Ildefonso Schuster, Il monastero imperiale del Salvatore

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Roma, 1914

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ILDEFONSO SCHUSTER

IL METRI IMPRIE DEL 21111511SUIJ MONTE L2ETENPNO

IN ROMA

A cura della R. Societá Romana di stork patria

1914

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Estratto dali' Arcijivio della R. Sociel4 Romanadi sioria ftalria - Vol. XXXVII.

Perugia - Unione Tipografica Cooperativa

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Ji »zonast ero imy5eriaie del SalvatoreSUL MONTE LETENANO *

--N chiostro deserto, ricoperto d' ellera e di foncampestri, un vecchio tempio quasi abbando-

nato sulla spianata d' un colle tutto cinto aiF intornoda¡ monti del!' Appenníno Reatino, una - torre campa-nana tozza e massiccia, decapitata piii volte della suacorona, ecco quanto rimane del famoso tnonastero« Domini et Saivatoris in Laetenano, seu in Boiano »,in seguito detto anche Maggiore, a distinguerlo da unaltro, eretto nel secoio XI sulla via Quinua, non lungida Tebula Mutuesca. Lo stonico che ha incontratomille volte ji nonie del monastero. di San Sa]vatorenei documenti del Regosto Farfense, nel « Liber Pon-« tificaiis » e nei Regesti Pontifici, dopo che, con lostudio paziente e minuzioso, é riuscito a riconoscere iconfin¡ patnimoniali della badia nelle Marche e negli

* CL LUIIIN, Abóatiarunz ¡ial, br. Notilia, p. 320; G. MA-Rocco, Monu,nenli dello Slaio Ponlificio, iii, p. 89 sg. ; L. LAM-BRUScHINÍ, Regale pal Seminario abhazi.ak dei cisierici del/e dnaaóbazie unile di S. fiL di Parfa e di S. Sa/valor flfaggiare,Roma, Tip. Vaticana 1835; P. DF SANc'rls, Nolizie siorie/jedel monas/ero di S. Sa/valor Maggiore e del Seminario di Rieli,Rieti, 1884; UGHELLI, 1/a/ja Sacra (II ediz.), 1, 352 sg.; AMA-TOR!, Le abbazie e j nonastcriftieeni, Camerino, isyo; P. KEHR,Italia Pontificia, IV, pp. 24-26.

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Abruzzi, ricostruendo nella sua mente 1' antico mona-stero imperiale dalle forme gigantesche, da¡ chiostri edalle molteplici basiliche scintillanti d' oro e di mosaici,prova una vera disillusione quando, guadagnata quellaventina di chi]ometri che separano San Salvatore daRieti, trova che ]'olivo e fa vite crescono rigogliosisu quelle zolie ove altra volta era un tempio sacro allascienza e allaciviltá

La chiesa, altra vólta a tre navi precedute da unportico, colla cattedra marmorea in fondo ah' abside,non conserva di antico che degli avanzi del pavimentocosmatesco e alcuni affreschi nel catino absidale e sullepareti della sacrestia.. Ma la figura gigantesca del Sal-vatore che troneggiava inaestosa in mezzo ah' abside,é stata pi'i volte deturpata da posteriori restauri,da¡ quahi non riuscirono a scampare neppure i qua-dri della sacrestia colla vita di s. Benedetto. La mas-siccia toire campanaria, a sinistra dell' abside, fa unpo' 1' effetto d' un. veçchio• veterano delle guer del-1' Indipendenza, 1 cui bianchi capelhi, s' impongono alrispetto deBe giovani generazioni: le vISIchie cainpanesono scomparse, e 1' unica che ancora vi riniáne é fessad aspetta ji , mig)iore offerente. per finire in qualche

fonderia. JI edificio: monastico, abbastanza vasto e di-stribuito in vari chiostri, ambulacri ed aule, conservaÍrnmerose traccie dell' antica grandézza dei suoi abitanti; epigrafi numerose adoperate nei pavimenti, co-lonne di granito, che sostengono le minaccianti volte,capítehli e cornici romane ridotte a semplice materialedi costruzion, un sarcofag.o di mano fornito d' iscri-zione, avvilito ah' uso di abbeveratoio per i cavahli ele vacche.

II monastero oggi appartiene alla mensa episcopaledi Poggid Mirteto, 1 di cui vescovi s' intitolano ap-punto abbati di San Salvator Maggiore, ma vi ha an-

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che dei diritti ji seminario di Rieti, senza che tuttequeste alte protezioni e commendatizie valgano puntoa salvarlo dalia rovina a cui fatalmentc va incontroin questo stato d' abbandono e di desolazione. La col-lina tra Longone e Vaecareccia, su •cui s' eleva la ba-dia, nei documenti del secolo VIII chiamata « Laete-« nanum » o « Boianum », doppia nomenclatura cheindicava forse la localitá e il « flindus '» a cui appar-teneva.

A differenza di Farfa, con tui San Salvatore ebbecomuni tante pagine di storia; le origini della badialetenanese non sono punto avvolte ne] velo della leg-genda; ma ci sfuggirebbe tuttavia l'anno della fonda-zione se non lo rilevassimo da¡ Fasti Farfensi cansenvatici nel secolo X. da Gregorio di Catino: « Anno• DCCXXXV, indictione iii, coenobium Domini Sal-• vatoris aedificatur in Laetaniis »"(i). La nota, inter-pretata poca esattamente dal cronista, che scambió il« Laetenanum » colle litanie, deriva sicuramente dauna fonte pii antica, e nulla vieta di ritenere esattala cronologia, mentre al principio del secolo XI 1' ab-bate Ugo 1 compié neIl' archivio Farfense altre ricer-clic storiche appunto su¡ monastero di San Salva.tore (2.).

Ho giá trattato altrove delle condizioni giuridichedei monasteri imperial¡ d' Italia nel periodo carolingio,facendo derivare ti « ius palatii » sulle badie palatineda] patronato longobardo sugli edifici cultuali e da]munaio regio o ducale che grakrava su¡ guargangi, stra-nieri alla cittA longobarda. Infatti, U piü deBe volte1' imperialismo monasteriale costituisce 1' ultimo terminedell' evoluzione giuridica degli istituti sacri nel regno

(i) Reg. Faif. II, 12.(2) Op. cit. V, 285-6.

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8 1. Sclzuster [96]

dei Longobardi, onde non sarebbe un' ipotesi troppoarrischiata se, in mancanza d' altri documenti, da] ca-rattere imperiale di San Salvator Maggiore no attri-buissinio la fondazione a qualche nobile guargangofranco, o a qualche estile monaco savoiardo, o del-1' Aquitania venuto a pellegrinare in Italia. AncheFarfa, per oltre un secolo, reclutó 1 suoi primi abbati.tra questi nohili rampolli delle pii celebri famigliefranche, sospinte in Italia piti ancora dalia devozionee dalia poesia che dalia guerra, che desolava u loropaese; ed 6 noteyole che i monasteri fondati da que-!ti esuli guargangi abbianp ritrovato nel inundio regioo ducale le condizioni pifi favorevoli per raggiungereun alto grado di potenza e di ricchezza, mentre gilaltri fondati da cittadini longobardi, e quindi immunidalia tutela del sovrano, non hanno lasciato quasi trac-cia della loro bre'e esistenza. Farfa, San Saivatore,sañt' Andrea su] Soratte, san Vincenzo al Volturno,Monte Cassino seno tutti monasteri eretti o risuscitatida guargangi e che perció vennero considerati comepalatini cd iniperiali, mentre San Pietro di Ferentiliotuttoché fondato da! duca Faroaldo di Spoieto, San Pie-tro di Classicella eretto dal duca Trasniondo per suamadre, San Giorgio di Spoleto, fondato da¡ duchi Lupocd Ernielinda, per non dire di molti altri, non pote-rono maí giungere a tale grado d' onore e di potenza.

Ció che é certó si é che ji tnonastero di San Sal-vator Maggiore, favorito insin dai primordi da¡ ga-staidi di Rieti, da¡ duchi Spoletani e •da¡ papi, nel se-colo VIII possedeva giá un patrimonio tanto vastoche, ad impedire una coilisione coi farfensi, i qualiaspiravano a diiatarsi nell' Umbria e nelie Marche,convenne stipuiare degli accordi e delle permute¿¡fondi, di coi ji Regesto farfense ci ha conservato sol-tanto qualche carta.

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[]JI monas/ero del Salvatore9

1,' archivio di San Salvatore, se pure altra voltave ne fu uno, da iurighi secoli é scomparso e disperso;onde conviene ricostituire la storia della famosa badiaspigolando qua e lá negli antichi regsti, dichiarandocid' altra parte ben lieti di raccogliere delle note spora-diche e frammentarie, tanto pih preziose quanto senopffi rare.

A differenza di Farfa che, nei primi anni del suorestauro sotto 1' abbate Tommaso di Morienna conobbele strettezze della povertt e dell' isolamento, sémbrache San Salvatore abbia inaugurato la sua vita storicaalI' ombra del castaldato di Rieti, circondata dagli agie dalia sitnpatia dei ricchi che giá preludevano a quel-1' alto grado di potenza che avrebl3e raggiunto col se-co]¡. Infatti una quindicina d' anni dopo la sua fonda-zione la badia é giá signora di terre e di casal¡, cosiche ritroviamo che nel novembre 752 (in cui ricor-reva la sesta indizione e l'anno quarto di Astolfo)Teuto, monaco di San Salvatore, vendé a Farfa ji ca-sale Lunghezza al prezzo di venti libre d' argento (i).L'accordo fu stipulato a Rieti, e tra i testimoni si ri-eordano Adroald, abbate di San Salvatore, coi monaciAnastasio e Nonno (2).

Nel 768, mentre Desiderio ed Adelchi facevanoleve di soldati a raiforzare contro i Franchi ji vacih

(i) Re,-. J,;f 11,(2) «Ego in Dei nomine Adroald abbas consensi et sub-

« scripsi.In Dei nomine Anastasius indignos presbter et• nionachus subscripsi. In Dei nomine Nonnus, etsi indignos• monachus, subscripsi »: Reg. Farf. i. cit. La vendita venneprobabilmente fatta dat monaco Teuto neil'aito delia sua con-sacrazione monastica, quando 1 canon¡ i'obiigavano ad alienareda sé it proprio patrimonio. L'abbate Adroaid d& valore giuri-dice atI'accordo col proprio consenso, mentre,i due monacifungono soltanto da testimoni.

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loL Se/tus/ev [398]

lante trono longobardo, un tal coscritto Teuderacius,prima di -partire per la Lombardia, feóe ji suo testa-mento, disponendo in gran parte del proprio patrimo-nio a favore di Farfa; Non dimenticó tuttavia ji ño-nastero del Salvatore, e prevedéndo possibile la mórtein quella spedizione militare -stabili: « Dum in ista• via dirigimus ¡ti Transpadum de dominatione domi-• norum .nostrorum, viarn agendo ve] faciendo .. in• monastero Domini et Salvatoris, quod situm est in• Laetenano, deputamus casalem nostrum in villa Ve-• nerja, quem habuimus prope Alipertum et Teude-• radum germanos, cum terris et silvis et omnibus in• integrum. Et si mihi -rnors venérit, a praesenti sit• datus iste casalís in monasterio Domíni et Salva.• toris » ( i).

Sombra che i] governo déil' abbate Adroald si siaprotratto almeno per oltre ventitre anni, giacché loritroviamo ricordao in un' altra carta del luglio 775,in cui Aimone di Viterbo insieme col figlio Pietro of-frono alla badia la propria porzione « de oratorio San-• cti Salvatoris territorii Tuscanensis, quam presentes• suprascriptae mulieris meae (Anstrudae) a funda-• mento aedificarunt; seu et portione inca de curte• in Tarnanó el Calbitiano cum suis pertinentiis, unde• iam antea indicatum emisi monasterio Sancti Salva-• toris territorii Reatini, ubi Atroaldus venerabilis ab-• bas esse videtur; quod volo ut sic permaneat, sicut• in ipso iudicato continetur diebus vitae meae. Nam• quidquid de istis sbprascriptis tribus locis . in por-• tionem Petro, filio meo, contingere videtur, volumus• ut ambae partes a praesenti die sint in potestate et• iure suprascripti monasterii Sanctae Mariae ... » (2).

(i) .Reg. Farf. II, .72.(2) Op. cit. II, 85-6.

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II monctstero del Salva/ore11

Ma non furono solo dei sernpJici privati quelli checostituiitono al monastero il suo primo patrimonio ter-ritoriale; parecchi uomini di stato cd alti ufficiali dellacorte di Spoleto e di Roma non tardarona a sol-lecitare la loro ammissione alla comunitá inonastica,che veniva cosi in possesso dei loro beni: un diplomadi Lodovico II del niaggio 872 conferma « proprieta-• tes quas- Salichi,. ve] cujusque gentis hominum, ¡dese• Eudibertus castaldius, Petrus presbyter, Hildebertus• castaldius, Renco castaldius, Berteradus i Gisolphus,<ç Linduinus diaconus, Adalbertus et Petrus germatñ• Teuponis, Baruncellús, Codimundus et Sinualdus de• Furconae, qui se in eisdem coenobiis (Farfa e San Sal-• vatore)- et serviendum Deo devoventes, ibidem con-• donaverunt » (i); ma la lista é tutt' altro che com-pleta, giacché 1' archivio di San Salvatore é andato in-teramente disperso o distrutto. Disgraziatamente nontutti i candidati alta vita cenobitica s' ispiravano allbraal pifi sublimi ideal¡; e poco mancó che la badia nonfosse coinvolta nel]a congiura che, verso questo stessGtempo, si ordi in Roma contro 1' antipápa Costantiho.Mentre Paolo 1 lottava ancora colla morte nel mona-stero di S. Pao]o sulla Via Ostiense, Totone, duca diNepi, approfittó della confusione del momento per invadere la cittá e per collocare sulla cattedra apustolica iI proprio fratello di nome Costantino. Tra i pifrfieri avversari dell' intruso erano Cristoforo, primicerió,col figlio Sergio, sace]]ario papale, i qua]i decisi adinvocare contro di lui 1' aiuto di re Desiderio, onderimuovere da loro ogni sospetto, simu]arono di volerabbandonare la politica e il mondo per rítirarsi a con-durre vita penitente nel monastero del Salvatore. Spar'sasi la fama di questa risoluzione, Costantino si guardó.

(z) Op. cit. III, 11-2.

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2 1. Scltusier [400]

bene dai contrastare loro tale vocazione, onde Cristo-foro e Sergio dopo giuratagli fedeitá, uscirono di Romasenza incontrare altre difficoltk, e in cambio di con-dursi subito alla badia, U cui abbate era impazienteomai dell' indugio, proseguirono invece ji viaggio sinoa Spoleto. Quivi, esposto al duca Teodicio tutto jipiano della congiura, ne ottennero dello scorte armateche li condussero in Lombardia al re Desiderio, cuiesortarono a liberare la Chiesa da tanto scandalo; madopo che ebbero conseguito ji loro intento, in cambiodi ritirarsi sul Letenano, come voleva l'abbate, torna-rono invece alle malo arti di primá, cosicché, quando

• ji pericoio 1' indusse nuovamente a vagheggiare lostato monastico, era troppo tardi, giacché incontraronola morte por furore di popoio (i) suBe vio di Roma.

NoIi' agosto 794 intervenne uno scambio di benitra i' abbate Mauroaid di Faría e « domnum Usual-« dum itemque abbatem monasterii Sancti Saivatoris« quod situm est in . territorio Reatino, loco qui voca-« tur Laetenandus, sive Boiandus ». U atto fu redattoa Farfa aila presenza dei due abbati, e da. parte dilacomunitá dei Saiatore fecero da testiinoni i monaci« Frodiperto presbyÑr, Leofanus presbyter, Tohanna-4 cius diaconus, Theodipertus diaconus, Feoprandus« presbyter, Fulco -diaconus » (2) quasi tutti nomi ion-gobardi, i quaii dovevano appunto costituire la grande

-w maggioranza della comunitá.La caduta di re Desiderio per opera di Cario Ma-

gno non pregiudicó punto aiia fama e agli interessimaterial¡ dei monastero, che dopo d'aver goduto laprotezione dei sovrani lotigobardi s' acconció in pacea seguire la política pontificia, tutta ispirata a favorire

(i) Lib. Ponlzf. (ediz. DUCIIESNE), T, 469.(2) Reg. fiar!. II, 133.

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(401]11 Ynonas/ero del Salva/oret

i .Franchi, cosi che San Salvatore, insieme con Farfae Sant' Andrea sul Soratte, fu computato tra i mona-steri regi del nuovo regno carolingio (i). Da una Jet-tera d' Acuino al monaci del Letenano rileiamo chela fama della loro osservanza monacale era celebre an-che al di lá del mónti, giacché 11 potente maestro diCarlo Magno dopo d' ayer sollecitato una prima voltain suo favore le loro preghicre per mezzo dell' arcive-scovo Angilranno di Metz (t 791), qualche anuo doposcrise una nuova lettera in termini assai affettuosi, incui, facendo gli dogi della loro \rita, Ii esorta a ren-dersi setnpre pii degni del titolo di « monachi Sanctie Salvatoris », come si chiamavano. 1 cenobiti del Le-tenanó non inancarono da parte loro di trarre profitto•delle benevole disposizioni d' Alcuino, giacché dallainedesima lettQra sappiamo - che gIl avevano speditoun messo a cagione d' alcuni negozi che avevano,con Carlo Magno, e che jI maestro aveva interpostoglá in loro f*vore 1' opera dell' imperatrice Luitgarda<t Soo) (2).

Qualche anno apprésso, nell'aprile 807, poco mancóche una lite tra l'abbate Benedetto di Farfa e Leufodi San Salvatore non turbasse 1' amicizia che sin daprincipio era sempre corsa tra i due cenobi. Nonestante la distanza cd II carumino disastr pso che le se-parava, le due comunitá si erano sempre consideratecome un'unica famiglia, cosi che spesso si scambiavanodelle visite reciproche, specialmente in occasione dellofeste piti solenni, e concedevano assai facilmcnte ailoro monaci il passaggio dall' uno al? altro mona-

(i) De Imperatoria potes/ale in Lb-be in Pairo!, tal. (i\IIGNE),CXXXIX, col. 52.

(2) Alcuini Eflisi. XX in Pa/rol, tal. (MIONE), vol, O,coIl. 173.4.

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stero (i). Avvenne tuttavia che un tal Palombo, dopoayer fatto intera cessione a Farfa di tutto ji suo avere,riserbandosene, giusta ji consueto, 1' usufrutto, qualcheanno dopo con una nuova carta ne attribui ¡1 pos-sesso al monastero di San Salvatore. APa di lui mortei due abbati cercarono ognuno di far prevalere le pro-prie ragioni, ma non potendo accordarsi, deferirono la]¡te a Rieti, ove era la sede tradizionale del Castal-dato. 1.1 giudizio fu tenuto neli' oratorio farfense diSant' Angelo « ad pontem fractum » e al banco deigiudici, oltre Leone « sculdahis », Spnto, Giuseppe,Costantino e Gudiperto seden anche )'« archipre-« sbyter » Stefano, i quali tutti cominciarono coll'e:same delle rispettive carte di donazione. Quella infavore di Farfa datava dal ternpo del duca Guinichi

• (789) e del castaldo Lupo, mentre It altra del Salvatore• ricordava il posteriore castáldato d' Ilderico.

Assai verisimilmente nel febbraio 807, quando ifigli di Lupo sedevano in giudizio a Rieti, senza cheil documento faccia alcuna menzione de! padre (2),questi doveva esser morto giá da qualchc tempo, tantoph che due anni appresso i suoi eredi fecero anch'essi

(i) Reg. .Parf. V: « ab ohm inter ipsum (Salvatóris) istum-• que conventurn magna concordia et dilectio continua extiterunt,• el de nostris ad vos et de vestris aci nos eundi el redeundi• cuicumque !ibuerit semper licuerit, nullique aliquando denega-• tum fuerit. Qua propter tempore hiemis vel aestatis, familia-• riter ev domestice uterque conventus nultotiens permanere• coiisueverat ». Luso de¡ Farfensi di trasferirsi d'estate sullealture del Letenano si é conservato sino a quest' ultimi tenipi,ma al!' infuori della notizia contenuta nel documento citato nonsapevaino nu!la de!!a consuetudine dei monaci del Saívatore ditrascorrere a Faría una parte dell' inverno, onde sfuggire si ri-gor¡ del freddo. Cf. Episi. Nugonis abó. p/zarph. ad Dom,,nnnLanduinum venerab. abb. ,nonasl. Domini Salvaloris .. !. cit.

(2) Reg. Fa?'!. 11, 151-2.

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[403]II monas/ero del Sa/valore15

testamento in favore di Farfa (r). Non sappiamo cer-tameme quando cominció il castaldato d' Ilderico, rnain un giudicato del maggio 798 egli apparisce giá in-vestito di quest' uflicio (2).

Per sentenza dei giudici la donazione di Palombo,siçcome lesiva degli anterior¡ diritti dei monaci di Farfa,fu dichiarata invalida e ]'abbate Leufo fu consighato -a non insistere oltre in que] processo (a); ma quasicontemporaneamente venne a consolarlo una donazione,ricordata in un documento farfense del 17 gennaio 815,in cui un tal Scaptolfo 4' ilderico, offrendo u suo averea quella badia, eccettua; e illam portionern da Gaide-« risino, tiano meo, quam iam antea dedirnus in« monasterio Domini et Salvatoris » ().

Cosi un po' alla volta il patrimonio territoriale vennead ingrandirsi considerevolmente, tanto che trovianioestendersi U suo possesso non por in Sabina, dovepossedeva, in condominio coi Farfensi, Arci (a), l'interaCelia Nova (6), delle te'rre a Quinto (y), ji e Gualduiñ

(i) Cí le dojiazioni dei tre. figli di Lupo al monastero diFaría ¡1 17 e II 27 marzo 809: Reg. Farf. 11, 138-9.

(2) Reg-. Faf. 11, nj. in un giudicato dell's dcc. 813 eglinonjinato ininiediatainente dopo j i ci uca Gnin ¡chi col titolo

• Hilderici Inaximi castaldi » (Reg. Furf. II, 168).() Op. cit. 11, 167-8.

) Reg. Farf, 11, 173-4() Reg. Fa,-!. y , 275: « Locos qui nominatur Amis me-

• dietas nobis pertinet et alia medietas est monasterii Sancti Sal-• vatoris »..

(6) Cin-an. Farf. (ediz. BAIZANI), 1, 313: e Celia Nova (in• territ. reatino) quae pertinet Monasterio Salvatoris a.

(7) .Reg. FarJ. III, 22, ove tra i confini é ricordato: « Pe-• dein tenentem in terra de Monasterio Doniini Salvatoris, et• de duabus partibus tenente congrego sintiliter de monasterio• Domini Saivatoris »,

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6 1. Scltuster [404]

« Novum Mizinum » (i), Formello reatino (2), 1' enfi-teusi del casale « Sepicianum » (a), le chiese di SanGiovanni a Rieti Sant' Andrea, Santa Maria diPoggio Moiano, San Giovanni «de Toche », San Giu-liano « prope Tiberim -» (), la « curtis » di San Pietro inMeiana (6), dei beni a Terni () e negli Abruzzi (8), ungran numero di « pagi » in Sabina, donde poi sorsela diocesi di San Salvator Maggiore, e una quantitá dicastelli, inonasteri- e borgate nella Marca di Fórmo (o).Ci vorrebbe altro a rintracciare la storia patrimoniale•de]la badia del Letenano attraverso le carte farfensi,1' unica fonte che nc faccia spesso menzione; essendoscomparso da molti seco]¡ 1' archivio del Salvatore, se

(j) É ricorciato jo Una cartuja dell' ottobre 959: « Guaidurn-e novuni Mizinum, de monasterio Domini Salvatoris » (buzíl.Par!. 1, 136). -

(2) « Perra Dornini Salvatoris quae vocatur Formellus »

-dei maggio 958 (Largil. Paf. 1, i6).

() « Monasteriurn etiam Dornini Salvatoris tenet partem« nostratu de Casale Sepiciano, in quo est ecciesia Sancti Mar- -« cellini » (cñron. Farf. 1, 296).

« Celia Sancti lohannis (Reate) teneus secum iiiiarn por--e tionem monastcrii Domini Salvatoris » del 17 april. 847 (Reg.Farf II, 243). -

() Cf. .Reg-. Jlonorii 111, 6 sept. 1220 (ediz. PRESSTJTI), 1,IL 2154. -

(6) Reg. Farf. \T, 286.(7) « intro ipsam civitatem de Teramne, in regione prope

• sanctum Angelum ... res suprascriptae ecciesiae Sanctae Ma--• riae, quastenet Sanctus Saivator » ( Reg. Faif. V, ).

(8) Cf. UCHELLI, Italia Sacra, 1, 332, 4.

- () ¡u una carta farfense del sett. ioi8 tra i confin¡ in ter-ritorio ascolano si ricordano « in ipsa valle Sancti Silvestri« a secundo latere terra Sancti Salvatoris » (Reg. Fa?f, III, 174).In seguito passarono a San Salvatore quasi tutti i possedimentidei Farfensí nelle Marche (cf. Synoa'us Faif. sub Carola ('ant.Barbei-inio, pp. 999-1023).

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{ 405]11 nwn as/ero del Salva/ore1 7

puro una volta esist4 (giacché fin daltundecimo secolol'abbate Landuino si rivolgeva ad Ugo abbate di Farfaper ricercare in que) tabulario i documenti relativi altaloro mutua famigIiarit (r)) é irnpossibile di rintrac-ciare le condizioni della formazione di questo patri-monio colossale, che gI' imperatori carolingi assai ac-cortamente fregiarono col titolo d' imperiale.

Nelle carta di Farfa i beni di San Salvatore appa-riscono tutti frastagliati e intetsecati da quelli farfensi,e 1' osservare che veramente sorsero tra le due badiedello contestazioni a cagione di tale vicinanza, é lamiglior conferma dello tradizionali relazioni di anticaamicizia che ci descrive 1' athate Ugo di Farfa. Liberoognuno d' estendere quanto piii potesse ¡ propri dominisenza pregiudicare ah' altro, farfensi e salvatoriani s'in-tesoro a meraviglia insieme per pib secoli; il Salva-toro aveva beni e vassalli entro la « massa de l3uc-« ciniano » (2) a un trarre d' arco da Farfa, mentrequesta possedeva il castello di Longone, di Málialardo,i pagi di Senia, Celia Nova e San Benedetto quasialle porte di San Saivatore (a). Verso il 1017 l'abbateUgo propose a Landuino, abbate del Letenano, unapermufa, in vista appunto della reciproca difficoltá cherecavano loro l'amniinistrazione di que¡ possedimenti;ma nulla ci assicura che j i suo corrispondente abbiasecondato que¡ progetti (4).

(i) « De hoc vero quod nos consuiens requisisti, iucidis• exquirentes, cartas et tomos sive membrana nostrae ecclesie• autentica munimina reperinitis et antiquissilna, quae pro certo• continent quod ab ohm inter ipsum islumque conventum ma-• gna concordia eL dilectio continua extiterúiit o (Jipisi. I-Jugonisabó. ad da,nnum Landuinum in Rcg. Pan. V, 285).

(2) Reg. Farf. III, 224-5.() Reg. Par!. V, 286.(4) Loc. cit.

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1. Scltuste,- [406]

Tanto disinteresse peró i Salvatoriani non lo mo-stravano punto coi vescovi di Sabina, coi qua]¡ anzitalora furono in aspra lite. Cosi ji 14 giugno 879 Gio-\rannj \TIH dové intervenire nelia lite tra 1' abbateAnastasio e 6-auderico vescovo sabinese, che recia-mava contro ji nionastero la chiesa di San Valentino« in Sabinis » ('). Per quella volta 1' abbate ebbetorto, ma pochi anni prima egli era giá riucito con-tro ji vescovo di Rieti a far rescindere da Ludovico II« praestarias ... quas Petrus reatinus episcopus cum« ]-Tonorato abbate iniuste fecit » ( 2). Conosciamoquest' Onorato, troppo spesso indicato a torto siccomeabbate di Farfa, da una lettera a lui diretta da Leo-ne TV, ne]]a quale ji pontefice si lamenta che la badiadei Salvatore sia ancora riluttante a sostituire 1 propririti liturgici, importati forse da¡ primi fondatori franchi,col Sacramentario e le melodie Gregoriane, introdotte•omai dappertutto : « Res una valde incredibilis auribus• nostris insonuit, quae si veritati coniungitur magis• ius vestrae () gravitati detrahit, quam perornet,• magis tenebrat, quam splendescit; idest cum dulce-• dinem Gregoriani carminis cum sin quam in ecciesia• tradicione, in tantum perosam habeatis, ut in omnibus• in hujusmodi ratione, non tantum ab hac proxima• sede, sed et ab omni pene occidental¡ dissentia-• tis ... » (a). 1 monaci di San Sa]vatore consideravanoji loro rito speciale siccome una gloria della loro badia•pbe andan gelosamente conservata, per lo meno siccorneuna parte assai importante del patrimonio liturgico

(,) KEMR, Reg. fornan. Pontificio», IV, 25.(2) keg. Farf. III, 12.

(3) La iezióne e nostrae » della altec/lo I3,-ítannica non haenso. -

() LOWENFELD, JZftist. Pon/if. fornan. Berolini, 'SSs: « ExRegistro Leonis IV Honorato abbati a.

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4

[407]11. manas/ero del Salva/ore19

latino nel periodo pregregoriano, ma le loro ragioninon incontrarono grazia innarizi agli ideali di assolutauniformitá rituale propugnati da Roma, onde Leone IVterminó la lettera minacciando in caso di disubbidienzadi colpire 1' ahbate Onorato coi fulmini del]' anatema.

Assai piü benignamente qualche decennio primaPasquale 1 non aveva creduto di recare alcun affronto• San Gregorio, contribuendo coi suoi ricchi donativi• tendere piü maestosi i riti liturgici dei monaci delLetenano. Li ricorda il Liber PontiScalis: « Pecit in• monasterio Salvatoris Domini nostri Tesu Christi sito• in territorio Reatino vestem de Chrysoclavo cum• historia qualiter idem Dominas noster lesus Christus• cum Archangelis et Apostolis in codo coruscat, mira• pulchritudine, diversis ornatam margaritis. Item in• jani dicto Monasterio ad ornatuni sacri Altaris aliam• obtulit vestem de fundato, habentes cruces de blat-• thin byzantea et perichysim de Chrysoclavo, mirifico• ornatam » ( i). Poveri ricami o margarite destinateun secolo piíi tardi ad arricchire ji bottino de¡ Sa-raceni.

Non abbiamo alcuna descrizione dell' edificio ba-diale verso questo tempo, che puro fu quello del mas-simo spiendore; ma sappiamo solo che, oltre alla ba-sílica dedicata al Salvátore, un' altra recava anche jinome di S. Pietro, e in un gruppo • di martirologi di-pendenti da un comune archetipo del Letenano (2) Si

(i) Lib. Pon/if. (ediz. DUcHESNE), II,(2) II gruppo é rappresentato da¡ seguenti manoscritti

« Martyrolog. S. Mariae Transtib. » (Mus. Britann. ms . add.14801); 2) Archiv. Capit. Basilica Vaticana, H, 58; 3) Monast.S. Ciriaci jo Vio Lata (Valliceli. F. 8); ) S. Nicolai de Cico-fha (Cassin. CLXXIX); ) Ottobon.-Vatic. Latir. n. 3; 6) Bibliot.Bodleiamia di Oxford (cf. AÑilan. Summa.y Catalogue of Westerni1TÇ. 0. 32557. Le lezioni cornuni s000: « xvi kal. fehr. Dedi-

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20 1. Scitus/er [4081

trova notata la sua consacrazione ji 28 settembre (i):• in Monasterio Domini Salvatoris dedicatio basiiicae• beati Petri Apesto]¡ ». Cosi si spiega it motivo per-ché Pasquale 1 donó due distinti drappi per gli al-tan del monastero. Sappiamo parimenti clic in quelperiodo di trasiazioni dei corpi dei INTartiri inauguratoda Fado 1, e poi seguito sotto' Pasquale 1, quando,a cagione dell'abbandono dei cimiteri suburbani, papi,vescovi ed imperatori s' affrettarono a chi potessepii arricchire le propnie chiese di sacre . Reliquie,anche i monaci di San Saivatore ebbero la loroparte in quelle pie devastazioni delie Catacombe cdottennero it corpo del tnartire lppotito, giá sepelio inuna speciale basilica neli' agro Verano. La traslazionesu¡ monte Letenano segnata nei martirologi ji di q

maggio: « Beal. lppoliti martyris, quando sacratissi-• muro eius transiatum est in comitatu Rea-• tino in monasterio Doniini Salvatoris » ed it suoculto duró a tungo nel monastero. Oggi la sua toniba

• catio basilicae inonasterii Domini Salvatoris. Apud Anti-• quos dedicatio Dodiini et Salvatoris quod situm est iii Laete-« (nano) vn idus mali I3eati lppoiiti martyris, quando sacra-• tissiinuin corpus eius translalum esl in comitatu Reatino, in• monasterio Doniini Salvaloris. lv kal. octobr. lii monasterio• Domini Salvatoris dedicalio basilicae beati Petri Apostoli »(Cf.. 1-1, QUENTIN, Les Marfyrologes /nsloriq. dii moyen-áge,36-45). Un breviario del secolo XV clic da San Salvalore cmi-gró a Faifa, mdi a Subiaco e di la nuovaniente a Faría, perpoi finire nefl' Archivio del Procuratore Generale dei Cassinesia Roma reca te seguenti note liturgiche relative alle tradizioniagiografiche del cenobio Letenano: e iv non. In]. Dedicatio« ecclesiae Shncti Saivatoris 1533 » (Rubricata, e la dala coin-cide quasi con quella di Faría); « kal. mart. Translatio beali• herculani episcopi el mart y ris » (al. man.) ; « idib. aug. Ypo-• lilhi el socioruni eius . xi, lectiones a.

(1) Cf. QUENTIN, op. Cit. 36.

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[409]JI monas/ero del Salva/ore-2

é affat-to ignorata, ma 11 mistero che ricopre le sucreliquie é in perfetta armonia con quelio che avvoigetuttora la figura d' Tppohto, j i primo degli antipapi;ma senza dubbio uno dei gen¡ piii potenti del Cristia-nesimo. La ieggenda assai presto si sbizzarri intornoa lui: chi lo volie vescovo orientale, chi di Porto, chiinfine 1' inseri nel catalogo episcopale di Roma, giustaji titolo di vescovo romano, che egli stesso s' attribui-sce nelle suc opere. Dopo II suo martirio in Sardegna,le suc reiiquie furono trasferite in Roma presso la basi-lica di San - Lorenzo, ma questa vicinanza contribui adimbrogliare ancor piii la leggenda, sicché alla fine jiPontefice, j i Dottore e it Martire dóv contentarsidella parte d' un modesto soldato convertito altafede da san Lorenzo. Ignoriamo la data della suatranslazione nel monastero di San Salvatore, ma unachiesa farfense intitolata a ]ui a Fermo, e fondataprima del 761, puó essere in qualche reinzione conlo sviluppo della devozione popolare cui dié occa-sione questo trasferimento delle Reliquie (i) neilafamosa badi.

Le fonti farfensi ricorciano la visita dcli' abbateAnastasio a que] monastero nelia Pentecoste dell'anno872 in circostanze assai importanti per la storia d' Ita-lia. Lodovico II, dopo ]a sconfitta riportata a Bene-vento da Adelchi, a riparare 1' onta soiferta era ti-corso al papa, per rícevere da tui in forma solermeinsieme colla corona dell' impero di Cario Magno an-che la pienezza della potestá cesarea sul ducato hene-ventano. 1 preliminar¡ della cerimonia della consacra-zione non dovevano svolgersi senza quaiche difflcoltá,onde 1' accorto principe, visto che 1' ambiente romanoper lui era tutt' altro che sicuro, mentre ancora pen-

(i) Reg. Faif. II, 48,

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2 2 1. Selzuster [4101

devano ]a trattative col papa pel sacro rito, si diressealta volta di Farfa, ove trascorse coi monaci le festedelta Pentecoste (i). Fu qui che, tra gli altri, ricevéanche gli oniaggi dell' abbate Anastasio e dei monacidi San Salvatore, di che 1' Augusto ti rimeritó pochigiorni dopo da Roma con un diploma in data del28 maggio 872, in cui consacra ji ricordo di quellasoierinitk trascorsa nella badia di Faría. « Cura cto die pentecostes in monasterio sanctae Dei ge-

• nitricis Mariae, quod situm est in territorio sabi-• nensi, moraremur, et per basilicam atque refecto-• rium, siniul cum monachis eiusdem coenobii, necnon• et de monasterio quod est proximum ¡Ti honore Do-• mini et Salvatoris nostri, reverentiae causa, deam-• bularemus, nemine inortaliurn suggerente vel cera-• monente ». Oltre la conferma dei beni di Faría e diSan Salvatore, i' imperatore « in medio monachorum• collegio, astante quoque fldelinm nostrorum multitu-• dine » e alta presenza del due abbati Anastasio eGiovanni di Varía. rinnovó loro gil antichi inundiburdiimperiali, determinando che le loro azioni legal¡ ncgodessero tutte le guarentigie. Vennero annullati icontratti onerosi çonclusi da¡ monaci del Letenanosotto 1' abbate Onorato col vescovo Pietro di Rieti, ei diritti di pedaggio, le tasse su¡ mercati e le decirteche solevano riscuotersi alta porta dei due cenobi aservizio delta foresteria e dello « xenodochium » fu.rono nuevamente ratificati (2).

Tanta generositá da parte di Ludovico II strematoaltera di forze e di danaro ha pure II suo caratteri-stico retroscena che ci fa meglio intendere lo scopodelta sua visita a Farfa e delta presenza colá delle due

(1) Reg. Faf. 111, ix not. 3.(2) Op. cit. III, 12.

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[4 i 1111 monas/eF-o del Salva tore23

comunitk monastiche. Jnfatti, dall'anonimo libelo « De< imperatoria potestate in Urbe » rileviamo ji vero si-gnificato del carattere imperiale di Farfa, di San Sal-vatore e de] Soratte, che, perdutosi di vista ihnticoconcetto del guargangato e del mundio langobardo,era divenuto un semplice titolo fiscale che attribuivaalla Corona 1'. alto dominio sol patrimonio monastico:• Monasteriutn Domini Salvatoris, territorio Reatino• iuxta montes Letiniano seu Bogianum et defensionis• suis palatii imperator (Ludovicus 1) kamere suae• concessit » ( i). Ii che praticamente significava chequesti monasteri avevano Palto onore di fare le spesedella corte irnperiale durante il suo soggiorno nel ducatoromano, oltre le altre derrate e tributi che dovevanospedire sino in Francia: « Erant denique monasteria• in Sabinis Domini Salvatoris et Sanctae Dei Geni-« tricis Mariae, necnon et monasteriom beati Andreae• Apesto]¡ iuxta montem Soractis, seu coetera fiscalia• patrinionia intra romanos fines ad usum imperialeni.• Non .solum in Italico regno, verum etiam in Francia• proficiscebantur monachi ferentes vectigalia, y ina et• alia donaria iuxta virium posse » ( 2). Tale uso simantenne sin sotto Carlo ji Calvo, il quale, o riservóal comune romano; o riniise del tutto le gabelle dovutealla regia camera da questi monasteri (II testo ammettecos! 1' una come 1' altra interpretazione) : « \Teniens• Romam renovavit pactum cum Rornanis perdonaos• illis ¡tira regni et consuetud j nes illius tribuens iilis• sumptus de tribus supradictis monasteriis, idest Do-• mini Salvatoris et beatae Mariae semper virginis in

(r) fl,onic. Benedicli monachi S. Andreqe in Pali-o!. Lal.CXXXIX, coli. 37-8 (non ho a mano Ved. piú recente).

(2) De Imperatoria fto les/ate in Urbe in Potro!. Lot CXXXIX,COI. 52.

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24 L Scltus/er [412]

« Sabinis, atque Sancti Andreae » ( i). Jo seguito ritro-viatno delle traccie di questi diritti fiscali su¡ mona-steri imperial¡ sin nel secolo XI.; anzi un documentodcli' agosto ioi8, relativo ad un accordo Ira gli ab-bati Ugo di Farfa e Landuino di San Saivatore, ri-corda espiicitamente j i « fodrum » de]¡' imperatore:• Perdonavit fodrum de castello et de villa de Bucci-• mano ad praedictos elus honiines (monasteríi D-• mini et Saivatoris) quod cornites coiligere solent,• excepto si ad opus imperatoris aliquo tetnpore col-• lectum fuerit » ( 2).

Ignoriarno le circostanze dell' assalto dei Saracenialia badia e del!' incendio che vi appiccarono circalanno Sgi. 1 Fasti farfensi contengono solo di secondamano quest'arida notizia: « anno DCCCXCI, md. vuij,« Guido imperator monasterium Salvatoris a paganis« inéenditur » (a); má é probabile che i monaci, dio-tro 1' esempio dei Farfensi, abbiano preveduto a ternpoil pericolo ponendosi in salvo nella Marca e nel Rea-tino, dove u loro patrimonio é ricordato in una carta del3 ottobre 936 (). Dopo la vittoria di Tak-iprando a Tre-bula Mutuesca e quella affatto decisiva riportata da

( x ) Op. cit.. col. 56. La prima ¡potes¡ ci senibra assai piüprobabile, giacché il testo distingue niolto bene con due verbidifferenti « perclonans » e e tribnens » quello che Carlo it Calvorimise senipiicetnente al Comune da quello che positivamentegli attribui a inipinguare it suo scarso erario niunicipale.

(2) RcÇ . Paif. lii, 224-5.() Reg. Par!. II, x.(4) « ab uno latere terra de monasterio Domini et Salvato-

• ns, et ab alio latere terra episcopi reatini, pedeni tenet in• terra de monasterio Doniini et Salvatoris » (Reg. Fa'f. Iii, 52).II documento reca l'anuo 936 dali'incarnazione, mi le nitre notecronoiogiche sonó cosi contradittonie fra di loro che non y ' émodo di conciliarle; onde gli editori niferiscono la carta al 936con unOfl segno di dubbio.

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[4! ]JI monas/ero del Salva/ore25

Giovanni X. su] Garigliano 1' astro dei Saraceni tra-montó per sempre sul cielo d'Italia, onde successe unperiodo d'intenso Javorio di riordinamento e di restaurodi quanto era stato distrutto da¡ Pagan¡. Le cronachee i regesti dappertutto ci parlano di riforme e di riedi-ficazioni di chiese e di monasteri; da principio si togliedanaro a imprestito a pagare architetti e pittori, madopo pocili ano¡ gli antichi patrimoni episcopali e mo-nastici vengono ricostituiti e reintegrati iii tutti i lorodiritti, sicché dopo gil error¡ del ferro e del fuoco, no-tiamo succedersi un periodo di ringiovanimento sociale,un rigoglio e un' esuberanza di forze che prelude alla« vita non » de! secolo XIII al tempo da¡ Çoxnuni.

Trascorsero tuttavia lunghi anni prima che su]monte Letenano sconiparisse ogni traccia del fuocoappiccato da¡ Musulmani, giacché i Fasti farfensi rifen-scono che la nuova basilica del Salvatore venne niedi-ficata solo nel 974, circa mezzo secolo dopo che erastata riparata quella di. Farfa: « DCCCCLXXIIII,md. u, aecclesia Domini Salvatonis aedificatur in 13o-• ¡ano. Domus Papa» (r). Forse la nota martirologica:• xvi Kal. Febr. apud Antiguos dedicatio Domini• et Saivatonis, quod situni est in Laete(i ano) » ( 2)ricordato nei codici dipendenti dall' archetipo Lete-nanense, vuele alludere appunto a cuesta doppía con-sacrazione della basilica del Salvatore, una « apud an-« tiquos » prima del!' invasione dei Saraceni, gíá ce-lebrata it 17 gennaio; laltra dopo la ricbstruzione del974, festeggiata fonse annualmente il 4 luglio, comericorda un breviario del secolo XV: « j\ non. [ni.« Dedicatio Ecclesiae Sancti Salvatoris, 1553 » (a).

(i) Reg. Faif. II, 17.(2) QUENTIN, op. cii. 36.() Archiv. Procur. Gener. Cassin. Fondo Faría. 11 codice

non ha scgnatura.

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26 1 Scltuster [414]

Verso la fine del socolo X le relazioni tra i] mo-nastero di Farfa e di San Salvatore furono piú intenseche mai, in grazia sopratutto del celebre abbate Ugo 1,che strinse amicizia col nostro Landuino, cosi che iFarfensi segnarono la data inaugurale dei governonei loro Fasti, come una dello date pi1 importanti perla storia della badia: « MI. md. xmi. Otto irnperator0. Landuinus abbas » (x). Fu verso ji 1014 che ligo Lrientrato in possesso dei castelli abbaziali di Tribucoe di Bocchignano, giá occupati da¡ Crescenzi, ottenneda Benedetto VIII ji « districtum et placitum » ( 2)su quelle terre, come 1' esercitavano aitra volta i « Co-« mites » di Sabina (a). Altri vasti possedimenti delmonastero di San .Salvatore a San Pietro di Alearía,rientrando nella circoscrizione cornunale di Bocchi-gnano, sarebbero stati perció soggetti al!' abbate diFarfa, ma Landuino, giovandosi delle suc buone rda-zioni con ligo, lo pregó a concedere ai suoi vassallidi quelle torre un. ampio privilegio di larga esenzione,perché non riconoscessero altra autoritá al!' infuori diquelia di San Salvatore. Ugo, inteso a favorir l'amico,acconsenti, e nelI' agosto ioi8 emanó un Costituto, incui esinié dalia giurisdizione di Farfa i colon! di Mearía,tranne ji caso che dovesse rilevarsi II « fodro » per1' imperatore. L' abbate farfense inoltre si obbiigó a di-fendere i vassalli del Salvatore, come i suoi propri, maLanduino a sua volta accondiscese che essi venisseroiscritti tra i castellani di Bocchignano, adempiendo fe-delmente all'obbhgo di montar la guardia alla for-tezza e di prestare omaggio di fedeltá all' abbate di

(i) Reg. Faif l, 17.(2) J?eg. Farf. 111, 198-99.(3) « ut homines ad placituni duceret, sicuti coniites de co-

« mitatu sabinensi antea lacere solebant » (J?eg.•Fatf. 111, 224).

0

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[4 1 5111 monas/ero del Salvtt/ore27

Farfa, come suoi ven sudditi feudali. In caso di delítto,d' adulterio, stupro, omicidio, incendio o. tradimentodella piazza forte, i colon¡ di Meana dovevano sotto-stane al tribunale dell' abbate di Farfa, ma quelio delLetenano aveva dinitto d' assistere in persona o permeno d'un messo; ad ogni modo egli nitirava la metdelle multe (i).

L' atto generoso d' Tigo fu approvato a maggio-ranza di voti dai suoi monaci, ji che formó motivo aLanduino di stringere sempre pi i vincoli d' anticaarnicizia che univano le due grandi badie imperiali,incaricando it Farfense di fanne delle ricerche in pro-posito in que] copioso arcliivio. Ugo gli rispoe dopoqualche tempo, annunciandogli 1' ottima impressioneprodotta nella comuniS per quel loro accordo. Quantoalle ricerche istituite, dalle « cartas, tomos sive mcm-« brana, nostrae ecclesiae autentica munimina et anti-« quissima » risultava che sin da principio tra Farfae San Salvatore era esistita una corrente di mutuasimpatia, tanto che era assai facile al monaci il passaggio dall' una all' altra coinunit. D' estate que¡ diFarfa solevano recarsi in gran numero sulle a]turedel Letenano, mentre d'inverno i Salvatorianj scencle-vano nel piano ]ambito da] garrulo hume Farfa, ovele due comiinitá trattavansi con ogni niguardo di fa-miliaritá cd amicizia. La presenza del!' abbate -Anasta-sio a Farfa quando Lodovico II neIl' 872 visita la ha-dia, aveva fornito 1' occasione che 1' imperatore con-prendesse in un unico diploma, concesso in comune agliahbati G-iovanni fanfense ed Anastasio, la confermade¡ nispettivi patnimoni abbaziali; e infatti la storiadello svolgimento della poteñza ternitoriale farfense di-mostrava che mal era sorto alcun alterco coi monaci

(i) Jeeg. FnJ. III, 224-5.

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2$ 1. StÚUIfl [416]

del Letenano a cagione d' interessi pecuniari e ammi-nistrativi. Lo stato di .Farfa si prolungava sin quasialle porte stesse di San Salvatore ove possedeva Lon-gone, San Benedetto, Malialardo, Celia Nova e Le-senie, ma questi beni che facevano parte del patri-monio farfense sin dalí' VIII secolo (t) intralciavano1' arnministrazione della badia che difflcilmente potevasorvegliare la loro coitivazione a cosi grande distanza.San Salvatore si trovava nelle identiche condizioni,onde Ugo 1 termin', ]a sua lettera a Landuino richie-dendogli se una permuta di que¡ fondi hon fosse van-taggiosa ad entrambi (2).

Non sappiamo nulla se Landuino abbia aderitoalla proposta, rna ne dubitiamo assai, giacché in un.elenco dello usurpazioni subite da¡ monaci di Farfa epresentato verso jI 1116 a Pasquale II, ritroviamo ri-cordati gli stessi possedirnenti descritti da ligo nellasua iettera a Landuino (a).

Nel sinodo romano celebrato da Leone IX il 29 a-prile 1050 in occasione della canonizzazione di san Ge-rardo vescovo di Taul, sottoscrivono tre prelati coltitolo di abbati di San Salvatore, onde é difflcile dideterminarsi nella scelta: « Perenesius abbas Sancti Sal--< vatoris, lohannes abbas Sancti Salvatoris, Bonactus•<' abbas Sancti Salvatoris » (a); tuttavia i Padri in-tervenuti al concilio, nel firmarne gIl atti, conservano1' ordine della rispettva dignitá gerarchica che rive-stivano, onde ci sembra che le pretese di Perenesioalla nostra sede abbiano in suo favore la piti forteprobabilitá.

( x ) Rcg. Faif. V, 209. Ann. 76. Privilegio di Astotfo.(2) Reg. Faif. V, 285-6.(3Reg. Parf. V, 301-2.() Mnnto, Amia/es O. S. R. IV,

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[4 f 711 monas/ero del Salva/ore29

In una carta farfense del luglio 1003 ricordato:• Remedius presbyter et monachus atque praepositus• de monasterio Domini Salvatoris », Ii quale nel ca-ste]lo di Toifia assisté all'ultima agonia del conte Uberto,giá commendatario farfense, e fa da testin-ione al]a ri-nuncia dei beni abbaziali, che aveva occupati ingiusta-mente sino a quell'ora éstrema (i).

Talora peró 1 monaci da oppressi divenivano allaloro volta invasor¡, in ispecie quando si trattava deidiritti episcopali che cercávano d' eludere e di dimi-nuire coi loro privilegi papah, a co] dilatare i loropossedimenti, immuni per ]egge dalia giurisdizioneepiscopale. In un tempo quando i rispettivi diritti s' in-tralciavano e si collidevano a vicenda, non era difE-cile clic tra gli episcopí e le badie sorgessero delleaspre contestazioni patrimoniali, che si protraevanoacremente per lunghi anni. La storia di Farfa offrepRi d' un esempio di queste liti, non di rado selvag-gie, ove le parti sostenevano a mano arrnata la causaloro, incendiando, saccheggiando e inenando stragetel territorio dcli' altra.

La storia dei litigi fra Pietro, vescovo di Abbruzzoe 1' abbate di San Salvatore, anch' esso di norne Pie-tro, ó rimasta tristarnente famosa. Ci rimangono soloi doçumenti da parte del vescovo, e perció necessa-riamente partigiani, nei quali si narra che l'abbate avevasottratto al prelato insierne col monastero del Salva.tore « in loco qui cognominatur Bernizi », molte altreterre della sua mensa. Nel 1057 in un placito raccoltonello stesso cenobio controverso alla presenza di Eniardo< missus » imperiale, e dei vescovi Bernardo di Vi-cenza cd Ottone di Nevara, cancellíere dell' impera-tore, 1' abbate fu costretto a cedere alle ragioni del

(i) Reí?. Fívf. III j 25.

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30 1. St/sus/ev [418]

vescovo Pietro (i), ma perché egli non se nc dié perinteso, poco appresso venne citato di bel nuovoingiudizio pel mese di luglio dello stesso anno 1057.Comparso j i di prefisso innanzi al giudici a Grassianonegli Abbruzzi, 1' abbate del Letenano rifiut& dap•prima di rispondere per mancanza de¡ necessari docu-menti e del suo avvocato, che del resto dichiaró dinon volere neppure avere; ma perché i ministri deltagiustizia non riniasero punto soddisfatti di queste sucmillanterie, cosi egli, furihondo d' ira, se nc parti di1k alla testa dei suoi satelliti armati, declinando la ci-tazione, cosi che ii conte Gerardo « de cornitatu Asco-« ]ano et Aprutiensi, missus Domini Victoris papae »condannandolo in contumacia, diede vinta la causa alsuo avversario (2).

Forse fu questo medesimo abbate Pietro quello chenel 1062 attribui áoo provine di terreno nel territoriodi les¡ alla prepositura di San Catervo a Tolentino,che dipendeva appunto da San Salvator Maggíore (a).Ji Pennotto, donde rileviamo la notizia, non ci dá jinome dell' abbate, ma il documento a cui si riferisce

senza clubbio autentico.In una lettera di san Pier Daniiani al cardinale II-

debrando a proposito del suo libro « Gomorrianus »,rileviarno che Alessandro TI, ad impedire la diffusionedi questo scritto, alta presenza dell' autore simuló divoler consegnare il codice ah' abbate di San Salvator

(1) iJoaii, 1/alía Sacra, 1, 352; cf. KEHR, 1/alía i'on/,-j7cia, IV, 26.

(2) Op. cit. 1, KEHR, op. cit. 26; SAVINI, La (bit/cadi Aftruzio, P. 209, 11. ji HÚBER, Geric/z/surkunden, un . 1392,1264, 1427.

(3) Cf. G. PENNOTTO, Gene,-alis (otitis sacri Ordztnis C7eri-Cori,,,, canonicorum Historia Tripartita, lib. MI, cap. XXXVJ 1.

P . 723. -

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i ]11 monas/ero d1il Salva/ore3 1

Maggiore perché glielo facesse trascrivere. II Damiani,non sospettando di nulia, diede ji manoscritto porchese ne prendesse copia no] monastero del Letenano,ma invece nella notte seguente it pontefice foco tra-sportare u codice negli archivi papaii, lasciandoche1' autore minacciasse e protestasse a suo grado controque! tradimento (i) orditogti in nome delt'amicizia.

Non é forse senza importanza che Alessandro 11,mentre in Roma non mancavano delle buone scuoiecaliigratiche, sia ricorso ah' abbate del Salvatore perfar copiare ji G-oniorriano, e la meraviglia cresce quandosi riflette che una particolare famiglia di martiroiogirappresentata da mss. giá in uso a Monte Cassino, aS. Maria in Trastevere a Roma, a San Ciriaco inVia Lata e altrove dipenda da un archetipo del monteLetenano. Non é ji caso da questi scarsi elementi digiungere subito. sino ad intuire una speciale scuolaSalvatorjana che avrebbe difuso in tutto il ducato ro-mano II culto delie lettere e delle arti, ma corto quai-che cosa pur vi dové esser, quantunque ora per no¡sia impossibile di determinarne le condizioni.

Le fonti farfensi quasi per un corto decoro di fa-miglia non ci dicono nulla circa 1' influsso che San Sai.vatore poté esercitare su di loro; peró é notevoie chea Farfa fin da] secolo IX 1' abbate Siccardo abbia e-retto un celebre santuario dedicato appunto al Salva-toro, e che, precisamente come su! Letenano, egli vollefosse arrjcchito con alcuni corpi di Martini trasportatida Viterbo e da Roma (2). Di pi, come a San Sal-

(i) Epis!. lib. JI, n. VI in Pa/rol. Lal. CXLIV, col. 270.(2) Cf. 1. ScxusrEK, .Reliquie d'ar/e nc/la badia imperiale di

Farfa in Are/dv, della R. Soc. Ro,;;. di .5/or. Pa/r. XXXIV,315 sgg.; Id. Martyrologiu;n J'harphense ex afi p-aftlio Ca;-di.nalis For/nna/1 Tainónrini O. 5. E. ms saec. XI in Rey. 17/-nédiel. XXVII (igio), pp. 364-72.

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32 1. StIlU.Çü7 [420]

vatore y' era una seconda basilica intitolata a San Pie-tro (i), cosi anche Farfa ebbe la sua basilica in onoredel Principe degli Apostoli, cui verso la fine del so-colo X. TIgo 1. ricordava ancora come uno del monu-menti pib antichi della badia (2) nei be¡ tempi del suomassimo splendore.

Ma un secolo piti tardi, tra il 1130-58, essendosorta tra i Farfensi la questione circa le respettive at-tribuzioni del preposito e del priore, la ]¡te andó tan-t' oltre che venne deferita al papa, non sappiamo seEugenio Tu, Anastasio IV o Adriano IV. Questi neincaricó ligo vescovo d' Ostia e di Velletri, ji qualein una lettera diretta al!' abbate impose che le partiquerelanti si conformassero alle consuetudini di Subiacoe di San Salvator Maggiore (a) ' ove nei di festivi1' abbate cantava 1' ultima lezione deBe Vigilie Not-turne, lasciando che ji preposto e II priore occupas-sero dopo di lui i posti piil onorifici della Comunit ().Ti preposito seguiva inimediatamente 1' abbate, ma ji

(i) « ni kal. Oct. In nonasterio Doniini Salvatoris dedicatio« hasiiicae beati Petri Apostoli » (QUENTIÑ, op. cit. 36

(2) Destruclio Farfensis in Giran. Fa,j. (ediz. I3AIZANI),1, 30-.I cf. ScHusTER, Reíiquie d'ar/e ve/la badia imperiak diRufa, 295 sg.

() E EH R j Quel/cu und Forschungen, IX (1906), 183, a. 7« la concessionibus ecciesiartin) praepositus eligit taniquatn pa-« Ironus, et prior investit tarnquam episcopus ». Cf. .Reg. Farf.\T, 313-15. cf. i' Appendice dove riferisco integralmente ji docu-.niento.

() Da¡ documenti in questione risulta ché anche San Saltvatore, come Faría e Subiaco, uel secoio xi aveva adouato leconsuetudini di Cluny . É ignoto quando sia seguita questariforma e quali circostanze l'abbiano accompagnata, ma é sug-gestivo il fatto che le consuetudini cluniacensi siano pervenute-a Farfa per mezzó duna compilazione d'uu tal Giovanni, mo-naco d'un ignoto monastero del Salvatore, situato « Apuli », dinon facileidentificazione (cf. ALI3ERS, consue/id. Faf. pp. 2-3).

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[42!]11 nwnaslero del Sa/valore33

suo ufficio era come di vicario generale, condividendopen5 col priore la cura del governo dei monaci. Nellecoilazioni del benefici il preposito presentava i candi-dati, quasi fosse ji patrono, ma era ji priore che con-cedeva 1' investjtura come facevano i vescovi nelie al-tre diocesi.

Ugo d' Ostia, riferendosi particolarmente agli usidi Subiaco e di San Salvator Maggiore, avevá forsein animo di dare maggior efflcacia ai suoi decreti,col risalire alle fonti stesse della tradizione farfense,che derivava infatti, almeno in parte, dalia badja sal-vatoriana, donde aiquanti anni prima era uscjto il ce-lebre Adinolfo, forse ji piü ¡Ilustre tra gil abbati diFarfa.

Nelia storia di quest' ultima hadia ho giá descrittoampiamente ji periodo burrascoso trascorso dai mona-stero quando, dopo la morte di Berardo II (t 1090),partiti popolari ebbero ji sopravvento sul voto deglieiettori capitolari. Si succedettero abbati ed antiabbatiche spinsero Farfa verso 1' estrema rovjna, ma disgra-zjatamente lo scisma tra 1' Impero e la Chjesa, gl'inte-ressi politici ed economici della curia papale, del co-mufle romano e dei nobili resero vieppih intralciatala questione che in sé sarebbe stata di carattere pu-ramente interno e disciplinare, ande no] 1125, nonostante che lo stesso Guido III, stanco del suo tiran-nico governo, si dichiarasse disposto ad abdicare alcomando abbaziaie, Callisto II inflessibiie costrinse imonaci a tornare sotto I'obbedienza dell'esoso abbáte (i).

Intanto su] monte Letenano i monaci trascorrevanoi loro giorni lietamente tranquilii sotto ji saggio go-yerno d' Adinolfo figlio del cante Rinaldo, una deliefaniiglie pib illustri e potenti della Sabina. II padre in

(1) Reg. .flf• \T , 320-21.

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34 1 Scltus/er [42 2]

quel funesto dissidio tra Chiesa e Stato professavasidevoto agli ideali cesarei e diceva di voler mantenereonorevolmente la fede giurata ad Enrico y ; it chetuttavia non gI' impediva di trovarsi sovente in discor-dia cogli imperialisti farfensi, in ispecie guando y ' eradi mezzo 1' hteresse, o trattavasi di restituire loro ibeni abbaziali da lui, o da] padre, o da] flOflflO Sun Ífl-giustamente usurpati (i).

Lo spirito guerriero ora come ne] sangue dei R.i-naldi, onde anche Adinolfo trascorse i suoi primi annidi governo a San Salvatore in continue guerre (2), COSi

che, risollevata la potenza della badia, i nobili nonosarono piit d' invaderne i possedimenti come avevanofatto per lo innanzi.

Le mutate condizioni dei tempi, ora clic le badieimperial¡ del ducato romano erano anche divenute unapotenza politica di prim' ordine, avevano imposto jimantenimento d' un piccolo esercito permanente, uquale, mal retribuito da¡ monaci, viveva sul bottino diguerra. II governo titubante e debole di. Guido III aFarfa era stato in questo senso un vero disastro perle soldatesche, onde quando nel nionastero si sollevóquasi universalmente la rivolta centro 1' inetto prelato,i cavalieri sostennero la candidatura di Adinolfo, nellasperanza d' inaugurare sotto di lui un periodo piii bel-licoso. 1 capitolari si scissero in diversi partiti, alcuni

(r) /?eg. Farf. V, 320: « Pater cies et aviis etiaw abavus• eum huius ecclesiae praelatis plurimos habuerunt discordias,• et de multis rebus quas hace acquisivit ecciesiae multotiens• contrarii extil.erant ».

(2) « Nonnulli de equitibus nostris eupiebant assumere in• abbatem dornnum Adenolfuin coniitis R. ñhium, pro co quod• altae videretur excelientiae, et ut per euni semper in magno• forent certamine et numquam pugnare quiescerent » (Rez.FarJ. 1. cit.).

M.

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[4 2 31II monas/ero del Salva/ore35

osservavano che tutta la prosapia dei Rinaldi era stataóstiie a Farfa, ma i pih vecchi facevano intravedereche Adinolfo, nutrendo pensieri affatto diversi, potevasalvare II monastero e riparare cosi le colpe dei suoimaggiori. Per mala ventura la candidatura dell'abbatedel Salvatore pi che da ogni aitro era sostenutadallo stesso Guido III, ji quale, non riuscendo a vm-cere la riluttanza de¡ capitolari, ricorse a Cailisto II,perché colla forza delle arnhi imponesse ai monaci Adi-nolfo per abbate. Ma 1' affare non fu potuto tener cosisecreto che non giungesse a notizia del cónte Rinaido,II quale, per non compromettersi con Enrico y, fecearrestare durante un viaggio it figlio e sotto buonacustodia lo trattenne presso di sé, fratianto che jigiorno di San Giovanni (24 giugno 1122) CaHisto II,entrava con un grande esercito nella badia deserta (i).Al¡' avvicinarsi del pontefice i monaci avevano tuttiabbandonato ji monastero, onde essendo falilto ji coipoj I papa se ne ritornó confuso a Roma, lasciando cheGuido III spadroneggiasse liberaniente su] patrimonioabbaziaie. Dopo conchiusa la pace tra Enrico V eCali isto 11 per meno del concordato di Worms (t I22)ji Concilio Lateranense scomunicó nel 1123 (18 marzo)1' abbate Berardo, jI competitore iniperiale di Guido,onde i monaci, perduto 1' appoggio d' Enrico V, furonocostretti a ritornare a Farfa sotto l'ubbidienza di Guido.He descritto in un'altra opera i giorni tristi che s'inau-gurarono allora per la badia desolata 1' oppreSsiOnepii tirannica, la fame, gli scherni, non fu risparmiatonulla centro i cenobiti, i quali, vinti da tanti mali, in-viarono venti di loro aj piedi di papa Caliisto, afuin dimuoverlo a pietá della badia. Gregorio di Catino, chefaceva parte della deputazione, racconta che il ponte-

(r) Chron. Farf. 11, 309.

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36 1. Seliusler [4241

fice • non si lasció vincere né da suppliche né da pianti,onde i Farfensi, non potendone ottenere alcan conforto,se ne partirono tutti confusi da! Latenano e tornaronoa] monastero. Seguirono altri due anni di desolazionee di rovina nel frattempo Callisto II use¡ di vita ji13 decembre 1124, cd Ono'rio II che g]i successe simostró di piü miti sentimenti verso i poveri monaci,tanto che questi s' accordarono insieme per proporglila candidatura d'Adino!fo (i). Alla presenza dei messipapali e di gran numero di cavalieri e di nobi!i, Guido,in segno di rinunzia, depose lo scettro abbazia!e sW-1' altare della Madre di Dio, e dopo sciolto da] giura-mento di fedeltá il popolo e le milizie, nitornó ad as-sidersi ah' antico posto che giá occupava altra voltaquand' era sacrista del monastero. Dichiarata vacante!a áattedra, i capitolari pregarono i cardinal¡ a conce-der loro da parte del papa libera licenza di eleggereAdinolfo, ed avutala, sottoscrissero il decreto di suaelezione e l'intronizzarono so!ennernente sulla sede ab-baziale il lunedi di carnevale ç febbraio 1125 (2).

La storia di Adinolfo come abbate di Farfa esceda¡ limiti dell' argomento, tanto piú che nc ho giátrattato altrove. JI suo governo fu tra i pii agitati cdegli pih voite dovette prendere la via del¡' esilio, men-tre che gIl avversari trionfanti depredavano a man salvail patrimonio, ma la sua figura sia come abbate, quandodivenne la colonna pRi forte dell' ortodossia al tempodello scisma tni Innocenzo JI e l'antipapa Anacleto IT,sia come cardinale e legato papale é tra le piii - gb-riose della badia; cosi che, giusta quanto se nc ripro-

(i) « Extensis manibus ad domnum Adenoifum Doinini Sal-• vatoris reverentissimUrn eguminuin eligendum et praeponen-• cluin nobis unanirniter conveniinus » (Reg: Farf. V, 323)

(2) Loc. cli.

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[4 2 5111 mo, zas/ero del Sa/vii/ore37

mettevano i suoi elettori, eg]i pub veramente consi-derarsi come un altro fondatore del monastero. La sto-ña di San Salvator Maggiore çJail'elezione d'Adinolfoa tutto ji secolo XIII non differisce molto nelle suegrandi linee da quella farfense; erano le medesimecondizioni patrimoniali, 1' identico ambiente, le stessedifficoitá che bisognava superare. Dopo ji tramontodella potenza imperia]e in Italia 1 in conseguenza so-prattutto del concordato di Worms, anche le antichebadie imperial¡ del ducato romano cainbiarono aspira-zione e politica cd invocarono la protezione della SantaSede. II e Liber censuum » risolvé la questione inmodo semplicissimo « Monasterium Saivatoris apud• Re(a)te ... iuris beati Petri, quoniam in chis patri-• monio et territorio » (i), senza che alcuno abbia tro-vato nuila a ridirvi. In conseguenza di questo altodominio papale sulla badia, una bolla di Celestino Iii:diretta al]' abbate G-entile jI 29 maggio 1191 nc con-ferma tutte le vaste possessioni nel Reatino e neglíAbbruzzi, esimendo 1 monaci dali'autoñt vescovile (2).Peró, essendo sorta venti anni dopo una questione trala badia e il vescovo di Sabina circa il possesso dellechiese di Sant' Andrea colle cappelle dipendenti diSanta Maria a Poggio Moiano, di San Giovanni « de« Toche » e di San Giuliano « prope Tiberiin », jiiB luglio 1219 Onorio III da Rieti, con una letteradiretta a Pietro, vescovo di Sabina, approvó 1' accordoche era seguito tra Iui e 1 abbate di San Salvatore (.).La bolla tuttavia non riusci in sulle prime a spianaretutte le difficolS, onde usettembre successivo dové

(i) Libe; Ceusuu,n (ediz. FABRE), 1, 346, n. 7; iT, iio.(2) Cf. KEHR, 1/alía Fonhficia, IV, P. 26. La bella é sot-

toscritta a San Pietro da 17 cardinali (cf. KEHR, Pafrslurkunden.in Ro,,,, iDo. 191-2, 0. 40).

() Reg. Jlonorii 111 (ediz. i'REssuTl), 1, 356, U. 2154.

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38 I.Sc/ntsler [426]

seguire una nuova conferma pontificia (i), che attri-buiva ah' abbato ¡l diritto di presentazione a que¡ be-nefizi e al prelato sabinese quello di conferire l'inve-stitura canonica. Gli atti episcopali della visita dioce-sana compiuti in Sabina nel 1343 a tempo del vescovoPietro Tspano, attestano che tale era áncora la disci-plina in uso (2). II 24 aprile 1281 un'altra bolla dOno-rio III ah' abbate Ranuzio di San Salvator Mag-giore () venne a guarantire nuevamente i possedi-menti del monastero a cui da tutte le parti si tendevanoinsidie. Vi si confermano in particolare i beni abba-ziali situati nel Reatino tra i flumi Salto e Turano,da! rivo Paganico alla .pianura di Rieti coi castellidi San Martino, Poggio Sant' Angelo, Palerofo e Cam-polanio; tra le dipendenze salvatoriane a Roma sonoricordate le chiese di San Salvatore « de Dompni« Campo » e di San Martino « in Panerella » () nelrione Arenula; in Sabina vengono confermati i mona-steri di San 6-juliano, di San Giovanni in Tocia, diSant' Andrea, San Vittore, Santa Maria a Poggio Mo-iano; nel vescovado di Rieti la chiesa di San Giu-liano a Trebula, ji inonastero di Santa Cecilia, diSan Salvatore « in Vacungno », Sant' Angelo « in casa• muca » col suo castello, ¡l cenobio di San Paoloin Roiano e di San Bartolorneo « in Seopeto ». Nella

(i) Op. ch. 1, 3 64 ; Y. GALLETTI, Tre anticue chi-ese di RietiP. 159.

(2) Cf. GALUITTI, op. cit. 151, fl. 1.(3) Archiv. Vatic. arrn. XI, caps. 9, Instruni. autent. ; P grs-

SUTI, Reg. Honorii III, 1, 535, II. 3282; UGRRLI.T, Italia -Sacra,1, 168.

(j) L' ARMELLINI ¡u ('Mese di Roma dice che la chiesa vcnneeretta jI 1220 dal monaco - Gualtiero di San Salvatore, ma nonriferisce le fonti donde ha attinto questa notizia (cf. Le ('hiesecit. 11 ediz. pp. 402-4).

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[4 2 7111 monas/ero del Salva/ore39

Marsica San Salvator Maggiore possedeva ji mona-stero di Santa Maria « in Valle Maecuiana » e diSan Salvatore in Paterno. Nelia diocesi di F'urconaquclio di Sant' Angelo de Mera, oltre un' aUra lungalista di beni nella diocesi di Valva. La conferma pontifi-cia peró disgraziataniente non sorti it desiderato effetto.

Qualche anno pii tardi, nel settembte 1226, II po-destá di Rieti pregó ji papa a rinnovare alia cittA gilantichi privi]egi di Celestino III e d' Tnnocenzo III, 1quali avevano gR promesso d' attribuire al governoreatino quelie medesime franchigie che godevano le -altre citlá della Campania e dello stato pontificio. Ono-rio III. ad accertarsi della veritá del fatto ordinó unainchiesta di cui facevano parte gli abbati di San Sal-vator Maggiore, di San Quirico d' Antrodoco e diSan Matteo e de Monticulo », e dopo che questiprelati gli ebbero scritto favorevolmente, concesse aicittadini di Rieti le franchigie che desideravano (i).

Neila ]¡te fra Gregorio IX e Federico II tra le al-tre chiese e monasteri che ebbero a soffrite in queldissidio, quelio di Terra Maggiore non solo fu quasidiroccato (2), ira, rió che é peggio, anche l'abbate sicompromise cosi gravemente che venne coipitó di sco-munica. Verso j i 1220 essendo tuttavia ritornato amiglior consiguo, Gregorio IX il 2 rnaggio di que-st' anno scrisse alt' abbate di San Salvator Maggioreche, ricevuto prima da que] prelato ji giuraniento difedeltá a nome della Santa Sede, lo assolvesse del-1' anatema, a condizione tuttavia che non s' ingerissein nulla nel governo di quelia badia (a).

(i GALLETTI, Ch/ese di Riel!, '59-163.(2) Tra 1 o gravamina » di Gregorio IX contro Federico II,

si riferisce: « De monasterio Terre Maioris, quod omnino est« destructurn » ( Reg. Gregorii IX, aun. IX, U. 2452, P . 494).

() Reg. Gregoni ix; U. 5149.

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a

40 1. Sclzusler [428]

Sembra tuttavia che anche su] monte Letenanó1' elezione dell' abbate Egidio sia statp come II pomodi discordia tra i monaci (i), e la cosa andó si oltreche dové intervenirvi Onorio IV. Ci sfuggono i mo-tivi della controversia ira Ii prelato e i cenobiti, mada] Regesto di questo pontefice rileviamo che egli1' ti marzo 1296 scrisse agli abbaziali che consegnas-sero le rocche e le castella di San Salvatore a Saba-tino, vescovo di Tivoli, II . quale doveva prendere pure1' amministrazione del monastero fintanto che fossestata definita la lite. 11 15 marzo successivo Onorio IVcomunicó al - vescovo 1' incarico commesso alla sua

m,

esperienza,entre con un altro breve diretto alI' ab-bate Egidio e al monaci s' intimava di fare a Saba-tino la consegna dei beni cosi immobili che mobili diSan Salvatore (2). II processo fin¡ col ritiro dell' ab-bate che venne ridotto a dimettersi, onde il 20 decem-bre 1270 Nicoló IV destinó a succedergli Filippo, giáabbate del monastero di Sant' Andrea e di San Silve-stro su] Monte Soratte (a) . 11 nuevo eletto non s'illuseun istante sulla difficoltá della posizione; non eranosolo i moqaci quelli clic ostacolavano 1' opera del pre-lato, ma vi si aggiungevano i vassalli che, intolierantid' ogni giogo e smaniosi di libertá e di franchigie,

(i) Giá le lotte ira ji pontefice e Federico 11 avevano avutoil loro contraccolpo anche negli stati badiali di San Saivatore,quando ji y apriie 1249 Innocenzo IV da Lione scrisse ai mo-naci « S. Salvatoris de Reate », annunziando la legazione delcard. Pietro di S. Giorgio, rettore della Marca e del Ducato,allo scopo di liberare 1 popoli di Sicilia oppressi da Federico(cf. iAFFt, Reg. Pont- n. 13274). 11 15 aprile successivo ji p011-

tefice concesse al legato facoltá di esercitare ji proprio. ufficioanche ud territorio dell'abbazia di San Saivator Maggiore (op.cit. fl. 13274).

(2) M. Pzou, Les Regisir. d'Ho,,orins IV, P . 537, a. 758.() Les Regisir. de Nicoles IV nn. 3859-61.

L

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[4 29]II monas/ero del Salvatore4

erano alla br volta favoritj da¡ baroni dei dintorniche spadroneggiavano su] patrimonio di San Salva-tore, senza che l'abbate avesse il modo di reprimerne]'audacia, Perció Fi]ippo si rivolse subito per aiuto alpapa, 11 quale tre giorni dopo la sua elezione (2 3 de-cembre 1290) nominó protettore del nionastero ji car-dinal Matteo d' Acquasparta, perché, a richiesta del-i'abbate, nc sostenesse le ragioni contro gli usurpatorie i vassalii ribelli (1).

A Filippo dopo qualche anuo successe nel governo]'abbate Pietro, j i quale ad ogni modo non sedé alungo, giacché ib 28 novembre 1307 giá era morto ilsuo successore a nome Cambio. 1 capitolari aHora en-trarono in trattative per ottenere che Francesco, abbatedi Subiaco, passasse a San Saivatore, e a tale scopoinviarono a Poitiers alla corte di Clemente Y il nionacoBonus-lohannes, perché vi trattasse di questa trasba-zione (2). Ib messo tuttavia disbrigó si bene quest' af-fare, che II papa, considerando anche ]o stato de] mo-nastero, « in suis facultatibus et viribus non modicum« dimjnutuni » cassó ]' elezione ddi monaci e lo creóahbate, facendo]o consacrare da] cardinal Nicóla, ve-scovo d' Ostia e Velletri. In data del 28 novembre di

(r) Les Regish-. de NicoMs IJ'Ç u. 3787; cf. CiAccoxio, VII.i'onhf. Roma. II, 2656.

(2) II candidato, di costuni ¡ feroci e d' animo prepotente,venne ccciato da Subiaco verso jI 1303, senza tuttavia che eglirinun-ziasse mnai ai suoi prctesi diritti su quella badia. Gii stessisubiaceusi non sanno nulla di queste trattative di Francesco coimOnaci di San Saivatore, imia gi'intrighi del sedicente abbate sispiegano bene quando si tien contó che essendo succeduto aSubiaco Vanuninistritore, apostólico Nicola da Mileto, Francesco,sentendosi vacillare j i suolo sotto i piedi, mediante la candida-tura di San Salvatore, cercó d'avere, come dices¡, ji piede indue staffe, assicurando la sua posizione (cf. / monasfe,-i di Su-óiaco, 1 [P. Eoiw, Nalizie storiche), PP. .117-20).

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42- 1. Scltusier [4301

quest' anno Clemente V indirizzó a tale riguardo trelettere, ah' eletto, al capítolo dei monaci e ai vassa)li,perché accogliessero colla dovuta ubbidienza 1] nuovoabbate, e l'aiutassero nel sollevare le sorti dell'avvilitabadia (i). -

Ji xo gennalo successivo ritroviamo Bonus-Johannesancora a Poitiers, ove in questo giorno ratificó allaCamera Apostolica e al Collegio dei Cardinal¡ il debitodi 400 fiorini d' oro e 5 « servitia » lasciato insolutodai suo predecessore Pietro, e si obbligó inoltre a pa-gare per suo conto altri ioo fiorini e 5 « servitia »sino alla festa d' Ognisanti (2). L' odioso sistema fiscaleintrodotto da Clemente V era tutt' altro che fatto perrisollevare San Salvatore al primitivo splendore; manon contó nuila, e Bonus-lohannes, se voile mettersial siento contro i fulmini della scomunica che gli uffi-ciali della tesoreria pontificia lanciavano con un'audaciapan alla loro leggerezza, dové di tanto in tanto inviareII stio gruzzolo a Clemente V, mentre proprio ce ncsarebbe stato estremo bisogno su] Letenano che, perconíessione stessa del papa, era assai decaduto nellesuc facoltá e diritti. 1 Registri papali ricordano soloalcuni di questi pagamenti: « Anno Domini MCCC• abbas nionastenii Saneti Salvatoris de Reate »• Anno Domini MCCCIV abhas monasterii Sancti Sal-• vatoris de Reate » ma bisogna tener conto ditutte le altre contribuzioni imposte da¡ papi avignonesialle chiese e ai monasteri, alle decime per le vareguerre, ai « subsidia », alle riserve e alio aspettativeM benefici vacabili per comprendere tutto II danno

(1) Jt'cg. Clemenlis y, aun. lii, pp. 145, II. 2355.(2) Reg. C/en,enüs 1', appendice, p. 217, u. 66.

() Reg. C7emenhs y, appendice, P. 259.

() Re.g. Ciernen/ls V, appel]dice, j). 260.

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[p]11 monas/ero del Salva/ore43

che cagionarono alla Cristianitá queste forzate contribuzioni pecuniarie. L' argomento é stato giá svo]to inaltro mio scritto (i), al quale mi permetto rirnandare jilettore, senza ripetere nuevamente le mie osservaziani;Mi limiteró perció a citare solo un documento del17 febbraio ¡31 1 in cui Clemente V concede a Leo-nardo Sinibaldi l'aspettativa di un beneficio « cum« ve] sine cura, quod ad co!iationem vel aliam dispo-« sitionem abbatis et conventus Sancti Sa!vatoris Ma-« ioris communiter ve] divisim pertinet, cuius fructus,« si curaturn fuerit L, si vero sine cura XL flor. aun,« in civitate ve] diocesi Reatina » ( 2). E II poverochierico ne aveva veramente bisogno, giacché, oltrela terza parte delle rendite di San Pietro in Pensile,egli aveva solo 1' aspettativa d' un altro canonicatovacante nella cattedrale di Rieti!

11 governo di Bonus-]ohannes fu tra i piü agitatiche conti la stonia. 11 Comune di Rieti, d'accordo coni nobili dei dintorni, istigó dapprinia la ribellione frai vassal!i del monastero, mdi, dopo essersi impadronitovio!entemente del castelli badiali che sorgevano nelterritorio reatino, strinse una convenzione cogli abba-ziali perché al]' ombra del Comune si scuotessero di

• dosso l'inviso giogo di San Salvatore. Colle ide chegiá bollivano in que¡ cap¡ di montanari non vi vollemoho ad aizzarli aDa rivolta, e raiforzate le loro fileda altre turbe di mercenari, cors&o in armi su! monteLetenano minacciando ai monaci ]'ultimo sterminio.L' assedio duró due giorni, ma alla fine. quelle ordefunibonde riuscirono a penetrare nel monastero attra-verso le mura smantellate e vi rinnovarono le atrocitá

(i) Cf. Storia del/a bailía ¡inflaría/e di Farfa, che vede laJuce quasi contemporaneanienle a questo scritto.

(2) Reg. C/emei/is V, ana. VI, p 163, u. 683o.

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44 1. Sc/zusler [432]

del Saráceni quattro secoli prima. Insieme con le gra-nagile e le diverse derrate nel magazzini, que¡ forsen-nati appiccarono j i fuoco anche al paramenti sacri dellabasilica, al codici della biblioteca e • alle carte dell' ar-chivio che andarono distrutte: i monaci probabilmentesi misero in salvo con la fuga, giacché non si ha alcunanotizia che venisse loro recato danno nella persona,ita ji Comune di Rieti approflttó tosto di quel primomomento di sgornento per confiscare a proprio van-taggio quasi interamente lo stato abbaziale. Le castellavennero adunque cornmesse ai diversi capitani e agliufficiali di Rieti e l'usurpazione violenta fu sostenutainnanzi al popo10 con si valide ragioni in favore delComune, che i suoi diritti su quelle terre senibraronoirrefutahili. 1 monaci tuttavia ricorsero a Clemente Vche risiedeva ahora a Poitiers, donde i l 4 marzo 1303diresse un breve a Pandolfo de' Savelhi < praeposito« chableyarum in ecciesia Sancti Martini Turonensis »e notaio apostolico, in cui, fatta la storia della contro-versia tra San Salvatore e j i Comune di Rieti, gilordina d'annullare le convenzioni stipulate tra 1 nobilie 1 badiali, con ordine al Reatini di ritirare dentro undeterminato tempo le loro soldatesche da¡ castelli delmonastero (i).

II 14 aprile dell' auno seguente Clemente Y scrisseall' abbate di San Sal vatore perché insieme col vescovodi Rieti e Giacomo .Savelli mettessero in possessodella chiesa di Santa Colomba presso il ponte SalarioNapoleone Orsini (2); ma il povero abbate, invece ditutelare le ragioni altrui, non riusciva a sostenere le

(r) Feg. cle,ne',/is J, ami. 111, pp. 82-3. fl. 2688.(2) La chiesa, gik dei Farfensi, fin da! secolo XI, era va-

cante per la morte di Lorenzo de Megalnctis, romano (cf. Reg.•C/cmentis PÇ aun. IX, P. 167, fl. 4234).

a

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[433]II monas/ero del Salva/ore45

proprie, circondato com'era al!' intorno da¡ suoi nemici,ande la Comunitá in una supplica al papa descrissecosi al vivo Ja persecuzione che sosteneva da parte delComune, che Clemente V incaricó tosto a viva voceji cardinal Giovanni del titolo dei Santi Pietro e Mar-cellino, perché istituisse su] luogo un' inchiesta som-maria e ne riferisse poscia in concistoro. Furono chia-mati a deporre parecchi testimoni, da¡ quali risultóche ji monastero aveva sernpre esercitato giurisdizionecosi ecciesiastica che civile su¡ castelli di Mirandelie,Lutta, Valle Cupola, Guaiata, Rocca, Poggio Vittiano,Longone, Insenie, Visiola, Vaccareccia, Ma]iaiardo, villade Ulmis, San Benedetto, Cripte, Porciliano, Licin-giano, Genzalia, Rocca Raneria, Colcerviano, Prato-ianne e Offedio, onde la relazione del cardinale fu in-tera-iente favorevole ai monaci. Clemente V compreseegregiamente tutta Ja' difficoltá delle circostanze, giac-ché trattavasi di restituire a San Salvatore quasi interojI suo stato temporaie contra le pretese dei potentiReatini. V'era a temere che gli stessi monaci nonavrebbero avuto la forza necessaria per esigere talerestituzione; ande, deliberata la casa in concistoro coicardinali, il 15 giugno 1310 il pontefice ordinó al Co-mufle 1' irnmediata consegna delle usurpate castellaall'abbate affldando l'esecuzjone di questa sentenza aNapoleone Orsini e ai vescovi dei Marsi e di Valva (i).A garantire meglio i diritti di San Salvatore, il me-desimo giorno scrisse a re Carla d' Angió, costituendolo< defensor » della badia (2).

Non sappiamo quanto sía stata efficace la prote-zione deli'Angioino per ji monastero di San Salva-

(r) Reg. Clemenlis V, ann. V, pp. 125-6, fl. 5450.(2) Reg. CIe,nenüs V, ann. V, p. 124, fl. 5449.

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46 1. Seliuster [41

tore (i); ji Comune di Rieti venne costretto a restituire11 mal toito, rna i torbidi che durante questo periodosconvolsero lo stato pontificio non poterono a menodi non ripercuotersi su]le sorti del cenobio che andósempre scemando in dignitá e pótenza. Dopo 1' esiliod' Avignbne, alio scoppiaré dello scisma d' Occidente,San Salvatore e Faría associarono la propria fortunaa quePa d' Urbano VI, e aPa costui morte, quandonel 1389 gli successe Pietro Tomacelli, i beni d'arn-bedue le badie fecero naturalmente le spese del nepo-tismo pontificio e della politica papale, che mirava arestaurare jI proprio dominio nell' antico Patrimonio diS. Pietro. Francesco Carbone, gM monaco cisterciense,mdi vescovo di Monopoli e cardinale, doveva tenersoggetta la Sabina e le Marche alio zio pontefice;onde dopo essergli state cornniesse delle importantilegazioni contro laregina Giovanna di Napoli, fu creatovescovo sabinese, vicario pontificio della Campania,Tuscia, Umbria e Sabina, cornmendatario di Farfa edi San Salvator Maggiore, penitenziere maggiore earciprete della basilica Lateranense (2). A Todi, a Narnie a Foligno il Carbone ottenne dei successi assai im-portanti in favore deIl'autoritá pontificia, e sotto dilui anche le due abbazie sabine goderono d'una rela-tiva tranquillitá, senza essere pi& bersaglio di tutti ísoprusi dei nobili della campagna reatina. La toriadella commenda del nipote di Bonifacio IX a San Sal-vatore ci sfugge per mañcanza di documenti; siamo

(1) 11 cardinal Giovanni Buccirnazza (f 'o agosto 1309) fudeputato da Clemente V a « provuisor apostolicus » di Faría edi San Quirico d' Antrodoco, ma probabile che la sua autoritási sia estesa anche su Sal) Salvatore (cf. ClAccoNlo, op. cit.

253).(2) Cf. CIAccoNjo-OLDOINO, Vitae Ponhficunz Ron,a,,on,m,

Romae, MDCLXXVII, vol- II, pp. 658-59.

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[]II monas/ero del Salva/ore47

tuttavia assicurati che a Farfa il Carbone comíncic51' opera di restauro della fabrica delia chiesa e delmonastero, e che un grazia sua i pellegrinaggi torna-rono nuovamente ad affluire lungo le garrule rive del« Farfarus » oraziano (z).

Ma cosi a Farfa che a San Saivatore j i rimedjoveniva tn3ppo tardi (2); per colpa d' un compiesso dicircostanze, la stessa vita cenobitica vi s' era comesecolarizzata, per non avere altro scopo che di custo-dire ji censo e la posizione sociale acquistata nei primisecoh del medio evo. Onde non ostante tutte le coru-mende e le troppo interessate protezioni della Curia,sembrava che pei due cenobi si fosse inaugurato comeuna specie di ridente autunno che prelude tristamenteal gelido novembre, quando ali'infuriar dei venti glialberi sí dispoglíano delle foghe ingiallíte. Prima dellarovina definitiva di San Saivatore precedé quella del]esuc dipendenze. Nel 1507 i l priorato di San Catervodi Tolentino, che altra volta dipendeva da San Salva-tore, sotto la commenda del ¿hierico &ian-Battista deRutilionibus, nobile del luogo, non ricoverava puii chealquanti chierici e pochi monaci, i quali col!' assegnodi 15 ducati annui trascinavano a stento una vita privadi qualsiasi significato e avvilita dalla miseria. Ti mo-

(1) II Carbone mori U 18 giugno 1405 e ji Suo corpo fu se-polio a Napoii (Cf. ClAccoNlo-OLD0INO, 1. cit.; F. ConELonI,Ele nc lé u.s S. R. E. Cardinalhtnr ex IjibliolIs. Enini. D. D.Curd. Rarócrini, Rornae, 1641, 1). 119).

(2) É probabile che anche a San Salvatore, sicconie pure aFarfa, la Conimenda non rappresenti che 1' uit j ma evoluzionegiuridica del!' istituto del e Provvisor Apostolicus », giá in uso finda! secolo XII, e che dapprima rappresentó una misura senipfi-cemente anirninistrativa e precaria, quindi tendé ad affermarsidivenendo una condizione normale per U bonn governo deg!istati abbaialj. Nella niia storia di Farfa ho trattato ampianientedi tinta questa questione.

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48 1. Se/jusler [436]

nastero era tutto in rovina, onde i cittadini di Tolen-tino sollecitarono ji commendaario a cedere ji luogoai canonici regolari di San Salvatore, che accettaronoJa proposta. II De Rutilionibus rinunzi5 a tale scopoalTa commenda nelle mani di Giuiio II, il quale 1115 ot-tobre 1,507 intimó lo sfratto ai monaci, perché faces-sero posto ai nuovi abitatori (i).

Anche a Roma le ragioni dei monaci sulle lorochiese di San Martino e di San Salvatore « dompni« Campi » neli' Arenula, non riscuotevano maggiorrispetto. II Bovio ricorda che quest'ultima, prima chesotto Urbano venisse demohta, era a tre navi e sem-brava antichissima. Negh atti delia visita apostolicadel 166 il rettoie, un tal « Messer Luciano d' Ande-4 rocho (Antrodoco) appresso 1' Aquila » (2) dichiaróche apparteneva ai monaci di Farfa, mentre giá damolti anni aveva cambiato padrone. L'altra di San Mar-tino, prohabilmente assai pii antica del monaco Gual-teno di San Salvator Maggiore che f avrebbe erettatel 1220, passó dapprima in dominio della confraternitadella Dottrina Cristiana (1604), mdi tel 1742 fu cedutaai Frateili di San Giacomo- degli Spagnuoli, che neldemolida, vi scoprirono una gran quantitá d'ossa umane(130 teschi), manette, chiodi e coltella sotterrate pressoFaltare maggiore (a) . E ben diflicile che si tratti dicorpi di martini romani estratti da¡ cimiteri, e mi ba-leña il sospetto che possano essere le vittime dei mas-sacro compiuto da¡ Saraceni dei IX secolo su¡ monteLetenano, tanto piii che anche i Farfensi conservavano

- (r) La baila pontificia dá facoltlt agli espulsi di conservareJ'abito e la regola rnonacale, a condizione di ritrovare un bogoconveniente dove abitare (cf. PENNOTTO, Bis/oria irifrar/ita,lib. III, cap. XXXVII, P. 723).

(2) Cf. ARMELLINI, Le fliese di Roma, IT ediz. P. 407.(3) Op. cit. P. 403.

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Ji monas/ero dei Salva/ore49

nella loro basilica monasteriale le reliquie d' un altro-gruppo •di nionaci martin, caduti parimenti vittimedel furore delI'Islam (i) nella medesima invhsione. IIpiccolo tempio, quasi cadente ne! 1742, era stato re-staurato nel 1500 da Battista Paolini, mdi nel 1521da Giuseppe Palamenuta; in ambedue i casi non si faalcuna menzione della badia, il che m'induce a riteSriere che essa non vi aveva pi& alcuia ragione (2).

Un breve di Paolo ITT verso il. 1542, col quale aSforza degli Sforzi si confermano i suoi diritti su¡ ca-steili di San Salvatore (,) ci mostra che 1' autoritádella badia si era molto nistretta anche in Sabina, ovei monaci vivevano ristretti tra le mura del cenobiosenza piü esercitare alcun' influenza sociale sul popolo.fnfatti sin da] 1399 () Bonifacio IX aveva trasferitala dignitk abbaziale nel proprio nipote Francesco To-macelli, monaco cisterciense, che creó primo commen-datario del monastero di San Salvatore. Si successero,con mire e ambizioni sempre identiche, nipoti e favo-riti di papi e cardinal¡, gli Oisini, i Della Ro yere, i.Fárnesi e i Barberini, nelle cui mani la badia coi ce-nobiti non ebbe nulla a guadagnare. Alessandro VIuni in perpetuo la commenda di San Salvatóre a queliadi Farfa, di cui era investito il cardinal Gian BattistaOrsini che fin¡ i suoi giorni in Castel Sant' Angelo;mdi Sisto V sottrasse ai commendatari la giurisdizionecivile sulle terre del monastero che attribui invecealla Camera Apostolica. Nc seguí una lotta curiosissima

(i) Cf. SCHUSTER, Martyrologinm Pharfibense ex apografoCard. E. Tamburini 0. 5. B. cod. saec. XI la Rey. Bénédicl.( 1991 ) , fnsc. XXVII, pp. 7578.

(2) Cf. MARTINELLJ, Roma ex El/mica Sacra, P. 257; Foa-CIILLA, Iscrizioni, vol. X, P. 225.

() Reg. Paul. III, ann. 9-10, C. 380.() KEHR, Italia Pontificia, IV, 25.

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50 1. Sehusler [438]

tra gi'interessi dello Stato papaie e quelli dello fami-ghe dei pontefici cd abbati che aspiravano a conser-vare ji potere'(x). La prima bella di Sisto y é del6 aprile 1589, ma giá jI 28 lugho dello stesso aúnoegli restituiva al nipote, ji cardinale di Montaito, com-mendatario dello due abbazie riunjte, ji diritto di giu-dicare « in secunda et ulterior¡ instantia ». MortoSisto V, Gregorio XIII jI ¡° luglio 1591 annuiló infavore del potente cardjnale ji dismembramento dellagiurisdizione civile che gli fu interamente restjtujta,ma nel concistoro secreto dei 4 decembre 1591 questoprivilegio fu revocato da Innocenzo IX.. Quando nel1627 Urbano VIII conferi la doppia commenda a suonipote Francesco Barberini, con due brevi del 7 otto-bre 1627 e 21 luglio 1628 lo creó in pári tempo go-vernatore pontificio di Poggio Mirteto e dello altretorre e castelli, giá separati da¡ monasterj di Farfa edi San Satvatore e fino a que] tempo soggetti allaCongregazione del Buen Governo e della Consulta.

La potenza dei nobili congiunti del papa trovó cosineila Sabina un solido appoggio e una fote puntodispregevole di danaro; ma queste mire ambiziose nonfecero che affrettare 1' ultima ora della povera badia,onde San Salvatore, che aveva retto aif impeto deibarban, ora non poté reggere alI' unto dei Barberjnjche avidamente agognavano alio sue spoglie.

La disciplina monastica vera giá decaduta da lún-ghi anni, e i monaci, specialmente dopo che la com-menda venne a togiiere loro di mano ogni ingerenzae responsabilitá nel governo dello torre abbaziali, ven-floro a rattrappirsi d' ozjo e di floja entro que] vecchioedificio screpolato e cadente, senza alcun ideale elevato,

(i) Cf, Archjv. \Tatic. Benedjctj XIV, 13u11. et Constitut.bm, XXII, cc. 337-40.

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[]JI monas/ero del Salva/oresi

senza alcuna prospettiva dinanzi a loro. Verso jI 1509lo zelante cardinale Alessandro da Montalto, caldoammíratore della riforma di Farfa per opera della Con-gregazione Cassinese, tentó d' indurre i monaci ad ac-cettare anch' essi un piano di riforma nionacale, ispiratobensi alla disciplina de¡ Cassinesi, ma senza alcunaincorporazione della badia a quella Congregazione(i).Ottenutane pertanto licenza da Paolo V, con facoltádi rimandar con Dio i recalcitranti, il commendatariosi pose ah' opera che sulle prime non mancó di dareottime speranze. Alcuni se ne ritornarono alle lorocase con una discreta pensione, ma la maggior partevi si adattó alla meglio, cosi che 11 Montalto ottenneda Paolo V un breve del ¡8 novembre 1614, col quale11 pontefice incorporava alla Congregazione Cassineseoltre la badia di San Salvator Maggiore, 1 priorati daessa dipendenti nelle Marche e a Roma, San Salva-tore in Campo, S. Vittoria sul Matenano (2), San Pao]ode' Ferri, Santa Maria o S. Lorenzo de Rotellis,Sant' Angelo di Mont' Elparo, e Santa Maria Cellana

(i) « Alexandro Card. Montalto ut in Congreg. redigat quae-• datu monasteria dependentia a dicto et S. Salvatoris maioris,• unito monasterio farf. » (Archiv. Vatic. Pauli y , 42, 53, 56,182, ]83).

(2) Incaricato d' introdurte la riforma a S. Vittoria fu jimonaco cassinese Leonardo, j i quale, tra gIl altri punti di riforma,nel 1613, tentó d' indurre que¡ monaci ad usare esclusivamenteil color nero per le loro veti esterne (cf. AMATORI, Le abbazíce 1 ,no,,asle,-i fticeni, Camerino, 1870, P. 23). Quando S. Vittoriacolle altre prepositure farfensi deile Marche siano state incor-porate alla mensa cornmendatoria di San Salvatore é tuttoraincerto. 1 documenti farfensi dirnostrano che nel 1457 i prepositidel Presidato marchegiano erano ancora soggetti a Farfa, giaccbéin unun documento citato daIl'Amatori essi adunati in capitolodecretarono di veinte in soccorso del cominendatario farfense,bisognoso di danaro (cf. AMAT0RI, 1. cit.).

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52 L Sc/iusler [4401

a Monte de Nove. U uditore generale della CameraApostolica coi vescovi di Fermo e di Montalto venneroincaricati di eseguire la volontá pontificia, la qualetanto ph\ stava a cuore al commendatario, perché tuttele rendite e la co]lazjone dei benefizi ecclesiastici dellabadia 'Genivano sottratte a qualsiasi ingerenza dei mo-naci e riservate a lui solo (i). Non sappiamo con qualicriteri venisse eseguita la divisione patrimoniale delledue mense, del cardinale e dei monaci, ma rileviarnoda una bolla di Urbano VIII che la riforma in realtánon comprese che San Salvatore cd uno dei prioratidipendenti. Avvenne intanto che al Montalto nel 1623successe Francesco Orsini, ¡1 quale, tolto ji pretestoche l'annessione della badia alla Congregazione ledevai suoi interessi, e che la bolla del novembre 1615 erainvalida, giacché non era stato interpellato in proposito,mentre II Montalto gli aveva ceduto la successionealTa comrnenda fin dal 1613, fece revocare l'atto pon-tificio da Gregorio XV, suscitando cosi una lite conla Congregazione Cassinese che duró per nitre una tren-tina d' anni.

Scacciati ¡ Cassinesi riformatori senza nessun pre-avviso ufficiaie o consenso da parte loro a soioglierela stabilita unione, i Salvatoriani tornarono a inseiva-tichire sotto ji regirne dei commendatari che y ' istitui-rono de¡ priori amovibili, che poco o nuiia ne miglio-rarono le sorti. Nel sinodo farfense celebrato il 20 giu-gno 1604 a tempo ancora del cardinale di Montaito,

(r) Copia autentica della bolla di Paolo y con la firma delcardinal Pietro Aldobrandini in data 25 gennaio 1616 in Arch.S. Paolo, Roma, Fond. Farfa. La copia fu eseguita ad istanzadi Giovita da Castigiione abbate e procuratore generile. dellaCongregazione cassinese, ed ji quinterno in ottavo piccolo ese-guito in pergamena finamente preparata coite iniziali dorate,deve probabilmente ay er servito per l'atto dipossesso.

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[441]11 monas/ero' del Salva/orej

Bernardino Manasse da :riferno, vicario e visitatoregenerale della badia, il quale presiedeva 1' assernbleae ne pubblicó gli atti, fu cosi indelicato verso que¡poyerí ruderi d' un istituto giá cosí benemerito e glo-rioso, che non esitó a rivolgere sul loro conto de)leinginrie abbastanza volgari: « In Abbatia vero San-• ctí Saivatoris Maionis, cum hoc tempore in dicto• monasterio non adsit persona idonea, conducatur• quam primum per priorem unus sacerdos theologus• saecularis vel regularis, qui singulis diebus eisdem• praescribendis ibidem explicet casus conscientiae et• Sacram Scripturam secundum capacitatem monacho-• rum in praedicto monasterio degentium » ( i). Cosinel sinodo (2); tuttavia per •una strána contradizione,chi rappresentava i monaci del Salvatore poco menoche analfabeti e bisognosi d' tina scuola quotidiafma« pro captu monachorum » al tempo stesso norninavaAntonio Santio pro-priore della badia, a ricoprire gliuffici assai importanti di penitenziere diocesano e d' e-saminatore prosinodale (a).

(i) Constitutiones synoda/es insiçniznn abbalia,-um Óeatae Ma-dar Farfensis el Saucti Salvatoris Maioris, edita it, prima sy-nodo habita anno Domini MDcIV, die XX Jnnü izessu 1/fmi elRev.ñ,i D. D- Atexandri PerejIl. fl,-dinatis Monta/ti, S. R. E.ticecancelIarii, perftetui Cornmendatarii praedictaruni AMalia-mm, a Bernardino Manasseo Tfr/iernate, Protonotario ApocÉ, eldic/ario,, Aóbatianim Vicario cje 1/isi/atori Generali, Romae,MDCIV, P . 21.

(2) Cf. li/mi el Rev.ñn 'Domini Alexandri Perelli S. Lan-rentii iii Danzase Diac. Card. fríen/a/ti, S. R. E. Vicecanceil.el Abbaliaru,n S. Marice Farfensis el S. Salva/oris MaiorisPerpe/ni Gubernatoris el Administrato,-is Ordina (iones el TaratTribunaiium Abba/iae Farfensis, Romae, MDCXII! (Copia au;teuticata dallo stesso cardinale di Montaltó ji 3X marzo 16j8 inArchjv. S. Paolo, Roma, caps. Faría).

() Op. cit. pp. 37, 72.

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54 1. St/juste,- [442]

Dopo cinque anni di governo, nel 1627 jI commendatario Francesco Orsini entró nelia Compagnia di&esú, e gil succedé ji cardinaie Francesco Barberini,nipote di. Urbano VIII che resse la badia da! 1627al 166o, quando abdicó in favore del proprio frate!ioCarlo. Fu appunto sotto Francesco Barberini che suonó]'ultima ora pel troppo decaduto San Salvatore; giac-ché essendosene partiti i Cassinesi, i priori triennaliche ne moderarono le sorti non vaisero a riformare 1monaci, che usavano financo vesti poco diverse daquel!e de¡ s€colari. 11 popolo II chiamava « berrettanti »dal largo berretto clericale che Ii distingueva, maUrbano VIII nc aveva un concetto cosí triste, che 11giudicava inadatti a qualsiasi riforma. E vero che lala bolla di Faolo V nel 1615 conteneva come unasmentita anticipata aIF opinione avversa dei Barberini,ma y' erano in giucico troppi interessi, troppi calcoiipecuniari, perché si potesse realmente volere it re-stauro moraie di San Salvatore. Ti commendario nevoleva ad ogni costo le pingul rendite, e innanzi aliecupide brame del cardinal nepote convenne cedere, cosiche Urbano VIII con un tratto di penna soppresse1' abbazia (i). La bolla del papa é in data del j' lu-glio 1632 e vi si narra dapprima !a storia de!la ti-forma per opera dei Cassinesi, il breve di Gregorio XIII,

litigi che ne erano seguiti, per comandare finalmente

(i) La bolla fu pubbiicata in Synodus dioccesana insigniuniahbaliaru,n S. 1W.zriae Farfensis el S. Saivatoris fríaioris Ord.S. IJenedicli invice;n perpetuo unitarum celebrata per Eminenlis-si,nuni el Reverendissi,nu,n Doviznuin Do,ninu,a Caroluin Bar-berinun, etc. Auno Domini 1685, Romae, Typís Barberinis,MDCLXXXVI, pp. 999-1042; cL constitutiones synodales Abba-tiarurn S. M. Fa,-f.• el S. Saivatoris Maioris etc. editae a Card.Fra,gisco ijarberino Connnenda/ario (anuo 1628) (Arcbiv. \Tatjc.Bandi, XV, fl. 1).

rl

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•i.

[443]II monas/ero del Salva/ore55

che i 34 monaci che ahora facevano parte del]a co-munitá venissero secolarizzati, previo 1' assegno del-1' annua pensione di io scudi. 1 priorati dipendentinene diocesi di Fermo e di Montalto dovevano essereConvertiti in altrettante collegiate canonicali, riser-vando a]la diretta giurisdizione del conimendatario lemonache di Santa Víttoria, che altra volta dipende-vano da] priore di quel cenobio; ma perché ji servi-zio parrocchiale non ricevesse danno dalia mancanzadei Salvatoriani, in ciascun monastero é stabilito unvicario abbaziaié coli' assegno annuo di 6o scudi, ol-tre un fondo speciale pel mantenimento degli edificisacri. Alla lite giá lunghi anni pendente colla Con-gregazione Cassinese (i) viene imposto silenzio cosiche arbitrati, sentenze di Tribunali, decisioni rotali opontificie, nulla insonima possa essere invocato centro1' onnipotente cardinal nepote, ji quale dové ereditaresenza disturbo d' alcun competitore tutta la potenza, idiritti e le ragioni del¡' abbazia.

Due anni dopo, il primo luglio 1632 un altro breved' Urbano VIII venne a date un assetto definitivo al-1' antico patrimonio di San Saivatore nelle Marche,ove le chiese di Santa Vittoria sul Matenano, di SanPaolo di ]iurci e di San Lorenzodi Rotelle erano cosibelle e ricche e frequentate dal popolo, che permet-tevano 1' erezione d' altreltante collegiate canonicali:• Satis pingues redditus habeant et iliorum fructus pro• dote Collegiatarum Ecclesiarum sufficiant, corum• etiam Ecclesiae eleganti forma constitutae et in locis• commodae sitae reperiantur, et ad il]as fraequens

(i) NelI'indice del disperso archivio di S. Paolo lii Romatrovo notato « Monasterium 5, Salvatoris Majoris. Comtnissio« Causae pro restitutione praedictae Congregationis Cassinensis« ad possessionern Monasterii » (cL índex alfthabeticus ArchiviSacri Jifonasi. S. Pauli, vol. XI).

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56 1 Sclzuster [444]

• utriusque sexus fide]ium numeras devotionis causa• aceedere soleat » (i); perció il papa a far cosa grataal nipote, « cui hoc pro singular¡ eius pietate et devotio-• no maxime cordi esse novimus, rem gratam facere yo-• lentes », vi eresse di motu-proprio tre capito]i colle-giali, con assegno annuo, cura d' anime ed abitazionecomune negli antichi ediflci monasteriali. Sa&a Vit-toria ebbe adunque ¡ suoi otto canonici, San Pao]odieci e San Lorenzo quattro, e di tanta iarghezza que-sta volta Urbano VIII volle che nc entrassero a parteanche gli ex-Sa]vatoriani, ai quali fu concesso di po-ter aspirare al!' onore della cappa canonicale, in cara-bio della deposta cocolla. Del resto de]]e rendite, giu-sta la bolla de] 1629, avrebbero dovuto fondarsi alcuniseminari per 1' educazione de] giovane clero abbazia]e,ma ji disegno presto svani cd il breve de] 1632 ncfece deporre de] tutto jI pensiero: « Considerantes quod• si ... loco seminariorum hujusmodi ... a]iquae colle-• giatae ecclesiae et in eis aliquae dignitates ac cano-• nicatus et praebendae erigerentur ... divini. cultus• augmento ... consuleretur » (a). Con tutto ció 1' ideadel seminario abbazia]e che era stato ji genio nefastoche aveva ispirato la rovina di San Saivatore al car-dinal Barberini, seguitó ancora per Iunghi anni a tur-bare •i quieti sonni dei cornmendatari (). In sul prin-cipio Ii Barberini ne apri uno a Toffia, poco lungi daFarfa, nene case del suo vicario generale Marco Ruf-fetti, e ]o dotó in parte col]' ereditá lasciatagli a talescopo dal vicario, in parte coi proventi rilevati su¡

(i) Edita in Synodzss Dioecesana ccc. pp. 1024-1042.(2) Of). cit. P. 1029.() Cf. Aci. Visual. Aftoslolicae ab6atiae S. ¿Y. Farfensis el

S. Salvaloris Maioris unili farf. abbaüac, fteractae a Persia Ca-vaccio Episc. Larinensi vicario Latera,,. (almo iGóo) (Arciiiv.Vatic. flfl. 12, 13).

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Ji monas/ero del Salva/ore57

1

benefici ecciesiastici della Commenda, aggiungendovida ultimo la famosa « quadam residua portione red-« dituuni mensae convertualis » (rimanendo intatta,s'intende, quella assai puf pingue del commendatario)« Monasterii Sancti Salvatoris Maioris » (1) (ma jiresto dov'era andato?) e a San Salvatore si con-tentó di stipendiarvi un vicario foraneo e un sacerdoteche v'insegnasse gramrnatica ai futuri candidati delseminario (2). Un breve d'Urbano VIII del 6 lu-glio ¡637 () approvó questo stato di cose, che poinel sinodo farfense del 1685 () venne nuevamenteconfermato da! cardinal Carlo Barberini e da tuttal'assemblea (a); ma il cardinal commendatario Mar-cello 1_ante (1738^1769) trasferi ji seminario da Tofilaa San Salvator Maggiore (6), dove rimase sin verso

(i) Sinodus Dioecesana ccc. p . 302.(2) Op. cit. P . 108.() O p . cit. P. 302.(4) Cf. Cos/i/uzioni e Tasse da osservarsi dagli llfficiali

jlfinis/.,-i del Tribuna/e Ecelesiaslico dell' Insigni abhazie di San/aMaría di Taifa e di San Sa/valor JI!aggiore, siabilile e publica/eda/l'Jiccel.,l,o e Rev.üw Signar Card. Carlo Btu-ter/ni AbbalePer/e/uo Cbm,nend. e Ordinario, In Roma, nellaStarnperia Bar-berma, MDCLXXXVIII (Copia autentica colla firma autografadel cardinale in Archiv. Mouast. S. Paolo, Roma, caps. Farfa).

(5) Op. cit. De Seminario el Ludí magis/ris, cap. XXXVI,PP. 302308.

(6) Dopo questo tempo le relazioni de¡ rnooaci di Farfacoi nuovi inquilini di S. Salvatore furono sempre cordial¡ e oltrea scanibievoli Visite che si facevano. trovo notato nei « Ricordi« dcli' Imperial monasterio di S. Maria di Faifa » (cod. ms .saec. XV1I, arclliv. S. i'aolo in Roma) clic il 13 luglio 1769I'ier Domenico Manganoni, abbate faríense, prese soleime pos-sesso di quefla Ijadia « ut alter Ego » del coniniendatario An-tonio Lante. 11 prelato compié in un sol giorno II ]ungo e di-sastroso viaggio di andata e ritorno per que1 possesso (cf. -eRi-« cordi » ecc. fol. 348).

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58 1. Selzuster [446]

u 1841, non mancando d' educare alla Chiesa degliecciesiastici di gran merito e di scienza non cornuneDopo un breve soggiorno dei Passionisti su] desertocolie Letenano, quando il commendatario Lambruschiniottenne da Gregorio XVI lo smembramenio deBe duediocesi abbaziali di Farfa e di San Salvator Maggiore,con le terre di quest' ultinia badia venne costituita inparte la nuova diocesi vescovile di Poggio Mirteto, idi cui prelati hanno il tibio d' abbati di San Salvatore

ne perceiiscono gli ultimi rimasugli deBe anticherendite in favore de] seminario diocesano. La destina-zione dell' edificio monasteriale a residenza estiva deigiovani chíerici deile diocesi di Rieti e di Poggio Mir-teto fece si che la badia non venísse compresa entroglí ultimi decreti d'indemaniamento deli'asse ecciesia-stico; ma, rispettata dalle leggi, non lo fu egualmentedagli uomini e da] tempo, si che oggi gli abbando-nati chiostri, la basilica, le aule e gli ambulacri scre-polati e deserti minacciano irreparabile rovina.

Nel sinodo farfense de] 1685 lo stato materiale diSan Salvatore é cosi descritto: « Ecciesia monasterio« contigua, antiqua et magnifica structura, constat

•« unica longa nave cum quinque ab uno, et sex ab

•« altero latere capeilis decenter fornicatís. Altare maius.,« in extrema Ecclesia pavimento celsiore elevata, reli-« giose et speciose ornatum eniinet; post quod est« chorus cum antiqua sede abbatiali et rehquo mona-« stico choragio; a cornu epistolae est sacrarium su-« pellectile sacra et Sanctorum Reliquiis aliunde dita-« tum. In hac ecclesia praefati presbyteri Sacra quotidie« celebrant et Sacramenta Poenitentiá et SS. Eucha-« ristiae Fidelibus eo praecipue ad solemniora anni« festa ex Abbatiae Castellis confluentibus ministrant.« ... un Corpore Abbatiae Sancti Salvatoris Maioris et« membris seiunctis vicinioribus Animae quater mille,

--• '

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[447111 monas/ero del Salva/ore59

« trecentae tredecim » ( i). Nel medesimo sínodo icastelli soggetti a San Salvatore seno enumerati nelseguente ordine: « En abbatia S. Salvatoris Maioris:• Longone, Vaccaritia, Pratoianne, S. Silvester, Po-• dium Vittianum, Ars Vittiana, Varcus, Vallis Cupula,• Capradoxum, Offedium, Concervianum, Castrum S.• Martini, Arx Raineria, Censuaria, Porcilianum, Ma-• gui Lar, Nespolum, Ospaniscus, l7lumata et Subur-• bium Reatinum » (a) . Peró di tante ricchezze oggiSan Salvatore non ha piñ nuUa; i paesi che altra voltale erano soggetti (a), povéri, quasi abbandonati fra imonti, destano un' impressione ?lí disgusto e di pena,e 1' antica battedrale della badia é tutta deturpata equasi chiusa al culto. Dell' altare maggiore vagamentéadorno, del coro e della cattedra marmorea dell' abbatein fondo al!' abside, nicordati anche da] Marocco (a),non esiste quasi piñ nulla; le preziose reliquie e lesuppellettili sacre seno andate disperse da lunghi aun¡,• l'anchivio (che pera non niguarda altro che la diocesi• comincia solo col secolo XV) & stato incorporatocon quello fárfense, nella Curia véscovile di PoggioMirteto. Si eriggono in Italia tanti tempi e monasteninuovi; perché non viene a nessuno il pensiero di nisu-scitare 1' antica tradizione storica del monte Letenano,

( x ) Op . Cit. pp. 1059, 1067.(2) Op. ch. PP . 375-77() It primo amembramento della badia segul sotto Bene-

detto XIV a suggerirnento del commend. card. Passionei, quandogil successe Federico Lante. La bolla pontificia colla qua¡¡ sirestituisce ai vescovi la giurisdizione detje chiese non cornpreseoc] territorio abbaziale é del 1747 (cf. Memorie per servire al/tisioria della vi/a del ca-d. Do;nenico J'assionei, Roma, MDCCLX1I,P). 214-16). -

() G. MAnocco, Monurnenti della Sido pontificio. Sabinae suc niemorie, tomo III, pp. 57-91.

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óo 1. Scltuster [448]

restituendo alla Sabina ji monastero di San SaivatorMaggiore, nuevo focolare d' ideali reiigiosi fra ji popoloe centro di progresso e di civilt& (t)?

APPENDICE 1

11 preposito e 1] priore di San Salvatore informanoil card. ligo d' Ostia intorno ai rispettivi diritti, giustala cansuetudine del monastero (2) (100-1058).

Snoctissimo in Christo fratri et domino reverendo UgoniDei gratia 1-Jostiensi et Velletrensi episcopo -prepositus etprior Saucti Salvatoris... [com]mendacioneni el debitam ¡u orn-nibus Ñverentiarn. Sanctitatis vestrae litteras, ea qua deb[uimusdevotione susc]epimus et earum terlorein metfloriae commendan-tes, statum praepositurae et prioratus secunduin consuetudinem[monasterii nostri] magnitudini vestrae ducinius intimanduni. Inchoro namque abbas in dextro latere ma[net prinius]: prepositusvero manet in sinistro latere prinius. Si autem abbas fucrit in

(i) Mi é caro di professare qui la mis piCa viva riconoscenzaal venerando vescovo di Poggio Mirteto, mons. Bartolomeoarcivesc. Mirra, abhate di San Salvator Maggiore, per la squi-sita cortesia colla quale ha favorito questi miei studi. Un affet-tuoso grazie di cuore vada pure alta distinta famiglia Vagli diLongone, iii casa della quale ha trovato nobile ospitalitá e ognipiú gentile cura per rendere proflcua e dilettevole la mia visitaa S. Salvatore.

(2) Cf. Kuia, Urkundeu zur Gese/ziclile von Faifa iv XI!Jo/:rhundcrl in Que/len ¡md Forsc/iuvgen, IX, H. i, pp. 170-134.La pagina del ms. (Eton.-Colleg. 124) donde 1 autore ha trattoit documento in questione é assai deteriorata, ondeegli ha do--vuto supplire aite lacune del testo, non riuscendovi senipre feli-cemente. La lettera é assai importante per la storia della badia,onde ¡ni sono risoluto a ripublicarla, correggendo talorail Kehrlá dove bo potuto giovarmi delle diverse raccolte di « Consue-c tudines Monasticae » a cui j I testo si riferisce.

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[]Ji monas/ero del Salva/ore6t

choro, ipse [cantat .xir.j Iect[ionem] et prepositus .VII[L) lect[io-nem et] .xii'. (i) r[esponsorium]. Si vero fuerit absens, praepo-sítus dicit .v'''. r[esponsorium et xii. lectionem et prior .viu.} Iec-[tionem] et xii [responsorium]. Si enim abbas non dicit nullam,ipsius est officiuni in quatuor cappis in tertio [... Responsorioportare incoensurn si vero non] focrit presens, ofl9cium est pre-positi sicut abbatis. Jo Capitulo abbas in medio, prior [a smi-stro] benedictiones, absolutiones et [poenítentias illo absente -pronunciet prepositus]. Si vero [fuerit autem abbas in] medio,prepositus a dextro, prior [a sinistro]. In solernpnitatibus abbasponit cappa (2) ¡u dextro latere, et prepositus [a sinistro]. Sivero ab.sens fuerit abbas, prepositus ponit a dextro, prior a si-nistio latere. Ablutionein namque pedum fratrum guam paupe-ruin abbas ab uno latere, prepositus ab alio faciunt. Absentevero abbate, prepositus ab uno et prior ab litio. Si abbas fueritpresens, prepositus est secundus ab eo, illo vero absente, pre-positus retinet () adininistrationern tam in teniporalibus guam

• in spiritualibus; vicecomites et castallos et alia temporalia intuset extra constituencli et destituendi ¡pse solos retinet potestatem,salva iii omnibus abbatis auctoritate. In concessioiijbus ecciesia-mm abbatie prepositus eligit tarnquam patronus et prior inve-stit () tamquain episcopus. Correptiones clericorum preposituscura in spiritualibus facit. Si autem aliquis clericorumforisfecerit priori, ipse punit eum in spiritualibus. Iii refectorioautem prepositus et prior hinam accipiunt partem. Has verolineras sigilio rnonasterii nostri signatas secundum mandatumvestruni doininationi () vestre curavimus delegare (6).

***

II documento é tantd piü importante, perché

1' unico nel suo genere che ci faccia conoscere le con-

suetudini liturgiche di San Salvatore nel secolo XII,

e vale la pena che brevemente si illustri. L' uso mo-

(x) Nel cod.: « xxii ».(2) Nel cod.: « copiara(3) Nel cod. e retor o.(4) Nel cori.: « invenerit o.() Nel cori.: « dominatione.,>,(6) Cf. KimR,. Op. Cit. 182-3.

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62 1. Selsusler [450]

nastico riservava alA' abbate e alle alte dignitá mona-steriali U canto cl'alcune lezioni e d'alcuni responsorineli' Ufficio notturno. Generalmente 1' abbate cantava1' ottávo responsorio e la duodecima lezione, mentrealla seconda dignitá dopo di In¡ spettava 1' ottava lé-zione e il duodecirno responsorio. In assenza del]' ab-bate il primo posto toccava al preposito; ma sembrache appunto questo diritto venisse contestato dal prioredel Letenano, il quale solo in tal caso doveva sotten-trate a fare le parti del preposito. Anche neIl' aulacapitolare tutti gil onori e la giurisdizione in assenzadell' abbate erano attribuiti al preposito, il quale neidi festivi rivestiva la sua cappa dal lato sinistro delcoro, riservando il Jato opposto al!' abbate. Paritnentila lavanda del piedi, cosi ai monaci che ai poyen, inuso nei monasteri benedettini sin dalle prime onigini (i),veniva compiuta dali' abbate e dal preposito; ma aSan Salvatore. quasí a compensare il priore - di tantesottrazioni fatte alla sua autonit&, era stabilito che trat-tandosi di nomine a benefici vacanti le parti si sareb-bero invertite, e che il preposito avrebbe presentato icandidati, quasi fosse investito del diritto di patronato,ma che spettasse al priore di conferir loro 1' investituraecclesiastica, a siniig]ianza dei vescovi.

APPENDTCE II

Serie degli abbali di San Salvatore.

A cagione della totale dispersione dell' archivio diSan Salvatore e della mancanza assoluta d'una cronacao d' un cartario qualsiasi del monastero, sembra impos-

(i) Cf. Cohsuelud. Farf. 178, 50.

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[45 1111 monas/ero del Salva/ore63

sibile . che si possa mal sperare di ricostruire intera-mente i suoi fasti abbaziali coil' unica scorta dei docu-menti sporadici di cui disponiamo attualmente. La listache segue risulta dalle carte di cui ini nono servitopor compilare la mia monografia; ma ulterior¡ indagininei Regesti Pontifici, che por ora non ho pótuto com-piere, come avrei voluto, dovranno forse rivelarci altri -nomi d'abbati del socolo XV.

Ann. 772-75 (1).794.807.

Tra 1847-855 (?).872.1001-1017.1049.1057.1124.

221.1286.1290.1290.1306 (?).1306.1307.

Adroaldus.Usualdus.Leufo.1-Jonoratus.Anastasius.Landuinus.Pbenesius (?).Petrus.Adenulpbus.Ranutius,.'Egidius.Philippus.Petrus II.Canibius.Bonus- lohannes.

Badia impedale di San Salvator Maggiore, 1912.

ILDEFONSO SCIIUSTER.

(r) Gli anni non designano l'epoca della rispettiva acces-sione al trono abbaziale, - ma quella in cui vengono ricordatinei documenti.