ilfatto20091022

20
1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Giovedì 22 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 26 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it di Antonio Padellaro dc O ggi, cari lettori, troverete sul Fatto Quotidiano molte notizie su uomini (e donne) della po- litica accusati di gravi reati. Troppe notizie e troppi reati anche secondo noi. Ma non è colpa nostra se il probabile candidato del Pdl alla gui- da della Regione Campania (Nicola Cosentino) è coinvolto in inchieste su camorra e rifiuti, da quando una serie di pentiti hanno parlato dei suoi legami con il clan dei casalesi (quelli, per intenderci, di Gomorra). Non è colpa nostra se lady Mastella risulta indagata,con alcuni consanguinei, per reati contro la pubblica ammini- strazione: non proprio una scioc- chezza se con provvedimento della magistratura le viene impedito di ri- siedere in Campania dove ricopre im- portanti incarichi istituzionali ( la presidenza del Consiglio regionale). Non è colpa nostra se dalla carte trop- po a lungo tenute nei cassetti della giustizia emerge un'altra trattativa con Cosa Nostra, questa volta assai contigua alla fondazione di Forza Ita- lia. Non è colpa nostra se a Milano finiscono in cella l'industriale re delle bonifiche e la moglie di un esponente Pdl per una serie di ipotesi di reato tra cui l'associazione per delinquere. E non dove sorprenderci, infine, se l'Europa ci considera un paese ad al- tissimo rischio corruzione. Di fronte a una tale grandinata di accuse e di illegalità sono possibili due reazioni. Avremo i cosiddetti garantisti che ri- cominceranno a stracciarsi le vesti e a intonare la solita litania che attribui- sce al partito delle procure (o delle toghe rosse, fate voi) il solito golpe giudiziario teso a ricattare la politica e a sovvertire il voto degli italiani. Altri invece si porranno alcune semplici domande. E' così assurdo pensare che in almeno tre regioni (Campania, Calabria e Si- cilia) una certa politica abbia rapporti frequenti e vicendevolmente van- taggiosi con il crimine organizzato? E' così paz- zesco pensare che esiste una vasta porzione di economia reale che pro- spera tra mazzette busta- relle e fondi neri? E in- fine: corruzione e malaf- fare sono un'invenzione dei giustizialisti o stanno davvero soffocando l'Ita- lia? Governati dal malaffare MAFIA, CAMORRA & MAZZETTE l Esclusivo: Spatuzza e il papello2 di Marcello Dell’Utri l Cosentino, dalla richiesta di arresto alla Regione Campania l Il Consiglio d’Europa: troppe prescrizioni e immunità in Italia L’autocomplotto di Littorio Feltri di Marco Travaglio C’ è un complotto contro Vittorio Feltri. E, quel che è peggio, è una cospirazione dall’interno: il popolare Littorio si sta allevando qualche serpe in seno. Solo un perfido agente del nemico può avere avuto l’idea della campagna promozionale annunciata da Il Giornale, che farà dono ai suoi lettori delle prime pagine del Giornale delle origini, quello vero, fondato da Indro Montanelli nel 1974. E, per giunta, di presentarla con lo slogan “Come eravamo. E come siamo diventati”. Appena i lettori più giovani o più smemorati vedranno com’era Il Giornale, si renderanno conto dell’involuzione della specie. E forse comprenderanno per quale strano motivo, nel gennaio ‘94, vent’anni dopo averlo fondato, Montanelli lasciò il suo Giornale mentre Berlusconi scendeva in campo: come disse lui stesso, “per non ridurmi a megafono e trombetta di un editore in fregola di avventure politiche”. Cioè per non diventare, a 85 anni, un Feltri qualunque. Appena uscì da via Negri per fondare la Voce, sul fu Giornale che aveva ospitato negli anni le migliori firme della cultura liberaldemocratica europea, da Aron a Fejto, da Revel a Ionesco, da Abbagnano a De Felice a Romeo, cominciarono a scrivere intellettuali del calibro di Pomicino, De Lorenzo, Frigerio, con ficcanti rubriche dell’ex fidanzata di Paolo B.. Oggi della vecchia guardia sopravvivono Granzotto e Cervi, che continuano a scrivere a un prezzo modico: dire l’esatto contrario di quel che diceva Montanelli. Il quale, quando gli chiedevano della sua creatura ormai dannata, allargava le braccia: “Il Giornale lo guardo nemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sento come un padre che ha un figlio drogato e preferisce non vedere. Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti”. Intanto il fu Giornale inanellava scoop memorabili: “Alluvione: colpa dei Verdi”, “P2, il golpe se l’è inventato la Anselmi”, “Berlusconi cede la Fininvest”, “Su Mani pulite intervenga Amnesty International”, “La lebbra sbarca in Sicilia”, “L’Arno è pronto ad allagare Firenze per la cattiva gestione del Pds”. Accusava Piercamillo Davigo di aver ricattato un collega (falso), Ilda Boccassini di aver “rapito i bambini di una somala” (balle), Di Pietro di aver preso tangenti (“Raggio dice che Pacini Battaglia ha dato una valigetta con 5 miliardi per Di Pietro”), salvo poi dovergli chiedere scusa in prima pagina (“Caro Di Pietro, ti stimavo e non ho cambiato idea”, firmato Vittorio Feltri; “Di Pietro è immacolato”, era una “bufala”, una “ciofeca”, una “smarronata”). Berlusconi non gradì le scuse al suo arcinemico e Feltri fu accompagnato alla porta. Ora però è tornato sul luogo del delitto, anzi del relitto. Portandosi dietro l’agente Betulla, al secolo Renato Farina. E producendosi in altre memorabili campagne: Dino Boffo è gay, Fini è “un compagno”, Augias una spia cecoslovacca, Bobbio era “fuori dalla storia” e produceva “banali luoghi comuni”, il conte Cavour era un bel mascalzone, mentre Brachino è un gran figo. E il papello “è una bufala”. E “vogliono uccidere Berlusconi”. Basta accostare le prime pagine di oggi con quelle delle origini per notare una lieve differenza. L’anonimo congiurato voleva intitolare la promozione “Come eravamo e come ci siamo ridotti”, ma poi ha soprasseduto: è tutto fin troppo chiaro. L’agente Betulla, intanto, indaga. Precari, Tremonti elogia il posto fisso ? Prendetelo in parola. Scrivete a: [email protected] n pd Le mie dieci risposte a Parisi Franceschini pag. 9z U di Lucia Annunziata LA CONSULTA E GLI ANTICORPI C aro direttore, la bocciatura del Lodo Alfano non era scontata né – fino all’ultimo, ammettiamo- lo - probabile. Il suo materializzar- si a dispetto delle previsioni, è un canovaccio che racconta molto del detto (ancor più del non detto) della politica attuale. pag. 18 z Berlusconi è favorevole al posto fisso. L’ennesimo conflitto di interessi (teofilatto) CATTIVERIE di Silvia D’Onghia A bordo delle nostre na- vi militari, fino al 2005, macchinari, tubature, cabine erano ricoperti dall’amianto. Secondo il Co- cer, i morti accertati tra i ma- rinai sono almeno 250, cen- tinaia i malati di asbestosi. A gennaio otto alti ufficiali sa- ranno processati a Padova. La Marina ha già risarcito due famiglie, ma la legge non pre- vede indennizzi. pag. 7 z Sandra Lonardo ( VELENI x Il Cocer: 250 marinai morti, centinaia i malati Uccisi dall’amianto a bordo delle navi” U di Gianni Barbacetto ABELLI CHE VISSE TRE VOLTE L’ inchiesta milanese che ha portato in carcere il re del- le bonifiche ambientali Giu- seppe Grossi ha messo a fuo- co finora il reato di riciclag- gio e i 22 milioni di euro di fondi neri costituiti dall’im- prenditore. pag. 18 z Raffica di inchieste su criminalità organizzata, affari e politica. Colpo a lady Mastella: per lei quattro capi d’accusa e divieto di dimora Gomez, Lillo, Iurillo, pag. 2-3-4-5 z n mesiano Napolitano e il Csm condannano l’aggressione Mascali e Vasile pag. 6z y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!=!"!$!$

description

Raffica di inchieste su criminalità organizzata, affari e politica. Colpo a lady Mastella: per lei quattro capi d’accusa e divieto di dimora L’ inchiesta milanese che ha C aro direttore, la bocciatura del UdiGianni Barbacetto UdiLucia Annunziata n mesiano n pd dc Berlusconi è favorevole al posto fisso. L’ennesimo conflitto di interessi (teofilatto) VELENI x Il Cocer: 250 marinai morti, centinaia i malati di Antonio Padellaro C AT T I V E R I E di Marco Travaglio Franceschini pag. 9z

Transcript of ilfatto20091022

Page 1: ilfatto20091022

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

G i ove d ì 22 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 26Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

di Antonio Padellarodc

Oggi, cari lettori, troverete sulFatto Quotidiano molte notiziesu uomini (e donne) della po-litica accusati di gravi reati.

Troppe notizie e troppi reati anchesecondo noi. Ma non è colpa nostra seil probabile candidato del Pdl alla gui-da della Regione Campania (NicolaCosentino) è coinvolto in inchiestesu camorra e rifiuti, da quando unaserie di pentiti hanno parlato dei suoilegami con il clan dei casalesi (quelli,per intenderci, di Gomorra). Non ècolpa nostra se lady Mastella risultaindagata,con alcuni consanguinei,per reati contro la pubblica ammini-strazione: non proprio una scioc-chezza se con provvedimento dellamagistratura le viene impedito di ri-siedere in Campania dove ricopre im-portanti incarichi istituzionali ( lapresidenza del Consiglio regionale).Non è colpa nostra se dalla carte trop-po a lungo tenute nei cassetti dellagiustizia emerge un'altra trattativacon Cosa Nostra, questa volta assaicontigua alla fondazione di Forza Ita-lia. Non è colpa nostra se a Milanofiniscono in cella l'industriale re dellebonifiche e la moglie di un esponentePdl per una serie di ipotesi di reato tracui l'associazione per delinquere. Enon dove sorprenderci, infine, sel'Europa ci considera un paese ad al-tissimo rischio corruzione. Di frontea una tale grandinata di accuse e diillegalità sono possibili due reazioni.Avremo i cosiddetti garantisti che ri-cominceranno a stracciarsi le vesti e aintonare la solita litania che attribui-sce al partito delle procure (o delletoghe rosse, fate voi) il solito golpegiudiziario teso a ricattare la politica ea sovvertire il voto degli italiani. Altriinvece si porranno alcune semplicidomande. E' così assurdo pensare chein almeno tre regioni(Campania, Calabria e Si-cilia) una certa politicaabbia rapporti frequentie vicendevolmente van-taggiosi con il crimineorganizzato? E' così paz-zesco pensare che esisteuna vasta porzione dieconomia reale che pro-spera tra mazzette busta-relle e fondi neri? E in-fine: corruzione e malaf-fare sono un'invenzionedei giustizialisti o stannodavvero soffocando l'Ita-lia?

Governati dal malaffare

MAFIA, CAMORRA & MAZZETTEl Esclusivo: Spatuzza e il papello2 di Marcello Dell’Utr il Cosentino, dalla richiesta di arresto alla Regione Campanial Il Consiglio d’Europa: troppe prescrizioni e immunità in Italia

L’autocomplottodi Littorio Feltri

di Marco Travaglio

C’è un complotto contro Vittorio Feltri. E,quel che è peggio, è una cospirazionedall’interno: il popolare Littorio si staallevando qualche serpe in seno. Solo

un perfido agente del nemico può avere avutol’idea della campagna promozionale annunciatada Il Giornale, che farà dono ai suoi lettori delleprime pagine del Giornale delle origini, quellovero, fondato da Indro Montanelli nel 1974. E, pergiunta, di presentarla con lo slogan “Comeeravamo. E come siamo diventati”. Appena ilettori più giovani o più smemorati vedrannocom’era Il Giornale, si renderanno contodell’involuzione della specie. E forsecomprenderanno per quale strano motivo, nelgennaio ‘94, vent’anni dopo averlo fondato,Montanelli lasciò il suo Giornale mentreBerlusconi scendeva in campo: come disse luistesso, “per non ridurmi a megafono e trombettadi un editore in fregola di avventure politiche”.Cioè per non diventare, a 85 anni, un Feltriqualunque. Appena uscì da via Negri per fondarela Voce, sul fu Giornale che aveva ospitato neglianni le migliori firme della culturaliberaldemocratica europea, da Aron a Fejto, daRevel a Ionesco, da Abbagnano a De Felice aRomeo, cominciarono a scrivere intellettuali delcalibro di Pomicino, De Lorenzo, Frigerio, conficcanti rubriche dell’ex fidanzata di Paolo B..Oggi della vecchia guardia sopravvivonoGranzotto e Cervi, che continuano a scrivere a unprezzo modico: dire l’esatto contrario di quel chediceva Montanelli. Il quale, quando glichiedevano della sua creatura ormai dannata,allargava le braccia: “Il Giornale lo guardonemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sentocome un padre che ha un figlio drogato epreferisce non vedere. Feltri asseconda il peggiodella borghesia italiana. Sfido che trova i clienti”.Intanto il fu Giornale inanellava scoopmemorabili: “Alluvione: colpa dei Verdi”, “P2, ilgolpe se l’è inventato la Anselmi”, “Berlusconicede la Fininvest”, “Su Mani pulite intervengaAmnesty International”, “La lebbra sbarca inSicilia”, “L’Arno è pronto ad allagare Firenze per lacattiva gestione del Pds”. Accusava PiercamilloDavigo di aver ricattato un collega (falso), IldaBoccassini di aver “rapito i bambini di unasomala” (balle), Di Pietro di aver preso tangenti(“Raggio dice che Pacini Battaglia ha dato unavaligetta con 5 miliardi per Di Pietro”), salvo poidovergli chiedere scusa in prima pagina (“Caro DiPietro, ti stimavo e non ho cambiato idea”,firmato Vittorio Feltri; “Di Pietro è immacolato”,era una “b u fa l a ”, una “c i o fe c a ”, una“smar ronata”). Berlusconi non gradì le scuse alsuo arcinemico e Feltri fu accompagnato allaporta. Ora però è tornato sul luogo del delitto,anzi del relitto. Portandosi dietro l’agente Betulla,al secolo Renato Farina. E producendosi in altrememorabili campagne: Dino Boffo è gay, Fini è“un compagno”, Augias una spia cecoslovacca,Bobbio era “fuori dalla storia” e produceva “banaliluoghi comuni”, il conte Cavour era un belmascalzone, mentre Brachino è un gran figo. E ilpapello “è una bufala”. E “vogliono uccidereBerlusconi”. Basta accostare le prime pagine dioggi con quelle delle origini per notare una lievedifferenza. L’anonimo congiurato voleva intitolarela promozione “Come eravamo e come ci siamor idotti”, ma poi ha soprasseduto: è tutto fintroppo chiaro. L’agente Betulla, intanto, indaga.

Precari, Tremonti elogia il posto fisso? Prendetelo inparola. Scrivete a: [email protected]

npd

Le mie diecirispostea Parisi

Franceschini pag. 9z

Udi Lucia Annunziata

LA CONSULTAE GLIAN TIC ORPI

C aro direttore, la bocciatura delLodo Alfano non era scontata

né – fino all’ultimo, ammettiamo-lo - probabile. Il suo materializzar-si a dispetto delle previsioni, è uncanovaccio che racconta moltodel detto (ancor più del non detto)della politica attuale. pag. 18 z

Berlusconi è favorevoleal posto fisso. L’ennesimoconflitto di interessi

(teofilatto)

C AT T I V E R I E

di Silvia D’Onghia

Abordo delle nostre na-vi militari, fino al 2005,macchinari, tubature,cabine erano ricoperti

dall’amianto. Secondo il Co-cer, i morti accertati tra i ma-rinai sono almeno 250, cen-tinaia i malati di asbestosi. Agennaio otto alti ufficiali sa-ranno processati a Padova.La Marina ha già risarcito duefamiglie, ma la legge non pre-vede indennizzi. pag. 7 z

Sandra Lonardo (

VELENIx Il Cocer: 250 marinai morti, centinaia i malati

“Uccisi dall’amiantoa bordo delle navi”

Udi Gianni Barbacetto

ABE LLICHE VISSETRE VOLTE

L’ inchiesta milanese che haportato in carcere il re del-

le bonifiche ambientali Giu-seppe Grossi ha messo a fuo-co finora il reato di riciclag-gio e i 22 milioni di euro difondi neri costituiti dall’im-prenditore. pag. 18 z

Raffica di inchieste su criminalità organizzata, affarie politica. Colpo a lady Mastella: per lei quattro capid’accusa e divieto di dimora Gomez, Lillo, Iurillo, pag. 2-3-4-5z

nmesiano

Napolitano e il Csmcondannanol’aggressione

Mascali e Vasile pag. 6z

y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!=!"!$!$

Page 2: ilfatto20091022

pagina 2 Giovedì 22 ottobre 2009

Insieme a Cesaro

sono il “duo forte”

dei berluscones campani

S ono praticamente una “ditta”. L’u n o,Cosentino, in rampa di lancio per lapoltrona di presidente della Regione.

L’altro, Luigi Cesaro, presidente della Provinciadi Napoli. Di Casal di Principe il primo, diSant’Antimo il secondo. “Pe s a n t i s s i m i ” suirispettivi territori. Di fatto adessorappresentano la coppia d’oro - meglio, azzurra -

del Pdl in Campania dopo l’era dei fratelliMartusciello, ormai passati nelle grazie delp re m i e r.E se su Cosentino si allungano le ombre pesantidi collegamento con i casalesi, sulsistema-Cesaro v’è altro da dire. I fatti, percominciare: la sua famiglia ha costruitopraticamente dovunque a Sant’Antimo. Uno dei

primi provvedimenti di Cesaro presidente èstato quello di aumentare le prebende perassistenti e portaborse.I maligni però fanno risalire l’inizio della suaascesa politica nelle grazie del premier a unacospicua e costante fornitura di mozzarelle dibufala per le feste di Berlusconi, perfino perquelle in Sardegna.

ARRESTATO O CANDIDATOLa camorra e le relazioni pericolose di Cosentino

di Marco Lillo

Se ne parla ovunque, nelleredazioni dei giornali enei convegni politici.Tranne che nel posto giu-

sto, in Tribunale. Eppure la no-tizia è dirompente: la Procuradi Napoli ha chiesto l’ar restodell’onorevole Nicola Cosen-tino. Stiamo parlando del sot-tosegretario con delega sul di-partimento del tesoro, sulleprovvidenze radiotelevisive esul Comitato interministerialeper la programmazione eco-nomica. Nonostante le accusegravissime (concorso in asso-ciazione camorristica), Co-sentino punta alla presidenzadella Campania, dove potràsedersi senza lasciare la pol-trona di onorevole.La notizia è nascosta nei pasto-ni dei giornalisti politici e neidiscorsi oziosi sulla sua candi-datura, al pari dell’appogg iodi un Mastella qualsiasi. Cosìcome un intercalare. Si dice:Cosentino ha la benedizionedi Berlusconi ma è osteggiatoda Bocchino e dalla Carfagna epoi si aggiunge distrattamen-te, ah e poi c’è anche quellarichiesta di arresto.... A inne-scare questo dibattito surrealeè stato un pezzo di Guido Ruo-tolo su “La Stampa”. Un annofa scriveva: “un parlamentaredi destra dice che la procuraha chiesto l’arresto di Cosen-tino”. Era quello il periodo nelquale “L’e s p re s s o ” con una se-rie di inchieste aveva raccon-tato agli italiani i segreti delsottosegretario. Ne seguì unastiracchiata mozione di sfidu-cia del centrosinistra non fuapprovata perché molti nel Pdnon votarono. Forte di questoclima lassista il sottosegreta-rio non solo non ha lasciatoRoma ma ha rilanciato in Cam-pania. Pochi giorni fa “LaStampa” ha ripubblicato la no-

tizia. Per i duri d’orecchi sta-volta l’ha presentata come fat-to certo. Nessunasmentita. Larichiesta effettivamente c’è esarebbe stata firmata più di unanno fa dai pm Giuseppe Nar-ducci e Alessandro Milita. Daallora pende davanti al gip diNapoli Raffaele Piccirillo, chenon ha ancora deciso nono-stante l’importanza della que-stione e le fughe di notizie an-che perché, alcuni mesi fa, ri-cevuto alcune integrazioniche hanno rallentato il suo la-voro. Così la politica della se-conda regione italiana, un ter-ritorio paragonabile al Belgio,resta sospesa. In questa bollanessuno si comporta come ac-

cadrebbe a Bruxelles. L’accu-sato non si dimette. Il suo lea-der lo candida, e la Procura? Ilcapo supremo dell’accusa, ilprocuratore generale di Napo-li, Vincenzo Galgano, rilasciaun’intervista al Corriere sulleaccuse a Cosentino: “non hoelementi dai quali mi risultinoqueste circostanze. E, perquel che mi riguarda allo statoè una persona nei cui confron-ti non ho nulla da ridire”. Per-fetto. La dichiarazione diventauno spot pronto per esserepubblicato a caratteri cubitalisulla home page del sitodell’onorevole come un certi-ficato di buona condotta. Solodopo un paio di telefonate dalpalazzo di giustizia, è stata ri-mossa.Di fronte a questo ribaltamen-to dei ruoli e della realtà, è ilcaso di mettere in fila due dati.Nicola Cosentino nasce nel1959 da papà Silvio e mammaOlga a Casale di Principe. Ca-sale non è Sacramento e i Co-sentino non sono i Bradforddella serie tv.Il casellario di papà è compo-sto di tre pagine fitte: dal dan-neggiamento di edifici militarialle lesioni personali, dallatentata truffa al sequestrodi persona (semplice e ri-

salente a due anni prima dellanascita di Nicola). Papà Silviopoi mette la testa a posto e simette in affari nei petroli. Gra-zie alla “capacità di penetra-zione nel territorio”della dittadi famiglia oggi il gruppo Aver-sana Petroli, diretto dal fratel-lo Giovanni, fattura 200 milio-ni di euro e controlla una retedi distributori sparsi per l’Ita-lia. In famiglia i due fratelli,Giovanni e Nicola, si dividonoi compiti. Il più giovane si met-te in politica, dove per rispet-to al padre, in molti lo chiama-no con il suo stesso sopranno-me, dovuto ai rapporti con glialleati nel dopoguerra: “Omer icano”.Cosentino durantela prima repubbli-ca entra nel Psdie poi, dopoqualche ten-tennamentonella lista ci-vica si schieracon Berlusco-ni.Ben cinquepentiti hannoraccontato i le-

gami di Cosentino con la cri-minalità. Sono parole da pren-dere con le molle perchè ne-cessitano di riscontri e Cosen-tino è innocente fino a provacontraria ma è utile riportarle.Carmine Schiavone, cugino ecomplice di Sandokan, cioéFrancesco Schiavone, il bossdei casalesi, ha raccontato nel2000 i rapporti del politicocon l’altro clan casalese, i Bi-dognetti: “Alle elezioni del1982 il gruppo Bidognetti ap-poggiò ‘o Americano', NicolaCosentino che stava nel Parti-to socialdemocratico”.

Dopo la fine della prima re-pubblica, il politico entra inuna lista civica e poi sale sulcarro di Forza Italia. Intanto aCasale gli Schiavone la fannoda padrone e in alcuni casi lestrade delle due famiglie si in-crociano. Nel 1993 Cosentinoe i suoi fratelli comprano unterreno dai familiari del bossSandokan, alcuni dei quali sa-ranno poi arrestati per camor-ra. Una coincidenza per il sot-tosegretario. Anche se un al-tro pentito, Domenico Frasco-gna, nel 1998 racconterà:“quando Sandokan intendevafarci avere notizie utilizzavaNatale (un avvocato poi arre-stato nel 2008 perché ritenutoun prestanome dei casalesi,ndr) che peraltro svolgevaquesto suo compito unita-mente a un politico di Casal diPrincipe. Non ricordo il no-me ma viene soprannomina-to 'o Americano'. Se non sba-glio questo politico non ope-ra a livello locale di Casal diPrincipe ma a un livello su-per iore”. E, da allo-ra, il livello è salito.Di molto.

La procuraha chiestola misurac a u t e l a re :l’investituradel premierper la Campanialo salverà?

di Luca Telese

A stupire è abituata, se non altro perchéfu proprio un suo commento a far di-

vampare, insieme alle dichiarazioni di Ve-ronica Lario il cosiddetto scandalo delleVeline. Oggi Sofia Ventura, “cer vello” d e l-la fondazione “Fa re f u t u ro ”, torna ad espri-mere opinioni controcorrente sul casoCosentino. La giovane punta di lancia del-la galassia finiana medita le sue parole concura, ma prende una posizione moltochiara: “Bisognerebbe che i leader nazio-nali - osserva per cominciare - iniziassero apensare e a riflettere sulla possibilità dimettere in campo dei gesti di coraggio e didiscontinuità. Il primo che mi viene inmente, è la capacità di rinunciare agli ‘A c-ch i a p p avo t i ’, soprattutto - aggiunge laVentura - quando si trovano in una po-sizione giudiziaria non chiara. Purtroppo,di questi tempi, accade molto spesso ilcontrar io”.Si parla ovviamente della candidatura a

presidente della regione Campania, che inqueste ore ha preso corpo per il sotto-segretario azzurro, colpito dalle rivelazio-ni dei pentiti e lambito da una inchiestasulla camorra, eppure, malgrado questo,designato dalla sua coalizione a sfidare ilcentrosinistra sotto le bandiere del Pdl.La Ventura su questo punto non ha dubbi:“Io, ovviamente, non posso conoscere lecarte di queste inchieste, i dettagli pro-cessuali di una indagine che non è ancoraformalmente conclusa. Credo però che ilprincipio guida da rispettare dovrebbe es-sere - osserva la giovane ricercatrice diFarefuturo - quello di tenere fuori, coloroche sono coinvolti in procedimenti giu-diziari. Possono esserci eccezioni, certo,ma solo quando si tratta di reati veniali o diequivoci accertati. Altrimenti - aggiunge -poniamo proprio il caso del possibile can-didato presidente della Campania, even-tuali sviluppi delle indagini, se il sotto-segretario venisse eletto, produrrebberodelle gravi conseguenze istituzionali”.

La Ventura si fa da sola la prima obiezionepossibile al suo ragionamento: “So chequalcuno dirà: ma applicare questo prin-cipio non significa consegnare alla magi-stratura, di fatto, un potere di veto sullecandidature, dal momento che basta iscri-vere qualcuno nel registro dagli indagatiper escluderlo da una competizione?”. Ecosa si risponde? “In primoluogo che l’alternativa, quel-la di trasferire un problemagiudiziario sul piano politi-co, può essere anche moltopeggiore. E poi, anche se iopenso che esista una partedella magistratura che è po-liticizzata, che non si può de-legittimare un corpo dellostato nel suo insieme”.Un tempo la destra m i s s i-na faceva della questionemorale un fiore all’o c ch i e l l oe rivendicava il merito di es-sere rimasta fuori dalle in-

chieste di tangentopoli... “Lo so bene, maper la mia storia personale e per la miaindole non posso essere nostalgica di unpassato che non ho conosciuto: all’epocadelle inchieste di Mani pulite ero poco piùche un bambina. Di sicuro - aggiunge -penso che sarebbe necessario marcareuna differenza netta da quella sinistra che

predica bene e razzolamale, e non riesce aprendere le distanze daisuoi leader implicati inprocedimenti giudizia-r i”. A chi pensa? Rispo-sta nettissima: “In primoluogo a Bassolino. Anzi,se mi concede una rima -sorride la Ventura - noncandidare nè Cosentino,e né Bassolino mi sem-bra una ottima parolad’ordine. Meriterebbe diessere adottata, non cre-de?”.

“I nuovi leader?Comincino adire no agliacchiappavotiOggi peròsuccedel’opposto”

LO SCHIAFFO DEI FINIANI: NÉ LUI NÉ BASSOLINOFarefuturo, la fondazione legata al presidente della Camera, rilancia la questione morale legata alle scelte del centrodestra

MAFIA E POLITICA

Page 3: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 3

P ioveva, la mattina del 16 gennaio2008. I carabinieri bussarono allavilla di Ceppaloni con qualche ora di

ritardo. Sandra Lonardo Mastella sapeva giàdell’arresto. Lo avevano anticipato le agenzie. In392 pagine di ordinanza, il Gip di Santa MariaCapua Vetere tracciò il sistema di nomine eappalti pilotati attraverso il peso

politico-elettorale dell’Udeur e della famigliaMastella nel beneventano. Pochi giorni dopoMastella si dimise da Guardasigilli e fece cadere ilgoverno Prodi. Tentata concussione, il capo diimputazione della signora Mastella: la vicenda èquella ultranota di aver definito ‘un uomomor to’ il manager dell’ospedale di Caserta cherifiutava di piegarsi ai voleri del partito. Qualche

accusa in più per il marito, tra cui la concussionead Antonio Bassolino per aver imposto unanomina all’Asl di Benevento minacciando l’uscitadalla giunta regionale e la crisi politica. Reatocommesso a Napoli. Di qui il trasferimentodell’inchiesta presso la Procura partenopea:lunedì il Gup di Napoli deciderà su 22 richiestedi rinvio a giudizio.

OLTRE LA CASTA diMarco Lillo

IL PORSCHE CAYENNECOMPRATO DAL CLAN

L a Porsche Cayenne di Pellegrino Mastella, figliodel ras di Ceppaloni, è uno dei simboli del

Mastellismo. Chi scrive, su “L’e s p re s s o ”, avevaraccontato nel 2007 che la benzina per il motore 4mila turbo era messa in conto spesso al Campanile,un giornale di partito pagato dai contribuenti. Ora siscopre che nemmeno per l’acquisto i Mastella hannotirato fuori un euro. La storia della Porsche èinquietante per i pm per due ragioni: è stataacquistata dal cognato di un boss e non è statapagata dai Mastella. L’auto, che vale 90 mila euro èstata venduta da Tommaso Buttone, cognato dellospietato boss Domenico Belforte, già condannatoper gravissimi delitti. Buttone, per i pm, aveva ilruolo di riciclare i soldi sporchi del clan ma non è luia fare il dono ai Mastella. L’auto, secondo i pentiti,ritenuti credibili dai pm, era un dono di NicolaFerraro, un consigliere regionale (legato al clansecondo i pentiti) che poi fu candidato con l’U d e u r.

di Vincenzo Iurillo

L’Arpac, Agenzia Regionaleper l’Ambiente della Cam-pania, tramutata in unamacchina di ricerca del

consenso per l’Udeur e la fami-glia Mastella. Una catalogazionescientifica degli incarichi: perognuno dei 655 nominativi rac-comandati, lo sponsor politicodi riferimento. L’appalto Arpacper l’acquisto di un immobile,poi costato 18 milioni di euro difondi europei e regionali, cuci-to addosso all’offerta della Vi-gliena Nuova srl, società con-trollata da esponenti del Cam-panile. Leggi, regolamenti eprocedure calpestate con loscopo di beneficiare amici eclientele. Asl e aziende ospeda-liere controllate con metodi mi-litari. Chi non si piegava al po-tere udeurrino, veniva intimidi-to. Sullo sfondo, l’ombra inquie-

tante della camorra casertana:la Procura di Napoli afferma uf-ficialmente che un clan ha so-stenuto elettoralmente il Cam-panile alle regionali del 2005.È il ‘sistema Mastella’, già falci-diato dagli arresti del gennaio2008, causa del crollo del gover-no Prodi. Ma ancora in piedi: gliultimi reati contestati risalgono

a giugno 2009. Anche stavolta farumore la misura cautelare neiconfronti di Sandra Mastella,presidente del consiglio regio-nale. Allora furono arresti domi-ciliari, adesso è il divieto di di-mora in Campania. Allora LadyMastella si barricò in casa asse-diata dai cronisti, ieri la signoraha fatto le valigie per ricongiun-gersi a Roma con il marito, tor-nato in tutta fretta dall’Europar -lamento. Prima però ha inoltra-to una lunga lettera aperta:“Non sono nemmeno riuscita acapire di cosa mi accusano. Mihanno consegnato pagine e pa-g ine… Stavolta con mio maritosarei a capo di una cupola affa-r istica… Senza spiegarci qualiaffari avremmo fatto... “.Il ‘sistema’ made in Ceppaloni ètornato alla ribalta nei 915 foglidell’ordinanza firmata dal GipAnna Laura Alfano su richiestadel pm Francesco Curcio e del

LA CUPOLA DI CEPPALONI650 raccomandati, lady Mastella via dalla regione

procuratore aggiunto France-sco Greco, frutto di uno stralciodella vecchia inchiesta condot-ta dai pm di S. Maria Capua Ve-tere. Una misura di arresti domi-ciliari, diciotto divieti di dimorain Campania, sei divieti di eser-cizio della professione, sessan-tatre indagati per reati che van-no dall’associazione a delinque-re alla concussione, truffa, falsoideologico, abuso d’ufficio. Tragli indagati c’è Clemente Ma-stella. Anche per lui il pm avevachiesto il divieto di dimora. IlGip ha preferito separare la suaposizione, appesa all’utilizzo diintercettazioni indirette per lequali è necessario attendere ledecisioni del Senato e della Con-sulta. Domiciliari per LucianoCapobianco, direttore fino aqualche mese fa dell’Arpac.I segnalatiIn un computer della segreteriadi Capobianco sequestrato dal-la Guardia di Finanza è stato rin-venuto un file di 655 nomi be-neficiari di incarichi con affian-co il nome del politico ‘segna -l a t o re ’. Si tratta di esponentidell’Udeur, ma non solo. Ci so-no anche nomi affiancati daesponenti del Pd, dei Verdi, delPdl. Il campione delle presuntesegnalazioni è l’ex assessoreall’Ambiente, Luigi Nocera, con100 sponsorizzazioni. Tomma-so Barbato, l’ex senatore dellosputo a Nuccio Cusumano, se-gue con 43. I coniugi Mastellane collezionerebbero 42. Basso-lino si fermerebbe a 2, PecoraroScanio (ministro dell’Ambienteall’epoca) uno solo.Lo psichiatra mobbizzatoSi chiama Giuseppe De Lorenzoed è dirigente di Psichiatriadell’Asl Benevento, il cui mana-ger, Bruno De Stefano, è il primodei non eletti in consiglio regio-nale per l’Udeur. Secondo gli in-quirenti, i coniugi Mastella, inconcorso con De Stefano e conil capogruppo campano Fer-nando Errico, avrebbero orditouna campagna di discredito e diintimidazioni nei confronti del-

lo psichiatra, fino a mettere inmoto un procedimento discipli-nare nei suoi confronti, culmi-nato con la destituzione. La col-pa di De Lorenzo? Essersi can-didato nel 1996 in una lista ci-vica avversaria ai Mastella ed es-sersi apposto, da assessore allaMobilità a Benevento, all’af fida-

mento dell’appalto dei photo-red “che la signora Mastella vo-leva imporre”. De Lorenzo haconsegnato agli inquirenti i na-stri di alcuni colloqui.Consulenze e super parcelleTra i capi d’imputazione conte-stati alla Mastella in concorsocon alcuni dirigenti dell’Asl be-neventana, tre incarichi di 6000euro ciascuno per attività “dibudgeting e valutazione, a sup-porto dei servizi di staff del di-rettore generale…” ad altrettan-te persone di fiducia che in real-tà non avrebbero svolto alcunlavoro. Tra i beneficiari l’ex se-gretario del Tar Campania Vin-cenzo Lucariello, già implicatonella prima inchiesta sammari-tana. Ammonterebbe poi a 1 mi-lione e 300 euro la somma per-cepita da uno degli indagati,l’ingegner Carlo Camilleri, con-suocero di Mastella. Parcelle'gonfiate' per un incarico otte-nuto in violazione delle norme,secondo la Procura, nell'ambitodei lavori di ristrutturazione del-l'impianto irriguo di Cellole(Ce).

Insieme per tutto: l’ex ministro Mastella con la moglie Sandra Lonardo

PD A NAPOLI di Gianmaria Roberti

IL GOVERNATORE E LA “TERZA VIA”: PATTO COL PDLF ranceschini sfoggia calzini turchese e si

iscrive al “partito delle toghe”? Male. IlPd, col Pdl deve invece “fare un patto”,obietta Bassolino. “Altrimenti, se nei 10 anniin cui realizzano l’Alta velocità Napoli-Baricambia la maggioranza – s’interroga ilgovernatore -, fermiamo i lavori?”. Al teatro“S a n n a z z a ro ” c’è la kermesse locale dellamozione Bersani (senza la presenza dell’exministro). “La battaglia politica non deveportare con sé una reciprocadelegittimazione”, ammonisce Bassolino.Che del “lider Massimo” è alleato di ferro.D’Alema sbarcò a Napoli un anno fa,aprendo una sede della fondazione“I t a l i a n i e u ro p e i ”. E si schierò col governatorein disgrazia. Assieme, fecero lega persfiancare il leader Veltroni. Walter volevapensionare l’inquilino di Santa Lucia, dopo ildisastro-rifiuti. Ma fallì, e a casa finì lui. Ora,

l’asse Bassolino-D’Alema si rinnova allePrimarie, sotto le insegne bersaniane. L’idea,si sa, è di affossare il “partito liquido”, pertornare al “partito degli iscritti”. Lo ripete ildalemiano Enzo Amendola, lanciato allasegreteria regionale dall’ancora influentegovernatore. Quindi Bassolino indica la via:ispirarsi alla “Prima Repubblica, quando leforze politiche si rispettavano tra loro, e nonspezzavano mai il filo della storia d'Italia”.Oggi no. Anzi, “bisogna fare attenzione chealla lotta tra partiti – avvisa don Antonio-non si aggiunga quella tra giornali-partito”.Parole urticanti, per i circa 9mila napoletani,alcuni ex tesserati Pd, del gruppo Facebook“Cacciamo via Iervolino e Bassolino”. Unadelegazione contesta il governatoreall’entrata. E annuncia: “Il 25 ottobrevoteremo in massa contro Bersani eBassolino”.

L’Arpaclocaletrasformatain macchinadel consenso,Asl e aziendelottizzate

63 indagatitra i qualil’ex ministroIl sistemaè sopravvissutoall’indaginedel 2008

Gli arresti dell’anno

scorso, l’Udeur e la fine

del governo Prodi

De Gregorioancora guai:scontr osull’ar re stoperr iciclaggiodi Antonio Massari

Gli aveva girato assegniper 410mila euro manon sapeva chi fosse.“Sapevo soltanto che

Cafiero era stato un contrab-bandiere. Non ho mai sapu-to che fosse stato arrestatoanche per traffico di droga”.Si difende così, interrogatonel luglio 2007, il senatoredel Pdl Sergio De Gregorio,leader del movimento “Ita -liani nel mondo”. Il punto èche Rocco Cafiero è un uo-mo ritenuto molto vicino al-la camorra, e che De Grego-rio, oggi, è indagato dallaprocura di Napoli con l’ac -cusa di riciclaggio. Con que-st’accusa, i pm Luigi Canna-vale, Raffaello Falcone eAlessandro Milita, hannochiesto l’arresto del senato-re. Il gip ha però bocciato larichiesta. E ha ipotizzato, alcontrario, che De Gregoriosia vittima di usura. Tutto in-comincia nel 2005, quandola Finanza, durante un se-questro nell’appar tamentodi Cafiero, trova 39 assegni,per un importo di circa410mila euro, rilasciati pro-prio da De Gregorio. O - co-munque - a lui riconducibili.Dieci erano riconducibili aiconti correnti della sua asso-ciazione, “Italiani nel mon-do”, altri due alla “BVPBroadcast Video”, con sedea Hong Kong, da dove par-tivano ulteriori otto assegni,intestati alla “Aria Nagel &Associati”. Tra i firmatari de-gli assegni c’è chi, addirittu-ra, non riconosce la propriafirma. Ma a cosa servivanoquesti soldi? Secondo l’ac -cusa, al riciclaggio, secondoDe Gregorio, a ben altro. Laversione di De Gregorio, in-terrogato nel luglio 2007,punta su un appartamentoda acquistare per risolvereproblemi di liquidità: “Sonostato in affanno di liquidità eho cercato di acquisire im-mobili da dare in garanziaper la concessione di mu-tui…”. Decide così di acqui-stare un appartamento daCafiero: ”Mi disse che dove-va vendere una casa (…) po-teva cedermela a un ottimoprezzo, consentendomi didarla in garanzia per le ban-che. Io dissi che potevo pa-gare solo con assegni post-datati(…). Non sapevo cheCafiero fosse partecipe diuna associazione mafiosa(…). L’immobile “Villa Gio-va n n a ”, però, di lì a poco sa-rebbe stato sottoposto a se-questro. E per la procura, laversione fornita da De Gre-gorio, proprio non quadra. Enon quadra neanche alla Fi-nanza che, nel 2008, dopoaver analizzato i flussi finan-ziari di De Gregorio, registral’esistenza di parecchie tran-sazioni per contanti ritenute“e q u i vo ch e ”.

MAFIA E POLITICA

Page 4: ilfatto20091022

pagina 4 Giovedì 22 ottobre 2009

non basta. Nelnovembre del‘93 succede puredell’altro. Vitto-rio Mangano,l’ex fattore di Ar-core che Spatuz-za oggi descrivecome particolar-mente vicino aiGraviano, arrivaa Segrate dove,secondo le agen-de sequestrateall’ex numero uno di Publita-lia, incontra Dell’Utri. Di cosaparlano? Il senatore, in quel pe-riodo impegnato negli ultimipreparativi in vista della nasci-ta ufficiale di Forza Italia, nonlo dice. Spiega solo che “di tan-to in tanto”Mangano lo andava

La testimonianza

di Spatuzza e le novità

al processo sul senatore

E ra il reggente del quartiere palermitanodi Brancaccio. È stato condannato perstrage e per l’omicidio di don Pino

Puglisi. Per molti anni in carcere ha pensato dipentirsi. Per questo più volte in passato avevaparlato con i magistrati della procura nazionaleantimafia. Poi, nel 2009, la vera collaborazione cheha portato a scoprire come l’inchiesta

sull’attentato di via D’Amelio in cui morì PaoloBorsellino fosse stata depistata da un falso pentito:Vincenzo Scarantino. L’autobomba usata per lastrage era infatti stata rubata da Spatuzza e non daScarantino. E l’ex boss di Brancaccio lo ha potutodimostrare fornendo agli investigatori particolariche non erano noti al pubblico. Ma Spatuzza saanche dell’altro. Da una parte è convinto che gli

autori materiali dell’attentato a Borsellino siano ifratelli Graviano, nel 1992-93, capimafia diBrancaccio, poi arrestati a Milano nel 1994.Dall’altra rivela che i Graviano, registi anche dellestragi del ‘93, erano in ottimi rapporti con l’exfattore di Arcore, Vittorio Mangano e soprattuttocon Bernardo Provenzano, il boss terminale ultimodella trattativa con lo Stato.

LE BOMBE E DELL’UTRI:LA PISTA DELLA SECONDA TRATTATIVA

Nel ‘93 Graviano insisteva: altri attentati. Poi tutto si bloccò

di Peter Gomez

“Ma voi ne capitequalcosa di politi-ca?”. GiuseppeGraviano, il boss

del quartiere palermitano diBrancaccio, quella frase l’ave -va quasi urlata. Così GaspareSpatuzza e Cosimo Lo Nigro,due dei suoi uomini che aveva-no partecipato con lui allacampagna stragistra del ‘93, sierano zittiti all’improvviso. Iloro dubbi, le loro perplessità -“stiamo uccidendo degli inno-centi, a Firenze è morta pureuna bambina”, continuava a ri-petere Spatuzza - lo avevano in-nervosito. Per questo, quandoi due avevano dovuto ammet-tere che loro di politica non sa-

pevano nulla, Graviano avevabuttato lì un paio di frasi nem-meno troppo sibilline “No, noinon ci fermiamo. Perchè c’èuna cosa in piedi. Se va in portosarà un bene per tutti. Dobbia-mo continuare con le bombe,dobbiamo far saltare anche loStadio Olimpico”.Parte da qui, dalla ricostruzio-ne di questo incontro di otto-bre-novembre 1993 offerta aimagistrati di Firenze e di Paler-mo dal nuovo pentito GaspareSpatuzza, l’indagine sulla se-conda trattativa tra la mafia e loStato. Una trattativa che, pro-prio come raccontato da Mas-simo Ciancimino, il figlio didon Vito, l’ex sindaco demo-cristiano di Palermo, avrebbeavuto come protagonista il se-

natore di Forza Italia, MarcelloDell’Utri. Di lui Spatuzza parlaa lungo.Nelle mani dei magistratic’è infatti un intero verbale de-dicato ai presunti rapporti traDell’Utri e i fratelli Graviano.Legami pericolosi, già certifi-cati dalla sentenza di primogrado contro il braccio destrodi Silvio Berlusconi, di cui sitornerà forse a discutere nelprocesso d’appello contro l’ideatore di Forza Italia. Il pro-curatore generale Nino Gatto,da due settimane impegnatonella requisitoria, potrebbetentare di depositare il docu-mento in extremis chiedendola riapertura del dibattimento.Cosa accadrà, quindi, lo sapre-mo con tutta probabilità già

domani quando Gatto a Paler-mo riprenderà a parlare.Già oggi è invece chiaro che ledichiarazioni di Spatuzza stan-no sconvolgendo una parte im-portante della ricostruzionedei mesi delle stragi. Il pentito,che divenne reggente del man-damento mafioso del Brancac-cio dopo l’arresto di GiuseppeGraviano e di suo fratello Filip-po, offre agli investigatori unquadro inedito dei rapporti in-terni ed esterni di Cosa Nostrain quel periodo. E spiega chesecondo lui la trattativa tra ma-fia e Stato è proseguita “alme-no fino al 2002-2003”.Punto di partenza è la datazio-ne esatta della fallita stragedell’Olimpico. Un’attentatoche Spatuzza doveva eseguirecon una Lancia Thema caricadi esplosivo e tondino di ferro,in modo da fare centinaia di vit-time tra i carabinieri in servizioallo stadio per garantire l’o rd i -ne pubblico. L’auto, per un di-fetto al telecomando, perònon esplose e, sorprendente-mente, l’azione non fu poi por-tata a termine la domenica suc-c e s s i va .Il pm fiorentino Gabriele Che-lazzi, oggi scomparso, si eraconvinto che il tentato raid di-namitardo fosse avvenuto il 31ottobre del ‘93. E si era scervel-lato per capire come mai la ma-fia non avesse ritentato il col-po. Aver bloccato tutto potevainfatti significare che un accor-do con qualcuno era stato rag-giunto. Datare con esattezza lamancata strage è insomma im-portante. Anche perchè inquel periodo accadono moltecose. I Graviano sono latitantia Milano, dove verranno arre-stati il 28 gennaio del 94. E pro-prio nella capitale moraled’Italia, secondo le riflessionidi Spatuzza, i fratelli coltivano“i loro contatti politici”. Ma

La strage di via dei Georgofili a Firenze nel 1993: perdono la vita 5 persone (FOTO ANSA)

Il boss: c’è una cosain piedi, se vain porto bene pertutti. E l’autobombaall’Olimpico nonesplose

PIOVRE

L’ASSOCIAZIONE VIA DEI GEORGOFILI

“SULLA VERITÀ OGGI È IL PARLAMENTO A REMARE CONTRO”di Giuseppe Lo Bianco

Dall'esplosione di via dei Georgo-fili, a Firenze, la sua vita è cam-biata: Giovanna Maggiani Chelli,65 anni, la vice-presidente

dell’associazione dei familiari delle vit-time è la prima vittima indiretta di stra-ge. Il Tribunale le ha riconosciutoun'invalidità del 20% per gli eventi cheha dovuto subire (un genero morto,una figlia ferita).Signora, il procuratore Grasso diceche la trattativa è servita a salvarela vita di alcuni politici.“È una cosa che nessuno ci farà mai in-goiare per il quieto vivere di certi uo-mini dello Stato, i quali dovrebberonon solo cambiare mestiere, ma vergo-gnarsi di indossare una divisa, una to-ga, di nascondersi dietro a un simbolopolitico, una carica istituzionale. Vo-gliono giustificare quello che è succes-so, ma i nostri figli sono morti. Le con-

seguenze di cui parla Grasso, noi le ab-biamo pagate tutte e senza sconti. Vo-glio fidarmi del procuratore nazionale,ma con quelle parole uno scossone loabbiamo preso tutti”.Il generale Mori afferma invece chela trattativa non c’è stata, perchèsarebbe stata una resa dello Statoad una banda di volgari assassini…“Credo che seduto a quel tavolo davan-ti a Ciancimino il generale non ci sa-rebbe dovuto andare. Se non ci fosseandato forse i nostri figli sarebbero an-cora vivi. Come ha fatto la mafia a di-ventare così forte?”Adesso in molti, come Martelli eViolante, ritrovano i ricordi su fattidi 17 anni fa. Che impressione le fala memoria ad orologeria?“Si dimettano da qualunque incaricopubblico e politico, quanti hanno mes-so a punto una trattativa più che igno-bile, e quanti erano a conoscenza dellatrattativa con Cosa nostra già dal ’92.

Dovrebbero vergognarsi di aver nasco-sto a delle madri i nomi di chi ha uccisoi loro figli, ma soprattutto i nomi di chili ha lasciati uccidere”.Mori ha detto che dopo Capaci lealtre forze di polizia erano “pococonsistenti e qualificate’’. E che nonaveva punti di riferimento giudizia-ri. Martelli ad Anno Zero ha rive-lato che nessun funzionario mini-steriale voleva firmare i provvedi-menti di trasferimento dei mafiosinelle isole. È l’immagine di uno Sta-to allo sbando. La trattativa era unastrada obbligata?“Quella sbagliata e vigliacca trattativagiocata tutta sulla pelle dei nostri figli,non solo ha avuto conseguenze dolo-rosissime, ma è stata la dimostrazionedella totale impotenza dello Stato. Im-potenza che dura ancora oggi”.La consegna del papello riaccendele speranze per le indagini?“La vicenda del papello compare nelle

carte del processo di Firenze, è tuttoscritto lì da dieci anni. Perchè non han-no indagato sui mandanti? Perchè cihanno risposto con il silenzio? Perchèsi è cercato di dimenticare tutto?”.Ma la trattativa è andata in porto?“Qualcosa alla mafia hanno dato, quat-tro stragisti di Firenze sono fuori dal 41bis. E probabilmente altri esterni a Co-sa nostra, hanno ottenuto ciò che vo-levano. Se dopo Capaci e via D’Ameliohanno dato altri colpetti, questo devepesare sulla coscienza di molti”.Perchè è contraria ad una commis-sione parlamentare d’inchiesta?“Non hanno mai risolto nulla, l’Italia èil paese delle stragi impunite. I condi-zionamenti della mafia in Parlamentosono fortissimi. Crediamo che la veritàsia scritta nelle carte dell’i n ch i e s t acondotta dal pm Chelazzi noi abbiamofiducia nei magistrati di Firenze. Inquesta vicenda è il Parlamento a rema-re contro”.

U na bordata arrivata all’indomanidell’interrogatorio di Mario Mori a Pa-

lermo. La “fir ma” Nicola Mancino, ministrodell’Interno nel periodo della trattativa tra ma-fia e stato di cui proprio Mori - secondo il “pa -pello” - sarebbe stato interlocutore. In una let-tera pubblicata ieri sul “Corrier e” l’attuale vi-cepresidente del Csm spiegava: “Se poi qualcu-no che aveva il compito istituzionale di com-battere la mafia con tutti gli strumenti a dispo-

sizione dell'attività investigativa, si è ma-scherato da Stato o ha millantato di agireper conto dello Stato, questa è materia sullaquale la magistratura farà chiarezza contutto il rigore necessario”. Ma ieri Mancinoha anche risposto a Brusca, che secondoquanto riporta “L’espr esso”disse “Riina miparlò di lui”: “L’unico messaggio che man-dai a Riina fu il suo arresto”.

“MILLANTERIE”

M an c i n oscarica Mori

a trovare “per motivi persona-li”. Fatto sta che altri collabo-ratori di giustizia ricordano co-me, dopo poco Bernardo Pro-venzano in persona affronti glialtri capo mafia per dire di avertrovato nel manager un nuovoreferente “af fidabile”. Un ter-minale politico che ha garan-tito di sistemare i problemi di“Cosa Nostra nel giro di 10 an-ni”. Cioè di intervenire per al-leggerire la pressione dello Sta-to.Così anche la stagione dellebombe si chiude all’i m p rov v i -so. I carabinieri, che attraversodue loro ufficiali erano statiprotagonisti dei primi incontricon Vito Ciancimino (una trat-tativa che non ha portato be-nefici immediati alla mafia),non vedono saltare per aria de-cine di loro colleghi allo stadioOlimpico.Spatuzza capisce che davveroqualcosa si è mosso. E ne ha laconferma quando incontra unaltro boss, protagonista dellastagione delle stragi: France-sco Giuliano. I Graviano sonoin carcere e il futuro pentitoquasi si lamenta. Le bombepensa non sono servite a nien-te. Giuliano lo contraddice: “Tisbagli. Una cosa buona c’è sta-ta. Abbiamo agganciato unnuovo referente”. Cioè, spiegaa verbale Spatuzza: “Forza Ita-lia e quindi Silvio Berlusconi”.

Page 5: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 5

di Leo Sisti

D ue bacchettate, pesanti, pesantissi-me. Le manda “il Greco”, l'organi-

smo anticorruzione del Consiglio d'Eu-ropa, a cui l'Italia aderisce solo dal2007, al governo Berlusconi in materiagiudiziaria. Nel mirino il regime delleprescrizioni, perché è troppo labile econsente agli imputati di farla francaquando i procedimenti sono troppolunghi, e il ”lodo Alfano”, perché “am-plia il regime delle immunità”. Certo,gli estensori del dossier di 66 pagine,datato 2 luglio 2009, definito GET(Gruppo di valutazione) non potevanoancora sapere che la Corte Costituzio-

nale avrebbe cancellato in ottobre il lo-do che proteggeva il premier, cioé Sil-vio Berlusconi, dai processi insieme adaltre tre cariche istituzionali. Però labacchettata fa male.È curioso il destino della relazione delGreco sull'Italia, rimasta “c o n fi d e n z i a -le” per vari mesi, perlomeno fino al 12ottobre quando “Il Fatto Quotidiano”ha controllato sul sito, per diventare“p u bbl i c o ” almeno otto giorni dopo, il20. La differenza non è da poco: infattila confidenzialità del rapporto cessasolo quando le autorità del paese inte-ressato danno il loro ok, insomma neautorizzano la pubblicazione, un com-pendio di verità imbarazzanti per Palaz-

zo Chigi e il suo in-quilino.Leggiamola alloraquesta antologia dirimproveri che fan-no dell'Italia, l'ulti-mo arrivato, su 46membri che fannoparte del Greco, a to-gliere il timbro “con-fi d e n t i a l ”. Il preludioè un assaggino nien-te male: “La corruzio-ne è un fenomeno ge-neralizzato che toc-ca la societò italiananel suo insieme...L'I-talia ha conosciutoun numero elevato dicasi di corruzioneche ha coinvolto per-sonaggi poltici di pri-mo piano, alti diri-genti e uomini delbusiness”. L'affondoarriva quando si par-

Ciancimino sr.:

il deus ex machina

corleonese

V ito Calogero Ciancimino, nato aCorleone nel 1924, è stato unpolitico della Democrazia cristiana.

Assessore ai lavori pubblici del comune diPalermo dal 1959 al 1964, non si oppose alcosiddetto "Sacco di Palermo". Eletto sindacodel capoluogo siciliano nel 1970, era insiemeal suo predecessore Salvo Lima, il leader

siciliano della corrente politica "Primavera",guidata a livello nazionale da GiulioA n d re o t t i .Sotto la sua guida venne assegnato il numerorecord di licenze edilizie. Nel 1984 il pentitoTommaso Buscetta lo definisce "organico" allacosca dei corleonesi: nello stesso anno vienearrestato, e nel 2001 condannato a tredici anni

di reclusione per favoreggiamento e concorsoesterno in associazione mafiosa. Nel 1985 laDc lo espulse dal partito, e pochi giorni primache morisse, il comune di Palermo gli presentòun'ingente richiesta di risarcimento, pari a 150milioni di euro, per danni arrecatiall'amministrazione comunale: di questi l'expolitico ne consegnò solo sette.

VIOLANTE, DON VITOE L’ANTIMAFIA

Perché Ciancimino non è mai statoascoltato. Eppure lui lo chiedeva

sa informa che l’ufficio di pre-sidenza ha “fatto il punto sul la-voro svolto e sono state traccia-te le scadenze future: entrometà dicembre terminerà la fa-se istruttoria dell’inchiesta suirapporti tra mafia e politica.Per quella data sarà ascoltatoVito Ciancimino”. Invece nonse ne fa nulla. La melinadell’Antimafia continua, sem-pre più imbarazzante, di paripasso con la trattativa fra Cian-cimino e il Ros. Finchè il 19 di-cembre i giudici di Palermo le-

Prescrizioni e immunità: l’Europa contro l’ItaliaL’organismo anticorruzione: allarme per i troppi casi su politici, dirigenti e uomini business

vano le castagne dal fuoco aipolitici e arrestano improvvi-samente Ciancimino. Il quale,nel frattempo, ha potuto bencomprendere che nessuno lovuole sentire. Almeno i politi-ci. Lo sentirà Gian Carlo Casel-li, poco dopo essersi insediatoalla Procura di Palermo il 15gennaio ’93 (lo stesso giornodell’arresto di Totò Riina e del-la mancata perquisizione delcovo da parte del Ros, forse neltimore di trovare carte inerentila trattativa del papello). MaCiancimino, a quel punto, si ri-trarrà a guscio e dirà ben pocosul delitto Lima e sul caso An-dreotti. Anche perché sia Vio-lante sia Mori si sono ben guar-dati dal rivelare a Caselli quelche sanno sui colloqui top se-cret fra il Ros e Ciancimino.Intanto, in Antimafia, la man-frina prosegue: il 25 marzo ’93,

RADIOATTIVITÀ di Silvia D’Onghia

NAVI DEI VELENI, PER FORTUNA C’È MENIAS enza sapere cosa contengono i fusti,

è solo allarmismo ingiustificato”.Finalmente una parola di chiarezzasulla nave dei veleni al largo della costadi Cetraro, nel cosentino, arriva dalsottosegretario all’Ambiente, RobertoMenia. Non si capisce proprio perchè icalabresi abbiano tanta paura di esserestati avvelenati da quei fusti sospetti. Operchè abbiano smesso di mangiare ilpesce (i calabresi!), costringendo ipescatori a contestare pubblicamente ilsottosegretario perchè vicini al collasso.In fondo basteranno solo pochi minutialla nave Mare Oceano per analizzare i

prelievi di materiale eseguiti dal robotsubacqueo. Poi tutti potremo stare piùtranquilli. E semmai quei resti dovesserorisultare radioattivi, si farà in tempo adaprire una decennale inchiestaparlamentare. E poco importa se alcuniabitanti hanno testimoniato di avervisto fusti sotterrati dopo lospiaggiamento, nel 1990, dellamotonave Jolly Rosso (come riportatoda L’Espresso). Da qualche partedovevano pur metterli! Il Pd ha aderitoalla manifestazione in programmasabato ad Amantea. Meglio tardi chemai.

PIOVRE

in ufficio di presidenza, il sena-tore pds Guido Calvi “chiede diacquisire informazioni suCiancimino, sui latitanti e suisequestri di persona. L’Uf ficiodi Presidenza su Cianciminonon reputa, per il momento,opportuno richiedere notiziein merito alle presunte voci dicolla borazione”. Passano altridue mesi e mezzo. L’8 giugno“il senatore Brutti (Pds, ndr) ri-tiene utile che la Commissioneascolti Ciancimino”. Ma nelmese successivo non accadenulla. Finchè il 6 luglio l’uf ficiodi presidenza dell’ A n t i m a fi a“approva la proposta… di pro-cedere all’audizione di VitoCiancimino… con le stessemodalità seguite nelle audizio-ni dei pentiti”. Proposta pura-mente virtuale: Cianciminonon verrà sentito né allora nèmai.

Sopra, ilp ap e l l o

(FOTO ANSA)

Nella fotog ran d e,

L u c i an oVi o l an t e.A fianco,Don Vito

C i an c i m i n o(FOTO ANSA)

la della prescrizione: “Il gruppo di va-lutazione è profondamente preoccu-pato nell'apprendere dai suoi interlo-cutori (tra gli altri, magistrati, poliziot-ti, carabinieri, rappresentati di ministe-ri e del governo, ndr) che una inquie-tante proporzione delle inchieste sullacorruzione non arrivi a conclusione acausa della prescrizione”.Sul “lodo Alfano”, mai citato, ma nasco-sto dietro la legge che lo ha approvato,la 124 del 2008, i cinque “rapporteur s”di Greco, scrivono di “nutrire seriepreoccupazioni sull'estensione del re-gime delle immunità, perché la sospen-sione delle indagini criminali (riguar-danti le quattro personalità istituziona-li, ndr) costituisce un'immunità proce-durale per le persone che esercitano gliuffici in questione, e, sebbene provvi-soria, deroga al principio di eguaglian-za davanti alla legge”. Insomma, quasiun'anticipazione di quanto affermeràla Consulta.La conclusione si traduce in formali“ra c c o m a n d a z i o n i ”, a cui devono se-guire comportamenti atti a rimuoverele cause che le hanno provocate entroil genaio 2011, pena dure sanzioni. Ec-cole. Prima raccomandazione: “Studia-re i casi di corruzione interessati allaprescrizione per determinarne am-piezza e cause; adottare un piano spe-ciale per risolvere i problemi indicatida questi studi”.Seconda raccomandazione (sul “lodoA l fa n o ”): “Integrare la legge 124/2008con delle norme per assicurare che lasospensione non sia di ostacolo alle in-chieste sulla corruzione”. Ma questa“a ggiunta” non servirà. La Corte Costi-tuzionale ha già provveduto per contosuo.

di Marco Travaglio

Quel che si sa, dal raccontoper altri versi contraddit-torio, del generale MarioMori e di Luciano Violan-

te, è che dopo il delitto Lima ele stragi di Capaci e via d’Ame -lio, Vito Ciancimino volevaparlare alla commissione Anti-mafia. Mori chiese tre volte aViolante di incontrare Cianci-mino. Violante dice di avere ri-fiutato perché l’incontro pro-posto era “riser vato”, a tu pertu, e lui voleva sentirlo pubbli-camente, in Antimafia. Il fatto èche il 26 ottobre ’92, appenas’insediò la commissione pre-sieduta da Violante, Ciancimi-no chiese con una lettera aper-ta di esservi ascoltato per par-lare del delitto Lima, che lui de-finiva “un avvertimento” ch e“va oltre la persona della vitti-ma” e “punta in alto” p e rch é“fa parte di un disegno più va-sto… che potrebbe spiegaremolte altre cose”. Un avverti-mento a chi? Ovviamente al re-ferente nazionale di Lima: Giu-lio Andreotti. Ma a quanto ri-sulta al Fatto Quotidiano – dal -le carte riservate dell’Antima -fia, desecretate due giorni fa –la commissione fece di tuttoper non sentire Ciancimino.Come se s’intuisse e si temessequel che poteva rivelare: o sul-la mafiosità della corrente an-dreottiana, o sulla trattativa av-viata a giugno con i vertici delRos, o su entrambe le cose.Occhio alle date. Il 26 ottobre’92 Ciancimino scrive a Violan-te per essere sentito in Antima-fia. Il 27 ottobre si riunisce l’uf -ficio di presidenza: Violantepropone accertamenti sul de-litto Lima e “ricorda che l’on.Ciancimino (sic!, ndr) ha chie-sto di essere ascoltato dallaCommissione, rinunciando al-la presenza delle televisioni”. Irappresentanti dell’opposizio -ne (Rete, Lega, Pds, Msi) chie-

dono di sentire “i politici coin-vo l t i ”, tra cui Andreotti; il mis-sino Altero Matteoli “per Cian-cimino è favorevole a procede-re all’audizione in una fase suc-c e s s i va ”. Il 10 novembre, altroufficio di presidenza: si parla dinuovo di Ciancimino, ma nonper decidere quando ascoltar-lo, bensì per aggredirlo con uncolpo assolutamente dovuto(le misure di prevenzione), mache inferto in quel momentonon sembra fatto apposta perscioglierli la lingua, anzi: “Vie -ne auspicato un intervento delCsm perché sia finalmenteportato a compimento il pro-cedimento di applicazione del-le misure di prevenzione neiconfronti di Vito Ciancimino”.Non contento, “il presidenteViolante ribadisce la necessitàdi seguire con attenzione glisviluppi del processo di appel-lo su Ciancimino, ricordandoche la questione è stata segna-lata al Ministro di grazie a giu-stizia ed al Vice Presidente delCsm”. Il 26 novembre sembrafinalmente il gran giorno: l’An -

L’OSSESSIONE DI B.

BAVAGLIO SULLEI N T E R C E T TA Z I O N IAVANTI TUTTA

L a campagna d’autunno èpronta e consegnerà a Sil-

vio Berlusconi due graditi re-gali per Natale: riformadell’ordine forense e approva-zione del disegno di legge sul-le intercettazioni (limitazioniper gli inquirenti, pene per glieditori dei giornali). L’of fen-siva è scattata all’indomanidella bocciatura del lodo Al-fano. Proprio il Guardasigilli,per rimediare in fretta allasentenza della Consulta, s’èspeso in prima persona pertrattare con Filippo Berselli(commissione Giustizia)l’agenda del Senato che ora,nonostante mesi di appiatti-mento, dovrà correre in sciol-tezza. Berlusconi non vuoleintoppi, stavolta. “Per metà di-cembre siamo pronti”, con-ferma Berselli. Angelino Alfa-no spinge tra le protestedell’opposizione: “D o bb i a m oaccelerare. Noi abbiamo vota-to un testo alla Camera, c’èstata una discussione trava-gliata e laboriosa, ma ha avutoun buon esito e dobbiamo an-dare avanti”. Anna Finocchia-ro (Pd) è preoccupata: “Laquestione delle intercettazio-ni è molto più seria di quantosi pensi. Spero che sia asso-lutamente lontana l'idea dellamaggioranza di imporre an-che qui al Senato il testo dellaCamera, che è un testo sba-gliato, perché limita di fattomolto seriamente il potere de-gli investigatori. Basti pensarealla fondamentale importanzache hanno per il reato di estor-sione. Ora i reati di mafia e rea-ti comuni vengono di fattoe q u i p a ra t i ”. E qui si riapre ladiatriba sugli “evidenti indizidi colpevolezza” per utilizza-re il prezioso strumento delleintercettazioni. Massimo Do-nadi (Idv) parla di “resa delloStato verso la criminalità”. Mala maggioranza procede sen-za esitazioni: “In questa legi-slatura – dice Roberto Cotadella Lega - vogliamo comple-tare le riforme. C’è anche lagiustizia, lavoreremo su que-sto. Ci sono già dei provvedi-menti del governo in discus-sione in Parlamento e dopo ilcongresso del Pd vedremo sel'opposizione si confronteràsul merito o se continuerà adire dei no strumentali”.

D e s e c re t a t ele carte sullevarie richiestedell’ex sindacodi Palermonel dopole stragi

Page 6: ilfatto20091022

pagina 6 Giovedì 22 ottobre 2009

Il Colle rompe il silenzio:

una vicenda con

inquietanti connotazioni

D i solito funziona, anzi funzionava,così: il presidente della Repubblica(che presiede formalmente e quasi

mai di persona il Csm) ha da far sapere quelche ne pensa su cose di giustizia. È ilvicepresidente (che al Csm ha un ruolo vicariodel capo dello Stato) a prendere la parola, e gliaddetti ai lavori sono generalmente autorizzati

ad attribuire quelle posizioni al Colle. Cosìfaceva Rognoni al posto di Ciampi, cosìMancino con Napolitano. Ma ieri è andatadiversamente, senza precedenti: Mancino hadetto papale papale ai consiglieri cheNapolitano “è consapevole delle inquietanticonnotazioni della vicenda” del giudiceMesiano. Ha riferito esplicitamente il pensiero

del Presidente, si capisce: d’intesa con lui. Nonè una sottigliezza, ma una rottura diconvenzioni protocollari sintomatica: dopo leaggressioni subite da parte di palazzo Chigi, sulColle si sta forse pensando di correggere prassifelpate, toni soft e tentativi di accomodamento.Non è più tempo di moral suasion?(v. va.)

“INTIMIDITA LAM AG I S T R AT U R A”

Mancino parla di clima invivibile, ma lamaggioranza prepara le leggi bavaglio

U na valanga di indignazione sta som-mergendo internet. Reazione sponta-

nea davanti alla fotografia pubblicata ierisulla prima pagina de “Il Fatto Quotidiano”.Lo scatto ritraeva il sindaco di Messina Buz-zanca e il governatore della Sicilia Lombar-do mentre ridevano davanti alle macerie diGiampilieri Superiore, paese franato du-rante l’alluvione. I volontari scavano anco-ra nel fango e loro ridono. In tanti si sono

sentiti offesi e hanno fatto sentire il lo-ro sdegno. La foto è stata scattata dome-nica, quando Lombardo, accompagna-to dai vertici della Protezione Civile e daBuzzanca aveva visitato i villaggi più colpi-ti. In attesa di rilasciare un’intervista, il Go-vernatore si è lasciato andare a una battutache ha provocato la risata. Ma la situazionenon era proprio quella giusta.

LA GAFFE di Enrico Di Giacomo

Ridere sulledisgrazie (altrui)

di Antonella Mascali

Imagistrati del Csm non han-no avuto dubbi e neppurecontrasti sulla gravità dellinciaggio mediatico nei

confronti del giudice RaimondoMesiano, scattato dopo una raf-fica di dichiarazioni infamanti diSilvio Berlusconi, infuriato perla sentenza di condanna della Fi-ninvest. Ieri mattina, dopo nep-pure un’ora di riunione, la Pri-ma commissione aveva già ap-provato un documento che - co-me avevamo anticipato martedì- rimarca la natura intimidatoria,nei confronti di tutta la magi-stratura, dell’attacco a Mesiano.E ieri sera, in via urgente, è ar-rivato il voto del Plenum. Ac-compagnato da dichiarazionidel vice presidente Mancino,che ha espresso “preoccupazio -ne per il clima invivibile che si ècreato nel paese”. Rimarcando:“più il potere è forte, più può in-t i m i d i re ”. Unica polemica, quel-la del consigliere Anedda che haaccusato Mancino di “un lentodecadimento della sua impar-zialità”.I consiglieri del Csm, nel docu-mento hanno rilevato che c’èstata “un’incisiva delegittima-zione della funzione giudiziarianel suo complesso e dei singolima gistrati”. Con condotte che“possono produrre oggettiva-mente una forma di condiziona-mento per ciascun magistratoin particolare quando si tratta didecidere controversie nellequali siano parti, soggetti di ri-levanza istituzionale ed econo-mica”. Come Berlusconi, adesempio. Il documento, a ripro-va della gravità di quanto acca-duto, ha riportato sia le dichia-razioni del Premier sia il conte-

nuto del servizio di Mattino 5. Haricordato che Berlusconi, a Ma -tr ix, ha definito Mesiano un giu-dice di “estrema sinistra, forte-mente condizionato dall’ester -no” e che la sentenza di condan-na alla Finvest “ha le improntedigitali della Cir”. Inoltre, il Csmha citato un’affermazione diBerlusconi alla festa del Pdl diBenevento, quando fece unaspecie di promessa minacciosa:“su quel giudice ne verrannofuori delle belle”. Poco dopo,Mattino 5 ha trasmesso il pedina-

mento nei confronti di Mesiano.Definito inoltre ‘bizzar ro’ per -ché fumava davanti al negoziodel barbiere e indossava calziniturchesi. Il Csm ha messo in ri-lievo una coincidenza tempora-le tra le dichiarazioni di Berlu-sconi e “l'illecita intrusione nel-la sfera privata del magistrato”,riferendosi evidentemente alservizio televisivo.Dure critiche anche per Mauri-zio Gasparri e Fabrizio Cicchit-to, capigruppo del Pdl in Parla-mento, che dopo la sentenza ci-vile sul lodo Mondadori hannoparlato di “disegno eversivo”.Ha scritto la Prima commissio-ne: “l'assunto di una magistratu-ra giudicante che persegue fina-lità diverse da quelle sue pro-

prie e, per di più, volte a sovver-tire l'assetto istituzionale demo-craticamente voluto dai cittadi-ni, oltre ad essere privo di fon-damento costituisce la più gra-ve delle accuse”. E ancora, l’in -terpretazione in chiave politicadell’operato dei magistrati, sen-za elementi di fatto, “costituisceelemento di discredito dellafunzione e dei singoli magistra-ti”. Soprattutto quando, comenel caso specifico, si tratta di unprocedimento civile dove il giu-dice è “designato sulla base di

criteri prede-ter minati”. In-somma la cau-sa non è stataassegnata“all’estremi -sta di sinistra”Mesiano dalTribunale, madal puro caso,perché cosìavviene per lagiustizia civi-le. La pronta

risposta della maggioranza po-litica è stata quella di mettere unbavaglio al Csm. Maurizo Ga-sparri e Gaetano Quagliarello,capo e vice capogruppo al Se-nato del Pdl hanno infatti pre-sentato due disegni di legge per

La scuola Falcone tra furti, raid e malavitaLa vita impossibile dell’istituto nel quartiere Zen di Palermo

GIUSTIZIA

di Alessio Gervasi

C’ è una scuola a Palermo, nel difficilequartiere Zen, che si vorrebbe erge-

re a vessillo di una città che reagisce allacriminalità. Ma non ci riesce.Lo Zen, acronimo di “zona espansionen o rd ” dove negli anni sono stati realiz-zati anche i fatiscenti casermoni dello“Zen 2” - un vero quartiere ghetto nelghetto - è un posto in cui la maggior par-te degli allacci all’Enel è ‘fatta in casa’ ein cui la Polizia ha paura a entrare. Ma èanche un posto davanti al quale hannofinito di costruire residence con villedalle alte cancellate, che nessuno sguar-do lasciano entrare, da cui in due minutidi automobile si arriva al borgo marina-ro di Mondello, ‘buen retiro’ della bor-ghesia palermitana e non solo. La scuola(materna, elementare e media) sotto as-sedio, borderline anche fisicamente, sitrova proprio lì. Intrappolata fra duemondi vicini ma lontani, con i profes-sionisti della città ‘bene’ che ogni gior-no sfrecciano in macchina per andare evenire dalla città.La scuola si chiama “Giovanni Falcone”.Ed è sempre stata nel mirino dei mala-vitosi che vogliono difendere il “l o ro ”

territorio dalle ingerenze della societàcivile e dello Stato. Ma è negli ultimi me-si che la situazione è precipitata, con nu-merosi atti vandalici e raid notturni chemettono a repentaglio la stessa vita dellascuola Falcone. Monché di tutti i paler-mitani onesti, a cominciare da una partedella società di domani, ossia quei bam-bini che oggi frequentano la scuola del-lo Zen che li dovrebbe preparare al fu-turo. Tra furti, finestre e vetri spaccati,aule imbrattate e persino incendi appic-cati alle aule del plesso materno. L’ulti-mo raid è avvenuto mercoledì 14 otto-bre. Anche se più volte e da molti era giàstato chiesto aiuto alle Istituzioni conpattugliamenti e sorveglianza da partedelle forze dell’ordine: nessun segnaledi ordine e legalità è stato inviato.E più di un mese fa - era il 14 settembrescorso - il responsabile nazionale per lasicurezza del Partito Democratico, Mar-co Minniti, disse durante una visita allascuola Falcone: “non è assolutamenteammissibile, degno di una democrazia edi un paese civile, il fatto che la scuolaFalcone dello Zen di Palermo sia sotto-posta a un assedio quotidiano e a ripe-tuti atti vandalici che rispondono a unaprecisa azione criminale per impedire

l’educazione e la for-mazione di tanti giova-ni che rappresentano ilfuturo di questa terra.Chiederò al ministrodell’Interno un presi-dio d’interforze su tut-to il territorio per fron-

teggiare una grave situazione sul qualesi gioca la credibilità del Governo italia-no: la lotta alla criminalità organizzata”.Il primo a prendere sul serio l’ex Sotto-segretario non è però stato Maroni, maGaetano Guarino, coordinatore del mo-vimento Zen (acronimo questa volta di“zona energie nuove”), un comitato dicittadini che, assieme ai volontari di al-tre associazioni, spendono generosa-mente il loro tempo venendo allo Zenda ogni parte della città per sostenere larinascita del quartiere. “Minniti ci ha as-sicurato che non rimarranno solo belleparole - ha dichiarato Guarino - ma che sifarà portavoce con le Istituzioni per mi-gliorare la vivibilità e la sicurezza nell’in-tero quartiere”.E il Ministro Maroni? E la sua collega Ma-riastella Gelmini? Il primo, secondo fon-ti vicine al Pd, avrebbe telefonato a Min-niti per manifestargli massima volontà edisponibilità a intervenire in difesa dellascuola sotto attacco. Mentre nulla è da-to sapere su una posizione della Pubbli-ca Istruzione. In ogni caso, solo parole.Come quelle del prefetto di PalermoGiancarlo Trevisone, sempre di un me-se fa: “faremo della scuola Falcone unpresidio della legalità, perché la scuolacostituisce un momento fondamentalee irrinunciabile di progresso e sviluppocivile; questa è la sfida che perseguiamoinsieme e a cui non abbiamo intenzionedi rinunciare”. Già. Ma alla scuola Fal-cone dello Zen servono fatti. Se no, co-me spesso accade, ci sarà poca speranzaper i bambini di domani.

A parole i politici diconodi voler garantire sicurezza,ma nessuno ha fatto niente

Raimondo Mesiano (FOTO ANSA)

Il Csm approva ladelibera, ma il Governoattacca le pratiche ditutela e l’autonomiadel consiglio

Calzino turchese

SIAMO TUTTI MESIANO:CI PIACE LA STRAVAGANZA

Prosegue lacampagna disolidarietà algiudice Mesiano e ilettori del “Fa t t oQuotidiano”continuano aindossare calzinit u rc h e s i .P u bbl i c h i a m oalcune foto che ciavete inviato.

assicurare ai cittadini “p ro c e s s is e re n i ”. Il primo prevede che ilCsm esprima pareri sulle leggise il ministro glielo chiedeespressamente, altrimenti devetacere. Il secondo riguarda lepratiche a tutela. In questo casoil Csm “non può assumere ini-ziative che rechino nocumentoalla riservatezza, alla serenità eall’imparzialità della funzionegiudiziaria e soprattutto checondizionino il regolare svolgi-mento di procedimenti pen-denti”. Proprio come - coinci-denza vuole - il procedimentocivile Lodo Mondadori o l’ap -pello del processo Mills o il pro-cesso Mediaset. Per il consiglie-re del Csm, Livio Pepino vuol di-re la fine della tutela dei magi-strati: “oppure è una banalità - cidice - perché la tutela serve a ri-dare serenità al giudice. Ma sic-come non credo sia tale, è unmodo per mettere fine alle pra-tiche a tutela che servono a con-trobilanciare gli attacchi ingiu-stificati ai magistrati, che posso-no pregiudicare il loro lavoro”.Quanto al silenzio del Csm, sal-vo via libera del ministro, Pepi-no è lapidario: “il Csm non è unorgano di consulenza del Guar-dasigilli. È una proposta incosti-tuzionale”.

Page 7: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 7

Il 12 gennaio

alla sbarra

8 alti ufficiali

C omincerà il 12 gennaio 2010, alTribunale di Padova, il processo acarico di otto alti ufficiali della

Marina militare italiana, sei ammiragli e duegenerali, coinvolti nell’inchiesta sulle morti,per esposizione all’amianto, di due colleghi.Nell’udienza del 17 settembre scorso, il gupPaola Cameran ha accolto la richiesta di rinvio

a giudizio avanzata dai pubblici ministeriSergio Dini ed Emma Ferrara. Tra le accusenei confronti dei militari anche quella diomicidio colposo. Prosciolti invece quattro exufficiali, mentre altri quattro sono decedutidurante le indagini. Ancora prima delpronunciamento dei giudici, la Marina ha peròindennizzato i famigliari delle vittime, G. B., 50

anni, ex sottufficiale di Lecce morto a Padova,e G. C., ex comandante, morto a Padovaall’età di 61 anni. 800 mila euro per il primo,850 mila per il secondo. Nel processo le lorofamiglie, così come le altre dei marinai morti,si erano costituite parte civile. Le indaginierano partite nel 2003 sulla base di alcuniesposti.

AMIANTO SOTTO COPERTAFino al 2005 le navi militari erano piene

di asbesto Cocer: “250 marinai morti, centinaia i malati”di Silvia D’Onghia

Mesotelioma: tumore ma-ligno derivato dal tessu-to mesoteliale. La loca-lizzazione più impor-

tante è a livello pleurico. La sin-tomatologia può essere assenteo rappresentata da dolore tora-cico e difficoltà respiratorie,con o senza tosse secca”. Que-sta è la definizione che il dizio-nario dà di quella forma di tumo-re ancora incurabile. Un maleche uccide in pochi mesi e chesiamo abituati ad associare aiminatori e a coloro che hannoavuto a che fare con l’amianto(messo al bando, in Italia, nel1992). Non tutti sanno che, traquesti ultimi, ci sono anche imarinai. O almeno quelli chehanno prestato servizio sullenavi militari fino al 2005, quan-do si è compiuto il disarmo de-finitivo. Negli anni precedenti,all'interno delle navi militari ita-liane, tutto era coperto dall'a-mianto, dai macchinari alle tu-bature alle cabine. Secondo ilCocer Marina, la rappresentan-za sindacale interna, 250 sono imorti accertati, ma si stima chealmeno 400 persone siano de-cedute per mesotelioma. Se sipensa che la media nazionale èdi uno ogni 40 mila abitanti,quella tra i marinai è di 200 voltesuperiore. E non sappiamo cosaaccadrà nei prossimi anni, con-siderando che gli effetti dell'e-sposizione all'amianto si vedo-no dopo 20 anni.Centinaia sono i malati di asbe-stosi, una malattia che non uc-cide ma che colpisce i polmonifino a rendere impossibile fareuna rampa di scale. In difesa del-le vittime, il Cocer combatte dadieci anni. Da quando, nel 1999,una prima delibera chiedeva alCapo di Stato maggiore di cono-scere quali rischi avesse incon-trato il personale imbarcato sul-le navi. Anni di richieste, studi,interrogazioni, fino a quando,nel maggio del 2004, lo Statomaggiore risponde al Cocer:“Per quanto attiene all’ar go-mento dell’amianto, non risultaalcuna documentata notizia cir-ca un’incidenza anomala di tu-mori nella popolazione milita-re. In merito, comunque, si pro-muoveranno specifici interven-ti legislativi finalizzati ad esten-dere al personale militare i be-nefici di legge già previsti in ma-teria per i dipendenti privati”.Sembra una contraddizione intermini. Eppure, in quegli anni,di amianto si parla, eccome, la

stessa Marina “disar ma” le navi,e i marinai continuano a morire.Ma nessuno li considera vittimeo invalidi del dovere. In realtàgià dall’anno precedente, il2003, la Procura di Padova staindagando su quelle morti so-spette. È un fiume in piena. Dal

capoluogo veneto fascicoli, car-telle cliniche e certificati di mor-te vengono smistati sul tavolidei procuratori di mezza Italia.Lo scorso 17 settembre il gip diPadova ha rinviato a giudizio seiammiragli e due generali, conl’accusa di omicidio colposo, il

processo si aprirà il 12 gennaio2010. “Una notizia che dà spe-ranza a tutte le famiglie -spiega ilcapitano di fregata Alessio An-selmi, presidente del Cocer Ma-rina- speriamo che questo con-tribuisca a sbloccare gli otto di-segni di legge fermi da anni inPa r l a m e n t o ”. Alla fine di agosto2009 la Difesa ha risarcito i fa-migliari di due vittimedell’amianto, elargendo (con laformula delle transazioni) 800mila euro per un caduto sottuf-ficiale e 850 mila per un capita-no di vascello. Una goccia nelm a re .

Conservatorio, a L’Aquilabuttato il progetto gratuito

Per la ricostruzione si era offerto l’architetto giapponese Ban

VELENI

di Sandra Amurri

I l progetto era pronto. Ed era gratuito. I soldi perrealizzarlo c’erano. Berlusconi ha sbandierato il

plastico davanti alle telecamere assieme al suoomologo giapponese Taro Aso durante il G8 e allafesta organizzata nella caserma di Coppito. Poi,silenzio. Nessuna spiegazione ufficiale. Tante co-se dette poi negate. Stiamo parlando del progettoper la ricostruzione del Conservatorio dell’Aquiladell’architetto giapponese Shigeru Ban, studio aTokio, New York e Parigi, docente dell'UniversitàKei, membro del Voluntary Architects Network,famoso nel mondo per le sue ricerche nel campodelle tensostrutture. Progetto, costato all’a rch i -tetto Ban ben 5 mesi di lavoro, che prevedevaoltre 1000 posti, da realizzare con oltre 500 milaeuro messi a disposizione dall’ambasciata giap-ponese e i restanti 500 mila frutto di fondi raccoltipersonalmente dall’architetto attraverso fonda-zioni e gruppi finanziari in Europa e nel mondo.Un progetto definito, anche dal direttore del Con-servatorio Bruno Carioti “straordinario, all’ava n -g u a rd i a ”. Un progetto, presentato ufficialmente il7 luglio da Ban assieme al primo ministro giap-ponese, a Palazzo Chigi, che avrebbe datoall’Aquila una risonanza mondiale, altro che G8.Contrariamente a quanto sostenuto dal capo dellaProtezione civile, Guido Bertolaso, (“Non abbia-

mo visto una lira dei soldi promessi”) nonavrebbe richiesto l’impiego di soldi pubbli-ci. “Un mistero”, esclama il direttore Carioti.“Ho appreso solo oggi che sono iniziati i la-vori per la realizzazione di un prefabbricatoabitativo modulare scolastico Msp. Pensateche Ban, all’indomani del sisma del 1995 aKobe, in alternativa alle tendopoli, ideò una so-luzione progettando abitazioni di 16 metri quadricon pareti fatte con tubi di cartone e fondazioni dicassette per bottiglie di birra riempite con sabbia.Inoltre è stato uno dei progettisti delle Torri Ge-melle”.Tutto sembrava pronto, l’area espropriata. Ma aldunque è stata bandita una gara e l’appalto as-segnato ad una ditta di carpenteria metallica, cheavrebbe avuto la meglio grazie a un forte ribassopraticato sul prezzo di partenza, a fronte di bas-sissime garanzie ambientali e acustiche. A Parigi,nello studio dell’architetto Ban, che ora si trova aTokio, risponde al telefono il suo più stretto col-laboratore, il trentaduenne architetto italianoAlessandro Marcello Boldrini, che si dice ester-refatto per il comportamento del premier,dell’onorevole Bertolaso e del sindaco dell’Aqui-la. “Ban aveva messo a disposizione la sua equipe,il governo giapponese aveva stanziato i fondi, ab-biamo lavorato per mesi, venivamo a L’Aquila e ireferenti istituzionali non si facevano trovare. An-

che alle richieste dell’ambasciata giapponese inItalia non sono seguite risposte. Mio padre mi hadetto di aver letto sul Fatto Quotidiano che Berto-laso si è lamentato dei soldi promessi non arrivati,ma non è così. Noi avevamo donato tutto. Unaoccasione perduta. Peccato”.Per L’Italia, ovviamente. E una pessima figura. Chefarebbe il paio con quella della Germania, che la-menta di non essere stata messa nella condizionedi devolvere la sua donazione. Ma perché ad unprogetto di tale rilevanza e per giunta gratuito si èpreferito un prefabbricato Msp da pagare che nonoffre alcuna garanzia, né in termini ambientali nédi acustica? Questa è la domanda a cui il dipar-timento della Protezione civile ha tentato di ri-spondere maldestramente, dicendo che gli unicisoldi certi sarebbero stati quelli garantiti dal go-verno giapponese. Ma così non era, come ha con-fermato il collaboratore dell’architetto Ban, checon lui ha inviato il progetto alle più importantifondazioni e gruppi finanziari in Europa e nelMondo che avevano accettato di finanziarlo.

LA TESTIMONIANZA

MIO MARITOABBANDONATO DALLA MARINA

M io marito è morto nel 1988. Tumore almediastino. Aveva 35 anni”. Si

commuove ancora oggi, Tina Leone, vedovadi Luigi, uno delle centinaia di marinai mortiper l’amianto con cui erano ricoperte le navimilitari. Luigi si era imbarcato a 16 anni sulVittorio Veneto; in tutto aveva sulle spalle 19anni di servizio, 7 e mezzo dei quali a bordo.Nell’88 il più grande dei suoi tre figli avevanove anni, la più piccola tre mesi. Tuttocominciò con un dolore alla spalla sinistra.“Io pensai che avesse preso un colpo d’aria-spiega Tina- sei mesi dopo non c’era più. Eallora cominciò il vero calvario. Io, madre ditre figli piccoli, che la Marina voleva sfrattaredall’alloggio militare. Pur essendo tarantina,decisi di rimanere a La Spezia per il futurodei bambini”. All'epoca, tre medici scrisseroche il marito morì per cause di servizio, madi amianto ancora non parlava nessuno . “Sene cominciò a parlare nel 1992. Chiesi lapensione privilegiata, mi fu negata. Il mioavvocato, che era un ex ufficiale di Marina,mi consigliò di fare causa. Ancora oggiaspetto una risposta dai Tribunali”. Tina sisente abbandonata, ma non perde lesperanze: “Ho detto ai miei figli: se io muoio,andare avanti. Lo dovete fare per vostropadr e”. (s.d.)

La proposta:stabilire perlegge, e nonnei tribunali,i risarcimentialle vittime

In alto, una nave militareA sinistra, le tubature coperte

da amianto sui letti dei marinai

Page 8: ilfatto20091022

pagina 8 Giovedì 22 ottobre 2009

Il “Fatto” invita

i precari a scrivere

al ministro Tremonti

I l “Fatto Quotidiano” prende sul serio leparole del ministro dell'EconomiaGiulio Tremonti e lancia un'iniziativa

invitando tutti i lavoratori precari che da anni sidestreggiano tra contratti a termine (quando si èfortunati), contratti a progetto, co.co.co., lavoroa chiamata e delle partite Iva. Scrivete alministro Tremonti e per conoscenza al nostro

giornale, raccontate la vostra condizione dilavoratori precari e chiedete a gran voce ilvostro posto fisso. Questo l’indirizzo per lelettere: Ministro dell'Economia Giulio Tremonti,Ministero dell'Economia e delle Finanze via XXSettembre, 97 - 00187 Roma. Via mail, invece:[email protected] . Oppure potetescrivere a Tremonti sul suo sito internet,

http://www.giuliotremonti.it/email/ Mettete incopia alle mail anche il nostro giornale ([email protected] ).Pubblicheremo una selezione delle vostrelettere su Il Fatto Quotidiano. Per motivi dipraticità vi chiediamo di mandare testi brevi. Inquesto modo riusciremo a dare spazio a piùlettere .

LA GELMINI VOLEVA PRECARIA TEMPO INDETERMINATO

Ma l’opposizione costringe il governoa fare dietrofront. Almeno in partedi Wanda Marra

Mentre Silvio Berlusco-ni e Giulio Tremontitrovano un’inaspetta-ta convergenza

nell’elogio del posto fisso, ilministro dell’Istr uzione,dell’Università e della Ricer-ca, Mariastella Gelmini provaa trasformare in “precari atempo indeterminato” i lavo-ratori della scuola. Solo perfare poi dietrofront rispettoalla chiara enormità della suastessa proposta e a una bat-taglia compatta dell’opposi-zione. Stiamo parlando delcosiddetto decreto legge “sal-vaprecar i” che è stato appro-vato ieri sera dalla Camera,“recante disposizioni urgentiper garantire la continuità delservizio scolastico ed educa-tivo per l’anno 2009-2010”.Il testo era stato presentatodopo che Consulta e Tar delLazio avevano considerato il-legittime le graduatorie.L’iter sembrava già travaglia-to alla vigilia: l’opposizioneaveva presentato circa 150emendamenti e correva voceche il governo volesse met-tere la fiducia. Doveva trattar-

si di un provvedimento ri-guardante circa 16mila preca-ri della scuola (su 230mila).Ovvero coloro che a causadei tagli della Gelmini per ilcorrente anno scolastico nonsono stati incaricati di unasupplenza annuale. Ma inrealtà cosa stabilisce il decre-to nei confronti di costoro?Da una parte, si offre ai pre-cari la possibilità di fare sup-plenze brevi (al posto di quel-le annuali), dall’altra il gover-no chiede alle Regioni di in-tervenire con risorse proprienella realizzazione di progettistraordinari nelle scuole, peri quali è possibile utilizzarequesti docenti. C’era però an-che il trucco, contenuto inquello che in origine era ilComma 1: i contratti a tempodeterminato per il conferi-mento di supplenze “nonpossono in alcun caso trasfor-marsi in rapporti di lavoro atempo indeterminato e con-sentire la maturazione di an-zianità utile ai fini restributiviprima dell'immissione in ruo-lo”, recitava il testo. Insom-ma, con queste parole il de-creto avrebbe reso possibileai precari lavorare, ma mai es-

sere assunti.In aula la bagarre scoppiamartedì sera. Il governo vasotto: i suoi deputati non cisono, come accade di fre-quente. Ma poi, grazie alla ge-stione della presidenza diMaurizio Lupi che prendetempo e fa arrivare i suoi dicorsa, la maggioranza riescein serata comunque a far pas-sare, con due soli voti di van-taggio (271 a 269). Ma l’op-posizione sceglie la stradadell’ostruzionismo durissi-mo, tanto da portare la mag-gioranza a tornare sui suoipassi. E il governo cominciauna trattativa, che porta ieri aun voto bipartisan su questaparte della legge: la Cameraapprova la nuova formulazio-ne del comma 1 del decretoprecari, che riguarda il pas-saggio dei contratti a termineper supplenza a contratti atempo indeterminato. Nellanuova formulazione la locu-zione “in alcun caso”, che ta-gliava le gambe a ogni pos-sibile assunzione a tempo in-determinato dei precari è sta-ta soppressa e al suo posto silegge: i contratti a tempo de-terminato per il conferimen-

La protesta di un precario (FOTO ANSA)

RECORD

PIÙ DI OTTANTA CONTRATTI ALL’ANNOPER I SUPERPRECARI A ORE

to di supplenze “si trasforma-no in rapporti di lavoro a tem-po indeterminato solo nel ca-so di immissione in ruolo, aisensi delle disposizioni vigen-ti e delle graduatorie previstedalla presente legge” e dallalegge 296 del 2006. Per que-sto, l'opposizione vota il te-sto insieme alla maggioranzasul singolo articolo. “Mi pareche ci sia una contraddizionetra la rivendicazione della sta-bilità lavorativa come un va-lore e la politica che il gover-no sta portando avanti con ildecreto sui precari dellascuola", dichiara il capogrup-po del Pd alla Camera, Anto-

nello Soro, interpellato sulleparole di Tremonti sul postofisso. Soddisfatto Beppe Fio-roni (Pd), secondo il quale“con questo emendamento ilparlamento rende giustizia aiprecari, cui rimane la speran-za di uno sbocco”. Il com-plesso del provvedimento,comunque, secondo l’oppo-sizione non risolve nessunodei problemi della scuola. Eper questo ha deciso di vo-tare contro al decreto nel suoinsieme.

Il testo del decreto riguardasolo 16mila insegnanti senzaposto fisso su circa 230mila

POLITICA PRECARIA

di Gigi FuriniMilano

Salvatore Billeci ha 60 anni tondi tondi, palermi-tano, a Milano da una vita e detiene un recordpoco invidiabile: quello dei contatti di lavoroottenuti in un anno. Più di 80. “La cifra esatta

non me la ricordo perchè le carte le do tutte al com-mercialista, sennò io divento matto”. Mentre la po-litica discute le ultime parole di Tremonti sul lavorosicuro, mentre Berlusconi si associa alle parole delsuo ministro e la Confindustria parla di “passo in-d i e t ro ”, Billeci non ha un attimo da perdere. Correda un tavolo all'altro. O meglio, da un hotel all'altro.Lui lavora, quasi esclusivamente, per i lussuosi al-berghi intorno alla Stazione Centrale. E, in base alcontratto del turismo, è sottoposto al lavoro a chia-mata, che adesso tutti chiamano “job of call”. Si trattadi questo: vieni chiamato quando c'è necessità, la-vori un giorno, ma anche mezza giornata, anche dueore, e poi vieni licenziato. Nella busta paga che tidanno a fine giornata ci sono tutte le tue spettanze,dalle paga oraria alle ferie maturate e non godute, auna piccola quota di tredicesima e liquidazione. Bil-leci fa il cameriere da una vita. Ha sempre fatto quel-lo e non sa fare altro: “Io sarei uno chef de rang, cioè uncameriere esperto, secondo la classificazione dellacamera di Commercio, perchè parlo francese e in-glese e me la cavo con il tedesco e lo spagnolo”. Loincontriamo in un bar di piazza della Scala. Piove aMilano e Billeci tiene il telefonino sul tavolo. Se suo-na risponde al primo squillo. “Non si sa mai”. Perchènon si sa mai? “Magari sono loro, quelli dell'albergo.Ho appena finito di lavorare. Stamattina ho fatto dal-le 7 alle 10, l'orario della prima colazione.” E poi? “Mihanno licenziato, come tutti i giorni. E mi hanno da-to la busta paga, con dentro tutte le mie spettanze.Per stasera spero di essere richiamato. Se hanno gen-te di sicuro mi richiamano. E, se vado, faccio dalle 19alle 22, cioé il turno che copre l'ora di cena”. Poi lo

licenziano di nuovo: “Ormai ci sono abi-tuato. Non trovo di meglio. Una volta eradiverso. Ero assunto a tutti gli effetti. Fa-cevo le mie ore, i miei turni e a fine mesearrivava la busta paga. Poi ho avuto pro-blemi di salute e il lavoro fisso l'ho perso.Vado avanti così, finché dura. Lo scorso an-no Bileci ha realizzato quasi un record: 80contratti in dodici mesi. Ma lui minimizza:“Non sono tantissimi perchè sono statopoco bene. Sono stato, per così dire, as-sente per malattia. E ho perso tante occa-sioni” Ma le assenze per malattia nessunogliele ha pagate. “Non ho lavorato e nonho preso i soldi - racconta - ho dato fondo airisparmi che avevo. Ho 60 anni, fra un po'prenderò la pensione dell'Inps. Mi arrangerò”.Billeci, al bar della Scala sotto la pioggia, non è ve-nuto solo. “Ci sono dei miei colleghi che stanno peg-gio di me, nel senso che sono più giovani e dovrannolavorare così ancora per un pezzo - spiega il came-riere - glieli posso presentare?” Arrivano caffè e brio-che per tutti. “Questa è Anna”. Anna racconta la suastoria mentre fruga nella borsa per cercare la bustapaga. “Ho 24 anni. Sono sposata e abbiamo una bam-bina di 3 anni. Mio marito guadagna, con un lavorofisso, 1.200 euro al mese. Non bastano a Milano, sene vanno 500 euro solo per l'affitto”. Anche lei la-vora a chiamata: “Mi assumono e mi licenziano, incontinuazione. Le faccio vedere la busta?” Anna sta-mattina ha lavorato due ore. La retribuzione base,intesa come paga oraria, è di 3,7932 euro; la con-tingenza 3,0370 euro. Quindi ci sono 1,1383 euro diratei, cioè le quote che le spettano di tredicesima equattordicesima. Sommando queste cifre abbiamouna retribuzione oraria di 7,9685. La cifra va, natu-ralmente, moltiplicata per le due ore lavorare perottenere, complessivamente, 15,94 euro. “Ho presoanche 1,35 euro per ferie non godute e 0,80 euro perriposi non goduti. Così il totale, arrotondato, arriva a

18 euro. Ma questa è la cifra lorda. Ci sono trattenuteper 1,65 euro e la cifra netta arriva ancora a 16 euro.Ho lavorato due ore, ho preso 16 euro. Tanti salute egra z i e ”. E questo tira e molla di assunti-licenziati, as-sunti-licenziati, da quanto dura? “Da un paio d'anni.Venerdì, sabato e domenica lavoro sempre, fra risto-ranti, pizzerie o alberghi. Negli altri giorni è un po'più dura, ma se ci sono congressi o convegni allorami chiamano”. Con Anna c'è Maria Elena. Nello stes-so giorno ha lavorato quattro ore e ha preso 32 euro.É lei che fa una domanda: “Ho lavorato il doppio, nondovevo prende il doppio?”Dalla busta paga si scopreche, avendo una retribuzione più alta (36,17 euro),anche le trattenute sono più alte e il netto in bustascende sotto i 32 euro. C'è anche Francesco, di pes-simo umore perchè ha preso 31 euro per un pome-riggio di lavoro, ma gliene hanno trattenuti due (dieuro) per “bonifico bancario”. “D'altra parte –dice –l'alternativa era un assegno circolare e poi passavomezza giornata in banca per cambiarlo. Ma vaffan-culo”. Il cameriere per un altro giro di brioches. “Co -nosco persone – dice Francesco – che hanno supe-rato i 150 contratti all'anno. Addirittura c'è chi è ar-rivato a 200”.

L a sospensione delle rate del mutuo? Arrivacon sette mesi di ritardo. E non per merito di

Tremonti. “Ho perso il lavoro/sono in cassaintegra-zione. Posso sospendere la rata del mutuo?”. Da mar-zo, sul sito del ministero dell'Economia, la risposta è“Sì”. Peccato non sia vero. Chi aveva creduto ai pro-clami di Tremonti è corso in banca per capire cometirarsi fuori dai guai. Risposta? “Ci dispiace, il gover-no non ha emanato il regolamento attuativo del Fon-do di solidarietà”. Avrebbe dovuto farlo entro la fine

di marzo. Da allora, esclusi pochi fortunati, perchi deve far fronte a una rata impossibile, non c'èscappatoia. Ieri l'Abi ha deciso di fare da sola epropone la sospensione dei mutui da gennaio2010. La proposta c’è, ma è ancora tutta da rea-lizzare. Chissà se, a differenza di quella di Tre-monti, si trasformerà in qualcosa di più dellechiacchiere buone a guadagnarsi un titolo di gior-nale.

BANCHE di Paola Zanca

Solo adesso la ratadel mutuo è flessibile

IL FATTO POLITICOdc

La svoltadelle primarie

di Stefano Feltri

A nche il (misterioso)viaggio privato di Silvio

Berlusconi in Russia, daValdimir Putin, arriva almomento giusto. Tre giornidi lontananza dalla scenaitaliana. Quando tornerà,domani mattina, il Pd saràormai prossimo alle primariedi domenica, che possonoessere lo spartiacquedell’autunno politico.Le prime conseguenzesaranno interne: dopoquattro mesi di paralisi, ilPd avrà un nuovo capo, sisuppone Pierluigi Bersani.La fine dell’a c e fa l i adovrebbe consentire alpartito di occuparsi dinuovo del Paese, invece cheinvestire tutte le energie inun dibattito interno privo diogni ricaduta generale.Soltanto nella giornata diieri si è registrata unapolemica su Twitter traDario Franceschini eIgnazio Marino, gli altri duecandidati, con reciprocheaccuse di “dietrolog ia”; unintervento di WalterVeltroni in tv sul fatto chenon serviva votare nellesezioni ma bastavano leprimarie. Una volta votato,soprattutto se i votanti siconteranno a milioni e nona migliaia, tutto questo saràa rch v i a t o .

A quel punto il Pd dovràgestire due dossier, tra

loro connessi: le elezioniregionali del 2010 e ilrapporto con gli alleatipotenziali (Udc, Idv, sinistraradicale) ma soprattutto conGianfranco Fini. Ci sonoalmeno due regioni,strutturalemente di destra, incui il Pd può causareparecchi problemi. Ieri FabioGranata, deputato finiano, siè spinto a dire che lacandidatura di NicolaCosentino alla guida dellaCampania “è inopportuna”,anche per i suoi sospettilegami con i clan dei casalesi.In Veneto la situazione stasfuggendo al controllo diBerlusconi, che ha fattopromesse impossibili damantenere (ha garantito lacandidatura sia all’uscenteGiancarlo Galan che allaLega) e la corsa per ilcomune di Venezia può avereeffetti di portata nazionale.Ieri Massimo Cacciari - chegià non aveva grandeentusiasmo all’inizio delmandato - ha detto che non“non corro neanche contro ilPadre eterno”. Figurarsicontro Renato Brunetta chepotrebbe lasciare il ministeroper diventare sindaco dellasua città (anche se bisognaconsiderare le ripercussioninella sfida costante conGiulio Tremonti perl’egemonia economicasull’esecutivo). Poi c’è laCalabria, il destino diAntonio Bassolino dadecidere, il futuro deigiornali amici “E u ro p a ” e“L’Unità”...Ma prima le primarie.

Page 9: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 9

Nei circoli ha votato

il 5,82% degli elettori

totali del Pd

G li iscritti che a settembre hannovotato nei circoli i candidati leaderdel Pd sono il 5,82% degli elettori

del partito. E quanto è rappresentativo questocampione rispetto alla più ampia platea del"popolo delle primarie" che deciderà domenicachi guiderà il Partito Democratico è il quesitoche fa arrovellare gli esperti di Pier Luigi Bersani,

Dario Franceschini e Ignazio Marino. Moltodipenderà da quante persone andranno aigazebo; in ogni caso, Bersani crede nellaconferma, Franceschini nel ribaltone, Marinoattende con fiducia il 25 notte. Gli iscritti del Pdsono 827.259, pari al 10,33% di quegli 8.008.211cittadini che il 6-7 giugno scorso hanno votato ilpartito alle elezioni europee. Un numero

complessivo assai più basso rispetto ai12.092.998 che misero la croce sul simbolo delPd poco più di un anno prima, alle politichedell’aprile 2008. Ma il numero degli iscritti cheha effettivamente partecipato ai congressi èstato poi inferiore: 466.573, pari al 56,40% deitesserati (in Emilia Romagna la percentuale èstata addirittura del 35%).

“BIPOLARISMOE NIENTE PASTICCI”

Franceschini risponde alle diecidomande di Parisi sul “Fatto”Dario Franceschini

Caro Parisi,ho letto con grande at-tenzione le tue dieci do-mande e ne ho ben com-

preso il significato. Risponde-rò quindi entrando nel meritodelle questioni che poni e che– come dici – possono orien-tare la scelta per le primarie.Nella prima domanda chiedise puntare ad una coalizione dicentrosinistra o ad una allean-za tra le cosiddette forze re-sponsabili. Io dico che sonodue ipotesi completamente di-verse: un’altra cosa è un’emer-genza democratica. Di fronte auna emergenza democratica sigiustifica anche un’alleanzatra tutti quelli che vogliono sal-vare le regole democratiche diun paese, un’altra cosa è le al-leanze per governare. E le al-leanze per governare non pos-sono che essere dentro il prin-cipio del bipolarismo e nelcampo alternativo alla destra.Chiedi poi se il governo deveesser fondato sul voto popola-re. E torno a dire che, al di làdell’idea di una fase di emer-genza ogni governo deve pas-sare, inevitabilmente attraver-so nuove elezioni. No a cambidi maggioranza o pasticci nelcorso della stessa legislatura.Sulla questione della scelta de-gli eletti rispondo che bisognacambiare la legge elettorale re-stituendo agli elettori il dirittodi scegliersi gli eletti. E pensoche la strada migliore sia quel-la dei collegi uninominali chericostruiscono il rapporto conil territorio fanno scegliere laqualità delle persone senza glieffetti distorsivi delle prefe-renze. Sul modello elettorale

chiedi di schierarsi: io dico chedobbiamo assolutamente evi-tare un sistema che sottraggaai cittadini il diritto di sapereprima delle elezioni quale è lamaggioranza che verrà forma-ta e chi la guiderà. Quindi no atutti i sistemi proporzionalipuri che consegnano la sceltadella formazione dei governi aldopo, compreso il sistema te-desco. Sulle primarie sostengoda sempre che va difeso il prin-cipio che il segretario naziona-le e il segretario regionale so-no eletti dal popolo delle pri-marie. Quindi legittimo cor-reggere farraginosità e debo-lezze dello statuto, ad esempiopenso che alle primarie acce-dano due e non tre candidati,ma tengo fermo il principiodelle primarie degli elettoridel Pd. E se sarò rieletto segre-tario difenderò questo princi-pio con tutte le mie forze.Sulla spinosa questione Rai lamia proposta è quella di modi-ficare la legge introducendoun amministratore unico e co-munque sottraendo alla politi-ca la nomina del Cda e del pre-

sidente. Ma penso anche chesarebbe autolesionista con leregole di oggi astenersi dal par-tecipare al Cda chiamato a farele nomine. Ne gioirebbe solola destra che trasformerebbe ilservizio pubblico in un mono-colore e ubbidiente.Sulla Lega non ho dubbi: è unavversario e resterà tale nonsoltanto per la pretesa seces-sionista ma perché per i suoivalori di egoismo territoriale,il contrasto alle diversità e allesocietà multietniche essa è unpezzo della destra, e neancheil pezzo migliore.A proposito della riflessioneche tu chiedi sulle nostre scon-fitte mi vien da dire che forsene abbiamo fatte poche e pocoapprofondite, ma abbiamo ri-flettuto poco anche sui nostrisuccessi. Per esempio le ulti-me elezioni politiche sono sta-te una sconfitta perché nonsiamo riusciti a battere Berlu-sconi ma sono state insiemeuna vittoria perché abbiamocostruito un partito del 33,4% .È bene comunque discuterneapprofonditamente senza reti-

Dario Franceschini (FOTO ANSA)

cenze per il futuro perché glierrori serve analizzarli per nonr ipeterli.Chiedi poi cosa pensiamo sul-le alleanze. Io dico di costruir-le sempre nel campo alterna-tivo alla destra. Non ci posso-no essere deroghe rispetto aquesto principio. Alleanzechiare costruite sul territorioattorno a programmi per il go-verno delle città, delle Regionima sempre dentro il campo al-ternativo alla destra. In alcunicasi ci sarà una coalizione piùlarga in alcuni casi più ristrettama sempre nel rispetto del

“SONDAGGI ELETTORALI”

I “NEMICI” FANNO IL TIFO PER BERSANI

VERSO LE PRIMARIE

di Caterina Perniconi

S e Dario Franceschini spera di vedere ribaltatocon le primarie il risultato del Congresso del

Partito Democratico, deve affidarsi totalmente aisuoi elettori. Perché se a votare ci andassero gliesponenti degli altri partiti, ipotesi possibile perl’apertura della consultazione a tutti i cittadini, ilsuo sfidante Pierluigi Bersani otterrebbe un ple-biscito. Abbiamo fatto un sondaggio sia nella mag-

gioranza che nell’oppo-sizione sul candidatoideale al quale affidare iltimone del Partito de-mocratico, scoprendoche l’ex ministro è l’uo-mo col quale quasi tuttivorrebbero confrontar-si. Apre le danze il Vice-ministro Adolfo Urso,che ricopre l’incarico alministero dello Svilup-po economico che fu diBersani: “Sono sicuro –scherza Urso – che perfavorire il mio candida-to devo dire che votereiper un altro! Ma credo emi auguro che prevalga-no i valori di una sinistradisponibile al confron-to europeo, ed è perquesto motivo che sim-patizzo per Bersani”.Dello stesso avviso an-che Mario Mauro, ca-podelegazione degli eu-rodeputati del Pdl: “Sepensassi ad un candida-to ideale per il Pd direial più lontano politica-

mente da me, quindi Ignazio Marino. Ma se devoipotizzare un confronto, ho un’abitudine al dia-logo con Pierluigi Bersani”. Del resto Mario Mauroè uno degli esponenti più in vista del movimentodi Comunione e Liberazione, che aveva incorona-to Bersani “candidato ideale” alla guida del Pd giàquest’estate al meeting di Rimini. Votante atipicosarebbe il deputato del Pdl Benedetto Della Ve-d ov a : “Voterei Bersani per la qualità, Franceschiniper il programma più convincente e Marino per lospirito innovativo e le posizioni più vicine alle miesui diritti civili”. Non andrebbe a votare neanchese appartenesse al Pd il portavoce del Popolo dellaLibertà, Daniele Capezzone, che propone unampio ventaglio di clausole: “Sono molto delusodalla loro campagna elettorale – spiega Capezzo-ne – mi aspettavo da uno dei tre una presa di di-stanza da 4 realtà: Di Pietro, i settori politicizzatidella magistratura, Repubblica e la Cgil”.Più complesso il discorso quando si passa ad in-terrogare i partiti dell’opposizione. Loro a votarepotrebbero andarci davvero, per favorire uno deicandidati. Del resto gli iscritti del Pd sono827.259, pari al 10,33% di quegli 8.008.211 cit-tadini che il 6-7 giugno scorso hanno votato il par-tito alle elezioni europee, e solo 466.573 hannoeffettivamente partecipato ai congressi. Quindi,con un bacino così ampio ed un’aspettativa intor-no ai 2 milioni di elettori, potrebbe sbucare anchequalche simpatizzante di altre realtà, con il Pd giàassociate o alleate in pectore. “Queste primariesono state un atto importante di partecipazione –dice Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia deiValori, che preferisce non sbilanciarsi – e io comeparte della coalizione non voglio fare un nome, citengo a ribadire che rispetterò la volontà deglielettori del Pd”. Molto meno imparziale Fr a n c e -sco Barbato: “Per me il Pd è uguale al Pdl, almenoin Campania, dove si affida a Bassolino capolista.Voterei Franceschini perché rappresenta il con-traltare alle posizioni grigie del bassolinismo delmalaffare e candida persone più pulite e credibili

con cui vorrei fare accordi”.Pro Bersani invece il segretario di Rifondazione,Paolo Ferrero: “Colgo delle positività da parte diBersani – spiega Ferrero – perché sostiene conchiarezza una posizione pluralista e meno bipo-lare, rappresentando di fatto la fine del veltroni-smo bipartitico”. Bersaniano anche Bruno Ta-bacci dell’Udc, ma per tutt’altra ragione: “Vo t e re iBersani con lo scopo di accentuare la critica dellanatura del Pd, per consentire di chiarire il rappor-to con gli ex democristiani che sono fuori stradadentro quel partito”. Equidistante Gennaro Mi-g l i o re , di Sinistra e Libertà: “Non ho un candidatopreferito perché nessuno dei tre ha sfondato quelmuro di impermeabilità politica che li divide dallarealtà, non è emerso nessun tema e avrei grossedifficoltà di scelta. Personalmente li stimo tutti et re ”. Non è convinto nemmeno il neo-segretariodei Verdi Angelo Bonelli: “Non mi piacciono lepremesse di Franceschini che non vuole alleanzeinclusive. Ma nemmeno Bersani che non si soffer-ma a sufficienza sulle politiche ambientali. Serveun segretario forte, che non ripeta gli errori di Vel-troni e rilanci un centrosinistra diverso dalla de-stra. Perché - conclude Bonelli che lancia un mo-nito – il centrosinistra non è più un dogma per noiladdove sul territorio firma piani regolatori peg-giori di quelli del Pdl e non si distingue come veraalter nativa”.

I politici di altri partitie la loro ipoteticadichiarazione di voto.Solo la sinistra radicalepiù equidistante

“Su come farele alleanze ioe Pier Luigiabbiamo ideeopposte. Sevinco cambiolo statuto”

BATTAGLIA SARDA

L’UNITÀ SCEGLIE...SORUL’ Unità si schiera “senza pudore” con Francesca

Barracciu, candidata alla segreteria regionaledel Pd sardo. Lo denuncia con una certa verveValentina Sanna, dirigente del Pd locale e capolistaalle primarie in una delle liste regionali del Collegiodi Cagliari a sostegno di Silvio Lai. Campagnaelettorale evidentemente accesa quella sarda, chevede la Barracciu in quota Franceschini e Lai inquota Bersani. La Sanna si limita a far notare il fattoche il quotidiano fondato da Antonio Gramsci hadedicato un’intervista a tutta pagina alla Barracciu,senza riservare lo stesso trattamento agli altricontendenti. Per di più, Concita De Gregorio sarà aCagliari sabato per sostenere, “in quanto donna eperciò solidale con lei”, Francesca Barracciu.Conclude ironicamente la Sanna: “Sono certa chetutto ciò niente abbia a che vedere con il fatto cheproprietario del giornale che dirige sia Renato Soru,candidato nel Collegio di Cagliari e il maggiorsponsor politico della Barracciu”.

il quartier generale comunica"

Ieri la stampa vicina al presidente del Consiglio ci fa sapere che “ilposto di Tremonti non è più al sicuro”(Libero) e che “D’Alemaaggredisce il Giornale” (Il Giornale)

principio del bipolarismo edell’alternanza. L’ultima do-manda riguarda la collocazio-ne europea. Io credo che ab-biamo fatto fare al parlamentoeuropeo un passo che sembra-va inimmaginabile qualchemese fa. Abbiamo fatto nasce-re un gruppo che si chiama Al-leanza progressista dei demo-cratici e dei socialisti. Questoriguarda il gruppo parlamenta-re ed è il segnale che vogliamoe creare anche in Europa unacasa in cui ci siano tutte le cul-ture riformiste. È un passoenorme lo abbiamo fatto a li-

vello di parlamento europeocosì in fretta perché esisteva-no delle scadenze temporaliper la costituzione dei gruppiadesso deve cominciare ilcammino che riguarda i partitiandando anche qui nella dire-zione della creazione di uncampo più largo. Quanto tem-po ci vorrà? Noi possiamo de-terminare i tempi e i modi delprocesso politico in Italia. InEuropa e nel mondo il cammi-no lo dobbiamo fare insiemeagli altri ed è un lavoro che ri-chiederà del tempo. Ma ci riu-s c i re m o .

Page 10: ilfatto20091022

pagina 10 Giovedì 22 ottobre 2009

grane personali, come le baruffe in pigiamaper strada con la giovane compagna, culmi-nata con l’arrivo dei carabinieri e la notiziafinita sui giornali. Così, mentre al settimo pia-no di viale Mazzini Gianfranco Comanducci eLorenza Lei affilano le armi in caso di succes-sione, Masi gioca d’anticipo.Certo, se mettesse le mani sulla presidenzadell’Eni, per altrooccupata da unPaolo Scaroni cheforse si muove-rebbe solo per leGenerali, Masi en-trerebbe nelGuinness del“p ro m ove a t u r ”.Più probabile laguida di qualcheauthority, comequella per la Pri-vacy o l’Energ ia.Ma scadono tuttenel 2012 e l’unicache si rende va-cante nella prima-vera prossima è laConsob. Insom-ma, non sarà faci-le apparecchiareuna degna (e pre-sentabile) “ex i tstrateg y” per ilsoldato Masi.

La situazione

del mercato tv

in Italia

N el 2008 Sky ha superato Mediasetper ricavi, piazzandosi al secondoposto dopo la Rai. Rispettivamente

hanno incassato 2,7 miliardi (Rai), 2,6 (Sky), 2,5(Mediaset). Marginale la posizione di La7/Mtv,che si ferma a 152 milioni.La competizione, soprattutto durante la crisi incui le inserzioni sono in calo, si sta spostando

dalla pubblicità alle offerte a pagamento.Mediaset Premium offre pacchetti a partire da18 euro al mese che comprendono il calcio e ifilm più importante della stagione. Sky rispondecon un’offerta da 29 euro al mese per i nuoviabbonati, tra le varie possibilità c’è la più recentechepropone un televisore ad alta definizione a 6euro al mese pe tre anni (più alcune decine di

euro di costi iniziali). La Rai, per ora, è fuori dalmercato della pay-tv. Ma il governo, inparticolare il sottosegretario con delega alletelecomunicazioni Paolo Bonaiuti, non ha maifatto mistero di auspicare che anche latelevisione pubblica si muova in quella direzione.Trasformando, magari, il canone - che oggi è difatto una tassa - nel prezzo di un abbonamento.

LA MOSSA DELLA CHIAVETTA SKYERA PRONTA DA UN ANNO E MEZZO

La Rai ostenta indifferenza ma la reazione di Murdochrende inutile la piattaforma satellitare Tivù Satdi Beatrice Borromeo

La Rai sapeva da mesi dellachiavetta digitale di Sky, ri-sposta al criptaggio deiprogrammi Rai e Mediaset

sul satellite. La digital key, chepermette di vedere anche l’of -ferta gratuita del digitale terre-stre, era infatti pronta già da unanno e mezzo. Nonostante que-sto, la dirigenza di viale Mazziniha fatto saltare la trattativa conSky per l’esclusiva sui program-mi Rai Sat e la trasmissione sa-tellitare degli altri disponibilianche in chiaro. Il risultato è unmancato incasso per la Rai di 50milioni di euro all’anno per set-te anni. “L’idea della chiavetta èvecchia. Tant’è vero che i deco-der sono già predisposti - fannosapere al “Fa t t o ” i piani alti diSky - invece la decisione di uti-lizzarla è più recente”. Tradot-to: la digital key non è, come hadetto il direttore generale dellaRai Mauro Masi “una bella e in-telligente trovata pubblicita-r ia”. É una reazione tattica, pro-grammata da tempo in vista delpossibile fallimento degli ac-cordi per ospitare la Rai sul sa-tellite. Spiega un alto dirigentedella tv pubblica: “Masi ha fattocapire di essere a conoscenzagià da gennaio della chiavetta.Attenzione ai tempi: all’epocaMasi era segretario di palazzoChigi e in aprile è passato alladirezione della Rai. Con l’obiet -

tivo di far perdere abbonati aSky, ha rinunciato a 350 milionidi euro in sette anni. Invece gliabbonati crescono, e la Rai con-tinua a perdere soldi”. Anche daSky confermano l’attendibilitàdi questa tesi: “La Rai potevacerto supporre l’esistenza delladigital key. E, se le era chiaro,stupisce che abbia fatto saltarela trattativa con noi. Non ci so-no ragioni economiche chesupportino quella scelta. Ma diquesto se ne occuperà la Corte

P O LT RO N E

ENI O AUTHORITY: LA EXIT STRATEGYDEL SOLDATO MASI

OPPURTUNITÀ di Pino Corrias

TU QUOQUE DEUTSCHEaffidabile e riservata, con esperienzainternazionale nelle operazionifinanziarie”.La parola chiave è “riser vata”.Il messaggio è asciutto. Nientem o ra l i s m i .Salvo che la morale, ieri sul “C o r r i e redella Sera”, ce l’ha messa il caso: lapubblicità compariva nella pagina rettada questo bel titolo a nove colonne:“Fondi neri per ventidue milioni.Arrestati imprenditore e assessore”.Si parlava dell’industriale GiuseppeGrossi e di altri cattivi riciclatori.Quelli senza ponte.

Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia (FOTO ANSA)

S embra uno scherzo, invece è unapubblicità. La pubblicità di Deutsche

Bank. É comparsa su alcuni quotidiani.Dice così: “Scudo Fiscale. Solidità,affidabilità, riservatezza sono alla basedi ogni operazione finanziaria”.La banca tedesca ci tiene a ispirarefiducia.Sceglie un cielo azzurro come sfondo e inprimo piano un ponte, grande e bianco,che unisce due sponde: immaginiamoquella dei soldi prima e dopo il lavaggiodello scudo fiscale.Il testo dell’annuncio va all’essenziale:“Deutsche Bank è una realtà solida,

TELEVISIONE

di Francesco Bonazzi

C he la sua stagione in Rai non sia eterna l’hagià capito da qualche giorno e da vero

“grand commis” all’italiana sta già pensando ache poltrona occupare al prossimo giro. Mau-ro Masi, in questi giorni, ha parlato più voltecon i suoi ex colleghi di palazzo Chigi e hacominciato a spiegare agli uomini di SilvioBerlusconi e a Gianni Letta di che cosa si ac-contenterebbe nel caso dovesse lasciare la di-rezione generale della Rai: la presidenzadell’Eni o la guida di qualche authority.Da esperto “mandar ino” , Masi sa che la seriedi disavventure che l’ha colpito negli ultimimesi consiglia un passo indietro, per poi farneuno di lato e un paio avanti. Mandato in vialeMazzini anche perché stava facendo ombra al76enne Gianni Letta, Masi è incappato nelladisavventura del “Porta a Porta” c e l e b ra t i vodell’Abruzzo, nel quale il presidente del Con-siglio, più che dalle domande di Bruno Vespa,è stato massacrato nello share dalla Cham-pions League. Poi la guerra con lo “Squalo”Murdoch. La pseudo-trattativa con Sky perscendere dalla piattaforma satellitare e spo-starsi sul digitale terrestre insieme al Biscionesarebbe quasi da Corte dei Conti, alla voce“danno erariale”. Poi il colpo di scena dell’al -troieri, con Murdoch che piazza il micidialecontropiede della “ch i ave t t a ” Sky. Una mano-vra di mercato che ora rende addirittura an-ti-economico e rischioso il “sw i t ch - ove r ” di -gitale delle regioni del Centro-Sud. E infine le

dei Conti”.La Rai cripta, Sky reagisce. Al-lora perchè, se era così sempli-ce per il gruppo di Rupert Mur-doch superare l’ostr uzionismodella Rai, Sky era disposto a pa-gare così tanto per offrire sullasua piattaforma canali che è ingrado di trasmettere lo stesso?“Tra Rai e Sky - spiega un diri-gente di viale Mazzini - c’era unrapporto stretto di contrappo-sizione a Mediaset. La collabo-razione non si limitava a singoli

accordi ed era nell’interesse ditutti evitare l’inizio una guerra.Ma ora dietro le mosse della Raisi può vedere il tentativo di Me-diaset di colpire un concorren-te sempre più pericoloso”. Lavicenda della chiavetta arriva altermine di una serie di tensionitra Sky e le televisioni berlusco-niane. Lo scorso gennaio il go-verno ha deciso di alzare l’i vaper le tv a pagamento dal 10 al20 per cento (ri-spettando, va ri-cordato, le richie-ste dell’E u ro p a ) .Era stato proprioSilvio Berlusconi,però, nel 1991, adottenere l’iva age-volata sulla pay tv,settore in cuiall’epoca era atti-vo con Telepiù. Ilgoverno Andreot-ti concesse il favo-re alla Fininvest. Ea settembre Sky ha denunciatoMediaset, accusandola di nonmandare in onda i suoi spotpubblicitar i.“Il paradosso - spiega FrancescoSiliato, analista dei media delPolitecnico di Milano - è che inquesta situazione dovrebberoessere tutti soddisfatti. Alla Raiconviene che i suoi programmivadano in onda anche su Sky.Per due motivi: in quanto servi-zio pubblico, dovrebbe avereun grande interesse a esserepresente su tutte le piattaformepossibili, come avviene in ognialtro Paese del mondo. Dal pun-to di vista economico, se au-menta il pubblico, sale anche ilvalore delle pubblicità.” Il giudi-zio complessivo del professorSiliato è questo: “La Rai è maso-chista. Perde ascolti e soldi. LaCorte dei Conti dovrebbe inter-venire su questi sprechi”. Masui mancati ricavi Masi minimiz-za, dimostrando anche in que-sto una certa identità di vedutecon Mediaset: “La chiavetta saràdisponibile solo per i decoderin alta definizione, che costitui-scono notoriamente una quotadi minoranza dell’utenza Sky

(inferiore al 10%) e riguarderàsolo gli abbonati dotati di un te-levisore Full HD (alta definizio-ne)”. Sull’altra sponda Gina Nie-ri, consigliere di amministrazio-ne di Mediaset, gli fa eco:“L’operazione riguarda solo300mila utenti”. Ma secondoSky i numeri sono ben diversi:“Praticamente tutti gli abbonatipossono usare la chiavetta, siachi ha il televisore Hd , oltre un

milione di persone, che chi ac-quista, con 49 euro, il nuovo de-coder”. Murdoch ha anche resopiù aggressiva l’ offerta sui tele-visori HD, acquistabili con 6 eu-ro al mese per tre anni. E Skypuò permetterselo perché ha i50 milioni di euro annui chenon versa più alla Rai da inve-stire. L’operazione serve so-prattutto a incrementare il nu-mero degli abbonati. Effettocollaterale: per gli abbonati Skydiventa di fatto inutile il costosodecoder Tivù Sat, la piattaformasatellitare alternativa creata dal-le due televsioni generaliste peremanciparsi da quella di Mur-doch. E tutto questo è regolare,business is business, nonostan-te quello che dice Masi: “Po -trebbe essere in conflitto con ledisposizioni delle Autorità dig a ra n z i a ”.Ma l’Agcom, contattata dal “Fat -to Quotidiano”, risponde che“la chiavetta consente a tutti divedere i programmi del digitaleterrestre. Da un punto di vistaregolamentare non c’è alcunproblema. Capiamo il fastidiodella Rai, ma giuridicamentequesta operazione è lecita”.

La tv pubblica harinunciato a 50milioni di euroall’anno ed è andataalla guerra.E ora sta perdendo

Mitrokhin,una replicaa Guzzanti

di Vincenzo Vasile

P aolo Guzzanti nel tentaredi difendere – ieri sul Fa t t o

Quotidiano – la “sua”Mitrokhin, intesa comeCommissione, dalla“collezione di falsitàimprecisioni luoghi comuni”che le avrei dedicato, ci regalaqualche perla. Per esempio: la“scheda di Scaramella suProdi non fa parte dei lavorima è la nota personale di unconsulente”. E noi cheavevamo scritto? Che quelconsulente (uomo di fiduciadel presidente Guzzanti) eraproprio Mario Scaramella, eche questi, sovvenzionatodalla Commissione, eraandato a raccogliere in giroper il mondo nel sottoboscodegli spioni internazionaliincredibili dicerie su RomanoProdi “uomo dell’Ur ss”. Inquesta storia di polpetteavvelenate, c’è ora un altrogioiello: sostiene Guzzantinella sua lettera, che quandoLitvinenko, poi assassinato aLondra, parlò con il solitoScaramella, registrò su videoche, un generale del Kgb(anche lui poi assassinato), glisconsigliò di fuggire in Italiaperché Prodi era “our man”,nostro uomo (uomo deisovietici, ndr) , “non una spiama un agente d’inf luenza”,come precisa benevolmentel’esperto Paolo. Che vuolpresentarsi, anche comespecialista di bon ton politicoe istituzionale, se “questaregistrazione – rivela – fusecretata in cassaforteaffinché non interferisse conle elezioni del 2006 vinte daP ro d i ”. Che gentiluomini, duedelicati pupetti di porcellanabisquit, gente d’altri tempiPaolo e Mario, checortesemente secretavano,discretamente chiudevano incassaforte incartamenti evideocassette, non se netrovano più fatti così. Saràanche per questo che ha rottocon Guzzanti, Berlusconi -uomo che il tatto non sa dovestia di casa – e sarà per questoche ieri sera se ne è andatopersonalmente nella dacia diPutin, nel tentativo diraccogliere un altro po’ difango da gettare al ritorno trale pale del ventilatore infaccia ai pericolosi comunisti007 sovietici che ancorapopolano il paesaggiopolitico italiano.PS: Ma c’è qualcosa chesfugge alla memoria diGuzzanti. Collegatotelefonicamente con “Por taa Porta” il 5 dicembre 2006,Scaramella rivelò aquell’altro tipetto soave diBruno Vespa di essere inpossesso di nuovomateriale, non devoluto allaCommissione. Cioè "levideoregistrazioni diLitvinenko che riguardanopolitici italiani".Suggerimento per Silvio B.:modifichi al ritorno dallaRussia il piano di volo delsuo jet presidenziale, peruna capatina da Mario S.Conserva sempre robabuona per gli amici, anchese ha un carattere molto“riser vato”.

Page 11: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 11

“C AVA L I E R E ,LASCIACI GALAN

Gli imprenditori veneti infuriaticon Berlusconi per le regionali 2010di Erminia della Frattina

Pa d ov a

“Èuno scandalo che

Bossi e Berlusconi,per la candidaturaalle regionali 2010,

stiano scatenando una guerrafratricida tra Galan e i candi-dati della Lega. Siamo la re-gione più importante d’Italia,e stiamo vivendo un momen-to di incertezza pesante, anzidi crisi nera. Se a Roma fannoquesta melina, vuol dire chea Bossi e Berlusconi non im-porta niente di noi veneti, sia-mo merce di scambio e basta.É un’azione scellerata, deva-stante, che avrà conseguenzegravissime per loro”. Tuonacome Gesù nel tempio MarioPozza, che guida la “pancia”del Veneto, quella Confarti-gianato della Marca che met-te insieme 13mila artigiani(“tutti incazzati parecchio”),quarta in Italia nel sistemaConfartigianato per numerodi iscritti, con 95 comuni per33 sedi e oltre 400 dipenden-ti, e un Centro di formazioneprofessionale riconosciuto alivello europeo. “Siamo il piùgrande ufficio di terziario diTreviso, contiamo qualcosa”assicura Pozza, che minacciadi comprare pagine di quo-tidiani nazionali per urlare aBossi e Berlusconi di decider-si a candidare “un unico ca-va l l o ”. Quale, a questo pun-to, sembra poco importan-te.“La nostra base è vicina sto-ricamente al Centrodestra,ma poi i consensi sono tra-sversali, se la giocano Lega ePdl. Personalmente, pensoche Galan abbia lavorato mol-

to bene, soprattutto nel cam-po della sanità e delle infra-str utture”. Aldilà della notaquestione veneta, diventatapoi diffuso atteggiamentopopolare (i veneti si sentonoeredi della Serenissima Re-pubblica, ombelico econo-mico d’Italia - assieme allaLombardia - ma nani politici,incapaci di contare nellestanze dei bottoni), forse pro-prio Giancarlo Galan, gover-natore del Veneto da 15 anni,confermato nel 2005 con unplebiscito di voti, con la suaamicizia personale col pre-mier ha accorciato le distan-ze, dando la sensazione ai ve-neti - ora già sparita - di con-tare qualcosa per Roma. MaGalan è oggi in difficoltà, no-nostante Berlusconi a giugnosia stato (con MarcelloDell’Utri) suo testimone dinozze. Per l’occasione il go-vernatore del Veneto avevapersino fatto inserire al volonel menù nuziale - una voltaconfermata la presenza diBerlusconi, incerta finoall’ultimo - la famosa pasta efagioli del pluristellato Cele-ste di Venegazzù, tanto gra-dita al premier. Non è basta-to. E così, i “galaniani” con-vinti minacciano anche lorobatta glia.Il governatore ha grandi con-sensi in Veneto, costruiti conla lungimiranza e la capacitàdi relazione che tutti gli ri-conoscono (è stato direttorecentrale di Pubblitalia fino al1992, quando Berlusconi lochiamò a collaborare al pro-getto di Forza Italia). Sonoconsensi che provengono dalobby trasversali, ma soprat-tutto appoggi “istituzionali”

e di vertice. A cominciare da-gli imprenditori, che hannoconsegnato a Berlusconi undocumento di sostegno a Ga-lan, e hanno peroratovis-à-vis col Cavaliere qual-che giorno fa la causa veneta,e la necessità di trovare unasoluzione. Sono gli “stellati”dell’imprenditoria, Coin,Zoppas, Stefanel, Marzotto,per citarne solo alcuni. An-che i vertici delle Confindu-strie provinciali sono schie-rate da sempre con il gover-natore (Andrea Riello, To-mat, Vardanega e Peghin) as-sieme alla “vecchia guardia”confindustriale, da Luigi Ros-si Luciani (presidente di Con-findustria Veneto dal 2000 al2005) a Giustina Destro, par-lamentare, imprenditrice, exsindaco di Padova e tessitricesapiente di relazioni che con-tano (queste sì) nei salottibuoni del Veneto. Fino ad ar-rivare a Enrico Marchi, pre-sidente di Save, la società chegestisce l’aeroporto MarcoPolo di Venezia, l’uomo cheha guidato il “fuoco amico”di imprenditori che hanno ri-volto l’appello pro-Galan aBerlusconi. Marchi, bocco-niano di Conegliano, si èiscritto da ragazzo al partitoliberale di Venezia assieme aisuoi amici più cari: Giancarlo

Galan, Nicolò Ghedini e Fa-bio Gava, assessore alla sanitànell’era Galan e parlamentaredal 2008. «E’ un governatoreche ha lavorato moltissimo –dice la Destro – è concreto,lungimirante, e ha un con-senso personale elevatissimonon solo tra gli imprenditori,anche i piccoli, ma anche traartigiani, professionisti ecommercianti». Tra le opereche il pragmatismo di Galanha prodotto, ci sono sicura-mente il Passante e l’ospeda-le di Mestre, costruito in pro-ject financing (metodo gradi-to a un liberal come Galan,ma assolutamente contestatodalla Lega). E poi il rigassifi-catore (inaugurato lunedì allapresenza del premier) e viavia elencando, dal Mose allabattaglia sulla Tav, alla Romeacommerciale appena passataal vaglio del Cipe, alla Pede-montana coi cantieri pronti apartire. “E’ la filosofia di Ga-

V E RO NA

CHE GUAIOESSERE UN SIKH

di Elisabetta ReguittiVe ro n a

R ischia di avere anche ripercussioni di-plomatiche il fatto avvenuto all’ aero -

porto Catullo di Verona dopo che il con-sole generale indiano a Milano ha espres-so pubblicamente in una lettera il suorammarico per l’accaduto. Protagonistadella vicenda, suo malgrado, SukhdevSingh, 38enne autista di Tir esponentedella comunità sikh di Mantova, in Italiadal 1998. L’oggetto del contendere il suodastar : il turbante che insieme al pugna-le, un pettine fissato tra i lunghi capelli, lemutande lunghe fino alle ginocchia e ilbracciale di ferro, rappresentano i sim-boli sacri della sua religione. La scarsa co-noscenza dell’ importanza dei segni peruna identità religiosa hanno comportato,tra l’altro, anche un ricorso al tribunale diMantova contro la discriminazione (pre-vista dal testo unico sull’i m m i gra z i o n e )patrocinato dall’avvocato Chiara Pulicadi Verona e una richiesta “di risarcimentosimbolico”. Ricostruiamo la vicenda.Sukhdev insieme alla moglie PrabhdeepKaur e al figlio Jaanzab si presentano, pertempo, all’aeroporto di Verona per im-barcarsi su di un volo Lufthansa destina-

zione Francoforte per poi proseguire perNuova Delhi. “Era il primo viaggio in In-dia insieme a mio figlio che, dopo pochigiorni avrebbe compiuto 3 anni. Dopoaver effettuato le operazioni di imbarcodei bagagli - racconta - mi sono avvicinatoal metal detector per i normali controllidi sicurezza. Sapendo che con oggettimetallici scatta l’allarme ho alzato lebraccia. Puntualmente il rilevatore hasuonato. Ripassando con le braccia ab-bassate e il segnale è scattato in basso. Eraevidente, come è successo altre volte inprecedenza in altri aeroporti, che l’unicooggetto metallico fosse il mio braccia-le”.Uno dei quattro agenti ha comunque pre-teso che Sukhdev si togliesse il turbante.“Nonostante fossero in possesso dellostrumento mobile rilevatore di metalli -spiega - mi hanno detto di sbrigarmi. Co-me se fosse un semplice cappello. Manon è così. Il dastar (che significa “manodel Signore” ed è composto da otto metridi stoffa ndr) deve essere sciolto e rifattoin un certo modo e non può essere sfi-lato. Il tutto comporta un po’ di tempo esoprattutto l’essere obbligati a toglierloin pubblico per noi è un affronto alla per-sona e alla nostra religione. Ma in ogni

caso lo avrei fatto se mi fosse stato dato iltempo necessario”. Di fronte all’incal -zante richiesta da parte dell’ o p e ra t o redella sicurezza, ma all’oggettiva impossi-bilità di farlo in tempo per l’imbarco, lafamiglia Singh ha dovuto rinunciare allapartenza. Che è invece avvenuta, senzanessun problema, pochi giorni dopo. DaBologna, però. Il rinvio è costato alla fa-miglia 1260 euro di biglietti: l’importo èstato inserito nell’azione civile. “Capia -mo la necessità di attuare tutte le proce-dure di sicurezza – dice Dilbagh, fratellodi Sukhdev – e nel caso siano necessariulteriori controlli oltre a quelli elettroni-ci chiediamo almeno di poter essere mes-si nella possibilità di sciogliere e poi riav-volgere il dastar in modo adeguato. Ac-cade ovunque in Europa e negli Stati Uni-ti. Perché non a Verona? Noi non siamoterroristi e non vogliamo essere trattaticome tali solo perché indossiamo un tur-bante”. La comunità sikh, in Italia, al 31agosto, comprendeva all’incirca 83 milaesponenti. Oltre 30 mila nel Nord-Est enella Pianura Padana: 4 mila dei quali vi-vono in provincia di Verona, oltre 6 mila aMantova. La maggior parte lavora nel set-tore dell’agricoltura e dell’ alle vamentodi bestiame.

lan, di sviluppo e di costru-zione dell’Euroregione – av -verte Vendemiano Sartor, peranni presidente di Confarti-gianato del Veneto e ora as-sessore alle politiche econo-miche – siamo la regione piùstrategica d’Italia per posizio-ne geografica: sul tracciatodel Corridoio V, sulla rottaper i Paesi dell’Est, ma anchein grado di reggere il sistemaCina-India, con una portuali-tà dell’Alto Adriatico indi-spensabile per gli scambi. Epoi abbiamo una capacità direlazioni unica, che ci vienedalla Repubblica Serenissi-ma”. Sartor, galaniano di fer-ro, ammonisce le categorie,soprattutto gli artigiani cheha guidato per anni, che sonoquelli più ‘a rischio Lega’: “LaPadania non esiste, le catego-rie economiche devonoaprirsi alle relazioni interna-zionali. E anche i piccoli, chevedono un futuro nel prote-zionismo, sbagliano la pro-s p e t t i va ”.Una prospettiva ingarbugliatain questo momento in Vene-to. Con il governatore Galantentato dall’idea di fondare unpartito suo (non è una novità,lo aveva ventilato già nel li-bro-intervista dal titolo signi-ficativo: “Io sono il Nordest”)con i piccoli, imprenditori eartigiani, «incazzati» e confusisul “c ava l l o ” da votare, e igrandi schierati ai vertici, macon una base fortemente ten-tata dalla protesta (tendenzaLega). Con lobby trasversali(grandi aziende di costruzionie infrastrutture, innovazionee nanotech, ambienti della sa-nità e universitari) a forte ten-denza Galan.Si aggiungono i sondaggi, ab-bondanti in queste ore, chedanno tutti più o meno lostesso risultato: Carrocciovincente se il candidato fosseLuca Zaia o Flavio Tosi, e Pdlsvuotato. Intanto, gli altridue “c ava l l i ” mandano a dire:“In 15 anni un governatoredice tutto quello che ha dad i re ”, firmato Zaia, ex-vice-presidente di Regione e brac-cio destro di Galan ma dasempre in contrasto con lui,e “Galan, fatti da parte” il piùspiccio Flavio Tosi. Augurifrater ni.

I grandi marchistanno conil governatoreuscente, alcunidei piccolisono tentatidalla Lega

RABBIA PADANA

Un Sikh immigrato in Italia (FOTO ANSA)

NSA N AT O R I A

Scoperte falsecolf e badanti

F alse colf e badantisono stati individuati

dalla Questura di Firenze.Un pool speciale sta infattifacendo accertamentisulle regolarizzazionidella sanatoria che si èconclusa il 30 settembre.Risulta che alcuniimmigrati si sono avvalsidel supporto di finti datoridi lavoro per ottenere ipermessi di soggiorno.

INCIDENTI S T R A DA L I

Italia, prima pernumero di vittime

L’ Italia, con 4.739morti nel 2008, è

prima in Europa pervittime degli incidentistradali. Lo affermano idati del Consiglioeuropeo per la sicurezzanei trasporti (Etsc). Alsecondo posto del tristeprimato la Germania, cheha contato 4.467 vittime.Ma il nostro paese superadi molto la Germania pernumero di morti inproporzione allapopolazione: 79 contro54. Il terzo paese europeoè la Francia.

VIOLENZE

Altri stupri nelpalazzo di Ascoli

F orse ci sono statealtre vittime di

violenza sessuale,nell'appartamento diAscoli Piceno dove è statocompiuto lo stupro diuna sedicenne,perpetuato da due ragazziappena maggiorenni.Carlo Maria Santini eEnrico Maria Mazzocchi,che sono stati arrestati,avevano agganciato laragazzina tramiteFacebook, invitata incasa, fatta ubriacare e poiviolentata. Secondo ilcapo della Mobile,Pierfrancesco Muriana,potrebbero essere staticompiuti altri stupri diminorenni, poichè paresiano transitate almeno40 ragazzine. Tutteconosciute, pare,attraverso Facebook.

GIUSTIZIA

Il Ministerodeve pagare

I l ministero dellaGiustizia è stato

condannato alpagamento di 600 milaeuro per eccessivalentezza processualedalla Corte di Appello diSalerno. Il ricorso erapartito da 88 cittadini diCosenza. La decisione èstata depositata il 23settembre scorso, dopoche i giudici sono statichiamati “giudicar el’operato del Tribunale diCatanzaro accusato diaver impiegato dieci anniper ultimare il primogrado di giudizio di unprocesso civile dirisarcimento dann”.

Giancarlo Galan secondo Manolo Fucecchi

Page 12: ilfatto20091022

pagina 12 Giovedì 22 ottobre 2009

di Alessandro Cisilin

C on soli tre voti di scarto l’e E u ro p a r -lamento ha bloccato una risoluzio-

ne di condanna della situazione dell’in-formazione in Italia. E per la verità sem-bra che il centrosinistra si sia fermatoda solo. Il deputato dell’Idv Arlacchi hadenunciato “pressioni e minacce ad al-tissimo livello”, accusando tra l’a l t rodue colleghi del proprio gruppo cen-trista, gli irlandesi Gallagher e Aylward,di aver votato con il Pdl. Ma la polemicanon ha risparmiato proprio l’Italia deiValori con uno scambio di accuse con ideputati di area Pd, scatenate dall’er-rore, subito riconosciuto, di VincenzoIovine che ha ammesso di essersi sba-gliato di bottone.La disamina della situazione italiana ha

rappresentato comunque una sberlaper Palazzo Chigi, visto che l’e u ro p a r -lamento di solito non si occupa dei pro-blemi dei singoli Stati. L’assemblea ave-va inoltre respinto più volte le richiestedella destra, seppur maggioritaria, dilevare il punto dall’ordine del giorno.All’esame di ieri c’erano poi diverse ri-soluzioni, alcune partigiane di una tu-tela normativa del pluralismo, altre par-tigiane di Berlusconi. Tutte sono statebocciate, col risultato ultimo che si ri-conosce il problema del conflitto di in-teressi, ma al contempo si decide chel’Europa non debba far nulla di concre-to per intervenire.E nulla di fatto è stato, sicché la plenariadi ieri rimarrà nella storia dell’assem-blea essenzialmente per le gesta da sta-dio inscenate dai pidiellini con la spe-

ranza che qual-che telecameraitaliana li immor-talasse agli occhidel premier. Urladi giubilo, stralicontro il centrosi-nistra, volantinimostrati ai came-ramen recitanti“basta infangarel’Italia”, cioè Lui.Soprattutto, il bal-zo e la corsa trion-fante tra i banchidell’emiciclo daparte del capo-gruppo Mauro, adiscreta imitazio-ne dell’esultanzadi Ronaldinho do-po il gol sul rigorefasullo del Milandomenica scorsacontro la Roma.La gioia del cen-

trodestra era in parte motivata. Gliemendamenti che argomentavano lasussistenza di una piena libertà di in-formazione in Italia e l’assenza di con-flitti di interessi o di minacce al plura-lismo da parte di Berlusconi erano statisonoramente respinti, e altrettanto losono state tutte le proposte di risolu-zione presentate dal centrodestra contali argomentazioni. Temevano il peg-gio, invece per un soffio sono riusciti aseppellire anche il testo del centrosi-nistra, che chiedeva alla Commissioneuna direttiva a tutela del pluralismo.La destra europea, ai voti, ha dunquemostrato di non amare Berlusconi e isuoi adepti ma, quando si è trattato divotare sulle norme, è tornata a fare ladestra, decidendo che Bruxelles con-tinui a mettere il naso negli affari inter-ni solo quando si tratta di libera circo-lazione dei capitali, e non di diritti fon-damentali. Nel nulla di fatto rimane ladura condanna espressa contro il con-flitto di interessi dalla precedente riso-luzione approvata cinque anni fa. E laCommissione, nominata dai governi,potrà proseguire a ignorarla con ulte-riore serenità, usando la solita, conte-stata, giustificazione che non è di suacompetenza. Sapendo di poter confi-dare, nei momenti decisivi, nelle distra-zioni del centrosinistra, nonché nellasua gentile disponibilità a cedere alle“p re s s i o n i ”.

Nei colloqui russi

gas e non solo: ci sarà

anche il premier turco

L’ aereo del 31° stormo dell’A e ro n a u t i c amilitare con a bordo Silvio Berlusconi èatterrato a San Pietroburgo poco dopo

le 19.30 ora locale (le 17 in Italia). Il premier è statoaccolto sulla pista dal premier russo Vladimir Putin edalla moglie Ludmilla. Cappotto scuro con bavero divelluto per proteggersi dal freddo della città russa,Berlusconi è sceso dalla scaletta accompagnato dal

consigliere per la politica estera, Valentino Valentini,e da uomini della sua scorta. Putin, Berlusconi e lamoglie sono saliti su un pullmino dai vetri oscurati:destinazione la dacia sul lago Valdai (a trecentochilometri da San Pietroburgo) o, forse, unaresidenza subito fuori città.Nella visita in forma strettamente privata si parleràdi energia, come confermato dallo stesso Putin

(non sarà presente l’ex cancelliere tedescoSchroeder, ora superconsulente del colossoGazprom, ma il premier turco Recep TayyipErdogan; ovvero, gli stessi protagonisti che inagosto s’erano incontrati in Turchia in occasionedella firma dell’accordo sul passaggio attraverso ilMar Nero del gasdotto South Stream, il cuiterminale in Europa occidentale sarebbe a Taranto).

I “CUGINI”DELLA DACIA

Berlusconi e Putin, comei monarchi di un secolo fa

di Stefano Citati

Berlusconi nella daciadi Putin è l'ennesimoesempio di quanto inquesti anni i rapporti

internazionali si siano perso-nalizzati. Siamo tornati a unsecolo fa, quando le letteretra i regnanti d'Europa inizia-vano invariabilmente con'Caro cugino', per sottoli-neare la vicinanza (e spessoun grado di parentela)”.“Ora questa formula è comese fosse tornata in auge, eBerlusconi, Putin, ma ancheBlair, Schoreder, Chirac etutti gli altri quando si incon-trano si salutassero come cu-gini: il tu, le pacche sullespalle, le battute sono comein famiglia. È una consuetu-dine, che magari non piace,ma della quale dobbiamoprendere atto”. L'ambascia-tore Sergio Romano, a Mo-sca alla fine degli anni ‘80, eprima tra l’altro alla Nato,saggista ed editorialista delCorriere della Sera non si stu-pisce più di tanto per i modidella visita del premier ita-liano al suo omologo russo.“La dacia, già usata nel re-cente passato per altri incon-tri privati con anche Chirace Schroeder, è solo un esem-pio di questo fenomeno, co-me lo è diventato il ranch diBush in Texas, ma anche villaCertosa in Sardegna; e nondimentichiamoci del casodella coppia Schroeder cheadottò una bambina russanel periodo di grande ami-cizia con Putin”. “Poi ognu-no ha il suo stile, ed è evi-dente che Berlusconi ci met-ta del suo nel modo di agireed esprimersi in ogni occa-sione”.“Certo è che, per quel cheriguarda la Russia, anchequesta occasione rivela ilgrande interesse reciproco.

E sono certo che questo in-teresse sarebbe identico an-che se fossero protagonistipolitici dai colori diversi da-gli attuali: del resto il valoredella Russia per l'Italia nonera minore ai tempi del go-verno Prodi”.“Per quel che riguarda inve-ce eventuali ripercussioni diquesto rapporto privilegia-to, ovvero possibili critiche,soprattutto americane, sullapoca diversificazione dell'I-talia nell'approvvigiona-mento energetico non credoabbiamo ragione di esserci:il nostro paese storicamenteconduce una politica di di-versificazione, è la filosofiadell'Eni dai tempi di EnricoMattei, e non è mai cambia-ta; penso ai buoni rapporticon la Libia, con l'Algeria, al-l'impianto inaugurato lunedìnell'Adriatico che tratta ilgas proveniente dal Qatar”.“In fin dei conti un rapporto

economico privilegiato Ro-ma lo intrattiene con Moscafin dai tempi dell'Urss, quan-do era il terzo partner com-merciale d'Europa (ora è ilsecondo, proprio dopo laGermania, ndr)”.“In questo momento inoltrec'è la crisi economica e ciò,come già accaduto in una si-tuazione simile dieci anni fa,potrebbe portare i gigantirussi dell'energia a favorirelo sviluppo del mercato in-terno. È una fase nella qualeè molto importante essere inbuona posizione per poter

Pressioni ed errori, Strasburgo non boccia RomaPer 3 voti la mozione sulla libertà di stampa ko all’Europarlamento. Polemiche a sinistra

cogliere le opportunità chesi presentano per le nostreaziende”. “Se i colloqui pri-vati tra i due premier saran-no poi ancor più personalinon ci è dato sapere al mo-mento, comunque in gene-rale se i servizi segreti di duepaesi che sono in buoni rap-porti si danno una mano,non c'è nulla di strano, puòessere uno scambio di favo-ri. E della ventilata richiestadi aiuto rivolta a Putin daBerlusconi per capire se fos-se in atto un complotto in-ternazionale contro di lui,

ciò che può stupire è sem-mai che il presidente delConsiglio possa pensare diessere vittima di una tale ma-n ov ra ”.“Poi, di incontri anomali,stravaganti, fuori dal proto-collo, è piena la storia: anzi,in passato accadeva moltopiù spesso di ora, e si puòdire che ci sia più trasparen-za e informazione ora che inpassato; almeno di questoviaggio noi abbiamo infor-mazioni in tempo reale enon soltanto dopo che è ac-caduto”.

B e rlu s c o n i ,E rd ogane Puntin

ad Ankarain agosto

(FOTO ANSA)

VISTI DA MADRID di Alessandro Oppes

“A LUI, PROPRIO LUI”I l Cavaliere Silvio Berlusconi come il

Cavalier Benito Mussolini. Il nuovoDuce che non ha bisogno di ricorrere almanganello perché “il monopolio della tvrende innecessari gli squadristi”. Oddìo,ci risiamo con i beceri attacchi dellastampa estera imbeccata dai solitidisfattisti e anti-italiani nostrani? No,questa volta è uno dei politologi piùrispettati di Spagna, Antonio Elorza, che,particolare curioso, è Cav. pure lui, “almerito della Repubblica italiana”. Se laprende con B. dalle colonne di El País,pericoloso foglio sovversivo, convintocom’è che “non risulta inutile la

comparazione con l’altro leadercarismatico italiano del secolo scorso”. Eallora, ecco il ritorno al linguaggiodell’era Mussolini “con il grottesco Vival’Italia, Viva Berlusconi!”. Ecco il parallelotra “le masse” del Duce del fascismo e “ilpopolo italiano” e “gli elettori” delCavaliere. Un uomo che, “come il suoprecursore, “non molla””, come dimostrala minaccia “vedrete di che pasta sonofa t t o ”. E che pretende che manifestiamoattraverso elezioni/plebisciti la nostrafedele adesione “a Lui, proprio Lui”,come ironizzava una canzoncina dell’e rafa s c i s t a ”.

NETIOPIA

Scontri in Ogadencento morti

I ribelli del Fronte diliberazione nazionale

dell’Ogaden (Onlf),regione dell’Etiopiaconfinante con laSomalia, hanno affermatodi aver sconfitto uncontingente dell’eser citoetiopico, che avrebbeperso oltre 100 soldati. Lorendono noto fontiufficiali della guerriglia.

LOCKERBIE

Giallo sulle sortidell’a t t e n t a t o re

L’ ’emittente Sky Newsha dato la notizia

della mortedell’attentatore diLockerbie, Abdul Baset Alial-Megrahi; notiziasmentita dall’avvocato,Tony Kelly: “È vivo er espira”. L’ex agente deiservizi segreti libici erastato rilasciato da uncarcere scozzese il 20agosto per ragioniumanitarie.

IRAN

Bozza d’a c c o rd osul nucleare

L a bozza d’accor dosottoposta ai paesi

partecipanti (Iran, Usa,Russia e Francia) allariunione sul programmaatomico iraniano nellasede dell’Aiea a Vienna,definisce le modalità perl’arricchimento di uranioall’estero per l’uso, unavolta rientrato in Iran, afini civili.

RUA N DA

Genocidioprete agli arresti

I legali di donEmmanuel Uwayezu,47

anni, sacerdote ruandesedi etnia hutu accusato digenocidio e raggiunto daun mandato di catturainternazionale per cui èstato arrestato a Firenze,chiederanno gli arrestidomiciliari.

USA

Mafioso ammetteomosessualità

I l codice d’onore dellamafia vede cadere un

tabù che sembravaincrollabile: un mafiosodi New York, RobertMormando, 44 anni, dellafamiglia Gambino, haammesso in tirbunaled’essere omosessuale: loha fatto per otteneresconti di pena.

DAL MONDO

Due esponentiirlandesi hannospiegato di averscelto il ‘no’ dopoaver subito minacce

Page 13: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 13

La sentenza è attesa in gennaio:paradossalmente, un’assoluzio -ne potrebbe rilanciare de Ville-pin come alternativa Ump a Sar-kozy, che a metà del suo mandatosta perdendo consensi. L’eletto -rato di destra manifesta un fortemalumore, soprattutto per epi-sodi d’arroganza: come la desi-gnazione del figlio Jean, 23 anni,studente di legge fuoricorso, allaguida della ricca City parigina, ole bacchettate alla stampa, giudi-cata “troppo critica”. Mentre icommentatori denunciano ri-schi di “berlusconizzazione” del -la politica, Clearstream, che nonha esaurito i suoi veleni, potreb-be rivelarsi un boomerang perS a rko z y.

Sul palcoscenico di Parigila faida Sarkozy-de Villepin

Processo Clearstream: chiesti 18 mesi per l’ex premierdi Emanuela Mastropietro

Par igi

La sala del tribunale di Parigiè quella in cui la regina Ma-ria Antonietta venne con-dannata a morte. Più di due

secoli dopo, è l’aristocratico Do-minique de Villepin, 55 anni, giàprimo ministro di Francia, ex del-fino di Jacques Chirac, a rischiaredi veder calare la mannaia su quelche resta della sua compromessacarriera politica.Ma l’uomo che voleva essere pre-sidente della Repubblica non ce-de: no, non ha partecipato allacospirazione per frenare la corsaall’Eliseo del collega e rivale dipartito (Ump), Nicolas Sarkozy.No, non si merita i 18 mesi di car-cere - per con la condizionale - e i45mila euro di multa chiesti mar-tedì dal pubblico ministero inun’aula affollata di spettatori,sgomitanti per la prima fila.Nell’affaire Clearstream, il casoche avvelena dal 2004 la vita po-litica francese, è una vittima, nonun carnefice, e ieri i suoi avvocatihanno tentato di provarlo, smon-tando il castello accusatorio delprocuratore capo di Parigi,Jean-Claude Marin.Per il pm, de Villepin è colpevoledi concorso nel reato di calunnia.

Perché? Cinque anni fa, mentreera ministro dell’Interno, non haimpedito che una falsa lista diconti esteri della finanziaria lus-semburghese Clearstream, sullaquale compariva il nome dell’at -tuale presidente della Repubbli-ca, arrivasse nelle mani della ma-gistratura. De Villepin, dice l’ac -cusa, era cosciente che Sarkozynon avesse niente a che fare conquei fondi occulti, e tanto menocon presunte bustarelle versatesu quei conti per la vendita di 6fregate francesi a Taiwan. Lo sa-peva, ma non ha fatto niente persmascherare il complotto. Hapeccato per omissione, con un“silenzio colpevole”. Ma le pro-ve, dove sono?, tuona uno dei di-fensori, Olivier Metzner.“Nicolas Sarkozy voleva appen-dermi a un gancio da macellaio,vedo che ha mantenuto la pro-messa”, ha scandito l’ex primoministro alla fine della requisito-ria, i tratti del volto contratti inuna smorfia di rabbia contenuta.Opinione condivisa da una buo-na fetta di francesi che conside-rano Clearstream la messinscenapubblica di una vendetta privata.Il 52%, secondo un sondaggio delsettimanale Nouvel-Obs, mette indubbio l’imparzialità del proces-so.

DAL MONDO

Clearstream, in Francia, tocca untasto sensibile, e particolarmen-te d’attualità anche in Italia: gliequilibri tra l’esecutivo e la ma-gistratura. La decisione di Nico-las Sarkozy di costituirsi parte ci-vile – caso più unico che raro - èstata giudicata molto inopportu-na. Come presidente della Re-pubblica in carica, infatti, è pro-tetto dall’immunità: e un accusa-tore che non sia a sua volta accu-sabile calpesta il principio diuguaglianza davanti alla legge.Inoltre, la presenza dell’avvoca -to del capo dello Stato in un’auladi giustizia può essere interpre-tata come una pressione direttasui giudici (della cui indipenden-za, tra l’altro, il presidente della

Repubblica dovrebbe portarsig a ra n t e ) .E poi, a inquinare il clima, con-tribuiscono i lapsus del presiden-te, che ha definito “colpe voli” gliimputati davanti al pubblico deltg delle 20.Perché tanta acredine? Quella traSarkozy e de Villepin, due gallettinel pollaio dell’Ump, è un’inimi -cizia di vecchia data. Se li uniscel’appartenenza all’élite domi-nante, li divide una profonda dif-ferenza di stile.Alto, chioma da seduttore, elo-quenza un po’ pomposa, l’ele -gante Dominique de Villepin ar-riva ai vertici dopo un brillantepercorso come diplomatico.Non è mai stato eletto: deve tuttoa Jacques Chirac, che l’ha scelto esostenuto, nonostante la diffi-denza della moglie Bernadette;l’ex prima dama di Francia l’ave -va soprannominato “N e ro n e ”, enon solo per la sua invidiabilecultura classica.Sarkozy, lui, alle lettere e alla cul-tura ha sempre contrappostouno spirito pratico e una nettapreferenza per lo show-business.Meno “Nuova Eloisa”, più John-ny Hallyday, l’avvocato di Neuil-ly, voto su voto, si è imposto conuna volontà indefettibile, un’am -bizione smisurata, una prosa sen-

za fioriture, guadagnandosi il di-ritto di guardare dall’alto in bassoanche chi lo sbeffeggiava per lasua statura. È quest’uomo, non ilbrillante diplomatico, che diven-ta presidente nel maggio del2007. De Villepin, che fino a quelmomento era implicato solo co-me testimone nell’affare Clear-stream, improvvisamente si ri-trova imputato. La conseguenza?Il suo totale isolamento politico eil rinvio a giudizio come compli-ce dell’industriale Jean-LouisGergorin, considerato l’ar teficedel complotto (pena richiesta: 3anni) e dell’ingegnere informati-co Imad Lahoud (2 anni), l’uomoche avrebbe falsificato la lista deiconti esteri.

I toni trai due delfinidi Chirac sonoferoci: “Vu o l eappendermia un gancioda macellaio”

caldaia nuova consumi leggerivisita gli energy store eni

Risparmia sulle spese di riscaldamento acquistando una caldaia a maggiore efficienza energetica delle migliori marche.

In più, a richiesta:

• due anni di manutenzione programmata dell’impianto a soli50 centesimi di euro

• servizio di pronto assistenza attivo 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20 nel periodo invernale. Nel periodo estivo è attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 12.30

800 98 78 98

• possibilità di rateizzare il pagamento in bolletta se sei cliente eni per il gas e/o l’energia elettrica.

rete in franchising di eni

800 98 78 98enienergystore.it

De Villepin, Chirac e Sarkozy (FOTO ANSA)

Page 14: ilfatto20091022

pagina 14 Giovedì 22 ottobre 2009

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

ConsoliIn arrivoil nuovo cddi Carmen:si chiameràE l e t t ra

LuxuriaIl trans checonduce il tgin Toscana èuna presenzauitile

PolanskiLa Svizzera èintenzionataa estradareRoman negliStati Uniti

CinemaRidley Scotta cacciadi AngelinaJolie per ilfilm su Gucci

Un breviario di resistenzaumana per sopravvivere aipolitici e alle veline, ai terremoti eai palinsesti: il primo libro diMaurizio Crozza esce in questigiorni e raccoglie le “coper tine”di Ballarò. Eccone in anteprimaalcuni brani scelti.

di Maurizio Crozza

E’il 2007. Per quanto possa sem-brare incredibile, la Sinistra è algoverno. Il governo viene bat-tuto da un ordine del giornodell’opposizione che approva-va l’operato del governo, men-tre il governo aveva invitato avotare contro se stesso. Questabisogna leggerla almeno duevolte. La logica e la retorica han-no molti concetti: il paradosso,l’ossimoro, l’antinomia, il sofi-sma... In questo caso il terminetecnico è «gran troiaio». Il go-verno Prodi è durato 281 giorni.281 pagine di programmadell’Unione, 281 giorni di go-verno. Una pagina al giorno.Con questa media, Proust sa-rebbe stato al governo vent’an -ni di fila. Come fa ad andareavanti questo Paese? Come fac-ciamo a essere l’ottava potenzanel mondo? Soffriamo di insta-bilità politica, la nostra compa-gnia aerea fa acqua da tutte leparti, i nostri cervelli vannoall’estero, l’evasione fiscale èmostruosa, il Vaticano remacontro e, come se non bastasse,produciamo la Multipla. Ma chila redige questa classifica? Da-vid Copperfield?Il papa ha guardato la situazionepolitica italiana e ha affermato:« L’inferno esiste». I Ds e la Mar-gherita si fondono. Anche nelPolo adesso si fondono. Fra unpo’ nella politica italiana ci saràsolo gente fusa: lo si poteva giàimmaginare prima, ma così di-venta più chiaro per tutti. I par-titi si fondono e si fondono an-che i nomi. Forza Italia e Allean-za Nazionale faranno un nuovopartito. Si chiamerà «Forza Na-zionale». Anche i Comunisti Ita-

liani e Rifondazione Comunistacreeranno un nuovo partito. Sichiamerà «Comunisti Comuni-sta». Siccome i militanti sono unpo’ anziani, è giusto ripeterebene. Anche l’Udeur e Italia deiValori si fonderanno. Mastella ègià d’accordo con Di Pietro. Sichiamerà «Italia dell’Udeur»:spariscono i Valori, ma con Ma-stella qualcosa si perde sem-pre... Nel nostro Parlamentol’unificazione delle forze politi-che è irreversibile, è un proces-so inevitabile. L’unico processoinevitabile: gli altri li hanno evi-tati tutti. D’Alema lancia l’allar -me: la politica soffre di una pro-fonda crisi di credibilità. Il 70per cento degli italiani non si fi-da dei politici. Il restante 30 percento sono politici. Non è chela gente non ami la politica, èche, ragazzi, siete troppi... InItalia ci sono più politici che for-ni per la pizza. Come mai gli ita-liani non si fidano più della po-litica? Come mai? Eppure lavo-rano, lavorano... La scorsa legi-slatura il lavoro settimanale diun parlamentare è risultato es-sere di 13 ore e 25 minuti. Oggisiamo a 20 ore alla settimana.Cosa si pretende? Se va avanticosì, tra due secoli, fare il par-lamentare non converrà più.

VI PARE CHE IL 2007SIA STATO UN ANNODIFFICILE? IL 2008È PURE BISESTILE...Si scioglie il Parlamento e tuttiscaricano la responsabilità su-gli altri. Secondo Berlusconi siscioglie per colpa di Prodi, se-condo Prodi per colpa di Ma-stella, e secondo Mastella percolpa del riscaldamento globa-le, come la Groenlandia. Comeandrà a finire? Be’, si sa. DopoProdi, viene Berlusconi. Prodi eBerlusconi, Berlusconi e Prodi.È iniziata nel 1994. Io ho un ni-pote, ha quattordici anni, è con-

vinto che in Parlamento ci sianosolo Prodi e Berlusconi. Quan-do gli ho detto che in Parlamen-to sono quasi in mille, che nonci sono solo Prodi e Berlusconi,lui mi ha risposto: «E perché al-lora abbiamo sempre tra i ma-roni quei due?». È giovane, nonpuò capire, non sa che è l’alter -nanza: ogni tanto è utile toglie-re dal potere una persona anzia-na... E mettercene un’altra an-cora più anziana. Alemannobatte Rutelli e diventa sindacodi Roma. Gianni Alemanno,uno sportivo, un amante dellamontagna... Ha scalato settecolli in cinque giorni. Avrà giàstudiato i provvedimenti per iprimi cento giorni? Che so, farpassare il raccordo anulare so-pra il loft del Pd, liberare Stora-ce dentro un campo nomadi,mandare Totti al confino cin-que anni alla Spal... Mi è moltopiaciuta l’idea di ripristinare glispettacoli gladiatori al Colos-seo. I primi giochi non me li vo-glio perdere: «Bersani sbranatodai tassisti» sarà irripetibile. Sot-to tutti i punti di vista, non la-sceranno nemme-no le ossa. Con lei,sono sicuro, saràuna Roma splen-dente, come nonl’abbiamo mai vi-sta. Cioè, una vol-ta l’abbiamo vi-sta... Ma poi l’han -no bombardata gliAlleati. Mi sonopiaciute molto ledichiarazioni sod-disfatte nel Pd:«Vabbè, nel Lazioabbiamo persoRoma, però in Li-guria abbiamoconquistato Camogli... Non èandata poi così male». Pare chefaranno un congresso anticipa-to. Al primo punto dell’o rd i n edel giorno la domanda: «È rima-sto qualcos’altro da perdere?».

2009: QUEST’ANNOL’OPPOSIZIONENON LA FA NEMMENOS AT U R N OL’Italia si incammina «verso ilbaratro delle leggi razziali». Chil’ha detto? Agnoletto, Caruso,Turigliatto? No, «Famiglia Cri-stiana» il settimanale dei paoli-ni, i fedeli di san Paolo di Tarso,noto eversivo. E tra l’altro Tarsoè in Turchia... quindi san Paoloera pure extracomunitario. LaRussa s’è offeso, Cicchitto s’èincazzato e Maroni ha minaccia-to querele. Avete capito: Maro-

Di poco, ma ha vinto su Hitler.Ha perso con Garko, ma ha vin-to su Hitler. Entusiasmo tra i par-tigiani dell’Anpi! «Povera Italia,con questa informazione»...Che faccia; è come se il Duceavesse detto: «Povera Italia, conquesti fascisti». Ma non è colpasua, è confuso, ha i nervi a bran-delli, querela chiunque, vive inun mondo suo. Berlusconi: «Hofatto una telefonata con Fini eabbiamo chiarito tutto». Fini:«Non è vero: non abbiamo chia-rito niente». Berlusconi: «No, cisiamo sentiti: c’è stato solo unfraintendimento». Fini: «Frain-tendimento un cazzo». Berlu-sconi ha allargato le bracciasconfortato: «Sto ridisegnandola realtà, ma la realtà si rifiuta dicolla borare».

Copyright Rcs libri

“Buonasera onorevole”: le copertinedi Ballarò diventano un libro,

manuale di sopravvivenza per i cittadini di un Paese in via di sottosvilupponi vuol querelare «Famiglia Cri-stiana»! Già che c’è perché nonmanda anche l’esercito in reda-zione?Buonasera ministro Alfano: masi può emettere un mandato dicomparizione per Dio? Eppure«Famiglia Cristiana» ha citatouna fonte al di sopra di ogni so-spetto: il Vangelo. Berlusconinon ha ancora commentato uf-ficialmente, ma sembra che inprivato abbia espresso la volon-tà di cambiare il Vangelo a col-pi di maggioranza. Il prota-gonista si chiamerà PierGe-sù. Muore a 133 anni. E in-vece delle parabole prefe-risce il digitale terrestre.Freedom House, l’istitutodi ricerca americano che hacome obiettivo la promo-zione della democrazia libe-rale nel mondo, quest’anno ciha declassato a Paese «parzial-mente libero». «Parzialmentelibero», come il latte parzial-mente scremato: guardandol’età dei nostri politici magarisaremmo piuttosto a lunga con-servazione: siamo conservatori

da almeno cinquant’anni, ab-biamo conservato anche An-dreotti senza nemmeno il tetra-pak. Perché Freedom House cideclassa? Ce l’ha con noi, è pre-venuta? Tra l’altro FreedomHouse vuol dire «Casa della Li-bertà»: avrei capito si fosse chia-mata, non so, «Di Piter House»,«Italy of the Valors»... Ci avran-no mica declassato per le di-chiarazioni di Dell’Utri? Noncredo che sia per quello,Dell’Utri ha solo detto che Mus-solini è stato un brav’uomo. Ègiusto: in fondo è stato solo al-leato di Hitler, se non fosse statoun brav’uomo, sarebbe stato Hi-tler. Parzialmente liberi: comesarebbe a dire non siamo liberi?Qui sono liberi tutti... Cuffaro,Dell’Utri, Ricucci... Son tutti li-beri: non è una prova? Siamo li-

beri come in America, dovechiunque può diventare presi-dente, anche un nero. Solo chelì è nero perché il padre è ke-nyota. Berlusconi ha dichiara-to: «Povera Italia, con questa in-formazione». Con questa infor-mazione? Ma se è tutta sua... Hafatto una diretta di quattro oreper consegnare dei prefabbri-cati ai terremotati d’Abr uzzo.Ha scelto Porta a Porta: mai ti-tolo fu più azzeccato. La pros-sima impresa di Vespa sarà unadiretta di quattro ore su Berlu-sconi che trebbia il grano. La se-ra della consegna delle case inAbruzzo c’era Berlusconi su RaiUno, una fiction con GabrielGarko su Canale 5 e su Rai Treun bel programma su Hitler. Me-no male che la guerra degliascolti l’ha vinta Berlusconi...

CR OZZA

E B. disse:RIFORMIAMOIL VANGELO

in & out

In teatroe in libreria

BUONASERA O N O R E VO L ETre anni di incontri quasiravvicinati (Rizzoli, pp.250, 17.50 euro)FENOMENICrozza è in tour:domani e venerdì aUdine, Teatro NuovoGiovanni Da Udine.Dal 6 all’8 novembreal Ventaglio Smeraldodi Milano

M a ro n ivuol querelareFamiglia Cristiana!Gia che c’èperché non mandal’e s e rc i t oin redazione?

Maurizio Crozza (FOTO ANSA)

Page 15: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 15

Memor ia

UN PREMIOPER LA CUTULI

I n memoria di MariaGrazia Cutuli. Un con-

corso giornalistico bandì-to da chi del giornalismo(Il Festival di Perugia) sioccupa annualmente. Laquarta edizione di “Unastoria ancora da racconta-re ” intitolato all’i nv i a t acaduta sul lavoro de “IlCorriere della Sera” con-siste in un premio di2.500 euro lordi. Cutuli fuuccisa in un agguato il 19novembre 2001 mentre sitrovava nei pressi di So-robi, sulla strada che daJalalabad porta a Kabul acirca 40 chilometri dallacapitale afghana. Nell´at-

tentato, forse teso da unabanda di predoni, sonomorti anche l´inviato diEl Mundo Julio Fuentes edue corrispondentidell´agenzia Reuters,l´australiano Harry Bur-ton e l´operatore afganoAzizullah Haidari. Il con-corso intende premiare ilavori che meglio avrannoraccontato la storia di Ma-ria Grazia Cutuli ed è ri-servato agli studenti uni-versitari iscritti a qualsiasifacoltà, ai giornalisti epraticanti al di sotto dei30 anni di età e agli allievidelle scuole di giornali-smo.

UFFICIO RÈCLAMENuvenia in aria

V ent’anni fa una paracadutista equipaggiatacon Nuvenia Pocket si librava nel vuoto

per significare la sua comodità. Nascevano, dilì a poco, gli spot degli assorbenti con le ali,quelli che miglioravano l’atterraggio, proba-bilmente, e l’interesse pubblicitario si esten-deva a tutte le varianti del settore, per forme edestinazioni d’uso. Non siamo contro le réclame a pannolini o panno-loni. Imploriamo solo che si evitino inutili torture. Perché costringereinnocenti bimbi a un peripato infinito solo perché la nonna ha trovatoun assorbente antiincontinenza favoloso e ora ci tiene a bullarsene pas-

seggiando per ore? Perché imma-ginare escursioni ciclistiche suterreni boscosi accidentati da af-frontare a gambe aperte, zigza-gando tra alberi secolari, visto checon Tena Pants farsela addosso èquasi un divertimento? Una se-quoia in piena fronte tramortiscefatalmente anche se coglie asciut-ti e contenti. O meglio, asciutte econtente, perché per un motivoche ci sfugge le pubblicità antia-frore e/o perdita di qualsivoglia ti-po vedono massicciamente quasisolo le donne vittime e protagoni-ste contemporanemente. Consi-gliamo una correzione di tiro aipubblicitari: una nonna inconti-nente è una pacifica figura inno-cua. Un operaio olezzante d’esta -te può uccidere!

Roberto Corradi

EVEN TI/ MUSICA

JAZZ E SOGNILE NOTE DI BOLLANI

In attesa di esibirsi a Cormòns,il pianista italiano si racconta

di Elisabetta Reguitti

Stefano Bollani a 11 anniimpazziva per RenatoCarosone tanto da in-viargli una cassetta con

incisa la sua voce. A 36, in-vece, lo stesso estroso pia-nista, nato a Milano ma to-scano d’ adozione , è orgo-glioso del suo alterego Pape-refano Bolletta: il protagoni-sta di un’ avventura di Pape-rino pubblicata ad agosto su“To p o l i n o ”.Strani giochi del destino ar-tistico di un maestro del jazzche, molto presto, ha sco-perto Charlie Parker e DukeEllington sui fascicoli dellaFabbri editori comprati inedicola.Proseguendo poi con gli stu-di in conservatorio, pren-dendo lezioni private da Lu-ca Flores, a 15 anni suonavadal vivo nei locali fiorentiniin trio con Antonio Ricusatie Andrea Melani.Fino alla conoscenza con unaltro maestro del jazz, Enri-co Rava.Stefano Bollani pianista im-provvisatore, scrittore,eclettico artista non ha peròmai perso il legame con ilbambino che c’ è in ognunodi noi.A ricordarglielo forse anchei suoi due figli di 5 e 10 anni.Oppure semplicemente ac-cade che ogni volta che salesul palco è come se il bam-bino cominciasse a giocare enessuno mai gli dirà di smet-t e re .Il jazz per Bollani è fantasia,entusiasmo e allegria. “L’ e s i-bizione è sempre qualcosadi diverso, di elettrizzante.Non è mai routine.La musica è la mia vita. Non èun mestiere”.La musica aiuta a rimanerebambini dentro anche quan-do non lo si è più.Dei bambini “ver i” però Bol-lani invidia la capacità diconcentrarsi su ciò che fan-no in quel momento. “Gliadulti spesso al contrario

fanno qualcosa e già pensa-no a ciò che accadrà dopo”.Una concentrazione difficileda mantenere per chi, comelui, non è abituato a compor-re al piano: bensì improvvi-sare. “In questo periodo stostudiando per preparare ilconcerto in Fa di GeorgeGershwin che mi attende agennaio - anticipa -. Mi ci stodedicando con grande pia-cere anche se devo ammet-tere è un “l avo ro ” al qualenon sono abituato. Comple-tamente diverso da ciò chefaccio normalmente”.Il celebre pianista è semprealla ricerca di novità espres-sive. Novità che vanno ricer-cate ovunque e non solo nelmondo del jazz. “Durante unconcerto di fatto io mi esi-bisco insieme al pubblico eal teatro che mi ospita. Untutt’ uno che si fonde.Il rammarico piuttosto èquello di non avere quasimai il tempo per conoscere iluoghi in cui sono chiamatoa esibirmi.Spesso in una città ci si ar-riva poco prima del concer-to. Ho solo il tempo di ce-n a re .Ecco quello è anche un con-tatto con i sapori e le atmo-sfere di un luogo. Ma ancoratroppo poco rispetto a ciòche mi piacerebbe fare”.Bollani e il nord-est d’Italia.Ospite, con una certa con-

tinuità dal 2005, nel corso didiverse rassegne.A Sacile prima Trieste poi(2007) poi con Enrico Rava,a Cormòns a Jazz and Wineinsieme ad Antonello Salis e

ancora, martedì 10 novem-bre, al Rossetti Teatro Stabiledel Friuli Venezia Giulia perun concerto co-organizzatodal Circolo Controtempo diCormòns e da Azalea Promo-tion. “Ritorno con piacere aTr ieste” spiega - . Città cheho potuto apprezzare graziea una serie di concerti cheho tenuto nel suo Conserva-tor io.E nel corso dei tre giorni incui mi sono trattenuto mi so-no davvero stupito di quan-to sia straordinaria questacittà. E ancora mi domandoperché così poco conosciu-ta in genere dagli italiani.

Nel senso che molti visitanoVenezia ma a pochi viene inmente di proseguire perTrieste. Che invece lo meri-t e re bb e ”.Proprio al Politeama Rosset-ti Bollani presenterà “Stonein the Water”, registrato aNew York lo scorso ottobre.Si tratta della prima incisio-ne del maestro per la Ecm.Bollani nel capoluogo giulia-no ospiterà il “Danish Trio”,formazione con sei anni diesperienza musicale allespalle.Accanto al pianista italianosi esibiranno quindi i danesiJesper Bodilsen al contrab-basso e Morten Lund alla bat-teria che conosce dal 2002,anno in cui Enrico Rava vin-se il premio Jazz Par.Invitato a creare un gruppocon cui suonare durante lacerimonia di premiazione eper il breve tour successivo,Rava scelse Bollani come so-lista mentre gli organizzatoridel premio proposero i duemusicisti danesi per la sezio-ne ritmica.Bollani ricorda di essere en-trato immediatamente insintonia con Bodilsen eLund: “Fu un bellissimo mo-mento e pensammo che sa-rebbe stato bello continuarea suonare in trio, cosa chefacemmo l’ anno successi-vo .All’inizio andammo in tour-nee in Danimarca, poi nel re-sto della Scandinavia e poidapper tutto”. Con un unicoobiettivo: fare musica diver-tendosi.

SECONDO TEMPO

Il pianista Stefano Bollani all’o p e ra (FOTO ANSA)

Tipi originali

GOURCUFF E L’ARTE DEL RIFIUTO

Y oann Gourcuff è uno strano ragazzo. Presunta lucedel Milan, dove divenne ombra di se stesso, un

paio di stagioni fa. Stella del Bordeaux, insensibili aipostumi richiami milanesi, l’anno scorso. Star dellapubblicità mancata oggi, dopo aver rifiutato, comeha raccontato Didier Poulmaire al giornale Le Quo-tidien du Foot. “A dicembre del 2008 Yoann ha dettodi no a un’azienda che gli proponeva 500mila europer girare uno spot”. La scorsa estate, l’offerta perpubblicizzare un profumo è salita a un milione dieuro. Ma Gourcuff ha opposto un nuovo diniego.“Yoann – spiega Poulmaire che cura anche gli in-teressi di Laure Manaudou – vuole prima consolidarela carriera. Ha sfide importanti e molta pressione daaffrontare e vuole rimanere concentrato sul cal-cio”.

Calciog r e c o,stor iadi truffed ava n t iall’E ge oSul Mar Egeo c’è una piccola città chedomina le acque da una collina roccio-sa, poco più di 60.000 abitanti e un uni-co grande orgoglio: l’AO Kavala, lasquadra di calcio neopromossa nellaSuper League greca che a sorpresa, do-po le prime giornate, è a ridosso dellazona Uefa. Soldi sicuri, poca pressioneda parte di pubblico e media, aspetta-tive ridotte all’osso, sole, mare e buonacucina, l’ideale per chi ha voglia di ri-mettersi in gioco o per chi non ne puòpiù dello stress di altri palcoscenici.Un miraggio che ha sedotto ancheGuillaume Rippert. Passato dalle gio-vanili del Nantes, esplode nel Valen-ciennes e si afferma al Metz, societàcon la quale rescinde consensualmen-te il rapporto per potersi trasferireall’AO Kavala, come da questa richie-sto, in cambio di un contratto trienna-le con cifre a quattro zeri, una casa, unamacchina e un bonus alla firma che,però, tarda ad arrivare. Rippert chiedespiegazioni e si scontra con il padre delpresidente, il quale gli urla che se non ècontento può anche andarsene.Il miraggio si sbiadisce e i muridorati si trasformano in unagabbia dalla quale Guillaumecerca di uscire mettendosi incontatto con la Federazionefrancese e con il sindacatotransalpino dei calciatori, UN-FP. Il difensore decide di con-tattare anche la Federazionegreca e scopre che il suo con-tratto non è mai stato registra-to. Controlla meglio e si accor-ge che nella copia in suo pos-sesso non c’è la firma dell’AOK ava l a .Il miraggio è evaporato. Assi-stito dall’UNFP e dalla Federa-zione greca Guillaume decidedi lasciare la squadra, nono-stante le insistenze della diri-genza, insistenze che si fannosempre più pressanti e minac-ciose.Il presidente Stavros Psomia-dis offre 10.000 euro al gioca-tore per iniziare la stagione eper fermarsi nella sua azionelegale.Il tutto avviene in una stanza al-la presenza di altri dirigenti edelle loro guardie del corpocon tanto di minacce assai po-co velate: “Ci saranno dellerappresaglie se non accetti lanostra proposta”.Messaggio che, però, non inti-morisce Rippert deciso a ri-prendersi la sua vita e il suo so-gno di bambino, riuscendo atornare in Francia di corsa, tramille peripezie, silenzi e timo-re per la sua incolumità. Il ri-torno a Parigi, città in cui è na-to, è l’inizio della sua secondacarriera calcistica e, forse, diuna nuova vita.I primi passi sono fatti di avvo-cati, burocrazia e preparazio-ne di un dossier per dimostrareil comportamento scelleratodell’AO Kavala e per liberarsidefinitivamente di un incubo.Il caso di Guillaume Rippert ècosì finito davanti all’Uefa cheha liberato il calciatore da ognidovere nei confronti dellasquadra greca. Nel frattemposi è accasato all’Evian ThononGaillard FC che milita nel Na-tional, simile alla nostra LegaPro, a cavallo tra professioni-smo e dilettantismo, ritornan-do alle origini del football, luiche, tra le altre cose, è presi-dente onorario dell’AthleticClub Paris 15. Il calcio si è fer-mato a Kavala, ma Guillaumeha continuato per la sua strada,fatta di corse e di cross, di fan-go e di cuoio, e l’ha fatto da uo-mo. Francesco Caremani

Jazz and wineFe s t i v a l

IN PRO G R A M M AFINO AL 25 OT TO B R EJazz itinerantetra Italia eSlovenia: libri,musica, teatro,concer ti,convegni a temaOggi: Depart + TomaszStanko Nordic QuartetDomani: JackDeJohnette & TheRipple Effect + KenVa n d e r m a r k ’sResonance)Sabato: New EastQuartet + Bill Frisell858 Quartet; DagArnesen Trio;Conferenza : Jazz esalute mentaleDomenica: Vijay IyerTrio; Arcady Shilklopere James Carter quintetSale del ridotto,teatrocomunale: Incontro conPino SauloTutte le informazioni suw w w. c o n t ro t e m p o. o r g .

Page 16: ilfatto20091022

pagina 16 Giovedì 22 ottobre 2009

TELE+COMANDOTG PAPI

Di Benitoce n’è uno solodi Paolo Ojetti

T g1

Paginone per la coppia Ma-stella-Lonardo e l’i n ch i e s t asulla corruzione campanache si allarga a fisarmonica.Bè, tanto tutto avvenne aitempi del centrosinistra, nonci sono problemi. Problemice ne sarebbero per l’altra in-chiesta, quella lombarda, cheè tutta del centrodestra, ma diquesto filone si sono perse letracce. Seguono figurine dacollezione (collezionista Si-mona Sala) sul caso Mesiano,ovviamente pescate dallamaggioranza e dall’opposizio-ne. Nulla ci viene risparmiatoné Gasparri né Quagliarello.L’unica cosa che rimanenell’ombra è se è lecito pe-dinare e mettere alla berlinaun cittadino (che sia magistra-to è irrilevante) quando nonesiste la notizia, ovvero quan-do non vi sia alcun interessepubblico sul fatto che anche i

giudici vanno dal barbiere.Chi tenta di assimilare, quan-to a interesse pubblico, Me-siano a Berlusconi spara soloscemenze, ma non sarà certoSimona Sala quella in grado dichiarire la differenza.

T g2

Dopo averlo introdotto per-ché ritiene “chiuso il caso Me-siano con le scuse di Canale5”, ecco che irrompe nel Tg2il ministro Angelino Alfanoche si dice “molto turbato”dalle notizie apparse “sulGior nale” a proposito dei sitidi Facebook (da tempo EmilioFede vorrebbe chiudere il so-cial network dove scrivonoanche Veronica Lario e la re-gina di Giordania) dove si in-vita qualche volontario a farfuori Berlusconi. Certo, puressendo la fonte alquanto ber-lusconiana, dunque moltocointeressata, la cosa non èpropriamente elegante enemmeno apprezzabile, ma il

ministro Alfano che pochigiorni fa voleva abolire l’ob-bligatorietà dell’azione pena-le, (nel futuro la deciderebbeil governo), ieri sera la invo-cava affinché si scoprano su-bito i perfidi istigatori (mora-li) che si nascondono nella re-te. Il Tg2 non si sbilancia e vaavanti con le vacanze in Thai-landia “che tirano forte”.

T g3

Le banche generose sono inprimo piano. Notizia “socia-le”, nel target del Tg3. Uniconeo: non c’è alcuna indicazio-ne sugli “aventi diritto” allamoratoria dei mutui immobi-liari. Forse non gli gioverannoi nostri apprezzamenti, maTerzulli li merita: pensate cheha avuto il coraggio di direche Berlusconi sta studiandoun pacchetto di provvedi-menti da varare prima delleRegionali in modo da aumen-tare voti e consensi e in que-sto senso vanno lette le con-versioni di Tremonti e di Ber-lusconi a favore del “posto fis-so”. Qualche altra perla delTg3: il viaggio di Berlusconinella dacia di Putin è “un mi-s t e ro ” (andranno a caccia?);in Parlamento, Barbatodell’Idv ha dato del “dittato-re ” a Berlusconi e AlessandraMussolini voleva picchiarlo.Si capisce, suo nonno aveva ilcopyr ight.

di Fulvio Abbate

L’ altra sera, scorgendo i ghigno-muniti Sca-jola e Cicchitto intenti a canzonare e ag-

gredire un basito Alberto Asor Rosa a “Bal-larò”, c’è stato modo di finalmente intuirequal è la materia obbligatoria, la più curata,la più richiesta, la più ambita presso l’altr i-menti invisibile scuola-quadri del Popolodella libertà, il particolare genio militare(più zappatori che pontieri) di cui Silvio Ber-lusconi si serve all’occorrenza per dimostra-re d’avere sempre (e comunque) ragione,come già quell’altro. E chi se ne frega se, cosìfacendo, si calpesta l’ovvio rispetto dellapersona, delle idee, la scaletta stessa. Si trat-ta, sembrerebbe, di una disciplina sempliceed essenziale, la stessa che altrove, cioè inletteratura, materia notoriamente più fami-liare ad Asor, prende il nome di tracotanza.Ottima e abbondante, come un certo ranciofetido. Da infliggere senza troppi scrupoli almalcapitato. Tracotanza come capacità didissuasione, nel senso che in certi momentisi tratta soltanto di annientare l’interlocu-tore, l’avversario, l’altro tout court, in pochi

istanti, soprattuttose la controparte, ar-mata soltanto di ar-gomenti e naturaledialettica, non intui-sce dov’è il trucco.Intendiamoci, stia-mo parlando di unaforma particolare ditracotanza che, al-meno all’a p p a re n z a ,vira verso il semplicesfregio, la provoca-zione, la goccia di-spettosa che serve afar traboccare il vaso

della pazienza dell’altro, nella speranza,molto tecnica, e qui sta il brevetto profes-sionale tutto berlusconiano, di mettere im-mediatamente al tappeto l’i n t e r l o c u t o repr im’ancora che questi riesca a dimostrarelo spessore morale delle singole forze incampo. Per farla breve, è insomma una bendissimulata modalità di censura preventiva.In realtà, nel caso dell’altra sera, con Scajolae Cicchitto che ironizzavano sul “p ro fe s s o r ”Asor Rosa – “non vorrà mica bacchettarcitutti?”, e giù con le risatine sadiche – c’e ramolto di più, c’era anche un fondo di raz-zismo, un fare da mazzieri: dove ogni ghignocorrispondeva a sottotesto dispregiativo.Quasi in linea con il vecchio adagio nazistaattribuito a Hermann Goering: “Quandosento parlare di cultura, metto mano alla pi-stola”. Assodata la sufficienza da comprima-rio di Scajola nel brandire la spranga sullatesta dell’autore di “Scrittori e popolo”, lostesso che da ministro della repubblica sep-pe definire Marco Biagi, assassinato dalleBrigate rosse, “un rompicoglioni”, non me-no bravo ci è apparso l’eroico Fabrizio Cic-chitto, per lunghi anni ritenuto invece il pu-pillo della sinistra socialista di RiccardoLombardi, una risorsa della democrazia pro-gressiva, prima di conquistare la palma diacclarato, orgoglioso piduista. Dimentica-vo, il remake dei maestri riconosciuti di si-mili tecniche mostra l’Elio Vito di un decen-nio fa, e forse anche, sia pure in veste dicompagno di strada, il non meno tempratoMarco Taradash. Furono proprio loro i pio-nieri. I Capezzone, i Belpietro, sono, infatti,materiale recente. Così come gli Scajola e iCicchitto. Dopo i gattopardi, direbbe Toma-si di Lampedusa, le jene e gli sciacalli.

w w w. t e l e d u r r u t i . i t

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Te p p i st ia Ballarò

Giovanni Floris conduceBallarò, il martedì

su RaiTre

SECONDO TEMPO

Page 17: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 17

èLE NOVITÀ APPLEC’È ANCHE “MAGIC MOUSE”La Apple ha lanciato ieri lanuova linea di prodotti. Tra lenovità, un nuovo Imac moltopotente (c'è anche unmodello da 27 pollici conprocessore quad-core), un nuovo Mini e le ultimeversioni di Mac Book con retroilluminazione Ledche garantisce un'ottima visione sullo schermo. Faràprobabilmente impazzire i patiti della Mela, il nuovo“Magic Mouse”. Il mouse si collega al computer viaBluetooth (si potrà utilizzare anche ad alcuni metridi distanza dal computer), ha la parte superiorecompletamente multi-touch: l'intero mouse è unpulsante. Con Magic Mouse basterà un dito perscorrere con i documenti, sfogliare pagine web efoto, tutto sarà regolato da un chip che “intuisce” eaccompagna i comandi dell'utente. Costerà 69 euro.

oltre 700 membri: “Uccidiamotutti quelli che vogliono uccide-re Berlusconi”. “Non è cattive-ria, è giustizia” la loro giustifica-zione. E poi aggiungono: “Que -sto è un gruppo nato in rispostaad un gruppo intitolato 'Ucci-diamo Berlusconi'. Per rispostaad un gruppo così squallida-mente antidemocratico, abbia-mo fondato un grup-po per dare voce atutti quelli offesi dauna minoranza anti-democratica ed illi-berale che si permet-te da quindici anni didelegittimare e ca-lunniare sui giornalinelle televisioni eora anche su inter-net un uomo politi-co che è sempre sta-to votato e sostenutodalla maggioranzadel popolo italiano”.Insomma, gruppo econtro-gruppo. Mi-nacce e contro-mi-nacce. Come potràmai l’intelligence riuscire a di-fenderci dai cretini?

f e e d b ac k$èA N T E FAT T O . I TCommenti al post“Eletto dal popolo,chi?” di Bruno Tinti

Credo che forse Mr B.potrebbe iniziare a utilizzareun'altro sinonimo per la caricache ricopre, e che non sentousare da molto molto tempo:"capo di gabinetto". Anche inquesto caso sarebbe unformalismo, ma sicuramentela fantasia degli elettori e deicittadini italiani sarebbeportata verso più ravvicinatee realistiche similitudini...(Luigi)

Capite adesso perchèBerlusconi ha ORDINATOche il suo nome fossecapolista in tutte le liste inogni parte d'Italia? La strategiapopolar/mediatica era giàimpostata allora, se nonprima. Ora tocca instillarlagoccia dopo goccia, giornodopo giorno negli italiani.Basta ripetere il ritornello. Asuon di sentirlo dire poi c'èchi ci crede per davvero. E'semplicemente pazzesco,lascia senza forze.(Friend26)

Ma cosa mai ci si puòaspettare da qualcuno che hascelto come Guardasigilli unapersona che parla di "riformamanageriale" della giustizia?Nessuno chge dice nienete?Forse il problema del codicepenale e di procedura penaleè un problema di"fatturazione" dei reati o deic o l p evo l i ?(Gianluca)

Quello che emerge è ildisprezzo delle norme, inparticolare di quellecostituzionali, chedovrebbero essere la basedella convivenza civile. Lanostra è una repubblicaparlamentare e, piaccia o no,questo sistema prevede ilcontrollo politico delParlamento sul Governo e lanomina del Capo del Governoda parte del Presidente dellaRepubblica.(Antonio)

Volendo completare ilpuntuale ragionamento sipotrebbe aggiungere cheanche sul concetto di popoloci sarebbe da discutere. Nonci si riferisce certamente adun insieme di individui (tutti icittadini o solo i cittadiniaventi diritti politici) masemmai ad un preciso edesclusivo atto giuridico (ilvoto)compiuto da una partedei cittadini aventi dirittipolitici (quelli che hannovotato). Solo dai votivalidamente espressi è statopossibile individuare unamaggioranza ed unaminoranza. Tra i voti riportatidalla maggioranza ci sonoanche quelli, determinanti,della Lega che,detto perinciso, non aveva inserito nelsuo simbolo l'espressione"Berlusconi presidente" e che,facendo pesare tali voti, hadimostrato, indirettamentecome non sia affatto vero cheil popolo lo ha eletto.(Rosaria di Mauro)

...Tutti coloro che hanno fattola croce sulla coalizionesapevano chi avrebbe fatto ilpresidente del consiglio. Poipossiamo dire che per glielettori della lega ad es.berlusconi è stato un secondbest rispetto ad un candidatodello stesso partito, mainsomma tutti erano coscientidell'esito delle cose.(Filippo)

MONDO WEBUccidere B.?

I cretini del webI eri un articolo del Giornale ha

scatenato accese polemiche:“su Internet 11mila aspiranti kil-ler del premier” titolava la gaz-zetta della famiglia Berlusconi.La denuncia riguarda un gruppoFacebook: “Uccidiamo Berlu-sconi”, il gruppo è ancora onli-ne e, tra qualche dissociazione equalche insulto, gli iscritti con-tinuano a pubblicare messaggi.La violenza verbale della paginaè esplicita e ingiustificabile. Mava detto anche che il livello diminaccia appare piuttosto vir-tuale: su Facebook ognuno fir-ma con il suo nome e cognomee, chi usa uno pseudonimo, èrintracciabile tramite il suo indi-rizzo IP. Ciònonostante si è sca-tenata una ridda di dichiarazioniallarmate: “C'é un tema grandedi sicurezza che riguarda la per-sona del Presidente del Consi-gli" la dichiarazione di Alfano.“L'intelligence protegga il pre-m i e r,” segue a ruota il Pdl Brigu-glio. Col passare delle ore la vi-cenda diventa però grottesca.Nel pomeriggio di ieri, sempresu Facebook, compare un con-tro-gruppo pro Berlusconi con

di Federico Mello

GRILLO DOCETLA ROTAIACHE UCCIDE

Translorh è la rotaiapadovana che uccide. Un nome dafilm dell'orrore, al pari del Mostrodella Laguna Verde e dell'UomoLupo. A Padova, dove si è semprecircolato in bicicletta senza rischi, ora c'èTranslhor la monorotaia killer. I tram si costruiscono inItalia da più di un secolo, sono stati esportati anche a SanFrancisco. L'amministrazione padovana si è superata, hacreato i tram da guerra. Translhor è il tram amico, un po'come il fuoco amico. Cattura il ciclista come una mantidee gli trancia qualche arto o lo uccide definitivamente. 250feriti e un morto. Il blog ha intervistato Gino De Pauli,presidente del comitato vittime del metrobus di Padova.

“Lanciamo un appello al blog - dice De Paulinell’intervista - a tutti gli amici di Beppe Grillo eBeppe Grillo stesso, perché contatti i maggioriluminari delle università italiane ed estere deitrasporti perché trovino una soluzione. Perchénon succeda a altri quello che è successo a noi: nonci siano altri feriti, non ci scappi qualche altro morto.La rotaia è lì 24 ore al giorno, 356 giorni all’anno ecolpirà ancora. Abbiamo bisogno assoluto di trovareuna soluzione perché non succeda a altri quello che ècapitato a noi. Lancio un appello anche per la famigliadel povero Franco Zambon che è morto a 41 anni suquesta maledetta rotaia, se qualcuno può darci unamano peraiutarli. Sonodei pensionati e

sono disperati perchénon riescono avenirne fuori!". GinoDe Pauli, presidentedel comitato vittimedel metrobus diP a d ov a

èGOOGOLARE ATTIVA IL CERVELLOUNA RICERCA DELL’UNIVERITÀ DI LOS ANGELESI risultati di una ricerca della Ucla Universityfaranno sicuramente piacere ai Geek, glismanettoni di Internet. Secondo questostudio, le le ricerche su Internet migliorano leattività del cervello. Dopo aver monitorato

l'attività neurologica di alcuni volontari tra i55 e i 78 anni, si è scoperto che neivolontari con poca esperienza di ricerchesul web, l'attività celebrale aumentava insette giorni durante i quali almeno un'ora algiorno era dedicata a “go o go l a re ”.

èGLI U2 IN DIRETTA SU YOUTUBEDOMENICA IL CONCERTO IN STREAMINGSarà davvero un evento imperdibile ilconcerto degli U2 di domenica prossima. Ibiglietti per la data al Pasadena Rose Bowl,in California sono introvabili, ma i fan ditutto il mondo potranno comunqueassistere all'evento in diretta: andrà inonda in diretta streaming sul canaleYouTube della band youtube.com/u2. Ilmanager degli U2 Paul McGuinness haspiegato che "la band voleva fare qualcosadel genere da molto tempo e visto chefilmeremo il concerto, questa e'l'occasione perfetta per estendere la festaoltre lo stadio". Entusiasta il commento diChris Maxcy, direttore dello sviluppodelle partnership di YouTube: “Siamosempre in cerca di nuovi modi permettere in contatto i fan di tutto il mondocon i loro artisti preferiti e questa e'un'occasione imperdibile". Il concerto indiretta-YouTube sarà anche occasione persperimentare nuovi modelli di business acominciare dagli spot che si rivolgerannoad un audience globale.

SECONDO TEMPO

L'account YouTube degli U2, il falsoTwitter di Bondi, il gruppo pro-

Berlusconi, il nuovo Magic Mouse

è IL TWITTER DI BONDI? UN FAKELO STAFF NE IGNORA L’ESISTENZA388 utenti Twitter credevano che fosseproprio lui: il ministro della cultura SandroBondi. Su twitter.com/SandroBondi cisono perfetti estratti del Bondi-pensiero.Alcuni utenti ieri si erapreoccupati: “O c c o rreregolarizzare il pluralismodel web” recitava un Twitt byBondi. Dallo staff delministro però smentiscono:quell’account non è gestitodal ministro. Anzi, neignoravano anche l’esistenza.

sarx88

Page 18: ilfatto20091022

pagina 18 Giovedì 22 ottobre 2009

nordistiÉdi Gianni Barbacetto

ABELLI DETTOIL FARAONEL’ inchiesta milanese che ha portato in carcere il re delle

bonifiche ambientali Giuseppe Grossi ha messo a fuocofinora il reato di riciclaggio e i 22 milioni di euro di fondi nericostituiti dall’imprenditore. Ma questo è soltanto il primofondale del palcoscenico su cui si muoveva Grossi. I magistratistanno cercando di mettere in luce il secondo fondale, quellodella corruzione. A chi sono andati i 2,5 milioni di euro pagati incontanti da Grossi nel solo 2008? Chi ha al polso gli orologi dacollezione che gli sono costati altri 6,4 milioni? In attesa dellarisposta, sul palcoscenico già s’intravvede un politico potente etemuto, non indagato ma strettamente legato a Grossi: èGianfranco Abelli, l’uomo che visse tre volte. A lui, oggi capodella segreteria politica del coordinatore Pdl Sandro Bondi,Grossi aveva messo a disposizione il suo jet privato, una Porsche911 e un appartamento in centro a Milano. A sua moglie,Rosanna Gariboldi, ha gentilmente lasciato 1,2 milioni di euro,forse come ringraziamento per la gestione del suo denaro sulconto “Associati” a Montecarlo (di cui lo stesso Abelli èprocuratore). Ma la storia di Abelli detto il Faraone nasce aBroni, sulle colline dell’Oltrepò pavese. In politica dagli anniSettanta, democristiano doc, si costruisce una carriera in quelricco settore in cui la politica confina con la sanità. Nel 1974 ègia presidente del Policlinico San Matteo di Pavia. Nella suaprima vita, viene arrestato per peculato, processato e assolto.Dopo la dissoluzione della Dc, si lega a Roberto Formigoni, di cuidiventa il plenipotenziario per la sanità.

C ontemporaneamente è anche amico e consulente delprofessor Giuseppe Poggi Longostrevi, organizzatore di una

colossale truffa che ha sottratto almeno 60 miliardi di lire allaRegione Lombardia. Poggi Longostrevi ringrazia Abelliscarrozzandolo sul suo aereo privato (proprio come Grossi).L’idillio viene interrotto nel 1998 da un’inchiesta della procura diMilano, che riesce anche a individuare almeno un versamento(72 milioni di lire) fatto da Poggi Longostrevi ad Abelli. Ilpagamento di una consulenza, spiega senza imbarazzo Abelli,che pure era nello stesso tempo il braccio sanitario di Formigoni.«Per me pagare Abelli era come stipulare un’a s s i c u ra z i o n e » ,replica invece Longostrevi, prima di togliersi la vita. «Dovevotenermi buono un personaggio politico che nel settore contavamolto... Alcuni sono stati costretti alle dimissioni solo per unsospetto, altri sono stati premiati con la nomina ad assessore». Ilpremiato è proprio Abelli che, dopo lo scandalo delle ricetted’oro, da consulente diventa assessore di Formigoni. Il Faraone,per quei 70 milioni, viene poi processato per false fatture. Lasentenza, nel 2003, lo assolve dall’accusa di frode fiscale, perchéla nuova legge fiscale stabilisce che le fatture false siano punitesolo nel caso vi sia «il dolo specifico di far evadere le tasse»: eAbelli non pensava certo alle tasse, quando intascava i soldi diPoggi Longostrevi. Le motivazioni della sentenza ribadisconoperò che Abelli ha certamente intascato «72.800.000 lire peruna consulenza non effettiva». Dunque per chiudere gli occhisulla corruzione: «La consulenza mascherava un versamento indenaro al politico per guadagnarne i favori». Oggi, il Faraone èalla sua terza vita: a Roma, parlamentare Pdl, ma sempre conufficio a Milano messo a disposizione dall’amico Formigoni.

Il ministro Angelino Alfano (FOTO ANSA)

PIAZZA GRANDEAnticorpi costituzionali

di Lucia Annunziata

Caro direttore, la bocciaturadel Lodo Alfano non erascontata nè – fino all’ulti -mo, ammettiamolo - proba-

bile. Il suo materializzarsi a di-spetto di ogni previsione, è, diconseguenza, una sorta di cano-vaccio che racconta molto deldetto, e ancor più del non detto,della politica attuale. Partireiproprio da qui: dalla sorpresa. Al-la vigilia della decisione, era opi-nione comune di cronisti ed edi-torialisti, anche in ambienti diprovata buona fede costituzio-nale, che una bocciatura avreb-be causato tale strappo dentro ilsistema da essere impossibile,anzi sconsigliabile. Si immagina-va così, alla meglio, un “compro -messo”. Col senno del poi questaidea fa ridere: quale compromes-so e’ possibile? La uguaglianza difronte alla legge, c’è o non c’è.Proprio per questo oggi dobbia-mo ricordarci la assuefazione al“meno peggio” di quelle ore: e’la migliore indicazione di quantoin basso si sia assestata la nostraattesa nei confronti del rispettodei principi costituzionali.Questo è dunque il risultato nu-mero uno della sentenza dellaConsulta: il rifiuto del Lodo Al-fano raggiunto sulla base di un ri-chiamo, netto e ripetuto, ai prin-cipi, ha rotto una pratica cui pur-troppo cominciavamo tutti adabituarci: la convinzione chepersino sulla Costituzione si puòmediare. Ci hanno abituato aquesta idea anni di “a ggiustati-ne”, il lavoro di una casta di man-darini, esperti in servizio perma-nente e effettivo della concordiaistituzionale, funzionari delle ri-cuciture, nata e ingrassataall’ombra di “taglia e cuci” istitu -zionali, che ha operato ai bordidel significato letterale dei prin-cipi, in nome di salvarne lo spi-rito. Anni di leggi discutibili. Ri-cordate la Gasparri e tutte le sue“modifiche tecniche”? Non in-tendo riferirmi qui a personespecifiche, ma a un settore frastato e politica, che in nomedell’equilibrio istituzionale, haprovato – e anche qui preferiscoparlare di buona fede - a convin-cerci che nell’impossibilità diviolarla, la Costituzione può pe-rò essere almeno circumnaviga-ta. Su queste pagine pochi giornifa Barbara Spinelli rifletteva giu-stamente sullo scarso senso del-lo Stato di questa nostra nazione.La decisione recente della Corte,come confermano le motivazio-ni depositate, ci dimostra peròche lo Stato anche in Italia esiste -quando, e se, si vuole.Il che ci porta alla conseguenzanumero due. La Corte, respin-gendo in quanto incostituziona-le una legge fatta dal Governo,mette il governo stesso in sospet-to o in condizione - almeno su unpunto - di incostituzionalità. Perun esecutivo è la posizione piùgrave in cui trovarsi. A fronte,ogni critica precedente, dal con-flitto di interesse, ai sospetti dicollusioni, agli scandali privati,impallidisce.

A nche questa è una novità. Do-po la bocciatura del Lodo Al-

fano il governo Berlusconi è en-trato in una crisi strutturale, incui lo Stato custode della Costi-tuzione è da una parte e lo statoelettivo, quello del governo,dall’altra. In questo senso, la di-stanza attuale fra il Presidentedella Repubblica e il presidentedel Consiglio non è certo la mi-sura di un dissenso, nè di opinio-

ni o sentimenti personali. Con-siderando che tutti i corpi checompongono lo Stato e la vitapubblica – dalle strutture di sicu-rezza agli ordini professionali –sono definiti dalla lealtà alla Co-stituzione, fra i due il più isolatoè certo il presidente del Consi-glio. Per la prima volta, così, ilrapporto di forze non sembrapiù essere a favore dell’esecuti -vo. Nel momento in cui lo scon-tro si è istituzionalizzato, è usci-to infatti anche dalla sfera tradi-zionale dei partiti. Togliendo alpremier la possibilità di giocarela sua base elettorale come unmaglio. Per questo l’area di go-verno tende a politicizzare il ver-detto della Corte, e il ruolo delPresidente della Repubblica: sa-rebbe meno grave infatti per laattuale maggioranza dire di esse-re vittima di una congiura parti-tica piuttosto che ammettere diessere stata colta in flagrante vio-lazione della Costituzione.

E siamo al punto tre. Il disallie-namento fra il governo e i va-

lori (almeno uno di essi ) dellaCostituzione è crisi di tale gravi-tà da bruciare tutte le soluzionifin qui usate dal premier Berlu-sconi per ricucire molti strappi.Le soluzioni per il dopo-Lodoche ci vengono presentate sonoinfatti pannicelli caldi o rodo-

La Spinelli riflettesul nostro scarsosenso dello StatoLa decisione dellaConsulta sul LodoAlfano dimostraperò che lo Statoesiste: quando,e se, si vuole

Cinema, il censimento dei senza terradi Roberto Faenza

CensiAnimaCorto, è il primo censimento nazio-nale sul cinema di domani. In realtà il titolo piùappropriato dovrebbe essere “censimento diun popolo senza terra”. A fronte di un’e vidente

crisi del cinema, specie al box office, cresce invece ladomanda di fare e vedere un cinema che nel pros-simo futuro sarà sempre meno esclusiva della salacinematografica e sempre più appannaggio di nuoviveicoli di trasmissione. Vedi il discorso della scorsasettimana di Steve Jobs, che ha investito gli utili Ap-ple per diventare il maggiore azionista della Disney,al fine di trasformare il cinema in una nuova forma dientertainment, fruibile ovunque, in primis internet,meno in sala (salvo le grandi imprese 3D) e ancorameno nei dvd (il cui fatturato è calato in Usa del 20 %in pochi mesi). Tutto ciò è segno non della morte delcinema, di cui sentiamo periodicamente parlare, masemmai della sua mutazione in qualcosa di più tra-sportabile, di più personalizzabile, di più fruibile fuo-ri dai canali tradizionali. Scomparsi quasi del tutto ivideostore, si apre al mondo un nuovo grande ter-ritorio, che è quello del computer, della tv digitale,tra pochissimo tridimensionale, e persino dei tele-fonini. Resta aperto il problema del downloading il-legale, per cui si parla di provvedimenti che non ar-rivano mai e nessuno, nemmeno la nuova legge fran-cese, ha sinora mostrato il coraggio di responsabi-lizzare i veri autori del reato, che non sono i ragazzini,i quali scaricano da internet tutto ciò che trovanoaccessibile, ignavi della questione dei diritti, bensì iprovider, gli unici a guadagnare cifre enormi ai dannidi produttori e autori. Proprio perché vogliamo in-dagare la crescita di quest’altro modo di fare e vederecinema, abbiamo deciso con Cinemonitor–Osser va-torio Cinema della Sapienza di Roma, da me diretto,con la collaborazione di Radio Sapienza, della Dire-

zione Generale Cinema del Mibac, dell’A s s e s s o ra t oCultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio e del-la Roma Lazio Film Commission, di avviare il primocensimento nazionale di queste nuove forme di spet-tacolo, che nascono dal cinema ma già vanno oltre.Potremo ancora parlare di cinema, visto che formati,durata e fruizione saranno sempre meno diretti allasala? Forse no. Ma del resto il cinema è sempre statoun “mu t a n t e ”, sin dai tempi di Melies, di Griffith, diChaplin, per parlare dei soli pionieri. Certo stupisceche l’industria tradizionale del cinema italiano sia co-sì poco attenta a quello che gli americani chiamanoresearch & development, mentre proprio l’industr ianazionale dovrebbe essere la promotrice più sensi-bile a investire nell’i n n ova z i o n e .

I dati più interessanti rilevati ancor prima di lan-ciare in rete il nostro Censimento sono principal-

mente quattro. In primo luogo, si tratta di un’indu -stria sommersa che ha però le caratteristiche diun’industria vera e propria, i cui numeri finali sor-prenderanno per peso economico e quantità. Secon-do: si tratta di una produzione tipicamente giovanile,che rappresenta una palestra per la crescita di talentie nuove professionalità ed evidenzia l’urgenza di farequella ricerca e quella sperimentazione sia produt-tiva che creativa, il cui valore l’industria tradizionalestenta a comprendere. E che siano proprio i giovani amettersi in gioco e lanciare una sfida tutta in salita, èforse il dato più bello e incoraggiante. Terzo: in que-sto genere di produzione cambiano le tecniche diripresa e di montaggio, la visionarietà, senza parlaredel prossimo passo: l’uso intensivo della interattività.Quarto: le tecnologie, dall’editing agli effetti specia-li, saranno sempre più alla portata di tutti, per cui èipotizzabile che un semplice giocattolo come IMoviediventerà presto uno strumento quasi professionale.Sappiamo benissimo che non tutti i prodotti supe-

rano lo standard amatoriale, basta vedere le quantitàdi video inutili su YouTube, ma è innegabile che laqualità sta crescendo di prova in prova, così pure ibudget e le professionalità impiegate. Chi fa il cinemadalla parte dell’industria si lamenta che mancano fi-nanziamenti adeguati, chi fa quest’altro tipo di cine-ma non ha finanziamenti, eppure lo fa ugualmente,investendo i pochi mezzi che trova. In realtà, questigiovani scommettono sulla speranza di costruire illoro domani. Questi (tantissimi) giovani produttori,registi, attori, sceneggiatori e tecnici, rappresentanoun popolo senza terra, nel senso che non trova sboc-co alla diffusione dei propri prodotti, se non negliangusti spazi di Festival e rassegne, anche se semprepiù numerosi. Ma questo popolo senza terra è un po-polo di dimensioni straordinariamente crescenti,che proprio perché in cerca di una terra dove espri-mersi e vivere, prima o poi entrerà in conflitto conchi la terra già la possiede. Penso più che al cinemaalla televisione, soprattutto alla tv pubblica, che in-vece di deprimerci con decine di programmi dece-rebranti, potrebbe benissimo aprire spazi e canali acentinaia di godibilissimi documentari, cortome-traggi, animazioni 3d e chissà quanto altro ancora.Pensiamo per un attimo a chi lavora per la memoriadel paese: qualcuno è disposto a credere che unbuon documentario, realizzato da professionisti in-dipendenti, sia meno valido di un intero telegiornalerealizzato da personale per lo più agli ordini dei par-titi, quale sia il loro colore? Il nostro compito, unavolta concluso il censimento, sarà anche quello diaiutare questo popolo a trovare una terra dove poteressere visibile, magari aprendo vertenze con le retigeneraliste, spesso inadempienti nelle quote di in-vestimento e trasmissione dei documentari, oppurestimolando l’apertura di nuovi canali tematici, op-pure ancora sviluppando portali capaci di andare ol-tre i limiti del sempre più stressato YouTube.

SECONDO TEMPO

lLA STECCA di I N D ROPer me il liberalismonon è più, da unpezzo, un partito. Èuna scuola e unamoraleCorriere della sera,12 settembre 1996

montate. Personaggi di buonsenso della coalizione di gover-no, come Pisanu, o Fini, e in fon-do lo stesso Bossi – chiedono dirilanciare le Riforme. In questoschema, si ragiona, in cambio diuna riforma della giustizia chepossa rassicurare il premier, sipotrebbero fare riforme di inte-resse piu generale, come il fede-ralismo e il presidenzialismo. Mainterventi di questo tipo, chemodificano la Costituzione, an-che ammesso che si arrivi a unaccordo, richiedono anni. Il pre-mier invece sembra tentato da“rifor mine” sulla giustizia, ma-gari con lo spregiudicato uso(già se ne parla) di emendamentidentro progetti di legge in di-scussione. O con un interventoad hoc su un tema carissimo allaprima repubblica, il ritorno del-la immunità parlamentare. Masono anche queste forzature del-le regole, che invece che risol-vere aggraverebbero la lonta-nanza del governo dai suoi cri-tici istituzionali. Che dire poidella dichiarazione di mobilitareil popolo per fare le riforme? Mo-bilitare chi, su cosa, dove, soloper contare e contarsi? Per un

governo già sospetto di volerforzare la Costituzione, sarebbeuna decisione molto pericolosada prendere.Rimane la carta del tutto per tut-to, la più semplice: azzerare tut-to andando a elezioni anticipate.Ma la riluttanza della coalizionedi governo a prendere questastrada è da sola una condanna diquesta ipotesi. Insomma. SilvioBerlusconi non è forse mai statovulnerabile come in questo mo-mento. E mai come in questomomento ha poche strade ordi-narie da percorrere. Cosa faràdunque? Il luogo più inquietantedella nostra vita pubblicaè oggiproprio dentro questo interro-g a t i vo .

Page 19: ilfatto20091022

Giovedì 22 ottobre 2009 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXLa grande stimaper Agnese BorsellinoGentile Signora Borsellino, so-no passati tanti anni da quellestragi ma io continuo a com-muovermi nel rivedere le fotodi suo marito e del suo amicoGiovanni Falcone, nel rileggerele loro parole, nel ripercorrerele loro vicende. Gentile Sig.raAgnese, di tutto questo parlospesso anche a mio figlio Fran-cesco di 12 anni, per far capirecome dice Lei "che non è ilruolo che fa grandi gli uominima la grandezza degli uominiche fa grande il ruolo". E rac-conto a Francesco di Paolo, diGiovanni, delle vostre famiglie,perchè non si perda la memo-ria di quello che è successo masoprattutto perchè mio figliocapisca che bisogna vivere la vi-ta sino in fondo, scegliendocon coraggio la verità e la giu-stizia. Grazie per la sua testi-monianza di donna e grazie an-che per la speranza che da aciascuno di noi. Le sono vicinacon stima e con riconoscenzae continuo a pregare per Lei eper la sua famiglia così come hosempre fatto dal giorno in cuiprima Giovanni e poi suo ma-rito Paolo sono stati assassi-nati.Patrizia Mazzobel

La volontà popolaree il signor B.Il suo nome ormai è talmenteusato che non lo prenderebbeindietro neppure il 'robivec-chi', ma non si riesce a non par-

1) se lo Stato non abbia con-dannato a morte Borsellino2) quali settori della I Repub-blica marcia e collusa abbia di-retto attraverso Ros e servizisegreti deviati o meno tutto lostragismo3) se i "silenzi" non impongano(Grasso compreso) una dimis-sione di massa4) quanti processi siano statideviati, quante verità siano sta-te sommerse, quanta giustiziasia stata calpestata5) se sotto sotto, la vecchia P2(attraverso Camea e Iside2)non abbia avuto un ruolo ditraino e di direzione in tutte leoperazioni6) se l'amico che aveva traditoBorsellino non fosse lo stessoGrasso, visto che era consiglie-re al tempo del collettore divoti mafiosi: MartelliCordiali salutiLeopoldo Nicli

Se non avessi 70 annime ne andreiSono un abbonato che ognigiorno, quando legge Il Fattodiventa triste e pieno d'ango-scia. Come si può vivere inquesto paese? Ho 70 anni enon posso più andarmene an-che perchè ho un figlio ancoragiovane che ha ancora bisognodi me. Cosa aspettiamo a mo-bilitarci tutti, perchè non scio-periamo ad oltranza tutti? Intempi non sospetti ho prono-sticato che prima o poi ci scap-pa il morto in piazza: credoche purtroppo siamo vicini.Non possiamo più sopporta-re, B. ci sta distruggendo.Chiedo a tutti i partiti di si-nistra di mettere da parte tuttii personalismi e unirsi per ro-vesciare la situazione, l'espe-rienza Prodi non ha insegnatonulla? Mi dia un segnale di spe-ranza La prego.Paolo Gaudimundo

Nucleare: un’interessantetrasmissione in tvScrivo sull'onda dell'indigna-zione provocata dalla vista del-l'intervento odierno di Unomattina sul nucleare. Possibileche ogni intervento "contro"fosse seguito da una chiosa chesuonava così "Questa è la suaopinione" (Michele Cucuzza),mentre i commenti positivinon risultavano minimamentecommentati? La parzialità sullaRai è diventata proprio di casain ogni programma? Potrei maltollerare le perplessità di unconduttore di fronte al pareredi Dario Fo sul destino dellescorie, ma che le parole di un

docente universitario siano li-quidate così è segno inequivo-cabile di degrado. La ringrazioin anticipo per aver condiviso ilmio punto di vista.Massimiliano

Comportamenti privatidi uomini pubbliciA tutti coloro che giustificano icomportamenti "privati" di Sil-vio Berlusconi, qualificandolisemplicemente come gossip,vorrei chiedere: se, per puraipotesi, il Presidente del Con-siglio fosse stato una donna e sequesta stessa donna avesse or-ganizzato reiterati festini conuna trentina di gigolò, succes-sivamente gratificati con candi-dature elettorali, avrebbero co-storo parimenti sostenuto, finoa lacerasi le corde vocali, che icomportamenti tenuti nella vitaprivata sono del tutto ininfluen-ti rispetto alla credibilità poli-tica (nazionale e internaziona-le) del Presidente del Consiglio? Ho i miei seri dubbi.Alberto Tettamanzi

I Migrantie gli italiani di ieriOltre alle fatiche quotidianedegli italiani, c’è un mondo va-sto e sommerso che mai, nean-che per sbaglio, trova spazionei telegiornali: quello deglistranieri. Eravamo noi, i mi-granti, solo pochi anni fa. Echiedevamo aiuto, senza pudo-ri o vergogna. Bussando alleporte, senza ricevere dinieghi.Mi struggo nell’osservare l’a s-soluta indifferenza dei mieiconcittadini nei confronti di chioltre alla patria, ha perso quasitutto. Mi pare il riflesso di unamemoria cancellata, di una vol-garità gratuita, qualcosa di ter-ribile, da qualunque punto divista lo si osservi.Alberto Fontana

C aro Colombo,sbaglio o lei chiama sempre in

causa Barack Obama per dire quantosia esemplare il suo comportamento?E adesso che, con piglioberlusconiano, Obama accusa laFox –tv di essere “un partito” (come“R e p u bbl i c a ”) ed esclude quella retetelevisiva da incontri e interviste soloperché è di destra, come la mettiamo?

L u d ov i c a

LA LETTERA sembra descrivereuna simmetria rovesciata. Di qua, in Italia, ilprimo ministro denigra, rifiuta e respinge tuttociò che, nei media, gli appare di sinistra o“nemico”. Di là (negli Usa) il presidente, iratoper le critiche di una tv di destra, la esclude daogni rapporto e implicitamente mapesantemente ammonisce (noi, in Italia,diciamo: intimidisce) le altre reti tv da ungiornalismo troppo critico o sospetto di esseretroppo a destra. Non sono entusiasta delladichiarazione di ostilità di Obama verso FoxNews benché la Fox News di Murdoch (come ilquotidiano del Rev. Moon ,“Wa s h i n g t o nTimes”) esistono solo per attaccare Obama.Non lo sono perché il potere di un personaggiopolitico come il presidente degli Stati Uniti ètroppo più grande. E il carisma di un PremioNobel per la pace è troppo lontano dallecattiverie della Fox . Però il caso, e l’a p p a re n t eaffinità, ci servono per chiarire o ripetere alcunipunti. Non tanto per la nostra lettrice, che offreuna intelligente provocazione ma sembrasapere come stanno le cose; quanto per i tantipolitici ed editorialisti e corsivisti che ad ogni

scontro fra il potere di Berlusconi e i pochigiornalisti che ancora gli tengono testa, levano ilconsueto salomonico ammonimento “diamocitutti una calmata”. Provo a mettere un po’d’ordine nella questione.Obama forse fa male a indicare nella Fox unnemico da tenere a distanza. Ma Obama nonpossiede nulla, meno che mai giornali e tv.Dunque lo scontro è tra il politico e il giornalista,alla pari, non fra il padrone e l’impiegato, comequando Berlusconi chiama “fa ra b u t t i ” igiornalisti italiani, molti di essi. Direttamente oindirettamente suoi dipendenti.La Fox è molto più di una rete televisiva avversaal presidente. E’ fatta di programmi che, unodopo l’altro, in tutte le ore di ascolto, attaccanodirettamente e personalmente il presidente. Maneppure questo è tutto. Alla Fox si affiancanopiogge di spot, pagati come pubblicità e dunquecostosissime, violentemente avversi a Obama,su tutte le reti tv americane.Si tenga conto che Obama non sta annunciandoil Ponte di Messina o la museruola ai suoigiudici. Sta tentando di creare una coperturasanitaria garantita per tutti gli americani; di farepace nel Medio Oriente; di finire la guerra inAfghanistan; di impedire la guerra con l’I ra n .Dunque tutta questa vicenda merita unacornice. La destra del mondo si mobilita, conimmensa disponibilità di denaro, contro il nuovopresidente americano. E’ forse la vera ragioneche ha indotto il comitato Nobel a dare, adesso,il premio per la Pace al leader assediato.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL PADRONEE IL POLITICO

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

La vignetta

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

UMBERTO DE LUCA

Umberto è un pensionatodi 60 anni e vive in Sicilia.Ci scrive: “Sì, voglio essereio l'abbonato del giorno,me lo ‘d ove t e ’. Ho pagatol'abbonamento nel mese dimaggio, ero in Australia evi ho fatto un bonificobancario da lì. Sonocontento di potercontribuire all'uscita di ungiornale veramente libero.Grazieperquelloche fatee buonl avo ro ! ”.

Raccontatie mandauna foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri22 Ottobre 1964Del gran rifiuto di Sartre al Nobel, si sa quasi tutto,comprese le celebri dichiarazioni inviate all’Acc ademiasvedese (...lo scrittore deve rifiutarsi di lasciarsitrasformare in istituzione…) e quelle dettate al “NouvelObser vateur”(…se avessi accettato il Nobel, anche se aStoccolma avessi fatto un discorso insolente, sarei statorecuperato e io non voglio che si dica, è uno dei nostri,finalmente l’abbiamo recuperato…). Più intriganti iretroscena narrati da Simone De Beauvoir nel libro “To u tcompte fait”. Scrive il Castor “…quando seppe del Nobel,Sartre decise di rifiutarlo…aveva un orgoglioso orroredegli onori e non aveva intenzione di andare a fare loscimmiotto a Stoccolma… i reporter assediavano il suoportone, tant’è che si rifugiò a casa mia …quando uscì, aigiornalisti disse solo “non ho voglia di essere sotterrato”...la salumaia che gli abitava vicino, mormorò “Povero signorSartre! Due anni fa l’OAS, adesso il Nobel, non la lascianomai tranquillo… ”. “La stampa poi accusò Sartre di volersifare pubblicità, insinuò che aveva rifiutato il premio perchéCamus l’aveva preso prima di lui, che io ne sarei statainvidiosa, che bisognava essere ben ricchi per sputare su26 milioni…fu uno scandalo”.

Giovanna Gabrielli

soldi ?) per non parlare dellaBanca del Sud: è possibile chegli italiani non si accorganoche questo governo è danno-so? E soprattutto, come fan-no a non capire che l'oppo-sizione non porta alternativee non fa proposte concrete?Stiamo per perdere l’attimoin cui è ancora possibile rea-gire, in cui ancora c’è qual-cosa da proteggere. Non vo-glio pensare a cosa succederàaltrimenti.Nicola Castiglioni

Ora di religionetra dottrina e teologiaSulla questione dell'ora di re-ligione, vorrei solo mettere lapulce nell'orecchio a qualcunoche ha più voce di noi piccolicittadini. Invece di Islam e/ocristianesimo, fare un'ora diteologia in generis, cioè spie-gare ai bimbi che cosa è la re-ligione e non inculcare idee diquesta o di quella religione. Perl'insegnamento della singola fe-de ci sono le lezioni di dottrinaal pomeriggio che preparano lapersona alla comunione o Cre-sima.Ps: è solo una mia idea ho è unpensiero che coinvolge altrepersone?Daniele Trinari

Le trattativeStato -mafiaDopo le pietose e contrastanti"confessioni "di Grasso vieneda chiedersi:

lare di lui (la sua tattica pro-pagandistica funziona perfetta-mente)...Il punto è questo, pa-re che la motivazione delle nondimissioni di Berlusconi siaunicamente la ‘s ov r a n i t à ’ delvoto dei cittadini, bene, quan-d'anche fosse vero che la per-centuale di gradimento neisuoi confronti fosse tanto alta(per chi vuol crederlo), chemotivo c'è di farla passare peruna scelta così definitiva? Il vo-to ha un grande valore, ma sipuò rimanere inesorabilmentedelusi e cambiare idea...Anchela signora Veronica Lario lo

aveva scelto per la vita, ma adun certo punto ha usufruitodel diritto di ripensamento...egli elettori non lo hanno nep-pure sposato!Paola Battisti

Questo governo dannosonon è più sostenibileIl debito pubblico è drastica-mente aumentato: 1750 mi-liardi di euro e passa (proce-dura di infrazione dell'UnioneEuropea). Si perdono posti dilavoro mentre ovviamente incampagna elettorale si pro-metteva il contrario. Si appro-va una legge per evasori fiscaliche non farà che peggiorarel'economia del paese, allar-gando sempre più la forbicefra poveri e ricchi e facendorientrare in Italia i capitali del-la criminalità organizzata.Ora si parla di nuovo di fare ilponte sullo stretto (con quali

Direttore responsabileAntonio Padellaro

Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio LopezProgetto grafico Paolo Residori

Redazione00193 Roma , Via Orazio n°10

tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230e-mail: [email protected]

sito: www.ilfattoquotidiano.itEditoriale il Fatto S.p.A.

Sede legale: 00193 Roma , Via Orazio n°10Presidente e Amministratore delegato

Giorgio PoidomaniConsiglio di Amministrazione

Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio PadellaroCentro stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130,20060 Milano, Pessano con Bornago , via Aldo Moro n°4Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l'estero:Poster Pubblicità & Pubbliche Relazioni S.r.l.,Sede legale e Direzione commerciale: Via Angelo Bargoni n°8, 00153 Romatel. + 39 06 68896911, fax. + 39 06 58179764, email: [email protected] Italia:m-dis Distribuzione Media S.p.A.,Sede: Via Cazzaniga n°1, 20132 Milanotel. + 39 02 25821, fax. + 39 02 25825203, email: [email protected] del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio PadellaroChiusura in redazione ore 20.00Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599

Page 20: ilfatto20091022