ilRiccetto Giugno 2016
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Il Riccetto-Giornale Studentesco
del IIS via Silvestri, 301
Uscita mensile 8° Numero 31/05/2016
STATUTO della
REDAZIONE de “ilRiccetto”
ART 1 Rispetto per le leggi e la
Costituzione Italiana, contro la
diffamazione, il fascismo, il
razzismo e per la difesa della
libertà di espressione e della
creatività individuale.
POLITICA INTERNA alla
SCUOLA e TERRITORIALE
-Buffonata nostra (di
Leonardo Timperi)
-Il pensiero della Pulvi
(di Lorenzo Di Russo)
-Professione e Passione (di
Riccardo Serra)
-UWC: I collegi del mondo
unito (di Francesco Casucci)
-Apertura del Buon Pastore
(di Francesco Di Carlo)
-Invalsi (di Giacomo
Santarelli)
-Finalmente è aula
autogestita (di Giacomo
Santarelli)
POLITICA ESTERNA alla
SCUOLA -
-A Giacinto (di Matteo
Capozucca) -
-Inchiesta sul terrorismo (del
Noviziato Pixel)
- I giovani e la speranza nel
futuro ( di Chiara Falconi)
SCRITTURA e CULTURA
-Cultura Generale (di Vitaliy
Prynda)
-Sogni rivelatori pt.5: (de la
Sognatrice)
-serie TV ( di Maica
Cantarella) -
Siamo noi
-la Ric(c)etta
-il fantasma del Malpighi
-Progetto P.A.B. (Poeti
Anonimi de Bravetta)
-Oroscopo (di L.T. Fox)
STORIA E FILOSOFIA
--Libertà e Controllo (di
Lorenzo Specchioli)
-Le previsioni di Marx (di
Andrea Della Polla)
-Riscoprire Sartre (di Andrea
Della Polla)
IL RISULTATO DELL’ALTERNANZA
SCUOLA LAVORO 2015-2016:
Dedicato a Luigi
2
Direttore
Leonardo Timperi
Vicedirettore
Lorenzo Di Russo
Direttore grafico
Francesco Casucci
Vicedirettore grafico
Silvia Gimigliano
Prof.ssa referente
Prof.ssa Bernabei
Referente Volta
Ascanio Burattini
Referente Malpighi
Giacomo Santarelli
Referente Ceccherelli
Andrea Della Polla
Redattori Ester Flumeri,
Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia
Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy
Prynda, Riccardo Serra
“La cultura è l’unica droga
che crea indipendenza.” (anonimo)
Se la scrittura è la vostra passione, se
volete vedere come funziona la redazione
di un giornale scolastico, se volete far
valere la vostra voce e pubblicare i vostri
pensieri siete tutti invitati a partecipare
alla redazione del giornale. Se avete
articoli, suggerimenti e idee potete inviarli
alla mail*: [email protected]
* La partecipazione garantisce l’accesso al
credito formativo.
Redazione
3
Settembre 2015, l'IIS VIA SILVESTRI 301 stipula un accordo con l’Associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente “Italia Nostra”. Sarà lei a occuparsi della nostra alternanza scuola/lavoro. Maggio 2016, passato un anno da quel contratto, di Italia Nostra abbiamo visto soltanto il logo. 15 ore sono quelle che in media ogni studente ha accumulato durante quest’anno scolastico , 15 sulle 200 ore che dovremmo impiegare durante tutto l’arco del triennio, esattamente il 9 % delle 60-70 ore annuali che avrebbe comportato la divisione più elementare ma anche più comoda. Da queste ore non si può sfuggire. Il perché? Semplice, non si viene ammessi all'esame di Maturità. Tutte queste sono le complicazioni di una legge che impone e non propone, che sottrae ore preziose alla Didattica senza fornire strumenti validi per impiegarle in modo proficuo. Una legge (ambiziosa) ma irrecuperabilmente incompleta, senza uno straccio di regolamentazione valida, che lascia all’incerto l’eventualità che un ragazzo possa venire bocciato , che debba passare un anno all'estero o che si trovi costretto ad essere lontano dai banchi delle scuole per una malattia. Tutto viene lasciato, o meglio abbandonato, nelle mani delle singole scuole che dovranno “arrangiarsi” a costruire un’alternanza scuola lavoro produttiva e stimolante per i propri lavoratori-studenti. Ma adesso di alternanza se n’è vista solo un leggero tratteggio, e neanche troppo evidente. L’inadeguatezza, anche comprensibile, delle nostre scuole a un progetto così ambizioso e distante dal nostro classico sistema scolastico non può diventare il pretesto per lasciarsi cullare in un'inerzia improduttiva atta a negare le responsabilità che qualcuno ha nella vicenda. Un’inerzia che si è protratta per tutto il corso dell’anno, scandita a ritmo di saltuari corsi di formazione che di lavoro avevano solo quello per il tragitto dalle nostre scuole all’aula conferenze. Di spiegazioni in merito al problema ne abbiamo avute poche. Di
dichiarazioni di scuse, invece, forse più che meritate non se ne ‘ vista nemmeno l’ombra. Tuttalpiù la frase che ci siamo sentiti dire più spesso è stata la tanto semplice quanto banale “non sappiamo niente”. Ma dietro questa presunta ingenuità cosa si nasconde? Se non sanno niente loro chi dovrebbe sapere? E se invece sanno qualcosa perché non fanno niente? E’ un controsenso, qualcosa che manifesta un’evidente lacuna, una negazione delle proprie responsabilità, che a volte assume i tratti di un implicito scarica barile, i cui effetti si rovesciano inevitabilmente sulle nostre spalle, quelli di Studenti-Lavoratori che da questa esperienza dovremmo guadagnarci i risultati più grandi. Ma invece dei risultati quello che percepiamo è soltanto la montagna incavalcabile delle centinaia di ore che dovremmo vederci diluite non più in tre anni, ma in due. Un’enormità. La novità è che adesso alla scuola viene chiesto di prendersi cura di noi in un modo in cui non le è stato chiesto mai di farlo prima: con il Lavoro. E proprio nel momento in cui si chiede qualcosa di nuovo e di diverso ecco lì che la nostra scuola entra in crisi, forse ricordandosi l’antico amaro gusto di quando si era studenti e ci si trovava davanti ad un compito al quale non si sapeva rispondere niente. Ma è proprio li che tutti sanno che non bisogna mai lasciare le risposte in bianco, a costo di sbagliare, di perdere tempo è necessario inventare, spremere le nostre membra e provocare la nostra creatività. Ma è forse da parecchio tempo che chi regge la nostra scuola non è più studente e si è forse dimenticato che l’errore più grave è lasciare che il tempo scorra senza prendere in mano la situazione. Peccato perché le nostre vicine Montale, Visconti, Kennedy ad arrangiarsi hanno imparato e stanno imparando cercando di trasformare una proposta inadeguata in una grande opportunità, un'ottima occasione per far crescere i propri studenti, andando a sviluppare quelle
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
Buffonata Nostra
di Leonardo Timperi
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capacità tanto importanti nel lavoro quanto nella vita. Sono chiamate “soft skill”, le competenze trasversali, ovvero quelle capacità che raggruppano le qualità personali, l'atteggiamento in ambito lavorativo e le conoscenze nel campo delle relazioni interpersonali. Ad esempio la leadership, l'efficacia relazionale, il teamworking, il problem solving, il good speaking. Abilità che non rientrano nel classico programma di studi del nostro venerato e denigrato sistema scolastico, ma che possono veramente fare la differenza in un mondo così competitivo. E se fatta bene, con voglia di fare e spirito di iniziativa l'alternanza scuola lavoro può riuscire nell' obiettivo. Ma dobbiamo cambiare rotta, lasciare da parte i corsi di formazione/sicurezza che invece di accendere la curiosità e l'interesse dello studente li spengono del tutto, andando a creare quel grande nemico della scuola ,o meglio l'antiscuola per eccellenza: la noia.
C’è ancora tempo per rimediare, il percorso è appena iniziato. Noi studenti dobbiamo comunque riconoscere che alcuni professori ce la stanno mettendo veramente tutta per ridurre al minimo i danni, ma è necessario intraprendere un altro cammino e a sollecitarli in questa impresa dobbiamo essere noi, per primi. Essere Propositivi, Avere la volontà di prendere in mano quello che ci riguarda, comunicare per esprimere le nostre idee. Questo è l’unico modo per trasformare la nostra scuola. Questo è l’unico modo per cambiare il nostro futuro.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
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La professoressa Pulvirenti, insegnante di fisica e
matematica del liceo Malpighi, ha scelto ilRiccetto
per esporre il suo pensiero riguardo alla
situazione del nostro istituto ed inviare un
messaggio chiaro e diretto all’intera componente
scolastica.
Il suo risuona quasi come un appello a tutti gli
elementi del IIS Silvestri 301: dalla dirigenza agli
studenti, passando per professori e personale
ATA, ognuno deve mettersi in discussione
eseguendo un umile processo autocritico.
Nessuno è esente da colpe in un sistema
scolastico con evidenti lacune a livello locale e
nazionale. La professoressa rivolge il suo primo
rimprovero, che però suona più come un
amorevole consiglio, al corpo docenti, composto
da semplici colleghi ma anche amici di una vita:
“bisogna rinnovarsi”. In classe i ragazzi spesso
palesano delle difficoltà nell’apprendimento
dovute a lezioni troppo frontali, dunque i
professori dovrebbero essere al passo con i tempi
ed innovare le loro tecniche di insegnamento,
dialogando ed interagendo maggiormente con gli
studenti. Sbaglieremmo però a leggere tra le righe
di questo suggerimento la volontà di
deresponsabilizzare i giovani, essi infatti sono i
principali artefici del loro basso rendimento
determinato principalmente dal fatto che “troppo
spesso non seguono le lezioni in classe”; “devono
capire che la scuola non è un parco giochi e che i
risultati si ottengono solo con impegno, dedizione
e qualche sacrificio”. Ma anche i genitori non
devono pensare di essere esenti da colpe, essi
infatti “devono lasciar crescere i ragazzi, essendo
né troppo apprensivi né troppo assenti”.
Inoltre la professoressa Pulvirenti si dichiara
sostenitrice della protesta di professori e studenti
contro la “Buonascuola”. Le sue motivazioni sono
quelle comuni alla maggior parte degli oppositori
del decreto, ella infatti afferma: “è innegabile che
vi sia la necessità di migliorare la scuola anche
apportando alcuni cambiamenti al sistema, ma
non si può pensare di farlo non ascoltando la
controparte!”. Dunque l’idea di voler migliorare il
sistema scolastico è teoricamente buona, ma il
modo in cui questo cambiamento viene messo in
pratica è pessimo, soprattutto per il mancato
confronto con chi a scuola lavora
quotidianamente; “ad esempio una delle tante
necessità espresse dai docenti, ma non presa in
considerazione dal ministero, è quella delle LIM
(lavagne multimediali) di cui il Buon Pastore è
sguarnito (ad eccezione di 3/4 aule), questi utili
strumenti contribuirebbero sicuramente allo
svolgimento di lezioni più coinvolgenti”. Le
responsabilità che la professoressa attribuisce al
governo però non finiscono qui, indirettamente
infatti anche la cattiva gestione del sistema
pensionistico danneggia gli istituti di istruzione,
costringendo docenti con decenni di
insegnamento alle spalle a svolgere un’attività
ormai non più consona alla loro età e che
dovrebbe essere lasciata alle nuove leve. A
conclusione di questa breve analisi Gabriella
Pulvirenti si rivolge a tutti gli attori della scena
scolastica con un invito: “ Per il bene del Malpighi,
del Volta, del Ceccherelli facciamo tutti un passo
indietro. Dialoghiamo, confrontiamoci, facciamo
proposte, ma tutto nel più totale rispetto
dell’altro. Sostanzialmente, più fatti meno
chiacchiere!”
Il pensiero della Pulvi di Lorenzo Di Russo
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
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Alla fine di questo anno scolastico ho deciso di
sottoporre una domanda a tutti i professori (della
sezione B) per scoprire cosa li avesse spinti a
intraprendere gli studi delle singole discipline
sino all’insegnamento delle stesse.
Qual è la passione o più semplicemente la
motivazione dietro la sua professione?
-Inizialmente mi ha spinto l’interesse verso il
mondo orientale, in particolare il Giappone,
infatti ho conseguito la laurea in lingue e
letterature orientali (giapponese). Durante gli
studi universitari mi sono interessata
maggiormente della lingua e della letteratura
inglese e ho capito che quello che volevo davvero
era insegnare questa lingua e questa cultura agli
studenti.
Professoressa Garruba
-La scelta è stata motivata dall’amore per lo sport
e dalla dedizione all’insegnamento. Ho sempre
avuto un interesse particolare per le scienze
motorie e per tutte le discipline sportive. Mi
entusiasma l’idea di poter trasmettere dei valori, i
quali, comunque vada, saranno presenti nella
futuro dei ragazzi e nella loro vita di tutti i giorni.
Professoressa Calitri
-La motivazione fondamentale della scelta di
intraprendere lo studio della filosofia è scaturita
dall’esigenza di rispondere ai perché della vita.
Professoressa Di Pastena
-Ho iniziato a fare ricerca storica negli archivi a
partire dalla tesi di laurea (in lettere) e poi non ho
più smesso: dal commercio estero italiano
nell’Ottocento alla storia dei consumi nel
Novecento, fino a quella delle bonifiche nell’Agro
Romano (attualmente sto lavorando ad una storia
delle “raccomandazioni”…). Della ricerca storica
mi piace l’equilibrio tra la dimensione creativa,
trovare le tracce del passato e legarle insieme in
un racconto, e quella più propriamente scientifica
che ha a che fare con il rigore metodologico,
l’impianto critico sotteso ad una ricerca.
Professor Colafranceschi
-La passione per la conoscenza mi ha portato e mi
porta tuttora a studiare. Il desiderio di trovare
risposte ai perché della vita e al senso della realtà,
mi porta a cercare la profondità in tutte le cose, e
questo avviene anche grazie allo studio. La scelta
dell’insegnamento dipende dalla mia grande
fiducia nel mondo dei giovani e dal desiderio di
condividere con loro le riflessioni sulla verità
dell’esistenza. Mi piacerebbe lasciare loro uno
spunto sul quale possano riflettere un giorno,
quando la vita li metterà di fronte alle scelte
importanti. Ho fiducia che i giovani possano
costruire un mondo diverso più umano e più
giusto.
Professor Jermini
-Ho fatto il liceo classico, le materie che mi
interessavano di più erano filosofia e la chimica,
quindi ho iniziato a leggere da solo libri
divulgativi sulla meccanica quantistica poichè
credevo ci fosse un aspetto della realtà che
potesse essere preso solo con la matematica e
non con le parole, quindi mi sono iscritto alla
facoltà di fisica e in realtà l’ho trovata molto
diversa da come me l’aspettavo poiché l’aspetto
filosofico concettuale c’è ma solo dopo molto
tecnicismo. Mi è sempre piaciuto imparare e
insegnare, e volevo capire come girasse il mondo,
conoscerne le leggi fondamentali. Ho studiato
meccanica quantistica e la fisica delle particelle,
dopo di che durante il dottorato ho studiato la
meccanica statistica (una disciplina che si occupa
del collegamento della termodinamica e le leggi
microscopiche delle particelle). Dopo di che ho
lavorato in un’azienda e ora sto provando questa
nuova esperienza dell’insegnamento presso il
vostro liceo. Sapendo che questo è uno scientifico
mi aspettavo che gli studenti fossero più
preparati in matematica ma sono comunque
rimasto colpito dalla qualità dei ragazzi.
Professor Asti
-Ho sempre amato il disegno, ed ho anche avuto
la fortuna di poter visitare nell’infanzia molti
musei. Mi sono interessata all’arte quando ancora
non possedevo alcuno strumento per
comprenderla. Ho scelto architettura al termine
Professione E passione di Riccardo Serra
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
7
del liceo scientifico, rinunciando alla facoltà di
lettere che forse in quel momento avrei preferito,
convinta che mi avrebbe offerto più prospettive
di lavoro. Il percorso di studio è stato lungo e
impegnativo, “30 esami”, ma vario ed
entusiasmante. Progressivamente mi sono
avvicinata alla storia dell’architettura e del
restauro, tanto che ho continuato gli studi
specializzandomi in questa disciplina. Dopo non è
stato facile, ma in un certo momento della mia
vita ho dovuto decidere tra un impiego come
architetto al comune di Roma e la scuola, cosa ho
scelto lo sapete e non ho alcun rimpianto.
Professoressa Pontani
-La scelta della facoltà è stata determinata da
quanto mi divertivo a fare problemi o quesiti
enigmistici e dalla beata ignoranza su cosa mi
aspettasse. L’insegnamento è stata invece una
scelta di impegno sociale e una scelta familiare.
Professoressa Nocera
-La motivazione è dovuta soprattutto alla
curiosità nei riguardi dei fenomeni naturali. Le
mie passioni in questo campo erano relative agli
infiniti progetti di ricerca che mi figuravo di
intraprendere. Dopo la laurea in biologia, vari
tentativi sia accademici che lavorativi si sono
rivelati infruttuosi. L’insegnamento non è stata
una prima scelta, ma sicuramente una
rivelazione: non quella di istruire ma quella di
comunicare tramite delle lezioni non
cattedratiche ma corali (lezione con
partecipazione attiva degli studenti). Ho sempre
pensato che senza l’apporto attivo degli studenti,
la lezione rapidamente avrebbe perso la sua
incisività. La sfida è stata quella di rendere
gradevole lo studio delle scienze anche a chi di
questa materia non vuole sentir parlare. Non
saprei dire se ho avuto o meno successo in
questo, ma questa impresa quotidiana è stata
sempre fonte di rinnovata passione. Inoltre
l’insegnamento mi ha permesso di continuare,
anche se in tono minore, a fare ricerca.
Professor Siracusano
-Mi sono sempre piaciute le storie e in fondo le
materie umanistiche raccontano la grande storia
dell’umanità. Dopo gli studi universitari, mi sono
occupata di molte cose: dalla ricerca
universitaria, al giornalismo, alla regia di
programmi RAI; una laurea in lettere ti da molte
possibilità, ma non ho mai smesso di insegnare
finche, con piacere, non ho scelto questa
professione, certo che a volte ci si stanca, alcune
classi sono più impegnative di altre, ma veder
crescere e maturare tanti ragazzi è una bella
soddisfazione. Bisogna scegliere, se si può, quello
che piace e continuare nonostante le difficoltà.
Certo oggi l’ inserimento nel mondo del lavoro è
molto più complesso; perciò la scelta
universitaria è importante, ma almeno si provi a
fare ciò che interessa veramente , tanto le
difficoltà ci sono e ci sono state per chiunque,
fanno parte della vita.
In bocca al lupo a tutti e auguri per gli esami!
Professoressa Paudice
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
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I Collegi del Mondo Unito (UWC) sono un gruppo
di 15 scuole che offrono la possibilità a ragazzi
provenienti da più di 140 nazioni di studiare e
convivere per due anni, seguendo la missione
UWC e i suoi valori. Il movimento fu fondato nel
1962 da Kurt Hahn, un educatore tedesco di fama
internazionale con l’intento di creare un luogo
dove i ragazzi potessero imparare attraverso la
conoscenza a vivere e promuovere la pace. I
valori fondamentali alla base del movimento
UWC, infatti, sono: la celebrazione delle
differenze, la comprensione internazionale ed
interculturale, l’impegno personale, la
compassione e il servizio, il rispetto per
l’ambiente, la responsabilità e il rispetto comune.
Il primo collegio creato fu Atlantic College, nel
sud del Galles, ora ve ne sono 15 sparsi per il
globo. La logica fondante della localizzazione dei
singoli collegi è quella di individuare paesi dove
la molteplicità delle culture, delle religioni e delle
etnie trova maggiore espressione. Basti pensare a
collegi come UWC Mostar (Bosnia Erzegovina),
UWC Maastricht, UWC Adriatic (Duino, TS), UWC
Kamhlaba (Swaziland, Africa del sud), UWC
Dilijan (Armenia), UWC USA (New Mexico), UWC
Costa Rica etc.
La scuola è rivolta a ragazzi tra i 16 e i 18 anni per
frequentare gli ultimi due anni delle scuole
superiori. I collegi adottano il sistema scolastico
del Baccalaureato Internazionale (IB); si studiano
in tutto sei materie (tre a livello superiore e tre a
livello standard) secondo dei criteri predefiniti
ma con la possibilità di elaborare un percorso di
studi che rispetti le preferenze e attitudini dello
studente e che prepari agli studi universitari. L’IB
prevede come percorso formativo anche la
partecipazione ad un’attività di volontariato,
un’attività la creatività ed una sportiva. Il
Baccalaureato Internazionale è riconosciuto da
moltissimi paesi nel mondo garantendo un
accesso diretto a svariate università senza
necessità di conversione dei diplomi etc. In tutti i
collegi, l’accesso è previsto solo attraverso una
selezione di merito, che viene effettuata nel
proprio paese di origine dalla rispettiva
commissione nazionale. La filosofia che muove i
processi di selezione è quella di garantire l’
ammissione per merito, indipendentemente dal
ceto sociale. Esistono pertanto delle borse di
studio finanziate grazie a mecenati privati, enti,
istituzioni e governi di tutto il mondo. I criteri per
l’assegnazione di queste borse non sono soltanto
quelli di rendimento scolastico, ma anche quelli di
attitudine e di rispondenza ai principi ispiratori
UWC. In Italia le selezioni prevedono due fasi: una
regionale e una volta superata la prima una
seconda fase nazionale. In genere il bando per
partecipare è pubblicato ad ottobre e le selezioni
si svolgono tra gennaio e marzo. Le selezioni sono
svolte grazie al lavoro volontario degli ex
studenti. Possono partecipare tutti i ragazzi che
frequentano per la prima volta il terzultimo anno
di scuola superiore.
Anche solo partecipare alle selezioni, regionali e
nazionali, costituisce un’esperienza unica, un
piccolo momento in cui si può assaporare
davvero cosa vuol dire vivere in un collegio UWC,
un’avventura che consiglio a tutti i ragazzi del
futuro terzo anno.
di Francesco Casucci UWC: I Collegi del Mondo Unito
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
9
Venerdì 20 abbiamo avuto il piacere di inaugurare la mostra curata dagli studenti dedicata al Complesso del Buon Pastore, con una cerimonia splendida oltre che molto partecipata. Come detto nel mio intervento d'apertura, il mio inevitabile auspicio è che questo possa rappresentare solo il punto di partenza del processo di apertura al territorio e assunzione del ruolo di punto di riferimento importante del quartiere che da anni auspico per il nostro istituto. Sì perché se si torna indietro con la memoria e si tenta di trovare un qualcosa di simile accaduto nel nostro istituto difficilmente si individua un evento paragonabile. Ma non ho alcun dubbio che l'obiettivo, per quanto ambizioso, sia alla nostra portata. E mi sento di dire che non si tratta di banale ottimismo, ma di un concreto obiettivo giustificato da tutto l'impegno e la dedizione che i professori e i ragazzi, che per un anno hanno partecipato a questo progetto sottraendo ore al proprio tempo libero, mi e ci hanno dimostrato.
Ma come riuscirci? Le forze fresche di noi ragazzi sono sicuramente la chiave per risvegliare interesse intorno al complesso, ma non bisogna dimenticare l'importanza che il Buon Pastore ha attualmente o ha avuto per quasi tutti gli abitanti del quartiere più o meno giovani. Ne ho assunto la concreta consapevolezza quando decine di persone, per giunta visibilmente emozionate, mi hanno fermato per chiedermi le date delle prossime mostre dopo un mio brevissimo intervento sul Buon Pastore che ho tenuto ad una manifestazione a Capasso. GG Per il prossimo futuro stiamo organizzando
nuove visite sullo stesso modello di quelle
realizzate oltre a cercare di pubblicare il
materiale frutto delle nostre ricerche in un libro.
Questo a riprova di quanto detto in precedenza e
del proseguito del nostro percorso annuale,
pertanto invito chiunque voglia collaborare con
noi in questo importante quanto ambizioso
obiettivo a contattarmi.
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
di Francesco Di Carlo Apertura Buon Pastore
10
Il 12 maggio circa l’80% degli studenti dell’IIS Via
Silvestri,301 boicottano gli INVALSI. Vengono
raggiunti l’87% e il 95% nei plessi del Malpighi e
del Volta. Dati straordinari se si analizza la
situazione in cui verte la scuola e il movimento
studentesco, dati però che sono frutto di un
intenso lavoro svolto dagli studenti del quadrante
Sud-Ovest. Dopo che il 26 aprile, l’assemblea
plenaria della CPS Roma, ha approvato un
documento di analisi e denuncia sul sistema di
valutazione degli INVALSI, invitando gli studenti
al boicottaggio di questi, molte scuole si sono
mobilitate tramite i propri collettivi e
coordinamenti dando luce ad un massivo
boicottaggio dei test nelle scuole romane. Il
lavoro è quindi proseguito con la presentazione e
la diffusione del documento nelle scuole,
favorendo e arricchendo il dibattito all’interno
degli istituti. Gli studenti di Roma Sud-Ovest si
sono coordinati in varie giornate, costruendo
nelle scuole percorsi simili mirati ad informare gli
studenti sulla natura dei test. La risposta a tutto
questo sono state intere classi vuote o con pochi
studenti all’interno e prove consegnate in bianco.
Una risposta forte frutto però di una necessità
degli studenti. L’utilizzo degli INVALSI nei RAV, la
minaccia dell’inserimento dei test nell’esame di
maturità, la creazione di istituti di serie A e di
serie B, un sistema di valutazione nozionistico di
stampo anglosassone: sono una parte dei tanti
problemi che riscontriamo negli INVALSI. Siamo
Convinti che una buona opera di valutazione non
possa essere compiuta prima di aver risolto alla
radice le problematicità della scuola italiana,
come la garanzia per tutti della fruibilità del
diritto allo studio, la sicurezza degli ambienti
scolastici, la stabilizzazione dei docenti e la
creazione di un vero collegamento tra scuola,
mondo del lavoro e università, indistintamente su
tutto il piano nazionale. Non serve vedere solo
l’esito finale dei test, ma la differenza tra il livello
di istruzione dello studente con cui entra e quello
con cui esce da scuola. Altrimenti i risultati dei
test, non faranno che ricalcare le differenze tra i
quartieri, le aree geografiche, i background sociali
delle varie scuole: informazione inutile, tutto
sommato. Riconosciamo indubbiamente che
avere dei dati riguardanti il livello d’istruzione
delle varie scuole a livello nazionale è
fondamentale, ma oltre ad aver sottolineato
l’inutilità dei test così composti, sottolineiamo la
nostra indisposizione verso questa forma di
valutazione. Continueremo a boicottare i test fino
a quando non si aprirà un vero tavolo di
confronto sul tema della valutazione e delle
disuguaglianza nelle scuole, è necessario
costruire una scuola che sia specchio del paese e
degli studenti, partendo dai bisogni e dalle
esigenze dei ragazzi, non da numeri inutili!
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
di Giacomo Santarelli Invalsi a Sud-Ovest
11
Finalmente qualcosa di buono, nel consiglio
d’istituto dell’11 maggio è stata approvata l’aula
autogestita per gli studenti dell’ IIS Via Silvestri
301. ilRiccetto si è fin da subito occupato della
stesura e della promozione del progetto, tra i
membri del CDI e gli studenti. Non è stato
semplice però il percorso che ha portato
all’approvazione di questo fondamentale diritto
per gli studenti. Se è vero che l’ormai “datato”
articolo 2 comma 1 del d.p.r. 567/96 reciti che
“gli istituti di istruzione secondaria di secondo
grado predispongono almeno un locale attrezzato
quale luogo di ritrovo per i giovani dopo la
frequenza delle lezioni”, molte scuole fingono che
non esista, negando agli studenti un
fondamentale luogo di socialità e aggregazione.
L’aula autogestita nasce infatti da queste
esigenze: prendere in gestione uno spazio della
scuola e trasformarlo in un laboratorio di idee e
contenuti. Nasce dall’esigenza di avere un posto
in cui poter studiare o in cui potersi riunire, in cui
poter sviluppare la propria idea di scuole e
costruire i propri sogni, e purtroppo questo
spesso viene dimenticato. La scuola deve essere
incentivo e motore di ogni studente, deve essere
luogo di espressione delle particolarità di ognuno
e costruzione di una socialità ormai smarrita. Le
mura di questa aula mirano proprio a questo, a
permettere ad ognuno di costruirsi il proprio
futuro non dovendo rinunciare ai propri sogni, a
creare aggregazione in un quartiere privo di spazi
sociali, a ricostruire un tessuto in cui i fili siano i
rapporti. Dall’anno prossimo avremmo a
disposizione uno spazio fisso in cui poter
costruire qualcosa di concreto, non buttiamo
questa occasione, sfruttiamo i nostri spazi e le
nostre potenzialità, come studenti e come
cittadini!
POLITICA INTERNA alla SCUOLA
di Giacomo Santarelli Finalmente è Aula Autogestita
12
Mamma! Perché quel vecchietto che non mangia,
non bene e spesso e volentieri urla?" " Perché é il
suo modo di lottare piccolo mio, ha sempre fatto
così, mettendosi in mostra, spesso anche da nudo,
per che cosa? Per quale motivo? Per far valere
tutti i nostri diritti!" Oggi 19 Maggio 2016 muore
Giacinto "Marco" Pannella, fondatore e leader del
Partito Radicale Italiano. Dedicare un pezzo alla
sua vita, alla sua storia e al suo IMPEGNO era
d'obbligo, forse non ce ne rendiamo conto, ma noi
tutti dobbiamo qualcosa a questo omone dai
capelli fini fini e bianchi come lo zucchero, un
individuo che con la forza della provocazione e
della passione per la difesa dei diritti di ogni
singolo é riuscito a cambiare il volto di questo
paese; Emma Bonino, altra figura di spicco del
partito Radicale e grande esponente dei diritti
civili in sede internazionale, ha detto che i
Radicali devono tutto a Marco, gli italiani non
radicali devono moltissimo. "É MORTO MARCO
PANNELLA!" A leggere la notizia sul sito di
Repubblica mi é salito il groppone, perché sto
vivendo un periodo della mia vita in cui
l'IMPEGNO sociale profuso da Pannella lo sento
ancora più vicino, con la mia associazione di
volontariato facciamo un lavoro di profonda
autocoscienza di valori come l'IMPEGNO CIVILE e
all'interno dello stesso gruppo di educatori
abbiamo personalità che combatterono le
battaglie sull'aborto, sulla pena di morte, sui
diritti civili, sulla liberalizzazione delle droghe
leggere! Io ti devo molto Marco, forse ti ho
cominciato a stimare troppo tardi, ma come tu
stesso hai dimostrato, le battaglie contro i proprio
e i collettivi errori non si vincono in un attimo di
sole! Addio e grazie!
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
A Giacinto di Matteo Capozucca
13
In quest'articolo sintetizzeremo i risultati ottenuti
dall'inchiesta sul terrorismo che abbiamo svolto
dal mese di gennaio fino a quello di maggio.
Abbiamo scelto questo argomento per informarci
meglio e conoscere le opinioni di persone diverse,
anche esterne al nostro ambiente, soprattutto
dopo gli ultimi avvenimenti di Parigi.
A questo proposito, abbiamo stilato un
questionario di 20 domande, che abbiamo
proposto in diversi ambienti, ma soprattutto
online, dove abbiamo ricevuto il maggior numero
di riscontri.
Il campione intervistato è composto da 200
persone, che sono in maggior parte giovani (75%
tra i 10-30 anni e italiani 97%).
Il questionario è diviso in tre parti. Nella prima
parte ci siamo soffermati sul rapporto con i mezzi
di informazione degli intervistati, e di come sia
cambiato dopo gli attentati. Nella seconda parte ci
siamo informati sul possibile cambiamento delle
abitudini delle persone, alla luce dei fatti
avvenuti. Nell'ultima abbiamo appurato la
conoscenza degli intervistati circa le origini e gli
sviluppi del fenomeno terroristico.
Poco più della metà del campione afferma di
essersi avvicinato ai mezzi di informazione dopo
gli attentati, nonostante si fidino sempre meno di
quello che viene riportato. Circa il 60% degli
intervistati ritiene che non sia stata data
sufficiente rilevanza ai fatti di similare
importanza che succedono in parti remote del
mondo, rispetto a quelli che si verificano in zone
più vicine a noi.
Riguardo le reazioni personali scaturite dalla
notizia dei recenti attentati, la nostra inchiesta ha
rilevato in particolare odio, paura e sconforto
(65%). Circa la metà (48,2%) degli intervistati
sostiene di aver notato cambiamenti nella vita
quotidiana di chi gli sta attorno (evitare la metro,
il centro, ecc.), ma quasi la totalità (94%) del
campione afferma di non aver cambiato le
proprie abitudini in alcun modo. Questo potrebbe
essere causato dal timore di alcune persone di
ammettere di aver cambiato la propria routine, o
dall'inconsapevolezza di altre di aver apportato
un qualche tipo di accorgimento in più alla
propria vita di tutti i giorni, cosa che non è
passata inosservata a chi era loro accanto.
Passando all'ultima sezione del nostro
questionario, abbiamo rilevato che l'84% degli
intervistati crede che il terrorismo non si sia
sviluppato solo nei paesi del Medio Oriente, ma
anche in altri paesi del mondo. Abbiamo anche
chiesto alle persone quale fosse secondo loro il
motivo che porta all'esecuzione di atti terroristici.
Da questa domanda è emerso che il 26% del
campione pensa che i motivi siano di natura
economica, e il 22% che sia il fanatismo la matrice
degli attentati.
Ci siamo anche informati su come siano stati
divisi i territori arabi, prima di testare la
conoscenza di questo argomento degli
intervistati. È emerso che secondo il 33% del
campione è stato diviso da conflitti interni. Un
dato che ci ha particolarmente colpito è che il
4,9% degli intervistati crede che la causa
dell'attuale spartizione siano state le crociate.
Infine abbiamo chiesto da dove provengano,
secondo gli intervistati, i finanziamenti ai gruppi
terroristici, rivelando che la maggior parte del
campione considera gli Stati Uniti d'America il
maggior finanziatore.
Attraverso questo sondaggio, possiamo affermare
che c'è una conoscenza generale dell'argomento
in esame, ma in molti casi è una conoscenza
superficiale e disinteressata.
Grazie a questa esperienza, noi stessi abbiamo
imparato molte cose sulle cause e sugli sviluppi
del terrorismo internazionale. Adesso abbiamo
più consapevolezza di ciò che sta succedendo nel
mondo e possiamo relazionarci con l'attualità in
modo più attivo.
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
Del Noviziato Pixel Inchiesta sul terrorismo
14
Da uno studio condotto per l’Espresso dall’istituto
Demopolis, prima nel 1983 e poi nel 2014 su un
campione di 800 intervistati tra i 14 e i 18 anni ai
quali si è chiesto che importanza si desse a queste
parole sono emersi i seguenti dati questa tabella ci
mostra come i ragazzi di questa fascia d’età abbiano
relativamente cambiato i propri ideali. Un dato
estremamente rilevante è il fatto che i giovani
sembrino aver perso la leggerezza, sempre più
ragazzi danno maggiore importanza a valori come:
famiglia, lavoro, matrimonio e religione che invece
sono sempre stati collegati ad una fascia d’età più
alta. Ma perché abbiamo un così importante
mutamento? A mio parere per arrivare a una
risposta si deve analizzare la società relativamente
all’epoca, infatti, gli anni ottanta erano figli del
boom economico, delle contestazioni giovanili, degli
appena affermati diritti civili, invece noi, vissuti nel
ventesimo secolo veniamo chiamati la generazione
perduta nata da nient’altro che crisi. Fin da piccoli ci
ripetono che dobbiamo studiare, che devo dare di
più, perché ormai è difficile trovare lavoro, che devo
iniziare già da ora a pensare al futuro. Fare corsi
d’inglese, di autocad, di scrittura perché ormai il
mondo è “spietato”. La mia generazione è quindi
quella che più di tutte si è vista togliere la
spensieratezza conquistata nel primo dopo guerra.
Infatti dall’altra parte abbiamo una diminuzione
dell’importanza attribuita a parole come: amicizia,
amore e sport che appunto lasciano il posto a temi
più “da grandi”. Un altro dato molto rilevante è che
sia sceso vertiginosamente il numero di ragazzi
interessati ai diritti umani e alla cultura; come
abbiamo precedentemente detto i ragazzi vissuti
negli anni ottanta erano quelli che avevano assistito
all’aumento dell’importanza data alla sfera del
pubblico a discapito di quella del privato. Questi
ragazzi non si ritenevano estranei, avevano voglia di
cambiare, non solo il contesto in cu vivevano ma
anche tutto il resto, perché si sentivano “cittadini
del mondo”, noi invece siamo diventati egoisti,
come confermano i dati relativi al sesso e ai viaggi.
Abbiamo perso come diceva l’importante scrittore
Italo Calvino “la levità del pensiero”, la capacità di
mettere cioè da parte i problemi quotidiani per
dedicare un po’ di tempo a pensare, a riflettere
senza avere benefici immediati, se non quello di
stare bene con se stessi, di sognare e quindi di
credere di poter cambiare le cose. Un dato che mi
ha molto stupito è quello relativo alla politica, salita
quasi del 4%, quello che è cambiato secondo me è
però il fine ultimo con la quale si fa. Nilde Iotti
proprio in quegli anni diceva: “La politica è un’arte,
perché non c’è mestiere più nobile che quello di
migliorare la società e il mondo per gli altri “. Quello
che caratterizzava la politica di quegli anni era la
voglia di cambiare non per se stessi ma per gli altri,
invece in questo momento si assiste alla spinta
contraria, ci si avvicina alla politica per migliorare la
propria condizione. In conclusione se c’è una cosa
che ho capito dall’analisi di questi dati è che quello
che manca per arrivare alla spensieratezza del
passato è la speranza nel futuro, ed è questo che mi
e vi auguro, la speranza, per cambiare.
I Giovani e la speranza nel Futuro
POLITICA ESTERNA alla SCUOLA
di Chiara Falconi
15
“Libertà” è una parola che di questi tempi viene
fuori molto spesso dalla bocca delle persone.
Questa condizione dell’uomo è garantita da quasi
tutte le Costituzioni degli Stati civilizzati ed è tra
gli ideali su cui si sono sviluppati paesi come
Francia e Stati uniti. Questo diritto inalienabile
dell’uomo come è supervisionato dallo Stato e con
che efficacia? Siamo sicuri di poterci considerare
ancora cittadini liberi?
Vi sono varii episodi che dimostrano il contrario:
prendendo in esame casi del ventunesimo secolo
come quello di Stefano cucchi, possiamo notare
come una totale e disinibita indifferenza del
sistema italiano nei confronti di una violazione
dei diritti naturali dell’uomo sia possibile. Questo
giovane, torturato e malmenato fino alla morte,
divenne il martire della corruzione delle autorità,
riuscite a far passare il caso come autolesionismo.
Nuri Albala e Evelyne Marin scrissero
sull’obbedienza civile: ”Il diritto internazionale e i
diritti nazionali autorizzano già, in alcune
circostanze, la resistenza alle autorità”. Applicare
resistenza alle autorità, anche se supportati dalla
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo,
mette quasi sempre nella condizione di subire
soprusi e violenze da chi i nostri diritti dovrebbe
garantire e supervisionare, non trascurare ed
infrangere.
“La libertà è il diritto dell’anima di respirare”
scrisse Gust Van Sant in “Genio Ribelle”, la nostra
condizione però non è quella di essere cittadini
liberi ma di essere vittime di un sistema che
grazie ai mass media e tecniche di
condizionamento mentale (PNL) ci dice cosa fare
e come comportarci, ci inghiotte e ci risputa se
non siamo conformi all’ordine da esso stabilito.
La “vox populi” è completamente ignorata e
sapientemente repressa poiché non esiste modo
con cui si possa uscire da questo circolo vizioso di
democrazia di facciata e capitalismo che rende
così semplice il controllo dei cittadini da parte dei
cosiddetti “Poteri Forti” che non esige di un
cambiamento. Lentamente il mondo si sta
riconoscendo nella descrizione ,quasi profetica,
fatta da Orwell nel suo libro “1984”, un mondo
intransigente e controllato, dove non esiste
libertà di espressione o possibilità di rivolta.
Arrivati a ciò, ipotizzare uno Stato che tuteli i
diritti come libertà, felicità e uguaglianza resta
un’utopia. Quello che ci resta da fare è opporci
alle ingiustizie e alle discriminazioni sociali e
rivendicare un potere che da tempo ci è stato
sottratto, il potere di essere padroni del nostro
destino.
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
Libertà e Controllo di Lorenzo Specchioli
16
Marx aveva profeticamente pronosticato che la
società avrebbe ineluttabilmente sempre più
assunto le sembianze di una piramide al cui
vertice vi sarebbe stato un ristretto numero di
individui ricchi e alla cui base, invece, una
miriade di operai diseredati e destinati a vivere in
condizioni di povertà insostenibile. Il fatto che lo
sviluppo delle forze produttive stesse crescendo,
ma al tempo stesso non accennasse a diminuire la
miseria del proletariato, appariva a Marx, insieme
ad un' accresciuta coscienza di classe da parte
degli operai, la condizione per il sovvertimento
dell'assetto capitalistico e la transizione ad una
nuova formazione economico-sociale. Il
pensatore tedesco era pervenuto a queste
conclusioni basandosi sul fatto che, con il
sopravvento delle macchine e del lavoro
dequalificato tipico della realtà industriale, gli
strati del ceto medio costituenti la borghesia
sarebbero gradualmente scivolati ad ingrossare le
fila del proletariato. Con il senno di poi, si può
essere indotti a pensare che l'analisi marxiana,
secondo la quale la società sarebbe andata
sempre più polarizzandosi al punto da far
esplodere la rivoluzione, non si sia avverata (e
anche con la Rivoluzione russa il sistema
capitalistico ha scricchiolato senza però cedere):
infatti, dopo la morte di Marx, si è affermata una
sempre più variegata composizione sociale, tant'è
che la società si è dimostrata rappresentabile non
già a forma piramidale (come credeva Marx), ma
a forma romboidale. Non è vero, cioè, che ci sono
pochissimi ricchi al vertice, pochi borghesi nel
mezzo e una miriade di poveracci alla base; al
contrario, vi sono pochi ricchi al vertice, pochi
poveri al fondo, e una caterva di borghesi che
occupano la parte centrale. La teoria marxiana
sembra dunque aver clamorosamente fallito ma,
in realtà, i marxisti più ferventi, sono riusciti a
correre ai ripari, cercando di sostenere che la
polarizzazione, contrariamente a quel che
sembrerebbe, c'è stata. Si fa infatti notare che gli
operai di oggi vivono senz'altro meglio rispetto a
quelli di duecento anni fa, ma ciononostante il
reddito medio dell'operaio di oggi è di gran lunga
più distante da quello del capitalista rispetto a
quanto non fosse per gli operai del passato. In
altri termini, l'operaio oggi sta meglio di duecento
anni fa, ma in sostanza il divario con il capitalista
si è accentuato: si è cioè aperta nettamente la
forbice tra il guadagno dell’operaio e quello del
“padrone”. E bisogna poi tenere in considerazione
il fatto che, nell'ottica marxiana, il capitalismo è
un fenomeno mondiale, che con l'età
dell'imperialismo si spinge ad invadere l'intero
pianeta. Dunque, se ragioniamo sul piano
mondiale, la distanza tra ricchi e poveri è
sicuramente cresciuta, come aveva previsto Marx;
semmai, si può notare che è cambiato il fronte
della lotta di classe, ovvero il confine tra sfruttati
e sfruttatori non è più tra operai e capitalisti
dell'evoluta società europea, ma fra abitanti dei
Paesi ricchi (operai compresi) e abitanti dei Paesi
poveri, il che significa che oggi anche l'operaio
europeo sta dalla parte dei capitalisti che
sfruttano il terzo mondo, giacché acquista e vive
grazie al benessere acquisito sulle spalle dei Paesi
poveri. Ne consegue un progressivo
depotenziamento della spinta rivoluzionaria del
proletariato europeo, in quanto anch'esso siede al
tavolo degli sfruttatori del "mondo civile", pur
accontentandosi delle sole briciole. Dunque la
carica rivoluzionaria in ambito europeo si è
attenuata nella misura in cui i proletari prendono
parte alla spartizione dei beni del terzo mondo,
sentendosi appagati e dimenticandosi della
rivoluzione esaltata da Marx. Naturalmente
questo tentativo di difendere il marxismo
dall'accusa che, almeno in apparenza, la
polarizzazione profetizzata da Marx non c'è stata,
spiegando che in realtà c'è stata ma in modo
diverso dal previsto, poteva costituire per Popper
un fulgido esempio di teoria non scientifica
perché non falsificabile. Infatti, la teoria della
polarizzazione è il classico esempio di teoria non
falsificabile, poiché si può sempre trovare il modo
di rispondere a qualsiasi obiezione le venga
mossa: e una teoria, dice Popper, è scientifica non
quando è verificabile, ovvero quando può
appellarsi a dati di fatto che la avvalorino, poiché
Le previsioni di Marx
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
di Andrea della Polla
17
altrimenti anche la teoria secondo la quale Dio
esiste potrebbe essere scientifica, in quanto
provata da molteplici dati di fatto. Viceversa, una
teoria può dirsi scientifica, prosegue Popper, se è
falsificabile, ovvero se vi sono dati di fatto che
possono smentirla: la teoria galileiana della
caduta dei gravi è scientifica perché sarebbe
potuta essere smentita dai dati di fatto. Il
marxismo, dal canto suo, non è agli occhi di
Popper una teoria scientifica (come invece vuole
presentarla Marx) perché di fronte ad ogni critica
o accusa può sempre essere in qualche maniera
aggiustata. Marx sembra dunque, entro certi
limiti, aver sbagliato, anche se egli sapeva
benissimo che la società tende sempre a generare
nuovi ceti medi: tuttavia, era convinto che il
processo ai suoi tempi in atto creasse sì nuovi ceti
medi, ma ne smantellasse, in misura
notevolmente maggiore, di vecchi, sicché
sarebbero stati più i ceti medi a sparire che non a
nascere. E il pensatore tedesco aveva soprattutto
in mente i contadini e gli operai, che, di fronte alla
tecnologia pulsante delle fabbriche, erano
costretti a soccombere e a finire nelle compagini
del proletariato. E qui si può effettivamente
sostenere che le convinzioni marxiane fossero
parzialmente sbagliate: il ceto medio è cresciuto
esponenzialmente; certo, i vecchi ceti medi sono,
per lo più, spariti, ma quelli nuovi sono cresciuti
in modo ragguardevole, contro ogni aspettativa
marxiana. L’errore di Marx nasce dal fatto che
egli, nella foga del suo materialismo storico, ha
finito per dare troppo peso all’economia (che
infatti spingeva verso la scomparsa dei piccoli
borghesi) e non ha preventivato che la politica
potesse frenare l’inarrestabile crisi dei ceti medi:
e infatti nel Novecento, soprattutto negli anni
successivi alla grande crisi del ’29, saranno
sempre più frequenti le scelte politiche che
tenderanno ad evitare il decadimento dei ceti
medi; il fascismo e il nazismo, ad esempio,
faranno di tutto per salvarli, proprio perché ne
erano espressione politica. La politica prevalente
negli anni ’30 del Novecento sarà dunque, in
generale, volta a mantenere in vita i ceti medi
perché essi costituivano un irrinunciabile
serbatoio di consensi.
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
18
L'essere e il nulla fu oggetto di critica da parte dei
marxisti e dei cattolici: i cattolici vi scorsero una
filosofia atea e materialistica, mentre i marxisti lo
imputarono di idealismo e di pessimismo. Nel
saggio L'esistenzialismo é un umanismo (1946),
Sartre si difese da queste accuse, rifiutando le
interpretazioni del suo esistenzialismo in chiave
pessimistica e individualistica. L'esistenzialismo é
una filosofia dell'uomo libero, legato da rapporti
costitutivi con gli altri uomini e dalla
responsabilità nei loro confronti. Egli ha dunque
la sua fondamentale componente morale nell'
impegno verso sè e verso gli altri, al fine di
rendere più umano il mondo. In L'esistenzialismo
é un umanismo Sartre cerca di smorzare il
pessimismo delle sue tesi precedenti. Anzi si
dichiara apertamente per l'esistenzialismo e lo
considera una dottrina dell'impegno e della
responsabilità. L'esistenzialismo viene da lui
definito come quella dottrina per la quale
"l'esistenza precede l'essenza", nel senso che
l'uomo, in primo luogo esiste, cioè si trova nel
mondo, e dopo si definisce per quello che è o
vuole essere. Se dunque l'esistenza precede
l'essenza, non sarà mai possibile spiegarla in
riferimento ad una natura umana data e
immodificabile. In altre parole, non c'è
determinismo, l'uomo è libero, l'uomo è libertà. E
se l'uomo è libero, è anche responsabile di quello
che fa. Così, dice Sartre, il primo passo
dell'esistenzialismo è di mettere ogni uomo in
possesso di quello che egli è e di far cadere su di
lui la responsabilità totale della sua esistenza. E
quando l'uomo sceglie, sceglie anche per tutti gli
uomini. Così la nostra responsabilità è molto più
grande di quello che potremmo supporre, poiché
essa obbliga l'umanità intera. ' Se Dio non esiste,
non troviamo davanti a noi dei valori o degli
ordini in grado di legittimare la nostra condotta.
Così non abbiamo delle giustificazioni o delle
scuse. Siamo soli, senza scuse. E' ciò che
esprimerò con le parole che l'uomo è condannato
ad essere libero. Condannato perché non si è
creato da se stesso, e pur tuttavia libero, perché,
una volta gettato nel mondo, è responsabile di
tutto ciò che fa ' . In conclusione, l'esistenzialismo
è una dottrina ottimistica perché afferma che il
destino dell'uomo è nelle mani dell'uomo stesso e
che l'uomo non può nutrire speranza se non
nell'azione. E' questo il presupposto che guida la
costante denuncia sartreiana delle forme di
oppressione: in questo egli ripone il compito
dell'intellettuale come latore di valori universali e
difensore della libertà. In Che cos'é la letteratura?
(1946-1947) Sartre delinea la figura dello
scrittore impegnato e una concezione della
letteratura come azione, guidata dal progetto di
distanziarsi dall'esistente, mostrando la realtà
quale é e conducendo all'assunzione di
responsabilità nei confronti di essa. Il marxismo
per Sartre, in questa fase rappresenta una teoria
dell'azione rivoluzionaria, ma coniugata con una
filosofia errata, materialistica e deterministica, la
quale porta al settarismo e all'eliminazione della
soggettività. Fedele ad una costante anarchica del
suo pensiero, sebbene si schieri con gli oppressi,
Sartre si sente alieno all'apparato organizzativo
del partito comunista francese, subordinato
all'egemonia sovietica. Ma a partire dall'opera
teatrale Il diavolo e il buon Dio (1951) egli mette
in luce la vanità dell'opposizione e della rivolta
meramente individuale e la necessità di operare
in collegamento con la classe oppressa,
organizzata in partito. I fatti di Ungheria e il
disgelo dopo il 1956 portano al centro del
dibattito marxista in Francia, grazie anche alla
riscoperta del giovane Lukàcs, i temi
dell'alienazione e della reificazione. In questi
anni, Sartre perviene alla conclusione, illustrata
nelle Questioni di metodo (1957), che ' il
marxismo é l'insuperabile filosofia del nostro
tempo ', dal momento che fornisce gli strumenti
concettuali che permettono di comprenderlo e di
trasformarlo. Il marxismo, però, si é sclerotizzato
sul piano teorico, perchè i partiti comunisti,
temendo che le discussioni e i dissensi possano
minacciare l'unità della lotta politica, lo hanno
trasformato in un insieme dogmatico di dottrine,
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
Riscoprire Sartre di Andrea della Polla
19
con la conseguente scissione fra teoria e pratica
politica. Questo marxismo dogmatico,
interpretando in chiave deterministica il rapporto
struttura-sovrastruttura, si é privato di
un'autentica capacità esplicativa dei fenomeni
storici e culturali: famosissimo in questo senso é
l'esempio addotto da Sartre, secondo cui Valéry é
un intellettuale piccolo borghese, ma non ogni
intellettuale piccolo borghese é Valéry. Questo
vuol dire che per comprendere un autore e i suoi
lavori non é sufficiente far riferimento alle sue
condizioni socio-economiche, ma bisogna tener
presente anche la sua personalità e la sua storia
familiare. Di qui l'importanza che Sartre
attribuisce alla psicoanalisi e alle scienze umane:
su queste basi, egli costruirà in seguito la
biografia di Flaubert ( L'idiota di famiglia ). Si
tratta allora di ricostruire il rapporto dialettico
tra l'uomo e la sua situazione storica nella
complessità delle sue componenti. Sotto questo
profilo Sartre ritiene necessario integrare il
marxismo con l' antropologia esistenzialista ,
capace di elaborare una teoria del soggetto della
storia contro tutte le forme di meccanicismo e
antiumanismo. Il problema centrale, invece, cui
ruota attorno la Critica della ragion dialettica é la
comprensione della storia . Hegel e Marx hanno
messo in evidenza che il motore di essa sono i
conflitti e che la dialettica é il principio del
movimento storico. Il marxismo dogmatico, però,
ha inteso la dialettica come una legge della natura
stessa; bisogna però liberare il marxismo da
questa metafisica naturalistica, ritornando a
porre al centro l'uomo come soggetto agente. La
dialettica, infatti, più che rappresentare la
connessione oggettiva tra gli uomini, le cose e le
istituzioni economiche, sociali e politiche, é in
primis prassi , cioè attività totalizzante che si
articola in progetti. Questa totalizzazione é
sempre in corso, non coincide mai con una
totalità già data: questa rappresenta piuttosto
quello che Sartre definisce il pratico-inerte , il
residuo della prassi, cioè la realtà oggettiva che si
configura come mera oggettività, dato che l'uomo
si trova a subire l'azione delle cose che egli stesso
ha prodotto. Sartre condivide, in una certa
misura, la tesi di Hegel dell'identificazione
dell'alienazione con l'oggettivazione. La realtà
materiale infatti é alterità assoluta rispetto al
soggetto: essa é una minaccia incombente su ogni
azione umana, la quale é costretta a
esteriorizzarsi e oggettivarsi e, pertanto, non può
presumere di operare con assoluta libertà e di
poter realizzare tutti i propri fini: ogni azione dà
luogo a risultati imprevisti e a controfinalità
negative. Il fondamento dell'azione umana é il
bisogno , che costringe il soggetto ad istituire un
rapporto con il mondo oggettivo: questo rapporto
assume la forma del lavoro come mezzo per
soddisfare quel bisogno, ma comportando un
rapporto materiale diretto con le cose, impone
all'uomo di farsi egli stesso oggetto. D'altronde il
lavoro rappresenta anche il modello di una prassi
orientata verso un fine, cioè di una totalizzazione
e di un progetto volto al superamento dialettico
della situazione data. Sotto questo profilo, la
prassi individuale si intreccia con la prassi degli
altri e la mediazione con l'altro assume la
modalità fondamentale della reciprocità , cioè del
riconoscimento dell'altro come soggetto anch'egli
della prassi e, al tempo stesso, come mezzo per il
raggiungimento di un fine, rispetto al quale
anch'io sono un mezzo. La penuria (in francese
'rareté'), cioè la scarsità oggettiva di beni
materiali per il soddisfacimento dei bisogni
umani, rende però questo rapporto
intersoggettivo una lotta dell'uomo con l'uomo e
fa soggiacere al dominio del pratico-inerte. In
questa situazione, gli uomini formano un
semplice aggregato, una i pluralità di solitudini '
senza alcun rapporto di reciprocità e
potenzialmente conflittuali tra loro. Il modo di
essere di questa molteplicità, che caratterizza la
vita degli uomini nella società contemporanea,
dall'attesa dell'autobus alle mansioni svolte in
ufficio, é quello della serie , in cui ogni individuo
ha scopi ed esercita mansioni impostegli
dall'esterno ed é dunque intercambiabile con ogni
altro individuo. La reazione spontanea contro
l'impossibilità di vivere come serialità é il gruppo
, in quanto prassi intenzionale di soggetti umani
collegati tra loro allo scopo di rovesciare questa
situazione storica, sfuggendo alla passività e
all'inerzia. Esso é movimento che nasce da un
pericolo comune, al quale intende reagire
mediante una prassi comune. Nel momento caldo
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
20
iniziale si realizza una integrazione reale degli
individui, che si scoprono capaci di agire secondo
fini e liberi membri di un insieme organico, in cui
nessuno comanda e nessuno obbedisce, ma tutti
sono pervasi da una comune volontà di lotta
contro comuni nemici. E' il gruppo in fusione ,
quale si costituisce nelle fasi iniziali dei
movimenti rivoluzionari. Quando però viene
meno la pressione del pericolo esterno, l'evidenza
di scopi e la necessità di una prassi comune
tendono a sparire. Per impedire che l'individuo
ricada in forme di prassi meramente individuali, il
gruppo, che prima era il mezzo per il
raggiungimento di fini comuni, propone se stesso
come fine. La cosa importante diventa
salvaguardare l'esistenza del gruppo e a questo
provvedono l'organizzazione e poi
l'istituzionalizzazione del gruppo, ma, così
facendo, il gruppo ricade nella serialità. La
violenza contro l'esteriorità viene allora trasferita
all'interno del gruppo, per salvaguardare la
fratellanza, ma a condizione di un regime di
crescente terrore , in modo simile a come
avvenne nella Rivoluzione Francese nella fase
giacobina. Il gruppo organizzato infatti scorge
negli individui liberi un ostacolo e un pericolo per
la sua unità e pertanto si trasforma in una
istituzione, rispetto alla quale l'individuo é
inessenziale e deve essere subordinato. In questa
situazione, l'individuo, a cui é sottratto ogni
potere, non si sente più in un rapporto di
trasparenza e di reciprocità con il gruppo
organizzato, ma asservito ad interessi superiori.
E' questo lo scacco nel quale si concludono i
movimenti rivoluzionari e che appare a Sartre
esemplificato nell'esperienza sovietica. Anche
nella ricostruzione della dialettica della storia
continuavano ad operare presupposti che
avevano sorretto l'analisi dell'esistenza nell'
Essere e il nulla : la centralità del soggetto
dell'azione, la descrizione della prassi in termini
di libertà e di progetto e la contrapposizione tra il
polo soggettivo, che conferisce senso alle cose, e
l'oggettività, come momento meramente
negativo. Nell'ultima sua grande opera di
contenuto teoretico, la Critica della ragione
dialettica, Sartre ci presenta la teoria dell'azione e
della storia come una reinterpretazione originale
dei rapporti tra esistenzialismo e marxismo. In
primo luogo la libertà, che nelle opere precedenti
era stata considerata da Sartre come assoluta e
incondizionata, viene adesso ridimensionata.
L'uomo è sempre dichiarato libero ma la sua
libertà dipende anche dagli altri e dal contesto
sociale in cui si trova. ' Dire di un uomo ciò che
egli è, significa dire ciò che egli può e
reciprocamente: le condizioni materiali della sua
esistenza circoscrivono il campo delle sue
possibilità ... così il campo del possibile è lo scopo
verso il quale l'agente oltrepassa la sua situazione
obiettiva. E questo campo, a sua volta, dipende
strettamente dalla realtà sociale e storica '. Perciò
Sartre dice di accettare la concezione
materialistica di Marx, per cui ' il modo di
produzione della vita materiale domina in
generale lo sviluppo della vita sociale, politica e
intellettuale '. Egli rifiuta però nettamente il
materialismo dialettico di Engels. Sartre rifiuta in
primo luogo le leggi della dialettica della realtà
proposte appunto da Engels dicendo che ' questa
dialettica può effettivamente esistere, ma bisogna
riconoscere che non ne abbiamo la benché
minima prova '. Egli insomma non accetta le leggi
proposte da Engels come regole che guiderebbero
lo sviluppo della natura, della storia e del
pensiero. L'ammissione di quelle leggi, secondo
Sartre, implicherebbe un "beato ottimismo" che
proclama un finalismo di tipo hegeliano e, cosa
ancora più inammissibile, ridurrebbe l'uomo ad
un semplice strumento passivo della dialettica,
incapace di sottrarsi al più rigido determinismo.
La dottrina della dialettica, nota Sartre, è
diventata oggi una sorta di dogma per cui il
marxismo odierno ' non sa più di nulla : i suoi
concetti sono Diktat; il suo fine non è più di
acquistare cognizioni, ma di costituirsi a priori
come sapere assoluto '. E poiché il marxismo ha
dissolto gli uomini "in un bagno di acido
solforico", l'esistenzialismo ha potuto invece '
rinascere e mantenersi perché affermava la realtà
degli uomini '.
RUBRICA STORIA e FILOSOFIA
21
Un po' per curiosità personale, un po' per i fatti
ultimamente accaduti, mi è venuta la voglia di
conoscere l’opinione di una ragazza di origine
russa, che vive in un paese lontano dal proprio,
sugli eventi che sono accaduti e stanno accadendo
tra Ucraina e Russia negli ultimi 3 anni. Inoltre
ho avuto anche l’occasione di conoscere
l’opinione di un'altra ragazza, di origine Ucraina
sugli stessi eventi, poiché entrambe fanno parte
della stessa classe. La domanda in realtà si è
trasformata in una libera discussione tra 3
ragazzi che sono stati coinvolti emotivamente
dagli eventi storici di quelle dure realtà. In
particolar modo si è parlato degli episodi legati
alla Crimea.
Piccolo riassunto storico sulla Crimea. Il 16
marzo del 2014 in Crimea si tenne un referendum
sulla sua autodeterminazione; ad esso furono
ammessi a votare tutti i maggiorenni in possesso
della cittadinanza ucraina residenti in Crimea e i
cittadini russi ivi presenti e in possesso del
permesso di soggiorno nella penisola. Nel caso
fosse divenuta indipendente, poteva entrare a far
parte della federazione russa. I risultati furono di
un 80% della popolazione che espresse un
giudizio favorevole all’unificazione con la Russia,
nonostante ciò si affermò che i partecipanti al
voto risultarono essere 30-40% dell’intera
Crimea. Per lo più il ministro della difesa ucraina,
Vitaliy Yarema, dichiarò che il 13 marzo 2014
erano presenti in Crimea 18430 soldati russi. La
legittimità di tale referendum, tuttavia, è respinta
dai Paesi dell’U.E., dagli U.S.A. e da altri 71 Paesi
membri dell’ONU perché ritenuta
antidemocratica, mentre è ritenuta valida dalla
Russia. In un secondo momento, essendoci pareri
contrastanti tra Russia e Ucraina, sono iniziate
una serie di guerre all’interno del territorio
peninsulare, da una parte si ergeva una Russia
ben finanziata in campo bellico, dall’altra un
Ucraina, privata delle proprie armi di difesa dagli
stessi soldati filo-sovietici presenti in Crimea.
La ragazza russa si chiama Yulia, la ragazza
ucraina Alessandra, ed infine c’ero io, un altro
ragazzo di origine ucraina.
L’opinione di Yulia è alquanto semplice e coincisa:
è d’accordo con il fatto che Putin abbia
partecipato alla riunificazione della Crimea
(penisola ceduta all’Ucraina nel 1954 dal Primo
Segretario dell’URSS Nikita Khrushchev, come
riconoscimento dei legami storici e per
convenienza economica) con la Russia, poiché il
referendum parlava chiaramente: 80% favorevoli
al ritorno. Ha pero anche un grande rammarico
sul fatto che vengano oggigiorno uccise un’alta
quantità di persone. Alessandra in seguito ha
espresso un proprio parere riguardo alla tesi
trattata, affermando che era favorevole anche lei
all’unificazione della Crimea, in caso fosse
ritenuta giusta, ma era in totale disaccordo sul
fatto che Putin fosse entrato militarmente in un
altro Paese. Concetto al quale aderisco
pienamente. In seguito, aldilà dei fatti storici
accaduti ci siamo spostati a discutere della
canzone ‘’1944’’ dell’artista ucraina ‘’Jamala’’
vincitrice dell’EuroVision2016, principalmente
perché trattava degli eventi della Crimea
guardando con occhio il passato e facendo
riferimento ai fatti accaduti, illustrati
precedentemente. Questo perché c’è stata una
sentita critica da parte della Russia nei confronti
della vittoria, poiché ritenendo che la canzone
fosse solo di genere politico. In merito a questa
situazione Yulia si è espressa contraria alla critica
portata avanti dalla Russia, definendo che è
errato ragionare in questo modo, poiché i
riferimenti alla situazione non erano tanto
evidenti. Il testo della canzone le è piaciuto molto
ed ha affermato che ogni persona, che ha vissuto
la guerra, può identificarsi con essa. È rimasta
molto sorpresa invece dall’episodio che ha visto
la maggior parte dei russi votare l’Ucraina e
viceversa. Il che dimostra che gli scontri
avvengono solo sul piano politico.
Alessandra, si è espressa ugualmente contraria a
questa critica, definendo che in fondo ogni testo
di una qualsiasi canzone può raccontare quello
che vuole. Infine abbiamo parlato del modo in cui
abbiamo vissuto personalmente questa
situazione soprattutto dei viaggi fatti, chi in
Russia e chi in Ucraina. Alessandra ha vissuto in
di Vitaliy Prynda Cultura Generale
SCRITTURA e CULTURA
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maniera molto forte la situazione nel viaggio fatto
nel 2014, perché moralmente era molto difficile
da affrontare ed anche perché i discorsi che
svolgeva spesso con parenti e amici di famiglia, si
rifacevano sempre alla guerra. Yulia al contrario
l’ha vissuta in maniera molto più tranquilla
perché la guerra non è così sentita. Il problema, in
Russia, si ripercuote principalmente sul fattore
finanziario. In conclusione abbiamo notato e
asserito che molto frequentemente i Politici, che
non devono essere per forza identificati come
Russi o Ucraini, ormai non si preoccupano più
della situazione all’interno dei propri Paesi, ma si
preoccupano soltanto e unicamente del fattore
finanziario personale.
Un ringraziamento speciale alla collaborazione e
partecipazione della discussione, va alle due
ragazze, Yulia Sidikhmenova e Alessandra
Grygorova.
SCRITTURA e CULTURA
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Si vede che lo stupido ragazzino ha guardato
troppi TG, perché l’altra sera mi addormento e mi
viene fuori un dilemma: Sì o No, Sì o No, quale
parola ami di più tra queste due?
Quale paese preferisci: l’Italia che dice Sì o l’Italia
che dice No?
Vedo tante immagini: c’è una tizia giovane e
orrendamente carina (una bellezza plastificata, da
“estinzione della specie”) che sorride, sorride
sempre, sorride a tutti… (denti bianchi eh… non
dico di no)
Quella deve essere l’Italia che dice SÌ!
Poi c’è una tizia meno giovane, viso segnato da
qualche ruga, ha l’aria seria, tesa e preoccupata.
Continua a dire a chi sta intorno… “ma non è così,
guardate che non è così, un attimo per favore, non
mettetemi fretta…ragioniamo…”
Quella deve essere “l’Italia che dice NO”!
La prima tizia profuma, sorride e profuma, gela il
sangue con il suo sguardo e profuma…
La seconda ha una bella L di “looser” stampata
sulla fronte… butta sull’anziano, non sorride
quasi mai e poi – che fa? – vuole parlare? Ma non
lo sa che il dialogo è fuori moda? Che è una
rottura… starla a sentire?
Lo stupido ragazzino mi sussurra nella testa: “SÌ o
NO, SÌ o NO, a quale parola non puoi rinunciare?
Quale parola ami di più?
Mi sveglio confusa e sudata… Mia madre da sotto
urla: “Beh, che fai… ti dai una mossa, sì o no?
NO! , Urlo io (e per una volta mi pare che il
ragazzino nella mia testa stia battendo le mani…)
Sogni Rivelatori pt.5:
#ITALIA CHE DICE SÌ O ITALIA CHE DICE NO??
SCRITTURA e CULTURA
de “la Sognatrice”
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A dimostrarci che nella Hollywood di oggi siano le donne a sfornare i migliori gioielli è Shonda Rhimes che, con la sua casa di produzione Shondaland, ha prodotto ad oggi quelle che son considerate tra le migliori serie TV degli ultimi tempi (es. l'immortale Grey's Anatomy.) Ultima è How To Get Away With Murder (che letteralmente vuol dire “Come commettere un omicidio e farla franca”) ma ingiustamente tradotta “Le Regole del Delitto Perfetto.” Protagonista è Annalise Keating che, come tutte le protagoniste portate sul piccolo schermo dalla Rhimes, è una donna forte e risoluta. Ed è questo a contraddistinguerla nel suo ruolo di avvocato dove spesso, le azioni che compie per vincere le sue cause, sono più che discutibili. Annalise Keating è un avvocato senza troppo pelo sullo stomaco, pronta a tutto pur di vincere le cause, imbrigliata in un matrimonio dai contorni foschi, che tiene il corso “How to get away with murder” alla Scuola di Legge. Credetemi, non vorreste mai passare un solo secondo nella stessa aula di questa donna. Ed è qui che parte tutto: come ogni anno sceglierà cinque migliori studenti che l'accompagneranno nei suoi casi giudiziari: i Keating Five. Ragazzi ambiziosi, pronti a tutto per il ruolo di miglior studente e per niente candidi che, attraverso l'uso di frequenti flashback porteranno avanti la trama orizzontale della serie. Tutto, ogni puntata, ogni scena, regalerà un tassello che si andrà poi a incastonare con quanto mostrato in essi: un omicidio di cui i ragazzi sono responsabili -o forse no?- Inutile provare a fare supposizioni, inutile anche
provare a perdere il proprio tempo a cercar di capire chi ha fatto cosa e perché. Per quanto sia inevitabile, s'intende. A rendere questa serie un capolavoro è proprio l'impredivibilità e l'assenza di cliche, oltre che alla magistrale Viola Davis nel ruolo della protagonista. Questa donna così criptica che nelle sue migliaia di sfaccettature o la si ama o la si odia, non vi è alcuna via di mezzo. Ogni sua azione, buona o malvagia che sia, sembra sempre adita al raggiungimento di qualcosa di più grande. Quasi spaventosa da vedere, come nella tragedia o di fronte alla morte riesca a trovare la lucidità per pensare e “sistemare” le cose. Nel chiuso della sua stanza, Annalise Keating piange spesso, si mostra per la donna fragile che è (o forse no?), ma questa esasperata ed esasperante altalena di emozioni e di atteggiamenti tratteggia un personaggio complesso, sfaccettato, multiforme che conquista lo spettatore anche quando ricorre – come già detto - a mezzi moralmente ed eticamente discutibili. Non mancano i colpi di scena, il finale ad effetto che porta a divorare altri episodi come non ci fosse un domani, dei personaggi con delle storyline ben costruite e una trama avvincente. Cosa volete di più incluso nel pacchetto, un Happy Meal? How to get away with murder è un gioiello della serialità televisiva, un capolavoro di quelli che a parole non si può dire. E al giorno d'oggi, di serie che mostrino la forza delle donne ne abbiamo davvero bisogno. Non aspettatevi gioie, Shonda Rhimes è famosa per privarne di ogni tipo, ma non ne resterete comunque delusi. Non dite che non ve l'avevo detto.
SCRITTURA E CULTURA
Come fissarsi con una serie e farla franca di Maica Cantarella
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Apparteniamo ad una generazione difficile, piena di complessi, insicurezze, paure. Cerchiamo rifugio nella nostra quotidianità fotocopiando comportamenti o intere vite di persone che reputiamo essere migliori di noi. Sotto una borsa firmata o un pantalone indossato perché '' Addosso a quella faceva figo '' , c'è una persona che ancora non ha trovato la propria strada, il proprio stile di vita o la propria impostazione. Non che per tutti funzioni allo stesso modo. Magari si segue una moda solo perché piace, soggetta ad una rilevanza essa viene considerata semplicemente il trand del momento, ma nella maggior parte dei casi, dietro questo pseudo
fenomeno si nascondono molteplici problematiche. Solitamente si tiene a concettualizzare la maggioranza come verità assoluta, rendendo ciò che è soggettivo l'opposto di oggettivo, e quindi negativo. In parole povere, se non ti vesti come gli altri sei uno sfigato. Molte volte, senza volerlo, ci ritroviamo a giudicare una persona solo perché questa è ''diversa'' Senza considerare che agli occhi di essa quelli ad apparire diversi siamo noi. Il mondo è bello perché è vario, ma non esisterebbe nemmeno il concetto di varietà se all'interno di esso non si manifestassero casi di soggettività collettivi.
PENSIERI
Siamo Noi di Light Blue
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BROWNIES
Ingredienti:
Ingredienti per uno stampo di cm 25×25
180 gr di burro
300 gr di zucchero
90 gr. di cacao amaro in polvere
la punta di un cucchiaino di sale
1 bustina di vanillina
2 uova grandi fredde
75 gr di farina
60 gr di noci (facoltativo)
Preparazione: Nel frattempo accendete il forno a 180° e fatelo riscaldare, foderate con carta forno uno stampo di 25 cm per lato; fate sciogliere a bagnomaria il burro con lo zucchero, il cacao in polvere, il sale ; fate raffreddare per 2-3 minuti, aggiungete la vanillina e girate con un cucchiaio di legno, aggiungete un uovo alla volta e mescolate energicamente ad ogni aggiunta. A questo punto versate la farina e girate con forza per un paio di minuti. Se volete aggiungere le noci fatelo adesso (spezzettate grossolanamente). Versate il composto nello stampo e fate cuocere per 25 minuti a 180° . All’interno saranno morbidi e umidi e fuori avranno una crosticina marrone chiaro, utilizzate un coltello di plastica per tagliarli a quadrotti senza correre il rischio di farli sbriciolare.Ed ecco pronti i vostri Brownies americani. Buon appetito!
ABBINAMENTO: Tè o latte e caffè, oppure Passito di Pantelleria
LA RIC(C)ETTA
CUCINA
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Sono le 6 del mattino. Una leggera brezza muove le tende delle finestre. Fuori il silenzio assoluto. Improvvisamente un portone si chiude, si ode un lamento, un grido, dei passi. Quei suoni hanno qualcosa di strano , qualcosa di....inumano. Per i guardiani che abitano da anni la nostra scuola non vi sono dubbi: è il fantasma del Malpighi. Questa sovrannaturale figura ,detta anche "il vendicatore" è un entità scolastica che abita il nostro istituto da prima che diventasse scuola. Sappiamo poco di lui, ma la sua esistenza è certificata da più fonti come confermano tutti i professori veterani della nostra scuola. Anche a numerosi studenti ammettono di essere venuti a contatto con la temibile entità. Affermano infatti che tutte le loro insufficienze sono state inserite nei registri dei professori da questo strano fantasma. Una delle sue ultime malefatte è aver inviato alla nostra redazione una foto di un suo ritratto che afferma essere disegnato in una qualche misteriosa area del Malpighi. Noi del Riccetto chiediamo quindi il vostro aiuto per capire in quale sovrannaturale aula si trova questo misterioso disegno. Solo cosi potremmo ricostruire la storia del "Vendicatore del Malpighi" Chi per primo invierà la risposta all'indirizzo e mail [email protected] riceverà in compenso un pizzetta offerta dalla redazione e un pizzico d'aglio per non essere ucciso dal vendicatore.
IL FANTASMA DEL MALPIGHI
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Nei meandri più oscuri delle prigionie della scuola si cela uno studente: il suo nome è L.T.FOX. Rimasto lì nel tentativo di riuscire a rubare le tracce della prima prova non è più riuscito a tornare per colpa della trascurata edilizia scolastica. Rimasto solo con le “Catilinarie” di Cicerone capì che sarebbe stato più semplice imparare i segreti dell’astrologia, piuttosto che riuscire a tradurre quelle versioni. Le sue profezie sono rimaste a noi sotto forma di pergamena, e fino ad adesso si sono rivelate straordinariamente vere” Ariete: Dovete imparare a capire quali sono i professori cui volete davvero dedicare più ruffianaggine nella vostra vita. Evitate quelli di lettere, loro non vi sopportano e non vi sopporteranno mai. Non è più il momento di sognare a occhi aperti pensando di poter riuscire a trasformare quel mezzo voto nella vostra felicità, puntate al gioco d’azzardo. Per i maturandi al quizzone cominciate a prepararvi qualche filastrocca per buttarvi a caso, sarà l’unica vostra possibilità. Toro: Si verifica un favorevole aspetto di Giove, astro della penna scarica durante il tema, per quanto concerne voi del Toro, … Se, fino a qualche giorno fa, qualcuno vi accusava di essere un po' pigri e forse passivi, adesso dovrà ricredersi, siete decisamente peggio di quanto si immaginava. L’influenza di Venere vi farà sembrare particolarmente affascinante l’unico bagno funzionante nel vostro piano Gemelli: Le faccende extracurricolari subiranno bei cambiamenti, nelle prossime settimane. Non dovete preoccuparvi però, perderete senza problemi qualsiasi occasione di prendere qualche voto più alto in pagella. Ci saranno novità anche nella vita amorosa, quindi dedicatevi alla passione che per la scuola avete superato il treno! Oggi, per il vostro segno di Terra, Marte, astro del 5 ½ che diventa debito, influenzerà positivamente sul vostro studio di recupero a luglio, Cancro: Nelle prossime settimane, voi del Cancro dovrete fare attenzione a non dare l'impressione di essere intelligenti, perdereste tempo nessuno vi crederà. Si avvia un difficile aspetto di Marte, pianeta del compito lasciato in bianco, per voi Sagittario oggi! Cominciate a comprare dei bei
fogli di carta lucida, non rischiate di rimanere senza eleganza per un compito lasciato in bianco , lo stile non deve mancare neanche per i 2. Leone: Da oggi riuscirete a raggiungere finalmente i vostri risultati sperati in tutti i campi, ma non sulla scuola tranquilli, lì non ci sono possibilità. Il vostro pianeta governatore, è, per quanto riguarda voi Leoncini, nella Casa della sessualità, e questo vi permetterà di cimentarvi in qualsiasi funzione matematica, ma senza venirne mai a capo. Vergine: E' difficile avere la meglio su di voi, quando c'è da discutere di qualcosa d'importante come la filosofia agostiniana del VI secolo. Sarete, nelle prossime settimane, degli ottimi combattenti, ma state attenti a Storia, le peggiori batoste partono da là. È in corso una posizione vantaggiosa di Venere, astro delle preferenze dei professori, cominciate a prepararvi le vostre frasi più ruffiane! Bilancia: Le vostre forze dovrebbero essere convogliate verso un obiettivo concreto, quindi basta pensare alle scuola, per voi meglio avvicinarvi al mondo del lavoro. Questo martedì, per la Bilancia, si forma una disagevole posizione di Marte, astro del 6 politico, pregare i vostri professori non basterà più , cominciate a tirare fuori i vostri risparmi. Scorpione: Cominciando da oggi, per voi dello Scorpione, Marte, astro della disoccupazione dopo il diploma, è in gradevole sestile... Scompare la pigrizia che vi aveva afflitto in parecchi momenti delle scorse settimane per far posto alla frenesia del voler ricuperare tutto (inutilmente). Per chi non ha insufficienze e si crede preparato in tutto non preoccupatevi, sorprese non mancheranno neanche per voi Sagittario: Nelle prossime settimane, voi del Saggitario potreste essere protagonisti di un po' di dispersione delle energie accumulate studiando il giorno prima per le interrogazioni. Da questa giornata, Giove, pianeta rotondo, farà apparire più riconoscente tutto ciò che è simile ad un cerchio. Perciò mostratevi più cortesi verso le professoresse tondeggianti, la pagella ripagherà! Capricorno: Avete una raffica di energie in più da spendere, nelle prossime settimane, ma non vi preoccupate si esauriranno tutte dopo i compiti
OROSCOPO DI L.T. FOX
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in classe di maggio. Da questo martedì, Marte, astro dei radicali e delle derivate, transita in elegante congiunzione con le insufficienze per voi esponenti dei Capricorno! Ne trarranno vantaggio tutti i campi dell'esistenza, ma - in particolare – le pagelle di fine anno. Acquario: Ci possono essere ottime idee nelle materie scientifiche. Dovete però stare attenti a confrontarvi con i professori con il quale non siete mai andati d’accordo, vi riserveranno sorprese che potreste non aver messo in conto. Partendo da oggi, per l’acquario, la relazione
incestuosa da Marte e Venere farà risultare di una semplicità sconvolgente tutte le versioni.
Pesci: Marte, vostro pianeta protettore e custode delle insufficienze, è in favorevole sestile. Migliora la situazione dello scritto, che aveva visto qualche imprevisto di troppo, nelle ultime settimane. Per i maturandi la seconda prova porterà con se una sorpresa inaspettata e passerete l’esame senza problemi, ma solo se farete sacrifici umani a Venere (come sacrificati valgono anche i professori)
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GIOCHI
(7,9)
SOLUZIONE ULTIMO NUMERO: DIVERBI CONIUGALI
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DEDICHE
…
QUESTO ERA L’ULTIMO RICCETTO DELL’ANNO!
BUONA CONCLUSIONE A TUTTI E CI VEDIAMO
L’ANNO PROSSIMO (auguriamo di no ai nostri
maturandi e addio al nostro grafico che va
in Armenia)
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La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.
"Le poesie sono pensieri che respirano, e parole che bruciano.." (Thomas Grey)
Guardo n arto e nun te vedo Forse perché nun ce credo
Si te chiamo ‘n me risponni Si te cerco te nasconni
Se esisti o pure no Questo proprio non lo so
Pensacce? Lo farò Ma 'n tanto dico bho
Tu pe me sei na speranza Che m aiuta a campà Io e Te, ‘n alleanza Che non è casualità
M’hai donato un anello Un'estate o due fa
Il mio ego un bordello Ma alla fine sai ‘n do sta?
So sicuro che lo sai E che te lo chiedo a fa Tu me sarvi da li guai Come quella che ce l ha
POETI ANONIMI DE BRAVETTA
Er Core de Roma