ilRiccetto Giugno 2016

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Il Riccetto-Giornale Studentesco del IIS via Silvestri, 301 [email protected] Uscita mensile 8° Numero 31/05/2016 STATUTO della REDAZIONE de “ilRiccetto” ART 1 Rispetto per le leggi e la Costituzione Italiana, contro la diffamazione, il fascismo, il razzismo e per la difesa della libertà di espressione e della creatività individuale. POLITICA INTERNA alla SCUOLA e TERRITORIALE -Buffonata nostra (di Leonardo Timperi) -Il pensiero della Pulvi (di Lorenzo Di Russo) -Professione e Passione (di Riccardo Serra) -UWC: I collegi del mondo unito (di Francesco Casucci) -Apertura del Buon Pastore (di Francesco Di Carlo) -Invalsi (di Giacomo Santarelli) -Finalmente è aula autogestita (di Giacomo Santarelli) POLITICA ESTERNA alla SCUOLA - -A Giacinto (di Matteo Capozucca) - -Inchiesta sul terrorismo (del Noviziato Pixel) - I giovani e la speranza nel futuro ( di Chiara Falconi) SCRITTURA e CULTURA -Cultura Generale (di Vitaliy Prynda) -Sogni rivelatori pt.5: (de la Sognatrice) -serie TV ( di Maica Cantarella) - Siamo noi -la Ric(c)etta -il fantasma del Malpighi -Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi de Bravetta) -Oroscopo (di L.T. Fox) STORIA E FILOSOFIA --Libertà e Controllo (di Lorenzo Specchioli) -Le previsioni di Marx (di Andrea Della Polla) -Riscoprire Sartre (di Andrea Della Polla) IL RISULTATO DELL’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO 2015-2016: Dedicato a Luigi

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Numero di Giugno del giornalino studentesco ilRiccetto dell'IIS Via Silvestri 301

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Il Riccetto-Giornale Studentesco

del IIS via Silvestri, 301

[email protected]

Uscita mensile 8° Numero 31/05/2016

STATUTO della

REDAZIONE de “ilRiccetto”

ART 1 Rispetto per le leggi e la

Costituzione Italiana, contro la

diffamazione, il fascismo, il

razzismo e per la difesa della

libertà di espressione e della

creatività individuale.

POLITICA INTERNA alla

SCUOLA e TERRITORIALE

-Buffonata nostra (di

Leonardo Timperi)

-Il pensiero della Pulvi

(di Lorenzo Di Russo)

-Professione e Passione (di

Riccardo Serra)

-UWC: I collegi del mondo

unito (di Francesco Casucci)

-Apertura del Buon Pastore

(di Francesco Di Carlo)

-Invalsi (di Giacomo

Santarelli)

-Finalmente è aula

autogestita (di Giacomo

Santarelli)

POLITICA ESTERNA alla

SCUOLA -

-A Giacinto (di Matteo

Capozucca) -

-Inchiesta sul terrorismo (del

Noviziato Pixel)

- I giovani e la speranza nel

futuro ( di Chiara Falconi)

SCRITTURA e CULTURA

-Cultura Generale (di Vitaliy

Prynda)

-Sogni rivelatori pt.5: (de la

Sognatrice)

-serie TV ( di Maica

Cantarella) -

Siamo noi

-la Ric(c)etta

-il fantasma del Malpighi

-Progetto P.A.B. (Poeti

Anonimi de Bravetta)

-Oroscopo (di L.T. Fox)

STORIA E FILOSOFIA

--Libertà e Controllo (di

Lorenzo Specchioli)

-Le previsioni di Marx (di

Andrea Della Polla)

-Riscoprire Sartre (di Andrea

Della Polla)

IL RISULTATO DELL’ALTERNANZA

SCUOLA LAVORO 2015-2016:

Dedicato a Luigi

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Direttore

Leonardo Timperi

Vicedirettore

Lorenzo Di Russo

Direttore grafico

Francesco Casucci

Vicedirettore grafico

Silvia Gimigliano

Prof.ssa referente

Prof.ssa Bernabei

Referente Volta

Ascanio Burattini

Referente Malpighi

Giacomo Santarelli

Referente Ceccherelli

Andrea Della Polla

Redattori Ester Flumeri,

Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia

Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy

Prynda, Riccardo Serra

“La cultura è l’unica droga

che crea indipendenza.” (anonimo)

Se la scrittura è la vostra passione, se

volete vedere come funziona la redazione

di un giornale scolastico, se volete far

valere la vostra voce e pubblicare i vostri

pensieri siete tutti invitati a partecipare

alla redazione del giornale. Se avete

articoli, suggerimenti e idee potete inviarli

alla mail*: [email protected]

* La partecipazione garantisce l’accesso al

credito formativo.

Redazione

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Settembre 2015, l'IIS VIA SILVESTRI 301 stipula un accordo con l’Associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente “Italia Nostra”. Sarà lei a occuparsi della nostra alternanza scuola/lavoro. Maggio 2016, passato un anno da quel contratto, di Italia Nostra abbiamo visto soltanto il logo. 15 ore sono quelle che in media ogni studente ha accumulato durante quest’anno scolastico , 15 sulle 200 ore che dovremmo impiegare durante tutto l’arco del triennio, esattamente il 9 % delle 60-70 ore annuali che avrebbe comportato la divisione più elementare ma anche più comoda. Da queste ore non si può sfuggire. Il perché? Semplice, non si viene ammessi all'esame di Maturità. Tutte queste sono le complicazioni di una legge che impone e non propone, che sottrae ore preziose alla Didattica senza fornire strumenti validi per impiegarle in modo proficuo. Una legge (ambiziosa) ma irrecuperabilmente incompleta, senza uno straccio di regolamentazione valida, che lascia all’incerto l’eventualità che un ragazzo possa venire bocciato , che debba passare un anno all'estero o che si trovi costretto ad essere lontano dai banchi delle scuole per una malattia. Tutto viene lasciato, o meglio abbandonato, nelle mani delle singole scuole che dovranno “arrangiarsi” a costruire un’alternanza scuola lavoro produttiva e stimolante per i propri lavoratori-studenti. Ma adesso di alternanza se n’è vista solo un leggero tratteggio, e neanche troppo evidente. L’inadeguatezza, anche comprensibile, delle nostre scuole a un progetto così ambizioso e distante dal nostro classico sistema scolastico non può diventare il pretesto per lasciarsi cullare in un'inerzia improduttiva atta a negare le responsabilità che qualcuno ha nella vicenda. Un’inerzia che si è protratta per tutto il corso dell’anno, scandita a ritmo di saltuari corsi di formazione che di lavoro avevano solo quello per il tragitto dalle nostre scuole all’aula conferenze. Di spiegazioni in merito al problema ne abbiamo avute poche. Di

dichiarazioni di scuse, invece, forse più che meritate non se ne ‘ vista nemmeno l’ombra. Tuttalpiù la frase che ci siamo sentiti dire più spesso è stata la tanto semplice quanto banale “non sappiamo niente”. Ma dietro questa presunta ingenuità cosa si nasconde? Se non sanno niente loro chi dovrebbe sapere? E se invece sanno qualcosa perché non fanno niente? E’ un controsenso, qualcosa che manifesta un’evidente lacuna, una negazione delle proprie responsabilità, che a volte assume i tratti di un implicito scarica barile, i cui effetti si rovesciano inevitabilmente sulle nostre spalle, quelli di Studenti-Lavoratori che da questa esperienza dovremmo guadagnarci i risultati più grandi. Ma invece dei risultati quello che percepiamo è soltanto la montagna incavalcabile delle centinaia di ore che dovremmo vederci diluite non più in tre anni, ma in due. Un’enormità. La novità è che adesso alla scuola viene chiesto di prendersi cura di noi in un modo in cui non le è stato chiesto mai di farlo prima: con il Lavoro. E proprio nel momento in cui si chiede qualcosa di nuovo e di diverso ecco lì che la nostra scuola entra in crisi, forse ricordandosi l’antico amaro gusto di quando si era studenti e ci si trovava davanti ad un compito al quale non si sapeva rispondere niente. Ma è proprio li che tutti sanno che non bisogna mai lasciare le risposte in bianco, a costo di sbagliare, di perdere tempo è necessario inventare, spremere le nostre membra e provocare la nostra creatività. Ma è forse da parecchio tempo che chi regge la nostra scuola non è più studente e si è forse dimenticato che l’errore più grave è lasciare che il tempo scorra senza prendere in mano la situazione. Peccato perché le nostre vicine Montale, Visconti, Kennedy ad arrangiarsi hanno imparato e stanno imparando cercando di trasformare una proposta inadeguata in una grande opportunità, un'ottima occasione per far crescere i propri studenti, andando a sviluppare quelle

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

Buffonata Nostra

di Leonardo Timperi

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capacità tanto importanti nel lavoro quanto nella vita. Sono chiamate “soft skill”, le competenze trasversali, ovvero quelle capacità che raggruppano le qualità personali, l'atteggiamento in ambito lavorativo e le conoscenze nel campo delle relazioni interpersonali. Ad esempio la leadership, l'efficacia relazionale, il teamworking, il problem solving, il good speaking. Abilità che non rientrano nel classico programma di studi del nostro venerato e denigrato sistema scolastico, ma che possono veramente fare la differenza in un mondo così competitivo. E se fatta bene, con voglia di fare e spirito di iniziativa l'alternanza scuola lavoro può riuscire nell' obiettivo. Ma dobbiamo cambiare rotta, lasciare da parte i corsi di formazione/sicurezza che invece di accendere la curiosità e l'interesse dello studente li spengono del tutto, andando a creare quel grande nemico della scuola ,o meglio l'antiscuola per eccellenza: la noia.

C’è ancora tempo per rimediare, il percorso è appena iniziato. Noi studenti dobbiamo comunque riconoscere che alcuni professori ce la stanno mettendo veramente tutta per ridurre al minimo i danni, ma è necessario intraprendere un altro cammino e a sollecitarli in questa impresa dobbiamo essere noi, per primi. Essere Propositivi, Avere la volontà di prendere in mano quello che ci riguarda, comunicare per esprimere le nostre idee. Questo è l’unico modo per trasformare la nostra scuola. Questo è l’unico modo per cambiare il nostro futuro.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

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La professoressa Pulvirenti, insegnante di fisica e

matematica del liceo Malpighi, ha scelto ilRiccetto

per esporre il suo pensiero riguardo alla

situazione del nostro istituto ed inviare un

messaggio chiaro e diretto all’intera componente

scolastica.

Il suo risuona quasi come un appello a tutti gli

elementi del IIS Silvestri 301: dalla dirigenza agli

studenti, passando per professori e personale

ATA, ognuno deve mettersi in discussione

eseguendo un umile processo autocritico.

Nessuno è esente da colpe in un sistema

scolastico con evidenti lacune a livello locale e

nazionale. La professoressa rivolge il suo primo

rimprovero, che però suona più come un

amorevole consiglio, al corpo docenti, composto

da semplici colleghi ma anche amici di una vita:

“bisogna rinnovarsi”. In classe i ragazzi spesso

palesano delle difficoltà nell’apprendimento

dovute a lezioni troppo frontali, dunque i

professori dovrebbero essere al passo con i tempi

ed innovare le loro tecniche di insegnamento,

dialogando ed interagendo maggiormente con gli

studenti. Sbaglieremmo però a leggere tra le righe

di questo suggerimento la volontà di

deresponsabilizzare i giovani, essi infatti sono i

principali artefici del loro basso rendimento

determinato principalmente dal fatto che “troppo

spesso non seguono le lezioni in classe”; “devono

capire che la scuola non è un parco giochi e che i

risultati si ottengono solo con impegno, dedizione

e qualche sacrificio”. Ma anche i genitori non

devono pensare di essere esenti da colpe, essi

infatti “devono lasciar crescere i ragazzi, essendo

né troppo apprensivi né troppo assenti”.

Inoltre la professoressa Pulvirenti si dichiara

sostenitrice della protesta di professori e studenti

contro la “Buonascuola”. Le sue motivazioni sono

quelle comuni alla maggior parte degli oppositori

del decreto, ella infatti afferma: “è innegabile che

vi sia la necessità di migliorare la scuola anche

apportando alcuni cambiamenti al sistema, ma

non si può pensare di farlo non ascoltando la

controparte!”. Dunque l’idea di voler migliorare il

sistema scolastico è teoricamente buona, ma il

modo in cui questo cambiamento viene messo in

pratica è pessimo, soprattutto per il mancato

confronto con chi a scuola lavora

quotidianamente; “ad esempio una delle tante

necessità espresse dai docenti, ma non presa in

considerazione dal ministero, è quella delle LIM

(lavagne multimediali) di cui il Buon Pastore è

sguarnito (ad eccezione di 3/4 aule), questi utili

strumenti contribuirebbero sicuramente allo

svolgimento di lezioni più coinvolgenti”. Le

responsabilità che la professoressa attribuisce al

governo però non finiscono qui, indirettamente

infatti anche la cattiva gestione del sistema

pensionistico danneggia gli istituti di istruzione,

costringendo docenti con decenni di

insegnamento alle spalle a svolgere un’attività

ormai non più consona alla loro età e che

dovrebbe essere lasciata alle nuove leve. A

conclusione di questa breve analisi Gabriella

Pulvirenti si rivolge a tutti gli attori della scena

scolastica con un invito: “ Per il bene del Malpighi,

del Volta, del Ceccherelli facciamo tutti un passo

indietro. Dialoghiamo, confrontiamoci, facciamo

proposte, ma tutto nel più totale rispetto

dell’altro. Sostanzialmente, più fatti meno

chiacchiere!”

Il pensiero della Pulvi di Lorenzo Di Russo

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

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Alla fine di questo anno scolastico ho deciso di

sottoporre una domanda a tutti i professori (della

sezione B) per scoprire cosa li avesse spinti a

intraprendere gli studi delle singole discipline

sino all’insegnamento delle stesse.

Qual è la passione o più semplicemente la

motivazione dietro la sua professione?

-Inizialmente mi ha spinto l’interesse verso il

mondo orientale, in particolare il Giappone,

infatti ho conseguito la laurea in lingue e

letterature orientali (giapponese). Durante gli

studi universitari mi sono interessata

maggiormente della lingua e della letteratura

inglese e ho capito che quello che volevo davvero

era insegnare questa lingua e questa cultura agli

studenti.

Professoressa Garruba

-La scelta è stata motivata dall’amore per lo sport

e dalla dedizione all’insegnamento. Ho sempre

avuto un interesse particolare per le scienze

motorie e per tutte le discipline sportive. Mi

entusiasma l’idea di poter trasmettere dei valori, i

quali, comunque vada, saranno presenti nella

futuro dei ragazzi e nella loro vita di tutti i giorni.

Professoressa Calitri

-La motivazione fondamentale della scelta di

intraprendere lo studio della filosofia è scaturita

dall’esigenza di rispondere ai perché della vita.

Professoressa Di Pastena

-Ho iniziato a fare ricerca storica negli archivi a

partire dalla tesi di laurea (in lettere) e poi non ho

più smesso: dal commercio estero italiano

nell’Ottocento alla storia dei consumi nel

Novecento, fino a quella delle bonifiche nell’Agro

Romano (attualmente sto lavorando ad una storia

delle “raccomandazioni”…). Della ricerca storica

mi piace l’equilibrio tra la dimensione creativa,

trovare le tracce del passato e legarle insieme in

un racconto, e quella più propriamente scientifica

che ha a che fare con il rigore metodologico,

l’impianto critico sotteso ad una ricerca.

Professor Colafranceschi

-La passione per la conoscenza mi ha portato e mi

porta tuttora a studiare. Il desiderio di trovare

risposte ai perché della vita e al senso della realtà,

mi porta a cercare la profondità in tutte le cose, e

questo avviene anche grazie allo studio. La scelta

dell’insegnamento dipende dalla mia grande

fiducia nel mondo dei giovani e dal desiderio di

condividere con loro le riflessioni sulla verità

dell’esistenza. Mi piacerebbe lasciare loro uno

spunto sul quale possano riflettere un giorno,

quando la vita li metterà di fronte alle scelte

importanti. Ho fiducia che i giovani possano

costruire un mondo diverso più umano e più

giusto.

Professor Jermini

-Ho fatto il liceo classico, le materie che mi

interessavano di più erano filosofia e la chimica,

quindi ho iniziato a leggere da solo libri

divulgativi sulla meccanica quantistica poichè

credevo ci fosse un aspetto della realtà che

potesse essere preso solo con la matematica e

non con le parole, quindi mi sono iscritto alla

facoltà di fisica e in realtà l’ho trovata molto

diversa da come me l’aspettavo poiché l’aspetto

filosofico concettuale c’è ma solo dopo molto

tecnicismo. Mi è sempre piaciuto imparare e

insegnare, e volevo capire come girasse il mondo,

conoscerne le leggi fondamentali. Ho studiato

meccanica quantistica e la fisica delle particelle,

dopo di che durante il dottorato ho studiato la

meccanica statistica (una disciplina che si occupa

del collegamento della termodinamica e le leggi

microscopiche delle particelle). Dopo di che ho

lavorato in un’azienda e ora sto provando questa

nuova esperienza dell’insegnamento presso il

vostro liceo. Sapendo che questo è uno scientifico

mi aspettavo che gli studenti fossero più

preparati in matematica ma sono comunque

rimasto colpito dalla qualità dei ragazzi.

Professor Asti

-Ho sempre amato il disegno, ed ho anche avuto

la fortuna di poter visitare nell’infanzia molti

musei. Mi sono interessata all’arte quando ancora

non possedevo alcuno strumento per

comprenderla. Ho scelto architettura al termine

Professione E passione di Riccardo Serra

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

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del liceo scientifico, rinunciando alla facoltà di

lettere che forse in quel momento avrei preferito,

convinta che mi avrebbe offerto più prospettive

di lavoro. Il percorso di studio è stato lungo e

impegnativo, “30 esami”, ma vario ed

entusiasmante. Progressivamente mi sono

avvicinata alla storia dell’architettura e del

restauro, tanto che ho continuato gli studi

specializzandomi in questa disciplina. Dopo non è

stato facile, ma in un certo momento della mia

vita ho dovuto decidere tra un impiego come

architetto al comune di Roma e la scuola, cosa ho

scelto lo sapete e non ho alcun rimpianto.

Professoressa Pontani

-La scelta della facoltà è stata determinata da

quanto mi divertivo a fare problemi o quesiti

enigmistici e dalla beata ignoranza su cosa mi

aspettasse. L’insegnamento è stata invece una

scelta di impegno sociale e una scelta familiare.

Professoressa Nocera

-La motivazione è dovuta soprattutto alla

curiosità nei riguardi dei fenomeni naturali. Le

mie passioni in questo campo erano relative agli

infiniti progetti di ricerca che mi figuravo di

intraprendere. Dopo la laurea in biologia, vari

tentativi sia accademici che lavorativi si sono

rivelati infruttuosi. L’insegnamento non è stata

una prima scelta, ma sicuramente una

rivelazione: non quella di istruire ma quella di

comunicare tramite delle lezioni non

cattedratiche ma corali (lezione con

partecipazione attiva degli studenti). Ho sempre

pensato che senza l’apporto attivo degli studenti,

la lezione rapidamente avrebbe perso la sua

incisività. La sfida è stata quella di rendere

gradevole lo studio delle scienze anche a chi di

questa materia non vuole sentir parlare. Non

saprei dire se ho avuto o meno successo in

questo, ma questa impresa quotidiana è stata

sempre fonte di rinnovata passione. Inoltre

l’insegnamento mi ha permesso di continuare,

anche se in tono minore, a fare ricerca.

Professor Siracusano

-Mi sono sempre piaciute le storie e in fondo le

materie umanistiche raccontano la grande storia

dell’umanità. Dopo gli studi universitari, mi sono

occupata di molte cose: dalla ricerca

universitaria, al giornalismo, alla regia di

programmi RAI; una laurea in lettere ti da molte

possibilità, ma non ho mai smesso di insegnare

finche, con piacere, non ho scelto questa

professione, certo che a volte ci si stanca, alcune

classi sono più impegnative di altre, ma veder

crescere e maturare tanti ragazzi è una bella

soddisfazione. Bisogna scegliere, se si può, quello

che piace e continuare nonostante le difficoltà.

Certo oggi l’ inserimento nel mondo del lavoro è

molto più complesso; perciò la scelta

universitaria è importante, ma almeno si provi a

fare ciò che interessa veramente , tanto le

difficoltà ci sono e ci sono state per chiunque,

fanno parte della vita.

In bocca al lupo a tutti e auguri per gli esami!

Professoressa Paudice

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

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I Collegi del Mondo Unito (UWC) sono un gruppo

di 15 scuole che offrono la possibilità a ragazzi

provenienti da più di 140 nazioni di studiare e

convivere per due anni, seguendo la missione

UWC e i suoi valori. Il movimento fu fondato nel

1962 da Kurt Hahn, un educatore tedesco di fama

internazionale con l’intento di creare un luogo

dove i ragazzi potessero imparare attraverso la

conoscenza a vivere e promuovere la pace. I

valori fondamentali alla base del movimento

UWC, infatti, sono: la celebrazione delle

differenze, la comprensione internazionale ed

interculturale, l’impegno personale, la

compassione e il servizio, il rispetto per

l’ambiente, la responsabilità e il rispetto comune.

Il primo collegio creato fu Atlantic College, nel

sud del Galles, ora ve ne sono 15 sparsi per il

globo. La logica fondante della localizzazione dei

singoli collegi è quella di individuare paesi dove

la molteplicità delle culture, delle religioni e delle

etnie trova maggiore espressione. Basti pensare a

collegi come UWC Mostar (Bosnia Erzegovina),

UWC Maastricht, UWC Adriatic (Duino, TS), UWC

Kamhlaba (Swaziland, Africa del sud), UWC

Dilijan (Armenia), UWC USA (New Mexico), UWC

Costa Rica etc.

La scuola è rivolta a ragazzi tra i 16 e i 18 anni per

frequentare gli ultimi due anni delle scuole

superiori. I collegi adottano il sistema scolastico

del Baccalaureato Internazionale (IB); si studiano

in tutto sei materie (tre a livello superiore e tre a

livello standard) secondo dei criteri predefiniti

ma con la possibilità di elaborare un percorso di

studi che rispetti le preferenze e attitudini dello

studente e che prepari agli studi universitari. L’IB

prevede come percorso formativo anche la

partecipazione ad un’attività di volontariato,

un’attività la creatività ed una sportiva. Il

Baccalaureato Internazionale è riconosciuto da

moltissimi paesi nel mondo garantendo un

accesso diretto a svariate università senza

necessità di conversione dei diplomi etc. In tutti i

collegi, l’accesso è previsto solo attraverso una

selezione di merito, che viene effettuata nel

proprio paese di origine dalla rispettiva

commissione nazionale. La filosofia che muove i

processi di selezione è quella di garantire l’

ammissione per merito, indipendentemente dal

ceto sociale. Esistono pertanto delle borse di

studio finanziate grazie a mecenati privati, enti,

istituzioni e governi di tutto il mondo. I criteri per

l’assegnazione di queste borse non sono soltanto

quelli di rendimento scolastico, ma anche quelli di

attitudine e di rispondenza ai principi ispiratori

UWC. In Italia le selezioni prevedono due fasi: una

regionale e una volta superata la prima una

seconda fase nazionale. In genere il bando per

partecipare è pubblicato ad ottobre e le selezioni

si svolgono tra gennaio e marzo. Le selezioni sono

svolte grazie al lavoro volontario degli ex

studenti. Possono partecipare tutti i ragazzi che

frequentano per la prima volta il terzultimo anno

di scuola superiore.

Anche solo partecipare alle selezioni, regionali e

nazionali, costituisce un’esperienza unica, un

piccolo momento in cui si può assaporare

davvero cosa vuol dire vivere in un collegio UWC,

un’avventura che consiglio a tutti i ragazzi del

futuro terzo anno.

di Francesco Casucci UWC: I Collegi del Mondo Unito

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

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Venerdì 20 abbiamo avuto il piacere di inaugurare la mostra curata dagli studenti dedicata al Complesso del Buon Pastore, con una cerimonia splendida oltre che molto partecipata. Come detto nel mio intervento d'apertura, il mio inevitabile auspicio è che questo possa rappresentare solo il punto di partenza del processo di apertura al territorio e assunzione del ruolo di punto di riferimento importante del quartiere che da anni auspico per il nostro istituto. Sì perché se si torna indietro con la memoria e si tenta di trovare un qualcosa di simile accaduto nel nostro istituto difficilmente si individua un evento paragonabile. Ma non ho alcun dubbio che l'obiettivo, per quanto ambizioso, sia alla nostra portata. E mi sento di dire che non si tratta di banale ottimismo, ma di un concreto obiettivo giustificato da tutto l'impegno e la dedizione che i professori e i ragazzi, che per un anno hanno partecipato a questo progetto sottraendo ore al proprio tempo libero, mi e ci hanno dimostrato.

Ma come riuscirci? Le forze fresche di noi ragazzi sono sicuramente la chiave per risvegliare interesse intorno al complesso, ma non bisogna dimenticare l'importanza che il Buon Pastore ha attualmente o ha avuto per quasi tutti gli abitanti del quartiere più o meno giovani. Ne ho assunto la concreta consapevolezza quando decine di persone, per giunta visibilmente emozionate, mi hanno fermato per chiedermi le date delle prossime mostre dopo un mio brevissimo intervento sul Buon Pastore che ho tenuto ad una manifestazione a Capasso. GG Per il prossimo futuro stiamo organizzando

nuove visite sullo stesso modello di quelle

realizzate oltre a cercare di pubblicare il

materiale frutto delle nostre ricerche in un libro.

Questo a riprova di quanto detto in precedenza e

del proseguito del nostro percorso annuale,

pertanto invito chiunque voglia collaborare con

noi in questo importante quanto ambizioso

obiettivo a contattarmi.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

di Francesco Di Carlo Apertura Buon Pastore

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Il 12 maggio circa l’80% degli studenti dell’IIS Via

Silvestri,301 boicottano gli INVALSI. Vengono

raggiunti l’87% e il 95% nei plessi del Malpighi e

del Volta. Dati straordinari se si analizza la

situazione in cui verte la scuola e il movimento

studentesco, dati però che sono frutto di un

intenso lavoro svolto dagli studenti del quadrante

Sud-Ovest. Dopo che il 26 aprile, l’assemblea

plenaria della CPS Roma, ha approvato un

documento di analisi e denuncia sul sistema di

valutazione degli INVALSI, invitando gli studenti

al boicottaggio di questi, molte scuole si sono

mobilitate tramite i propri collettivi e

coordinamenti dando luce ad un massivo

boicottaggio dei test nelle scuole romane. Il

lavoro è quindi proseguito con la presentazione e

la diffusione del documento nelle scuole,

favorendo e arricchendo il dibattito all’interno

degli istituti. Gli studenti di Roma Sud-Ovest si

sono coordinati in varie giornate, costruendo

nelle scuole percorsi simili mirati ad informare gli

studenti sulla natura dei test. La risposta a tutto

questo sono state intere classi vuote o con pochi

studenti all’interno e prove consegnate in bianco.

Una risposta forte frutto però di una necessità

degli studenti. L’utilizzo degli INVALSI nei RAV, la

minaccia dell’inserimento dei test nell’esame di

maturità, la creazione di istituti di serie A e di

serie B, un sistema di valutazione nozionistico di

stampo anglosassone: sono una parte dei tanti

problemi che riscontriamo negli INVALSI. Siamo

Convinti che una buona opera di valutazione non

possa essere compiuta prima di aver risolto alla

radice le problematicità della scuola italiana,

come la garanzia per tutti della fruibilità del

diritto allo studio, la sicurezza degli ambienti

scolastici, la stabilizzazione dei docenti e la

creazione di un vero collegamento tra scuola,

mondo del lavoro e università, indistintamente su

tutto il piano nazionale. Non serve vedere solo

l’esito finale dei test, ma la differenza tra il livello

di istruzione dello studente con cui entra e quello

con cui esce da scuola. Altrimenti i risultati dei

test, non faranno che ricalcare le differenze tra i

quartieri, le aree geografiche, i background sociali

delle varie scuole: informazione inutile, tutto

sommato. Riconosciamo indubbiamente che

avere dei dati riguardanti il livello d’istruzione

delle varie scuole a livello nazionale è

fondamentale, ma oltre ad aver sottolineato

l’inutilità dei test così composti, sottolineiamo la

nostra indisposizione verso questa forma di

valutazione. Continueremo a boicottare i test fino

a quando non si aprirà un vero tavolo di

confronto sul tema della valutazione e delle

disuguaglianza nelle scuole, è necessario

costruire una scuola che sia specchio del paese e

degli studenti, partendo dai bisogni e dalle

esigenze dei ragazzi, non da numeri inutili!

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

di Giacomo Santarelli Invalsi a Sud-Ovest

Page 11: ilRiccetto Giugno 2016

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Finalmente qualcosa di buono, nel consiglio

d’istituto dell’11 maggio è stata approvata l’aula

autogestita per gli studenti dell’ IIS Via Silvestri

301. ilRiccetto si è fin da subito occupato della

stesura e della promozione del progetto, tra i

membri del CDI e gli studenti. Non è stato

semplice però il percorso che ha portato

all’approvazione di questo fondamentale diritto

per gli studenti. Se è vero che l’ormai “datato”

articolo 2 comma 1 del d.p.r. 567/96 reciti che

“gli istituti di istruzione secondaria di secondo

grado predispongono almeno un locale attrezzato

quale luogo di ritrovo per i giovani dopo la

frequenza delle lezioni”, molte scuole fingono che

non esista, negando agli studenti un

fondamentale luogo di socialità e aggregazione.

L’aula autogestita nasce infatti da queste

esigenze: prendere in gestione uno spazio della

scuola e trasformarlo in un laboratorio di idee e

contenuti. Nasce dall’esigenza di avere un posto

in cui poter studiare o in cui potersi riunire, in cui

poter sviluppare la propria idea di scuole e

costruire i propri sogni, e purtroppo questo

spesso viene dimenticato. La scuola deve essere

incentivo e motore di ogni studente, deve essere

luogo di espressione delle particolarità di ognuno

e costruzione di una socialità ormai smarrita. Le

mura di questa aula mirano proprio a questo, a

permettere ad ognuno di costruirsi il proprio

futuro non dovendo rinunciare ai propri sogni, a

creare aggregazione in un quartiere privo di spazi

sociali, a ricostruire un tessuto in cui i fili siano i

rapporti. Dall’anno prossimo avremmo a

disposizione uno spazio fisso in cui poter

costruire qualcosa di concreto, non buttiamo

questa occasione, sfruttiamo i nostri spazi e le

nostre potenzialità, come studenti e come

cittadini!

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

di Giacomo Santarelli Finalmente è Aula Autogestita

Page 12: ilRiccetto Giugno 2016

12

Mamma! Perché quel vecchietto che non mangia,

non bene e spesso e volentieri urla?" " Perché é il

suo modo di lottare piccolo mio, ha sempre fatto

così, mettendosi in mostra, spesso anche da nudo,

per che cosa? Per quale motivo? Per far valere

tutti i nostri diritti!" Oggi 19 Maggio 2016 muore

Giacinto "Marco" Pannella, fondatore e leader del

Partito Radicale Italiano. Dedicare un pezzo alla

sua vita, alla sua storia e al suo IMPEGNO era

d'obbligo, forse non ce ne rendiamo conto, ma noi

tutti dobbiamo qualcosa a questo omone dai

capelli fini fini e bianchi come lo zucchero, un

individuo che con la forza della provocazione e

della passione per la difesa dei diritti di ogni

singolo é riuscito a cambiare il volto di questo

paese; Emma Bonino, altra figura di spicco del

partito Radicale e grande esponente dei diritti

civili in sede internazionale, ha detto che i

Radicali devono tutto a Marco, gli italiani non

radicali devono moltissimo. "É MORTO MARCO

PANNELLA!" A leggere la notizia sul sito di

Repubblica mi é salito il groppone, perché sto

vivendo un periodo della mia vita in cui

l'IMPEGNO sociale profuso da Pannella lo sento

ancora più vicino, con la mia associazione di

volontariato facciamo un lavoro di profonda

autocoscienza di valori come l'IMPEGNO CIVILE e

all'interno dello stesso gruppo di educatori

abbiamo personalità che combatterono le

battaglie sull'aborto, sulla pena di morte, sui

diritti civili, sulla liberalizzazione delle droghe

leggere! Io ti devo molto Marco, forse ti ho

cominciato a stimare troppo tardi, ma come tu

stesso hai dimostrato, le battaglie contro i proprio

e i collettivi errori non si vincono in un attimo di

sole! Addio e grazie!

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

A Giacinto di Matteo Capozucca

Page 13: ilRiccetto Giugno 2016

13

In quest'articolo sintetizzeremo i risultati ottenuti

dall'inchiesta sul terrorismo che abbiamo svolto

dal mese di gennaio fino a quello di maggio.

Abbiamo scelto questo argomento per informarci

meglio e conoscere le opinioni di persone diverse,

anche esterne al nostro ambiente, soprattutto

dopo gli ultimi avvenimenti di Parigi.

A questo proposito, abbiamo stilato un

questionario di 20 domande, che abbiamo

proposto in diversi ambienti, ma soprattutto

online, dove abbiamo ricevuto il maggior numero

di riscontri.

Il campione intervistato è composto da 200

persone, che sono in maggior parte giovani (75%

tra i 10-30 anni e italiani 97%).

Il questionario è diviso in tre parti. Nella prima

parte ci siamo soffermati sul rapporto con i mezzi

di informazione degli intervistati, e di come sia

cambiato dopo gli attentati. Nella seconda parte ci

siamo informati sul possibile cambiamento delle

abitudini delle persone, alla luce dei fatti

avvenuti. Nell'ultima abbiamo appurato la

conoscenza degli intervistati circa le origini e gli

sviluppi del fenomeno terroristico.

Poco più della metà del campione afferma di

essersi avvicinato ai mezzi di informazione dopo

gli attentati, nonostante si fidino sempre meno di

quello che viene riportato. Circa il 60% degli

intervistati ritiene che non sia stata data

sufficiente rilevanza ai fatti di similare

importanza che succedono in parti remote del

mondo, rispetto a quelli che si verificano in zone

più vicine a noi.

Riguardo le reazioni personali scaturite dalla

notizia dei recenti attentati, la nostra inchiesta ha

rilevato in particolare odio, paura e sconforto

(65%). Circa la metà (48,2%) degli intervistati

sostiene di aver notato cambiamenti nella vita

quotidiana di chi gli sta attorno (evitare la metro,

il centro, ecc.), ma quasi la totalità (94%) del

campione afferma di non aver cambiato le

proprie abitudini in alcun modo. Questo potrebbe

essere causato dal timore di alcune persone di

ammettere di aver cambiato la propria routine, o

dall'inconsapevolezza di altre di aver apportato

un qualche tipo di accorgimento in più alla

propria vita di tutti i giorni, cosa che non è

passata inosservata a chi era loro accanto.

Passando all'ultima sezione del nostro

questionario, abbiamo rilevato che l'84% degli

intervistati crede che il terrorismo non si sia

sviluppato solo nei paesi del Medio Oriente, ma

anche in altri paesi del mondo. Abbiamo anche

chiesto alle persone quale fosse secondo loro il

motivo che porta all'esecuzione di atti terroristici.

Da questa domanda è emerso che il 26% del

campione pensa che i motivi siano di natura

economica, e il 22% che sia il fanatismo la matrice

degli attentati.

Ci siamo anche informati su come siano stati

divisi i territori arabi, prima di testare la

conoscenza di questo argomento degli

intervistati. È emerso che secondo il 33% del

campione è stato diviso da conflitti interni. Un

dato che ci ha particolarmente colpito è che il

4,9% degli intervistati crede che la causa

dell'attuale spartizione siano state le crociate.

Infine abbiamo chiesto da dove provengano,

secondo gli intervistati, i finanziamenti ai gruppi

terroristici, rivelando che la maggior parte del

campione considera gli Stati Uniti d'America il

maggior finanziatore.

Attraverso questo sondaggio, possiamo affermare

che c'è una conoscenza generale dell'argomento

in esame, ma in molti casi è una conoscenza

superficiale e disinteressata.

Grazie a questa esperienza, noi stessi abbiamo

imparato molte cose sulle cause e sugli sviluppi

del terrorismo internazionale. Adesso abbiamo

più consapevolezza di ciò che sta succedendo nel

mondo e possiamo relazionarci con l'attualità in

modo più attivo.

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

Del Noviziato Pixel Inchiesta sul terrorismo

Page 14: ilRiccetto Giugno 2016

14

Da uno studio condotto per l’Espresso dall’istituto

Demopolis, prima nel 1983 e poi nel 2014 su un

campione di 800 intervistati tra i 14 e i 18 anni ai

quali si è chiesto che importanza si desse a queste

parole sono emersi i seguenti dati questa tabella ci

mostra come i ragazzi di questa fascia d’età abbiano

relativamente cambiato i propri ideali. Un dato

estremamente rilevante è il fatto che i giovani

sembrino aver perso la leggerezza, sempre più

ragazzi danno maggiore importanza a valori come:

famiglia, lavoro, matrimonio e religione che invece

sono sempre stati collegati ad una fascia d’età più

alta. Ma perché abbiamo un così importante

mutamento? A mio parere per arrivare a una

risposta si deve analizzare la società relativamente

all’epoca, infatti, gli anni ottanta erano figli del

boom economico, delle contestazioni giovanili, degli

appena affermati diritti civili, invece noi, vissuti nel

ventesimo secolo veniamo chiamati la generazione

perduta nata da nient’altro che crisi. Fin da piccoli ci

ripetono che dobbiamo studiare, che devo dare di

più, perché ormai è difficile trovare lavoro, che devo

iniziare già da ora a pensare al futuro. Fare corsi

d’inglese, di autocad, di scrittura perché ormai il

mondo è “spietato”. La mia generazione è quindi

quella che più di tutte si è vista togliere la

spensieratezza conquistata nel primo dopo guerra.

Infatti dall’altra parte abbiamo una diminuzione

dell’importanza attribuita a parole come: amicizia,

amore e sport che appunto lasciano il posto a temi

più “da grandi”. Un altro dato molto rilevante è che

sia sceso vertiginosamente il numero di ragazzi

interessati ai diritti umani e alla cultura; come

abbiamo precedentemente detto i ragazzi vissuti

negli anni ottanta erano quelli che avevano assistito

all’aumento dell’importanza data alla sfera del

pubblico a discapito di quella del privato. Questi

ragazzi non si ritenevano estranei, avevano voglia di

cambiare, non solo il contesto in cu vivevano ma

anche tutto il resto, perché si sentivano “cittadini

del mondo”, noi invece siamo diventati egoisti,

come confermano i dati relativi al sesso e ai viaggi.

Abbiamo perso come diceva l’importante scrittore

Italo Calvino “la levità del pensiero”, la capacità di

mettere cioè da parte i problemi quotidiani per

dedicare un po’ di tempo a pensare, a riflettere

senza avere benefici immediati, se non quello di

stare bene con se stessi, di sognare e quindi di

credere di poter cambiare le cose. Un dato che mi

ha molto stupito è quello relativo alla politica, salita

quasi del 4%, quello che è cambiato secondo me è

però il fine ultimo con la quale si fa. Nilde Iotti

proprio in quegli anni diceva: “La politica è un’arte,

perché non c’è mestiere più nobile che quello di

migliorare la società e il mondo per gli altri “. Quello

che caratterizzava la politica di quegli anni era la

voglia di cambiare non per se stessi ma per gli altri,

invece in questo momento si assiste alla spinta

contraria, ci si avvicina alla politica per migliorare la

propria condizione. In conclusione se c’è una cosa

che ho capito dall’analisi di questi dati è che quello

che manca per arrivare alla spensieratezza del

passato è la speranza nel futuro, ed è questo che mi

e vi auguro, la speranza, per cambiare.

I Giovani e la speranza nel Futuro

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

di Chiara Falconi

Page 15: ilRiccetto Giugno 2016

15

“Libertà” è una parola che di questi tempi viene

fuori molto spesso dalla bocca delle persone.

Questa condizione dell’uomo è garantita da quasi

tutte le Costituzioni degli Stati civilizzati ed è tra

gli ideali su cui si sono sviluppati paesi come

Francia e Stati uniti. Questo diritto inalienabile

dell’uomo come è supervisionato dallo Stato e con

che efficacia? Siamo sicuri di poterci considerare

ancora cittadini liberi?

Vi sono varii episodi che dimostrano il contrario:

prendendo in esame casi del ventunesimo secolo

come quello di Stefano cucchi, possiamo notare

come una totale e disinibita indifferenza del

sistema italiano nei confronti di una violazione

dei diritti naturali dell’uomo sia possibile. Questo

giovane, torturato e malmenato fino alla morte,

divenne il martire della corruzione delle autorità,

riuscite a far passare il caso come autolesionismo.

Nuri Albala e Evelyne Marin scrissero

sull’obbedienza civile: ”Il diritto internazionale e i

diritti nazionali autorizzano già, in alcune

circostanze, la resistenza alle autorità”. Applicare

resistenza alle autorità, anche se supportati dalla

Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo,

mette quasi sempre nella condizione di subire

soprusi e violenze da chi i nostri diritti dovrebbe

garantire e supervisionare, non trascurare ed

infrangere.

“La libertà è il diritto dell’anima di respirare”

scrisse Gust Van Sant in “Genio Ribelle”, la nostra

condizione però non è quella di essere cittadini

liberi ma di essere vittime di un sistema che

grazie ai mass media e tecniche di

condizionamento mentale (PNL) ci dice cosa fare

e come comportarci, ci inghiotte e ci risputa se

non siamo conformi all’ordine da esso stabilito.

La “vox populi” è completamente ignorata e

sapientemente repressa poiché non esiste modo

con cui si possa uscire da questo circolo vizioso di

democrazia di facciata e capitalismo che rende

così semplice il controllo dei cittadini da parte dei

cosiddetti “Poteri Forti” che non esige di un

cambiamento. Lentamente il mondo si sta

riconoscendo nella descrizione ,quasi profetica,

fatta da Orwell nel suo libro “1984”, un mondo

intransigente e controllato, dove non esiste

libertà di espressione o possibilità di rivolta.

Arrivati a ciò, ipotizzare uno Stato che tuteli i

diritti come libertà, felicità e uguaglianza resta

un’utopia. Quello che ci resta da fare è opporci

alle ingiustizie e alle discriminazioni sociali e

rivendicare un potere che da tempo ci è stato

sottratto, il potere di essere padroni del nostro

destino.

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

Libertà e Controllo di Lorenzo Specchioli

Page 16: ilRiccetto Giugno 2016

16

Marx aveva profeticamente pronosticato che la

società avrebbe ineluttabilmente sempre più

assunto le sembianze di una piramide al cui

vertice vi sarebbe stato un ristretto numero di

individui ricchi e alla cui base, invece, una

miriade di operai diseredati e destinati a vivere in

condizioni di povertà insostenibile. Il fatto che lo

sviluppo delle forze produttive stesse crescendo,

ma al tempo stesso non accennasse a diminuire la

miseria del proletariato, appariva a Marx, insieme

ad un' accresciuta coscienza di classe da parte

degli operai, la condizione per il sovvertimento

dell'assetto capitalistico e la transizione ad una

nuova formazione economico-sociale. Il

pensatore tedesco era pervenuto a queste

conclusioni basandosi sul fatto che, con il

sopravvento delle macchine e del lavoro

dequalificato tipico della realtà industriale, gli

strati del ceto medio costituenti la borghesia

sarebbero gradualmente scivolati ad ingrossare le

fila del proletariato. Con il senno di poi, si può

essere indotti a pensare che l'analisi marxiana,

secondo la quale la società sarebbe andata

sempre più polarizzandosi al punto da far

esplodere la rivoluzione, non si sia avverata (e

anche con la Rivoluzione russa il sistema

capitalistico ha scricchiolato senza però cedere):

infatti, dopo la morte di Marx, si è affermata una

sempre più variegata composizione sociale, tant'è

che la società si è dimostrata rappresentabile non

già a forma piramidale (come credeva Marx), ma

a forma romboidale. Non è vero, cioè, che ci sono

pochissimi ricchi al vertice, pochi borghesi nel

mezzo e una miriade di poveracci alla base; al

contrario, vi sono pochi ricchi al vertice, pochi

poveri al fondo, e una caterva di borghesi che

occupano la parte centrale. La teoria marxiana

sembra dunque aver clamorosamente fallito ma,

in realtà, i marxisti più ferventi, sono riusciti a

correre ai ripari, cercando di sostenere che la

polarizzazione, contrariamente a quel che

sembrerebbe, c'è stata. Si fa infatti notare che gli

operai di oggi vivono senz'altro meglio rispetto a

quelli di duecento anni fa, ma ciononostante il

reddito medio dell'operaio di oggi è di gran lunga

più distante da quello del capitalista rispetto a

quanto non fosse per gli operai del passato. In

altri termini, l'operaio oggi sta meglio di duecento

anni fa, ma in sostanza il divario con il capitalista

si è accentuato: si è cioè aperta nettamente la

forbice tra il guadagno dell’operaio e quello del

“padrone”. E bisogna poi tenere in considerazione

il fatto che, nell'ottica marxiana, il capitalismo è

un fenomeno mondiale, che con l'età

dell'imperialismo si spinge ad invadere l'intero

pianeta. Dunque, se ragioniamo sul piano

mondiale, la distanza tra ricchi e poveri è

sicuramente cresciuta, come aveva previsto Marx;

semmai, si può notare che è cambiato il fronte

della lotta di classe, ovvero il confine tra sfruttati

e sfruttatori non è più tra operai e capitalisti

dell'evoluta società europea, ma fra abitanti dei

Paesi ricchi (operai compresi) e abitanti dei Paesi

poveri, il che significa che oggi anche l'operaio

europeo sta dalla parte dei capitalisti che

sfruttano il terzo mondo, giacché acquista e vive

grazie al benessere acquisito sulle spalle dei Paesi

poveri. Ne consegue un progressivo

depotenziamento della spinta rivoluzionaria del

proletariato europeo, in quanto anch'esso siede al

tavolo degli sfruttatori del "mondo civile", pur

accontentandosi delle sole briciole. Dunque la

carica rivoluzionaria in ambito europeo si è

attenuata nella misura in cui i proletari prendono

parte alla spartizione dei beni del terzo mondo,

sentendosi appagati e dimenticandosi della

rivoluzione esaltata da Marx. Naturalmente

questo tentativo di difendere il marxismo

dall'accusa che, almeno in apparenza, la

polarizzazione profetizzata da Marx non c'è stata,

spiegando che in realtà c'è stata ma in modo

diverso dal previsto, poteva costituire per Popper

un fulgido esempio di teoria non scientifica

perché non falsificabile. Infatti, la teoria della

polarizzazione è il classico esempio di teoria non

falsificabile, poiché si può sempre trovare il modo

di rispondere a qualsiasi obiezione le venga

mossa: e una teoria, dice Popper, è scientifica non

quando è verificabile, ovvero quando può

appellarsi a dati di fatto che la avvalorino, poiché

Le previsioni di Marx

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

di Andrea della Polla

Page 17: ilRiccetto Giugno 2016

17

altrimenti anche la teoria secondo la quale Dio

esiste potrebbe essere scientifica, in quanto

provata da molteplici dati di fatto. Viceversa, una

teoria può dirsi scientifica, prosegue Popper, se è

falsificabile, ovvero se vi sono dati di fatto che

possono smentirla: la teoria galileiana della

caduta dei gravi è scientifica perché sarebbe

potuta essere smentita dai dati di fatto. Il

marxismo, dal canto suo, non è agli occhi di

Popper una teoria scientifica (come invece vuole

presentarla Marx) perché di fronte ad ogni critica

o accusa può sempre essere in qualche maniera

aggiustata. Marx sembra dunque, entro certi

limiti, aver sbagliato, anche se egli sapeva

benissimo che la società tende sempre a generare

nuovi ceti medi: tuttavia, era convinto che il

processo ai suoi tempi in atto creasse sì nuovi ceti

medi, ma ne smantellasse, in misura

notevolmente maggiore, di vecchi, sicché

sarebbero stati più i ceti medi a sparire che non a

nascere. E il pensatore tedesco aveva soprattutto

in mente i contadini e gli operai, che, di fronte alla

tecnologia pulsante delle fabbriche, erano

costretti a soccombere e a finire nelle compagini

del proletariato. E qui si può effettivamente

sostenere che le convinzioni marxiane fossero

parzialmente sbagliate: il ceto medio è cresciuto

esponenzialmente; certo, i vecchi ceti medi sono,

per lo più, spariti, ma quelli nuovi sono cresciuti

in modo ragguardevole, contro ogni aspettativa

marxiana. L’errore di Marx nasce dal fatto che

egli, nella foga del suo materialismo storico, ha

finito per dare troppo peso all’economia (che

infatti spingeva verso la scomparsa dei piccoli

borghesi) e non ha preventivato che la politica

potesse frenare l’inarrestabile crisi dei ceti medi:

e infatti nel Novecento, soprattutto negli anni

successivi alla grande crisi del ’29, saranno

sempre più frequenti le scelte politiche che

tenderanno ad evitare il decadimento dei ceti

medi; il fascismo e il nazismo, ad esempio,

faranno di tutto per salvarli, proprio perché ne

erano espressione politica. La politica prevalente

negli anni ’30 del Novecento sarà dunque, in

generale, volta a mantenere in vita i ceti medi

perché essi costituivano un irrinunciabile

serbatoio di consensi.

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

Page 18: ilRiccetto Giugno 2016

18

L'essere e il nulla fu oggetto di critica da parte dei

marxisti e dei cattolici: i cattolici vi scorsero una

filosofia atea e materialistica, mentre i marxisti lo

imputarono di idealismo e di pessimismo. Nel

saggio L'esistenzialismo é un umanismo (1946),

Sartre si difese da queste accuse, rifiutando le

interpretazioni del suo esistenzialismo in chiave

pessimistica e individualistica. L'esistenzialismo é

una filosofia dell'uomo libero, legato da rapporti

costitutivi con gli altri uomini e dalla

responsabilità nei loro confronti. Egli ha dunque

la sua fondamentale componente morale nell'

impegno verso sè e verso gli altri, al fine di

rendere più umano il mondo. In L'esistenzialismo

é un umanismo Sartre cerca di smorzare il

pessimismo delle sue tesi precedenti. Anzi si

dichiara apertamente per l'esistenzialismo e lo

considera una dottrina dell'impegno e della

responsabilità. L'esistenzialismo viene da lui

definito come quella dottrina per la quale

"l'esistenza precede l'essenza", nel senso che

l'uomo, in primo luogo esiste, cioè si trova nel

mondo, e dopo si definisce per quello che è o

vuole essere. Se dunque l'esistenza precede

l'essenza, non sarà mai possibile spiegarla in

riferimento ad una natura umana data e

immodificabile. In altre parole, non c'è

determinismo, l'uomo è libero, l'uomo è libertà. E

se l'uomo è libero, è anche responsabile di quello

che fa. Così, dice Sartre, il primo passo

dell'esistenzialismo è di mettere ogni uomo in

possesso di quello che egli è e di far cadere su di

lui la responsabilità totale della sua esistenza. E

quando l'uomo sceglie, sceglie anche per tutti gli

uomini. Così la nostra responsabilità è molto più

grande di quello che potremmo supporre, poiché

essa obbliga l'umanità intera. ' Se Dio non esiste,

non troviamo davanti a noi dei valori o degli

ordini in grado di legittimare la nostra condotta.

Così non abbiamo delle giustificazioni o delle

scuse. Siamo soli, senza scuse. E' ciò che

esprimerò con le parole che l'uomo è condannato

ad essere libero. Condannato perché non si è

creato da se stesso, e pur tuttavia libero, perché,

una volta gettato nel mondo, è responsabile di

tutto ciò che fa ' . In conclusione, l'esistenzialismo

è una dottrina ottimistica perché afferma che il

destino dell'uomo è nelle mani dell'uomo stesso e

che l'uomo non può nutrire speranza se non

nell'azione. E' questo il presupposto che guida la

costante denuncia sartreiana delle forme di

oppressione: in questo egli ripone il compito

dell'intellettuale come latore di valori universali e

difensore della libertà. In Che cos'é la letteratura?

(1946-1947) Sartre delinea la figura dello

scrittore impegnato e una concezione della

letteratura come azione, guidata dal progetto di

distanziarsi dall'esistente, mostrando la realtà

quale é e conducendo all'assunzione di

responsabilità nei confronti di essa. Il marxismo

per Sartre, in questa fase rappresenta una teoria

dell'azione rivoluzionaria, ma coniugata con una

filosofia errata, materialistica e deterministica, la

quale porta al settarismo e all'eliminazione della

soggettività. Fedele ad una costante anarchica del

suo pensiero, sebbene si schieri con gli oppressi,

Sartre si sente alieno all'apparato organizzativo

del partito comunista francese, subordinato

all'egemonia sovietica. Ma a partire dall'opera

teatrale Il diavolo e il buon Dio (1951) egli mette

in luce la vanità dell'opposizione e della rivolta

meramente individuale e la necessità di operare

in collegamento con la classe oppressa,

organizzata in partito. I fatti di Ungheria e il

disgelo dopo il 1956 portano al centro del

dibattito marxista in Francia, grazie anche alla

riscoperta del giovane Lukàcs, i temi

dell'alienazione e della reificazione. In questi

anni, Sartre perviene alla conclusione, illustrata

nelle Questioni di metodo (1957), che ' il

marxismo é l'insuperabile filosofia del nostro

tempo ', dal momento che fornisce gli strumenti

concettuali che permettono di comprenderlo e di

trasformarlo. Il marxismo, però, si é sclerotizzato

sul piano teorico, perchè i partiti comunisti,

temendo che le discussioni e i dissensi possano

minacciare l'unità della lotta politica, lo hanno

trasformato in un insieme dogmatico di dottrine,

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

Riscoprire Sartre di Andrea della Polla

Page 19: ilRiccetto Giugno 2016

19

con la conseguente scissione fra teoria e pratica

politica. Questo marxismo dogmatico,

interpretando in chiave deterministica il rapporto

struttura-sovrastruttura, si é privato di

un'autentica capacità esplicativa dei fenomeni

storici e culturali: famosissimo in questo senso é

l'esempio addotto da Sartre, secondo cui Valéry é

un intellettuale piccolo borghese, ma non ogni

intellettuale piccolo borghese é Valéry. Questo

vuol dire che per comprendere un autore e i suoi

lavori non é sufficiente far riferimento alle sue

condizioni socio-economiche, ma bisogna tener

presente anche la sua personalità e la sua storia

familiare. Di qui l'importanza che Sartre

attribuisce alla psicoanalisi e alle scienze umane:

su queste basi, egli costruirà in seguito la

biografia di Flaubert ( L'idiota di famiglia ). Si

tratta allora di ricostruire il rapporto dialettico

tra l'uomo e la sua situazione storica nella

complessità delle sue componenti. Sotto questo

profilo Sartre ritiene necessario integrare il

marxismo con l' antropologia esistenzialista ,

capace di elaborare una teoria del soggetto della

storia contro tutte le forme di meccanicismo e

antiumanismo. Il problema centrale, invece, cui

ruota attorno la Critica della ragion dialettica é la

comprensione della storia . Hegel e Marx hanno

messo in evidenza che il motore di essa sono i

conflitti e che la dialettica é il principio del

movimento storico. Il marxismo dogmatico, però,

ha inteso la dialettica come una legge della natura

stessa; bisogna però liberare il marxismo da

questa metafisica naturalistica, ritornando a

porre al centro l'uomo come soggetto agente. La

dialettica, infatti, più che rappresentare la

connessione oggettiva tra gli uomini, le cose e le

istituzioni economiche, sociali e politiche, é in

primis prassi , cioè attività totalizzante che si

articola in progetti. Questa totalizzazione é

sempre in corso, non coincide mai con una

totalità già data: questa rappresenta piuttosto

quello che Sartre definisce il pratico-inerte , il

residuo della prassi, cioè la realtà oggettiva che si

configura come mera oggettività, dato che l'uomo

si trova a subire l'azione delle cose che egli stesso

ha prodotto. Sartre condivide, in una certa

misura, la tesi di Hegel dell'identificazione

dell'alienazione con l'oggettivazione. La realtà

materiale infatti é alterità assoluta rispetto al

soggetto: essa é una minaccia incombente su ogni

azione umana, la quale é costretta a

esteriorizzarsi e oggettivarsi e, pertanto, non può

presumere di operare con assoluta libertà e di

poter realizzare tutti i propri fini: ogni azione dà

luogo a risultati imprevisti e a controfinalità

negative. Il fondamento dell'azione umana é il

bisogno , che costringe il soggetto ad istituire un

rapporto con il mondo oggettivo: questo rapporto

assume la forma del lavoro come mezzo per

soddisfare quel bisogno, ma comportando un

rapporto materiale diretto con le cose, impone

all'uomo di farsi egli stesso oggetto. D'altronde il

lavoro rappresenta anche il modello di una prassi

orientata verso un fine, cioè di una totalizzazione

e di un progetto volto al superamento dialettico

della situazione data. Sotto questo profilo, la

prassi individuale si intreccia con la prassi degli

altri e la mediazione con l'altro assume la

modalità fondamentale della reciprocità , cioè del

riconoscimento dell'altro come soggetto anch'egli

della prassi e, al tempo stesso, come mezzo per il

raggiungimento di un fine, rispetto al quale

anch'io sono un mezzo. La penuria (in francese

'rareté'), cioè la scarsità oggettiva di beni

materiali per il soddisfacimento dei bisogni

umani, rende però questo rapporto

intersoggettivo una lotta dell'uomo con l'uomo e

fa soggiacere al dominio del pratico-inerte. In

questa situazione, gli uomini formano un

semplice aggregato, una i pluralità di solitudini '

senza alcun rapporto di reciprocità e

potenzialmente conflittuali tra loro. Il modo di

essere di questa molteplicità, che caratterizza la

vita degli uomini nella società contemporanea,

dall'attesa dell'autobus alle mansioni svolte in

ufficio, é quello della serie , in cui ogni individuo

ha scopi ed esercita mansioni impostegli

dall'esterno ed é dunque intercambiabile con ogni

altro individuo. La reazione spontanea contro

l'impossibilità di vivere come serialità é il gruppo

, in quanto prassi intenzionale di soggetti umani

collegati tra loro allo scopo di rovesciare questa

situazione storica, sfuggendo alla passività e

all'inerzia. Esso é movimento che nasce da un

pericolo comune, al quale intende reagire

mediante una prassi comune. Nel momento caldo

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

Page 20: ilRiccetto Giugno 2016

20

iniziale si realizza una integrazione reale degli

individui, che si scoprono capaci di agire secondo

fini e liberi membri di un insieme organico, in cui

nessuno comanda e nessuno obbedisce, ma tutti

sono pervasi da una comune volontà di lotta

contro comuni nemici. E' il gruppo in fusione ,

quale si costituisce nelle fasi iniziali dei

movimenti rivoluzionari. Quando però viene

meno la pressione del pericolo esterno, l'evidenza

di scopi e la necessità di una prassi comune

tendono a sparire. Per impedire che l'individuo

ricada in forme di prassi meramente individuali, il

gruppo, che prima era il mezzo per il

raggiungimento di fini comuni, propone se stesso

come fine. La cosa importante diventa

salvaguardare l'esistenza del gruppo e a questo

provvedono l'organizzazione e poi

l'istituzionalizzazione del gruppo, ma, così

facendo, il gruppo ricade nella serialità. La

violenza contro l'esteriorità viene allora trasferita

all'interno del gruppo, per salvaguardare la

fratellanza, ma a condizione di un regime di

crescente terrore , in modo simile a come

avvenne nella Rivoluzione Francese nella fase

giacobina. Il gruppo organizzato infatti scorge

negli individui liberi un ostacolo e un pericolo per

la sua unità e pertanto si trasforma in una

istituzione, rispetto alla quale l'individuo é

inessenziale e deve essere subordinato. In questa

situazione, l'individuo, a cui é sottratto ogni

potere, non si sente più in un rapporto di

trasparenza e di reciprocità con il gruppo

organizzato, ma asservito ad interessi superiori.

E' questo lo scacco nel quale si concludono i

movimenti rivoluzionari e che appare a Sartre

esemplificato nell'esperienza sovietica. Anche

nella ricostruzione della dialettica della storia

continuavano ad operare presupposti che

avevano sorretto l'analisi dell'esistenza nell'

Essere e il nulla : la centralità del soggetto

dell'azione, la descrizione della prassi in termini

di libertà e di progetto e la contrapposizione tra il

polo soggettivo, che conferisce senso alle cose, e

l'oggettività, come momento meramente

negativo. Nell'ultima sua grande opera di

contenuto teoretico, la Critica della ragione

dialettica, Sartre ci presenta la teoria dell'azione e

della storia come una reinterpretazione originale

dei rapporti tra esistenzialismo e marxismo. In

primo luogo la libertà, che nelle opere precedenti

era stata considerata da Sartre come assoluta e

incondizionata, viene adesso ridimensionata.

L'uomo è sempre dichiarato libero ma la sua

libertà dipende anche dagli altri e dal contesto

sociale in cui si trova. ' Dire di un uomo ciò che

egli è, significa dire ciò che egli può e

reciprocamente: le condizioni materiali della sua

esistenza circoscrivono il campo delle sue

possibilità ... così il campo del possibile è lo scopo

verso il quale l'agente oltrepassa la sua situazione

obiettiva. E questo campo, a sua volta, dipende

strettamente dalla realtà sociale e storica '. Perciò

Sartre dice di accettare la concezione

materialistica di Marx, per cui ' il modo di

produzione della vita materiale domina in

generale lo sviluppo della vita sociale, politica e

intellettuale '. Egli rifiuta però nettamente il

materialismo dialettico di Engels. Sartre rifiuta in

primo luogo le leggi della dialettica della realtà

proposte appunto da Engels dicendo che ' questa

dialettica può effettivamente esistere, ma bisogna

riconoscere che non ne abbiamo la benché

minima prova '. Egli insomma non accetta le leggi

proposte da Engels come regole che guiderebbero

lo sviluppo della natura, della storia e del

pensiero. L'ammissione di quelle leggi, secondo

Sartre, implicherebbe un "beato ottimismo" che

proclama un finalismo di tipo hegeliano e, cosa

ancora più inammissibile, ridurrebbe l'uomo ad

un semplice strumento passivo della dialettica,

incapace di sottrarsi al più rigido determinismo.

La dottrina della dialettica, nota Sartre, è

diventata oggi una sorta di dogma per cui il

marxismo odierno ' non sa più di nulla : i suoi

concetti sono Diktat; il suo fine non è più di

acquistare cognizioni, ma di costituirsi a priori

come sapere assoluto '. E poiché il marxismo ha

dissolto gli uomini "in un bagno di acido

solforico", l'esistenzialismo ha potuto invece '

rinascere e mantenersi perché affermava la realtà

degli uomini '.

RUBRICA STORIA e FILOSOFIA

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Un po' per curiosità personale, un po' per i fatti

ultimamente accaduti, mi è venuta la voglia di

conoscere l’opinione di una ragazza di origine

russa, che vive in un paese lontano dal proprio,

sugli eventi che sono accaduti e stanno accadendo

tra Ucraina e Russia negli ultimi 3 anni. Inoltre

ho avuto anche l’occasione di conoscere

l’opinione di un'altra ragazza, di origine Ucraina

sugli stessi eventi, poiché entrambe fanno parte

della stessa classe. La domanda in realtà si è

trasformata in una libera discussione tra 3

ragazzi che sono stati coinvolti emotivamente

dagli eventi storici di quelle dure realtà. In

particolar modo si è parlato degli episodi legati

alla Crimea.

Piccolo riassunto storico sulla Crimea. Il 16

marzo del 2014 in Crimea si tenne un referendum

sulla sua autodeterminazione; ad esso furono

ammessi a votare tutti i maggiorenni in possesso

della cittadinanza ucraina residenti in Crimea e i

cittadini russi ivi presenti e in possesso del

permesso di soggiorno nella penisola. Nel caso

fosse divenuta indipendente, poteva entrare a far

parte della federazione russa. I risultati furono di

un 80% della popolazione che espresse un

giudizio favorevole all’unificazione con la Russia,

nonostante ciò si affermò che i partecipanti al

voto risultarono essere 30-40% dell’intera

Crimea. Per lo più il ministro della difesa ucraina,

Vitaliy Yarema, dichiarò che il 13 marzo 2014

erano presenti in Crimea 18430 soldati russi. La

legittimità di tale referendum, tuttavia, è respinta

dai Paesi dell’U.E., dagli U.S.A. e da altri 71 Paesi

membri dell’ONU perché ritenuta

antidemocratica, mentre è ritenuta valida dalla

Russia. In un secondo momento, essendoci pareri

contrastanti tra Russia e Ucraina, sono iniziate

una serie di guerre all’interno del territorio

peninsulare, da una parte si ergeva una Russia

ben finanziata in campo bellico, dall’altra un

Ucraina, privata delle proprie armi di difesa dagli

stessi soldati filo-sovietici presenti in Crimea.

La ragazza russa si chiama Yulia, la ragazza

ucraina Alessandra, ed infine c’ero io, un altro

ragazzo di origine ucraina.

L’opinione di Yulia è alquanto semplice e coincisa:

è d’accordo con il fatto che Putin abbia

partecipato alla riunificazione della Crimea

(penisola ceduta all’Ucraina nel 1954 dal Primo

Segretario dell’URSS Nikita Khrushchev, come

riconoscimento dei legami storici e per

convenienza economica) con la Russia, poiché il

referendum parlava chiaramente: 80% favorevoli

al ritorno. Ha pero anche un grande rammarico

sul fatto che vengano oggigiorno uccise un’alta

quantità di persone. Alessandra in seguito ha

espresso un proprio parere riguardo alla tesi

trattata, affermando che era favorevole anche lei

all’unificazione della Crimea, in caso fosse

ritenuta giusta, ma era in totale disaccordo sul

fatto che Putin fosse entrato militarmente in un

altro Paese. Concetto al quale aderisco

pienamente. In seguito, aldilà dei fatti storici

accaduti ci siamo spostati a discutere della

canzone ‘’1944’’ dell’artista ucraina ‘’Jamala’’

vincitrice dell’EuroVision2016, principalmente

perché trattava degli eventi della Crimea

guardando con occhio il passato e facendo

riferimento ai fatti accaduti, illustrati

precedentemente. Questo perché c’è stata una

sentita critica da parte della Russia nei confronti

della vittoria, poiché ritenendo che la canzone

fosse solo di genere politico. In merito a questa

situazione Yulia si è espressa contraria alla critica

portata avanti dalla Russia, definendo che è

errato ragionare in questo modo, poiché i

riferimenti alla situazione non erano tanto

evidenti. Il testo della canzone le è piaciuto molto

ed ha affermato che ogni persona, che ha vissuto

la guerra, può identificarsi con essa. È rimasta

molto sorpresa invece dall’episodio che ha visto

la maggior parte dei russi votare l’Ucraina e

viceversa. Il che dimostra che gli scontri

avvengono solo sul piano politico.

Alessandra, si è espressa ugualmente contraria a

questa critica, definendo che in fondo ogni testo

di una qualsiasi canzone può raccontare quello

che vuole. Infine abbiamo parlato del modo in cui

abbiamo vissuto personalmente questa

situazione soprattutto dei viaggi fatti, chi in

Russia e chi in Ucraina. Alessandra ha vissuto in

di Vitaliy Prynda Cultura Generale

SCRITTURA e CULTURA

Page 22: ilRiccetto Giugno 2016

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maniera molto forte la situazione nel viaggio fatto

nel 2014, perché moralmente era molto difficile

da affrontare ed anche perché i discorsi che

svolgeva spesso con parenti e amici di famiglia, si

rifacevano sempre alla guerra. Yulia al contrario

l’ha vissuta in maniera molto più tranquilla

perché la guerra non è così sentita. Il problema, in

Russia, si ripercuote principalmente sul fattore

finanziario. In conclusione abbiamo notato e

asserito che molto frequentemente i Politici, che

non devono essere per forza identificati come

Russi o Ucraini, ormai non si preoccupano più

della situazione all’interno dei propri Paesi, ma si

preoccupano soltanto e unicamente del fattore

finanziario personale.

Un ringraziamento speciale alla collaborazione e

partecipazione della discussione, va alle due

ragazze, Yulia Sidikhmenova e Alessandra

Grygorova.

SCRITTURA e CULTURA

Page 23: ilRiccetto Giugno 2016

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Si vede che lo stupido ragazzino ha guardato

troppi TG, perché l’altra sera mi addormento e mi

viene fuori un dilemma: Sì o No, Sì o No, quale

parola ami di più tra queste due?

Quale paese preferisci: l’Italia che dice Sì o l’Italia

che dice No?

Vedo tante immagini: c’è una tizia giovane e

orrendamente carina (una bellezza plastificata, da

“estinzione della specie”) che sorride, sorride

sempre, sorride a tutti… (denti bianchi eh… non

dico di no)

Quella deve essere l’Italia che dice SÌ!

Poi c’è una tizia meno giovane, viso segnato da

qualche ruga, ha l’aria seria, tesa e preoccupata.

Continua a dire a chi sta intorno… “ma non è così,

guardate che non è così, un attimo per favore, non

mettetemi fretta…ragioniamo…”

Quella deve essere “l’Italia che dice NO”!

La prima tizia profuma, sorride e profuma, gela il

sangue con il suo sguardo e profuma…

La seconda ha una bella L di “looser” stampata

sulla fronte… butta sull’anziano, non sorride

quasi mai e poi – che fa? – vuole parlare? Ma non

lo sa che il dialogo è fuori moda? Che è una

rottura… starla a sentire?

Lo stupido ragazzino mi sussurra nella testa: “SÌ o

NO, SÌ o NO, a quale parola non puoi rinunciare?

Quale parola ami di più?

Mi sveglio confusa e sudata… Mia madre da sotto

urla: “Beh, che fai… ti dai una mossa, sì o no?

NO! , Urlo io (e per una volta mi pare che il

ragazzino nella mia testa stia battendo le mani…)

Sogni Rivelatori pt.5:

#ITALIA CHE DICE SÌ O ITALIA CHE DICE NO??

SCRITTURA e CULTURA

de “la Sognatrice”

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A dimostrarci che nella Hollywood di oggi siano le donne a sfornare i migliori gioielli è Shonda Rhimes che, con la sua casa di produzione Shondaland, ha prodotto ad oggi quelle che son considerate tra le migliori serie TV degli ultimi tempi (es. l'immortale Grey's Anatomy.) Ultima è How To Get Away With Murder (che letteralmente vuol dire “Come commettere un omicidio e farla franca”) ma ingiustamente tradotta “Le Regole del Delitto Perfetto.” Protagonista è Annalise Keating che, come tutte le protagoniste portate sul piccolo schermo dalla Rhimes, è una donna forte e risoluta. Ed è questo a contraddistinguerla nel suo ruolo di avvocato dove spesso, le azioni che compie per vincere le sue cause, sono più che discutibili. Annalise Keating è un avvocato senza troppo pelo sullo stomaco, pronta a tutto pur di vincere le cause, imbrigliata in un matrimonio dai contorni foschi, che tiene il corso “How to get away with murder” alla Scuola di Legge. Credetemi, non vorreste mai passare un solo secondo nella stessa aula di questa donna. Ed è qui che parte tutto: come ogni anno sceglierà cinque migliori studenti che l'accompagneranno nei suoi casi giudiziari: i Keating Five. Ragazzi ambiziosi, pronti a tutto per il ruolo di miglior studente e per niente candidi che, attraverso l'uso di frequenti flashback porteranno avanti la trama orizzontale della serie. Tutto, ogni puntata, ogni scena, regalerà un tassello che si andrà poi a incastonare con quanto mostrato in essi: un omicidio di cui i ragazzi sono responsabili -o forse no?- Inutile provare a fare supposizioni, inutile anche

provare a perdere il proprio tempo a cercar di capire chi ha fatto cosa e perché. Per quanto sia inevitabile, s'intende. A rendere questa serie un capolavoro è proprio l'impredivibilità e l'assenza di cliche, oltre che alla magistrale Viola Davis nel ruolo della protagonista. Questa donna così criptica che nelle sue migliaia di sfaccettature o la si ama o la si odia, non vi è alcuna via di mezzo. Ogni sua azione, buona o malvagia che sia, sembra sempre adita al raggiungimento di qualcosa di più grande. Quasi spaventosa da vedere, come nella tragedia o di fronte alla morte riesca a trovare la lucidità per pensare e “sistemare” le cose. Nel chiuso della sua stanza, Annalise Keating piange spesso, si mostra per la donna fragile che è (o forse no?), ma questa esasperata ed esasperante altalena di emozioni e di atteggiamenti tratteggia un personaggio complesso, sfaccettato, multiforme che conquista lo spettatore anche quando ricorre – come già detto - a mezzi moralmente ed eticamente discutibili. Non mancano i colpi di scena, il finale ad effetto che porta a divorare altri episodi come non ci fosse un domani, dei personaggi con delle storyline ben costruite e una trama avvincente. Cosa volete di più incluso nel pacchetto, un Happy Meal? How to get away with murder è un gioiello della serialità televisiva, un capolavoro di quelli che a parole non si può dire. E al giorno d'oggi, di serie che mostrino la forza delle donne ne abbiamo davvero bisogno. Non aspettatevi gioie, Shonda Rhimes è famosa per privarne di ogni tipo, ma non ne resterete comunque delusi. Non dite che non ve l'avevo detto.

SCRITTURA E CULTURA

Come fissarsi con una serie e farla franca di Maica Cantarella

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Apparteniamo ad una generazione difficile, piena di complessi, insicurezze, paure. Cerchiamo rifugio nella nostra quotidianità fotocopiando comportamenti o intere vite di persone che reputiamo essere migliori di noi. Sotto una borsa firmata o un pantalone indossato perché '' Addosso a quella faceva figo '' , c'è una persona che ancora non ha trovato la propria strada, il proprio stile di vita o la propria impostazione. Non che per tutti funzioni allo stesso modo. Magari si segue una moda solo perché piace, soggetta ad una rilevanza essa viene considerata semplicemente il trand del momento, ma nella maggior parte dei casi, dietro questo pseudo

fenomeno si nascondono molteplici problematiche. Solitamente si tiene a concettualizzare la maggioranza come verità assoluta, rendendo ciò che è soggettivo l'opposto di oggettivo, e quindi negativo. In parole povere, se non ti vesti come gli altri sei uno sfigato. Molte volte, senza volerlo, ci ritroviamo a giudicare una persona solo perché questa è ''diversa'' Senza considerare che agli occhi di essa quelli ad apparire diversi siamo noi. Il mondo è bello perché è vario, ma non esisterebbe nemmeno il concetto di varietà se all'interno di esso non si manifestassero casi di soggettività collettivi.

PENSIERI

Siamo Noi di Light Blue

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BROWNIES

Ingredienti:

Ingredienti per uno stampo di cm 25×25

180 gr di burro

300 gr di zucchero

90 gr. di cacao amaro in polvere

la punta di un cucchiaino di sale

1 bustina di vanillina

2 uova grandi fredde

75 gr di farina

60 gr di noci (facoltativo)

Preparazione: Nel frattempo accendete il forno a 180° e fatelo riscaldare, foderate con carta forno uno stampo di 25 cm per lato; fate sciogliere a bagnomaria il burro con lo zucchero, il cacao in polvere, il sale ; fate raffreddare per 2-3 minuti, aggiungete la vanillina e girate con un cucchiaio di legno, aggiungete un uovo alla volta e mescolate energicamente ad ogni aggiunta. A questo punto versate la farina e girate con forza per un paio di minuti. Se volete aggiungere le noci fatelo adesso (spezzettate grossolanamente). Versate il composto nello stampo e fate cuocere per 25 minuti a 180° . All’interno saranno morbidi e umidi e fuori avranno una crosticina marrone chiaro, utilizzate un coltello di plastica per tagliarli a quadrotti senza correre il rischio di farli sbriciolare.Ed ecco pronti i vostri Brownies americani. Buon appetito!

ABBINAMENTO: Tè o latte e caffè, oppure Passito di Pantelleria

LA RIC(C)ETTA

CUCINA

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Sono le 6 del mattino. Una leggera brezza muove le tende delle finestre. Fuori il silenzio assoluto. Improvvisamente un portone si chiude, si ode un lamento, un grido, dei passi. Quei suoni hanno qualcosa di strano , qualcosa di....inumano. Per i guardiani che abitano da anni la nostra scuola non vi sono dubbi: è il fantasma del Malpighi. Questa sovrannaturale figura ,detta anche "il vendicatore" è un entità scolastica che abita il nostro istituto da prima che diventasse scuola. Sappiamo poco di lui, ma la sua esistenza è certificata da più fonti come confermano tutti i professori veterani della nostra scuola. Anche a numerosi studenti ammettono di essere venuti a contatto con la temibile entità. Affermano infatti che tutte le loro insufficienze sono state inserite nei registri dei professori da questo strano fantasma. Una delle sue ultime malefatte è aver inviato alla nostra redazione una foto di un suo ritratto che afferma essere disegnato in una qualche misteriosa area del Malpighi. Noi del Riccetto chiediamo quindi il vostro aiuto per capire in quale sovrannaturale aula si trova questo misterioso disegno. Solo cosi potremmo ricostruire la storia del "Vendicatore del Malpighi" Chi per primo invierà la risposta all'indirizzo e mail [email protected] riceverà in compenso un pizzetta offerta dalla redazione e un pizzico d'aglio per non essere ucciso dal vendicatore.

IL FANTASMA DEL MALPIGHI

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Nei meandri più oscuri delle prigionie della scuola si cela uno studente: il suo nome è L.T.FOX. Rimasto lì nel tentativo di riuscire a rubare le tracce della prima prova non è più riuscito a tornare per colpa della trascurata edilizia scolastica. Rimasto solo con le “Catilinarie” di Cicerone capì che sarebbe stato più semplice imparare i segreti dell’astrologia, piuttosto che riuscire a tradurre quelle versioni. Le sue profezie sono rimaste a noi sotto forma di pergamena, e fino ad adesso si sono rivelate straordinariamente vere” Ariete: Dovete imparare a capire quali sono i professori cui volete davvero dedicare più ruffianaggine nella vostra vita. Evitate quelli di lettere, loro non vi sopportano e non vi sopporteranno mai. Non è più il momento di sognare a occhi aperti pensando di poter riuscire a trasformare quel mezzo voto nella vostra felicità, puntate al gioco d’azzardo. Per i maturandi al quizzone cominciate a prepararvi qualche filastrocca per buttarvi a caso, sarà l’unica vostra possibilità. Toro: Si verifica un favorevole aspetto di Giove, astro della penna scarica durante il tema, per quanto concerne voi del Toro, … Se, fino a qualche giorno fa, qualcuno vi accusava di essere un po' pigri e forse passivi, adesso dovrà ricredersi, siete decisamente peggio di quanto si immaginava. L’influenza di Venere vi farà sembrare particolarmente affascinante l’unico bagno funzionante nel vostro piano Gemelli: Le faccende extracurricolari subiranno bei cambiamenti, nelle prossime settimane. Non dovete preoccuparvi però, perderete senza problemi qualsiasi occasione di prendere qualche voto più alto in pagella. Ci saranno novità anche nella vita amorosa, quindi dedicatevi alla passione che per la scuola avete superato il treno! Oggi, per il vostro segno di Terra, Marte, astro del 5 ½ che diventa debito, influenzerà positivamente sul vostro studio di recupero a luglio, Cancro: Nelle prossime settimane, voi del Cancro dovrete fare attenzione a non dare l'impressione di essere intelligenti, perdereste tempo nessuno vi crederà. Si avvia un difficile aspetto di Marte, pianeta del compito lasciato in bianco, per voi Sagittario oggi! Cominciate a comprare dei bei

fogli di carta lucida, non rischiate di rimanere senza eleganza per un compito lasciato in bianco , lo stile non deve mancare neanche per i 2. Leone: Da oggi riuscirete a raggiungere finalmente i vostri risultati sperati in tutti i campi, ma non sulla scuola tranquilli, lì non ci sono possibilità. Il vostro pianeta governatore, è, per quanto riguarda voi Leoncini, nella Casa della sessualità, e questo vi permetterà di cimentarvi in qualsiasi funzione matematica, ma senza venirne mai a capo. Vergine: E' difficile avere la meglio su di voi, quando c'è da discutere di qualcosa d'importante come la filosofia agostiniana del VI secolo. Sarete, nelle prossime settimane, degli ottimi combattenti, ma state attenti a Storia, le peggiori batoste partono da là. È in corso una posizione vantaggiosa di Venere, astro delle preferenze dei professori, cominciate a prepararvi le vostre frasi più ruffiane! Bilancia: Le vostre forze dovrebbero essere convogliate verso un obiettivo concreto, quindi basta pensare alle scuola, per voi meglio avvicinarvi al mondo del lavoro. Questo martedì, per la Bilancia, si forma una disagevole posizione di Marte, astro del 6 politico, pregare i vostri professori non basterà più , cominciate a tirare fuori i vostri risparmi. Scorpione: Cominciando da oggi, per voi dello Scorpione, Marte, astro della disoccupazione dopo il diploma, è in gradevole sestile... Scompare la pigrizia che vi aveva afflitto in parecchi momenti delle scorse settimane per far posto alla frenesia del voler ricuperare tutto (inutilmente). Per chi non ha insufficienze e si crede preparato in tutto non preoccupatevi, sorprese non mancheranno neanche per voi Sagittario: Nelle prossime settimane, voi del Saggitario potreste essere protagonisti di un po' di dispersione delle energie accumulate studiando il giorno prima per le interrogazioni. Da questa giornata, Giove, pianeta rotondo, farà apparire più riconoscente tutto ciò che è simile ad un cerchio. Perciò mostratevi più cortesi verso le professoresse tondeggianti, la pagella ripagherà! Capricorno: Avete una raffica di energie in più da spendere, nelle prossime settimane, ma non vi preoccupate si esauriranno tutte dopo i compiti

OROSCOPO DI L.T. FOX

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in classe di maggio. Da questo martedì, Marte, astro dei radicali e delle derivate, transita in elegante congiunzione con le insufficienze per voi esponenti dei Capricorno! Ne trarranno vantaggio tutti i campi dell'esistenza, ma - in particolare – le pagelle di fine anno. Acquario: Ci possono essere ottime idee nelle materie scientifiche. Dovete però stare attenti a confrontarvi con i professori con il quale non siete mai andati d’accordo, vi riserveranno sorprese che potreste non aver messo in conto. Partendo da oggi, per l’acquario, la relazione

incestuosa da Marte e Venere farà risultare di una semplicità sconvolgente tutte le versioni.

Pesci: Marte, vostro pianeta protettore e custode delle insufficienze, è in favorevole sestile. Migliora la situazione dello scritto, che aveva visto qualche imprevisto di troppo, nelle ultime settimane. Per i maturandi la seconda prova porterà con se una sorpresa inaspettata e passerete l’esame senza problemi, ma solo se farete sacrifici umani a Venere (come sacrificati valgono anche i professori)

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GIOCHI

(7,9)

SOLUZIONE ULTIMO NUMERO: DIVERBI CONIUGALI

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DEDICHE

QUESTO ERA L’ULTIMO RICCETTO DELL’ANNO!

BUONA CONCLUSIONE A TUTTI E CI VEDIAMO

L’ANNO PROSSIMO (auguriamo di no ai nostri

maturandi e addio al nostro grafico che va

in Armenia)

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La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.

"Le poesie sono pensieri che respirano, e parole che bruciano.." (Thomas Grey)

Guardo n arto e nun te vedo Forse perché nun ce credo

Si te chiamo ‘n me risponni Si te cerco te nasconni

Se esisti o pure no Questo proprio non lo so

Pensacce? Lo farò Ma 'n tanto dico bho

Tu pe me sei na speranza Che m aiuta a campà Io e Te, ‘n alleanza Che non è casualità

M’hai donato un anello Un'estate o due fa

Il mio ego un bordello Ma alla fine sai ‘n do sta?

So sicuro che lo sai E che te lo chiedo a fa Tu me sarvi da li guai Come quella che ce l ha

POETI ANONIMI DE BRAVETTA

Er Core de Roma