex sindacoItalo Lazzarini mandò a Raffaella unomaggio in occasione di un complean-no della conduttrice televisiva, show-

girl, nonché attrice, cantante e scrit-trice, unendo una foto in bianco e neronella quale i due ballano spensierati alCristallo. Quella foto deve essere statauna bella sorpresa per Raffaella, se èvero che chiamò in Comune per rin-graziare Lazzarini. Ma, a parte questiisolati episodi, in che modo la città èstata vicina alla Carrà? Cosa ha fatto

per ingraziarsela? Eppure non sareb-be stato difficile, a partire dall’allesti-mento di una mostra permanente conimmagini e dischi della Carrà. La bi-blioteca comunale dispone dei libriscritti da Raffaella (sono tre) o su Raf-faella (sono quattro)? No. Qualcuno hamai pensato ad un grande evento esti-vo che avesse come protagonista la no-stra concittadina? Si potrebbe conti-nuare all’infinito. E allora che ci la-mentiamo a fare? La “Raffa” è stataanche troppo buona con noi.

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Il Nuovo15in breve

LA CITTÀ A PORTATA DI NUMERO

MunicipioP.zza del Popolo, 1

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Iat Informazioni turisticheBellaria: Via Leonardo da Vinci, 2

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marina.rn.it

Polizia MunicipaleVia Leonardo da Vinci, 10

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Pronto InterventoPiazza del Popolo, 1 - Tel. 0541.327152

Pubblica Assistenza Croce BluVia Ricci, 9

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Nursing ExpressAssistenza infermieristica domiciliare

Via Virgilio, 84 Igea MarinaTel. 0541.333653

Centro GiovaniTel. 0541.333220

CUPTel. 0541-327153

Hera (Nettezza Urbana)Tel. 0541.361361

Protezione CivileTel. 0541.331148

InformahandicapTel. 0541.343782

Taxi Bellaria (servizio diurno enotturno) Tel. 0541.343132

UIL INFORMAAvviso per gli stagionali:domanda di disoccupazione

Dal primo gennaio al 30 marzo 2008tutti coloro che hanno un’anzianitàassicurativa di almeno due anni e 78giorni di lavoro nell’anno 2007, po-tranno presentare domanda di disoc-cupazione requisiti ridotti.Per la verifica dei requisiti e la com-pilazione delle domande, ci si può ri-volgere al patronato Ital Uil in viaDon Milani 3, tutte le mattine dalle9 alle 12,30 e nei pomeriggi di mer-coledì e giovedì dalle 14,30 alle 18.Tel. 0541.341223.

Tutto era bianco, la neve ricopri-va ogni cosa, i rami parevano dicr is ta l lo , ne l la-ghetto ghiacciato sispecchiavano lestelle, un gran si-l e n z i o o v u n q u e ,solo il vento che si-bilava fra le siepi.Tut to era addor-mentato, non vi eraombra di vita, maad un tratto fra lecolline in un picco-

lo paese si sentono le campaneincessanti che battono rintocchi

di festa, è nato Gesùè arrivato il Natale,liberiamoci da tutti irancori e vogliamo-ci ancora più beneperché non è maitroppo tardi per chiancora vuol r i tor-nare ad amare.

MaurizioBattistini

LA POESIA... ultime atmosfere natalizie

Spazio Rom

agna Est

Più sicurezza e “più Europa”con la nuova Carta BCC

EVENTIConvince e divertel’esperienza di Circus

Giudizi positivi per l’esperienza di“Circus”, la proposta di Verdeblù perle festività natalizie. Sotto il tendo-ne allestito sul portocanale dal 22dicembre al 6 gennaio, si sono susse-guiti comici (Giovanni Cacioppo,Giuseppe Giacobazzi e Duilio Pizzoc-chi), la magia di Tony Binarelli, iballerini romagnoli Mirko e Sandra,Enrico il Pazzo da Radio Sabbia, laCompagnia dialettale di San Tomé,gli artisti del Circo Medini e tantoaltro. All’interno anche il mercati-no natalizio organizzato dal comita-to di Igea Marina. Chiusura in bel-lezza con Barbara Chiappini e la sa-gra della mora romagnola, per l’Epi-fania, giornata ripresa dalle teleca-mere Rai e andata in onda il 9 gen-naio sulla prima rete alle 14.10, re-galando così anche una visibilitàmediatica alla nostra città.Nella foto, Barbara Chiappini, AndreaPrada (mattatore di Circus nei pannidel presentatore), il presidente di Ver-deblù Enzo Ceccarelli e l’assessoreUgo Baldassarri.

Addio vecchia Carta di Cre-dito Cooperativo. E’ in arri-vo un cambiamento dellaveste grafica, ma anche dinome, logo e tecnologia: di-venterà Carta BCC per ri-spondere alle nuove regoledel progetto SEPA (SingleEuro Payment Area) che sipropone, come dice lo stes-so acronimo inglese, di creare un’area unica di pagamento europea.Obiettivo di questo progetto europeo è l’eliminazione di tutte le barriere com-merciali, legali e tecniche dando la possibilità ai cittadini europei di poter farepagamenti in euro a partire dal proprio conto bancario o da un’unica carta dipagamento con la stessa facilità con cui operano nelle rispettive nazioni.Al bando quindi le vecchie carte pagobancomat valide solo in Italia e latecnologia a banda magnetica: la nuova Carta BCC, infatti, possiede il requi-sito paneuropeo del microchip e diventa anche carta di debito internazionale,inglobando nel nuovo prodotto Carta BCC Cash, tutti i bancomat epagobancomat di Romagna Est di nuova emissione, nonché quelli già incircolazione che dovranno essere sostituiti entro il 31 dicembre 2010, cheacquisiranno attraverso il circuito Maestro il requisito della spendibilità siaeuropea che internazionale.Conseguenza del progetto SEPA sarà lo “sdoppiamento” di tutte le carte

multifunzione attualmen-te in circolazione, la cuisostituzione sarà gestitain automatico daRomagna Est senza alcunonere a carico dei clienti.

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