ilfatto20140914

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Domenica 14 settembre 2014 – Anno 6 – n° 253 e 1,30 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!z!;!#!& La banda larga di Marco Travaglio D al Vangelo secondo Matteo, che esce ogni giorno a edicole unificate sotto varie testate, si apprende che Renzi ha impresso al centrosi- nistra una poderosa “svolta” (Repubblica e Corriere : paghi due, prendi uno), un “cambio di stagione”, una “mutazione genetica”, una “metamorfosi” (Repubblica ) anche in materia di giustizia: prima era “giustizialista”, ora è “garantista” (Corriere ) anzi “postgiustizialista” (Repubblica ); prima tifava giudici, adesso non più, in nome del “primato del- la politica” (Repubblica e Corriere ) e grazie alla “fine del berlusconismo” da cui Renzi ha “liberato il paese” (Repubblica ). Vivi applausi dalla base, che apprezza la sua “posizione coraggiosa” (Corriere )e ha già da tempo “atteso e metabolizzato la svolta come un ritorno alla normalità, come il desiderio di emanciparsi da un complesso di colpa o di in- feriorità” e “liberarsi da un atteggiamento cau- datario nei confronti della magistratura” (Repub- blica ). Ecco dunque le grandi novità del neoga- rantismo pidino: l’elogio del condannato Errani e dell’indagato Descalzi, la difesa dell’inquisito Bo- naccini, la promozione a sottosegretari degl’in- dagati Barracciu, De Filippo, Del Basso de Caro e Bubbico, e soprattutto l’”offensiva riformista del premier sulla giustizia” (Corriere ), cioè “le riforme promosse senza consultare l’Anm” (Repubblica ). Insomma, “dai tempi di Mani Pulite a oggi mai si era assistito a uno scontro così duro e aperto tra un leader del centrosinistra e il potere giudiziario” (Repubblica ). Chissà dove hanno vissuto in questi 22 anni gli esimi colleghi autori delle succitate corbellerie. Se casomai fossero passati dall’Italia e non avessero la memoria dei pesci rossi, sapreb- bero che nel 1992-‘94 Mani Pulite colpì tutti i par- titi, Pds compreso. Tant’è che D’Alema – finito anche lui sotto inchiesta e poi in parte prescritto, in parte archiviato – chiamava il Pool “il soviet di Milano” o “i golpisti di Milano”. E nel ‘96, appena l’Ulivo vinse le elezioni, iniziò a trafficare con Ber- lusconi per metter su la Bicamerale, che si occupò soprattutto di giustizia con la bozza Boato copiata un po’ dal Piano della P2 e un po’ dal programma di Forza Italia (due testi peraltro indistinguibili). L’Anm salì sulle barricate, Gherardo Colombo ri- lasciò al Corriere la celebre intervista sulla Bica- merale “figlia dei ricatti incrociati” e Francesco Greco disse: “Il centrosinistra fa cose che nem- meno Craxi aveva osato fare”. Uno scontro al cui confronto quello di oggi fa ridere. La verità è che il centrosinistra non è stato “giustizialista”, antiber- lusconiano e amico dei giudici per un solo na- nosecondo. Nel 1996-2001 approvò una serie di leggi-canaglia contro la giustizia e la legalità, pro mafia e pro corruzione, plagiate dal programma di B. che infatti le votava entusiasta. In cambio il centrosinistra salvava dall’arresto prima Previti e poi Dell’Utri. Intanto destra e sinistra fraterniz- zavano in varie bicamerali degli affari, tipo quella dei furbetti del quartierino che scalavano banche e giornali. Nel 2001-2006 l’opposizione alle ver- gogne berlusconiane fu talmente inesistente da scatenare i Girotondi in piazza. Intanto i Ds cac- ciavano Furio Colombo dall’Unità per eccesso di antiberlusconismo. Nel 2006 il centrosinistra ri- vinse e riprese il suo sport preferito: completare l’opera lasciata a metà da B. Mandò Mastella alla Giustizia e varò subito il mega-indulto che mise fuori 30mila criminali e soprattutto impedì che finissero dentro Previti e B. Poi il nuovo ordina- mento giudiziario che separava le funzioni dei magistrati. La guerra alla Forleo, a De Magistris e alla procura di Palermo. E il bavaglio sulle inter- cettazioni, approvato solo alla Camera perché in- tanto cadde il governo. Anche la festosa presenza di inquisiti Pd al governo, in Parlamento e nelle candidature, spacciata per clamorosa novità, è so- lo un mesto replay del recente passato. A parte il ‘94, quando non ne candidò neppure B., il cen- trosinistra ha sempre portato in Parlamento, al governo e negli enti locali carrettate di pregiu- dicati (perfino per omicidio e banda armata), im- putati e inquisiti. Si diano pace i laudatores: anche sulla giustizia (si fa per dire), Renzi è come gli altri. Per quanto si sforzi, difficile riesca a fare peggio. dc PERCHÉ NESSUNO DEVE SAPERE di Antonio Padellaro N el sistema blindato della comunicazione costruito per occultare la realtà dentro nu- vole di parole vuote, martedì scorso si è aperta una piccola falla nella conferenza stampa di Luca Cordero di Montezemolo seduto vicino a quel Sergio Marchionne che lo aveva appena cacciato dalla Ferrari. Non per ciò che veniva detto con il fair play d’ordinanza quando ballano 27 milioni di liquidazione. Ma per come veniva detto. Du- rante la diretta Sky, un occhio non distratto avrebbe potuto cogliere i piccoli tic dell’imba- razzo che dissimula l’astio. Le mani soprattutto. Quelle ner- vosissime del capo impegna- te a estirpare invisibili peluc- chi dal maglioncino o a ver- sarsi ettolitri di acqua mine- rale per tenerle a freno. E quelle affusolate del dipen- dente miliardario che smen- tivano lo stile tipo: un drink allo yachting club con colpetti cattivi sulla spalla del maglioncino accanto. Uno spettacolo raro: due padroni dell’universo sul punto di suonar- sele. Nel mondo anestetico dei tweet e delle slide non esistono gesti rivelatori perché non ci sono gesti ma fiabe che rimandano al campo dei mi- racoli nei pressi del paese di Acchiappa-citrulli dove gli zecchini crescono di notte. Fateci caso, viviamo nella presunta civiltà della trasparenza immersa in una galassia di input e noi non sappiano quasi nulla. Non cerchiamo risposte globali come, per esempio, se i tagliagole dell’Isis furono finanziati da quella stessa Ame- rica che adesso li bombarda, perché sappiamo che la menzogna è una forma di segretezza fon- damentale per tenere in piedi tutta la baracca. Ci accontenteremmo di cose più terra terra. Perché il premier giovanotto non ci ha mai detto la ve- rità sul disastro del Paese che continua a tappare con ridicole pezze colorate? In cosa consiste, davvero, il patto del Nazareno? E perfino: quan- to ci costa Ballarò, busta paga per busta paga? Niente, nessuno deve sapere e, trattandosi dei profeti del nuovismo che cambia verso, viene in mente una frase dello scrittore austriaco Peter Handke: “Io vivo di ciò che gli altri ignorano di me”. In Francia, per sapere che Monsieur le Pre- sident deride i poveracci chiamandoli sdentati (con il disprezzo tipico della sinistra con la pan- cia piena) si è dovuto attendere il memoriale di una donna tradita. Qui da noi, invece, i gior- naloni dedicano paginate all’aria fritta prodotta nelle fucine di palazzo Chigi. Del resto, uno schiavo non ha il diritto di dire la verità che non piace al suo padrone (Euripide). Renzi, contestato a Taranto, visita a Mola di Bari la Sitael, azienda di un suo f i n a n z i a to re . L’aveva già fatto con Technogym. È un premier o un juke-box? MILANO, COME TI INSABBIO LO SCANDALO UNIPOL-SAI FRANCO CORDERO Annunci & miliardi: il nuovo Ventennio di Renzusconi avvelena la Carta e il Paese Bersani: “Avere un segretario che fa anche il premier è un problema”. Servirebbe una legge sul conflitto di interessi » www.spinoza.it LA CATTIVERIA » GIOVEDÌ ALLE URNE Scozia: che accade se vincono i secessionisti? » pag. 14 - 15 Assieme al previtiano Donato Bruno è nella squadra di Fi per il Consiglio superiore. Potrebbe però già essere “sospeso” d’Esposito » pag. 5 » NAZARENO » Luigi Vitali inquisito a Napoli per falso ideologico Csm, B. costringe il Pd a votare un imputato TESTIMONE A POTENZA Della paziente uccisa in sala operatoria l’ospedale sapeva tutto da un anno Caporale » pag. 3 “Su diritti e divorzio breve molti azzurri sono con me. Ma con Silvio non mi sposo. In Ncd troppe persone con cui è difficile ricostruire un rapporto” Ferrucci » pag. 4 LA FIDANZATA DI BERLUSCONI Pascale: “Fitto inutile bastiancontrario. Renzi ci piace perché cattivo” Sulla cessione dell’assicurazione di Ligresti a quella delle Coop rosse, il pm milanese Orsi ipotizzava condotte delittuose. Ma il capo Bruti Liberati lo ha più volte frenato. Ora la Cassazione trasferisce l’inchiesta a Torino Barbacetto » pag. 2 » ANTONELLO VENDITTI “Se canto ancora è grazie a Dalla che mi ha salvato” Pagani » pag. 16 - 17 Truzzi » pag. 6 Francesca Pascale Ansa

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Domenica 14 settembre 2 01 4 – Anno 6 – n° 253 e 1,30 – Arretrati: e 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!z!;!#!&

La banda largadi Marco Travaglio

Dal Vangelo secondo Matteo, che esce ognigiorno a edicole unificate sotto varie testate,

si apprende che Renzi ha impresso al centrosi-nistra una poderosa “svolta” (Re p u b b l i ca e Co r r i e re :paghi due, prendi uno), un “cambio di stagione”,una “mutazione genetica”, una “metamorfosi”(Re p u b b l i ca ) anche in materia di giustizia: primaera “giustizialista”, ora è “garantista” (Co r r i e re )anzi “postgiustizialista” (Re p u b b l i ca ); prima tifavagiudici, adesso non più, in nome del “primato del-la politica” (Re p u b b l i ca e Co r r i e re ) e grazie alla “finedel berlusconismo” da cui Renzi ha “liberato ilpaese” (Re p u b b l i ca ). Vivi applausi dalla base, cheapprezza la sua “posizione coraggiosa” (Co r r i e re ) eha già da tempo “atteso e metabolizzato la svoltacome un ritorno alla normalità, come il desideriodi emanciparsi da un complesso di colpa o di in-feriorità” e “liberarsi da un atteggiamento cau-datario nei confronti della magistratura” (Repub -b l i ca ). Ecco dunque le grandi novità del neoga-rantismo pidino: l’elogio del condannato Errani edell’indagato Descalzi, la difesa dell’inquisito Bo-naccini, la promozione a sottosegretari degl’in -dagati Barracciu, De Filippo, Del Basso de Caro eBubbico, e soprattutto l’”offensiva riformista delpremier sulla giustizia” (Co r r i e re ), cioè “le riformepromosse senza consultare l’Anm” (Re p u b b l i ca ).Insomma, “dai tempi di Mani Pulite a oggi mai siera assistito a uno scontro così duro e aperto traun leader del centrosinistra e il potere giudiziario”(Re p u b b l i ca ). Chissà dove hanno vissuto in questi22 anni gli esimi colleghi autori delle succitatecorbellerie. Se casomai fossero passati dall’Italia enon avessero la memoria dei pesci rossi, sapreb-bero che nel 1992-‘94 Mani Pulite colpì tutti i par-titi, Pds compreso. Tant’è che D’Alema – finitoanche lui sotto inchiesta e poi in parte prescritto,in parte archiviato – chiamava il Pool “il soviet diMilano” o “i golpisti di Milano”. E nel ‘96, appenal’Ulivo vinse le elezioni, iniziò a trafficare con Ber-lusconi per metter su la Bicamerale, che si occupòsoprattutto di giustizia con la bozza Boato copiataun po’ dal Piano della P2 e un po’ dal programmadi Forza Italia (due testi peraltro indistinguibili).L’Anm salì sulle barricate, Gherardo Colombo ri-lasciò al Co r r i e re la celebre intervista sulla Bica-merale “figlia dei ricatti incrociati” e FrancescoGreco disse: “Il centrosinistra fa cose che nem-meno Craxi aveva osato fare”. Uno scontro al cuiconfronto quello di oggi fa ridere. La verità è che ilcentrosinistra non è stato “giustizialista”, antiber-lusconiano e amico dei giudici per un solo na-nosecondo. Nel 1996-2001 approvò una serie dileggi-canaglia contro la giustizia e la legalità, promafia e pro corruzione, plagiate dal programmadi B. che infatti le votava entusiasta. In cambio ilcentrosinistra salvava dall’arresto prima Previti epoi Dell’Utri. Intanto destra e sinistra fraterniz-zavano in varie bicamerali degli affari, tipo quelladei furbetti del quartierino che scalavano banchee giornali. Nel 2001-2006 l’opposizione alle ver-gogne berlusconiane fu talmente inesistente dascatenare i Girotondi in piazza. Intanto i Ds cac-ciavano Furio Colombo dall’Unità per eccesso diantiberlusconismo. Nel 2006 il centrosinistra ri-vinse e riprese il suo sport preferito: completarel’opera lasciata a metà da B. Mandò Mastella allaGiustizia e varò subito il mega-indulto che misefuori 30mila criminali e soprattutto impedì chefinissero dentro Previti e B. Poi il nuovo ordina-mento giudiziario che separava le funzioni deimagistrati. La guerra alla Forleo, a De Magistris ealla procura di Palermo. E il bavaglio sulle inter-cettazioni, approvato solo alla Camera perché in-tanto cadde il governo. Anche la festosa presenzadi inquisiti Pd al governo, in Parlamento e nellecandidature, spacciata per clamorosa novità, è so-lo un mesto replay del recente passato. A parte il‘94, quando non ne candidò neppure B., il cen-trosinistra ha sempre portato in Parlamento, algoverno e negli enti locali carrettate di pregiu-dicati (perfino per omicidio e banda armata), im-putati e inquisiti. Si diano pace i laudatores: anchesulla giustizia (si fa per dire), Renzi è come gli altri.Per quanto si sforzi, difficile riesca a fare peggio.

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PERCHÉ NESSUNODEVE SAPEREdi Antonio Padellaro

Nel sistema blindato della comunicazionecostruito per occultare la realtà dentro nu-

vole di parole vuote, martedì scorso si è apertauna piccola falla nella conferenza stampa di LucaCordero di Montezemolo seduto vicino a quelSergio Marchionne che lo aveva appena cacciatodalla Ferrari. Non per ciò che veniva detto con ilfair play d’ordinanza quando ballano 27 milionidi liquidazione. Ma per come veniva detto. Du-rante la diretta Sky, un occhio non distrattoavrebbe potuto cogliere i piccoli tic dell’imba-

razzo che dissimula l’astio. Lemani soprattutto. Quelle ner-vosissime del capo impegna-te a estirpare invisibili peluc-chi dal maglioncino o a ver-sarsi ettolitri di acqua mine-rale per tenerle a freno. Equelle affusolate del dipen-dente miliardario che smen-tivano lo stile tipo: un drink

allo yachting club con colpetti cattivi sulla spalladel maglioncino accanto. Uno spettacolo raro:due padroni dell’universo sul punto di suonar-sele. Nel mondo anestetico dei tweet e delle slidenon esistono gesti rivelatori perché non ci sonogesti ma fiabe che rimandano al campo dei mi-racoli nei pressi del paese di Acchiappa-citrullidove gli zecchini crescono di notte.Fateci caso, viviamo nella presunta civiltà dellatrasparenza immersa in una galassia di input enoi non sappiano quasi nulla. Non cerchiamorisposte globali come, per esempio, se i tagliagoledell’Isis furono finanziati da quella stessa Ame-rica che adesso li bombarda, perché sappiamoche la menzogna è una forma di segretezza fon-damentale per tenere in piedi tutta la baracca. Ciaccontenteremmo di cose più terra terra. Perchéil premier giovanotto non ci ha mai detto la ve-rità sul disastro del Paese che continua a tapparecon ridicole pezze colorate? In cosa consiste,davvero, il patto del Nazareno? E perfino: quan-to ci costa Ballarò, busta paga per busta paga?Niente, nessuno deve sapere e, trattandosi deiprofeti del nuovismo che cambia verso, viene inmente una frase dello scrittore austriaco PeterHandke: “Io vivo di ciò che gli altri ignorano dime”. In Francia, per sapere che Monsieur le Pre-sident deride i poveracci chiamandoli sdentati(con il disprezzo tipico della sinistra con la pan-cia piena) si è dovuto attendere il memoriale diuna donna tradita. Qui da noi, invece, i gior-naloni dedicano paginate all’aria fritta prodottanelle fucine di palazzo Chigi. Del resto, unoschiavo non ha il diritto di dire la verità che nonpiace al suo padrone (Euripide).

Renzi, contestato a Taranto, visita a Mola di Bari la Sitael, aziendadi un suof i n a n z i a to re . L’aveva già fatto con Technogym. È un premier o un juke-box?

MILANO, COME TI INSABBIOLO SCANDALO UNIPOL-SAI

FRANCO CORDERO

Annunci & miliardi: il nuovoVentennio di Renzusconiavvelena la Carta e il Paese

Bersani: “Avere un segretarioche fa anche il premier è unproblema”. Servirebbe unalegge sul conflitto di interessi

» w w w. s p i n oza . i tLA CATTIVERIA

» GIOVEDÌ ALLE URNE

Scozia: che accadese vinconoi secessionisti?

» pag. 14 - 15

Assieme al previtiano Donato Brunoè nella squadra di Fi per il Consigliosuperiore. Potrebbe però giàessere “s o s p e s o” d’Esposito » pag. 5

» NAZARENO » Luigi Vitali inquisito a Napoli per falso ideologico

Csm, B. costringe il Pda votare un imputato

TESTIMONE A POTENZA

Della pazienteuccisa in salaoperator ial’ospedalesapeva tuttoda un anno

Caporale » pag. 3

“Su diritti e divorzio breve molti azzurrisono con me. Ma con Silvio non mi sposo.In Ncd troppe persone con cui è difficilericostruire un rapporto” Ferrucci » pag. 4

LA FIDANZATA DI BERLUSCONI

Pascale: “Fitto inutilebastiancontrario. Renzici piace perché cattivo”

Sulla cessione dell’assicurazione di Ligresti a quella delle Coop rosse, il pmmilanese Orsi ipotizzava condotte delittuose. Ma il capo Bruti Liberati lo ha piùvolte frenato. Ora la Cassazione trasferisce l’inchiesta a Torino Barbacetto » pag. 2

» ANTONELLO VENDITTI

“Se canto ancoraè grazie a Dallache mi ha salvato”

Pagani » pag. 16 - 17

Truzzi » pag. 6

Francesca Pascale Ansa

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2 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

Co n fe s e rce n t i :chiudono 100imprese al giorno

PER LE IMPRESE italiane sono ancora tempi bui.Nessuna si illude più che la ripresa sia alle porte enemmeno vede la luce in fondo al tunnel. È il datopiù significativo del monitoraggio fatto dalla Swgper Confesercenti e presentato al meeting di Pe-rugia.Secondo l’organizzazione delle piccole e medieimprese del commercio e del turismo nei primi

otto mesi dell’anno il saldo delle imprese è ne-gativo per 24.167 unità: sono state aperte 28.929e ne sono state chiuse ben 53.096. Questo si-gnifica che ne sono sparite circa 100 al giorno.Non stupisce quindi che la fiducia degli impren-ditori vada diminuendo.Se alla ripresa non crede più nessuno, per il 55%siamo entrati in una fase di stagnazione e per il

45% la crisi continua e nel futuro peggiorerà.Alla domanda: “Come è andata la sua attività nel2014 rispetto al 2013” Solo il 10% ha riscontratoun recupero. Per il 43% la situazione è rimasta lastessa del 2013 mentre per il 47% ha perso ter-reno. Per la fine del 2014 solo il 7% delle impresepensa che la situazione migliorerà, per il 57%resterà invariata e per il 36% peggiorerà.

di Gianni BarbacettoMilano

La contesa tra la pro-cura di Milano equella di Torinosull’indagine Uni-

polSai ha alle spalle un lungoconflitto strisciante, tra il pmmilanese Luigi Orsi e il suo pro-curatore Edmondo Bruti Libera-ti, da far impallidire lo scontrotra Bruti e l’aggiunto A l f re d oRo b l e d o . Ora la procura gene-rale della Cassazione ha deciso:l’indagine sulla fusione tra Uni-pol e Fonsai dev’essere strappa-ta alla Procura di Milano e con-segnata a quella di Torino. Èuna svolta, visto che finora(Parmalat, Antonveneta, Mps)si era consolidato il principioche l’aggiotaggio informativo siconsuma nel luogo in cui la no-tizia ritenuta falsa è diffusa aimercati: dunque Milano, sededel Nis, la piattaforma informa-tica della Borsa che gira le co-municazioni agli operatori. LaCorte questa volta ha deciso di-versamente, indicando Torino,sede di Fonsai che ha formulatoi primi comunicati. A Milano,Orsi indagava sul matrimonioUnipol-Fonsai ipotizzando unasopravvalutazione di Unipol. ATorino, i pm Vittorio Nessi eMarco Gianoglio suppongonouna sottovalutazione di Fonsai.Ipotesi che non si escludono.Entrambe le procure avevanocome principale indagato CarloCi m b r i , il numero uno di Uni-pol diventato, dopo la fusione,amministratore delegato diUnipolSai. Con la decisionedella Cassazione, finisce il pri-mo tempo di una complessa in-dagine sull’operazione finan-ziaria forse più rilevante degliultimi anni. Una grande storiaitaliana, l’ultima operazione disistema. Di più: una “bicamera -le degli affari” ai tempi delle lar-ghe intese. Tutto parte dalla cri-si del gruppo di Salvatore Ligre-st i . Fonsai nel 2011 accumulaun passivo record di 1 miliardo.Arriva al vertice della compa-gnia Piergiorgio Peluso, figliodel futuro ministro Anna MariaC a n ce l l i e r i : da Ligresti è ritenu-to un “amico di famiglia”, ma ilsuo mandato è quello di salvarei soldi che le banche hannomesso nel gruppo, che a finecorsa sono debiti per oltre 2 mi-liardi, di cui 1,2 con Medioban-ca e 470 milioni con Unicredit.Quando si accorge che il salva-taggio è una missione impossi-bile, oltre che per lui molto ri-schiosa, Peluso se ne va. Alber toN a ge l , l’amministratore dele-gato di Mediobanca, ha intantotrovato la soluzione “di siste-ma”: molla Ligresti, da decenniservitore fedele di piazzettaCuccia, e offre la sua compagniaassicurativa a Cimbri. È l’unio -ne di due debolezze, perché seFonsai è malata, anche Unipol

non si sente troppo bene. Ma èanche il modo per cercare disalvare i soldi di Mediobanca,creditrice (per 400 milioni) an-che della compagnia bologne-se.La procura di Milano e quella diTorino cominciano a indagaresulle gesta di Ligresti & family.È la famiglia perdente, a cui tuttiormai danno addosso. Milanoperò allarga le indagini anche

alle famiglie vincenti: a Unipol,ai registi di Mediobanca, aglistrani controllori di Isvap e diConsob, che invece di control-lare fanno il tifo per l’operazio -ne. Nel 2012 il rapporto “Pli -nio” redatto per Fonsai da Er-nst&Young arriva a sostenereche Unipol, a causa dei derivatiche ha in pancia, potrebbe avereun valore di molto inferiore aquello dichiarato a bilancio e

addirittura un patrimonio net-to negativo. Un dirigente diConsob, Marcello Minenna, av-versato dal suo capo, GiuseppeVe ga s , conteggia che i derivatidella compagnia valgono alme-no 600 milioni in meno diquanto dichiarato. Fosse statala procura di Milano del 2005, lafusione sarebbe saltata, comesaltarono allora le scalate dei“furbetti” ad Antonveneta e

Bnl, il primo tentativo di realiz-zare una “bicamerale degli af-fari” con sponde a destra (con laPopolare di Lodi di G i a n p i e roFi o ra n i tanto amico di leghisti eberlusconiani) e a sinistra (conGianni Consorte che faceva so-gnare Piero Fassino: “Abbiamouna banca!”). Indagini rapidis-sime, intercettazioni che capta-no in diretta le manovre degliscalatori, manette che scattano

subito, operazione che naufra-ga, con tanto di dimissioni delgovernatore di Bankitalia che siprendeva i baci in fronte di Fio-rani. Sette anni dopo, tante cosesono cambiate. Anche al palaz-zo di giustizia di Milano. Così ilprocuratore della RepubblicaBruti e il suo aggiunto France -sco Greco predicano prudenza,invitano alla cautela, sostengo-no che la fusione, in fondo, “èun’operazione di mercato”,consigliano di andarci pianocon Mediobanca e di sentireNagel come testimone e noncome indagato. Quando il pmOrsi mette una microspianell’ufficio dell’allora presiden-te Isvap Giancarlo Giannini,Bruti manda una lettera di con-testazione formale a Robledo,capo di Orsi, accusandolo dinon averlo avvertito. Quandonel luglio 2012 Orsi scrive allaConsob chiedendo documentisu Unipol, il procuratore con-testa la richiesta. Quando untroncone dell’indagine (quellosu Giannini) è chiuso e l’avvisodi conclusione indagini il 5 no-vembre 2013 è pronto per esse-re depositato, Bruti ferma tuttoe tiene il fascicolo sulla sua scri-vania per otto giorni, forse per-ché, casualmente, proprio il 5novembre 2013 è il giorno in cuiil ministro della Giustizia Can-cellieri va in Parlamento a ten-tare di spiegare le sue improv-vide telefonate di sostegno allafamiglia Ligresti. Il Fatto nota escrive dello sfasamento tempo-rale tra la data dell’avviso e ladata del deposito (13 novembre2013) e questo costa, chissà per-ché, un duro richiamo verbale aOrsi e un’ulteriore lettera di ri-chiamo a Robledo. Quando poila Consob chiede alla procura itabulati telefonici di due gior-nalisti di Re p u b b l i ca , G i ova n n iPo n s e Vittoria Puledda, accu-sati di aggiotaggio informativoper aver scritto i dubbi sui contiUnipol, Bruti assegna il fascico-lo a un altro pm e non a Orsi,che conosce bene la questione epotrebbe obiettare che in realtàla Commissione di Vegas vuolesoltanto scoprire le (buone)fonti di Pons e Puledda. I capi diOrsi continuano a obiettare chei titoli strutturati, perno dell’in -chiesta, sono strumenti com-plessi, che è difficilissimo stabi-lirne l’effettivo valore e che for-se è meglio lasciar fare al mer-cato. Nella primavera 2014 simuove perfino la procura diRoma, ci sono riunioni tra i ma-gistrati milanesi e il procurato-re della capitale Giuseppe Pi-g n a to n e , finché l’aggiunto Nel -lo Rossi giunge alla conclusioneche Roma non ha competenzaterritoriale da far valere. Intan-to, Unipol ha avuto tutto il tem-po per mettere a posto i suoiconti e blindare i suoi derivati.Alla fine, la procura di Torinorivendica l’indagine per sé. LaCassazione ora le dà ragione. Ea Milano, dopo anni di defati-ganti conflitti sotterranei, mol-ti, dentro e fuori la procura, ti-rano un sospiro di sollievo.

di Lucio MusolinoVibo Valentia

Ma la ‘ndrangheta agisce in silenzio...”. E se lo fa non è ‘ndran -gheta. Boss e gregari di Filandari ringraziano il Tribunale di

Vibo Valentia che, con 70 pagine di sentenza, ha liquidato tutto illavoro della Distrettuale antimafia di Catanzaro. Estorsioni, at-tentati, danneggiamenti, bombe, colpi di pistola. Per i giudicicalabresi non rientrano nel tipico comportamento della ‘ndran -gheta. Le cosche, secondo il Tribunale, non fanno rumore. E se lofanno vanno assolte. Con questo ragionamento, se il processo perle stragi di Capaci e via D’Amelio si fosse tenuto in Calabria, lemorti di Falcone e Borsellino rischiavano di passare alla storiacome un incidente provocato dall’autocombustione delle mac-chine blindate.Nei giorni scorsi, sono state depositate le clamorose motivazionidella sentenza contro la cosca Soriano nei confronti della quale ipm della Dda avevano chiesto 107 anni di carcere. Il Tribunalenon ha riconosciuto il 416 bis contestato dalla Procura ai setteimputati accusati di rappresentare una coscasatellite della famiglia mafiosa Mancuso. Per ilpresunto boss Leone Soriano e per i suoi sodali,quindi, la sentenza (che sarà appellata dalla Di-strettuale) potrebbe considerarsi quasi un cer-tificato antimafia. È sufficiente leggere le mo-tivazioni che il giudice Fabio Regolo (oggi pm aCatania) e il suo collega Lorenzo Barraco(estensore della sentenza) hanno adottato perl’assoluzione. In sostanza, a fronte delle nume-rose estorsioni provate dalla Dda e delle dichia-razioni di alcuni collaboratori di giustizia cheavevano ricostruito ai pm l’organigramma del-la famiglia Soriano, i giudici descrivono la co-

sca di Filandari come un “so -dalizio che, per quanto lo sipossa considerare di piccolocabotaggio, sembrerebbe farricorso a un modus operandiben distante da quelli tipica-mente mafiosi, posto che que-sto clan, secondo la visione dell’accusa, si esprimerebbe per iltramite di minacce telefoniche, minacce epistolari, colpi di pi-stola, bombe, richieste esplicite di denaro, laddove invece la mafiaagisce notoriamente nel silenzio, in via indiretta, con toni e mo-dalità allusivi, e non certo in modo così fragoroso”. Come se tuttiquesti reati fossero stati commessi senza il disegno criminale del-la cosca. L’escalation di attentati e intimidazioni, che dal 2007 aoggi ha visto Filandari piegata ai voleri dei Soriano, non è neppuredovuta all’esistenza “di un gruppo criminale emergente, che stafacendosi conoscere e per questo ricorre a dei metodi così bru-talmente evidenti: il punto, infatti, è sempre lo stesso, e consistenella più completa mancanza di riferimenti oggettivi a un qual-

che dato che consenta di inquadrare minima-mente la società, i suoi componenti, l’apportofornito da ciascuno alla stessa”.Torna libero, quindi, il presunto boss di Filan-dari condannato a un anno e 8 mesi di carcereperché riconosciuto colpevole solo di aver fattosaltare un paio di auto, di avere incendiatoun’abitazione e una cappella funeraria e di avereesploso due colpi di pistola contro un eserciziocommerciale. Ma attenzione a chiamarlo boss:“All’esito dell’istruttoria – scrivono i giudicinella sentenza – Leone Soriano, presunto diri-gente del clan è risultato soltanto essere il ca-pofamiglia”. La ‘ndrangheta ringrazia.

La mafia agisce in silenzio:assolto il boss bombarolo

SENTENZE ASSURDE

Il Tribunale di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA

La Distrettuale antimafia

aveva chiesto 107 anni,

ma il Tribunale ha detto

no all’a ss o c i a z i o n e .

Ora il presunto padrino

di Filandari torna libero

UNIPOL, IL SONNO DELLA PROCURALO SCONTRO TRA IL PM DI MILANO E IL SUO CAPO HA TENUTO FERMA L’INCHIESTA. CHE ORA VA A TORINO

SOTTO AL TAPPETO

FUSIONE A FREDDO

I ritardi dell’indagine

hanno fatto sì che

l’ ”operazione di sistema”,

voluta da Mediobanca e

benedetta dai partiti,

finisse in porto

TOGHE CONTRO Il Procu-ratore di Milano, Edmondo BrutiLiberati e (in alto) il pm Luigi Or-si. Al lato la sede UnipolSai Ansa

Page 3: ilfatto20140914

3il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

Tagli alla SanitàZaia: “Veneto prontoallo sciopero fiscale”

NOI SIAMO disposti, anzi pronti a non pagare letasse se questo dovesse accadere”. Lo ha dettoil governatore del Veneto, Luca Zaia, rispon-dendo a una domanda sui tagli chiesti dal go-verno Renzi alla sanità, che prevedono una sfor-biciata di tre miliardi, che per il Veneto signi-ficherebbe 300 milioni in meno nel bilancio del-la sanità.

“Prima vengono i veneti, prima la salute dei cit-tadini veneti” ha affermato Zaia ricordando che“il Veneto è una regione dove un dato la dicelunga su tutto: l’ospedalizzazione media è di set-te giorni. Significa che i ricoveri nei nostri ospe-dali durano sette giorni, mentre le regioni chesprecano tengono mediamente i pazienti inospedale 30 giorni”.

di Antonello Caporale

Sapevano ma taceva-no. Sapevano ma noncapivano, non legge-vano, non si incurio-

sivano. Sapevano. Sapeva ilmanager dell’ospedale, sape-va il direttore sanitario, sape-vano i saggi che erano giunti aPotenza proprio per indagaresul clima di litigiosità nel re-parto di cardiochirurgia. Sa-pevano gli altri medici, e gliinfermieri, i portantini e forseanche i degenti. La morte del-la paziente E.P. avvenuta il 28maggio del 2013 duranteun’operazione di sostituzionedella valvola aortica era dive-nuto nel capoluogo lucano untronco, come tanti altri, chefluttuava nelle acque scuredella malasanità. Quella mor-te e quel cadavere si sono peròincontrati con la vita di Fau-sto Saponara, medico e car-diochirurgo, che conduce daanni la sua personale battagliaper avere accesso, al pari deicolleghi, in sala operatoria.Quando è stato svelato il con-tenuto di una registrazionenella quale un medicodell’equipe che quella notteportò a compimento la sfor-tunata operazione indicava ilnome di chi aveva operato (ilprimario Nicola Marraudino)con parole crude, impossibilida dimenticare, “abbiamo uc-ciso quella donna e io l’hopermesso”, Saponara, l’unicoa rimanere sempre lontanodal bisturi, è stato il primo aessere incolpato dalla direzio-ne generale. Saponara, inter-locutore del medico che siconfessava, è divenuto – ipsofa c to - l’autore della registra-zione carpita, colui che l’hadivulgata arrecando così ungrave danno d’immagineall’ospedale San Carlo. Quin-di sospeso, anzi ri-sospesoperché già sul suo capo gravaun primo procedimento di-sciplinare, sempre per averviolato la privacy e il codiceospedaliero. Dunque, per Sa-ponara l’anticamera del licen-ziamento.

La pignoleria di un uomo cheha rotto il muro di protezioni

Ecco come a Potenza, cittàtroppo piccola con poteritroppo grandi e, forse, controppi soldi da spendere, si svi-luppa una realtà capovolta:non è la negligenza, la distra-zione colpevole quando nonproprio l’approssimazione, arecar danno all’immagine diquell’ospedale. Non è in giocola responsabilità del primariodi quel reparto, ma la pignole-ria ossessiva di quest’uomoche rifiuta di essere emargina-to nel lavoro quotidiano (tec-nicamente si dice: demansio-nato), e avanza con tutte le ar-mi che dispone la richiesta diessere messo nelle condizionidi svolgere la funzione per laquale è stato assunto: cardio-chirurgo. “Cosa direbbe lei ecosa farebbe lei se il suo diret-

tore le requisisse il taccuino ela penna senza una parola pergiustificare un atto così grave?Si opporrebbe? Chiederebbeconto? Avanzerebbe la do-manda di essere messo allaprova e di essere giudicato perquel che fa non per quel che sipresume sappia fare? È ciò cheho tentato di ottenere. Il risul-tato eccolo qua: io il colpevole,gli altri innocenti”. Fausto Sa-ponara, infragilito da questaavventura, è il marito di Ge-rardina Romaniello, presi-

dente del Tribunale del riesa-me, fama di magistrato inte-gro, dal carattere forte, che ne-gli anni ha aperto fronti –spes-so vittoriosi - con il potere lo-cale. “Io non ho svelato alcunaregistrazione e ciò che sapevol’ho comunicato per iscritto ein più occasioni al direttoregenerale e alle altre autoritàdell’ospedale, com’era miodovere. E se l’ho fatto è perchévolevo documentare la gravitàdell’episodio, adempiere a unmio dovere etico e insiememostrare come fosse ingiustala decisione del primario diescludermi dalla sala operato-ria. Dopo anni di permanenzami scriveva, nella scheda di va-lutazione, che ero ancora trop-po debole professionalmente,e nonostante avessi svolto po-sitivamente i pochissimi inter-venti affidatimi avevo ricevutouna pagella al limite della suf-ficienza. Nonostante una sen-tenza del giudice del lavoro -prosegue il medico - mi avesse

dato ragione e riconosciuto unrisarcimento del danno patito,credo circa 350mila euro, no-nostante un giudice dell’ese-cuzione avesse ordinato al mioprimario di restituirmi alla at-tività per cui vengo retribuito,mi vedo bollato da lui come in-capace. Mi ribello e scrivo aldirettore generale”.È il 20 novembre dell’annoscorso quando Saponara rive-la l’accaduto in sala operato-ria. Episodio contenuto den-tro un atto di citazione al pri-mario Nicola Marraudino –notificato per conoscenzaall’azienda - nel quale si chiedeil risarcimento del danno perla mancata ottemperanzaall’ordinanza del Tribunaleche imponeva il suo utilizzo insala operatoria. Una secondavolta, il 3 marzo di quest’anno.Saponara chiedeva al direttoregenerale l’annullamento dellascheda di valutazione redattadal primario. E insisteva nel ri-cardo di quel fatto. È vero o no

che? La terza volta il 24 marzo.Niente e niente. Le carte bol-late scorrono inutili. Nessunofiata.

Tre saggi per fare lucesul clima in corsia

Però giunge a Potenza unacommissione di tre saggi chedevono svolgere l’attività diaudit, cioè indagare sul disagioe offrire all’azienda un percor-so di recupero di un clima ope-roso e fattivo. Saponara vieneascoltato il 29 maggio e illustrala propria posizione. Il 18 ago-sto invia una lettera agli ispet-tori: “Intendo far conoscere acodesto collegio, per ogni op-portuna valutazione in ordineall’andamento del reparto e al-le prospettive di miglioramen-to, quanto accaduto in occa-sione di un intervento chirur-gico...). Spiega che l’operatoreavrebbe lacerato la vena cava eche invece di provvedere allasutura immediata si era lascia-to per circa due ore la venachiusa in un “clamp” (morsachirurgica). Appena informa-to, il direttore dell’aziendaGiampiero Maruggi manda almedico – con la formula di ri-chiesta al direttore sanitario di

approfondire il caso - una ri-spostaccia: “Certo che il se-gnalante sia ben consapevoledella portata delle affermazio-ni propalate anche con riferi-mento alla professionalità e al-la onorabilità dei professioni-sti interessati nonché dell’im-magine dell’azienda”. L’incre-dibile si era fatto certo. Sul ca-so era in corso già da mesiun’indagine della magistratu-ra che aveva portato persinoalla riesumazione della salma.Solo il manager non sapeva, enon capiva da quale fonte –quando la notizia era oramaicronaca quotidiana ospedalie-ra – avesse attinto il medico. Inpiù Maruggi intimava ai “si-gnori componenti del Colle-gio di non tener conto dellasuddetta missiva”. Gli inqui-renti professionali, i curatoridelle anime dei medici, i pro-fessionisti che dovevano dareserenità (“attività di audit cli-nico, organizzativo e di verifi-ca delle professionalità pre-senti”) a un reparto scosso dallitigio e dal rancore non dove-vano prendere in esame il casopiù grave accaduto. Una bar-zelletta.

L’inizio della finedi una struttura funzionante

Così muore non solo un pa-ziente, ma un intero ospedaleche negli anni passati aveva in-vece goduto di una buona me-ritata fama. La dichiarazionedi Carmine Minale, resa nel2002, già primario di quel re-parto, (anch’egli fu indagato –ma per fatti diversi – e poicompletamente prosciolto) dàconto dell’inizio del declino:“Una mattina, paternamente,dissi loro (i medici collabora-tori ndr): Sentite, voi lo sapeteper me che cosa conta, contanon soltanto l’operazione,conta il paziente da quandoentra a quando esce e io ho lasensazione che per molti di voila cosa più importante è avereogni giorno un prosciutto daaffettare... A voi interessa sem-plicemente avere un pazienteda operare”.Giusta domanda: un pazienteda curare o un prosciutto daaffettare?

Martedì prossimo la giunta regionale del Laziopresieduta da Nicola Zingaretti approverà le li-

nee guida per la fecondazione eterologa. È quantorende noto lo stesso governatore del Lazio. “Esprimogrande soddisfazione in merito ai progressi e ai ri-sultati raggiunti sulla procreazione medicalmente as-sistita nel Lazio - ha detto Zingaretti - Martedì pros-simo la regione approverà le linee guida per la fe-condazione eterologa, come già fatto in altre regioni.In questo modo recuperiamo un grave ritardo”. Di-versa la situazione in Lombardia: “Finché non c’è unalegge del Parlamento non posso e non voglio con-siderare la fecondazione eterologa nei Livelli essen-ziali di assistenza: a tutela delle risorse pubbliche dellaRegione è giusto che chi vuole ottenere questa pre-stazione se la paghi”. Ha detto il presidente della Re-gione Lombardia Roberto Maroni, parlando della de-libera di giunta che ha autorizzato l’eterologa in Lom-bardia. “Cl non c’entra niente, è una decisione mia”,ha proseguito respingendo le accuse di una pressionedell’ala cattolica della maggioranza nello stabilire chei costi della terapia siano a carico dei pazienti.

ETEROLOGA Lazio dice sìMaroni: da noi si paga

L’ospedale SanCarlo di

Potenza doveuna donna è

morta in salao p e rat o r i a Ansa

SOTTO AL TAPPETO

“Tutti in ospedale sanno”Così si copre una morteLA GUERRA DEL CHIRURGO CONTRO I VERTICI DEL SAN CARLO DI POTENZA. LE DENUNCESENZA RISPOSTA PER LA PAZIENTE UCCISA DURANTE UN BANALE INTERVENTO

UN UOMO SOLO Fausto Saponara, il chirurgo mobbizzato che ha raccontato la morte della donnain sala operatoria denunciando l’accaduto ai vertici dell’ospedale. Tutte le sue lettere sono rimaste chiusein un cassetto. Il medico ha vinto la causa in Tribunale ma i vertici non l’hanno reintegrato nelle sue funzioni

I PM INDAGANO

La confessione di uno

dell’équipe registrato

senza saperlo:

“Abbiamo ucciso

quella donna e io l’ho

p e r m e ss o”

CAMICI E MALATI

Un ex primario ai propri

sottoposti: “Per molti

di voi la cosa più

importante è avere ogni

giorno un prosciutto

da affettare...”

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4 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto QuotidianoCAIMANO E DINTORNI

I ritorno di Fini:”Ho sbagliato, orariuniamo la destra”

BA STA con le acrimonie personali, ènecessario ritrovare un’unità politicanel centrodestra”. Gianfranco Fini,dalla tradizionale Festa della destra diMirabello, prova a riunire quel polopolitico che contribuì a sfasciare. “Hoe abbiamo commesso degli errori –ammette –. Ma ora basta con gli in-

sulti. La destra italiana è divisa e alloral’unica via per riavvicinarsi ai nostrielettori che non hanno votato né perFli né per Forza Italia e altri, è ridare lapossibilità di alternativa”.L’ex presidente della Camera attaccapoi Renzi: “Il premier è Capitan Fra-cassa: non solo ha la sindrome

dell’annuncite ma in quello che fa, po-co, non dà risposte agli interessi dellagente e alle aspettative di chi lo ha vo-tato, presenta come grande successola nomina della Mogherini quandonon esiste una politica estera dellaUe”.Prima però di decidere se ridiscendere

in campo, Fini ha bisogno di tempo: unanno, al termine del quale deciderà setrasformare l’associazione ‘Liberade -s t ra ’ in un partito: “Non ci interessanole Regionali. Ci diamo appuntamentoqui tra un anno e tireremo le sommese trasformare quest’associazione divolontari, in un partito politico”.

di Alessandro Ferrucci

Ha vinto l’inflazione dentro PalazzoGrazioli dopo aver scoperto che ifagiolini venivano pagati 80 euro alchilo; ha cacciato da Arcore e din-

torni alcuni mercanti dal tempio, anche se lonega. Ha passato l’estate ai domiciliari volontaricon il suo compagno (“però litighiamo tutti igiorni, eh”); parla di Forza Italia in periodo dicrisi acuta con Raffaele Fitto che minaccia – sot-tovoce – sfracelli. È FrancescaPascale da Fuorigrotta, 29 an-ni, fidanzata ufficiale di SilvioBerlusconi.Vuole iniziare con il suo cavallodi battaglia?(S i l e n z i o) ... e qual è?I diritti civili.Ah, le mie idee fanno più ru-more perché sono sotto i riflet-tori, ma sono argomenti suiquali insisto da sempre.Come le tutele per i gay. Saran-no contenti i cattolici dentroForza Italia.Conosco molti cattolici azzurri

che la pensano come me.Test di liberalità: “fine vita”?Per me si chiama “dolce morte”, ma non lo fareimai.Abor to.È la cosa peggiore che possa capitare a una don-na.Qui è meno liberale. Divorzio breve.Sì!In casa come prendono queste idee?Mio padre, male. Ma lui è fascistone di primagrandezza, da sempre mi chiede: “Ma da dove seiuscita?”, per questo tra noi non c’è alchimia.Ultimamente lei è stata fotografata con NoemiLetizia, la famosa Noemi Letizia.C’ero anche io quella sera del famoso complean-no dei 18 anni, ero lì per amicizia e perché ilpresidente doveva incontrare i dirigenti localiper decidere sulle candidature europee.E invece.Hanno sporcato tutto per fare del male a Ber-lusconi, non sa quanto ha sofferto Noemi; leicon il presidente non aveva avuto nessuna re-lazione intima. Ha smesso di andare a scuola, ècaduta in depressione, si è ripresa solo ora graziealla figlia, bellissima, alla nuova maternità e almarito.Lei ha scoperto che per Palazzo Grazioli i fagio-lini costavano 80 euro al chilo.Non scherzavo, era vero! Qualcuno se ne è ap-profittato. Il presidente è rimasto addolorato nelvedere tradite la sua fiducia e la sua generosità .Per lei un’estate ai domiciliari.Il presidente mi ha costretta a una vacanza inSardegna nel suo parco magico di Portoroton-

do, ma io hosaputo resi-stere solo cin-que giorniperché luinon c’era.Anche se liti-gate. Pare siastata buttatafuori di casa.Discutiamo

su tutto e tutti i giorni, ma sic-come lui sa perfettamente co-me sono fatta, spesso neanchemi risponde.Lei ha un “cerchio magico”.

L’unico magico in circolazione è lui. Il resto èsolo un’invenzione.Invenzione di chi?Di coloro i quali, lui non ritiene di dover in-contrare, così attribuiscono ad altri la respon-sabilità dei mancati colloqui.Lei è molto vicina a Maria Rosaria Rossi.È la mia terza sorella. E non mi sono piaciuti gliattacchi che le ha rivolto in questi giorni RaffaeleFitto.L’ex governatore pugliese si è sentito attaccato.Raffaele sfrutta ogni occasione per fare il bastiancontrario. Maria Rosaria ha tutto il diritto diparlare, come lo ha ogni esponente del partito.Eppoi il presidente ha costruito Forza Italia in-segnando a tutti la tolleranza, il rispetto per glialtri, la condivisione delle decisioni e non le con-trapposizioni inutili.Berlusconi ha rimproverato la Rossi per le dichia-razioni contro Fitto.Non mi risulta proprio.Però Forza Italia è allo sbando.Neanche per idea, forse qualcuno vuole fare ilfigo, vuole fare il piccolo Berlusconi senza riu-scirci. Il carisma del presidente è unico.Alfano rientra?Non lo so, mi pare difficile, ma la politica ha altreregole rispetto a quelle della vita normale...E gli altri di Ncd?Lì dentro ci sono persone con le quali mi sembradifficile poter ricostruire un rapporto persona-le.Renzi le piace?È coraggioso, al limite della temerarietà . È ca-parbio, è fortunato, forse anche un po’ cattivo, diquella cattiveria che in politicaci vuole e che il nostro presi-dente non ha.Il presidente cosa pensa delp re m i e r ?Gli piace. E poi gli riconosce,mi ripeto, una certa dose di cat-tiveria, quella che a lui è man-cata.Chi altro le piace?La Boschi. Il trattamento che lestanno riservando è simile aquello subito dalle nostre mi-nistre, giudicate male e critica-te solo perché belle. Non è giu-sto. Io comunque la trovo bra-

va.Marina Berlusconi in politica.È bravissima ma è molto impegnata con la suasplendida famiglia e con le sue importanti re-sponsabilità di lavoro. E poi il presidente è as-solutamente contrario.Insomma, vi sposate?No! Ripeto, no. Oltretutto il presidente, divor-ziato, non può sposarsi in Chiesa.Le pesa il suo ruolo?Se intende politico, non ne ho. Sono solo

un’elettriceazzurra e par-lo come tale!Dentro ForzaItalia ciascu-no è libero difarlo.Quello pubbli-c o?Anche in que-sto caso, non

penso di aver un ruolo: mi spia-ce che ci sia sempre qualcunoche cerchi di attribuire signi-ficati a quel che dico e faccio.

Twitter: @A_Ferrucci

C’ero anche io quel-

la sera del famoso

compleanno dei 18 anni a

Casoria, ero lì per amicizia

e perché il presidente do-

veva incontrare i dirigenti

locali per decidere

sulle candidature europee

Francesca Pascale

“Renzi è più cattivo di B.E quella cattiveria serve”

La dama di Palazzo Grazioli

M A R I NAIN ARRIVO?

È bravissima

ma è molto

impegnata

E poi il padre

è assolutamente

co n t ra r i o

SU FITTOCHE SCALCIA

Raffaele sfrutta ogni

occasione per fare

il bastian contrario

Il presidente ha insegnato

a tutti la tolleranza non

le contrapposizioni inutili

Francesca Pascale Ansa

Tutta la Lega sul Mon-viso a riempire l’am-

polla del “Dio Po”, conMatteo Salvini che mi-naccia: “Se Renzi metteràuna sola mezza tassa inpiù andiamo a Roma coni bastoni”. Ma poi chia-risce: “Bastoni democra-tici, di gommapiuma e dapasseggio”. E RobertoCalderoli che ammette:“Quello con Berlusconi èstato un abbraccio mortale”. Alla tradi-zionale festa dei Popoli padani c’è anchel’ex segretario del Carroccio, UmbertoBossi, che se la prende con la sinistra:“Questi nuovi democristiani e gli ex co-munisti che vanno d’accordo con Ber-lusconi, non salveranno il Paese”. Salviniinvece interviene sui temi più cari allaLega, a partire dall’immigrazione: “I

confini ci sono e in quan-to tali vanno difesi anchecon le armi perché cosìsuccede in tutto il mon-do. I politici che spendo-no soldi per farli supera-re dovranno essere pro-cessati”. Mentre sulla se-cessione dichiara: “Sevince la Scozia ci sarà ilvoto anche in Veneto”. Ilsegretario leghista poi sela prende con il premier:“Matteo Renzi è una ma-rionetta agli ordini diqualcuno. Grillo è pured’accordo con lui”. Sulpalco, con una maglietta

con il simbolo della Scozia, anche il coor-dinatore regionale Roberto Cota. MentreRoberto Calderoli parla della secessione: “Èpartita da qui, dal Monviso, e credo fosse lastrada giusta perché li ha impressionati espaventati, ma dovevamo andare fino infondo. L’errore più grosso è stato fermarsi eandare al governo con Berlusconi”.

Mariateresa Totaro

LEGA Salvini minaccia:“A Roma coi bastoni”

M5S, “fronda” D e f ran c e s ch i :indagato, si candida in EmiliaLa “fronda” dell’indagato a

Cinque Stelle. Il consi-gliere regionale emilianouscente Andrea Defranceschisi è candidato di nuovo per laRegione. Una scelta che arrivanonostante il coinvolgimentonell’inchiesta sulle spese deiconsiglieri e la recente regola,introdotta da Beppe Grillo,che vieta agli iscritti inquisitidi presentarsi alle elezioni.“Sono consapevole - dice De-franceschi - di non aver rice-vuto nessun documento cheattesti quanto risulta dai gior-nali”. Lo scorso maggio BeppeGrillo l’aveva sospeso dal mo-vimento per un presunto ille-cito amministrativo contesta-to dalla Corte dei Conti. Ma igiudici avevano poi annullatola delibera, e Defranceschi erarientrato a pieno titolo nel

M5S. Ora contesta la regolaanti-inquisiti: “Per come èconcepita la nuova regola,seppure necessaria, rimane di-scutibile, scivolosa perché ciespone al ricatto da parte ditutti i partiti e i politici che at-tacchiamo. Se invece venisserivista potrebbe rivelarsi unparametro prezioso”. A soste-

gno del consigliere va la de-putata emiliana Mara Mucci:“Finora anche in Parlamentoabbiamo fatto diversi atti incui abbiamo messo come pa-letto il non essere condannatiin primo grado. Io dico che leregole devono essere le stesseper tutti e soprattutto devonoessere verificabili. E non è ve-rificabile se una persona è in-dagata o meno: lo sa la personae a volte neanche lei. Così è unpo’ pericolosa come regola”.Con Defranceschi si schieraanche il meet up di Monzuno(Bologna): “L’introduzionedella condizione di ‘inquisito’fra i criteri che sbarrano l’ac-cesso alle candidature, non citrova d’accordo, perché è to-talmente discrezionale e maiapplicata in precedenza”.

Mattia Piola

Andrea Defranceschi Fa ce b o o k

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5il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

Orlando: “Po ss i b i l imodifiche sul taglioalle ferie dei giudici”

FERIE dei magistrati, Orlando apre auna (parziale) marcia indietro. DallaFesta dell’Unità di Firenze, il ministrodella Giustizia lancia un segnale alle to-ghe sul contestatissimo taglio dei giornidi vacanza: “Ho detto all’Anm che noichiediamo uno sforzo ai magistrati dicomprensione dell’esigenza anche di

compiere tutti un sacrificio in questomomento, però ho dato anche dispo-nibilità a riconoscere una specificitàche riguarda la magistratura”. Quindi,“da questo confronto potrà venire fuoriqualcosa che si può anche tradurre inun emendamento”. Orlando ha poi ne-gato una svolta antigiustizialista: “Non

penso che le posizioni vadano presecontro qualcuno, come è avvenuto inquesti anni: dobbiamo fare una riformadella giustizia nell’interesse dei cittadi-ni, confrontandoci con tutti”. Chiusurasull’Emilia Romagna: “Nessun com-plotto dei giudici contro il Pd, credo cheBonaccini possa andare avanti”.

di Fabrizio d’E s p o s i to

Nella sua fulgidadoppia veste di im-putato e di avvoca-to esperto di leggi

ad personam, il brindisino LuigiVitali ha il profilo berlusconia-no perfetto per entrare nel nuo-vo Consiglio superiore dellamagistratura. Vitali è infattiuno dei due nomi forzisti per ilCsm. L’altro è quello di Elisa-betta Casellati, che come Vitaliè stato sottosegretario alla Giu-stizia. Sinora non hanno rag-giunto il quorum in Parlamen-to, ma da domani pomeriggio siricomincerà a votare anche perloro due, tra i cinque compo-nenti laici del Csm che ancoramancano. La questione del can-didato-imputato è stata posta alcapo dello Stato dal grillino Lui-gi Di Maio, vicepresidente dellaCamera: “È una cosa che stapassando sotto silenzio. Napo-litano non ha detto una parolasul fatto che Vitali è un impu-tato e che Pd e Fi lo stiano vo-tando”.

La cronista spacciatacome assistente

In realtà, Vitali ha due procedi-menti penali in corso. L’ultimo,quello più recente, risale a qual-che giorno fa. A Napoli, l’avvo -cato che peggiorò la Cirielli sul-la prescrizione a favore di Ber-lusconi (di qui l’etichetta di exCirielli) è accusato di falso ideo-logico “commesso da pubblicoufficiale in atti pubblici e di falsaattestazione o dichiarazione diun pubblico ufficiale sulla iden-tità o su qualità professionaliproprie o di altri”. Vitali spacciòcome propria assistenteun’aspirante cronista, di nomeAnnalisa Chirico, per una visitain carcere a un deputato berlu-sconiano: Alfonso Papa, arre-stato per lo scandalo della P4.Era il 24 ottobre 2011 e in quelperiodo Papa e la Chirico eranolegatissimi. Per Vitali la richie-sta di rinvio a giudizio è stata fir-mata da Vincenzo Piscitelli,procuratore aggiunto di Napo-li, e l’udienza preliminare si ter-rà il 10 ottobre. Per lo stesso rea-to, nel luglio del 2012, un altroparlamentare di destra, Renato

Farina, fu condannato a 2 anni e8 mesi perché portò nel carceremilanese di Opera, da Lele Mo-ra, un finto collaboratore.

Dal falso ideologicoall’abuso d’uf ficio

Secondo la legge numero 195del 1958, che regola il funziona-

mento del Csm, “i componentidel Consiglio superiore posso-no essere sospesi dalla carica sesottoposti a procedimento pe-nale per delitto non colposo”(articolo 37). E il falso ideolo-gico che sarebbe stato commes-so da Vitali rientra in questa ca-tegoria . Così come ci rientra

anche il reato di abuso d’ufficio.Qui, il processo per Vitali, è ini-ziato da poco, nell’aprile scor-so, davanti al tribunale di Brin-disi. Vitali e altri sedici imputatidevono rispondere delle irre-golarità del piano farmacie delcomune di Francavilla Fonta-na, in provincia di Brindisi. Leaccuse risalgono al 2012, quan-do l’avvocato berlusconianoera consigliere comunale nelsuo paese natìo. In base alla ri-costruzione dei magistrati, Vi-tali e gli altri impedirono l’a p e r-tura di una farmacia nella zonapopolare della 167 per evitare di

fare concorrenza agli affari delpresidente dell’ordine dei far-macisti di Brindisi. La prossimaudienza si terrà il 4 novembre.

Una curiosa archiviazioneper l’appalto del carcere

Dunque: una richiesta di rinvioa giudizio, un processo e finan-che una curiosa archiviazione.Due anni fa, Vitali fu indagatoper corruzione. Al centro dellastoria la costruzione di un car-cere in Calabria, da cui far di-scendere una serie di favori e diassunzioni in cambio. Ma il pmdi Brindisi rinunciò a intercet-

tare Vitali, all’epoca parlamen-tare del Pdl, e chiese l’a r c h i v i a-zione. Per il magistrato, con larichiesta alla Camera di appar-tenenza della relativa autoriz-zazione, sarebbero venute me-no la segretezza e il fattore sor-presa.

Le ambizioni di “D o n a to”e i guai del figlio

Donato Bruno è pugliese comeLuigi Vitali. Ed è un berlusco-niano della gens previtiana, laprima corrente forzista ad ave-re il proprio leader di riferi-mento, l’arrogante Cesare, conuna condanna definitiva. Do-po, solo dopo, è toccato a Mar-cello Dell’Utri, ambasciatorecon la mafia, e allo stesso Ber-lusconi. Bruno è in corsa per laConsulta, almeno dal 2008. Al-lora il centrodestra gli preferìGiuseppe Frigo. Stavolta, po-trebbe andare diversamente. Ilprevitiano pugliese è stato ilvolto della rivolta e dei doppigiochi che si sono consumatisul candidato scelto da B. eGianni Letta, Antonio Catrica-là. Il mandarino lettiano si è poiritirato e così in queste ore adArcore è in corso una lunga ri-flessione su chi candidare. Acaldo, B. non ha mandato giù iribelli che hanno votato Brunola scorsa settimana. Ma il puntoè che dietro l’avvocato pugliesenon ci sono solo i mal di panciadei dissidenti di Raffaele Fitto.Il nome di Bruno è stato accoltocon favore da Niccolò Ghedini,da sempre ostile al g i a n n i l e t t i-smo, e soprattutto non è statoostacolato, anzi, dallo sherpaberlusconiano del patto delNazareno, il plurinquisito De-nis Verdini. Salvo sorprese, do-mani in Parlamento, per i duegiudici costituzionali si rico-mincerà dal ticket Violan-te-Bruno. E se il previtiano do-vesse farcela avremo un com-ponente della Consulta con ilfiglio indagato per prostituzio-ne minorile. Una specialità dal-le parti di Forza Italia. NicolaBruno, questo il nome del fi-gliolo, avrebbe avuto almenoun rapporto sessuale certo conuna delle due minorenni delloscandalo romano delle ba-by-squillo dei Parioli.

Il ministro e onorevole, Maria Elena Boschi durante la votazione per Consulta e Csm Ansa

R I F OR M ATOR I

di Vincenzo Iurillo

La vignetta circola in bozza tra le toghe e gliaddetti ai lavori del Palazzo di Giustizia di

Salerno. C’è chi ride. Chi si mette le mani neicapelli. Chi la trova un po’ truculenta. Ma è lasatira, bellezza. Che colpisce e raggiunge il ber-saglio, perché fa riflettere. Perché gli autorisono due giudici del Tribunale salernitano. Edil loro disegno in bianco e nero è il riflessodall’interno della protesta e della preoccupa-zione di una parte consistente della magistra-tura verso la riforma della giustizia in cotturasul fornello del governo Renzi. Il tratto di pen-narello è artigianale, del resto è un hobby, nonil loro mestiere. Una rivisitazione dell’Operadei Pupi. Dove sotto le fattezze del “ProdeOrlando” si intravedono i lineamentidell’omonimo Guardasigilli in quota Pd, chestringe con la mano mancina la testa di unmagistrato sanguinante, appena decapitatocon la spada. Gli autori, che firmano una ta-vola a testa (mozzata), sono MichelangeloRusso e Nicola De Marco. Russo, 66 anni, è

stato tra l’altro procuratorecapo di Lagonegro (inquisìper usura il cardinale di Na-poli Michele Giordano, poiassolto), presidente di col-legio di Corte d’Appello aRoma, consigliere giuridicodei ministri dell’AmbienteAlfonso Pecoraro Scanio eStefania Prestigiacomo. Og-gi presiede un collegio diCorte d’Appello di Salerno.La sua passione per le vi-gnette sui temi dell’agendapolitica e giuridica gli hacausato in passato qualcheprocedimento disciplinare.Tutti conclusi col proscio-glimento.

DE MARCO, 61 anni, è il presidente della Se-conda Sezione Civile del Tribunale di Salerno.I disegnatori quindi non sono due ‘giudici ra-gazzini’ di cossighiana memoria, ma due ma-

gistrati esperti e di spessore. Il Fatto Quotidiano èriuscito a procurarsi la vignetta in originale. Edha chiesto a uno degli autori, Russo, di spie-garcene la genesi e il significato: “Abbiamovoluto rappresentare in forma inconsueta losconcerto dei magistrati di fronte al metodoadottato dal ministro Orlando su questioni co-sì delicate – sostiene la toga, esponente di Ma-gistratura Democratica – a cominciare dallaprospettata legge sul risarcimento danni, laprima vera mina sull’indipendenza del giudice.Il nostro lavoro non è paragonabile a quello delmedico o dell’ingegnere, che hanno di fronteun’unica strada: la salvezza del paziente e lasolidità della struttura in costruzione. Il giu-dice si trova di fronte a centinaia di opzioni, econ la minaccia di perdere lo stipendio puòesserci la tentazione di scegliere la meno ri-schiosa, specialmente quando si ha a che farecoi potenti”. E cosa vi augurate con la dif-fusione della vignetta? “Che altri magistratifacciano arrivare decine di disegni simili sultavolo del ministro”. Orlando li troverà diver-tenti?

L’IMPUTATO & IL PREVITIANOA L L’ASSALTO DI CSM E CONSULTAIL CAIMANO VUOLE A PALAZZO DEI MARESCIALLI LUIGI VITALI, SOTTO PROCESSOPER ABUSO D’UFFICIO. E PER LA CORTE DONATO BRUNO, UOMO DI “C E SA RO N E ”

Donato Bruno Ansa

Luigi Vitali Ansa

La vignetta dei togati: Orlando il mozza testeRUSSO E DE MARCO, MAGISTRATI A SALERNO, IRONIZZANO SUL MINISTRO E LA SUA RIFORMA: “RAPPRESENTA IL NOSTRO SCONCERTO”

CITAZIONE COLTA Il disegno rivisital’Opera dei Pupi, il teatro delle marionette,

paragonando il Prode Orlando al Feroce Sara-cino. Russo, 66 anni, presiede un collegio del-la Corte d’Appello. De Marco, 61 anni, è il pre-

sidente della 2° sezione del tribunale civile

SFREGIO DELLE REGOLESecondo la legge “i componenti del Consiglio possono

essere sospesi dalla carica se sottoposti a procedimento

penale”. Di Maio (5 Stelle): “Napolitano tace sul caso”

Page 6: ilfatto20140914

6 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

di Silvia Truzzi

Franco Cordero -professore emeritodi procedura pe-nale a La Sapienza,

editorialista di Repubblica escrittore - s’intende del morboi ta l i co (titolo d’un suo libro,uscito l’anno scorso, Later-za), e se gli domandate comesta l’Italia, scova i precedenti.“La pesca politica dei consen-si muove da enunciati nar-rativi: l’agonista presenta gliscenari d’un suo mondo; laplatea gli crede o no; spesso leviscere contano più della ma-teria grigia. Mussolini vanta-va armi irresistibili e animaguerriera buttandosi nell’a v-ventura abissina, assurda sot-to ogni aspetto. Gl’italianidonano l’oro degli anelli nu-ziali: Benedetto Croce conse-gna la medaglietta da sena-tore; Vittorio Emanuele Or-lando, vecchio leone liberale,è pronto, solo che Dux chia-mi. Quando poi Londra e Pa-rigi mandano l’ultimatum aHitler invasore della Polonia,i patrioti tirano il fiato, con-tenti d’essere alla finestra; neltrionfo tedesco della tardaprimavera 1940, però, chie-dono guerra, finta beninteso,e bottino enorme, gratis: Niz-za, Corsica, Algeria, Tunisia,Egitto, Sudan, Medio Orien-te, sponda atlantica; costorohanno gli occhi più capacidello stomaco, commentaJoachim von Ribbentrop.Non arriva nemmeno ungrano di sabbia. Sei mesisquadrano i fatti: era fumol’Impero; tra Sidi Barrani e laSirte carri inglesi sbaraglianoarmate elefantiache (rintana-to nel sottosuolo d’una ciclo-pica tomba romana, le co-mandava da lontano RodolfoGraziani, detto l’Africano,implacabile contro indigeniinermi, qui piagnucoloso);pesci spada biplani affonda-no nel porto due navi da bat-taglia; l’attacco alla Grecia lapresupponeva genuflessa, in-vece combatte e l’aggressoreincassa figure ignobili. AMentone i doganieri espon-gono un cartello: ‘grecs, arrê-tez-vous; ici France’. I sognid’euforia rendono poco nellaveglia”.Professore, veniamo al pre-s e n te .Desta dubbi il modo in cuiRenzi salta sul palco: Lettanipote guidava un’équipe af-fetta da marasma organico,sotto l’insegna “larghe inte-se”; Rex Neapolitanus, patro-no delle stesse, gestiva l’a b-norme secondo settennio.L’incoronato dalle primarieconsiderava rottami gli oli-garchi. Era presumibile cherifiutasse la staffetta a Palaz-zo Chigi: ‘Non bevo veleni’;abdichi lo stratega défaillante il successore sciolga le Ca-

mere, elette con una legge tal-mente perversa da fregiarsidel marchio suino. Inveceraccoglie l’eredità fallimenta-re, capo del governo rischio-samente vivo finché BerluscoMagnus glielo permetta. Vi-gono accordi sotto banco. Lopseudostatista pirata, tre vol-te presidente del consiglio, sacosa vuole: gonfiare l’imperoeconomico e mediatico(“conflitto d’interessi” è for-mula tabù, sepolta nel con-vito bicamerale dalemiano18 anni fa); uscire impunitodai processi; giustizia penalerispettosa dei colletti bianchi,et cetera. Restano occulti ipatti del Nazareno, sabato 28gennaio 2014, ma l’uomonuovo confessa “profondasintonia”. Non era l’esordiomigliore.Che pensa dell’impetuosopremier riformatore?Lo spettacolo culmina nellosketch dei gelati venerdì sera

29 agosto, contro l’Eco n o m i s t .Parla a fiotti: ogni tantospende battute tracotanti;annuncia mirabilia come ba-stasse dire qualcosa perchédiventi fatto. Sinora l’unicamezza opera è la nuova figuradel Senato, bollata qualesgorbio dai competenti. Nelqualificarsi unico possibilesalvatore, imita l’omonimonotaio romano Cola di Rien-zo o dei Rienzi (mercoledì 1°agosto 1347): “candidatus Spi-ritus Sancti miles, Nicolaus Se-verus et Clemens, liberator Ur-bis”, ecc.; sfoderata la spada,taglia il mondo in tre fetteogni volta esclamando “èmia”. Corre del feeling tra idue condottieri 2014, affiniin carica vitale, anima prag-matica, estro socievole. Nonavendo figliolo politico, SuaMaestà d’Arcore volentieriadotterebbe l’ex sindaco fio-rentino, così disinvolto e ta-lentuoso (s’era distinto inuna gara televisiva Media-set): fra’ Girolamo scolpiva isermoni in lessico scabro;l’attuale postpiagnone cin-guetta ai tasti nel gergo d’u l-timo grido. Esistono puntiincompatibili, in particolaresulla giustizia, perché ReLanterna cava grosse renditeelettorali dal malaffare w h i teco l l a r ; ma Pd, Ncd, Forza Ita-lia vanno convergendo; stiatranquilla la palude “m o d e-rata”: hanno un futuro lineacriminofila, privilegi, disse-sto economico.Rivive anche Berlusconi, re-suscitato per l’ennesima vol-

ROT TA M A Z I ON I

ta.Lo vediamo insolitamentequieto. Non era mai stato co-sì poco visibile: diserta i fastibalneari; pratiche igienichegli tolgono qualche chilo;studia la storia d’Italia neidocumentari Luce sul ven-tennio nero. Non che se nevada, stanco della vita attiva:nient’affatto, dà sicura la ren-trée, Pater constituens; gli ser-ve una seconda persona (no-me latino della maschera cheindossano i commedianti).Qui vengono utili fonti alchi-

mistiche: il re ha cicli vitali;invecchiando s’indebolisce,divaga, sbaglia; poi muore erinasce. Talvolta l’a m m a z z a-no dei rivoltosi (Stolcius deStolcenberg, Viridarium chymi-cum, 1524): forse compionol’opera Angelino Alfano, Fa-brizio Cicchitto, GaetanoQuagliariello; o lo divora unlupo cattolico con pingueportafoglio ministeriale, el’estinto riappare poco di-stante, uscendo incolume dalfuoco (Michael Maier, Scruti-nium chymicum, 1687: icono-grafia in C.G. Jung). Divus Ber-lusco, dunque, non passerà loscettro al concorrente giova-ne, imitando Carlo V, deditoa passatempi funerari in unmonastero, ma ogni giorno ipartners diventano più simi-li. Nella Fattoria degli anima-li i maiali insorti camminanoritti, ormai umanoidi, e gio-cano a carte col padroneespulso, litigando quandosaltano fuori due assi di pic-che. Va formandosi un bloc-co amorfo, luogo del nudopotere. Resta da vedere chicomandi: M.R. rampa, inva-de, strepita; S.B. ha soldi cheescono dalle orecchie, televi-sioni, giornali, sopraffinoknow-how criminaloide. E sevenisse fuori una diarchia?Conta ventun anni la versio-ne sabaudo-mussoliniana.Che festoso capolavoro sa-rebbe l’Olonese insediato alQuirinale. Ipotesi da con-templare nel Guignol politi-co italiano.

@silviatruzzi1

Alfano e Speranzascoprono che le listebloccate fanno male

CIASCUNO SI RENDA conto di quanto le listeelettorali bloccate abbiano fermato e aggravato ilfenomeno della casta, il distacco dalla politica e ilsuccesso di Grillo. Il danno che hanno fatto le listebloccate nel senso di rifiuto nella gente è statopeggiore di quello delle inchieste giudiziarie”,queste parole le ha pronunciate il ministro An-gelino Alfano, alla festa dell’Udc (sì l’Udc ha qual-

cosa da festeggiare) a Chianciano Terme. Alfanodimentica che le liste bloccate le ha votate e le haprotette per anni. Adesso, fondata Ncd che faincetta di preferenze al Sud (come dimostrano lerecenti Europee), se ne lamenta. Anche RobertoSperanza, capogruppo del Pd alla Camera, cam-bia idea: “Le liste bloccate non sarebbero accet-tabili”

LILLO(Pasquale Petrolo)Vorrei citare una frase diPasolini: “Il coraggiointellettuale della verità e lapratica politica sono duecose inconciliabili inItalia”. Firmo l’appello delFatto Quotidiano nellasperanza che un domaniqueste due cose possanoconciliar si.( a t to re )

Il professore Franco Cordero

“Lo sgorbio delle riformee il nuovo ve n t e n n i o R e n z i - B.”

LA COPPIA

D’I TA L I A

Il premier rampa, invade,

strepita; l’ex Cavaliere

ha soldi che escono

dalle orecchie,

televisioni, giornali,

sopraffino know-how

criminaloide

Il professore Franco Cordero, editorialista di “R ep u bbl i c a ” O l yco m

CONTRO

L’ECONOMIST

Lo spettacolo culmina

nello sketch dei gelati

Parla a fiotti: spende

battute tracotanti;

annuncia. Come

bastasse dire qualcosa

perché diventi fatto

Salvemini), Gian Carlo Caselli, ClaudioCastrogiovanni, Giuseppe Civati,

Gherardo Colombo, Gabriele Corsi,Luisella Costamagna, Maurizio

Crozza, Roberto D’Agostino, LorenzaCarlassare, Nando Dalla Chiesa,Renato De Maria, Alessandro Di

Battista, Enrico di Nicola, Antonio DiPietro, Roberto Faenza, GiovanniFasanella, Fedez, Sabrina Ferilli,

Gianni Ferrara, Elda Ferri,Ficarra&Picone, Paolo Flores d'Arcais,

Dario Fo, Francesca Fornario, RiccardoFraccaro, Carlo Freccero, Milena

Gabanelli, Bruno Gambarotta,Alessandro Gassman, Veronica

Gentili, Aldo Giannulli, Valeria Golino,Carlo Federico Grosso, Luca

Guadagnino, Leo Gullotta, SabinaGuzzanti, Roberto Herlitzka, Enzo

Iacchetti, Riccardo Iacona, AntonioIngroia, Anna Kanakis, Francesco

Sylos Labini, Raniero La Valle,Valentina Lodovini, Carlo Lucarelli,

Daniele Luttazzi, Paolo Maddalena,Maurizio Maggiani, Ivano Marescotti,

Giovanna Maggiani Chelli, FiorellaMannoia, Luca Mercalli, Gian

Giacomo Migone, Tomaso Montanari,Roberta De Monticelli, Antonio

Morabito, Laura Morante, MillyMoratti, Francesca Neri, Achille

Occhetto, Andrea Occhipinti,Piergiorgio Odifreddi, Ermanno Olmi,

Moni Ovadia, Pancho Pardi, AlbaParietti, Gianfranco Pasquino, Stefano

Passigli, Gaetano Pecorella, GianluigiPellegrino, Piero Pelù, Nunzia

Penelope, Gianandrea Piccioli, OttaviaPiccolo, Francesca Reggiani, Marco

Revelli, Andrea Rivera, StefanoRodotà, Alba Rohrwacher, AlessandroRoja, Francesco Rosi, Gianfranco Rosi,Renzo Rossellini, Paolo Rossi, Raphael

Rossi, Elisabetta Rubini, ClaudioSabelli Fioretti, Giorgia Salari, Michele

Salvemini (Caparezza), AdrianoSansa, Claudio Santamaria, Riccardo

Scamarcio, Vauro Senesi, SalvatoreSettis, Amalia Signorelli, BarbaraSpinelli, Vera Slepoj, Gino Strada,

Rocco Tanica, Benedetta Tobagi,Oliviero Toscani, Nicola Tranfaglia,Gianni Vattimo, Dario Vergassola,

Massimo Villone, Vincenzo Vita,Maurizio Viroli, Marco Vitale,

Giampaolo Zancan, Luana Zanella,Tana de Zulueta, Matteo Maffucci e

Thomas De Gasperi(Zero Assoluto)

258mila firme per la Costituzione

Ecco il testo dell’appellodel Fatto Quotidiano:

“Le controriforme dell’Italicum edel Senato, concordate dalgoverno con il pregiudicatoBerlusconi e il plurimputatoVerdini, consentono a un pugnodi capi-partito di continuare anominarsi i deputati, abolisconol'elezione dei senatori edespropriano i cittadini dellademocrazia diretta: i referendum(non più 500mila, ma 800milafirme) e le leggi di iniziativapopolare (non più 50mila, ma250mila firme). Chiediamo aipresidenti Napolitano, Grasso,

Boldrini e Renzi di sostenere soloriforme che rispettino lo spirito deiCostituenti, per una verademocrazia partecipata”.

Antonio Padellaro, Marco Travaglio,Peter Gomez, la redazione delFatto

Quotidiano, Barbara Alberti,Alessandro Aleotti (J Ax), Mario

Almerighi, Gaetano Azzariti,Francesco Barbagallo, Urbano

Barberini, Franco Battiato, StefanoBelisari (Elio), Alessandro Bergonzoni,

Pietro Bevilacqua, Benedicta Boccoli,Stefano Bonaga, Gianni Boncompagni,

Angelo Bonelli, Sandra Bonsanti,Salvatore Borsellino, Aldo Busi, Fabio

Canino, Caparezza (Michele

LA PETIZIONE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

Page 7: ilfatto20140914

7il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4ROT TA M A Z I ON I

Ballarò, Gianninisi elogia e l’U s i g ra isi arrabbia

CARO MASSIMO Giannini, smentisca o siscusi. Le sue parole riportate in una intervistada lei rilasciata a un settimanale sono un in-sulto alle centinaia di giornaliste e giornalistiRai”. Così l’esecutivo Usigrai in merito a un’i n-tervista rilasciata da Massimo Giannini al set-timanale Oggi. “Bisogna chiedersi come mai laRai debba guardare fuori - dice il nuovo con-

duttore di Ballarò nella frase incriminata -.Quello che rende complicato riconoscere leprofessionalità interne è una certa diffusa ar-rendevolezza del sistema Rai alla politica. Laprofessionalità di un giornalista si misura sullasua autonomia, l’impermeabilità ai condizio-namenti esterni, se rinunci a quella perdi il tuova l o re ”.

di Bruno Tinti

Renzi, tu di giusti-zia non capisciniente. Non ècolpa tua perché

è un mestiere che non haimai fatto. Però è colpa tuaperché non ti informi o ti in-formi dalle persone sbaglia-te. Siccome io ne capiscoperché ci ho lavorato per 40anni, ti spiego in breve cosanon va e cosa si deve fare. Sevuoi approfondire, scrivimi:ci vediamo e io ti chiariscobene come stanno le cose.Il processo civile non funzio-na perché è troppo lungo. Edè troppo lungo perché il co-dice di procedura è sbagliatoe perché la gente litiga molto.In realtà litiga molto proprioperché la procedura è sba-gliata: chiunque preferiscepagare tra 8 anni anziché og-gi. Quindi si deve cambiare ilcodice di procedura. Nondare retta agli avvocati che suquesto codice ci campano:più cose scrivono, più il pro-cesso è lungo, più guadagna-no. E inoltre più processi cisono e più guadagnano.Per un processo breve ed ef-ficiente servono:1) un atto di citazione in cuisi spiega tutto e si chiedonotutte le prove.2) Un atto di risposta in cuisi confuta e si chiedono leprove.3) Il potere del giudice diescludere le prove che nonsono necessarie.4) Una memoria conclusivaper ognuna delle due parti.5) Una concisa sentenza.6) L’abolizione dell’appello.Non serve a niente, non è ga-ranzia di decisione più giu-sta, moltiplica le possibilitàdi errore. I giudici di Appellonon sono migliori, più intel-ligenti, più preparati di quel-li di Tribunale. Non si puòsapere se la sentenza “giusta”è quella di primo o di secon-

do grado. Tempo, soldi egiudici buttati dalla finestra.In Usa, Gran Bretagna e intanti altri Paesi (se vuoi ap-profondire ti faccio una lista)non c’è.7) Ricorso in Cassazione permotivi di diritto.In questo modo il numerodei processi si dimezzerà, ilnumero dei magistrati che litratteranno si raddoppierà, itempi del processo potrannodiminuire fino a 2 anni. Inol-tre non si sarà speso nem-

meno un euro. Se poi ti avan-zano un po’ di soldi, assumicancellieri: le attività ammi-nistrative sono una maledi-zione, cubano un tempo in-finito e farle svolgere ai giu-dici è uno spreco di risorse.

IL PROCESSO PENALE nonfunziona perché il codice diprocedura è sbagliato. Ci so-no troppi gradi di giudizio:indagini, Tribunale della li-bertà (che può essere repli-cato N volte), udienza pre-

liminare, Tribunale, Appelloe Cassazione. Anche qui, nondare retta agli avvocati: piùgradi di giudizio, più lavoro,più soldi. Il tribunale della li-bertà è inutile; c’è già un giu-dice che ha controllato le ri-chieste e l’operato del PM: è ilGIP. E l’Appello è inutile perle stesse ragioni già viste trat-tando del processo civile. Sesi controlla quello che è giàstato controllato, lo capiscianche tu che poi è inutile la-mentarsi dei processi lunghi.

Un altro motivo per cui ilprocesso penale non funzio-na è che ci sono troppi reati.Per esempio, tutto il codicedella strada (non l’omicidiocommesso in violazione dellenorme del codice, sia chiaro)deve essere sanzionato in viaamministrativa. E così le vio-lazioni ambientali ed edilizie;qui la pena sta nei sequestri,non nella condanna penaleche tanto non si sconta per-ché il reato si prescrive. Etanti altri reati di cui di nuo-vo ti posso fare l’elenco, sevuoi approfondire. Lo sai checostituisce reato la mancataapposizione nei pubbliciesercizi della tabella dei gio-chi leciti? E lo sai che questogenere di processi si fa con lostesso codice di procedurache si usa per un processo diomicidio?

Infine il processo penale nonfunziona perché si fa un usodemenziale delle notifiche(gli avvisi che si devono dareall’avvocato e all’imputato).Costano un sacco di soldi,non vanno mai a buon fine esono la causa principale deirinvii delle udienze, dunquedella durata del processo pe-nale, dunque della prescri-zione dei reati. Anche qui la-scia perdere gli avvocati; lorosulle notifiche andate a maleci campano: servono per la

prescrizione. Basta prevede-re che, alla prima occasionein cui un cittadino è infor-mato di essere perseguito pe-nalmente (arresto, primo in-terrogatorio, perquisizione,sequestro etc) gli si deve direche ha il diritto di nominareun avvocato, che se non lo fane avrà uno d’ufficio e chetutte le notifiche saranno fat-te a questo avvocato; si in-formi.

INFINE LASCIA perdere que-sta storia dei Tribunali chechiudono e delle ferie troppolunghe dei magistrati. I Tri-bunali non chiudono, quellache è sospesa per le ferie (dal1 agosto al 15 settembre) èqualsiasi attività che richiedel’intervento di un avvocato,così lui può andarsene in fe-rie senza essere angosciatodalle scadenze degli appelli odagli interrogatori del suocliente. Invece i termini en-tro cui depositare le sentenzenon sono sospesi: una sen-tenza emessa il 15 luglio deveessere depositata il 15 agosto,ferie o non ferie; se non lo è,scatta il procedimento disci-plinare. Siccome le sentenzecontinuano a essere emessefino all’ultimo giorno primadi andare in ferie, i giudici sene vanno con la valigia pienadi fascicoli e, nei primi 15giorni, spesso anche dopo senon ce la fanno, scrivonosentenze. Capito perché que-ste intemerate sulla chiusuradei Tribunali e sulle ferie deimagistrati sono una stupi-daggine?Ti resta da capire ancora unacosa: il Vice Presidente delCSM è una figura di garan-zia. Per questo deve essereeletto dal Plenum. Se tu pa-racaduti un tuo sodale di Go-verno e lo imponi al CSM, laCostituzione te la metti neltaschino. Non sta bene.

di Vincenzo IurilloNapoli

Stringi stringi, nella discioltaUdeur di Clemente Mastella

tutto restava in famiglia. Candida-ture alla moglie (in consiglio regio-nale) e all’ex cognato (in Parlamen-to), incarichi al consuocero inge-gnere (nelle aziende pubbliche), as-sunzioni alla nuora (un praticantatonel giornale di partito), consulenzeal figlio avvocato (dalla società edi-trice del quotidiano e non solo). Maora sappiamo che restavano in fa-miglia, e più precisamente alla so-rella dell’ex ministro della Giustiziadi Prodi, anche un bel po’ di fondipubblici del consiglio regionale del-la Campania. Lo si apprende da unpaio di verbali depositati agli attidelle indagini della Procura di Na-poli sulla spese pazze in Regione.Coordinata dal pm Giancarlo No-velli e condotta dal Nucleo Tribu-tario della Guardia di Finanza par-

tenopea, agli ordini del colonnelloNicola Alterio, l’inchiesta è appro-data il 1 aprile alle notifiche degliavvisi di conclusione. Tra i circacinquanta indagati con accuse dipeculato c’è Sandra Lonardo. Lamoglie di Clemente Mastella. La expresidente del consiglio regionalenell’ultima consiliatura Bassolino,oggi in carica come semplice con-sigliere. Convocata dal pubblicoministero il 28 giugno 2013, assi-

stita dagli avvocati Alfonso Fur-giuele e Fabio Carbonelli, Lady Ma-stella si è presentata con un corposofascio di carte relative alla propriaattività politica: disegni di legge re-gionale, attività in commissione. Haspiegato che i circa mille euro men-sili di fondi pubblici destinati alleiniziative connesse al mandato isti-tuzionale le venivano girati dal ca-pogruppo Ugo De Flaviis con pro-cedure informali (“il nostro gruppoè composto solo di due consiglie-ri”).

QUEI SOLDI sono stati impiegati, di-ce, “per pasti, per il mio sito internet,per retribuire la persona che mi ac-compagna a Napoli, vengo da Be-nevento”. Lonardo sottolinea anchedi aver speso 500 euro mensili per ilfitto di una stanza presso la sedeprovinciale dell’Udeur in via Doni-zetti numero 2, a Benevento. Per cu-rare i rapporti politici con il terri-torio dove è stata eletta nel 2010 con

10.940 preferenze. E indovinate dichi sono quegli uffici? Lo rivela An-tonietta Maccauro, segretaria am-ministrativa Udeur a Benevento, inun verbale del 18 novembre 2013:“Sono di proprietà di Miriam Ma-stella, sorella di Clemente Mastella”.La signora Maccauro conferma cheLonardo pagava 500 euro mensiliper la stanza, il resto dell’affitto ve-niva coperto dal marito all’epocaeuroparlamentare Clemente Ma-stella. Bene, e le ricevute dove so-no? “Non ci sono ricevute – precisa

Maccauro - c’era un rapporto fi-duciario”. E qui potrebbe cascarel’asino. La Procura è orientata achiedere il rinvio a giudizio deiconsiglieri regionali che non riu-sciranno a dimostrare l’utilizzo deifondi pubblici attraverso contrattiregistrati, fatture, tracce di bonifici.Con buona pace del “rapporto fi-duciario” che fa sembrare suffi-ciente la parola data e una stretta dimano. Una cosa comunque bella,che rinsalda i rapporti e gli affettitra amici. O tra parenti.

I Mastellas. Clemente Mastella e Sandra Lonardo al matrimonio del figlio Ansa

Altro che ferie: gradi,codici e cancellieriCosì è buona giustiziaCONSIGLI NON RICHIESTI AL PREMIER DA UN EX MAGISTRATOCON 40 ANNI DI CARRIERA: “NON NE CAPISCI, MA INFORMATI”

CSM E NON SOLO

SENZA APPELLO

Non serve a niente, non è

garanzia di decisione più

giusta, moltiplica

le possibilità di errore

I giudici non sono

migliori, più preparatiToghe. Il premier Matteo Renzi vuole riformare la giustizia Ansa

Lady Mastella pagava l’affittoalla cognata con i soldi pubblici

INCHIESTA A NAPOLI

SAGA DI FAMIGLIA

Sandra Lonardo spendeva

500 euro al mese

(di fondi regionali)

per un ufficio a Benevento

di proprietà della sorella

di Clemente

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8 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

La Cgia accusa:“15mila euro l’annodi salasso fiscale”

Vuole qualcuno che locontrolli, Pier CarloPadoan. O forsevuole qualcuno che

controlli il suo presidente delConsiglio, che lo costringa a ri-spettare gli impegni presi in se-de europea: negli ultimi giorni,forse è una casualità, nei palazziromani s’è diffusa la voce cheRenzi si sarebbe accodato allaFrancia, che pochi giorni fa harinviato a data da destinarsi ilrientro del proprio deficit sottoil 3%. “Il controllo sulle riforme- ha scandito ieri il ministrodell’Economia - è uno strumen-to utile, perché è uno strumentodi controllo tra i Paesi che, dapari tra di loro, si scambianoesperienze. Non è solo un ele-mento di disciplina ma ancheun elemento di apprendimento.Siamo entrati in una fase nuova,tutte le esperienze sono impor-tanti”, ha detto ieri a marginedell’Ecofin informale che s’è te-nuto a Milano. La cosa, però,non è passata: niente racco-mandazioni per l’Italia, né “ri -chieste di impegni scritti”, haspiegato il presidente dell’Euro -gruppo, Jeroen Dijsselbloem,“quelli presi sono già noti e con-tenuti nel Patto di stabilità e nel-le raccomandazioni specifi-che”.

NELLA LETTERA che aveva in-viato ai ministri dell’Economiaeuropea per preparare l’incon -tro aveva parlato addiritturadella ricerca di “strumenti percontrastare i gruppi di potereche ostacolano le riforme”. For-se i Parlamenti, forse i sindacati

o i partiti. Chissà, magari anchegli elettori. Alla fine, accanto aPadoan, c’era il commissarioeuropeo Jyrki Katainen (quellocattivo), che spiegava che“l’agenda del governo italiano èambiziosa e contiene tutto quelche serve, ma va impletata”, cioèrealizzata davvero, per dare“impulso alla crescita”. Qui par-te la non elegantissima metaforadel finlandese: “Se c’è la ricettadi un medico e sono state com-prate le medicine e poi non leprendiamo, non serve a molto”.Ma mica bastano solo le riforme- tipo quella del lavoro - servepure “il consolidamento fiscale

per aumentare la credibilità de-gli Stati”. Tradotto: l’Italia devecontinuare a tagliare le spese efare il pareggio di bilancio strut-turale come promesso.

FINITO? MACCHÉ. Pure JensWeidmann, il presidente dellaBundesbank, ha voluto chiarireil suo pensiero: con le nuove mi-sure della Bce, ha spiegato dopol’Ecofin, “c’è pericolo che i po-litici allentino i loro sforzi per leriforme e che gli investitori as-sumano un rischio eccessivocercando guadagni, che posso-no mettere a rischio la stabilitàfinanziaria”. Anche quel poco

che ha fatto Mario Draghi, in-somma, è stato troppo per laBanca centrale tedesca e ora bi-sognerà controllare queglispendaccioni dei politici del SudEuropa.Matteo Renzi, però, dal palcodella Fiera del Levante di Bari,come prima cosa mette a verbaleun concetto che non suoneràpiacevole alle orecchie di Pa-doan, di Weidmann e dei pro-pugnatori del controllo europeosulle “riforme”: “Dopo anni diubriacature per soluzioni tecni-che o tecnocratiche è arrivatoper la politica il momento di farela sua parte”. E qual è il suo com-

pito primario? Forse chiedere diessere controllati? Non proprio:“Noi andiamo in Ue a chiedereconto dei 300 miliardi di euro diinvestimenti annunciati da Jun-cker, vogliamo sapere quando limettono. Smettiamola con lacultura del piagnisteo, noi sia-mo alla guida dell’Ue, dobbia-mo farci valere per quello chesiamo”.Da Milano, però, le notizie non

sono buonissime da questopunto di vista: Padoan, finito ilvertice, ha detto che “la Com-missione e la Banca europea de-gli investimenti studierannoprogetti di investimenti da illu-strare in tempi brevi ai gover-ni”.

SIAMO agli approfondimenti,insomma: non una cifra, nonuna data, solo l’impressione delnostro ministro che “l’Europa sista avviando verso una strategiasulla crescita e l’occupazioneche è esattamente l’obiettivodella presidenza italiana”. Sarà,ma il governatore della Bancad’Italia, Ignazio Visco, è sem-brato meno ottimista: non è da-gli Ecofin che arrivano le solu-zioni, ha spiegato, e alla fine delvertice “l’Italia rimane coi suoiproblemi”. Non basta nemme-no fare le riforme: “Per la ripresaserve sostanzialmente senso di

responsabilità e una visionecoerente, poi le riforme bisognacontinuare a farle, ma non è cheognuna di queste può risolvere ilproblema, bisogna prenderletutte nel loro insieme”. E finora,sempre nel racconto di Visco,l’unico risultato è che c’è accor-do “sul fatto che c’è un problemaeuropeo a livello di investimen-ti” e “sul fatto che la domanda èmolto bassa”. Anche Renzi, nelsuo discorso, s’è ovviamentebuttato sulle riforme di fare: “Da20 anni ci promettiamo di cam-biare il Paese e non lo facciamo,rimandiamo in nome di unamalattia che si chiama ‘riformi -te’. Ora dobbiamo farle per ren-dere il Paese più semplice e me-no caro”. Come si fa? Semplice:grazie a lui, “che ha la testa dura,non molla e va avanti”, mentre“sugli spalti c’è la gente che fa iltifo”. Per lui.

Ma. Pa.

PADOAN VUOLE LA SUPERVISIONE UERENZI: “I TECNICI, STAGIONE FINITA”KATAINEN: “TAGLI E RIFORME”. LA REPLICA: “E I 300 MILIARDI PER GLI INVESTIMENTI?”

di Francesco CasulaTaranto

Dagli applausi del Gargano agli insulti diTaranto e le proteste a Bari. La giornata di

Matteo Renzi in Puglia è il racconto di po-polazioni della stessa regione che guardano alleistituzioni con animo opposto. A Peschici, do-po l’alluvione che ha causato due morti e oltre70 milioni di euro di danni, c’è chi crede dav-vero nell’aiuto del Governo. Nella città dell’Il-va, invece, vince la rabbia di un centinaio traoperai dell’Ilva e ambientalisti. Nel Gargano,l’ex rottamatore si è fermato a parlare con icittadini: “Non vi lascerò soli” e “il governo faràla sua parte com’è doveroso”. I cittadini di Ta-ranto, invece, sono rimastifuori dalla prefettura, dove ilprimo ministro ha incontratoil sindaco, il presidente diConfindustria e i sindacatimetalmeccanici. Renzi non hatrovato tempo per parlare coni manifestanti che al suo arrivogli hanno dedicato il coro“Buffone! Buffone!” e alla suapartenza hanno rincarato ladose con insulti e il lancio diqualche bottiglietta. “Se que-sto Matteo Renzi è il nuovo

che avanza – ha commentato il comitato deiLiberi e pensanti - permetteteci di dire che as-somiglia terribilmente al vecchio; a quella vec-chia politica che ha immolato la città di Tarantoa vittima sacrificale, sull’altare degli interessidei grandi gruppi industriali e dello Stato”.

PER RENZI non c’è stato nemmeno il tempo perincontrare i pediatri tarantini che avevano chie-sto un incontro per approfondire la dramma-tica situazione ambientale e sanitaria: “Mi sonofatto dare il numero di telefono della pediatra –ha detto ai giornalisti - la chiamerò. L’Ilva è unaquestione nazionale, la scommessa di come sipuò fare impresa rispettando la salute”. Unascommessa, tuttavia, che nonostante una va-

langa di decreti varati da trediversi governi, lo Stato nonsembra aver vinto. Inoltre, sulprogetto “Tempa Rossa” cheprevede l’espansione della raf-fineria Eni di Taranto e l’au -mento del 12 per cento delleemissioni, Renzi è stato evasi-vo: “È uno dei grandi temi chesuscitano grandi dibattiti nellapopolazione, sono questioni sucui talvolta c’è un elemento ditensione slegata dalla realeportata dei problemi”. Un pro-

getto contro cui anche il comune di Taranto hadetto ufficialmente “no”, mentre il governo, in-curante, sta procedendo speditamente. Pocoprima di partire per la Fiera del Levante, infine,il presidente del Consiglio ha annunciato chetornerà “nel periodo di Natale, alla fine dell’an -no a fare il punto della situazione”. Ma le pro-teste lo hanno accompagnato anche nella suc-cessiva parte della giornata pugliese. A Bari, inrisposta alla “buffonata” del gelato a PalazzoChigi, studenti e giovani precari con un carrettodi gelati davanti alla stazione centrale di Barihanno contestato Renzi spiegando che “non ab-biamo bisogno delle buffonate del governo, madi un nuovo welfare, un reddito minimo ga-rantito che consenta continuità di reddito per

chi non ha continuità di lavoro, serve dire bastaalla precarietà che contribuisce all’aggravarsidella crisi e all’aumento delle diseguaglianze”.

MA AL SUO arrivo alla fiera del Levante, Renziha dovuto fare i conti anche con i sindaci e icittadini del Salento contrari al gasdotto Tap.“Noi siamo pronti a rispettare chi dice ‘No’ – harisposto il premier - ma chi dice ‘no’ non puòdire ‘stop’. Parliamo di tutto senza problemi manon si può dire ‘no’ a un’opera così”. La Tap nelSalento come Tempa Rossa a Taranto quindi:non importa cosa dicano istituzioni locali e cit-tadini, il premier va avanti perché “ha la testadura” e, secondo lui, “c’è la gente che fa il ti-fo”.

Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, con Matteo Renzi La Pre ss e

GIORNATA NERA

FALCHI TEDESCHI

Bundesbank attacca

Draghi: “Con le nuove

misure della Bce c’è

il pericolo che i politici

allentino gli sforzi

per le riforme”

PUGLIA AMARA

Qualche applauso

a Peschici, poi i problemi:

proteste dei sindaci

per il gasdotto Tap

e i precari lo accolgono

col carretto dei gelati

LE FAMIGLIE ITALIANE hanno subi-to un prelievo fiscale medio annuo di15.329 euro, pari a circa 1.277 euro almese, comunque 325 euro in meno ri-spetto al 2012 grazie all’abolizionedell’Imu. Quest’anno, però, la pressio-ne fiscale è destinata ad aumentarefino a raggiungere il record del 44%.

Dati che preoccupano se si considerache il salario medio in Italia è di 1.327euro al mese, ma tra i sei e i sette mi-lioni di persone vivono con meno dimille euro al mese. A dirlo è la Cgia diMestre: “Pur essendo un Paese di tar-tassati - dichiara il segretario degli ar-tigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi

- i servizi che riceviamo dallo Statospesso non sono all’altezza delleaspettative. Dalle infrastrutture allasanità, dai trasporti all’istruzione, inmolte regioni la qualità e la quantitàdei servizi è inaccettabile”. Non è ser-vito a dare una boccata d’o ss i ge n oneppure il bonus degli 80 euro, perché

spiega Bortolussi “con un carico fisca-le di questa portata sarà difficile rilan-ciare i consumi delle famiglie”. LaCgia, come al solito, ha anche calco-lato quanti giorni di lavoro servonoagli italiani per mettersi a posto col fi-sco: 161 quest’anno, come nel 2011 econtro i 160 del 2013 e i 155 del 2010.

Ilva di Taranto, Matteo accolto a bottigliateFISCHI E STRISCIONI

“Q U E STA volta c’è una novità, l’allenatore ha la testadura e va avanti senza mollare di un centimetro. E per laprima volta sugli spalti c’è gente che fa il tifo perché lasquadra vinca. Non ci sto a fare il compito dell’a l l e n a to ree basta con uno scenario in cui ci sono giocatori forti manon si parlano in campo, si passano raramente la palla eil clima negli spogliatoi è delicato e tutti i lunedì una selvadi commentatori dice che è in decrescendo”.

Matteo Renzi

Il premier allenatoreè davvero nel pallone

La protesta dei comitati a Taranto Ansa Il premier a Peschici Ansa

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9il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

di Franco Arminio

NELLA FOTO del profilo su Facebook AntonioFacenna cammina su una strada di campagna seguito dallesue vacche. Antonio ha perso la vita qualche giorno fa proprioper andare a vedere le sue vacche mentre sul Gargano cadevauna pioggia furiosa. Sono stato due volte quest’anno nella suamasseria. Un posto meraviglioso, tra Carpino e il mare, un an-golo di Sud dove l’agricoltura e il turismo non hanno la forza chepotrebbero avere. Antonio era uno di quei giovani che in questianni hanno capito che la terra può essere il futuro per la propriavita e per i propri luoghi. Ed era anche molto felice che la musicae la poesia potessero incrociarsi alla produzione del formaggionegli eventi del Carpino folk festival: computer e pero selvatico,canti d’amore e vacche podoliche, ecco l’intreccio tragicamenteinterrotto in una notte di fine estate. La morte di Antonio ci ri-corda anche il fatto che la vita nei campi è una vita dura in cui sisemina molto e si raccoglie poco. E qualche volta si può ancheperdere tutto. Il suo sacrificio meriterebbe di restare impressonella memoria collettiva, un giovane contadino vale più dei tantipersonaggi da niente che occupano le nostre cronache.

C A RTO L I N A

In morte del giovanecontadino Antonio

Nuova tragedianel canale di Sicilia3 morti, 30 dispersi

di Marco Palombi

Diciamo che è unpo’ un vizio.Niente di illegale,però è bizzarro: ci

sarà in Italia una fabbrica, unarealtà produttiva meritevoledi una visita del presidente delConsiglio che non appartengaa qualche suo amico, finanzia-tore, alleato? Ieri pomeriggio,per dire, Matteo Renzi hainaugurato lo stabilimento Si-tael - una società che opera nelsettore dell’aviazione e dell’ae-rospazio - a Mola di Bari: ilproprietario, informano leagenzie, è la “Angelo Invest-ments” di Vito Pertosa, che èpure a capo del Gruppo Mer-Mec, storica impresa di Mo-nopoli (Bari), che lavora tra glialtri per le Ferrovie dello Statoed è già stata benedetta da unavisita del premier a maggio,durante la campagna per leEuropee.

NIENTE DI MALE, ma VitoPertosa risulta essere un gran-de sostenitore del Pd in gene-rale e di Renzi in particolarefin dalla prima Le o p o l d a (erapresente): ieri ad esempio, aMola di Bari, c’era pure Ro -mano Prodi, di cui Pertosa fufinanziatore anche per viadell’amicizia con Angelo Ro-va t i , plenipotenziario del Pro-fessore per i rapporti con leimprese. Questioni di oppor-tunità, ad esempio, potevanoconsigliare il presidente delConsiglio di non fare la secon-da visita in due mesi a uno sta-

bilimento della famiglia Per-tosa, visto che il Gruppo - as-sicurano al Fatto Quotidianofonti del ministero per lo Svi-luppo - riceve anche fondipubblici: oltre sei milioni dieuro nell’ultimo anno. Il rap-porto tra Pertosa e Renzi, però,è talmente forte che superapersino l’imprenditoria: suigiornali pugliesi a lungo l’im -prenditore è stato dipinto co-me il candidato del premier, infunzione anti-Emiliano (nelsenso di Michele), alle prima-rie per il governatore puglie-se.Chiedergli cautela, comunque,

è inutile. In questo Renzi èmolto “americano”: non na-sconde i suoi rapporti, ancheeconomici, anzi li esibisce. Neldicembre scorso, per dire, ap-pena diventato segretario delPd, si presentò a inaugurare lasede di Eataly di Firenze: il pa-tron Oscar Farinetti, come sisa, è uno degli imprenditoripiù vicini al capo del governo equalcuno lo vaticinò pure mi-nistro.

DA PRESIDENTE del Consi-glio, va detto a suo merito (for-se), non ha cambiato abitudi-ni. A maggio, per dire, oltre a

fare la prima visita in un im-pianto di Pertosa, durante untour elettorale in Emilia Ro-magna, ci ha regalato delle in-dimenticabili foto mentre siallena nel Technogym Villagedi Cesena: il giovane premier èattento al fisico, si sa, e accantoa lui - tanto in palestra a sudareche nel cortile della fabbricaper i flash - c’è un signore cherisponde al nome di NerioA l e ss a n d r i , che poi è il fonda-tore e proprietario di Techno-gym, nonché storico finanzia-tore degli happening renziani.Pure durante il tour nel Mez-zogiorno fatto a Ferragosto, il

capo del governo ha trovato ilmodo di far visita a un amico:Renzi, durante la sua perma-nenza-lampo a Napoli, annul-lò le passeggiate a Scampia e aPompei e andò invece a Pon-ticelli, dove ha sede la K4A(Knowledge for aviation), im-presa che produce elicotterileggeri fondata e diretta da Da -rio Scalella, manager napole-tano e amico del premier (che

peraltro Luigi De Magistris adaprile aveva fatto fuori da Na -poli Servizi Spa a favore di unpresidente in quota Udc, Do -menico Allocca). Anche inquesto caso il rapporto di sti-ma va oltre la politica, vistoche Scalella è stato inserito nel-la terna dei possibili presidentidella Autorità portuale di Na-poli e in questi giorni il suonome viene associato con co-stanza anche alla carica dicommissario per il risanamen-to dell’area di Bagnoli.

PURE LA VISITA di venerdìscorso, al nuovo stabilimentodelle Rubinetterie Bresciane aGussago, è stato calcolato inun’ottica - per così dire - ami-cale. È servito a Renzi, infatti,per cementare plasticamentel’alleanza con la Confindustriadi Giorgio Squinzi (l’economiareale) contro il circoletto dei

poteri spompati riuniti al Fo -rum Ambrosetti di Cernobbio,tradizionale punto d’incontrotra la finanza privata e quel“capitalismo di relazione”sempre esecrato da Renzi (ameno che le relazioni non sia-no le sue).La nuova fabbrica del GruppoBonomi - guidato da Aldo Bo-nomi, vicepresidente di Con-findustria con delega alle po-litiche territoriali, ai distrettiindustriali e alle reti d’impresa- è stato il palcoscenico in cui ilpremier ha rilanciato la veltro-niana “alleanza dei produtto-ri” contro l’immobilismo deisalotti. È vero che tanto Squin-zi che Bonomi non sono tantoa loro agio col nuovismo ren-ziano e, a quanto risulta, nonsono nemmeno mai stati allaLeopolda. Nella vita, comun-que, per fare ammenda c’èsempre tempo.

Matteo, inauguratore serialedi aziende (degli amici)A BARI RENZI HA BATTEZZATO LA FABBRICA DI VITO PERTOSA, FINANZIATORE DELLA LEO P O L DA

di Valeria Gandus

Quando il gioco si fa duro, i prefetti comin-ciano a giocare. Accade nella Valle d’Itria,

terra d’ulivi e di trulli, uno dei paesaggi più bellid’Italia, dove Tommaso Blonda, ex prefetto di Ba-ri, si è unito alla “banda di facinorosi” (definizionedel vicesindaco Pd di Cisternino, Vito Zizzi) chelottano contro la realizzazione dell’ennesimastrada fra Cisternino e Ostuni. “Sì, da qualchetempo sono uno di loro, uno dei tanti che si op-pongono a questo progetto senza senso” ammetteil funzionario, oggi in pensione ma non menocombattivo, al fianco del Comitato per la Salva-guardia e la Tutela del Paesaggio di Cisternino, diquando fronteggiava la criminalità.

“LA COSIDDETTA Strada dei Colli è un percorsoviario di asfalto e cemento che andrebbe a squar-ciare un paesaggio intatto, fra i più belli e carat-teristici, la Murgia dei trulli, a ridosso del crinaleche si affaccia sul verde della distesa degli ulivi esull’azzurro del mare. Dopo decenni di saccheggiodella Valle d’Itria e dopo la cementificazione si-stematica delle periferie di Cisternino, ancora incorso, adesso la “politica” vuole affondare gli ar-tigli nel cuore stesso del nostro paesaggio”. Unapolitica che guarda a sinistra: rossa (Pd-Psi) è lagiunta di Cisternino. Rossissima quella della Pu-glia del presidente Nichi Vendola. Sorda alle pro-

teste dei suoi concittadini, che in quasi quattro-mila (su 12mila abitanti) hanno firmato una pe-tizione del Comitato contro la strada. In difficoltàla giunta regionale, che ha adottato un Pptr (Pianopaesaggistico territoriale regionale) consideratoun gioiello in grado di salvare la Puglia, ma nonl’ha ancora approvato e non si sa se l’approveràentro l’autunno. Il che non significa che la Regionenon abbia i mezzi per fermare quello che si con-figura come un ritorno al passato. Perché di questosi tratta: l’ultima versione del progetto per la Stra-da dei Colli non è che l’ennesima rielaborazione diuno risalente, addirittura, al 1968. E vecchi sonoanche gli attori sulla scena, ben conosciuti alle cro-nache politiche e giudiziarie: a firmare il progettodel nastro d’asfalto di 5 chilometri che ingoierebbe500 ulivi, molti dei quali secola-ri, è la Te c h n i ta l di Verona, im-presa edilizia coinvolta nelle in-chieste Mose e Expo.Se la Strada dei Colli, fortementevoluta dalla giunta di Cisternino(sindaco è il socialista DonatoBaccaro) verrà approvata dallaRegione Puglia, quella che dove-va essere un’arteria a grandescorrimento diventerà una stra-dina tortuosa, con il limite di 40km all’ora, a due corsie di marciada 2,75 metri ciascuna: non utile

al commercio perché vietata ai mezzi pesanti, enemmeno al turismo in bici (molto diffuso inquell’area, ricca di piste ciclabili) a causa della pe-ricolosità del tracciato e pendenze che arrivano fi-no al 15 per cento. “La parte peggiore del progettodefinitivo è quella non dichiarata” avverte l’ultimocomunicato del Comitato. “Il Comune si vanta direalizzare una strada che sarebbe in gran parte soloun ‘allargamento’ di vecchie stradine e tratturi. Equesto grazie alla strettezza delle due corsie dimarcia: 5,50 metri. Ma non dice che a questo bi-sogna aggiungere banchine, cigli, scarpate, muri,fossi ecc... che fanno salire il totale a un minimo di9 metri, che spesso diventano 11, 12 metri e anchepiù. Tanta sarà la terra che verrà sacrificata, con isuoi ulivi, fragni, lecci e la sua macchia, per non

parlare delle sottostanti doline carsiche che sareb-bero riempite creando così dei gravi rischi idro-geologici”.

P E RC H É tanta ostinazione nel portare avanti unprogetto che rischia di devastare per sempre ilcuore verde della Murgia dei Trulli? Da qualchetempo si aggirano i per i colli di Cisternino gliemissari di una misteriosa società “off shore” dicui si conosce appena una parte del nome (Sunit),che parcella dopo parcella avrebbe già acquistato10 ettari di terreno e avrebbe in progetto la co-struzione di una ventina di “masserie a schiera”.Una strada gli farebbe comodo. Ma se non ci sonoaltri interessi nascosti, la risposta l’ha forse data ilvicesindaco Vito Zizzi in una recente intervista:

“Se mi trovate da investire altro-ve i 4 milioni di euro stanziati dalCipe per la costruzione dellaStrada dei Colli, io rinuncio allaStrada dei Colli”. Il Comitato haraccolto la sfida: “Sindaco Bac-caro, vicesindaco Zizzi, giunta diCisternino, dimenticate questastrada inutile e devastante, cer-chiamo invece tutti insieme co-me investire diversamente que-sti famosi 4 milioni che stannomettendo a repentaglio il futurodella nostra terra”.

Un fiume di cemento tra i trulli e gli uliviIL PROGETTO DELLA “STRADA DEI COLLI” RISCHIA DI DETURPARE LA MURGIA, UNO DEI PAESAGGI PIÙ BELLI E INCONTAMINATI DEL PAESE

MOLTE AMICIZIEMOLTE FABBRICHE

Matteo Renzi in bicicletta conil patron di Technogym, Nerio

Alessandri e alle inaugurazionidi Mk4 e Rubinetterie bresciane

Ansa

I TA L I E

SEMPRE IN GIRO

Il presidente non manca

mai di omaggiare

le imprese dei suoi alleati.

Il tour dei “sodali”a n n ove ra

Eataly, Technogym, K4A e

Rubinetterie Bresciane

AFFARE PER POCHI

Il vicesindaco

di Cisternino: “Non saprei

come altro spendere

i soldi del Cipe”. I lavori

a un’impresa finita nelle

inchieste Expo e Mose

TRE MORTI e una trentina di dispersi.È il bilancio dell’ultima tragedia delmare nel canale di Sicilia, tra Malta e laGrecia, in acque di competenza di LaValletta. Le operazioni di soccorso so-no state svolte da unità militari italia-ne, maltesi ed elleniche, che hannomesso in salvo numerosi superstiti, tra

i quali una bimba di due anni in gravicondizioni. Intanto, accompagnatedalle consuete proteste della LegaNord, nei porti siciliani e calabresicontinuano ad arrivare navi con a bor-do centinaia di persone salvate in ma-re nei giorni scorsi. Ieri è arrivata nelporto di Crotone la nave della Marina

militare Euro con a bordo 956 migrantieritrei, soccorsi a sud di Lampedusa.Tra di loro ci sono 122 bambini. A Poz-zallo, venerdì notte sono sbarcati 386migranti salvati dalla Guardia Costie-ra, mentre a Porto Empedocle è giuntala nave Orione della Marina con a bor-do altre 500 persone.

I trulli di Cisternino Ansa

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10 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

di Andrea Scanziinviato a Montalcino (Si)

Qualcuno non fingeneanche di stupir-si, qualcun altrospera che sia “so-

lo” una frode e non un vero eproprio taroccamento. Mon-talcino, di nuovo, diventa ca-pitale di scandali enologici.“Credevamo di aver già pa-gato dazio una volta per tuttedurante il Vinitaly 2008”, di-cono alcuni produttori. Con-statata la frode, la speranza inpaese è che almeno stavolta leuve non autorizzate arrivinocomunque dalla zona e nonda regioni diverse. Nei giorniscorsi sono stati sequestrati165.467 litri di vino: 220.600bottiglie, di cui 75.620 litri diBrunello e 89.847 di Rosso diMontalcino. Valore attorno almilione di euro.

P ROTAG O N I STA del presun-to raggiro non è un enologo,ma un consulente di molteaziende: si impossessava ille-galmente della documenta-zione attestante la Docg e laassociava a partite di uva e vi-no comune, che vendeva allecantine durante le fasi di ven-demmia e invecchiamento. Èstato denunciato per frode incommercio, accesso abusivo aun sistema informatico, ap-propriazione indebita aggra-vata e continuata e reati di fal-so.Sarà una vendemmia difficile,soprattutto nel Centro-Nord.L’annata 2014 avrà gli stessilimiti della 2002, quando nonpoche aziende blasonate ri-nunciarono a produrre i vinidi punta (ad esempio il Ba-rolo) per le piogge continue.La 2014 sarà addirittura peg-giore, perché ha continuato apiovere tutta l’estate. I vini –con ovvie eccezioni – risulte -ranno scarichi, con basse con-centrazioni polifenoliche, me-no eleganza e meno gradazio-

ne alcolica. A Montalcino lagrandinata del 12 giugno hacompromesso parte dei rac-colti, tenendo conto che ilSangiovese è relativamentespargolo e dunque più sogget-to a muffe.Lo scandalo, per quanto menograve dei precedenti, è inqualche modo emblematico.La Toscana è ciclicamenteepicentro di una propensioneal taroccamento, vuoi per as-secondare la moda dei vini“morbidoni” e vuoi per unatendenza a non accontentarsimai. Neanche in quelle zoned’Italia in cui la natura sareb-

be in grado di fare tutto dasola e basterebbe rispettarla,senza ricorrere a sofisticazioniin cantina e sbornie cafone dabarrique. Chi ha buona me-moria ricorda la puntata diRepor t di fine 2004, in cui –complice la meritoria denun-cia di Sandro Sangiorgi, unodei più grandi esporti del set-tore – si scopriva come di “ve -ro” non ci fosse poi moltonell’enologia italiana. Quellasituazione troppo spessocompromessa ha generatouna reazione vibrante e percerti versi ugualmente estre-ma, costituita dal diffondersi

dei cosiddetti “vini veri” o“naturali”. Niente più fer-mentazioni controllate, lievitiselezionati e abracadabra chi-mici, ma un pauperismoostentato che oltrepassava leambiguità del biologico e in-seguiva una naturalità totale.Ora biodinamica e ora no.

IL CASO di Montalcino è dav-vero esemplificativo. Sebbenel’ultimo scandalo stia già al-lontanando qualche cliente, ilcommercio resta florido. Adominare sono le aziendechic, così perfette da risultarequasi respingenti. Prezzi esosi

e una raffinatezza che – allalunga – stucca. Del resto la re-gione è quella dei Supertu-scans, “vinoni” fatti come sefossimo a Bordeaux o in Ca-lifornia, col Sangiovese rite-nuto “troppo tannico” e dun-que ingentilito dai soliti viti-gni internazionali (su tutti

Merlot).C’è però chi resiste. Avampo-sti di resistenza e utopia che sioppongono alle mode, difen-dendo con le unghie e con leidee (più che con i denti) unospicchio di terra troppo bene-detto per essere involgarito.Basta visitare aziende garba-tamente ribelli come Il Para-diso di Manfredi, Campi di Fon-te re n za o il Podere Sante Mariedei coniugi Colleoni, trasferitisida Bergamo venti anni fa conil sogno non barattabile di unaenologia semplice e sostenibi-le (anche nel prezzo).Squarci improvvisi di natura

salva e vino autentico. L’eno -logia italiana, da Nord a Sud eancor più in Toscana, non sidivide tanto in “modernisti” e“tradizionalisti” ma in chi ri-spetta la natura e chi no. Que-sti ultimi hanno produzioniesigue, bottiglie poco glamoure vini non necessariamenteimpeccabili. Sono pochi e li-tigano tra loro come i partitinidi sinistra. Non avendo para-cadute in cantina, se l’annata ècattiva devono dire addio ametà raccolto o giù di lì: è ac-caduto ad Angiolino Maule aGambellara, uno dei pionieridei “naturalisti”. Eppure resi-stono.

LI TROVI a Sarzana, come Ste-fano Legnani, e nel parmense,come Camillo Donati. A Ca-stiglione Tinella, come EzioCerruti, e a Castiglion Fioren-tino, come Arnaldo Rossi. Ul-timi passeri sul ramo. Uno deipiù bravi a fotografarli è statoil cineasta americano Jona-than Nossiter, dieci anni fa inM o n d ov i n o e più recentementenel riuscito Resistenza Natura-le. Guarda caso, ha per sce-nario anzitutto la Toscana.Nossiter li definisce così: “So -no contadini moderni rivolu-zionari, in grado di vedere lapropria attività agricola in unquadro politico, sociale, eco-logico ed economico moltopiù ampio e complesso diquanto non potessero fare icontadini fino a qualche ge-nerazione fa. La loro strenualotta per la sopravvivenza delgesto artigianale indipenden-te e autentico, in un mondopost-globalizzato, mi ha emo-zionato”. Al netto di integra-lismi e retorica, il percorso diquesti contadini illuminatipare in qualche modo neces-sario. La loro è una strada in-sidiosa, ancor di più in annateimpietose come questa, masmisuratamente autentica enon di rado commovente. Li-bera.

Il Brunello di Montalcino, marchio storico dell’enologia toscana La Pre ss e

CALICI E BRINDISI

Il Marò Latorreè rientrato in ItaliaResterà per 4 mesi

L’AEREO con a bordo il marò Massi-miliano Latorre è atterrato ieri a Grot-taglie, in provincia di Taranto. Ad at-tenderlo il ministro della Difesa Rober-ta Pinotti e i capi di Stato maggiore del-la Difesa e della Marina, Luigi BinelliMantelli e Giuseppe De Giorgi. Neigiorni scorsi la Corte Suprema indiana

aveva concesso il rimpatrio di Latorreper quattro mesi per permettergli direcuperare dopo l’attacco ischemicodel 31 agosto. La presidente della Ca-mera Laura Boldrini ha espresso la suasoddisfazione per il rientro del militareitaliano, aggiungendo però che “si de-ve fare in modo che la vicenda si ri-

s o l va ” e che “servono tempi certi sulladefinizione del caso”. “Fe l i c i ss i m a ”anche la figlia di Latorre, Giulia, che neigiorni scorsi si era sfogata su Facebookper il trattamento ricevuto dal padre.Sullo stesso social network, la ragazzaha pubblicato una foto in compagniadel papà appena rientrato dall’India.

Montalcino, i tarocchidell’ex capitale del vinoLA “TRUFFA DEL BRUNELLO” BRUCIA 160MILA LITRI E UN MILIONE DI EURO. LA NUOVAFRODE ENOLOGICA SI ABBATTE SULLA CITTÀ SIMBOLO DEL ROSSO TOSCANO

“La sporca dozzina” del Fatto, cinque anni dopoLA FESTA DI ROMA

IL RAGGIRO

Un consulente delle

aziende si impossessava

illegalmente della

documentazione Docg

e la associava a partite

di uva e vino comune

di Caterina Grignani

Eravamo un sporca dozzina” – come Freccerodefinì la redazione della prima ora del Fa t to

Quotidiano – “ma tra pochi giorni compiamo cin-que anni”. Si è aperta così la due giorni del quo-tidiano diretto da Antonio Padellaro all’Isola Ti-berina. Silvia D’Onghia ha moderato la serata diieri, iniziata con il dibattito su “beni e mali cul-turali italiani”. Una platea piena ha accolto gliospiti di un appuntamento che vuole festeggiarenon solo un compleanno ma una serie di novità. IlFatto Quotidiano lancia lunedì l’applicazione Miache permetterà di leggere le notizie su smartpho-ne e tablet. Perché l’editoria e il modo di infor-marsi sta cambiando ed è necessario adeguarsisenza per questo perdere in qua-lità, critica e approfondimento.Un altro traguardo è la quota-zione in borsa attraverso la qua-le i lettori potranno continuare asostenere l’informazione, sem-pre nel nome dell’indipenden -za.

SARÀ una festa itinerante quelladel Fa t to ; nei prossimi giorni sisposterà a Sassari, Cagliari, To-rino, Firenze, Bologna e Napoli.Sul palco di ieri sera Tomaso

Montanari ha moderato un in-contro che ha ripercorso e com-mentato lo spreco e il degradodel nostro patrimonio culturale.A discuterne Massimo Bray, exministro ai Beni e alle attivitàculturali e del turismo nel gover-no Letta. Bray ha misurato la di-stanza tra la promessa dell’alloragoverno di “non tagliare mai piùun euro alla cultura ma pro-grammare solo investimenti” e

lo stato attuale del patrimonio culturale italiano.Insieme a lui Annamaria Bianchi, regista e docu-mentarista e ideatrice di Carte in Regola, un blog –progetto che vuole spiegare il labirinto delle leggi,delle regole e dei patti non mantenuti al cittadino.Bianchi ha ricordato il “maltrattamento” di viaGiulia e via Crispi, dove sorge una villa romanacon un mosaico che per un soffio non è andatodistrutto. Cultura come patrimonio di tutti, come“bagaglio che serve al futuro e non a conservare i“cocci”, ricorda Montanari. Il riferimento all’at -tualità arriva dalle parole di Antonello Caporale

che ha ricordato la q u e re l l e dei bronzi di Riace e ilrischio sfratto – anche se temporaneo – da ReggioCalabria alla Milano dell’Expo. “Facciamolo inPuglia l’Expo” è la provocazione di Caporale.La scena è passata poi a “Rifatto”, campagna delFa t to per ridare vita alle brutture architettonichesparse nelle nostre città, come l’Ospedale San Gia-como a due passi dall’Isola Tiberina. A raccontarecome dare nuova vita ai muri scrostati è stato Da-vid Vecchiato.

LE VIGNETTE di Natangelo hanno ingannato l’at -tesa per l’intervista show di Marco Travaglio a Gi-gi Proietti. Un fiume in piena di racconti e risate,dalle immortali prese in giro sulle inflessioni dia-lettali fino all’ironia sui nuovi teatri di avanguar-dia che si muovono sul terreno della ricerca spe-rimentale nell’arte... “La volete smette co sta ri-cerca?” è sbottato Proietti. E ancora il racconto deiteatri di periferia, quelli veri, e dei grandi maestrida Gassman a Carmelo Bene. Grande successo,sedie e posti in piedi esauriti.Oggi all’Isola Tiberina è il turno di Carlo Verdone,intervistato da Malcom Pagani (18 e 30). A seguireMarco Lillo modera il dibattito “Contro la demo-crazia autoritaria” insieme ai direttori AntonioPadellaro e Peter Gomez e con Oliviero Beha, Lo-renza Carlassare e Maurizio Landini. A chiuderela festa romana “Le grandi schiforme” di Trava-glio.

OSPITE D’ONORE

Il primo dei due giorni

di incontri all’Isola

Tiberina è stato chiuso

dall’intervista show

di Marco Travaglio

a Gigi Proietti

Il palco della festa del Fatto all’Isola Tiberina di Roma. A destra, Gigi Proietti e Marco Travaglio

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11il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

di Leonardo Coen

Niente paura, l’Occi -dente vuole mette-re in ginocchio laFederazione russa

ma il Cremlino ha un’arma se-greta per cercare di tamponare idanni delle sanzioni che “mina -no la pace”, come il presidenteVladimir Putin ha sottolineatodue giorni fa. Anzi, più cheun’arma, un uomo. Un super-consulente della finanza mon-diale. “Monsieur Dsk”. Al secolo,il celebre (e discusso) economi-sta francese DominiqueStrauss-Kahn, che fu direttoregenerale del Fondo MonetarioInternazionale, carica dallaquale dovette dimettersinell’estate del 2011 quando fuarrestato a New York, per ag-gressione sessuale nei confrontidi una cameriera del suo alber-go. Accusa caduta successiva-

mente, ma ormai lo scandalo gliaveva stroncato la carriera po-litica (era uno dei leader del par-tito socialista) e l’ambizione disalire all’Eliseo. Putin contereb-be su di lui per riformare l’eco -nomia russa e aiutare il Paese arendere dinamico il mercato in-terno. Insomma, una sorta diGrande Rottamatore e Rifor-matore, per arginare la situazio-ne. Perché se Putin detta le re-gole del gioco nella crisi ucrai-na, non altrettanto si può diredel quadro generale economicorusso. Il rublo cola a picco, ilcambio col dollaro e l’Euro è aiminimi. L’inflazione è al 7 percento. La Borsa di Mosca boc-cheggia. Sono sempre più pe-santi i segnali di stallo, i primieffetti dell’embargo decretatodall’Ue e dagli Usa rischiano diinnescare situazioni irreversi-bili. La recessione è in agguato,ormai. Sei i gruppi bancari col-

piti dalle sanzioni, a cominciaredalla Sberbank, la maggiorebanca statale. Senza contare lerestrizioni finanziarie e tecno-logiche che riguardano i colossienergetici come Gazprom,Gazpromneft, Lukhoil e Ro-sneft. I prezzi della frutta vannoalle stelle. La crescita del Pil rus-so è prevista attorno all‘0,2%. Leriserve delle imprese russe si as-

Putin arruola il “paria”Dsk contro i nemici europeiL’EX CAPO FMI REDUCE DALLO SCANDALO SESSUALE SARÀ CONSULENTE ANTI-SANZIONI

ALTRI MONDI

sestano sui 400 miliardi di dol-lari. Il ricorso agli investimentie ai finanziamenti sui mercatioccidentali è complicato.

UN REBUS che Putin vorrebbefar risolvere da Strauss-Kahn. Ilquale, nel frattempo, ha avutouna resurrezione: ha creato, conla figlia Vanessa, una società diconsulenze finanziarie interna-

zionali, la “Parnasse”. Si è asso-ciato con un uomo d’affari fran-co-isrealiano, Thierry Leyneche dispone di una banca d’af -fari a Lussemburgo, con sedi aBruxelles, Ginevra, Monaco,Casablanca. Il gruppo è stato ri-battezzato “Le -yne&Strauss-Kahn”. Punto diforza: il riacquistato prestigiodell’ex direttore generale delFmi che nel 2013 diventa con-sigliere del governo serbo. Subi-to dopo, entra nei consigli di dueorganismi russi: un fondo d’in -vestimento e la Banca russa diSviluppo delle Regioni, un’isti -tuzione che dipende dal gigantepetrolifero Rosneft, oggi sulla li-sta nera delle sanzioni europee.

Putin conterebbe sull’esperien -za di Dsk per riformare un’eco -nomia febbricitante ma sa chel’azione di Dsk provocherebbepolemiche: si può aiutare Putinnel momento in cui Bruxelles eWashington cercano di far pres-sione su di lui, colpendo la Rus-sia nei suoi punti più vulnera-bili, ossia uno sgangherato ap-parato produttivo e un sistemafinanziario inadeguato? PerMarc Roche, l’autore del saggio“The Banksters”, è evidente unpossibile conflitto d’interessi:un conto è far soldi sfruttando lapropria competenza; un altro,aiutare indirettamente la Russiaa trovare il modo di scantonarele sanzioni”.

Dominique Strauss-Kahn La Pre ss e

Pianeta terra

UCRAINA “MOSCA CI VUOLE ELIMINARE”L’esercito ucraino ha respinto un attacco dei fi-lorussi all’aeroporto di Donetsk. Arseni Iatse-niuk, il premier, accusa Putin: “Vuole eliminarel’Ucraina come Stato indipendente” . La Pre ss e

GORIZIA PAPA: È TERZA GUERRA MONDIALEAl Sacrario militare di Redipuglia, dove vi sono lesalme di oltre centomila caduti della Grande Guer-ra, di cui più di 60mila ignoti, il Pontefice ha volutoribadire che quella di oggi è “una terza guerramondiale, combattuta a pezzi” e ha puntato il ditocontro i “pianificatori del terrore”. Un contatto con i rapitori. Questo chiede la fa-

miglia di David Haines, ostaggio dell’Isis mo-strato in video dopo la seconda esecuzione, quella delgiornalista Sotloff (il primo a esseredecapitato era stato il reporter Fo-ley). Un invito che non è stato rac-colto. “Chiediamo a chi tiene inostaggio David di entrare in contattocon noi”, ha scritto la famigliaall’Isis. Intanto i jihadisti minaccia-no i Paesi della coalizione voluta daObama “e annuncia la guerra control’Europa e i cristiani in Siria”. Si faappello ai combattenti perché “si preparino e indos-sino le cinture esplosive”. L'ambasciatore irachenopresso la Santa Sede lancia l’allerta: Papa Francesco “èun bersaglio, la strategia dell’Isis punta sul clamoremediatico”.

ISIS Anche Bergoglionel mirino dei jihadisti

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FLORA RITTERnata a Milano nel 1948

Nel pieno movimento politicodel Sessantotto una giovane difamiglia borghese lotta fuori edentro di sé per portare i suoisogni al potere. Tra la scopertadella politica e le occupazioni,Flora si interroga sulle propriescelte religiose e sui propriblocchi sessuali, nell’epoca dellibero amore. Presa nel mezzotra assemblee e un padre che leproibisce di vedere la Tv e dileggere ‘l’immorale Tolstoj’, di-venta inevitabile il ricorso allap s i co te ra p i a .

Venerdì 22 novembre

Ieri sera c’erano in cap-pella alcuni ragazzi di

Solda e Frascati; si dicevache delle nostre scelte sia-mo responsabili di fronte aDio e dobbiamo perciòcomprometterci fino infondo: ma quanti sannoche il cristianesimo è unacosa così seria? Abbiamoparlato tutti. Anch’io, fa-cendomi rossa: “Ho unproblema che sento viva-mente quando sono quicon voi, ma diventa pocoimportante non appenatorno a casa. È un’emozio -ne forte che mi passa subi-to”. E il nostro amico gesui-ta, mentre gli altri ridonoper il mio candore, fa un ge-sto come a dire: “Semprecosì!”. “Mi ha colpito unafrase: ‘Come possiamocontestare il sistema se negodiamo i frutti? Il sistema,

ha detto Fabbrini, è una pira-mide composta di mattoni: setogliamo quelli che stanno inalto o nel mezzo non succedenulla, così dobbiamo levarequelli di sotto. Allora, o noi stu-denti ce ne stiamo zitti oppuredobbiamo diventare mattoni disotto. Critichiamo i ‘borghesi’ emolti di noi sono borghesi; di-ciamo che la cultura se non è ditutti non è cultura e frequentia-mo l’Università; parliamo deipoveri, ma è una realtà lontanada noi, che non ci tocca e non cisconvolge. Siamo in grave con-traddizione!”. Ne ho continua-to a parlare in macchina conGiuseppe; lui dice che non c’èuna soluzione uguale per tutti.Oggi comunque ero truccataun amore!

Lunedì 25 novembre

La riforma Lombardi-Ro-meo sancisce la spaccatura

fra fuorisede e studenti-lavora-tori da un lato, e studenti in gra-do di frequentare dall’altro. In-fatti prevede la frequenza obbli-gatoria dei seminari e porteràalla discriminazione fra laurea-ti di serie A e di serie B. Oggi glistudenti chiedevano a Gian-nantoni (filosofo e deputatoPci, ndr) di schierarsi: dovevasostituire le lezioni con dibattitisull’Università e la riforma. Luinon se la sentiva di mettersi dasolo contro tutti i professori(“Ma mica è solo, è col Movi-mento studentesco!”), perciòavrebbe fatto sia assemblee chelezioni (“Ma è come accettare lariforma!”); comunque ci dove-va pensar su.

L’indomani i professori d’italia -no invitano gli studenti in aulaprima, quella gigantesca, e sotto-scrivono la proposta del Movi-mento: “Rifiutiamo la riformasospendendo le lezioni. Ma al-lontanarci dalla facoltà sarebbe larisposta che si attendono da noi:perciò niente serrata, restiamoqui a lottare con voi! [...]”. Tuttala mattina si susseguono dibat-titi, condotti in modo molto de-mocratico; si danno spiegazionialle matricole, senza demagogia,linguaggio da iniziati o parolac-ce. [...] Lasciano parlare perfinoquel mio compagno di scuola fa-scista, che pretende subito un’al -ternativa alla riforma contestata,

aggiungendo che l’assemblea èun soviet e i soviet, come dimo-stra l’esperienza sovietica, sonofalliti; la libertà di parola è statauna conquista fascista! Poi tuttiin aula di geografia. Il professore,un piccoletto, risponde permezz’ora al movimento ma sen-za dir nulla, con qualche provo-cazione, molto paternalismo e ci-tazioni in latino punteggiate da“figlioli cari” e “se m’interrom -pete me ne vado”. Troppo como-do scappare, gli dicono: lui è pa-gato per star lì! Comunque a uncerto punto se la svigna: “M’avete

offeso! non torno più”! Votia-mo una mozione per richia-marlo a discutere, ma deve es-sersi nascosto in qualche gabi-netto perché non lo ritroviamopiù...

Mercoledì 27 novembre

Avete cinque minuti perdecidere: o si fa lezione o

me ne vado. Meno uno, menodue...”, fa Lombardi agli stu-denti venuti a proporre un di-battito sulla riforma. “Non fa-tevi trarre in inganno, quellatra lezione e serrata è una falsaalternativa! Proponiamo di fa-re tutti insieme un’assem -blea”. Ma un quarto dell’aulastrilla: “Fuori i comunisti, fuo-ri!”. E il professore, indicandola claque dei fascisti e le spau-rite matricole di Lettere: “Ec -co, vedete! La maggioranzavuole fare lezione”. La mag-gioranza? Ma quella è costitui-ta dai fuorisede e dagli studen-ti-lavoratori, che il movimen-to difende e la riforma vuol sa-crificare! [...] Volano schiaffi,c’è un casino terribile. “Faròchiudere l’Università”, minac-cia il professore. “Io vengo perla lezione di morale, non perfar politica”, gridano le ragaz-ze più giovani: “No all’assem -blea, sì alla lezione!”. E lascia-no l’aula senza un briciolo dicuriosità per questa riformatanto contestata. Accade infat-ti che chi è oppresso si schiericon l’oppressore contro i pro-pri interessi. [...]A tavola, il papà si lagna che so-no incoerente e faccio la socia-lista a sue spese. Lui alla mia etàlavorava e studiava, si spostavain bicicletta e mangiava paninisotto la pioggia: c’è troppa gen-te che parla perché sta bene equella che sta male non puòparlare… Forse ha ragione. Èdalle piccole cose e dai rapporticon chi mi sta vicino che dovreisforzarmi di cambiare!

“Il mio ’68: giovani ricchiche parlano di povertà”L’ANNO SIMBOLO CHE HA CAMBIATO IL MONDO E FORGIATO LECOSCIENZE DI UNA GENERAZIONE. C’È CHI È PARTITO PER L’INDIA, CHISI È PERSO TRA ‘CA N N E ’ E PRESIDI E CHI L’HA ATTRAVERSATO TEMENDODI STARE SBAGLIANDO TUTTO. A OGNUNO IL SUO SESSANTOTTO

Ogni domenicaContinua la pubblicazione dei diari cu-stoditi nell’archivio di Pieve Santo Stefa-no (Arezzo). Circa 7.000 volumi in cuisi racconta la storia del nostro Paese

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RAFFAELE FAVEROnato a San Memete (Como) nel 1945Morto nel 1983

Attraverso lettere ai genitori e allasorella, un giovane milanese, inte-ressato alle culture orientali, rac-conta i propri spostamenti in variStati asiatici e le esperienze di con-fronto con altre religioni, fino allapropria conversione all’i s l a m i s m o.L’invasione dell’Afghanistan da par-te dell’Unione Sovietica lo riporta afianco dei mujaheddin a filmare laloro resistenza. L’ultima lettera pre-cede di tre mesi la sua morte sottoun carro armato.

Bannu, circa l’11 gennaio 1968

Carissimi genitori, ora sonoin Pakistan, cioè è già un

mese che sono qui in questopaesino situato tra il Baluchi-stan e il Punjab. Partito da Ka-bul con l’intenzione di andaredirettamente in India, a Pesha-war mi sono ammalato: mi so-no preso l’epatite virale. Unvecchio santone mi ha raccoltoe mi ha portato nella sua poveracasa in questo paesino e mi hacurato. Ormai sto bene e speroin 15 giorni ancora di rimetter-mi completamente in sesto. Ilmedico del villaggio è moltobravo, è inglese, mi fa un’inie -zione al giorno, mi dà le medi-cine e pian piano riacquisto leforze e il colore giallo sulla pellese n’è andato completamente.Non preoccupatevi ora sto be-nissimo. Tutto passato! Devoconfessare che sono stato piut-tosto sfortunato ma non tutto ilmale vien per nuocere perchéproprio qui ho trovato quel

qualcosa che cercavo: le parole,la compagnia e il modo di vitadel santone (barba e capelli lun-ghissimi) mi hanno insegnatoun mucchio di cose. Come al so-lito la gente è affettuosa, poverama genuina e di largo cuore, ilpaesaggio qui è accogliente, cal-do molto verde (siamo vicini al-la giungla), ci sono elefanti,cammelli e un sacco di animali epiante strane. [...] Vi prego discrivermi vostre notizie a questoindirizzo (vedi retro) e vi racco-mando di non preoccuparviperché ora sto bene.

Vostro Raffaele dettoRAFIULLAH KHAN

BANNU, giornata di semisole,clima notturno freddo freddino,

di giorno calduccio caldo

Cara Famiglia, è mattino, ilsole illumina dalla porta

aperta questo bianco foglio cheORA è qui e anche ORA è lì da-vanti ai TUOI occhi di compo-nente della famiglia Favero chestai leggendo per primo (forse avoce alta) le notizie da RAF-FAELE scappato (?) di casa peruna vita senza partecipazionesociale. Il postino, un vecchiocon lunga barba grigia, turban-te sporco, fucile e cartucciera atracolla mi porta la VOSTRAattesa lettera e subito se ne va:“Salam alaikom!”. [...] Natural-mente ho messo da parte unmomento l’infelicità per potercontinuare a leggere a CUOREaperto i VOSTRI atti sulla terra.Sono felice che abbiate passatoun natale a Bormio e magariavete mangiato anche la PO-LENTA (sospiro); Bormio, vil-

(co n t i n u a )

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“Fermate le lezioni,c’è assemblea. E il profse la svigna in bagno”

» MUJAHEDDIN LOMBARDO »

In Pakistan tra epatite,santoni e mendicanti:“Che voglia di polenta!”

1968

IL 1968 è uno di quegli anni, ce ne sono pochi nella storia, che nonha bisogno di presentazioni. Il Sessantotto è il Sessantotto, tuttisanno cos’è accaduto in Italia, in Europa, nel mondo. La guerra inVietnam, il maggio francese, la rivoluzione culturale, la primaveradi Praga, il movimento operaio, la contestazione studentesca, gliscontri di piazza, le università occupate, la sinistra, la destra emolti, molti altri scompartimenti all’interno dei quali collocare leesperienze di vita dei ragazzi che in quell’anno compivano i venti,trenta o quarant’anni. Forse non ci rendiamo conto, però, di quantesfumature si nascondano dietro a scelte apparentemente omoge-nee. Bisogna andare a recuperare i diari dei sessantottini per ca-pirlo, per scoprire i tormenti della studentessa Flora Ritter, che

mentre assiste al blocco delle lezioni legge Marx e si interroga sul-la sua fede religiosa, sul significato delle proteste. Bisogna scava-re tra le parole di Paola Scoto per comprendere che l’abuso di dro-ga del ragazzo che ama le fa mille volte più male delle cariche dipolizia che subisce a Parigi. Bisogna assaporare ogni aggettivo cheRaffaele Favero sceglie nelle lettere che destina alla famiglia, allaquale scrive da Bannu in Pakistan, dove contrae l’epatite e conosceun santone che gli cambierà la vita. Tra parole minuscole e maiu-scole, si staglia un amore viscerale per la famiglia che convive conun incontenibile desiderio di conoscenza e libertà. Forse li abbia-mo catalogati con troppa fretta, i sessantottini e il Sessantotto.

di Nicola Maranesi

a cura di Antonello Caporale e Natalia Cangi

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laggio della MIA infanzia-gio-vinezza, PRATI VERDI, PRA-TI ECHEGGIANTI, UN DOL-CE SCAMPANIO DI MUC-CHE, BAITE E PROFUMO DIPINO, RESINA, RUGIADASULLA MULATTIERA MAT-TUTINA CHE PORTA AGLIALTOPIANI SENZA ALBERI,SOLO PRATI E CIELO, TAN-TO CIELO AZZURRO FRE-SCO.Ti ricordi PAPÀ, caro mio vec-chio papà, le nostre gite alla Ca-panna Marinelli, noi due soli suisentieri che rumoreggiavanocon i ruscelli freschi. La Capan-na Pizzini, la pioggia e la Capan-na Casati, fumo e caldo dentro,profumo di mangiare, salameinsieme, tutte le montagne pernoi due papà. Sì padre, sono an-cora in Pakistan, non sono an-

cora arrivato in India ma non hofretta: sappi che il MIO viaggionon è turistico. [...] Il mio pel-legrinaggio in ORIENTE è lentoe solitario, io VIVO qui, nonpasso per di qua e poi vado là,no, io vivo qui con questa gentee per di più vivo con i POVERI ecol SANTO: vesto come loro,imparo la loro lingua, mangioquel poco che loro preparanoper se stessi e danno a me: il LO-RO ospite amico RAFIULLAHKHAN. Voi lo sapete “perché”sono partito: per un qualcosache si chiama CAMMINO

VERSO L’IDEALE ILLUMI-NAZIONE, INTELLIGENZADI TUTTE LE COSE, DIO (?),SOPRATTUTTO AMOREPEOSIA FILOSOFIA e IO vi di-co che il Santone [...] mi ha dato“qualcosa”che mi soddisfa! Per-ciò cara MAMMA (madonnadel tuo Raffaellino biondo ca-priccioso e testardo, ma in fon-do sorridente con la “bociapic -cola” rossa sulla manina) NONANGUSTIARTI e vivi feliceperché tuo figlio STA BENO-NE.(SITUAZIONE CLINICA: epa-tite completamente finita, forzerigenerate, mente CONTORTAcome al solito ma dura e in buo-na salute, temperatura normale,colore urina normale, pressionenormale e cuore normale). Tiprego, mamma, non soffrire più

per me, pensa chesono in luoghi fa-volosi [...] coloratiantichi santi e caldilussureggianti, chesono in ottima sa-lute e spesso dinotte sono cullatoda TE con amoreperché a 3 anni, di-ciotto o ventitré,IO sono sempre ilTUO BAMBINOBIONDO BELLOCAPRICCIOSORIBELLE INTEL-LIGENTE BAT-

TERISTA FAMOSO PAZZOCHE FA SOFFIRE MA PURSEMPRE RAFFAELE CHE TIVUOLE BENE prima (senza sa-pere), ORA (sapendo), DOPO(facendotelo vedere con ab-bracci carezze baci e dolci poesieper TE MAMMA...). E PATRI-ZINA? non sento notizie da LEI.È lì presente in questo momen-to? A TE sorellina BUONA (LABONTÀ È LA MIGLIOR “CO -SA” AL MONDO) un affettuo-so augurio per i tuoi studi. [...]Un bacio e un pensiero da Raf-faele il fratello.

PAOLA SCOTOnata a Bologna nel 1930

Parigi, il Sessantotto, le droghe, lelotte studentesche e gli scontri vio-lenti con la polizia attraversano ilracconto autobiografico di unadonna che vive una relazione fortenel cuore della capitale francese,tra Montparnasse e il Marais.

Ogni volta, tornando a Pa-rigi dopo periodi non lun-

ghi – ma che a me sembravanointerminabili – mi sentivo ria-prire alla vita. Bastava che il taxinel quale mi ero sistemata ca-rica di bagagli infilasse il bou -l eva rd che dalla Gare de Lyon por -ta al quartiere latino, passandoper il lungo Senna, perché su-bito mi si aprisse il cuore: il san-gue scorreva veloce e gli slancivitali che da tempo mi avevanoabbandonato tornavano a mecon subito e rinnovato vigore.Presto, intravvedendo le gugliedi Notre Dame, ritrovavo il gu-sto della raffinatezza e dell’ele -ganza, accanto alle gioie piùsoffuse e miti emanate dalle ac-que che vi scorrevano sotto. Al-lora, per una specie di magia, lavita riprendeva le antiche di-mensioni di spazi infiniti, diaperture illimitate, come ondeche si allargassero senza fine everso l’alto, e al tempo stesso,come se io mi aprissi ad acco-gliere il cielo – il cielo tutto –che stava lì, sopra di me.Così, non mi importava se sidovevano affrontare i disagi diuna sistemazione provvisoriain uno dei tanti albergucci delquartiere, con le loro stanze di-

messe – quando non eranosporche e sgangherate – e sem-pre perdute, comunque, in unosquallore anonimo e deprimen-te. Subito, si cercava di renderequeste stanzucce miserevoli unpo’ più accoglienti con appositiaccorgimenti: prima di tuttouna pulizia radicale, accurata,quindi posters stampe disegniper ricoprire le pareti logore,qualche foulard o amuleto ap-peso al soffitto con lo scopo diravvivare l’ambiente, libri rivi-ste dischi sparsi un po’ ovunquein un piacevole disordine, equel che più contava, luci smor-zate da rivestimenti accurata-mente studiati per creare un’at -mosfera un po’ più calda inti-ma. Dopo questi “studi”, persi-no la stanza più misera potevadivenire accogliente, persinograziosa, tanto che gli amici, en-trando, esclamavano con mera-viglia: “Che carina!”. Quando ese questi amici potevano salire,

perché questo era un altro in-conveniente della vita in alber-go: le visite sempre permesse afatica, se non addirittura nega-te, ma comunque sorvegliate,vigilate. C’erano dei giorni incui nemmeno le “riparazioni”servivano più, e ti riprendeval’angoscia “della stanza”. Mabastava allora uscire, in strada,arrivare al vicino angolo, a meparticolarmente caro, quello trala Rue Buci e Ancienne Comédie,fermarsi davanti alle bancarelledel mercatino, con i fiori, lafrutta, gli indumenti variopinti;bastava mescolarsi a tutta quel-la gente festosa e colorata. Losquallore che ti portavi addossospariva di colpo, sostituito dauna lietezza e una vivacità cheprendevano ogni volta ognigiorno, con la stessa forza.Non avrei mai concepito di vi-vere a Parigi fuori del “Quartie -re”: l’area possibilmente abita-bile arrivava al massimo per mesino a Montparnasse, o allaContrescarpe, o proprio comeestremo limite al Marais. Nottitragiche, notti di fuoco. Ero allaCo u p o l e la sera in cui divampò laprima, sanguinosa battaglia.Tutta Montparnasse era accesadi una tensione che si trasmet-teva rapidamente da un caffèall’altro. Giungevano voci allar-mistiche: il quartiere bloccato,schieramenti massicci di poli-zia, scoppi di violenza in tuttal’area tra Montparnasse e St.Germain. Si temeva un’incur -sione dei poliziotti nel quartierepiù di ogni altro sospetto, quel-lo frequentato da artisti ribelli.Più tardi sarebbero arrivati eavrebbero colpito indiscrimi-natamente. La polizia francese:completamente impazzita. Sescappavi, o ti nascondevi, ti in-seguivano e ti ferivano, pic-chiandoti a sangue. So io checosa dovetti passare per riuscirea tornare a casa, quella notte.Quando riuscii finalmente,all’alba, a raggiungere il mio al-

bergo, mi pareva di uscireda un brutto sogno, un so-gno che mi riportava indie-tro negli anni con un ricor-do terribile di altre violen-ze. Mi fa male, molto male,pensare a lui che è chiuso,isolato, scartato. Come èd’abitudine in quella casa,si parla poco, ognuno vivela sua vita e fa per sé, siascolta sempre buona mu-sica, qualcuno legge omangia o dorme.Sempre, immancabilmen-te si fuma. Questa sigarettaspeciale alla marijuana cheuno passa all’altro, in silen-zio. Quando arriva il mioturno, mi è persino difficilerifiutare. Forse, una delleragioni per cui non sonotroppo gradita nella casa diTony, è proprio per questo:la mia “astinenza”. Ho pro-vato a varie riprese a fuma-re marijuana, ma non homai percepito nulla di piùdi un certo stordimento equalche capogiro. L’ex ta s edi cui tanto si parla l’ho toc-cata da me, attraverso lamia droga, quella stessa in-sita nella materia grigia delmio cervello o fluttuantenelle mie stesse vene. Allevolte ‘fumo’ per avere uncapogiro. Ma all’estasi arri-vo solo con le mie forze. Mail mio isolamento è dovutosoprattutto al senso di fa-stidio che procuro intornoa me sostenendo la causa diRalph e battendomi per es-sa.Così diventa ancora piùduro, per me, vedere chetutti i miei sforzi, i sacrificiche affronto quotidiana-mente per non abbandona-re la lotta, invece di metter-mi in buona luce, non fan-no che gettarmi addossol’indifferenza sempre cre-scente – se non l’avversione– di quella gente.

IL CARNEVALE È INI-ZIATO In alto, scontri duran-te il Maggio parigino; a sinistra,un raduno hippy; sotto, Valle Giu-lia a Roma A n s a / La Pre ss e

» BOHÉMIEN DA BATTAGLIA »

“Ecco Parigi: miseria,manganelli e capogiriquando fumo marijuana”

4milaGli studenti che assedianola facoltà di Architetturadi Roma Valle Giulia peroccuparla. È il 1° marzo

2 milioniGli studenti americani che

manifestano controla guerra e il razzismo.

È il 30 aprile

66I feriti a Milano negli scontri

tra studenti e forze dell’o rd i n epresso la Cattolica.

È il 25 marzo

800milaGli studenti francesi che

manifestano a Parigie rioccupano la Sorbona.

È il 13 maggio

10 milioniSono i lavoratori che

aderiscono allo scioperogenerale indetto in Francia.

È il 20 maggio

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14 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

Union Jack addio:il giallo e il neroal posto del blu

SE LA SCOZIA si separa, che fine fa loUnion Jack? L’attuale bandiera del RegnoUnito è formata dall’insieme della croce diS. Giorgio a rappresentare l’Inghilterra, as-sieme a quella di S. Andrea per la Scozia,alla cui forma di X si sovrappone anche lacroce di S. Patrizio simbolo dell’Irlanda.Tolto l’emblema scozzese, che succede?

Non ha dubbi Charles Ashburner, direttoredel Flag Institute, che suggerisce di ascol-tare la voce dei cittadini. Secondo un son-daggio condotto dall’istituto araldico in-glese, il 64% dei britannici pensa in effettiche si debba cambiare la bandiera nazio-nale in caso di devoluzione della Scozia.Inoltre, più del 70% ritiene opportuno in-

cludere nel nuovo vessillo la cro-ce gialla di S. Davide, patrono delGalles, attualmente assente.Qualche ipotesi di nuova bandie-ra, più o meno fantasiosa, circolagià sul web. Downing Street perora tace.

And. Val.

di Caterina SofficiLondra

L’ultimo sondaggio,diffuso ieri seradalla società Surva -tion, dice che il 54 %

degli scozzesi voterà No all’in -dipendenza. In appena 7 giornidal sondaggio shock diffuso do-menica scorsa dal Sunday Times -che dava per la prima volta gliindipendentisti in vantaggio 51a 49 – il Partito Nazionalista

Scozzese di Alex Salmond inse-gue con 8 punti di distanza e i Sìsono tornati al 46%. Più o menoil livello di prima dell’estate,quando l’ipotesi di una seces-sione della Scozia era data permolto improbabile. Non è an-cora detta l’ultima parola, manell’ultima settimana sono scesiin campo tutti i pezzi da novan-ta per dissuadere i “fratelli”scozzesi a non lasciare il RegnoUnito. I leader dei tre maggioripartiti sono corsi in Scozia per

promettere meno tasse e piùservizi. Insieme al G u a rd i a n eagli ex premier laburisti, Gor-don Brown e Tony Blair. In fon-do è molto una lotta all’internodella sinistra, da sempre mag-gioritaria in Scozia. Tutto sta aconvincere quel 29 % di labu-risti intenzionati a votare Sì. Macuriosamente anche Nigel Fa-rage, il campione dell’indipen -dentismo, non vuole perdere laScozia e chiede l’intervento del-la regina: “Il Regno Unito è in

pericolo, Elisabetta si prenda lesue responsabilità”. La sovranaè rimasta neutrale e pare che daBuckingham Palace, dopo l’an -nuncio a orologeria del secondoroyal baby, non arriveranno al-tri “aiuti” alla causa nazionale.A questo punto è solo una que-stione di soldi. Le 5 maggioribanche scozzesi, a partire dallaRoyal Bank of Scotland, hannodetto che in caso di sì si trasfe-rirebbero in Inghilterra. Più omeno tutte le grandi aziende,anche la BP, che pompa il greg-gio nel mare del Nord, hannofatto dichiarazioni analoghe.

IERI ANCHE LE GRANDE catenedi distribuzione e dei supermer-cati hanno detto che sarebberocostrette ad aumentare i prezzi.La finanza tutta si è schierata peril No e ieri i giornali britanniciammonivano che una secessio-ne getterebbe l’intera isola inuna recessione come non si vededal 1929. Il sogno degli scozzesidi vivere da h i g h l a n d e rs duri epuri, lontani dal giogo di Lon-dra, dalla corruzione della poli-tica nazionale, governati da unpartito di figli di papà e ricconicome i conservatori, si è scon-trato con la brutale verità dei nu-meri. Le ragioni del cuore si so-no scontrate con i conti in ban-

ca, i mutui da pagare, i numeri.Secondo i dati della Re u te rs , l’in -certezza e la paura della seces-sioni ha fatto prendere il volo a16 miliardi di investimenti, scesiad agosto al livello più basso dal-la crisi di Lehman del 2008. Lapreoccupazione è tale che il go-vernatore della Banca d’Inghil -terra e il ministro delle finanzeGeorge Osborne non partecipe-ranno al G20 della settimanaprossima in Australia per segui-re il voto di giovedì. Intanto inScozia, è iniziato l’ultimo weekend di campagna elettorale, contoni accesi e manifestazioni. Adifendere l’orgoglio nazionalesono arrivati gli orangisti irlan-desi. Uno dei leader indipen-dentisti ha minacciato una “resadei conti” e la nazionalizzazionedelle aziende che hanno detto ditrasferirsi in caso di vittoria, co-stringendo il leader Alex Sal-mond a smentire e gettare acquasul fuoco: “Sarà un giorno di ce-lebrazione, non di resa dei con-ti”.

di Andrea Valdambrini

Il matrimonio tra Scozia e Inghilterra, che po-trebbe avere fine tra pochi giorni con il “sì”

all’indipendenza da Londra, dura da oltre 300 an-ni. Eppure, più che il risultato di una storia d’amo -re sarebbe meglio definirlo l’esito di un’unione diconvenienza. Accettando per alcuni secoli di stareinsieme agli inglesi, gli stessi scozzesi hanno fattola loro parte, anche se su questo gli abitantidell’antica Caledonia non la pensano tutti allostesso modo. Perfino una delle istituzioni più an-tiche e tradizionali della Scozia, quella dei “clan” –gruppi che si identificano in base al castello di provenienza e allafoggia del kilt – si divide tra “sì” e “no” alla nuova Scozia so-vrana.“Il clan dei Macnab era schierato con gli inglesi nella battaglia diBannockburn (vinta dagli scozzesi nel 1314) ”, spiega al quo-tidiano Independent Jamie Macnab, 24esimo capo-clan della suadinastia. Forse proprio per paura ritrovarsi tra gli sconfitti, comecapitò ai Macnab nel 1300, il Consiglio dei Capi di Scozia, cheriunisce 120 sul totale dei 140 antichi clan ha deciso di rimanereneutrale. Scelta prudente di un’istituzione prestigiosa ma ob-soleta, o comunque spia che i legami storici tra le due nazioni piùgrandi che compongono il Regno Unito sono difficili da distri-care? Prima dell’Act of Union del 1707 - anno in cui il vecchioParlamento di Edimburgo si è sciolto per formare una cosa solacon quello di Londra – la storia dei rapporti tra le due nazioninon era stata semplice. È vero, le corone di Scozia e Inghilterraerano unite già dall’inizio del 1600, quando James Stuart, re diScozia con il nome di James VI ascende al trono d’Inghilterracon il nome di James I. In ogni caso, si è sempre trattato di duerealtà distinte che convivono nella stessa isola. Fin da quando iRomani, gli Anglo-sassoni gli altri “invasori” che hanno attra-versato la Manica hanno confinato verso nord le popolazioni diorigine autoctona antenate degli scozzesi di oggi. D’altronde,quando i regni di Scozia e Inghilterra sono stati separati, i duepopoli si sono combattuti. Nel corso del 1300 gli scozzesi devonorespingere diverse volte le armate inglesi. Da quelle battaglie,combattute da nomi leggendari come quelli di William WallaceBravehear t o Robert Bruce, nasce l’epopea di una Scozia indi-pendente. Per ritrovare un’idea di autonomia in chiave modernabisognerà attendere gli anni della disgregazione di quell’imperobritannico che teneva Edimburgo e Glasgow agganciate a Lon-dra in nome delle colonie. In realtà, un primo barlume di au-tonomia fallisce con referendum del ’79, disertato dagli elettori.Saranno invece le politiche liberiste della Thatcher a spingereprima la Scozia verso il Labour e poi, per merito (o colpa) dell’al -lora primo ministro laburista Blair verso l’idea secessionista. Nel’97 il referendum della devoluzione parziale dei poteri alla Scoziaè un trionfo e gli scozzesi votano a maggioranza schiacciante perrestituire a Edimburgo il suo parlamento. Ora ci siamo: giovedìprossimo oltre 4 milioni di elettori risponderanno a una do-manda semplicissima: “La Scozia deve essere indipendente?

@andreavaldambri

A LONDRA SI SGONFIA L’INCUBOHIGHLANDER , MA RESTA LA PAURAA CINQUE GIORNI DAL REFERENDUM IL NO ALL’INDIPENDENZA SCOZZESE TORNAA VOLARE MENTRE LE GRANDI AZIENDE E LE BANCHE PREPARANO LA FUGA

ALTRI MONDI

I clan come ai tempidi Braveheart: divisicontro l’ “i nv a s o r e ”

STORIA E LEGGENDA

Fa vo revo l e

Willie Sullivan“Un sistema e qu oe basta cricche”In favore della Scozia indi-

pendente è Willie Sullivan,coordinatore della sezionescozzese di Compass, un thinkta n k (o gruppo di pressione) le-gato all’ala più radicale del par-tito laburista.All’interno della sinistra bri-tannica il dibattito è acceso.Tutti i big del Labour party, acominciare dal leader Ed Mi-liband sono apertamenteschierati in favore dell’unionecon Londra. A livello locale inScozia, invece, molti esponentidel partito sono schierati in fa-vore del “sì”.Quali sono le ragioni in favoredell’i n d i p e n d e n za?Il Regno Unito è uno dei Paesidel mondo dove la disugua-glianza è più forte a livello so-ciale ed economico.Le banche, le grandiaziende e una élitemolto potente eserci-tano un’influenzaenorme sullo stato.Penso che la Scozia,una volta liberatasidalla City di Londra,

Westminster e tutto l’intrecciodi interessi che le lega avrà lapossibilità di creare un Paesepiù democratico.La secessione ha un’aria pro-gressista. È così?Assolutamente. Gli argomentisono tutti orientati nel senso diuna maggior giustizia sociale econtro il potere delle cricche.Come spiega che Ed Miliband,leader del partito laburista hachiesto agli elettori di sinistradi votare “n o” al referendum?Semplicemente perché il par-tito e il suo segretario sono par-te di un sistema di governo.Immaginiamo che il 19 settem-bre la Scozia si svegli “l i b e ra ”:che succede?I cittadini verranno coinvoltinel processo con cui le istitu-

zioni negozierannoun nuovo assetto peril Regno Unito. Dopostarà alla Scozia lavo-rare per creare il pro-prio sistema di tassa-zione, di welfare e distrategia industriale.

And. Val.

54%U LT I M O

S O N DAG G I O

Co n t ra r i o

John Lloyd“Disastro socialeed economico”Contrario all’indipenden -

za scozzese è John Lloyd,firma del Financial Times ededitorialista di Re p u b b l i ca .Per quale ragione la Scozia do-vrebbe votare “n o” all’indi -pendenza e restare nel RegnoU n i to?Ci sono molte buone ragioni,economiche e sociali. La valu-ta innanzitutto. Se Londranon concede a Edimburgo ditenere la sterlina, in caso divittoria del “sì”, e neppurel’euro può essere adottato pri-ma di un certo tempo, la Sco-zia indipendente avrà biso-gno di una moneta provviso-ria. E tutto fa pensare che sa-rebbe fortemente svalutata ri-spetto all’attuale.Pe rc h é ?Stiamo al fatto chemolte aziende, mul-tinazionali, banchehanno annunciatoche si ricolloche-rebbero in Inghil-terra. Si verifiche-rebbe così un impo-verimento del nuo-

vo Paese, con conseguenteperdita di posti di lavoro. Persostenere la nuova valuta, lanuova banca Centrale scozze-se dovrebbe accumulare ri-serve monetarie, e non po-trebbe farlo se non mettendoin atto un programma di au-sterità ben più duro di quelloche gli scozzesi rimproveranoal governo di Londra. La cam-pagna per il “sì” è organizzatae piena di entusiasmo. Però lagente deve anche riflettere.Su cosa?La Scozia non è un Paese op-presso da un dominatore stra-niero. Tutta l’area al di sopradel Vallo di Adriano è la terzaparte più ricca del Paese. Chivota dovrebbe anche conside-rare che con la secessione non

si potrebbero piùmantenere gli stessilivelli di servizi: si-stema sanitario,pensioni... L’indi -pendenza ha i suoicosti, non è buonaper forza.

And. Val.

MR YES Il premier Cameronanti-indipendentista Ansa

MR INDEPENDENCEIl premier scozzese Salmond Ansa

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15il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

Si sdoppierebberole rappresentativealle Olimpiadi

1.Giovedì si tiene il referendumper decidere se dopo 307 an-

ni lasciare il Regno Unito e diven-tare indipendenti. Perché?Il partito nazionalista scozzese(Scottish National Party) ha comeobiettivo, dalla sua fondazionenel 1933, d’ottenere l’indipen -denza dall’Uk. Poiché nelle ele-zioni per il Parlamento scozzesedel 2011 l’Snp ha ottenuto unamaggioranza schiacciante, ilgoverno inglese ha deciso diconcedere il voto. Questo l’ac -cordo tra il premier conserva-tore David Cameron e quelloscozzese Alex Salmond (capodell’Snp) nell’ottobre 2012.

2.Chi vota? Tutti i residenti inScozia, che siano scozzesi o

meno, da 16 anni in su. Gli800mila scozzesi che vivono al-trove, anche se ferventi indi-pendentisti come Sean Conne-ry, non hanno diritto a votare.

3.Se vince il “Sì” cosa succe-d e?

La Scozia diventerebbe indi-pendente dal 24 marzo 2016.

4.La regina Elisabetta rimar-rebbe sovrana della Scozia?

In un primo momento sicura-mente sì, perché la Scozia ri-marrà una monarchia e la regi-na Elisabetta rimarrebbe for-malmente capo dello Stato, co-me lo è per il Canada, l’Australia

e gli altri paesi dell’ex Com-monwealth britannico. L’Snpha però presentato una bozza dinuova Costituzione che entre-rebbe in vigore dal 24 marzo2016. Prevista l’elezione di unaassemblea costituente per unanuova Carta costituzionale e simetterebbe al voto anche laquestione monarchia e repub-blica. Molti degli indipendenti-sti (vicini alle posizioni dei la-buristi) sono repubblicani.

5.Il Regno Unito dovrebbecambiare nome?

Essendo nato con l’atto di unio-ne del 1707, il Regno Unito do-vrebbe probabilmente cambia-re nome. Potrebbe chiamarsiGran Bretagna, che indicaun’entità geografica e non po-litica.

6.La Scozia sarà più ricca o piùp ove ra?

È il punto cruciale. Secondo gliindipendentisti diventerebbeuna piccola Svizzera, grazie aiproventi del petrolio del Maredel Nord che rimarrebbero peril 91% alla Scozia. Questo con-sentirebbe di diminuire le tasse,di investire in servizi, il welfare ele prestazioni sanitarie. Per i so-stenitori del No, il petrolio nondurerà per più di 15 anni e ilprocesso di separazione avràcosti pazzeschi, che ci vorrannoanni ad ammortizzare, renden-

do tutti più poveri .

7. La Scozia manterrebbe laste r l i n a?

È l’altro nodo e uno dei temi piùforti sul quale puntano gli antiindipendenza. Gli indipenden-tisti assicurano che la sterlina ri-marrà. Mai tre maggiori partitidi Westminster (conservatori,laburisti e liberaldemocratici,che si sono schierati per il no nelreferendum) hanno detto chenon è un’opzione percorribile.Anche il governatore della Ban-

ca d’Inghilterra Mark Carney eil ministro delle Finanze Geor-ge Osborne hanno confermato:niente sterlina. Salmond ha ri-sposto di avere vari “Piani B”.Uno è la cosiddetta “sterlingisa -tion”, neologismo che significatenere la sterlina anche senzaautorizzazione di Westminster

(con grossi problemi per le co-perture e le fluttuazioni). Altrapossibilità è battere nuova mo-neta. O aderire all’euro.

8.La Scozia indipendente sa-rebbe membro dell’U e?

Salmond dice che dovrebbe es-sere membro di diritto. Proba-bile che la nuova Scozia dovreb-be seguire la normale procedu-re di tutti gli stati che chiedonodi entrare nell’Ue. In ogni casotempi lunghi, minimo 5 anni .

9. Ci vorrà il passaporto per at-traversare la frontiera con la

S coz i a?Non si sa. Dipende moltodall’ingresso o meno nella Ue.Gli indipendentisti parlando difrontiere “flessibili” e non vor-rebbero istituire un vero e pro-prio confine. Ma è probabileche sarebbe l’Uk a richiederecontrolli anti-immigrazione al-la frontiera, per evitare che chivuole entrare in Inghilterra il-legalmente usi la Scozia.Cosa succede in caso di vittoriadel No. Tutti e tre i principalipartiti hanno promesso che inogni caso alla Scozia verrannoconcessi più poteri in materiafiscale e saranno ampliati i temisui quali il Parlamento scozzesepotrà legiferare. In sostanzal’attuale devolution sarebbeampliata.

Cat. Sof.

Edimburgo e un paese tuttonuovo, senza regina e sterlinaCOSA CAMBIEREBBE SE VINCESSERO I SÌ. IL VERO RISCHIO SONO INVESTIMENTI E PREZZI

ALTRI MONDI

di Giancarlo RiccioBolzano

Non esistono rapporti di-retti sul piano giuridico

tra i referendum secessionistiin Scozia e poi in Catalogna el’Alto Adige S ü d t i ro l . Ma dalpunto di vista sociale e politicopotrebbero essercene molti. Lasituazione normativa nel Re-gno Unito è molto diversa ri-spetto all’Italia e alla stessaSpagna. In Inghilterra esiste una Costituzioneflessibile, su base essenzialmente non scritta. InItalia c’è invece una struttura costituzionalemolto diversa e attualmente non sono possibilisecessioni, salvo passare per una rottura costi-tuzionale”. Francesco Palermo, costituzionali-sta e docente universitario, eletto anche sena-tore, affronta un tema complesso, quello dellepossibili nuove secessioni in Europa.Assisteremo alla possibile secessione dell’A l toAdige e del Veneto dall’Italia? Questo vento sof-fia anche a casa nostra?Il vento c’è e non da oggi. Esiste un problemadegli Stati nazionali che nascono, crescono... ecambiano.Ma in alcune aree italiane che cosa cambierà do-po il voto in Scozia e in Catalogna?In provincia di Bolzano è sempre esistita unafetta di popolazione che premeva per la seces-sione. Il leit motiv è: “Questo è un territorio

tedesco e gli italiani sono invasori”. Maquesta minoranza è sempre rimastaconfinata tra il 5 e il 10 per cento dellapopolazione.Le cose ora stanno cambiando.Mi sembra di sì. Parti sempre più con-sistenti di residenti in Alto Adige acca-rezzano la suggestione secessionistica.Alle ultime elezioni sono aumentati i vo-ti ai partiti che la reclamano (quello diEva Klotz e i Freiheitlichen). E il partito

di maggioranza, la Svp, ci sta molto rifletten-do.Da due anni anche da voi si vive la crisi econo-mica...E infatti sono bastati questi ultimi due anni perfar dire a molti che bisogna rimettere in discus-sione tutto. Ai secessionisti storici come EvaKlotz si sono aggiunti nuovi adepti che pro-pongono scelte radicali per motivi utilitaristici.Che cos’è l’Autonomia in Alto Adige?L’Autonomia è sempre consistita da noi in unmaggiore autogoverno da parte del territorio.Per alcuni, però, territorio inteso come proprie-tà di un gruppo. E questo è l’equivoco. Mentresecondo altri è invece un territorio condiviso tragruppi etnici e linguistici differenti. In Alto Adi-ge sono secessionisti i partiti di destra. In Ve-neto, la situazione è più articolata, tanto cheBeppe Grillo ha sparigliato condividendo certifermenti veneti.

SALUTI ALLA REGINA La guardia dei Sutherland Highlanderrende onore a Elisabetta II nel castello di Stirling. La monarca mantiene il si -lenzio sul referendum scozzese. A sinistra, una scena di Braveheart La Pre ss e

TEORIE OPPOSTE

Secondo i separatisti i

proventi del petrolio

nazionalizzati farebbero

ricchi i 5 milioni di

abitanti; per gli oppositori

si impoverirebbero tutti

L’IPOTESI DI DEVOLUZIONE della Scozia nonspaventa gli appassionati di calcio. Le nazionali diLondra ed Edimburgo sono già separate e sempli-cemente continueranno a esserlo. Lo stesso vale peruno sport altrettanto britannico come il rugby. Di-verso il caso degli sport olimpici, dove inglesi e scoz-zesi sono insieme nel cosiddetto “Team Gb”. Alleolimpiadi di Londra 2012 la Scozia ha contribuito per

13 medaglie sul totale di 65, mentre ai giochi inver-nali di Sochi quest’anno ne ha conquistate 2 su 4grazie al successo nel curling (una sorta di bocce sulghiaccio). Senza dimenticare che Andy Murray, pri-ma tennista britannico dal 1936 a vincere sul campodi Wimbledon, è nato a Glasgow. E chissà cosa votaal referendum.

And. Val.

Secessioni italiane Francesco Palermo“Alto Adige,il vento orasoffia più forte”

di Stefano Feltri

Nessuno è in grado diprevedere che succe-

derà se la Scozia dovessestaccarsi dalla Gran Breta-gna. Due le incertezzemaggiori: la Scozia indi-pendente sarà nell’Ue? Eche moneta userà? Ancorala sterlina? Questioni rile-vanti perché dalla rispostadipende il destino economico del Paese: lapermanenza dentro l’Europa e dentro lasterlina permetterebbero agli indipenden-tisti di ottenere la loro vittoria nazionali-stica senza conseguenze economiche. Mabanche e imprese temono che non andràtutto liscio e si preparano alla fuga.

IL PARADOSSO è che la Scozia è una re-gione europeista dentro un’Unione euro-scettica perché gli scozzesi possono so-pravvivere dentro la globalizzazione solose restano europei. La propaganda refe-rendaria sostiene che la Nuova Scozia po-trebbe veder confermata la permanenzadentro l’Ue nel giro di 48 ore. Un miracolopossibile grazie agli articoli 48 e 49 del trat-tato di Lisbona che permettono di ammet-tere nuovi Paesi. In fondo, dicono gli in-dipendentisti, la Scozia è stata europea per40 anni, come parte della Gran Bretagna,quindi già rispetta tutti i requisiti necessari

all’ingresso. Ma i giuristinon sono convinti: è vero,nei trattati non c’è alcunelemento esplicito cheescluda la Scozia, ma nep-pure ci sono indicazionicosì precise da legittimarela sicurezza degli indipen-dentisti. Insomma, la Sco-zia potrebbe esser am-messa oppure no, ma dicerto queste decisioni nonsaranno prese in 48 ore.Anche perché l’economiadella Scozia indipendentenon sarà quella della Sco-zia sotto lo Union Jack: le

banche d’affari cercano di prevedere se ilnuovo Stato avrà ancora la sterlina oppureuna propria valuta più debole. Pare quasi im-possibile la continuità: se la Scozia si rendeindipendente, dovrà avere una propria bancacentrale che batte moneta, non potrà più ap-poggiarsi alla Banca d’Inghilterra. E l’unicasoluzione sarebbe quindi avere una valuta dalasciare fluttuare liberamente sui mercati (colrischio che si svaluti subito, rendendo leesportazioni competitive ma trasformandole importazioni in un salasso). O ancorare lavaluta alternativa alla sterlina, con un sistemadi cambi fissi. Ma la banca centrale scozzesenon avrebbe le riserve per proteggere il cam-bio sul mercato. In prospettiva la Scozia po-trebbe anche entrare nell’euro, ma nell’im -mediato il rischio è il caos. La sola possibilitàche cambi la valuta costringe chi fa affari inScozia ad aggiungere un sovrapprezzo per il“rischio di ridenominazione”: esser pagati inuna valuta meno pregiata.

UE Il rebus del 29° Statoe una nuova moneta

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16 17DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4D O M E N I CA 14SETTEMBRE 2 01 4 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E

che nel rapportarsi a Lucio, Francesco pendessedalle sue labbra. Come cercasse una strada. Mipareva eccessivo. De Gregori è un genio, ma nonpuò essere soltanto un compagno di viaggio.Non segue la linea, ma eventualmente la dà. De-ve e può prendersi la responsabilità della sua rot-ta.Non lo fa?A volte atterra nel contemporaneo, ultimamen-te con Ligabue, come se avesse bisogno di untraghettatore del 2000 per legare la spondadell’oggi a quella del domani. La realtà alla sua

realtà. È un peccato,perché il lavoro diFrancesco è straordi-nario. Ha saputo crea-re mondi autonomi. Èsenza tempo.Di Dalla era amico?A Dalla volevo un be-ne pazzesco. Lucio eraLucio, un artista gene-roso che aveva saputoconiugare e mettere incomunicazione – co-me forse il solo Pava-rotti – mondi artisticie culturali tra loro lon-tanissimi. Quando vo-levo smettere e ritirar-mi, in un momento disconfinata depressio-ne alla fine degli Anni70, mi tese una mano.Voleva ritirarsi? E per-ché?

di Malcom Pagani

Il barista filantropo che offre caffè ai vecchi mal-fermi della casa di riposo e soccorre i turisti pen-colanti: “Antonè, stavo giusto a raccontà che co-me al solito sò venuti a chiamà me, ho trovato’sto tedesco frantumato per terra, ferito, forseubriaco perché ciaveva una boccia di rosso nellatasca”. La casa in cui visse Lucio Dalla: “E nean-che una targa che lo ricordi”. La sede del Puff diLando Fiorini: “Mi presentai qui il primo mag-gio del ’70, Trastevere era una zona popolare, iocantavo Sora Rosa, scritta a 14 anni”. Ai tempiAntonello Venditti non si improvvisava Cice-rone itinerante per le strade del borgo che loospita da un trentennio a contatto con le con-traddizioni della storia: “Abito nel vecchio ca-sino della Banda della Magliana e davanti allamia porta hanno girato un’intera sequenza diLadri di biciclette” ma viveva altrove. Non fumava:“Ora fatico a scendere sotto le 60 sigarette algiorno”, divideva il tetto con i suoi genitori: “Erograsso e infelice” e per accendere la fantasiaguardava oltre le nuvole di Via Zara 13, quartiereTrieste, immaginando cupole e fontanoni da la-sciare in un cassetto: “Roma Capoccia, scritta af-facciandomi alla finestra e osservando il palazzodi fronte rischiò di fare quella fine. Non la ri-conoscevo, me ne vergognavo, la nascosi”. A 65anni: “Non mi pesano, non mi impressionano,credo di non averli” Venditti si sente felicementeprovvisorio: “Posso sempre cambiare da un mo-mento all’altro, partire in un secondo, reinven-tarmi in 5 minuti, entusiasmarmi. Se inizi a starein difesa, a conservare o peggio a ricordare, seifregato Il passato è passato”. In un sabato di solesettembrino senza venti di pioggia né frastuoni,Venditti aspetta i soliti amici per vedere la Romain tv. Sul divano, nel silenzio, ha una spiegazioneanche l’assenza di rumore: “Roma sembra Ge-rusalemme perché ha questa bellezza infinita,struggente. La meraviglia del ritorno. Rimettipiede qui come se seguissi una stella polare, main realtà sei in un posto che non esiste e in fondonon esistono più neanche i romani. Se esistono,si sono ritirati sul Raccordo. Nei centri com-merciali. Nei silos. All’Ikea. Oggi l’anima di Ro-ma è a Ostia, dove morì Pasolini. Qui rimangonosolo turisti o morti viventi”.Dice davvero?La romanità è diventata impalpabile e ormai nonè più romano chi a Roma nasce, ma chi a Romaagisce anche se americano. Questa città ha vistoimperi, cadute, resurrezioni, catacombe e con-tinui travestimenti. Ce li abbiamo tutti sotto dinoi quelli che sono venuti prima e anche se l’ere-dità è imbastardita e l’estetica definitivamentetraviata, con quella storia devi fare i conti.Chi parla di Roma deve necessariamente farli an-che con lei.È vero. Con me e con quel che rappresento perRoma, soprattutto se mi vuoi abbattere, ti deviconfrontare.Chi la vuole abbattere?Un sacco di gente. C’è chi mi ama e c’è anche chi

mi odia, ma io qui non sto per caso e per radermial suolo e farmi star zitto, devi essere proprio ingamba. Avere argomenti validi. Convincermi.Perché io non ho doppie facce, se devo dire qual-cosa la dico, ma non mi astraggo mai. Non giu-dico dal monte. Vivo nella comunità. Partecipo.E di Roma non sono stanco di parlare.Parlerà di Roma anche nel prossimo disco?Forse. Uscirà a marzo, ma se le musiche sonoquasi definite, i testi che di un disco sono l’animanon sono ancora pronti. Non c’è una parola, maio so che i versi arriveranno alla fine e arrive-ranno da qui (Si tocca il ventre nda). È semprestato così.Cosa ricorda degli inizi?I Bonghi suonati a Campo dè Fiori, l’approdo alFolkstudio, l’incontro con Lilli Greco della Rca.A diverse ondate e con differente intensità a se-conda dell’interprete, con Lilli ci mandammotutti ciclicamente a fare in culo. Ma Greco sa-peva riconoscere un talento come nessuno e nonaveva paura di rischiare. Arrangiatore, produt-tore, musicista. Fu una figura unica.In Marianna al bivio De Gregori gli dedica un ver-so criptico e apparentemente non benevolo.“Lilli Greco non capisce, ma che Dio lo bene-dica”. In realtà non era vero e De Gregori lo sa.Lilli aveva capito benissimo e non a caso a Fran-cesco, invece di un prevedibile esclusione, con-cesse un’occasione. Non era facile. De Gregoriera straordinario, ma sperimentava e non c’erauna sua sola canzone scritta per compiacere ilpubblico.Con De Gregori suonaste in Ungheria all’alba dei70 e poi componeste un disco in coppia.Si intitolava Theorius Campus. Dal mio punto di

vista la collaborazione sarebbe potuta prosegui-re per sempre, ma a indirizzare la separazione fuil giudizio critico. Io ero prorompente, Francecoquasi crepuscolare, iniziarono a considerare e apresentare De Gregori come il mio chitarrista.Era un non senso, non era possibile. Così ognu-no, dopo averne discusso in maniera maschia,prese la sua strada.Per qualche anno i rapporti furono difficili. Era leiil pianista di Piano bar che “vende a tutti tuttoquel che ha?”.Certo che no e con Francesco, che è un fratello, irapporti sono ottimi.Una cronista di “Libe-r o” la ascoltò dire cosenon gentili.Aprì proditoriamenteil telefonino e registròuna conversazione.Cose che accadono. Avolte per le cazzate chedico, anche se in Italiain fondo non accade anessuno, dovrebberomettermi in galera.Si discuteva della rie-dizione di Banana Re-public trent’anni dopola turnée originaria elei sostenne che DeGregori, per aver datoretta a Dalla, fosse uncaso patologico.Era una forma di pro-tezione nei suoi con-fronti. Mi sembrava

Roma sembra

Gerusalemme. Rimetti

piede qui come se seguissi

una stella polare, ma in realtà

sei in un posto che non esiste

e in fondo non esistono più

neanche i romani. Se esistono,

si sono ritirati. Qui rimangono

solo turisti o morti viventi

Antonello Venditti

“Senza Dalla,for se,avrei smes sotrent’anni fa”

L’ar tista

GLI INIZI CON “IL PRINCIPE”Voce doc della Capitale

Antonello Venditti è nato a Roma l’8 marzo 1949L’esordio musicale risale al 1972, con “TheoriusCampus”, album firmato con Francesco De Gre-gori (foto). Da allora 17 dischi e otto live. In car-riera ha venduto oltre 30 milioni di copie La Pre ss e

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16 17DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4D O M E N I CA 14SETTEMBRE 2 01 4 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E

Mi ero separato da mia moglie e avevo affrontatodue cause emotivamente ed economicamentedispendiose con la Polygram e con la Rca. Ero inun passaggio difficile e confuso, cercavo libertà erespiro e visto il loro disinteresse per le mie ri-vendicazioni e le mie lamentele sui contratti ca-pestro delle multinazionali, smisi di discutereanche con i miei colleghi. Non mi ascoltavano,era chiaro. Lucio si comportò diversamente e mi

venne a cercare. Aveva un’abitudine che perso-nalmente detesto, ma che ci consentì di colla-borare.Q u a l e?Spezzava lo show in due parti, prendeva 20 mi-nuti di pausa, rifiatava. In quelle pause, tra BuonaDomenica e Sotto la Pioggia, cantai nei suoi con-certi per un’intera estate. Con Lucio ci cono-

scevamo da anni. Un anno, da maggioa settembre, i maggiori cantau-

tori italiani divisero giorni enotti all’Hotel Bellevue diRimini. C’erano Dalla, Re-nato Zero, De Andrè, Coc-ciante.Come mai?L’Emilia Romagna ricon-

vertì le centinaia di ba-lere presenti sul terri-torio all’autorialità ein quell’albergo,

scambiandoci le piazzeprovinciali come se gio-

cassimo a Monòpoli ogni se-ra, finimmo per ritrovarci do-

po i nostri concerti quotidiani.Chi era sessualmente attivo si dilet-

tava senza difficoltà, i più sobri leg-gevano, giocavano a carte o bevevano.

Con Dalla abbiamo sempre riso molto perchéentrambi custodivamo ironia e autoironia.Quando si mise in testa di suonare Modena du-

rante le mie esibizioni lo dissuasi: “A Lù, merovini la canzone, non sei Gato Barbieri, la-scia perde”.Lei ha conosciuto bene anche Lucio Battisti.Scrissi Ullala perché registravo a Erba, neglistudi in cui Lucio lavorava abitualmente,proprio nei giorni di Seveso e della Diossinache uscì nel ’76 dall’Icmesa. Della Brianzavelenosa fummo testimoni. Lucio mi somi-gliava o se preferisce, io somiglio a lui. Stessocarattere, stessa semplicità. Poi Battisti erasbrigativo. Non andavi da lui per tenere uncorso di comunicazione analitica – Lucioera quasi muto – ma per ascoltare una so-praffina mente musicale.Venne molto attaccato per le sue presuntesimpatie politiche.Lo si voleva di destra, mi vien da ridere. ABattisti della politica, della destra come del-la sinistra, fregava meno di zero. Attacca-vano lui, ma in realtà contesta-

vano i testi di

Mo-gol. Testi subli-

mi. Spirituali. Di sicuro Bat-tisti non c’entrava con un certo

mondo, e in Italia siamo ancora siamofermi a ieri. Al Fascismo, all’Antifasci-smo, all’eterna guerra civile di cui co-me raccontava Bertolucci in N ove ce n tonon ci siamo ancora liberati. Marx eNietzsche si davano la mano già negliAnni 60, ma il sogno di un’armoniagenerale, mentre siamo di nuovo inguerra e non ce ne rendiamo nean-che conto, da noi è utopia. Se nonvuoi schierarti, ti fanno indossare aforza la maglietta di una delle due

squadre. Negli Anni 70 poi pulsavail riflesso moralistico più sfrenato.Ci dica?Sul tema scrissi un pezzo. Le tue mani su

di me. Se fuori c’è la rivoluzione fuori – facevogrosso modo dire a uno dei miei personaggi – edè difficile chiamarti amore. Continui a trombareindifferente alle piazze piene o dimentichi il sen-timento e ti unisci alla lotta? In quella canzonec’è tutta la mia diversità. Parlare di certe cose, altempo, era rivoluzionario.Lei milita ancora in una delle due squadre?Non posso più prendere parte, i lati della que-stione mi sfuggono e riconosco meglio di ieri leragioni degli altri. Ho sempre giocato di critica eautocritica, di mediazione tra le mie due animeanime in lotta e di ambivalenza, ma non sonomanicheo. È l’Italia che a volte ti costringe a es-serlo, la situazione contingente. L’antiberlusco-nimo per l’antiberlusconismo ad esempio, nonmi ha mai convinto, ma non si può negare cheanche il berlusconismo al Paese abbia fatto ma-lissimo.Oggi Pd e destra governano insieme.Viene il sospetto che si siano persi vent’anni.Sono stato renziano all’inizio, non si poteva farealtrimenti, ora non so più. Da noi, in un minuto,tutto diventa tv, annuncio, promessa di domani.Non parlo più di politica neanche con BeppeGrillo. È un amico e ha avuto un’idea, ma non sose la trovata migliore sia stata fondare un mo-vimento. Un altro partito. A volte si è più utili e siriesce a incidere davvero solo stando fuori. Parlicon un parlamentare, le dirà che si sente inutile.Un tassello di un ingranaggio immobile. Nuotain un Blob indistinto in cui si può stare sia algoverno che all’opposizione, sia con se stessi econtro se stessi. Seguo il dibattito statale conqualche difficoltà.Suo padre Vincenzino dello Stato, da un uomod’ordine, era un funzionario. Vice Prefetto a Ro-

ma. Decorato con Medaglia d’argento e come dasua canzone, con un buco all’altezza della gola.Papà era un anarchico che si trovò 6 anni sulfronte di guerra suo malgrado, sparò per nonmorire e diventò un eroe. Mi aspetti un attimo.(Venditti si assenta, lascia il giardino, sale le scalee torna con una piccola scatola: “Mio padre ètutto qui”).Cosa c’è dentro la scatola?Le sue ceneri, un santino e la pallottola che colpìla cintura e si conficcò in gola. Guardi, la tocchi,è la prima volta che la mostro a qualcuno.Dove la tiene?Sul comodino. Sotto il suo ritratto. Papà morìalla fine degli anni 90, era bellissimo, amava lamusica, riusciva a capire le mie canzoni megliodi quanto non facessi io.Sua madre Wanda, invece, era professoressa. Leimise in versi severità e paradosso: “Mi ha datosempre 4 anche se mi voleva bene”.Mi ricordo come se fosse oggi la porta della cu-cina. Io dietro a origliare, lei che seria dice a miopadre: “Vincenzo, ma questo è stupido”. Conmia madre mi accadde anche di vedere un Ufo aforma di Cactus nei pressi di Villa Paganini allafine degli Anni 50 e siccome per costituzionemia madre non poteva mentire, ogni tanto lastimolavo: “Mamma l’abbiamo vista davveroquella roba verde che ondeggiava?” E lei, pazien-te: “Sì, sì Antonello, l’abbiamo vista”.Le capitò di avvertire presenze inquietanti anchein compagnia di Rino Gaetano.Ci accadde costeggiando in macchina un bosconei pressi di Fiuggi. Vedemmo una vecchiettasul ciglio della strada e pochi chilometri doporivedemmo la stessa vecchietta. E premetto, era-vamo molto sobri. Mi dispiace che Rino, uno cheoggi avrebbe trovato pienamente il suo tempo,non venne capito all’epoca per quanto avrebbemeritato. A Rino volevamo tutti bene, il figliodella portiera cantato da De Gregori era lui. Pe-rò, nonostante la simpatia, Gaetano venne col-pevolmente sottovalutato dal suo stesso am-biente. Cantautori tristi, solitari e maledetti chesu di lui non scommisero. Lo portai al Folkstu-dio, ma lui cercava un’altra realtà, incontrò lepersone sbagliate.Lei parlò di Cocaina, la sorella di Gaetano si ar-ra b b i ò .Parlai di quello che sapevo e avevo visto. Dei fintiamici, degli approfittatori e dei proci che lo cir-condarono. Rino era ingenuo, delizioso, com-movente. Comprava automobili orrende e cischerzavamo su: “Dai, ma questo è un ferrovec-chio”. Lui aveva guadagnato, voleva mostrare aigenitori la sua agiatezza, ma veniva da lontano enon sapeva bene come fare.Gaetano ha sofferto per amore, a lei è accaduto?Non lo so più, ma ho smesso di pensarci e la cosami sembra già consolante. Ti rendi conto di es-sere innamorato quando l’amore finisce, manon definire è importante, prolunga la beatitu-dine. Ho scritto “non c’è sesso senza amore”,non “non c’è amore senza sesso”. Si parte sempredal sesso, quando scrivo e quando vivo, non pen-so a un amore platonico. Non ci ho mai pen-sato.La sua ex moglie, Simona Izzo, ha detto che lei leha dedicato molte canzoni a iniziare da Lilly.Simona è forte, è una donna che piace molto alledonne, ma a volte esagera. Come avrei potutodedicarle Lilly con quel destino? Lilly esisteva, sichiamava Patrizia, spero solo che sia ancora vi-va.Trenta milioni di dischi, 40 anni di carriera, Ven-ditti si sente cambiato?Non considero il cammino musicale una car-riera e non mi puoi chiamare maestro. O michiami Antonello o testa di cazzo, mezze misurenon ci sono. Mi piace guardare al futuro e l’unicavera differenza tra il me di oggi e il me di ieri è cheora so che per cambiare le cose ci vuole tempo.Si va maledettamente assottigliando.Pensare di non averlo è osceno, ma è una que-stione di prospettiva. Se pensi alla morte come auna porta nera che chiude ogni cammino nonpotrai che angosciarti. Preferisco immaginareche dopo la festa continui. A volte per egoismo cichiediamo: ma avrò coscienza di me dopo lamorte? E io mi dico ma perché lo vuoi sapere perforza? Che ti frega? Soluzione e risposta non cisono, l’unica palusibile è provare a star bene. Misento una persona molto allegra e son felice an-che in mezzo a un milione di persone, ma il miopregio è che posso stare da solo senza nessunointorno anche per mesi. Non mi lamenterei mai.Non esiste niente di più frustrante e inutile dellamento.

Con De Gregori

facemmo “Theorius

Campus”. Io avrei collaborato

per sempre, la critica indirizzò

la separazione. Io ero

prorompente, Francecso

quasi crepuscolare,

iniziarono a presentarlo

come il mio chitarrista.

Un non senso, non era possibile

CINA, A DI GRASSI IL1° GP DI “FORMULA E”Il primo e-Prix della storia(la Formula 1 elettrica)svoltosi in Cina è stato vintodal brasiliano Lucas DiGrassi del Team AudiMotorsport. Trulli si èritirato, Michela Cerruti haconcluso 13ima.

DAVIS, L’ITALIA SPERAANCORA: OK IL DOPPIOA Ginevra colpaccio di Bolellie Fognini: la coppia azzurrasupera in cinque set il duoelvetico Wawrinka eChiudinelli (Federer harinunciato all’ultimo)La sfida sarà decisiva daisingolari dell’ultima giornata

MOTOGP, ROSSI TORNAIN PRIMA FILAJorge Lorenzo ha centratola prima pole positionstagionale nella classeMotoGp a San Marino,precedendo AndreaIannone sulla DucatiPramac e il compagnodi squadra Valentino Rossi

C O M PAG N IDI VIAGGIO

Antonello Venditti,65 anni. In basso,

Lucio Battisti(1943-1998),

Lucio Dalla (1943-2013) e Rino Gaeta-

no (1950-1981)Ansa

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19il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4SECONDO TEMPO

di Roberto Beccantini

Sempre insieme, ap-passionatamente.La Roma a Empoli(1-0) e la Juventus

con l’Udinese (2-0) onoranoil pronostico. Come era neivoti, e negli episodi, il duellocontinua.Sei punti, tre gol fatti e zerosubìti: pari in tutto. Sfidanticercansi: il solito Napoli oanche le milanesi?I turni collocati tra le Na-zionali e la Champions sonobucce di banana (senza al-lusione). Prendete la Romavittoriosa a Empoli: decide lastoffa dei singoli, non la qua-lità del gioco. Le sberle diNainggolan, già a segno conla Fiorentina, cominciano aessere una costante (e unavariante). La testa di Sepe glidà una mano, così come, inprecedenza, il palo aveva da-to una mano al portiere (suMaicon). Siamo agli sgoc-cioli del primo tempo, e l’a u-togol spariglia il mazzo.

L’EMPOLI è una bottega diprovincia che mastro Sarriha affidato al fosforo di Val-difiori. Servirebbe il Tavanodi una volta, non questo DonChisciotte di 35 anni facil-mente disarmato da Castan eManolas. Ci fosse stato alme-no Maccarone.Per un tempo, comunque,l’aggressività di gruppo di-sturba avversari infinita-mente più dotati, oh yes, maanche molli, pigri.Garcia ha rivoltato l’attacco:da Gervinho-Totti-Iturbe aFlorenzi-Destro-Ljajic. Im-magino che il Cska Moscaabbia condizionato l’approc -cio, il ritmo, la testa. Il di-segno di Sarri è chiaro: in-tasare i valichi centrali, pre-sidiati con efficacia da Ru-gani e Tonelli, a costo di la-sciare spazio a Maicon (so-prattutto) e Cole. Non unacattiva idea. Alla distanza,però, il pressing dei toscani

sfiorisce, e di munizioni aMchedlidze e Tavano non nearrivano più, se non alla fi-ne.Maicon avrà pure fatto in-cavolare mezzo Brasile, masequestra la fascia e potrebbesegnare un paio di gol. Lascorsa stagione, la Roma nevinse addirittura dieci, in av-vio, ma non aveva la Cham-pions, e pochi la accredita-vano di un ruolo così impe-gnativo.

IL TURNOVER aiuta a distri-buire le risorse e a gestire irisultati (quando si può, co-me in questo caso). Astori,Keita e Gervinho avvicenda-no Castan, Pjanic (nebbioso)e Ljajic (idem). La Roma hareclamato un rigore (bracciodi Tonelli), e uno l’ha invo-cato pure l’Empoli (Manolassu Mchedlidze). Gervasonise l’è cavata con il rosso alprotestante Sarri. Tavano,Mchedlidze e Zielinski, su-bentrato a Croce, hanno fir-

mato i tiri dell’Empoli, sven-tati in bellezza da De Sanctis.Partita noiosa: lo scarto hapremiato la rosa più forte,non necessariamente i piùgenerosi.Per Allegri, era l’esordio aTorino; per Evra, il debuttoassoluto. Quando allenaval’Inter, Stramaccioni fu ilprimo a battere lo squadronedi Conte dopo 49 partite: 3-1allo Juventus stadium, il 3novembre 2012. Comincia-

no, i campioni, cingendod’assedio l’Udinese e giàall’8’ Tevez, schierato in bar-ba all’incombente Malmoe,spacca l’equilibrio su azionePereyra-Lichtsteiner. I corpoa corpo tra Pogba e Kone so-no salgariani. Pereyra simuove alla Vidal, lesto, manon preciso, a raccogliereuna sponda di Llorente.

L’I M P I EG O di Kone, Muriel eDi Natale significa caccia alcontropiede: i rifornimenti,scarsi, la frenano. La Juven-tus manovra a tutto campo,ma sotto porta è troppo dol-ce: persino Pogba. Gli spre-chi, anche se meno plateali,ricordano il buonismo diVerona. L’Udinese si arroccaattorno a Danilo, pronta abuttarsi sulle briciole che ca-dono dal tavolo imbandito.Il calcio segue logiche tuttesue, e non chiudere sfide co-me questa è un invito a nozze

per la nemesi. Stramaccionirichiama Muriel, sterile, e ce-menta il centrocampo conBruno Fernandes. La ripresasi consegna a un’Udinesemeno ingessata. La Juventusnon è più ossessiva, arretra,regala territorio ai rivali. E larete di Bubnjic al 62’, am-messo che sia in fuorigioco,lo è di centimetri.Da Allegri mi sarei aspettatouna mossa, se non propriouna scossa. Provvede Mar-chisio, con un tracciante dallimite, a toglierlo dai guai(72’). L’Udinese stava pro-ducendo il massimo sforzo.Vistoso il calo di Pereyra, ecomplicato il rodaggio diEvra. Sono stati Tevez, Pog-ba, Marchisio e Lichtsteinera fissare la differenza. La fettadi torta per Morataagita l’ul -timo brindisi.Venti partite, venti successi:è la legge della Juventus a ca-sa sua.

LA SFIDA

Sei punti, tre gol fatti

e zero subiti: pari

in tutto. Rivali

cercansi: il solito

Napoli o anche

le milanesi?

FORMAZIONE STORICALuca Madonia, Mario Venuti, To-

ni Carbone, Gabriele Madonia

Roma a fatica, Juve di slancioI GIALLOROSSI BATTONO L’EMPOLI GRAZIE ALLO SFORTUNATO AUTOGOL DEL PORTIERE DI CASA SU TIRO DI NAINGGOLANLA SQUADRA DI ALLEGRI, ALL’ESORDIO ALLO STADIUM, PIEGA L’UDINESE GRAZIE A DUE RETI DI TEVEZ E MARCHISIO

di Veronica TomassiniSiracusa

La gran re n t r é e dei Denovoper festeggiare un com-

pleanno, i trent’anni di Wi l m a ,o per una faccenda sentimen-tale: dodici tracce o “pizze”, inbobina, riemerse magicamen-te dalla cantina del managerstorico, Francesco Fracassi, esu quelle immaginare la mae-stosa reunion.Dodici brani, quattro usciro-no in ep, il vinile si chiamavaNiente insetti su Wilma, era il1984. I Denovo (Luca Mado-nia, Mario Venuti, Toni Car-bone, Gabriele Madonia) –come i Litfiba o i Moda (senzaaccento sull’ultima lettera, perfavore) – segnavano un’epoca,il nuovo rock italiano, a metàtra post punk e new wave.

LA BAND si scioglie nel ’90, sirivedono nel ’97 per quattroconcerti, quindi la faccendasentimentale delle bobine ri-trovate, diciassette anni dopo.

Ieri sul palco di un circolo pri-vato di Siracusa, hanno festeg-giato il compleanno diquell’ep da esordio trionfale,grazie a Salvatore Ferlito LaRocca, sul palco con loro perraccontare le tappe, tra unpezzo e l’altro, di un fenome-no italiano che non ha con-sacrato altro che se stesso, nes-sun erede, ma niente di piùseminale di quel tempo, am-

mettono anche Luca Madoniae Mario Venuti. Ferlito LaRocca era il deus ex machinadi una straordinaria officinachiamata Magna Grecia Festi-val, trent’anni fa, a Siracusa,sull’Ara di Ierone (parco ar-cheologico, oggi sarebbe unanatema solo pensarlo), mu-sica rock e sperimentazionid’essay per i gruppi che si esi-bivano: Denovo e Litfiba tra

questi. Così i dodici brani re-gistrati al Gas studio di Firen-ze non ebbero mai un’etichet -ta (cioè otto di questi), rima-sero lì, in attesa, Mario Venutiera sicuro che quei brani sa-rebbero tornati, ancora unavolta. E così è stato, con l’eti -chetta indipendente di EnzoVelotto e Benedetta Bellotti, laViceversa Records.Escono con questo nuovo la-

voro, Kamikazee Bohemien, ottoinediti, mantenuti nella ver-sione originale, e i quattro giàpubblicati nell’ep; il 19 aprileesce il vinile; il 15 maggio il cd,prima uscita pubblica nella ca-pitale. Merito di Fracassi dun-que (manager dei Denovo eproduttore della Piccola Or-chestra Avion Travel) che tro-va le bobine in una valigia nel-la casa veneziana della madre.Si tratta di due nastri Ampexcon sedici tracce realizzate alGas di Firenze dalla band ca-tanese, stesso studio dove poiregistrarono i Litfiba e i Dia-framma.

ERA IL 1983. A quelle registra-zioni parteciparono GhigoRenzulli, chitarra dei Litfiba, eFrancesco “Frank” Nemola,tromba e trombone, fedelissi-mo collaboratore di VascoRossi. Era un gran lavoro, ri-masto in attesa però, senzauna vera ragione, finito nellacantina della casa veneziana diFracassi. Una reunion senti-

mentale, certo, ma non solo,un’operazione di fortissimorilancio, comunque la si veda.I Denovo non hanno perso losmalto, niente patetismi, sonotornati con le loro chitarreacustiche, – spiega Mario Ve-nuti – evitando “di fare quellidi trent’anni prima”. E hannoancora un seguito niente male,i nostalgici di quel tipo di sce-na musicale sono ancora mol-tissimi, peccato davvero che ilritorno maestoso dei Denovoper Siracusa - che negli Anni80 con Ferlito La Rocca e ilMagna Grecia Festival era unaspecie di transito post punk –sia rimasto un fatto privato. Inostalgici sono rimasti fuoridifatti, la città non aveva spazi(il Sindaco di Siracusa dovreb-be riferire), anche se poi, aguardar bene, l’Arena del Ca-stello Maniace (sito archeolo-gico di valore non quantifica-bile) poteva andare, però è ilprivé di una discoteca a cieloaperto. Ma questo è un altrodiscorso.

I Denovo ritrovati, trent’anni dopoOTTO BRANI INEDITI DI UNA DELLE MIGLIORI BAND DEGLI ANNI 80. PER CELEBRARE L’EVENTO, UN CONCERTO “S E M I C L A N D E ST I N O ” A SIRACUSA

Real Madrid-Atlético Madrid 1-2

STORICA SECONDA VITTORIA AL BERNABEUAncora Atlético. Per la seconda volta consecutiva iColchoneros espugnano il Santiago Bernabeu. Gol diTiago, pareggio di CR7, rete decisiva di Arda Turan Ansa

NUOVA USCITA

Tracce del 1984, saranno

“Kamikazee Bohemien”

insieme ai quattro già

pubblicati in “Niente

insetti su Wilma”; il 14

aprile il vinile; poi il cd

T E S TAA TESTA

Bianconeri e gial-lorossi a punteggiopieno. Sotto, Mar-chisio e un contra-

sto Nainggolan-Valdifiori Ansa

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20 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

E x p e n d abl e s

SECONDO TEMPO

a cura diS te fa n oDisegni

BIOCRAZIALA CRISI UCRAINA (2013)

n Nel primo giorno di tregua tra Kiev e i filorussi siregistra un morto. È l’arciduca d’Au st r i a .n I russi si impegnano a non varcare la frontiera.“Resteremo in Ucraina”.n Via libera dell’Ue alle sanzioni contro la Russia.Confidando in un inverno mite.n Renzi: “Da Putin vogliamo i fatti!”. TranquilloMatteo, vedrai che adesso li annuncia.n La Russia ipotizza di chiudere il suo spazio aereoai voli internazionali. Tanto cadono prima.n Berlusconi in costante contatto con Putin.Quando la linea non è occupata da Al Bano.n La Nato invia cinquemila uomini in Europadell’est. Scongiurato il rischio di una pace improv-visa.n Putin nega lo sconfinamento russo, smentisce ilsupporto ai separatisti e giura di chiamarsi Olga.n Alle simulazioni Nato in Europa dell’est parteci-perà anche l’Italia. Nel ruolo delle macerie.

di edelman

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21il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4SECONDO TEMPO

TG PAPI

Tv, il n u ovo inizioin stile Apocalypto

SALI E SCENDI

Il pubblico sta mollandoi talk show e si corre ai ripari

GIOVANNI FLORIS Il volto nuovodella nuova stagione de La7 di Urbano Cairo Dlm

di Paolo Ojetti

Nella scena finale di A p o ca l y p to ,il giovane Zampa di Giaguaro

– appena scampato ai feroci Mayache lo volevano sbudellare in omag-gio a qualche dio – tira un sospiro disollievo e, rinfilandosi nella foresta,mormora: “Adesso sarà un nuovoinizio”. Ha appena assistito allosbarco di strani esseri a quattrozampe e di alieni corazzati, con pen-nacchi e bandiere. Sono i conquista-dores di Cortèz e per l’inconsapevo -le Zampa di Giaguaro sarà sì unnuovo inizio: l’inizio della fine.I telespettatori sono più fortunati,sanno a cosa vanno incontro con ilnuovo inizio della programmazione“invernale”. Intanto, Uno Mattina hacambiato la coppia, Franco Di Maree Francesca Fialdini hanno sostitui-to Duilio Gianmaria ed Elisa Isoar-di, ma il prodotto non cambia, nes-suno uguaglierà mai Luca Giurato.Altro nuovo inizio proprio oggi, perL’E re d i t à di Carlo Conti che manda ariposo la Reazione a Catena di Ama-deus, uomo buono, visto il ruolo datappabuchi permanente. Restandoin tema di frivolezze monopolio diConti, torna il tragico Tale e QualeS h ow . Difficile spiegare ai non ad-detti ai lavori che sono celebrità (perdire) che imitano altre celebrità(sempre per dire) non importa se vi-ve o morte, le quali – a loro volta –

imiteranno le prime celebrità e viacosì in un gioco di specchi che Or-son Welles per La Signora di Shanghainon avrebbe osato.

MA LE CHICCHE seriose – in spietatae diretta concorrenza – arrivano do-podomani: il nuovo Ballarò di Mas-simo Giannini su Rai3 e il vecchioFloris che esordisce con Dimartedì suLa7. Difficile pensare un cambio cosìradicale: la “cifra” di Floris era l’ariadi Alicio nel paese delle meraviglie edelle schifezze, Giannini (a parte gliemolumenti) è l’esatto contrario, le“cose” le sa e ci tiene a farlo vedere alresto del mondo con un tratto au-toreferente. Sarà una bella gara, an-che se intanto, Alle 19:40, la “striscia”di Floris non morde: è difficile co-piare Enzo Biagi e scalare lo share se– come è successo – il tuo interlo-cutore è Brunetta. Cosa si può spre-mere da Brunetta che, in quanto aidee decotte batte persino SimonaBonafé? Flop del primo Vi r u s di Por-ro (attorno al milione di affezionati),arranca Matrix ( 953mila).Comunque, è stata la settimanadell’orsa Daniza. Attorno alla suapelliccia, un’orgia di opinioni, lacri-me, insulti. Nel libero calderone ditwitter qualcuno si è chiesto se l’orsavaleva più di un essere umano. Certoche no, di orsi ne abbiamo sempretantissimi: Baloo, Winnie The Poohe Yoghi.

di Carlo Tecce

Il grosso (non grasso) deve ancora co-lare, da lunedì (Pi a zza p u l i ta ) a dome-

nica (La Gabbia), in mezzo il duello traGiovanni Floris e Massimo Giannini, epoi questa settimana l’informazione intelevisione sarà completa, schierata. Piùtardi, giovedì 25, tocca a Servizio Pub-b l i co . Il primo giro non ha entusiasmatol’Auditel, che misura la quantità di pub-blico non la qualità del programma: co-me dicono per la politica, il telespetta-tore ha la trasmissione che si merita, oviceversa. Quando un esperimento vamale, gli editori giurano: l’Auditel non èvitale, necessario, fondamentale; chissàse riferiscono le stesse convinzioni agliinserzionisti pubblicitari che tengonosu la baracca. Floris ha esordito con lastriscia quotidiana chiamata Dicianno-ve q u a ra n ta , il motivo per cui ha lasciatola Rai, non il motivo per cui l’hannopreso a La7. L’ex giornalista di Rai3 è giàinchiodato al 2% di share, a volte va giù,a volte va su. Quel che preoccupa, in-vece, è che D i c i a n n ove q u a ra n ta è inchio-dato al vecchio Ballarò, soltanto è piùbreve il tempo, più stretto lo studio: do-

po 12 anni nel servizio pubblico, Florisvoleva interpretare uno spartito piùpersonale, sprigionare se stesso. Peradesso, non c’è uno spartito, non si ca-pisce Floris. E il peggio deve ancora ve-nire, perché i giochi a premi di Canale 5e Rai 1 o sono in fase di rullaggio o sonoin fase di decollo: lo schianto, però, lorischia Floris. Per “Giova” sarà più sem-plice l’esordio con Dimar tedì, il terreno èquello abituale, la struttura è quella dei12 anni, e poi ci sono Maurizio Crozza eNando Pagnoncelli. Su Ballarò di Mas-simo Giannini, che ha debuttato a Chil’ha visto per acchiappare un po’ di pub-blico affezionato a Rai3, il dg Luigi Gu-bitosi e il direttore Andrea Vianelloscommettono un pezzo di carriera.

PIÙ VIANELLO, che deve ottenere con-ferme, meno Gubitosi, che in primaverasarà altrove. Per Giannini, viale Mazziniha spalancato la cassaforte e per martedìha arruolato (gratis) Roberto Benigni,poi dovrà ingaggiare (non gratis) dei co-mici o sperare in un ritorno (gratis) delpremio Oscar. Questa settimana – e poile prossime trenta, più o meno – saran -no asfissianti per i telespettatori: i talk

show si fiondano già sui cornetti a co-lazione con Ominbus, Ag o r à , Co f fe e b re a ke l’Aria che tira di Myrta Merlino. Que-st’ultimo s’è guadagnato uno spazio dipalinsesto insidioso, ma che garantisceun pubblico fedele: le casalinghe noncambiano spesso canale. E la Merlino, inquesta maratona 11-13, s’è costruita unpiccolo regno. Questa stagione sarà lapiù affollata di sempre, almeno rovi-stando la parte recente di memoria. Cisono cattivi segnali: il pubblico pare inpiena crisi di rigetto. Otto e Mezzo hatrascorso una buona settimana di ascol-ti, non eccellente. Vi r u s passa quasi inos-servato su Rai2. Matrix con la cronaca hasegnato il 10,28% di share. I telegiornalireggono, Porta a Porta pure. CorradoFormigli ha annunciato che Pi a zza p u l i taricomincia dagli esteri: più vario è il me-nù, più si differenzia dai concorrenti,più s’allarga la platea di clienti. AncheLucia Annunziata (oggi, In Mezz’o ra )rientra su Rai3 con l’Iraq e l’Is. Che sial’occasione tanto attesa, quest’anno, checi liberiamo di un po’ di politici e di opi-nionisti riuniti a far salotto. Occhio, an-che molti canali rischiano di liberarsi dimolti programmi.

Gli ascoltidi venerdì

TALE E QUALE SHOWSpettatori 5,47 mln Share 26 ,7 %THE LAST SHIPSpettatori 1,75 mln Share 7,69 %

IL PRINCIPESpettatori 2,42 mln Share 11, 36%QUARTO GRADOSpettatori 1,38 mln Share 7, 28%

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22 DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 il Fatto Quotidiano

e progetto. Se ricordate il Kru-sciov che batte la scarpa sul ban-co dell’Assemblea generale, ave-te una immagine della forza delmito “Nazioni Unite”. Se avetevisto una immagine di Fidel Ca-stro accampato nell’atrio del Pa-lazzo di vetro con i giovani dellasua delegazione (tutti in divisada guerriglia sulla Sierra) intentia cuocere un pollo (nessun al-bergo di Manhattan li aveva ac-cettati, prima dell’hotel Teresadi Harlem) vi rendete conto che

il luogo del pellegrinaggio fossel’Onu e che l’Assemblea genera-le era il luogo per farsi ascoltare.Castro non aveva ancora decisoper il suo legame con l’Urss, manessuno, a nessun livello di go-verno, aveva voluto incontrarloa Washington, ordine del vicepresidente Nixon. La destra haavuto subito la vista lunga. Ca-stro come un amico sarebbe sta-to un problema, con tutte le suepretese di mettere bocca sui pro-blemi del mondo. Castro comenemico sarebbe stato facile daisolare: un comunista. Castro,

di Nando Dalla Chiesa

Un matrimonio così si vedeuna volta sola nella vita.

Non per lo sfarzo, né per la me-raviglia dei luoghi. Ma per altreragioni, più graffianti nella loroinfinita delicatezza. Che entra-no nella pelle e inchiodano leimmagini a qualche pezzod’anima. Il primo protagonistaè Luciano. Che esce dalla stanzadove è stato preparato e vestitocon cura. Camicia di raso grigia,elegante gilet bordeaux. Intor-no le colline astigiane che accol-sero lui e Alba, l’altra protago-nista, quando si sposarono ci-vilmente 18 anni fa. Accompa-gnato da un piccolo gruppo diamici, scende sul viottolo cheporta alla minuscola cappellasotto casa, antico segno delladevozione contadina. Lucianoscruta le decine di invitati chegli si assiepano intorno. Quan-do li vede i suoi occhi hannolampi di sorriso, come se la for-za sovrannaturale dell’amiciziasfondasse la corazza maledettache lo imprigiona.

LU C I A N O, oggi verso i 65 e ungiorno compagno di universitàdi chi scrive, da qualche anno hala Sla. Giunta a tradimento perfare poi il suo mestiere ufficialecon regolarità, senza imprevisti.Fino alle mani, e a tutti i musco-li. E alla tracheotomia per con-tinuare a respirare. Gli occhi no,resistono, lo fanno comunicare,gli donano espressione. LucianoNattino è personaggio notonell’astigiano, ma anche nel Pie-monte che sa di politica e cul-tura, tanto da avere meritato,proprio in vista di questo matri-monio, una bellissima pagina daCarlin Petrini su Re p u b b l i ca To -rino. Laureato in lingue allaBocconi, fu tra i protagonisti diuna contestazione che portò leautorità accademiche a chiude-re per rappresaglia la facoltàpensata per gli interpreti. Poi sidedicò ai suoi molti progettipubblici. Insegnante, diventòassessore all’Istruzione, puntodi riferimento nel Pci di Asti, e lapassione infinita per la riscoper-ta delle tradizioni popolari, cheandò a riprendersi tra le campa-gne e le colline. Rimettendolesapientemente in scena. Le feste,gli amori, il lavoro, le processio-

ni religiose. Autentici paesaggiviventi e popoli itineranti, digiorno e di notte, tra canti e li-turgie. Cose fantastiche di cuiera il regista discreto. Insiemecon il teatro civile, e la fondazio-ne della compagnia del “MagoPovero”. L’uomo che mandasorrisi riconoscenti con un lam-po impercettibile degli occhi,accompagnato su una compli-cata carrozzella, ha scarpinatoper decenni in cerca di tradizio-ni, folclore, letteratura nascosta.La cappella rurale, così piccola“da non contenere Dio”, è forsela metafora fiabesca di quel la-voro tenace e intelligente. Tuttifesteggiano. Festeggia soprat-tutto Alba, che trova in ogni det-taglio motivi di risate e di alle-

gria. Vestita di bianco, grida ilsuo amore per Luciano. Lui ri-cambia facendo leggere durantela cerimonia quel che per lei hascritto con Silvana, antica com-pagna di università. Decanta lo“stupendo, pazzesco, meravi-glioso sentimento che Alba midimostra ogni giorno e che solosuperficialmente chiamiamoamore”. Unica voce visibilmen-te commossa è quella del vesco-vo di Asti, che ha vissuto neglianni l’avvicinamento di Lucia-no, già prima della malattia, alledomande della religione.

Camminatore di domande, co-me si è definito. Quando la pic-cola folla risale il viottolo e giun-ge allo spiazzo laterale della ca-sa, trova tavole imbandite di vi-no, di salami, di insalate russe(fatte dalla signora Lella, lamamma di Alba), di formaggidella gonfia terra piemontese.Luciano ringrazia dal suo com-puter speciale. Scrive puntandogli occhi sulle lettere dell’alfabe -to. E i destinatari, avvertiti, leg-gono i suoi messaggi.

POI UN IMPROVVISO suono difisarmonica e tamburello giun-ge da dietro l’orto, donne e uo-mini in costume spuntano dalverde con gesti di danza into-nando musiche contadine. Alle-gre e licenziose. Quasi che le tra-dizioni popolari venissero an-che loro a festeggiarlo. Gli si di-spongono intorno, lo accarezza-no con la dolcezza e lo sberleffodelle strofe. I grembiuli e le ca-micie bianche delle donne, icappelli e i panciotti scuri degliuomini. È proprio il suo teatro.Che lo ha portato a mettere inscena in luglio uno spettacolo(Un regalo fuori orario) che hastordito di bellezza la critica, eche andrà a Parigi. È il suo teatroche continua. Nonostante tutto,a dispetto di tutto. Lo confermasottovoce un’attrice. Ci vedia-mo con regolarità, confida, e di-scutiamo delle nuove sceneg-giature. Dà i suoi suggerimenti.Certo che ci riesce. Anzi, sicco-me deve scriverli puntando l’oc -chio sul computer, è diventatoconciso, ha acquistato un donodi sintesi acutissimo, è ancorapiù bravo.Mi avvicino a Luciano. Gli ri-cordo un episodio che ho letto.Di quando scelse di abbandona-re l’insegnamento per il partito,e versò al partito tutta la liqui-dazione. “Te la ricordi la liqui-dazione, Luciano? Ma oggi chilo farebbe?”. Luciano ride congli occhi verdi, come prima; mastavolta ride così di gusto chevien fuori perfino un piccolo,miracoloso movimento dellamascella. Anche quelle dona-zioni, un giorno, fecero partedelle tradizioni popolari. Perciònella risata c’è un pezzo di storia.Di Luciano, del Pci. Di un’altraItalia. Pronta a spuntare ancoragioiosamente fuori dalle siepi.

SECONDO TEMPO

UN’EPOCA FA

Nel dopoguerra “Nazioni

Unite”era la formula

magica di una speranza

di pace. I governi

repubblicani Usa le hanno

lentamente annientate

La triste finedel sogno Onu

GOVERNO DEL MONDOLuciano, “c a m m i n at o r edi domande” contro la Sla

STORIE ITALIANE

Italia, cronache da un Paese “senza”LARGHE INTESE

di Sandra Bonsanti

Non so se nel mondo co-siddetto “civile” vi siano

altri casi simili al “caso Italia”,un Paese senza.

1) Senza una legge elettorale.Quella con cui si è votato l’ul -tima volta è stata dichiarata“incostituzionale” nel dicem-bre del 2013 dalla Corte Costi-tuzionale. Se ci fosse l’esigenza(chi può escluderla in assolu-to?) di nuove elezioni dovrem-mo o rinunciarci o votare condio solo sa quale marchinge-gno. In Toscana, regione lea-der del porcellum, è stata vo-tata una nuova legge elettorale,detta Toscanellum che fa rim-piangere la prima.

2) Da questa situazione derivail fatto che alcuni considerano

questo Parlamento delegitti-mato, altri lo pensano e non lodicono, altri ancora pensanoche possa fare solo alcune cosee non altre.

3) Corte Costituzionale e Con-siglio Superiore della Magi-stratura: mancano due giudicidella Consulta e sette compo-nenti del Csm, indicati dal par-lamento. Lunedì nuova riunio-ne in seduta comune. Per laCorte che dovrà esaminare an-che la fondamentale riscritturadella seconda parte della Co-stituzione opera del governo, lagara è ancora aperta dopo inu-tili tentativi di far passare Lu-ciano Violante.

4) In sostanza stiamo passan-do mesi e anni senza una Co-stituzione, che sia legittimatadalla classe politica. Non così

dal popolo italiano che siespresse nel 2006, dando allacarta una solenne e pensavamodefinitiva legittimazione. Mol-ti costituzionalisti ritengonoche l’attuale riscrittura da partedel governo leda la volontàespressa dai padri fondatoricon l’articolo 138: la Costitu-zione può essere “rivista”, nonstravolta.

5) Siamo un Paese senza op-posizione. Pd e Forza Italia so-no sempre più legati da un ab-braccio che prevede la diminu-zione delle garanzie fonda-mentali, diminuzione di auto-nomia della magistratura, ba-vagli piccoli o grandi all’infor -mazione (il silenzio di Renzisul destino de L’Unità è inquie-tante). I due partiti sono legatida un patto oscuro al quale sidice non siano estranei, oltre a

tutto il resto, anche interessicommerciali di almeno uno deidue contraenti: la sorte della Tvberlusconiana.

6) Chi dissente è disprezzatoed emarginato: sia fuori dallapolitica che dentro i due partitialleati. La magistratura è nelmirino di una legge fatta se-condo i diktat di Berlusconi. Il

maggior partito italiano è gui-dato da un segretario incline alcomando solitario. In sostan-za, un segretario senza segre-teria.

7) Un paese senza “verità”: ilpotere occulto ha lasciato unascia di morti di cittadini e ser-vitori dello Stato, che cominciadal dopo guerra e arriva ai gior-ni nostri. Costituisce la paginapiù nera della nostra storia enon c’è la volontà autentica diconoscerla e fare giustizia.

8) I “senza” di questo “Paesesenza” possono comunquecontinuare. Ne ho solo elencatialcuni. Che sorte possa esserela nostra non so davvero dirlo.A un piccolo e anziano gufonon si può chiedere di cono-scere il futuro oltre questa not-te.

PASSO DOPO PASSO

Mancano una legge

elettorale, una Corte

Costituzionale, un Csm,

un’opposizione e le sorti

politiche sono scritte in un

testo che non si conosce

purtroppo, ci ha pensato da so-lo, con la sua polizia, a rendereimpossibile il sogno di libera-zione di cui era diventato sim-bolo. Ma l’America di Nixon(ovvero una destra dura e senzascrupoli) aveva dato il primo se-gnale: isolare e delegittimare leNazioni Unite. E così ha comin-ciato a declinare il livello e il pre-stigio dei Segretari Generali,una sorta di triste scala che scen-de, dopo l’enigmatico ma auto-revole statista birmano UThant, dopo il mitico personag-gio svedese Dag Hammarskjold,ucciso in Africa in una sua ar-rischiata missione di pace, undelitto forse africano, forsecommissionato da una manobianca.

G R A DATA M E N T E la guerra del-la destra mondiale contro l’Onunon ha più avuto tregua, sia purecon la complicità di clamorosierrori, sconquassi e debolezze diciò che avrebbe potuto essere ungoverno del mondo. Ma un go-verno del mondo avrebbe dovu-to farsi garante delle tre libertàdi Roosevelt, cose di sinistra chebisognava togliere di mezzo. SiaReagan, sia i due Bush hannoscelto i loro ambasciatori alleNazioni Unite (penso a JamesBolton) con la sola missione discreditare ciò che ne resta. E, apartire da Reagan, tutti i presi-denti repubblicani si sono van-tati di non avere versato il con-tributo americano (si può im-maginare quanto grande) alleNazioni Unite. Lo scandalo èstato così grande per molti ame-ricani, che Ted Turner, fonda-tore e, a quel tempo, proprieta-rio della Cnn (Anni 90) ha ver-sato all’Onu, di sua iniziativa,una parte dell’immenso debitoamericano. La passività di tutti igoverni dei più importanti paesidel mondo dei leader di opinio-ne, delle organizzazioni di que-stioni internazionali del mon-do, ha impedito la scossa del ri-sveglio e il ritorno alla realtà. Edeccoci qui, nonostante Obama:affacciati sul vuoto.

di Furio Colombo

Il disastro del mondo èfatto di tre crisi che atta-nagliano ogni continen-te: il sangue delle guerre,

il crollo della politica (ci sonoPaesi non piccoli e non secon-dari senza governo da mesi o daanni), e la crisi della natura, unosconvolgimento ambientaleche tende a moltiplicarsi. Chipotesse guardare il mondo dafuori, un groviglio di male chericorda certe narrazioni dellaBibbia e certi preannuncidell’Apocalisse, direbbe che so-lo un “governo del mondo” po -trebbe avere, prima ancora dellaforza, lo sguardo e la volontà perpensare un progetto di azione:infatti hai l’impressione che tut-to accada adesso e che tra pocosarà troppo tardi per fermare leviolenze della natura, dei terro-rismi della frantumazione dimille malavite che si muovonolibere da controlli e governi.Al tempo in cui ho iniziato ascrivere queste cose (che peròerano illuminate di speranza,perché, dopo la Seconda guerramondiale, sapevamo che ognigiorno sarebbe stato miglioredel precedente) a questo puntoavrei scritto due parole che atanti di noi, giovani di allora,sembravano una formula magi-ca: Nazioni Unite. Erano state ilsogno, realizzato, di FranklinDelano Roosevelt, il presidenteUsa che ha dato una forte im-pronta ideale a quella terribileguerra: liberazione, lotta al raz-zismo, uguaglianza fra popoli efra cittadini di ciascun popolo.

P RO G E T TA N D O, e poi realiz-zando (ma è morto un momen-to prima) l’Onu, Roosevelt in-tendeva creare una torre di con-trollo che avvistasse subito ilconflitto e fosse capace di tra-sformare il pericolo in dibattitoe confronto prima dell’esplosio -ne. Ma vedeva, lui che presiede-va il Paese più potente del mon-do e – con alla Russia comunista–vincitore della guerra, la stradaverso il governo del mondo. Eracome se il mondo sconvolto e lefosse comuni di ogni parte dellaterra gli avessero preannunciatoche non bastano lapidi e dichia-razioni volonterose. Ci vuoleuno strumento per guidare ilpianeta fuori dal disastro. Esistea New York, in una piccola isolaal centro dell’East River, tra Ma-nhattan e Queen’s, un parco euna grande pietra dedicata aRoosevelt su cui sono incise leparole del suo discorso più bello:“Ciascuno, in ogni Paese e con-tinente, ha diritto di essere libe-ro dalla paura, dal bisogno e dalnon sapere” (che vuol dire scuo-la ma anche libero flusso dellenotizie). Il mondo libero era lì,in quel sogno. E il simbolo diquel sogno (che persino Hit-chcock ha usato in un suo cele-bre film) è diventato il “Palazzodi vetro”di New York, che a lun-go è sembrato, a noi del dopo-guerra, il luogo in cui si sarebbediscussa per sempre la pace.La guerra fredda è calata comeuna mannaia su quella fiducia,ma neppure la guerra fredda haavuto la forza di sradicare sogno

Luciano Nattino

IL MATRIMONIO

Siede su una complicata

carrozzella, comunica solo

con gli occhi. Si è sposato,

tra la colline di Asti

a cui ha dato tanto,

con la solita gioia di vivere

Ansa

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23il Fatto Quotidiano DOMENICA 14 SETTEMBRE 2 01 4

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

L’orsa, la commozionee l’ipocrisia

Mi ha fatto molto piacereche politici che ritenevoobsoleti abbiano rilascia-to interviste contro gli as-sassini della mamma orsa.Mi fa piacere che in poli-tica ci possiamo azzanna-re ma sui sentimenti c’èsolidarietà. Detto questo,mi aspetto una levata discudi in favore degli am-mazzatori? Sicuramenteci saranno persone (la ma-dre degli imbecilli è sem-pre incinta) che diranno:gli animalisti e molti ita-liani hanno compassioneper gli orsi e non per ibambini che muoiono difame. Hanno pietà per ilupi e non per i naufraghinel Mediterraneo. Soffro-no per gli animali ma nonper gli esseri umani. Que-ste frasi alloggiano sullebocche impastate di fieledegli ipocriti. Fra gli ipo-criti ci metto i cacciatori egli agricoltori e pure gli al-levatori. Evito di citare ipolitici perché su di lororegna l’ombra dell’oppor-tunismo e della strumen-talizzazione. In parole po-vere, non credo a quelloche dicono. I cacciatoripensano più alla polentache agli affamati nel mon-do. Gli allevatori pensanopiù a guadagnare sfrut-tando intensivamente glianimali che a fare opere disolidarietà. Gli agricoltoripensano più ad avvelena-re i terreni e a mandare almacero il loro coltivato (acausa di politiche vergo-gnose) invece che darsi dafare per portarlo in queiluoghi dove per la nostra eloro ipocrisia, vengonoraccolti i famosi due euroa telefonata per debellarela fame.

Massimo Castellari

Riflessioni sul meritoe l’i nv i d i a

Cari amici de Il FattoQuotidiano, il meritocontinuamente combattecon l’invidia, che è il mo-tore dell’Italia. Si sente di-re spesso che l’invidiaviaggi in treno in vagoni diprima classe, in posti pre-notati e che il merito sidebba arrangiare a trovareun posto in seconda.

Com’è difficile combatte-re per il merito! Quindi ilmerito viene sconfittodall’invidia quando unosta a piangersi addosso e adisperarsi, invece di risol-levarsi e andare a combat-tere. È una dura battaglia,ma chi vuole e persistenello spirito di volontà vae vince. Ci vogliono fanta-sia per scegliere l’armaadatta, forza di volontàper impugnarla e colpod’occhio per stanare l’in-vidia, che ama colpire allespalle. Eppure questo nonè stato il mio caso. Non va-le la pena di arrabbiarsi, diperdere la calma o peggiodi arrendersi. C’è sempreuna luce che a un certopunto si accende per illu-minarci la strada. A quelliche piangono, si dispera-no e si strappano i capelli,

perché qualcosa non è lo-ro riuscito, ricordo cheCristoforo Colombo partìper scoprire la via delle In-die e ebbe il merito di ar-rivare in America. Vorreidire che tutti nelle nostrevite abbiamo avuto dellefortune, non mettiamoleda parte, sfruttiamole.

Professor Arnaldo Cantani

La rottamazionee la sanità italiana

La vita della gente comunenon è affatto quella de-scritta dai media, su Twit-ter, Facebook o qualsiasialtro mezzo che ci ponga

su di un immenso palco-scenico virtuale. La vitadella gente comune è fattadi affanni più che di sere-nità e lo stato di malattia èil peggiore dei problemi.Ti fa sentire solo e debole,soprattutto se si è avanticon l’età. Gli enormi taglial servizio sanitario cheassiste milioni di cittadinidi fronte al male non sonoriusciti, incredibilmente,a isolare e combattere leruberie, gli sprechi e lerendite di posizione chehanno arricchito gli av-voltoi. Hanno invece co-stretto chi ha meno possi-bilità di spesa a dover sce-gliere se curarsi o correreil rischio di stare peggio.Una limitazione assurdache sopraggiunge eviden-temente a causa dell’inso-stenibile aumento dei co-

sti della sanità pubblica,spesso caratterizzata dainefficienze e disorganiz-zazioni. E anche il presi-dente Renzi è giunto amettere le mani là dove èstato sempre tolto senzariguardo ai malati. Ma so-no in molti, anche tra chilo contesta, ad avere pe-santi responsabilità. I cit-tadini che ancora possonosono stati spinti a ricorre-re a istituti privati dovel’attenzione appare piùsollecita e gli strumenti ele strutture sanitarie me-glio organizzate e menodispersive. Lo Stato dimo-

stra la solita colpevole di-sattenzione e l’incapacitàdi coordinare e dare unequilibrio alla spesa cheaumenta a causa del siste-ma politico in cui la cor-ruzione fa da padrona.Certo che si debbano rag-giungere organicità, ri-sparmio e coerenza di co-sti e di livelli di assistenzasu tutto il territorio nazio-nale. Ma se non cambia ilmetodo di selezione di chinomina e di chi è nomina-to e se continua l’assenzadi norme punitive sulleresponsabilità istituzio-nali, aspettando la magi-

CARO COLOMBO, vedo che si litiga aMontecitorio sulla questione del regola-mento: discuterlo prima o discuterlo do-po, e persino se, in questo Parlamentosia possibile discuterlo. Ma ci importa?

Dav i d

CI IMPORTA PERCHÉ, il Parlamento -ovvero, fra poco, quello che resta, cioè lasola Camera dei Deputati - è sempre statasoggetta come in nessun altro Paese demo-cratico, alle decisioni imposte direttamen-te dai partiti e dal governo. Non conosco ilnuovo regolamento e temo che sia peggio-re. L’attuale rappresenta bene le liste bloc-cate: impedisce qualunque iniziativa delsingolo deputato, funziona secondo leistruzioni del capogruppo (e dei capi grup-po di ciascun partito in ciascuna commis-sione) e lascia due sole vie di fuga: valersidel minuto (un minuto) di cui ogni depu-tato dispone se intende votare in dissenso:oppure passare al gruppo misto, che vuoldire perdere qualsiasi ruolo ma guada-gnare i minuti in più che spettano a quelgruppo di esiliati. Ricapitoliamo però que-sto momento di ripresa dei lavori parla-mentari, agitati dal vortice renziano cheha accumulato e conta di continuare adammassare “provvedimenti” (proposte dilegge o decreti) anche su materie di grandeimportanza, ma senza calcolare il tempo,che sta già provocando un serio arretrato.1 - il regolamento è importante al puntoche ne va della democrazia dell’istituzio-ne. Ma può entrare all’improvviso in aulaed essere discusso con l’attenzione che me-rita, mentre avanzano Giustizia, Scuola,Pubblica Amministrazione, Legge di Sta-bilità, Lavoro (ricordate il mitico Jobs

Act?) e incombe, sulla Camera, la necessi-tà di provvedere subito alla distruzione delSenato (che, portando via tempo preziosoalle riforme, è già stata votata una primavolta al Senato)? 2 - Direte che tutto si puòfare con buon senso e lavoro bene organiz-zato. Ma succede che da una parte (gover-no, Pd e maggioranza regnante), si vogliasubito il regolamento nuovo “per lavoraremeglio” ovvero controllare il voto. Dall’al-tra si esige subito l’abolizione del Senato. IlGruppo Forza Italia, per esempio, si battea voce altissima per questa priorità. E poi-ché la vera maggioranza che governa ilPaese comprende Forza Italia, benchéForza Italia si dichiari all’opposizione, ve-drete che finiranno per stare attenti aglienergici richiami. C’è poco da fare, il Sena-to va cancellato perché ha osato espellereBerlusconi. Una volta cancellato il Senato,quella espulsione non è mai accaduta.Espulsione da cosa? 3 - Sarà difficile distri-care l’ingorgo, perché in mezzo ci sono lenomine: Corte Costituzionale e Csm, sen-sori delicatissimi della vita del Paese, chenon si sa da quale cultura saranno espressiper rappresentare l’Italia. Ovvero, si sa:dal grande impasto di cultura mista senzatratti riconoscibili nella storia o in un ra-gionevole futuro, tranne il potere persona-le. Nessun che non sia in linea con il gran-de impasto potrà essere eletto, né qui né inalcuna altra carica dello Stato. Tutti devo-no avere fatto e detto la cosa giusta secon-do Berlusconi e secondo Renzi. Come sa-pete, è tempo di pace.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n. 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

Camera,quanto contail regolamento

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stratura per accorgersi delmarcio, magari resistendoa essa, nulla potrà cambia-re. E nulla è apparso nellebellicose intenzioni diRenzi in relazione alla rot-tamazione del sistema dipotere legato “all’amicodell’amico”. A cominciaredalle sue truppe, che occu-pano sistematicamente leposizioni chiave forse an-che più di quanto accade-va prima.

Giampiero Buccianti

I politici e la praticadel rinvio a giudizio

Premetto che sono sem-

pre, senza se e senza ma,dalla parte dei magistrati echi è colpevole deve esserecondannato, chiunquesia. Ci sono però alcunecose che non riesco a spie-garmi: per esempio comemai i rinvii a giudizio ven-gono sempre fuori “a lacarte”, in occasione di ele-zioni regionali, comunalio politiche? Se per esem-pio nel 2011 o 2012 si sco-pre che qualche esponen-te di partito è indagato,non si possono aspettaredue o tre anni e tirar fuoriil rinvio a giudizio nel mo-mento che uno si candida

per una qualsiasi carica. Seuno è ritenuto colpevole sidichiara subito e si avviaimmediatamente il proce-dimento del rinvio a giu-dizio, che non è una con-danna definitiva, ma servecomunque a screditarel’immagine di chi si pro-pone. Altrimenti rimaneuna sola strada: chiederealla magistratura tutte levolte chi si deve candidaree chi no. Non credo chequesta sia la strada giustaper moralizzare il Paese eviene il dubbio che sia inatto una ripicca o un ricat-to verso un governo o unpartito che non piace.

Carlo Giglioli -San Miniato (Pisa)

Il no commentdi Cacciari su Venezia

Al Festival della Politica diMestre, che si tiene in que-sti giorni, le cronache rife-riscono di un MassimoCacciari che, interpellatodalla platea sull’attuale si-tuazione della città vene-ta, ha risposto così: “nonparlo di cose che non co-nosco. Manco da cinqueanni”. Ma da dove? È forsestato su Marte? Chiunquefrequenti le reti televisiveo si ostini a comprare unquotidiano avrà avutol’opportunità di sentire oleggere dal 2010 le sue opi-nioni su tutto lo scibileumano. Da grande uomodi cultura e politico di lun-ga data (iniziò 26enne daconsigliere comunale diSan Donà di Piave nelle li-ste del Pci) Cacciari hasempre avuto un’opinio-ne su tutto meno che sullasituazione attuale del Co-mune di cui è stato sinda-co per tredici anni. For-nendo precise e purtrop-po ascoltate indicazionisul suo successore nellacittà in cui vive da 70 anni.Si merita la risposta, sintroppo educata, che ilgrande Totò dava all’ono-revole Trombetta nel cele-bre film che proprio daquesta battuta prese il ti-tolo: “Ma mi faccia il pia-cere...”

Giuseppe Barbanti

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