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- COMUNE DI MILANO SETTORE CULTURA E SPETTACOLO RACCOLTE ARCHEOLOGICHE E NUMISMATICHE IMMAGINI DI UNA ARISTOCRAZIA DELL'ETÀ DEL FERRO NELL'ARTE RUPESTRE CAMUNA CONTRIBUTI IN OCCASIONE DELLA MOSTRA CASTELLO SFORZESCO APRILE 1991 - MARZO 1992 MILANO

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COMUNE DI MILANOSETTORE CULTURA E SPETTACOLO

RACCOLTE ARCHEOLOGICHE E NUMISMATICHE

IMMAGINI DI UNA ARISTOCRAZIADELL'ETÀ DEL FERRO

NELL'ARTE RUPESTRE CAMUNACONTRIBUTI

IN OCCASIONE DELLA MOSTRACASTELLO SFORZESCO

APRILE 1991 - MARZO 1992MILANO

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INDICE

Ermanno A. Arslan

Angelo Fossati

Otto-Herman Frey

Patrizia Frontini

Prefazione

L'età del Ferro nelle incisioni rupestridella Valcamonica

L'Arte delle situle

L'aristocrazia nell'età del Ferro:dati dai corredi funerari

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L'ETÀ DEL FERRONELLE INCISIONI RUPESTRI DELLA VALCAMONICA

Angelo Fossati

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lo studio dell'arte rupestre per anni ha sten­tato ad inserirsi in una disciplina scientificache se ne occupasse in modo adeguato. Dellavasta schiera di studiosi che si sono interessatidi arte rupestre - antropologi, filosofi, semio­logi, storici dell'arte o della religione - pochisono stati gli archeologi. Questa assenza è do­vuta soprattutto alla mancanza di una meto­dologia precisa con cui affrontare i problemicronologici ed interpretativi, che si pongonoal momento di analizzare le raffigurazioni ­manufatti, animali, figure umane - eseguitespesso in modo schematico e a volte ancheun po' immaginario. In Valcamonica, sede diuna delle maggiori concentrazioni di incisionirupestri in Europa, questo problema è parti­colarmente sentito ed ha condizionato perdecenni la ricerca scientifica.E. Anati fu il primo ad avanzare negli anni '60una proposta di seriazione stilistico-cronolo­gica delle incisioni camune, che, malgrado al­cuni limiti già evidenziati da altri studiosi, èutilizzata ancor oggi. Impiegando le informa­zioni provenienti da diversi campi di indagineegli ha distinto un orizzonte "proto camuno",quattro periodi successivi (I-IV), corrispon­denti all'arco cronologico che va dal Neoliticoall'età del Ferro, e un orizzonte posteriore allaconquista romana della Valcamonica.Oggetto di questo studio è il IV Periodo, sud­diviso da Anati in sette fasi (A-F e Finale) eattribuibile all'età del Ferro.Sin dai primi studi fu evidente che l'arte rupe­stre del IV periodo, nel complesso generaledelle incisioni della Valcamonica, rappresen­tava la maggioranza delle istoriazioni, proba­bilmente addirittura 1'80%. Eppure la granparte dei ricercatori, nei suoi studi, non le hadedicato molto spazio.I motivi di questa scarsa attenzione vanno ri­cercati da un lato nella carenza dei dati pub­blicati - a fronte di centinaia di rocce incise,non esiste fino ad oggi un corpus: pochissimesono state pubblicate integralmente e meto­dicamente, parecchie scene sono invece statedivulgate e molti sono i lavori di carattere ge-

nerale - dall'altro in una sorta di preconcettoculturale degli studiosi che ha portato a consi­derare l'arte rupestre postpaleolitica un'arte"minore" rispetto alla paleolitica.In anni recenti R. De Marinis, autore di alcunistudi sulle incisioni rupestri, ha tracciato unavia metodologica per affrontare lo studio delIV periodo, evidenziando la possibilità di an­corare la seriazione delle incisioni del IV pe­riodo alla cronologia archeologica, attraversoil confronto delle raffigurazioni rupestri conmanufatti rinvenuti in abitati o contesti fune­rari limitrofi e coevi e con altre espressioniartistiche dell'età del Ferro.Su queste basi ha proposto una nuova seria­zione del IV periodo, divisa in quattro fasi(1-4), che verrà qui adottata con l'aggiunta diuna quinta fase relativa ali sec. a.C.-I sec. d.C.,momento in cui è già avvenuta la conquistaromana della Valle, ma sopravvive la praticaincisoria di evidente tradizione preistorica.Quali sono gli elementi che permettono diporre lo stile naturalistico-aneddotico del IVperiodo nell'età del Ferro?Innanzittutto il passaggio da un linguaggiosimbolico e schematico ad uno descrittivo enaturalistico che in Valcamonica è il risultatodell'intensificarsi di contatti con il mondomediterraneo, in particolare con quello etru­sco già in possesso di un'espressione figurativadi tipo narrativo.Inoltre nell'VIII sec. a. C. in Italia settentrio­nale abbiamo le prime sicure testimonianzedell'uso di cavalcare: nei corredi tombali ate­stini ritroviamo il morso singolo che allude alcavaliere, nelle incisioni rupestri vediamo leprime scene di guerrieri a cavallo.la comparsa nel repertorio figurativo del pe­riodo IV degli armati, schierati o in duello,trova riscontro nell'accresciuta importanzadell'elemento guerriero che manifestano icorredi funerari coevi (VIII-VII sec. a.C.), laplastica fittile e bronzea. Come poi esamine­remo nei dettagli, le tombe di questo periodoin Italia Settentrionale mostrano la volontà didistinguere il guerriero dagli altri membri

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della comunità con l'inserimento del corredodi alcuni elementi dell'armamento personale.Lo stile di alcune istoriazioni richiama quellodi altri manufatti noti nella Penisola: il bron­zetto dello Scolo di Lozzo, presso Este, i guer­rieri sul coperchio del vaso bronzeo di Bisen­zio e molte figure antropomorfe dello stile IV,sono accomunate da un medesimo stile "geo­metrico lineare". Alcuni elementi, come "ilgiro del braccio" - cioè il braccio ripiegato adU a indicare il movimento - si ripetono iden­tici nelle figure in bronzo citate e nelle inci­sioni camune.Lo stile "proto-naturalistico" che osserviamoin molte scene della Grande Roccia di Na­quane si ritrova nelle decorazioni di alcunimanufatti della fine del VI sec. a.C., come laSitula di Trezzo o la kline di Hochdorf.La sola analisi dello stile non è tuttavia sempresufficiente per impostare la seriazione crono­logica, infatti p.e. molte figure antropomorfedello stile IV 4 sono stilisticamente simili aquelle della fase precedente; l'elemento di­stintivo, a questo punto, è il tipo di arma­mento di cui i guerrieri sono forniti.Le rappresentazioni di armi offensive, qualiasce, spade, pugnali, coltelli e lance sonospesso troppo generiche e schematiche perriconoscervi tipologie note nei reperti ar­cheologici. In alcuni casi tuttavia esse si pre­stano al confronto: nelle figure della I età delFerro predomina l'ascia a lama quadrangolareche viene sostituita nella Il età del Ferro dal­l'ascia a lama fortemente espansa, identifica­bile con il tipo Hellebardenaxt. Le raffigura­zioni di coltelli tipo Introbio sono un altroesempio di questa rara possibilità di avvicinarele armi istoriate a tipologie precise di manu­fatti.Per quanto riguarda le spade, nella I età delFerro si notano tipi vicini alle spade hallstat­tiane, dapprima con lame più lunghe, poi sen­sibilmente più corte, mentre nella Il età delFerro l'evoluzione segue un percorso inverso,dal tipo con lama più corta a quello con lamamolto lunga del La Tène D.Tra le armi difensive gli scudi hanno fornitoindicazioni interessanti.Nell'analisi della tipologia degli scudi impu­gnati dai guerrieri istoriati, si è infatti notatoche gli scudi ovoidali e rotondi sono general­mente usati nelle fasi più antiche dell'età delFerro, vengono poi sostituiti dagli scudi a

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pelle di bue, caratteristici delle fasi IV 2 e 3,mentre lo scudo nettamente rettangolare,tipo La Tène, è proprio delle fasi più tarde. Lastessa sequenza di tipi è documentata neicorredi tombali e nelle rappresentazioni arti­stiche coeve.La seriazione definita in base al metodo delconfronto fin qui descritto può trovare verifi­che nello studio della sovrapposizione di fi­gure attribuite a fasi diverse: un'iscrizione incaratteri nordetruschi - che in Valcamonicanon può essere anteriore alla metà del VI sec.a.C. - costituisce un terminus post quem per lefigure che le sono sovrapposte.Analogamente l'interpretazione delle sceneha i suoi punti fermi: ad esempio si nota unanetta distinzione tra le figure duellanti, ar­mate sempre alla leggera, e quelle schierate,che normalmente impugnano scudi grandi elance, cioè un armamento di guerra. È evi­dente che il duello non è quindi un'attivitàguerresca ma deve essere interpretato in altromodo.Anche la caccia al cervo può non rappresen­tare, così com'è istoriata, un'attività di purosostentamento economico. In tutte le scene èinfatti evidente l'utilizzo della lancia comearma unica e non dell'arco, certamente in usopresso i Camuni e ben più efficace nella pra­tica venatoria. Alcune scene in cui il cervocompare cavalcato, anche in modo equilibri­stico, fanno pensare a una semi-domestica­zione dell'animale che doveva renderne inu­tile la caccia a fini economici. Dall'altra parte ilcervo è l'unica preda ed il cacciatore compareper lo più a cavallo accompagnato a volte daicani: elementi che connotano questa attivitàcome propria di un ceto aristocratico.

La fase IV 1

Stile e contesto iconograficoLo stile delle figurazioni di armati della fase IV1, essenzialmente schematico, è definito geo­metrico-lineare.I guerrieri sono raffigurati a braccia aperte edistese perpendicolarmente rispetto al busto,a gambe a V rovesciata, piedi per lo più rivoltinella medesima direzione; il busto è lineare,le braccia e le gambe sono senza indicazionidi muscoli (fig. 1).Le scene presentano guerrieri "in schiera­mento", - disposti cioè in schiere e forniti di

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armamento da guerra - e armati In duello.Questi ultimi sono contrapposti in modo sim­metrico, tali da sembrare uno l'immagine spe­culare dell'altro. Una loro caratteristica è ilbraccio ripiegato a U, un espediente stilisticoper mostrare il dinamismo (fig. 2).L'armamento di schierati e duellanti è moltodiverso.Negli schierati è di uso comune la lancia, im­pugnata nella mano destra e tenuta parallela­mente al busto (fig. 1); non mancano, però,asce e spade. Lo scudo può essere ovale orotondo, in questo caso viene spesso raffigu­rato con la parte convessa verso l'esterno, esolo raramente con la parte concava versol'esterno (fig. 3), uso più frequente nella fasesuccessiva. Gli elmi, triangolari o conici, sonofrequenti, spesso raffigurati come se fosserostaccati dalla testa, probabilmente per eviden­ziarne la grande dimensione.L'armamento dei duellanti pare, invece,quello tipico di un combattimento "sportivo"con le mani nude o fasciate (come nel pugi­lato) a reggere un bastone o una daga e unaspecie di borsa di cuoio - simile forse al cae­stus. L'itifallia, che non compare nei periodipiù antichi, ricorre spesso nei duellanti, ed hafatto pensare alla nudità dei combattenti. An­che tra i duellanti sono frequenti gli elmi, si­mili a quelli degli schierati (fig. 4).Verso la fine della fase IV 1 appaiono le primefigure di cavalieri, seduti o in piedi sul cavallo.Normalmente impugnano nella destra unalancia e con la sinistra sembrano afferrare lacriniera o le redini del cavallo (fig. 5).Altri motivi che compaiono in questa fasesono la caccia e le figure ornitomorfe. Questeultime rappresentano uccelli acquatici, comeè possibile notare dal lungo collo, e non sem­brano prede di attività venatorie; è probabileche la loro raffigurazione abbia invece intentisimbolici (fig. 6).Nelle scene di caccia l'uomo è spesso coadiu­vato dal cane, raffigurato a fauci spalancate,utilizza il cavallo e sembra prediligere l'usodella lancia, anche se non mancano scene incui è utilizzato l'arco. La preda è sempre ilcervo maschio (fig. 7).Un tema già noto nei periodi precedenti èquello dell'aratura, probabilmente legato ai ri­tuali per la fecondità della terra. L'aratro com­pare per la prima volta nelle incisioni rupestridella Valcamonica sulle statue stele e i massi

istoriati dell'età del Rame. A questo periodorisalgono in Italia settentrionale le più antichetracce di aratura, a scopo probabilmente ri­tuale, rinvenute a St. Martin de Corleans (AD).Dai livelli del Bronzo antico del sito palafitti­colo del Lavagnone (Desenzano), proviene in­vece il primo aratro finora noto in Europa.Nelle incisioni della fase IV 1 compare proba­bilmente per la prima volta il cavallo al postodel bovide come animale che traina l'aratro.L'aratore tiene con una mano la stegola, men­tre impugna con l'altra un pungolo od unafrusta (fig. 8).La grande novità della fase IV 1 rispetto allefasi precedenti dell'età del Bronzo, caratteriz­zate da composizioni simboliche, è lo svi­luppo di scene narrative.Nelle scene di duello sono spesso raffigurati, alato di uno dei contendenti, uno o più perso­naggi rappresentati nel medesimo atteggia­mento di duello (figg. 2-7). Accanto a costoropossiamo trovare anche un animale: un ca­vallo, un cane, o, più frequentemente, un'cervo maschio. Ancora, sia i duellanti che glischierati, possono essere accompagnati da al­cune coppelle (piccoli segni circolari comple­tamente picchiettati) disposte a formare deimoduli fissi. Ricorre frequentemente il mo­dulo ad otto coppelle, forse di significato sim­bolico (fig. 9). Può essere interessante ricor­dare che in molte civiltà l'otto è un numeromagico. Secondo i pitagorici l'otto e il suoquadrato sessantaquattro sono relazionati conla sapienza divina che ha ordinato l'universo.Sembra di cogliere un legame tra questo nu­mero e i riti di passaggio, l'iniziazione, nonnecessariamente esoterica: nel mondo pa­gano l'otto indicava la morte mistica, in quellocristiano l'ottavo giorno della creazione iniziacon la resurrezione di Cristo. I battisteri ave­vano la classica pianta ottagonale: l'immer­sione nell'acqua battesimale è seguita dalla ri­nascita.

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Fig. 1 - Duellanti sovrapposti a guerriero in schieramento.Sellero, fase IV 1.

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Fig. 2 - Scena di duello con terzo contendente o arbitro.Capo di Ponte, Naquane R. 99, fase IV 1.

Fig. 3 - Guerriero con lancia e scudo. Capo di Ponte,Seradina R. 12, fase IV 1.

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Fig. 4 - Duellante itif211ico con elmo crestato forse di tipovillanoviano. Capo di Ponte, Naquane R. 72, fase IV 1.

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(in alto) Fig. 5 - Cavalieri equilibristi, in piedi sul cavallo.Sellero, fase IV 1.

(al centro) Fig. 6 - Scena complessa con figure zoo­mode: uccelli acquatici nella fascia superiore, due caniattaccano un cervo nella fascia inferiore. Capo di Ponte,Seradina R. 12/ fase IV 1.

(a destra) Fig. 7 - Scena con figure di duellanti affiancatida arbitri o istruttori e scene di caccia al cervo. Capo diPonte, Seradina R. 12/ fase IV 1.

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Fig. 8 _ Scena di aratura. All'aratro sono aggiogati due equidi. Capo di Ponte, Seradina R. 12/ fase IV 1.

Fig. 9 Duellanti associati a coppelle disposte in modulo /lottol/. Capo di Ponte, Naquane R. 99/ fase IV 1.

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Comparazioni e cronologia relativaL'elemento più convincente e determinanteper l'attribuzione cronologica della fase IV 1all'VIII e VII sec. a.C. è la comparsa delle figuredi cavalieri. Si tratta, abbiamo già detto, dicacciatori o equilibristi, non di guerrieri; se­duti o in piedi sul cavallo, essi brandiscono lalancia, non indossano elmi nè imbraccianoscudi: l'uso di cavalcare sembra qui estraneoad attività belliche. Il cavallo, non cavalcato,appare nell'arte rupestre della Valcamonicaanche prima della IV fase. Equidi sembrano glianimali che trainano un carro a due ruote, raf­figurato su una roccia di Cimbergo, datato daM. Van Berg al III stile (età del Bronzo) (fig. 10).Meno convincente è l'attribuzione al mede­simo stile di due cavalli trainanti un carro aquattro ruote, i quali invece, per l'evidentetentativo naturalistico nella raffigurazionezoomorfa - di solito del tutto assente nellerappresentazioni del Bronzo Finale di Valca­manica -, andrebbero inseriti, a nostro avviso,nello stile IV 2 (fig. 11).L'arte del cavalcare è quindi rappresentata perla prima volta nella fase IV 1, cioè nell'età delFerro. In Italia settentrionale essa sembra dif­fondersi nel corso dell'VIII sec. a.C., quandoin alcune tombe maschili incominciano a es­sere deposti i morsi singoli che alludono al­l'attività del cavalcare, a differenza della cop­pia di morsi che sembra indicare l'uso delcarro trainato dalla pariglia di cavalli: siamoquindi in presenza di cavalieri che si distin­guono dagli aurighi. Si datano all'VIII sec. a.C.alcune tombe con morso equino come laRandi 14, ad Este e rappresentazioni fittilicome l'askas Benacci, ave un guerriero ca­valca un cavallo a sua volta in groppa ad unanimale di forma ibrida tra bovide e uccello(fig. 12).Tenendo conto della schematicità delle raffi­gurazioni rupestri, gli elmi conici raffigurati inValcamonica possono forse ricordare gli elmicrestati villanoviani, cui somigliano per il pro­filo (fig. 13). Gli elmi crestati villanoviani sonocostituiti da una calotta semisferica arroton­data o allungata terminante a punta, sormon­tata da una cresta. Alla base presentano trecoppie di chiodi sporgenti, che non sem­brano avere una funzione precisa, ma imitanoforse elementi che dovevano essere funzio­nali in altri tipi di elmi che non ci sono perve­nuti. Sia la cresta che i cosiddetti chiodi sono

fissati alla calotta mediante chiodini ribattuti.Dai ritrovamenti risulta che l'elmo a calottarotonda ha avuto un utilizzo maggiore nel­l'Italia centrale, mentre nell'Italia settentrio­nale era diffuso di più l'altro tipo.Secondo lo Henchen gli elmi crestati villano­viani sono documentati in Italia settentrionalefino alla fine dell'VIII sec. a.C. Provengonoprevalentemente da corredi tombali maschili,dove rappresentano copie rituali di armi real­mente utilizzate. Possono essere in laminabronzea o fittili, a volte con decorazioni me­talliche, spesso utilizzati come coperchio del­l'urna. I ritrovamenti esterni all'area villano­viana - Asti, Hallstatt, S. Canziano, Krze­mienna - provenienti da contesti diversi daquello funerario, ci mostrano un'ampia diffu­sione di questo tipo che pare estendersi an­che nel mondo alpino.R. De Marinis ha prospettato l'esistenza diun'officina di elmi crestati di tipo villanoviano"... in qualche zona dell'area alpina sudorien­tale", dato che i ritrovamenti di Hallstatt,Krzemienna, S. Canziano, a differenza del­l'elmo di Asti, mostrano caratteristiche formalie costruttive diverse dagli elmi di fabbrica vil­lanoviana.L'uso dell'elmo crestato al di fuori dell'area vil­lanoviana propriamente detta è testimoniatoanche da due statuette di bronzo che raffigu­rano guerrieri. Una fu rinvenuta durante unosterro allo Scolo di Lozzo, presso Este, (fig. 14),l'altra proviene da Reggio Emilia (fig. 15). En­trambi i bronzetti sono datati all'VIII sec. a.C.ed offrono un buon confronto cronologicoanche per lo stile geometrico lineare delle in­cisioni della fase IV 1.In particolare nel guerriero di Lozzo il braccioè ripiegato ad U come nelle incisioni deiduellanti e la stessa posizione si ritrova suibronzetti che ornano il coperchio di un vasodi bronzo dalla Tomba 22 di Bisenzio (VIII sec.a.C.) (fig. 16). Questi ultimi, come le figure diduellanti della Valcamonica, presentano unamarcata itifallia. L'ostentazione degli organisessuali maschili in erezione va ricollegata,probabilmente, all'ideale di virilità che sembrapermeare la società camuna dell'età del Ferro.Troveremo infatti figure itifalliche anche in al­tre fasi del IV periodo camuno e, nella se­conda età del Ferro, in altre manifestazioni ar­tistiche del mondo retico come i bronzetti dilottatori da Landeck, in Tirolo, e di guerrieri

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offerenti da Gutenberg-Balzers.La rappresentazione dell'itifallia - che sembracomune al mondo villanoviano eretico - pareinvece estranea ad altre culture, come quellaceltica e paleoveneta, pur prossime al mondocamuno. Nell'area centroeuropea è nota laStele d'Hirschlanden (VI sec. a.C.) provvista dimarcati attributi sessuali: ma si tratta diun'opera che risente di forti influssi meridio­nali; sono invece pertinenti a culture illirichele sculture itifalliche di Nesazio in Istria (VIsec. a.C.). È interessante notare che anche inambito camuno l'itifallia tende a scomparirenella fase IV 4, quando si fanno più forti leinfluenze culturali di tradizione celtica.Gli scudi ovali delle figurazioni camune dellafase IV 1 sono interamente martellinati all'in­terno della linea di contorno, non è rappre­sentato quindi l'umbone, che si ritiene fusi­forme in base ai confronti disponibili. I piùantichi scudi ovali con umbone fusiforme sidatano all'VIII sec. a.C. e provengono dalmondo villanoviano. Li conosciamo da raffi­gurazioni miniaturistiche su lamina di bronzo,come quelle della tomba OP 5 dei QuattroFontanili di Veio (fig. 17) (VIII sec. a.C.), da de­corazioni su elmi in ceramica, come l'esem­plare di Città della Pieve (fig. 18) che mostraanche uno scudo rotondo (tardo VIII sec. a.C.)e infine da alcune stele felsinee. AI di fuoridell'area villanoviana troviamo scudi ovali im­pugnati dai bronzetti di cavalieri del carrettorituale di Strettweg (VII sec. a.C.) e nel già ci­tato guerriero dello Scolo di Lozzo. In en­trambi i casi gli umboni sono appena accen­nati e non è possibile osservare la caratteri­stica sagoma fusiforme che invece si riscontranegli altri esempi succitati.Ancora, sulle vicine rocce levigate del Dossodei Due Castelli di Grosio, in Valtellina, sonoincise figure di guerrieri in stile IV 1 camuno,che brandiscono lance e scudi ovali con l'um­bone fusiforme, indossano elmi a calotta cre­stati, di tipo non villanoviano, che comunquesuggeriscono una datazione al VII sec. a.C. perqueste figure (fig. 19). Secondo lo Stary, cheha studiato l'origine e la diffusione delloscudo ovale con l'umbone fusiforme, alla finedell'VIII e nel corso del VII sec. a.C. questotipo di scudo esce dall'uso in Etruria, sostituitoda uno scudo rotondo con umbone circolare,in lamina di bronzo. Lo scudo ovale si dif­fonde nel frattempo verso nord, raggiun-

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gendo il mondo hallstattiano. Durante la faseIV 2 anche in Valcamonica assistiamo alla so­stituzione dello scudo ovale con quello ro­tondo, fenomeno databile probabilmente allaseconda metà del VII sec. a.C., se si tieneconto dell'attardamento della diffusione deltipo nelle regioni settentrionali e dell'usodello scudo ovale testimoniato dalle raffigura­zioni del Dosso dei Due Castelli in Valtellina.

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Fig. 10 - Carro a due ruote trainato da equidi. Cimbergo, Campanine, periodo 11/ finale. (Da Van Berg-Osterrieth M.1972) .

••Fig. 11 - Carro a quattro ruote con equidi al giogo. Capo di Ponte, Naquane R. 47. (Da Van Berg-Osterrieth M.1972) .

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Fig. 12 -Askos Benacci. Bologna, VIII sec. a.C, (foto Mu­seo Civico di Bologna).

Fig. 13 - Elmo Villanoviano da Fermo (AP). IX-VIII sec.a.C, foto Credito Italiano .

Fig. 14 - Statuetta bronzea dallo Scolo di Lozzo. Este (PO) , VIII sec. a.C,(da Stary P. 1981).

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Fig. 15 - Statuetta bronzea da ReggioEmilia. VIII sec. a.C, (da Stary P.1981) .

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Fig. 16 - Vaso in bronzo dalla tomba XXII della necropolidell'Olmo Bello. Bisenzio (VT), fine VIII sec. a.c., (fotoSopr. Arch. per l'Etruria Meridionale).

Fig. 17 - Scudo ovale con umbone fusiforme da Veio(Roma), Tomba OP 5 dei Quattro Fontanili. VI/J sec. a.c.,(da Stary P. 1981).

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Fig. 18 - Elmo in ceramica con decorazioni di scudi ovalie circolari. Città della Pieve (PG), tardo VI/J sec. a.c., (daStary p. 1981).

Fig. 19 - Guerrieri con scudi ovali e umboni fusiformi.Grosio (SO), Rupe Magna, VII sec. a.c.

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La fase IV 2

Stile e contesto iconografico.La fase IV 2 si caratterizza per l'avvio di unatendenza stilistica a carattere prenaturalistico.Nelle figure antropomorfe si nota dapprimauna continuità con lo stile geometrico-linearedella fase precedente (fig. 20), - anche se ora iguerrieri sono armati in modo differente ­mentre poi subentra la netta modificazionedei caratteri formali: le braccia non sono inposizione orizzontale, ma tese verso l'alto asorreggere le armi, o, più raramente, verso ilbasso. Il busto si allarga a triangolo o trapezio(fig. 21) e, in alcune figure, è marcatamentequadrangolare. Gambe e braccia sono dap­prima lineari ed acquistano poi l'indicazionedei muscoli, i piedi sono spesso rivolti nellastessa direzione. La rappresentazione della iti­fallia, che nella fase IV 1 era caratteristicaesclusiva dei duellanti, ora si trova anche infigure in schieramento. (fig. 22).Alcuni armati hanno il busto e le cosce incisi asola linea di contorno, a volte con le linee e ledecorazioni interne. Generalmente sono alti10-20 cm. (figg. 23-24), come la maggior partedelle figure antropomorfe note in Valcamo­nica, ma si accentua la tendenza, già presente,in casi sporadici, nella fase IV 1 a scolpire fi­gure di grandi dimensioni. Compaiono alcunefigure di oltre 90 cm. di altezza, già segnalatedal Marro negli anni '30 e recentemente ri­trovate nella zona di Paspardo: sono armati dilancia, spada e scudi a pelle di bue (fig. 25).Continua una differenza di armamento tra lefigure in duello e quelle in schieramento. Learmi preferite nel duello sono di tipo leggero:piccoli scudi, borse di cuoio o manubri (halte­res) I spade, daghe o bastoni. Alcuni duellantiindossano l'elmo di tipo crestato e una speciedi cintura piumata o gonnellino: così sem­brano da interpretare le linee oblique chedalla vita scendono lungo la coscia (fig. 23). Sinotano i primi tentativi riusciti di rappresen­tare il dinamismo, non solo attraverso l'espe­diente del "giro del braccio", come nella faseIV 1, ma anche nell'accentuare la flessionedelle gambe (fig. 26). Tra i duellanti è presentespesso un terzo personaggio o una figura nonben identificabile.Nelle figure di schierati compaiono ben pre­sto, accanto alla lancia, anche la spada e l'ascia

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a lama quadrata. Quest'ultima, che sembra ti­pica dell'equipaggiamento dei guerrieri reticie camuni, si trova anche in composizioni conaltre asce dello stesso tipo e con figure orni­tomorfe (fig. 27).Gli scudi a pelle di bue, già incontrati nellafase IV 1, vengono a volte rappresentati diprofilo con la parte concava verso l'esternodove è evidenziata la sagoma dell'umbone fu­siforme (fig. 28). È interessante a questo puntola scena di Paspardo (fig. 25) dove lo scudo apelle di bue compare in due casi in visionefrontale e in un caso in visione laterale (guer­riero a destra). La scena può essere datata allafine del VI sec. a.C. grazie all'armamento delprimo guerriero. Egli porta alla cintura un col­tello a dorso diritto, lama sinuosa e foderocon salvapunta ad ancora, che trova con­fronto nel mondo paleoveneto in tombe delperiodo Este III medio (tomba Benvenuti 93) ein contesti golasecchiani e hallstattiani coevi(fig. 29). Un coltello simile, isolato, è incisosulla roccia 1 di Naquane.Gli elmi sono crestati, di tipi diversi, a voltecon appendici cornute, ma nessuno di essi ri­chiama l'elmo crestato villanoviano (fig. 22).La fase IV 2 si distingue quindi per un cambia­mento stilistico che vede da un lato l'ingran­dirsi delle proporzioni delle figure, sino a rag­giungere il gigantismo che spesso evidenzia ilcarattere statico e, per così dire, statuariodelle figure (fig. 22) e dall'altro l'accentuarsidei caratteri naturalistici. Il fallo, quasi sempreevidenziato, è spesso in erezione.Le scene di caccia sono ora poco frequenti:ricordiamo quella famosa sulla Roccia Grandea Naquane (fig. 30) che rappresenta un caccia­tore a piedi, armato di sola lancia, con mar­cate rappresentazioni dei muscoli delle brac­cia e simbolicamente ingigantito rispetto alcervo e al cane.Una delle scene più famose dello stile IV 2 è la"Processione del Capo" sulla Roccia Grandedel Parco Nazionale di Naquane, a Capo diPonte. Alcuni guerrieri a piedi, nell'atteggia­mento tipico dello schierato con le armi al­zate sopra la testa, sono preceduti da un cava­liere armato di scudo, lancia ed elmo crestato;sotto il cavallo è raffigurata una paletta conpomo a disco pieno; accanto ad alcuni deiguerrieri vi sono dei busti d'orante (fig. 31).Si è molto discusso sul significato della paletta

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che, nell'arte rupestre, sembra avere funzionisimboliche. Compare già nel repertorio figu­rativo neolitico, associata e, talvolta, sottopo­sta, a figure di oranti. In questo periodo, ante­cedente l'uso dei metalli, essa doveva rappre­sentare un oggetto in pietra o legno, forseuna vanga e il suo significato alluderebbe inquesto caso a riti di fecondità. Sulle composi­zioni monumentali dell'età del Rame al mo­mento non si conoscono figure di paletta, cheriappaiono nell'antica età del Bronzo accantoa pugnali e nel Bronzo Finale accanto a figuredi telai verticali. È noto da confronti etnogra­fici che fino al secolo scorso palette di questaforma provviste di fori lungo il bordo eranoutilizzate nella tessitura. Dopo un'ulteriore as­senza nella fase IV 1 la paletta ricompare nellafase seguente e spesso accompagna i guer­rieri. In questo contesto il suo significato nonè chiaro, tanto più che allude a una sfera ma­schile, mentre nei periodi precedenti - sia le­gata ai riti di fecondità della terra, sia in asso­ciazione ai telai - appariva come attributofemminile. In area paleoveneta, golasecchianae bolognese la paletta veniva deposta in al­cuni corredi femminili della prima età delFerro. Anche in questi casi si discute sul suouso: veniva impiegata per raccogliere le ce­neri della cremazione, era funzionale a qual­che aspetto del rito o cos'altro? Il problema èaperto, ma il ritrovamento di alcuni esemplariin stipi votive e alcune riproduzioni in laminabronzea lasciano intravedere la possibilità chequesti oggetti abbiano una funzione simbo­lica, anche al di fuori dell'ambito figurativo ru­pestre. Altre scene si susseguono sulla stessaroccia: due guerrieri, armati di spada e pic­colo scudo, legati vicendevolmente ad unagamba, si fronteggiano accanto ad un labirintoche si sovrappone ad un guerriero; sopra illabirinto vi sono un uccello ed una paletta (fig.32). Ancora degli uccelli, di tipo acquatico,sono innanzi ad un cavaliere armato di spadae scudo (fig. 33). Un cavaliere, armato di lanciae scudo, è in piedi sul cavallo; accanto all'ani­male, che pare avere una zampa anteriore le­gata ad una posteriore, secondo un uso eque­stre ancora oggi in voga, vi sono due cerviincisi nel medesimo stile e tecnica (fig. 34).Uniche, fino ad ora, sono le figure di prigio­nieri iegati alle mani e alle caviglie con cordeo catene e scortati da un armato, sulla roccia 4

in Valle a Paspardo (fig. 35). Allo stesso modova probabilmente interpretata la scena sullaroccia 34 di Luine, presso Boario Terme (fig.36).Per la prima volta troviamo le impronte dipiede, le costruzioni, la cosiddetta rosa ca­muna (fig. 37), associata ai duellanti, e "bustid'orante" definiti solo dalla testa e dalla lineadella braccia (fig. 38). Esistono tre tipi di rosacamuna, il più antico a svastica (fig. 37) da cuideriverebbero quello quadrilobato e quello asvastica asimmetrica. L'origine ed il significatodella svastica sono da lungo tempo discussidagli studiosi che non hanno ancora dato ri­sposte univoche. Essa compare non solo inValcamonica, ma anche nel repertorio figura­tivo rupestre di altre zone europee (Gran Bre­tagna, Svezia, Portogallo) (fig. 38) e su nume­rosi manufatti. Molti vi hanno visto un sim­bolo con valenze astronomiche (sole, luna,eclissi), uno strumento musicale o uno sten­dardo di guerrieri, in quanto è frequente­mente associata a figure di armati, in schiera­mento o in duello. Si trova comunque ancheaccanto a figure quadrangolari - tipo mappetopografiche - e serpentiformi. Probabil­mente devono avere un significato il suoorientamento rispetto alla roccia e le novecoppelle che circoscrivono la figura. Il valoresimbolico e/o mitologico rimane per ora noninterpretabile. Poiché queste figurazioni sonopresenti in Valcamonica almeno un secolo emezzo prima delle invasioni galliche in Italia(388 a.C.), non è plausibile, dal punto di vistaarcheologico, ritenere questa figura intro­dotta dai Celti invasori.Le impronte di piede e più spesso suole o cal­zari con lacci sono generalmente di piccoledimensioni (fig. 39). Possono essere campiteinternamente o eseguite a sola linea di con­torno. In questo caso, all'interno sono a volteraffigurati guerrieri, busti d'orante talora ar­mati, piccole costruzioni o coppelle. Sia chericordi la presenza della divinità o il passaggiodel pellègrino, come accadeva nel mondomedioevale europeo, l'impronta è indice diparticolare sacralità del luogo. Le piccole di­mensioni delle impronte fanno pensare adadolescenti, forse iniziati. La contemporaneadiffusione nel mondo transalpino e golasec­chiano di amuleti a stivaletto sembrano con­ferire al piede, alla calzatura, al calzare un si-

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gnificato protettivo, che possiamo forseestendere alle impronte delle incisioni rupe­stri e in particolare a quelle che racchiudonoaltre raffigurazioni.Laminette a forma di piede, accanto ad altre aforma di arti, scudi e lance sono state ritrovatein alcuni santuari paleoveneti (Este, Caldevigo,Lagole, S. Pietro Montagnon) e interpretate inquesti contesti come ex-voto alla dea Sainate.Sulla roccia 50 di Naquane compare il motivodella barca solare: due coppie di barche solaricon prua e poppa a testa di uccello racchiu­dono ciascuna un'iscrizione in alfabeto reticoper la quale è incerta la datazione alla fase IV 2o IV 3 (fig. 40).La barca solare torna associata alla figura diCernunnos sulla roccia 70 di Naquane (fig. 41),si tratta di una delle poche divinità riconosci­bili in Valcamonica che associano in sè gli ani­mali totemici dei Camuni: il cervo e l'uccelloacquatico. Il dio è raffigurato in piedi, vestitodi una lunga tunica; sul capo ha due corna dicervo, nella mano destra impugna un coltelloe sullo stesso braccio porta un'armilla. Dal bu­sto fuoriesce una barchetta a protome ornito­moda, forse un cigno o un'anatra. Accanto èun personaggio in atteggiamento orante. Di

Cernunnos si hanno immagini provenienti dalmondo celtico: esso compare sull'altare di Pa­rigi (ove è iscritto il nome), sul calderone diGundestrup (Danimarca), sulle lamine di Wal­dalgescheim (Germania) e su alcune stele ir­landesi. In tutte queste rappresentazioni, chesi distribuiscono tra il IV sec. a.C. e l'età alto­medioevale, la divinità, con la testa sormon­tata da un palco cervino, è raffigurata seduta agambe incrociate, impugna torques e coltelli,e spesso è associata a serpenti, ad animali do­mestici - buoi o tori - o selvatici - lupi, ser­penti e cervi -.Secondo una recente interpretazione di R.De Marinis, lo stile (accuratezza di particolarie gigantismo) e la barchetta a protome ornito­moda, per anni interpretata come serpente,forniscono elementi per datare il Cernunnoscamuno tra la seconda metà del VI e gli inizidel V sec. a.C.: esso sarebbe quindi la più an­tica figura di Cernunnos conosciuta in ambitoeuropeo. I Celti ne avrebbero adottato ilculto in seguito al loro contatto con le popo­lazioni alpine, presso le quali il cervo dovevaessere importante non solo da un punto divista economico ma anche dal punto di vistareligioso.

Fig. 20 - Guerrieri con lancia e scudo rotondo. Capo di Ponte, Seradina R. 12/ fase IV 2.

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Fig. 21 - Guerriero armato di lancia, scudo rotondo edelmo a calotta. Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 2.

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Fig. 22 -I guerrieri "etruschi". Capo di Ponte, Naquane R.50, fase IV 2.

Fig. 23 - Duellanti e arbitro. Capo di Ponte, Naquane R.50, fase IV 2.

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Fig. 24 - Guerriero con spada ad antenne (h. cm 30 caJ.Ceto, Zurla, fase IV 2.

Fig. 26 - Piccoli duellanti. Paspardo, In Valle R. 4/ fase IV 2.

Fig. 27 - Armato con ascia a lama quadrangolare. Capo diPonte, Naquane R. 14, fase IV 2.

Fig. 25 - Guerrieri con lance e scudi a pelle di bue, (h. cm 90 circa). 11 primo guerriero a sinistra regge alla cintura uncoltello tipo Benvenuti. Paspardo, In Valle R. 4/ fase IV 2.

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Fig. 28 - Guerrieri itifallici armati di spada e scudo a pelledi bue con umbone fusiforme. Cetol Dos CUI~ fase IV 21

(da Anati E. 1975).

Fig. 29 - Coltello Benvenuti. Estel fine VI sec. a.c.

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Fig. 30 - La caccia al cervo con la lancia ed il cane. Capo di Pontel Naquane R. 11 fase IV 2.

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Fig. 31 - La "processione del capo". Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 2.

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Fig. 32 - Duellanti e labirinto. Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 2.

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Fig. 33 - Uccelli e guerriero. Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 2.

Fig. 34 - Cavaliere equilibrista e cervi. Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 2.

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Fig. 35 - Prigionieri scortati da un guerriero. Paspardo, In Valle R. 4/ fase IV 2.

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Fig. 37 - Rosa camuna a svastica. Paspardo, Dos 5ulif R. 1/fase IV 2.

Fig. 36 - Prigionieri. Boario Terme, Luine R. 34/ fase IV 2.

Fig. 38 - //5wastika 5tone//. Yorkshire, Ifkley, VI sec. a.c.

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Fig. 39 - Armati e busti d'orante racchiusi in impronte dipiede. Ceto, Zurla, fase IV 2.

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Fig. 40 - Barchette a protomi ornitomorfe con iscrizioni.Capo di Ponte, Naquane R. 50, fase IV finale.

Fig. 41 - "Cernunnos" e arante. Capo di Ponte, NaquaneR. 70, fase IV 2.

Comparazioni e cronologia relativaMentre lance e spade sono raffigurate inmodo troppo generico perché sia possibile ri­conoscerne dei tipi, i confronti per le figuredi asce, elmi e scudi del IV 2 inducono a pro­porre per questa fase una datazione tra lametà del VII sec. a.C. e la fine del VI sec.a.C.Le asce quadrangolari della fase IV 2, rappre­sentate senza dettagli, si prestano a confrontigenerici. Esse hanno un'ampia diffusione,sono note infatti nel mondo etrusco e rag­giungono il mondo hallstattiano orientale.Asce simili a quelle camune si trovano nelmondo paleoveneto nel VI sec. a.C. (cfr.tombe 1 e 28 di v. Tiepolo a Padova, diversetombe atestine del periodo III antico, come latomba Ricovero 232, e la raffigurazione diun'ascia sull'olia della tomba Alfonsi 15) e sullestatue-stele della Lunigiana (Filetto I e Il,Reusa, Bigliolo, Montecorto). Di particolareinteresse, perché provieniente da zona retica,è l'ascia da Ganglegg presso Schluderns datataal VI sec. a.C.Dalla Valcamonica infine proviene un'asciatipo Nanno, ritrovata presso Berzo-Demo, da­tabile al IX-VIII sec. a.C.Si tratta di un tipo a lama quadrangolare ealette terminali, diverso e più antico di quelloraffigurato nelle incisioni della fase IV 2.A partire dal VII sec. a.C. si diffondono nelmondo etrusco-piceno nuovi elmi che sosti­tuiscono quelli villanoviani crestati: si tratta dielmi a calotta semicircolari con borchie (fig.42) (i tipi Vetulonia o Montegiorgio di Egg),spesso forniti di due fori o appendici che per­mettevano l'attacco di una cresta di materialeorganico. Potrebbero essere questi i confrontipiù vicini ai nostri elmi incisi, soprattutto aquelli indossati dai guerrieri cosiddetti "etru­schi", sulla roccia 50 di Naquane (fig. 22). Se­condo lo Stary, gli elmi a calotta di origineetrusca e derivati dagli elmi crestati villano­viani a calotta semicircolare erano fabbricatiutilizzando una sola lamina di bronzo. Neltardo VII sec. a.C., quando ormai stavano peruscire dall'uso in Etruria, si diffondono anchein Piceno dove si distinguono per una calottapiù alta. Gli elmi piceni più antichi erano acalotta composta, formati cioè da più lamineunite da ribattini. In seguito si affermò anchequi il tipo a una sola lamina. Gli elmi a calotta

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Fig. 42 - Elmo a calotta. Vetulonia, Circolo degli Ulivastri(da Egg M. 1986)

si ritrovano, oltre che in diversi corredi tom­bali, su alcuni bronzetti del VII sec. a.C. (v.bronzetto al Museo Archeologico di Siena), lacimasa di un candelabro dal circolo del Tri­tone di Vetulonia (VII sec. a.C.), e la metopa daVignanello che raffigura un armato a cavallo(tardo VII sec. a.C.).In Italia settentrionale elmi a calotta compo­sta, databili al VII sec. a.C., provengono dallatomba di guerriero di Sesto Calende e da So­vizzo (VI).Nella fase IV 2 si assiste alla sostituzione delloscudo rotondo allo scudo ovale. Lo scudo deiduellanti è di solito di piccole dimensioni,mentre quello degli schierati ha un diametromaggiore. Nel corso del VII sec. a.C. nelmondo etrusco lo scudo rotondo - depostonelle tombe fino alla fine del secolo - va au­mentando di dimensione fino a raggiungere i100 cm. di diametro. Probabilmente si trattadi scudi da parata, in quanto la lamina dibronzo che li formava era così sottile che nonpoteva costituire una difesa ottimale. Certa­mente l'uso di scudi rotondi di grandi dimen­sioni si è esteso anche in Valcamonica, comedimostra l'armamento delle figure dei guer­rieri schierati e soprattutto dei cavalieri. Aquesto proposito è interessante notare che loscudo del grande guerriero della roccia 50 diNaquane ha subìto un ritocco che ne ha quasiraddoppiato le dimensioni.

La fase IV 3

Stile e contesto iconograficoL'accuratezza con cui vengono espressi i par­ticolari delle figure sullo scorcio del IV 2 pre­lude al naturalismo descrittivo della fase IV 3,quando per la prima volta compaiono carat­teri naturalistici (fig. 43).Precisione e accuratezza caratterizzano nonsolo le figure umane ma anche quelle animali:molti sono gli uccelli, per lo più acquatici(figg. 44-45), volpi, camosci, cerbiatti (fig. 46) ecervi, che compaiono in scene di caccia attac­cati dai cani (fig. 47).Gli armati hanno un busto trapezoidale, sot­tile in vita. Ne viene resa la muscolatura dibraccia e gambe ed evidenziati i particolaridel viso: in alcune figure è possibile osservareil naso, il mento o la barba (fig. 43). \I dinami­smo è espresso dal piegamento delle gambe,quasi nell'atto di incamminarsi, di muoverepassi di danza o di corsa (fig. 48). Questi carat­teri sembrano un po' smorzati verso la finedella fase: il corpo è più rettangolare e le co­sce sembrano sproporzionatamente corte ri­spetto alla gambe.Le armi raffigurate sono elmi crestati, lance,spade e scudi quasi sempre di profilo, con laconcavità verso l'esterno, a volte con unpunto rotondo nel centro, staccato, come perindicare l'umbone.\I contesto iconografico presenta personaggiin duello o in schieramento, ma si trovano an­che alcune scene di accoppiamento sessualetra uomini e animali, forse asini (fig. 49), e nonmancano le figure in atteggiamento di danza(fig. 48), di corsa armata (fig. 50), di equilibri­smo sul cavallo (fig. 51), di pugilato (fig. 52).Alcune fanno parte di scene narrative, come ipersonaggi itifallici che, sulla roccia 50 di Na­quane, trasportano un oggetto, forse un vaso,forse una preda di caccia (fig. 53). Vicino adessi, un cavaliere armato di spada e scudoconcavo pare vittorioso su una figura rannic­chiata sotto le zampe del cavallo. Sulla stessaroccia un guerriero in corsa, armato di ascia escudo concavo, poggia il piede sinistro su unpiedestallo; dietro di lui un cavallo sembra se­guirlo, ma ha le zampe legate l'una all'altra (fig.54).Una scena di danza accompagnata da un suo­natore di flauto è incisa sulla roccia di Foppedi Nadro (fig. 55) e probabilmente apparten-

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gana a questa fase anche le rappresentazionidi strumenti a fiato simili alla buccina, rinve­nute nella zona di Bedolina, presso Capo diPonte (fig. 56).Sembra instaurarsi la tendenza a raffigurareoggetti isolati, con intento descrittivo e forsesimbolico: vi sono composizioni di lance, incui è possibile vedere i lacci di cuoio attaccatiall'asta (fig. 57), ruote (fig. 58), capanne (fig. 59),carri (fig. 60), falcetti (?) (fig. 61). Non mancanopalette, rose camune, a volte quadrilobate(fig. 43) ed elaborate impronte di piedi (fig.62).Un intento simbolico si legge anche in alcunescene: sulla roccia 50 (fig. 63) un carro sembra

rappresentato solo da alcune sue parti, forsele principali (le ruote e il timone). Nella scenadella roccia 27 di Foppe di Nadro (fig. 64) ledimensioni eccezionali del cavallo sembranovolerne sottolineare l'importanza.A partire dal IV 3 si riscontra l'uso del graffitofiliforme, impiegato come tecnica autonomadalla picchiettatura, per incidere figureumane ed animali: nelle fasi precedenti in­vece essa era stata usata, a stregua di disegno acontorno, come momento precedente lamartellinatura. Ecco quindi figure filiformi diarmati con lance e scudi a pelle di bue, invisione frontale (figg. 65-66), di cerbiatti o dicavalli (cfr. IV 4, fig. 94).

Fig. 43 - Duellanti e rosa camuna quadrilobata. Ceto, Foppe di Nadro R. 24, fase IV 3.

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Fig. 44 - Uccello acquatico. Capo di Ponte, Naquane R.

72, fase IV 3.

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Fig. 45 - Uccello acquatico. Capo di Ponte, Naquane R.

50, fase IV 3.

Fig. 46 - Cerbiatto. Ceto, Foppe di Nadro R. 36, fase IV 3.

Fig. 47 _ Un cane attacca un cervo da tergo. Capo di Ponte, Naquane R. 1, fase IV 3.

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. .(in basso) Fig. 51 - Equilibrista su cavallo bardato. Capodi Ponte, Naquane R. 50/ fase IV 3.

(in alto a sinistra) Fig. 48 - Guerriero in danza. Capo diPonte, Naquane R. 35/ fase IV 3.

(in alto a destra) Fig. 49 - Scena di accoppiamento conequide. Capo di Ponte, Naquane R. 60/ fase IV 3.

(a sinistra) Fig. 50 - Corsa armata. Capo di Ponte, Sera­dina R. 9/ fase IV 3.

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Fig. 52 _ Scene di duello e pugilato. Ceto, Foppe di Nadro R. 6, fase IV 3.

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Fig. 53 _ Personaggi trasportano una preda o un vaso. In basso, un cavaliere è vittorioso su un nemico a carponi. Capo di

Ponte, Naquane R. 50, fase IV 3.

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Fig. 54 - Corsa armata. 1/ cavallo ha le zampe legate. Capodi Ponte, Naquane R. 50, fase IV 3.

Fig. 56 - Buccina. Capo di Ponte, Bedolina, fase IV 3.

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Fig. 55 - Suonatore di flauto e danzatore armato. Ceto, Foppe di Nadro R. 24, fase IV 3.

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Fig. 57 - Lance con lacci. Capo di Ponte, Naquane R. 6/

fase IV 3.

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Fig. 59 - Capanna a più piani. Capo di Ponte, Naquane R.73/ fase IV 3.

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Fig. 58 - Ruota. Capo di Ponte, Naquane R. 73/ fase IV 3.

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(in alto a sinistra) Fig. 62 - Elaborata impronta di calza­tura. Capo di Ponte, Naquane R. 50, fase IV 3.

(in alto a destra) Fig. 63 - Guerriero e parti di carro:ruote e timone. Capo di Ponte, Naquane R. 50, fase IV3.

(in alto al centro) Fig. 61 - Falcetti (?). Capo di Ponte,Naquane R. 50, fase IV 3.

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Fig. 64 - Cavaliere e scudiero. Capo di Ponte, Foppe di Nadro R. 27, fase IV 3.

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Fig. 65 - Guerriero graffito con spada e scudo a pelle dibue con umbone fusiforme. Ceto, Zurla, fase IV 3.

Fig. 66 - Guerriero graffito con lancia e scudo a pelle dibue. Capo di Ponte, Seradina R. 12, fase IV 3.

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Comparazioni e cronologia relativaNella fase IV 3 gli scudi sono tra gli elementiche meglio si prestano a comparazioni. Conti­nua l'uso dello scudo rotondo e del tipo apelle di bue rappresentato in visione laterale.La forma marcatamente concava di questotipo di scudo si legge bene sulla stele di Bor­mio in Valtellina (fig. 67). Essa rappresenta,probabilmente, una scena di culto di un eroeo di una divinità guerrierrl, che indossa unelmo tipo Negau con appendici cornute eregge nella sinistra uno scudo a pelle di bue,marcatamente concavo con umbone fusi­forme e nella destra uno stendardo. Accantovi sono un trombettiere armato di coltellaccioe di lancia, cui sta appeso uno scudo rotondo.La stele è stata datata da L. Pauli alla fine del Vsec. a.C. per la presenza dell'elmo tipo Negau,in uso nel V sec. a.C., e dello scudo a pelle dibue, che trova un confronto nell'esemplaredella tomba 39-2 di DOrrnberg - presso Hal­lein, in Austria - datata alla fine del V sec. a.C.Lo scudo di Hallein è in lamina di ferro, conumbone fusiforme, margini rialzati e plac­chette circolari imitanti le borchie che servi­vano a tendere la pelle (fig. 68).Le figure di armati che più si prestano ad unconfronto con la stele di Bormio sono quellea tecnica filiforme (figg. 65-66), in particolareuna figurina di Zurla, presso Ceto, con loscudo a umbone fusiforme che ricopre ilcorpo del guerriero (fig. 65).In base allo loro distribuzione geografica gliscudi a pelle di bue sembrano tipici delle po­polazioni alpine centro orientali. Si è accen­nato più sopra all'origine etrusca dell'umbonefusiforme, che si diffonde verso nord nelVII-VI sec. a.C. Secondo L. Pauli lo scudo apelle di bue con questo tipo di umbone - cosìfrequente nell'ambito celtico - potrebbe es­sere non celtico ma di origine centro-alpinaed essere stato adottato dai Celti in seguito alloro contatto con il mondo dell'Italia setten­trionale al momento delle invasioni. Poi l'um­bone fusiforme sarà applicato dai Celti quasiesclusivamente su scudi di forma sub­rettangolare, noti in Italia dal IV sec. a.C. Datia favore dell'ipotesi di Pauli sull'origine indi­gena degli scudi a pelle di bue con umbonefusiforme derivano dalle numerose figura­zioni della Valcamonica che presentano il tipogià nella fase IV 1.

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La foggia degli elmi incisi non è raffrontabilecon alcun tipo, per il consueto schematismodelle rappresentazioni. Sappiamo però chetra il V ed il IV sec. a.C. si diffondono nell'Ita­lia settentrionale, e lo abbiamo constatatonella stele di Bormio, gli elmi tipo Negau dicui vi sono due varianti: l'etrusco-italica e lacentro-alpina (fig. 69). I ritrovamenti di arearetica mostrano che nelle Alpi centro­orientali era in uso questo secondo tipo, pro­babilmente fabbricato in zona, che si distin­gue per la presenza di costolature e di unacresta disposta longitudinalmente lungo lospigolo della calotta. I ritrovamenti proven­gono da abitati. Secondo R. De Marinis essiornavano statue Iignee di divinità, vestite se­condo l'iconografia tradizionale - pervenu­teci attraverso la stele di Bormio - e che nonpotevano quindi indossare un'arma di originestraniera quale l'elmo di tipo celtico. Que­st'ultimo era entrato ormai a far parte dell'ar­mamento guerresco normalmente in uso,come ci testimonia la sua presenza nei correditombali.Che lo stile naturalistico si affermi a partiredalla fine del VI sec. a.C. emerge dai confronticon decorazioni di manufatti dell'area gola­secchiana e con la cosiddetta "Arte delle si­tu le". Notevoli sono le affinità tra lo stile IV 3e le raffigurazioni sulla kline di Hochdorf (Ba­den-WOrttemberg), e sulla situla di Trezzosull'Adda (Milano). Quest'ultima offre puntualiriscontri per la realizzazione delle figure ani­mali, in particolare per l'andamento arcuatodel corpo.La kline di Hochdorf, un manufatto di proba­bile provenienza golasecchiana, rinvenuto inuna tomba principesca celtica, presenta figu­razioni del tutto simili alle istoriazioni ca­mune: una lunga barca solare a protomi orni­tomorfe su cui sono due carri a quattro ruote,trainati da una coppia di cavalli che traspor­tano un armato con scudo rotondo e spada;tra i due carri ci sono tre coppie di duellanti,che sfoggiano un gonnellino simile a quellodei guerrieri della roccia 50 di Naquane (fig.70). La barca solare a protome ornitomorfatrova confronto con le quattro barche solarisulla roccia 50 di Naquane (cfr. IV 2, fig. 40) econ una, sul muro di una casa a Grevo in Val­camonica, conosciuta solo da una vecchia fo­tografia degli anni '30 del Marro, recente-

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mente fatta conoscere da G. Brunod, che stariordinando l'archivio Marro per il Museo diAntropologia di Torino (fig. 71).L'associazione iscrizione-barca solare è notaanche sulla stele di Tresivio, in Valtellina, chepresenta ben due iscrizioni: una tra una barcaa protomi ornitomorfe ed un'asta con due cu­spidi di lancia, l'altra tra l'asta e un oggettonon ancora identificato, che compare fre­quentemente anche nell'arte rupestre ca­muna, formato da un'asta chiusa alle estremitàda un cerchio con un punto nel mezzo (fig.72). La stele di Tresivio è stata finora datata agliinizi della romanizzazione, cioè nel I sec. d.C.,ma la presenza della figura di barca solare in­duce a proporre una datazione al VI o V sec.a.C., che andrà confermata da uno studio epi­grafico dell'iscrizione.Questa datazione per le barche solari delle in­cisioni rupestri deriva, da un lato, dalle iscri­zioni retiche cui sono associate, che forni­scono un terminus post quem alla secondametà del VI sec. a.C., dall'altro dalla scomparsadel motivo della barca solare sui manufatti trala fine del VI e l'inizio del V sec. a.C. Ulteriorispecificazioni cronologiche potrebbero deri­vare anche in questo caso da uno studio esau­riente delle iscrizioni che ne esamini anche ilductus.L'Arte delle situle offre alcuni confronti per lascelta dei temi trattati. La già citata scena delcavaliere vittorioso su un nemico, a terra,sotto le zampe del cavallo (fig. 53), trova con­fronto sul fodero di spada della tomba 994 diHallstatt (V sec. a.C.); le figure di due portatorisono note anche sulla situla della Certosa (Vsec. a.C.), mentre il tema della caccia ritornasulle placche di cinturone di Lothen pressoBolzano, e di Zagorje (fig. 73) in Siovenia, da­tate entrambe al V sec. a.C. Le analogie con laplacca di Zagorje sono particolarmente strin­genti: è raffigurato infatti un cacciatore cheferisce una cerva o un cerbiatto con la lancia,motivo frequente nell'arte rupestre camuna.La raffigurazione del pugilato (fig. 52) con osenza manubri è caratteristico sia dell'arte ca­muna che di quella delle situle, benché nelleincisioni rupestri i combattenti abbiano quasisempre anche un bastone o una corta daga.Nell'Arte delle situle tra i contendenti è raffi­gurato spesso un elmo od un vaso come pre­mio per il vincitore, in Valcamonica abbiamo

invece una figura non identificabile, assimila­bile ai busti d'orante di difficile interpreta­zione (fig. 74). Se ancLè le scene di musici (fig.55) sono comuni alle due cerchie - camuna eatestina - nelle incisioni rupestri mancano deltutto le rappresentazioni del banchetto, unodei temi principali neli'Arte delle situle.

Fig. 67 - Stele di Bormio. Fine V sec. a. C/ (foto CreditoItaliano) .

Fig. 68 - Scudo a pelle di bue in lamina di ferro. Hallein,Ourrnberg tomba 39-2/ V sec. a.C (da Pauli L. 1980).

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Fig. 69 - Elmo tipo Negau. Negau-Obrat, V sec. a.c. (daEgg M. 1986).

Fig. 71 - Barchetta con protomi omitomorfe e iscrizione"Laiz", su una pietra di una casa a Grevo, Valcamonica.Fase IV 2 - IV 3, (da una fotografia inedita di G. Marro).

fig. 72 - Stele di Tresivio (SO), VI-V sec. a.c. (Rilievo diS. Casini, P. FrontinO.

Fig. 70 - Decorazione dello schienale della Kline di Hochdorf. Fine VI sec. a.c., (da Frey O.H. 1986).

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Fig. 73 - Placca di cinturone da Zagorje (Jugoslavia), V sec. a.c. (da Frey O.H. 1986).

Fig. 74 - Duellanti. Paspardo, Vite R. 15, fase IV 3.

La fase IV 4

Stile e contesto iconograficoLa fase IV 4 presenta ancora caratteri naturali­stici, ma il linguaggio figurato, sia dal punto divista stilistico che contenutistico, si avvia a unadecadenza che raggiungerà il culmine nellafase successiva. Le composizioni di armi, ascee coltelli, che richiamano quelle del III stilecamuno (età del Rame e del Bronzo), indicanoun ritorno al simbolismo dello stile descrit­tivo.A questa decadenza possono aver contribuitola fine dell'occupazione etrusca dell'Italia set­tentrionale e le invasioni celtiche. I Cenomanioccuparono l'area orientale della Lombardia,tra l'Oglio e il Mincio; gli Etruschi manten­nero il controllo di Spina, Adria e di una zonaristretta del mantovano tra il Mincio ed il Po,ma persero i collegamenti con l'area alpina.

Non è un caso d'altra parte che proprio nellostesso periodo si assiste alla decadenza delleespressioni artistiche atestine - che, con iltardo orientalizzante "barocco" (vedi la situladella tomba Boldù Dolfin 52-53) si avviano ra­pidamente alla fine - e alla repentina scom­parsa dell'Arte delle situle nell'area alpinacentroorientale.All'inizio le figure antropomorfe IV 4 (fig. 75)si differenziano dal periodo precedente per lanetta predominanza di posizioni statiche, lararità dell'itifallia, la diversità dell'armamento.Via via i caratteri stilistici sono più decadenti:il busto, largo o stretto, è marcatamente qua­drangolare e verso la fine della fase viene ese­guito solo a linea di contorno, le gambe sonoquasi lineari con scarse indicazioni della mu­scolatura e un aumento della sproporzionetra coscia e gamba, le braccia sono corte (fig.76), le dimensioni delle figure tendono pro­gressivamente ad aumentare. Gli elmi noncompaiono quasi mai evidenziati, gli scudi,generalmente in posizione frontale, sono apelle di bue, ellissoidali, rettangolari e moltopiù di rado di profilo e rotondi (figg. 75, 76,77).Spesso è possibile osservare la presenza deglischinieri sulle gambe e di una cintura incisacon un motivo a zig zag sul busto (fig. 75). Trale armi offensive si nota una certa predile­zione per la spada, anche se non mancanolance ed asce.Il contesto iconografico è scarno e le figuredella fase IV 4 sono raramente in associazionetra loro. Prevalgono le scene di armati inschieramento, spesso accompagnate a com-

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posizioni di asce (fig. 78). Le asce, come i col­telli (fig. 79), compaiono anche isolate incisesia a martellina che a graffito (fig. 80). Su unaroccia di Sellero sono ben 18 figure di coltellie foderi (fig. 81). Tra le poche scene di cacciadi questa fase, citiamo quella di Paspardo,sulla roccia 4 di In Valle, una roccia che haavuto un'ampia utilizzazione soprattutto nellatarda età del Ferro (fig. 82).Meno frequenti rispetto agli schierati sono lefigure di cavalli rappresentati da soli (fig. 83), ocon cavaliere armato di spada o lancia e pic­colo scudo rotondo o ovale. Sulla roccia 50 diNaquane un cavallo è associato a un'iscrizionee un'impronta di piede (fig. 84), ma più spessocavalli e cavalieri sono associati a figure di ca­panne. Compaiono ora duelli tra cavalieri,sconosciuti nelle fasi precedenti.Da segnalare infine la scena di un guerrieroarmato di spada e scudo accanto ad un trom­bettiere sulla roccia 5 di Foppe di Nadro (fig.85).

Fig. 76 - Guerriero armato di lancia e scudo rettangolare.Boario Terme, Luine, fase IV 4.

Fig. 75 - Guerriero con ascia-alabarda e scudo rettangolare. Paspardo, In Valle R. 4, fase IV 4.

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Fig. 77 - Guerriero armato di spada e scudo ellissoidale.Esine, Plemo, fase IV 4.

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Fig. 78 - Composizione di asce e guerriero. Paspardo,Dos Sottolaiolo R. 1, fase IV 4.

Fig. 79 - Coltelli tipo Introbio. Capo di Ponte, Seradina,Baita Gregorin, fase IV 4.

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Fig. 80 - Asce con figura zoomorfa sovrapposta. Capo diPonte, Naquane R. 62, fase IV 4. (Da Van Berg-OsterriethM. 1972).

Fig. 81 - Coltello graffito. Sellero, Pià d'Ort R. 24, fase IV 4.

Fig. 82 - Scontri tra cervi maschi. Paspardo, In Valle R. 4, fase IV 4.

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:: ? 83 - Cavallo sovrapposto a guerriero della fase IV 3.=apo di Ponte, Naquane R. 50, fase IV 4.

Fig. 84 - Cavallo associato ad iscrizione ed orma di piede.Capo di Ponte, Naquane R. 50, fase IV 4.

(a destra) Fig. 85 - Suonatore di corno e guerriero. Ceto,Foppe di Nadro R. S, fase IV 4.

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Comparazioni e cronologia relativaNel IV 4 le caratteristiche dell'armamento deiguerrieri si prestano a confronti molto precisi,per la definizione della cronologia.L'introduzione degli scudi ellissoidali-rettan­golari è conseguente alla diffusione della cul­tura celtica nell'Italia settentrionale. Oltre chedalle istoriazioni rupestri camune, si cono­scono raffigurazioni di questo tipo di scudosu altri manufatti: la stele padovana di pro­prietà Checchi (fine del IV sec. a.C.), la stelefuneraria Loredan l, sempre a Padova (inizi delIII sec. a.C.), la stele di Castiglioncello pressoLivorno (seconda metà del III sec. a.C.) e il fre­gio di Civitalba (fig. 86) presso Ancona (II sec.a.C.). Nel ripostiglio del "Genio militare" di Ta­lamone (III-II sec. a.C.) sono stati trovati scudiminiaturistici ellissoidali, rotondi e trapezoi­dali con umboni fusiformi e una statuettabronzea di guerriero, armato di scudo ellissoi­dale. Per tutte queste immagini rimane in­certo se si tratti di guerrieri celti o di italiciarmati secondo la tradizione celtica. La depo­sizione degli scudi, accanto ad altre armi neicorredi tombali dei guerrieri cenomani o in­subri (per citare i Celti più vicini alla Valcamo­nica) è frequente fino agli inizi del La Tène D(circa 125-30 a.C.). Si tratta di scudi in legno dicui si conserva soltanto l'umbone in ferro deltipo a "farfalla".Alcuni scudi di questo tipo - che conservanoanche la parte in legno, in quanto erano de­posti in ambienti anaerobici - provengono daLa Tène in Svizzera e da Hjortspring in Dani­marca, altri in bronzo sono stati rinvenuti aBattersea e Witham in Inghilterra. Lo scudoellissoidale ha avuto dunque un'ampia diffu­sione nella seconda età del Ferro, sia in terri­tori occupati dai Celti, sia in aree non interes­sate dalle invasioni che hanno adottato peròl'armamento celtico, come la Valcamonica.Qui la presenza celtica sembra da escludere:non è infatti suffragata dai ritrovamenti ar­cheologici; al contrario lo studio delle iscri­zioni incise sulle rocce sembra confermareanche nella seconda età del Ferro la conti­nuità d'uso di una lingua non indoeuropea,quindi non celtica, che gli specialisti riten­gono retica.Accanto allo scudo ellissoidale-rettangolare, èin uso l'elmo c.d. a "berretto di fantino", prov­visto di un pomello all'apice della calotta e

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spesso di paragnatidi (copriguance). La sua ori­gine va ricercata nelle tombe principeschedell'antico La Tène (V sec. a.C.) dell'Europacentrale. I due tipi più antichi erano ad altoapice conico (tipo Berru) e a calotta emisfe­rica. In Italia, secondo U. Schaaf, avverrebbe ilpassaggio alla forma a berretto da fantino conbottone apicale e paragnatidi. Benché le inci­sioni rupestri di questo periodo presentinorari elmi e in genere privi di particolari suffi­cienti per riconoscerne il tipo, l'uso di elmi aberretto di fantino in area retica è testimo­niato da ritrovamenti in contesti tombali o inabitati, p.e. a Sanzeno, in Val di Non (Trento),e a Pfatten nel Sudtirolo (Bolzano).Mentre l'elmo e lo scudo di tipo celtico en­treranno a far parte dell'armamento dell'eser­cito romano, l'ascia da battaglia, caratteristicadell'armamento retico e centro-alpino, è deltutto estranea a quello romano. Lo attestanole fonti storiche antiche e le incisioni rupestridella Valcamonica (Hor. Odi, IV). Le asce (figg.75-78, 80) costituiscono una delle armi prefe­rite della fase IV 4. La Osterrieth Van Berg, inuno studio esemplare che ormai data quasivent'anni, ha analizzato le asce a tecnica graf­fito-filiforme, le uniche conosciute sino ad al­lora. Dopo aver confrontato i rapporti dimen­sionali tra queste figure di asce a lama forte­mente espansa e le asce-alabarde (Hellebar­denaxte) della regione centro-alpina, prove­nienti dalle necropoli di Giubiasco (Bellin­zona) ed Ornavasso (NO), o da ritrovamentisenza contesto come quelle di Bludenz (inAustria) e Weesen (in Svizzera), ha riscontratostringenti similitudini tra le asce incise ca­mune e quelle da Giubiasco e Ornavasso. Poi­ché le asce di Giubiasco provenivano da cor­redi funerari privi di associazioni sicure, lesole asce di confronto utili per la datazionerimanevano quelle delle necropoli di S. Ber­nardo e di In Persona ad Ornavasso. La tombapiù antica, la 161 di S. Bernardo, è databile agliinizi del La Tène D (fig. 87), la più recente, la69 di In Persona, alla fine I sec. a.C.-inizi I sec.d.C. La Osterrieth Van Berg proponeva quindiche le asce di Naquane fossero state incise tral'ultimo quarto del Il e la fine del I sec. a C., edevidenziava l'antichità della tecnica graffito­filiforme.Recenti scoperte nel territorio del Comunedi Paspardo, ampliando il territorio iconogra-

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fico, hanno rimesso in discussione queste da­tazioni. Sulla roccia 1 di Dos Sottolaiolo, sullerocce 4 e 9 di In Valle, 1 e 7 di Vite (fig. 88),scoperte negli ultimi cinque anni, sono ve­nute alla luce composizioni di asce incise contecnica a martellina, figure di guerrieri in stileapparentemente naturalistico che impugnanoasce e scudi rettangolari (fig. 75). Si ponevaquindi il problema: o le asce non erano daconsiderarsi così tarde come lo studio dellaVan Berg aveva evidenziato, o lo stile naturali­stico doveva protrarsi fino al I sec. a. C., ipo­tesi del tutto inaccettabile in relazione alla se­quenza stilistico-cronologica fino ad alloraadottata.Asce a lama espansa sono presenti anche nel­l'abitato retico di Sanzeno, in Trentino, moltovicino geograficamente alla Valcamonica; seiesemplari provengono da Kundl, nella BassaValle dell'lnn, cinque dei quali da tombe Me­dio La Tène, ed uno probabilmente da unatomba di età augustea. R. Wyss segnalaun'ascia-alabarda anche a La Tène.L'elenco dei ritrovamenti comprende più di30 esemplari di ascia-alabarda che si concen­trano nella zona alpina centro-orientale, da'\;euchatel (La Tène), a ovest, a Kundl, a est. Aquesta cartina dobbiamo ora aggiungere inuovi ritrovamenti camuni, che testimonianouna maggiore diffusione dell'ascia alabardanell'area attorno a Sanzeno. A tutt'oggi in Val­camonica si conoscono oltre 60 figure com­piete di asce-alabarde: 16 sono incise a graf­fito (la Van Berg ne aveva pubblicate 13), piùdi 50 a martellina. Di queste ultime, una de­cina sono brandite da guerrieri e le restantisono in composizioni tra loro. R. De Marinisha sottolineato la differenza di forma tra leasce incise a martellina e quelle a graffito: leprime hanno la lama con taglio diritto (fig. 75),:e seconde hanno il taglio marcatamente se­milunato (fig. 80). Le più antiche sarebberoquelle a taglio diritto, in quanto sono impu­gnate da armati in stile naturalistico, inquadra­bili verso il III-II sec. a.C.Rimane il fatto che le uniche asce databili consicurezza, quelle di Ornavasso, risalgono al LaTène D. L'excursus cronologico delle asce­alabarda sembra, pertanto, piuttosto lungo:dal III al I sec. d.C. Una conferma provienedalla figura di guerriero con ascia-alabarda escudo rettangolare sulla roccia 4 di In Valle

(cfr. IV 5, fig. 92): per gli evidenti caratteri stili­stici decadenti, la figura può essere inseritanella fase IV 5 (fine I sec. a.C.-I sec. d.C.).Le asce non sono le uniche armi collocabilicon certezza in questo periodo che va dal IIIal I sec. a.C. Negli ultimi anni sono state rinve­nute anche composizioni figurative di coltelli,per cui si sono posti i medesimi problemi diinquadramento cronologico (fig. 79). Fino adoggi si conoscono 27 figure, isolate o in com­posizione, incise sulle rocce di Seradina (Capodi Ponte), Foppe di Nadro (Ceto), Pià D'Ort(Sellero). I coltelli, con impugnatura arcuatadesinente a pomo gammato, si presentano nelfodero che ha un andamento sinuoso e salva­punta ad ancora. Il profilo si avvicina ad unastilizzazione ornitomorfa, dove l'impugnaturarichiama il collo e il puntale la coda di un uc­cello acquatico.Spesso sul fodero sono visibili delle linee oriz­zontali, che nelle figure graffite si concen­trano alle estremità e racchiudono a volte filedi trattini verticali.Le dimensioni medie delle figure completevariano tra i 22-32 cm. di lunghezza ed i 6-13cm. di larghezza. Solo tre figure sono stateincise a martellina, le restanti ventiquattrosono a graffito filiforme.La descrizione che fa M. Tizzoni del coltellocon fodero a salvapunta ancoriforme rinve­nuto nella tomba 1928-1929 di Introbio (fig.89) ci consente di interpretare le linee incisesui foderi delle figure camune: "II fodero eraformato da una specie d'ingabbiatura di listedi ferro che tenevano assieme due valve dilegno di quercia, che costituivano la parte in­terna, visibile tra le liste di ferro. Nei punti incui le liste di ferro del bordo, ripiegate a "V",erano unite da ponticelli, questi ultimi eranostrettamente avvolti da piccole verghe diferro con sezione a "D".Dai coltelli tipo Introbio si distinguono quellitipo Lovere, che ne costituiscono lo sviluppotipo logico: mantengono solo due liste con fa­scette nella parte superiore del fodero e per­dono il salvapunta ancoriforme.Un coltello tipo Lovere proviene dalla necro­poli di Lovere, appunto, (fig. 90) privo di con­testi datati, un altro da una tomba dalla necro­poli di Via delle Sante a Capo di Ponte, data­bile grazie all'associazione con ceramica sigil­lata, al I sec. d.C. e uno dalla tomba 11 della

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necropoli di Borno, della fine l-inizi Il sec.d.C.Coltelli tipo Lovere sono documentati in etàromana nel Canton Ticino ad Ascona, in unatomba riferibile al Il sec. d.C., a Giubiasco ealtri esemplari, privi di associazioni datanti,sono venuti alla luce in Trentino Alto Adige aDoss Ariol di Terlago, a Sanzeno e al Col diFlam presso Ortisei. La loro area di diffusione,che comprende l'area alpina centro-orientale,copre, in età romana, circa lo stesso territoriointeressato nel I sec. a.C. dalla distribuzionedei coltelli tipo Introbio.Asce e coltelli sono di difficile interpreta­zione. Caratteristici delle deposizioni ma­schili, nell'arte rupestre hanno un probabilesignificato magico-simbolico. Dal V sec. a.C.fino all'età romana è testimoniato, nell'area al­pina, l'uso di pendagli e amuleti: famosi quellidella tomba 71/2 del DOrrnberg, presso Hal­lein, appartenente ad una bambina affetta dananismo, uno dei quali è a forma di ascia (fig.91). Nell'area golasecchiana compaiono amu­leti a forma di cavalluccio marino, che richia­mano il profilo dei coltelli tipo Lovere. Anchein Valcamonica è testimoniato l'utilizzo diamuleti simili: uno di questi è conservatopresso il Museo Archeologico Nazionale diCividate Camuno. Il significato degli amuletidoveva probabilmente essere quello di arre­care fortuna e fecondità e di scacciare le in­fluenze negative. Se per alcuni di loro - adesempio quelli che riproducono organi ses­suali - il richiamo a fortuna e fecondità è evi­dente, per altri, soprattutto per le miniaturedi armi, l'interpretazione è più problematica.L'arma è una difesa per l'uomo, ma questospiega solo in parte la difesa contro i nemici"invisibili" o "metafisici".Si nota invece nel mondo antico una rela­zione iconografica e di significato tra armi eorgano sessuale maschile: in Valcamonica cisono migliaia di rappresentazioni di guerrieriitifallici; alcune figure di duellanti itifallicicombattono, oltre che con le armi, con i falliraffigurati a foggia di asce a lama quadrata. Suuna stele della Valtellina è incisa la figura di unguerriero che impugna una grande alabarda ilcui manico si unisce al suo sesso in erezione.Il grande folclorista italiano Paolo Toschi, neisuoi studi sulle tradizioni musicali italiane, haricordato come in Italia settentrionale si sono

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conservate varie danze armate, soprattutto dispada, eseguite sempre in occasione di festeper gli inizi della primavera.A questo proposito possiamo citare il CarmenSaliare della preistoria romana: una danza chei dodici Salii, sacerdoti di Marte, cantavanobattendo una lancia sugli scudi che custodi­vano. La danza si teneva nel mese di marzo. Inentrambi i casi sono evidenti i collegamentitra fecondità (le danze si svolgono sempre inprimavera) e le armi. Nello stile IV 4 di Valca­monica, l'itifallia diventa estremamente raraed escono dal repertorio figurativo le scenedi accoppiamento sessuale. Manca cioè l'''evi­denza" del sesso, quell'ostentazione volonta­ria che, nelle fasi precedenti, aveva caratteriz­zato molte figure di armati.È probabile che il fenomeno vada letto allaluce delle crescenti influenze del mondo cel­tico - protagonista di un'arte estremamentepudica - sui Camuni nel corso della secondaetà del Ferro. Eppure i già citati bronzetti daLandeck e da Gutenberg-Balzers indicanoche figure itifalliche sono ancora presenti nel­l'area retica coeva.È possibile quindi che delle due immagini ­armi e fallo - che condividevano l'allusione apotenza, protezione, fecondità, ne sopravvivauna sola: quella delle armi; rappresentate incomposizione nelle incisioni rupestri o comependagli esse si caricano dello stesso signifi­cato magico-simbolico.

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Fig. 86 - Guerrieri galli con scudo rettangolare provvisto di umbonefusiforme. Fregio del tempio di Civitalba (AN), inizi 1/ sec. a.c., (fotoCredito Italiano).

Fig. 87 - Ascia a lama espansa (Helle­bardenaxO. Sanzeno (TN), 11/ sec. a.c.,(da Nothdurfter H. 1979)

Fig. 88 - Ascia e iscrizione. Paspardo, Vite R. 7, fase IV 4.

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la fase IV 5

Fig. 91 - Amuleti ad ascia dalle tombe 71 /2 e 77/3. Hal­lein, Durrnberg, V sec. a.c., (da Moosleitner F., Pauli L.,Penninger E. 1974).

Stile e contesto iconograficoIl IV 5 corrisponde, nella nostra seriazione,alle fasi finali dell'età del Ferro e all'inizio dellaromanizzazione. E. Anati aveva chiamato que­sta fase IV Finale, indicandone come caratteripredominanti, la decadenza stilistica, tecnicae tematica.Le figure di armati, raramente itifalliche, si av­vicinano dal punto di vista stilistico a quelledella fase precedente, pur con caratteri sem­pre più decadenti: il busto è eseguito a solalinea di contorno (fig. 92) e racchiude a voltesegni a croce di S. Andrea, che rappresentanoforse decorazioni su armature o i lacci deipettorali (fig. 93).Le gambe, che all'inizio presentano ancora se­gni della muscolatura o una posizione flessaad indicare il movimento, si riducono poi asemplici linee rette.Le dimensioni dei guerrieri sono varie, per lopiù intorno a 10-20 cm., ma in alcuni casi rag­giungono anche j" 90 cm.Spesso sono incise su figure di periodi prece­denti (fig. 94).Le armi rappresentate sono spade, bastoni,lance, scudi a pelle di bue in visione frontale(fig. 95) o laterale, scudi ovali, rotondi di pic­cole dimensioni o rettangolari, mentre glielmi sono rari. L'armamento tende a impove­rirsi progressivamente fino a ridursi a spada escudo rettangolare.Il contesto iconografico mostra prevalente­mente guerrieri in duello o in schieramento.Anche se in alcuni casi il portamento apparedinamico, a causa della flessione delle gambe,raramente le figure sono in attitudine di

Fig. 89 - Coltello da Introbio, tomba 1929, I sec. a.c. (daTizzoni M. 1982)

Fig. 90 - Coltello da Lovere, I sec. d.C. (da Tizzoni M.1982)

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corsa. A figure complete si accompagnanospesso personaggi mancanti di braccia, raffi­gurati forse con qualche intento simbolico(fig. 96).Vi sono scene di probabile significato mitolo­gico: a Seradina (Capo di Ponte) un personag­gio ha le braccia a forma di serpente (fig. 97); aPaspardo due figure "a grandi mani", le uni­che conosciute nel IV 5, sono associate ad uncavaliere equilibrista, (fig. 98) e ad una serie dipalette, figura che ritorna con frequenza an­che ora; il cosiddetto "Viandante" di Selleroinfine e alcune figure a tre teste (figg. 99-100)sembrano comparabili a divinità adorate an­che nel mondo celtico.Non mancano infine figure di aranti, animaliraffigurati solo a linea di contorno e rose ca­mune (fig. 101). Sulla roccia 57 di Naquane,compaiono quattro scene di cavalcatura dicervi, di cui due sono da attribuire al IV 5 (fig.102).

Fig. 92 - Guerriero con ascia e scudo rettangolare. Pa­spardo, In Valle R. 4, fase IV 5.

Alla fine della fase IV 5 il contesto iconogra­fico è scarno e vede la presenza unica di ar­mati in schieramento con le armi alzate.Siamo, come si vede, alla fine del ciclo tema­tico che aveva caratterizzato l'arte rupestredell'età del Ferro in Valcamonica.

Fig. 93 - Guerriero con corazza decorata. Paspardo, DosSottolaiolo R. 1, fase IV 5.

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Fig. 94 - Guerriero della fase IV 5 sovrapposto a coltellodel I sec. a.c. e a figure del Vsec. a.c. Sellero, Pià d'Ort R.24, (da Sansoni U. 1977).

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\'Fig. 96 - Figura antropomorfa senza braccia. Capo diPonte, Naquane R. 50, fase IV 5.

Fig. 95 - Guerrieri con lance e scudi a pelle di bue. Paspardo, Vite R. 12, fase IV 5.

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Fig. 97 - Figura antropomorfa con braccia serpentiformi.Capo di Ponte, Seradina R. 12/ fase IV 5.

Fig. 98 - Figure a grandi mani. Paspardo, Dos SottolaioloR. 2/ fase IV 5.

Fig. 99 - 1/ "Viandante". Probabile raffigurazione del dioEsus-Erco/e. Sellero, fase IV 5/ (da Sansoni U. 1987).

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(a destra) Fig. 100 - Figura di divinità armata a tre teste.

Capo di Ponte, Seradina, fase IV 5.

Fig. 101 - Rose camune quadri/abate. Paspardo, Dos Sotto/ai% R. 1, fase IV 5.

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Fig. 102 - Cervi cavalcati da guerrieri. Capo di Ponte, Naquane R. 57, fase IV 5.

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Comparazioni e cronologia relativaA differenza delle fasi precedenti, l'arma­mento della fase IV 5 offre pochi spunti perconfronti cronologicamente significativi.Per proporre la datazione alla fine del I sec.a.C. e la prima metà del I sec. d.C., è statofondamentale lo studio delle sovrapposizioni.Abbiamo già evidenziato come le figure distile IV 5 si sovrappongono a quelle delle fasiprecedenti. In particolare a Sellero abbiamoun caso importante. Sulla roccia 24 di Piàd'Ort, una zona tra Sellero e Pescarzo, unguerriero di stile IV 5 si sovrappone, oltre chead alcune figure di stile naturalistico, ad unafigura di fodero di coltello tipo Introbio (fig.100) datato al I sec. a.C.Quindi il guerriero di stile IV 5 è da collocarsio alla fine del I sec. a.C. o ancora più tardi, inquanto tra le due figure, il fodero di coltello eil guerriero, vi è una differenza di tecnica rap­presentativa notevole: mentre il fodero imitacon chiarezza l'oggetto reale nella dimen­sione e nei particolari costitutivi, il guerrieroriassume in sè tutta la decadenza di una tradi­zione incisoria ormai entrata in crisi.Inoltre alcuni guerrieri di stile IV 5 impu­gnano le asce-alabarde (fig. 92) in uso, comeabbiamo detto, dal III sec. a.C. al primo quartodel I sec. d.C.Anche lo scudo a pelle di bue ha avuto unlungo utilizzo: i guerrieri di stile IV 5 lo bran­discono come arma difensiva effettiva (fig. 95).Si è già sottolineato come questo scudo siastato una caratteristica nell'armamento deipopoli dell'area alpina centro-orientale. Unastele, conservata nel Clayton Musèum diChesters Fort (Northumberland, Inghilterra),mostra un signifer che impugna nella manodestra un'asta triforcuta sulla cui sommità è untoro, e nella sinistra uno scudo a pelle di bueed umbone circolare (fig. 103). La stele - da­tata al III sec. d.C., per la raffigurazione di ung/adium che esce dall'uso entro la prima metàdel III sec d. C. - proviene da Carrawburgh,dove rimangono le vestigia delle fortezze ro­mane situate presso il Vallo di Adriano (122d.C.).Lo scudo a pelle di bue è atipico nell'arma­mento difensivo romano del Il sec. d.C. Inquesto periodo a Roma era invece in uso loscudo ovale con umbone circolare, comemostrano i rilievi della Colonna Traiana (inizi Il

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sec. d.C.).Probabilmente la stele inglese, purtroppopriva di iscrizioni, appartiene ad un signifer diqualche truppa ausiliaria, composta cioè dasoldati non romani, che combatteva utiliz­zando frequentemente le armi tradizionalidella provincia di provenienza. A Carrawbughfurono stanziate cohortes di provenienza di­versa a seconda del periodo. Nel III sec. d.C.(la più antica attestazione è del 213 d.C.) Car­rawburgh è occupata dalla Cohors I Batavorumequitata, originaria del Belgio. Nel forte di Ri­singham, poco a nord di Carrawburgh, dal 213d.C. abbiamo la presenza dei Raeti gaesati,truppe ausiliarie provenieti dalla Rezia, pro­vincia che abbracciava l'Alto Adige, partedella Baviera e l'Alto Rodano. Anche a GreatChesters, un forte a ovest di Carrawburgh, dal213 d.C. fu stanziata una vexillatio gaesatorumRaetorum, truppe ausiliarie che utilizzavano ilgaesum, una specie di lancia con una cuspidebarbata. La stele di Carrawburgh, datata ap­punto al III sec. d. C. va perciò attribuita ad unausiliario reti co, stanziato lungo il Vallo diAdriano; egli impugna uno scudo che ha or­mai solo un valore tradizionale e simbolicodella sua etnia. Le discussioni sulla funzionedella stele - funeraria, dedicatoria, di culto ­non hanno ancora trovato risposte convin­centi. La somiglianza iconografica con la steledi Bormio è notevole, le due raffigurazionisono accomunate, fra l'altro, dallo scudo apelle di bue e dalla presenza dello stendardo.A Carrawburgh, oltre ai culti delle divinità uf­ficiali, i soldati praticavano culti tradizionalidelle loro zone di appartenenza: vi era untempio dedicato a Mitra, erano venerati an­che Coventina, Be/atucadru e le Ninfe, di cuirestano numerose epigrafi dedicatorie. È per­ciò possibile che i soldati retici adorassero unaloro divinità guerriera dagli attributi simili aquella della Stele di Bormio: stendardo escudo a pelle di bue.Il cosiddetto "Viandante" di Sellero (fig. 99)trova buoni confronti con una scena di offertaistoriata nella parte centrale di un altare pro­veniente da un santuario dedicato a Ercole,presso Ajka (Ungheria). L'altare faceva proba­bilmente da base ad una statua della divinità,come testimoniano le iscrizioni votive di dueofferenti romani. Il personaggio raffiguratocon ascia e situla è stato interpretato come la

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divinità celtica Esus o come Smetrius" entrambiidentificati dai Romani con Ercole. L'altare da­tato al I-II sec. d.C. (fig. 104), fornisce un buonriferimento cronologico per la figura di Sel­lero.Le figure con due o tre teste (fig. 100) trovanoconfronti con divinità celtiche dalla doppia,tripla o quadrupla faccia.Divinità a doppia e tripla faccia - ma spessoanche testa - sono conosciute nelle religionidi diverse popolazioni antiche, basti pensare aBorea ed Ecate dei Greci e al Giano dei Ro­mani. Secondo A. Ross, l'influsso romano puòaver contribuito al diffondersi crescente diqueste divinità bi- o tricefale nel mondo cel­tico della Gran Bretagna. Le divinità policefaleceltiche uniscono infatti ai multiformi attri­buti propri della divinità, il cosiddetto cultodella testa. Anche in Valcamonica la presenzadi figure policefale può essere attribuita nontanto ad una presunta celtizzazione dell'area,quanto piuttosto al crescente influsso romanonelle regioni alpine. Si tratta non solo di in­flusso culturale ma soprattutto di un controllopolitico e militare. Nel 15 a.C. Augusto - in­dotto probabilmente dalla necessità di salva­guardare la sicurezza della Gallia Cisalpina edella retrovie in vista di un'eventuale guerracontro i Germani - realizza la conquista delleAlpi e la completa sottomissione delle popo­lazioni che vi abitavano. La Valcamonica, laValtellina e la Valtrompia furono conquistatenel 16 a.C., sotto il comando del proconsoleP. Silio Nerva: i Camuni compaiono, tra le gen­tes alpinae devictae del Tropaeum Alpium a LaTurbie, sopra Montecarlo come una delleprime popolazioni citate.L'avamposto militare fu collocato appenasotto la stretta di Breno, ma solo dalla metàdel I sec. d.C. si può parlare di una vera epropria colonia, come indicano le testimo­nianze archeologiche. Cividate Camuno, que­sto il nome attuale della colonia che probabil­mente si sostituì all'abitato pre-romano, ebbele sue terme, il teatro, magistrati, sacerdoti ecollegi. In questo periodo doveva averegrande importanza il santuario di MinervaUghieia" recentemente portato alla luce traCividate Camuno e Breno.Il tempio, addossato ad alcune grotte di ori­gine naturale, presso il fiume Oglio, sembrasia costruito sopra un edificio più antico di età

tardo repubblicana: forse un luogo sacro le­gato al culto delle acque.L'interruzione della secolare tradizione inci­soria camuna dell'età del Ferro è forse legataall'intensificarsi del processo di romanizza­zione di età flavia; l'esautorazione delle classisociali che avevano detenuto fino ad allora ilpotere, la crescente attrazione economica,culturale e religiosa che doveva suscitare lanuova colonia presso Cividate Camuno an­nientarono il potere della classe sociale aristo­cratica i cui motivi tradizionali, rituali e non,costituivano il patrimonio iconografico delleincisioni rupestri.L'arte rupestre si protrasse, se pur con temicompletamente diversi: le già citate figure diasce e di impronte di mani, o le numeroseincisioni raffiguranti chiavi, croci ed altri sim­boli cristiani, riportano all'epoca tardoimpe­riai e e altomedioevale (figg. 105-106).

Fig. 103 - Stele da Carrawburgh (Inghilterra). Probabileraffigurazione di divinità retica, (disegno di D. RobbiatOIII sec. d.C.

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Fig. 104 - Altare di Ajka (Ungheria) con figurazione di Esus-Erco/e. 1-1/ sec. d.C., (disegno di M. BondionO.

Fig. 106 - Croce, chiave e nodo di Salomone da Cimbergo. Età medioevale.

Fig. 105 - Asce "da carpentiere" da Luine.Boario Terme, IV sec. d.C.

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InterpretazioneOsservando le incisioni del IV periodo si ècolpiti dalla presenza preponderante di figureumane rispetto a quelle zoomorfe e simboli­che. L'uomo non sembra però esistere se noncome armato; anche le scene non immediata­mente connesse all'attività bellica - p.e. cacciae equitazione - riprendono comunque gli at­tributi del guerriero.Non è tuttavia la guerra il tema centrale. Lescene belliche sono eccezionali: possiamo ri­cordare quella dei prigionieri incatenati allemani e ai piedi, scortati da un armato a Pa­spardo e quella simile sulla roccia 34 di Luine;entrambe trovano un confronto nella decora­zione della Situla Benvenuti, dove però i pri­gionieri hanno solo le mani incatenate e cia­scuno di loro è legato al guerriero che liscorta.Le scene di combattimento della Valcamonicarappresentano invece duelli, con i conten­denti armati alla leggera, a sottolineare il ca­rattere non bellico dello scontro, ma più pro­babilmente agonistico. In questo contesto ipersonaggi rappresentati accanto ai duellantie nel loro stesso atteggiamento si potrebberospiegare come armati in attesa di competerecon il vincitore, o giudici di gara o istruttori;sarebbero invece difficilmente interpretabilise si propone un significato guerresco altema.L'interpretazione agonistica sembra convali­data dalla scena sulla Grande Roccia di Na­quane (IV 2, fig. 32): i due armati sono legati avicenda ad una gamba perché non possanodistanziarsi, hanno una decorazione piumatalungo i fianchi, forse un gonnellino e ­aspetto fondamentale per la lettura dellascena - sono accanto ad un labirinto. Il ri­chiamo più immediato è all'oinochoe dellaTragliatella, a Cerveteri, (fine VII-inizi VI sec.a.C.). Qui l'iscrizione Truia all'interno del labi­rinto e un gruppo di cavalieri rimandano alLudus Troiae che Virgilio descrive nell'Eneide.Si tratta di una gara in cui i cavalieri dovevanoassalirsi e rincorrersi lungo un percorso diffi­coltoso, secondo uno schema prestabilito (fig.108).Accanto al duello un tema ricorrente è la cac­cia, che - lo si è già detto nell'introduzione ­non va letta come la rappresentazione di unaattività economica. Il suo significato doveva

essere inequivoco per i Camuni dell'età delFerro, se molte scene non descrivono com­piutamente il tema, ma vi alludono, quasi inmodo simbolico: è il caso delle incisioni in cuicompaiono associati cani, cervi e lancia, senzala figura del cacciatore.L'uso del cavallo - un chiaro segno di presti­gio degli individui di rango, non solo nelle in­cisioni rupestri, ma anche nell'Arte delle si­tule e nei corredi tombali dell'Italia setten­trionale nell'età del Ferro - indica la cacciacome un'attività propria dell'aristocrazia. L'im­piego della lancia, arma poco adatta alloscopo, e la frequente rappresentazione del­l'armato in piedi sul cavallo, in atteggiamentodi equitazione equilibristica, costituisconodifficoltà poste intenzionalmente a questaforma di attività venatoria, che sembra assu­mere il carattere di una prova da superare.Non è un caso infine che la preda sia sempreil cervo, un animale in qualche modo sacro, sel'attributo del palco cervino caratterizza unadelle poche figure mitologiche riconoscibiliin Valcamonica: il Cernunnos.Come ha già notato R. De Marinis, il duello ela caccia, proprio perché predominanti espesso associate nelle incisioni rupestri del­l'età del Ferro, devono rivestire uno dei prin­cipali significati dell'arte camuna di questoperiodo.È chiara la rappresentazione di aspetti dellavita aristocratica, ma nelle scene esaminatenon c'è uno spirito Iudica o di festa - è indi­cativa a proposito l'assoluta mancanza di temiconviviali o di banchetto in Valcamonica.Emergono piuttosto aspetti legati alla sfera delsacro (il cervo), a volte con accenni rituali (illabirinto, il modulo a otto) e soprattutto è sot­tolineato il carattere di prove, prove da supe­rare per entrare nel novero degli uomini por­tatori di armi, l'iniziazione della gioventù almondo adulto dell'aristocrazia guerriera.Sono interessanti a riguardo le scerie in cuil'equilibrista, in piedi sul cavallo, con tutte lesue armi, scudo compreso, compare accantoai cervi (IV 2, fig. 34): una specie di riassunto,dove caccia, equilibrismo ed equitazione ar­mata sono associate ad esemplificare le provedi riti iniziatici dei giovani aristocratici.In conclusione di questo studio di archeolo­gia rupestre è legittimo chiedersi il perché dimigliaia di figure incise. Perché scegliere poi,

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come supporto della propria espressione arti­stica, le rocce e non, come fecero altri popoli,bronzo, ferro, legno o ceramica?1\ Verrucano lombardo, l'arenaria che reca leincisioni in Valcamonica, si presta bene allapratica incisoria, per motivi di compattezzasuperficiale, di levigatura e di colore. Ciò nonpuò tuttavia bastare a spiegare un fenomenodi così vaste proporzioni. Sin dagli inizi dellanostra ricerca fu chiaro che esiste un nesso traincisioni rupestri e il tema dell'acqua.Molte zone con incisioni rupestri dell'età delFerro sono nelle vicinanze di sorgenti anchetermali: la collina di Luine è prospiciente lesorgenti delle terme di Boario, le rocce isto­riate di Foppe di Nadro accompagnano ilcorso di un ruscello. Lo stesso fenomeno siverifica anche altrove: nella Penisola scandi­nava gran parte delle incisioni rupestri è inprossimità di fiordi e dell'acqua marina, sullerive del Tago, in Portogallo, sono state ritro­vate incisioni rupestri che affiorano solo inperiodi di grande siccità, nell'Alta Moriana, inFrancia, è stata scoperta di recente sui bordidi un lago una roccia con la raffigurazione diuna scena di caccia (fig. 109).La pratica di un culto delle sorgenti o delleacque è attestato in Valcamonica da alcuneepigrafi di età romana dedicate ai fontes divini,oltre che dal già citato santuario di Minerva aBreno. Mancavano però finora indicazioniperché si potesse pensare a un culto delle ac­que nelle zone delle incisioni. Recentementeci è stata segnalata - e ne diamo qui la notiziaper la prima volta - una mappa catastale della"Contrada Aquane", corrispondente al­l'odierno Parco nazionale di Naquane a Capodi Ponte (fig. 107). Alcuni elementi, quali lamisurazione del terreno in "piedi", induconoa ritenere la mappa anteriore al 1835.1\ linguista M. Alinei aveva già proposto laprobabile derivazione di Naquane da Aquane.Le Aquane, genericamente "fate", sono notenel folclore delle Alpi centro-orientali con di­versi nomi e diversi attributi. Ne citiamo al­cuni: Aguane, Enguane, Eguane, Gane, Sa­gane, Aivane e Vivane. Sono noti richiami an­che nel mondo classico: ricordiamo Aga­nippe, la ninfa e la fonte omonima sull'Eliconain Beozia, la fattucchiera di nome Sagana, ci­tata da Orazio (Hor. Sat. 1, 8, 25); il latino saga,da sagus, significa "maga", "profetessa".

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Nelle descrizioni folcloriche esse sono ricor­date come esseri mitologici antropozoomorfi:mezze donne e mezze pesci nelle versionipiù antiche, mezze donne e mezze capre inquelle più recenti. In Friuli, presso Clauzetto,sono mensionate anche le C/ap des Aganes,cioè le rocce delle Aquane, che recano ormeincise attribuite dalla leggenda appunto alleAquane. Ecco un collegamento con l'arte ru­pestre che riprenderemo più avanti citando ilmasso inciso nella Chiesa delle Sante a Capodi Ponte.Chi sono le Aquane e quali sono i loro attri­buti? Le leggende più antiche le descrivonocome ninfe bellissime "dai capelli d'acqua" e"dai piedi rivolti per indietro", abitatrici di la­ghi, grotte o sorgenti. Nelle leggende più re­centi hanno acquisito gli attributi di Fauno:hanno gambe e piedi caprini. Loro preroga­tiva è conoscere il passato e il futuro, ma dinon sapere il presente.Naquane non è l'unico sito preistorico con­nesso alle Aquane: G. Fogolari ricorda che aLagole di Calalzo, nel Cadore, la gente delluogo diceva che le Laganes (Aquane) abita­vano le sorgenti solforose, nei cui pressi do­veva trovarsi un santuario paleoveneto, atte­stato dai numerosi ex voto rinvenuti.Vicino a Naquane sorge una piccola chiesadedicata alle "Sante", Faustina e Liberata. Ledue donne vivevano in grotticelle, come leAquane di certe leggende, e nel Medioevoavrebbero salvato Capo di Ponte da una frana,bloccando i massi con le proprie mani. Nellacripta della chiesa vi è un masso con incisionipreistoriche di coppelle e impronte di mani,che la leggenda vuole siano quelle delleSante. Sembra legittimo l'accostamento San­te-Aquane, non solo per la vicinanza di Na­quane alla zona in questione, ma anche per­ché la chiesa, con la cripta contenente ilmasso inciso, sorge a 10 m. dal torrente piùvicino.La connessione tra incisioni rupestri e il temadell'acqua emerge inoltre dalla scelta di alcunitemi figurativi. Fin dalla fase IV 1 sono nume­rose le immagini di uccelli. Sono le unichefigure che hanno una funzione prettamentesimbolica e non descrittiva, immediatamentericonoscibili, a differenza di coppelle, palettee rose camune che non sappiamo che cosaraffigurino o rappresentino. All'uccello ac-

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Fig. 107 - Mappa catastale di Naquane.

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quatico si ricollega la barca solare a protomiornitomorfe che, nella mitologia nordica, tra­sporta il sole nel suo viaggio quotidiano attra­verso il cielo, ma anche l'anima del guerrieronell'aldilà. L'acqua - connessa alla barca e agliuccelli acquatici - vi gioca un ruolo impor­tante, da ricollegare all'idea di purificazione,dell'iniziazione e della fecondità. Entrambequeste immagini - uccello acquatico e barcasolare - hanno strette connessioni con ilmondo guerriero. L'iconografia della barcasolare si afferma nell'Europa centrale a partiredal XIII sec. a.C. e decora frequentementearmi in lamina bronzea come scudi, corazze,schinieri, alcuni dei quali ritrovati in Italia set­tentrionale (cfr. schinieri della Malpensa e diPergine, Trento). È possibile che nel corsodella prima età del Ferro perda progressiva-

mente il significato originario, diventando unelemento decorativo. Dal V sec. a.C. la barcasolare sembra scomparire nel linguaggio figu­rato sui manufatti. In realtà essa apparirà an­cora, ma non in forme chiare e autonomecome nei periodi precedenti, bensì in com­posizioni complesse e spesso sostituita da al­tre figure che ne assumono, forse, la valenzasimbolica. Ci riferiamo all'insegna presentesulla stele di Bormio, ove, a nostro parere,nelle appendici "Iuniformi" è da vederel'estrema stilizzazione di una barca solare aprotomi ornitomorfe. Anche il pesce che co­rona la sommità richiama il tema dell'acqua.Del resto L. Pauli ritiene che la stele descriva ilculto di una divinità guerriera, il cui santuariosorgeva presso le sorgenti di acqua calda. Aquesto proposito cita la toponomastica: il

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Fig. 108 - Rilievo dell'oinokoe della Tragliatella. Cerveteri (Roma) / fine VII-inizi VI sec. a.c.

,/

Fig. 109 - Scena da caccia da Lanslevillard. Francia, Alta Moriana, V sec. a. C. (Rilievo di A. Arcà).

l luogo sovrastante il santuario si chiama Crestadi Reit, nome che riporta immediatamentealla dea Reitia, i cui santuari paleoveneti eranospesso in prossimità di corsi d'acqua o sor­genti, anche termali (v. S. Pietro Montagnon,oggi Montegrotto Terme).Questa divinità adorata presso sorgenti ofiumi ha diversi nomi: Reitia è il principale, matroviamo anche Sainate e Pora, che era proba­bilmente il nome originario. I linguisti hannoproposto una derivazione di Reitia dalla ra­dice *rekt, la dea che facilita i parti, o da *rei,la dea della scrittura, o da *reito, fiume. PerPora si è proposto un accostamento a paro epario, cioè la dea opifera, puerpera, ma anchedal greco poros, da una radice *per, che indi­cherebbe la dea del guado o del passaggio.Sainate indica chiaramente l'attributo di "sa-

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natrice" della divinità. 1\ collegamento conl'acqua e soprattutto con l'idea del guadoverso l'aldilà o viceversa (la dea è anche puer­pera) sembra determinante.Le più antiche rappresentazioni di questa dea(V sec. a.C.) sono probabilmente una serie dilaminette di bronzo, da Hochbohel, in Tirolo:indicano una figura femminile con le bracciaaperte che ripetono il motivo della barca so­lare a protomi ornitomorfe (fig. 110). Le rap­presentazioni più tarde (IV-III sec. a.C.), costi­tuite sempre da laminette bronzee dal Tirolo,mostrano ancora un personaggio femminile,le cui braccia terminano a protome equina eracchiudono frequentemente la figura di unuccello (fig. 111). È unica invece l'iconografiadella divinità presente sulla laminetta del Tiroa segno di Este, raffigurata come una donna

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Fig. 110 - Lamina raffigurante la deaReitia, da Hochbohef- V sec. a.c.

Fig. 111 - Lamine raffiguranti la deaReitia, 1: da Sanzeno e 2: prove­nienza ignote, IV-III sec. a.c. (daGleirscher P., Marzatico F. 1989).

Fig. 112 - La dea Reitia. Lamina dalTiro a segno di Este (PO), (da Bale­strazzi E. 1986).

-

con ali di uccello (fig. 112): evidente connes­sione tra uccello, acqua, divinità femminile eincisioni rupestri.Lo sviluppo da una iconografia ornitomorfa auna equina si ritrova anche nei coltelli e ciconsente di riconoscere il legame tra uccelloacquatico e armi. Sembra evidente la confor­mazione a uccello dei coltelli tipo Benvenutie ancora di più di quelli di Seradina (fig. 79),molto simili al tipo Introbio: l'impugnatura delcoltello riproduce la testa dell'animale, il fo­dero il corpo, il puntale ancoriforme la coda.Nei coltelli tipo Lovere, che costituiscono losviluppo tipologico di quelli tipo Introbio,sembra leggibile una forma equina: l'impu­gnatura del coltello si configura a protome dicavallo, il fodero è meno sinuoso, il salva­punta ancoriforme si contrae a bottone (IV 4,fig. 90). L'immagine del cavallo si legge piùchiaramente se si confronta un coltello tipoLovere con la placchetta bronzea di cavallinorampante da Sanzeno (TN). Questo processoè evidente anche per armi al di fuori della

Valcamonica: le cosiddette spade falcate delmondo celtibero mostrano un'evoluzione si­mile, passando da un'impugnatura a testad'uccello nelle spade più antiche a quella atesta di cavallo nei tipi recenti (fig. 113).È difficile spiegare il progressivo abbandonodell'iconografia ornitomorfa - che si riscontraanche, come si è già detto, nella scomparsadel motivo della barca solare con protomi dicigno - a favore di stilizzazioni equine. È pos­sibile che vi abbia influito l'accresciuta impor­tanza dell'arte del cavalcare e della cavalleriacome strumento bellico. D'altra parte però lastessa sostituzione iconografica è documen­tata nelle laminette della dea Reitia: si trattadunque di uno sviluppo che non interessasolo l'ambito guerriero, ma anche la sfera cul­tuale e forse qui va ricercato il suo significato,che per ora ci sfugge.Finora è stato possibile riconoscere alcuni le­gami che uniscono le incisioni rupestri altema dell'acqua (temi figurativi, sopravvivenzadi tradizioni, p.e. nella chiesa delle Sante, to-

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Fig. 113 - Sviluppo delle spade falcate spagnole. Da una conformazione ornitomorfa del manico si passa ad una equina. V-Isec. a.c. (da Trevifio R. 1986).

ponomastica, ubicazione delle rocce figurate)e quest'ultimo al mondo degli armati (coltelliconfigurati a uccello, figura della barca solaresu armi, divinità guerriera legata al culto delleacque nel rilievo di Bormio), che a loro voltapredominano nelle incisioni dell'età del Ferro.Si definisce una fitta trama di significati cheindirizzano verso una interpretazione inizia­tica, rituale e cultuale delle incisioni del IVperiodo. Lo studio, per ora solo avviato, me­rita un maggiore approfondimento, poiché,alla luce dei ritrovamenti recenti e di unanuova impostazione degli studi, l'arte rupe­stre camuna si configura come uno dei lin­guaggi figurati delle aristocrazie delle popola­zioni centroalpine.

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Devo ringraziare il Prof. R. De Marinis e la Dott.ssa P. Fron­tini per i suggerimenti e l'incoraggiamento.Senza l'aiuto della Dott.ssa M. Simoes de Abreu e di L.jaffe che, con il sottoscritto, hanno effettuato alcune tra lepiù importanti scoperte di arte rupestre in Valcamonicadegli ultimi anni, questi studi non sarebbero stati possi­bili.11 Prof. G. Camuri e la Dott.ssa G. Musitelli hanno datopreziosi consigli. A. Arcà ha gentilmente concesso l'uti­lizzo del rilievo della scena di caccia di Lanslevillard in

Francia.Per cortesia di G. Brunod il Museo di Antropologia diTorino ha permesso la pubblicazione della fotografia di G.Marro con la barchetta ornitomorfa. G. Ragazzi mi ha for­nito le indicazioni per le rocce di Plemo.11 sig. G.B. Ruggeri mi ha segnalato e fornito la cartina di

"Aquane".M. Bondioni ha concesso l'utilizzo del disegno dell'altaredi Ajka.Ringrazio mia moglie per il disegno della stele di Carraw-

burgh.Fotografie e rilievi, ove non specificatamente segnato,sono dell'autore o della Cooperativa Archeologica Le

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Orme dell'Uomo.Consulenza fotografica: G. Filippini, Fotostudio Effegi,Capo di Ponte.

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ERRATA CORRIGE

pago 23, riga 9 della braccia (fig. 38) delle braccia (fig. 39)

pago 45, riga 2 si assiste si assista

pago 60, riga 15 (fig. 100) (fig. 94)

pago 61, riga 28 della retrovie delle retrovie

pago 71, riga 34 La Trne La Tène

pago 75, riga 33 Vace Vace

pago 82, riga 12 Accanto; Accanto

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Stampato a cura delleEdizioni Etaprile 1991