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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Mercoledì 22 settembre 2010 – Anno 2 – n° 249 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it [email protected] lebavaglio io@i @i @i i @i @ilf f lf lf lf lf lf t at at att to to to toq qu quo otidiano.it MARTEDÌ E VENERDÌ in onda alle ore 19.00 su www.ilfattoquotidiano.it alle 24.00 su Current Canale 130 di Sky È TORNATO TELEBAVAGLIO PROFUMO DI CAOS Una guerra la cacciata del numero uno di Unicredit tra dimissioni date e smentite. La Lega esulta. Il banchiere sarà il “Papa straniero”del Pd evocato da Veltroni? Indegnità di servizio di Marco Travaglio G ent. Sig. Presidente della Repubblica, apprendiamo con sollievo la Sua decisione di revocare a Calisto Tanzi il Cavalierato al Merito del Lavoro “per indegnità”, in quanto reo confesso di gravissimi reati finanziari. Il sollievo deriva sia dal merito della decisione, sia dalla ricomparsa di valori che parevano caduti ormai in desuetudine: dignità, onorabilità, rispettabilità, reputazione. “Fi n a l m e n t e ! ”, verrebbe da esclamare, visto che il crac Parmalat da 15 miliardi sta per compiere sei anni. Meglio tardi che mai. Apprendiamo poi con curiosità che la revoca è stata proposta dal ministro dello Sviluppo economico: deve trattarsi, se non andiamo errati, di un altro Cavaliere del Lavoro, comunemente noto appunto come “il Cavaliere”, anche se la sua dimestichezza con i cavalli è decisamente più incerta di quella con gli stallieri. Ecco, il fatto che B. ritenga “indegno” Calisto Tanzi (peraltro mai giudicato colpevole in Cassazione) ci ha messi parecchio di buonumore. Perché è vero che l’ex cavalier Tanzi ne ha combinate di tutti i colori. Ma anche il cavalier B. non si è certo risparmiato. Un breve curriculum del personaggio potrà aiutarci a fissare più precisamente i confini della dignità e dunque dell’indegnità. Il soggetto in questione soffiò la sua prima villa a un’orfana minorenne pagandola una miseria, poi vi ospitò per due anni almeno un mafioso (e, se Dell’Utri sarà condannato anche in Cassazione, potremo dire che ne ospitò almeno due); fece carriera grazie alla loggia P2, alle cui sirene era molto sensibile il presidente Giovanni Leone che nel ‘77 gli conferì il Cavalierato del Lavoro; negli anni ‘80 comprò Craxi, pagandolo almeno 23 miliardi, in cambio di leggi e decreti ad personam, dai salva-tv alla Mammì; intanto finanziava l’avvocato Previti perché comprasse giudici e sentenze; è giudiziariamente provato (in Cassazione) che è grazie a una sentenza comprata con soldi suoi che sottrasse la Mondadori a un concorrente; ed è giudiziariamente provato che il teste Mills fu corrotto da B. per testimoniare il falso sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza e sui fondi neri All Iberian, dunque se Mills avesse detto la verità B. sarebbe stato definitivamente condannato e oggi sconterebbe quella e altre successive pene nelle patrie galere. Mi fermo ai fatti ormai irrevocabilmente accertati, senza tediarla con altre gravi vicende (per esempio le ultime rivelazioni, con documenti originali, del figlio e della vedova di Vito Ciancimino sugli investimenti di quest’ultimo nelle società del nostro negli anni ‘70) e senza rammentarle le 39 leggi vergogna che Lei ben conosce, avendo promulgato le ultime otto. La domanda, ora, è semplice: che deve fare di più e di peggio un imprenditore, che nel nostro caso è pure un politico, per vedersi revocare il Cavalierato del Lavoro per manifesta “indegnità”? Insomma che aspetta, signor Presidente, a tirar giù il sedicente Cavaliere dal suo inesistente cavallo? PS. Perdoni l’ardire, signor Presidente, ma sempre in tema di indegnità e di revoche, le sottoponiamo sommessamente anche il caso di Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e una ventina di volte ministro, giudicato mafioso fino al 1980 da una sentenza di Cassazione e nominato nel 1990 senatore a vita da Francesco Cossiga, altra preclara figura. Di recente l’Andreotti ha dichiarato in tv, col ghigno di un vecchio sciacallo malvissuto, che Giorgio Ambrosoli la morte per mano della mafia “se l’andava cercando”. Come del resto Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, La Torre, Mattarella e le centinaia di galantuomini che, se avessero fatto come lui, si sarebbero iscritti alla mafia e oggi sarebbero vivi, anzi senatori a vita. Ecco, signor Presidente: non crede che sia giunto il momento di revocare il laticlavio a questo figuro per “indegnità” o almeno di invitarlo in via riservata a non mettere mai più piede in Parlamento per tutelare la dignità delle istituzioni? In attesa di un cortese riscontro, porgiamo distinti saluti. Scuola di Adro : il sindaco aspetta un ordine da Bossi. Ma Napolitano incoraggia la Gelmini: faccia togliere quei simboli “Giovanna domani deve partorire, meglio che dorma, tanto ci hanno rassicurato”. Poi la scossa. Nelle carte dell’inchiesta gli ultimi istanti dei sepolti vivi Massari pag. 2 z L’AQUILA x I verbali delle testimonianze sull’allarme negato Illusi dallo Stato, uccisi dal terremoto U di Paolo Flores d’Arcais LETTERA APERTA A SCALFARI C aro Eugenio, domenica, nel tuo consueto editoria- le su Repubblica, hai affronta- to la questione politica cru- ciale: “La sinistra non trae fi- nora alcun beneficio dal ma- rasma della maggioranza. Perché?”. pag. 18 z La trappola della politica di Vittorio Malagutti dc A lessandro Profumo è rima- sto al timone di Unicredit per quasi quindici anni. È un record, almeno per un grande gruppo bancario interna- zionale. Nessuno scandalo, quin- di, se i soci hanno deciso di dargli il benservito, a maggior ragione se ritengono deludenti i risultati di bi- lancio. È il capitalismo, bellezza, e tu non puoi farci niente, potrem- mo concludere parafrasando l’Humphrey Bogart. Qualcosa pe- rò va pur detto per descrivere il cli- ma in cui è maturato questo ribal- tone. Abbiamo assistito alla solita sce- neggiata all'italiana. Sono saliti in cattedra banchieri improvvisati come il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, impegnato ad agitare lo spauracchio della scalata libica. Altri hanno invocato più attenzio- ne al territorio, parolina magica usata e abusata per stendere un ve- lo pietoso su discorsi altrimenti in- concludenti. E intanto, mentre Profumo finiva sotto il fuoco incro- ciato delle polemiche, i registi dell’operazione hanno preparato la trappola finale. Nella sua lunga carriera il gran capo di Unicredit ha commesso errori gravi. Su tutti l'a- desione a un modello di finanza e di banca uscito a pezzi dalla bufera del 2008. E proprio nell’autunno di due anni fa le fondazioni azio- niste (cioè la politica) e gli altri grandi soci avrebbero potuto otte- nere la testa dell'amministratore delegato. Non lo hanno fatto, con- vinti di poter finalmente tenere al guinzaglio un manager che si era guadagnato sul campo il sopran- nome di Mr. Arrogance. E lo stesso Profumo negli ultimi tempi è sem- brato venire a patti con i nemici, consapevole della propria debo- lezza. L’uomo che ha detto no ai Tremonti bond, che si è smarcato dalla tutela del salotto buono Me- diobanca-Generali, che diceva di rifiutare i compromessi da cortile all'italiana, ha smentito se stesso sperando di salvare la poltrona. Si sbagliava. Alla fine l’amministratore delegato si è arreso alle pressioni dei soci. Lunga trattativa sulla buonuscita: si parla di 50 milioni di euro. Per ora al suo posto il presidente Rampl, ma la battaglia per la successione comincia adesso pag. 4 - 5 - 6 z U di Luca Telese IN CERCA DEL “PA PA” LEADER E se fosse Alessandro Profu- mo il nuovo “Papa straniero” a cui affidare il centrosinistra? A leggere Corriere e Repubblica, ie- ri, si respirava un’aura quasi mi- stica, il combattente sconfitto ma non battuto pronto per nuo- ve battaglie. pag. 6 z Studenti universitari davanti alla Casa dello Studente de L’Aquila dove i soccorritori tentano di trarre in salvo i dispersi tra le macerie dell’edificio (FOTO ANSA) CATTIVERIE Giovanardi: “Adozioni gay causano compravendita bambini”. D’altronde si sa che quelli sono maniaci dello shopping (www.spinoza.it) RICICLAGGIO SEQUESTRATI 23 MILIONI DELLO IOR Alessandro Profumo (FOTO LAPRESSE) Indagato Gotti Tedeschi. Il Vaticano attacca i pm Barbacetto, Di Giovacchino e Politi pag. 7 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!}!$!$

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

M e rc o l e d ì 22 settembre 2010 – Anno 2 – n° 249Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

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[email protected]@i@i@ii@i@ilfflflflflflf tatatatttotototoqququootidiano.it

MARTEDÌ E VENERDÌ

in onda alle ore 19.00 su www.ilfattoquotidiano.it

alle 24.00 su CurrentCanale 130 di Sky

È TORNATO TELEBAVAGLIO

PROFUMO DI CAOSUna guerra la cacciata del numero uno

di Unicredit tra dimissioni date esmentite. La Lega esulta. Il banchiere

sarà il “Papa straniero” del Pd evocato da Veltroni?

Indegnità di servizio

di Marco Travaglio

Gent. Sig. Presidente della Repubblica,apprendiamo con sollievo la Sua decisione direvocare a Calisto Tanzi il Cavalierato al Meritodel Lavoro “per indegnità”, in quanto reo

confesso di gravissimi reati finanziari. Il sollievo derivasia dal merito della decisione, sia dalla ricomparsa divalori che parevano caduti ormai in desuetudine:dignità, onorabilità, rispettabilità, reputazione.“Fi n a l m e n t e ! ”, verrebbe da esclamare, visto che il cracParmalat da 15 miliardi sta per compiere sei anni.Meglio tardi che mai. Apprendiamo poi con curiositàche la revoca è stata proposta dal ministro delloSviluppo economico: deve trattarsi, se non andiamoerrati, di un altro Cavaliere del Lavoro, comunementenoto appunto come “il Cavaliere”, anche se la suadimestichezza con i cavalli è decisamente più incertadi quella con gli stallieri. Ecco, il fatto che B. ritenga“indegno” Calisto Tanzi (peraltro mai giudicatocolpevole in Cassazione) ci ha messi parecchio dibuonumore. Perché è vero che l’ex cavalier Tanzi neha combinate di tutti i colori. Ma anche il cavalier B.non si è certo risparmiato. Un breve curriculum delpersonaggio potrà aiutarci a fissare più precisamente iconfini della dignità e dunque dell’indegnità. Ilsoggetto in questione soffiò la sua prima villa aun’orfana minorenne pagandola una miseria, poi viospitò per due anni almeno un mafioso (e, se Dell’Utr isarà condannato anche in Cassazione, potremo direche ne ospitò almeno due); fece carriera grazie allaloggia P2, alle cui sirene era molto sensibile ilpresidente Giovanni Leone che nel ‘77 gli conferì ilCavalierato del Lavoro; negli anni ‘80 comprò Craxi,pagandolo almeno 23 miliardi, in cambio di leggi edecreti ad personam, dai salva-tv alla Mammì; intantofinanziava l’avvocato Previti perché comprasse giudicie sentenze; è giudiziariamente provato (in Cassazione)che è grazie a una sentenza comprata con soldi suoiche sottrasse la Mondadori a un concorrente; ed ègiudiziariamente provato che il teste Mills fu corrottoda B. per testimoniare il falso sulle tangenti Fininvestalla Guardia di Finanza e sui fondi neri All Iberian,dunque se Mills avesse detto la verità B. sarebbe statodefinitivamente condannato e oggi sconterebbe quellae altre successive pene nelle patrie galere. Mi fermo aifatti ormai irrevocabilmente accertati, senza tediarlacon altre gravi vicende (per esempio le ultimerivelazioni, con documenti originali, del figlio e dellavedova di Vito Ciancimino sugli investimenti diquest’ultimo nelle società del nostro negli anni ‘70) esenza rammentarle le 39 leggi vergogna che Lei benconosce, avendo promulgato le ultime otto. Ladomanda, ora, è semplice: che deve fare di più e dipeggio un imprenditore, che nel nostro caso è pureun politico, per vedersi revocare il Cavalierato delLavoro per manifesta “indegnità”? Insomma cheaspetta, signor Presidente, a tirar giù il sedicenteCavaliere dal suo inesistente cavallo?PS. Perdoni l’ardire, signor Presidente, ma sempre intema di indegnità e di revoche, le sottoponiamosommessamente anche il caso di Giulio Andreotti,sette volte presidente del Consiglio e una ventina divolte ministro, giudicato mafioso fino al 1980 da unasentenza di Cassazione e nominato nel 1990 senatorea vita da Francesco Cossiga, altra preclara figura. Direcente l’Andreotti ha dichiarato in tv, col ghigno di unvecchio sciacallo malvissuto, che Giorgio Ambrosoli lamorte per mano della mafia “se l’andava cercando”.Come del resto Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, LaTorre, Mattarella e le centinaia di galantuomini che, seavessero fatto come lui, si sarebbero iscritti alla mafia eoggi sarebbero vivi, anzi senatori a vita. Ecco, signorPresidente: non crede che sia giunto il momento direvocare il laticlavio a questo figuro per “indegnità” oalmeno di invitarlo in via riservata a non mettere maipiù piede in Parlamento per tutelare la dignità delleistituzioni? In attesa di un cortese riscontro, porgiamodistinti saluti.

Scuola di A d ro : il sindaco aspetta un ordine da Bossi. MaNapolitano incoraggia la Gelmini: faccia togliere quei simboli

“Giovanna domani devepartorire, meglio che dorma,tanto ci hanno rassicurato”.Poi la scossa. Nelle cartedell’inchiesta gli ultimi istantidei sepolti vivi Massari pag. 2z

L’AQUILA x I verbali delle testimonianze sull’allarme negato

Illusi dallo Stato, uccisi dal terremoto

Udi Paolo Flores d’A rc a i s

LETTE RAAPE RTAA SCALFARI

C aro Eugenio, domenica,nel tuo consueto editoria-

le su Repubblica, hai affronta-to la questione politica cru-ciale: “La sinistra non trae fi-nora alcun beneficio dal ma-rasma della maggioranza.Pe rch é ? ”. pag. 18 z

La trappoladella politicadi Vittorio Malagutti

dc

Alessandro Profumo è rima-sto al timone di Unicreditper quasi quindici anni. Èun record, almeno per un

grande gruppo bancario interna-zionale. Nessuno scandalo, quin-di, se i soci hanno deciso di dargli ilbenservito, a maggior ragione seritengono deludenti i risultati di bi-lancio. È il capitalismo, bellezza, etu non puoi farci niente, potrem-mo concludere parafrasandol’Humphrey Bogart. Qualcosa pe-rò va pur detto per descrivere il cli-ma in cui è maturato questo ribal-tone.Abbiamo assistito alla solita sce-neggiata all'italiana. Sono saliti incattedra banchieri improvvisaticome il sindaco leghista di VeronaFlavio Tosi, impegnato ad agitarelo spauracchio della scalata libica.Altri hanno invocato più attenzio-ne al territorio, parolina magicausata e abusata per stendere un ve-lo pietoso su discorsi altrimenti in-concludenti. E intanto, mentreProfumo finiva sotto il fuoco incro-ciato delle polemiche, i registidell’operazione hanno preparatola trappola finale. Nella sua lungacarriera il gran capo di Unicredit hacommesso errori gravi. Su tutti l'a-desione a un modello di finanza edi banca uscito a pezzi dalla buferadel 2008. E proprio nell’autunnodi due anni fa le fondazioni azio-niste (cioè la politica) e gli altrigrandi soci avrebbero potuto otte-nere la testa dell'amministratoredelegato. Non lo hanno fatto, con-vinti di poter finalmente tenere alguinzaglio un manager che si eraguadagnato sul campo il sopran-nome di Mr. Arrogance. E lo stessoProfumo negli ultimi tempi è sem-brato venire a patti con i nemici,consapevole della propria debo-lezza. L’uomo che ha detto no aiTremonti bond, che si è smarcatodalla tutela del salotto buono Me-diobanca-Generali, che diceva dirifiutare i compromessi da cortileall'italiana, ha smentito se stessosperando di salvare la poltrona. Sisba gliava.

Alla fine l’amministratore delegato si è arreso alle pressioni dei soci. Lungatrattativa sulla buonuscita: si parla di 50 milioni di euro. Per ora al suo postoil presidente Rampl, ma la battaglia per la successione comincia adesso pag. 4 - 5 - 6z

Udi Luca Telese

IN CERCADEL “PA PA”LE ADER

E se fosse Alessandro Profu-mo il nuovo “Papa straniero”

a cui affidare il centrosinistra? Aleggere Corr iere e Repubblica, ie-ri, si respirava un’aura quasi mi-stica, il combattente sconfittoma non battuto pronto per nuo-ve battaglie. pag. 6 z

Studenti universitari davanti alla Casa dello Studente de L’Aquila dove isoccorritori tentano di trarre in salvo i dispersi tra le macerie dell’edificio (FOTO ANSA)

C AT T I V E R I E

Giovanardi: “Adozioni gaycausano compravenditabambini”. D’altronde si sache quelli sono maniaci dello

shopping ( w w w. s p i n o z a . i t )

R I C I C L AG G I O

S E Q U E S T R AT I23 MILIONIDELLO IOR

Alessandro Profumo (FOTO LAPRESSE)

Indagato Gotti Tedeschi.Il Vaticano attacca i pm

Barbacetto, Di Giovacchino

e Politi pag. 7z

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L’inchiesta e i sette big

sotto accusa

per il mancato allarme

L’ udienza preliminare è fissata per il 10dicembre. L’elenco degli indagati, percooperazione in omicidio colposo,

conta sette nomi di grande rilievo: Franco Barberi,vicepresidente della Commissione nazionale perla Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi,Bernardo De Bernardinis, della Protezione civile;Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di

geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttoredel Centro Nazionale Terremoti, Gian MicheleCalvi, direttore della Fondazione Eucentre eOrdinario di Progettazione in zona sismicaUniversità di Pavia, Claudio Eva, ordinario di Fisicaterrestre all'Università di Genova, Mauro Dolce,direttore dell’Ufficio Rischio Sismico dellaProtezione civile. I sette indagati sono

componenti della Commissione nazionale per laPrevisione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, chesi riunì a L’Aquila il 31 marzo 2009, per “fornire aicittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibilialla comunità scientifica sull’attività sismica delleultime settimane”. Secondo l'accusa sonocolpevoli perché, con le loro dichiarazioni,“cagionavano la morte” di 23 persone.

SACRIFICI UMANIL’Aquila, nei verbali le testimonianze

del terremoto che nessuno ha evitatodi Antonio Massari

Le parole pesano come pie-tre, si dice, ma queste testi-monianze pesano il vuotolasciato dalle macerie. La

procura de L’Aquila ha indagatosul peso delle rassicurazioni del-la Commissione grandi rischi,pochi giorni prima del terremo-to del 6 aprile 2009. E ha raccol-to le testimonianze dei parenti.Scrive il pm Fabio Picuti: “Ognu -no con le proprie parole, tutticon lo stesso dolore, riferivanoche la notte tra il 5 e il 6 aprile,nell’assumere la decisione dinon uscire di casa, erano statedeterminanti le valutazioni effet-tuate dalla Commissione Nazio-nale per la Previsione e la Pre-venzione dei Grandi Rischi”. Ec-co alcune testimonianze.

Claudia: “Non mi angosciate,sono paure infondate”Daniele De Nuntiis, fidanzato diClaudia Carosi, deceduta nel crollo diVia XX Settembre 123.“Claudia ripeteva che, proprioperché detto dagli esperti, nonbisognava allarmarsi. La sera del5 aprile, dopo la scossa delle 23,la chiamai per dirle di uscire e re-carsi dalla madre. Rispose che

non dovevamo angosciarla conqueste paure infondate. Ribadìche sarebbe rimasta in casa a dor-mire. Fu l’ultima volta che l’hosentita”.Aurelio: “Ma è solo uno scia-me... ”Franca Giallonardo, figlia di Aurelio eGiuseppina, deceduti nel crollo di ViaCampo di Fossa 6/B.“La sera del 5 aprile, dopo lascossa delle 23.30, mio padre te-lefonò dicendomi di raggiunger-lo nella loro abitazione, perchépiù sicura, essendo fatta in ce-mento armato. Ripeteva i con-cetti riportati dai mass media: “Èuno sciame sismico ... non ci sa-ranno scosse violente … ”. De-cidemmo di rimanere in casa so-lo perché i bambini già dormiva-no. Per questo ci siamo salvati”.Luigi: “Aveva più paura delledoglie che delle scosse”Linda Giugno, sorella di Luigi, cognatadi Giovanna Berardini, zia di France-sco Giugno, di anni 2, tutti decedutinel crollo di Via Fortebraccio 7.“Mio fratello Luigi e sua moglieGiovanna non erano particolar-

mente preoccupati. Fondavaquesto convincimento soprat-tutto sulle dichiarazioni degliesperti. Dopo l'una del 6 aprile,spaventata, telefonai a Luigi e mirispose che Giovanna e France-sco dormivano, che non era il ca-so di svegliarli, perché l’indoma -ni avrebbe dovuto partorire.Giovanna, scherzando, dicevad'avere più paura per il parto im-minente, che non per le scos-se".Federica: “De Bernardinis cidisse ‘tranquilli’”Federica Fioravanti, figlia di Claudio eFranca Ianni."Qualche sera dopo il 6 aprile, ela perdita dei miei genitori, mivenne indicato De Bernardinis,il vice di Bertolaso. Sono andatada lui e gli ho chiesto: “Voglio sa-pere chi è stato a dire la frase ’Sta -te tranquilli?’. Mi ha risposto:‘Sono stato io, pensavo che eracosì’”.Giustino: “Ci fu un comunica-to ufficiale”Giustino Parisse, padre di Domenicoe Maria Paola, deceduti nel crollo del-la loro casa a Onna, Via Oppieti 30.“Sono vice capo redattore delquotidiano Il Centro. Il 31 sera te-nemmo aperta la pagina di cro-naca sul terremoto, finquandonon avemmo notizie sulla Com-missione Grandi Rischi. Arrivòun comunicato stampa. Il mes-saggio che recepimmo, e chepubblicammo, fu di tranquilliz-zare la popolazione. Mi sentiirassicurato, le notizie proveniva-no da fonti autorevoli e istituzio-nali. La sera del 5 aprile eravamotutti in casa. Non pensammo diuscire, perché la scossa era statasimile a quelle dei giorni prece-denti, e anche in base alle rassi-curazioni degli esperti. Verso l'u-na ci fu la seconda scossa. Usciidalla mia camera e trovai mio fi-glio Domenico in piedi, che dis-se: ‘Questo terremoto mò haproprio rotto!’. L’ho rassicurato.

Lo stesso ho fatto con mia figliaMaria Paola, andando nella suacameretta, e dicendole di staretranquilla. L’ho accarezzata sulvolto e mi ha risposto: ‘Ta n t oqua moriamo tutti!’. Sono torna-to a dormire anch’io, poi tutto ècrollato. Domenico e Maria Pao-la sono vittime del crollo dellanostra casa. Se dagli esperti diquella Commissione, non fosse-ro state rilasciate dichiarazionicosì rassicuranti, probabilmen-te, il mio comportamento sareb-be stato diverso. Sarebbe bastatonon dir nulla, anziché rassicura-re ”.

C ittadinanza onoraria, a Cerzeto, inCalabria, per il capo della Protezio-

ne civile Guido Bertolaso. Gliel’hanno con-ferita per la ricostruzione della new town diCavallerizzo, frazione colpita da una frananel 2005.Più che l’onorificenza - conferita a un in-dagato per corruzione a Perugia nell’a m-bito dell’inchiesta “Grandi Opere” - ciò chesorprende è l’ottimismo. Nonostante il co-sto di 60 milioni di euro, infatti, i 247 ap-partamenti non sono ancora stati conse-gnati. C’è un ritardo di parecchi mesi. Man-ca una strada di collegamento. Non c'è scuo-la né chiesa. Manca persino,come ha stabilito il Tar, la

procedura di valutazio-ne ambientale. Ma Ber-tolaso ha comunque as-sicurato: “Per Natale sa-rete nelle nuove case”.La notizia è questa: nonsolo gli hanno creduto.L’hanno pure premia-to.

RICOSTRUZIONE ZERO

B e r t o l a s o,onore al ritardo

STORIE D’I TA L I A

A P PA LT I Dai pm il Capodella Protezione civile

Paola e Anna Maria: “Sietevoi le esagerate”Ortensia Tomei, sorella di Paola, ami-ca di Anna Maria Russo e delle suequattro figlie minorenni - Rosa, Mi-chela, Chiara e Giuseppina - tutte de-cedute nel crollo di Via Luigi Sturzo39.“Mia sorella e Anna Maria eranoconvinte che eravamo noi gliesagerati nell’essere apprensivi.Più volte dissi che sarebbe statomeglio passare fuori la notte, maerano convinte che in casa sareb-bero state al sicuro, proprio invirtù delle assicurazioni degliesper ti”.

Vincenzo: “Putroppo dissi‘non usciamo’”Vincenzo Vittorini, marito di ClaudiaSpaziani, padre di Fabrizia, di anni 9,decedute nel crollo di Via Luigi Sturzo33.“La sera del 5 aprile eravamo incasa io, mia moglie Claudia e miafiglia Fabrizia. Alla scossa delle22,50, corsi in sala da pranzo e letrovai sedute sul divano con gliocchi sbarrati, pieni di paura.Claudia mi disse: ‘Che facciamo,usciamo?’. Le risposi ’Claudia,ma era più forte di quella del 30marzo?’. Mi rispose: ‘No, ma misono messa paura lo stesso. Che

D ue giorni fa è stato sentito il governatore abruzzese,Gianni Chiodi, mentre ieri è stato il turno di Rinaldo

Tortera, direttore generale della Carispaq, la Cassa di Ri-sparmio della Provincia de L’Aquila. Per i prossimi giorni,invece, è stato convocato il capo della Protezione civile,Guido Bertolaso. La Procura de L’Aquila prosegue le in-dagini sulla ricostruzione, mettendo a fuoco il ruolo delConsorzio Federico II, che ha ottenuto appalti per oltre 7milioni di euro. Il consorzio è composto da tre ditte aqui-lane e dalla toscana Btp. La stessa Btp, dell’ex presidenteRiccardo Fusi è coinvolta nelle indagini sugli appalti delG8. Sia Fusi, sia il suo amico Denis Verdini, coordinatorenazionale del Pdl, sono indagati a L’Aquila, nell’i n ch i e s t acondotta dal procuratore capo Alfredo Rossini e dalla pmantimafia Olga Capasso. “Non ho ricevuto pressioni da Fu-si”, ha detto Chiodi due giorni fa, nel suo interrogatorio,come persona informata sui fatti. Ieri, sempre come te-stimone, è stato sentito Tordera, che dalle conversazioniintercettate dal Ros di Firenze, sembra l’uomo che mette incollegamento gli imprenditori del futuro consorzio e si at-tiva per partecipare, a Palazzo Chigi, a un incontro con ilsottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta.

Le responsabilità della‘Grandi Rischi’

“I magistrati:re s t a ro n oin casa dopole rassicurazionidellaCommissioneGrandi Rischi

“Giovanna domanipartorisce”

“Non las v e g l i a ro n oper non farlas t a n c a re ,tanto dicevanoche era tuttotranquillo...

Mercoledì 22 settembre 2010

“S appiamo che Di Landro è qui.Siamo pronti a colpirlo'': è questoil contenuto di due telefonate fatte

ieri sera ai carabinieri e alla polizia di Reggio Calabria,in cui si faceva riferimento alla presenza in ospedale,per una visita a un parente, del procuratore generaleSalvatore Di Landro. Le telefonate hanno fattoscattare l'allarme, con l'attivazione del sistema di

sicurezza e l'allontanamento immediato del magistratodall'ospedale, accompagnato dalla sua scorta.Sull'episodio hanno avviato indagini i carabinieri.Di Landro, ascoltato dall’emittente locale TeleReggio Calabria, di fronte alla domanda: “È unaminaccia reale”, ha scosso le spalle, sussurrandouno “speriamo di no”, poco convinto. Per DiLandro, in una terra ad altissimo tasso di

‘Ndrangheta, l’ennesimo avvertimento a nonindagare dopo il sabotaggio del 10 giugno e l’o rd i g n ofatto esplodere sotto la sua abitazione lo scorso 26agosto. Il procuratore della Repubblica diCatanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, haspiegato nella sua audizione presso la Commissioneantimafia che le intimidazioni avvengono perché "c’èstato un cambio di passo".

‘Ndrangheta, a Reggio “m e s s aggi ” e ServiziIL PROCURATORE PIGNATONE: UNA SCENEGGIATA L’AUTO PIENA D’ARMI FATTA TROVARE AL PASSAGGIO DI NAPOLITANO

Odio nero: il sindaco leghistanelle terre di Gomorra

CASTEL VOLTURNO: ANTONIO SCALZONEE LA GUERRA ALLE ASSOCIAZIONI ANTIRAZZISTE

Nuove minacce

al Pg Di Landro: dopo

il tritolo, le telefonate

Il ruolo delf a c c e n d i e reZumbo,collegamentotra collettibianchi emafiosi

STORIE D’I TA L I A

facciamo? Usciamo?’. Le dissi:‘Ormai ha scaricato! È propriocome hanno detto gli esperti:non ci sarà una scossa più forte;dobbiamo stare tranquilli!’. Miafiglia Fabrizia disse: ‘Papà chetrolla (crolla)?’. La rassicurai conun sorriso, dicendole che ‘nont ro l l ava ! ’. Verso le 00,50 fummosvegliati dall’ennesima scossa.Fabrizia non si svegliò. Claudiami chiese ancora una volta senon era il caso di uscire. Ancorauna volta, purtroppo, riuscii aconvincerla a non uscire”.Massimo: “Così sono morti imiei figli”Massimo Cinque, marito di DanielaVisione, padre di Matteo, di anni 9, edi Davide, di anni 11, tutti decedutinel crollo di Via Campo di Fossan.6/B .“La sera del 5 aprile mia moglietelefonò, dicendomi che c’e rastata una forte scossa di terremo-to, chiedendomi cosa doveva fa-re. L’ho rassicurata, dicendole dirimanere in casa. Queste mie pa-role sono state suggerite dall’esi -to della riunione della Commis-sione Grandi Rischi. È stata l’ul -tima telefonata. È morta nel crol-lo, con i miei due figli”.Aldo: “Dissi ‘mamma, nondrammatizziamo’”Aldo Scimia, figlio di Anna Berardina

Bonanni, deceduta a Onna nel crolloin Via della Ruetta n.2/4.“Mamma mi disse: ‘Aldo ma cò‘sti terremoti come devo fare?Devo uscire o non devo uscire ?’.Le risposi: ‘Mamma, qua tutti cirassicurano, c’è stata la riunionedella Commissione, hanno dettoche non è il caso di drammatiz-z a re ’. Mamma si tranquillizzòcon queste parole. E volle rima-nere a vivere in casa sua”.Riccardo: “Ascoltammo lep rev i s i o n i ”Riccardo Liberati, figlio di Vezio ed El-vezia Ciancarella, deceduti nel crollodi Via Generale Francesco Rossin.22.“Eravamo indecisi se uscire o no.Decidemmo di fidarci delle pre-visioni ascoltate nei giorni pas-sati. Feci il ragionamento che fauno quando va dal medico, equello gli dice di non preoccu-parsi, perché basta prendereun’Aspirina. Tu ti fidi, e prendil’Aspirina. Alle 3,32 ricordo soloche urlavo e non mi sentivo. Lacasa è venuta giù in un battito diciglia”.

Le scosse in seriee il boato delle 3:32Era il 6 aprile 2009: il sisma cheha devastato l’Abruzzo ha avutoun’intensità pari a 5,9 della scalaRichter. Il bilancio definitivo è di308 morti e di circa 1600 feriti

di Lucio MusolinoReggio Calabria

“È stata tutta una sceneggia-ta. Quella macchina era

una messa in scena. Posata lìper essere trovata”. È il procu-ratore capo di Reggio CalabriaGiuseppe Pignatone a chiari-re i contorni, non tutti, del rin-venimento dell’arsenale avve-nuto il 21 gennaio scorso neipressi dell’aeroporto dove, dalì a poco, sarebbe passato ilcorteo presidenziale del capodello Stato Giorgio Napolita-no. Il protagonista è GiovanniZumbo. La trama l’ha scritta ilboss Giovanni Ficara che vo-leva far ricadere la colpa sulcugino Pino Ficara con il qua-le era in contrasto per questio-ni di controllo del territorio.Dopo la condanna a due anni

e 4 mesi di carcere, in primogrado, del meccanico France-sco Nocera che aveva simula-to il furto della Fiat Marea, ierimattina all’alba è finito in ma-nette l’imprenditore edile De-metrio Domenico Praticòche, in un primo momento,

aveva fornito un alibi al car-rozziere arrestato per la “san -ta barbara” di via Ravagnese.Praticò, considerato un affilia-to dei Latella-Ficara, adesso ri-sponde di associazione a de-linquere di stampo mafioso edetenzione di armi ed esplo-sivi. Stessa accusa contestataal boss Ficara e al commercia-lista Zumbo. È quest’ultimoche ha avvisato i carabiniericirca la presenza della Fiat Ma-rea imbottita di armi. Consi-derato il tramite tra le ‘ndr inee colletti bianchi, Zumbo siimpegnava su più fronti e coninterlocutori diversi: da un la-to mafiosi, dall’altro livelli“istituzionali”. Già arrestato aluglio perché ritenuto la “tal -pa” che forniva informazioniai boss circa le indagini delleprocure di Reggio e Milano,

Zumbo era stato nominatoamministratore giudiziario dialcuni beni sequestrati alle co-sche della Piana di Gioia Tau-ro. Questo gli avrebbe con-sentito di avere buoni rappor-ti con ambienti investigativi,forse servizi, e carpire illegal-mente informazioni riservateda “i n o l t ra re ” a Ficara. Con iboss il commercialista si qua-lificava come uomo dei “ser -vizi”. Assieme alla sua posizio-ne, però, è stato stralciato an-che un filone di indagine cheporta fino al Consiglio regio-nale della Calabria. GiovanniZumbo, infatti, per anni ha la-vorato a Palazzo Campanellacome segretario di AlbertoSarra, ex consigliere regiona-le del Pdl e sottosegretariodella Giunta di Peppe Scopel-liti. Resta un interrogativo:

per chi lavorava GiovanniZumbo? Come emerge dalleintercettazioni a casa delmammasantissima Pelle, dalla‘ndrangheta non percepivaun euro. I servizi segreti smen-tiscono di aver avuto mai rap-porti di lavoro con il commer-cialista che, comunque, sep-pur inaffidabile, in passato hacollaborato con la Mobile econ il Ros fornendo indicazio-ni utili al rinvenimento di unbazooka e un kalashnikov.Tutti lo scaricano, ma resta ildato sconcertante che le sueinformazioni “re g a l a t e ”a Fica-ra e Pelle sull’inchiesta “Cr i-mine” erano vere. “È evidenteche ci sono apparati dello Sta-to che forniscono notizie” è losfogo finale di Pignatone men-tre la sua Procura punta la zo-na grigia di Reggio Calabria.

di Enrico Fierro

L’inferno, il paradiso e lapassione. La disperazio-ne delle ragazze ghanesicostrette a vendersi ogni

giorno. “Venti bocca, trental’a m o re ”. Il buco nero dei tos-sici che vengono da Napoli, daCaserta e da Avellino perché daqueste parti si vende la roba apoco prezzo. La tristezza infi-nita delle ragazze dell’Est che sigiocano la vita su un marciapie-de. E il paradiso, con le sue co-se semplici, il volto della bam-bina di colore che gioca nelpiccolo giardino dell’asilo deipadri comboniani, e la felicitàdi sua madre. Che è soddisfattamentre ci osserva mangiare ilpranzo rigorosamente etnico(riso e pollo piccantissimi, ba-nane fritte e altri cibi dai nomiimpronunciabili) che ci vieneofferto. E che consumiamo sot-to una delle due capanne in sti-le africano che i padri hanno ti-rato su nel cortile dell’asilo per-ché non svanisca il ricordo. È laDomiziana a pochi chilometrida Castel Volturno. 27 mila abi-tanti, 11 mila immigrati, in mas-sima parte africani, ma anchedell’Est europeo. Qui coman-da Antonio Scalzone, il sindacoche odia gli immigrati. E odia,ma col sangue che gli allaga gliocchi, chiesa, Caritas, centrisociali, volontari e quant’altr isi ostinano a curarli, istruirli,organizzarli. Scalzone, a capodi una giunta Pdl e affini consimpatie leghiste, nei giorniscorsi è stato protagonista diuna incredibile polemica con-tro il ricordo di sei morti inno-centi. I sei migranti di coloreche il 18 settembre di due annifa vennero falciati a colpi di mi-

tra di fronte a una sartoria. Amassacrarli fu la camorra diGiuseppe Setola, ‘o cecato,uno dei killer più spietati dei“casalesi”. “Ora tocca ai neri –ordinò – uccidete tutti quelliche trovate là, pure ‘e femme-ne se ci stanno”. E così fu. “Per -ché Setola voleva i neri e io ineri gli ho dato”, ha raccontatoun pentito. Non si salvò nessu-no.

ORA IL RICORDO è una tar-ga con i loro nomi sostenuta dadue tubi che si intrecciano, unobianco e uno nero. Un messag-gio di pace in questo inferno dicanali ammorbati dai veleni,pessimi alberghi dai nomi eso-tici, spiagge e pinete devastatedalla monnezza, negozi e centricommerciali, quartieri dormi-torio nati per ospitare gli sfollatidi terremoti e bradisismi napo-letani. “Se andiamo avanti così –ha proclamato Scalzone neigiorni scorsi – noi rischiamo difare la fine degli indiani d’Ame -rica, altro che commemorarebande di criminali”. E giù attac-chi. Anche ai volontari. I padricomboniani, la Caritas, l’asso -ciazione intitolata a Jerry Mas-slo, una delle prime vittime delrazzismo made in Italy. “Lucra -no sugli immigrati. Perché la Fi-nanza non indaga sui loro bilan-ci?”. Parole durissime che han-no fatto infuriare quelli cheogni giorno si dannano l’animaper portare un po’ di sollievo inquesto inferno. “Con il sindacoScalzone non perdo più tempo.L’ho denunciato per calunnia ediffamazione, ora tocca al tribu-nale. Con le sue parole ha offesoil mio lavoro e quello di decinedi volontari”. Renato Natale è diCasal di Principe, è medico e

due volte a settimana apre unambulatorio al centro Fernan-des della Caritas. Cura gli immi-grati, le donne e i bambini. “Di -re che noi lucriamo sui migrantiè una bestemmia, in queste ter-re lo Stato non c’è, noi facciamoda cuscinetto tra bisogni dram-matici e assenza dei diritti piùelementari. Scalzone venga afrugare nelle nostre tasche etroverà solo debiti, per i 50 milaeuro che ancora ci deve la Asl eche servono a comprare le coseessenziali, per l’aiuto che nonarriva mai. Chieda in giro e glidiranno dei sacrifici anche per-sonali che facciamo”. GianniGrasso è un altro dottore, “me -dico di strada”, lo chiamano. Si

occupa delle giovani prostitu-te, assieme ad altri volontari leva a cercare sulla strada con uncamper. Le cura, le informa suiloro diritti, le aiuta. “Gianni – ciraccontano – compra di tascasua anche i pannolini per i bam-bini delle ragazze ghanesi. Nonlo ammetterà mai (sono stati isuoi amici a rivelarci questo pic-colo-grande segreto) ma a duedi loro Gianni ha pagato anchegli studi, fino all’università, finoal master all’estero che una del-le ragazze sta frequentando.

ECCO, contro questo pezzo diItalia civile, contro la passione ela dedizione di decine di ragazzie ragazze, uomini adulti e pro-fessionisti che mettono a dispo-sizione i loro saperi, si è scaglia-to Antonio Scalzone. Tre anni faLe Monde gli dedicò una paginaintera. “Il sindaco razzista”, erail titolo. Una fama meritata eche lui non smentisce. Nel suo

paese la Lega di Bossi ha rastrel-lato il 9% dei voti alle Europee,tanto da far conquistare a CastelVolturno l’ambito titolo di Pon-tida del Sud. Già sindaco nel1997, la sua giunta fu sciolta perinfiltrazioni mafiose. La camor-ra, scrissero i prefetti, condizio-nava tutto. Anche oggi i giornalilocali casertani affacciano il so-spetto di legami strani del sin-daco anti-immigrati. Un pentitoha parlato degli incontri che trail 2000 e il 2001 Scalzone avreb-be avuto con l’imprenditore ca-morrista Paolo Diana, detto“scarpone”. Via i neri e chi liprotegge da Castel Volturno,dove in ballo ci sono grandi af-fari. Il risanamento dell’ex Vil-laggio Coppola Pinetamare.Uno dei tanti scempi urbanisti-ci da riqualificare con altre co-late di cemento. E un porto tu-ristico da 1200 posti barca. Ro-ba seria, un business da decinedi milioni di euro.

L’ordine del boss eil massacro dei migranti

Il 18 settembre di due anni fa 18immigrati furono uccisi davanti a unasartoria di Castel Volturno per ordine

del camorrista Giuseppe Setola

Ci fidammo, comecon il medico

“Eravamoindecisi se uscireDecidemmodi dare retta allep re v i s i o n i ,come si facon le cure

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Profumo è riuscito a inimicarsi tutti gli azionisti,nessuno escluso, e anche gran parte del manage-ment, fino a poco tempo fa fedelissimo al capo. Achi si chiede se sia sufficiente l’antipatia perso-nale per mandare a casa un grande banchiere bi-sognerà rispondere che questa è purtroppo la re-gola di quello che non a caso si chiama “capita -lismo relazionale”. La seconda è che, a confermadella prima, non c’è alcuna ragione industriale allabase dello sfiduciamento di Profumo. Al contra-rio, le critiche che gli sono state mosse nel meritodella gestione della banca sono diverse e contrad-dittorie. Le Fondazioni bancarie (Crt di Torino eCariverona) lamentano che da un paio d’anni, daquando è scoppiata la crisi finanziaria mondiale,non vedono più dividendi. Ed è la verità. Il pre-

Il rapporto difficile

con Giulio Tremonti

e il governo

P er molto tempo è stato “il banchiereche vota alle primarie”, in fila conaltri elettori del centrosinistra nel

2007 davanti alla sezione Aldo Aniasi, a Milano.La moglie Sabina Ratti era candidata nelle liste diRosy Bindi. Poi Profumo è stato il banchiere cheera uscito dai “salotti buoni” della finanzaitaliana, che si rifiutava di partecipare alle

cosiddette “operazioni di sistema” (cioè inperdita per la banca) come Alitalia o TelecomItalia. Già questi elementi basterebbero aspiegare un rapporto difficile con il ministrodell’Economia Giulio Tremonti, che conProfumo si è più volte scontrato in modo direttonei seminari a porte chiuse dell’Aspen Institute.La tensione ha raggiunto il culmine con il rifiuto

di Profumo di ricorrere ai prestiti speciali offertidal Tesoro, i Tremonti-bond, per rafforzare lacapitalizzazione della banca. Negli ultimi tempi irapporti però erano parecchio migliorati, comedimostra il progetto di restituzione delMedioCredito (che era Stato incorporato inUnicredit) allo Stato nell’ambito del progettotremontiano della Banca del Mezzogiorno.

di Gianni BarbacettoMilano

Lo chiamavano “i m p e ra t o redelegato”, oppure “MisterAr rogance”. Lui, Alessan-dro Profumo, si considera-

va, se non con arroganza almenocon orgoglio, semplicemente unbanchiere: un banchiere euro-peo, attento al mercato e lontanodalla politica. Il suo principioguida: “Creare valore per gli azio-nisti”. Poi è arrivata la crisi finan-ziaria e l’anomalia Profumo,nell’Italia dei Geronzi e dei Palen-zona, è andata via via evaporan-do, fino alla sconfitta finale.

Contro le operazionidi sistema

SI DICE che in Italia funziona il“capitalismo di relazione”. E chele banche compiono spesso“operazioni di sistema”. Due ipo-crisie linguistiche per non direche da noi il mercato conta poco;il merito e le capacità ancor me-no; e che ciò che pesa sono i rap-porti di partito, di cricca, di log-gia, alla faccia del liberismo esibi-to ogni giorno e tradito ogni not-te. Profumo, almeno negli annidel suo pieno successo, ha tenta-to di fare banca senza “o p e ra z i o n idi sistema” e infischiandosenedell’italico “capitalismo di rela-zione”. Negli ultimi anni, mentrela “linea della palma” bancaria sa-liva da Roma fino a Milano, anchelui ha più d’una volta ceduto. Enon è servito ad allungargli la vitaal vertice di Unicredit.Nasce a Genova nel 1957, ultimodei cinque figli di un ingegnereche porta la famiglia a Palermo,dove ha impiantato un’aziendaelettronica. Si trasferisce a Milano

agli inizia degli anni Settanta, intempo per fare il classico all’otti -mo liceo Manzoni e l’università al-la Bocconi. Intanto, nel 1977, ave n t ’anni, si sposa con una excompagna del Manzoni, SabinaRatti, e s’impiega al Banco Laria-no. Comincia come sportellista,fa un po’ di carriera interna, madopo la laurea in economia azien-dale, nel 1987, approda alla con-sulenza aziendale, prima inMcKinsey, poi alla Bain, Cuneo eassociati.Torna in banca negli anni Novan-ta, come manager. Direttore cen-trale del gruppo Ras. Poi, dal1994, condirettore centrale delCredito italiano di Lucio Rondelli.L’ex McKinsey boy scala le posi-zioni di vertice della ex bancapubblica fino a diventare, nel1997, amministratore delegato.L’anno dopo nasce il gruppo Uni-credit, che Profumo fa diventarela prima banca italiana e la quintain Europa. Nel 2005, mentre i“furbetti del quartierino” e la po-litica italiana si gingillano a disqui-sire d’italianità delle banche, Pro-fumo acquisisce il gruppo tede-sco Hvb e conquista altri istituti dicredito dell’Est, dalla Poloniaall’Ucraina, divenendo l’unicabanca veramente europea traquelle con base in Italia.Da “imperatore delegato” di Uni-credit dice alcuni no che indicanotutta la sua anomalia, dimostranola sua forza, ma forse spiegano an-che perché alla fine sia stato scon-fitto, malgrado le divisioni, ieri se-ra, dentro il consiglio d’ammini -strazione. Nel 1999, ai tempi delcentrosinistra guidato da Massi-mo D’Alema, rifiuta di partecipa-re alla scalata dei “capitani corag-g iosi” a Telecom. Nel 2008 si sfiladall’operazione Alitalia, lanciatain campagna elettorale da Silvio

Berlusconi. L’anno prima era usci-to dall’azionariato di Rcs-Corrieredella sera, sostenendo che i ban-chieri i giornali li devono solo leg-gere, non esserne editori. Infine,dopo la grande crisi della finanzadel 2008, dice “no grazie” ai Tre-monti bond, preferendo mante-nere la piena autonomia sulla suabanca.

Il contodella crisi

GIÀ, LA CRISI.Se negli anni del-le vacche grasse gli erano tuttiamici, con il titolo in Borsa a 6,5euro, l’utile a quota 6 miliardi, ildividendo a 26 centesimi perazione, oggi (titolo a 2 euro, utilea 1,7 miliardi, dividendo a 0,03) isuoi nemici non fanno fatica acoalizzarsi e a trovare la scusabuona (la crescita dell’azionista li-bico) per dargli il ben servito. Do-po un’azione di logoramento chedura mesi. Prima una sottile cam-pagna sotterranea soffia che Uni-credit è gonfia di titoli tossici ed èa un passo dal tracollo. Poi arriva-no Bossi e la Lega, a chiedere po-sti, come vecchi democristiani,con la scusa della banca “legata alter ritorio”.Commette errori, Mr Arrogance.Troppi derivati ai tempi della fi-nanza allegra e creativa. Troppirapporti rotti con il managementnegli ultimi mesi, durante la ri-strutturazione della “Banca Uni-ca”. E forse, errore degli errori, hafatto male a portarsi in casa nel2007, per diventare grandissimo,la Capitalia di Cesare Geronzi. Hadovuto infine cedere anche lui al-le “operazioni di sistema”, dal sal-vataggio della Roma calcio di Ro-sella Sensi alla recente ristruttura-zione del debito di Salvatore Li-

gre s t i .Per i politici di centrodestra, l’exboy scout Profumo era un ban-chiere “ro s s o ”, poiché era andatoa votare alle primarie che nel2005 incoronarono Romano Pro-di candidato del centrosinistra enel 2007 Walter Veltroni. Allorauno stizzito Giulio Tremonti ave-va commentato: “La sinistra stadalla parte dei grandi banchieri,e i grandi banchieri stanno dal-la parte di Veltroni e hanno fat-to la coda per votare alle pri-marie del Pd, figuriamoci al-le secondarie. Ma a noi, deigrandi banchieri non c’ène frega un cavolo”. Oggi,al di là delle mediazionidell’ultimo Tremonti,sappiamo che non erave ro .

Un banchieretroppo poco italiano

FUORI DAI GIORNALI E DALLE OPERAZIONI DI SISTEMAPOI LA CRISI LO HA INDEBOLITO

BANCHE&POTERE

Dallosportello alvertice dellabanca, poire g i s t adell’espansioneinternazionale

LA T RAT TAT I VA

L I Q U I DA Z I O N EMILIONARIA IN ARRIVO

A lessandro Profumo è uno deipiù pagati manager italiani di

ogni tempo. Negli ultimi dieci anniUnicredit gli ha dato uno stipendiocomplessivo di 50 milioni di euro,in media cinque milioni all’anno.Un dipendente di basso livellodella stessa banca per incassarequella cifra dovrebbe lavorare nondieci ma duemila anni.Adesso si inseguono le voci sullaliquidazione che il banchieregenovese sta trattando conUnicredit. Un braccio di ferrosicuramente gagliardo: “Spendoforse un centesimo di quello cheguadagno”, ha detto una voltaProfumo, ma non per questosembra intenzionato a fare sconti aquelli che l’hanno cacciato.Si parla di una buonuscita tra i 30 ei 50 milioni di euro, probabilmentei due estremi tra domanda e

offerta. I 50 milioni sarebberoappunto tutti gli stipendi degliultimi dieci anni. Non sarebbe unr ecord.Nel 1998 Cesare Romiti ottennedalla Fiat una buonuscita di 101milioni di euro, molto più diquanto aveva guadagnato nei suoi24 anni di servizio.Matteo Arpe, amministratoredelegato della banca romanaCapitalia, cacciato nel 2007 dopouno scontro con il presidenteCesare Geronzi, prese 31 milioni diliquidazione dopo sei anni diservizio.Lo stesso Geronzi, quandoCapitalia fu incorporata daUnicredit, nello stesso 2007, in unavicenda che segna l’inizio della suaostilità verso Profumo, fugratificato dal consigliod’amministrazione, nell’ultimaseduta, di un “premio alla carriera”di 20 milioni di euro, deliberatoper acclamazione. Non era unaliquidazione, perché Geronzi eragià in pensione.

Quanti nemici: la Lega, GerATOSI, SINDACO DI VERONA: “CACCIATO UN CUSTODE INFEDELE”. A

di Giorgio Meletti

L a scomposta esultanza del sindaco di VeronaFlavio Tosi, felice di veder cacciato “un custo-

de infedele”, dice già tutto sulla feroce guerra dipotere che si sta giocando sulla più grande bancaitaliana. E le dimissioni dell’amministratore de-legato di Unicredit, Alessandro Profumo, sonosolo l’inizio. Adesso, all’interno della variegatacompagine azionaria che si è provvisoriamentecompattata per far fuori il numero uno, si passaalla fase due: la lotta senza esclusione di colpi perla scelta del successore. Sarà un uomo vicinoall’asse tra il presidente delle Assicurazioni Ge-nerali Cesare Geronzi e l’assicuratore costrut-tore Salvatore Ligresti? O un’espressione degliappetiti leghisti? E come si muoverà la torineseFondazione Crt assieme all’eminenza grigia pie-montese Fabrizio Palenzona? E la grande com-pagnia di assicurazione tedesca Allianz rimarrà ag u a rd a re ?

QUESTIONE DI FEELING. Nel caos di questigiorni solo due cose sono chiare. La prima è che

Le fondazioni azionistevogliono due coseincompatibili: più dividendima anche più attenzionealle imprese locali

Il sindaco di Verona, Flavio Tosi (FOTO ANSA)

Alessandro Profumolascia Unicredit Group

dopo quindici annial vertice, a causa

del malcontentodei soci,

qui in un ritrattodi Emanuele Fucecchi

Mercoledì 22 settembre 2010

sidente della Fondazione Crt, Andrea Comba,aveva annunciato senza mezzi termini, nei giorniscorsi, di voler verificare “se l’operare di Profumosia stato o meno conforme ai nostri interessi”. Aparte che il codice civile prescrive al manager difare gli interessi dell’azienda e non degli azionisti,si evince il desiderio delle Fondazioni (che sono inmano alla politica locale) di succhiare dall’Unicre -dit più soldi possibile da spendere “sul territorio”.Ma c’è un’accusa di segno opposto, ugualmentefondata. Unicredit ha chiuso i rubinetti del creditoalle aziende, contribuendo a strozzarle in presen-za della crisi. Vero anche questo. Nel 2009 la se-zione di credito alle imprese ha ridotto i prestitidel 10 per cento, facendo “r ientrare” i clienti dioltre 11 miliardi di euro. E siccome nel frattemposono aumentate le cosiddette sofferenze, cioè icrediti difficilmente recuperabili, si deduce cheProfumo ha chiesto i soldi indietro alle aziendesane.

LA SUCCESSIONE. Il successore di Profumodovrà scegliere se privilegiare i dividendi o il cre-dito alle imprese: per fare entrambe le cose biso-gnerebbe che finisse la crisi economica. Questo,in termini semplificati, dimostra che la vera postain gioco della vicenda è il puro potere, l’aspira -zione a vedere una persona amica o alleata al ver-tice della prima banca italiana, un istituto che ge-stisce un terzo del risparmio degli italiani e un ter-zo del credito alle imprese.Profumo le ha provate tutte per farsi odiare un po’meno dai soci forti. A ferragosto ha pilotato unpool di banche per prestare 150 milioni a Salva-tore Ligresti, alle prese con difficoltà finanziarienelle sue holding personali. Per fare contento Ge-

ronzi e qualche altro ambiente del potere romanoha salvato la Roma calcio dal disastro della Italpe-troli Rosella Sensi, e ha finanziato l’acquisto delcentravanti Marco Borriello, inducendo bracciodestro, l’austero banchiere Paolo Fiorentino, adannunciare: “Stiamo investendo per far sognare it i fo s i ”. Ha finanziato le aziende del presidente del-la Fondazione Cariverona, Paolo Biasi. Ha messoa disposizione del ministro dell’Economia GiulioTre m o n t i e del suo progetto di Banca del Sud ilMediocredito Centrale. Non è servito a niente,perché evidentemente l’interesse degli azionistidi Unicredit era di arrivare comunque più vicinialla gestione della banca: da troppo tempo Pro-fumo non gli faceva vedere la palla. E infatti Ge-ronzi ha fatto sapere che giudica la sostituzionedel numero uno di Unicredit “un’operazione disistema”, espressione che ama sfoderare quandosi parla di potere allo stato puro.Al fronte compatto dei nemici Profumo non è sta-to in grado di opporre un fronte di suoi sosteni-tori. La partita è stata così impari da consentire aTremonti di far circolare la voce che c’era lui adifesa di Profumo (forse un modo di non farsi ad-debitare la cacciata). E d’altra parte le amicizie po-litiche del banchiere di Genova, tutte nel cen-tro-sinistra, risultano al momento inservibili.Chi non lo ama fa osservare, con qualche ragione,che forse la sua arroganza gli ha fatto credere dinon aver bisogno di alleati. E nota che proprio po-chi giorni fa, come presidente dei banchieri eu-ropei, aveva incrociato le lame anche con il go-vernatore della Banca d’Italia Mario Draghi, cri-ticando le misure per la stabilità bancaria dette“Basilea 3”. Anche Draghi ha assistito al siluramen-to di Profumo senza muovere un dito.

UNICREDIT, I SOCI OTTENGONOLA TESTA DI PROFUMO

L’amministratore delegato si dimette e lascia dopo 15 anni

BANCHE&POTERE

di Vittorio MalaguttiMilano

Alessandro Profumo è fuo-ri da Unicredit. Sarà il pre-sidente Dieter Rampl aguidare la banca fino alla

nomina del nuovo amministra-tore delegato. E’ questo l'esitodi una giornata campale scan-dita da una serie di colpi di sce-na. Al punto che per un paiod’ore, tra le sette e le nove diieri sera, era sembrato addirit-tura possibile che il consigliodi amministrazione della pri-ma banca italiana potesse deci-dere di respingere le dimissio-ni già presentate nel pomerig-gio da Profumo. Poi tutto èrientrato. Al momento del votoil consiglio avrebbe votatocompatto per chiudere la par-tita con l’uscita del numerouno da quindici anni al verticedell’istituto, di cui tredici daamministratore delegato.Il gran capo di Unicredit escedi scena, ma la spaccatura chesi è aperta tra i consiglieri apreparecchi interrogativi sul futu-ro dell’istituto. Un futuro all’in -segna dell’incertezza se oltre adover far fronte alle dimissionidi Profumo con una scelta ne-cessariamente provvisoria, lagiornata di ieri ha finito perportare alla luce del sole le di-visioni interne al board. Se iconsiglieri hanno faticato a tro-vare una linea comune sul cam-bio al vertice, c’è da scommet-

tere che si rivelerà ancora piùdifficile mettersi d’accordo sulnome e sui poteri del succes-sore di Profumo.

Il ruolodella politica

NELLA PARTITA che si apreda oggi avrà un ruolo decisivo lapolitica. E non solo per la posi-zione della Lega che tramite unazionista di peso come la Fonda-zione Cariverona punta a cre-scere di peso. Anche il ministroGiulio Tremonti si sarebbe spe-so in prima persona per evitareun esito traumatico. Un tentati-vo di mediazione che non avreb-be centrato il bersaglio princi-pale, cioè evitare l’addio di Pro-fumo. Nel futuro prossimo peròil ministro dell’Economia avràbuon gioco a far pesare la sua in-fluenza nel nome degli equilibridi sistema, messi in pericolo sela guerra per bande all’inter nodi Unicredit proseguisse ancoraper mesi. Nel corso della riunio-ne del consiglio di amministra-zione anche consiglieri di pesocome Salvatore Ligresti avreb-bero consigliato cautela. E lostesso Fabrizio Palenzona,espressione di un grande azioni-sta come la Fondazione Cassa diTorino, avrebbe tentato di evita-re una battaglia campale.Di certo, nella storia della finan-za italiana, scandita da agguati econgiure di palazzo nella mi-

Le deleghepassanoal presidenteRampl, in attesadi un accordo(difficile) sullasuccessione

L’ ultimo elemento che ha compromesso ilrapporto tra il numero uno di UnicreditAlessandro Profumo e i suoi azionisti è il

rapporto con i soci libici. Nell’autunno 2008, dopo ilfallimento della banca americana Lehman Borthers,Unicredit attraversa il suo momento più difficile,colpita dall’ondata di panico finanziario. In quei giorni ilfondo sovrano (cioè uno strumento di investimento

che usa soldi pubblici) della Banca centrale della Libiacorre in soccorso della banca, comprando il 4,99 percento del capitale. Una dimostrazione di fiducia nellabanca, un’operazione politica e finanziaria. Nel lugliodel 2010 si muove un altro fondo sovrano libico, laLibyan Investment Authority, che compra il 2,5 percento. E qui le cose si complicano: perché lo statuto diUnicredit prevede che ciascun socio possa votare al

massimo per il cinque per cento del capitale, aprescindere da quante azioni davvero detiene. I duefondi libici, sulla carta, sono entità separate, ma fannocapo entrambi al governo di Muhammar Gheddafi.Profumo sapeva dell’investimento, accusano i soci, manon ha fatto niente per fermarlo e non ha informato glialtri azionisti. Ma non era in suo dovere (e in suopotere) farlo.

L’ingombranza

del socio libico

dentro Piazza Cordusio

IL BILANCIO

CHE SUCCEDE ORAA MEDIOBANCA

S ospesa tra il suo primoazionista, quell’Unicredit group

dove ieri si è consumata la cacciatadi Alessandro Profumo, e la suamaggiore partecipata, laAssicurazioni Generali presieduteda Cesare Geronzi che sembraabbia suggerito, o forse solo graditoil ribaltone, ieri ha approvato ilbilancio 2009-2010. Un esercizioche si chiude con un balzo degliutili netti consolidati fino a 401milioni di euro dai 2 milioni delprecedente bilancio, con il ritornoalla distribuzione di un dividendoin contanti da 17 centesimi di europer azione. Soddisfatti il presidenteRenato Pagliaro e l’amministrator edelegato Alberto Nagel che sigiovano anche del risultato chearriva da Trieste, dove solo qualchemese fa si è consumata unabattaglia di potere per la presidenzadelle Generali, vinta da CesareGeronzi, in “fuga” da Mediobancaper questioni di requisiti dionorabilità bancaria (è sottoprocesso a Parma in uno dei filonirelativi al crac Parmalat). Adesso le

Generali contribuiscono con 231milioni di euro all’utile totale diMediobanca. Al contrario le altredue partecipazioni strategiche dellabanca vanno ancora male: RcsMediagroup incide negativamenteper 17 milioni, così come Telco, laholding che controlla TelecomItalia, in rosso per 2 milioni.Ma ora la battaglia (per lasuccessione a Profumo) è al pianosuperiore e Pagliaro e Nagel sonosicuramente tra gli spettatori piùinteressati a capire come cambieràla governance di Unicredit, primoazionista singolo della loro società.E se da questo deriverannocambiamenti a valle. Ieriun’immagine emblematica è stataquella di Fabrizio Palenzona –vicepresidente di Unicredit emembro del cda di Mediobanca –che faceva la spola tra i due istituti,percorrendo quei cento passi che lidividono a Milano. Il banchierealessandrino sarà certamentetessitore dei nuovi equilibri,nonché della scelta del nome. Nelfrattempo il finanziere bretoneVincent Bollorè ha deciso la suaquota in Mediobanca dal 5 al 6 percento. Si serrano le fila in attesa dinovità.

Alfredo Faieta

gliore tradizione del machiavel-lismo nostrano, non si era mai vi-sto nulla di simile. Perché di so-lito, quando gli amministratoridi una grande banca entrano inconclave, tutto è già stato deci-so dietro le quinte. Diplomazia.Parole felpate da affidare ai ver-bali ufficiali. E poi via: i giochisono fatti.Ieri invece si è arrivati allo scon-tro frontale sulle dimissioni diProfumo. Con una parte impor-tante dei 22 componenti delconsiglio di Unicredit (il nume-ro uno non ha partecipato)orientati quantomeno a ridiscu-tere le dimissioni. Dello scontroin corso si è però avuta notiziaall’esterno solo in serata. Alle seidi sera quando il board si è riu-nito sembrava tutto già deciso.Con Profumo pronto a farsi daparte e la scelta del successorerimandata di settimane, forse dimesi in attesa di individuare unprofilo adatto. Nel frattempo al-cune deleghe del numero unouscente sarebbero state affidatead interim al presidente, il bava-rese Rampl, descritto come unodei più accesi fautori del ribalto-

ne. Questo lo scenario accredi-tato da tutti gli osservatori anco-ra nel tardo pomeriggio di ieri.

La mediazionedi Ligresti

DEL RESTO consultazioni econtatti informali non solo tra igrandi soci dell'istituto ma an-che a livello politico erano pro-seguiti per tutta la mattinata conun obiettivo: evitare la resa deiconti nel consiglio di ammini-strazione. Nel ruolo di mediato-re, come detto, si sarebbe distin-to in particolare Ligresti, che faparte del board di Unicredit e al-lo stesso tempo è uno dei grandidebitori della banca. Interroga-to dai cronisti all'ingresso dellasede della banca, Ligresti se l'ècavata con un sibillino “sono fa-vorevole alla stabilità”. Una di-

chiarazione che può essere in-terpretata come un implicito so-stegno all'amministratore dele-gato che nelle settimane scorseha gestito in prima persona la ri-strutturazione dei debiti delgruppo Ligresti. Alla fine peròanche gli ultimi sostenitori diProfumo hanno dovuto capito-l a re .Oggi toccherà ai mercati finan-ziari esprimere il loro giudizio.Ieri la Borsa ha reagito a suon diribassi, con un calo dell’2,11 deltitolo Unicredit. La reazionespiegabile non tanto con l'usci-ta di Profumo, che veniva già da-ta come quasi certa, quanto perla situazione di incertezza chesarebbe venuta a creare al verti-ce della più grande banca italia-na, peraltro da tempo poco ap-prezzato dagli investitori a cau-sa dei deludenti risultati di bilan-cio.

Aionzi, Ligresti, Palenzona...AATREMONTI SI CHIAMA FUORI. E DRAGHI NON HA MOSSO UN DITO

I GRANDI SOCI UNICREDIT

Mediobanca

Aabar

Banca centrale libica

Lybian Investmen Authority

CariVerona

BlackRock

FondazioneCassa di Risparmio di Torino

Carimonte Holding

Gruppo Allianz

5,14%

4,99%

4,99%

2,75%

4,64%

4,02%

3,32%

3,04%

2,04%

pagina 6 Mercoledì 22 settembre 2010

Grillo: nel partito

di Di Pietro ci sono

personaggi equivoci

N essun problema, uniti alla meta. Loribadiscono ufficialmente Di Pietroe Grillo, ma in realtà la rivalità tra i

due è sempre più evidente. Dichiara Grillo inun’intervista uscita sulla Stampa di ieri: “Ho unbuon rapporto con Di Pietro, ma si è messo inuna situazione pessima. Non sa con chi stare,nel partito ha personaggi equivoci. Basta col

darmi la colpa: non sono un alibi a disposizioneper chi, per sua incapacità, perde le elezionicome è avvenuto alla Bresso”. Replicaindirettamente Di Pietro sul suo blog: “Divide etimpera, è questa la vecchia strategia che i mediahanno intrapreso per mantenere a galla i partitimaggiori. Il movimento di Grillo - scrive DiPietro - è il benvenuto in politica. Se i suoi

ragazzi trovano spazio nelle istituzioni significache sanno interpretare le esigenze di una partedell’elettorato a cui nessun partito offrerisposte. Non dimentichiamo chel’astensionismo in Italia è ormai alle soglie del40-45%”. Ma al congresso di Vasto avevaammonito il comico genovese: è ora di passaredalla protesta alla proposta.

LA TENTAZIONE PROFUMOIl senso dei democratici per il Papa straniero

e la ricerca storica del premier banchieredi Luca Tele

Ese fosse Alessandro Profu-mo il nuovo “Papa stranie-ro ” a cui affidare il centro-sinistra? A leggere i com-

menti dei democratici, le paginediCorriere della Sera e Repubblica,ieri, si respirava un’aria mistica,l’elogio del combattente sconfit-to ma non domo pronto per nuo-ve battaglie, il leader che manca.Certo, forse non hanno letto Ber-tolt Brecht. Anzi: dietro l’incre -dibile passione delle classi diri-genti della sinistra moderata peri banchieri, dietro la vera e pro-pria “p l u t o - fi l ì a ” che affiora in-contenibile tra i riformisti in cer-ca di leader, c’è il rovesciamentodella famosa battuta per cui, se-condo il grande drammaturgotedesco, “il primo ladro è coluiche ha fondato una banca, nonquello che ha tentato di svaligiar-la”. Si dirà: antiquata, démodé.Non è più c hic. E infatti, se leggi lenote commosse che ieri popola-vano la prima pagina di Repubbli -ca, o l’editoriale di MassimoGiannini che definiva Alessan-dro Profumo come L’ultimo deiMohicani, ritrovi le tracce di unsentimento costante di questianni: partecipazione, pathos, ilsenso del Pd per le banche.

L’ENTUSIASMO di Fassino.“Abbiamo una banca!”, esclamò,come è noto, Piero Fassino gioio-so. La storia si incaricò di smen-tire questo grido di battaglia. Manessuno potrebbe correggerel’ex segretario se oggi gridasse:“Abbiamo un banchiere”. In real-tà ne hanno più d’uno: sono di-ventati il bene-rifugio, la scuolaquadri da cui attingere nei mo-menti di transizione. A chi pen-sava, Eugenio Scalfari, quandonell’editoriale di domenica trat-teggiava il profilo del leader daopporre a Nichi Vendola, “il rea-lista” da opporre “al sognatore”?Quel fondo, sembrava alludere aun leader possibile e cominciava,per esempio, scaricando Pier Lui-gi Bersani in maniera spietata: “IlPd non ha appeal (stavo per diresex appeal) Bersani da qualche

tempo è più incisivo – scr ivevaScalfari – ma ha ancora un’aria dabuon padre di famiglia, di buon-senso, ma non certo da trascina-tore. Bersani – aggiungeva – nonfa sognare. Non è il suo genere, ecredo che non gli piaccia”. E an-cora: “Shakespeare dice nellaTe m p e s t a che la nostra vita è fattadella stessa stoffa di cui sono fattii nostri sogni. Bè, Pier Luigi Ber-sani non è fatto di quella stoffa”. Ilfondatore diRepubblica spiega cheVendola sa far sognare, ma il suoscopo è ricostruire la sinistra(de v’essere una colpa). E aggiun-geva: “Ce lo vedo poco a PalazzoChigi alle prese con i capi di go-verno stranieri, le banche, gli im-prenditori, con Marchionne”. Ecosa concludeva? “Veltroni parlada tempo di un Papa straniero co -me fu a suo tempo Romano Prodiche guidò il riformismo di centro-sinistra mettendo insieme il cari-sma del leader e le capacità di go-

CONFUSIONE DEMOCRATICA

LA MOZIONE SULLO SVILUPPO ECONOMICO

IL PD VA ALL’ATTACCO, MA RISCHIA IL BUCO NELL’AC Q U Adi Paola Zanca

L a prima vera battaglia parlamentaredel Pd contro Berlusconi rischia di

essere un buco nell’acqua. Tramontatal’ipotesi di mettere ai voti la sfiducia algoverno (“Una tafazzata”, dice il presi-dente dei deputati Pd Dario Franceschi-ni) oggi in conferenza dei capigruppoarriva la mozione di sfiducia all’inter imal ministero dello Sviluppo economico,occupato dallo stesso presidente delConsiglio. Ma quando verrà votata puòdarsi che l’interim sia “g ià” finito. Dalmomento in cui una mozione viene de-positata, passano tre giorni di “garan -zia” prima del voto. Dunque, da oggi(escluso il weekend) si salterebbe a lu-

nedì, 24 ore prima dello sbarco di Ber-lusconi alla Camera. Che una volta in-cassata la fiducia – salvo fuoriprogram-ma difficili da immaginare – p o t re bb erapidamente occupare quel posto chefinora ha tenuto libero per avere un’ar -ma carica nella compravendita di depu-tati. E a quel punto, la mozione Pd fi-nirebbe svuotata di senso. “Esiste untempo riservato per gli argomentidell’opposizione, che può chiedereuna calendarizzazione rapida – spiega -no i funzionari della Camera – Ma la co-municazione del governo e il relativovoto sono già calendarizzati: bisogne-rebbe fare una variazione per inserireprima la mozione di sfiducia. Il buonsenso fa credere che non andrà così”.

Dallo staff di Franceschini spiegano cheil rischio l’hanno messo in conto, “manon dipende da noi”: “Chiederemo chevenga votata prima possibile”. Ma sonoloro stessi ad ammettere che uno deimotivi per cui non presenteranno lamozione di sfiducia al governo è che“andrebbe a ottobre”. Ieri il leader IdvAntonio Di Pietro ha riprovato a convin-cere Bersani: gli ha consegnato una boz-za di testo, invitandolo a discuterne du-rante la direzione del partito in pro-gramma per domani. “Presentiamola in-sieme”, è l'appello di Di Pietro, che nonha sufficienti parlamentari per fare dasé. Gli ricorda il nuovo scudo ad perso-nam, attacca il federalismo-secessioni-sta della Lega, il fallimento delle politi-

che economiche, il ritorno del nuclea-re. Poco convinta la replica del Pd: “Avolte le cose si fanno anche solo perprincipio – dicono dallo staff di Bersani– Ma se non c’è l'accordo di tutta l'op-p o s i z i o n e . . .”. L’Udc, parola del deputa-to Roberto Rao, fa sapere che “le mo-zioni di sfiducia non fanno altro checompattare la maggioranza”. E lascia in-tendere che solo il sostegno dei finianipotrebbe farli cambiare idea.Domani per il Pd è giornata di smina-mento. Come dice il vicesegretario Let-ta: tutti al lavoro per disinnescare la“bomba atomica” dei 75. Veltroni riven-dica di non aver rotto un “monolite”, vi-sto che nei prossimi giorni lo stesso Let-ta e Rosy Bindi riuniranno le loro reci-

proche associazioni. A Bersani, comun-que, la rabbia non è passata. Durante ladirezione non esclude di mettere ai votila sua relazione: servirebbe a frenare leambizioni dei 75. Se anche Franceschi-ni e Fassino dovessero votare con il se-gretario, Veltroni e i suoi, finirebberoper rappresentare solo un quarto del-l'intero partito. Franco Marini, a cui Fio-roni ha voltato le spalle (ieri non è an-dato al vertice degli ex popolari) vuole“una parola di chiarezza: se facciamofinta che non è successo niente ci guar-deranno con sorpresa”. Ai movimenti-sti questa “sceneggiatura già scritta”non piace: “Le conclusioni di un dibat-tito – dice il deputato Walter Verini – sidecidono alla fine”.

Roberto Saviano (FOTO LAPRESSE) .A sinistra, Alessandro Profumo (FOTO ANSA )

verno che la politica richiede”.Ebbene, ieri leggendo Giannini siavvertiva entusiasmo: non soloper Profumo, ma per la figurastessa del banchiere come ruolosociale di garanzia, un baluardocontro il berlusconismo: “ConProfumo ripone l’ascia di guerral’ultimo dei Mohicani, l’ultimobanchiere che, nell’Italietta deiconflitti di interessi e del capita-lismo di relazione, ha almenoprovato a gestire la sua aziendacon le logiche di mercato, com-piendo svolte non ortodosse chel’hanno proiettato fuori dai con-fini asfittici dell’orticello dome-stico. L’ultimo manager che –proseguiva l’editorialista di Re -pubblica – nel Piccolo Paese dei"furbetti del quartierino", copertidalla vigilanza e dei "Salotti buo-ni" garantiti dalla politica, ha al-meno cercato di difendere l’auto -nomia della sua banca, facendoscelte che l’hanno messo ai mar-

gini di quel che resta del cosid-detto establishment”. Caspita. Èil profilo di uno statista, non cer-to di un uomo da Cda.

P L U TO F I L Ì A ? Se si volesse tor-nare indietro nel tempo, risalen-do il filo della pluto-filìa democra-tica si dovrebbe cominciare daRaffaele Mattioli e Palmiro Togliat-ti. Ovvero dal “banchiere rosso”che durante il fascismo salvò i dia-ri di Antonio Gramsci in un caveaue “il Migliore”. E poi dalla grandecampagna del Pci in difesa dellabanca d’Italia ai tempi di PaoloBaffi. Ma era ancora un tempo incui la divisione di ruoli tra la po-litica e la finanza era chiara. Negliultimi anni, invece, la destra è di-ventata populista e anti-plutocra-tica (almeno a parole): Giulio Tre-monti ha aperto le danze contro “ibanchieri di sinistra”, SIlvio Berlu-sconi lo ha seguito (“Sono amicidella sinistra”), e di recente Mari-na Berlusconi ha ribadito fingen-do di smentire: “Non è una que-stione di banchieri di sinistra – hadetto al Corriere della Sera – quantodi banche di sinistra. È una con-statazione innegabile il fatto chela sinistra abbia un'influenza mas-siccia su settori importanti dell'e-

conomia, dalle coop alle polizzeal credito. È questo il vero conflit-to di interessi” (se lo dice lei...). Vadetto che non c’è banchiere che,in questi anni, non sia stato blan-dito o corteggiato dall’esta bli-shment progressista. Si cominciònel 1993 con Carlo Azeglio Ciam-pi, che dal punto di vista storico èil primo premier ad aver designa-to ministri di area post-comunista.Si proseguì con Lamberto Diniche - a modo suo - sedusse anche Ilm a n i fe s t o con il suo titolo choc“Baciare il rospo”. Non è un mi-stero che quando fu colpito da ic-tus - nel 1999 Beniamino Andreat-ta lavorasse alla leadership di Gio-vanni Bazoli. Il banchiere brescia-no, d’altra parte, è stato per anniospite - in braghe di velluto - deiconvegni ulivisti di Camaldoli.

BANCHIERITE. Nel 2000,mentre il centrosinistra era gover-nato da Giuliano Amato ci fu per-sino chi fece il nome di AntonioFazio come possibile leader. Tom-maso Padoa-Schioppa divenneministro dell’Economia nel Pro-di-bis. Subito dopo fu la volta diMario Draghi. Bastava che in unarelazione criticasse la politicaeconomica di Berlusconi perchéil suo nome fosse nel toto-premierdi tutti i governi tecnici. C’è in-somma, un pezzo di Pd e un pezzodi giornalismo democratico chepreferisce il soccorso bancario alsoccorso rosso, la leggenda deisanti finanziatori al rischio di sca-lata del vendolismo o dei “rotta -mator i” renzisti. Nella comunitàdei riformisti affranti cresce lasperanza del “Papa straniero” ch esi fa leader, ovvero del marzianoche arriva fuori dal mondo dellapolitica dove la battaglia dell’ege -monia è persa. Scherza, ma nem-meno troppo Marco Minniti:“Adesso diranno che noi 75 firma-tari del documento Veltroni sape-vamo, che abbiamo fatto cacciareProfumo e che ora lo candidiamoa leader del Pd”. Aggiunge, ironi-co, Giulio Santagata: “Non è chenon mi piacerebbe ma...”. DateciPassera! dateci Profumo! E se nonc’è uno di questi due, dateci alme-no Roberto Saviano.

Minniti: “Adesso dirannoche abbiamo fatto il documentodei 75 per lui”

LambertoDini

Come premier banchieresedusse anche il Manifesto,

che gli dedicò il titolo“Baciare il rospo”

Carlo AzeglioCiampiNel 1993

fu il primo premiera designare ministri

p o s t - c o mu n i s t i

GiovanniBazoli

Ospite fisso dei convegni ulivistidi Prodi,

Andreatta lavoravaalla sua leadership

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 7

di Marco Politi

I l guaio dello Ior è che non èmai guarito del tutto. Benché

i cardinali tedeschi e americani,che reggono il borsello dellegrandi donazioni per il Papa, ab-biano preteso negli anni Ottantauna svolta dopo il crac dell’A m-brosiano e lo scandalo Marcin-kus, benché si siano succedutialla presidenza due personalitàcome Angelo Caloja ed EttoreGotti Tedeschi impegnati a farlodiventare una banca trasparen-te, è talmente labirintico l’i n t re c-cio dei suoi conti che nessunadubita di poter trovare nei suoiarmadi qualche scheletro anco-ra .Certo, la fase più avventurosa eirresponsabile si è chiusa nel1984, quando a Ginevra di fron-te all’establishment bancario in-ternazionale, creditore dell’A m-brosiano, il Vaticano dovette pa-gare a denti stretti 406 milioni didollari per il suo coinvolgimentonella colossale bancarotta dellabanca. Erano state le amicizie

pericolose di mons. Paul CasimirMarcinkus, direttore dello Ior eorganizzatore dei viaggi di papaWojtyla, a creare l’incresciosa si-tuazione. In cambio di finanzia-menti clandestini a Solidarnosc,il sindacato polacco in lotta con-tro il regime comunista, Marcin-kus aveva rilasciato le famoselettere di patronage a RobertoCalvi, garantendo per una seriedi società fantasma che avevanopermesso al banchiere milanesedi condurre le sue catastroficheo p e ra z i o n i .“Non siamo una repubblica del-le banane”, tuonò in parlamen-to l’8 ottobre 1982 l’allora mi-nistro del Tesoro Beniamino An-dreatta, denunciando il buco didue miliardi di dollari dell’A m-brosiano, di cui un miliardo e159 milioni garantiti dallo Ior.Da buon cattolico democratico,fedele al Vangelo e alla Repub-blica, Andreatta avrebbe volutoandare fino in fondo. L’A m b ro-siano fu liquidato, ma Marcin-kus si salvò. Indagato nel 1987per concorso in bancarotta frau-

dolenta e colpito da mandato dicattura, il monsignore america-no, amante del base-ball e delgolf, la fece franca perché laCassazione accettò la ridicolatesi che la banca vaticana fosseun “organo centrale della Chie-sa cattolica” e quindi i suoi re-sponsabili fossero protettidall’immunità i forza dei PattiL a t e ra n e n s i .L’Italia si può ingannare, ma noni banchieri. Perciò, saggiamente,il segretario di stato vaticanoAgostino Casaroli chiuse la vi-cenda con il “contributo volon-tar io” dei quattrocento milioni didollari, pur proclamando uffi-cialmente l’“e s t ra n e i t à ” dellaSanta Sede ai maneggi di Calvi.Il risanamento dello Ior comin-cia da lì, sotto la direzione di unacommissione cardinalizia e lachiamata alla presidenza nel1989 dell’economista AngeloCaloja. “Noi amministriamo –spiegò a Famiglia Cristiana nel2009, poco prima di lasciare –le risorse, che ci sono affidatedalla comunità ecclesiale valo-

rizzandole al meglio, ma con in-vestimenti chiari, semplici, eti-camente fondati”.Lo Ior ideale, quello delle spe-ranze di Caloja e dei progettidell’attuale presidente Gotti Te-deschi, è questo. Ma nel frat-tempo si è scoperto che anchedopo l’annunciata operazionepulizia i canali dello Ior sono ser-viti per operazioni maleodoran-ti. Basti un nome: Enimont. Esoprattutto, aggirando gli sforzidi Caloja, ha continuato ad esi-

stere uno “Ior parallelo”, fatto diconti opachi impiegati per ope-razioni per niente trasparenticome ha documentato GianluigiNuzzi nel suo affascinante “Va -ticano S.p.a.”, basato su docu-menti “dall’interno”. Regista dioperazioni dal valore di 310 mi-liardi di lire è stato il “p re l a t o ”dello Ior, mons. Donato De Bo-nis. Caloja stesso, allarmato,mandò un rapporto segreto apapa Wojtyla. Ma non sembrache sia riuscito a imporsi. Unico

risultato è che dopo la morte diDe Bonis, avvenuta nel 2001, ilVaticano ha rinunciato pruden-temente a nominare un nuovo“prelato dell’Istituto”.Gotti Tedeschi, arrivato esatta-mente un anno fa, è certamentela personalità che più vuole unabanca vaticana pulita. Sua è ladecisione di far aderire lo Ior allaconvenzione internazionale an-ti-riciclaggio. Perciò si compren-de il suo stato d’animo “u m i l i a-to”. Ma interessante è special-mente la reazione della SantaSede, pubblicata sulla prima pa-gina dell’Osservatore Romano.Pur esprimendo perplessità perl’intervento della Guardia di Fi-nanza, il Vaticano ci tiene a ri-badire la sua “chiara volontà,più volte manifestata, di pienatrasparenza per quanto riguar-da le operazioni finanziariedell’Istituto per le Opere di Re-ligione”. Segno che la lezione delcaso Marcinkus è stata meta-bolizzata e c’è solo una strate-gia possibile: fare pulizia anchenei cassetti più nascosti.

Quando il crac

dell’Ambrosiano travolse

l’Istituto Opere di Religione

L’ istituto per le Opere di Religione fufondato nel 1942 da papa Pio XII econ sede a Città del Vaticano. Lo Ior

è stato coinvolto nell’affare Sindona e nel crac delvecchio Banco Ambrosiano, di cui l’istituto, dal1946 e al 1971, fu il maggior azionista. Nel 1978la Banca d’Italia eseguì un’ispezione sui conti delBanco, scoprendo la contabilità occulta: dietro

alle varie società estere che acquistavanocospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c’eranolo stesso gruppo di Calvi e lo Ior. La vicenda perònon ebbe sviluppi fino alla dichiarazione del cracdell'Ambrosiano: nel corso della indaginisuccessive, infatti, emersero le responsabilità. Inparticolare dal ritrovamento di lettere dip a t ro n a ge concesse nel 1981 dal cardinale Paul

Marcinkus (direttore dello Ior dal 1971 al 1989)al banchiere piduista Roberto Calvi (direttore delBanco Ambrosiano), nella quali si confermava chelo Ior “direttamente o indirettamente” e s e rc i t av ail controllo su diverse società fantasma con sedein paradisi fiscali, che avevano fatto da paraventoa un circolo di denaro che aveva drenato duemilamiliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano.

di Gianni Barbacettoe Rita Di Giovacchino

Riciclaggio. L'ombra delsospetto si allunga sulloIor, la potente banca va-ticana. Nel mirino del-

l'autorità giudiziaria sono finitiil presidente Ettore Gotti Tede-schi, indicato come l'uomonuovo un anno fa, e il direttoregenerale Paolo Cipriani da ieriindagati per violazione dellenorme anti-riciclaggio su ri-

chiesta del procuratore ag-giunto Nello Rossi e del pm Ste-fano Rocco Fava. Ma la vera no-vità è il provvedimento di se-questro preventivo, firmatodal gip Maria Teresa Covatta –cosa mai avvenuta finora – ch eriguarda 23 milioni di euro, de-positati su un conto correnteaperto presso la sede romanadel Credito Artigiano, che sta-vano per essere trasferiti all'e-stero. Più precisamente alla JPMorgan Frankfurt (20 milioni)

e alla Banca del Fucino (altrit re ) .

I magistratie il tabù

NON ERA MAI accaduto, nep-pure quando il giudice di Milanonel 1987 firmò un ordine di cat-tura nei confronti di Paul CasimirMarcinkus, che la magistraturaitaliana, con la complicità di Ban-kitalia e della Finanza, ficcasse il

LA FEDE NEI SOLDI

L’eredità avvelenata di Marcinkus nel forziere vaticanoSONO PASSATI QUASI TRENT’ANNI DALLA STAGIONE DEGLI SCANDALI MA L’ISTITUTO DI CREDITO NON È ANCORA DEL TUTTO BONIFICATO

I PM INDAGANOSUI CONTI IOR

È LA PRIMA VOLTAIl presidente della banca del Papa,Gotti Tedeschi: “Mi sento umiliato”

REAZIONI D’OLTRETEVERE

“STUPORE E PERPLESSITÀ” PER L’I N D AG I N E“P erplessità e meraviglia per

l’iniziativa della procura diRoma”. Così, in un editoriale non firmatosull’Osservatore Romano, il quotidianodel Vaticano, la Santa Sede prendeposizione sull’indagine che ha coinvolto loIor e il suo presidente. Il giornale direttoda Gian Maria Vian sostiene che lo Ior datempo ha iniziato a uniformarsi aiparametri di vigilanza fissati dalla Bancad’Italia e dalle istituzioni internazionali.Nel merito delle operazioni contestatedalla Procura, l’Osservatore dice che sitratta “di operazioni di giroconto per

tesoreria presso isituti di credito nonitaliani il cui destinatario è il medesimoIor”. All’agenzia di stampa AdnKronos,però, una fonte anonima avrebberaccontato che negli ambienti vaticanil’indagine è stata vissuta come “un tiromancino dopo il successo del viaggio delPapa in Gran Bretagna”. Dal centrodestraarriva una solidarietà compatta alpresidente Ior Ettore Gotti Tedeschi, ilsenatore Pdl Gaetano Quagliariellosostiene che i risultati dell’indaginerafforzeranno la sua credibilità.

M a x i - s e q u e s t rodi 23 milionidi europer mancatorispettodella normativaanti-riciclaggio

Il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedesch, indagato dai pm romani (FOTO ANSA)

naso negli affari dello Ior fino abloccare una sua operazione. Edè la prima iniziativa in assolutoda quando, nel 2003, la Cassazio-ne ha attribuito alla giurisdizioneitaliana la competenza sullo Ior ei suoi vertici. E non sarà l'ultima,altre indagini sono in corso.L'Istituto Opere Religiose, con isuoi 40 mila correntisti, molti re-sidenti dello Stato Vaticano, nonè più dunque in grado di agiree x t ra - l e ge m , forte della sua invio-labilità territoriale. Un privilegioche per mezzo secolo gli ha con-sentito di funzionare da paradisofiscale al centro di Roma, alimen-tando la leggenda che lì si anni-dasse un'immensa “lavander ia”di denaro sporco, crocevia ditangenti, evasioni fiscali, mafia eq u a n t ' a l t ro .Ettore Gotti Tedeschi, appresa lanotizia, ha dichiarato di sentirsi“profondamente umiliato”. Poi,in una telefonata con il direttoreGiuseppe Marra dell'AdnKro-nos ha aggiunto: “Da quando so-no stato nominato, assieme al di-rettore generale Paolo Cipriani,mi sono sforzato di affrontare iproblemi per i quali oggi vengoinda gato”. Banchiere ed econo-mista di fama, legato all’OpusDei, Gotti Tedeschi ha accettatoun anno fa di succedere ad An-gelo Caloia, lo Ior attraversavauno dei suoi momenti difficili.Era appena uscito il libro del cro-

nista di L i b e ro Gianluigi Nuzzi“Vaticano spa”, che rivelava i se-greti a lungo custoditi nell'archi-vio di monsignor Renato Dar-dozzi, con tutte le operazionispericolate da Sindona a Calvi, etutti i conti coperti da nomi in co-dice. Il più famoso quell'“Omis -sis”dietro cui si celava Giulio An-dreotti e la Fondazione Spellmanattraverso la quale transitarono60 miliardi della maxi-tangenteEnimont. Proprio a Gotti Tede-schi è stato assegnato il compitodi restituire trasparenza e credi-bilità alla Banca Vaticana, grazieal suo prestigio e ad amicizie tra-sversali nel mondo politico, ban-cario e finanziario italiano. Dalministro del Tesoro Giulio Tre-monti all'ex numero uno di Uni-credit Alessandro Profumo. Isuoi sforzi di risanamento sono

apparsi insufficienti, pochi mesifa, quando lo scandalo che hascosso la Protezione civile ha dinuovo condotto la magistraturasulle tracce dello Ior che custo-diva, tra gli altri, il conto correntedi Angelo Balducci.

Letta e Bertonecome sponsor

GOTTI TEDESCHI era sì l'uo-mo nuovo, ma di un sistema ri-volto all'esterno più che al mon-do ecclesiale. Del resto a volerlopresidente era stato il cardinalBertone che qualcuno giura siapiù berlusconiano di Gianni Let-ta. Ora Ettore Gotti Tedeschi ePaolo Cipriani sono indagati dal-la procura di Roma per violazio-ne del decreto legislativo 231 del2007, normativa di attuazionedella direttiva Ue anti-riciclag-gio. La Procura di Roma – consa -pevole di tanto ardire – ha pre-cisato che il “sequestro non è sta-to disposto perché c’è prova diriciclaggio ma perché da partedei vertici Ior si è omesso di ap-plicare la norma”.I due alti dirigenti rischiano fino atre anni di pena e 50 mila euro diammenda. Non si è fatta attende-re la replica della Santa Sede cheha ribadito piena fiducia nell'o-perato di Gotti Tedeschi, manife-stando “perplessità e meravigliaper l'iniziativa della Procura diRoma”. Nella nota della Segrete-ria di Stato si legge: “C'è la chiaravolontà, da noi più volte manife-stata da parte di piena trasparen-za per quanto riguarda lo Ior. Ciòrichiede che siano messe in attotutte le procedure finalizzate aprevenire terrorismo e riciclag-gio di capitali. Per questo da tem-po le autorità si stanno adoperan-do nei necessari contatti e incon-tri, sia con la Banca d’Italia sia congli organismi internazionali com-petenti”. E precisa: “Quanto agliimporti citati si fa presente che sitratta di operazioni di girocontoper tesoreria presso istituti dicredito non italiani il cui destina-tario è il medesimo Ior”.Ma proprio questo è il punto,dietro numeri di codice utilizzatidalla banca vaticana troppospesso si sono celati nomi imba-ra z z a n t i .

La Santa Sedee i nuovitop manager siimpegnano perla trasparenza,ma c’è tantolavoro da fare

Monsignor Marcinkus (FOTO ANSA)

pagina 8 Mercoledì 22 settembre 2010

SPOT E CONTRATTI:L’ULTIMO TRUCCODI MAURO MASIIl dg blocca la firma di Travaglioe la pubblicità di “Parla con me”

di Carlo Tecce

La Rai al tempo di MauroMasi è un'azienda cheadora farsi del male: bloc-ca la pubblicità di Pa r l a

con me perché Max Paiella ver-sione Augusto Minzolini fa sa-tira, blocca i contratti di Vauroe Marco Travaglio a un giornodal debutto, mobilita i finianiche, sul Secolo d'Italia in primapagina, titolano “Ed è subitoemergenza Annozero”. E percombattere le emergenze ilgruppo di Futuro e libertà pre-para una mozione in Parla-mento per chiedere il plurali-smo nel servizio pubblico,non il feticcio agitato dal diret-tore generale, e oggi proprio ilSecolo intervista Michele San-toro. Perse le sue battaglie dicensore, Masi subisce il vezzoepistolare e un giorno sì e l'al-tro pure firma circolari bava-glio con un obiettivo psicolo-gico: snervare autori e giorna-listi. Creare ansie e paura: peruna settimana ha congelato illancio di Parla con me, un vi-deo di trenta secondi con Se-rena Dandini nel surreale col-

loquio con Paiella-Minzolini,un direttor issimo impacciatoche infastidisce la conduttri-ce, che scherza: “Se non mi in-tervista lei, vado da EnricoMentana”. A Parla con me de vo-no incartare e portare a casal'ennesimo sgambetto di vialeMazzini. Non possono prote-stare contro Masi perché l'ac-cordo con la casa di produzio-ne Fandango aspetta per do-mani il voto del Consiglio diamministrazione. Fonti quali-ficate in Rai dicono che sia diGuido Paglia, responsabiledelle Comunicazioni, ex ami-co di Gianfranco Fini, la manoche ha stoppato Paiella-Dandi-ni. Una mano guidata dal diret-tore generale che, al solo pen-siero di Paiella che imita Min-zolini, avrebbe urlato: “Nonposso nemmeno guardareuna roba del genere”. Forse aMasi hanno evitato un dispia-cere: il comico Paiella sarà unprotagonista del prossimo Pa r -la con me.

COME da tradizione, e un po'nelle stesse condizioni dell'an-no scorso, a mezzogiorno San-

torò sarà a viale Mazzini per laconferenza stampa di presen-tazione con Massimo Liofredi,il direttore di Raidue che scap-pa dalle polemiche: “RispettoSantoro, ma le decisioni le

prende il direttore generale”.Falso: la linea editoriale è delCda e dei responsabili di testa-ta.E come l'anno scorso Trava-glio è senza contratto, perVauro mancano dettagli, ep-pure prosegue l'ostruzioni-smo dell'azienda. In Rai sannoche Santoro domani avrà Tra-vaglio al suo fianco nel ruolodi ospite e così, per interveni-re con un colpo duro, cercanol'antidoto per le prossimepuntate: impedire di avere unospite fisso per un'intera sta-gione senza un contradditto-rio. Nello studio di A n n o ze ro cisarà un pubblico vero, nono-stante l'allergia di Masi: saràmia la responsabilità, promet-te Santoro. Interessante il dia-

logo prima a distanza e poi sulgiornale tra il conduttore e ilSecolo d'Italia. Sembra trascor-sa un'era geologica da quandoil Pdl, quel partito ormai in de-flagrazione, non sopportaval'informazione di A n n o ze ro .Ora i finiani hanno capito chenella Rai dei divieti e delle cir-colari le due ore settimanali suRaidue sono ossigeno: “La di-rettiva di Masi è fatta appostaper la messa in onda di Anno-ze ro e prepara il terreno a in-finiti contenziosi”, scrivononell’editoriale in prima pagi-na. Nel caso, i finiani indicanola strada. C’è brutta aria in Rai:chiamato in causa per “turpi-loquio” dal presidente Garim-berti, il comico Maurizio Croz-za si scusa in diretta a Ballarò.

Lombardo-quater, debutto tra le polemicheTENSIONI NEL PD E NELL’UDC: MALUMORI TRA I FINIANI ASPETTANDO LE DELEGHE

di Giuseppe Lo BiancoPa l e r m o

I l governo Lombardo qua-ter nasce sotto la cappa

dei sospetti di mafiosità delpresidente, indagato permafia a Catania? Il pm dellaDda Massimo Russo nonbasta, da solo, a garantirel’efficacia dell’azione anti-mafia? Niente paura, eccosaltare fuori dal cilindrodel governatore l’antidoto,nelle sue intenzioni, a tuttele polemiche: il neo asses-sore Giosuè Marino, 66anni, già prefetto di Paler-mo e Messina, uomo delleistituzioni e oggi commis-sario nazionale anti-racket.Il suo nome è uno degli ul-timi a venir fuori nell’e s t e-nuante e lunghissimo po-meriggio di trattative chehanno preceduto il partodel quarto esecutivo sicilia-no guidato dal leader auto-nomista che con il nomedel prefetto ha vinto le ul-time resistenze e i nume-rosi mal di pancia del Pd. Ilpartito di Bersani oggi èpronto a sostenere il nuovoesperimento siciliano, il“governo folle” come lo hadefinito Gianfranco Micci-ché, confinato all’o p p o s i-zione, che in coincidenzadel varo perde la “fe d e l i s-sima” Giulia Adamo, tran-sitata verso il lido finiano. Eal gruppo che fa capo alpresidente della CameraLombardo ha offerto dueassessori “di peso”, due su-perburocrati abituati a te-nere saldamente in mano

le redini della spesa pub-blica, le cui nomine tradi-scono una scelta politica,travestita solo apparente-mente da “tecnica”: G i a n-maria Sparma, 35 anni,enfant prodige della buro-crazia regionale, direttoregenerale dell’a s s e s s o ra t oalla Pesca con esperienzein Danimarca e nei ministe-ri romani, è infatti uno de-gli uomini “for ti” di An inSicilia, legatissimo all’exsottosegretario Adolfo Ur-so al quale tiene persinol’agenda degli appunta-menti. E al gruppo finianosi rifà anche Letizia Dili-ber ti, dirigente regionaledell’assessorato alla Fami-glia.

SIEDERANNO accantoa loro nella nuova giunta apalazzo d’Orleans due do-centi universitari di presti-gio con una lunga storia po-litica alle spalle: A n d re aPiraino, professore di dirit-to regionale e diritto pub-blico all’Università di Paler-

mo, segretario generaledell’Anci, indicato da quelche resta dell’Udc ortodos-so, che non ha seguito Cuf-faro e Mannino nell’av ve n-tura berlusconiana e S e b a-stiano Messineo, docenteindicato dai rutelliani.Chiude l’elenco delle newentry “t e c n i ch e ” lo scono-sciuto Elio d’Antrassi.Lombardo lo definisce “unodei più grandi esperti dicommercializzazione deiprodotti agricoli sicilianiall’e s t e ro ”, e andrà luiall’Agricoltura, invece delsuperburocrate Sparma. Ese il laboratorio Sicilia la-scia soddisfatto il Pd che in-cassa quattro assessori (ol-tre a Marino, i riconfermatiMarco Venturi, vicino aLumia, lo scortato P i e rc a r-melo Russo, legato all’on.Cracolici, e Mario Centor-rino, espresso dall’a re abianca cosiddetta Innova-zione) i finiani di Futuro eLiber ta’ hanno scelto la viadel silenzio per manifestarela delusione per l’e s cl u s i o-

ne di Nino Strano, il depu-tato che agitò la mortadellaa Montecitorio, lasciatofuori nel corso di una notteinterminabile di trattative.Il caso Strano ha tenutobanco per tutto il giorno diieri, rischiando di determi-nare un’impasse irreversi-bile, poi sciolta nel pome-riggio con le nomine diSparma e Diliberti. “È inac-cettabile il veto su NinoStrano e Egidio Ortisi – hadetto Granata – Sono exparlamentari e non per que-sto possono essere discri-minati, trattandosi di perso-ne competenti e per bene.Lombardo non accetti vetida parte di nessuno”. Ades-so se Futuro e libertà man-terrà gli impegni (e oggi,con l’assegnazione delle de-leghe, vedremo le reazionidei finiani), la maggioranzadel governo Lombardo po-trà contare su 50 deputati,al termine di una sedutaall’Ars più volte sospesa perle urla ed i fischi dei depu-tati del Pdl che hanno im-

pedito a Lombardo di par-lare trasformando l’aula inuna bagarre. Troppo accesigli animi e troppo caos conlo stesso Lombardo che hacontribuito a gettare benzi-na sul fuoco; i nervi sonosaltati quando il presidenteha parlato della riforma del-la sanità. E alle urla dellaneo opposizione Lombardoha replicato: “Li capi-s c o . . .”.

ORA si riparte dalla rifor-ma della sanità, dalle normesul sistema dei rifiuti, comel'abolizione dell'Agenziaper i rifiuti e l'acqua, e chemettevano in discussione“il piano fondato sui termo-valorizzatori sovradimen-sionati”, dalla riforma dellaformazione professionale,altro carrozzone clientelareserbatoio di stipendi, inca-richi e voti. E naturalmentedall’autonomia regionale:“L’Autonomia dalle nostreparti è una formula abusata,in quest'aula e nei dibattiti –ha detto Lombardo nellesue dichiarazioni program-matiche – si tratta di un'au-tonomia che quasi mai è sta-ta a pieno sperimentata eattuata, per essere sacrifica-ta invece sull'altare roma-no, calpestata all'insegnadella frenesia. La vera auto-nomia in questi due anni emezzo, da quando ho per-corso una strada sofferta, èla libertà di guardare impie-tosamente la realtà per co-me era”. La prossima sor-presa stamane, con l’a s s e-gnazione delle deleghe.

Per la RaiPaiella nonpuò fare satirasu MinzoliniOggi Annozerosi presenta allastampa

CRONACHE

In giuntaMarino,ex prefettodi Palermoper scacciarele ombredi mafia

Facce vecchie e nuove Da sinistra, Mario Centorrino (FOTO ANSA),Piercamillo Russo (FOTO ANSA), Giosuè Marino (FOTO LAPRESSE)

di Antonella Mascali

V uole chiamare in causa da-vanti al Csm i colleghi di

Milano, pur di mantenere lacarica, Alfonso Marra, il pre-sidente della Corte d’appellonominato dal Consiglio il 3febbraio e appoggiato dallaP3. Soprattutto, secondo leintercettazioni, dal sottose-gretario alla Giustizia, Giaco-mo Caliendo, indagato, e dalgiudice tributarista, PasqualeLombardi, in carcere. A Mar-ra, “molto abbattuto”(dicechi l’ha incontrato), apparelontano il giorno in cui conLombardi, festeggia al telefo-no la nomina: ”A bb i a m osconfitto le sinistre del consi-glio superiore”, dice il tribu-tarista. Non solo, rimarcaMarra: “La sinistra, le sinistredel consiglio di Stato… e an-che quella della Cassazione!”.Ieri il difensore, PiercamilloDavigo, ha chiesto alla Primacommissione (che decideràdomani), di ascoltare lo stes-so Marra e oltre 10 magistratidi Milano, tra cui il procura-tore Edmondo Bruti Liberati eil procuratore generale Ma-nlio Minale. Sul giudice pen-de un capo di “ incolpazione”che prevede il trasferimentoper incompatibilità ambien-tale, scritto a luglio dagli exconsiglieri della stessa com-missione. La decisione finalespetta al nuovo Csm. L’ar iache tira è quella della sanzio-ne. Marra lo sa, e le prova tutteprima di dover rinunciare allapoltrona. Starebbe ancheconsiderando le dimissioni,se dovesse comprendere cheè ineluttabile una fine inglo-riosa dopo 45 anni di servizio.Non senza lottare per cercaredi dimostrare la sua correttez-za. Ed ecco spiegato il cambiodi rotta, nonostante due mesifa si fosse rifiutato di essereascoltato. Una mossa, quella,favorita dal pg della Cassazio-ne, Vitaliano Esposito, defini-to da Marra, nelle intercetta-zioni, “ un fratello”. Il pg, pri-ma della convocazione decisadal Csm, apre un procedi-mento disciplinare accusan-do il giudice di essere “ con -dizionato” dalla P3. Ma nonchiede alcuna misura. Scop-pia la polemica. Una parte dimembri del Csm ritiene chel’iniziativa di Esposito bloc-chi palazzo dei Marescialli edunque teme che Marra, a solitre anni dalla pensione, possaconcludere la carriera senzapagare pegno. L’Anm, il 23 lu-glio, attacca il pg: “Registr ia-mo con grande preoccupa-zione come l’iniziativa disci-p l i n a re ” senza “richiesta cau-t e l a re ”, sottrae “al Csm l’ini -z i a t i va ” e rende “impossibileuna risposta rapida a tuteladella credibilità della magi-s t ra t u ra ”. Tre giorni dopo, co-me previsto, Marra non si pre-senta al Csm. La Prima com-missione di allora chiude co-munque l’istruttoria per il tra-sferimento. Quella nuova, lasettimana scorsa, all’unani -mità, ha stabilito di andareavanti. Ha trovato precedentiche glielo consentono, nono-stante l’azione della Cassazio-ne. E ieri il relatore, RobertoRossi, ha illustrato gli atti a ca-rico di Marra: dalle intercetta-zioni a un’intervista rilasciatadal giudice a Il Fatto.

Csm e P3,Mar r adisposto atutto pers a l va r eil posto

Michele Santoro (ELABORAZIONE DA

FOTO LAPRESSE) Sotto, la primapagina del Secolo di ieri

dedicata ad Annozero

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 9

di Beatrice BorromeoNew York

I l “Fatto Quotidiano” fa il suo ingressoin uno dei più prestigiosi istituti del

mondo, la Columbia University, accoltoda un pubblico che nessuno si aspettavacosì numeroso. Alla presentazione delgiornale, organizzata dal docente diGiornalismo Alexander Stille e sabotatadagli ambienti diplomatici nostrani, par-tecipano tanti americani quanti italiani.E tutti, nella sala stracolma al secondopiano dell’ateneo che si affaccia sul mo-numento a Thomas Jefferson, si doman-dano come sia possibile che il caso ita-liano interessi così tanti statunitensi. “Epensare che quest’aula sembrava trop-po grande”, commenta Stille mentre ra-gazzi, studenti e professori si siedonoanche per terra perché sono finite lesedie. La prima cosa che viene mostrataal pubblico è un video, tratto da “Blob”,che svela alcuni dei più tragicomiciesempi di telegiornalismo all’italiana:dalla campionessa di scherma ValentinaVezzali che, a “Porta a Porta”, confessaa Silvio Berlusconi “da lei mi farei toc-c a re ”, a Mike Bongiorno e Ambra An-giolini che ai tempi della nascita di ForzaItalia utilizzano ogni spazio tv per farecampagna elettorale per il Cavaliere. Equando Stille chiede a Marco Travagliodi tracciare una panoramica della situa-zione italiana dell’ultimo anno, a partiredagli scandali della prostituzione&pro-tezione civile, le facce si fanno serie. Equi si alternano risate e applausi, masoprattutto curiosità per un Paese chepochi in America conoscono a fondo, mache a molti interessa per le sue ano-malie. “I grandi del giornalismo, da Mon-tanelli a Biagi a Santoro, sono stati eli-minati proprio perché hanno bucato ilre c i n t o ”, spiega Travaglio. Che poi cercadi raccontare che cos’è diventato il Tg1:“È uno spazio autogestito dai partiti, che

per i primi dieci minuti, rilasciano di-chiarazioni spontanee a un cameramansu argomenti a piacere; seguono dieciminuti di delitti e schizzi di sangue; infinevia libera alle notizie simpatiche, come ilpettine speciale per lisciare i capelli in-crespati dall’umidità o le tecniche piùmoderne per difendersi dal caldo a fer-ra go s t o ”.

Anomalie nostrane:da Dell’Utri a Cosentino

MOLTI IN SALA pensano a unoscherzo. Quando però si racconta di Mar-cello Dell’Utri, condannato in appello a 7anni per mafia, che festeggia perché po-teva andargli peggio, rimane senatore eammette di fare politica solo per non tor-nare in carcere, o quando si ricorda NicolaCosentino, sottosegretario uscente all’Eco -nomia e tuttora coordinatore del Pdl inCampania nonostante un mandato d’ar -resto che pende sul suo capo per concorsoesterno in associazione camorristica; e an-cora quando si rammenta che nessun tgitaliano ha intervistato Patrizia D’Addar io,

contesa invece dai notiziari del resto delmondo, i volti in platea diventano increduli.L’apice si raggiunge quando Travaglio infor-ma che da un anno a questa parte il pre-sidente del Consiglio italiano è indagato perstrage dalla Procura di Firenze: “Com’èpossibile che non ne sappiamo nulla? T’im -magini se accadesse qui?”, commentanodue studenti. È possibile, e il perché lo spie-ga il giudice di Cassazione Piercamillo Da-vigo: “L’indignazione è come la tensioneerotica, non può durare in eterno. L’ondatadi sdegno che accompagnò Mani Pulite, afuria di assistere a fenomeni sempre piùgravi e sempre meno contestati, è lenta-mente svanita, lasciando il posto alla piùpericolosa delle reazioni: l’abitudine, l’as -suefazione. Berlusconi ha detto che noi

magistrati siamo antropologicamente di-versi dal resto del genere umano: questeaccuse, per quanto assurde, finiscono perfar breccia nell’opinione pubblica. Ciò chenon piace al governo diventa eversivo. Mal’insofferenza verso l’indipendenza dellamagistratura è trasversale, viene da destracome da sinistra. Del resto, le tensioni frapotere politico e giudiziario sono sintomipositivi di democrazia: i paesi dove le de-cisioni dei giudici sono accolte dagli applau-si dei politici sono quelli in cui nessuno vor-rebbe vivere”.

“Mani Pulite”e quella voglia di cambiare

AL DI LÀdi tutti gli interventi, dell’atten -zione del pubblico e dell’affluenza impre-vista, in quella stessa aula che ha ospitato ildirettore del “New York Times” e il conte-statissimo presidente iraniano Mahmoud

Ahmadinejad, quel che resta è la consape-volezza che fuori dai nostri confini è impos-sibile tollerare ciò che molti italiani accet-tano come normale. “Noi siamo stati co-dardi, ma non ne potevamo più. Qui èun’altra vita, qui il nostro futuro dipende danoi”, ci dice una ragazza al termine dell’in -contro. Che comunque si conclude con uncerto ottimismo. Davigo ricorda “il nessostorico fra la riuscita delle indagini giudizia-rie e i periodi di recessione” e osserva, conlampo luciferino negli occhi, che “oggi sia-mo in recessione come nel 1992”. AncheTravaglio appare insolitamente fiducioso:“Nonostante la disinformazione, la corru-zione costa e la gente se ne accorge dagliultimi scandali. E quando si viene a saperedi opere inutili e costosissime, de L’Aquilache doveva essere ricostruita a tempo direcord ma è ancora un cumulo di macerie,della manovra da 25 miliardi di euro pre-levati dalle tasche dei cittadini onesti, il mal-contento ricomincia a crescere come aitempi di Mani Pulite”. Già, quasi vent’annifa .

CON IL VOTO DI OGGI SU COSENTINOPARTONO I “TEST ” TRA B. E I FINIANI

Per l’utilizzo delle intercettazioni nell’inchiesta sulla camorra

Il Fatto alla Columbia University

Lampi d’Italiaper gli studenti

n ew yo r c h e s i

GIÙ A DESTRA

In alto a destra Nicola Cosentino; sopra l’aula di Montecitorio (FOTO ANSA)

Sopra la sala della Columbia Universityche ha ospitato l’incontro con “il Fatto”;a sinistra Marco Travaglio (FOTO PAOLO CARDONE)

di Sara Nicoli

Il Cavaliere non vede l’o radi contarli. Lo ha detto ierisera ai suoi, durante l’en-nesimo vertice-cena a Pa-

lazzo Grazioli. Sul tavolo nonsolo i termini del discorso del28 settembre, ma anche ilpunto sul nodo della giustizia(il Lodo Alfano è stato blocca-to in commissione al Senatoperché l’intesa con i finiani èlontana) e quello sulla com-pravendita dei deputati e con-seguente mini rimpasto di go-verno: secondo La Russa l’asti-cella per la maggioranza aquota 316 “politica” d ov re b -be essere stata raggiunta maSilvio Berlusconi, come in al-

tre occasioni quando di nume-ri e di “quote” parla il ministrodella Difesa, preferisce vede-re di persona. E, infatti, ieri se-ra non ha ostentato sicurezzaper la prova generale di tenutadella maggioranza che ci saràoggi alla Camera sul voto perl’autorizzazione a procedereall’utilizzazione delle inter-cettazioni nel processo in cuiè implicato l’ex sottosegreta-rio Nicola Cosentino.

IL COORDINATORE delPdl campano, accusato di con-corso esterno in associazionecamorristica con richiesta dicustodia cautelare da partedella procura campana non au-torizzata dalla Camera, si era

già visto respingere dal pre-mier, il 19 febbraio 2010, la do-manda di dimissioni, ma la suavicenda politica è ormai al tra-monto. Con il voto di domani,infatti, l’assemblea di Monteci-torio potrebbe dare il viaall’uso di materiale registratoche riguarda l’i n ch i e s t asull’eolico-P3 nella quale risul-terebbe pesantemente impli-cato. A livello processuale, tut-tavia, il sì della Camera noncambierà di molto le carte intavola, mentre a livello politi-co si tratta di un vero e propriotest di tenuta, il primo dopo lostrappo dei finiani, di fatto laprova generale per il 28 set-tembre. Per questo il Cavaliereè preoccupato. E’ certo, infat-ti, che voteranno per il sìall’uso degli ascolti Udc, Idv ePD, così come Pdl e Lega di-ranno no. I finiani, in maggio-ranza, sono orientati per il sì,tranne Lo Presti e Consolo cheprobabilmente si distingue-ranno con un voto negativo.

LA MAGGIORANZA,dunque, non dovrebbe avereproblemi, ma questo solo per-ché lo stesso Cosentino, ieri,ha annunciato di considerare“ir rilevanti” quelle intercetta-zioni e che per lui non cambie-rebbe nulla. E questo non è suf-ficiente per il Cavaliere. “Mi ri-metto all’aula – ha detto Co-sentino, anticipando il suo di-scorso di oggi – e chiederò chesi decida liberamente, non c’èproblema ad utilizzare quelleintercettazioni, ma io non vo-glio essere un caso politico,non pongo certo un’Opa sulPa r l a m e n t o …”. Il Cavaliere,

però, starebbe già pensando aldopo. Non solo al suo discor-so, anche a come “r imodella-re ” il governo subito dopo averincassato la fiducia della Came-ra (al Senato, il 30, non avràproblemi) per “pa gare” gli exUdc e i fedeli di sempre comeLa Destra di Storace.

SE SEMBRA ormai accoltasenza scosse la nomina di NinoMusumeci a sottosegretario (acosa, si vedrà) si è complicatoil passaggio di Raffaele Fitto al-lo Sviluppo economico per farposto a un centrista (forse lostesso Totò Cuffaro) agli AffariRegionali. Fitto ha colleziona-to rinvii a giudizio per associa-zione a delinquere, peculato,

concussione, corruzione, fal-so, abuso d’ufficio e illecito fi-nanziamento ai partiti, con-corso in turbativa d’asta non-ché possibili implicazioni nel“Bari gate”. Si è salvato dall’ar-resto solo perché la Camera hasempre negato l’autor izzazio-ne; insomma, un uomo così al-lo Sviluppo economico il Qui-rinale non lo manderebbe giù,soprattutto dopo aver arriccia-to il naso per assai meno sullapossibile promozione di PaoloRomani; c’è ministero e mini-s t e ro .

ECCO QUINDI farsi largol’idea della creazione di unnuovo dicastero (ministeroper il Sud, si dice), dove par-

cheggiare Fitto, in modo da la-sciare libero il posto per Roma-ni a via Veneto e consentire la“p ro m o z i o n e ” dei traditoricentristi a più alto lignaggiopolitico. C’è però da soddisfa-re anche la Lega. Che rivendicaancora l’Agricoltura (in manoal nemico Galan) e spinge perun dicastero ex novo che si oc-cupi solo di quote latte. Un belpasticcio a cui, ieri sera, il pre-mier non è voluto venire a ca-po, perché prima vorrebbe“c o n t a re ” di aver portato dav-vero a casa la maggioranza chegli serve per essere autonomodai finiani fino alla fine della le-gislatura. Oggi il primo test,ma il 28 sarà ancora un altrofi l m .

VOLANO STRACCI tra Berlusconie la Lario: niente accordo sul divorzioL’ aveva minacciato e sta mantenendo la

parola: “Gli leverò la pelle…”. Vero-nica Lario non perdona. E punta a colpirel’ex potente marito dove sa di fargli piùmale: il portafoglio. È infatti ormai rot-tura tra gli ex coniugi Berlusconi sul fron-te della separazione. L’ultima offerta par-tita dagli avvocati del premier (Ghedini)per chiudere l’accordo di massima rag-giunto nel maggio scorso davanti al giu-dice di Milano Giulia Servetti parlava di300 mila euro l’anno solo per Veronicapiù la villa di Macherio, l’utilizzo dellaflotta aerea personale del premier e millee 800 euro per le spese di mantenimentodella residenza. Veronica ha giudicato laproposta “incongr ua” facendo infuriare

prima l’avvocato Ghedini e di seguito ilCavaliere che si sarebbe fatto scappareuno sconsolato “lei mi vuole rovinare, loso”. La cifra proposta da Ghedini è con-siderata molto poco per il mantenimen-to di un maniero che solo di giardinaggioarriva a costare quasi mezzo milione dieuro l’anno. Da lì l’ira di Veronica che sisarebbe sentita “presa in giro” da Ghe-dini, non nuovo a pasticci che hanno re-so più complicata la vita privata del pre-mier (si ricorderà la topica sul premier“utilizzatore finale” della D’Addar io).Ora, dunque, bisogna ricominciare dac-capo, ma in sede giudiziale, dove ognunadelle parti tenterà di dimostrare la colpadell’altro per la fine dell’unione. s .n.

pagina 10 Mercoledì 22 settembre 2010

UCCISA A NAPOLI:FERMATO UN EXCANDIDATO PDLLa donna era stata testimone

al processo per lo stupro della figliadi Vincenzo Iurillo

Napoli

L’uccisione di Teresa Buo-nocore, l’impiegata di 51anni assassinata a colpi dipistola l’altro ieri mattina

all’ingresso del porto di Napoli,non sarebbe un agguato di ca-morra ma un omicidio maturatoin altri ambienti. E’ una delle po-che certezze emerse al terminedi una giornata di indagini frene-tiche e caratterizzata da una gi-randola di indiscrezioni. La Pro-cura di Napoli ha infatti trasferi-to il fascicolo dell’inchiesta dallaDda alla sezione Criminalità co-mune. Se ne stanno occupandoil procuratore aggiunto Giovan-ni Melillo e il pm Danilo De Si-mone. E proprio ieri ha presocorpo la pista della vendetta.Gli agenti della squadra mobilehanno trattenuto a lungo Loren-

zo Perillo, il fratello di Enrico Pe-rillo, l’uomo condannato in pri-mo grado lo scorso 9 giugno a 15anni di reclusione per violenzasessuale ai danni di due bambi-ne. Tra le quali una figlia dellaBuonocore: la signora si costituìparte civile e testimoniò duranteil processo. Enrico Perillo è de-tenuto nel carcere di Modenaproprio in seguito a quelle accu-se e alla condanna per pedofilia,non definitiva. Ha inoltre un pre-cedente per omicidio. Secondoil difensore dei fratelli Perillo,l’avvocato Francesco Miragliadel foro di Modena, Lorenzo Pe-rillo risulterebbe indagato “co -me atto dovuto”. Lorenzo Perilloè stato interrogato per molte oreinsieme alla moglie del fratello,Patrizia Nicolino, medico radio-logo e titolare di un centro spe-cialistico a Portici, che non risul-ta indagata.

LA FAMIGLIA Perillo è piutto-sto conosciuta in questa città di55.000 abitanti circa confinantecol capoluogo partenopeo. Alleelezioni comunali di Portici delgiugno 2009 Lorenzo Perillo si ècandidato nella lista Pdl, ottenen-do 166 preferenze. Nello scac-chiere politico locale, era ritenu-to vicino al consigliere regionaleAn-Pdl Pietro Diodato, finiano fi-no a pochi mesi fa, che però nonha aderito al movimento del pre-sidente della Camera. L’av vo c a t oMiraglia conferma quindi che Lo-renzo Perillo sarebbe indagato.Ma aggiunge: “Enrico Perillo èstato descritto come un orco, maanche lui, come tutti i cittadini,non può essere considerato col-pevole prima del terzo grado dig iudizio”. Miraglia sottolinea chel'inchiesta sugli abusi sessualinon è nata per iniziativa dellaBuonocore ma “in seguito a unasegnalazione di un confidentedella polizia, rimasto sconosciu-to. La testimonianza resa in giu-dizio dalla signora non fu una te-stimonianza accusatoria, anzi: laBuonocore dichiarò di non avermai avuto sentore che la figliacorresse qualche pericolo in casaPer illo”. Infine, l'avvocato Mira-glia chiarisce che l'omicidio per ilquale Perillo fu condannato “av -venne quando era giovanissimo edurante una rissa”. In ogni caso ilmagistrato ha voluto sentire l’av -vocato Elena Coccia, che ha assi-stito la Buonocore durante il pro-cesso, per capire quale fosse lostato d’animo della donna e peravere chiarimenti su altre vicen-de come l’incendio doloso chetre anni fa fu appiccato sulla por-ta di casa Buonocore.

LA SVOLTA nelle indagini sa-rebbe avvenuta in seguito alla de-nuncia sporta presso il commis-

sariato di polizia di San Giovannia Teduccio del furto del ciclomo-tore utilizzato per l’omicidio epoi rinvenuto a poca distanza dal-la Hyundai Atos nella quale la si-gnora Buonocore è stata trucida-ta con quattro colpi di pistola ca-libro 9 per 21. Gli agenti avreb-bero accertato che quella denun-cia era falsa. E hanno fermato Al-berto A., 26 anni, un tatuatore diPortici, con un precedente perdetenzione illegale di armi e mu-nizioni. Nel 2008 venne arrestatodopo che la polizia rinvenne nelsuo negozio un revolver e decinedi munizioni di vario calibro. Il ra-gazzo uscì dal processo patteg-giando un anno e mezzo di reclu-sione. Sarebbe lui uno dei duegiovani che si è presentato incommissariato per sporgere ladenuncia falsa. Gli inquirenti locollegano all’omicidio ancheperché conosceva la signora Ni-colino. La polizia avrebbe ancheritrovato l'arma del delitto, noti-zia finora senza conferme.

In alto, il luogo dell’omicidio (FOTO ANSA)

Sotto, Lorenzo Perillo insiemeal consigliere regionale Pdl

Pietro Diodato

In vacanza al Club Med per gli affari di Don VerzéIL LUSSUOSO VILLAGGIO DI CEFALÙ E IL VICINO OSPEDALE SAN RAFFAELE. FAZIO: “ATTIRERÀ PAZIENTI DELLA TERZA ETÀ”

CRONACHE

di Alessio GervasiCefalù (Palermo)

“V i chiederete perché il ministrodella Sanità sia qui alla presen-

tazione del progetto del Club Medi-térranée di Cefalù. Bè, rappresentoil governo, che ha partecipato conun consistente apporto finanziario,ma il vero motivo della mia presenzaè strettamente correlato alla visita alnosocomio di questa cittadina, ilSan Raffaele Giglio: un ospedale incui crediamo e che certamente ga-

rantirà (…) il turismo d’élite dellaterza età che il nuovo e lussuosoClub Meditérranée attirerà.” Sonoqueste le parole del ministro Ferruc-cio Fazio, che il 14 settembre scorsoha partecipato alla presentazionedel progetto del nuovo Club Medi-térranée assieme al presidente e di-rettore generale del gruppo HenriGiscard d’Estaing, al sottosegretarioGianfranco Micciché – ormai cefa-ludese d’adozione – più la senatricePdl Simona Vicari – da queste partiindimenticata dopo i suoi due man-

dati da sindaco (e un marito nel Con-siglio di amministrazione del SanRaffaele) – e il sindaco di Cefalù Giu-seppe Guercio, pure lui membrodel Cda dell’ospedale.Il tutto per rilanciare il Club Medi-térranée, sbarcato in questo angolodi Sicilia 50 anni or sono ma ormaichiuso da 5 anni. Anni difficili in cuiHenri Giscard d’Estaing ha dovutofronteggiare crisi economiche e po-litiche, non soltanto transalpine. Ese sul finire dell’anno scorso ne eradato per certo l’acquisto da partedello sceicco del Qatar Ahmed Jas-sim Al Thani, allora come oggi il de-stino del Club Med sembra intrec-ciarsi con quello dell’ospedale SanRaffaele Giglio, visto che lo sceiccoera giunto a Cefalù per sigillare unrapporto di collaborazione tral’ospedale siciliano e il nuovo noso-comio della città di Doha nel Qatar.Una coincidenza di destini, stranasimbiosi fra un villaggio vacanze eun ospedale, rimarcata dal ministroFazio che non lascia dubbi: “Setteanni fa sono andato a cena a casa delmio amico Renato Pozzetto (la so-cietà Elilombarda, con partecipa-

zioni dell’attore, avrebbe gestitol’elisoccorso del San Raffaele di Ce-falù) con Don Verzé e GianfrancoMicciché che mi cominciò a parlaredi Cefalù e della sua ‘sof ferenza’ perun turismo stagionale, di comeavremmo potuto fare per incremen-tarlo e come un ospedale di alta spe-cializzazione come il San Raffaeleavrebbe costituito un fiore all’oc-chiello. Soprattutto nell’ottica di ri-lancio di strutture, alberghi”.

UN RILANCIO agganciato a unospedale pubblico che il pubblicodovrebbe servire, più che gli interes-si di bottega. Un rilancio a base dicemento – visto che i tucul alla po-linesiana che dal 1957 si sono paci-ficamente uniti alla vegetazione delpromontorio di Cefalù dove sorge ilClub, senza servizi in camera e conbagni in comune, poco si accordanocol turismo elitario e ottuagenarioauspicato dal ministro Fazio – su unodegli ultimi tratti di costa sopravvis-suti alla devastazione della specula-zione. Un rilancio infine garantitodalla provvida Regione Siciliana che,dopo le riunioni a casa degli amici di

cui racconta il ministro, accolse abraccia aperte Don Verzé dandogliuna bella boccata d’ossigeno (e 700miliardi di vecchie lire) che fece ti-rare un po’ il fiato reso corto dallarilevante esposizione nei confrontidelle banche (gli oneri finanziari am-montavano allora a circa 170 milionidi euro) alla Fondazione San Raffae-le.E’ così che, dopo una fitta trama diofferte, mediazioni e polemiche cheallora tennero impegnato per quasiun anno e mezzo tutto lo stato mag-giore di Berlusconi sull’Isola, si avviòla convenzione con la Ausl 6 di Pa-lermo per la gestione dell’ospedaleGiglio di Cefalù (costruito ex novopochi anni prima) e la sua trasforma-zione in centro oncologico: don Ver-zè avrebbe portato il “know how”del San Raffaele e la generosa Regio-ne Siciliana il danaro: 700 miliardi dilire per i primi cinque anni. A oggiperò non c’è traccia del gioiello dellasperimentazione oncologica dellaSicilia occidentale, anche se la Regio-ne Siciliana ha già provveduto a rin-novare la convenzione per altri 5 an-ni.

US U RA : Più vittime,meno denunce

I l giro d'affari degli usurai in Italia ha raggiunto i 20miliardi di euro. Si stimano in 600 mila le vittime

dell'usura, di cui 200 mila commercianti. E ognigiorno sono 50 le imprese che chiudono i battentiperché vessate. È un'Italia in crisi economica sem-pre più nelle mani degli strozzini quella che emergedal rapporto realizzato da Sos Impresa-Confeser-centi e presentato in occasione del 'No usura day'.Quella di oggi, spiegano gli organizzatori, intendeessere “una giornata di riflessione che interroga lanostra coscienza ci obbliga a denunciare con forzail muro di oblio che si è abbattuto sulle vittime diquesto odioso reato”. In Campania, Lazio e Sicilia siconcentra un terzo dei commercianti coinvolti. Leprovince più a rischio risultano Pescara, Messina,Siracusa, Catanzaro, Taranto, Latina e Vibo Valentia.Una piaga devastante, quindi, che nel 2009 ha fattosparire 20 mila imprese e 100 mila posti di lavoro.Senza contare che, almeno una volta su tre, l'u-suraio risulta essere anche mafioso. L'obiettivo èimpadronirsi delle attività economiche per ricicla-re denaro sporco. La chiamano “usura di giornata” emira proprio ai piccoli commercianti che a iniziogiornata si fanno prestare una somma di denaro(mediamente mille euro), la sera restituiscono ilcapitale, maggiorato dagli interessi del 10 per cen-to. Cresce anche la paura delle vittime: Sos impresasottolinea “il calo sistematico e inarrestabile delnumero delle denunce”. Nel primo semestre del2008, infatti, sono state soltanto 753 le personedenunciate. Alla tavola rotonda interviene ancheWalter Veltroni che non risparmia critiche alla mag-gioranza: "Lo scudo fiscale ha dato alle organizza-zioni criminali un’arma per mettere le mani sulleimprese in difficoltà”. Critico nei confronti del go-verno anche il presidente di Confesercenti MarcoVenturi: “Da troppi mesi siamo senza ministro alloSviluppo, l'interim di Berlusconi va superato. Il mi-nistro – spiega – deve svolgere azioni per sostenereimprese che decidono di investire per creare svi-luppo, azioni di tutela del lavoro. Berlusconi hatante cose cui pensare, non possiamo pensare cheriesca a reggere il dicastero”. Francesco Carbone

MESSINA N e o n at ouscito dal coma

C’ è senz’altro una notizia positiva: sono migliorate lecondizioni di Giosuè, il bimbo nato nei giorni scorsi

all’ospedale Papardo di Messina e che per una grave sof-ferenza fetale al momento del parto, avrebbe riportatodanni cerebrali. Il piccolo, che era tenuto in coma farma-cologico, adesso respira da solo. Anche se è presto per unadiagnosi definitiva. I suoi genitori hanno presentato de-nuncia ai carabinieri sostenendo che i medici avrebberotardato il parto tentando di convincere la donna ad ese-guire il parto naturale. I protagonisti della vicenda sarannosentiti nei prossimi giorni dalla Procura. Intanto, però, do-po le polemiche sulla sicurezza dei parti, ieri è interve-nuto, chiedendo di “abbassare i toni”, il ministro Fazio: “Inassenza di reali motivi che gridino vendetta non continuia-mo a dire che in Italia si partorisce male. L'Italia è uno deiprimissimi Paesi al mondo in cui il parto è sicuro”.

Va c a n z ed’élite:

Il progetto del nuovoClub Med di Cefalù.

Secondoil ministro Fazio,

il turismo di terza etàservirà a rilanciare

il San Raffaeledi Don Verzé

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 11

40 mila le adesioni al nostro appello. “Le polemiche sonosuperate”, dice il ministro. E invece non ci fermeremo finchénon vedremo rimuovere quei simboli. Ecco il testo: “AdAdro in provincia di Brescia, una scuola della Repubblica Ita-liana è stata trasformata in un istituto padano e ricoperta daisimboli leghisti su ordine di un sindaco che ha potuto contaresulla colpevole indulgenza del ministro dell’Istruzione Gel-mini. Un sopruso e un oltraggio.Davanti all’inerzia delle pubblicheautorità che preferiscono girarela testa dall’altra parte chiediamol’immediata cancellazione di quei sim-boli tracciati con intenti secessionisti ein evidente spregio al principio costitu-zionale della Repubblica una e indivisibi-le”. Sul sito www.ilfattoquotidiano.it

L’APPELLO DE “IL FATTO”CONTINUATE A FIRMARE

simboli vanno tolti”. Ieri, poi,Beccalossi, riprendendo la no-ta di Gelmini ha solo aggiunto:“Manca solo l’ordine perento-rio di Umberto Bossi che dove-va essere già arrivato, ma che,sono certa, non tarderà ad arri-va re ”. Tutti insomma pendonodalle labbra del leader del Car-ro c c i o .Nel frattempo ha finalmentepreso posizione il Pd, il depu-tato Paolo Corsini (nativo diAdro) ha presentato un’inter ro-gazione per il question timedi og-gi al ministro dell’Interno “persapere quali iniziative intendaadottare per ripristinare la lega-lità”. Nell’attesa però qualcunosi è chiesto chi sosterrà i costi(circa 30 mila euro) per ripulirela scuola imbrattata dai 700 Solidelle Alpi. Ed è pure partito unesposto alla Corte dei Conti sul-la procedure economiche uti-lizzate per la costruzione delnuovo polo scolastico. Nonsembra infatti stato realizzato“a costo zero” co-me sbandierato dalsindaco. VelerioDel Pozzo, consi-gliere di minoran-za, spiega che “sitratta infatti dellacessione dei treedifici della vec-chia scuola e oltre24 mila metri cubidi urbanizzazione

all’associazione di imprese cheha costruito l’intero edificio”.Di ieri l’iniziativa della Cgil diBrescia: una lettera-diffida incui si chiede l’“immediata ri-mozione” dei simboli. I simbolidel Sole delle Alpi, che campeg-giano nella scuola “violano il di-vieto di discriminazione perconvinzioni personali sancitodalla direttiva comunitaria2000/78”.

LA SPIEGAZIONE è dell’av -vocato Alberto Guariso: “La di-rettiva impone che nei luoghidi lavoro nessun dipendente siatrattato in modo meno favore-vole a causa delle sue convin-zioni personali ed essere co-stretti a lavorare in un luogoconnotato politicamente daquesta invasione di simboli dipartito che - conclude Guariso -costituisce sicuramente untrattamento di svantaggio percoloro che tali simboli non con-dividono”.

intervengano le istituzioni. Pri-ma su tutte la Prefettura, con laquale cerchiamo di parlare, or-mai da giorni, senza risultato.Ieri per la verità il vice capo diGabinetto ha risposto affer-mando che l’unica competen-za riguarda l’autor izzazioneper l’intitolazione del polo sco-lastico. Bene: allora abbiamochiesto di poter accedere al do-cumento di approvazione dellaprocedura per accertarci chesia stato fatto tutto in regola, se-guendo la prassi prevista dallanormativa relativa a personag-

somma – conclude – una ragazzata nondegna, però, di un caso di rilevanza na-zionale”.Il sindaco di Pignataro, Mario Evangelista,si spinge più in là: “I fatti sono accaduti alle4 di notte tra sabato e domenica davanti auna villetta all’estrema periferia del paese– ha detto il primo cittadino – i carabinierihanno trovato queste due persone chehanno riferito, loro dicono, di essere statiaggrediti da alcuni rumeni. Io non so cosapensare. Però due persone che alle 4 delmattino si trovano davanti a una villa pri-vata è un fatto che fa riflettere”. Il sindacoazzarda: “Non posso escludere che fosse-ro due ladri e si siano disturbati a vicenda(con i rumeni, ndr). Il fatto di essere gay einglesi certamente non lo esclude”. L’uni-ca cosa che Evangelista si sente di esclu-dere è il movente omofobico “perché quiin paese i gay che conosciamo sono tuttibenvoluti e rispettati come gli altri”.Di diverso parere le associazioni: l’A rc i g aydefinisce “assurdo aggredire e pestare dueuomini che si stanno baciando” e chiederàun incontro con il sindaco di Pignataro peravere chiarimenti sull’episodio. Imma Bat-taglia del Di Gay project, invece, chiama incausa la politica “per l’immagine di arre-tratezza che il nostro paese dà ancheall’estero, brutta e omofoba”. Per la pre-sidente della Regione, Renata Polverini,“quanto accaduto è grave e ingiustifica-bile, annunciando una campagna informa-tiva contro le discriminazioni, coinvolgen-do sindaci e presidenti delle Province”.Condanna è giunta dal ministro delle PariOpportunità, Mara Carfagna, e anche dalpresidente dell’Udc, Rocco Buttiglioneche ha definito l’accaduto “una barbarie”.Laconico il commento dell’esponente del-la comunità gay, Aurelio Mancuso: “E’ tr i-ste dover consigliare alle persone lgbt dirinunciare a venire in Italia, diventato or-mai un luogo insicuro”.

IL QUIRINALE INCORAGGIA LA GELMINI:SU ADRO OCCORRE ANDARE AVANTI

Ma per il ministro dell’Istruzione le polemiche sono “superate”

di Elisabetta Reguitti

Il presidente della Repub-blica Giorgio Napolitanoha certamente incoraggia-to Mariastella Gelmini a

mantenere la sua linea di con-dotta. Fonti interne al Quirina-le riferiscono infatti che il capodello Stato, pur non avendopoteri al riguardo, segue conattenzione le vicende del poloscolastico di Adro.Ieri però il il ministrodell’Istruzione commentava:“Ho già detto, si tratta di unapolemica superata”. La que-stione era iniziata con una let-tera rivolta al sindaco, in cuiGelmini chiedeva di “adope-rarsi affinchè i simboli della Le-ga venissero rimossi dal Poloscolastico”. Solo sabato però,era arrivata la “nota ufficiale” esono poi serviti due giorni alsindaco Oscar Danilo Lanciniper leggere le comunicazioniinviate dal ministro e dal diri-gente scolastico regionale. Maanche ieri non è cambiatoniente nella scuola sponsoriz-zata dal Carroccio.

NON SI SENTE volare unamosca in paese e non si capisceperchè nessuno riesca a fare va-lere il diritto di quegli alunni dipoter frequentare una scuolache non abbia tutele di alcunpartito. Saremo testardi noi maproprio non capiamo il motivoper cui in questa vicenda non

Omofobia ciociaracontro due gay inglesi

Il sindaco Lanciniaspetta ancoral’ordine di Bossiper rimuoverei simboli padani

Una manifestazione davanti alla scuola di Adro (FOTO ANSA)

CRONACHE

di Giancarlo Castelli

D ue uomini aggrediti e picchiati mentresi scambiavano effusioni su una pan-

china: è accaduto alcune sere fa in un pae-sino in provincia di Frosinone, PignataroInteramna, 2500 abitanti nella Valle delLiri, ma la notizia è stata diffusa soltantoieri. Le vittime, di nazionalità inglese (unodei due originario della zona), secondouna prima ricostruzione, sarebbero statiaggrediti intorno alle 4 di notte, alla fine diuna tradizionale festa religiosa del paeseciociaro, riportando ferite al setto nasale ealla testa. Uno dei due è dovuto ricorrerealle cure del pronto soccorso. Non è chia-ra la dinamica dei fatti che è ancora alvaglio dei carabinieri della locale compa-gnia di Pontecorvo.Testimoni hanno riferito di insulti rivolti aidue da alcuni uomini, forse di nazionalitàrumena, proprio a causa del loro compor-tamento. Assolutamente legittimo in In-ghilterra, dove i due uomini hanno con-tratto regolare matrimonio, come previstodalla legge. Un atto di omofobia (gli insultie poi il pestaggio) che gli investigatoristanno ancora valutando. Una pista cheperò, gli amministratori locali escludonocon forza a priori: “Il violento episodioche ha visto protagonisti una coppia di gaye un gruppo di giovani del posto non sipuò ascrivere tra i fatti di omofobia – hadetto il presidente della provincia di Fro-sinone, Antonello Iannarilli, già assessoredella giunta regionale di Francesco Sto-race – la nostra provincia non è omofoba,non è razzista ed è sempre stata aperta etollerante verso la libertà e la cultura al-tr ui”. Iannarilli fa una ricostruzione dei fat-ti: “la dinamica parla chiaro. Da condan-nare certamente gli sberleffi che qualchegiovanotto, per fare una bravata, ha com-piuto. Ne è nato un alterco che ha portatoal risvolto condannabile e violento. In-

CONSULTORI di Alessandro Cisilin

LA DIFESA DELLE DONNEL a potenza tranquilla di centinaia di donne

fotografate all’ingresso dei consultori romanicon un cartello che dice no alla loro abrogazione. Èla campagna che sta irrompendo sul Web contro ilprogetto di legge regionale del Lazio depositato inmaggio da Olimpia Tarzia (Pdl) ed entrato indiscussione in questi giorni alla Pisana. Apromuovere l’azione decine di associazioni riunitenell’“Assemblea permanente delle donne”, capacegià di raccogliere migliaia di firme su una petizioneche denuncia la manovra (nazionale) perprivatizzare le storiche strutture (bersagliate intantoda copiosi tagli) consegnandole ad associazioniconfessionali e antiabortiste. La data non è casuale:ieri in Senato (presenti Gasparri e il ministroSacconi) è stata presentata l’Agenda bioetica delgoverno “sulla scia del caso Englaro”. Tra i voltimobilitati nella protesta, quello dell’attrice BeatriceLuzzi: al nono mese di gravidanza, tanto persmentire i luoghi comuni agitati contro i consultori.

gi defunti da meno di dieci annicome nel caso di GianfrancoMiglio. In questi casi infatti è ri-chiesta l’autorizzazione del mi-nistero degli Interni previo pas-saggio dal palazzo del Governo.Al momento, però, la confermaè arrivata solo a voce e basta.Continueremo a chiamare.

SUL FRONTE PDL da regi-strare il commento del coordi-natore provinciale Viviana Bec-calossi. L’unica che si era sbilan-ciata, fin da subito, con un mes-saggio politico diretto: “Quei

Scuola,Napolitanocontr oi tagli:“As sumerei precari”di Caterina Perniconi

“Ho conosciutomolte personeche si sonopentite di non

aver studiato abbastanza;nessuno che si sia pentitodi aver studiato troppo”.Con queste parole ieri il,presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano,ha aperto l’anno scolasti-co davanti a una platea di5000 ragazzi in tutt’Italia.Però è difficile studiarecon profitto se mancanogli strumenti e anche gliinsegnanti.“Il rigore non può privarela scuola, come anche laricerca, del sostegno ne-cessario per svolgere lasua funzione” ha detto ilCapo dello Stato “voi sa-pete che io sostengo conconvinzione che nel por-tare avanti l’impegno co-mune e categorico per lariduzione del debito pub-blico bisogna riconoscerela priorità della ricerca edell’istruzione nella ripar-tizione delle risorse pub-bliche disponibili. Si deveriformare con giudizio enon solo allo scopo di rag-giungere buoni risultaticomplessivi. Se vogliamoche la scuola funzioni co-me un efficace motored’uguaglianza e come unfattore di crescita, biso-gna che si irrobustisca”.Servono i soldi, quindi, evanno spesi bene, per lepriorità. E la scuola è unadi queste, almeno per ilQuir inale.Napolitano ha chiesto dielevare la qualità dell’in-segnamento, di motivaregli insegnanti, richiedereche abbiano un’adeguataformazione, ma occorreanche offrire loro validistrumenti formativi e di ri-qualificazione dei precarie su tutto questo, ovvia-mente, è necessario inve-s t i re .Anche su quei 150 milache nei prossimi tre anninon avranno più un lavo-ro, nemmeno per qualchemese, per colpa dei tagliorizzontali del governo.“Nel passato – ha aggiun-to – non lo si è fatto ab-bastanza e si sono prodot-te situazioni pesanti. Oc-corre dunque qualificaree riqualificare coloro cheaspirano ad un’assunzio-ne a tempo indetermina-to”.“Le parole di Napolitanosono una chiara bocciatu-ra dei tagli alla scuola fatticon l’accetta dal governo”dichiara il presidente delgruppo Idv alla Camera,Massimo Donadi, com-mentando le parole delpresidente della Repub-blica. E per Francesca Pu-glisi, responsabile scuoladel Pd, “solo una scuolapubblica di qualità puògarantire crescita e coe-sione sociale, uguaglianzae libertà”.E l’Unione degli studenti,che definisce il ministro“fuori dalla realtà”, an-nuncia una manifestazio-ne nazionale per l’8 otto-b re .

pagina 12 Mercoledì 22 settembre 2010

PALERMO, LA RIVOLTADEGLI OPERAI FINCANTIERI

Continuano le proteste in tutta Italiacontro il piano industriale della società pubblica

di Salvatore Cannavò

Ancora una giornata dram-matica per la Fincantiericon proteste nei vari sta-bilimenti, un’a s s e m bl e a

molto partecipata a Roma, cheha visto la presenza degli enti lo-cali interessati e con una giran-dola di dichiarazioni, spessocontraddittorie, da parte del mi-nistro del Welfare Maurizio Sac-coni. Al termine della giornata, ilavoratori possono contare suun impegno dell'azienda a in-

contrare i sindacati il prossimo27 settembre, sulla propria ma-nifestazione prevista per il pri-mo ottobre e su un generico im-pegno del governo a convocareun tavolo di crisi anche se è pro-prio dall'assenza di politica in-dustriale dell'esecutivo chevengono i guai maggiori.

LA GIORNATA è iniziata condiversi momenti di tensione aPalermo dove i circa mille operairiunitisi in assemblea hannocontestato il segretario della

Fim-Cisl e poi deciso di occupa-re lo stabilimento. Per oggi è pre-visto uno sciopero di otto ore eun corteo fino alla Regione (do-ve si insedia la nuova giuntaLombardo). Lo stabilimento diPalermo è tra quelli minacciati diforte ridimensionamento men-tre per Castellammare di Stabia,in provincia di Napoli, e Riva Tri-gosi, in provincia di Genova, siparla di chiusura. Gli operai si-ciliani hanno come contropartenon solo la Fincantieri ma anchela Saipem, società energetica delgruppo Eni – a sua volta control-lato dal Tesoro – che ha deciso ditrasferire all'estero la piattafor-ma per il completamento degliallestimenti. I lavoratori di Ca-stellammare hanno invece bloc-cato la statale Sorrentina minac-ciando un aumento della tensio-ne e dell'esasperazione se neiprossimi giorni Fincantieri nonsmentirà il piano.

CLIMA TESO anche a Roma alconvegno di Fim, Fiom e Uilmsulla cantieristica cui hanno par-tecipato rappresentanti di tuttigli enti locali coinvolti con l’ec -cezione della Regione Friuli.Presenti emissari del governato-re leghista Luca Zaia (Veneto) edi quello pidiellino Stefano Cal-

ECONOMIA

doro (Campania) ma anche delpresidente della Liguria, Clau-dio Burlando (Pd). E poi i sindacidi Sestri, Castellammare e deglialtri siti colpiti dal piano di ri-strutturazione, di destra o di si-nistra. L’assemblea si è conclusacon l'indizione della manifesta-zione nazionale a Roma la pros-sima settimana, con la richiestadi un tavolo di crisi al governo econ l'indicazione di soluzioniper impedire che da questa vi-cenda si consolidino i 2500 esu-beri previsti dal piano contesta-to.

FIM, FIOM E UILM ch i e d o n osostanzialmente al governo diaumentare le commesse alla Fin-cantieri, sia sul fronte militare,con il rinnovo del piano di fre-gate Fremm – che sarebbero co-struite in Liguria – avviato a suotempo dal governo Prodi e mes-so in attesa da La Russa, che suquello civile. A partire da un pia-no di rinnovo dei traghetti da tra-sporto agendo su Tirrenia – an -cora controllata dal Tesoro – maanche con incentivi alla rottama-zione delle navi più vecchie.Analoga richiesta, mediante un“e c o b o nu s ”, è avanzata allaCommissione europea. Poi sitratta di ragionare su un piano in-

dustriale “che faccia in Italia –spiega al Fa t t o , Bruno Mangana-ro, della Fiom – quello che han-no saputo fare Cina e Corea delSud, cioè la riconversione ener-getica dei cantieri”.L'energia ha bisogno infatti di es-sere trasportata ma anche di uti-lizzare piattaforme in mare, adesempio, dice Manganaro, “percostruire rigassificatori che, secollocati vicino alle città, sareb-bero rigettati dalle popolazionilocali. Cina e Corea ci hannopensato”. In effetti il problema èla gestione di fili diversi che peròhanno sempre lo Stato come ter-minale. La Fincantieri è control-lata da Fintecna e quindi dal Te-soro. La Tirrenia anche, così co-

me l'Eni. Ma non sembra che lenecessarie sinergie tra le diverseaziende siano in qualche modoattivate. Al di là dell'assenza delministro allo Sviluppo economi-co, è tutta la politica del governoa risultare molto incerta. Il ter-mometro è il comportamentodel ministro Sacconi che lunedìha promesso un tavolo di con-fronto al suo ministero poi, do-po le proteste dei sindacati chetemevano di trovarsi di frontesolo a offerte di cassa integrazio-ne, ha alluso a una convocazionea Palazzo Chigi, infine, quandoha visto che le due parti si incon-treranno il 27 si è rimangiato tut-to: “Parlino tra di loro, poi valu-t e re m o ”, ha detto il ministro.

ESUBERI ALITALIA

LA NON SMENTITAA litalia non conferma, ma neppure smentisce,

parla di “illazioni” su un “presunto pianoesuberi”, che - come hanno scritto i giornali -riguarderà fino a 2 mila persone. Questa laspiegazione dell’azienda: “L'eventuale evoluzionedegli organici in termini di efficienza e flessibilitàorganizzativa derivante dal miglioramento delleperformance e dei livelli di produttività sarannoaffrontati, quando necessario, di concerto con leOrganizzazioni Sindacali firmatarie degli Accordidel 2008”. Come dire che gli esuberi ci saranno, manon adesso. O meglio, ci saranno “cessioni di asset”,perché l’Alitalia salvata dai capitani coraggiosi nonvuole licenziare nessuno, con migliaia di lavoratoriancora in cassa integrazione dopo laprivatizzazione. Semplicemente li trasferisce adaltre società, quelle che gestiscono i piccoliaeroporti. Politicamente è più sostenibile del ricorsoal termine “esuberi”, non è però che i dipendentisulla via della cessione siano proprio contenti...

Sciopero alla Fincantieri di Palermo, contro la Saipem che sposterà una commessa altrove (FOTO ANSA)

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 13

di Rachel Shabi

Inizia presto la giornata inuna stazione di servizio aGerusalemme. Il trafficoè già intenso. Le 15 don-

ne israeliane sono un po’ tesee non c’è da meravigliarsi:stanno per violare la legge eanche uno dei tabù del Paese.Hanno intenzione di raggiun-gere in auto i territori occu-pati della Cisgiordania, pren-dere a bordo alcune donne ealcuni bambini palestinesi eportarli per un giorno a TelAv i v.

“Legittimo violaredelle regole illegali”

QUELLO DI OGGI è il se-condo viaggio del genere (unaltro gruppo di donne ha rea-lizzato un’analoga iniziativapubblica il mese scorso). Loscopo di questa azione dimo-strativa è far capire alla gentequanto assurde siano le leggiche disciplinano gli sposta-menti dei palestinesi e dimo-strare che sono infondati i ti-mori degli israeliani di recarsiin Cisgiordania. Riki è una ses-santatreenne di Tel Aviv che, alpari delle altre donne, non ha

voluto fornire il suo cognome.Dice che ci ha messo del tem-po per decidersi a far parte delgruppo. “Resistevo all’idea diviolare la legge. Ma poi ho ca-pito che le azioni civili pacifi-che sono il solo modo per farequalche passo avanti e che,quindi, violare una legge illega-le è perfettamente legittimo”.Il convoglio delle autovetturesi mette in marcia oltrepassan-do i posti di blocco nei paraggidi Hebron. Dozzine di donnepalestinesi prendono postosulle diverse vetture. Due gio-vani palestinesi salgono in au-to, si tolgono lo hijab, i fazzo-letti e i lunghi cappotti e riman-gono in jeans aderenti e capellisciolti al vento, un look checonsente loro di passare il po-sto di blocco dei coloni israe-liani senza subire alcun con-trollo. “Ho paura dei soldati”,dice nervosamente la ventu-nenne Sara. Ma sia lei che la di-ciannovenne Sahar tirano unsospiro di sollievo quando l’au -to passa indisturbata dinanzi alposto di blocco. Dalla borsa ti-rano fuori numerosi cd e simettono ad ascoltare musicadabke araba a tutto volumementre l’auto percorre la stra-da che porta a Tel Aviv. “Ai sol-dati dei posti di blocco non

nuncio a pagamento sul gior-nale. “Vogliamo che un cre-scente numero di israeliani ca-pisca che non c’è nulla da te-mere. Vogliamo che la gentecominci a rifiutare l’ideolog iache ci tiene separati e che co-minci a rifiutare l’idea che sia-mo nemici”, dice Esti.

Solo l’1% può entrarein Israele

PRIMA DEL 1991 i palestine-si della Striscia di Gaza e dellaCisgiordania potevano circo-lare liberamente e il divieto dientrare nel territorio di Israeleera una eccezione. Poi Israeleha introdotto l’obbligator ietàdi un permesso per cui i pale-stinesi non possono recarsi inIsraele senza una autorizzazio-ne rilasciata dall’amministra -zione civile israeliana insediatain Cisgiordania con decretomilitare. Tra i palestinesi dellaCisgiordania in possesso delpermesso ci sono i lavoratoriche debbono avere più di 35anni e devono essere sposati,le persone bisognose di cureospedaliere, gli studenti sia pu-re con delle limitazioni e gli an-ziani che si mettono in viaggioper motivi religiosi. Il permes-so viene anche concesso ad al-cuni commercianti e vip. Gi-sha, il “Centro legale per la li-bera di circolazione delle per-sone”, stima che l’1% circa deipalestinesi sia in possesso delpermesso di entrare in Israele.Circa 24.000 lavoratori palesti-nesi possono entrare in Israeledalla Cisgiordania. Dalla Stri-scia di Gaza l’ingresso nel ter-ritorio israeliano è un fatto as-solutamente eccezionale e ilpermesso viene concesso perlo più per ragioni mediche oumanitar ie.

Copyright The Guardian;t ra d u z i o n e

di Carlo Antonio Biscotto

“Anche gli Usa hanno la loro Sakineh”:così Ahmadinejad fa la morale agli americani

NSVIZZERA

Il minareto vincesul referendum

I l cantone svizzero diBerna ha autorizzato

la costruzione delminareto di una moscheaa Langenthal, nonostanteil referendum delloscorso anno lo proibisca.Le autorità si sonogiustificate dicendo chela città aveva ottenuto ilpermesso di costruire ilminareto prima dell’esitodel referendum.

NPA K I S TA N

Precipita bus:strage di bambini

S trage di bambini nelKashmir pakistano.

L’autobus che li stavaaccompagnando a scuolaè precipitato in un fiume:14 i morti accertati eancora 17 bambinidispersi. Il conducente e'stato arrestato. Ieri,inoltre, l’Unicef hadiramato nuovi dati suibambini colpiti dallealluvioni: sono oltre 10milioni.

SOMALIA

Le dimissioni delprimo ministro

I l primo ministrosomalo Sharmarke ha

consegnato ieri le propriedimissioni dopo mesi dipolemiche. Una crisiistituzionale mentre laSomalia è nel caos e nellestrade di Mogadisciocontinua la battaglia fra iribelli Shabaab e le forzedi peacekeeping (7000persone). Solo ieri nellacapitale somala ci sonostati almeno 10 morti.

BELGIO

Cento giornisenza governo

C ento giorni senzagoverno. Il Belgio –

dal primo lugliopresidente di turnodell’Ue – non è in grado diesprimere un nuovoesecutivo dopo settimanedi negoziati affidati primaal vincitore separatistafiammingo de Waver, e poial vincitore socialistafrancofono, Di Rupo.Dinanzi allo stallo è statasempre più spessoevocata l’ipotesi delladivisione del Belgio.

COREA DEL NORD

Congresso perla successione

I l congresso del partitodei Lavoratori

nordcoreano inizierà il 28settembr e.L’appuntamento, con lasalute di Kim Jong-ilritenuta indeterioramento, èritenuto il passaggionecessario per porre lebasi della successione afavore del terzogenitoKim Jong-un.

verrebbe mai in mente che del-le donne israeliane possano fa-re una cosa del genere”, diceIr it.

Giornalista indagataper una gita

A TEL AVIV le donne palesti-nesi guardano in silenzio gli al-ti edifici e i caffè all’aperto esembrano particolarmentecolpite dalla moltitudine dimotociclette e motorini chesciamano per le vie della città.“Mi piacerebbe andare in mo-t o c i cl e t t a ”, dice Sara indican-do una donna in pantaloncinicorti seduta sul sellino poste-riore di una moto. Molte nonsono mai state al mare. Final-mente arrivano a Jaffa e lì le pa-lestinesi rimangono a boccaaperta nel vedere le onde chesi infrangono sulle rocce bian-che. “È molto più bello diquanto pensassi”, dice Nawalmentre osserva la figlia di setteanni che si ritrae per non esse-re colpita dagli spruzzi delleonde. “È più bello di quando lovedo in televisione: il colore ès b a l o rd i t i vo ”. Fatima, 24 anni,guarda l’orizzonte. “Non cre-devo che il rumore del marepotesse essere così rilassante”,dice. Sara chiede un foglio dicarta, con destrezza costrui-sce una barchetta, ci scrive so-

pra il suo nome e la lascia an-dare in mare. “Per essere ricor-data”, commenta.Tutti i palestinesi per entrarenello Stato di Israele hanno bi-sogno di un permesso e per chiviola la legge è previsto ancheil carcere. Inoltre la legge vietaagli israeliani di aiutare i pale-stinesi a varcare illegalmente laLinea Verde. Anche chi violaquesta legge rischia il carcere.Pochi mesi fa Ilana Hammer-man, una giornalista israelia-na, ha raccontato sul giornaleH a a re t z la sua gita a Tel Aviv incompagnia di alcune donnepalestinesi della Cisgiordania.È stata immediatamente inda-gata, ma il suo articolo è statodi ispirazione per un gruppo didonne che ora fanno la stessacosa con l’intenzione di farlopoi sapere pubblicando un an-

In macchinaverso Tel Aviv,sfidando i postidi blocco,le leggi suglispostamentie i pregiudizi

VE RT I C E ONU

MERKEL: “GLI AIUTI AI PAESIPOVERI NON SONO INFINITI”

S arà anche stata la seconda giornata del Verticesulla Povertà, ma a tenere banco ieri all’Onu è

stato Ahmadinejad. Tra le sue dichiarazioni: “ilcapitalismo e le corporazioni sono la causa dei piùgravi problemi del mondo”; “non sono antisemita maantisionista” e l’inquietante “una guerra con gli Usasarebbe senza limiti”. Presidente iraniano a parte,prosegue il dibattito dopo la proposta di Sarkozy dicreare una tassa sulle transazioni finanziare. Ilministro degli Esteri Franco Frattini è scettico:“L'Italia non è contraria ma deve essere un'iniziativache trovi almeno il sostegno dei Paesi del G20”. Iltitolare della Farnesina si è detto poi convinto cheoccorra superare un approccio quantitativo agli aiutiper uno qualitativo che passi all’analisi dell’ef ficaciadegli fondi destinati ai paesi poveri. Su una linea nondissimile la cancelliera tedesca Merkel: “Gli aiuti nonpossono continuare all’infinito: il traguardo èutilizzare le risorse nel modo più efficace. Bisognapuntare alla governance nei paesi in via di sviluppo”.

E LE DONNE PALESTINESIVIDERO LE ONDE DEL MARE

Israeliane e cisgiordane rischiano il carcereper passare assieme una giornata sulla spiaggia

Fatima, 24 anni,g u a rd al’orizzonte: “Noncredevo cheil rumoredell’acqua fossecosì rilassante”

Una donna e una bambina sulla spiaggia di Jaffa (FOTO LAPRESSE)

G iovedì morirà. Iniezione letale. Grazianegata a Teresa Lewis, sabato scorso,

dal governatore della Virginia. Grazia ri-chiesta da molti attivisti perché la Lewisha un quoziente intellettivo di 72 e il ri-tardo mentale – che la renderebbe “inca -pace di intendere e di volere” – è sotto i70. Un caso “b o rd e r l i n e ”, secondo i molti(tra cui Amnesty) che si sono battuti persospendere l’esecuzione. Ma il boia vaavanti. A meno di una repentina decisionedella Corte Suprema.Ma allora, punta il dito il presidente irania-no Ahmadinejad, perchè in occidente ci sistupisce tanto della sorte di Sakineh Ashtia-ni? Perchè non ci si mobilita anche per sal-vare Teresa? Gli Stati Uniti sulla pena di mor-te non sono certo un modello: con metodicertamente meno cruenti della lapidazio-ne, da quando Obama è presidente sono sta-te ottantasei le esecuzioni e sono 3245 lepersone che l’attendono. Il caso della Le-wis, 41 anni – la Ashtiani ne ha 43 – è quellodi un’adultera omicida. Il 30 ottobre del

2002, la donna uccise il marito e il figliastro(vivevano tutti in un camper, vicino a Dan-ville) per intascare i soldi dell’a s s i c u ra z i o n ee un po’ di eredità. Il tutto su “sugger imen-to” dell’amante spacciatore con molto bi-sogno di soldi. I due, con un altro complice,compiono il delitto. Lei viene condannata amorte. Gli altri due all’er gastolo.Per Ahmadinejad, ieri alle Nazioni Unite,la Lewis è la “Sakineh” della Virginia. Conuna differenza: “Se per Sakineh c'è statauna bufera mediatica senza precedenti –avrebbe detto il presidente dell’Iran –per -chè la comunità internazionale ignora uncaso sorprendentemente simile? Unadonna sarà uccisa negli Stati Uniti per omi-cidio ma nessuno protesta”. Ahmadine-jad ha anche ribadito che la decisione sul-la morte di Sakineh non è definitiva (ma lalapidazione pare scongiurata) eppure“per protestare contro la sua morte, su In-ternet ci sono milioni di pagine”. C’è po-co da dire: la pena di morte è una con-danna infamante, il caso della Lewis ri-

schia davvero di essere un boomerang pergli Stati Uniti che rischiano di sentirsi farela morale da Ahmadinejad. A rendere an-cora più odiosa la vicenda Lewis, va ricor-dato che pochi mesi dopo il processo diprimo grado, il suo amante scrisse una let-tera dal carcere in cui confessava di avermanipolato la donna: “Incontrai Teresa inun supermercato – scrisse – e capii subitoche sarei riuscito facilmente a circuirla.Gli omicidi furono un’idea mia”. Dopo laconfessione si suicidò in prigione e la let-tera non venne contemplata come provain appello. Intanto, a Teheran, la commis-sione parlamentare dei diritti umani ieriha sostenuto che il caso della Lewis riflet-te i “due pesi e le due misure” della po-litica americana. E il parlamentare irania-no Hossein Naghavi ha annunciato: “Se laLewis sarà uccisa denunceremo gli StatiUniti davanti alla comunità internaziona-le”. Speriamo che la Corte Suprema inter-venga presto. Per Teresa e per Sakineh.

Elisa Battistini

DAL MONDO

Un militare e alcune donne (FOTO ANSA)

pagina 14 Mercoledì 22 settembre 2010

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Lady GagaTiene uncomizio nelMaine perdifende isoldati gay

DouglasNonostantela malattiap re s e n t a“Wa l lStreet 2”

MorganTorna in Raicon “DelittiRock”in ondada febbraio

Si giocaLa fineè nota:sospeso losciopero deicalciatori

UNA VITA IN TV

CIAO SANDRACasa Vianellotrasloca lassùAddio alla Mondaini,

cinque mesi dopo il maritodi Silvia Truzzi

“Pronto Paradiso? Sono la mo-glie... Attenda”. Sandra Mon-daini, è volata via cinque me-si dopo suo marito. In unadelle ultime interviste avevadetto al Corr iere che con Rai-mondo parlava tutti i giorni,per raccontargli le sue gior-nate: è quello che succede adue persone che dividono lavita. Si raccontano giornate.Quando uno se ne va, l’unicacosa che vorresti è potergliparlare. Qualunque cosa purdi fare una telefonata che re-stituisca la voce. L’assenza,d’improvviso è una vertigi-ne: e lei – i vecchi parlanocome i bambini – al funeraledisse solo “Raimondo sonoqui”.

DI LORO è stato raccontatotutto in aprile quando Rai-mondo Vianello è morto. Al-lora come ieri una pioggia dimessaggi, cordoglio più o me-no fuori luogo: degli amici,dei conoscenti, di tanti (trop-

pi?) politici “a d d o-l o ra t i s s i m i ”. Si èdetto di un matri-monio all’italianache ha esorcizzatole nevrosi metten-dole in scena, tragelosie, estenuantibaruffe e sbadigli inagguato. Mille parti-te di calcio (“Maquante ne trasmet-tono per televisio-ne? Ce n’è sempreu n a . . .” si lamentavalei). L’addor menta-mento lento: occhiincollati alla G a z ze t-ta dello Sport, divora-ta tra strepiti e il fa-moso refrain “ch enoia che barba”.Ironia, cinismo, la claustrofo-bia nuziale illuminata dai ri-flettori. Lui non ha mai smes-so, fino alle ultime uscite pub-bliche: “Se tornassi indietro,rifarei tutto. Mi risposerei an-che. Con un’altra, ovviamen-te”. Ti voglio, non ti voglio,non ti sopporto più: i loro va-rietà negli anni ‘70 finivanospesso con scenette in cui idue provavano ad abbracciar-si ma non ci riuscivano. E luisorrideva, rincuorato.Fuori e dentro lo schermo,erano una coppia. Parola abu-sata: si usa per indicare duepersone che stanno insieme.Ma una coppia è più di dueindividualità. Non succedespesso, anzi quasi mai. NelSimposio Platone fa raccontaread Aristofane il mito delle me-

tà: un tempo gli uomini eranoesseri perfetti, non c’era di-stinzione tra uomini e donne.Ma Zeus, invidioso della per-fezione, li spaccò in due: daallora ognuno è alla continuaricerca della propria metà.Qualcuno la trova: quando ac-cade, l’addio scavalca il dolo-re perché è l’identità che siazzoppa. “La morte non fini-sce mai”, scrive Giorgio Ca-proni. Ed è un verso dedicatoa chi resta. Per la Mondaini,malata da anni, la resistenza èdurata cinque mesi. Ora si di-ce che non ha sopportato laseparazione. Qualcosa, oltreil corpo mangiato da un maleai vasi sanguigni, forse c’è

davvero. Di certo nulla piùper cui andare avanti. Così èstato anche per Giulietta Ma-sina e Federico Fellini, in unacoincidenza assoluta di sto-rie. Lui muore il 31 ottobredel ‘93. Al funerale lei gli man-da un “arrivederci a presto”. Èuna promessa: “Cabir ia” s a l u-ta il pubblico e la vita il 23marzo del ‘94. Cinque mesidopo.

GERMAINE Lecocq non haaspettato: è morta poche oredopo suo marito, GiorgioAmendola, il 5 giugno dell’80.Una vita insieme, consacratanel romanzo del confino,Un’isola: “Fu un amore a primavista, non una favola roman-zesca, ma la base stessa dellanostra vita. Sono passati 49anni, io scrivo, lei dipinge, sia-mo invecchiati assieme, matutto è nato allora, in quellacalda serata di festa popolare.Più tardi gli amici ci sfotteran-no al racconto del nostro pri-mo incontro, accusandoci diaver seguito il copione delfilm di René Clair. Ma il film diRené Clair fu girato dopo ilnostro incontro. Il nostro nonera stato una scena di un film,ma un momento di vita, cheracchiudeva in sé tutto il cor-

so di due esistenze”.André Gorz, filosofo, fondato-re dell’ecologia politica, ponefine alla sua vita insieme conla moglie Dorinne, malata ditumore, all’età di 84 anni. È il2007, l’anno prima lui ha datoalle stampe uno dei librid’amore più belli mai scritti:Lettera a D. (in Italia è uscitoda Sellerio all’inizio del2009). Indimenticabile di-chiarazione: “Stai per com-piere ottantadue anni. Seirimpicciolita di sei centime-tri, non pesi che quarantacin-que chili e sei sempre bella,elegante e desiderabile. Sono58 anni che viviamo insieme eti amo più che mai. Porto dinuovo in fondo al petto unvuoto divorante che solo il ca-lore del tuo corpo contro ilmio riempie”. Un libretto,scarno come il corpo dell’a n-ziana protagonista e tuttaviadenso, sempre plurale. Un av-viso a chi ancora può: mai ri-mandare l’esistenza a più tar-di. E una fortunata verità:“Ciascuno di noi vorrebbenon sopravvivere alla mortedell’altro. Ci siamo spessodetti che se, per assurdo,avessimo una seconda vita,vorremmo trascorrerla insie-me”.

in & out

Come gli Amendola, come AndréGorz e la moglie: l’impossibilitàdi sopportare il vuoto dell’altro

Lunga carrieraNata il primo settembre del 1931, debutta sulpalcoscenico nel 1949 con una parte nella commedia“Ghe pensi mi” di Marcello Marchesi. Quattro annidopo inizia la carriera sul grande schermo e, nel1995, entra nella compagna di rivista di Macario.Arriva sul piccolo schermo dal primo giornotrasmissioni Rai con “Settenote”, e, al fianco di MikeBongiorno, in 'Fortunatissimo'. Nel 1958 l'incontrocon Vianello, che sposerà 4 anni dopo . Seguono annidi successi in tv e al cinema, ma la notorietà arrivacon “C a n zo n i s s i m a ” nel 1961. Negli anni ‘60collabora con grandi come Walter Chiari, Bramieri,Dapporto, Paola Quattrini, Rascel. Nel ‘78 esordiscecon Sbirulino. Nell’82 i Vianello lasciano la Rai perFininvest dove lavoreranno per 26 anni (“Attenti anoi due”, “Sandra e Raimondo Show”, “BuonaDomenica”). Ma la punta di diamante della lorocarriera in Fininvest è “Casa Vianello”, la sit-com piùfamosa e longeva della tv italiana (16 serie, 343episodi).

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 15

di Malcom Pagani

La pietra filosofale di Chri-stopher Nolan è un vec-chio super 8 nero. Il pa-dre glielo affida a sette

anni, mentre i coetanei del fi-glio sbucciano ginocchia,me-tabolizzando rimproveri enebbia a Nord di Londra. Luigira,cambia pellicola, poi fil-ma ancora. Oggi, mentre il vi-sionario Inception si avviaagli 800 milioni di dollari diincasso e ogni opera di questo40enne dalle ciglia folte,l’ir i-de azzurro e le mani in mo-vimento, ha un segno distin-tivo in bilico tra la follia e ilrischio, ricordare non gli di-spiace. Roma, pomeriggio gri-g io.L’anonima terrazza di unhotel del centro e gli occhiche seguono piccioni, suonidi campane, bustine di zuc-chero che scivolano nel tè. Inmezz’ora di conversazione neberrà tre tazze. “Sono carico”,concede. Si può iniziare.I temi dei suoi lavori infan-tili?.Riprendevo giocattoli, eroi diGuerre stellari, pupazzi, rea-lizzando ingenui racconti difa n t a s c i e n z a .Diversi da Inception, seicontinenti, stelle come diCaprio e Cotillard, 200 mi-lioni di dollari di spesa.E’ buffo. In quei primi filminiho investito molto di me.Tre n t ’anni dopo, mi accorgoche il mio punto di vista non èmutato. Mio fratello recente-mente li ha assemblati facen-domene dono.Com’erano?Tecnicamente terribili. Rudi-mentali, elementari, imbaraz-zanti. Li ho fatti vedere ai mieifigli e mi sono vergognato.A dd i r i t t u r a .La memoria fa scherzi orren-di,me li ricordavo perfetti.Metafora perfetta dellamateria di Inception, i so-gni. In quella bolla, la realtàsi può modificare senzaostacoli.Mi ha sempre affascinato lalotta tra la nostra visione sog-gettiva e l’oggettività. In fon-do il cinema è questo. Ma an-che in poltrona, ognuno vedesempre un film diverso daquello del suo vicino.Alcune immagini di Incep-tion sembrano quadri divisitra nostalgia e modernità.Edith Piaf, Il suo amatoEscher, Magritte.Gli attori mi hanno aiutato aricercare il surrealismo. Co-me Magritte, anche noi inda-gavamo la perfetta e inusualecombinazione tra gli elementidel quotidiano.A un tratto Di Caprio af-ferma: “Da svegli, usiamosolo l’1% del nostro cervel-lo”. E’ per questa ragioneche nei suoi film, distrarsiequivale a perdere ognipunto di riferimento?Detesto le narrazioni lineari,quelle in cui ti alzi, bevi unbicchiere d’acqua, metti a let-to la prole e poi torni davantiallo schermo, riuscendo a ri-prendere perfettamente inmano il filo logico di ciò chestavi osservando.Una sfida?Mettere in movimento l’intel-

ligenza latente degli spettato-ri non sarebbe in assoluto unacattiva idea.Non si fida del pubblico?L’esatto contrario. La gente èsottovalutata, sottostimolata,

avvilita da certe propostestanche, costantementeuguali tra loro.Non c’è film di Nolan in cuinon pulsi il senso di colpa.Nell’alienazione del protago-nista, c’è qualcosa di autobio-grafico. Viaggio molto, dor-mo negli alberghi, spesso, no-nostante mia moglie lavoricon me, sono lontano dalla fa-miglia. Ho tratto alcune lezio-ni generali e le ho immesse inuno scenario più complesso.Si sente fortunato?Molto, cerco di fare solo quel-lo che mi piace, con onestà.E’ impor tante?Fondamentale. Parlare di ciòche si conosce, non inganna-re lo spettatore, trattare gene-ri che sento affini come il Noir

SECONDO TEMPO

Impero Nadal, Italia di Davis a pezzi

Non facciopolitica,ma amostimolare glispettatori avvilitida troppe storielineari

Il regista Christopher Nolan (FOTO LAPRESSE) ) e sotto Rafael Nadal (FOTO ANSA)

Se il nostroprimo giocatoreè numero50 nelleclassifichemondialiqualcosa non va

arricchendoli con l’e re d i t àdei miei trascorsi, delle sug-gestioni incontrate per la stra-da.Per alcuni suoi colleghi, icritici sono parassiti del la-voro altrui. Concorda?Dissento. Chi si è occupatodei miei film, considerandolialternativamente pessimi oeccellenti, ha sempre spesotempo e passione per analiz-zarli.Una forma di relativo ri-s p e t t o.In un’epoca in cui la loro voceindividuale ha perso potere eincisività, quando non pro-prio il posto di lavoro è no-tevole. A disturbarmi è altro.Cosa?Un bravo critico non può li-

quidare un film con una stellae due parole sciatte sul gior-nale. Non parlo di me, ma deigiovani che a causa di unastroncatura distratta sul web,non avranno mai più una se-conda occasione.C’è chi sostiene che lei fac-cia un cinema profonda-mente politico e chi sorri-de alla sola ipotesi. La veri-tà?Io cerco di non inseguire lapolitica nel mio cinema. Sevuoi conquistare l’attenzionedelle persone, l’approccio in-tellettuale non deve esseremai velato dai pregiudizi.Quindi?Parlare di vita, memoria, so-gni, esperienze condivise, do-lori. Mi interessano le storie, i

percorsi individuali, gli sbaglicui non si può rimediare.Politicizzare un’opera sa-rebbe uno di quelli?Se arricchisco i miei film dietica e valori, lo faccio in ma-niera inconscia e anche daquel lato, divido, spiazzo,confondo o tento di farlo.Esempi?Secondi alcuni, Il cavaliereoscuro era un manifesto diestrema destra, per altri di si-nistra semianarchica. Non miaddolora, nello straniamentoviaggia tutta la mia poetica.Anche Inception?E’ la sintesi di questo ragiona-mento.Resistenze, difese,dubbi e problemi vanno ac-cerchiati con pazienza. Biso-gna trovare il punto di rotturasenza fretta, magari con l’aiu-to dell’a m o re .Altrimenti?Si perde e cadendo, ci si fa ma-le. Prendere le cose di pettoconduce al disastro e la naturaumana è così molteplice, il-leggibile e sfaccettata, cheper capirla a fondo, studiarenon basta.Ci sono registi che si rifiu-tano di spiegare i lati oscuridella loro produzione.Sul finale del film, sulla sua in-terpretazione e su ciò che nonle è sembrato di immediatalettura, da me non avrà una so-la parola. Cosa c’è di più emo-zionante che interpretare?La annoiano le interviste?No, diventano estenuantiquando la lotta tra chi doman-da e chi risponde, si concen-tra esclusivamente su questacuriosità. Allargare il campo,sognare, discutere, trovarmiin disaccordo, ricominciare.Questo cerco.

di Rino Tommasi

S ul fronte del tennis si sonoincrociati – a diversi livelli

– due eventi importanti. Vin-cendo l’Open degli Stati Uni-ti Rafael Nadal ha ripropostoun antico, affascinante ed im-possibile quesito, quello cheriguarda la ricerca del miglio-re giocatore di tutti i tempi.Un titolo virtuale che neglianni la critica ha via via asse-gnato a Bill Tilden, a Jack Kra-mer a Rod Laver, a BjornBorg, a Pete Sampras ed infi-ne a Roger Federer. Continuoa rispondere che il più bravotennista di sempre non c’è oche almeno io non sono ingrado di mettere a confrontocampioni che hanno giocatoin epoche diverse e con rac-chette diverse. Per sottrarmialle polemiche e alle protestedei tifosi me la cavo con unascelta, quella dell’amer icanoJack Kramer, che quasi nessu-no condivide anche perché ipochi che lo hanno visto gio-care sono quasi tutti morti.

TUTTO CIÒ premesso le vi-cende degli ultimi anni hannoregalato al tennis una prezio-sa rivalità tra lo svizzero Fede-rer e lo spagnolo Nadal. L’ele-ganza stilistica del primo e il

furore agonistico del secon-do, rappresentano due mo-delli talmente diversi da faci-litare la formazione di duepartiti che, come avviene perla politica, non si fanno con-cessioni, appena attenuatedalla cordialità e dall’educa-zione con cui i due giocatorigestiscono i loro rapporti. Ilproblema è complicato dalfatto che il tennis si proponein diverse versioni in funzio-ne della superficie (terra, er-ba, cemento) sulla quale sigioca. Federer si raccomandaal momento per la maggiorecontinuità di rendimento e lalunghezza della carriera, Na-dal ha messo a segno due col-pi importanti battendo Fede-rer in due giardini (Wimble-

don e Flinders Park di Mel-bourne) che sembravano pro-prietà del rivale. Al momentoFederer e Nadal non hanno,per quantità e qualità di vitto-rie, rivali tra i loro contempo-ranei. Lo conferma il fatto chei due campioni hanno vintodal 2004 ad oggi 24 dei 28 ti-toli del Grande Slam, una su-periorità che automatica-mente boccia qualsiasi altracandidatura tra i giocatori inattività. Rimane quella – teo-rica ed impalpabile – con icampioni del passato ma è unterreno sul quale, come hospiegato, non voglio entrare.Nell’ultimo weekend si sonodisputate le semifinali dellaCoppa Davis e gli spareggi perl’ammissione al tabellone

principale della prossima edi-zione. Per la finale, che si gio-cherà a Belgrado dal 3 al 5 di-cembre, si sono qualificate laSerbia e la Francia. I serbi han-no dovuto rinunciare, alme-no nel primo singolare, a Djo-kovic per una indisposizione,hanno trovato in Jankko Tip-sarevic , che ha battuto duegiocatori di classifica superio-re come Stepanek e Bedych,la carta vincente. Confermatenell’occasione le tiepide qua-lità agonistiche di Berdych, fi-nalista quest’anno a Wimble-don ma deludente in tante al-tre occasioni. Anche se prividi Tsonga i francesi, che neiquarti di finale avevano ap-profittato della rinuncia di Na-dal, fresco vincitore di Wim-bledon, hanno battuto l’Ar-gentina. È un peccato ma èquasi inevitabile che la Davisvenga spesso snobbata daigiocatori più forti ma il pro-blema è molto semplice, iltennis è uno sport individualeche fatica a trasformarsi inuno sport di squadra.

TUTTAVIA se si può capirelo scarso interesse per la Da-vis di Federer, Nadal, Roddicke Murray diventa incompren-sibile e quasi ridicolo quelloche ha portato due anni fa alla

rinuncia di Bolelli e più recen-temente a quella di Seppi. Ilpovero Barazzutti ha cercatocontinuamente di sottolinea-re come la sua squadra sia for-mata da un splendido gruppodi bravi giocatori. Il grupponon è splendido perché altri-menti non si sarebbero verifi-cati i casi Bolelli e Seppi, i gio-catori non sono bravi, anchese questa è una colpa del si-stema, che non riesce a pro-durne di migliori. e non dei ra-gazzi che purtroppo non han-no grandi qualità. Se il primogiocatore italiano è numero50 nelle classifiche mondiali ese ci sono 22 paesi il cui mi-glior tennista è migliore delprimo italiano, vuol dire chec’è qualcosa che non funzio-na nel settore tecnico del no-stro tennis. Certo se la Davisavesse una formula migliore enon quella che aveva quandoè stata inventata nel 1900 equando a tennis giocavano inpochi, non saremmo stati co-stretti a rimanere fuori perdieci anni dal tabellone prin-cipale. Però non cerchiamoalibi: una squadra mediocreha bisogno di essere almenofortunata e soprattutto devemettere in campo le forze mi-gliori, il che non è sempre av-ve nu t o .

L’INTERVIS TA

MI CHIAMO NOLAN, NON FREUDIl regista di Inception: “Desideravo fare

un film sui sogni fin da piccolo, di notte tutto è più bello”La trama

Dom Cobb (LeonardoDiCaprio) è un ladroche ruba segreti dalsubconscio durante isogni. Protagonista inquesto ingannevolemondo di spionaggioindustriale, Cobb ècostretto a fuggire. Magli viene offerta unachance: un ultimolavoro gli può restituirela sua vita, a patto cheriesca a realizzarel'impossibile. Invece delfurto perfetto, Cobb e isuoi devono farel'esatto contrario: illoro obiettivo non èquello di rubare un'ideama di impiantarne una.Compiere unainception, da cui il titolo

pagina 16 Mercoledì 22 settembre 2010

TELE+COMANDOIL PEGGIO DELLA DIRETTA

Renzi, il videoè casa sua

di Luigi Galella

L e primarie del “ro t t a m a-to” centrosinistra, infine,

le farà la tv, sulla cui piazza siaffacciano nella stessa seratapretendenti vecchi e nuovi.Perfino nuovissimi, come ilsindaco di Firenze MatteoRenzi (“Matr ix”, Canale 5,lunedì, 23.30), cui si deve lamagica parola, trasformatasiin tormentone, che riformu-la icasticamente il vecchioadagio di Nanni Moretti:“Con questi qui non vince-remo mai”. Renzi ha lancia-to il suo “Rottamiamoli tut-ti” dall'interno del campo,contro gli esponenti del suostesso partito. Un'eresia untempo impensabile, e ogginon solo possibile, ma attesae sostenuta da moltissimimilitanti. Il “g iovanotto”(così D'Alema) si presentacon un piccolo difetto dipronuncia che non lo avvan-taggia al primo ascolto. L'O-bama bianco - generosa de-finizione con cui viene pre-sentato nel programma - delcarisma dell' “a bbronzato”d'Oltreoceano ha poco onulla. Nello sguardo, nien-t'affatto magnetico, e nellagestualità che nel presiden-te americano appare elegan-te, controllata, quasi “s c i e n-t i fi c a ”. Renzi invece è un ra-

gazzotto paffuto e quasi im-berbe. Apparentementefuori dai giochi, si presentacon la guardia abbassata, co-me se non volesse tirare pu-gni né difendersi. Un sem-plice osservatore, critico esenza un personale coinvol-gimento. Ma proprio perchédichiara di non essere in liz-za, risulta efficacissimo nel-l'agone televisivo. Veloce dilingua e di pensiero, lucidoe moderno nelle analisi e nellinguaggio, privo di studiateposture e libero da pastoie.Che non “r icerca” le parole,ma usa quelle dirette e ne-cessarie. Un combattenteche sostiene di non esseresul ring e che in realtà fini-sce per menare cazzotti chefanno male. E che vedrà au-mentare le sue chances –che lui dissimulerà inesi-stenti – ad ogni nuova ap-parizione televisiva.Altro esponente del variega-to campo del centrosinistra,fra i possibili candidati allaleadership, l'onorevole DiP i e t ro era ospite della G r u-ber (“8 ½”, La7, lunedì,20.30). La quale ormai è unasorta di algida Greta Gar-bo, che guarda il mondo co-

me una platea distante, i cuiodori, rumori e umori la re-pellono. Così, sembrava in-fastidita per le intemperan-ze verbali del suo ospite,che s'infervorava e alzava lavoce, incapace se non neiprimi minuti di contenersi.Se fosse stata la sua inse-gnante lo avrebbe di certosgridato e spedito fuori dal-l'aula, ma anche questo infondo sarebbe un gesto fintroppo mondano e terra-gno, che le avrebbe stropic-ciato il trucco e l'abito grif-fato. Scelga Di Pietro: sicontenga o eviti di frequen-tare la Gruber.Infine Ve n d o l a , il preten-dente numero uno, nell'in-tervista di Enrico Lucci(“Le Iene”, Italia 1, lunedì,20.39). Con domande sec-che e un montaggio rapido eincalzante, nello stile delprogramma. Al quale il go-vernatore pugliese si adattarispondendo efficacemen-te, ma a scapito delle suestraordinarie qualità affabu-latorie, quasi restringendola “nar razione” a un formatstile Bignami. Nel linguag-gio ellittico e lapidario si di-stingue tuttavia “una cosa dis i n i s t ra ” da conservare e ri-cordare a mo' di epigrafe: “laprecarietà è insopportabi-le”.

TG PAPI

In dubbioP ro - F u m o

Il sindaco di Firenze,l’esponente del Pd

Matteo Renzi

SECONDO TEMPO

di Paolo Ojetti

T g1L’assalto della “politica” a

Unicredit è riuscito. In uscitaP ro f u m o , la banca perdequel poco di indipendenzache aveva conservato e cam-biano gli equilibri della map-pa bancaria italiana. Fra pattistrategici, doppi giochi sot-terranei, intromissione di po-teri occulti, attacchi leghistiche “vogliono una banca”, lecomplicità di Berlusconi e ilsacrificio di un banchiere“etico”ci sarebbe materia permettere almeno in allarmequelli che dovrebbero esserei veri destinatari della correttainformazione: i cittadini tuttie l’opinione pubblica. Inveceil Tg1 svicola, rimane in su-perficie, si limita all’uf ficialitàprudente. Ancora una voltadimostra la sua totale inutili-tà. La politica si riduce ormai asommare, giorno dopo gior-no, i nuovi consensi e voti per

Berlusconi. Continuando co-sì, se il “p re m i e r ” prende solo2000 voti alla Camera e 1000al Senato sarà una delusione.Soprattutto per C ap e z zo n e .

T g2E’ proprio il giorno nero

delle banche. Le annunciate-dimissioni di Profumo apro-no la strada a un riassetto diUnicredit a tutto vantaggio dipoteri forti più in sintonia congli equilibri politici berlusco-niani. Da Milano, Maria Gio-vanna Lorena parla di “svol -ta, terremoto”. E se questoterremoto scuote Milano, ilTg2 passa direttamente a unterremoto romano: indagati ivertici dello Ior, la famigeratabanca vaticana, per violazio-ne delle norme antiriciclag-gio. L’inchiesta è aperta, maintanto sono finiti sotto se-questro 23 milioni di euro,che non sono noccioline. LaSanta Sede ha espresso “stu -p o re ”, quasi la banca non fos-

se sua. Ovunque ricordi perSandra Mondaini: non era so-lo la moglie di Vianello. Veni-va da una famiglia di artisti (ilpadre era un valente pittore)e aveva fatto una dura gavetta.Ma questo è stato sacrificatoalla parata dei dolenti. Alcunisinceri, altri sempre pronti al-le presenze lacrimose.

T g3per sapere cosa sia real-

mente accaduto in Unicreditci voglia per forza il Tg3? Pro-fumo è stato fatto fuori per-ché troppo indipendente,perché non voleva obbedireagli ordini di Bossi e Berlu -sconi (ma soprattutto di Bos-si), perché aveva le mani pu-lite in un mondo dove spor-carsi le mani è una virtù. IlTg3 ha ricordato gli attacchidei leghisti, intervista il sinda-co di Verona, To s i , tutto con-tento, e si collega in direttacon Bruno Tabacci che, losanno tutti, non ha peli sullalingua: “Era il programma diBossi, la presenza dei libici èuna scusa, mi auguro che laLega rimanga ai margini vistocosa ha combinato con Euro-n o rd ”. Oggi si vota se le inter-cettazioni che incastrano Co-sentino possano essere utiliz-zate o no. Si faranno i conti e –dice il Tg3 – sarà una primaprova generale per la maggio-ra n z a .

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 17

èL’UOMO DI OBAMA FA FLOPSUBITO LICENZIATO IN BRASILELo staff Internet di Barack Obama,che ha aiutato il presidente araccogliere fondi e a diffondere ilsuo verbo, è circondato da un alonemitico nel campo dellacomunicazione politica. Eppure Ravi Singh, stratega dellacampagna Web di Barack Obama, è durato appena unmese al fianco di José Serra, il candidato dell’opposizionealle presidenziali brasiliane del 3 ottobre: “Forse saràbravo con lo spam” ha ironizzato un esponente delpartito del candidato. Approdato a San Paolo in agosto, ilmago della rete dove aiutare Serra contro la rivale DilmaRousseff appoggiata dal presidente Lula e che, partita insvantaggio, ora nei sondaggi supera il rivale di ben 26punti. Eppure è difficile pensare che il flop di Serra sia intutto colpa dell’e-comunicatore .

f e e d b ac k$Commenti all’articolosu ilfattoquotidiano.it:“Masi zittisce anche ilpubblico” di Carlo Tecce

èQUESTO modo di agire èda regimi dittatoriali. Dove ilpubblico è messo per starefermo. Il pubblico deve poterdire la sua con l’applauso. LaRai è di tutti quelli che paganoil canone, sia di destra che disinistra.

A go s t i n o

èSUGGERISCO a Santorouna puntata muta: solosottotitoli. A Masi di usare dicambiare barbiere.

Giulio

è IO CHIEDO a questoMasi: chi si crede di essere?Impone a milioni di paganti ilcanone RAI sia destra che disinistra che cosa debbono epossono guardare. Gli hannodato la scienza infusa nellatazza del latte quando erapiccolo? Siamo fino a provacontraria in uno statodemocratico dove ognunopuò esprimere con ognimezzo e come ritieneopportuno le proprie opinionisenza ledere la dignità dellepersone

Alber to

èNON SI può più tollerarequesta dittatura mediatica!!

Mau

èCARO MICHELE, noi tiapplaudiremo e ti seguiremoanche se il tuo pubblico instudio fosse fatto solo dimanichini, Masi può cercare diboicottare il programma manoi terremo duro fino aquando non si riuscirà amandarlo a casa.

Al-Do50

è IO SONO abbonata a Sky equindi ho deciso di non pagarepiù il canone Rai. Via Masi eMinzolini subito.

Mar ia

èNON CE LA faranno mai.Banny

èHANNO già paura. Nonsanno più cosa inventare purdi ostacolare una delle pochetrasmissioni vere.

Mout

èMI PIACEREBBEvedere è uno spettacolo ovepolitici/giornalisti/opinionistiche di volta in volta vengonoinvitati, scambiarsi pensieri,proposte e pareri in modocivile e costruttivo. Senzaparlarsi addosso l’unosull’altro, senza insulti gratuiti,senza zittire l’altro perchè nonla pensa come te, senza direparole vuote trite e ritrite. Mipiacerebbe sentire esprimeredei concetti veri, innovativi,stimolanti. Forse in questocaso gli applausimancherebbero veramente:perchè sarebbero tuttiparalizzati dallo stupore di unevento che ha tanto il saporedi utopia.

Stef

èMASI, io faccio i saltimortali per pagare il canoneRAI stornandolo dalla miapensione e tu vuoi impedire lavera informazione?

Tra p p e r

è IL PROBLEMA è chetutti quelli che pagano ilcanone RAI, dovrebberoincazzarsi visto che con i lorosoldi pagano anche questosignore che esegue alla letteraquello che gli dice B. e cheoltre al bavaglio vorrebbelegare anche le mani dellagente .

Sergio

MONDO WEBCONNESSIONI A RISCHIO ISTERIA

Tu partoriraicon Twitter

Oscar è un bambino sano epasciuto che ha visto la lucelo scorso venerdì in unospedale di Stafford, in In-

ghilterra. A differenza dei nati inquesti giorni in ogni parte delmondo, il piccolo si porta già ap-presso un primato: è il primo fi-glio di Twitter. Sua madre FiStar-zone, una donna britannicadi 34 anni, ha infatti deciso di rac-contare il suo parto naturale mo-mento per momento sul socialnetwork: “L’ho fatto – racconta alDaily Mail – per far conoscere il la-to positivo del parto e per dimo-strare che si può anche evitare diprendere anti-dolorifici, e nono-stante questo anche riuscire amandare messaggi su Twitter tut-to il tempo”. Forse la donna tro-verà delle emuli che tra dolore econtrazioni vorranno consegnarealla web-sfera il loro parto. Mamentre si diffondono nel mondole connessioni mobili che permet-tono di connettersi alla Rete inogni luogo – e grazie a qualsiasi di-spositivo –viene il dubbio che “In -ternet ovunque”possa anche por-tare ad episodi di isteria. Sta facen-

di Federico Mello

GRILLO DOCETLO SCALPO DI PROFUMOL’addio di Profumo è

una semplice questione disoldi. L’amministratore di una bancarimane in sella per due motivi, o puòessere funzionale al sistema comePassera di Intesa SanPaolo(remember Alitalia?), e in qualchecaso è addirittura lui il Sistema, comeGeronzi, o produce profitti, distribuisce dividendi,arricchisce gli azionisti. Profumo ha sempre pagatola sua parziale indipendenza dando agli azionisti laloro libbra di carne, ma Unicredit non è la suabanca. Dietro la sua cacciata dopo 15 anni, salvoultimi ripensamenti del Sistema, ci sono anche tutticoloro che sono stati tenuti fuori dalla porta da

Profumo, dalla Lega di Boss(ol)i, quella delfallimento di Credieuronord, che vuole lebanche, alle Fondazioni comandate dai partitie dai loro tirapiedi, a Geronzi,l’ultrasettantenne presidente delle Generali,che allo scalpo di Arpe aggiunge quello diProfumo, alle lobby legate alla Banca di Roma eal Banco di Sicilia inglobate in Unicredit. La listadei nemici di Profumo è lunga come lo Stivale, ilsuo scudo fino a oggi sono stati i risultati e laprotezione di Allianz, azionista tedesco che nepromosse 15 anni fa la candidatura. Profumo è unbanchiere, non un santo, ma era uno dei pochistimati inEuropa, comeMatteo Arpe

espulso a suo tempodal Sistema. Dietrodi loro è rimasto ilnulla, i partiti. Lebanche da oggi sonoancor più CosaL o ro.

èONLINE I REDDITI DEI DEPUTATIMA RISPONDONO ALL’APPELLO SOLO IN 72I redditi dei deputati online? Adelante Pedro con juicio,scriverebbe Manzoni. Più di un anno fa, infatti, i deputatiRadicali erano riusciti a far approvare dalla Camera unordine del giorno che impegnava Montecitorio a renderefruibili sul suo sito Internet tutte le informazioni relative allacondizione economica e patrimoniale dei deputati. Iquestori avevano però negato per motivi “di privacy” la

pubblicazione. A quel punto era stato chiesto aideputati di superare l’obiezione firmando unaliberatoria. All’appello hanno risposto in 72 ditutti i gruppi (con la benedizione del presidentedella Camera Fini). “È una prima vittoria”dicono ora i radicali Bernardini e Staderini. Ma558 deputati non hanno firmato.

D AG O S P I ATUTTI GLI UOMINIDEL PRESIDENTE1) Dicono i soliti maligni cheFeltri e Sallusti erano acolazione dal Cavaliere. Perchiudere la storia con ilF i n i - Tu l l i a n i - g a t e ?2) Dite a Concita De Gregorio che

il markettone pubblicato nelle pagine sportive dedicato allevele d’epoca di Imperia, ha reso felice l’ex ministro ClaudioScajola, da sempre sostenitore della manifestazionemarinara.3) L’ex disoccupato Chicco che prima di ascendere al Tg La7chiamava tutti i giorni gli amici per andare a cena o a pranzo efarsi consolare del destino cinico, da quando è tornatopotente ha spento il telefono in entrata e in uscita.4) Ci saranno Gianni Ferrara, Elena Paciotti e Stefano Rodotàa disquisire di politica e Costituzione, per la presentazionedella fatica letteraria di Fausto Bertinotti, “Chi comanda qui?Come e perché si è smarrito il ruolo della Costituzione”,ovviamente pubblicata dalla berlusconiana Mondadori (conbuona pace di Vito Mancuso). Appuntamento al Tempio diAdriano a Piazza di Pietra il 30 settembre alle 18.00.5) Non dite ai ai quattromila e 700 esuberi Unicredit che

Profumo gira i tacchi con una liquidazione sui 40milioni di euro.

èGOOGLE CAPTAVA I DATI WI-FILA DENUNCIA DEL GARANTE DELLA PRIVACYLa Repubblica Ceca ha respinto la richiestadel motore di ricerca Google di fotografarele strade del paese per il servizio StreetView.E in Germania feroci sono state le polemichequando si è scoperto che la Google Carautorizzata a immortalare le strade tedescheaveva anche raccolto e registrato dati sullereti wi-fi che incontrava sulla sua strada.Adesso anche il garante della Privacy italiano– dopo aver ha terminato un’istruttoriaavviata lo scorso maggio – punta il ditocontro Mountain View. Sul nostro territorio,infatti, le Google Car “hanno compiuto ungrave illecito” raccogliendo dati sulle retiwi-fi durante il loro passaggio” ed èprobabile che questo informazioni “abbianonatura di dati personali” (dal motore diricerca rispondono che “erano dati troppoframmentari per essere considerati infopersonali”). L’autorità ha imposto al motoredi ricerca di bloccare qualsiasi trattamentodei dati e ha trasmesso gli atti allamagistratura affinché valuti gli eventualiprofili penali della vicenda.

SECONDO TEMPO

L’account Twitter dove è stato raccontatoil parto; la candidata brasiliana

Dilma Rousseff; una Google car;i troll contro la Mondaini

è “LA BERLUSCONIANA MONDAINI”SU FACEBOOK TORNANO I TROLLAnche questa volta i troll – utenti cheinvestono la Rete con le peggioriprovocazioni pur di aver un po’ di visibilità –non si sono fatti scappare l’occasione dellamorte di Sandra Mondaini. È comparso ieri suFacebook un gruppo “Festeggiamo la mortedella berlusconiana Mondaini!”; così comeall’indomani della scomparsa di Raimondoera comparso il gruppo: “Festeggiamo lamorte del berlusconiano RaimondoVianello”. Pochi comunque gli iscritti, moltidei quali difendono la coppia di Casa Vianello.Aspettando la prossima provocazione.

do il giro della Rete, per esempio,il video di un’autista di Portland,negli Stati Uniti, che mentre guidail suo autobus sfoglia un libro elet-tronico sull’eReader Kindle. Nonsolo. Fastweb, in collaborazionecon Telsey, ha stretto un accordocon Peugeot per realizzare la so-luzione “Wi-fi to go” grazie allaquale sarà possibile “navigare inInternet, consultare la mail, scari-care musica, rimanere in contattocon gli amici su Facebook” a bor-do della Peugeot 3008 (l’of ferta,naturalmente, è pensata per i pas-seggeri). E non finisce qui. Il Cen-tro “E. Piaggio” dell’Università diPisa insieme al centro di ricerchedella Nato de La Spezia, stannosperimentando a Pianosa una retewireless subacquea. Questa retein realtà non servirà a far navigarei sub, ma “a raccogliere dati utiliper la sorveglianza di siti subac-quei”. Eppure queste storie, insie-me, fanno specie: Internet è ungrande strumento in manoall’umanità, ma si può vivere an-che rimanendo mezz’ora senzaconnessioni.

f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t

pagina 18 Mercoledì 22 settembre 2010

PIAZZA GRANDE

di Paolo Flores d’A rc a i s

CARO EUGENIO,domenica, nel tuo consueto edi-toriale su Repubblica, hai affron-tato la questione politica crucia-le: “La sinistra non trae finora al-cun beneficio dal marasma dellamaggioranza. Perché?”. Per for-mulare una diagnosi, ma soprat-tutto per indicare una terapia, haicreduto di poter dividere “il po-polo di sinistra” secondo “due di-verse tipologie: chi vuole sogna-re e chi vorrebbe progetti concre-ti”, che puntualmente elenchi.Ma il dramma, concludi, è che “fi -nora i cuochi [la nomenklaturaPd] si sono occupati d’altro. Nonsi sa bene di che cosa”. Conclu-sione impietosa ma ineccepibile(di cosa si siano occupati in realtàè noto: carriere e altri interessipersonali, non sempre confessa-bili). Credo invece che fuorvian-te sia la polarità che istituisci trasognatori e realisti. Del resto am-metti tu stesso che “spesso il de-siderio di programmi concreti edi sogni alberga nella stessa per-sona”. E un classico della Realpo-litik come Max Weber ammonivache “è perfettamente esatto, econfermato da tutta l’esper ienzastorica, che il possibile non ver-rebbe raggiunto se nel mondonon si ritentasse sempre l’impos -sibile”.

Occhiutore a l i s m o

AT T E N I A M O C I comunque alpiù occhiuto realismo. Tu insisti,giustamente, che anche in politi-ca, e forse più che mai in politica,almeno quella democratica, biso-gna chiamare le cose col loro no-me. Che un’arancia è un’aran -cia.E un riformista? Un politico cherealizza riforme, direi. Sui sedicianni che ci dividono dalla famosa“discesa in campo”di Berlusconi,circa la metà hanno visto il cen-trosinistra al governo. Riforme?Nessuna. E dire che non c’era poimolto da sforzarsi. Cominciandodal famoso “conflitto di interessi”per il quale la legge c’è già, risaleal 1957, esclude dalla vita politicai privati che abbiano concessionipubbliche (di valore superiore auna tabaccheria, fu spiegato allo-ra). Sulla base di quella legge Ber-lusconi non era eleggibile. Basta-va che la giunta parlamentare perle elezioni la rispettasse. Non lofece, neppure col centrosinistrain maggioranza. Calpestando la“legge eguale per tutti” che èscritta nelle aule dei tribunali,avallando l’opposta “Costituzio -ne materiale”secondo cui “Berlu -sconi è più eguale degli altri”. Checoincide –mi insegni –con quelladella geniale Fattoria degli animalidiOrwell (dove gli animali “piùeguali” sono i maiali).Né fu distrutto il duplice e mor-tificante monopolio televisivo: diBerlusconi sulla tv privata e dellalottizzazione partitica su quella“p u bbl i c a ”. Anzi, il centrosinistravarò un provvedimento (ad per-sonam! Ad Berlusconem!) per va-nificare la sentenza che aveva ri-

conosciuto il diritto di Europa 7 diavere le frequenze abusivamenteutilizzate da Rete 4. E nulla fece,va da sé, per eliminare il monopo-lio della pubblicità, che è lo scri-gno di sicurezza contro ogni plu-ralismo televisivo. Quanto allagiustizia, riformismo significa farconcludere (che è l’opposto di farmorire) i processi in tempi ragio-nevoli, cioè brevi. Basterebbe cal-colare la prescrizione sul rinvio agiudizio, e gli azzeccagarbugli de-gli imputati eccellenti non avreb-bero più interesse a tirar le cose inlungo. E introdurre il reato di“ostruzione di giustizia”, sul mo-dello e con la severità anglosasso-ne, mentre invece si è depenaliz-zato di fatto quello di falsa testi-monianza. E garantire le intercet-

tazioni legali a costo zero, comedovere delle compagnie telefoni-che che ottengono le lucrosissi-me concessioni pubbliche, pu-nendo invece con durezza inau-dita quelle illegali degli infiniti PioPompa, amorevolmente protetteanche dal centrosinistra col se-greto di Stato. Non parlo del rad-doppio delle risorse materiali perl’amministrazione della giustiziae per l’azione delle forze dell’or -dine (cancellieri che scrivono amano, benzina per le volanti pa-gate di tasca propria...) perchésento già l’obiezione: mancano lerisorse. Mancano? E i 275 miliardiannui (annui! Calcolo della Con-findustria che corregge la prece-dente stima di “soli”125 miliardi)rubati dall’evasione non sono ri-

Veltroni ha giàdimostrato cosaintenda persocietà civilecon le nomineparlamentaridei Colaninno jre dei Calearo:c’è bisogno più chealtro di un “Pap ap ro t e s t a n t e ”

SECONDO TEMPO

il badanteÉdi Oliviero Beha

CERCASI CAIMANO(A SINISTRA)M entre i due schieramenti maggiori perdono vistosamente

consensi, sondaggi alla mano, celebrando la rimozione dellapolitica politicante ed esercente da parte di molti italiani, vorreiproporre un’ipotesi di soluzione allo stallo dell’opposizione nellapalude proprio ora che questo giornale festeggia domani un annodi vita. Anno politicissimo direi, nella denuncia delle magagnemacro e micro dei Nostri Eroi in ribasso, da Berlusconi a scalare. Ilprimo numero aveva in evidenza l’avviso di garanzia a GianniLetta, la cosiddetta “eminenza azzurrina” del predellino, ilsubmazzarino più presentabile dell’intiera falange. La persona concui “si riesce a parlare”, che media fin dall’aspetto, che non sembramai intenzionato a pugnalarti, anzi, che all’occhio è apparso piùvolte basito dalla rozzezza politica del Principale. Un cardinalevero, a questo punto neppure più indagato di un qualunquepresidente dello Ior vaticano. È il ricordo di quella prima paginache mi ha fatto venire in mente una possibile soluzione alla crisidella Seconda Repubblica o come cavolo si chiama. In fondo Lettaè vissuto e trattato come una sorta di prelato laico di garanzia unpo’ da tutti, dalla classe dirigente al completo come dal sistemamediatico che (quasi) all’unisono tale classe difende e protegge,anche se all’apparenza bilateralmente, cioè per B. o contro B.Tutto questo avviene appunto da un secolo in una paludepost-morettiana in cui il Caimano sguazza sempre piùstancamente tra un lodo e una pompetta e tutt’intorno altreimpresentabili specie politiche gli danno contro o a favore, fingonodi cacciarlo oppure lo blandiscono e lo aiutano quando è inautentica difficoltà. Sto pensando ad anfibi come D’Alema eVeltroni, alternati, e a una serie di alligatori minori suddivisi alladestra e alla sinistra del sovrano impaludato. Palude che peròcomincia finalmente ad essere avvertita come quella fanghigliasenza speranza che oggi è e che nessuno dei capataz

politico-televisivi attuali vuole bonificare. Almeno nei fatti. Aparole è un Luna Park. In attesa di un mutamento ambientaleforte, dunque, permanendo a breve la palude con o senza elezionianticipate, è forse opportuno ipotizzare un serissimo ribaltone. Infondo, case a parte, Gianfranco Fini ci sta dicendo che puòcostituire il leader di una destra pragmatica ma anche legalitaria,europea ma anche nazionalista, idealista e razionale ma anchecinicamente disposta a occupare dappertutto qualunquecentimetro di suolo pubblico, alias di potere. Fini come ducerammodernato francamente può andare. Il punto è che quel postolo ha occupato Berlusconi, e da quel dì. Ragionando su Letta, i variLetta equamente o iniquamente distribuiti e i lettismi conseguenti,l’idea è sorta “spontanea”. Se la destra un leader presentabile cel’ha o può ipotizzarlo, giacché gode del consenso dei suoioppositori di centro e di sinistra (uso il termine per convenzionenaturalmente, e non più almeno oggi per convinzione), la sinistrala guida non ce l’ha e la cerca tra le truppe di Bersani e le pattugliedi Veltroni, a colpi di “papi stranieri” e altre facezie. Fate due piùdue, e ci arriverete da soli. È Berlusconi, in assenza di idee forti eprogetti politici riconoscibili, l’unico che può far vincere la sinistra,oppure farla perdere ma dunque perdendo lui stesso che la guida.Se D’Alema e soci invece di inciuciare lo lisciano un po’, anchepoco, anche con cosette tipo “Silvio, sei l’unico, sei intelligente, seibello” ecc., Berlusconi è capacissimo di passare alla testadell’opposizione per acclamazione, così da tentare (lui ne sarebbecerto) di trasformarla in maggioranza. Che danni farebbe a unasinistra inesistente un’assunzione di responsabilità ai massimi livellidi un Caimano vero in mezzo alle specie finte o malstampate?Potrebbe solo giovarle. E lui, partito uomo d’affari con i retroscenache sappiamo o stiamo per sapere specie dopo un anno di Fatto, èormai un uomo di potere e basta. Non gliene può fregare di menodella destra o della sinistra, questa o quella per lui pari sono, bastanon parlargli di processi. Ciancia di anticomunismo ma solo peresigenze di comunicazione. Passato di là armi (per esempio lapistola del 1977) e bagagli, affermerebbe che lui hadecomunistizzato il Paese. Forse si potrebbe evitare anche la spesadi elezioni anticipate. E dall’inciucio si passerebbe finalmente a viepolitiche. Di Fatto. Coraggio, un aiutino…

sorse pubbliche? Perché nei setteanni dei due governi Prodi e delgoverno D’Alema ne sono stati re-cuperati solo alcuni insignificanticoriandoli? Non dovrebbe esserequesta la prima azione del piùmoderato dei riformismi?Sai bene, caro Eugenio, che po-trei continuare a lungo. Del restoil giornale che tu hai fondato è co-stretto a ricordare costantemen-te la latitanza di riforme necessa-rie, e assolutamente possibili.Smettiamola almeno, perciò, diparlare di riformismo e di riformi-sti per i dirigenti del centrosini-stra, TUTTI, visto che hanno go-vernato a lungo quanto Berlusco-ni e non hanno riformato un pro-spero (su scuola e laicità hannotoccato l’efferatezza). Sono degli

inguaribili NON-RIFORMISTI:un’arancia è un’arancia. Ma Prodila seconda volta aveva la sinceraintenzione di fare sul serio, so-stengono i suoi nostalgici, soloche non aveva i numeri. È propriovero che le nere disgrazie del pre-sente colorano di rosa le grigiemediocrità del passato. Se Prodiebbe al Senato solo un paio di votidi vantaggio, non dipese da un de-stino cinico e baro e meno chemai dagli elettori, ma da una de-cisione delle nomenklature delcentrosinistra, che Prodi puntual-mente ingoiò. Erano infatti pron-te quasi dappertutto le “Liste ci-viche regionali”, accreditate di ri-sultati variabili tra il 4% e il 12%:bastava presentarle in tre Regionie al Senato Prodi avrebbe avuto lastessa maggioranza che alla Ca-mera. Erano liste sul modello diquelle sperimentate in molte co-

munali, non liste “g irotondine”.Tuttavia la nomenklatura deiD’Alema e Veltroni disse no. E allarichiesta di spiegazioni del rifiu-to, visto che venivano accoltenell’alleanza le liste dei pensiona-ti e dei consumatori (risultati pre-visti: da prefisso telefonico): per-ché loro sono un problema tecni-co, voi potreste essere un proble-ma politico. Tradotto: non voglia-mo alleati che non siano total-mente proni alle nostre nomen-klature. E così si sono consegnatimani e piedi allo statista di Cep-paloni. Ne converrai anche tu:lungimiranza e realismo non abi-tano presso i nostri non-riformi-sti. Un’arancia è un’a ra n c i a .Quanto al ritorno sulla scena diVeltroni l’Africano, sottoscrivi la

sua proposta di ricorrere a un “Pa -pa straniero”, cioè, fuor di meta-fora, a un leader della coalizioneche venga dalla società civile an-ziché dai partiti. La proposta nonè nuova, venne avanzata qualchemese fa proprio dal direttore deltuo giornale, Ezio Mauro. Figuratise non sono d’accordo anch’io,che ho cominciato a proporre un“partito azionista di massa” - chenascesse dal crogiuolo di sinistrade-nomenklaturizzata e movi-menti della società civile – g iàall’origine di M i c ro M e g a , ormai unquarto di secolo fa.Il problema è CHI. Perché Veltro-ni ha già dimostrato cosa intendaper società civile con le nomineparlamentari dei Colaninno jr edei Calearo. Questo’ultimo, ben-ché in formato mignon, perfinopiù reazionario di Marchionne.Non è certo piegandosi ancora dipiù all’orizzonte dei (dis)valoriberlusconiani che il centrosini-stra sconfiggerà Berlusconi. Per-ciò è essenziale che il “Papa stra-n i e ro ” sia soprattutto un “Pa p ap ro t e s t a n t e ”. Altrimenti tra il re-gime Berlusconi-Marchionne euna sua copia appena inzucche-rata di veltronismi gli elettori delcentrosinistra resteranno a casa amilioni. Che è quanto sta acca-dendo da anni e che costituisce ilvero problema, come tu stessosottolinei: un terzo di coloro cheandranno a votare non ha ancoradeciso. È dunque semplice dab-benaggine quella dei politici checalcolano il 50% più uno, neces-sario per vincere, come sommadelle quote attuali dei partiti. Im-barcare Casini conta zero. Contasolo convincere quell’elettore sutre ancora indeciso. Contano per-ciò i (pochi) obiettivi program-matici, e la credibilità di chi gover-nando promette di realizzarli. Inomi, per un “Papa protestante”non mancano: economisti, giuri-sti, giornalisti, scienziati, magi-strati (niente imprenditori o fi-nanzieri, per favore). Quanto alprogramma, ha ragione MicheleSerra, la firma oggi più amata (do-po Altan) del giornale che hai fon-dato, quando sostiene che “labenzina politica e culturale perreagire al degrado... negli ultimive n t ’anni è stata reperibile so-prattutto nei movimenti della so-cietà civile” e che “il dramma delPd è il suo moderatismo congeni-to”, mentre “con la fine del vec-chio mondo bipolare serviva unanuova radicalità democratica”.Un’arancia è un’a ra n c i a .

Un programmagià scritto

REALIZZARE la Costituzione,il programma già c’è. L’oppostodi quanto il centrosinistra ha fattonei suoi sette anni di governo. Senon era utopistico nel ’48, oggidovrebbe essere addirittura ov-vio. Non è perciò con alchimiepartitocratiche, che finirebberonel nulla dei veti reciproci e delleambizioni incrociate, che si tro-verà il leader capace di unificare il“popolo della Costituzione”. Macon un grande sommovimento diopinione pubblica (e di lotte emovimenti nella società civile),che metta capo a primarie vere,aperte, senza vantaggi per i can-didati di apparato. Un sommovi-mento nel quale una testata comequella che hai fondato ormai gio-cherà un ruolo esplicito, dopo iltuo “endor sement” al Papa stra-n i e ro . Repubblica è certamente ungrande giornale. Pure, non solo IlFa t t o rappresenta l’unico succes-so editoriale in una stagione dicrisi, ma l’unica voce che sta coin-volgendo nuovi giovani lettori,ormai tutti in fuga verso il Web.Ecco perché conto che una tua ri-sposta costituisca l’inizio di unpiù ampio e serrato confronto,che faccia da catalizzatore delsommovimento di opinione pub-blica con cui –attraverso i giorna-li, i siti Internet, il mondo del vo-lontariato, le lotte civili e sociali –potremo far uscire l’opposizionedal suo stato attuale di cronica mi-nor ità.

Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico (FOTO LAPRESSE)

Risposta a Scalfari

Caro Eugenio,ma chi è

il papa del Pd?R e a l i z z a re laCostituzione: ilprogramma già c’èL’opposto di quantoil centrosinistra hafatto nei suoi setteanni di governo. Senon era utopisticonel ’48, oggidovrebbe essereaddirittura ovvio

Mercoledì 22 settembre 2010 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXL’esagerazione dei giornalicolpisce anche il PapaSono una maga? Oppure sem-plicemente non mi fido più dellenotizie date dalla maggior partedei quotidiani? Quando ho lettola notizia, che certamente avràturbato profondamente moltifedeli, che alcuni islamici vole-vano assassinare il Papa, ho su-bito pensato che i quotidianistavano esagerando e che al piùil titolo avrebbe dovuto essere:"Sei islamici sospettati di voleruccidere il Papa". Ma ai giornaliinteressa vendere le copie, epoco gli importa dei turbamentidi questo o di quello. E poichésono proprio una maga e nonuna giornalista, avevo anche im-maginato (lo giuro) che presto liavrebbero rilasciati. E così è sta-t o.Elisa Merlo

Meglio tardi che maiil risveglio di FiniLeggo su alcuni quotidiani filo-governativi una serie di notiziecon un'accanita ottusita' di ti-toli in prima pagina pronti a de-monizzare onorevole Fini, perfortuna una grande parte degliitaliani hanno memoria storicae grazie a Dio non sono stateneanche in minima parte inqui-nate dalle tv erogatrici di men-zogne e tg imbavagliati tipo Co-rea del Nord. Abbiamo al go-verno un Presidente del Con-siglio che aveva assunto nellapropria casa con funzioni di am-ministratore,Vittorio Manga-no, definito da Paolo Borsellinouna delle teste di ponte dellamafia del nord. Abbiamo unpresidente del Senato RenatoSchifani che era socio con l'o-norevole Enrico La Loggia di"Siculabrokers" assieme a NinoMandala' boss di Villabate con-dannato in primo grado permafia. E ci sono Direttori diquotidiani che si preoccupanodi farci sapere degli immobilidei Tulliani dei contratti Rai edei finanziamenti pubblici. Laverita' si impone con forza perla sua evidenza.Mirian Scivoli

Il Pd trovi il suo leaderVeltroni è il passatoCaro Direttore,sono una insegnante in pensio-ne e vostra assidua lettrice. Nonriesco a capire con quale corag-gio e auotorità Walter Veltronipretenda di elaborare strategieper l PD, dopo i disastri pro-vocati da una sola mossa del2008: caduta del Governo Pro-di, scomparsa della sinistra dalParlamento, elezione a Sindacodi Alemanno (con tanto di stri-scioni esposti dalla destra "Vel-troni santo subito"). Non gliperdono di aver tradito il man-dato elettorale ottenuto conlargo consenso (anch'io l'ho vo-tato come Sindaco di Roma),per i suoi giochetti di potere ri-velatisi oltretutto sbagliati e da-gli esiti catastrofici. Ora intendeperseverare su questa linea,creando ulteriori divisioni ecorrenti in un momento di de-bolezza di Berlusconi?Luciana Fiorini

Anche se mi turo il nasonon so per chi votareEgregio Direttore,credo come ogni cittadino cheha a cuore il futuro dei suoi figli,mi sto chiedendo chi voterei sefossi chiamato alle urne. Nonfaccio parte di nessun zoccoloduro; la mia, tanto per intender-ci, è una storia di elettore che havotato sempre secondo co-scienza: qualche volta turandosiil naso, altre salendo sulle bar-ricate; a destra, quando c’era dafronteggiare un pentapartitismocialtronesco, a sinistra, quandoda arginare c’è, tanto per usareun eufemismo, un berlusconi-smo illiberale (inteso come si-stema, a prescindere dalla per-sona Berlusconi). Ora mi guar-do intorno e cosa vedo? Vedo un“c e n t ro ” inguardabile, in cuihanno trovato ospitalità perso-ne giudicate e condannate dagliuomini, il cui leader si fa spu-doratamente intervistare da-vanti al crocefisso come se que-sto potesse convincermi dellaloro onestà, mai che gli faccianotare che Gesù non è uno slo-gan da esibire ma un esempio daseguire. Vedo una sinistra chesta ancora cercando un leader enon ha ancora capito che quelloche le manca è un’idea. Sempli-cemente vorrei capire qual è lasocietà che ha in mente, in cuivorrebbe che crescesse mio fi-glio. Di politica americana io noncapisco nulla; ma ho compresolo stesso che Obama ha un’ideadella società americana che è di-versa da quella di Bush; non dicomigliore: diversa.Lucio Gobbetti

Diritto di ReplicaIn relazione all’articolo pubbli-cato sul Vostro quotidiano indata odierna 21 settembre2010, alla pagina 8, a firma diMarco Lillo e dal titolo “Fare –Mattone: la famiglia Urso e l’im-mobile infestato”, in nome eper conto dell’Ing. Enzo Poliche rappresento, si fa presenteche, pur avendo l’Ing. Enzo Poliuna partecipazione nella “So-cietà Agricola Lo Schioppo”,non risponde al vero ed è, sen-za mezzi termini, falso tuttoquanto riportato in merito almio assistito nell’articolo inquestione circa il fatto che “il 5ottobre del 2006 Lavina Di

Gianvito sul Corriere della seraraccontava la storia del suo at-tico abusivo di 200 metri ab-battuto in via Margutta. Nell’ar-ticolo si elencavano altre gestadel socio degli Urso: il Comunegli ha abbattuto due case co-struite ex novo nel parcodell’Appia Antica; la Procuramilitare lo ha denunciato per ilfurto di un terreno apparte-nente al Mausoleo delle FosseArdeatine. Un curriculum coe-rente, se non fosse per un mi-stero: una valigia di banconotevere e in fax-simile trovate sullasua auto dalla Mobile dopo cheuna banda milanese in trasfertalo aveva speronato”.Ebbene, si evidenzia che l’Ing.Enzo Poli non è la persona allaquale vengono ascritte le con-dotte elencate nel suddetto ar-ticolo e testualmente riportatenella presente missiva, ed è daauspicare che si sia trattato diun evidente errore dovuto adun’omonimia, errore, per altro,facilmente evitabile mediantesemplici accertamenti anagrafi-ci.Distinti salutiAvv. Giorgio Beni

I nostri erroriL’editore Stefano Patacconi èmorto in un incidente con la suaauto nel mar Adriatico a Riminie non in un incidente aereo co-me riportato in un nostro ar-ticolo. Ci scusiamo con i fami-liari del defunto.

C aro Furio Colombo,leggo questa frase del

presidente del Consiglio a Bruxelles(Corriere della Sera, 17 settembre):“La maggior parte dei furti li fanno iRom”. Noto che molti giornali e Tgregistrano ma non commentano. Lepare possibile una simile frase nelgoverno dei Cosentino, Brancher,Scajola, Verdini, in un partito chediscende da Previti e Dell’Utri e haMangano come eroe di famiglia?

G i a m p i e ro

HO SENTITO dire e ripetere lastessa frase da Bossi, Maroni e La Russa. LaRussa ha precisato che “rubano tutti tranne ibambini sotto i quattro anni” (Tg3, LineaNotte, 10 settembre). Lo so, è come dire cheVon Ribbentrop ripeteva le frasi di Goebbelsche ripeteva le frasi di Himmler. Resta il fattoche le cose che si dicevano si trasformavanonei fatti che oggi ricordiamo increduli nel“Giorno della Memoria”. Credo anche disapere perché tanti bravi colleghi giornalistirestano molto prudenti benché sia evidenteche il crollo di Berlusconi e del berlusconismoè irreversibilmente in atto. È un crollo lento. Eintanto direttori ed editori non hanno voglia diavere noie, di perdere pubblicità o di subireun “trattamento Boffo”. In un paese in cui iservizi segreti della Repubblica sono al lavoro

per sbugiardare il presidente della CameraFini sul caso Montecarlo senza che si notinosegni di scandalo o atti di denuncia nellastampa o nel Parlamento, molte cosepericolose possono ancora accadere. I padridi famiglia perciò si guardano le spalle. E senotano che, nonostante qualche finta pausa efinta tregua, e finto omaggio, continual’aggressione preventiva al capo dello Stato(spese “go n fi a t e ”, cioè furto, quando eradeputato al Parlamento europeo) da quandoil capo dello Stato è tornato sul temadell’Italia unita e non divisibile, staranno beneattenti a non fare scandalo. Il compito diassolvere tutta la categoria toccaall’editorialista del Corriere della Sera AngeloPanebianco che, ad ogni svolta tropporischiosa o troppo indecente del Regime,provvede a riportare la sua dotta riflessionesulla crisi di identità del Partito democratico.Quanto al riferimento al regime nazista cheavete letto all’inizio di questo testo, confermo.Nel silenzio distratto di molti e con leinformazioni che (non) abbiamo, ladistruzione dei campi nomadi e ladeportazione dei Rom (tutto un popolo, nongli eventuali colpevoli di qualcosa) è la primafase del razzismo di Stato.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

CHI RUBADI PIU’

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LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

DANIELE GIUBERGIA

La classicalettura delquotidianoa galla sulMarMor tononp o t ev achee s s e re d e lvostro caro "Fatto". Anchein vacanza sono riuscito adinformarmi, quindi graziecome sempre.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri 22 settembre 1903Fu il primo “p i c c i o tt o ” che disegnò pubblicamentel’organigramma della mafia made in USA, il primo a coniare inuna pubblica udienza il termine “Cosa Nostra”, rimasto nellessico del crimine organizzato. Si chiamava Joe Valachi, eranato ad Harlem il 22 settembre 1903, era un gangster diseconda fila nel clan di Salvatore Maranzano, passato alservizio di Joe Bananas ed entrato poi, in versione killer, nellaspietata guerra di mafia anni ‘30 tra i boss Joe Masseria,Lucky Luciano e Vito Genovese. Una personcina nonprecisamente perbene e per questo considerato preziosonon solo dalla Commissione d’Inchiesta del senatoredemocratico John McClellan al quale, nel 1963, aveva decisodi spifferare affari, rituali e architettura della piovra, ma dallostesso Bob Kennedy che a quella “c antata” senzaprecedenti, aveva attribuito un “valore sostanzialenell’indagine sull’impianto-maf ia”. Al punto da consentire laricostruzione della governance e dei business malavitosidelle 5 più importanti “famiglie” della mafia newyorchese.Screditato, of course, dai vari “mammasantissima”, JoeValachi, prima gola profonda di mafia, morirà d’infarto nel ’7 1.Per il pentito “number one”, una morte avvolta dal mistero.

Giovanna Gabrielli

Il Partito Democraticoe la lotta al suo internoEgregio Direttore,in queste ore si torna a parlaredell’on. Veltroni e del suo inter-vento nell’eterno dibattito cheanima e ancor più spesso logorail Partito Democratico. Il ritor-no alla politica attiva dell’ex se-gretario dopo le dimissioni èstato salutato con il compren-sibile scetticismo che accompa-gna chi sbatte la porta per giuntadopo una sconfitta. Non mi sen-to di biasimare i tanti che lo cri-ticano e condivido l’esaspera-zione nei confronti della lottafratricida tra lo stesso Veltroni eD’Alema, ormai arrivata ad un

livello di parossismo grottescodavvero insostenibile.Tuttavia, quando Veltroni riven-dica il diritto di parola in virtùdella “passione politica” che loanima e si appella all’amore peril proprio Paese, per il quale eglivorrebbe fare qualcosa di utile,si impone un doveroso e civileascolto. Quindi ho ascoltato ilsuo intervento su RepubblicaTv. Nessuno può dargli tortoquando evidenzia il consensoperduto dal PD negli ultimi dueanni. Ma lui non crede di avereresponsabilità per questo? Co-me pensa di aver gestito l’en-tusiasmo e le aspettative che sierano mostrate in occasioneSimone Revelli

Direttore responsabileAntonio Padellaro

Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio LopezProgetto grafico Paolo Residori

Redazione00193 Roma , Via Orazio n°10

tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230e-mail: [email protected]

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Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio PadellaroCentri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,20060 Milano, Pessano con Bornago , via Aldo Moro n°4;Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo;Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n°35Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l'estero:Poster Pubblicità & Pubbliche Relazioni S.r.l.,Sede legale e Direzione commerciale: Via Angelo Bargoni n°8, 00153 Romatel. + 39 06 68896911, fax. + 39 06 58179764, email: [email protected] Italia:m-dis Distribuzione Media S.p.A.,Sede: Via Cazzaniga n°1, 20132 Milanotel. + 39 02 25821, fax. + 39 02 25825203, email: [email protected] del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio PadellaroChiusura in redazione ore 20.00Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599

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