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Il Vitruviano 1 Sesta Edizione—Febbraio 2017
Il Vitruviano Data: 28-02-2017 SESTA EDIZIONE
SPRECO ALIMENTARE Una settimana a Norwich
Intervista alla preside
Andrea Folci - 5AS
Quante volte da bambini i nostri genitori vedendoci esitanti davanti a un piatto di verdure
o minestra ci hanno ripetuto: “non possiamo buttarlo via, pensa ai bambini in Africa che
non hanno niente da mangiare”.
A questo punto sorgeva spontaneo un dubbio che forse non avevamo il coraggio di espri-
mere: “ma al bambino in Africa che io mangi o non mangi il piatto di minestra non cam-
bia niente, che finisca nel mio stomaco o in pattumiera lui rimane comunque senza”.
Di certo il gesto del solo singolo non può cambiare la situazione, ma se l’impegno fosse
comunitario i miglioramenti non sarebbero irraggiungibili. Come possiamo notare però,
la comunità è composta dai singoli quindi per giungere a dei risultati lo sforzo primario
nell’acquistare e cucinare solo ciò che si è certi di consumare deve provenire dal singolo
cittadino.
Ma lo spreco di cibo non è solo un fenomeno casalingo: buona parte dei rifiuti alimentari
provengono da supermercati, ristoranti, mense e addirittura aziende agricole.
Un giorno, sono andata in un supermercato a chiedere del cibo in via di scadenza (quindi
non più vendibile) per un’associazione umanitaria. Quando sono entrata nei magazzini
del centro commerciale uno scenario spaventoso si è aperto alla mia vista: un gigantesco
container rosso pieno zeppo di alimenti di ogni tipo: pasta, latticini, carne, verdura, frutta
alcuni dei quali non sembravano nemmeno in cattivo stato.
[Continua a pagina 3]
Nella settimana tra il 2 e il 9
marzo la Preside si assenterà
dalla scuola per partecipare a
un’iniziativa di formazione per
presidi all’università di Norwich
nel Regno Unito, legata al pro-
getto Erasmus+.
Noi de IL VITRUVIANO siamo andati a chiederle di cosa
si trattasse.
Buongiorno Preside, abbiamo
saputo che parteciperà ad un'i-
niziativa di formazione a Nor-
wich legata ai progetti Erasmus,
ci vuole un attimo spiegare cosa
sono questi progetti?
Il progetto Erasmus+ è un'inizia-
tiva in cui ci ha coinvolto l'uffi-
cio scolastico territoriale di
Monza e Brianza che da tempo
opera per lo sviluppo della cul-
tura europea nelle scuole.
I progetti Erasmus partono co-
me progetti educativi per coin-
volgere i ragazzi nella politica
comunitaria europea, sia alle
superiori con questa tipologia di
progetti, sia all'università dove si
traduce anche nella possibilità
di studio e formazione accade-
mica all'estero.
[Continua a pagina 9]
INTERVISTA AL
PROF. GIBELLATO
A PAGINA 10
Ricordare è importante. In occasione della Giornata della Memoria, a partire dal 2005, nelle scuole di tutta
Italia sono state organizzate iniziative di vario genere, ma avranno sortito l’effetto sperato?
Il “Leonardo da Vinci” ha centrato l’obbiettivo. Questo istituto superiore nel cuore della Brianza ha propo-
sto ad una parte dei suoi studenti una toccante rappresentazione teatrale per rendere partecipi i ragazzi nel
giorno di questa importante ricorrenza.
Il tema principale dello spettacolo fu anche uno dei maggiori punti di forza del regime nazista: l’arma della
parola, la propaganda. In quegli anni ad occuparsene fu Joseph Goebbels, uno dei più […]
[Continua a pagina 14]
GIORNATA DELLA MEMORIA Tempo perso o efficace rievocazione storica?
Alice Viganò - 4AS
Luca Sanvito - 2BS
Un superfluo che non ci si può permettere
1 febbraio: gli alunni del “Da Vinci” partecipano alla rappresentazione teatrale “Dr. Goebbels, propaganda ministerium”
Il Vitruviano 2 Sesta Edizione—Febbraio 2017
INDICE SPRECO ALIMENTARE (Viganò 4AS)
CERN (Villa 5AS)
VIDEOGIOCHI (Sanvito 2BS)
SERATE DI CINEMA (Scotti 4AS)
INTERVISTA ALLA PRESIDE (Folci 5AS)
INTERVISTA AL PROF. GIBELLATO (Franzese 4AS|Buratti 3TE)
LA MONTAGNA (Nemanja Kurucev 1B)
GIORNATA DELLA MEMORIA (Sanvito 2BS)
INFORMAZIONE E SOCIAL MEDIA (Nespoli 3TE)
ENGLISH SECTION (Rodella 5AS)
RUBRICA TECNOLOGICA (Galimberti 5AS)
CRUCIVERBA (Riboldi 5AS)
PAG. 3
PAG. 6
PAG. 7
PAG. 8
PAG.9
PAG.10
PAG.13
PAG.14
PAG.15
PAG.16
PAG.18
PAG.20
Il Vitruviano 3 Sesta Edizione—Febbraio 2017
SPRECO ALIMENTARE
Di ALICE VIGANÒ - 4AS
Quante volte da bambini i nostri geni-
tori vedendoci esitanti davanti a un
piatto di verdure o minestra ci hanno
ripetuto: “non possiamo buttarlo via,
pensa ai bambini in Africa che non
hanno niente da mangiare”.
A questo punto sorgeva spontaneo un
dubbio che forse non avevamo il co-
raggio di esprimere: “ma al bambino in
Africa che io mangi o non mangi il
piatto di minestra non cambia niente,
che finisca nel mio stomaco o in pattu-
miera lui rimane comunque senza”.
Di certo il gesto del solo singolo non
può cambiare la situazione ma se l’im-
pegno fosse comunitario i migliora-
menti non sarebbero irraggiungibili.
Come possiamo notare però, la comu-
nità è composta dai singoli quindi per
giungere a dei risultati lo sforzo prima-
rio nell’acquistare e cucinare solo ciò
che si è certi di consumare deve prove-
nire dal singolo cittadino.
Ma lo spreco di cibo non è solo un fe-
nomeno casalingo: buona parte dei ri-
fiuti alimentari provengono da super-
mercati, ristoranti, mense e addirittura
aziende agricole.
Un giorno, sono andata in un super-
mercato a chiedere del cibo in via di
scadenza (quindi non più vendibile)
per un’associazione umanitaria. Quan-
do sono entrata nei magazzini del cen-
tro commerciale uno scenario spaven-
toso si è aperto alla mia vista: un gigan-
tesco container rosso pieno zeppo di
alimenti di ogni tipo: pasta, latticini,
carne, verdura, frutta alcuni dei quali
non sembravano nemmeno in cattivo
stato.
Dopo aver assistito a quella scena, mi
sono resa conto di aver sempre dato
per scontato che come spreco alimen-
tare si intendesse quello casalingo; non
avrei mai immaginato che i supermer-
cati buttassero via simili quantità di ci-
bo.
Ancora più sconcertante, scopro che
non sono gli unici due modi in cui è
possibile sperperare cibo, è proprio
così: “le vie dello spreco sono infinite”.
Esiste infatti una categoria di sprechi
chiamata Food Loss, questa compren-
de le perdite che avvengono in fase di
semina, coltivazione, raccolto, tratta-
mento, conservazione e prima trasfor-
mazione agricola, ovvero tutte le fasi
antecedenti alla distribuzione nei mer-
cati.
Molti ortaggi infatti non vengono nem-
meno portati nei supermercati, perché
considerati esteticamente “brutti”.
Ciò la dice lunga sulla nostra mentalità,
in cui il pregiudizio estetico non si fer-
ma alle persone, ma si estende addirit-
tura al cibo, i cui unici giudici dovreb-
bero essere gusto e buonsenso.
Troppo abituati a giudicare l’apparen-
za, siamo forse diventati ciechi nei con-
fronti della sostanza.
Un superfluo che non ci si può permettere
Il Vitruviano 4 Sesta Edizione—Febbraio 2017
Quest’estate mi è capitato di andare a
lavorare per una settimana in Puglia a
raccogliere uva. Molti dei grappoli ve-
nivano lasciati sulla vite, perché a causa
degli acini troppo piccoli non avrebbe-
ro avuto nessun valore commerciale,
ovvero non sarebbero stati acquistati.
Le persone avrebbero diffidato nei
confronti di acini troppo piccoli, anche
se la sostanza sarebbe stata la stessa.
E’ quindi solo una piccola parte del
prodotto che viene proposta alla vendi-
ta.
Per non parlare delle occasioni in cui il
raccolto viene appositamente distrutto,
in modo da mantenere i prezzi di mer-
cato alti.
Ma veniamo ai dati: la FAO calcola
che ogni anno si sprechino 1,3 miliardi
di tonnellate di cibo, pari a 1/3 della
produzione globale.
Il solo spreco di cibo in Italia ha un va-
lore economico che si aggira intorno ai
13 miliardi di euro all’anno.
Tra casa, scuola e ristorante, ogni ita-
liano spreca 1.600 euro all’anno (cioè
il 27%) della spesa alimentare annua
pro capite, pari a 5.724 euro. (http://
foodrightnow.it/spreco-di-cibo)
Per non parlare dello smaltimento dei
rifiuti, anche quello un costo economi-
co che grava sulle tasse quotidiane.
Finalmente il 2 agosto 2016 sono state
approvate dal Senato le "Disposizioni
concernenti la donazione e la distribu-
zione di prodotti alimentari e farma-
ceutici a fini di solidarietà sociale e per
la limitazione degli sprechi" detta legge
antisprechi a soli sei mesi di distanza
dall'esempio francese. La legge italiana
punta di più sulla incentivazione e
semplificazione burocratica piuttosto
che sulla penalizzazione.
Non dimentichiamo però che 1/3 del-
lo spreco totale avviene nelle nostre ca-
se, e tutto il cibo che buttiamo nella
spazzatura sarebbe potuto essere dona-
to a chi ne ha più bisogno di noi, an-
che grazie a questa nuova legge.
SPRECO ALIMENTARE
Di ALICE VIGANÒ - 4AS
Un superfluo che non ci si può permettere
Il Vitruviano 5 Sesta Edizione—Febbraio 2017
CHE COSA POSSO FARE:
Fai la lista della spesa e compra solo quanto necessario
Compra se possibile da produttori locali o prodotti di agricoltura biologica
Scegli prodotti di stagione
Usa meno trasformati e più ingredienti
Impara a cucinare con quello che c’è, usando avanzi e scarti, ricicla i rifiuti
organici (chi può faccia il compost)
Non fare lo schizzinoso: se c’è una macchia sulla frutta non vuol dire che
sia cattiva!
Fai attenzione alle date di scadenza, e consuma prima quel che va a male
prima.
Non servire porzioni eccessive!
Approfondisci e diffondi le tue conoscenze sulla malnutrizione e spreco
nel mondo. Per questo consiglio di visitare i siti foodrightnow.it e
slowfood.it
SPRECO ALIMENTARE
Di ALICE VIGANÒ - 4AS
Un superfluo che non ci si può permettere
Il Vitruviano 6 Sesta Edizione—Febbraio 2017
Il Consiglio Europeo per la Ricerca Nuclea-
re, meglio conosciuto come CERN, è una
realtà scientifica nota dalla maggior parte
dell'opinione pubblica, ma in pochi sanno
veramente di cosa si tratta.
Alcuni studenti di diverse classi quarte e
quinte si sono recati in viaggio di istruzione
a Meyrin, comune svizzero vicino a Gine-
vra, dove il CERN ha sede. Molti conosce-
ranno anche meglio di me la portata scienti-
fica che i 7 acceleratori di particelle lì pre-
senti hanno, grazie ai quali molteplici sco-
perte di calibro storico sono state portate a
termine. Oggi però non parleremo del
CERN da un punto di vista prettamente
scientifico.
Il complesso di laboratori è molto ampio,
tant'è che noi ci siamo spostati con l'autobus
all'interno della struttura. Coerentemente le
persone che ci vivono per lavoro o come
studenti universitari, sono diverse migliaia.
Noi abbiamo avuto l'occasione di conoscere
alcuni di loro, tra cui un fisico palestinese
che ci ha fatto da guida, ovviamente molto
preparato, ma anche simpatico. Ma ciò che
più mi ha colpito è avvenuto quando è arri-
vato il momento di pranzare. Abbiamo
comprato del cibo self-service ad una delle
mense della struttura e lì sono rimasto ester-
refatto.
Ciò che mi ha lasciato a bocca aperta è stato
il modo in cui il melting pot di individui pre-
senti si relazionavano tra di loro, persone di
ogni etnia, sesso o religione, che si parlava-
no tendenzialmente in inglese. Mi sono tro-
vato di fronte un incredibile mix di menti
umane, che nonostante le esteriori differen-
ze, connotate soprattutto nella lingua o
nell'accento con cui parlavano inglese, for-
mavano un'identità condivisa, un'identità di
“cittadini del mondo”.
Perché forse uno si sarebbe aspettato un ta-
volo di giapponesi, un tavolo di americani,
un tavolo di italiani, invece io mi sono trova-
to di fronte a una comunità di persone che
non aveva confini di alcun genere al suo in-
terno. Mi sono trovato davanti ad un gruppo
formato da uomini e donne perfettamente a
loro agio in quello che stavano facendo, si
respirava un aria viva, sintomo di un luogo
dove si sta bene.
Un insieme di persone con un fine comune,
il progresso scientifico, certo che avrà anche
risvolti economici, ma un progresso a favore
dell'intera umanità, non a vantaggio di un
gruppo, ma a vantaggio degli esseri umani.
Troppo spesso ci dimentichiamo che vivia-
mo tutti insieme su un unico pianeta e indi-
pendentemente da etnia, sesso o religione,
siamo tutti legati ad una sorte comune. Al
CERN mi sono trovato di fronte per la pri-
ma volta in vita mia ad un gruppo unito che
pare aver capito questo concetto. E' bene
quindi ricordare certamente tutti i progressi
scientifici che il più grande laboratorio di
fisica delle particelle del mondo ha conse-
guito; tuttavia, non bisogna dimenticare mai
che dietro grandi risultati c'è sempre una ba-
se importante, anche (e soprattutto) dal pun-
to di vista umano. La comunità che il
CERN è riuscito a creare dovrebbe essere
un esempio per tutte le popolazioni del
mondo, ma soprattutto per tutti quei leader
politici e quei governi che predicano il mes-
saggio opposto, pensando di poter ottenere
il benessere dei cittadini di un singolo stato
a discapito di coloro che sono apparente-
mente diversi.
Siamo tutti cittadini di un unico stato, il pianeta terra.
CERN
Di GABRIELE VILLA - 5AS
Non solo una questione di scienza
Il Vitruviano 7 Sesta Edizione—Febbraio 2017
I videogiochi ci risucchiano in un mondo virtuale per qualche ora facendoci divertire ed
anche emozionare ma sarà veramente tutto oro quel che luccica?
Genova: Ragazzina cade in trance dopo intensa attività di gioco.
Pisa: Ragazzo colto da crisi epilettica in seguito a ore di Wrestling per PS4.
Louisiana: Trentenne muore sbattendo la testa su di un tavolino a causa di un collasso
avvenuto mentre utilizzava il suo Nintendo 64.
VIDEOGIOCHI
Di LUCA SANVITO - 2BS
Analisi del loro lato oscuro
Quelli citati in precedenza sono fatti
realmente accaduti.
Non si può sapere con certezza se
tutti questi avvenimenti siano legati al
mondo dei videogames, ma numero-
si studiosi si sono messi all’opera per
dare delle risposte in merito.
Molteplici sono i casi analizzati.
Divergenti le conclusioni.
Molti affermano che il gioco prolun-
gato possa creare disturbi a livello ce-
rebrale. Epilessia fotosensibile, vio-
lenza e dipendenza sono solo alcuni
dei tanti casi registrati durante i test.
Tutto ciò è stato però verificato in
casi in cui si è fatto un eccessivo uti-
lizzo di giochi elettronici soprattutto
di carattere violento.
Questi, oltre ad incrementare l’ag-
gressività dell’individuo per il loro
contenuto spesso sadico, contengo-
no il maggior numero di impulsi visi-
vi che a lungo andare possono creare
anche gravi danni psicologici.
Le controindicazioni, in ogni caso,
riguardano per lo più i bambini e ra-
gazzini fino ai 12 anni di età.
Il loro cervello è ancora in fase di
sviluppo e, di conseguenza, sono più
soggetti a effetti collaterali quali man-
canza di empatia, sovrappeso ed an-
che difetti della vista e dell’apprendi-
mento.
Anche i più cresciutelli, però, do-
vrebbero fare attenzione all’uso
spropositato di pc e console; i casi di
disturbi psicologici sono sì meno fre-
quenti, ma si possono comunque
manifestare in seguito ad un utilizzo
scorretto delle piattaforme di gioco.
Questa analisi, comunque, non vuo-
le demonizzare il mondo videoludi-
co o allontanare gli appassionati dal
loro divertimento quotidiano, ma,
forse, dopo essere venuti a cono-
scenza di questi fatti, presterete un
po’ più di attenzione a vostra madre
nel momento in cui vi dirà:
“non è forse ora di smettere di giocare?!?!”.
Il Vitruviano 8 Sesta Edizione—Febbraio 2017
SERATE DI CINEMA IL PUBBLICO VUOLE VEDERE SEMPRE GLI STESSI FILM: BISOGNA DELUDERLO, SENNÒ NON
SI FAREBBE NULLA DI INTERESSANTE NELL’ARTE. (Woody Allen)
Di PIETRO SCOTTI - 4AS
Jackie USA, Cile, Francia, di Pablo Larrain, con Natalie Portman, Peter
Sarsgaard.
La protagonista è Jac-
queline Kennedy,
moglie di J.F. Kenne-
dy quando era presi-
dente. Il filo condut-
tore è un’intervista
alla donna, che per-
mette di raccontare,
attraverso vari flash-
back, non sempre in
ordine cronologico,
la sua vita da first lady
e quella successiva
all’assassinio del ma-
rito, a cui vuole a tutti
i costi organizzare
una parata funeraria.
Due sono le figure centrali della storia: la prima è lei
Jackie, protagonista onnipresente sullo schermo
(praticamente non c’è nessuna scena in cui lei non ci
sia), spessissimo in primo piano, come gli altri perso-
naggi. Viene rappresentata la sua immagine pubblica
così come la sua immagine personale, il suo intimo.
Nelle scene dell’intervista le inquadrature sono fisse e
statiche, i flashback sono fatti con telecamera a mano
che si sposta di continuo, segno forse di una confusio-
ne nelle memorie della ex first lady, o magari un modo
per rendere il film più simile ad un documentario, per
rendere meglio l’idea del contesto storico.
L’altro personaggio è il presidente Kennedy, che sua
moglie tenta di glorificare come, del resto, fa il film. È
un personaggi quasi mitico, lo spettatore non lo vede
mai, tranne brevemente verso la fine del film, eppure
lo si continua a nominare, la sua presenza c’è sempre
ed è attorno a lui che ruota il film, inclusa la protagoni-
sta. È un film americano, su un mito americano, per gli
americani, qundi forse bisognerebbe almeno sapere
qualcosa su Kennedy prima di vederlo (non è stato il
mio caso).
La tartaruga rossa Francia, Belgio e Giappone, di Michael Dudok de Wit.
Un uomo naufraga su
un’isola. Tenta di an-
darsene via mare, ma
viene sempre ostaco-
lato da una grossa
tartaruga rossa. In
seguito la tartaruga
verrà sconfitta, sull’i-
sola arriverà una don-
na e, in seguito, un
figlio.
Il film è una collabo-
razione tra paesi, e
forse anche per que-
sto non contiene dia-
loghi.
Per tutto il film prevale il rapporto dell’uomo con la
natura, prima uno scontro, poi conciliazione.
Il naufragio e gli eventi sull’isola servono da scusa per
raccontare una parabola sulla vita umana, prima per il
padre e poi per il figlio, entrambi devono compiere
scelte, devono sopravvivere, fino al momento in cui si
deve compiere la decisione cruciale: andare o restare?
È un film calmo, ma per niente noioso, le scene mo-
strano quanto sia la natura che l’uomo possano essere
crudeli, come lo spietato “omicidio” della tartaruga, ma
anche amorevoli.
Al cinema dal 27 Marzo.
Dopo averli visti spesso mi chiedo: qualcuno guarderà mai questi film?
Il Vitruviano 9 Sesta Edizione—Febbraio 2017
UNA SETTIMANA A NORWICH:
INTERVISTA ALLA PRESIDE Di ANDREA FOLCI - 5AS
Buongiorno Preside, abbiamo saputo che parteciperà ad
un'iniziativa di formazione a Norwich legata ai progetti
Erasmus, ci vuole un attimo spiegare cosa sono questi
progetti?
Il progetto Erasmus+ è un'iniziativa in cui ci ha coinvol-
to l'ufficio scolastico territoriale di Monza e Brianza che
da tempo opera per lo sviluppo della cultura europea
nelle scuole.
I progetti Erasmus partono come progetti educativi per
coinvolgere i ragazzi nella politica comunitaria europea,
sia alle superiori con questa tipologia di progetti, sia
all'università dove si traduce anche nella possibilità di
studio e formazione accademica all'estero.
Quali sono i progetti dedicati alle scuole superiori?
Ci sono tutta una serie di progetti nella logica della
"Life for Learning", dove qualsiasi soggetto può essere
oggetto di formazione. Negli ultimi decenni molti pro-
fessori hanno partecipato a questi progetti, alcuni ri-
guardanti la lingua, ed altri riguardanti particolari meto-
di di formazione.
In cosa consiste questo progetto in particolare?
Questo progetto è offerto ai presidi, circa una decina e
si svolge a Norwich vicino a Cambridge dove da tempo
si trova una delle università più avanzate per la ricerca
alla tecnologia legata alla didattica.
Per una settimana saremo ospiti dell'università per fare
attività di visita e formazione nelle scuole di ogni ordine
e grado per interrogarci sull'efficacia delle tecnologie
sulla formazione degli studenti.
Quali saranno poi le ricadute a livello tecnologico sull'istitu-
to?
Questa formazione sarà utile all'istituto per capire quali
siano le tecnologie su cui investire maggiormente. Cer-
to non significa trasformare la scuola in un "laboratorio"
di nuove tecnologie, sia a livello di apparati meccanici
per l'Istituto Tecnico per cui siamo ben consci di non
poter competere per strumentazione con le aziende del
territorio (e per questo a maggior ragione dobbiamo
essere capaci di scegliere con attenzione gli investimenti
in modo tale che questo sia mirato più alla facilitazione
all'apprendimento che non all'efficacia produttiva), sia a
livello di nuove tecnologie informatiche, dove agli inve-
stimenti per le nuove LIM e per i nuovi computer re-
centemente acquistati si aggiunge il miglioramento degli
apparati di rete con il passaggio alla fibra ottica.
Mentre invece a livello didattico?
Buona domanda, perchè non è la LIM da sola che de-
termina il processo di apprendimento, ci deve essere
anche un grande lavoro di formazione per capire come
trasformare gli Smartphone che da qualche anno sono
in possesso di tutti gli studenti da uno strumento di di-
strazione a qualcosa che migliori la didattica. In alcune
scuole si è deciso invece di risolvere il problema alla
radice impedendo l'utilizzo del dispositivo. è questa la
soluzione? Parliamone.
Noi siamo diventati uno snodo formativo a livello terri-
toriale, ovvero promuoviamo corsi di formazione ai
docenti del territorio per appunto affrontare questa sfi-
da. Di certo anche da parte dei professori deve esserci
un impegno nello studio di queste nuove tecnologie.
Un ultima riflessione sulla settimana che passerà a Nor-
wich?
Spero che da questa settimana possa permettere a me
di sviluppare criteri di selezione e di priorità, e spero
poi io stessa di poter promuovere ai professori una di-
dattica che sia si innovativa ma anche efficace come la
tradizione della scuola europea e italiana sono da anni
anche senza l'aiuto delle tecnologie.
Spero che da questa iniziativa il singolo studente del
Leonardo da Vinci possa avere a disposizione degli
strumenti e una didattica che gli consenta di avere una
formazione migliore.
Perfetto, l'intervista è finita. Grazie della disponibilità.
Grazie a te!
Nella settimana tra il 2 e il 9 marzo la Preside si assenterà dalla scuola per partecipare a un’iniziativa di formazione per presidi all’uni-
versità di Norwich nel Regno Unito, legata al progetto Erasmus+.
Noi de IL VITRUVIANO siamo andati a chiederle di cosa si trattasse.
Il Vitruviano 10 Sesta Edizione—Febbraio 2017
INTERVISTA AL PROF GIBELLATO
Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE
Buongiorno prof, grazie per aver accettato di fare l’intervista.
Grazie a voi per l’opportunità.
Allora, iniziamo con la prima domanda: che cosa l’ha spinta
a fare l’insegnante?
L’esperienza di amicizia che a scuola avevo condiviso mi ha
sempre portato a sentire il dialogo come una forma di realiz-
zazione di me, come una possibilità di creare rapporti con
chi avevo vicino, e ad un certo punto si è fatta larga l’ipotesi
che io potessi introdurmi nel luogo che per eccellenza è l’e-
sperienza del dialogo, ovvero la scuola. Tutti me lo sconsi-
gliavano dicendomi che avrei fatto fatica senza nemmeno
trovare lavoro, e in mezzo a queste difficoltà ho creduto in-
vece nella possibilità di insegnare.
Da quanto tempo insegna in questa scuola?
Purtroppo mi hanno chiamato “il decano” o “il veterano”.
Insegno in questa scuola dal 1979 e penso di aver acquisito
un numero di anni abbastanza considerevole.
Come organizza la sua lezione dopo aver varcato la porta di
una classe? Per prima cosa guardo in faccia i miei ragazzi, perché reli-
gione si gioca molto anche su una capacità attrattiva che
nell’istante si consuma. Più che un programma io considero
di avere un “canovaccio” di argomenti che penso di attuare
classe per classe. Si gioca tutto anche sull’interesse che avvie-
ne nell’istante.
Dopo aver guardato in faccia i miei ragazzi, quindi dopo che
si sia sentito il clima, pongo l’argomento. Una volta posto
l’argomento mi aiuto con il tono, immagini e citazioni per
fargli prendere sviluppo.
Cos’è secondo lei la passione per l’insegnamento?
E’ la comunicazione di sé e la continua ricerca di qualcosa
di più. La passione per l’insegnamento si giustifica come
comunicazione di una personale conoscenza mai finita ma
sempre disposta ad arricchirsi degli infiniti spunti che offre
la realtà, soprattutto la realtà dei ragazzi. Le loro parole e le
loro osservazioni sono sempre uno spunto davvero interes-
sante per arricchire il percorso conoscitivo personale.
Quali sono i ricordi più profondi che tutt’ora si porta den-
tro?
Avevo intenzione di scrivermi alcune memorie. I miei ricor-
di legati a questa scuola sono moltissimi, alcuni fanno riferi-
mento a determinate lezioni che feci ed altri a gite scolasti-
che.
Qual è stata la miglior gita scolastica di cui si è occupato fi-
nora?
Difficile fare una graduatoria, mi viene in mente un’uscita
didattica a Roma che feci con una terza che aveva il tono
dell’avversione dei contenuti che proponevo.
Con loro ho sempre avuto un simpatico ma anche duro con-
fronto, poi la situazione si sviluppò e decidemmo di fare
questa gita.
In questo periodo accaddero diverse cose, l’ultima sera ce-
nammo vicino alla fontana di Trevi e i ragazzi mi offrirono
la cena, mangiammo pepata di cozze e spaghetti alle vongo-
le. Quando finimmo di consumare arrivarono nel tavolino
infondo tre belle ragazze inglesi, fu un attimo in cui tutti si
alzarono per andare da loro. Ad un certo punto mi chiama-
rono e me le presentarono dicendogli: “He’s a religion teacher”.
Una di loro non era convinta che io fossi un insegnante di
religione e in qualche modo glielo dovetti giustificare. Nel
frattempo tra le voci più assurde i miei ragazzi proponevano
di fare delle cose notturne con loro, e a mio avviso si espri-
mevano con degli appellativi che erano veramente offensivi
nei confronti di quelle ragazze, finché una delle tre se ne
uscì con: “se volete io parlo italiano”.
Si intavolò dunque una discussione in cui parlarono degli
italiani che appunto credono nell’amore raffigurandola quasi
come una stupidaggine e definendoci come dei “creduloni”.
Il ragazzo più scorbutico mi disse: “ma come fanno queste a non credere nell’amore?”, ed io gli risposi “vedi un po’ tu di fare qualcosa”.
Fu una discussione molto appassionata, trattò diversi argo-
menti e tra una parte di pensiero e l’altra c’era contrasto.
Alle 12:30 il proprietario del ristorante ci fece uscire. Prima
di andare a dormire uno dei miei ragazzi mi disse: “le confi-do che ho preferito parlare di certi argomenti con queste ragazze che se neanche me le fossi fatte…”. Fu un insegna-
mento interessante perché capii una frase che disse Socrate
quando era circondato dai suoi discepoli: “non è forse vero che quando parliamo della verità ci dimentichiamo perfino delle donne?”.
Questa per me fu una testimonianza interessante che dimo-
stra quanto l’appassionata ricerca della verità possa essere
superiore all’Eros, e che non ci sia desiderio più profondo
di questa ricerca.
Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al
Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.
Il Vitruviano 11 Sesta Edizione—Febbraio 2017
INTERVISTA AL PROF GIBELLATO
Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE
Qual è il suo primo pensiero quando si alza alla mattina e l’ultimo
prima di andare a dormire?
Mi è più facile rispondere alla prima parte della domanda, mi è
capitato di sentire qualche anno fa di sentire la mia quarta figlia
che si alzava la mattina e canticchiava per istinto naturale, mentre
gli altri (che avevano anni maggiori) avevano un’espressione un po’
spenta e svogliata. Quindi mi è venuto da pensare: “perché l’ulti-
ma invece canticchia? Quella ha il cuore allegro, e mi sta insegnan-
do che io dovrei avere il cuore allegro tutte le mattine”. Così mi
sono fatto un punto di coscienza e mi sono detto: “forse ogni mat-
tina, al di là di tutti i problemi che dovrò affrontare, non vorrei
mai svegliarmi”. Ma la sveglia suona, e a me verrebbe da fare quel-
lo che fece Violetta Parra (cantante cilena che morì in un campo
di concentramento sotto alla dittatura di Pinochet) nella sua ultima
canzone, ovvero “dire grazie alla vita”. La sera invece si chiude con
un pensiero più stanco ed affaticato per la giornata trascorsa, ed io
non voglio andare a dormire senza prima aver ripercorso qualcosa
della giornata. La mia notte si apre con tante domande, ogni tanto
mi viene da dire: “chissà se avrò azzeccato tutto quello che ho
fatto”. Come può capitarmi di avere dei rimorsi in proposito mi
capita anche di avere dei pensieri felici, e anche a fine giornata mi
scappa un grazie.
Qual è il suo motto nella vita di tutti i giorni?
Vivere intensamente l’istante, senza dimenticare il destino finale
verso cui siamo tutti incamminati. Per cui guardare con simpatia e
con attenzione tutto quello che mi capita di vivere, cercare di non
scivolare come l’acqua sui sassi del fiume ma cercare di guardare
con positività tutto quello che mi accade veramente. La vita nel
bene o nel male offre grandi possibilità. Confido nella vita!
Cosa vuol dire per lei essere un buon insegnante?
Un buon insegnante, io credo che debba avere una naturale, direi
predisposizione all’incontro, al dialogo. Non c’è cultura, non c’è
possibilità di conoscere, soprattutto nella fase giovanile, se non vi è
una capacità di rapporto. In una fase più matura della vita, si può
ascoltare chi ne sa di più e imparare; in una fase preliminare della
vita è importante la modalità del rapporto, è importante l’approc-
cio. Ovviamente poi il bagaglio conoscitivo è fondamentale, però
anzitutto serve una buona disposizione all’incontro, all’apertura,
che faciliteranno il fatto di trovare le parole, gli esempi, i modi in
cui certi contenuti possono essere veicolati. Non c’è cultura senza
dialogo.
Che rapporto ha con gli studenti?
Un rapporto di necessità. Io sento necessario il rapporto con gli
studenti. La giornata a scuola non è bella se non accade un rap-
porto con gli studenti. Quindi è nella mia natura cercare e avere
dei rapporti. Come ho già detto prima, la cultura è dialogo, la cul-
tura è rapporto. Anche perché in un dialogo avvengono scoperte,
in un confronto c’è un avanzamento. Il rapporto direi che certe
volte è un rapporto drammatico, non nel senso negativo che la
parola può suggerire, ma è un rapporto che mette in azione, dal
significato etimologico della parola dramma, cioè azione. E’ un
rapporto che vive di alti e di bassi, che vive di simpatie, talvolta
anche di confronti non sempre facili, ma per quanto possibile
capace di rispettare la libertà altrui. Per cui insisto spesso a fare
domande agli studenti che ho davanti, perché possano trovare loro
delle risposte.
Quale pensa possa essere la sua vocazione?
Mi sono sentito, come dice la parola vocazione, chiamato a questo
tipo di lavoro e non ho nessun rimpianto. Penso sempre, con una
battuta, che forse il lavoro più bello del mondo per me sarebbe
stato fare l’artista, nel senso del colore e delle matite, ma quella
poi non è stata una circostanza e quindi mi sono ritrovato a fare il
secondo lavoro più bello del mondo che è quello dell’insegnante,
del ricercatore di pepite di verità.
Il gruppo di ragazzi con cui sta è molto vario, cosa permette di
tenere unito un gruppo simile?
Direi che tutta questa diversità è sostenuta dalla parola simpatia.
Nella parola simpatia c’è la parola pathos, un sentimento profon-
do della vita. Credo che con questo gruppo di persone con cui mi
accade di fare cose belle, di vivere delle circostanze belle, ci sia un
desiderio di vivere profondamente la vita. E ciascuno ha una pro-
pria profondità che sente essere vicina alla profondità dell’altro,
perché le discussioni che abbiamo avviato, i film che si sono visti,
le uscite nella natura o in città che si sono realizzate, hanno messo
in evidenza questa profondità. A legarci è una comune natura,
credo, che è la ricerca del più profondo. Vivere cercando di capire
il perché delle cose, vivendole con simpatia, sorridendo, pensan-
do, riflettendo. Credo che in questo gruppo di persone ci sia il
desiderio di non rinunciare a quell’aspetto della vita che è aver
coscienza delle cose, aver coscienza di quello che si vive, almeno
tentativamente. E mi sembra un gran bel tentativo quello che si sta
sviluppando.
Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al
Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.
Il Vitruviano 12 Sesta Edizione—Febbraio 2017
INTERVISTA AL PROF GIBELLATO
Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE
Chi sono i suoi esempi? Persone che ammira e la ispirano?
Dovrei mettere qualche poeta, o qualche cantante, un po’ il mio baga-
glio culturale. Direi che la prima volta che ho ascoltato e che ho capi-
to qualcosa ero all’oratorio e ho ascoltato un disco che ripetitivamente
un ragazzo inseriva, mentre io giocavo a biliardo con i miei amici.
Sono andato a curiosare, perché ho capito cosa diceva quella musica.
Era un brano dei Pink Floyd: “One of these days”. Avevo 13 anni, il
brano musicale monotono a un certo punto alterava il percorso della
monotonia con dei improvvisi toni che cambiavano, cambiavano il
ritmo della musica.
Poi ritornava la monotonia e poi cambiava finchè, a un certo punto, le
due bande combaciavano, si fondevano e ho pensato: “Uno di questi
giorni mi accadrà qualcosa”. Direi che i Pink floyd mi hanno intro-
dotto alla musica. Poi un ragazzo mi ha regalato “Le quattro stagioni”
di Vivaldi. Il brano dell’autunno, non so perché, mi ha catturato. Un
altro punto di riferimento è stato quando all’oratorio mi hanno fatto
leggere “lettera a una professoressa”, che dicono essere stato il libro
che ha mosso le coscienze per tanta contestazione giovanile nel ’68:
“La scuola di Barbiana”. Quel libro mi ha aperto un mondo. Poi l’in-
contro con Dante in terza superiore, soprattutto il canto degli ignavi, il
terzo canto dell’inferno. La lettura del terzo canto mi ha reso così
affascinante Dante che, nonostante la mia insegnante non fosse pro-
prio un esempio magnifico di insegnamento, l’ascoltavo. Mi aspettavo
sempre che dicesse grandi cose, poiché non arrivavano queste grandi
cose mi sono rivolto a degli amici di quinta. Dante mi ha aperto alla
grande questione della ricerca, come dice lui nel primo canto, di una
luce, di uscire da quel grande ingarbuglio della selva che è la vita. In
quinta l’incontro con Leopardi e contemporaneamente, non so per-
ché, mi era capitato di avvicinare l’”action painting”, movimento mo-
derno dell’arte americana.
L’incontro con quell’indirizzo d’arte mi ha aperto il capitolo del mio
personale interesse all’arte. Non devo negare anche l’incontro con
Don Luigi Giussani, un sacerdote che forse qualcuno conosce, il cui
pensiero e la cui esperienza per me sono state un vero incontro che
mi ha cambiato e indirizzato alla vita.
Il suo pensiero e l’esperienza che ne è derivata per me sono stati un
alimento che tuttora procede.
Come vive la scuola?
La vivo come una dimensione del mio essere. Vorrei dare, non dico
tutto me stesso, ma quanto più posso. Ero colpito da Giovanni Paolo
II che quando scendeva dall’aereo, la prima cosa che faceva era spo-
starsi dal tappeto rosso e in qualsiasi nazione faceva questo gesto stra-
no di baciare la terra. Si inginocchiava e baciava la terra, quindi mi
sono chiesto: “Ma io avrei una terra da baciare?”. E ho chiesto ai ra-
gazzi di una classe :“Ma voi avreste una terra da baciare?”. Per me,
per quello che nella mia storia è accaduto all’ITIS, questa è una terra
che bacerei. Questo è un perimetro che io guardo con simpatia. Per
me la scuola non è un posto da cui scappare, per me è un luogo desi-
derabile. Entro con desiderio, poi me ne vado a casa stanco, talvolta
arrabbiato, ma con desiderio.
Perché fa fare i temi ai suoi studenti? Hanno solo funzione didatti-
ca o c’è altro?
Qualche anno fa ho detto: “Come faccio a giudicare i miei ragaz-
zi? Dovrò pur avere anche io uno strumento di valutazione” e nei
tanti corsi di preparazione all’insegnamento mi hanno inondato di
schede e verifiche, ma guardando in faccia i miei ragazzi ho detto:
“io li giudicherò conoscendoli un po’”.
E il tema mi è sembrato una modalità, sia di raccogliere qualche
spunto, per vedere se fosse rimasta traccia degli argomenti affron-
tati, ma soprattutto una modalità di comunicazione che tanti stu-
denti hanno.
Ho trovato che i temi sono il modo con cui loro si facevano cono-
scere a me, con cui esprimevano loro stessi e dunque sono stati
per me una fonte di verifica non soltanto di loro, ma anche del
fatto che le cose affrontate insieme hanno lasciato tracce e aperto
strade e possibilità.
Ho sempre letto i temi in pubblico, ovviamente mantenendo un
doveroso anonimato.
Il tema è una possibilità di conoscersi e anche uno spunto di valu-
tazione.
Perché ha deciso di insegnare religione?
Io sono laureato in lettere a indirizzo artistico, ho un’abilitazione a
insegnamento della storia dell’arte, cosa che ho fatto per 25 anni
in un istituto privato. All’inizio della mia carriera scolastica ho
insegnato per 7 anni italiano, ma poi si è fatta strada l’idea che
forse religione era la materia che più mi appassionava.
Per cui nel 1986 decisi stabilmente di insegnare religione, portan-
do a buon frutto il mio diploma di teologia. Sono alla ricerca di
qualche bravo giovane che voglia dedicarsi all’insegnamento della
religione, ma faccio fatica a trovarlo.
Cos’ha da dire in conclusione?
In conclusione, dopo tutte queste domande, ho il cuore che mi
batte.
Spero di aver detto cose un po’ interessanti.
Una volta un studente mi ha detto:
“Capisce che mentre sta parlando mi batte il cuore? Lo dico sem-
pre a mia madre: - il professore parla sempre con una certa passio-
ne e verità-. Per questo, professore, la stimo”.
E’ stato il più bel complimento che abbia mai sentito.
Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al
Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.
Il Vitruviano 13 Sesta Edizione—Febbraio 2017
LA MONTAGNA
Di NEMANJA KURUCEV - 1B
Ci sono tanti luoghi dove l’uomo riesce a
calmarsi e rilassarsi per davvero, tante volte
sono dei luoghi dove l’aria, l’ambiente sono
molto puri e il corpo riesce a percepirne
l’essenza.
La montagna è il luogo perfetto.
Anche se tanti dicono che a loro non piace
la montagna, secondo me è quasi impossibi-
le dire o sostenere una cosa del genere: l’a-
ria è pura e si respira molto meglio di quella
che si trova in città, per cui respiri senza tos-
sire o quant’altro. La vista è più che spetta-
colare.
Questi sono solo pochi dei vantaggi di que-
sto luogo spesso considerato sacro: qualcu-
no mi ha detto che in montagna ti avvicini a
Dio e lo potresti sentire.
Con alcuni studenti di Carate sono andato
vicino a Lecco, ai Piani D’Artavaggio. Pre-
notate le ciaspole ci siamo messi in viaggio
per arrivare fino ad un rifugio a 1800m.
Dovevamo fare più o meno 150m di cam-
mino su e giù per la montagna. C’era chi
non ce la faceva perché era stanco , chi per-
ché l’attrezzatura s’era rotta , però siamo tut-
ti arrivati a destinazione. In molti si fermava-
no per la stanchezza, e ad un certo punto mi
misi a sedere anch’io e non per la stanchez-
za, ma per guadare quello che avevo davan-
ti.
Sinceramente non camminavo per arrivare
ma per il cammino stesso: non ero molto
entusiasta prima di iniziare, ma durante il
viaggio mi sono ricreduto.
La neve era abbastanza alta e tutta la monta-
gna era bianca, non sentivo freddo, anzi il
cielo era privo di nuvole e il sole ci ha sfida-
to fino alla fine.
La parte più bella è stata come ho già detto
il viaggio, perché tante volte le cose che si
fanno per arrivare al traguardo sono più im-
portanti e emozionanti del traguardo stesso.
Racconto della Ciaspolata sui Piani d’Artavaggio
Il Vitruviano 14 Sesta Edizione—Febbraio 2017
GIORNATA DELLA MEMORIA
Di LUCA SANVITO - 2BS
Ricordare è importante. In occasione
della Giornata della Memoria, a partire
dal 2005, nelle scuole di tutta Italia sono
state organizzate iniziative di vario gene-
re, ma avranno sortito l’effetto sperato?
Il “Leonardo da Vinci” ha centrato l’ob-
biettivo. Questo istituto superiore nel
cuore della Brianza ha proposto ad una
parte dei suoi studenti una toccante rap-
presentazione teatrale per rendere par-
tecipi i ragazzi nel giorno di questa im-
portante ricorrenza.
Il tema principale dello spettacolo fu an-
che uno dei maggiori punti di forza del
regime nazista: l’arma della parola, la
propaganda. In quegli anni ad occupar-
sene fu Joseph Goebbels, uno dei più
importanti gerarchi nazisti e, nella rap-
presentazione, viene mostrato nella sua
forma più ricca di contraddizioni riper-
correndo gli avvenimenti salienti della
sua vita.
In numerosi altri istituti questa comme-
morazione viene anche totalmente igno-
rata, forse per evitare di “perdere” una
giornata di lavoro; scelta che per molti
può essere ritenuta alquanto discutibile.
Silenzio ed indifferenza possono essere
molto pericolosi.
Dimenticando gli errori del passato,
questi potrebbero riproporsi, magari an-
che in forma ancora più violenta e or-
renda.
Dunque, in teoria, ne dovrebbe real-
mente valere la pena di celebrare questa
giornata.
La scuola brianzola, di conseguenza,
avrebbe fatto la scelta migliore propo-
nendo ai suoi studenti un’ottima rievo-
cazione storica.
Quel giorno, però, l’auditorium era col-
mo di classi scelte (anche se a prima vi-
sta senza una precisa logica) tra tutte
quelle dell’istituto.
La maggioranza degli studenti ha di cer-
to apprezzato lo spettacolo proposto,
ma c’è stata una minoranza che, senza
dare troppa importanza alla rappresen-
tazione, non ha prestato l’attenzione do-
vuta creando anche una certa confusio-
ne: di tutta la bellissima iniziativa questo
è quindi l’unico appunto che si può fare
agli organizzatori, una scelta di pubblico
non proprio azzeccata.
Tempo perso o efficace rievocazione storica?
1 febbraio: gli alunni del “Da Vinci” partecipano alla rappresentazione teatrale “Dr. Goebbels, propaganda ministerium”
Il Vitruviano 15 Sesta Edizione—Febbraio 2017
INFORMAZIONE TRAMITE SOCIAL MEDIA
Di DAVIDE NESPOLI - 3TE
Al giorno d’oggi i social media sono
per noi under 60 il primo luogo dove
scambiare opinioni, visualizzare notizie
e dove avere dibattiti.
È giusto per i social come parte inte-
grante dell’internet avere la completa
libertà di stampa? D’altronde internet
è la digitalizzazione di tutto ciò che ne
è al di fuori, dove non tutto è lecito.
Io come internauta da quando sono
nato considero l’internet e più in speci-
fico i social network come una grande
piazza dove chiunque può esprimere la
sua opinione, qualunque essa sia.
Esistono però dei gruppi dalle origini
più svariate che sui social incitano all’o-
dio o lavorano contro la società e la
sua evoluzione; pensiamo a gruppi co-
me ISIS o terrapiattisti italiani.
L’altra faccia della medaglia è però pie-
na di vantaggi: la facilità di comunica-
zione tra personaggi pubblici e persone
comuni, raccolta di statistiche e facile
accesso alle notizie sono alcuni esempi
delle grandi potenzialità del mezzo.
“Le notizie che troviamo oggi sui social
sono però spesso false” qualcuno po-
trebbe dire.
A questo proposito i social a mio pare-
re non dovrebbero essere la nostra
fonte principale di notizie perché trop-
po facilmente manipolabili: spesso il
miglior posto a cui far riferimento per
trovare notizie veritiere sono telegior-
nali specializzati ma anche giornali car-
tacei.
Naturalmente ci sono anche testate on-
line autorevoli, sta sempre all’intelli-
genza del lettore dividere le notizie ve-
re da quelle false, tra siti attendibili e
siti non attendibili.
L’internet è quindi un’arma a doppio
taglio, ma questo non ci ha mai ferma-
to, basti pensare a un semplice coltello
che si trova in tutte le case che viene
utilizzato per scopi “normali” come af-
fettare la carne o tagliare il pane, ma
può diventare un’arma e anche uccide-
Fino a dove si può spingere la libertà di stampa?
Il Vitruviano 16 Sesta Edizione—Febbraio 2017
Di LUCA RODELLA - 5AS
Just landed… Dubai is an extravagant place where there are definitely lots of things to see and to do…
Rising from the warm shore of the Persian Gulf is the city of Dubai, the largest emirate in the big state of United Arab Emirates. For
two centuries, Dubai was not much more than a tiny trading port on the banks of Dubai Creek, the river that crosses the city, but in less
than a single generation the city has become a dream destination for international tourists from all around the world. Despite appear-
ances, however, the foundations of this glittering citadel are not built on sand, but on thousands of years of Arabic tradition and culture.
Let’s start the adventure together!
-Step through the characteristic Bastakia Quarter to explore the place where Sultans used to live in the past and to take a “walk”
through the long story of Arabian history. At the end of the tour don’t forget to visit the Sheikh Mohamed Centre, where videos and
others multimedia objects will help you to revise the history of the place you have just visited. To learn more about local traditions, go
shopping where Arabian people are used to go for centuries. Follow the scent of delicious, colorful species and herbs to the biggest
city’s spice market. Explore hundreds of stores in the Gold Souk to discover why Dubai is known as “the city of Gold”. They usually
sell 22K and 24K gold, but you can literally find everything there. Is the price high? The price involves a high quote of an amazing
craftsmanship and the rate of the gold commodity for the day. Even if you go to the Dubai Gold Souk not to buy gold, you will still
have a wonderful cultural experience.
-To explore the Souk of the 21th century, head to the marvelous Dubai mall, a huge luxurious shopping center, situated next to the
most amazing skyscraper ever built: Burj Khalifa. About one thousands stores will fascinate you with different kind of clothes coming
from all over the world. You will be very surprised when you will realize that most of them are from Italian fashion agency: Armani,
Gucci, Valentino, Prada and mores; Italians are very popular in this glittering city for fashion and obviously for dream cars that you
could actually see parked in front of buildings. Just to mention some of them: Ferrari, Lamborghini, Maserati and many others. I think
this is the best way to bring Italian style all around the world. In Dubai mall, you will find crazy architecture, restaurant for everyone
(Chinese, Indian, Mexican, Japanese, American, Italian food), fountains indoor and outdoor, aquariums complete with sharks and a
large variety of fishes and surprisingly, in the middle of the desert, ski slopes and ice skating rinks. If you really want to “cold down”
take the chairlift to the top of the indoor mountain skiDubai and have a ski experience while outside the temperature is around 40°C.
Just one word to describe that: CRAZY. But by far, the Mall’s biggest attraction is the Dubai Aquarium and UnderwaterZoo. I kindly
suggest you to take a long, slow walk through a watery world, filled with over thirty thousand creatures from the deep including enor-
mous rays and sharks. It’s always a good time to appreciate the beauty of nature.
-Once you have explored the depths of the sea, step out to the Mall and look to the heaven. Rising over half a mile into the sky is the
breathtaking Burj Khalifa, the tallest structure ever built. Three times the Eiffel tower and twice the
size of the Empire State Building this skyscraper, with his 163 floors, is considered the highest in
the world. If we want to be more precise: 3000 residences live here and 9 hotels, including the
famous Armani hotel that rises in different part of the world, are recollected here; everything was
built thanks to Sheik Maktoum who wants all that. It is called Burj (“torre” in Italian) and Khalifa
in honor of the Sheik of Dubai’s emirate. Don’t miss the opportunity to take the high-speed lift to
the 124th floor observation deck, which gives expensive view of the city. On average, four thousand
people visit this place a day, so unless you want to turn this in a mere dream, I kindly suggest you
to book your tickets in advance online. Sunrise and sunset are for me the best moments to see the
breathtaking view. Dubai Mall fountain’s dancing water is considered the most fabulous thing in
town. It does an evening show every 30 minutes going from 6 pm until 11 pm right outside the huge mall. They might remember you
the fountains of Bellagio Hotel in Las Vegas, except these are twice as big.
Il Vitruviano 17 Sesta Edizione—Febbraio 2017
Di LUCA RODELLA - 5AS
-DBX is the third busiest airport in the world. I can swear that
the airport in Dubai is not an ordinary one, but it is a huge
place famous for his amazing architecture and for his leisure
facilities: a swimming pool with real palms at the poolside and
for its three hotels, for international and not, guests. As a good
lover of aviation I cannot mention their amazing national air-
line company famous all around the world. Since 1985 thou-
sands of people have chosen to train as cabin crew and travel
to destination all over the globe with one of the world’s leading
airline: fly Emirates. With its 247 aircrafts on fleet, it is the
primary user of Airbus A380 in the world. (see the picture in
the first page). If you are lucky you can see Emirates’ cabin
crew team walking through the airport; people always look at
them because women usually wear a very special , oriental hat and men are dressed in a good suit. Elegance and glamour of these peo-
ple represent the United Arab Emirates all around the globe. If you are interested, go to the internet and check them out.
-Enjoy a few Arabic nights at Madinat Jumeirah, a five star resort styled upon a traditional Arabian town. Speaking of amazing luxurious
hotels, the Atlantis, situated in different part of the planet as for example in Nassau (Bahamas), will fascinate you with his joyful dol-
phins and others marine creatures that live in the second biggest aquarium in the city of Dubai. It is
situated on the Palm Island and as I was saying, it is one of the most expensive hotel in the world.
For the curious and “crazy” people that want to check it out on the internet, the best price available
to book a suit is 30K dollars at night. If you want to have an amazing experience, that you will never
forget, check the prices of a basic dinner at Burj Al Arab, a seven star hotel, (yes you read right…
the only 7 starts hotel in the world) whose graceful curves represent the traditional wooden vessel
of the gulf. (figure)
-A journey into the Arabic desert is an experience no visitor should miss. Take a camel trek and
meet the wild life of this place; it is so quiet you can even hear your own heart beats. After a one
hour trip by car from the city, you will arrive in the middle of the desert; once you will arrive it will
be time to put on the traditional turbans and get ready to ride through the desert. When it’s starting
to get dark, don’t miss the occasion to have a traditional dinner with local people. You will be cata-
pulted in the atmosphere of the so called “thousands and one night” with precious Arabic carpets
all around the encampment and perfumed candles. Your nose will pleasantly smell delicious spices coming from the fireside; in all that
you will be there hearing the traditional Arabic music. A worm wind will brush your cheek in order to remember you that you are actu-
ally living an amazing experience in the biggest desert of the United Arab Emirates. Don’t you feel already there?
Here we are at the end of our monthly travel tip; let’s finish with this reflection.
Only when you are in a place like the desert you will appreciate just how miraculous Dubai is. In one of the world’s most inhospitable
landscapes, you can actually see what has flourished. It is a wonderful place that on papers seems impossible, because actually just 25
years ago Dubai was simply a Desert, but now look at it: this place is erupted into an original and international power. As I always say,
if you have the possibility, don’t miss the opportunity to travel.
From ENGLISH PAGE OF VITRUVIANO that’s all,
See you next time, have a good month! Bye for now
Luca Rodella
Il Vitruviano 18 Sesta Edizione—Febbraio 2017
RUBRICA TECNOLOGICA Di FABIO GALIMBERTI - 5AS
SERATE APERTE: Il problema dell’energia per il pianeta e la fusione termonucleare controllata
Martedì 31 Gennaio, alle 21, la dottoressa Paola Mantica, ricercatrice a Milano presso il
C.N.R. , ha tenuto una conferenza riguardante appunto il problema della produzione energeti-
ca per il pianeta e le prospettive per il futuro riguardo la fusione termonucleare.
Come sappiamo il fabbisogno energetico mondiale
è in continuo aumento, questo aumento però non è
omogeneo, infatti i pasi emergenti, Cina e India, i
quali hanno avuto un grandissimo sviluppo dell’eco-
nomia negli ultimi anni, sono coloro che hanno cau-
sato un aumento così drastico dei consumi. Per far
fonte ad esso ci sono 3 principali metodi per pro-
durre energia: attraverso i combustibili fossili, sfrut-
tando le fonti rinnovabili oppure usando l’energia
nucleare.
I combustibili fossili, che oggi forniscono l’88%
dell’energia mondiale, come tutti sappiamo produ-
cono molti problemi come l’aumento della CO2 e
le piogge acide; hanno però un enorme vantaggio,
ossia quello di essere facilmente trovabili e sfruttabili
senza dover ricorrere a enormi installazioni o tecno-
logia “futuristica”. Secondo le stime, nonostante il
carbone possa durare ancora 270 anni, intorno al
2100 si avrà il picco massimo di produzione e poi
essa comincerà a scendere creando un enorme defi-
cit nel fabbisogno mondiale.
La produzione, da parte di queste fonti, di CO2
causa, come sappiamo, un aumento dell’effetto ser-
ra, con conseguente aumento delle temperature me-
dia sul pianeta; riguardo a questo ci sono 2 scuole di
pensiero le quali dibattono, come ha esplicitato la
dottoressa, attraverso una discussione spesso per
nulla scientifica.
La prima, ICPP, sostiene che l’aumento della tem-
peratura sarebbe minore se non ci fosse l’emissione
di CO2 da parte dell’uomo; la seconda, NCPP, so-
stiene invece che l’intervento umano non abbia con-
seguenze, o le abbia marginali, in quanto la tempera-
tura sul pianeta ha sempre oscillato.
La seconda opzione, ovvero le fonti rinnovabili
(fiumi, onde, maree, vento, biomasse, geotermica e
solare), sono un’alternativa molto allettante dal pun-
to di vista della produzione di CO2, ma hanno an-
che degli enormi svantaggi: la produzione fluttua nel
tempo, si pensi alla notte durante la quale i pannelli
solari non producono corrente e, per fra fronte
all’intero fabbisogno mondiale, occorrerebbero in-
stallazioni gigantesche come 100Km quadrati di
pannelli solari o 5000 pale eoliche di 45m per pro-
durre un solo GigaWatt. La richiesta odierna mon-
diale ammonta a 13 TeraWatt (1 Tera = 1000 Giga)
e l’unica forma di energia rinnovabile sfruttabile con
le tecnologie attuali è quella solare in quanto dal so-
le ci arrivano 25000 TeraWatt e sfruttandone solo
lo 0.5% con l’efficienza degli odierni pannelli del
15% si produrrebbero 19 TeraWatt; ognuna delle
altre fonti rinnovabili invece non arriva scarsamente
ad un TeraWatt sfruttabile.
L’ultima opzione è costituita dall’energia nucleare;
esistono 2 metodi per produrre energia sfruttando le
reazioni nucleari: la fissione (rottura di un nucleo
molto grosso in 2 più piccoli) e fa fusione (unione di
2 atomi piccoli in uno più grande). Il primo meto-
do, ormai largamente conosciuto e scoperto durante
la seconda guerra mondiale, viene largamente usato
da paesi come Stati Uniti e Francia in quanto per-
mette di produrre enormi quantità di energia a prez-
zi relativamente bassi; ha anch’esso però dei proble-
mi: il primo tra tutti è lo smaltimento delle scorie
radioattive prodotte dai reattori, le quali per decade-
re richiedono centinaia di migliaia di anni, inoltre ci
sono la sicurezza dei reattori, che hanno sempre il
rischio di esplodere, e la produzione mineraria di
uranio, materiale primo per poter far avvenire la
reazione, che durerà al massimo altri 50 anni dopo-
diché esso finirà completamente.
Il Vitruviano 19 Sesta Edizione—Febbraio 2017
RUBRICA TECNOLOGICA Di FABIO GALIMBERTI - 5AS
SERATE APERTE: Il problema dell’energia per il pianeta e la fusione termonucleare controllata
L’ultima parte della serata si è incentrata sulle nuove
tecnologie e scoperte riguardanti il secondo metodo
di produzione energetica per mezzo delle reazioni
nucleari, ossia la fusione nucleare. La dottoressa ha
messo l’accento sul fatto che non siamo così distanti
come si pensa e che questo tipo di produzione di
energia ha molti vantaggi come il fatto che con un
chilo di deuterio e trizio (due isotopi dell’idrogeno
materiali primi per la reazione) si produrrebbe l’e-
quivalente di un milione di chili di carbone, la gran-
de disponibilità delle materie prime, l’idrogeno si
trova nella molecola d’acqua, e la produzione di
scorie radioattive che decadono in un tempo molto
più breve rispetto a quello delle scorie provenienti
dalla fissione.
La fissione nucleare avviene già naturalmente in tut-
te le stelle; essa si basa 4 atomi di idrogeno che si
fondono a formarne uno di elio. Questa reazione
non può essere controllata in quanto sono richieste
temperature e pressioni insopportabili da qualunque
materiale, nei reattori sperimentali si fa avvenire una
reazione simile che richiede temperature 20 volte
maggiori (si parla di 100-300 milioni di gradi), ma
pressioni molto più basse; quest’ultima si basa inve-
ce su un atomo di deuterio e uno di trizio che si fon-
dono sempre a formare un elio. Ora la domanda
sorge spontanea: come contenere un materiale a
100 milioni di gradi evitando che si raffreddi? La
risposta sta nei campi magnetici, ogni materiale ha
infatti una temperatura alla quale dallo stato gassoso
passa ad un altro stato della materia: il plasma.
Il plasma è composto da atomi i cui elettroni, per
l’eccessiva temperatura, riescono a “scappare” dal
nucleo ionizzando (ossia caricando positivamente)
l’atomo. Ora visto che ogni carica elettrica subisce
l’effetto dei campi magnetici in cui è immersa ecco
al risposta alla domanda: creare un campo magneti-
co che contenga le particelle.
Il reattore tokamak, usato oggi per far avvenire la
fusione, non è altro che un enorme ciambella all’in-
tero della quale si crea un campo magnetico che iso-
li il materiale. Oggi il più grande al mondo si trova
in Gran Bretagna ed ha un raggio di 6 metri. Con
un ciclo di produzione, della durata di 10 secondi si
è già in grado di estrarre dal reattore 16 MegaWatt
di potenza, ma il costo (in termini di energia) per
scaldare il materiale alle temperature richieste supe-
ra la produzione. È in costruzione però un nuovo
reattore, con un raggio di 15 metri, in Francia, il
quale secondo le stime sarà in grado di produrre
700 MegaWatt di potenza spendendone solo 70 per
il riscaldamento; dovrà essere terminato e messo in
funzione entro il 2025 ed ha un costo di costruzione
di 20 miliardi di euro.
Per restare in tema di produzione di energia porto un gioco molto poco conosciuto: Energy Wars. È un gioco a
livelli, di difficoltà crescente, che consiste nella produzione, partendo dal 1850, di fonti non rinnovabili per la
produzione di energia che permettano un guadagno sufficiente per implementare le fonti rinnovabili. Il livello
finisce quando si esauriscono le fonti non rinnovabili attivate e rimangono solo le rinnovabili. La difficoltà sta
nel raggiungimento dell’obiettivo in quanto ci saranno guerre e disastri naturali che distruggeranno molte città
alimentate a fonti rinnovabili. Il gioco non pesa molto dal punto di vista dello spazio occupato e non richiede
nemmeno molte attenzioni in quanto può essere messo in pausa in qualsiasi momento.
Il Vitruviano 20 Sesta Edizione—Febbraio 2017
CRUCIVERBA
ORIZZONTALI:
4 - Foglia della bandiera canadese
7 - “Ho trovato!” in greco
10 - Sinonimo di “Rettitudine”
12 - Il più famoso sito di E-Commerce
14 - Questa edizione de IL VITRUVIANO
15 - Secolo dell’unità d’Italia
VERTICALI: 1 - Può essere sia ferma che mossa
2 - Campione uscente di Formula 1
3 - “Un classico” tra le scuole
5 - Ciò che compone i nostri capelli
6 - Sistema di classificazione dei diamanti
8 - Confina con Russia e Cina
9 - Popolare torneo di Tennis Britannico
11 - Garantisce la validità di un contratto
13- IN+IL
Il Vitruviano
Un sentito grazie va ai Collaboratori Scolastici (La Carmen e il Prof. Galimberti) che hanno preso parte ai lavori di stampa e rilegatura del giornalino.
Un ringraziamento anche ad Andrea Folci 5AS per l’impaginazione, la creazione Ex Novo del formato e Andrea Strangis 5AS per la revisione.
Redazione Gabriele Villa 5AS (Direttore) - Andrea Folci 5AS - Luca Sanvito 2BS - Nemanja Kurucev 1B - Luca Rodella 5AS - Davide Nespoli 3TE
Pietro Scotti 4AS - Fabio Galimberti 5AS - Michelle Franzese 4AS - Stefano Buratti 3TE - Filippo Riboldi 5AS - Alice Viganò 4AS - Andrea Strangis 5AS
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