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Anno CV - Euro 1,20 - copia omaggio 20 aprile 2019 Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto 17

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Anno CV - Euro 1,20 - copia omaggio 20 aprile 2019S e t t i m a n a l e d e l l a D i o c e s i d i V i t t o r i o V e n e t o 17

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Grandi alberi ed er-be spontanee. Nel

bel mezzo della stagioneprimaverile viene quasi au-tomatico prestare atten-zione alla natura che ci cir-conda e al paesaggio che sicolora di mille sfumature.Tra i diversi aspetti checaratterizzano l’ambientenel territorio Opitergi-no-Mottense, ci piace ri-chiamare l’attenzionestavolta a due espressio-ni della natura su duepiani assai diversi.

Un piano è quello deigrandi alberi che svettaverso il cielo nel nostro

ter-ritorio. Si tratta di alberistorici, detti anche “monu-

mentali”, spesso autocto-ni, altre volte d’originilontane: che stanno comeelefanti a presidiare i no-stri paesi o certi stupendiparchi e giardini, vedettedella nostra storia di de-cenni, ma a volte ancheplurisecolare.

Sono splendidi esempidella forza e maestositàdella natura, come opered’arte create da uno Scul-tore insuperabile.

L’altro piano è quellodei pochi centimetri soprala terra, dove cresconospontaneamente tanti tipidi piante, il più delle voltecalpestate, eppur pregne diproprietà salutari. E nume-rose di esse possono di-ventare uno speciale, sapo-rito ingrediente di piattiprelibati. E per sperimen-tare e assaporate questeproprietà proponiamo an-che alcune ricette gastro-nomiche.

Per conoscere ancorameglio la natura della cam-pagna dell ’Opitergino-Mottense il modo più effi-cace è attraversarla, im-mergervisi a compiere apiedi o in bicicletta, magaridandosi per mèta un par-co, qualcuno dei grandi al-beri esistenti oppure com-piendo i percorsi naturali-stici qui proposti.

Ecco, alcuni modi sem-plici e a portata di manoper vivere questa Primave-ra, il nostro territorio, labellezza ed il gusto chepossiamo ricavare dallaNatura. FP

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Grandi alberi,dolci erbe spontanee

Nel territorio dell’Opitergino Mottense Scelti tra i più “voraci” di CO2

Con una lettera atutti i dirigenti

scolastici il presidentedella Provincia di TrevisoStefano Marcon ha co-municato un ambiziosoprogetto ambientale:mettere a disposizioneper ciascuno studentedelle scuole trevigianeaderenti un albero (se-menzale tra quelli consi-derati più “voraci” nel ri-durre le emissioni diCO2 e smog quali il Cel-tis australis, Tilia corda-ta, Carpinus betulus oAcer campestre o simili).Nella circolare vienechiesto alle scuole di rac-cogliere le adesioni at-traverso le schede dacompilare entro il 30aprile. Dopodiché, rac-colti i nominativi, le pian-te saranno consegnate atitolo gratuito attraversole scuole stesse. Ognistudente potrà avere unalbero a disposizione dapiantare dove più deside-ra.

“Un albero – comespiega lo stesso presi-dente – da piantare nelgiardino di casa e da ac-cudire personalmente,affinché diventi l’alleatopiù naturale per miglio-rare la qualità dell’aria esensibilizzare – dalle mu-ra di casa fino ai confinidella città – ad un com-portamento ambientalepiù sostenibile e rinfor-zare l’impegno degli stu-denti partendo dal basso,sui problemi del cambia-mento climatico”.

La Provinciadi Trevisodonaun alberoagli studenti

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Grandi alberi, sem-pre più rari. Nelle

campagne le siepi che ospi-tavano spesso querce cen-tenarie sono quasi scom-parse, il terreno è tutto oc-cupato dall’agricoltura in-tensiva. I grandi alberi resi-stono in città. Sono all’in-terno di giardini e parchiprivati, si lasciano ammira-re dalle cancellate. Nonmancano esemplari di pre-gio in spiazzi e parchi pub-blici.

Oderzo è una città che,per sua fortuna, ha moltigiardini e parchi. Fra tutti ilgiardino pubblico, discen-dente del parco di Cà Die-do, la nobile dimora cheoggi è il municipio. Si esten-de sul retro, frequentatopolmone verde che ospitaalberi notevoli, come i pla-tani (Platanus) che si trova-no all’ingresso sud.

Nel parco di PalazzoFoscolo, appena dopo l’in-gresso, svettano due note-voli Cedri del Libano(Cedri Libani). Altri alberimaestosi compongono ilparco, che non è sempreaperto al pubblico. Neipressi della cinta muraria viè un ciliegio selvatico(Prunus avium) di bell’al-tezza che, quando fiorisce,offre uno spettacolo raro.Proseguendo lungo via Ga-ribaldi si incontra Villa Ber-ti-Stefanel. Bello il parco,con piante ad alto fusto chesi possono osservare dallacancellata. Eccoci in vialeBrandolini. Con gli altri dueviali – Frassinetti e CesareBattisti – compone le sug-gestive cortine verdi che,dalla primavera all’autunnoinoltrato, circondano lacittà. Sono parecchie deci-

ne di tigli, alti una ventinadi metri circa, messi a di-mora negli anni Venti delNovecento, sul modellodei viali che all’epoca carat-terizzavano la città di Mon-tecatini Terme. Da via Ga-ribaldi è breve la distanzaper giungere all’IstitutoBrandolini. Quest’anno fe-steggia i 130 anni di vita: èstato fondato dal vescovoSigismondo Brandolini e daSan Leonardo Murialdo nel1889. È logico supporreche il parco dell’Istituto ri-salga a quegli anni.

Da ammirare i Cedridel Libano ed il viale diPini marittimi (Pinus pi-naster). Quest’ultime nonsono piante autoctone mainserite in quel contestoformano una piacevole vi-suale.

Tornando verso il cen-tro città, in piazzale dellaVittoria, c’è villa Arrigoniche mostra nel suo giardi-no un magnifico esemplaredi Sofora (Sophora Japoni-ca). Elegante nel portamen-to, pregevole nel fogliame enella fioritura questa Sofo-ra è con ogni probabilitàcoetanea dell’altra Sofora,quella che si trova in piazza

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I grandi alberi di OderzoIn giardini e parchi resistono esemplari da ammirare

Il ciliegio a Palazzo Foscolo

Gli alberi in viale Frassinetti

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Gina Roma, a lato di piazzaGrande. È l’albero opitergi-no più famoso ed amato.Ogni tanto mostra i segnidel tempo, la vecchiaia si fasentire pure sulle pianteche, non va dimenticato,come tutti gli esseri viventinascono e muoiono. LaSofora della piazza è ogget-to di cure assidue. Nel pe-riodo natalizio, rivestitacon le lucine, diventa unaspettacolare attrazione. In

piazza Castello, sull’arginedel fiume Monticano svet-tano tre platani ultracen-tenari. Ci sono vecchie fo-to della città risalenti al1918 che li mostrano giàpiuttosto alti: è possibiledunque che siano statimessi a dimora sul finire del1800. In realtà i platani era-no sei. Tre hanno dovutoessere abbattuti perchécolpiti dal tremendo “can-cro del platano” che, dopo

averli fatti morire, li ha resiinstabili e pericolanti.

Andando a Colfrancui sipassa davanti a Villa Borto-luzzi-Dal Sasso. Al passanteoffre lo spettacolo di ma-gnifici Cedri del Libano,Tassi (Taxus baccata),Faggi (Fagus Sylvatica) edaltri alberi di eccezionalealtezza. Un’autentica gioiaper gli occhi, anche perchéla cancellata non è troppoalta e ne consente l’ammi-rata visione.Il viale di pini marittimi all’Istituto Brandolini; sotto, la Sophora Japonica in piazza a Oderzo

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A Colfrancui esiste unparco fra i più belli e pre-gevoli d’Italia: quello di vil-la Galvagna-Giol. Si esten-de per diversi ettari sulmodello del parco all’in-glese, con due laghetti, ilninfeo e parecchi alberi dipregio. Il gruppo di tre ma-gnifiche Magnolie (Ma-gnolia Grandiflora) che sitrova all’angolo dirimpet-taio alla chiesa di Colfran-cui, quand’è in fiore, rega-la emozioni intense.

Pregevoli pure i Cedridel Libano e un Cedrodi tale specie si trova an-che nel recinto dell’oleifi-cio, oggi dismesso, che sitrova di fronte.

Dall’altra parte dellacittà, lungo viale Frassinet-ti, si erge in tutta la sua al-tezza un bel Cedro delLibano, uno dei pochi al-beri superstiti di quelloche era il parco delle Scuo-

le Dorotee. Prima di Ca-mino, c’è un insolito quan-to superbo esemplare diAcero negundo ameri-cano (Acer negundo) da-vanti a Villa Puiatti. A pian-tarlo, sessantanni fa, è sta-to il dottor Elio, già sinda-co di Oderzo. Un paiod’anni fa, quando un fulmi-ne ne spezzò un ramo, nerisultò legname per circa10 quintali.

A Camino degni di no-ta pure i Carpini (Carpi-nus betulus) davanti all’al-

bergo omonimo. Un ami-co mi disse una volta:«Certuni considerano lepersone guardando a qua-le modello di auto hanno.Io guardo quali alberi han-no in giardino». Per chi hala fortuna di possedereuno spazio verde, l’alberopuò fare la differenza.

Annalisa Fregonese

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Colfrancui: il giardino di Villa Bortoluzzi dal Sasso e, sotto, le magnolie di Villa Galvagna Giol

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Èindiscutibilmente ilsimbolo di Lutrano:

stiamo parlando della “pla-tana”, il grande albero chesvetta per la sua grandezzasu lato sinistro di via Bor-nia, subito dopo il pontesul fiume Monticano dietrola chiesa parrocchiale.

Quando è stata pianta-ta? Giovanni Bonfarnuzzo,classe 1927, vive da sem-pre in una casa che sorge inprossimità del grande albe-ro: “A me risulta che siastato piantato nell'anno1900” ci racconta; pur-troppo le foto del pontescattate dagli occupanti au-striaci nel 1917-18 non so-no d'aiuto, non inquadran-

do l'angolo in cui oggi svet-ta la pianta.

Segno particolare del-l'albero è una grossa gobbasviluppatasi nel corso deglianni alla base del suo tron-co: sotto ad essa si trovaancora il chiodo dove Vit-torio Tonello tanti anni fafissava la sua bancarella dibagigi, caroboe e stracaga-nasse che attiravano comemosche i bambini del pae-se; un altro chiodo, postoinvece sopra la gobba, è unsegno dell'arrivo della de-mocrazia nel nostro paese,visto che venne usato perissare uno striscione elet-torale in occasione delleelezioni politiche del 1946.

A renderle la pla-tana un simbolo delpaese noto nel cir-condario ha contri-buito sicuramente“Quattro passi parLutran”, la famosamarcia podistica or-ganizzata dal gruppo“Amici di Lutrano”dal 1982: il disegnostilizzato dell'albero,affiancato dalle sa-gome di due corri-dori, fin dagli anni'80 è stato stampatosu volantini, taglieri,piatti, vasi e tanti altri og-getti ricordo della marcia,rendendolo un simbolonoto alle migliaia di appas-

sionati di podismo che ac-corrono in paese la matti-na di ogni ultima domenicadi agosto.

Andrea Pizzinat

La platana di LutranoIl simbolo del paese, ha oltre 90 anni

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Si chiama “Parco del-la Rimembranza”,

cioè del ricordo. E ricordacosa? Il parco quest’annocompie 98 anni. Infatti nel1921, per iniziativa dell'as-sociazione Combattenti, furealizzato su un piccolotratto di terra, stretto elungo, che costeggia il vec-chio alveo della Livenza(oggi qui scorre la Liven-zetta) lungo via RivieraScarpa. Come in molti casi

in Italia, quest’area verdevenne creata per ricordaretutti i soldati mottensi ca-duti nella prima guerraMondiale. L’idea fu quelladi associare ad ogni piantail nome di un caduto mot-tense, affinché quei ragazzivenissero ricordati persempre dalla loro comu-nità.

Spiega l’appassionato distoria locale Enrico Flora:«Sugli alberi era stata fissa-

ta una tar-ghetta di me-tallo col no-me del cadu-to. Sarebbeinteressantesapere se trale fronde,ormai moltoalte, ce n'èancora qual-cuna. Oggipurtroppo inmolti nonsanno il si-gnificato delparco cheandrebbe va-lorizzato co-me piccolotesoro siastorico chepaesaggisti-co. Queglialberi rap-presentano i ragazzi diMotta che persero la vitain un conflitto combattutocent’anni fa ma le cui feritein queste zone sono anco-ra presenti».

All’interno del parco il

visitatore può trovare unmonumento, ovviamentepiù recente, che ricorda icaduti mottensi nei lagerdel secondo conflitto mon-diale.

Gianandrea Rorato

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Parco della Rimembranza nel 1921 e, a destra, oggi

Alberi per fare memoriaIl parco della Rimembranza di Motta di Livenza

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Venticinque anni fanasceva il Bosco

delle Viole, a Mansuè, suiniziativa di GianfrancoMarchetti. “Quello di da-re vita ad un bosco fu unprogetto originale di miopadre - racconta il figlioAlessandro - che si con-sultò con degli espertisulla opportunità di crea-re un bosco planiziale. Èstato, fondamentalmente,un progetto di riqualifica-zione ambientale, che og-gi possiamo dire con sod-disfazione essere diventa-to un vero e proprio mo-dello di riferimento pertante altre realtà. I boschidi pianura, pur restandosconosciut i a l grande

pubblico, esistono”. Lasiepe campestre del Bo-sco delle viole viene uti-lizzata come punto di ri-ferimento per alcuni col-t ivatori convertit is i a lbiologico.

Perché “Bosco delleviole”? Alessandro spiegache la scelta di questonome venne fatta per unaduplice ragione: sia per-ché le viole sono i fioriche, nati spontaneamen-te, tappezzano il suolo delbosco, sia perché un tem-po i Marchetti erano co-nosciuti in paese col so-prannome “i Vioea”.

“Ero piccolo quandoiniziai a veder crescere leprime piante: farnie, robi-

nie, pioppi, aceri, eccete-ra. Man mano che passa-vano gli anni era come ve-der crescere accanto ame un fratello, il bosco,che progressivamente as-sumeva una sua forma

unitaria, una identità sem-pre meglio definita. A ca-sa mi divertivo a giocarecon il cane e con il gatto,ma anche il bosco si ri-velò essere un compagnodi giochi niente male”. In-

Il Bosco delle Viole a MansuèFu creato venticinque anni fa su iniziativa di Gianfranco Marchetti

Il bosco delle viole di Mansuè

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somma, il bosco è semprestato nell’immaginario diAlessandro parte della fa-miglia. Facendo leva sullaforte emotività suscitata-gli dal rapporto quotidia-no e ravvicinato col bo-sco, egli sottolinea signifi-cativamente: “Si tende,spesso inconsapevolmen-te, a considerare gli albe-ri, i fiumi, le piante in ge-nere come parte dell’ar-redamento. Ci si dimenti-ca che sono esseri viventia tutti gli effetti, seppurecon alcune caratteristichediverse dalle nostre”.

Il risvolto forse più im-portante che la vicinanzadel bosco ha determinatonella vita di Alessandro losi vede concretizzato neilibri e nelle musiche checrea. “Il bosco è la mia ca-sa. E posso dire di viverein una casa che mi da unsacco di stimoli. Vi traggocontinuamente spunti per

le mie creazioni, sia stan-do solo che frequentan-dolo in compagnia di altri.Per esempio, la poesiache ho intitolato “Il mu-schio” è nata nel periodoin cui andavo a raccoglie-re il muschio per fare l’er-ba del presepe, a Natale.Una esperienza così bana-le, eppure così significati-va, se fatta con cura”.

Tanto per smentireuno dei tanti luoghi co-muni sul bosco, spessoimmaginato come oasi diassoluto silenzio e sopo-rifera quiete, Marchettitestimonia, al contrario,

del suo carattere forte-mente contraddittorio:“È vero: il bosco è il luo-go più adatto per stacca-re la spina e trovare la pa-

ce dei sensi a finegiornata. Ma è an-che fonte di con-tinui stimoli. Siaper la manuten-zione pratica cherichiede, che perl ’energia v ita leche è in grado diinfonderti”.

Lo scorso 21 marzo,primo giorno di primave-ra, è stato inaugurato ilciclo di Meditazione Di-namica e Sonora nel Bo-sco, a cura di Paolo Biasi,naturopata, Damiano Bi-doli, operatore olistico,ed Elena Marchetti, ope-ratrice del benessere. Se-guiranno analoghe inizia-tive aperte al pubblico nelcorso della primavera edell’estate.

Valeria Roma

Alessandro Marchetti

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Il bagolaro in piazza dei Tigli e la sofora in borgo Tonini

In pochi sanno che aTezze di Piave è possi-

bile ammirare due alberisecolari. Uno è la cosiddet-ta “pisoera”, nome popola-re per il bagolaro che fron-teggia la chiesa parrocchia-le, in Piazza dei Tigli. L’altroè la sofora nipponica di ViaBorgo Tonini. L’itinerarioecologico-culturale predi-sposto dall’amministrazio-ne comunale di Vazzolapropone fra le sue tappeanche queste due maesto-se piante.

A proposito di questialberi non circolano moltenotizie sui libri. Perciò letestimonianze di alcunistorici abitanti di Tezze ri-sultano particolarmentepreziose. Uno di loro rie-voca la sua infanzia così:“Tra il 1938 e il 1945, a ca-vallo della guerra, la pisoe-ra della piazza di Tezze di-ventò per me e i miei coe-tanei un importante puntodi riferimento. In autunno,dopo il catechismo – cheallora si chiamava “dottri-na” e ci impegnava tutti i

pomeriggi –, in quattro ocinque di noi ci arrampica-vamo sui rami per prende-re qualche pisoea, il sapori-to frutto di stagione. Il piùrobusto di noi faceva dabase, quelli più esili gli sali-vano sulle spalle per rag-giungere l’albero. Dei frut-ti che riuscivamo a recupe-rare alcuni li mangiavamosubito, altri li portavamo acasa per condividerli con lenostre famiglie ed arricchi-re il pasto frugale a base di

pestarei”. Lapianta è an-cora lì ,dov’era ot-tant’anni fa.Eppure dairicordi diquesto si-gnore sievince chia-ramente lanostalgia perun tempo fe-lice di rela-zioni sociali,giochi edesper ienzeormai passa-te, che soloquell’albero

sembra poter rendere an-cora presenti. Una poesiascritta da Guerino Cancel-lier, dedicata proprio allapisoera, riporta il punto divista della pianta sui queipomeriggi: “I bimbi all’usci-re dalla dottrina,/ coi mieifrutti facean merendina,/ siaccapigliavano, or questi,or quelli/ ed io li guardavo:eran tutti belli”. Nulla si sadi certo sulla data in cuiquesto albero fu piantato.Sul senso della scelta di po-sizionarlo proprio di fron-te alla chiesa si possono fa-re solo illazioni. Tuttaviaesiste una testimonianzadel fatto che già nel 1695un albero di questo tipoera presente: la mappa delpaese disegnata da Anto-nio Bardini.

“I miei ricordi dellasofora di Via Borgo Toninisono meno vivi, per il sem-plice motivo che questo al-bero si trovava, e si trova,all’interno di una proprietàprivata. I miei genitori miraccontavano che, primadella guerra del ’15-’18,questo albero rappresen-tava una delle due estre-

mità di un viale che vedeva,al suo capo opposto, un’al-tra mutera alberata. Quel-la dove oggi sorge il capi-tello della Madonna, accan-to alla canonica di Tezze.Tutto questo terreno eradi proprietà della famigliaGiacomini, la cui residenzaprincipale era la alloraomonima villa, oggi meglioconosciuta come villa Bi-scaro”. Nel caso dellasofora, oltre alle narrazionitramandate dagli abitanti diTezze, esiste qualche datoscientifico certo. Consul-tando l’elenco degli alberimonumentali predispostofra il 2013 e il 2018 dal Mi-nistero delle PoliticheAgricole, è possibile legge-re una scheda dedicata aquesto esemplare. Origi-nario del Giappone, que-sto albero radica qui daben 200 anni e suo piedi-stallo è l’altura artificiale,altrimenti detta “mutera”.

Anche se non lo sappia-mo, abbiamo tra le manidue reperti storici: di unastoria non solo passata, maancora presente.

Valeria Roma

I due alberi storici di Tezze

La sofora di Tezze

Il bagolaro di Tezze e, sopra, riportata in una mappa del 1695 realizzata da Antonio Bardini

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Alcune ricette realizzate con erbe spontanee di campo

La primavera è piùgenerosa di quanto

si creda, anche per quantoriguarda i prodotti alimen-tari. Già le erbe spontaneedi campo, con i propriumori ora dolci e oraamari, si trasformano inpiatti capaci di purificare ilcorpo, depurandone lelinfe appesantite dai grassiinvernali.

I teneri germogli delluppolo selvatico (i bru-scàndoli), dell'asparagina(spàresi selvàreghi), delgittone delle macchie (ré-ce de lièvero), dell'ortica,della silene inflata o vulga-ris (grìsoli o s'ciopéti), deltaràssaco o dente di leone(radicèe o radìci col botòno pissacàni o fratòci), delrosolaccio o papavero sel-vatico (rosoline o peverèl)e i giovani virgulti del pun-gitopo (rust) si offrono ainfinite varietà di prepara-zioni, dalle zuppe ai risot-ti, dalle minestre alle frit-tate, dalle rinfrescanti in-salate primaverili (prepa-rate con i germogli e le fo-

glioline più te-nere) alle ver-dure cotte ,che accompa-gnano otti-mamente lecarni. Le erbeappena ricorda-te rappresentano latradizione, come dire cheil loro impiego nelle no-stre cucine è consolidatoda lungo tempo, anche sele vicende della storia han-no di volta in volta accen-tuato o allentato il rap-porto fra la cucina e le er-be spontanee. Ma, accantoalle erbe ricordate, ce nesono molte altre e ci sono,nel nostro territorio, gliasparagi, sia bianchi cheverdi.

Diamo allora alcune in-teressanti e piacevoli ri-cette, facilissime da tra-sformare in piatti che han-no il sapore della storia,dono offertoci dalle passa-te generazioni, patrimo-nio da non perdere, ancheperché in gran parte total-mente gratuito.

Frittata alleerbe di primavera

Per 4 persone: 6/8uova, 600 g di grisoli os’ciopeti (silene inflata ovulgaris), rust o turioni dipungitopo (ruscus aculea-tus), peverel o rosoline(papaver rhoeas), gallinelle(valerianella olitoria), mez-za cipolla, burro o olio dicottura, sale, pepe.

Fa soffriggere in un ve-lo d’olio la cipolla finemen-te tritata e come prendecolore unisci le erbe pre-cedentemente lessate inpoca acqua salata e bensminuzzate. Nel frattemporompi le uova in una terri-na, condiscile con poco sa

le e un pizzi-co di pepe appena ma-cinato e battile un pococon una forchetta. Versa leuova nella padella, mescolaun attimo per amalgamareil composto e come la frit-tata comincia a rappren-dersi scuoti la padella per-ché non si attacchi al fondoe quindi, aiutandoti con unpiatto, girala dall’altra par-te e concludi la cotturasempre a fuoco molto dol-ce.

Per preparare questafrittata puoi impiegare unasola delle erbe indicate odiverse erbe assieme, nelleproporzioni che più ti piac-

Erbe e primizie di primaverasulle nostre tavole

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ciono. Il bello di questa ti-pica frittata campagnola staproprio nelle varietà di gu-sti che si possono ottene-re mutando le proporzionidelle erbe impiegate, chepoi sono i tenerissimi ger-mogli primaveril i dellestesse erbe.

Fritturine di fiori ed erbe primaverili

Prepara una pastellanon troppo fluida con fari-na e burro fuso, insaporen-do leggermente di sale. La-scia riposare mezz’ora,quindi immergivi i fiori e leerbe (fiori d’acacia, di glici-ne, petali di rosa, foglie disalvia, punte d’asparago,fiori di zucca, ecc.), chepasserai poi in olio extra-vergine d’oliva o di vinac-cioli, bollente. Come lefritturine risultano doratee croccanti, levale, sgoc-ciolale e servile , dopoaverle spruzzate di sale.

Crema di asparagi verdi

Per 4-6 persone: 40asparagi verdi, 4 cucchiai difecola di patate o maizena,1 litro di brodo, mezzo bic-

chiere di vino bianco sec-co, burro, 4-6 crostoni dipane integrale, cipolla,prezzemolo tritato, sale.

Monda con cura gliasparagi, eliminando la par-te più dura, poi tagliali apezzetti e falli cuocere in

un soffritto di cipolla eprezzemolo, bagna col vinoe insaporisci di sale. A cot-tura ultimata metti da par-te le punte degli asparagi epassa il resto al frullatore.Rimetti in una casseruolasul fuoco la crema così ot-tenuta, unisci le punte degliasparagi, regola la densitàcon fecola o maizena, con-trolla l’insaporimento emanda in tavola con il cro-stone di pane.

Frittata agli asparagi

Per 4 persone: 6/8uova, 200 g di punte diasparago, burro, sale, pepe.

Lessa al dente le puntedi asparago in poca acquasalata e intanto rompi leuova in una terrina, battileun po’ e insaporiscile di sa-le e poco pepe. In una pa-della fa scaldare il burro,

unisci le punte d’asparagocotte e tagliate a rondelledi mezzo centimetro d’al-tezza circa e versa le uovabattute. Amalgama bene escuoti la padella perché lafrittata non si attacchi sulfondo. Quando la superfi-cie della frittata comincia arapprendersi, girala, aiu-tandoti con un piatto e fal-la cuocere dall’altro lato.

Risotto con i bruscandoli

Ingredienti e dosiper 4 persone: 300 g diriso, mezzo bicchiere diolio extravergine di oliva,mezza cipolla tritata, unmazzetto di bruscandoli(apici freschi di luppolo sel-vatico), brodo, una noce diburro, formaggio granagrattugiato, sale, pepe.

Con una casseruola faimbiondire nell'olio la ci-polla e coma appassisce ag-giungi i bruscandoli prece-dentemente lessati in pocaacqua e tagliati a piccolipezzi. Mescola bene, insa-porisci, lascia andare alcuniminuti, quindi versa il riso eporta a cottura, aggiungen-do il brodo poco per volta.Verso la fine unisci la nocedi burro e il formaggio,amalgama bene, controllal'insaporimento e servimolto all'onda.

Torta di bruscandoli

Ingredienti e dosiper 4 persone: 400 g dibruscandoli (apici freschidel luppolo selvatico, appe-na spuntati), 100 g di sala-me fresco, 50 g di cipolla,50 g di olio extravergine dioliva, 50 g di burro, 200 gdi pasta sfoglia, 1 decilitrodi vino bianco secco, 4

tuorli d'uovo, sale e pepe.

Fa rosolare la cipollatritata in olio e burro, poiaggiungi il salame sbriciola-to e i bruscandoli spezzet-tati, facendoli saltare in pa-della per 5 minuti. Versapoi il vino bianco, insapori-sci di sale e pepe e lasciaevaporare, quindi leva dalfuoco e lascia raffreddare.Quando il composto si èabbastanza raffreddato, in-corpora i tuorli d'uovo. Fo-dera una tortiera con lasfoglia, mettici l'impastoche hai preparato e copricon la rimanente sfoglia.Passa in forno caldo peruna ventina di minuti circa,poi manda subito in tavola.

Peverèl in téciacon soppressa

Per 4 persone: 1 kg dipeverèl (germogli di papa-vero), una cipolla, 50 g dilardo, 100 g di burro, 200 gdi soppressa, sale, pepe.

Monda e lava i germoglidi papavero, strizzali e fallicuocere in un soffritto pre-parato con cipolla fine-mente tritata, il lardo pe-stato ed il burro. A metàcottura unisci la soppressatagliata a dadolini e aggiu-sta di sale e di pepe.

A cura di G. Rorato

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1820 aprile 2019I L L U S T R A T A

Settimanale della diocesi di Vittorio Veneto

(Iscritto al n. 11 del Registro stampa del Tribuna-le di Treviso il 21-9-1948 - Iscr. ROC n. 30792)

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L’Azione ha aderito tramite la Fisc (FederazioneItaliana Settimanali Cattolici) allo IAP - Istitutodell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Co-dice di Autodisciplina della Comunicazione Com-merciale.

Questo settimanale è iscrittoalla FISC Federazione ItalianaSettimanali Cattolicied associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Chiuso in redazione il 12.4.2019

Il “radicio verdon dacortel”, così detto

perché la raccolta è fattaesclusivamente a manoadoperando un coltello alama corta, è nell'annoche comincia la primaverdura fresca a c ieloaperto della Marca trevi-giana.

Il primato gli spetta,poiché spunta già dopo lametà di febbraio, almenonei luoghi più soleggiati,perciò ancora in invernopieno.

Le sue roselline verdirompono il grigiore deicampi, ed un tempo que-sto radicchietto verdoli-no era quasi semi selvati-co, crescendo senza curaalcuna in mezzo ai filaridella vite, ai bordi dellestrade campestri, sullestoppie di granoturco enei prati d'erba medica.

Ma con l'avvento neglianni Sessanta degli erbici-

di, questa cicoria era qua-si del tutto sparita.

Sopravvisse restrin-gendo la sua area nel ter-ritorio del Comune diRoncade (dove domenica10 marzo si celebra l'an-nuale e storica mostra-mercato) e paesi circo-stanti, che tuttora la col-tivano, ma sempre conproduzioni piccole.

Già ricordato in un li-bro del 1600, il “radicioverdon da cortel” è pian-ta rustica, con forma a ro-setta, di colore verde in-tenso e cuore verde-gial-lo.

Le foglioline si presen-tano chiare, quasi biancheall'inserzione con il fitto-ne e formano un grumoloaperto di diametro di 7-8cm. Il cespo ripulito nonsupera i 6 centimetri dilunghezza, mentre la radi-ce, una volta toelettata,non più di 2.

Il verdolino ha fogliecroccanti e di sapore gra-devolmente erbaceo, lie-vissimamente amarogno-lo. L'ortaggio, che si rac-coglie da fine febbraio ametà aprile, viene di soli-to consumato crudo, ininsalata, come contornodi carni lesse nostrane(gallina, manzo, ossi dimaiale), ma anche servitocon uova sode.

È inoltre gran materiaprima nei “radici&fasoi”,che in questo caso deb-bono essere conditi conlardo bollente, sale, pepee aceto rosso, accompa-gnando il tutto con polen-ta bianca appena sversatao abbrustolita e un belbicchiere di Verdiso loca-le. In questi ultimi decen-ni col radicchio verdolinoo verdone dir si voglia, s'ècimentata anche l'alta ri-storazione trevig iana,sfornando “trippe e ver-done nella sfoglia di pa-ne”, “orzotto al verdonee r istretto di aceto”,“roulade d'anatra selvati-ca e verdone nel letto dizucca” e in quel di Ronca-

de si può pure mangiareuna pizza al “verdon” e daconsumare, se possibile,con una birretta delle no-stre Dolomiti. MS

Il radicio verdonsi raccoglie col coltello

È la prima verdura dell’anno nella Marca Trevigiana

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20 aprile 2019I L L U S T R A T A 19

Ci si potrebbe non cre-dere, ma c'è anche

chi raccoglie e mangia le pra-toline, meglio conosciute co-me margheritine e corrispon-denti al nome botanico di Bel-lis perennis. A principiare l'u-so in cucina, almeno dalle no-stre parti, fu un agriturismo diFregona, una bella casa patri-zia posta lungo il torrente Ca-glieron e al tempo gestita - siera a metà degli anni Ottanta- da un giovane del luogo: inquesto ristoro montano lepratoline erano servite in in-salata con primule, violette eborsa del pastore e questaverdura di prima primaveraandava ad accompagnare lospezzatino d'asino, che era ilpiatto forte del locale. Com-pletavano la pietanza la polen-

ta bianca appena fatta e del vi-no Verdiso locale. La pratoli-na è pianta perenne, sponta-nea nei terreni incolti e diffusasia in pianura che in montagna.La sua fioritura si protrae tut-to l'anno anche se si manifestain modo esplosivo agli inizi diprimavera. Questa composi-ta, imparentata con il cardo eil carciofo, si sviluppa al megliodove c'è frescura e sul Cansi-glio è riuscita a sopravvivere atemperature vicine anche aimeno 20°C. Il vegetale si di-fende dal maltempo reclinan-do il capolino (fiore) e richiu-dendolo per poi rialzarsi e ria-prirlo in direzione del solequando il tempo volge al bel-lo. Dalla rosetta di foglie basa-li, si differenziano numerosiscapi fiorali, portanti petali

bianchi, che possono assume-re all'estremità sfumature dicolori diversi. Un piatto conpratoline, che si può trovareoggi in alcuni nostri agrituri-smi pedemontani e in generenel tempo di Pasqua, è l'insala-ta cruda. Si tritano all'uopo fi-nemente e in parti eguali fogliedi margheritina, foglie di pri-mula, foglie di tarassaco (ma

che siano molto giovani!) e fo-glie di malva; quindi si condi-sce con sale, succo di limonee olio d'oliva nostrano che èpiù leggero. Delle margheriti-ne si possono usare anche icapolini ancora chiusi. Que-st'insalata di primavera è mol-to buona con le uova lesse eun bicchiere di bianco secco.MS

Un bel piatto di pratolineCon polenta bianca e buon Verdiso

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2020 aprile 2019I L L U S T R A T A

Lungo la Livenza e il Monticano, per podisti e semplici passeggiatori

L’anello di Lorenzaga (5 km)

Un percorso moltogettonato da podisti ecamminatori del Mottenseè il cosiddetto “anello diLorenzaga”, a Motta.

Si tratta di percorso dicirca cinque chilometrisempre molto frequentatoda quando è stato comple-tato il chilometro e mezzodi pista ciclopedonale lun-go via Vidisè tra zona pas-serella e centro frazionale.Si parte appunto dalla pas-serella sulla Livenza, al ter-mine di via Riviera Scarpa,accanto alla caserma mili-tare.

C’è subito un bivio: sipuò proseguire dritti per lapista ciclabile di via Vidisèin direzione Lorenzaga, do-ve si arriva dopo nemmenoun paio di chilometri.Giunti in frazione, si passail semaforo e costeggiandola chiesa parrocchiale si gi-ra a destra, imboccandovia Riva Livenza.

Qui si prosegue lungola Livenza fino a tornare al-la Passerella. Il percorso

completo misura circa cin-que chilometri, non pre-senta particolari difficoltàed è adatto sia per la corsache per la marcia.

L’anello dell’argine lungo il Monticano(8,5 km)

Per chi predilige la cor-sa o la camminata inun’area immersa nella na-tura, c’è un percorso adat-to a marciatori e podisti,lungo l’argine del Montica-no.

Si parte dal ponte diRedigole che unisce l’areadell’ospedale alla frazioneMalintrada. Si imbocca viaSala di Sotto e si proseguedritti per circa 800 metri,all’altezza del bivio tra viaSala di Sotto (in asfalto) el’argine lungo il Monticano.

Si prosegue lungo l’argi-ne per circa tre chilometrie si arriva all’altezza delponte sul Monticano aGorgo, in località Palazzi,accanto al ristorante Reve-din.

Si prosegue per il pon-

te e si gira subito a destra,imboccando l’argine sini-stro del fiume, per tornareal punto di partenza. Il giroin totale misura circa ottochilometri e mezzo.

Da Redigole ad Albano(4 km)

Il percorso precedentepuò essere prolungato dialtri quattro chilometrisempre lungo l’asta delMonticano lungo un anellochiamato dai podisti “il

ponte a ponte”.Partendo sempre dal

ponte di Redigole si im-bocca via Monticano Nuo-vo lungo la strada arginaleche è asfalta. Si arriva finoin zona Albano, dopo circaun paio di chilometri. Si at-traversa il ponte in direzio-ne capoluogo e si gira subi-to a sinistra, tornando in-dietro lungo via ColmelloAlbano e dunque la stradaarginale recentemente si-stemata. Si arriverà al pun-to di partenza per un giroche misura circa quattrochilometri.

Tre percorsi da... gustare

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Attivato, all'ospedaledi Oderzo, l'Ambu-

latorio di Chirurgia Protesi-ca dell'anca e del ginocchio.L'Ambulatorio si occupadelle prime visite di pazientiaffetti da patologie degene-rative (artrosi, necrosi, po-st-trauma) che necessitanodi valutazione per interven-to protesico: è dedicato aipazienti di oltre 60 anni dietà e si può accedere conimpegnativa del proprio me-dico di famiglia o dello spe-cialista. La finalità è quella dicreare un percorso “velo-ce” per quanto riguarda l'i-ter diagnostico ed eventual-mente chirurgico e riabilita-tivo.

«Gli interventi protesicidi anca e ginocchio - spiegail dr. Enrico Rebuzzi, diret-tore dell'Unità Operativa diOrtopedia dell'Ospedale diOderzo - sono realizzaticon tecniche e materiali diavanguardia che permetto-no di curare le differenze dilunghezza degli arti e di ri-pristinare il corretto movi-mento articolare. A talescopo è in uso presso il re-parto un software per simu-lare prima dell'intervento laposizione della protesi, gra-zie al quale siamo in grado dieseguire interventi sempremeno invasivi. I pazienti -

aggiunge - verranno riabili-tati durante il ricovero e al-la dimissione proseguirannoil loro percorso pressostrutture idonee affinchépossano prontamente ri-prendere le normali attività.È nostra intenzione, nel se-guire le indicazioni della Di-rezione, migliorare conti-nuamente il servizio dato al-la popolazione cercando direndere l 'Ortopedia diOderzo ancor più un centrodi attrazione per la chirurgiaprotesica».

L'Ortopedia opiterginaha sempre esercitato unaforte attrazione per i pa-

zienti che necessitano ditrattamento protesico agliarti. La Chirurgia protesicaè stata introdotta ad Oder-zo da Prof. De Nicola, fon-datore del reparto e prose-guita dai direttori che si so-no succeduti.

Attualmente l'équipe delRebuzzi è composta daidottori: Schiavetti, Vascella-ri, Buffolo, Francescotto eLeuci. Il team ortopedico èaffiancato dal gruppo ane-stesiologico, diretto daldottor Novello, e riabilitati-vo, dal dott. Bargellesi, an-che con il supporto dell'O-RAS di Motta di Livenza.

Il primario Rebuzzi: “Così velocizziamo l'iter diagnostico e chirurgico”

Ospedale di Oderzo, attivato l’ambulatorio di chirurgia protesica

DEMENZE:dell’ULSS 2 il miglior percorso assistenziale a livello nazionale

Èdell’ULSS 2 il mi-gl iore Percorso

Diagnostico TerapeuticoAssistenziale (PDTA) sul-le demenze in Italia. Il lu-singhiero giudizio è statoespresso congiuntamen-te da Istituto Superioredi Sanità e Ministero del-la Salute che hanno valu-tato la qualità dei PDTAsulle demenze prodottiin Italia a livello regionalee aziendale.

In tale studio è statautilizzata una checklistcomprendente vari indi-catori di qualità, tra cui lecaratteristiche del PD-TA, il gruppo di lavoro, ladiffusione, la costruzionedel percorso, la conti-nuità assistenziale, il per-corso locale, il monito-raggio e la verifica.

Al PDTA dell’Ulss 2, èstato riconosciuto il pun-teggio migliore (31 punti)tra tutti i PDTA aziendaliesistenti in Italia.

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Nell'ambito degli in-terventi per l'attua-

zione del progetto dellanuova Cittadella Sanitaria diTreviso si è giunti alla fase diavvio della realizzazione del-l'edificio che costituirà ilnuovo Polo Alta Intensità diCura del presidio, il cui can-tiere occupa tutta l'area asud dell'attuale Edificio A, fi-no al limite di via Santa MariaCà Foncello e Via del Passo.

Prima dell'avvio dei lavo-ri per la realizzazione dell'e-dificio devono essere attua-te una serie di opere, per lamaggior parte di caratterepropedeutico o provvisorio,necessarie a mitigare gli ef-fetti derivanti dalla chiusuradell'area necessaria al cantie-re. Le modifiche alla viabilità,da realizzarsi prima dell'av-vio dei lavori, sono in sintesi:1. Chiusura dell'attuale

ingresso Sud e apertu-ra di un nuovo ingressoda via Santa Maria CàFoncello.

2. Potenziamento dell'in-gresso Nord e nuovovarco di uscita pressol'obitorio.

3. Apertura al transitopubblico viabilità a latodel parcheggio dipen-denti e realizzazionerotatoria tra via dell'O-

spedale, via Polverierae piazzale dell'Ospeda-le.

Chiusura attuale in-gresso sud. L'attuale ingressoSud al Presidio Ospedaliero èstato interdetto per consenti-re l'avvio del cantiere che inte-ressa l'intera area a Sud dell'E-dificio A.

Quale ingresso alternativoè stato realizzato un varco alquale si accede tramite la nuo-va bretella stradale realizzataanche per accedere agli im-pianti sportivi del CRAL ed al

Ristorante La Cavana del Sile.Il nuovo accesso Sud ha la stes-sa funzionalità del precedenteed è attivo nelle 24 ore.

Potenziamento attua-le ingresso nord. In conse-guenza della chiusura dell'at-tuale ingresso Sud, l'attuale in-gresso Nord ha subito un in-cremento del numero di ac-cessi e lo stesso è stato poten-ziato prevedendo, rispetto al-l'attuale orario, un prolunga-mento dell'apertura nelle 24ore. Si ricorda che il varcoNord è attivo solo in ingresso,

a tal proposito è stata realizza-ta un'uscita supplementaretransitando a nord del piazzaledell'obitorio, usufruendo dellostesso cancello.

Apertura al transitopubblico bretella lato par-cheggio dipendenti. Entro ilmese di maggio verrà aperta altransito pubblico la bretella alato del parcheggio dipendenti,attualmente accessibile al solopersonale dell'Azienda Ulss n.2. Tale intervento è stato con-cordato con il Comune di Tre-viso e prevede, oltre alla rimo-zione delle attuali sbarre, cheverranno riposizionate inprossimità degli accessi al par-cheggio dipendenti, anche larealizzazione di una rotatoriatra Via dell'Ospedale, Via Pol-veriera e Piazzale dell'Ospeda-le.

Lavori all’ospedale di Treviso

Ca’ Foncello: cantiere cittadella, modifiche a viabilità e accessi

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