IMQ Notizie 94

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I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A NOTIZIE Anno XXIX Numero 94 Settembre 2011 IMQ, via Quintiliano 43 - MI 94 PRIMO PIANO: • Rivoluzione social network • Internet e pubblicità • Proprietà intellettuale online • Social network e crisis management • Il futuro del sito web • Il bello dei motori di ricerca • Il punto sull’e-commerce • Internet e religione • La faccia triste della Rete • Il viaggio inizia dal web STORIE DI QUALITÀ • Fare del bene, ancora meglio. Come Internet può contribuire alla solidarietà COMUNICAZIONE • Beautiful Lab: informazione animata QUALITÀ DELLA VITA • Insolita Londra • Investigatori per un week end • Sei allergico? • Sport: dalle scale al bouldering • I baratti consapevoli GENERAZIONE DIGITALE CONNESSI CON IL MONDO

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Magazine per una vita di qualita' e sicurezza. In questo numero: generazione digitale, rivoluzione social network, proprieta' intellettuale online, social network e crisis management, internet e pubblicita', ecommerce, business online, fundraising online

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I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A

NO

TIZIE

Anno XXIXNumero 94Settembre 2011 IMQ, via Quintiliano 43 - MI

94

PRIMO PIANO:• Rivoluzione social network• Internet e pubblicità • Proprietà intellettuale online• Social network e crisis management• Il futuro del sito web

• Il bello dei motori di ricerca• Il punto sull’e-commerce• Internet e religione• La faccia triste della Rete• Il viaggio inizia dal web

STORIE DI QUALITÀ• Fare del bene, ancora meglio.

Come Internet può contribuire alla solidarietà

COMUNICAZIONE• Beautiful Lab: informazione animata

QUALITÀ DELLA VITA• Insolita Londra• Investigatori per un week end• Sei allergico?• Sport: dalle scale al bouldering• I baratti consapevoli

GENERAZIONE DIGITALECONNESSI CON IL MONDO

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Numero 94

Direttore ResponsabileGiancarlo Zappa

Capo redattoreRoberta Gramatica

Progetto graficoFortarezza & Harvey

ImpaginazioneJoint Design s.a.s.

Hanno collaboratoFederico CerratoLuca ContiEliana De GiacomiSimon FalvoVelia IvaldiDanilo MarzoRaffaele MastrolonardoWalter MolinoValerio Scollo

Direzione, Redazione, AmministrazioneIMQ, Istituto Italiano del Marchio di QualitàVia Quintiliano 4320138 Milanotel. 0250731 - fax [email protected] - www.imq.it

STAMPATO SU CARTA CERTIFICATA

Tutte le informazioni qui pubblicate possono essere liberamente riprese citando la fonteIMQ Notizie, trimestrale d'informazione sui problemi della sicurezza e della certificazione. Via Quintiliano 43 20138 Milano tel. 0250731 Direttore responsabile: Giancarlo ZappaAutor. Tribunale Milano n. 17 del 17/1/1981

Stampa: Mediaprint - Milano

In conformità a quanto previsto dal D.lgs. 30 giugno 2003 n.196 (Codice in materia di protezione dei dati personali), efatti salvi i diritti dell'interessato ex ate. 7 del suddetto de-creto, l'invio di IMQ Notizie autorizza I'Istituto Italiano del Mar-chio di Qualità stesso al trattamento dei dati personali ai finidella spedizione di questo notiziario.

IMQ NOTIZIE

GENERAZIONE DIGITALE

Di Giancarlo Zappa

Chi avrà per protagonista questo nuovo numero di IMQ Notizie? Vi dico subitoche nel 2010 è stato un candidato al Premio Nobel per la Pace. Ma se volete pro-vare a individuare di chi stiamo parlando, non dovrete pensare a una persona, maa una cosa, anzi, meglio, a uno strumento. È allora molto probabile che vi vengain mente che stiamo parlando di Internet.

Che si sia o meno appassionati di tecnologia, è in ogni caso innegabile come ef-fettivamente il web sia in grado di collegare persone ad ogni angolo del pianeta,permettere la circolazione di qualunque tipo di idea e conoscenza, e come, no-nostante tutti i suoi difetti, possa essere attualmente considerato l’unico vero stru-mento di libertà in grado di generare dialogo oltre ogni forma di censura e regi-me, di permettere alle persone di comunicare e conoscere aspetti del mondo chespesso non trovano spazio negli altri grandi media.

Pensiamo anche a quanto Internet, dal suo avvento nelle case, stia cambiando lenostre abitudini di vita. E non parlo solo di posta elettronica e di motori di ricerca,ma di tutto ciò che la Rete offre e che sta influendo sulle nostre modalità di rela-zionarci con il mondo: dalle amicizie alla politica, dalla pratica religiosa alle neces-sità quotidiane, dalle relazioni professionali e il lavoro in generale al commercio.

Anche i numerosi detrattori, spesso antesignani pentiti dell’era digitale, non pos-sono fare a meno di notare i vantaggi offerti. Ma se tutto sembra evolversi rapi-damente è anche importante ricordare che la Rete, i social network, le connessio-ni digitali, sono solo ed unicamente dei mezzi, perché i contenuti, fortunatamen-te, sono sempre opera di persone intelligenti, valenti e che anelano alla libertà.

Così come occorre anche sottolineare che Internet, i social network, le connessionidigitali, sono il risultato della tecnologia, il cui utilizzo diventa sempre più sempli-ce e accessibile, grazie ai progressi di questa.

Questo numero di IMQ Notizie parla di tutto ciò, esaminando il web nei diversi am-biti sociali. Ma parla anche di bene, di solidarietà, che proprio grazie a Internet puòdiventare ancora più efficace, come dimostrano le case history riportate. E poi, co-me di consueto, parla di viaggi, in questo caso di un’insolita Londra; di salute, coni consigli per chi soffre di allergie; di sport, con le dritte per stare in forma a costozero; di comunicazione di qualità con la storia di Beautiful Lab, una nuova fron-tiera per l’informazione animata.

E si conclude cercando di stimolare una risposta alla curiosa constatazione chemolte delle ultime invenzioni più significative sono state fatte in un garage.

Lasciandovi con questa piccola provocazione, auguro a tutti buona lettura.

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IMQ NOTIZIE n.94SOMMARIO

2 SCATTA L’ORA DELLA GENERAZIONE FACEBOOK (E NON SOLO)Come Internet e i social network stanno cambiando la nostra vita.

8 SOCIAL NETWORK: SÌ MA QUALE?Le carte d’identità di Facebook, Twitter, LinkedIn e Youtube.

10 PUBBLICITÀ E SOCIAL NETWORK: UN AMORE TUTTO DA COLTIVAREA discapito di qualche remora persistente, i mezzi pubblicitari offerti dalla Rete sono incontinuo aumento.

12 PUBBLICITÀ ON LINE: IL TEMPO DEL BRUNCHPresente e futuro della pubblicità on line.Intervista a Fabiano Lazzarini, General Manager di IAB Italia.

16 SE TI RUBO IL MARCHIO SUL WEBCome cambia la pubblicità e la proprietà intellettuale nell’era di Internet.Intervista all’avvocato Laura Orlando, Studio Simmons&Simmons.

20 COME TI RISOLVO LA CRISIRischi e vantaggi dei social network in caso di crisis management.Intervista a Patrick Trancu, esperto di gestione e comunicazione di crisi.

24 I NETWORK CHE FANNO BENE AL BUSINESSLinkedIn, Viadeo, Xing: i social network dal DNA professionale.

28 IL SITO WEB VA IN PENSIONE?I social media stanno spopolando: che fine faranno i vecchi siti aziendali?Intervista a Luca Conti, giornalista, scrittore, blogger e ambientalista.

32 IL MOTORE CHE CI DÀ UNA MANOCome utilizzare al meglio il motore di ricerca.Intervista ad Alessandro Antiga, Direttore Marketing di Google Italia.

35 CHI È ON LINE?I dati Audiweb.

36 7,30 A.M.: CAFFELATTE, BRIOCHE E GIORNALE ON LINECome cambia la fruizione dei media con il web mobile.

38 CARE VECCHIE BOTTEGHE ADDIO (?)L’andamento dell’e-commerce in Italia. Intervista a Roberto Liscia, Presidente Netcomm.

42 L’ACQUISTO ON LINE CHE CONVIENEI gruppi di acquisto.Intervista a Boris Hageney, Co-Founder & CEO Italia, Spagna, Portogallo di Groupon.

46 VATICAN.VAAnche il Cattolicesimo è on line.

50 DI SCHERMO IN SCHERMO ED È SUBITO SERAInterconnessioni e sovrapposizioni tra vecchi e nuovi media: TV, PC, Tablet, Smartphone...

52 LA FACCIA TRISTE DELLA RETEUn boss per amico: il proliferare su Facebook dei fan club di boss e criminali.

54 IL VIAGGIO INIZIA SUL WEBCome Internet e i social media hanno cambiato il volto del turismo.

56 FARE DEL BENE, ANCORA MEGLIOCome Internet contribuisce alla solidarietà. Intervista a Paolo Ferrara, coordinatore del Corso Internet per il fundraising della“Fundraising School” e Responsabile Comunicazione e raccolta fondi della fondazione “Terre des Hommes Italia.

62 ROTTA MILANO LONDRADa Valerio Scollo, istruzioni d’uso per diventare un personal fundraiser, correndo.

66 VIAGGI: INSOLITA LONDRA70 HOBBY: INVESTIGATORI PER UN WEEK END72 SALUTE: SEI ALLERGICO?74 SPORT: SCALE, FREE CLIMBING, ARRAMPICATE SPORTIVE, BOULDERING76 CONSUMO CONSAPEVOLE: GLI SWAP PARTY78 LIBRI, FILM, VIDEO, MUSICA

80 IL SUCCESSO DI BEAUTIFUL LAB, PROGETTO DI INFORMAZIONE ANIMATA

RUBRICHE82 Panorama News84 Brevi IMQ88 Curiosità

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PRIMO PIANO: SCENARIO

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Quando anche in Italia, alla finedel 2008, esplose il fenomenoFacebook, in molti si affrettaro-

no a classificarlo come una “moda pas-seggera”. Nulla di più sbagliato, come isuccessivi due anni si sono incaricati didimostrare. Non soltanto il networkfondato da Mark Zuckerberg non è af-fatto tramontato in fretta, ma, assiemea Twitter, You Tube, LinkedIn, Buzz e al-

tri siti e servizi (che nel loro insieme pren-dono il nome di social media), ha pla-smato e dato il via a mutamenti politicie di costume dagli effetti dirompenti. In Italia e altrove, attraverso le reti socia-li ci si informa, si ricevono consigli per gliacquisti, si trova lavoro, si organizzanoproteste e rivoluzioni. Tanto che, con ri-ferimento agli utilizzatori più giovani delnetwork, qualcuno ha coniato il termi-

ne “generazione Facebook” a indicareuna fascia di persone abituata a con-frontarsi in Rete, a discutere di tutto - daiconcorrenti del Grande Fratello ai temidi politica e attualità - partendo dalla“bacheca” del proprio profilo. Il rovescio della medaglia è nei fenome-ni di dipendenza che cominciano ad ap-parire anche nel Bel Paese. Persone che non riescono a staccarsi dal

Pc e fare a meno di rendere edotti i pro-pri “amici” anche sulle banalità dellapropria esistenza nemmeno quando so-

no in vacanza, complice an-che il diffondersi

delle connessio-ni in mobilità,c h i a v e t t e3G e simili,che permet-

tono di rima-nere sempre in

contatto con il re-sto del mondo.

Negli Stati Uniti, l’aggiornamento delproprio “stato” e il controllo dell’emailhanno sostituito addirittura il rito mat-tutino della colazione familiare, uno dei

pochi spazi di confronto faccia a facciafinora sottratti alla vita lavorativa, e in al-cuni paesi, fra cui l’Italia, si aprono re-parti nelle cliniche per “tecnodipenden-za”. Della “generazione Facebook” si è par-lato anche molto di recente, quando lerivolte scoppiate in Nord Africa hannotratto alimento e in qualche caso spun-to, dalle possibilità offerte dai social me-dia. E il vento della rivolta portato dalle retisociali ha contagiato anche il MedioOriente. Non meno importante è il ruolo giocatoin questi frangenti da altre reti sociali,Twitter in primis. Quest’ultimo è un network di micro-

blogging in cui si possono postare sol-tanto messaggi molto brevi: al massimo140 caratteri. La sua rinomanza mondiale e l’impattosui media, sono legati soprattutto ad al-cuni fatti legati all’attualità e alla politi-ca. La capillarità del network e il suo es-sere accessibile sia dal web sia dalla retemobile lo protegge infatti, almeno inparte, dai tentativi di soffocarne la voce. Il governo iraniano non è riuscito a farpassare sotto silenzio la rivolta della po-polazione del giugno 2009, contro i ri-sultati delle ultime elezioni politiche, gra-zie a Internet e a Twitter in particolare. Con i giornalisti professionisti espulsi dalpaese e le agenzie di stampa mute, so-no stati migliaia di ragazzi muniti di cel-

SCATTA L’ORA DELLAGENERAZIONEFACEBOOK (E NON SOLO)STANNO CAMBIANDO IL MODO DI COMUNI-CARE, DI RELAZIONARSI, DI TROVARE AMICI,DI FARE AFFARI. MA STANNO CAMBIANDOANCHE IL MODO DI FARE LE RIVOLUZIONI, DIPARLARE DI AMORE E DI PREGARE. SONO LO-RO, I SOCIAL NETWORK E TUTTI COLORO CHELI UTILIZZANO COME UN’ESTENSIONE VIR-TUALE DELLA VITA REALE. CON GLI STESSI RI-SCHI CHE, ANCHE LA VITA NORMALE, PUÒCOMPORTARE.

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PRIMO PIANO: SCENARIO

lulare a informare il mondo di quantostava accadendo.Ancor prima di Teheran, nell’aprile2009, erano stati i giovani moldavi a or-ganizzare una protesta contro il gover-no del loro Paese, usando Facebook eTwitter, creando l’hashtag (il cancellet-to, #, è il simbolo con cui vari messaggipostati sul network vengono raggrup-pati all’interno di un unico filone di di-scussione), #pman, consultando il qua-le si poteva seguire tutto quel che acca-deva, in diretta. Il network è stato usatoanche per raccontare il terremoto diHaiti, quello dell’Aquila, la guerra civilein Libia, rivelandosi sempre uno stru-mento utilissimo e difficilmente censu-rabile.I social network però non servono solonelle emergenze. Possono essere digrande aiuto anche nella ricerca di un la-voro. Più che ai social generalisti, comeFacebook o Twitter, conviene in questocaso affidarsi ai loro omologhi “profes-sionali”, come LinkedIn - il più famoso -Xing e Viadeo. Lo slogan di LinkedIn è“Relationships matter”, le relazioni con-tano. È lo stesso principio che sta alla ba-se di Facebook o di My Space. In questocaso, però, gli interessi in comune sonodi tipo lavorativo. All’interno dei network professionali sipuò raccomandare o essere raccoman-dati, controllare le referenze professio-nali di un potenziale collega, leggere ilsuo curriculum e partecipare a discus-sioni all’interno di gruppi focalizzati suargomenti specifici.

Le reti sociali professionali possono of-frire numerosi sbocchi, sia per le azien-de, che possono individuare candidatiqualificati, sia per chi è in cerca di im-piego che può ricercare gli annunci di la-voro pubblicati a pagamento dalle im-prese o arrivare a contattare diretta-mente persone che già lavorano in unacerta azienda. E se nella realtà di tutti igiorni, le probabilità che il vostro Cv fi-nisca nel cestino della carta straccia pri-

ma ancora di essere letto sono assai ele-vate, se arrivate a proporvi achi di dovere dopo es-servi già fatti conoscerein maniera informale at-traverso un social net-work, le possibilità di fa-re centro aumentano inmaniera esponenziale. Oppure si possonosfruttare i social media

anche per cose più frivole, per esempiofare shopping basandosi suiconsigli degli “amici”. Varie ricerche hanno dimo-strato come le decisioni deiconsumatori siano sempre piùinfluenzate dalle reti sociali, inmisura forse anche superiore aquanto prevedibile. La societàdi analisi di mercato Gartner,per esempio, ha esaminato di

LE TAPPE FONDAMENTALI DELLA STORIA DI FACEBOOK4 FEBBRAIO 2004 Mark Zuckerberg, giovane studente di Harvard, mette online la primaversione del sito, che allora si chiamava The Facebook. All’inizio dovevaessere un servizio limitato all’Università di Harvard, ma il successo subitoriscontrato, induce il suo creatore a espandere il network prima agli ot-to atenei più prestigiosi, quelli della cosiddetta Ivy League, e poi a tuttele Università statunitensi e canadesi.

11 SETTEMBRE 2006 cadono tutte le barriere: Facebook diventa accessibile a tutte le personedai tredici anni in su.

MAGGIO 2007viene data possibilità anche a sviluppatori di terze parti di scrivere applica-zioni che potessero integrarsi col sito. In breve tempo, nascono così migliaiadi ‘programmini’ a cui ogni utente può accedere dal proprio profilo.

AGOSTO 2008 FB raggiunge i cento milioni di utenti.

AUTUNNO 2008 lancio di Facebook Connect, tecnologia che permette di autenticarsi conil proprio account FB su un sito esterno.

2009 primo bilancio in attivo.

LUGLIO 2010raggiunti i 500 milioni di utenti nel mondo.

GIUGNO 2011gli utenti superano i 700 milioni.

Nel nostro Paese, a gennaio 2011“faccialibro” aveva toccato i 18 mi-lioni di utenti, oggi sono già più di19. Il tempo speso sui social mediamensilmente dall’utente medio ita-liano è pari a poco più di 7 ore, se-

condo - a livello mondiale - solo all’utente australiano e davan-ti agli americani (6 ore al mese) e ai francesi (appena 4 ore e12 minuti). I dati Nielsen certificano come i 19 milioni di italia-ni iscritti a Facebook (il numero è monitorato costantementedall'omonimo Osservatorio) non possano più fare a meno di unsocial network sul quale all'inizio passavano non più di 15 mi-nuti al mese. Ma com'è composta l'utenza italiana? Premetten-do che su Facebook non è possibile verificare la correttezza deidati con cui ci si registra (in particolare per quanto riguardal'età!) la maggioranza è di genere maschile (10,2 milioni con-tro 8,8 di femmine) mentre la fascia d'età più presente è quel-

la 19-24 anni (1,9 milioni di maschi e 1,8 di femmine). Più ingenerale utilizza il network in blu il 90% dei giovani italiani fi-no a 24 anni ed il 63% di quelli tra i 25 ed i 30 anni. Ma Face-book non è un fenomeno puramente giovanile visto che nel feb-braio 2011, rispetto al febbraio 2010, si è registrato un +30%di over 55 (secondo dati Audiweb) e un + 25% della fascia 45-54 a fronte di solo + 10% della fascia 18-24.

FACEBOOK, IL PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI. E NON SOLO GIOVANI

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Le reti sociali professionali possono

offrire numerosi sbocchi,sia per le aziende, chepossono individuarecandidati qualificati, sia per chi è in cerca

di impiego.

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FORSE NON TUTTISANNO CHE...

recente un campione di 4.000 individuiin dieci mercati e ha scoperto che trequarti di essi, quando si tratta di fare ac-quisti, seguono i suggerimenti degli“amici” di Facebook o dei contatti Twit-ter. La questione è abbastanza controversa,altri rapporti sostengono invece che

l’impatto dei social network sull’e-com-merce sia ancora modesto se paragona-to a quello ottenibile grazie ad altri stru-menti di marketing.È indubbio però, specie da quando i pul-santi “mi piace” hanno cominciato acomparire in migliaia di pagine web, chealcuni esercizi hanno visto moltiplicare il

numero di accessi al loro sito grazie ainumerosi nuovi visitatori provenienti daFacebook.In tutto ciò, comunque, un fatto è in-contestabile: i social network, oltre anon essere una moda passeggera, sonostrumenti che, se utilizzati correttamen-te, possono offrire numerose opportu-

nità. Consentendo anche a realtà piùpiccole di realizzare quello che fino a po-chi anni fa era permesso solo alle piùgrandi. Non fosse altro perché, ognitanto è bene ricordarlo, il comun deno-minatore di tutti questi strumenti è lagratuità e, dunque, di fatto, il poter es-sere disponibili a tutti. z

Facebookconta nel mondo circa 700 milioni diutenti attivi, in pratica un terrestre su 10.

Facebookha ormai un valore di circa 80 miliardidollari.

Facebookfa soldi attraverso la pubblicità e i prodottivirtuali che si vendono attraverso le pa-gine fan.

Ogni giornovengono condivisi 72 milioni di link e 100milioni di eventi. E ogni giorno sono194,4 milioni le foto caricate.

Contenuti(link a notizie o blog, album fotografici,video e simili) condivisi ogni mese: più di30 miliardi.

2-50 milioni circasono gli utenti che accedono a Facebookattraverso i dispositivi mobili.Al momento, Facebook in termini di traf-fico è secondo solo a Google.

Quando ci si svegliail 48% degli utenti tra i 18 e i 34 anni dietà per prima cosa controlla Facebook.

Ogni 20 minutisono accettate 1,9 milioni di richieste diamicizia e vengono aggiornati 1,8 milionidi status.

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LA PULCE EIL PRESIDENTE

“Si Vamos!!! Dios estamos en lafinal! Vamos Barça!!!! Gracias atodos! Nos vemos todos enWembley! Acompañarnos!”.Firmato la Pulce, al secolo LeoMessi, il più grande calciatoredel mondo e (per alcuni) di tuttii tempi, più forte anche di suamaestà Diego Maradona, addi-rittura. Il messaggio è comparsosulla bacheca della sua “fanpa-ge” di Facebook la notte che ilBarcellona ha fatto fuori il RealMadrid conquistando la finaledi Champions league. Ma unoche firma più di 50 gol a stagio-ne pensate che possa essere“normale” giusto sul web? E in-fatti la sua pagina ufficiale, bat-tezzata con il rituale “Leo Mes-si è ora su Facebook”, è nata il6 aprile scorso e in appena 7 oreerano arrivati 7 milioni di “Mipiace”.Naturalmente un record. Men-tre scriviamo, circa due mesi do-po, i fan stanno arrivando aquasi 16 milioni. Domanda: uncerto Barack Obama, di profes-sione presidente degli Stati Uni-ti, ha oggi su Facebook poco piùdi 21 milioni di fan: quanto tem-po impiegherà la Pulce a saltar-gli avanti?

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SOCIALNETWORK

SÌ, MA QUALE?

IMQ NOTIZIE n.94PRIMO PIANO: SCENARIO

Facebook. È il social net-work più famoso del mon-do, con circa 700 milioni diprofili, e viene utilizzato nonsolo come passatempo, maanche per lavoro. Su Face-book, infatti, oltre a creare ilproprio profilo personale erestare in contatto con vec-chi e nuovi amici, pubblicarealbum di foto, video, aderirea eventi e iniziative, è possibi-le aprire una “fanpage” dedi-cata a un prodotto, a un’as-sociazione o a un’azienda.Facebook consente quindi,praticamente a costo zero,di avere uno spazio in cuipromuoversi, dare informa-zioni sulle proprie attività esui propri servizi, utilizzareapplicazioni originali e diver-tenti e, soprattutto, intera-gire direttamente con i pro-pri clienti. z

Twitter. Adatto a chi vuole“lanciare” in tempo realemessaggi brevi piuttostofrequenti, consente di ag-giornare costantemente ipropri contatti (i cosiddetti“followers”: coloro chehanno scelto di “seguirti”)pubblicando “tweet” (mes-saggi) di 140 caratteri per in-formarli sulle proprie attivi-tà, diffondere link e applica-zioni o anche solo per far sa-pere a tutti cosa si sta facen-do in quel momento. Raccoglie 113 milioni di uti-lizzatori. z

LinkedIn. Rispetto agli altrisocial network, è quello cheesalta più di tutti l’aspettoprofessionale ed è nato pro-prio per generare rapporti dilavoro. Su LinkedIn (100 milioni diusers) è infatti possibile met-tere il curriculum online edentrare in contatto con per-sone dello stesso ambito la-vorativo. Inoltre, è possibilevisualizzare gli annunci di la-voro del proprio settore eaderire ai gruppi di discus-sione relativi agli argomentie agli interessi che più ci ri-guardano. Oltre ai profilipersonali, anche su LinkedInè possibile aprire un profiloper la propria azienda e de-scrivere le proprie attività. z

Youtube rappresenta lacommunity di condivisionevideo più grande del mondo(591 mil ioni di users).Chiunque può aprire facil-mente un proprio canale,caricare tutti i video delle va-canze, dei party cui ha par-tecipato o dei concerti cui haassistito, condividerli e com-mentarli con tutti gli altriutenti. Su Youtube è presen-te qualunque tipo di video eanche le aziende vi trovanospazio, pubblicando i proprivideo promozionali, fornen-do agli utenti informazionidi base, scambiando mes-saggi di posta, pubblicandocommenti o rispondendo aquelli degli iscritti al propriocanale. z

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694.445 ricerche su Google

6.600 foto caricate su Flickr

600 video caricati su Youtube,corrispondenti a 25 oredi contenuti

510.040 commenti su Facebook (FB)

695.000 aggiornamenti di stato su FB

79.364 messaggi in bacheca su FB

70 nuovi domini registrati

168 mio e-mail inviate

320 nuovi account su Twitter

98.000 tweet (messaggi)su Twitter

13.000 applicazioni scaricateper Iphone

20.000 nuovi post pubblicatisu Tumblr (piattaforma per micro blog)

1.700 download da Firefox(browser)

50 download per Wordpress(piattafoma per creareblog)

125 download di plugin per Wordpress

100 nuovi accountsu Linkedin

40 nuove domande suYahooAnswers.com

100 nuove domandesu Answers.com

1 nuovo articolo pubblicatosu Associated Content (piùgrande piattaforma per lapubblicazione di articoligiornalistici)

1 nuova definizione su Urban-Dictionary.com

12.000 annunci su Craigslist(sito di annunci on line)

370.000 minuti di telefonateda Skype

13.000 ore di musicastreaming su Pandora

1.600 letture fatte su Scribd(il più grande sitoper la condivisionedi documenti)

1.500 messaggi su blog

60 nuovi blog

IN 60 SECONDITutto può accadare in 60 secondi su social network & co.

Ecco in numeri una breve sintesi realizzata da Go-Globe.com ⌛

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PUBBLICITÀE SOCIAL NETWORK:UN AMORE TUTTO DA COLTIVARE

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PRIMO PIANO: SOCIAL NETWORK E PUBBLICITÀ

A.A.A. AMICIIN VENDITA OFFRESIPER LE AZIENDE, AVERE UNMIGLIAIO O PIÙ DI AMICISU FACEBOOK È UN OTTIMOBIGLIETTO DA VISITA.ED ECCO CHE FIORISCONOI MERCATINI DEI “CONTATTI”.

di in cui le aziende potevano usare que-sta miniera di potenziali consumatori,per promuoversi attraverso Facebook,erano principalmente due: i “FacebookAds” e le “Pagine” di Facebook.Gli Ads sono degli annunci a paga-mento, estremamente mirati, che ven-gono visualizzati in parti ben espostedel sito, e associati alle azioni svolte da-gli amici. Se, ad esempio, un contattoha appena visualizzato la pagina di unacerta azienda, e cliccato su “mi piace”tale notizia verrà visualizzata dai suoiamici con gusti simili. Attorno alle Pa-gine vere e proprie, le aziende cercava-no invece di creare una community difan e coinvolgerla con promozioni, an-teprime, offerte speciali e immaginiesclusive, in modo da generare un ri-torno in termini di passaparola favorevo-le che doveva tradursi in un incrementonegli acquisti o nel prestigio del brand. A fine aprile 2010, c’è stata una picco-la rivoluzione: l’appeal promozionaledel network si è espanso al di là dei

confini della piattaforma, grazie ai “so-cial plugin”, pulsanti e riquadri in gra-do di replicare su qualsiasi sito esternoalcune delle funzioni di “faccialibro”,come l’apprezzamento per un com-mento o la raccomandazione agli ami-ci. Il plugin più noto è il pulsante “like”che può essere collocato in qualsiasi si-to esterno alla rete sociale. Come ac-cade per il gradimento espresso per lePagine aziendali, situate all’interno delnetwork, ogni qualvolta l’utente cliccasul pulsante “mi piace” su un sitopartner, tale azione viene riportato nelsuo flusso di aggiornamenti su Facebo-ok, divenendo così visibile a tutti i suoi“amici”.A gennaio di quest’anno, è sbarcatoinoltre in Europa il nuovo servizio “De-als”: sconti e offerte speciali a cui sipuò accedere condividendo la propriaposizione geografica attraverso il tele-fonino. I negozi che offrono qualche“deal” sono localizzabili grazie all’ap-plicazione “Luoghi” di Facebook. Col-

legandosi ad essa con uno smartphonedotato di Gps, un quadrato giallo se-gnala gli esercizi commerciali che han-no qualche promozione in corso: effet-tuando il check-in, sullo schermo delcellulare appare un voucher che è suf-ficiente mostrare al personale del ne-gozio per poter usufruire degli sconti.Gli “affari” possono essere di vario ti-po: offerte “individuali” valide per untempo limitato, “per gli amici” se sonoda condividere con uno o più dei pro-pri contatti; legati alla “fedeltà” quan-do a essere premiata è la frequente pre-senza in una certa attività commercia-le; o di “solidarietà” nel caso in cui icommercianti si impegnino a versaresoldi in beneficenza in cambio di uncheck-in.Un sistema davvero interessante concui un’azienda può lanciare offertespeciali geolocalizzate, anche in ma-niera estemporanea, portando a nuovilivelli il cosiddetto “proximity marke-ting”. z

Gli “amici” su Facebook e sugli altri so-cial network, raramente, si sa, sono dav-vero tali. Per le aziende, soprattutto, so-no più che altro un utile indicatore di po-polarità, affidabilità e buona reputazio-ne, da sfoggiare per far bella figura neiconfronti dei concorrenti e per attirarenuovi potenziali clienti. Ed ecco che fol-lower (i “seguaci” di Twitter) e fan fini-scono venduti e scambiati sul mercatocon offerte, come insegna il manuale delperfetto venditore, davvero per tutti igusti e tutti i prezzi.Ci sono società specializzate che vendo-no pacchetti di amici su Facebook e Twit-ter, alla faccia della trasparenza del mar-keting online. Girando per i supermar-ket della rete si incontra, per esempio,uSocial (http://usocial.net) che chiede,per procurare 1000 seguaci su Twitter,solo 87 dollari.Per chi ha deciso di pensare in grande edesidera (in 18 mesi di tempo) portarsi acasa la bellezza di 100 mila aficionados,c’è SocialKik (http://www.socialkik.com),che si accontenta di 900 euro, mentre irivali di uSocial arrivano fino a 3.479 (inun anno). E siccome non si vive di solimessaggi da 140 caratteri, nel mercatodei falsi sentimenti digitali c'è spazio an-che per chi vende profili su Facebook erimpolpa così di fan le pagine, spessoscarne, di aziende e istituzioni di ognigenere. Un migliaio di “amici” sul socialnetwork più popolare del pianeta, sivendono da un minimo di 55 a un mas-simo di 197 dollari. Anche in questo ca-so, però, dipende dalle esigenze. Le of-ferte di operatori come RajPromotions(http://www.rajpromotions.com), infat-ti, garantiscono, per soli 195 dollari, fandella nazionalità o della localizzazionedesiderata. Il tutto con la formula, assi-curano i gestori del sito, soddisfatti orimborsati.

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PUBBLICITÀ MIRATE E LOCALIZZATE, COMMUNITY,OFFERTE DAVVERO SPECIALI: LE POSSIBILITÀDI PROMOZIONE DI UN'AZIENDA SUI SOCIAL NETWORKSONO ORMAI MOLTEPLICI ED EFFICACI. ANCHE SE QUALCHE REMORA PERSISTE ANCORA.

cinque settori merceologici, conferma-va questa relativa “freddezza”: solo il32% delle società esaminate dichiara-va di utilizzare i social network per dif-fondere la conoscenza del propriobrand e dei propri prodotti. Tra queste,le più grandi e strutturate erano risul-tate essere anche le più attive, con unbuon 57,9% che presidiava almeno unsocial media, cifra che scendeva a unmisero 10% nel caso delle aziende piùpiccole. Ma si sa, nell’era digitale i da-ti cambiano a grande velocità, e anchenelle aziende le cose si stanno muo-vendo.

Tra i social media tenuti sotto control-lo, Facebook si sta dimostrando esserelo strumento di gran lunga più appeti-bile. Un dato spiegato dal fatto cheMark Zuckerberg (il fondatore) e socisono ormai in possesso di un databasedi 700 milioni di utenti segmentati perdemografia, professione, gusti ed in-teressi. Fino a qualche tempo fa, i mo-

Facebook in particolare, e i socialnetwork in generale, sono consi-derati sempre più la nuova fron-

tiera della pubblicità. Lo dicono i dati,lo dicono i fatti. Ma è anche vero chela loro adozione come strumento dimarketing è ancora un po’ frenata dal-l’eco di alcuni aspetti che, in questi an-ni, ne hanno condizionato la rapidadiffusione. Ci riferiamo in particolare altimore che, un’eccessiva presenzapubblicitaria on line così come sullepiattaforme dedicate in primis alle re-lazioni di amicizia, possa rappresenta-re un impatto potenzialmente fastidio-so per l’utente; alla delicatezza del te-ma della tutela dei dati privati degliutenti, nonché alla diffidenza degli in-vestitori nei confronti di ambienti in cuii contenuti non sono controllabili per-ché generati dagli utenti. Una ricerca realizzata a fine 2010 dagliallievi del master in Social Media Mar-keting, dell’Università Iulm di Milano,condotta su 720 realtà appartenenti a

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PUBBLICITÀ ONLINE:IL TEMPO DEL BRUNCH

PRIMO PIANO: INTERNET E PUBBLICITÀ

QUATTRO ANNI FA LA PUBBLICITÀ ON LINE INIZIAVA A MUOVERSI TRA TENTATIVIED ERRORI. SI PENSAVA DI ESSERE ALL’ORA DELL’APERITIVO, COME DICEVANOQUELLI DI IAB, MA CHE BEN PRESTO SAREBBE ARRIVATO IL TEMPO PER UN GRANBEL PASTO COMPLETO. INVECE SI È PASSATI SOLO A UN BRUNCH, A UN APERITIVORINFORZATO.

Ma le cose si stanno muovendo: i dati Nielsen dei primi mesi dell’anno,dimostrano un’evidente crescita di Internet come mezzo pubblicitario, a discapitoinvece della gran parte dei mezzi tradizionali, che mostrano segnali scoraggianti. Ciò non toglie che molto ci sia ancora da fare e da inventare. Anzi, quasi tutto,stando alle parole di Fabiano Lazzarini, General Manager di IAB Italia*

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Internet ha rivoluzionato il mododi fare pubblicità?Internet non solo ha cambiato il mo-do di fare pubblicità, ma l’intero pro-cesso di comunicazione con il propriotarget e i propri clienti. Questo perché siamo passati da un si-stema tradizionale di broadcasting, incui qualcuno trasmetteva un messag-gio e qualcun altro lo riceveva, a un si-stema in cui anche al consumatore èdata la possibilità di esprimersi. Inoltre, il fatto che Internet non siauno strumento limitato nello spazio enel tempo, come nel caso dei palinse-sti televisivi, e che quindi sia disponi-bile 24 ore su 24 senza limiti di ca-pienza, complica lo scenario. Di conseguenza, sono cambiati sia glistili, sia i contenuti dei messaggi pub-blicitari che le aziende producono.Prima si realizzava uno spot televisivo,ora l’azienda deve invece aprire un si-to web, riempirlo di tutte le informa-zioni possibili, creare contenuti accat-tivanti che coinvolgano il cliente. Tutto è più complicato: le aziende de-vono diventare dei piccoli produttoridi contenuti e devono imparare a far-lo molto bene visto l’influenza che In-ternet ha sui consumatori.

Quali sono le tendenze della pub-blicità interattiva in Italia?L’Italia, dopo la forte crisi, offre unterreno più fertile e forti margini dicrescita per il web. Cresciamo, troppolentamente, ma cresciamo.Per quanto riguarda i trend emergen-ti dei consumatori, certamente dob-biamo citare i social network, stru-menti dirompenti che non solo hannoaumentato il tempo di permanenzaonline degli utenti, ma hanno ancheconvinto intere fasce di popolazione,che finora non avevano ancora ap-procciato Internet, a provarlo. È sottogli occhi di tutti: i social network stan-no entrando sempre più prepotente-mente nelle nostre vite.

Quanto investono oggi leaziende italiane nella pubblicitàonline? Ancora troppo poco, sebbene le cosestiano cambiando: nell’ultimo anno,

le aziende hanno iniziato seriamentea interrogarsi su come trarre i massi-mi vantaggi da Internet. E i cambia-menti iniziano a vedersi visto che neiprimi mesi del 2011, stando ai datiNielsen e rispetto al 2010, sono statiregistrati tassi d’aumento a due cifreper quanto riguarda l’investimentonella pubblicità Internet e nel directmail.

Come contribuisce e come hacontribuito la comunicazione di-gitale allo sviluppo del Paese?Ha contribuito parecchio: pensiamosolo ai nativi digitali, che sono natiavendo già a disposizione Internet.Come la nostra generazione avevasempre a disposizione la televisione ela utilizzava senza riserve, così oggi ibambini, già da piccolissimi, accedo-no regolarmente alla Rete e conside-rano il Pc un elettrodomestico comegli altri. Pensiamo ancora al nostromodo di lavorare: dieci anni fa, sullenostre scrivanie si accumulavano cen-tinaia di fogli e appunti. Adesso è tut-to diverso: possiamo trovare tutte leinformazioni che ci servono in tempo-reale grazie al Pc. Pensiamo anche altessuto industriale che caratterizzal’economia italiana, per lo più com-posto da piccole e medie imprese i cuiprodotti sono sempre stati vendutianche all’estero, ma che non sonomai riuscite a trasformare il loro busi-ness in un business internazionale.Ora, grazie a Internet, stanno poten-ziando il commercio con l’estero (nonsolo per l’e-commerce) e entrando incontatto con clienti stranieri.E infine pensiamo a come Internet ab-bia influito sulla vita privata, semplifi-cando molte attività e consentendocidi entrare in contatto con culture lon-tane e diverse, rimanendo seduti sul-la nostra sedia. Però dobbiamo anche pensare che lecose non avvengono da sole e benché“la rivoluzione Internet” si muova ve-locemente con le proprie gambe, c’èsempre bisogno della collaborazionedi tutti affinché i miglioramenti av-vengano rapidamente.

Secondo lei scopriremo altre e

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*COS’È IAB ITALIA?Fondata nel 1998, è l’Associa-zione dedicata allo sviluppodella pubblicità interattiva chenasce per contribuire a diffon-dere la comunicazione digita-le e Internet, illustrandone ivantaggi che se ne possonotrarre a tutti i livelli. IAB forni-sce anche informazioni e datisull’industria della pubblicitàinterattiva e sugli investimen-ti, promuove momenti di in-contro e condivisione tra glispecialisti del settore. Tra que-sti, impossibile non citare IABForum Milano, da anni luogoprivilegiato di discussione in-torno alla comunicazione digi-tale, che vede la partecipazio-ne di importanti professionistie di migliaia persone. IAB col-labora con IAB Europe, alloscopo di conoscere e anticipa-re anche nel nostro paese letendenze straniere del merca-to pubblicitario online.

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nuove potenzialità della Rete cheancora non conosciamo? Assolutamente sì, soprattutto se con-sideriamo che in Italia siamo presso-ché all’anno zero. Da quando lavoroin questo campo, ogni giorno ho vistoemergere delle novità in grado distravolgere l’intero scenario; per que-sto motivo penso che ci sia ancoratutto da fare!

Oggi grazie a Google e agli altrimotori di ricerca, l’informazioneè alla portata di tutti. Di contronon vi sono limiti alla presenzasul web. Come possono i naviga-tori classificare le diverse fonti ecapirne l’attendibilità?Ricorrendo ai metodi tradizionali. In-ternet, in molti casi, non fa che ripe-tere, seppur in maniera più abbon-dante, quello che succede nell’offli-ne. Quando andiamo in edicola, pos-siamo scegliere tra diversi quotidiani,ne compriamo un paio e ci fidiamo diquelli. Su Internet, gli utenti non fan-no che ricorrere alle stesse fonti chehanno anche offline: ad esempio, imaggiori quotidiani cartacei sono an-che quelli più spesso fruiti sul web. Un modo per giudicare l’attendibilitàdelle fonti è affidarsi al brand, al no-me famoso. È anche vero che, poiché su Internetnon ci sono barriere in entrata, si cor-re il rischio di accedere a informazio-ni sbagliate; qui deve essere l’utentea possedere la sensibilità e la capaci-tà di capire e selezionare. Anche inquesto caso, però, a mio avviso, il ri-schio di non saper giudicare le fontiesiste perché siamo ancora in una fa-se iniziale dello sviluppo del fenome-no Internet.

Tempestività, correttezza e com-pletezza delle informazioni: chivince nella sfida tra Internet e imedia classici?In termini di tempestività sicuramen-te Internet. In termini di correttezza ecompletezza dell’ informazione ècomplesso capirlo e generalizzarlo.Sicuramente dipende sempre da chifornisce l’informazione.Inoltre, bisogna anche considerare le

risorse: qualità e abbondanza delleinformazioni sono legate di solito allapresenza di forti investimenti. Ma an-che questo non sempre è vero: esi-stono, infatti, blog di alta qualità chedispongono di pochissime risorse ri-spetto alle testate più note.Ma forse possiamo dirlo: vince e vin-cerà il web! I lettori online sono mol-to più numerosi dell’offline. Ecco per-ché ormai si è diffusa la prassi di anti-cipare un comunicato al sito web diuna testata che non alla sua redazio-ne tradizionale, per fare in modo chela notizia esca prima e abbia anchepiù visibilità.

Quali consigli dare per orientareil navigatore nell’oceano di infor-mazioni di Internet?Intanto affidarsi ai punti di riferimen-to che si hanno nella quotidianità: seun brand è affidabile offline, lo sarà disicuro anche online. Poi, per cercaredi gestire l’abbondante flusso di in-formazioni, direi di ricorrere ai moto-ri di ricerca, magari cercando prima(anche su Internet) delle linee guidaper utilizzarli, visto che spesso si usa-no in maniera rudimentale e pocoesperta. Poi, ultimo consiglio, cercaredi essere saggi e consapevoli, per nonricadere nelle facili truffe. z

PRIMO PIANO: INTERNET E PUBBLICITÀ

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Il 2010 si era concluso con una raccolta pub-blicitaria di circa un miliardo di euro, seb-bene, in generale, solo il 15,8% dei clientiavesse pianificato anche online e solamentel’8% del 15,8% facesse l’80% degli investi-menti pubblicitari su Internet. Nei primi mesidel 2011, rispetto al 2010, sono stati regi-strati tassi d’aumento a due cifre per quantoriguarda l’investimento nella pubblicità In-ternet e nel direct mail, e il numero diaziende inserzioniste è aumentato dell’8,6%.

Internet è risultato essere il mezzo più dina-mico e in evoluzione, con un +15,5% di va-riazione, data soprattutto dall’aumento diinvestimenti nei settori automobilistico(+13,5%), media/editoria (+15,6%), di-stribuzione (+211,8%) e tempo libero, a di-scapito dei mezzi pubblicitari tradizionali,che mostrano invece segnali scoraggianti.

(fonte: Nielsen)

GLI INVESTIMENTIPUBBLICITARI SU INTERNETNEL 2010 IN ITALIA E I PRIMI DATI DEL 2011

eMarketer ha pubblicato la sintesi diun’indagine svolta da Strata, una delleprincipali agenzie degli Stati Uniti specia-lizzata in media buying, relativamenteagli ostacoli che le imprese avvertono tut-t’oggi al momento di effettuare i loro in-vestimenti pubblicitari online. Nonostanteil crescente interesse per la realizzazionedi campagne che utilizzino social media esmartphones, secondo quanto riportato,

esistono ancora barriere importanti nel-l’allocazione dei budget pubblicitari sulweb e nel mondo digitale in generale, cheviene tuttora considerato mezzo di inte-grazione, di supporto alle campagne pub-blicitarie sui media tradizionali,televisione in primis. Colpisce in partico-lare il 26% di rispondenti che segnala unacarenza di efficacia della comunicazionepubblicitaria online, seguito dal 23% che

non registra domanda di spazi sul web daparte delle imprese. Il paradigma dellasfida dei media nell’ambiente digitale po-trebbe essere sintetizzato nel passaggiodalla visibilità. È un cambiamento tra-sversale al mondo dei media e della co-municazione pubblicitaria che impatta conrilevanza su entrambi.

Fonte: il Giornalaio

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I DOLORI DELLA GIOVANE PUBBLICITÀ ON LINE SECONDO STRATA

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SE TIRUBOIL MARCHIOSUL WEB!

PRIMO PIANO: INTERNET E PROPRIETÀ INTELLETTUALE

COME CAMBIA LA PUBBLICITÀ E LA PROPRIETÀINTELLETTUALE NELL’ERA DI INTERNET. PASSANDO ATTRAVERSO UNA BATTAGLIA LEGALED’ECCELLENZA: LOUIS VUITTON CONTRO GOOGLE.

Intervista all’avvocato Laura Orlando, legale dello studioSimmons&Simmons, specializzata in Proprietà Intellettuale.

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Come è emerso nel-l’intervista a IABItalia riportata nel-

le pagine precedenti, ilcoinvolgimento del-l’utente, l’interattività e lamulticanalità sono le nuo-ve tendenze della pubbli-cità online.Infatti, come afferma an-che l’avvocato Laura Or-lando, specializzata in In-tellectual Property, “Inter-net è un mezzo rivoluzio-nario per il marketing del-le aziende. L’utente web non è solo untarget passivo, sollecitato da messag-gi che giungono dall'esterno, ma unsoggetto attivo, che ne va in cerca econtribuisce alla divulgazione delmessaggio pubblicitario”.

In che modo la rivoluzione di In-ternet passa anche dalle novitàapportate dalla pubblicità online?Tra i sistemi più sofisticati di pubblici-tà on-line vi è una nuova forma di in-ternet marketing noto come SearchEngine Marketing (SEM), che si estrin-seca attraverso l'ottimizzazione dei si-ti per motori di ricerca (Search EngineOptimization - SEO) e il cosiddetto“keyword advertising”. Attraverso un posizionamento tra i pri-mi risultati del motore di ricerca (SEO),l'azienda può orientare le scelte delconsumatore a proprio vantaggio. La stessa cosa succede ricorrendo aun'opportuna scelta delle parole chia-ve del sito che vengono "riconosciu-te” dal motore di ricerca. In questomodo, portali e motori di ricerca rie-scono a mostrare e suggerire all'uten-te link diversi a seconda delle parolechiave digitate.

Qual è il meccanismo che si na-sconde dietro la pubblicità presen-te sui motori di ricerca?Quasi l’80% del traffico sul web è ge-nerato dai motori di ricerca, quindinon possiamo trascurare l’importanzadel business delle “keyword”. Googlee Yahoo!, per citare i più noti, offronoagli inserzionisti la possibilità di acqui-stare parole con funzioni di “key-

word” appunto o, perquanto riguarda Google,“adword”. Google Ad-words è oggi lo strumen-to di keyword advertisingpiù utilizzato al mondo.Quando un utente ese-gue una ricerca su Goo-gle con una delle parolechiave specificate, l’an-nuncio dell’inserzionistapuò essere pubblicato incorrispondenza dei risul-tati di ricerca. Il problemaè che spesso le parole

chiave scelte dagli inserzionisti corri-spondono a marchi registrati che, inteoria, dovrebbero essere utilizzati so-lo dai rispettivi titolari. Tuttavia non èprevisto l’obbligo, per il motore di ri-cerca, di verificare se le keyword scel-te dagli inserzionisti violino marchi al-trui. Google, ad esempio, nelle condi-zioni dei contratti che stipula con gliinserzionisti, specifica che l’inserzioni-sta si assume tutta la responsabilitànel caso di uso indebito di marchi al-trui come adword.Google si limita amettere a disposizione una “procedu-ra di reclamo” e dichiara di essere di-sponibile - a titolo di “cortesia” neiconfronti dei titolari dei marchi - asvolgere “limitate” indagini nel casoin cui riceva una segnalazione “ragio-nevole”.

Quindi le keyword usate nei mo-tori di ricerca possono rappresen-tare delle violazioni di marchio; lalegge come si comporta di fronte aqueste?La questione se la responsabilità perviolazione di marchio sia davvero solodell’inserzionista e non anche degli In-ternet Service Provider è stata portatadavanti ai tribunali di mezzo mondo,con esiti diversi. Un esempio è rappre-sentato dall’ormai celebre battaglialegale tra Google e Louis Vuitton, cheha dato origine alla sentenza dellaCorte di Giustizia delle Comunità Eu-ropee del 23 marzo 2010 (cause riuni-te C 236/08, C 237/08 e C 238/08). Secondo la Corte di Giustizia, l’utentemedio di Google non sarebbe tratto ininganno dai cosiddetti “sponsored

ll problema è chespesso le parole

chiave scelte dagliinserzionisti

corrispondono amarchi registrati

che, in teoria,dovrebbero essereutilizzati solo dai

titolari.

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IMQ NOTIZIE n.94

nienza del prodotto. Sembra invece trascurare che - comeinsegna la stessa giurisprudenza dellaCorte di Giustizia (si pensi ad esempioalla decisione nel caso L’Oreal/Bellure)- il contenuto economico del marchiocomprende funzioni anche diverse daquella di identificazione del prodotto,tra cui in primo luogo proprio la fun-zione “pubblicitaria” (nonché, so-prattutto, di protezione degli investi-menti pubblicitari).

Come si diffonde il messaggiopubblicitario nei social network?Una pagina dedicata a un determina-to prodotto creata su uno dei princi-pali social network - come Facebook,MySpace, Flickr, Netlog o addirittura

Second Life - crea un ef-fetto "virale", così cheè lo stesso consumatorea coinvolgere altri uten-ti/consumatori nella dif-fusione del messaggiopubblicitario. Di per sé il social net-working rappresenta una nuova fron-tiera dei sistemi "virali" di prima ge-nerazione (si pensi per esempio aiconcorsi "invita un amico e avrai unasettimana di abbonamento gratui-to"), nei quali la diffusione del mes-saggio ad altri utenti avviene di normain modo deliberato e cosciente. Neisocial network, la diffusione avvienetramite un incontrollato passaparolainformatico, che non dipende più dal-l'utente, primo destinatario del mes-

link”. Il motore di ricerca altro non èche uno strumento: i link che si crea-no tra keyword corrispondenti a mar-chi e risultati della ricerca - a maggiorragione se si tratta di siti Internet noti- non bastano a trarre in inganno ilconsumatore medio che, se interessa-to a un certo prodotto, dopo aver svol-to la ricerca in Google va direttamen-te sul sito specifico. Vi è pertanto da ritenere che anche gliadvertisement (gli sponsored link che

compaiono a lato dei ri-sultati della ricerca) ven-gano trattati dall’utenteallo stesso modo dei risul-tati della ricerca e, anchenell’ipotesi in cui il consu-matore usi Google pro-prio per ricercare il sitospecifico del titolare di unmarchio, non vi è rischio che sia trattoin inganno dagli sponsored link. In sostanza, secondo questa imposta-

zione, non vi sarebbeuna specifica responsabi-lità di Google per viola-zione di marchio in rela-zione all’uso di adword esponsored link.Di certo questa interpre-tazione presuppone una

concezione del diritto dimarchio limitata essenzialmente allasua funzione - pur fondamentale - diindividuazione della origine o prove-

Secondo la Corte di Giustizia, l’utente

medio di Google, non sarebbe tratto

in inganno dai cosiddetti

“sponsored links”.

saggio pubblicitario, ma dalla curiosi-tà degli altri iscritti. D’altro canto,l’utente del social network fornisceinformazioni che consentono di indi-viduarne gusti e interessi, così che ibanner pubblicitari che appaiono sul-le pagine dell’utente sono “persona-lizzati” attraverso meccanismi simili aquelli usati nel “keyword adverti-sing”.

Su Facebook tutti possono gene-rare contenuti senza alcun con-trollo. Come viene gestita in que-sto caso la proprietà intellettuale?I l materiale caricato sul web dal-l’utente privato e non dal titolare delsito è davvero poco controllabile.Anche in questo caso, ogni sito met-te a disposizione un meccanismo didenuncia delle violazioni.Ad esempio, nel caso di violazione didiritti di proprietà intellettuale, èpossibile inviare una notifica a Face-book attraverso un certo modulo. Sec’è violazione, Facebook dovrebberimuovere il materiale contraffatto-

rio. Se è vero che gli In-ternet Service Providersono esonerati da unobbl igo genera le d isorveglianza sulle in-formazioni sui conte-nut i generat i dag l iutenti e di ricerca attivadi eventuali il leciti (eriesce difficile immagi-nare in pratica comepotrebbe essere altri-menti), vi è da auspica-re che i più importantisocial network si attivi-

no per rendere i proprimeccanismi di segnalazione più effi-cienti possibile. Questo, se non per obbligo di legge,in nome della cosiddetta 'Netiquet-te' che raccoglie le norme di etica ebuon uso dei servizi della Rete. Unesempio virtuoso sembra quello dieBay - il maggior sito di aste on line- che ha creato per la segnalazionedelle inserzioni contraffattorie unprogramma relativamente sofistica-to (VeRO: Programma di verifica deidiritti di proprietà intellettuale). z

Nei social media ladiffusione dei messaggi

avviene tramite unincontrollato

passaporola informaticoche non dipende piùdall’utente, primodestinatario del

messaggio pubbli-citario, ma dalla

curiosità degli iscritti.

PRIMO PIANO: INTERNET E PROPRIETÀ INTELLETTUALE

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2120

COME TIRISOLVO LA CRISI

Tramite Twitter, un passeggerodel volo Continental, ammaratonel fiume Hudson, ha potuto

condividere in tempo reale con i suoiamici la propria esperienza corredatada foto, il tutto attraverso un sempli-ce smartphone. La notizia dell’ucci-sione di Osama Bin Laden non solo ècircolata su Twitter 30 mi-nuti prima che la CNNdesse la notizia, ma So-haib Athar (@ReallyVir-tual su Twitter) ha twit-tato in tempo reale daAbbottabad in Pakistansenza sapere quello chestava realmente acca-dendo.I media sociali permetto-no di raggiungere rapi-damente ampi segmenti

della popolazione e fungono spessoanche da fonte di informazione per imedia tradizionali. In questo sensorappresentano quindi un importanteveicolo attraverso il quale diffondereinformazioni, evitando il processo di“mediazione” caratteristico dei me-dia tradizionali.

E in situazioni di crisi, co-me operano i social net-work? Possono rappre-sentare uno strumento asupporto delle aziende?Lo abbiamo chiesto a Pa-trick Trancu, da anniesperto nella gestione enella comunicazione dicrisi.

Quale dei diversi so-cial network permette

di gestire meglio una crisi?La capacità di gestire una crisi non di-pende dall’uso di una specifica piat-taforma, ma piuttosto dalla prepara-zione alla sua gestione. L’ampia dif-fusione della tecnologia - in partico-lare degli smartphone e delle reti cel-lulari e WiFi - l’istantaneità e la virali-tà dell’informazione rendono, infat-ti, quasi impossibile gestire con suc-cesso una situazione problematica seprima non si è dedicato ampio tem-po a simularla. È infatti in questa fa-se che si identificano le piattaformedi interesse, si studia la presenza del-l’azienda su di esse e ci si prepara alloro eventuale uti l izzo. Oggi adesempio, i nostri clienti sono prepa-rati per avviare processi di comunica-zione di crisi su un minimo di 12 piat-taforme sociali, oltre a quelle tradi-zionali.

Perché un'azienda non può piùignorare la forza di diffusionedelle notizie di Internet e dei so-cial network?In un mondo nel quale i media socia-li hanno di fatto soppiantato i mediatradizionali, in termini di velocità didiffusione delle notizie, focalizzare lapropria attenzione solo su agenzie distampa, televisioni e carta stampatarappresenta un grave errore di impo-stazione della propria comunicazio-ne di crisi. Oggi, ciascuno di noi ha lapossibilità di condividere gli avveni-menti ai quali assiste trasformandosiin un “giornalista” sul campo. Nonsorprende quindi trovare su Twitter,Facebook e su altre piattaforme, iprincipali media internazionali, in-tenti non solo a diffondere informa-zioni quanto a cercare comuni citta-dini “testimoni”, in presa diretta, dieventi e situazioni critiche. Spesso,infatti, l’impossibilità da un lato di fargiungere in tempi rapidi una troupetelevisiva o un giornalista sul luogo diun disastro e dall’altro l’esigenza ditrasmettere notizie velocemente e inun flusso continuo, porta i media tra-dizionali a “cercare” quanti, sul cam-po e grazie ad uno smartphone, con-dividono in Rete le proprie testimo-nianze.

COME OGNI NUOVA PIATTAFORMA TECNOLOGICA, I SOCIAL MEDIA POSSONO RAPPRESENTARE SIA UNAFONTE DI RISCHIO, SIA UNO STRAORDINARIO AUSILIO ALLA COMUNICAZIONE IN SITUAZIONI CRITICHE.

Intervista a Patrick Trancu*

CRISISMANAGEMENTLa capacità di gestireuna crisi non dipende

dall’uso di una specificapiattaforma, ma piuttosto

dalla preparazione alla sua gestione.

PRIMO PIANO: INTERNET E CRISIS MANAGEMENT

*Patrick Trancu, amministratore delegatodi TT&A (www.tta.it ), è esperto di gestio-ne e comunicazione di crisi e vanta oltre 25anni di esperienza nella comunicazioned’impresa. È possibile seguire il suo blogqui: http:// patricktrancu.wordpress.com

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pubblicamente gli errori commessiassumendosene la responsabilità.

Un esempio positivo e uno nega-tivo di gestione della situazionedi crisi sui social network?Vi sono diversi esempi di buona ge-stione e di cattiva gestione di crisi inRete. Nestlé è spesso citata come unesempio di cattiva gestione.Mi riferisco in particolare alle accusericevute da Greenpeace per aver ac-quistato l’olio di palma, utilizzato inprodotti come il Kit Kat, da una so-cietà indonesiana a sua volta accusa-ta di distruggere illegalmente le fore-ste pluviali dove vivono gli orangu-tan. Una catena di errori di gestionedei principali media sociali, comeYouTube, Twitter e Facebook da par-te di Nestlé, ha portato l’azienda a su-bire violentissimi attacchi che ne han-no seriamente compromesso la repu-tazione. Esempi più recenti di cattivagestione includono Toyota, BP, Sonye, per restare in Italia, Patrizia Pepe.Quest’ultima, una marca di abbiglia-mento accusata dai consumatori di

aver utilizzato per la campagna pub-blicitaria modelle eccessivamentemagre, ha reagito attaccando a suavolta i consumatori, accusandoli diessere offensivi nei confronti di chiper DNA ha costituzione esile e cata-logando le osservazioni ricevute co-me degne di “un forum sui disturbialimentari”. Un buon esempio di gestione è inve-ce stato quello di Domino Pizza cheha dovuto rispondere a un video nelquale alcuni dipendenti di un nego-zio della sua famosa catena, prepara-vano il cibo in maniera piuttosto di-sgustosa.L’azienda è riuscita a elaborare unbuon piano di risposta grazie ancheal fatto che la stessa stava lavorandoda mesi alla propria strategia sui so-cial media.In conclusione non vi è dubbio che imedia sociali possano rappresentareun rischio. Tuttavia, grazie ad un ade-guato programma di formazione allagestione e comunicazione di crisi,rappresentano, prima di tutto, unagrande opportunità. z

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I social network si prestano a ge-stire una situazione di crisi? Se sì,perché? Oltre che nella rapidità, la forza deisocial network sta anche nella capa-cità di instaurare un dialogo direttocon i consumatori. Mentre, infatti, lacomunicazione verso i media tradi-zionali è principalmente unidirezio-nale, i social media permettono diinformare e di dialogare in temporeale con i propri consumatori e sta-keholder. Si tratta di persone moti-vate dalla passione per un prodottoo per un’azienda che, in possesso diinformazioni oneste e tempestive,hanno il potenziale di diffonderle inmaniera virale. I social network rappresentano quin-di una risorsa nella comunicazionepro attiva, ma allo stesso modo de-vono essere costantemente monito-rati strategicamente per evitare l’in-sorgere di potenziali crisi e per evita-re che da utili strumenti diventino ar-mi pericolose.

Quali sono le principali regole da

osservare per l’utilizzodei social network infase di crisi?Sono poche ma fonda-mentali: ascoltare quelloche viene detto in Rete;aprirsi tenendo un com-portamento onesto etrasparente; agire av-viando il dialogo e spie-gando cosa si sta facen-do; coinvolgere possibilievangelisti o detrattoriper spiegare le azioni in-traprese; mantenere una coerenza intutta la comunicazione; imparare eprepararsi per la prossima gestionedi crisi.Di fatto la gestione di crisi attraver-so i social media segue le regole fon-damentali della gestione di crisi tra-dizionale.Cambia la complessità dell’ascolto,la velocità con la quale è necessarioagire, la molteplicità delle piattafor-me da attivare e gestire e la multi-medialità del messaggio da diffon-dere.

In cosa sbagliano leaziende italiane quan-do si trovano a dovergestire una crisi di co-municazione?I l primo errore che leaziende compiono èquello di non prepararsia l la gest ione di cr is i .Quanti imprenditori og-gi s i sognerebbero dinon assicurare i propristabilimenti o sottoscri-

vere polizze di responsa-bilità civile?Investire in un programma di prepa-razione alla gestione e comunicazio-ne di crisi è come sottoscrivere unapolizza di assicurazione.Significa limitare i danni nel caso incui si verifichino avvenimenti nefasti.Il secondo errore sta nella scarsacomprensione dei meccanismi cheregolano le relazioni in Rete e la sot-tovalutazione dell’importanza dellepiattaforme sociali.Il terzo, frutto della cultura del nostropaese, è quello di non riconoscere

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CRISIS MANAGEMENT “MIRACOLOSE”

Il 30 agosto 2007,un ragazzo, men-tre giocava al lasua Xbox al “TigerWoods PGA Tour08”, scoprì un

glitch, una sorta di errore del programma,che permetteva al personaggio di giocaresull’acqua. Il ragazzo riprese con una video-camera il “miracolo” del Tiger digitale e, ri-battezzandolo “Jesus Shot”, lo pubblicò inun video su Youtube.La casa produttrice del videogioco, la EASports, pensò bene di rispondere all’errorecon ironia, utilizzando gli stessi strumentiscelti da chi lo aveva segnalato. Così produs-se un video, che caricò su Youtube. In esso,dopo un breve frame del filmato realizzatodal ragazzo, si vedeva il vero Tiger Woodsche camminava sull’acqua per prepararsi aun “Jesus shot” e, in conclusione, la scritta:“It’s not a glich. He’s just that good”.

http://www.youtube.com/watch?v=FZ1st1Vw2kY&feature=player_embedded

Oltre che nella rapidità, la forza dei socialnetwork sta anchenella capacità di

instaurare un dialogodiretto con iconsumatori.

PRIMO PIANO: INTERNET E CRISIS MANAGEMENT IMQ NOTIZIE n.94

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I NETWORK CHE FANNO BENE AL BUSINESS

Social network e business. A unavisione superficiale del fenome-no potrebbe sembrare una con-

traddizione in termini, in realtà questidue mondi hanno molto più in comu-ne di quanto si possa immaginare.Mentre si sta sfatando il falso mito peril quale Facebook è solo divertimento,disimpegno, intrattenimento - graziead oltre 3 milioni di soggetti businessche lo stanno integrando all'internodella propria strategia di marketing edi comunicazione - è il momento di fa-re un ulteriore passo avanti. Il social network, così come avvienenella vita di tutti i giorni - da non di-menticare come ormai online e offlinesiano due mondi già convergenti - puòavere una dimensione legataalla propria sfera profes-sionale. Lo sanno beneLinkedIn, Viadeo, Xing,tre business social net-work nei quali continuarea tessere la propria rete dicontatti professionali. Dai100 milioni di profili inLinkedIn ai 35 milioni inViadeo, il fenomeno nonè ancora di massa ma ci siavvicina molto. Solo in

Italia si contano 1,7 milioni di profiliLinkedIn e quasi circa mezzo milionesu Viadeo, contro gli oltre 19 milioni diFacebook.Perché investire tempo in un businesssocial network e quale vantaggio con-creto può dare la presenza attiva inquesti ambienti? Le ragioni sono nu-merose, quante le diverse figure pro-fessionali che potrebbero trarne unbeneficio. Le professioni intellettuali equelle legate all'information technolo-gy sono quelle investite in prima bat-tuta, ma vanno considerate tutte le al-tre che ne sono già investite. Fare networking è un bene per chi cer-ca una prima occupazione, per chivuole trovarne una migliore, per chi

cerca collaboratori quali-ficati da assumere o an-che soltanto partner perla propria attività da libe-ro professionista.Aprire un profilo è solo unprimo passo, al quale ènecessario aggiungere larete di contatti già esi-stente - un controllo deicontatti già attivi con-frontando la rubrica degliindirizzi di posta elettroni-

SE FACEBOOK STA CONQUISTANDO ANCHE LE AZIENDE, COME STANNO INVECE EVOLVENDO LINKEDIN, VIADEO, XING, I SOCIAL MEDIA DAL DNA PROFESSIONALE?

IN ITALIA SI CONTANO

1,7 MILIONI DIPROFILI LINKEDIN

MEZZO MILIONE SU VIADEO

OLTRE 19 MILIONI DI FACEBOOK

PRIMO PIANO: INTERNET E LAVORO

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PRIMO PIANO: INTERNET E LAVORO

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ca può dare risultati sorprendenti - etutto quanto integrabile dalle attivitàquotidiane di relazione. Inserire nelproprio network i contatti relativi ai bi-glietti da visita collezionati al termine diun evento o di una fiera puòessere molto utile permantenere caldo un rap-porto nuovo e non per-dere di vista il contatto.Ciò che conta per coglie-re al massimo le opportu-nità che il business socialnetworking mette a di-sposizione è entrare nellaforma mentis di condivi-dere, gratis nella maggiorparte dei casi, per acqui-sire autorevolezza, credi-bilità, fiducia all'interno del propriomercato di riferimento. Partecipare ne-gli spazi di discussione, dove far emer-gere le proprie competenze e la propriaprofessionalità aiuta concretamente a

rafforzare il personal branding e affer-marsi come unici e qualificati. Con qua-le strumento sarebbe possibile rag-giungere gli stessi obiettivi restando nelfresco della propria casa, connessi dal

terrazzo o dal divano men-tre si costruiscono le basidel business di domani?Chi cerca e chi offre lavo-ro qualificato oggi usa laRete per trovare il candi-dato giusto, sapere tuttosu di lui e decidere o qua-si l'assunzione prima an-cora del colloquio. L'usointelligente di LinkedIn oViadeo aiuta a stare alpasso con la concorrenzae valorizzare al meglio le

proprie capacità. Non è mai troppotardi per cominciare, consapevoli che iprimi a muoversi sono destinati a go-dere di un vantaggio competitivo ri-spetto alla concorrenza. z BNI.COM: LA RACCOMANDAZIONE ORA SI FA ON LINE

La sua filosofia è: “Givers Gain” - se io porto nuoviclienti a te tu sarai motivato a portare nuovi clienti ame. Si chiama BNI e sta per Business International Ne-towrk. È presente in tutto il mondo con 135 mila iscritti, di cui600 in Italia. Obiettivo principale? Aumentare il girod'affari di professionisti e imprenditori grazie alloscambio di referenze e di contatti. Per entrare si paga un’iscrizione di poco superiore ai1.000 euro annuali, si viene strutturati in uno dei

5.900 gruppi (capitoli) e gli incontri si svolgono, di persone, seduti a un bar per la colazio-ne, alla mattina dalle 7.30 alle 9.00. Ognuno dei partecipanti parla per 60 secondi, spiegacosa sta facendo e che tipo di clienti cerca. Poi si analizza un caso particolare e infine ci siscambiano le referenze. Poi? Tutti al lavoro, cercando di far parte di quel 98% di aziende chehanno trovato nuove opportunità di lavoro, grazie a queste referenze. http://www.bni-italia.com

Ecco un elenco parziale delle professioni attualmente presenti in BNI:Consulenza: commercialista, consulente del lavoro, assicurazioni, avvocato, notaio, credito al consumo, diritto d’im-presa, consulente d’azienda, gestione/selezione del personale, agenzia di lavoro temporaneo, consulente per priva-cy/sicurezza, formazione aziendale, promotore finanziario.Information & Communication Technology: formazione ICT, supporto e manutenzione ICT, software applicativi/ge-stionali, sistemi di telecomunicazioni, stampanti e fotocopiatrici, sistemi web, forniture per l’informatica. Salute e Benessere: dentista, dietologo/nutrizionista, farmacista, omeopata, chiropratico/fisioterapista, dermatolo-go, psicologo, oculista/ottico, veterinario, centro servizi medico, centro estetico, centro fitness.Edilizia & Immobiliare: agente immobiliare, agente mutui, climatizzazione, impianti di sicurezza, giardiniere, traslochi,architetto, tappeti e tendaggi, progettista/geometra, impresa di costruzione, manutenzione edile, arredamenti, impre-sa di pulizie. Marketing e Comunicazione: coordinatore di eventi, grafico/web designer, consulente marketing, pubbliche relazio-ni, pubblicità, agenzia di comunicazione, tipografia/stampatore. Altre attività: targhe e incisioni, attrezzature per ufficio, trasporti/corrieri, fotografo, formazione linguistica/tradu-zioni, coordinatore di matrimoni, agenzie di viaggio, servizi di ristorazione/catering, vendita e riparazione autovet-ture, gioielliere, fiorista, artista.

PARTECIPAREnegli spazi di discussione,

dove far emergere leproprie competenze e lapropria professionalità,aiuta concretamente arafforzare il personalbranding e affermarsi

come unici e qualificati.

Diversamente da altri social network molto più cono-sciuti che si basano prevalentemente sulle relazionisociali, LinkedIn è focalizzato su aspetti legati al busi-ness.I Gruppi di discussione, peculiarità del social in que-stione, sono i “luoghi” dove incontrare altre persone(cosiddetti contatti) per discorrere su tematiche di co-mune interesse .Trattasi, comunemente, di argomenti di un certo livel-lo, dove il tono della conversazione tende a rimanereelevato grazie alla partecipazione di esperti nelle va-rie materie rendendo LinkedIn strumento per eccel-lenza che incentiva lo “sharing delle competenze”.Strumento di ricerca/offerta di risorse umane che, at-traverso la visibilità del curriculum personale dei par-

tecipanti, evidenzia le capacità relazionali dei singoli,grazie alla possibilità di “raccomandare” i colleghi ogli individui con cui si è semplicemente collaborato.Vero e proprio strumento di marketing grazie alla pos-sibilità di “clusterizzare” i vari contatti attraverso l’uti-lizzo di tag.La creazione di categorie, in base al settore di appar-tenenza dell’azienda nella quale il nostro contatto la-vora, permette di creare dei cluster che potranno poiessere utilizzati per l’invio di comunicazioni mirate oper la scelta dei contatti a cui proporre un gruppo didiscussione (ad esempio su un nuovo servizio).La possibilità di effettuare benchmarking della con-correnza grazie all’aggiornamento continuo sullo sta-to delle aziende che si decide di “seguire”.

LINKEDIN OVVERO QUANDO IL SOCIAL NETWORK DIVENTA STRUMENTO DI MARKETING

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Anche in Italia, sta aumentando ilnumero di aziende che hannocapito l’importanza di “incon-

trare” il loro pubblico sui social net-work. Parallelamente, continuano a re-stare in vita i “vecchi” siti web istitu-zionali, corredati e aggiornati con qua-lunque tipo di informazione riguardan-te l’azienda. Ma se i vecchi siti web pre-diligono l’aspetto informativo, i nume-rosi profili e le fanpage presenti sui so-cial network preferiscono invece la di-vulgazione, il passaparola e l’interazio-ne con il proprio target di riferimento.Ovviamente, per essere su Facebook&Co, l’azienda deve imparare un nuovomodo di comunicare. Nell’intervista chesegue, Luca Conti ci spiega quali sonole differenze di stile che esistono tra il“vecchio” sito web aziendale e la fan-page su Facebook, illustrando-ci quale sia il modo più cor-retto, per un’azienda, diaffrontare l’agguerritopubblico del web.

È vero che il sito webaziendale è ormai an-dato fuori moda?Il sito web istituzionalenon è passato di modama ha cambiato il suoruolo all'interno dellastrategia aziendale. Infat-ti, non è più il punto di par-tenza o l’unica presenza dell’aziendasul web, ma un sito hub che raccogliecontenuti che a loro volta puntano alleconversazioni che avvengono sui sa-telliti costituiti dai profili sui social net-work e i social media. Un ecosistemache assomiglia sempre più a un piane-ta con tanti satelliti intorno, semprepiù grandi e importanti.

Quando cerco delle informazionisu un’azienda guardo il suo sitoweb o la cerco su Facebook?Dipende da chi sei. È probabile che ilpubblico attivo della Rete cominci lenavigazioni dai social network, quin-di, in questo senso, direi Facebook. Ilsito resta probabilmente la porta diaccesso privilegiata per media, par-tner, azionisti, e lo sarà anche in futu-ro, perché ufficiale e più completo.

Che cosa ha in più il sito webaziendale rispetto alla fanpage oal profilo della stessa sui socialnetwork?Informazioni presentate in forma ana-litica, contatti ufficiali, info di referen-ce. Il social network non sostituiscetutto ciò ma apre una finestra al-l'ascolto e alla conversazione con iclienti e non solo.

È un bene per le aziende essere suisocial network?Lo è nel momento in cui questi ven-gono percepiti e utilizzati come spazidi relazione, non completamente con-trollabili, in cui mettersi in gioco inmaniera trasparente e aperta, spessosenza rete di protezione. Vanno usatiseguendo dinamiche, linguaggi e mo-

dalità proprie di ognuno diquesti, senza improvvisa-re. Per funzionare, neces-sitano quindi di relazionee non di pubblicità ma-scherata. Con queste pre-messe, il social networkpuò arrivare a migliorareradicalmente la percezio-ne dell'azienda con bene-fici ad ampio spettro sututto il business.

Spesso le fanpage FBuff i c ia l i sono gest i te

sempre dall’azienda; ma qualidifferenze devono esserci, a li-vello stilistico e di contenuto,tra il sito web di un’azienda e lasua pagina Facebook?Facebook può essere personalizzatocon alcune schede in cui inserire gra-fica, contenuti, multimedia su misu-ra, ma non si può andare oltre. Lo sti-le deve essere informale, personale,volto alla conversazione. Il contenutodeve essere orientato a offrire valore,sotto forma di informazione, intratte-nimenti e offerte speciali per gli uten-ti più fedeli.

Tra i diversi social network qualisono i primi tre sui quali un’azien-da non dovrebbe mai mancare?Dipende da azienda ad azienda, an-che rispetto ai contenuti che produce

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PRIMO PIANO: INTERNET E SITI WEB

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IL SITO WEB VA IN

PENSIONE?SE LE AZIENDE SI STANNO LASCIANDO TRASCINARE DALL’ONDATA FACEBOOK, SCEGLIENDO DIINVESTIRE SEMPRE PIÙ NELLA RETE, CREANDO PROFILI, FANPAGE E CANALI, IL CARO VECCHIOSITO WEB AZIENDALE, CHE FINE FARÀ? LO ABBIAMO CHIESTO A LUCA CONTI*

*Luca Conti, giornalista, scrittore,blogger e ambientalista.

IL SOCIAL NETWORK

NON SOSTITUISCE ILWEB MA APRE UNA

FINESTRAALL'ASCOLTO

E ALLACONVERSAZIONE

CON I CLIENTI. E NON SOLO.

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In Italia sono più di 30 milioni gli internauti. Il nostro Paese è semprepiù digitale, ma fortemente limitato da infrastrutture informatiche nonall'altezza. Lo conferma anche una recentissima ricerca di Akamai(www.akamai.com): l’Italia sulla velocità del web è penultima in Euro-pa (insieme alla Grecia e davanti solo alla Spagna), con 3,4 Mb per se-condo. Al polo opposto, e con una velocità quadrupla (13,7), si piazzala Corea del Sud. L'indagine di Akamai si riferisce al quarto trimestre del 2010 e riser-va qualche sorpresa. Ad esempio la città più veloce d'Europa, che nonè Londra o Parigi, ma Costanza, in Romania (al 56° posto nella classi-fica mondiale). La città con il web più veloce del mondo è Taegu (18,36Mb in media) in Corea del Sud. E sono del paese asiatico le città fino al-l'undicesimo posto (la capitale Seul). Molto bene si comporta anche ilGiappone, che ha 60 città tra le prime 100. Se è vero che non c'è nem-meno una città italiana tra le prime cento, va detto che se ne contanopoche anche tra le europee: due romene, quattro olandesi, una spa-gnola (Valencia), una portoghese (Porto), una ceca (Brno), un'au-striaca (Salisburgo). Ma se sulla velocità l'Italia insegue, la classifica siribalta se si guarda al traffico legato agli attacchi informatici: il 3,6%del totale mondiale proviene infatti dal nostro Paese, che si piazza insettima posizione dietro a Russia (10%), Taiwan, Brasile, Cina, Usa edEgitto. E l'Italia è anche la prima fonte al mondo di traffico legato agliattacchi da reti mobili (30%).

ITALIANI (SEMPRE PIÙ) DIGITALI(MA TANTO LENTI E TROPPO PIRATI)

AccountÈ lo spazio fisico concesso su un si-to a un utente.

ApplicazioneSoftware che aggiunge funzioni aquelle in dotazione sulla piattafor-ma (giochi, mappe etc).

BachecaSu Facebook è lo spazio in cui com-paiono i messaggi, le foto o gli ag-giornamenti di stato.

BannareEspellere chi si comporta in modoscorretto da un gioco online, dauna chat o da un forum.

ChatLuogo d’incontro in Rete tra utentiper comunicazione e trasferimentodati in tempo reale.

ChattarePrendere parte a una chat.

CommunityComunità virtuale in cui gli utenti

interagiscono per motivi professio-nali o di svago.

DownloadScaricare sul proprio computer pro-grammi, immagini, musica.

EmoticonSono le icone che esprimono emo-zioni con una riproduzione stilizza-ta delle principali espressioni delvolto umano.

File sharingCondivisione di file.

ForumArea di discussione su argomenti diinteresse comune.

GruppoInsieme di utenti che si riunisconoper uno specifico interesse (fans, ti-fosi, appassionati).

Instant messaging (IM) Messaggeria istantanea per conver-sazioni digitali in tempo reale (Sky-pe, Msn e Icq).

NetiquetteTermine formato dalle parole net(inglese, “rete”) e étiquette (fran-cese, “buona educazione”) per in-dicare le norme di comportamentocondivise.

NicknamePseudonimo scelto per identificarsiall’interno di un social network.

PhishingFrode informatica per sottrarre ille-citamente i dati personali di unutente tramite il web.

ProfiloInformazioni, foto, video: la nostraidentità sui social network.

SEA - Search Engine AdvertisingÈ la pubblicità nei motori di ricerca,l’acquisto dei cosiddetti “annuncisponsorizzati, che compaiono sui

motori di ricerca e sono gestiti at-traverso dinamiche di Pay per Click(a pagamento).

SEM - Search Engine MarketingÈ l’insieme delle attività di marke-ting che hanno come obiettivo l’ac-crescimento della visibilità di un si-to Internet, attraverso il canaleweb.

SEO - Search Engine Optimiza-tionComprende tutte le attività volte arinforzare il posizionamento (equindi la visibilità) di un sito Internetsui motori di ricerca, tra i risultatinaturali (detti anche organici, e cioènon a pagamento). Tali attivitàcomprendono l'ottimizzazione siadel codice sorgente della pagina,sia dei contenuti.

SMO - Social Media OptimizationE’ l’ottimizzazione dei profili sui so-cial network e comprende tutte leattività studiate per migliorare la vi-sibilità di un’azienda attraverso gliaccount social.

TagTermine associato a un contenutodigitale per facilitarne l'indicizza-zione nei motori di ricerca.

TwittareStorpiatura del verbo inglese totweet, significa lanciare messaggisu Twitter.

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PRIMO PIANO: INTERNET E SITI WEB

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con maggiore originalità e valore ag-giunti. Di sicuro, in Italia non si puòprescindere da Facebook; Twitter è in-vece affermato nella conversazione intempo reale. Un blog, magari conTumblr, può aiutare a comunicare me-glio sul web social.

Cosa accadrà nei prossimi 10-15anni ai siti web delle aziende? Come si evolveranno? Scompari-ranno?Difficile dirlo, il web è così giovane.A mio avviso resteranno, ma saran-no sempre più integrati con le con-

versazioni che avvengono fuori dalsito, negli spazi social. Non dimenti-chiamo poi il mobile, una variabiledestinata in pochi anni a rivoluzio-nare il modo in cui concepiamo in-ternet. Ci divertiremo, senza dub-bio, di questo sono certo! z

GLOSSARIO COOL 2.0Linkare è roba da primitivi. Ora devi essere un fan, devi twittare , puoi googlare e anche soffrire di discomgoogolation,se vuoi essere “in”. Ecco allora le principali parole da conoscere per navigare alla velocità di Internet.

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Su Google si fa ricerca, su Google cisi fa vedere, su Google si consulta-no le mappe, si cercano le immagi-

ni, si creano dei gruppi di discussione, sileggono le news, si traduce, si vende e sioffre, si fa pubblicità. Su Google si fa tut-to (o quasi). Non per niente è il motore diricerca più utilizzato nel mondo (il 70%di tutte le ricerche mondiali si fanno tra-mite il motore “multicolor”) e natural-mente anche in Italia. Un successo piùche meritato visto la qualità dei servizi of-ferti, sempre in continua crescita, e vistaanche la qualità delle selezioni fatte dai

suoi algoritmi in fase di ricerca. Googlerappresenta insomma una galassia dinotizie e servizi, che potrebbero anchedisorientare un navigatore per la loroquantità. Ma, niente paura! A salvarcidalla giungla delle informazioni, c’è sem-pre lui, il nostro motore preferito che, at-traverso evolute tecnologie, riesce a indi-carci la strada e a selezionare per noi so-lo le fonti migliori. Ma vediamo come, in-tervistando Alessandro Antiga, DirettoreMarketing di Google Italia.

Oggi tutti vanno su Internet e pos-

sono anche alimentarlo; macome si possono riconoscere le fontiattendibili?L’attendibilità delle fonti è un problemache si è sempre posto anche nell’era pre-digitale. Forse uno degli aspetti che ca-ratterizza le fonti che si trovano in Inter-net è quello della loro rilevanza, e questavaria da persona a persona e da contestoa contesto. Ci sono diverse strade trami-te le quali il motore di ricerca guidal’utente: ad esempio, se un utente com-pie una ricerca mentre è loggato con ilsuo account Google, i risultati avranno

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PRIMO PIANO: INTERNET E RICERCA

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una rilevanza maggiore. Se l’utente lodesidera, infatti, il motore tiene tracciadella storia delle ricerche già compiutedallo stesso utente e può quindi fornirglirisultati più pertinenti ogni volta che fauna ricerca nuova.Google è in continua innovazione: bastipensare che lanciamo circa 500 innova-zioni ogni anno. Alcune sono molto di-rompenti, è il caso di Instant (la funzioneche consente al motore di effettuare la ri-cerca già mentre digitiamo la parola), al-tre sono dei miglioramenti tecnologiciche magari non vengono percepiti dagli

utenti, ma aumentano l’efficacia del mo-tore di ricerca, altri ancora sono in fase disperimentazione e giungeranno in Italianei prossimi anni. Tra questi per esempioil pulsante +1, che abbiamo lanciato direcente negli Stati Uniti: se faccio una ri-cerca mentre sono loggato, il motore misuggerisce quello che le persone che ap-partengono al mio network di relazionihanno giudicato rilevante in merito al te-ma della mia ricerca. In altri casi, l’affida-bilità e la pertinenza della fonte dipendedal mio livello di competenza su un de-terminato tema. Mettiamo il caso che

voglia fare una ricerca scientifica: bene,Google mi permette di scegliere il livellodi difficoltà dei risultati forniti, a secondache io sia uno studente al primo anno diliceo oppure un docente universitario.

Come può l’utente gestire la mole diinformazioni contenute in Rete?L’utente non deve solo limitarsi a digita-re una parola e vedere quali risultati ot-tiene, ma deve imparare a usare il moto-re di ricerca in maniera più sofisticata.Quando cerchiamo delle informazioni,abbiamo a disposizione diverse opzioni:

IL MOTORECHE CI DÀ UNA MANOIL MONDO DELLA RETE PUÒ SEMBRAREPIUTTOSTO INTRICATO, A CAUSA DELLA GRAN QUANTITÀDI INFORMAZIONI IN ESSO CONTENUTE.MA A DARCI UNA MANO CI SOLO LORO(O FORSE DOVREMMO DIRE “LUI” VISTO CHE,UNO IN PARTICOLARE, LA FA DA PADRONE):I MOTORI DI RICERCA.

Intervista ad Alessandro Antiga, Direttore Marketing di Italia

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PRIMO PIANO: INTERNET E RICERCA

possiamo scegliere di cercare qualcosasolo tra le news, oppure solo all’internodei blog o, ancora, limitare la ricerca a unarco temporale definito. Un uso più so-fisticato del motore di ricerca aiuta sicu-ramente a orientarsi e a reperire i dati dicui abbiamo bisogno in minor tempo.Per esempio, se si stanno cercando in-formazioni su un tema di cui non si co-nosce nulla, Google offre la funzioneWonder Wheel, che consente di esplo-rare i risultati in forma ‘grafica’ e suddi-visi per aree tematiche.

Google non è solo il motore di ricer-ca, ma un portale di servizi per i na-vigatori della Rete. Ci sono in pro-gramma delle novità?Cerchiamo di offrire agli utenti semprepiù novità, a partire dalle soluzioni per ilmobile, attraverso la nostra piattaformaAndroid. Vogliamo facilitare l’accesso al-la Rete e, dato che l’utente è sempre piùmobile e l’uso degli smartphone è sem-pre più diffuso, stiamo lanciando deinuovi servizi per compiere le proprie ri-cerche sul telefonino che, a differenzadel Pc, è sempre con noi a portata di ma-no. Ci sono alcune innovazioni interes-santi: ad esempio, la ricerca “vocale”(Voice Search), che permette di utilizzarela propria voce per compiere ricerchementre siamo in movimento, senza aver

bisogno di digita-re nulla sulla ta-stiera. Oppure,un’altra novità èGoggles, che per-mette di utilizzarela fotocamera deltelefonino per ef-fettuare una ricer-ca per immagini.Se sono di frontea un luogo, aun’opera d’arte oa un monumento posso fotografarlo e ri-cevere dal motore di ricerca le informa-zioni che lo riguardano. Oltre al mobile,stiamo proponendo diverse soluzioni an-che per il cloud (n.d.r.: tutto quell’insie-me di tecnologie che mettono a disposi-zione risorse hardware - archiviazionesoprattutto, ma anche altro - così comeservizi software, via remoto). Si tratta dioffrire servizi già all’interno della Rete:un esempio sono i documenti, ai quali sipuò accedere online. La nostra strategiasi basa sull’utilizzo di Chrome, il browserche abbiamo lanciato da qualche anno.A giugno, inoltre, verranno lanciati iChromebook, dei Pc con sistema opera-tivo Google Chrome OS e basati intera-mente sulla Rete.

Cosa offre Google alle aziende?

Google offre alle aziende due cose inparticolare: la visibilità e le apps. Perquanto riguarda la visibilità, le aziendehanno a disposizione sia AdWords, lostrumento che permette di farsi pubbli-cità in Rete e dunque di farsi trovarementre l’utente compie delle ricerche le-gate all’attività dell’azienda, sia il displaynetwork, ossia le migliaia di siti che fan-no parte del network di Google e chepossono essere sfruttati dagli inserzioni-sti per farsi pubblicità. Infine, c’è ancheYouTube, che è una property di Googlee che ha un’audience molto elevata. Leaziende possono utilizzare YouTube permettere online video, spot, per aprire deicanali e fornire così le informazioni suipropri prodotti a un grande pubblico.

Su Google chiunque può farsi pub-blicità a poco prezzo: come puòl’utente distinguere ciò che è più me-ritevole di attenzione da ciò che èmeno valido?Anche in questo caso, la tecnologia civiene in aiuto. Innanzitutto, non è possi-bile modificare, nemmeno pagando, ilproprio posizionamento nei risultati or-ganici della ricerca.Ma anche per quanto riguarda la pubbli-cità, ossia i link sponsorizzati, non ven-gono accettate pubblicità che non sianopertinenti con la ricerca effettuata dal-l’utente. Inoltre, non basta pagare di piùper ottenere una posizione migliore neilink sponsorizzati, perché il motore di ri-cerca tiene conto anche della qualità diquello che stiamo pubblicizzando, dellaqualità del sito di destinazione, del nu-mero di utenti che hanno cliccato su quellink. Quindi, anche nel caso dell’adverti-sing, così come nella ricerca organica, ilmotore di ricerca ci dà una mano a orien-tarci. z

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Audiweb è un Joint IndustryCommittee al quale partecipanole associazioni di categoria ditutti gli operatori del mercato:Fedoweb, la federazione deglioperatori del web, l’UPA, (UtentiPubblicità Associati) che rappresen-ta le aziende nazionali e multinazio-nali che investono in pubblicità e As-sap Servizi s.r.l., l'azienda servizi diAssoComunicazione, l’associazionedelle agenzie e centri media ope-ranti in Italia. Grazie alla realizza-zione di un nuovo sistema integratoper la rilevazione dei dati, e grazie alsupporto metodologico dei propripartner di ricerche di organizzazioniinternazionali come IAB, Audiwebrealizza e fornisce al mercatouna fotografia dettagliata sullafruizione dei media online (Onli-ne Audience Measurement Ser-vice). La nuova piattaforma, intro-dotta nel 2008, consente ad Audi-web l’accesso ai dati sulla diffusionee sull’utilizzo del web, allargando larilevazione degli accessi oltre che dacasa e da luogo di lavoro anche a bi-blioteche, luoghi pubblici, Internetpoint e mobile e integrando i datidel panel di navigatori ai dati cen-suari rilevati dai siti editoriali. Audiweb utilizza diverse fonti per lesue rilevazioni: la Ricerca di Base sul-la diffusione dell'online in Italia, unaricerca quantitativa realizzata in col-laborazione con DOXA, che permet-te di individuare i profili socio-de-mografici degli utenti Internet ita-liani basandosi su un campione di10.000 interviste face to face; il Pa-

nel, una rilevazione oggettiva rea-lizzata attraverso un software meterche garantisce l'automatizzazionedella rilevazione dei comportamen-ti del campione Internet ed evita lanecessità di affidarsi alle dichiara-zioni di navigazione da parte degliutenti; il sistema censuario, unarilevazione oggettiva e completa ditutta l'attività compiuta sui siti cen-siti da Audiweb; il Catalogo, costi-tuito da informazioni su tutta l'of-ferta editoriale disponibile su Inter-net.Sulla base di queste fonti, Audiwebrealizza diverse tipologie di re-port: Audiweb Trends, il reporttrimestrale basato sui dati della ri-cerca realizzata in collaborazionecon l'istituto di ricerca DOXA; Audi-web Database, che grazie al ricor-so a software applicativi molto sofi-sticati, fornisce dati importanti perla costruzione, valutazione e otti-mizzazione di piani per la pianifica-zione pubblicitaria online, risultan-do quindi uno strumento indispen-sabile per centri media ed editori;Audiweb View, servizio che con-sente di visualizzare report sui datidi navigazione dell'intera offertaeditoriale presente su Internet, ag-gregati per mese; Audiweb Re-port, il report sintetico quotidianodistribuito online nella giornata suc-cessiva alla rilevazione e che contie-ne tutti i dati principali di audiencedegli editori iscritti ad Audiweb de-rivati dal sistema censuario Audi-web Census (browser unici, pagineviste, visite, tempo medio per pagi-

na, durata della visita).A chi giova tutto questo? Indubbia-mente, la raccolta di dati e informa-zioni imparziali e attendibili che ri-guardano gli accessi ai principali sitie portali, il profilo degli internauti eil tipo di uso che fanno della Reterappresenta un fondamentale stru-mento di marketing che consente aeditori, centri media, agenzie eaziende di avere un quadro comple-to del loro mercato di riferimento,utile per la pianificazione e la ge-stione delle campagne di comunica-zione e l’ottimizzazione di tutte leazioni pianificate online. z

GLI ULTIMI DATI DI AUDIWEB TRENDS: DA DOVE SI COLLEGANO GLI ITALIANI?

Dal report di Audiweb Trends, relativo al primo tri-mestre del 2011 e basato su un campione di 10.000interviste a persone di età compresa tra gli 11 e i 74anni, emerge che sono ben 34,4 milioni (il 71,5%della popolazione di riferimento) gli italiani che di-spongono di un collegamento a Internet e il 60,5%delle famiglie italiane si collega alla Rete da casa.Inoltre, il 66% delle famiglie che si collegano da casapossiede un collegamento veloce tramite ADSL esenza limiti di tempo. Un altro dato interessante èl’aumento, in un anno, del 50,5% dei collegamenti aInternet da telefono cellulare, che riguarda ben 7,3milioni di persone, ossia il 15,2% della popolazionedi riferimento.

35

CHI SONO GLI UTENTI CHE FREQUENTANOLA RETE PIÙ ASSIDUAMENTE? QUANTE SONOLE FAMIGLIE CHE VI ACCEDONO OGNI GIORNO?

A queste e altre domande risponde Audiweb, la societàche si occupa di raccogliere i dati sull’audience online che,utilizzando strumenti all’avanguardia, fornisce dati precisi,di carattere quantitativo e qualitativo.

CHI ÈONLINE?

GLI ITALIANI SI COLLEGANO DA…

DA QUALSIASI POSTAZIONE:

66,8%

71,5%

DA CASA:

DA SCUOLA O UNIVESITÀ:

DA ALTRI LUOGHI COME BIBLIOTECHE E INTERNET POINT:

DA ALTRI LUOGHI COME BIBLIOTECHE E INTERNET POINT:

Fonte: Audiweb Trends, maggio 2011 – Audiweb powered by Nielsen

DAL LAVORO:

67,3%

60,6%

38,0%

40,9%

6,8%

6,5%

4,3%

4,0%

10,1%

15,2%

MARZO 2010 MARZO 2011

+ 7,0%

+11,1%

+7,6%

-4,4%

-7,0%

+50,5%

Page 20: IMQ Notizie 94

MOBILE IN ITALIA28% di italiani è interessato a leggere gior-

nali/riviste su tablet (Fonte: Nielsen HomeScan OsservatorioMultiucanalità 2010)

12,5 milioni (+ 28,3% rispetto all’anno pre-cedente) sono gli utilizzatori di Internetda mobile (Fonte: Aegis Media elaborazione datiComScore)

La navigazione via mobile evidenzia l’esigenza di acce-dere velocemente a informazioni essenziali e tramite si-ti ottimizzati: infatti ci si collega per lo più a portali, poi amotori di ricerca, quindi per consultare le e-mail.

(Fonte: Nielsen Mobile Media Q3 2010)

re un programma che li aiuti a riceve-re e leggere le news e soltanto uno sudieci di coloro che spulciano i conte-nuti informativi via smartphone affer-ma di farlo attraverso una “app”, ov-vero un piccolo software pensato peressere utilizzato sul telefonino. Scendendo sempre più nel dettaglio,si scopre inoltre che, di quest’ultimo10%, solo un decimo utilizza un’app a

7,30 A.M.:CAFFELATTE, BRIOCHEE GIORNALE ONLINE COME CAMBIA LA FRUIZIONE DEI MEDIA CONL'EVOLUZIONE DEL WEB MOBILE.

Sempre più persone utilizzano i lo-ro smartphone (i cellulari “intelli-genti”, in grado di collegarsi a In-

ternet) e tablet (i computer a “tavolet-ta”, come l’iPad) per leggere notizie econtenuti informativi online. La tendenza è particolarmente eviden-te negli Usa, da sempre antesignani diqualsiasi mutazione e riguarda preva-lentemente le notizie locali.

Una recente (febbraio 2011) ricercadel Pew Research Center, un’organiz-zazione specializzata nello studio deimutamenti nel settore editoriale,nell’ambito del suo “Project for Excel-lence in Journalism” ha messo in evi-denza come il 47% degli americaniconsulti in mobilità le news, gli articolisportivi, le previsioni del tempo, ban-che dati di imprese presenti nella zona

di riferimento o sui migliori ristorantidel circondario. La ricerca è stata condotta in inglese espagnolo dal 12 al 25 gennaio 2011 su2.251 adulti sopra i diciotto anni, e for-nisce diversi altri dati degni di nota. Il primo è che la consumazione dellenotizie non è, di solito, mediata dalleapplicazioni; solo il 13 % dei posses-sori di dispositivi mobili afferma di usa-

pagamento. Piuttosto, se devonospendere, preferiscono ancora acqui-stare la versione cartacea di un giorna-le. Sembrano perciò, per il momento,infondate le speranze degli editori chevedono nella fruizione di contenuti at-traverso tablet e telefonini una via diuscita dalla crisi finanziaria del settore. Questo non ha impedito loro di ingag-giare una competizione sfrenata per illancio della migliore edizione elettro-nica del loro giornale, una corsa che hacoinvolto le grandi testate giornalisti-che di tutto il mondo, comprese quel-le italiane; tutti i maggiori quotidiani eperiodici, dalla Stampa all’Espresso, daRepubblica al Corriere hanno sviluppa-to le loro versioni per smartphone e ta-blet; il progetto più innovativo è forsequello del Sole 24 Ore che per il suo in-serto del giovedì dedicato alla tecnolo-gia ha creato un’applicazione per iPadassai sofisticata e ricca di contenuti ori-ginali, “La Vita Nova”. Sul piano internazionale, l’esperimen-to più coraggioso di pubblicazione sutablet è invece quello di Rubert Mur-doch: il magnate australiano ha lan-ciato infatti qualche mese fa il suo Dai-ly, un quotidiano pensato solo per latavoletta della Mela e consultabile persoli 99 centesimi di dollaro alla setti-mana. Un altro miliardario, l’inglese

Richard Branson, patron dell’imperoVirgin, ha lanciato anch’esso unapubblicazione inedita per iPad, ilmensile di cultura, lifestyle e spet-tacolo Project. Se non altro, i nuovi supporti per

la lettura in mobilità stanno dun-que aiutando la nascita di nuovi pro-

dotti, creando anche nuove opportu-nità di impiego per una folla di redat-tori e giornalisti costretti, dalle vicissi-tudini del settore, a restare in panchi-na. Altro effetto collaterale positivo è lapossibilità, per i lettori, di creare al vo-lo dei propri collage delle loro fontigiornalistiche preferite. Questo è fattibile soprattutto su tablet,grazie a una serie di applicazioni chefungono da “aggregatori” di news.La più celebre è Flipboard, un pro-gramma gratuito per iPad che mescolamateriale provenienti dalle fonti più di-sparate, presentandolo poi in maniera

SOLO UN DECIMO UTILIZZA

UN’APP A PAGAMENTO.

Sembrano perciò, per il

momento, infondate le speranze

degli editori che vedono nella

fruizione di contenuti attraverso

tablet e telefonini una via

di uscita dalla crisi finanziaria

del settore.

assai elegante e funzionale alla lettura.Il suo principale concorrente si chiamaPulse; in questo caso però si tratta diun’app a pagamento (1,99 dollari), chea differenza del rivale non consente diaggiungere fonti personalizzate comeblog e social network. Dulcis in fundo, segnaliamo la presen-za di un terzo incomodo, fra cellularie tavolette, per la fruizione di notiziein mobilità: il lettore di libri elettronici“Kindle” della multinazionale Ama-zon, che offre contenuti meno accat-tivanti dal punto di vista estetico, masenz’altro più riposanti per gli occhi.Non a caso, fra i primi venti titoli piùvenduti nell’immenso store Kindle, fi-gura da parecchio tempo il quotidianopiù prestigioso d’America, il New YorkTimes. z

IMQ NOTIZIE n.94

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,

PRIMO PIANO: INTERNET, INFORMAZIONE E MOBILE

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Page 21: IMQ Notizie 94

L’Italia è partita in ritardo nell’e-commerce rispettoad altri paesi. Ma sta guadagnando terreno? In Italia ci sono 25 milioni di internauti, pari a circa la metàdella popolazione. Di questi, 8,8 milioni comprano. Apparentemente un buon numero, smentito però dai datiprovenienti dagli altri Paesi europei nei quali la media di chicompra online è di circa il 40%, mentre da noi è di solo il 12%.

La crisi economica ha influito sugli acquisti online ri-spetto all’offline?L’online ha dato la possibilità ai consumatori di informarsimeglio. A ricercare i prodotti più accessibili, a prezzi più con-venienti. Non per niente è aumentato il numero di coloroche si informano su Internet, anche se poi procedono al-l’acquisto offline, nei metodi tradizionali.

Le aziende italiane hanno compreso l’importanzadell’e-commerce?Abbiamo un dato abbastanza significativo: nel nostro Pae-se si comprano online molte più merci dall’estero di quantese ne esportino. Il saldo è di circa un miliardo di euro ed ècresciuto nell’ultimo anno del 18%. Una percentuale che in-dica come la presenza online delle aziende estere sia piùstrutturata rispetto alla nostra.Sebbene, anche nel nostro Paese, gli imprenditori abbianoiniziato a muoversi pianificando una maggiore attività onli-ne. Ma occorre fare ancora molta strada prima di potercompetere sui mercati internazionali e soprattutto occorreancora metabolizzare l’idea che oggi, non essere anche online, significa non esistere.

Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla dif-fusione dell’e-commerce in Italia?Ce ne sono diversi. Sul lato della domanda, siamo una po-polazione anagraficamente, socialmente e alfabeticamentenon preparata al mondo digitale, mentre ci sono altri Paesieuropei, più giovani e più istruiti, alcuni anche entrati da po-co nell’Unione Europea, che hanno dei tassi di utilizzo del-l’online ben superiori a quelli italiani.Sul lato dell’offerta abbiamo lo stesso problema: molti im-prenditori hanno difficoltà a pensare secondo le nuove tec-nologie. Per un problema di alfabetizzazione, ma anche per-ché hanno temuto che una presenza on line potesse creareinterferenze controproducenti sui loro canali tradizionali.Prova ne siano alcune compagnie di assicurazioni che, ad-dirittura, hanno creato per il canale online, un marchio di-verso da quello della compagnia d’origine.

Comprare online è rischioso?Ci sono alcuni fatti che vanno sconfessati: è più sicuro in-serire il numero della propria carta di credito sul server di unmerchand che non dare la propria carta di credito al benzi-naio. Il 90% dei furti di carte di credito che sono avvenutionline derivano da numeri di carte di credito trafugate nelmondo fisico. Inoltre, tutti i numeri inseriti online sono crit-tografati a 128 bit, quindi è pressoché impossibile decodi-

CARE, VECCHIE BOTTEGHEADDIO (?)NONOSTANTE ANCHE IN ITALIASIANO SEMPRE PIÙ NUMEROSE LE AZIENDE CHE PUNTANO SUL WEBPER LA COMMERCIALIZZAZIONE DEI LORO PRODOTTI, IL DIVARIO CON GLI ALTRI PAESI EUROPEI È PIUTTOSTO AMPIO. LE COSECAMBIERANNO? LO ABBIAMOCHIESTO A CHI, SULL’E-COMMERCEITALIANO, VEGLIA: IL CONSORZIONETCOMM.

Intervista a Roberto Liscia,Presidente di Netcomm*

E-COMMERCE IN CIFRESecondo dati forniti da Netcomm e aggiornati ad aprile 2011,negli ultimi tre mesi hanno acquistato online ben 8,8 mi-lioni di utenti, ossia il 35,4% dell’intero universo di internauti delnostro paese (25 milioni di individui tra i 18 e i 64 anni). In Italia, nel 2010, il fatturato dell’e-commerce è cre-sciuto del 14% e ha totalizzato 6,6 milioni. Sempre secondo i dati forniti da Netcomm (fonte Fevad), il nostropaese è ancora indietro rispetto al Regno Unito (il cui fatturatoonline ha registrato una crescita del 18% ed è di 69, 4 milioni),alla Francia (31 milioni, +24%), alla Germania (25,3 milioni,+17%), all’Olanda (8,2 milioni, +11%) e alla Spagna (7,3 mi-lioni, + 27%) ma poco per volta sta andando avanti. Unosviluppo che secondo gli esperti è stato determinato anche dal-l'ingresso di nuovi player mondiali come Groupon e Amazon chehanno replicato nel nostro paese un modello già consolidato in Eu-ropa, caratterizzato da un’aggressiva politica di posizionamento.Al contrario delle aziende italiane che non sono riuscite a espan-dersi verso l'estero, salvo la nota eccezione di Yoox.Groupon in particolare è probabilmente il primo operatore e-com-merce a essere sbarcato in Italia con uno staff di 180 persone. Ilsito già oggi vanta 5,5 milioni di visitatori al mese. Amazon ha in-vece attuato una politica di prezzi ribassati (offrendo sconti su tuttii libri italiani del 35%) su tutta la propria offerta e una campagnadi acquisizione clienti e di fidelizzazione con il pagamento antici-pato delle spedizioni di tutto l'anno. Inoltre, per migliorare anchelogistica e spedizioni, ha programmato per i prossimi mesi l’aper-tura del primo centro italiano di distribuzione e logistica. L’imme-diato vantaggio del centro (che verrà aperto nel Nord Italia) saràquello di garantire agli acquirenti di tutta la penisola un serviziodi consegna ancora più veloce, affidabile e puntuale.

IMQ NOTIZIE n.94

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PRIMO PIANO: INTERNET E E-COMMERCE

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Page 22: IMQ Notizie 94

CONSUMER BEHAVIOURNetcomm e ContactLab hanno indagato assieme i comportamenti degli acqui-renti italiani online basandosi su un campione di 62.000 utenti tra clienti eprospect, navigatori e acquirenti, presenti nei database di alcuni importantiMerchant che possiedono un canale e-commerce.

Dal report dell’e-Commerce Consumer Behaviour 2011 è emerso che:

• Aumenta del 3% rispetto al 2010 la quota degli acquirenti fra gli utenti on-line (90%). La fascia più popolosa di acquirenti ha tra i 40 e i 49 anni d’età(29%); il 30% di chi compra online ha più di 50 anni.

• Rispetto al 2010 è cresciuto del 10% la percentuale di chi ha acquistato piùdi 20 prodotti (26%); tra questi, il 23% ha acquistato online per la primavolta meno di un anno fa.

• Gli utenti scelgono di comprare online soprattutto per merito della praticitàdel mezzo Internet. La disponibilità 24 h/24 (85%), il vantaggio economico(83%) e il risparmio di tempo (80%) sono i primi fattori che spingono ad ac-quistare online.

• Quello che l’utente online desidera è: informarsi nel dettaglio del pro-dotto/servizio (74%), navigare per cercare nuovi prodotti/servizi (54%),comunicare con l’azienda (42%), condividere l’esperienza dell’acquisto sublog e forum (26%), condividere con altri utenti le informazioni sul pro-dotto/servizio (22%) e condividere l’esperienza d’acquisto sui social net-work (14%).

• In generale, sono aumentati: la frequenza d’acquisto (40% nel 2011 contro23% nel 2010), la spesa totale degli acquisti (38% del 2011 contro il 29%del 2010) e la varietà degli acquisti (38% del 2011 contro il 31% del 2010).

Fonte: www.contactlab.com

ne: turismo (50%), elettrodomestici (12%), libri(12%) e poi assicurazioni e abbigliamento (unsettore, quest’ultimo cresciuto del 43% nell’ulti-mo anno).

Quanto i consumatori sono influenzati dalweb (blog compresi)?A secondo dei settori, i consumatori sono in-fluenzati dal web in maniera rilevantissima.E lo sono sempre di più, tant’è che secondo unaricerca sul Consumer Behaviour (n.d.r.: vedi boxnella pagina) che realizziamo ogni anno con Con-tactLab, il web è diventato il terzo canale di in-formazione per tutti coloro che navigano in Rete.Per settori come l’informatica e gli elettrodome-stici, il web è addirittura diventato il primo cana-le di informazione. ARRIVA

L’INFOCOMMERCE:OVVERO INFORMARSI (ONLINE)PRIMA DI ACQUISTARE (ONLINE E OFFLINE).

Per il 44%degli italiani Internet è il mezzo principale per tro-vare informazioni utili agli acquisti.

L'80% dei navigatori si informa online prima di comprareoffline.

Il 39%dei navigatori durante la formazione del processo diacquisto cerca sul web informazioni dagli altri con-sumatori e cresce (dal 35% del 2010 al 41% del2011) la percentuale di chi considera blog, forum ecommunity come i canali più affidabili mentre i sitiistituzionali sono ritenuti il mezzo più affidabile solodal 30% degli utenti (dati il Terzo Osservatorio Ita-liano sull’e-Business).

Il 31% dichiara che, senza Internet a far da guida, non sisarebbe recato ad acquistare.

ficarli.Poi c’è da dire che ormai gran parte del-le carte di credito hanno creato un co-dice che serve proprio per l’utilizzo on-line e che non è esplicitato sulla carta.Un ultimo elemento da considerare èche se una carta di credito viene trafu-gata online, chi ne risponde non è ilconsumatore ma il merchand.

La nascita e lo sviluppo dei socialnetwork hanno favorito l’e-com-merce? E se sì, come?Ci sono state tre fasi del commercioelettronico. La prima era costituita dacompratori molto tecnologici e azien-de nate su Internet.La seconda fase, invece, ha visto com-pratori più consapevoli che cercavanoprodotti con caratteristiche specificheo a prezzi più convenienti, e l’offertaera diventata multicanale, quindi mol-ti operatori vendevano sia sul canaleonline sia nel negozio fisico.La terza fase, quella odierna, è quelladel social networking: per fare unesempio, in Italia l’80% di chi deve or-ganizzare un viaggio si informa onlinesui vari blog, forum e social networkprima di acquistarlo.E la novità principale consiste nel fattoche il 60% di questi utenti, al rientrodal viaggio, utilizzano i social networkper raccontare l’esperienza di viaggio equel racconto diventa parte dell’emo-zionalità del prodotto acquistato.Quindi, il social networking sta diven-tando molto importante sia nella fasedi pre acquisto, sia durante e sia dopol’acquisto quando il compratore tornaonline per discutere con gli altri utentigli eventuali problemi legati all’acqui-sto stesso.

Come si integrano le nuove piat-taforme della tv digitale e la tele-fonia mobile nello sviluppo delcommercio elettronico?La telefonia mobile ha un ruolo moltoimportante, al punto che si prevede,nei prossimi 2-3 anni, che l’uso di In-ternet avvenga prevalentemente utiliz-zando un telefonino portatile. A questo proposito, l’Italia detiene bendue record mondiali: è il paese con lapiù elevata concentrazione di tempo

impiegato sui social network (sui qualisi trascorre 1/4 del tempo passato suInternet) ed è il paese che, in propor-zione, possiede più smartphone.Quindi, l’uso congiunto dei social net-work e degli smartphone diventeràuna componente fondamentale, piùche in altri paesi, per informarsi primadi un acquisto o per procedere con unacquisto. La tv digitale diventerà im-portante, più che altro, per fare delbrowsing.Il suo ruolo sarà per lo più legato allepromozioni e alle vendite come nel ca-so dei vecchi canali di shopping televi-sivo, ma credo che passerà ancora deltempo prima che diventi una piattafor-ma importante per gli acquisti.

In Italia ci sono realtà che possonotenere testa ai colossi stranieri del-l’e-commerce?Non mi aspetto che in Italia nascanodei colossi, dato che l’imprenditoriaitaliana, almeno nel mondo fisico, hadimostrato di essere composta da di-verse piccole eccellenze e da prodottidi qualità locali.Quello che sta avvenendo nel nostropaese è l’aggregazione consortile diqueste piccole eccellenze, che stannomettendo a fattor comune i loro pro-dotti per affrontare insieme i nuovi ca-nali digitali.Ad esempio abbiamo creato da pocotempo una società che si chiama Net-comm Services che ha proprio il com-pito di unire le migliori competenze peraiutare le imprese ad affrontare il pas-saggio al mondo digitale, assistendolein diversi settori: dal legale, alla comu-nicazione, al marketing digitale.

Come l’e-commerce ha cambiato ilprocesso di acquisto?Internet ha sicuramente cambiato ilmodo di informarsi prima di un acqui-sto. Per fare un esempio: Internet è ilprimo canale che indirizza il processodi acquisto di un utente per quanto ri-guarda i prodotti tecnologici e gli elet-trodomestici.

Cosa si compra maggiormente on-line?Gli italiani comprano diverse cose onli-

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PRIMO PIANO: INTERNET E E-COMMERCE

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*CHI È NETCOMM? IL CONSORZIO NETCOMM, MEMBRO DI ASSINFORM

E PARTE DI CONFINDUSTRIA SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI, NASCE

PER RISPONDERE AGLI OPERATORI DELL’E-COMMERCE CHE SI SCONTRANO

SPESSO CON ALCUNE CRITICITÀ IN AMBITO NORMATIVO/FISCALE, COMU-NICATIVO/PROMOZIONALE, LOGISTICO/FORMATIVO. DIVERSE LE ATTIVITÀ

SVOLTE: INNANZITUTTO, CURA IL RAPPORTO TRA LE IMPRESE E LE ISTITU-ZIONI E INTERVIENE AFFINCHÉ SI ATTUINO POLITICHE DI SVILUPPO E SO-STEGNO DEL SETTORE DEL COMMERCIO ELETTRONICO, CREANDO UN QUA-DRO LEGISLATIVO E NORMATIVO ADEGUATO ALLO SVILUPPO ARMONICO

DI QUESTO SETTORE. INOLTRE, S’IMPEGNA A FACILITARE LO SVILUPPO DI

UN MERCATO DIGITALE PARTENDO DALLO SVILUPPO E DAL MONITORAG-GIO DI UN ESAUSTIVO OSSERVATORIO SUL COMMERCIO ELETTRONICO IN

ITALIA. ANCORA, CONTRIBUISCE A DIFFONDERE LA CONOSCENZA DEI SER-VIZI E DELLE TECNOLOGIE CONNESSE AL COMMERCIO ELETTRONICO E FA

IN MODO CHE I MEDIA COMUNICHINO CORRETTAMENTE I TEMI DELL’E-COMMERCE FAVORENDONE COSÌ LA CORRETTA CONOSCENZA DA PARTE

DEI CONSUMATORI. LE AZIENDE CHE ADERISCONO AL CONSORZIO POSSO-NO USUFRUIRE DEL SIGILLO NETCOMM: CHI LO ESPONE, SI IMPEGNA AD

OFFRIRE UN SERVIZIO FACILE, CONVENIENTE E SICURO E DIMOSTRA DI ADE-RIRE A UN CODICE DI COMPORTAMENTO E UNA NUOVA FILOSOFIA DI

SHOPPING ONLINE. I CONSUMATORI CHE COMPRANO DA UN INDIRIZZO

CHE RIPORTA IL SIGILLO NETCOMM, HANNO LA GARANZIA DI TROVARSI

IN UN SITO CHE CONDIVIDE LE LOGICHE E LO SPIRITO DI UN CONSORZIO

NATO PER PROMUOVERE L'E-COMMERCE DI QUALITÀ.

IMQ NOTIZIE n.94

“Fonte IAB Italia”

Page 23: IMQ Notizie 94

Il concetto è molto semplice: mette-re insieme un gruppo di persone online, interessate a comprare un mas-

saggio rilassante o un week end in unborgo antico, e poi procedere all’ac-quisto a prezzi scontatissimi, puntandosulla possibilità di poter assicurare alfornitore un numero minimo di parte-cipanti. Una sorta di economia di scala- se si fanno gli acquisti in tanti si riescead ottenere dei servizi o dei prodotti acondizioni altrimenti irraggiungibili -ben rappresentata, nel mondo off line,dai vantaggi offerti dalle grandi catenedi acquisto rispetto alla piccola bouti-

que, che ben sembra funzionareanche on line, visto il numero di

iscritti ai vari siti e agli scontiofferti che possono arrivareanche fino al 90%. A “con-

trattare” lo sconto con i ristoranti, icentri benessere o le palestre, ben con-tenti di farsi conoscere per conquistarenuovi clienti, sono proprio i gruppi diacquisto. Tra questi impossibile non ci-tare Groupon. Nato a Chicago nel2008, nel 2010 è sbarcato anche in Ita-lia, con uno staff di 180 persone a suoseguito e in soli 8 mesi ha raggiunto laquota di un milione di iscritti e di 5,5milioni di visitatori al mese. Un succes-so che ha incuriosito anche Google,che non essendo riuscito ad acquistar-lo ha deciso di realizzare un gruppo diacquisto tutto suo, Google Offers, diAmazon che ha creato Living Social e diMicrosoft che, con il suo Bing Deals,offrirà a breve una sorta di aggregato-re on line delle migliori offerte prove-nienti dai siti di gruppo di acquisto.

IMQ NOTIZIE n.94PRIMO PIANO: INTERNET E GRUPPI DI ACQUISTO

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L’ACQUISTOON LINE

CHE CONVIENE

LI CHIAMANO GRUPPI DI ACQUISTO ON LINE E RAPIDAMENTE STANNOPRENDENDO PIEDEANCHE IN ITALIA. TRA I PIÙ NOTI, C’ÈGROUPON, MA NON ÈL’UNICO E TANTOMENOL’ULTIMO.

Intervista a Boris Hageney,Co-Founder & CEO Italia,Spagna, Portogallo diGroupon

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Page 24: IMQ Notizie 94

IMQ NOTIZIE n.94

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OLTRE GROUPONGROUPALIA Gruppo d’acquisto che propone ogni giorno, per tantissimecittà italiane, un’offerta per il tempo libero con sconti finoal 90%. Da segnalare, in particolare, la sezione “SpecialeViaggi” che presenta tante diverse proposte per vacanzeper tutti i gusti, dal mare alla montagna.

GLAMOO Nato nel marzo 2010 per mano di un gruppo di managerinternazionali, Glamoo si propone come il primo SmartBuying Club, la cui particolarità consiste nel fornire agliiscritti servizi e prodotti nazionali e locali scontati, offrendoun valore aggiunto di esperienza emozionale.

TUANGONIl sito di “affari quotidiani” che, solo nel caso in cui questi ven-gano acquistati da un numero minimo di persone, proponeogni giorno il meglio del tempo libero di 7 città.

LETSBONUSSito web in cui ogni giorno è possibile trovare proposte in-teressanti scontate fino al 70%. E chi raccomanda Letsbo-nus riceve in regalo 10 euro da condividere con l’amico.

PREZZO FELICE Il sito che, per diverse città italiane, ogni giorno alle 12 pro-pone offerte diverse (dai pacchetti vacanza all'abbiglia-mento, dalla pay tv al concerto, dalla palestra al ristorante)scontate almeno del 50%.

JUMPINServizio web di social shopping italiano, nato per iniziativadel gruppo Digital Magics in collaborazione con Matrix, chepermette di visualizzare immediatamente l’offerta dellapropria città attraverso la Mappa delle Offerte presente sulsito.

GETBAZZAPiattaforma di social buying ideata da 2night e specializza-ta nelle “bazze” (occasioni) del mondo del divertimento edel tempo libero.

SOCIAL DEALGruppo di acquisto che presenta due tipologie di offerte.Accanto a quella standard, si trova anche l’offerta “PowerBonus” che non richiede un numero minimo di partecipan-ti e che prevede che ogni acquisto incrementi il valore delcoupon di tutti gli acquirenti.

Come funziona Groupon?Groupon è leader mon-diale nel settore degli ac-quisti geolocalizzati onli-ne. Ogni giorno proponeagli utenti sconti esclusivisulle migliori cose da fare,vedere, mangiare e com-prare in moltissime cittàin tutto il mondo. Il suc-cesso del Gruppo si basasul concetto del potere diacquisto collettivo. Garantendo un numero minimo diclienti ai partner commerciali, Grouponriesce ad ottenere forti sconti su tuttele attività proposte, con chiaro benefi-cio dei clienti e degli esercenti. Con unasemplice iscrizione al sito, è possibile ri-cevere ogni giorno gratuitamente lamigliore offerta del giorno, che rimanevalida per un breve periodo di tempo.Al raggiungimento del numero neces-sario, l’acquirente riceve un couponnecessario per usufruire dell’offerta se-lezionata.

Qualche dato su Groupon in Italia enel mondo?Groupon nasce nel 2008 a Chicago, re-gistrando fin da subito un grandissimosuccesso fra clienti e partner commer-ciali. Andrew Mason, giovane fondato-re del sito, colse le potenzialità degli ac-quisti collettivi e nel 2010 esportò inEuropa il suo modello di business. Oggi Groupon è presente in Italia nelleprincipali città come Milano, Roma, To-rino, Napoli, Bologna e Firenze.

Cosa comprano gliitaliani su Groupon?La ristorazione è sicu-ramente la categoriache registra il maggio-re successo sia fra gliutenti sia fra i nostripartner commerciali,seguita a ruota dal set-tore wellness e beauty. Sicuramente più recen-te l’introduzione del ca-nale travel che riscuotegrande consenso e cipermette di offrire viaggi

e pernottamenti a prezziincredibili. La potenzialità di Grouponè però immensa; seguen-do le offerte si possonoscoprire interessanti possi-bilità per divertirsi a picco-li prezzi.

Perché comprare suGroupon? Che vantaggicomporta?I vantaggi per i nostri uten-

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PRIMO PIANO: INTERNET E GRUPPI DI ACQUISTO

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IMQ NOTIZIE n.94

ANCHE LA SANTA SEDE HA CAPITOLATO. ALLA TECNOLOGIA,ALLA RETE, AI SOCIAL NETWORK. E NON POTEVA ESSEREALTRIMENTI VISTO LA POTENZA COMUNICATIVACHE QUESTI MEZZI HANNO. TRA I PRIMI A CAPIRLO?IL BEATO GIOVANNI PAOLO II.

PRIMO PIANO: INTERNET E RELIGIONE

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VATICAN.VA:ANCHE ILCATTOLICESIMOÈ ON LINE

Nel breve dialogo qui sopra ripor-tato il “lì” era riferito a Internet.La persona che si domandava

come la Sacra Sede non vi avesse an-cora un sito, era Papa Giovanni PaoloII. Il suo interlocutore, Joaquin NavarroValls. Il dialogo venne riportato dallostesso Navarro in un’intervista rilascia-to alla Rai l’ 8 aprile 1997, la cui tra-scrizione potete trovare a questo link.

http://www.mediamente.rai.it/ho-me/bibliote/intervis/n/navarro.htmlQuattordici anni dopo, il successore diPapa Wojtyla, Papa Benedetto XVI, perla 45° Giornata Mondiale delle Comu-nicazioni Sociali ha scelto come tema:“Verità, annuncio e autenticità di vitanell’era digitale”.Il discorso pronunciato alla sua presen-tazione ha rappresentato una sorta di

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-Perché la Santa Sede non è ancora lì?- Santo Padre, perché si aspetta che venga deciso- E chi deve decidere questo?- Lei- Si faccia!

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IMQ NOTIZIE n.94

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Messali su iPhone e siti per soli fedeli. La Rete si rivelauno straordinario veicolo di proselitismo.Il rapporto fra religione e Internet è alquanto ambi-valente. Da una parte ci sono i governi fondamenta-listi come quelli di Pakistan, Bangladesh e ArabiaSaudita che hanno bloccato più volte temporanea-mente i principali social network in quanto “veicolodi lussuria” o di blasfemia, dall’altro pullulano le re-ti sociali “tematiche”, dedicate a un particolare cul-to come Xianz (http://beta.xianz.com/), che si autode-finisce il “MySpace dei Cristiani”, Socialgakkai per i se-guaci del buddismo o Muxlim, che si rivolge ai fedelimusulmani. Ci sono persino dei motori di ricerca “re-ligiosamente corretti”, come CathGoogle, SeekFind,I'mHalal, Jewogle.

IL WEB E LE ALTRE RELIGIONI

Venerdì Santo, un giorno solenne per lacristianità che quest’anno passa alla storiaper una ragione mediatica: per la primavolta un pontefice si concede alle teleca-mere e risponde alle domande dei fedeli.È accaduto lo scorso 22 aprile nel pro-gramma “A sua immagine”, trasmessoda Rai Uno, in cui Benedetto XVI si è con-frontato a viso aperto con dubbi e richie-ste di adulti e bambini di tutto il mondo.Quesiti teologici ma anche argomentimolto concreti, dagli effetti della recentetragedia giapponese ai rapporti conl’Islam, fino alle grandi questioni etichedel fine vita. L’evento ha suscitato qual-che interessante riflessione negli ambien-ti culturali cattolici, a partire dal fatto se“alla salvezza delle anime” - principio gui-

da della Chiesa - giovi davvero l’impiegodella tecnologia. Eppure, abituati comesiamo ad associare la Chiesa cattolica alconservatorismo e alla tradizione, talvoltaci lasciamo sorprendere dalla storia. Quel-la recente, per esempio, ci ricorda che nel1984 fu proprio l’allora cardinale JosephRatzinger a rompere il secolare riserbo dei“prefetti della fede” e a concedere inquella veste una lunga intervista al gior-nalista Vittorio Messori, da cui scaturì unlibro molto discusso: “Rapporto sulla fe-de”. E in tempi molto più lontani è benericordare che fu nell’abbazia benedettinadi Subiaco che iniziò a funzionare la primatipografia in Italia o che il papa Pio IX fu ilprimo a farsi riprodurre in migliaia di foto-grafie che diffusero la sua effige in tutto il

mondo. O ancora che Pio XII trasmettevai suoi messaggi più importanti via radio oche papa Wojtyla è considerato in assolu-to il pontefice più mediatico della storia.E però la televisione non è uno strumentocome gli altri. Rispondere a un’intervistasignifica fornire pareri e non dogmi, ovve-ro “scendere” nell’agone informativo allastregua di un’opinionista, sia pur autore-vole. Questo spiegò lo stesso Messori apapa Wojtyla alla fine degli anni ’90, po-chi minuti prima di registrare la sua primaintervista televisiva.Una considerazione capace di colpire l’im-maginario del papa. E dopo qualche mi-nuto di riflessione Wojtyla fece smontareil set allestito dal regista Pupi Avati e ri-nunciò al progetto. z

BEATO GIOVANNI PAOLO II:UN PIENO DI AFFETTO ANCHESU FACEBOOKIl primo maggio è diventato beato, e la gioiosa invasio-ne di fedeli a piazza San Pietro e al Circo Massimo ha di-mostrato una volta di più quanto Giovanni Paolo II con-tinui ad essere amato dal popolo mondiale dei cattolici enon solo. Primo pontefice veramente globale, Wojtyla fail pieno di affetto anche sul Facebook con una pagina uf-ficiale (www.facebook.com/vatican.johnpaul2) curatada Radio Vaticana e dal Centro Televisivo Vaticano. An-che se gli iscritti sono”solo” circa 57 mila, la Santa Sedeha contato nel primo mese di attività oltre 6 milioni dicontatti. La pagina contiene foto, video, contatti online,podcast e altri contenuti multimediali sul lungo pontifi-cato di Karol Wojtyla (1978-2005).

La tradizione mediatica della Santa Sede Benedetto XVI si concede alle domande in Tv, nel solco di una (sorprendente) tradizione mediatica della Chiesa.

benedizione della Rete e dei mezzi,quali i social network, che essa mette adisposizione. Potenti strumenti di co-municazione e di avvicinamento tra lepersone che, se utilizzati con giudizio esenza eccessiva esposizione virtuale,possono essere considerati estrema-mente utili anche per la testimonianzadel Vangelo. “II web sta contribuendoallo sviluppo di nuove e più complesseforme di coscienza intellettuale e spiri-tuale, di consapevolezza condivisa. An-che in questo campo siamo chiamati adannunciare la nostra fede che Cristo èDio” ha affermato Papa Ratzinger. “Lapresenza in questi spazi virtuali può es-sere il segno di una ricerca autentica di

incontro personale con l’altro se si faattenzione ad evitarne i pericoli, quali ilrifugiarsi in una sorta di mondo paral-lelo, o l’eccessiva esposizione al mondovirtuale. Nella ricerca di condivisione, di‘amicizie’, ci si trova di fronte alla sfidadell’essere autentici, fedeli a se stessi,senza cedere all’illusione di costruireartificialmente il proprio ‘profilo’ pub-blico”.Prima di questo discorso, alla Santa Se-de si era già discusso parecchio dellenuove possibilità evangeliche aperte dalweb: se ne era parlato al Consiglio delleConferenze Episcopali Europee del2008; al Sinodo per la parola di Dio lostesso argomento era ritornato più vol-

te; la 43° Giornata Mondiale delle Co-municazioni sociali era intitolata "Nuo-ve tecnologie, nuove relazioni. Promuo-vere una cultura di rispetto, di dialogo,di amicizia"; la stessa Chiesa, con la Cei,nel 2009 aveva lanciato il progetto«Chiesa 2.0» invitando i cattolici a ren-dersi riconoscibili sul web in un momen-to in cui Google e YouTube, iniziavanouna stretta collaborazione con la Chiesa.

(Per il messaggio completo di BendettoXVI: http://www.vatican.va/holy_fa-ther/benedict_xvi/messages/communi-c a t i o n s / d o c u m e n t s / h f _ b e n -xvi_mes_20110124_45th-world-com-munications-day_it.html)

PRIMO PIANO: INTERNET E RELIGIONE

VATICANIT E POPE2YOU:LA SANTA SEDE È ON LINEIl Vaticano ha il suo canale ufficiale su YouTube,“VaticanIt” ed è presente sui social network colprogetto “Pope2you”, in sostanza un’applica-zione per Facebook e iPhone che permette di ri-cevere e diffondere i messaggi papali sui nuovisupporti come smartphone e tablet, grazie alleapplicazioni realizzate dal sacerdote don PaoloPadrini e dalla società americana LittleiApps. I no-mi di questi software sono autoesplicativi: “iBre-

viary” che porta il messale roma-no su iPhone e iPad; “Confes-sion” per farsi un esame di co-scienza preliminare alla visita ve-ra e propria in sacrestia. Ma ac-canto alle applicazioni, anche ilnumero di sacerdoti presenti suFacebook con un profilo, sta cre-scendo in maniera esponenziale.

DISCRIMINAZIONI VISTE DALL’ALTOA Manama, capitale del Barhain, galeotto fu Google Earth, il programma che diffonde le immagini satellitari di quasi ogniangolo del pianeta. Attraverso esso negli scorsi mesi sono iniziate a circolare immagini che documentavano come gli scii-ti fossero costretti a vivere ammassati in piccole aree, mentre i sunniti la facevano da padrone. Dal satellite alla protestain piazza è stato sufficiente il tempo di un click.

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nella nostra vita quotidianaha qualcosa di onnipervasivoche diventa meno inquietan-te se si pensa all’interattivitàche rapidamente si sta ve-nendo a creare tra i vari mez-zi di comunicazione, identifi-cati dai diversi tipi di schermosopra elencati.

Facciamo un esempio. Du-rante la puntata di Reportdello scorso 10 aprile, dedica-ta ai social network, Twitter eFacebook hanno fatto il pie-no di tweet e di post, scritti indiretta da internauti imbufali-ti che dal monitor della lorotelevisione stavano seguendoil programma, trovandolo su-perficiale, qualunquista e in-teressato solo a fare e alimen-tare terrorismo psicologico.In occasione del 61° Festivaldi Sanremo, lo scorso febbra-io, in molti hanno voluto ad-durre il successo degli ascoltidella prima serata, al ruoloche i social network, hanno

avuto. Commenti provenienti so-prattutto da Twitter, hannospinto, anche solo per curio-sità, migliaia di giovani a sin-tonizzarsi su Rai 1 e a seguiree commentare il Festival, an-che per prendere in giro l’abi-to dell’artista di turno oppureun inglese non proprio per-fetto di Gianni Morandi “An-dy Watch!” (rivolgendosi aAndy Garcia per invitarlo aguardare i giornalisti!). O, ancora, per esemplificareun’altra commistione tra i va-ri schermi, possiamo citarequella tra Pc e smartphone.Una ricerca condotta da Ya-hoo dimostra come il 34% dichi visita un’homepage da Pc,prosegue poi la consultazio-ne sul mobile e il 59% di chila consulta dal mobile prose-gue poi su Pc. Multitasking anche per quan-to riguarda gli utilizzi. Pensia-mo solo a chi guarda la TV,ascolta la radio o legge i gior-nali su Internet o da tablet, o,al contrario, a chi naviga suInternet utilizzando lo scher-mo della TV o ascolta la radiodal televisore.

Insomma, se da una parte lapresenza di tanti schermi nel-la nostra vita può essere in-quietante, dall’altra può an-che consentirci di condividereemozioni, musica e sensazio-ni, commentarle e rendere iltutto res pubblica, in temporeale e senza filtri. z

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IMQ NOTIZIE n.94

Una ricercacondotta da Yahoo

dimostra come il 34% di chi visita un

homepage da Pc,prosegue poi la

consultazione sul mobilee il 59% di chi

la consulta dal mobileproseguepoi su Pc.

Ce ne sono di diverso tipo: Lcd, alplasma, touch, e-ink, che si ac-compagnano a qualche vecchio

superstite dell’era catodica. Parliamo,ovviamente dei vari generi di schermi, leinterfacce con cui usufruiamo di moltidei nostri dispositivi elettronici, che sitratti di televisori, cellulari, tablet, lettoridi ebook oppure del monitor del nostrocomputer. Un noto politologo italiano, GiovanniSartori, ha classificato l’essere umanoodierno come “homo videns”, a indica-re appunto come gran parte degli stimo-li ci giungano oggi attraverso la fruizionevisiva, in maniera passiva nel caso dellatelevisione, più attiva e partecipe per chi

è seduto davanti a un Pc.L’abitudine alla consultazione deglischermi spesso inizia già la mattina pre-sto, con una prima consultazione dellaposta elettronica e dei quotidiani onlineattraverso l’iPad o lo smartphone. Usci-ti di casa, per chi svolge lavori di ufficio,è il momento di dialogare con un altromonitor, questa volta quello del com-puter, indispensabile ormai per tenerela contabilità, scrivere un articolo o col-legarsi in videoconferenza con un clien-te via Skype.

Pausa pranzo: fra una chiacchierata coicolleghi e l’altra, si leggono e scrivonoSms o si gioca con l’ultima applicazione

ludica per iPhone. Di nuovo sulla breccia per una riunio-ne… questa volta si respira, niente scher-mi; anzi no, il capo ha deciso di illustrarele nuove strategie con una presentazio-ne Power Point, tutti con gli occhi fissi al-la parete.

E, tornati a casa, cosa c’è di meglio, perrilassarsi, di buttarsi sul divano a fare in-cetta di immagini provenienti dal picco-lo schermo?

Non è ancora l’incubo orwelliano di1984, in cui lo schermo serviva a spiaregli spettatori, ma di certo la diffusionedei monitor di ogni genere e dimensione

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PRIMO PIANO: INTERNET E STILI DI VITA

FINO A QUALCHE TEMPO FA CI ACCONTENTAVAMO DI PASSARE DA SCHERMO A SCHERMO, ASECONDA DEI MOMENTI DELLA GIORNATA. DA QUELLO DELLO SMARTPHONE A QUELLO DELTELEVISORE, PASSANDO PER IL MONITOR DEL COMPUTER. ORA INVECE ABBIAMO DECISO DIFARE DI PIÙ. NON SOLO METTENDO IN COLLEGAMENTO I DIVERSI SCHERMI TRA DI LORO, MASCAMBIANDONE LE FUNZIONALITÀ, FINO AL PUNTO DI GUARDARE LA TELEVISIONE DA PCE CONSULTARE INTERNET DAL TELEVISORE.

DI SCHERMOIN SCHERMO…ED È SUBITO SERA

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Sarà anche una provocazio-ne eppure non è solo pergioco che sul social net-

work più famoso del mondoimperversano i fan dei peggioricriminali di mafia, camorra,'ndrangheta e sacra coronaunita. Per verificarlo è sufficien-te partire per un breve viaggiotra pagine, gruppi e giochi disocietà on line che hanno perprotagonisti boss e criminali. Il più gettonato può vantarequasi un centinaio di gruppiche lo riguardano, tra ammira-tori e detrattori. Fra questi cene sono addirittura 22 che lopropongono per il Nobel per la

pace. A fare da contrasto, for-tunatamente, ci sono oltre 40mila utenti che minacciano dilasciare Facebook se le paginefavorevoli ai boss non sarannocancellate d’autorità. Una trentina di gruppi risultanoalla voce “ndrangheta” e unacinquantina quelli battezzatisemplicemente “camorra”. Risalendo la penisola criminaleci si imbatte anche in un centi-naio di membri del gruppo "sa-cra corona unita", ma volendoestendere la ricerca anche oltrei larghi confini della criminalitàorganizzata, purtroppo non sirimane delusi. z

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Sul social networkpiù famoso del mondoimperversano i fan

dei criminali di mafia, camorra,

‘ndrangheta e sacracorona unita.

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LA FACCIATRISTEDELLARETE

PRIMO PIANO: INTERNET E MALAVITA

IL PROLIFERARE SU FACEBOOKDEI FAN CLUB DI BOSSE CRIMINALI.

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Una volta si sfogliavanocataloghi, ammiran-do foto meravigliose

di luoghi vicini o lontani, tal-volta misteriosi. Ancora so-gnanti, si entrava inun'agenzia di viaggi per in-formarsi, capire e poi deci-dere se trasformare il so-gno in realtà. Con l'avvento

di Internet si sono moltiplica-te le fonti di informazione ed è inizia-

ta l'era della disintermediazione. Prenota-re online alberghi, voli, treni, persino pac-chetti vacanze è diventato così sempliceche per molti l'agenzia di viaggi è diventa-ta solamente un ricordo di tempi lontani.Tuttavia, il vero punto di svolta è arrivatocon il web 2.0, che ha aperto la strada al-l'interattività e ai social network, rapida-mente trasformati nella principale fonte diinformazioni, consigli e scambi. La Rete hascardinato i paradigmi della comunicazio-ne e generato nuovi comportamenti neiconsumi. Sempre più spesso, i viaggiatoricercano informazioni da altri viaggiatori,che considerano fonti più affidabili. Ba-sti pensare al successo di Tripadvisor e ai13 milioni di visitatori unici nel solo me-se di marzo 2011, che consultano il sitoper leggere recensioni su alberghi e ri-storanti, da cui spesso prendono le lorodecisioni. I risultati di una recente indagine con-dotta da Travelport in collaborazionecon The Futures Company su un cam-pione di oltre 12.000 persone in 12 pae-si, offrono un’interessante panoramicadi come sono cambiati i comportamen-ti e i consumi nel settore del turismo conl’avvento del web. I dati confermano lacrescente importanza di Internet: il 52%dei viaggiatori, per diletto cerca notiziee prenota il viaggio online, il 23% utiliz-za il web per la raccolta di informazioni

ma prenota attraverso l’agenzia di viag-gi e solamente il 17% dichiara di faretutto offline e di continuare a rivolgersiall’agenzia di viaggi. Nella programmazione di un viaggio,forum, blog e soprattutto i social net-work hanno acquisito un ruolo di primopiano. L’indagine di Travelport ha evi-denziato che oltre il 60% degli intervi-stati ha cercato informazioni, consigli eidee attraverso Facebook, Twitter e You-Tube. Un numero sempre maggiore diviaggiatori vuole notizie di prima manoe da fonti indipendenti. Nel mondo dioggi, non bastano più i cataloghi conimmagini accattivanti e slogan che pro-mettono il paradiso: i principali influen-zatori sono amici, parenti, altri turisti, ele scelte sono frequentemente legate alpassaparola e alle valutazioni - positiveo negative - di persone con le quali sihanno interessi in comune e ci si identi-fica. È cambiato il concetto di fiducia, di-ventato più personale. Il consumatore dioggi è scarsamente sensibile a messag-gi e informazioni generici e chiede unacomunicazione personalizzata. L'ultima'rivoluzione' è legata alla diffusione de-gli smart phone il cui numero, secondoun recente studio di Gartner, sarà supe-riore a quello dei Pc entro il 2013. Ognigiorno vengono lanciate nuove applica-zioni collegate ai viaggi: mappe, sistemidi prenotazione di alberghi, voli, risto-ranti, teatri, musei. Tutto a portata dipochi 'click', e sempre (o quasi) accessi-bile. Non sembrano esserci dubbi: la comu-nicazione mobile e le applicazioni sonouno dei terreni su cui si giocherà l’evo-luzione del turismo. Insieme alla centra-lità del cliente-viaggiatore, sempre piùalla ricerca di informazioni e servizi chepossano facilitare un’esperienza di viag-gio fortemente personalizzata. z

L'AGENZIA DI VIAGGI

È DIVENTATA SOLAMENTE

UN RICORDO DI TEMPI LONTANI.

SEMPRE PIÙ SPESSO,

I VIAGGIATORI CERCANO

INFORMAZIONI DA ALTRI

VIAGGIATORI,

CHE CONSIDERANO FONTI

PIÙ AFFIDABILI.

IL VIAGGIOINIZIA SUL WEB

COME INTERNET E I SOCIAL MEDIAHANNO CAMBIATO IL VOLTO DEL TURISMO.

PRIMO PIANO: INTERNET E TURISMO

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Tra pochi mesi sarà in Rete lanostra Rivoluzione per ilmondo del sociale! È questa una delle poche af-fermazioni presenti nell’accat-

tivante home page del sito Etwoo.com, che andrà online a breve, e che sipropone come un unico grande store di beneficenza. L’obiettivo del sito è quello di riunire associazioni, personaggi famosi,

artisti e utenti che insieme collaborino per "migliorare il mondo” so-stenendo chi si occupa di beneficenza, di volontariato e, più in gene-rale, del sociale. Etwoo.com sarà un sito di aste di oggetti appartenuti a personaggi cele-bri ed emergenti del mondo dello spettacolo, il cui ricavato sarà devolutoall’associazione scelta in precedenza dall’aggiudicatario dell’asta. Partecipare sarà molto semplice: basterà scegliere l’oggetto “vip” per ilquale concorrere e l’associazione alla quale donarne il ricavato.

ETWOO: LA BENEFICENZA “DA VIP”!

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Le reti sociali esistono prima di In-ternet e la loro forza risiedenei legami fiduciari tra i

membri della rete. Legamiche già coinvolgevanoun’organizzazione e i suoiuomini, in quanto radicatiin una comunità, e che inpassato si sono dimostratimolto efficaci nelle attivitàdi raccolta fondi a scopobenefico. Poi è arrivato In-ternet, la Rete per eccellen-za, che ha incrementato inmaniera esponenziale leopportunità di diffusionedelle iniziative benefiche,offrendo strumenti di versamento eraccolta molto più rapidi (negli ultimitre anni Internet è diventata una delleprincipali aree di investimento dellegrosse organizzazioni online), e modi-ficando il rapporto con i donatori. Il tut-to, però, a fronte di due elementi criti-ci: un abbassamento dei livelli di in-gresso (su Internet tutti possono avereaccesso a costo quasi zero) e dunque lanecessità, da parte dell’utente, di sele-

zionare le associazioni benefiche ingrado di gestire con effi-

cienza la raccolta fondionline; e i l r ischio dicreare contatti, ma sen-za la possibilità di trac-ciare un profilo precisodel loro utente di riferi-mento. Un elemento per il qua-le dovrebbero mettersiin guardia anche le as-sociazioni non-profit,che hanno iniziato a fa-re uso dei social net-work, ma troppo spes-

so, come segnala PaoloFerrara, senza una strategia di base inmerito agli obiettivi dello strumento,alle richieste degli utenti, alle modali-tà di interazione, con il conseguenterischio di creare fan page morte, sen-za commenti e senza interazione, edunque senza efficacia alcuna.Ma vediamo ora gli altri consigli del Dr.Ferrara per orientarsi nel mondo dellasolidarietà online.

Attualmente, in Italia, quante sono,le campagne di fundraising online?In realtà non esistono delle statistichesul numero delle campagne online.Anche se è certo che, negli ultimi me-si, c’è stata una vera e propria esplo-sione dell’uso di Internet da parte del-le organizzazioni solidali, che si sonoorganizzate sia con campagne di emailmarketing, sia con campagne legate alposizionamento sui motori di ricerca.Un fenomeno al quale va affiancataanche la presenza di migliaia di orga-nizzazioni sui social network. Per quan-to riguarda il fundraising professiona-le, direi invece che non sono più di uncentinaio le organizzazioni che inve-stono fondi e risorse in maniera conti-nuativa su Internet.

Gli italiani partecipano attivamentealle attività di fundraising online osono ancora piuttosto scettici perchésospettano che dietro la richiesta disoldi si nasconda un imbroglio?Molto dipende da cosa intendiamo percampagne di raccolta fondi. Ad esem-

STORIE DI QUALITÀ: SOLIDARIETÀ ONLINE

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FARE DEL BENE,ANCORA MEGLIOCOME INTERNET CONTRIBUISCE ALLA SOLIDARIETÀ.

SONO SEMPRE DI PIÙ LE ASSOCIAZIONI NON-PROFIT CHE SFRUTTANO IL CANALE WEB PERORGANIZZARE LE CAMPAGNE DI RACCOLTA FONDI E, GRAZIE AL WEB E AI SOCIAL NETWORK,SONO SEMPRE PIÙ NUMEROSE ANCHE LE INIZIATIVE SPONTANEE DI PERSONAL FUNDRAISING. PER CAPIRE IN CHE MODO LA RETE PUÒ DIVENTARE ANCHE STRUMENTO BENEFICO, ABBIAMOINTERVISTATO IL DOTT. PAOLO FERRARA.*

*Paolo Ferrara è coordinatore del Corso Internet per il fundraising della “Fundraising School” e ResponsabileComunicazione e raccolta fondi della fondazione “Terre des Hommes Italia” e autore del libro Fundraising Online.

Negli ultimimesi c’è stata

una vera e propriaesplosionedell’uso

di Internet daparte delle

organizzazionisolidali.

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Page 31: IMQ Notizie 94

dren raccolgono in questo modo qual-che centinaia di migliaia di euro ogni an-no e, nel suo piccolo, anche Terre desHommes l’anno scorso ha visto raddop-piare le entrate provenienti da questo ti-po di strumento.Altri ottimi esempi di organizzazioni cheriescono a costruire messaggi efficacionline, sono Emergency e Airc che han-no un rapporto fiduciario con i loro do-natori davvero molto sviluppato. E ov-viamente Greenpeace, che ha un targetdi donatori molto propenso a donareonline e particolarmente coinvolto nellevarie iniziative di advocacy. Tutto questoci fa capire che lo strumento di raccoltafondi online, sebbene ancora lontanodai risultati delle raccolte offline o dipiazza, è in continua crescita.

L’avvento dei social network puòspingere anche i singoli utenti aprendere l’iniziativa di organizzaredelle campagne di raccolta fondionline: cosa ne pensa?Penso che siano il sale della Rete! NegliStati Uniti, il grande successo delle rac-colte online non è solo il frutto delle at-tività di comunicazione push delle realtànon-profit, ma è anche dovuto al proli-ferare di strumenti che permettono alleorganizzazioni di delegare e decentraliz-zare la raccolta, tramite il personal fun-draising (o crowdfunding). Esistono al-meno 50 network americani (ad esem-pio Network for Good) che permettonoal singolo di utilizzare il proprio blog o lapropria pagina Facebook per la raccoltadi denaro. Il più famoso, al momento, èprobabilmente Causes di Facebook, cheraccoglie milioni di dollari l’anno, anchegrazie alla presenza di numerose microcampagne. Purtroppo non è ancora uti-lizzabile dalle organizzazioni non-profititaliane, essendo vincolato all’iscrizioneal registro delle strutture non-profit ca-nadesi e americane.A questo ampio processo di decentraliz-zazione stanno contribuendo anchestrutture come la Croce Rossa America-na, che si è data delle vere e proprie po-licy incoraggiando i sostenitori privati autilizzare le pagine su Facebook, o altristrumenti online, per supportare le pro-prie attività. In Italia un buon esempio èrappresentato da Emergency: moltissi-

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pio, Terre des Hommes, l’organizzazio-ne alla quale appartengo, raccoglie on-line oltre il 90% delle richieste per il so-stegno a distanza (quello basato sull’im-pegno morale da parte del donatore ainviare un contributo economico stabilee continuativo a un bambino). Lo stessodato l’ha comunicato anche Save TheChildren lo scorso anno. Il motivo è sem-plice: i costi informativi e di divulgazio-ne consentiti della Rete sono sicura-mente più bassi che con altrimezzi. In più Internet offre aldonatore la possibilità dipoter approfondire la co-noscenza dell’organizza-zione stessa, prima di prov-vedere al versamento nellemodalità a lui più consone(quindi anche non online),e di creare con essa un rap-porto di fiducia, anche tra-mite mail informative o te-lefonate dirette. Per quanto riguarda la rac-colta fondi immediata, l’Ita-lia non ha ancora dei dati.Negli Usa sappiamo che il7,6% delle somme raccoltelo scorso anno è passato attraverso la Re-te. Una percentuale decisamente impor-tante se si considera la grossa bolla fi-nanziaria che aveva coinvolto i possesso-ri di carte di credito americani, creandoevidenti diffidenze per l’utilizzo delle car-te online. Ma è un dato che in nessunmodo potrebbe venire paragonato conquello del nostro Paese, se fosse disponi-bile. Anzitutto per un motivo culturale,che vede gli Italiani ancora molto diffi-denti sui pagamenti online, e le organiz-zazioni non-profit ancora poco avvezzea utilizzare i classici strumenti di marke-ting - offline e online - per la promozio-ne, la raccolta fondi e la profilazione de-gli utenti. Un esempio per tutti: in Italia idatabase di utenti sono ancora piccoli enon abituati a ricevere messaggi di rac-colta fondi con continuità. Le newsletter,sia cartacee sia online, sono inviate unavolta al mese e hanno l’aspetto di un ma-gazine, o sono un estratto del sito webdell’associazione, mentre negli USAhanno uno periodicità settimanale equasi sempre contengono esclusiva-mente messaggi di raccolta fondi. L’ulti-

ma differenza sostanziale è che in Italiadona circa il 50% di persone ogni anno,negli USA o in Gran Bretagna dona finoall’80 - 90% delle persone. Però in Italia c’è un forte aumento delleassociazioni che investono anche profes-sionalmente; bisogna capire se questatendenza si strutturerà moltiplicando leorganizzazioni con divisioni specificheche si occupano di marketing online op-pure se si investirà in maniera episodica

e quindi poco efficiente.

Quali sono i passi prin-cipali per organizzareuna campagna di rac-colta fondi online disuccesso? Innanzitutto, come accad-de anche nella raccoltafondi offline, bisogna defi-nire quali sono le proprie fi-nalità, sia nel breve sia nellungo periodo. Occorre in-dividuare i propri obiettiviin termini economici(quanti fondi vogliamoraccogliere?), stabilire il

budget da investire e, infine,definire gli strumenti e i mezzi più adat-ti. La presenza online richiede poi la ca-pacità di poter offrire una risposta pun-tuale e immediata: chi richiede delle in-formazioni su un’organizzazione compi-lando un form in Rete vuole essere infor-mato e ricontattato velocemente, vuolepoter accedere alle informazioni perso-nalizzate presenti sul sito Internet anchecon frequenza. In caso contrario si rischiadi perdere di credibilità e di vanificare tut-ti gli investimenti fatti.

Può segnalarci qualche esempio diraccolta fondi online di successo?Al di là delle emergenze, che sono le oc-casioni in cui si raccolgono soldi più fa-cilmente, e al di là dei casi eclatanti dicampagne per le adozioni a distanza, cisono degli strumenti come i regali virtualiche funzionano sempre di più. Ad esem-pio: la Lista dei Desideri di Save the Chil-dren, i Regali per la Vita di Unicef, i Re-gali per la Vista di CBM, che ormai costi-tuiscono una valida alternativa ai vecchibigliettini di Natale e alla donazione clas-sica. Organizzazioni come Save the Chil-

STORIE DI QUALITÀ: SOLIDARIETÀ ON LINE

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DIVENTARE UN PERSONALFUNDRAISER? OGGI È POSSIBILE CONIODONO.COM!Da un’idea di Direct Channel,società leader nel database ma-nagement nel settore editorialee del non-profit, è nato Iodo-no.com, il primo sito italiano dipersonal fundraising.Il sito permette a chiunque di di-ventare un personal fundraiser,ossia di organizzare delle vere eproprie campagne di raccoltafondi per le ONP iscritte e inseri-te nel database. La procedura èmolto semplice: basta aprire lapropria pagina personale all’in-terno del sito, scegliere una ONPda sostenere, e diffondere lapropria campagna inviando illink della pagina creata a tutti iconoscenti. Oppure, è possibile rintracciare ilprogetto di un amico e versareuna semplice donazione sullasua pagina personale in manierarapida e sicura. Iodono.com per-mette, infatti, di sostenere i pro-pri progetti personali o le causeche più stanno a cuore.L’obiettivo del sito è offrire an-che alle ONP più piccole, chenon possono permettersi di de-stinare delle risorse alla pubblici-tà sul web, uno spazio di visibili-tà all’interno della Rete e unostrumento di raccolta fondi eco-nomico, semplice e sicuro.

I costi informativi e di

divulgazioneconsentiti della Rete

sono sicuramente più bassi che

con altri mezzi. In più Internet offre

al donatore lapossibilità di poter

approfondire laconoscenza

dell’organizzazionestessa.

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essere quello di stimolare i donatori a di-ventare loro stessi degli entusiasti fun-draiser, dando in cambio trasparenza,valide ragioni, possibilità di parteciparee fornendo le basi per creare un solidorapporto di fiducia. L’esempio dellosport è molto bello perché permette difare solidarietà divertendosi e socializ-zando, e la molla che spesso ci spinge adonare è anche quella di entrare in con-tatto con persone che condividono i no-stri stessi interessi.

Oltre alle associazioni e agli opera-tori del terzo settore ci sono ancheaziende che organizzano campa-gne di raccolta fondi online. Lofanno perché ci credono o è unascelta strumentale mirata a miglio-rare la propria immagine?Credo che le iniziative delle aziende sia-no spesso poco strutturate, poco meto-diche e un po’ troppo strumentali. Ènormale che l’azienda abbia interesseper un proprio tornaconto personale,ma nel momento in cui decide di otte-nerlo appoggiando un’iniziativa benefi-ca, deve anche essere disposta a investi-re. Investire denaro, ma soprattuttotempo. Non si può pensare di cavarselacon 5.000 euro senza fare nient’altroper l’organizzazione, se non sfruttarlasolo per farsi pubblicità. L’azienda devecredere nel progetto, e deve essere di-sposta ad essere molto trasparente coni propri utenti. Ricordo il recente caso diun profumo prodotto da un famoso sti-lista italiano, per il quale, da un proget-to nato su Facebook a sfondo benefico,era poi partita una grande campagna

pubblicitaria. Ebbene, nonostante igrossi investimenti economici, i risultatifurono deludenti, perché i consumatoripercepirono, nonostante la notorietàdel marchio, una mancata trasparenzadelle informazioni fornite e l’impegnoreale dell’azienda.

A questo punto, posso immaginareche una campagna di raccolta fondiabbia più successo se organizzatada una onlus piuttosto che daun’azienda, è corretto?Le onlus hanno forse una maggiore ca-pacità di attirare la fiducia degli utenti.C’è da dire, però, che spesso le onlusnon hanno né gli strumenti né gli inve-stimenti, né la visibilità necessari peravere successo. Le aziende invece, spes-so, hanno tutte queste cose. Quel cheperò devono fare è imparare a comuni-care la solidarietà in maniera diversa dacome spesso fanno. Un bell’esempiotutto online è rappresentato dalla colla-borazione tra Terre des Hommes di Lo-sanna e la Coop svizzera in occasionedella vendita delle arance: quest’annoper la prima volta il meccanismo è statovirtualizzato e dalla pagina Facebook diTerre des Hommes si potevano inviarearance virtuali. Al raggiungimento di10.000 invii di arance virtuali, la Coopsvizzera metteva a disposizione 5.000franchi svizzeri. L’iniziativa ha avutogrande successo e in due giorni gliobiettivi sono stati raggiunti: grazie auna grande trasparenza da parte dellaCoop, a una comunicazione piuttostoefficace e simpatica e a un meccani-smo di utilizzo piuttosto semplice. z

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me delle iniziative che avvengono in Ita-lia su Facebook a favore di Emergencynon sono organizzate dalla sede dell’or-ganizzazione, ma sono dovute all’intra-prendenza di volontari e sostenitori. Nelnostro Paese siamo ancora agli inizi, mapiano piano ci stiamo muovendo. Gra-zie anche a iniziative come Iodono.com(n.d.r: vedi box a pag. 58), una piatta-forma di personal fundraising italiana.Ad essa si deve il merito di essere statala prima del nostro Paese in grado di da-re visibilità al proprio operato. In Italia,infatti, prima di questo caso, molte ini-ziative che nascevano, magari anchecon il contributo delle banche, non ve-nivano comunicate, e quindi restavanonell’ombra. Iodono.com ha cambiato iltrend. Ha intuito l’importanza di averevisibilità, si è legata a una manifestazio-ne sportiva come la Milano City Mara-thon e ha portato a risultati davvero ina-spettati. Nell’edizione 2011 le organiz-zazioni benefiche coinvolte sono passa-te da 11 a 76, raddoppiando il numerodegli staffettisti iscritti a fini solidali. Par-lando di numero, l’Abbraccio, che si oc-cupa di disabilità, ha raccolto ben26.000 euro, l’Acra Milano (Associazio-ne di Cooperazione Rurale in Africa eAmerica Latina) 25.000. E il tutto graziealla collaborazione tra sport, donatori,associazioni benefiche e Iodono.com.

In effetti, lo sport si sta legandosempre di più a iniziative di rac-colta fondi. Cosa ne pensa?Credo sia un bel modo per fare solida-rietà, anche se siamo ancora agli albori.In molti casi, infatti, l’adesione alla cau-sa benefica è rappresentata semplice-mente dall’iscrizione all’evento sporti-vo, sapendo che parte del ricavato an-drà all’organizzazione. In realtà, secon-do il meccanismo di raccolta fondi dimatrice anglosassone, bisognerebbeparlare di challenge fundraising. Ovverocogliere l’opportunità del momentosportivo per farsi sponsorizzare e racco-gliere ulteriori fondi da destinare allacausa, che non siano solo il frutto dellaripartizione della quota di iscrizione, madipendano da altre iniziative solidali or-ganizzate. In Italia, per il momento sia-mo ancora solo donatori e non personalfundraiser. Il prossimo passo dovrebbe

STORIE DI QUALITÀ: SOLIDARIETÀ ON LINE

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Che lo sport sia salutare, divertente e socializzante, è cosa ri-saputa. Spesso invece ci si dimentica di come l’attività sporti-va sia anche uno strumento in grado di abbattere le barrieree di fare del bene. Gli esempi di grandi società sportive chehanno abbinato il loro nome a qualche azione benefica, aonlus, a progetti solidali, sono numerosissimi. In questo am-bito noi ne vorremmo citare una forse meno noto, decisa-mente più piccolo, ma non per questo inferiore in quanto a bontà di cuore. Si tratta di Cuori Nero Azzurri, una libera Associazione senza fini di lucro, nata nel 2006 per pro-muovere la cultura dello sport, dell’eticità e della trasparenza, ma anche per finanziare opere disolidarietà. Tra le ultime sostenute, segnaliamo “La tana dell’orso”, un progetto avviato dal-l’ospedale Gaslini di Genova per il miglioramento dell’accoglienza dei piccoli ospiti. http://www.cuorineroazzurri.it - http://www.gaslinibandband.it/

CUORI BENEFICIIMQ NOTIZIE n.94

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Non avevo mai visto qualcunocommuoversi per una marato-na. Non parlo di uno che ha cor-

so una maratona, ma di uno che l'haguardata. E non parlo di uno qualsiasi,ma di un avvocato d'affari inglese. Uncorporate lawyer. Uno di quelli che neilibri di Grisham assistono le multinazio-nali cattive cattive.Era lui che doveva decidere se prender-mi o no per due mesi in uno studio le-gale di Londra. Per convincerlo gli hoparlato della mia passione per la corsa.Quando siamo passati alla maratonaho visto gli occhi lucidi. Mi ha raccon-tato che era stato tra il pubblico a inci-tare i runners. E si era commosso. Hotrattenuto lo stupore e me ne sonouscito con un colpo da maestro: «Lamaratona di Londra deve essere fanta-stica, John. Il prossimo anno la correròdi certo. Ci sarai a fare il tifo? Will yoube there?». Era giugno 2010. Due settimane dopoquel colloquio mi è arrivata la confer-ma: ero stato preso e a marzo 2011,dopo l'esame da avvocato in Italia,avrei lavorato per loro a Londra. A quelpunto restava solo una cosa da fare:iscriversi alla Virgin London Marathon2011. Forse la cosa più difficile.

L'iscrizione: not so easyNon è così facile, infatti. Non basta pa-gare per correre. A giugno 2010, l'uni-co modo per essere a Londra il 17 apri-le 2011 era convincere una delle Cha-rities, le Onlus inglesi partner della ma-ratona, a darti un pettorale. Come la siconvince? Con l'impegno a raccogliereuna certa cifra (da 1.000 a 2.000 ster-line a seconda della Charity), e presen-tando un progetto di fundraising (sì, diraccolta fondi).Ero e sono un Podista da Marte, uno diquei bricconi che una volta al mese cor-rono a Milano per promuovere le On-lus e la corsa. Iscritto al Gazzetta Run-

ners Club. Lettore di Runner's World.Avrei dovuto sapere che cosa fare. So-no rimasto spiazzato. Come raccolgo1.200 euro per una Charity inglese?Perché qualcuno dovrebbe aiutarmi araggiungere questo obiettivo? E so-prattutto, come convinco gli inglesiche sono in grado di raccogliere 1.200euro? Perché loro il pettorale me lo da-rebbero subito, ma io i soldi potrei an-che non raccoglierli. È un sistema che sibasa sul mio impegno e sulla loro fidu-cia. Gli inglesi, è noto, non si fidano de-gli italiani. La prima Charity che contatto mi scriveche è sorry, che ci sono state tante ap-plication e che purtroppo la mia richie-sta non è stata approved.La seconda mi accetta. E solo perchévengo "raccomandato" da Stefano Pe-rego, un italiano di cui hanno impara-to a fidarsi. Stefano vive a Londra dadieci anni. Da cinque corre per la EEIBA(Electrical and Electronics IndustriesBenevolent Association), una Charityche assiste i lavoratori dell'industriaelettrica ed elettronica in difficoltà.L'anno scorso, da solo, ha raccolto3.000 sterline (3.600 euro) correndo lamaratona di Londra.L'idea di Stefano è di creare una squa-dra di sette persone che raccolga10.000 sterline per l'EEIBA. Vengo ac-cettato nella squadra e mi viene datol'obiettivo di raccogliere 1.000 sterline.Non posso deluderli.

MicrodonazioniCorrere solo a Londra non ha senso.Vengo da Milazzo e vivo a Milano da

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DA UN ITALIANO, ISTRUZIONI D’USO PER DIVENTAREUN VERO PERSONAL FUNDRAISER. DIVERTENDOSI,MANTENENDOSI IN FORMA E FACENDO DEL BENE.ALL’OMBRA DEL BIG BEN.

STORIE DI QUALITÀ: SOLIDARIETÀ ON LINE

ROTTAMILANOLONDRA*di Valerio Scollo

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ora chissà quanti altri fundraiser di Italiachiederanno 50 euro per la loro causa…E poi mi sono affidato a “OK il tempo ègiusto!”, un'iniziativa legata al blog. Al-l'inizio ne avevo in mente anche altre,ma il successo dei tre canali di finanzia-mento citati mi ha fatto desistere, così leconservo per la prossima volta.Il gioco è molto semplice: chi ha fattouna donazione di almeno 5 sterlinepuò scommettere sul tempo in cui con-cluderò una delle tre gare legate al blog(la terza è stata la Giulietta & RomeoHalf Marathon del 20 febbraio scorso).Chi indovina, o si avvicina di più, vinceun libro autografato dall'autore.Il primo libro in palio era Il pugno invisibi-le, la biografia del mitico pugile GiovanniParisi, edito da Add Editore. Ad autogra-farlo è stato uno degli autori, Roberto Tor-ti, giornalista, blogger e maratoneta.A vincerlo è stato proprio un lettore delblog di Roberto. Con grande disap-punto, tra gli altri, di Zia Carmela, che

pure aveva scommesso.Gli altri due libri in palio erano Studio il-legale e La gente che sta bene di Fede-rico Baccomo, editi dalla Marsilio. Par-lano entrambi del mio mondo, gli av-vocati d'affari milanesi. Anche se io hola fortuna di non lavorare per uno stu-dio illegale.

Effetti collateraliTutto è nato per raccogliere 1.000 ster-line per l'EEIBA. E per cercare di spie-gare ai miei amici il motivo per cui al-cuni sabato sera non posso andare abere con loro.Gli effetti collaterali sono stati del tuttoimprevedibili. Uno è che da una squa-dra per la staffetta se ne sono fattedue, legate a Milano-Londra e che poihanno corso la Milano City Marathonper la Fondazione de Marchi.Un altro è che sono diventato un run-ner migliore. E non mi riferisco alla be-

neficenza. Per un anno il mio persona-le sulla mezza maratona è stato diun’ora e 29 minuti, corso a Verona nelfebbraio 2010. Mai riuscito a scenderesotto. Lo scorso febbraio ho chiuso lastessa gara in un’ora e 23. Per la primavolta da quando corro, ci sono amiciche seguono i miei allenamenti. E chehanno messo mano al portafogli per lemie folli corse. Devo ringraziarli in qual-che modo.

* Testo pubblicato per gentile conces-sione della rivista Runner’s World e diValerio Scollo, autore dell’articolononché collaboratore del dipartimen-to Corporate dello studio legale Nun-ziante Magrone. z

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due anni e mezzo. È qui che ho comin-ciato a essere un runner. È qui che sicorre la Milano City Marathon, il primoevento in Italia con un Cha-rity Program in stile an-glosassone. Decido diaprire un blog, Milano-Londra (http://milano-londra.blogspot.com).Attorno a questo spaziovirtuale si muove la rac-colta fondi. Milano per-ché corro la staffettadella Milano City Mara-thon. Londra perchécorro la maratona diLondra.In Inghilterra basta invia-re un’e-mail a un amico con la richiestae bam!, ecco 10, 20, 100 sterline per laCharity. La corsa non è un'esperienzaindividuale e solitaria. Sei seguito. Tichiedono dei tuoi progressi. Sono en-tusiasti perché corri e perché corri per

beneficenza. In Italia, salvo eccezioni,pensano che sei scemo. E forse hannoragione. Milano-Londra mi serve per

raccontare gli allenamenti.Aneddoti sulle gare. Espe-rienze e sensazioni. Cerco dicreare un legame empaticocon chi legge. E invito a do-nare per l'EEIBA. All'iniziovenivo preso per scemo. Maa poco a poco le donazionisono arrivate. E posso assi-curare che quando un ami-co ti sostiene, anche con po-co, si provano emozioni cheneanche una maratona puòdare.

Alla ricerca di uno sponsorCon Stefano, come squadra, abbiamodegli sponsor che apporranno il loro lo-go sulla nostra maglietta. L'unico spazioa mia personale disposizione è il blog.

Uno sponsor non è facile da trovare. Okche è per beneficenza, ma un minimodi visibilità devi darla. Milano-Londra ènato a fine dicembre e sarà aggiornatofino ad aprile. Per quattro mesi di visi-bilità chi posso trovare? E per che cifre?Consumo 2-3 paia di scarpe l'anno. Hochiesto al mio fornitore di fiducia, il ne-gozio di Milano Born to Run, di rega-larmene un paio. In cambio avrei versa-to il valore all'EEIBA. Ha accettato e haavuto un post dedicato, un banner fis-so con link, e tanta gratitudine.Con Runner’s World mi sono tuffato. Daabbonato avevo ricevuto il bollettino peril rinnovo. Ho fatto la stessa propostaanche a loro: un anno di abbonamentoe avrei donato il relativo valore all'EEIBA.Hanno accettato (e puoi vedere la do-nazione effettuata, come quella di tuttigli altri amici, miei e del mio team, suhttp://www.justgiving.com/Rexel-UK-Green-Team).Peraltro a loro rischio e pericolo, perché

STORIE DI QUALITÀ: SOLIDARIETÀ ON LINE

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Come raccolgo

1.200 euro per una Charity

inglese? Perché

qualcuno dovrebbeaiutarmi a

raggiungerequesto obiettivo?

La squadra alla partenzaA destra: souvenir della maratona

Chi ha corso alla Mi-lano City Marathon2011, sa che non èstato facile Gliiscritti erano piùdi 10.000, di cui1.000 hanno ri-nunciato a partire, a causa di uncaldo eccezionale che ricordava il 10 agosto,più che il 10 aprile. Chi ha corso, sa che non èstato facile, ma sa anche che la soddisfazionedi poter correre per una buona causa potevafar dimenticare il termometro e l’arsura. E in-fatti ci hanno creduto in molti, sia tra i mara-toneti sia tra gli staffettisti, che hanno corsoper una delle 76 associazione non-profit pre-senti, diventandone ambasciatori e aiutandolea raccogliere donazioni.

CHARITY PROGRAM:A MILANO SI CORRE ANCHEPER BENEFICENZA

La staffetta IMQ

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Città multietnica e in perenne fermento, culla di nuove tendenze e luogo di grandi contrasti,Londra è una delle capitali europee più affascinanti, di cui è difficile non innamorarsi. Grazie allo straordinariodinamismo che lacontraddistingue, è un luogo che non smette mai di cambiare, vi si può ritornare innumerevoli volte, scoprendo qualcosa di nuovo e rimanendo stupiti. E non è solo una città da visitare, ma un luogo da vivere, esplorare, scoprire.

In queste pagine siamo andatialla ricerca di itinerari insoliti e di modi diversi per assaporare lasplendida capitale del Regno Unito, che offre sorprese ed esperienze inaspettate.

ITINERARI E IDEE PER UN SOGGIORNO FUORI DAI SENTIERIBATTUTI

QUALITÀ DELLA VITA: VIAGGI

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INSOLITA LONDRA

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Per gli amanti del buon cibo ilBorough Market, a breve di-stanza da Tower Bridge, è un ve-

ro piacere dei sensi. Unico mercato in-dipendente, controllato da un’asso-ciazione senza fini di lucro il cui scopoprincipale è garantire prodotti alimen-tari di grande qualità, il Borough Mar-ket è diventato il punto di ritrovo dichef, appassionati di cucina e gourmet. Quello che rende il Borough Marketspeciale è la passione condivisa per ali-

menti naturali e di primissima qualità,spesso prodotti dagli stessi commer-cianti, e l’incontro di culture diverse,così tipico di Londra. Il modo migliore per apprezzare il mer-cato è curiosare tra le bancarelle, la-sciarsi trasportare dalle sensazioni visi-ve e olfattive, assaggiare i prodotti, as-saporare l’atmosfera e l’esplosione dicolori, lasciarsi divertire e ispirare dagli‘show cooking’ dimostrazioni dal vivoper scoprire nuove ricette.

Apoca distanza da Tower Bridgee dalla Torre di Londra scopri-rete una inaspettata sorpresa:

un porticciolo nel cuore della città sto-rica. È la St Katherine Marina, pic-cola oasi di pace dove fare una sostain uno dei pub, ammirare le barche or-meggiate e curiosare nelle elegantiboutiques. Nel passato, i St Katherine Docks era-no una delle aree commerciali del-l’antico Porto di Londra, progressiva-mente spostato a valle a partire daglianni ’60. A causa della limitata capa-cità e dell’impossibilità di accogliere lemoderne grandi navi da carico, i StKatherine Docks sono stati una delleprime aree portuali ad essere chiuse,nel 1968. Venduti alla Municipalitàdella Grande Londra, i docks vengonospesso citati come un modello di ri-qualificazione urbana di successo. Il Dickens Inn, i cui balconi fioriti so-vrastano il porticciolo, è perfetto perun drink o un boccone. Il pub, in ori-gine un deposito di spezie, è stato ri-costruito all’inizio degli anni ’70 nellostile delle locande a tre piani del XVIIIsecolo, riutilizzando le travi originali ele suppellettili in ferro battuto.

Un porticciolo nel cuore di una metropoli

Borough Market, il più famoso mercato alimentaredi Londra

TOUR RÉTROSmallcar Bigcity [email protected]/index

RICHMOND UPON THAMESRichmond dista circa 25 chilometri a sud-ovest di Londra ed è facilmente raggiungi-bile con in metropolitana (District line, circa45-60 minuti, o in treno dalla stazione Wa-terloo in 15 minuti con il treno veloce). www.visitrichmond.co.uk/

ST KATHERINE DOCKSSono molte le opzioni per arrivare a St Ka-

therine Docks: la più piacevole, in una bellagiornata, è il ‘River Bus’, il servizio di tra-sporto fluviale, fino a St Katherine’s Pier. In alternativa, la Marina può essere raggiuntain pochi minuti a piedi dalla stazione della me-tropolitana Tower Hill (Circle e District Lines)o dalla stazione Aldgate (Circle e Metropoli-tan).

BOROUGH MARKETIl mercato è facilmente raggiungibile con lametropolitana (Northern e Jubilee Lines finoa London Brige), in autobus o a piedi, lungo il‘Thames Path’ sulla sponda meridionale delTamigi.

INFORMAZIONI PRATICHE

IBeatles, Mary Quant e la minigon-na, Twiggy, Carnaby Street; iconedella ‘Swinging London’ degli anni

’60, simboli di una vera e propria rivo-luzione culturale. Un decennio all’insegna dell’ottimi-smo e della ‘joie de vivre’, della creati-vità e di un profondo desiderio di anti-conformismo. Anni felici e spensierati,che hanno caratterizzato il secolo scor-so e da allora sono rimasti profonda-mente impressi nell’immaginario col-lettivo. Un modo inconsueto e divertente per

visitare Londra e rivivere un po’ della ma-gica atmosfera della ‘Swinging London’è un ‘tour rétro’ della città in MiniCoopers originali degli anni ’60. Si può scegliere tra 6 itinerari a tema edi durata diversa, proposte stagionali epersino affittare una delle tre mini -rossa, bianca e verde - per un tour per-sonalizzato. L’itinerario di maggioresuccesso è ‘The Italian Job’, ispirato al-l’omonimo film. Una volta indossate le tute blu e i ber-retti di tweed, si parte alla scoperta diLondra con tanto di (finti) lingotti

d’oro nel bagagliaio! Il ‘Great Escape Tour’ vi farà esplorareil meglio di Londra, dalle principali at-trazioni ai parchi fino alla visita dei fa-mosi studi di registrazione di AbbeyRoad, dove i Beatles hanno inciso lamaggior parte dei loro dischi e che hadato il nome all’ultimo album (esclu-dendo Let it Be), poco prima dello scio-glimento del gruppo nel 1970. E con il sottofondo musicale dei princi-pali successi degli anni ’60, l’autista-guida vi farà scoprire aneddoti interes-santi e spesso poco conosciuti.

QUALITÀ DELLA VITA: VIAGGI

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Un tuffo nel passato, nella ‘Swinging London’ degli anni ’60

Per una giornata all’insegna del re-lax non c’è nulla di meglio di unapasseggiata lungo il Tamigi, a pie-

di o in bicicletta. Richmond upon Thames, uno dei 33borghi amministrativi in cui è suddivisala metropoli di Londra (Greater Lon-don), è incantevole. Facilmente raggiungibile con la metro-politana - o ‘the tube’, come la chia-mano i londinesi - Richmond colpisceper la sua vitalità. I pub che costeggia-no il Tamigi brulicano di gente chechiacchiera sorseggiando una birra einvitano a una sosta. In una bella gior-nata, dalle terrazze si può osservare la

vita dei londinesi: le canoe che solcanoil fiume, le barche che nel fine settima-na collegano i borghi adiacenti, il viavaidi persone che tranquillamente pas-seggiano. Richmond è un ottimo punto di par-tenza per una lunga camminata o unabiciclettata fino alle chiuse di Teddin-gton per poi raggiungere HamptonCourt e visitare il magnifico palazzoreale, residenza preferita da Enrico VIII.Diverse sono le opzioni per ritornare alpunto di partenza o nella City: uno deiclassici bus rossi, così tipici di Londra, iltreno e, in estate, una incantevole gitain barca risalendo il Tamigi.

A piedi o in bicicletta lungo il Tamigi

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IMQ NOTIZIE n.94

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PER UN WEEK END

Un week end di relax, magari in uncastello o un antico borgo, è giàdi per sé un’ottima idea: si pos-

sono visitare cittadine bellissime e dallenumerose lusinghe, si riposa immersi inuna natura rigogliosa, ci si rimette informa. Ma l’occasione è ancora piùghiotta se oltre al relax, il fine settimanasignifica anche emozioni forti, intense e

intriganti. Se poi vi sentite Sherlock Hol-mes o volete mettere alla prova la vostraabilità di investigatori allora non c’èdubbio: “week end con delitto” fa pro-prio per voi. È una formula indicata percoppie, single, timidi, esuberanti, gio-vani anziani, ma che sta prendendosempre più piede anche come formuladi team building aziendale.

In cosa consiste? Chi sceglie week endcon delitto si troverà immerso in unaparticolarissima ambientazione, ospitidi un castello medievale, una torre an-tica, un agriturismo. Aperitivo, cibo, re-lax, tutto condiviso con altri parteci-panti. Durante il week end però, all’in-terno della location, verrà commessoun delitto: chi sarà il colpevole? Perché

QUALITÀ DELLA VITA: HOBBY

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INVESTIGATORI

UN WEEK END INDIMENTICABILE PER GLI AMANTI DEL GIALLO E PER CHI VUOLEPASSARE UN FINE SETTIMANA DIVERSO DAL SOLITO A CACCIA DI UN ASSASSINO,VESTENDO I PANNI DI SHERLOCK HOLMES.

è stato ucciso? Quali misteri si nascon-dono dietro l’omicidio? A scoprirlo do-vranno essere proprio gli ospiti, cheverranno divisi in squadre. Ovviamentel’obiettivo è trovare per primo il colpe-vole attraverso gli indizi che dovreteraccogliere, interrogatori, magari tra-vestimenti, sospetti, fino al gran finaledove ogni squadra dovrà esporre le sue

deduzioni come i più provetti investi-gatori.Sono molte le località in cui si svolgonoquesti appassionanti fine settimana.Dai borghi medioevali dell’Umbria, allecolline tosco emiliane ma anche inLombardia, in Campania, un po’ in tut-ta Italia, e i prezzi variano a secondadella durata (può essere anche un

brunch o una cena) e della location. Su Internet potrete trovare molti sitiche si occupano di questi week end etutti gli indirizzi. Un fine settimana in-dimenticabile per gli amanti del giallo:un’iniziativa gustosa e suggestiva conun po’ di adrenalina. E ricordate: il colpevole non è sempre ilmaggiordomo! z

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getto è allergico a quella sostanza.Un nuovo test in grado di provare con-temporaneamente più allergeni è statomesso a punto da un centro romano al-l’avanguardia in questo settore, l’Istitu-to dermopatico dell’Immacolata. Il nuo-vo test diagnostico si basa su una pia-strina contenente i 76 allergeni più co-muni. Su di essa viene messa una goc-cia di sangue del paziente. Attraversodei macchinari altamente tecnologici siottiene il risultato relativo al livello disensibilità verso tutti gli allergeni sulchip. Un bel risparmio di tempo e de-naro!

Voi medici dite sempre meglio pre-venire che curare. Vale anche perl’allergia?È evidente che la miglior lotta all’allergiaè evitare il contatto con la sostanza a cuisi è allergici. Facile a dirsi per quanto at-tiene agli animali, ma evitare qualunque

contatto con il polline e gli acari è quasiimpossibile. Si possono usare alcuni ac-corgimenti: non aprire i finestrini quan-do si va in automobile, nonandare in campagna e neiluoghi dove è stata appe-na tagliata l’erba. La not-te, il mattino e prima di untemporale sono i momen-ti in cui c’è maggior con-centrazione pollinica: evi-tare in queste ore di stareall’aperto, farsi sempre una doccia ap-pena rientrati in casa. Ma, come detto,sono tutti palliativi.

Veniamo ai rimedi: solo terapie sin-tomatiche o anche vaccino? I soggetti allergici possono ricorrere aterapie farmacologiche sintomatichecon l’assunzione di farmaci deconge-stionanti, antistaminici, corticosteroidiper via locale e generale per diminuire il

disagio e il fastidio.L’unica terapia in grado di eliminare ilproblema alla radice consiste nell'indur-

re uno stato di tolleranzanei confronti del pollinecon un vaccino.Esistono inoltre terapie de-sensibilizzanti per via oralema si è visto che i migliori ri-sultati si ottengono con te-rapie sottocute quando ef-

fettuate per lunghi periodi. Oggi, in centri altamente specializzati sieffettuano anche terapie con anticorpibloccanti.

Le allergie con gli anni possonoscomparire? Si può migliorare ma non guarire, anzi èpiù facile diventare allergici in qualun-que momento della vita. Diciamo chealcune forme allergiche possono dimi-nuire ma non scomparire. z

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L’ALLERGIAHA 4 STAGIONIE SI PUÒ DIRE

CHE NON C’È PACEPER GLI ALLERGICI.

SEIALLERGICO?A PRIMAVERA SI SCATENANO, MA ANCHE DURANTE LE ALTRE 3 STAGIONI VAGANO INSIDIOSE:

PARLIAMO DELLE ALLERGIE, UNA PATOLOGIA CHE RIGUARDA IL 35% DEGLI ITALIANI E CHE ENTROIL 2015 POTREBBERO COLPIRE FINO AL 45% DELLA POPOLAZIONE.

Intervista al Dott. Angelo Pierini, allergologo e pneumologo.

Nasi rossi, starnuti continui, pruri-ti, occhi gonfi e lacrimosi: bruttastagione la primavera per gli al-

lergici costretti a rinchiudersi in casa o amuoversi con scorte ciclopiche di klee-nex. È proprio con l’arrivo della bellastagione, con le temperature miti e so-prattutto con lo sbocciare dei fiori cheappaiono i primi sintomi di allergie, unfenomeno in espansione che colpiscesempre più adulti e bambini: sono in-fatti milioni gli italiani che soffrono tramarzo e maggio di allergie ai pollini. Ipollini sono in grado di originare rea-zioni allergiche perché, a contatto conla mucosa respiratoria, liberano delleproteine che in soggetti sensibili causa-no a loro volta la produzione di anticor-pi specifici.I principali pollini implicati nelle allergie,spiega Angelo Pierini, allergologo epneumologo, sono in primo luogo legraminacee (orzo, segale, gramigna,

granoturco), gli alberi di olivo, platano,betulle, salice, pioppo e le piante erba-cee, in particolare la parietaria. Gli albe-ri producono polline da gennaio a mag-gio, le graminacee da aprile a fine luglioe le erbacee da luglio ad ottobre. Prati-camente, l’allergia ha 4 stagioni e si puòdire che non c’è pace per gli allergici.“La fioritura delle piante” continua Pie-rini “segue sempre cicli precisi in granparte indipendenti dalle temperature. Aqueste allergie stagionali bisogna ag-giungere quelle perenni legate alle ina-lazioni di peli, forfore animali e soprat-tutto agli acari della polvere. Un capito-lo a parte riguarda infine l’allergia ali-mentare ma è tutto un altro discorso.

Allergia o raffreddore, entrambimali di stagione, come riconoscerli?Impossibile confondere i sintomi di unraffreddamento da una reazione aller-gica. Il primo è preceduto da infiamma-

zione della gola e presenta una tipicaevoluzione, con una fase acquosa se-guita da una fase catarrale nel giro diqualche giorno. Il raffreddore allergicoda pollini invece compare all’improvvisoe altrettanto all’improvviso può scom-parire. I sintomi dell’allergia sono con-gestione al naso, prurito e lacrimazionedegli occhi e la tosse. Ce ne possono es-sere altri più gravi come quelli dell’asmaper non parlare addirittura di shockanafilattico, ma sono casi rari con per-sone afflitte da gravi patologie.

C’è un modo per capire a cosa si è al-lergici?Il prick test è il più usato per la diagnosidelle allergie. Consiste nel deporre unagoccia di estratti allergenici sulla cute in-terna del braccio e poi scalfirla legger-mente. Se dopo pochi minuti in quellazona si verifica un arrossamento, unponfo rosso, allora significa che il sog-

QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE

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Per chi vuole sentirsi libero, per chi amala solitudine a contatto con la naturapiù vera e ha molta esperienza di mon-tagna, ecco il free climbing, l’arrampi-cata libera. Si tratta di uno sport estre-mo molto difficile e pericoloso. Bisogna essere dei veri e propri “sco-iattoli”. Nessuna corda, nessun mo-schettone, nessuna imbragatura: l’ar-rampicatore affronta la scalata co n ilsolo utilizzo delle mani e dei piedi, affi-dandosi ai propri muscoli e alla forzadelle braccia, cercando di aggrapparsiagli appigli naturali che si incontranosulla roccia. È consigliato molto allena-mento e molta padronanza dell’arram-picare. Un’evoluzione del concetto difree climbing, meno d’elite e più ac-cessibile a tutti, è l’arrampicata sporti-va. Anche qui non c’è alcun aiuto dimezzi artificiali: corde e chiodi servonosolo per proteggere l’arrampicatore incaso di caduta. Questa disciplina spor-tiva viene svolta su rocce naturali o instrutture artificiali “indoor” che ripro-ducono le caratteristiche delle paretirocciose. Ci sono molti palazzetti dello sport, pa-lestre o centri sportivi attrezzati perquesta attività ed essendo indoor èpraticabile in tutti i periodi dell’anno,consentendo così un allenamento con-tinuo. Anche per questa disciplina ènecessaria una rigorosa preparazioneatletica. Due le categorie per l’attività sportiva:promozionale e agonistica. Nella primai giovanissimi “C”: 6- 8 anni, giovanis-simi “B”: 9-10 e “A”: 11-13. Per quan-to riguarda l’agonistica: i ragnetti 14-15, allievi 16-17, juniores 18-19 e se-niores oltre i 19 anni. Un altro sport incui ricorre la stessa tecnica del freeclimbing è il bouldering, arrampicatasu grandi massi ma non molto alti. InItalia viene comunemente definito“sassismo”. Anche se le altezze nonsono particolarmente elevate, sotto ilmasso va collocato un materassinospecifico chiamato Crash Pad in mododa attutire eventuali cadute. È una di-sciplina che vede molti adepti e le garesi svolgono spesso in strutture artificia-li. Per quanto riguarda l’attrezzatura,spiega Giuliano Crechici tecnico di ab-bigliamento sportivo, importantissime

sono le scarpette, che devono essere ingomma con alta aderenza. “Le scar-pette” spiega Crechici “sono fonda-mentali per avere sensibilità sugli ap-poggi, devono fasciare bene il piede enon lasciare spazi all’interno. Un pan-taloncino corto o lungo e una magliet-ta completano l’abbigliamento. Danon dimenticare infine la magnesite,una polvere che si stende sulle mani peravere più aderenza”. Per chi vuole conoscere tutto sull’ar-rampicata sportiva può rivolgersi allaF.A.S.I., Federazione Arrampicata Spor-tiva Italiana, fondata nel 1987 e asso-ciata al Coni. z

E PER CHI OSASSE DI PIÙ, FREE CLIMBING, ARRAMPICATA SPORTIVA E BOULDERING.

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Siamo alle solite: l’ossessione dellaprova costume, non più limitataall’estate visto che anche durante

l’inverno le mete nei paesi caldi sonosempre di più, spinge a guardarsi allospecchio con la stessa severità di unistruttore dei marines. Vi vedete troppograssi, troppo flaccidi, poco tonici. Il pri-mo impulso è sottoporsi a una dieta dafame, ma non basta, bisogna fare attivi-tà fisica. Ma quale? Eliminare calorie, te-nersi in forma senza spendere un euro:è possibile con lo star climbing o verticalrunning, la moda targata New York. Incosa consiste? Nel salire e scendere lescale: un movimento facile, naturale emolto sano: tutti i medici sono concordinell’affermare che salire le scale fa bene,

è un eccellente allenamento cardio-va-scolare, migliora la concentrazione delcolesterolo buono nel sangue, diminui-sce i disturbi collegati alla vita sedenta-ria e all’alimentazione troppo ricca, ri-duce il rischio dell’osteoporosi. La lottaall’obesità, insomma, passa per le scale.Oltre alla salute sono molti i benefici perla persona perché il vertical running to-nifica le cosce, i glutei e l’addome.Da un punto di vista pratico non richie-de né particolari equipaggiamenti né at-trezzature se non un paio di scarpe daginnastica. Ideali sono quelle da corsa edevono soprattutto sostenere il piede ela caviglia durante il movimento. Per ilresto, qualsiasi tipo di abbigliamento vabene, basta che sia comodo e pratico.

Gli allenamenti sono vari e modulabili aseconda delle esigenze, le disponibilità egli obbiettivi personali. In ogni caso ri-cordate che bastano 15 minuti quoti-diani per ottenere ottimi risultati e ba-stano due rampe di scale al giorno perbruciare 10 calorie al minuto. Lo starclimbing è dunque economico, evitaestenuanti sedute in palestra, lo si puòpraticare in qualsiasi momento dellagiornata ed è ideale per mantenersi informa anche per chi ha poco tempo a di-sposizione. Utilizzare le rampe di scale alposto dell’ascensore è un ottimo modoper eseguire un minimo di esercizio (eanche risparmiare energia). Quindi via lapigrizia, niente scuse e buon verticalrunning a tutti!

QUALITÀ DELLA VITA: SPORT

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LO SPORT PER DIMAGRIRE A COSTO ZERO? SALIRE E SCENDERE LE SCALE UN’ATTIVITÀ FISICA ADATTA A TUTTI, MOLTO UTILE PER MANTENERSIIN FORMA, EVITANDO ESTENUANTI SEDUTE IN PALESTRA CON RETTEMENSILI COSTOSE O DIETE PESANTI E DEMORALIZZANTI.

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Per chi ogni voltasbuffa davanti all’ar-madio troppo pieno di

capi inutilizzati, per chi nonama affrontare il consuetoappuntamento con il cambiodi stagione o per chi ha vogliadi un po’ di shopping econo-mico senza stress, ma immerso in un’at-mosfera di relax e allegria, segnaliamouna delle ultime tendenze del settorefashion: lo swap party! Già divenutoun’abitudine negli Stati Uniti, ma inprogressiva diffusione anche nel nostropaese, lo swap (in inglese “scambiare”)party non è altro che una sorta di mer-catino del baratto, organizzato ancheall’interno delle mura domestiche, conl’ospitalità tipica famigliare di una tazzadi tè o di qualche tramezzino da offrirealle amiche-clienti. A venire scambiatipossono essere vestiti o accessori, nuovio mai utilizzati, ma anche di secondamano, a patto che siano in ottimostato. Il tutto all’insegna del gratuito(vale la formula scambio) e del rispettoambientale. Sì, perché in questo modo non si buttavia niente. Chiunque può organizzareuno swap party: è sufficiente mandareuna mail alle proprie amiche o, cosa an-cora più efficace, creare un evento su Fa-cebook per diffondere le foto degli abi-ti che si vorrebbero scambiare, informa-re più persone possibili e mettersi d’ac-cordo su luogo e la data del party. Unavolta diffuso il passaparola basta pocoper attrezzare la propria casa (o il postoche si è scelto per l’evento): preparareun rinfresco (meglio se con prodottibio), pulire e stirare tutti i capi che si vo-

gliono scambiare (ricordandosi di chie-dere alle amiche che parteciperanno difare lo stesso), improvvisare un paio dicamerini isolandoli con una tenda, unlenzuolo o un paravento, predisporre unpaio di specchi per le “prove abiti”. Latendenza a condividere i propri armadinon poteva non invadere anche la Retee le community online. Un esempio èrappresentato dal sito www.swap-

club.it in cui ognuno può crea-re un proprio profilo, posta-re e condividere con gli altriutenti le foto degli abiti e

degli oggetti che vuole scambiare e or-ganizzare uno swap party personale. Sipossono inoltre trovare informazioni su-gli Swap Party Ufficiali organizzati in gi-ro per l’Italia. Ufficiali perché presidiatida una giuria di esperte di moda con ilcompito di assegnare un valore ai capipresentati, il numero massimo di capi eaccessori che si possono scambiare econ l’autorità di poter decidere di dona-re in beneficienza i capi non presi in con-siderazione dalle partecipanti al party.Risparmio, riutilizzo, charity: siete pron-te anche voi per il vostro baratto chic? z

LA TENDENZA

A CONDIVIDERE

I PROPRI ARMADI

NON POTEVA

NON INVADERE

ANCHE LA RETE

E LE COMMUNITY

ONLINE.

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QUALITÀ DELLA VITA: CONSUMO CONSAPEVOLE

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SWAP PARTY:IL BARATTO

DIVENTA CHIC! DARE IL VIA A UNO SHOPPING RILASSANTE, DIVERTENTE E GREEN? ADESSO SI PUÒ!

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HACKERSRegia di Iain Softley.Con Jonny Lee Miller,Angelina Jolie,Jesse Bradford, Canada 1995

Nel 1988 l'11enne Dade Mur-phy manda in tilt 1507 compu-ter di Wall Street, provocandoun caos finanziario mondiale.Sette anni dopo si unisce a quat-tro hackers coetanei dediti aprovocatorie scorribande in re-te. Un ex pirata informatico cer-ca di coinvolgerli in intrighi frau-dolenti. Scritto da Rafael Moreu,il film dell'inglese Softley usa lapirateria informatica come pre-testo per raccontare la culturagiovanile della “differenza” co-me lotta anarchica ed eversiva aipoteri e alle mode dominanti.

FILMMATRIXRegia di Andy Wachowski,Larry Wachowski. Con Keanu Reeves e Laurence Fishburn, Usa 1999

Nel XXII secolo il Grande Fra-tello ha trasformato il mondoin un universo virtuale, cioè si-mulato, grazie al gigantescocomputer Matrix, collegatocon i cervelli degli esseri uma-ni. Morpheus (Laurence Fi-shburn) chiede l'aiuto di Neo(Keanu Reeves) per liberarel'umanità dall'influsso della vi-ta artificiale.

S.Y.N.A.P.S.E.Pericolo in rete (Antitrust)Regia di Peter Howitt.Con Ryan Phillippe, Rachaelleigh Cook, Claire Forlani,Tim Robbins, USA 2001

Milo, programmatore espertodi tecnologie digitali, trova il la-voro dei suoi sogni in un'im-portante società di software diPortland, che gli permettereb-be di realizzare i suoi progettiinnovativi, lasciando così unsegno nella storia. Ma presto ilsogno si traforma in incubo,dopo aver scoperto che il suocapo aggira segretamentel'AntiTrust e che dietro la socie-tà si nasconde un gruppo dipersone che ha intessuto unatrama subdola.

THE SOCIAL NETWORKRegia di David Fincher.Con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Usa 2010

La storia di Facebook. Dalla suafondazione nel 2004 fino allacausa da 600 milioni di dollariindetta contro uno dei suoi fon-datori, Mark Zuckerberg. Unadi quelle storie che vanno cono-sciute per capire meglio il mon-do in cui viviamo, uno di queifilm in grado di parlare della no-stra epoca con tutte le sue con-traddizioni e Mark Zuckerberg èil perfetto simbolo di come sipossa essere una superstar di In-ternet ma avere zero richiested’amicizia nella vita reale.

YOUTUBE

WHAT DIGITALNATIVES WANTFROM THEIR LIBRARY

Se siete genitori di natividigitali, forse è meglio che viprepariate a ciò che vi aspetta.http://www.youtube.com/watch?v=7_zzPBbXjWs

COSA CERCHI OGGI?

Video promozionale di Goo-gle, il motore di ricerca (e nonsolo) più utilizzato al mondo.Non così lontano dalla realtà. http://www.youtube.com/watch?v=noRY0qseO2c

L’IPAD NON È UNQUOTIDIANO

Non appartenente alla genera-zione dei nativi digitali?E allora attenzione alle vecchieabitudini.http://www.youtube.com/watch?v=jeVyOKq-KXU

LA SCIMMIA CHE VINSE IL PULITZERBruno Nicolae Raffaele Mastrolonardo Mondadori Bruno, 2011

Scrive la cronaca diuna partita di baseballin un inglese miglioredi quello di un essereumano.E lo fa molto più infretta: meno di un pa-io di secondi. È unascimmia anche se nonè fatta di carne ed os-sa ma di righe di codi-ce di programmazio-ne. Si tratta, infatti, di

un software - nome in codice Stats Monkey(“scimmia della statistiche” in inglese) - specializ-zato nella scrittura di articoli. È questa una delleavvincenti storie raccontate da Nicola Bruno e Raf-faele Mastrolonardo in “La Scimmia che vinse ilpulitzer”.Personaggi, avventure e (buone) notizie dal futu-ro dell'informazione, un libro fresco di stampa cheindaga il futuro del giornalismo. E laddove moltiprofetizzano un avvenire nero per chi vuole fare laprofessione del reporter, i due autori scorgono in-vece un mare di opportunità rese possibili dallenuove tecnologie. E per dimostrarlo si sono presila briga di girare un po' il mondo per incontrarepersone che, in barba alle previsioni più cupe,hanno lanciato progetti e iniziative innovative perinformare la gente. C'è il ragazzino ventenne cheha fondato un'agenzia di stampa che batte in ve-locità l'Ansa, c'è il reporter americano che si èmesso in testa di sbugiardare online i politici chefacciano dichiarazioni false, e c’è pure l'architettomancato che disegna giornali così belli che tutti livogliono comprare.E infine c'è Julian Assange, il fondatore di Wikile-aks, che i due autori hanno incontrato poco primache diventasse una celebrità globale e che portaavanti la sua contraddittoria e affascinante utopiadi trasparenza. Lette tutte insieme e tutte di un fia-to, queste storie raccontano che un altro futuroper il giornalismo è possibile. Basta solo avere vo-glia di scriverlo e sognarlo. Magari usando le nuo-ve tecnologie.

TU NON SEIUN GADGETJaron LanierMondadori, 2010

Jaron Lanier analizza la storiadella società digitale e spiegacome, secondo il suo punto divista, il presunto egualitari-smo del web stia diventandoormai una sorta di dittaturadella massa. Tra gli esempi piùeclatanti, l’enciclopedia on li-ne Wikipedia, in cui centoignoranti possono aver la me-glio su un esperto in materia;Google, che renderà accessi-bili tutti i libri del mondo ma inun magma indistinto, in cuisaranno irriconoscibili l’identi-tà degli autori e il contestostorico.

INTERNETCI RENDE STUPIDINicholas Carr Cortina Raffaello, 2011

Mentre usiamo a piene mani ivantaggi della Rete, stiamo for-se sacrificando la nostra capaci-tà di pensare in modo appro-fondito? Il lettore troverà quispiegazioni delle conseguenzeintellettuali di Internet che sia-no mai state pubblicate. Il no-stro cervello cambia in rispostaalle nostre esperienze: mentreun libro incoraggia il pensieroprofondo e creativo, Internetfavorisce l'assaggio rapido e di-stratto di piccoli frammenti diinformazione tratti dalle fontipiù disparate. La Rete ci sta ri-programmando a sua immagi-ne e somiglianza?

ALONE TOGHETERSherry Turkle - Basic Books, 2011

Anziché fare una telefonata mandiamoun sms, al posto di una lettera aggiornia-mo lo status su Facebook, invece di par-lare ci scusiamo perché non ne abbiamopiù tempo e facciamo qualche altra cosa,magari un tweet, rinviando il momentodel dialogo a voce. Internet si è trasfor-mata in una forza alienante che spinge i

giovani ad allontanarsi dai rapporti umani, rifugiandosi sulle tastie-re. Gli adolescenti si lamentano di telefoni, sms, email e Skype manessuno vuole staccarsi da un punto di accesso alla realtà digitale.

QUALITÀ DELLA VITA: LIBRI, FILM, VIDEO

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LIBRI

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LA POLITICA ITALIANA? È COME BEAUTIFUL O VICEVERSA?

EFFECINQUE, LA SCOMMESSA DELL’INNOVAZIONEIl giornalismo mondiale non si sente tanto bene, quello italiano men che meno. Eppure, a Genova, lontano dai grandi circuiti mediatici, c’è chi è con-vinto che il futuro sia rosa. Basta scommettere sull’innovazione invece che averne paura. Sono i fondatori di effecinque (www.effecinque.org), giovanecooperativa giornalistica (ha da poco compiuto un anno), che produce servizi giornalistici per testate come il Corriere della Sera, SKY.it, l’Espresso, Il Ma-nifesto. “Realizziamo prodotti tradizionali, come news e interviste – spiega Carola Frediani, una delle socie – ma anche formati innovativi come Beau-tiful Lab (n.d.r. vedi articolo sopra) che possono essere la chiave per conquistare nuovi lettori al tempo della Rete. Il giornalismo non sta morendo, comedice qualcuno, sta solo cambiando pelle”.

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Èpiù difficile raccontare in 6 minu-ti amori e tradimenti di quasi 6mila puntate della soap opera Be-

autiful o gli intrecci della politica italia-na, dalla quasi ventennale relazione Fi-ni-Berlusconi all'affollata saga del cen-tro-sinistra? La risposta è che è egual-mente facile: basta metterci rigore nel-la ricerca, brillantezza nella scrittura eun pizzico di follia nella visualizzazionedel risultato. Per informazioni chiede-re al gruppo di Beautiful Lab, fortuna-to progetto giornalistico in cui, attra-verso esilaranti animazioni video sinarrano sul web in pochi minuti storiecomplesse senza perdere in precisione

e guadagnandoci in divertimento.Realizzato da SKY.it, effecinque,agenzia giornalistica specializzata informati innovativi, e Tiwi, start-up diReggio Emilia il cui business sono i vi-deo animati, Beautiful Lab sta veloce-mente rivoluzionando in canoni del-l’ingessato giornalismo online italia-no. Le realizzazioni del progetto - checontano, finora, anche una ricostru-

zione dei derby Milan-Inter e della car-riera di Antonio Cassano - hanno regi-strato numeri da capogiro. “Il primovideo, quello sulla telenovela Beauti-ful, è stato visto 2 milioni di volte suYouTube”, spiega Gabriele De Palmaco-fondatore di effecinque. “E anchele altre clip sono state viste da centina-ia di migliaia di persone”. Ma qual è ilsegreto di Beautiful Lab? “La voglia di

COMUNICAZIONE DI QUALITÀ

andare oltre gli schemi consolida-ti per raccontare in modo sem-plice, rigoroso e coinvolgentevicende e problemi complessi: ilweb lo permette, basta non fer-marsi a quello che abbiamo giàvisto”, aggiunge Federico Ribol-

dazzi di Tiwi (www.tiwi.it).Al resto ci ha pensato lo sguardo

lungimirante di SKY che ha deciso di

coinvolgere due giovani realtà impren-ditoriali in un progetto che aiuterà ilcolosso di Ruper Murdoch a posiziona-re il proprio sito di news come leadernell'innovazione. z

Link:http://tg24.sky.it/tg24/specia-li_tg24/beautiful_lab.html

IL SUCCESSO DI BEAUTIFUL LAB,PROGETTO DI INFORMAZIONE ANIMATAREALIZZATO DA SKY E DUE GIOVANIAZIENDE ITALIANE.

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gare di appalto pubblicate sugli organi ufficiali nazionali, co-munitari e internazionali, per lavori, forniture e servizi. Questo il “servizio di segnalazione gare” di Anie Servizi In-tegrati, proposto ai clienti IMQ a condizioni agevolate.Grazie ad un’approfondita conoscenza dei settori elettroni-co e high-tech, il servizio è in grado di fornire un’informa-zione specifica e soprattutto mirata. Un sistema sofisticato diprofilazione dell’utente consente infatti di segnalare i solibandi di interesse.L’abbonamento comprende, oltre all’invio quotidiano deibandi, una serie di servizi gratuiti, quali: - Sportello Appalti: risposta via e-mail a quesiti sulla parteci-pazione alla gara - Newsletter “Appalti Oggi”: bollettino mensile di informa-zione e aggiornamento - Segnalazione dei vincitori di garaIl 2011 ha visto un potenziamento del Servizio con la segna-lazione dei verbali di aggiudicazione pubblicati sulle fontipubbliche.ANIE Servizi Integrati offre, a chiunque sia interessato, un pe-riodo di prova assolutamente gratuito della durata di un me-se, al termine del quale potrà decidere se sottoscrivere l’ab-bonamento.

Per informazioni: [email protected]

CEILA TV DEL FUTURO È DIGITALE. ALTADEFINIZIONE E 3D

Nuova Guida divulgativa CEI per utenti italiani.

La televisione digitale rappresenta l’ultimo passo dell’evolu-zione della tecnologia televisiva. Con il passaggio del siste-ma televisivo italiano al Digitale, sta avvenendo una vera epropria rivoluzione che renderà il nostro Paese più modernoe consentirà ai cittadini di fruire di una più ampia offerta diprogrammi e di servizi. Rispetto alla televisione analogica, in-fatti, la piattaforma digitale non solo permette la fruizionenel salotto domestico di contenuti in alta Definizione e in 3D,ma è in grado di veicolare applicazioni innovative nell’areadei servizi alle imprese e dell’interazione tra cittadini e Am-ministrazioni Pubbliche. Occorre quindi aiutare gli utenti, siai cittadini sia le imprese, a cogliere a pieno le opportunità of-ferte da questi nuovi media.

Questo è lo scopo della Guida, curata dal CEI attraverso il suoComitato Tecnico (CT 100) competente in materia di Sistemie apparecchiature audio, video e multimediali e che, con lin-guaggio semplice e chiarezza espositiva (nella prima parte),approfondimenti per gli utenti più esperti (nella seconda par-te) e numerose appendici e schede pratiche, fornisce tutte leinformazioni sulla tecnologia della TV digitale, i servizi, gli ap-parati e gli schemi di collegamento, nonché le indicazioni ele prescrizioni per una corretta installazione di un nuovo im-pianto di ricezione o per l’adeguamento di un impianto giàesistente. La Guida riporta infine i rimandi alle leggi e allenorme di settore, le domande più frequenti poste dagli uten-ti e un utile vocabolario dei termini in uso nella tecnologia di-gitale, per un completo e valido documento di utilità praticaper tutti.Paolo Romani, Ministro dello Sviluppo Economico, affermanella prefazione che la Guida CEI “si inserisce in modo orga-nico nella strategia di questa Amministrazione volta a tra-ghettare i cittadini ed il Sistema Italia nell’era Digitale valo-rizzandone tutte le opportunità di crescita e di sviluppo eco-nomico e culturale”.Luigi Rocchi, Presidente del CEI/CT 100 sottolinea che“l’obiettivo di questa Guida divulgativa è di accompagnarel’utente televisivo attraverso un percorso che lo conduca agodere a pieno della nuova esperienza della “TV digitale”.La Guida è stata pubblicata in collaborazione con CNA, Con-fartigianato Imprese, CNA–Associazione Provinciale di Tori-no, RAI-Strategie Tecnologiche, e Sisvel Technology.La guida divulgativa, comprensiva di occhialini 3D, è dispo-nibile presso tutti i punti vendita CEI e CEI WebStore

Per informazioni: [email protected]

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ANIE ECONOMIA DIGITALE: PROMUOVE-RE L’INTEGRAZIONE DEI MERCATI EQUELLA NORMATIVA

Le imprese europee dell’ICT invitano i Leader del G8 a sfrut-tare appieno il potenziale del mondo digitale, in termini dicrescita economica e creazione di nuovi posti di lavoro

DIGITALEUROPE, la principale organizzazione europea delle im-prese dell’ICT e dell’elettronica di consumo, rappresentata in Ita-lia da ANITEC-ANIE ha indirizzato una Lettera Aperta ai leader delG8 affinché pongano al centro delle priorità dei loro lavori la co-siddetta Economia Digitale, il cui sviluppo potrà fornire un con-tributo decisivo sia in termini di crescita economica sia di crea-zione di posti di lavoro a livello mondiale.Per DIGITALEUROPE è di vitale importanza che le istituzioni com-prendano come gli investimenti in infrastrutture digitali, l’ado-zione sempre più diffusa di servizi basati su Internet e, più in ge-nerale, una trasformazione in chiave digitale di tutti i settori del-l’economia siano diventati i driver più potenti per la crescita e l’in-novazione.Numerosi sono gli esempi da citare in quest’ottica. Basti pensareche alcune ricerche condotte sull’Europa a 27 Stati mostrano co-me, eliminando gli ostacoli all’espansione dell’economia digitalebasata sulla libera circolazione delle informazioni e della cono-scenza, si potrebbe generare una crescita del PIL del 4% da quial 2020. Nel 2010, solo in Italia, il contributo dato da Internet al-la crescita del PIL è stato di 31,5 miliardi di euro, pari al 2% delprodotto interno lordo complessivo, con prospettive di ulteriorecrescita a un tasso annuo del 18%.Per sfruttare appieno il potenziale di sviluppo complessivo del-l’Economia Digitale, i Leader politici mondiali dovranno prima ditutto evitare di limitare le comunità, le imprese e i mercati ope-ranti nel mondo digitale con un’ulteriore frammentazione nor-mativa, promuovendo al contrario il più possibile l’integrazionea livello nazionale e mondiale.Per DIGITALEUROPE le priorità della cosiddetta Agenda Digitalepossono essere riassunte in 4 punti:Le politiche economiche dovranno trarre vantaggio dalla “rivo-luzione digitale” per potenziare la relazione con l’Amministra-zione Pubblica di tutti i soggetti, siano essi intesi come individui,come attori economici o come cittadini.La “rivoluzione digitale” è generazionale: il 73% dei cittadini eu-ropei di età compresa tra i 16 e i 24 anni sono “nativi digitali”.Essi saranno i principali beneficiari di politiche virtuose volte adaccelerare la trasformazione in chiave digitale delle nostre eco-

nomie.L’Economia Digitale produce nuovi modelli di business, i quali aloro volta generano nuovi lavori. A fronte di ciò la disoccupazio-ne giovanile è passata a livello mondiale dall’11,9% del 2007 al13% del 2009. Ciò significa che la leva della creazione di nuoviposti di lavoro insita nella tecnologia digitale sinora è stata sfrut-tata male. Gli Stati dovranno pertanto supportare maggiormen-te la rapida diffusione del cosiddetto business web, per quantodirompente essa possa essere.Ogni area del Mondo dovrà implementare la propria Agenda Di-gitale coerentemente con le proprie specificità. Tali diversità ri-chiederanno però un impegno comune volto alla costituzione diun substrato normativo il più possibile trasparente, tecnologica-mente neutro e compatibile con ogni specificità. Altrimenti il ri-schio è quello della frammentazione del mercato che ci prive-rebbe di tutti i benefici generati dalla globalizzazione.“Tutte le imprese operanti in Italia nell’ICT – ha dichiarato Cri-stiano Radaelli, Presidente di ANITEC-ANIE – “sono e sarannosempre più attivamente impegnate a promuovere politiche chesfruttino le opportunità di crescita insite nell’Economia Digitale eparallelamente a superare gli ostacoli che ne stanno ritardandol’avvento. Nel nostro Paese non possiamo non auspicare che leIstituzioni operino con consapevolezza, stabilendo regole certe einvestendo in quelle infrastrutture, prima fra tutte la Banda UltraLarga, che costituiscono l’asse portante per lo sviluppo econo-mico e sociale”.“L’attuale situazione congiunturale – ha proseguito Radaelli – in-debolisce la fiducia delle imprese e rischia di avere conseguenzemolto negative sulla capacità di mantenimento in Italia del know-how esistente nel settore dell’ICT”. “Siamo pronti a collaborare con il Governo – ha concluso Rada-elli – affinché si definiscano e si mettano in pratica al più prestointerventi efficaci e di ampio respiro per lo sviluppo dell’econo-mia digitale”.

Per informazioni: [email protected]

ANIE SERVIZI INTEGRATIBANDI DI GARA IN UN CLICK

Continua la convenzione ANIE Servizi Integrati e IMQper la promozione del servizio di segnalazione dellegare d’appalto

Ogni giorno, in un’unica e-mail, la segnalazione di tutte le

PANORAMA NEWS

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IMQ NOTIZIE n.94

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IMQGREENBRAND

C’è anche IMQ tra i Green Brand 2011. Lapubblicazione, alla sua quarta edizione,raccoglie le case history e le buone prassidi brand che operano sul mercato italia-no e che hanno influito su prodotti, servi-zi, innovazione e stili di vita, affrontandola questione “green” nel modo opportu-no. In particolare, l’edizione 2011 rac-conta come nascano i green brand. Ac-canto a IMQ, le altre Green Brand 2011sono state: Aran Cucine, Barilla, Ben &Jerry's, Bmw, Coca-Cola Hbc, Costa Cro-ciere, Sanypet Forza10, Gruppo Polo LeVille Plus, Sanpellegrino, Philips, SimplySma, Telecom Italia. Green Brand è statodistribuito anche in allegato al settimana-le Panorama Economy.

SOCIAL IMQIMQ non poteva non essere presente suquelli che sono considerati i nuovi stru-menti di comunicazione: i social network.Qui ci trovate su facebook (cerca: IMQua-litAction) e su Linkedin (cerca: imqimq).

NUOVACAMPAGNASTAMPA IMQ

Sta uscendo sulle finestrelle di prima pa-gina de Il Sole 24 Ore, la nuova campagnastampa IMQ che, nell’anno, verrà poi de-clinata in diversi soggetti per promuoverei principali servizi offerti da IMQ.L'ambientazione suggerisce un commissa-riato di polizia; sotto interrogazione si tro-vano i prodotti, i sistemi, gli impianti..."Giuri di dire la verità tutta la verità nien-t’altro che la verità". Gli unici imputati anon tremare sotto il fascio di luce indaga-tore, saranno quelli certificati. Perché laqualità certificata non mente. I primi sog-getti pubblicati sono visibili anche a que-sto link:http://www.imq.it/it/news_media/pubblicita.html

La qualità, tutta la qualità, nient’altro che la qualità.

La qualità certificata non mente.www.imq.it

BREVI IMQ

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IMQQUANTIFICAI RISPARMIENERGETICIPER UNIEURO

Ci ha pensato IMQ a quantificare i rispar-mi energetici ottenibili sostituendo vec-chi elettrodomestici con i nuovi prodottipromossi da Unieuro nella prima edizionedell’“Operazione Energy Back”. Per offri-re ai propri clienti garanzie sui beneficienergetici degli apparecchi messi in ven-dita nei propri punti vendita, dal 26 mag-gio al 23 giugno, Unieuro ha promosso igrandi elettrodomestici ad elevata effi-cienza. E per farlo si è voluta affidare allacompetenza e al rigore di IMQ nellaquantificazione dei consumi e dei rispar-mi energetici.La promozione Energy Back, studiata in-sieme all’agenzia di comunicazione Gre-ensense, si è basata su un’importantepartnership con Enel Energia che, a fron-te del nuovo acquisto in classe superiore,ha riservato al cliente la possibilità di go-dere di uno sconto in bolletta fino a 160euro, corrispondente a numerosi mesi dienergia del nuovo elettrodomestico ac-quistato.I volantini di presentazione dei prodotti,rigorosamente stampati su carta certifi-cata FSC Riciclato, sono stati corredatianche di tabelle relative ai consumi inkWh per classe energetica e sezioni “di-dattiche” che consentano al cliente di ca-

pire con facilità il risparmio effettivo (inkWh e in €) facendo riferimento a una vi-ta media dei prodotti di 7 anni.

FOTOVOL-TAICO:I VANTAGGIDELLE VISITEISPETTIVEIMQ ORGANISMO DIISPEZIONE DI TIPO A,RICONOSCIUTO DAACCREDIA SECONDOLA NORMA UNI CEI ENISO/IEC 17020:2005

Avere la certezza che i propri installatorioperino nel pieno rispetto delle specifi-che tecniche concordate e che gli im-pianti fotovoltaici realizzati corrisponda-no ai livelli di performance attesi. Sonoquesti in concreto i principali obiettivi del-l’attività di ispezione su impianti fotovol-taici offerta da IMQ.Riconosciuto da Accredia quale Organi-smo di Ispezione su impianti fotovoltaici,con questo servizio IMQ offre agli opera-tori del settore la possibilità di usufruire diun ulteriore strumento di controllo quali-tà e di verifica di terza parte dei propridealers.

www.imqeco.itPer saperne di più sui servizi offerti da IMQin ambito di energie e ambiente, è orapossibile linkarsi al sito www.imqeco.it

Giuri di dire la verità, tutta la verità,nient’altro che la verità?

La qualità certificata non mente.www.imq.it

IMQ certifica la qualità e la sicurezza dei materiali elettrici.

Giuri di dire la verità, tutta la verità,nient’altro che la verità?

La qualità certificata non mente.www.imq.it

IMQ quantifica le emissioni e le riduzioni di CO2.

Giuri di dire la verità, tutta la verità,nient’altro che la verità?

La qualità certificata non mente.www.imq.it

IMQ certifica le prestazioni e la sicurezza degli apparecchi per l’illuminazione pubblica.

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I VINCITORIDELCONCORSOSOS PIANETAVERDEHanno partecipato in tanti, e con moltoentusiasmo. Ed è stato molto difficile perla Giuria individuare i vincitori, data l’altaqualità dei lavori ricevuti. Di ognuno sonostate apprezzate le peculiarità distintive:originalità, creatività, bontà dell’esecuzio-ne, metodologia di lavoro, approfondi-menti e analisi, innovazione. Ma alla fineuna decisione hanno dovuto prenderla ecosì, basandosi sulla qualità delle riflessio-ni svolte e il modo di rappresentarle, an-che i vincitori sono stati scelti:

• Primo classificato: Classe I°A - ScuolaMedia Statale Galilei-Morante - Garba-gnate Milanese - Prof.ssa Olympia Franco -Sessione "Se io fossi il sindaco"

• Secondo classificato: Classe II° - ScuolaFratelli Maristi - Cesano Maderno - Prof.ssaSara Muraro e Teresa Carnielli - Sessione"Archimede Jr"

• Terzo classificato: Scuola Primaria Gio-vanni Agnelli Riolo - Lodi - Prof.ssa PatriziaMolinari - Sessione "Se io fossi il sindaco"

• Menzione speciale per l’ideazione e larealizzazione del FORNO SOLARE alla Clas-se III°A - IC Pirandello - Mombaroccio (PU)- Prof.ssa Silvia Guerra - Sessione "Archi-mede Jr"

• Menzione speciale per la qualità esecu-tiva dello SPOT “IL FANTASMA DEL CAR-TELLO” di sensibilizzazione ai temi am-bientali alla classe II°E - Scuola CarducciCorrenti - Abbiategrasso - Prof.ssa MarziaBregoli - Sessione "Questo l'ho fatto io"

Le motivazioni e la documentazione sui pro-getti ricevuti, sono pubblicati all’indirizzo:http://www.imq.it/sos_pianetaverde/progetti_vincitoridex.html

LA CAMERA DICOMMERCIODI MILANOPREMIA IMQ

A IMQ il premio“Milano Produttiva”edizione 2011 per lasezione “miglior videoaziendale”.

Si chiama Premio Youimpresa e, per il se-condo anno, è stato assegnato nell’ambi-to del Premio Milano Produttiva, presti-gioso riconoscimento dell’Istituzione a la-voratori e imprese, distintisi per l’impegnopersonale e la dedizione professionale, lacontinuità e la capacità di intraprendere,la correttezza imprenditoriale e il rispettodelle regole del mercato.

La manifestazione, giunta quest’anno al-la sua 22° edizione, testimonia l’attenzio-ne dell’Istituzione camerale per le impre-se milanesi propulsatrici di un’area dallaforte vocazione internazionale, dinamicae innovativa. Da otti anni la Camera di Commercio mi-lanese ha affiancato, al tradizionale Pre-mio, anche il Premio Piazza Mercanti, de-stinato agli imprenditori di cui l’Istituzionecamerale intende riconoscere il contribu-to di idee all’affermazione di valori im-prenditoriali. Infine, per il secondo anno, è stato poiconfermato il Premio Youimpresa, ricono-scimento assegnato nell’edizione 2011 aIMQ, con l’obiettivo di valorizzare il videocome nuovo elemento di comunicazioneaziendale, leva strategica per affrontare imercati in un mondo in rapida evoluzione.

Guarda il video: http://www.youimpresa.it/community/tecnologia/imq-il-piu-importante-ente-di-certificazione-italiano

o sul sito IMQ:http://www.imq.it/it/chi_siamo/video_IMQ.html

CAPITAN SOSTENIBILECERCAAIUTANTIProseguendo nella sua attività di sensibi-lizzazioni sulle tematiche legate alla sicu-rezza, alla qualità e all’ambiente, IMQ harealizzato SOS Pianeta Verde: CapitanSostenibile e gli ecoconsigli per salva-re l’ambiente, un minibook rivolto ai ra-gazzi dai 7 ai 14 anni. Attraverso le av-venture dei due protagonisti, il severostudioso Professor Green e il supereroepasticcione Capitan Sostenibile, ai ragaz-zi vengono spiegate le cause che hannoportato all’inquinamento delle nostre cit-tà, all’abuso delle risorse idriche e del-l’elettricità, agli sprechi alimentari, al con-sumismo e alla raccolta dei rifiuti. Accan-to a queste sono poi illustrati i rimedi pos-sibili, nonché i risultati concreti che si ot-terrebbero anche con le nostre sempliciazioni quotidiane.

Il libretto è disponibilegratuitamente a chiunque ne facciarichiesta all’[email protected] o al tel 025073281.

IMQ NOTIZIE n.94BREVI IMQ

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IL LUOGO DELLEINVENZIONI

(e pensare che noi lo usiamo come ripostiglio o solo

per parcheggiare l’auto)

Ipiù famosi sono sicuramente SteveWozniak e Steve Jobs che negli anni’70 inventarono il primo personal

computer nel garage di casa. In soli seimesi idearono e realizzarono il primoprototipo di quello che sarebbe diven-tato un elemento indispensabile dellanostra vita. Ma se ai due inventori variconosciuto il merito di aver portatoun computer in ogni abitazione, afori-sma poi utilizzato da Bill Gates per pro-muovere il suo software, non possonoinvece essere considerati pionieri del“Garage Invention”. Era infatti il 1939 quando, in un gara-ge di Valle Santa Clara, ora meglio co-nosciuta, guarda caso, come SiliconValley, Bill Hewlett e David Packardfondarono quella che negli anni sareb-be diventato un colosso dell’informa-tica la Hewlett-Packard, o HP.In tempi più recenti, Larry Page e Ser-gey Brin, nomi ai più sconosciuti senon associati alla loro creatura, Goo-gle, hanno addirittura acquistato il ga-rage dove, negli anni ’90, svilupparo-no l’idea da cui è nato il più potentemotore di ricerca su Internet.Per gli americani il garage è infatti unluogo sacro, che diventa, a secondadelle esigenze, un deposito, una ca-mera aggiuntiva, un pub dove berebirra con gli amici o un laboratorio do-ve far nascere l’invenzione del secolo.L’America è anche questo, il sognodella scoperta che rivoluzionerà ilmondo e farà diventare ricco e famo-so il suo creatore, il paese delle milleopportunità dove tutto può succede-re. Non a caso ogni anno vengono de-

positati in USA quasi 500.000 brevettie il US Patent Office pubblica costan-temente statistiche e classifiche degliinventori più prolifici, con Kia Silver-brook, anonimo signore australiano,che guida la classifica con oltre 11.200brevetti depositati negli Stati Uniti. Oc-corre però scendere alla terza posizio-ne per trovare un nome famoso, Tho-mas Edison, inventore, tra l'altro, delfonografo, della macchina da presa edella lampadina. Ma torniamo ai gara-ge, e ai giorni nostri, per scoprire cheil termine “Inventori da Garage” vieneormai comunemente utilizzato per de-scrivere inventori indipendenti che,nel tempo libero, con mezzi propri esolitamente nel garage di casa, si sbiz-zarriscono in invenzioni di tutti i tipi.Popular Science, autorevole rivistaamericana, ogni anno premia le mi-gliori all’interno del suo “Garage In-vention Award”. Si va dai dispositivi medici a basso co-sto ad amplificatori di vibrazioni per vi-deogiochi, fino a un’incubatrice perpiante in grado di raccogliere l’acquadi condensa anche in zone torride e fa-cilitare così la crescita delle piante.Insomma, senza saperlo, molte dellecose che utilizziamo ogni giorno po-trebbero essere nate in un garage, dal-la fervida mente di un inventore paz-zo, o dal genio di un ricercatore chespende il tempo libero alla ricerca delsuccesso o, molto più semplicemente,di qualcosa utile per aiutare il prossi-mo... E noi che il garage lo usiamo solo perl’automobile! z

CURIOSITÀ CURIOSITÀ

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I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A

NO

TIZIE

Anno XXIXNumero 94Settembre 2011 IMQ, via Quintiliano 43 - MI

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PRIMO PIANO:• Rivoluzione social network• Internet e pubblicità • Proprietà intellettuale online• Social network e crisis management• Il futuro del sito web

• Il bello dei motori di ricerca• Il punto sull’e-commerce• Internet e religione• La faccia triste della Rete• Il viaggio inizia dal web

STORIE DI QUALITÀ• Fare del bene, ancora meglio.

Come Internet può contribuire alla solidarietà

COMUNICAZIONE• Beautiful Lab: informazione animata

QUALITÀ DELLA VITA• Insolita Londra• Investigatori per un week end• Sei allergico?• Sport: dalle scale al bouldering• I baratti consapevoli

GENERAZIONE DIGITALECONNESSI CON IL MONDO