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MANUTENZIONE & SICUREZZA Il Safety Rainbow: i comportamenti dei lavoratori alla base della Sicurezza Ovvero: i sette “comportamenti a rischio” responsabili dei principali infortuni sul lavoro Franceso Gittarelli, Responsabile tecnico Centro esami Certificazione Manutenzione, Festo Cosulenza e Formazione MANUTENZIONE, Tecnica e Management - FEBBRAIO 2008 17 1. infortunio, inteso come incidente alla persona che comporta assenza dal lavoro 2. incidente, inteso come danno alla persona che non comporta l’assenza dal lavoro, ma medicamento interno in azienda 3. mancato incidente, inteso come evento che fortuno- samente non ha provocato danni alla persona 4. condizione di pericolo, intesa come percezione di un rischio conseguente a una situazione pericolosa in atto L’esame del Triangolo della Sicurezza evidenzia come sia più grande l’area degli eventi legati a situazioni perico- lose, ovvero le situazioni potenziali sono quantitativa- mente più numerose di quelle che hanno determinato infortuni. Indicatori per la sicurezza Lo sviluppo di un intervento mirato alla riduzione drasti- ca degli infortuni e degli incidenti sul lavoro deve trovare azioni risolutorie a partire dalle cause potenziali che li possono generare, piuttosto che limitarsi ad una analisi degli eventi dopo che sono accaduti, come spesso avvie- ne nel processo istruttorio a seguito di infortunio e le azio- ni correttive conseguenti. Ritornando all’esempio prece- dente, diventa importante agire rimuovendo il martello la- L’ attività formativa ed informativa condotta in questi anni nelle industrie italiane, coerente con i dettami del D.L. 626/94, ha permesso di fare emergere “i sette comportamenti a rischio”, responsabili dei principali infortuni sul lavoro. L’ analisi di questi com- portamenti, alla luce della Behaviour Based Safety (BBS) ha consentito di valutarne con i lavoratori la pericolosità e di determinare le azioni correttive conseguenti, al fine di definire i comportamenti corretti da mantenere sul po- sto di lavoro. Prendendo poi spunto della codifica dei co- lori, è stato possibile associare ai comportamenti ai 7 co- lori dell’arcobaleno. Da qui ha origine il “Safety Rainbow”, ovvero i sette comportamenti virtuosi a garanzia della si- curezza sul lavoro. Il triangolo della sicurezza In una realtà industriale, le cause degli infortuni sono ri- conducibili a tre condizioni: l’organizzazione del lavoro le macchine e i mezzi di produzione i comportamenti dei lavoratori Per meglio comprendere la genesi degli infortuni, suddi- vidiamo le situazioni che possono provocare danno alle persone in quattro aree:

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MANUTENZIONE & SICUREZZAIl Safety Rainbow:

i comportamenti dei lavoratori alla basedella SicurezzaOvvero: i sette “comportamenti a rischio” responsabili dei principali infortuni sul lavoro

Franceso Gittarelli,Responsabile tecnico Centro esami

Certificazione Manutenzione,Festo Cosulenza e Formazione

MANUTENZIONE, Tecnica e Management - FEBBRAIO 2008 17

1. infortunio, inteso come incidente alla persona checomporta assenza dal lavoro2. incidente, inteso come danno alla persona che noncomporta l’assenza dal lavoro, ma medicamento internoin azienda3. mancato incidente, inteso come evento che fortuno-samente non ha provocato danni alla persona4. condizione di pericolo, intesa come percezione di unrischio conseguente a una situazione pericolosa in atto

L’esame del Triangolo della Sicurezza evidenzia come siapiù grande l’area degli eventi legati a situazioni perico-lose, ovvero le situazioni potenziali sono quantitativa-mente più numerose di quelle che hanno determinatoinfortuni.

Indicatori per la sicurezzaLo sviluppo di un intervento mirato alla riduzione drasti-ca degli infortuni e degli incidenti sul lavoro deve trovareazioni risolutorie a partire dalle cause potenziali che lipossono generare, piuttosto che limitarsi ad una analisidegli eventi dopo che sono accaduti, come spesso avvie-ne nel processo istruttorio a seguito di infortunio e le azio-ni correttive conseguenti. Ritornando all’esempio prece-dente, diventa importante agire rimuovendo il martello la-

L’ attività formativa ed informativa condotta inquesti anni nelle industrie italiane, coerente coni dettami del D.L. 626/94, ha permesso di fare

emergere “i sette comportamenti a rischio”, responsabilidei principali infortuni sul lavoro. L’ analisi di questi com-portamenti, alla luce della Behaviour Based Safety (BBS)ha consentito di valutarne con i lavoratori la pericolositàe di determinare le azioni correttive conseguenti, al finedi definire i comportamenti corretti da mantenere sul po-sto di lavoro. Prendendo poi spunto della codifica dei co-lori, è stato possibile associare ai comportamenti ai 7 co-lori dell’arcobaleno. Da qui ha origine il “Safety Rainbow”,ovvero i sette comportamenti virtuosi a garanzia della si-curezza sul lavoro.

Il triangolo della sicurezzaIn una realtà industriale, le cause degli infortuni sono ri-conducibili a tre condizioni:● l’organizzazione del lavoro● le macchine e i mezzi di produzione● i comportamenti dei lavoratoriPer meglio comprendere la genesi degli infortuni, suddi-vidiamo le situazioni che possono provocare danno allepersone in quattro aree:

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sciato incustodito sulla pedana sospesa, piuttosto che do-versi poi preoccupare dei danni provocati alle persone nelcaso questo cada dall’alto.Per misurare l’andamento e la criticità degli infortuni èpossibile utilizzare una serie di indicatori, tra questi i piùutilizzati nelle aziende sono l’indice di frequenza (IF) el’indice di gravità (IG).L’ indice di frequenza è inteso come il rapporto tra il nu-mero di infortuni e le ore lavorate, mentre l’indice di gra-vità è determinato dal rapporto tra i giorni persi per infor-tunio e le ore complessive lavorate .Ma la misura dell’IG con il solo dato infortunistico non èsufficiente a comprendere l’andamento della gravità deglieventi sul lavoro per mancanza di sicurezza, meglio èquindi introdurre la misurazione quantitativa e qualitativaanche degli incidenti. Possiamo pertanto utilizzare un ter-zo indicatore, che prenda in considerazione gli infortunipiù gli incidenti: questo indicatore è l’indice di gravitàtotale (IGT) Utilizzare l’IGT consente tra l’altro la possibilità di con-fronto con altre realtà industriali a livello internazionale,in quanto comprende anche gli incidenti risolti sul postodi lavoro o gli stazionamenti presso la infermeria azien-dale (chiamati in alcune realtà aziendale “mancati infortu-ni”) e non solo i tempi di infortunio che determinano as-senza dal lavoro.

Dalla sicurezza preventiva alla sicurezza predittiva

“behavioral based”.Impariamo dalla manutenzione

La cultura della sicurezza aziendale ha radici profonde nel-la prevenzione. L’adozione di una politica di prevenzioneche, come nel caso della manutenzione, si basa fortemen-te su analisi statistiche, la possiamo considerare una “azio-ne reattiva”, ovvero cosa fare per impedire che si ripetanosituazioni che si sono verificate in precedenza. I presup-posti statistici e l’esperienza, spesso dolorosa, ci insegna-no poi come provvedere alla sicurezza intrinseca dellemacchine o quali Dispositivi di Protezione Individuali uti-lizzare. Questi accorgimenti, negli anni, hanno reso possi-bile risultati importanti in termini di sicurezza e salute deilavoratori, ma molto resta da fare. In particolare rimane insospeso un obiettivo da molti considerato irraggiungibile:infortuni zero. Poche, ma importanti testimonianze azien-dali, sullo scenario nazionale e internazionale, ci hanno in-vece dimostrato che “infortuni zero” non è solo uno slo-gan, ma una realtà possibile. Occorre però far convergerenuovi e forti impegni su questo obiettivo e renderlo rag-giungibile, oltre che perseguibile, adottando politiche nonsolo reattive, ma soprattutto proattive.Bisogna cioè passare dalla “prevenzione della sicurezza”fondata su requisiti statistici ed esperienziali, alla “predit-tività della sicurezza” basata su osservazioni di tutte quel-le situazioni pericolose a potenziale rischio. Volendo fare un parallelo tra manutenzione e sicurezza

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potremmo dire che l’ispezione predittiva (osservazione)indaga sulla modalità di funzionamento (comportamento)del componente critico (uomo) e ne rileva la propensio-ne al guasto (errore)Anche per la Sicurezza è quindi richiesta la capacità di ef-fettuare una valutazione probabilistica di un avvenimentoe della conseguente sua gravità. Tutto questo deve gene-rare un’ azione migliorativa predittiva che potrà avere ri-svolti organizzativi, tecnici o individuali.

Behaviour Based Safety (BBS): comportamenti in sicurezza

Alla fine degli anni novanta Festo Consulenza e Forma-zione, a partire sia dall’apporto metodologico della “beha-vioral analysis” e sia dalle metodologie predittive note inambito manutentivo, ha sperimentato in realtà industrialiazioni volte a comprendere la dinamica del rischio basa-ta su variabili umane: mis-percezione, dissonanza cogni-tiva, errori comportamentali. Scopo dell’approccio “comportamentale” è quello di de-finire le azioni correttive che contribuiscono alla riduzio-ne significativa degli infortuni. In molte realtà l’adozionedi questa modalità ha portato al risultato di “infortuni ze-ro” in quanto ormai è riconosciuto che i comportamentierrati sono la causa di circa il 90% degli infortuni. Il D.L.626/94 ha l’indiscusso pregio di aver messo l’ac-cento sui comportamenti, introducendo, ad esempio, laobbligatorietà dell’uso dei dispositivi di protezione indi-viduale del lavoratore e la sua formazione e informazio-ne. Volontà del legislatore non era quindi solo quella del-l’obbligo all’uso, ma, attraverso la formazione, quella difavorire la motivazione all’uso dei DPI.I comportamenti sul lavoro rispondono al bisogno di sod-disfare istanze determinate da stimoli che anticipano ilcomportamento (ad esempio una procedura, un divieto,la percezione di un pericolo), ma che possono modificar-si a seguito della attivazione del comportamento stesso.Tipici esempi in fabbrica sono dati dalla sopravalutazionedelle proprie capacità, dalla superficialità, dalla distrazio-ne, dalla ricerca di gratificazione.La conduzione di un intervento basato sulla metodologiadella analisi comportamentale deve quindi puntare sullaidentificazione dei comportamenti a rischio (“ faccio co-sì perché a me non succederà mai nulla!” - “ l’ho fatto mil-le volte e non è mai successo nulla di grave!!”, - “ so co-me si fa, non ho bisogno di istruzioni”, - “ queste proce-dure sono solo una perdita di tempo..! “)Il comportamento è inoltre tanto più a rischio quanto piùè soggetto a ripetibilità.

Le osservazioni sul campoPer rilevare i comportamenti pericolosi è necessario “os-servare” i lavoratori durante lo sviluppo delle attività pro-fessionali assegnate.Osservatori sono, in prima istanza, i capi e i preposti op-portunamente informati e formati.

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Il loro compito è quello di monitorare le modalità opera-tive dei lavoratori verificando tra l’altro:● La postura del lavoratore sotto osservazione● La modifica/non modifica del modo di operare del la-voratore sotto osservazione● L’uso/non uso corretto dei DPI● L’uso /non uso di procedure, istruzioni● L’uso/non uso corretto di attrezzature e utensiliLa responsabilità principale dell’Osservatore è comunquequella di associare il comportamento osservato ad una ca-tegorie comportamentale.Obiettivo non deve però essere una azione correttiva sulsingolo, ma quella di creare le premesse tecnico organiz-zative all’interno delle quali il lavoratore possa miglioraree perfezionare comportamenti virtuosi

Le categorie comportamentaliLa raccolta dati attraverso le osservazioni sul campo haconsentito di valutare ogni singolo comportamento utiliz-zando il tipico metodo del peso ponderato delle variabiliP (probabilità) e G (gravità).

Nei casi seguiti da Festo lo strumento metodologico usa-to è stata la analisi FMECA, nota nella ingegneria di ma-nutenzione, ed è stata pertanto introdotta anche la varia-bile C (controllabilità). Per migliorare occorre “misurare”.Poter quantificare le variabili P e G ha significato quindipossedere uno strumento per valutare e correggere, senecessario, la evoluzione del processo migliorativo dellasicurezza. La Criticità di un comportamento è stata cal-colata nel solito modo:

Criticità = PxGxC

Per il calcolo di P, G, C si è usata la tabella in evidenzaI dati raccolti, stratificati per categoria comportamentalee punteggio di criticità, ha consentito la formulazione di istogrammi e diagrammi di Pareto La stratificazione dei dati raccolti in questi anni in diffe-renti realtà aziendali ha permesso di evidenziare come lecategorie comportamentali cause di infortuni, siano so-stanzialmente ripetitive.Cambia solo, a seconda della specificità del processo pro-duttivo, la loro posizione in graduatoria.

Le sette categorie comportamentali, evidenziate sulla ba-se della nostra esperienza sono state le seguenti:1. DISTRAZIONE2. NON RISPETTO DELLE REGOLE3. SOTTOSTIMA DEI PERICOLI O SOVRASTIMA

PROPRIE CAPACITA’4. FRETTA5. DISORDINE6. DISINFORMAZIONE E INCOMPETENZA 7. MANCANZA DI COMUNICAZIONEQuesto ha consentito a ciascuna realtà aziendale di con-figurare un modello di riferimento attraverso il confrontocon le “sette principali cause di rischio comporta-mentale”In particolare è emerso un dato ricorrente: circa l’80% de-gli infortuni da cause comportamentali è provocato da di-strazione e non rispetto delle regole.

Migliorare continuamente la Sicurezza attraverso

i comportamenti Avere verificato che “distrazione” e “non rispetto regole”rappresentano le principali cause degli infortuni ed inci-denti non deve sorprendere.Considerare i comportamenti umani significa rilevare nel-l’individuo la sua attitudine a sbagliare e gli errori posso-no essere raggruppati in due famiglie:- consapevoli, quando l’individuo sa di sbagliare, ma per-segue nell’errore - inconsapevoli, quando l’individuo sbaglia senza render-si conto dell’errorePossiamo quindi affermare che il non rispetto delle rego-le è un comportamento errato consapevole, mentre la di-strazione è un comportamento errato inconsapevole.Un piano di miglioramento della sicurezza deve quindideterminare i correttivi per eliminare le cause consapevo-li ed inconsapevoli dei comportamenti errati, in quantoterreno di coltura di incidenti ed infortuni.Il processo seguito nelle realtà aziendali in cui è stato spe-rimentato il metodo è stato il seguente:

Esempio di Pareto rilevato dalla indagine svolta presso gli stabilimenti italiani di un gruppo industriale del settore cartario

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MANUTENZIONE E SICUREZZA

● Analisi di clima perverificare se i lavora-tori conoscono le re-gole aziendali in ma-teria di sicurezza econoscano le respon-sabilità individuali incaso di insolvenza,secondo il Dl 626/94● coinvolgimento deilavoratori al raggiungimento di obiettivi per la sicurezzaed eventuali premi collegati al raggiungimento di risultatisignificativi● informazione e formazione dei lavoratori sulla obbliga-torietà del rispetto delle regole aziendali● Formare Capi e Preposti alla osservazione continua del-le modalità operative nei reparti, al rilievo dei comporta-menti non conformi ed alla correzione rapida delle situa-zioni pericolose (cultura della Osservazione attiva)Il lavoro intrapreso dalle Aziende interessate a modifica-re comportamenti errati ha consentito di definire i tre pi-lastri della sicurezza e gli strumenti che la rendono fat-tibile.

Il Codice dei ColoriAvere capi e preposti abituati alla osservazione attiva deicomportamenti dei lavoratori consente di scoprire parec-chie lacune sulle modalità di lavoro e sulla stessa perce-zione del pericolo espressa dai singoli.In diverse realtà aziendali è emersa in particolare la scar-sa attenzione ai messaggi esplicitati dai cartelli presenti sulluogo di lavoroOvvero è emersa la incapacità di associare ad un mes-saggio/colore uno specifico comportamentoDi norma si usa il Codice dei Colori che prevede 4 colori base:● rosso: divieto ● giallo:attenzione● verde: ordinamento ● azzurro: regole obbligatorieL’utilizzo delle sette categorie comportamentali a rischioha favorito la loro associazione con i sette colori dell’ar-cobaleno.L’arcobaleno, da sempre, è portatore di un messaggio ras-sicurante. Nella nostra esperienza la cultura della sicurez-

za è funzionale all’obiettivo infortuni zero se viene con-notata positivamente e non solo negativamente (ad esem-pio attraverso il mero elenco di eventi negativi, conse-guenza di errori della persona). Occorre cioè pensare al-la sicurezza come un messaggio che da fiducia al lavora-tore in quanto persona.Su questa base ogni azienda può definire un progetto fi-nalizzato a valorizzare la sicurezza come bene primario,un bene raggiungibile attraverso l’insieme di comporta-menti “virtuosi”.Il Safety Rainbow vuole essere una modalità per richia-mare continuamente l’attenzione del personale ai vari li-velli ai temi della sicurezza. In particolare ad una prote-zione attiva, determinata dall’individuo, consapevole dell’importanza della tutela della sua sicurezza e di quella de-gli altri lavoratori �

Responsabile tecnico Centroesami Certificazione Manu-tenzione, Festo Cosulenza e

Formazione. CoordinatoreA.I.MAN, sezione Piemonte

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