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Il Vitruviano 1 Sesta Edizione—Febbraio 2017 Il Vitruviano Data: 28 - 02 - 2017 S ESTA E DIZIONE SPRECO ALIMENTARE Una settimana a Norwich Intervista alla preside Andrea Folci - 5AS Quante volte da bambini i nostri genitori vedendoci esitanti davanti a un piatto di verdure o minestra ci hanno ripetuto: “non possiamo buttarlo via, pensa ai bambini in Africa che non hanno niente da mangiare”. A questo punto sorgeva spontaneo un dubbio che forse non avevamo il coraggio di espri- mere: “ma al bambino in Africa che io mangi o non mangi il piatto di minestra non cam- bia niente, che finisca nel mio stomaco o in pattumiera lui rimane comunque senza”. Di certo il gesto del solo singolo non può cambiare la situazione, ma se l’impegno fosse comunitario i miglioramenti non sarebbero irraggiungibili. Come possiamo notare però, la comunità è composta dai singoli quindi per giungere a dei risultati lo sforzo primario nell’acquistare e cucinare solo ciò che si è certi di consumare deve provenire dal singolo cittadino. Ma lo spreco di cibo non è solo un fenomeno casalingo: buona parte dei rifiuti alimentari provengono da supermercati, ristoranti, mense e addirittura aziende agricole. Un giorno, sono andata in un supermercato a chiedere del cibo in via di scadenza (quindi non più vendibile) per un’associazione umanitaria. Quando sono entrata nei magazzini del centro commerciale uno scenario spaventoso si è aperto alla mia vista: un gigantesco container rosso pieno zeppo di alimenti di ogni tipo: pasta, latticini, carne, verdura, frutta alcuni dei quali non sembravano nemmeno in cattivo stato. [Continua a pagina 3] Nella settimana tra il 2 e il 9 marzo la Preside si assenterà dalla scuola per partecipare a un’iniziativa di formazione per presidi all’università di Norwich nel Regno Unito, legata al pro- getto Erasmus+. Noi de IL VITRUVIANO siamo andati a chiederle di cosa si trattasse. Buongiorno Preside, abbiamo saputo che parteciperà ad un'i- niziativa di formazione a Nor- wich legata ai progetti Erasmus, ci vuole un attimo spiegare cosa sono questi progetti? Il progetto Erasmus+ è un'inizia- tiva in cui ci ha coinvolto l'uffi- cio scolastico territoriale di Monza e Brianza che da tempo opera per lo sviluppo della cul- tura europea nelle scuole. I progetti Erasmus partono co- me progetti educativi per coin- volgere i ragazzi nella politica comunitaria europea, sia alle superiori con questa tipologia di progetti, sia all'università dove si traduce anche nella possibilità di studio e formazione accade- mica all'estero. [Continua a pagina 9] INTERVISTA AL PROF. GIBELLATO A PAGINA 10 Ricordare è importante. In occasione della Giornata della Memoria, a partire dal 2005, nelle scuole di tutta Italia sono state organizzate iniziative di vario genere, ma avranno sortito l’effetto sperato? Il “Leonardo da Vinci” ha centrato l’obbiettivo. Questo istituto superiore nel cuore della Brianza ha propo- sto ad una parte dei suoi studenti una toccante rappresentazione teatrale per rendere partecipi i ragazzi nel giorno di questa importante ricorrenza. Il tema principale dello spettacolo fu anche uno dei maggiori punti di forza del regime nazista: l’arma della parola, la propaganda. In quegli anni ad occuparsene fu Joseph Goebbels, uno dei più […] [Continua a pagina 14] GIORNATA DELLA MEMORIA Tempo perso o efficace rievocazione storica? Alice Viganò - 4AS Luca Sanvito - 2BS Un superfluo che non ci si può permettere 1 febbraio: gli alunni del “Da Vinci” partecipano alla rappresentazione teatrale “Dr. Goebbels, propaganda ministerium”

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Il Vitruviano 1 Sesta Edizione—Febbraio 2017

Il Vitruviano Data: 28-02-2017 SESTA EDIZIONE

SPRECO ALIMENTARE Una settimana a Norwich

Intervista alla preside

Andrea Folci - 5AS

Quante volte da bambini i nostri genitori vedendoci esitanti davanti a un piatto di verdure

o minestra ci hanno ripetuto: “non possiamo buttarlo via, pensa ai bambini in Africa che

non hanno niente da mangiare”.

A questo punto sorgeva spontaneo un dubbio che forse non avevamo il coraggio di espri-

mere: “ma al bambino in Africa che io mangi o non mangi il piatto di minestra non cam-

bia niente, che finisca nel mio stomaco o in pattumiera lui rimane comunque senza”.

Di certo il gesto del solo singolo non può cambiare la situazione, ma se l’impegno fosse

comunitario i miglioramenti non sarebbero irraggiungibili. Come possiamo notare però,

la comunità è composta dai singoli quindi per giungere a dei risultati lo sforzo primario

nell’acquistare e cucinare solo ciò che si è certi di consumare deve provenire dal singolo

cittadino.

Ma lo spreco di cibo non è solo un fenomeno casalingo: buona parte dei rifiuti alimentari

provengono da supermercati, ristoranti, mense e addirittura aziende agricole.

Un giorno, sono andata in un supermercato a chiedere del cibo in via di scadenza (quindi

non più vendibile) per un’associazione umanitaria. Quando sono entrata nei magazzini

del centro commerciale uno scenario spaventoso si è aperto alla mia vista: un gigantesco

container rosso pieno zeppo di alimenti di ogni tipo: pasta, latticini, carne, verdura, frutta

alcuni dei quali non sembravano nemmeno in cattivo stato.

[Continua a pagina 3]

Nella settimana tra il 2 e il 9

marzo la Preside si assenterà

dalla scuola per partecipare a

un’iniziativa di formazione per

presidi all’università di Norwich

nel Regno Unito, legata al pro-

getto Erasmus+.

Noi de IL VITRUVIANO siamo andati a chiederle di cosa

si trattasse.

Buongiorno Preside, abbiamo

saputo che parteciperà ad un'i-

niziativa di formazione a Nor-

wich legata ai progetti Erasmus,

ci vuole un attimo spiegare cosa

sono questi progetti?

Il progetto Erasmus+ è un'inizia-

tiva in cui ci ha coinvolto l'uffi-

cio scolastico territoriale di

Monza e Brianza che da tempo

opera per lo sviluppo della cul-

tura europea nelle scuole.

I progetti Erasmus partono co-

me progetti educativi per coin-

volgere i ragazzi nella politica

comunitaria europea, sia alle

superiori con questa tipologia di

progetti, sia all'università dove si

traduce anche nella possibilità

di studio e formazione accade-

mica all'estero.

[Continua a pagina 9]

INTERVISTA AL

PROF. GIBELLATO

A PAGINA 10

Ricordare è importante. In occasione della Giornata della Memoria, a partire dal 2005, nelle scuole di tutta

Italia sono state organizzate iniziative di vario genere, ma avranno sortito l’effetto sperato?

Il “Leonardo da Vinci” ha centrato l’obbiettivo. Questo istituto superiore nel cuore della Brianza ha propo-

sto ad una parte dei suoi studenti una toccante rappresentazione teatrale per rendere partecipi i ragazzi nel

giorno di questa importante ricorrenza.

Il tema principale dello spettacolo fu anche uno dei maggiori punti di forza del regime nazista: l’arma della

parola, la propaganda. In quegli anni ad occuparsene fu Joseph Goebbels, uno dei più […]

[Continua a pagina 14]

GIORNATA DELLA MEMORIA Tempo perso o efficace rievocazione storica?

Alice Viganò - 4AS

Luca Sanvito - 2BS

Un superfluo che non ci si può permettere

1 febbraio: gli alunni del “Da Vinci” partecipano alla rappresentazione teatrale “Dr. Goebbels, propaganda ministerium”

Il Vitruviano 2 Sesta Edizione—Febbraio 2017

INDICE SPRECO ALIMENTARE (Viganò 4AS)

CERN (Villa 5AS)

VIDEOGIOCHI (Sanvito 2BS)

SERATE DI CINEMA (Scotti 4AS)

INTERVISTA ALLA PRESIDE (Folci 5AS)

INTERVISTA AL PROF. GIBELLATO (Franzese 4AS|Buratti 3TE)

LA MONTAGNA (Nemanja Kurucev 1B)

GIORNATA DELLA MEMORIA (Sanvito 2BS)

INFORMAZIONE E SOCIAL MEDIA (Nespoli 3TE)

ENGLISH SECTION (Rodella 5AS)

RUBRICA TECNOLOGICA (Galimberti 5AS)

CRUCIVERBA (Riboldi 5AS)

PAG. 3

PAG. 6

PAG. 7

PAG. 8

PAG.9

PAG.10

PAG.13

PAG.14

PAG.15

PAG.16

PAG.18

PAG.20

Il Vitruviano 3 Sesta Edizione—Febbraio 2017

SPRECO ALIMENTARE

Di ALICE VIGANÒ - 4AS

Quante volte da bambini i nostri geni-

tori vedendoci esitanti davanti a un

piatto di verdure o minestra ci hanno

ripetuto: “non possiamo buttarlo via,

pensa ai bambini in Africa che non

hanno niente da mangiare”.

A questo punto sorgeva spontaneo un

dubbio che forse non avevamo il co-

raggio di esprimere: “ma al bambino in

Africa che io mangi o non mangi il

piatto di minestra non cambia niente,

che finisca nel mio stomaco o in pattu-

miera lui rimane comunque senza”.

Di certo il gesto del solo singolo non

può cambiare la situazione ma se l’im-

pegno fosse comunitario i migliora-

menti non sarebbero irraggiungibili.

Come possiamo notare però, la comu-

nità è composta dai singoli quindi per

giungere a dei risultati lo sforzo prima-

rio nell’acquistare e cucinare solo ciò

che si è certi di consumare deve prove-

nire dal singolo cittadino.

Ma lo spreco di cibo non è solo un fe-

nomeno casalingo: buona parte dei ri-

fiuti alimentari provengono da super-

mercati, ristoranti, mense e addirittura

aziende agricole.

Un giorno, sono andata in un super-

mercato a chiedere del cibo in via di

scadenza (quindi non più vendibile)

per un’associazione umanitaria. Quan-

do sono entrata nei magazzini del cen-

tro commerciale uno scenario spaven-

toso si è aperto alla mia vista: un gigan-

tesco container rosso pieno zeppo di

alimenti di ogni tipo: pasta, latticini,

carne, verdura, frutta alcuni dei quali

non sembravano nemmeno in cattivo

stato.

Dopo aver assistito a quella scena, mi

sono resa conto di aver sempre dato

per scontato che come spreco alimen-

tare si intendesse quello casalingo; non

avrei mai immaginato che i supermer-

cati buttassero via simili quantità di ci-

bo.

Ancora più sconcertante, scopro che

non sono gli unici due modi in cui è

possibile sperperare cibo, è proprio

così: “le vie dello spreco sono infinite”.

Esiste infatti una categoria di sprechi

chiamata Food Loss, questa compren-

de le perdite che avvengono in fase di

semina, coltivazione, raccolto, tratta-

mento, conservazione e prima trasfor-

mazione agricola, ovvero tutte le fasi

antecedenti alla distribuzione nei mer-

cati.

Molti ortaggi infatti non vengono nem-

meno portati nei supermercati, perché

considerati esteticamente “brutti”.

Ciò la dice lunga sulla nostra mentalità,

in cui il pregiudizio estetico non si fer-

ma alle persone, ma si estende addirit-

tura al cibo, i cui unici giudici dovreb-

bero essere gusto e buonsenso.

Troppo abituati a giudicare l’apparen-

za, siamo forse diventati ciechi nei con-

fronti della sostanza.

Un superfluo che non ci si può permettere

Il Vitruviano 4 Sesta Edizione—Febbraio 2017

Quest’estate mi è capitato di andare a

lavorare per una settimana in Puglia a

raccogliere uva. Molti dei grappoli ve-

nivano lasciati sulla vite, perché a causa

degli acini troppo piccoli non avrebbe-

ro avuto nessun valore commerciale,

ovvero non sarebbero stati acquistati.

Le persone avrebbero diffidato nei

confronti di acini troppo piccoli, anche

se la sostanza sarebbe stata la stessa.

E’ quindi solo una piccola parte del

prodotto che viene proposta alla vendi-

ta.

Per non parlare delle occasioni in cui il

raccolto viene appositamente distrutto,

in modo da mantenere i prezzi di mer-

cato alti.

Ma veniamo ai dati: la FAO calcola

che ogni anno si sprechino 1,3 miliardi

di tonnellate di cibo, pari a 1/3 della

produzione globale.

Il solo spreco di cibo in Italia ha un va-

lore economico che si aggira intorno ai

13 miliardi di euro all’anno.

Tra casa, scuola e ristorante, ogni ita-

liano spreca 1.600 euro all’anno (cioè

il 27%) della spesa alimentare annua

pro capite, pari a 5.724 euro. (http://

foodrightnow.it/spreco-di-cibo)

Per non parlare dello smaltimento dei

rifiuti, anche quello un costo economi-

co che grava sulle tasse quotidiane.

Finalmente il 2 agosto 2016 sono state

approvate dal Senato le "Disposizioni

concernenti la donazione e la distribu-

zione di prodotti alimentari e farma-

ceutici a fini di solidarietà sociale e per

la limitazione degli sprechi" detta legge

antisprechi a soli sei mesi di distanza

dall'esempio francese. La legge italiana

punta di più sulla incentivazione e

semplificazione burocratica piuttosto

che sulla penalizzazione.

Non dimentichiamo però che 1/3 del-

lo spreco totale avviene nelle nostre ca-

se, e tutto il cibo che buttiamo nella

spazzatura sarebbe potuto essere dona-

to a chi ne ha più bisogno di noi, an-

che grazie a questa nuova legge.

SPRECO ALIMENTARE

Di ALICE VIGANÒ - 4AS

Un superfluo che non ci si può permettere

Il Vitruviano 5 Sesta Edizione—Febbraio 2017

CHE COSA POSSO FARE:

Fai la lista della spesa e compra solo quanto necessario

Compra se possibile da produttori locali o prodotti di agricoltura biologica

Scegli prodotti di stagione

Usa meno trasformati e più ingredienti

Impara a cucinare con quello che c’è, usando avanzi e scarti, ricicla i rifiuti

organici (chi può faccia il compost)

Non fare lo schizzinoso: se c’è una macchia sulla frutta non vuol dire che

sia cattiva!

Fai attenzione alle date di scadenza, e consuma prima quel che va a male

prima.

Non servire porzioni eccessive!

Approfondisci e diffondi le tue conoscenze sulla malnutrizione e spreco

nel mondo. Per questo consiglio di visitare i siti foodrightnow.it e

slowfood.it

SPRECO ALIMENTARE

Di ALICE VIGANÒ - 4AS

Un superfluo che non ci si può permettere

Il Vitruviano 6 Sesta Edizione—Febbraio 2017

Il Consiglio Europeo per la Ricerca Nuclea-

re, meglio conosciuto come CERN, è una

realtà scientifica nota dalla maggior parte

dell'opinione pubblica, ma in pochi sanno

veramente di cosa si tratta.

Alcuni studenti di diverse classi quarte e

quinte si sono recati in viaggio di istruzione

a Meyrin, comune svizzero vicino a Gine-

vra, dove il CERN ha sede. Molti conosce-

ranno anche meglio di me la portata scienti-

fica che i 7 acceleratori di particelle lì pre-

senti hanno, grazie ai quali molteplici sco-

perte di calibro storico sono state portate a

termine. Oggi però non parleremo del

CERN da un punto di vista prettamente

scientifico.

Il complesso di laboratori è molto ampio,

tant'è che noi ci siamo spostati con l'autobus

all'interno della struttura. Coerentemente le

persone che ci vivono per lavoro o come

studenti universitari, sono diverse migliaia.

Noi abbiamo avuto l'occasione di conoscere

alcuni di loro, tra cui un fisico palestinese

che ci ha fatto da guida, ovviamente molto

preparato, ma anche simpatico. Ma ciò che

più mi ha colpito è avvenuto quando è arri-

vato il momento di pranzare. Abbiamo

comprato del cibo self-service ad una delle

mense della struttura e lì sono rimasto ester-

refatto.

Ciò che mi ha lasciato a bocca aperta è stato

il modo in cui il melting pot di individui pre-

senti si relazionavano tra di loro, persone di

ogni etnia, sesso o religione, che si parlava-

no tendenzialmente in inglese. Mi sono tro-

vato di fronte un incredibile mix di menti

umane, che nonostante le esteriori differen-

ze, connotate soprattutto nella lingua o

nell'accento con cui parlavano inglese, for-

mavano un'identità condivisa, un'identità di

“cittadini del mondo”.

Perché forse uno si sarebbe aspettato un ta-

volo di giapponesi, un tavolo di americani,

un tavolo di italiani, invece io mi sono trova-

to di fronte a una comunità di persone che

non aveva confini di alcun genere al suo in-

terno. Mi sono trovato davanti ad un gruppo

formato da uomini e donne perfettamente a

loro agio in quello che stavano facendo, si

respirava un aria viva, sintomo di un luogo

dove si sta bene.

Un insieme di persone con un fine comune,

il progresso scientifico, certo che avrà anche

risvolti economici, ma un progresso a favore

dell'intera umanità, non a vantaggio di un

gruppo, ma a vantaggio degli esseri umani.

Troppo spesso ci dimentichiamo che vivia-

mo tutti insieme su un unico pianeta e indi-

pendentemente da etnia, sesso o religione,

siamo tutti legati ad una sorte comune. Al

CERN mi sono trovato di fronte per la pri-

ma volta in vita mia ad un gruppo unito che

pare aver capito questo concetto. E' bene

quindi ricordare certamente tutti i progressi

scientifici che il più grande laboratorio di

fisica delle particelle del mondo ha conse-

guito; tuttavia, non bisogna dimenticare mai

che dietro grandi risultati c'è sempre una ba-

se importante, anche (e soprattutto) dal pun-

to di vista umano. La comunità che il

CERN è riuscito a creare dovrebbe essere

un esempio per tutte le popolazioni del

mondo, ma soprattutto per tutti quei leader

politici e quei governi che predicano il mes-

saggio opposto, pensando di poter ottenere

il benessere dei cittadini di un singolo stato

a discapito di coloro che sono apparente-

mente diversi.

Siamo tutti cittadini di un unico stato, il pianeta terra.

CERN

Di GABRIELE VILLA - 5AS

Non solo una questione di scienza

Il Vitruviano 7 Sesta Edizione—Febbraio 2017

I videogiochi ci risucchiano in un mondo virtuale per qualche ora facendoci divertire ed

anche emozionare ma sarà veramente tutto oro quel che luccica?

Genova: Ragazzina cade in trance dopo intensa attività di gioco.

Pisa: Ragazzo colto da crisi epilettica in seguito a ore di Wrestling per PS4.

Louisiana: Trentenne muore sbattendo la testa su di un tavolino a causa di un collasso

avvenuto mentre utilizzava il suo Nintendo 64.

VIDEOGIOCHI

Di LUCA SANVITO - 2BS

Analisi del loro lato oscuro

Quelli citati in precedenza sono fatti

realmente accaduti.

Non si può sapere con certezza se

tutti questi avvenimenti siano legati al

mondo dei videogames, ma numero-

si studiosi si sono messi all’opera per

dare delle risposte in merito.

Molteplici sono i casi analizzati.

Divergenti le conclusioni.

Molti affermano che il gioco prolun-

gato possa creare disturbi a livello ce-

rebrale. Epilessia fotosensibile, vio-

lenza e dipendenza sono solo alcuni

dei tanti casi registrati durante i test.

Tutto ciò è stato però verificato in

casi in cui si è fatto un eccessivo uti-

lizzo di giochi elettronici soprattutto

di carattere violento.

Questi, oltre ad incrementare l’ag-

gressività dell’individuo per il loro

contenuto spesso sadico, contengo-

no il maggior numero di impulsi visi-

vi che a lungo andare possono creare

anche gravi danni psicologici.

Le controindicazioni, in ogni caso,

riguardano per lo più i bambini e ra-

gazzini fino ai 12 anni di età.

Il loro cervello è ancora in fase di

sviluppo e, di conseguenza, sono più

soggetti a effetti collaterali quali man-

canza di empatia, sovrappeso ed an-

che difetti della vista e dell’apprendi-

mento.

Anche i più cresciutelli, però, do-

vrebbero fare attenzione all’uso

spropositato di pc e console; i casi di

disturbi psicologici sono sì meno fre-

quenti, ma si possono comunque

manifestare in seguito ad un utilizzo

scorretto delle piattaforme di gioco.

Questa analisi, comunque, non vuo-

le demonizzare il mondo videoludi-

co o allontanare gli appassionati dal

loro divertimento quotidiano, ma,

forse, dopo essere venuti a cono-

scenza di questi fatti, presterete un

po’ più di attenzione a vostra madre

nel momento in cui vi dirà:

“non è forse ora di smettere di giocare?!?!”.

Il Vitruviano 8 Sesta Edizione—Febbraio 2017

SERATE DI CINEMA IL PUBBLICO VUOLE VEDERE SEMPRE GLI STESSI FILM: BISOGNA DELUDERLO, SENNÒ NON

SI FAREBBE NULLA DI INTERESSANTE NELL’ARTE. (Woody Allen)

Di PIETRO SCOTTI - 4AS

Jackie USA, Cile, Francia, di Pablo Larrain, con Natalie Portman, Peter

Sarsgaard.

La protagonista è Jac-

queline Kennedy,

moglie di J.F. Kenne-

dy quando era presi-

dente. Il filo condut-

tore è un’intervista

alla donna, che per-

mette di raccontare,

attraverso vari flash-

back, non sempre in

ordine cronologico,

la sua vita da first lady

e quella successiva

all’assassinio del ma-

rito, a cui vuole a tutti

i costi organizzare

una parata funeraria.

Due sono le figure centrali della storia: la prima è lei

Jackie, protagonista onnipresente sullo schermo

(praticamente non c’è nessuna scena in cui lei non ci

sia), spessissimo in primo piano, come gli altri perso-

naggi. Viene rappresentata la sua immagine pubblica

così come la sua immagine personale, il suo intimo.

Nelle scene dell’intervista le inquadrature sono fisse e

statiche, i flashback sono fatti con telecamera a mano

che si sposta di continuo, segno forse di una confusio-

ne nelle memorie della ex first lady, o magari un modo

per rendere il film più simile ad un documentario, per

rendere meglio l’idea del contesto storico.

L’altro personaggio è il presidente Kennedy, che sua

moglie tenta di glorificare come, del resto, fa il film. È

un personaggi quasi mitico, lo spettatore non lo vede

mai, tranne brevemente verso la fine del film, eppure

lo si continua a nominare, la sua presenza c’è sempre

ed è attorno a lui che ruota il film, inclusa la protagoni-

sta. È un film americano, su un mito americano, per gli

americani, qundi forse bisognerebbe almeno sapere

qualcosa su Kennedy prima di vederlo (non è stato il

mio caso).

La tartaruga rossa Francia, Belgio e Giappone, di Michael Dudok de Wit.

Un uomo naufraga su

un’isola. Tenta di an-

darsene via mare, ma

viene sempre ostaco-

lato da una grossa

tartaruga rossa. In

seguito la tartaruga

verrà sconfitta, sull’i-

sola arriverà una don-

na e, in seguito, un

figlio.

Il film è una collabo-

razione tra paesi, e

forse anche per que-

sto non contiene dia-

loghi.

Per tutto il film prevale il rapporto dell’uomo con la

natura, prima uno scontro, poi conciliazione.

Il naufragio e gli eventi sull’isola servono da scusa per

raccontare una parabola sulla vita umana, prima per il

padre e poi per il figlio, entrambi devono compiere

scelte, devono sopravvivere, fino al momento in cui si

deve compiere la decisione cruciale: andare o restare?

È un film calmo, ma per niente noioso, le scene mo-

strano quanto sia la natura che l’uomo possano essere

crudeli, come lo spietato “omicidio” della tartaruga, ma

anche amorevoli.

Al cinema dal 27 Marzo.

Dopo averli visti spesso mi chiedo: qualcuno guarderà mai questi film?

Il Vitruviano 9 Sesta Edizione—Febbraio 2017

UNA SETTIMANA A NORWICH:

INTERVISTA ALLA PRESIDE Di ANDREA FOLCI - 5AS

Buongiorno Preside, abbiamo saputo che parteciperà ad

un'iniziativa di formazione a Norwich legata ai progetti

Erasmus, ci vuole un attimo spiegare cosa sono questi

progetti?

Il progetto Erasmus+ è un'iniziativa in cui ci ha coinvol-

to l'ufficio scolastico territoriale di Monza e Brianza che

da tempo opera per lo sviluppo della cultura europea

nelle scuole.

I progetti Erasmus partono come progetti educativi per

coinvolgere i ragazzi nella politica comunitaria europea,

sia alle superiori con questa tipologia di progetti, sia

all'università dove si traduce anche nella possibilità di

studio e formazione accademica all'estero.

Quali sono i progetti dedicati alle scuole superiori?

Ci sono tutta una serie di progetti nella logica della

"Life for Learning", dove qualsiasi soggetto può essere

oggetto di formazione. Negli ultimi decenni molti pro-

fessori hanno partecipato a questi progetti, alcuni ri-

guardanti la lingua, ed altri riguardanti particolari meto-

di di formazione.

In cosa consiste questo progetto in particolare?

Questo progetto è offerto ai presidi, circa una decina e

si svolge a Norwich vicino a Cambridge dove da tempo

si trova una delle università più avanzate per la ricerca

alla tecnologia legata alla didattica.

Per una settimana saremo ospiti dell'università per fare

attività di visita e formazione nelle scuole di ogni ordine

e grado per interrogarci sull'efficacia delle tecnologie

sulla formazione degli studenti.

Quali saranno poi le ricadute a livello tecnologico sull'istitu-

to?

Questa formazione sarà utile all'istituto per capire quali

siano le tecnologie su cui investire maggiormente. Cer-

to non significa trasformare la scuola in un "laboratorio"

di nuove tecnologie, sia a livello di apparati meccanici

per l'Istituto Tecnico per cui siamo ben consci di non

poter competere per strumentazione con le aziende del

territorio (e per questo a maggior ragione dobbiamo

essere capaci di scegliere con attenzione gli investimenti

in modo tale che questo sia mirato più alla facilitazione

all'apprendimento che non all'efficacia produttiva), sia a

livello di nuove tecnologie informatiche, dove agli inve-

stimenti per le nuove LIM e per i nuovi computer re-

centemente acquistati si aggiunge il miglioramento degli

apparati di rete con il passaggio alla fibra ottica.

Mentre invece a livello didattico?

Buona domanda, perchè non è la LIM da sola che de-

termina il processo di apprendimento, ci deve essere

anche un grande lavoro di formazione per capire come

trasformare gli Smartphone che da qualche anno sono

in possesso di tutti gli studenti da uno strumento di di-

strazione a qualcosa che migliori la didattica. In alcune

scuole si è deciso invece di risolvere il problema alla

radice impedendo l'utilizzo del dispositivo. è questa la

soluzione? Parliamone.

Noi siamo diventati uno snodo formativo a livello terri-

toriale, ovvero promuoviamo corsi di formazione ai

docenti del territorio per appunto affrontare questa sfi-

da. Di certo anche da parte dei professori deve esserci

un impegno nello studio di queste nuove tecnologie.

Un ultima riflessione sulla settimana che passerà a Nor-

wich?

Spero che da questa settimana possa permettere a me

di sviluppare criteri di selezione e di priorità, e spero

poi io stessa di poter promuovere ai professori una di-

dattica che sia si innovativa ma anche efficace come la

tradizione della scuola europea e italiana sono da anni

anche senza l'aiuto delle tecnologie.

Spero che da questa iniziativa il singolo studente del

Leonardo da Vinci possa avere a disposizione degli

strumenti e una didattica che gli consenta di avere una

formazione migliore.

Perfetto, l'intervista è finita. Grazie della disponibilità.

Grazie a te!

Nella settimana tra il 2 e il 9 marzo la Preside si assenterà dalla scuola per partecipare a un’iniziativa di formazione per presidi all’uni-

versità di Norwich nel Regno Unito, legata al progetto Erasmus+.

Noi de IL VITRUVIANO siamo andati a chiederle di cosa si trattasse.

Il Vitruviano 10 Sesta Edizione—Febbraio 2017

INTERVISTA AL PROF GIBELLATO

Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE

Buongiorno prof, grazie per aver accettato di fare l’intervista.

Grazie a voi per l’opportunità.

Allora, iniziamo con la prima domanda: che cosa l’ha spinta

a fare l’insegnante?

L’esperienza di amicizia che a scuola avevo condiviso mi ha

sempre portato a sentire il dialogo come una forma di realiz-

zazione di me, come una possibilità di creare rapporti con

chi avevo vicino, e ad un certo punto si è fatta larga l’ipotesi

che io potessi introdurmi nel luogo che per eccellenza è l’e-

sperienza del dialogo, ovvero la scuola. Tutti me lo sconsi-

gliavano dicendomi che avrei fatto fatica senza nemmeno

trovare lavoro, e in mezzo a queste difficoltà ho creduto in-

vece nella possibilità di insegnare.

Da quanto tempo insegna in questa scuola?

Purtroppo mi hanno chiamato “il decano” o “il veterano”.

Insegno in questa scuola dal 1979 e penso di aver acquisito

un numero di anni abbastanza considerevole.

Come organizza la sua lezione dopo aver varcato la porta di

una classe? Per prima cosa guardo in faccia i miei ragazzi, perché reli-

gione si gioca molto anche su una capacità attrattiva che

nell’istante si consuma. Più che un programma io considero

di avere un “canovaccio” di argomenti che penso di attuare

classe per classe. Si gioca tutto anche sull’interesse che avvie-

ne nell’istante.

Dopo aver guardato in faccia i miei ragazzi, quindi dopo che

si sia sentito il clima, pongo l’argomento. Una volta posto

l’argomento mi aiuto con il tono, immagini e citazioni per

fargli prendere sviluppo.

Cos’è secondo lei la passione per l’insegnamento?

E’ la comunicazione di sé e la continua ricerca di qualcosa

di più. La passione per l’insegnamento si giustifica come

comunicazione di una personale conoscenza mai finita ma

sempre disposta ad arricchirsi degli infiniti spunti che offre

la realtà, soprattutto la realtà dei ragazzi. Le loro parole e le

loro osservazioni sono sempre uno spunto davvero interes-

sante per arricchire il percorso conoscitivo personale.

Quali sono i ricordi più profondi che tutt’ora si porta den-

tro?

Avevo intenzione di scrivermi alcune memorie. I miei ricor-

di legati a questa scuola sono moltissimi, alcuni fanno riferi-

mento a determinate lezioni che feci ed altri a gite scolasti-

che.

Qual è stata la miglior gita scolastica di cui si è occupato fi-

nora?

Difficile fare una graduatoria, mi viene in mente un’uscita

didattica a Roma che feci con una terza che aveva il tono

dell’avversione dei contenuti che proponevo.

Con loro ho sempre avuto un simpatico ma anche duro con-

fronto, poi la situazione si sviluppò e decidemmo di fare

questa gita.

In questo periodo accaddero diverse cose, l’ultima sera ce-

nammo vicino alla fontana di Trevi e i ragazzi mi offrirono

la cena, mangiammo pepata di cozze e spaghetti alle vongo-

le. Quando finimmo di consumare arrivarono nel tavolino

infondo tre belle ragazze inglesi, fu un attimo in cui tutti si

alzarono per andare da loro. Ad un certo punto mi chiama-

rono e me le presentarono dicendogli: “He’s a religion teacher”.

Una di loro non era convinta che io fossi un insegnante di

religione e in qualche modo glielo dovetti giustificare. Nel

frattempo tra le voci più assurde i miei ragazzi proponevano

di fare delle cose notturne con loro, e a mio avviso si espri-

mevano con degli appellativi che erano veramente offensivi

nei confronti di quelle ragazze, finché una delle tre se ne

uscì con: “se volete io parlo italiano”.

Si intavolò dunque una discussione in cui parlarono degli

italiani che appunto credono nell’amore raffigurandola quasi

come una stupidaggine e definendoci come dei “creduloni”.

Il ragazzo più scorbutico mi disse: “ma come fanno queste a non credere nell’amore?”, ed io gli risposi “vedi un po’ tu di fare qualcosa”.

Fu una discussione molto appassionata, trattò diversi argo-

menti e tra una parte di pensiero e l’altra c’era contrasto.

Alle 12:30 il proprietario del ristorante ci fece uscire. Prima

di andare a dormire uno dei miei ragazzi mi disse: “le confi-do che ho preferito parlare di certi argomenti con queste ragazze che se neanche me le fossi fatte…”. Fu un insegna-

mento interessante perché capii una frase che disse Socrate

quando era circondato dai suoi discepoli: “non è forse vero che quando parliamo della verità ci dimentichiamo perfino delle donne?”.

Questa per me fu una testimonianza interessante che dimo-

stra quanto l’appassionata ricerca della verità possa essere

superiore all’Eros, e che non ci sia desiderio più profondo

di questa ricerca.

Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al

Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.

Il Vitruviano 11 Sesta Edizione—Febbraio 2017

INTERVISTA AL PROF GIBELLATO

Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE

Qual è il suo primo pensiero quando si alza alla mattina e l’ultimo

prima di andare a dormire?

Mi è più facile rispondere alla prima parte della domanda, mi è

capitato di sentire qualche anno fa di sentire la mia quarta figlia

che si alzava la mattina e canticchiava per istinto naturale, mentre

gli altri (che avevano anni maggiori) avevano un’espressione un po’

spenta e svogliata. Quindi mi è venuto da pensare: “perché l’ulti-

ma invece canticchia? Quella ha il cuore allegro, e mi sta insegnan-

do che io dovrei avere il cuore allegro tutte le mattine”. Così mi

sono fatto un punto di coscienza e mi sono detto: “forse ogni mat-

tina, al di là di tutti i problemi che dovrò affrontare, non vorrei

mai svegliarmi”. Ma la sveglia suona, e a me verrebbe da fare quel-

lo che fece Violetta Parra (cantante cilena che morì in un campo

di concentramento sotto alla dittatura di Pinochet) nella sua ultima

canzone, ovvero “dire grazie alla vita”. La sera invece si chiude con

un pensiero più stanco ed affaticato per la giornata trascorsa, ed io

non voglio andare a dormire senza prima aver ripercorso qualcosa

della giornata. La mia notte si apre con tante domande, ogni tanto

mi viene da dire: “chissà se avrò azzeccato tutto quello che ho

fatto”. Come può capitarmi di avere dei rimorsi in proposito mi

capita anche di avere dei pensieri felici, e anche a fine giornata mi

scappa un grazie.

Qual è il suo motto nella vita di tutti i giorni?

Vivere intensamente l’istante, senza dimenticare il destino finale

verso cui siamo tutti incamminati. Per cui guardare con simpatia e

con attenzione tutto quello che mi capita di vivere, cercare di non

scivolare come l’acqua sui sassi del fiume ma cercare di guardare

con positività tutto quello che mi accade veramente. La vita nel

bene o nel male offre grandi possibilità. Confido nella vita!

Cosa vuol dire per lei essere un buon insegnante?

Un buon insegnante, io credo che debba avere una naturale, direi

predisposizione all’incontro, al dialogo. Non c’è cultura, non c’è

possibilità di conoscere, soprattutto nella fase giovanile, se non vi è

una capacità di rapporto. In una fase più matura della vita, si può

ascoltare chi ne sa di più e imparare; in una fase preliminare della

vita è importante la modalità del rapporto, è importante l’approc-

cio. Ovviamente poi il bagaglio conoscitivo è fondamentale, però

anzitutto serve una buona disposizione all’incontro, all’apertura,

che faciliteranno il fatto di trovare le parole, gli esempi, i modi in

cui certi contenuti possono essere veicolati. Non c’è cultura senza

dialogo.

Che rapporto ha con gli studenti?

Un rapporto di necessità. Io sento necessario il rapporto con gli

studenti. La giornata a scuola non è bella se non accade un rap-

porto con gli studenti. Quindi è nella mia natura cercare e avere

dei rapporti. Come ho già detto prima, la cultura è dialogo, la cul-

tura è rapporto. Anche perché in un dialogo avvengono scoperte,

in un confronto c’è un avanzamento. Il rapporto direi che certe

volte è un rapporto drammatico, non nel senso negativo che la

parola può suggerire, ma è un rapporto che mette in azione, dal

significato etimologico della parola dramma, cioè azione. E’ un

rapporto che vive di alti e di bassi, che vive di simpatie, talvolta

anche di confronti non sempre facili, ma per quanto possibile

capace di rispettare la libertà altrui. Per cui insisto spesso a fare

domande agli studenti che ho davanti, perché possano trovare loro

delle risposte.

Quale pensa possa essere la sua vocazione?

Mi sono sentito, come dice la parola vocazione, chiamato a questo

tipo di lavoro e non ho nessun rimpianto. Penso sempre, con una

battuta, che forse il lavoro più bello del mondo per me sarebbe

stato fare l’artista, nel senso del colore e delle matite, ma quella

poi non è stata una circostanza e quindi mi sono ritrovato a fare il

secondo lavoro più bello del mondo che è quello dell’insegnante,

del ricercatore di pepite di verità.

Il gruppo di ragazzi con cui sta è molto vario, cosa permette di

tenere unito un gruppo simile?

Direi che tutta questa diversità è sostenuta dalla parola simpatia.

Nella parola simpatia c’è la parola pathos, un sentimento profon-

do della vita. Credo che con questo gruppo di persone con cui mi

accade di fare cose belle, di vivere delle circostanze belle, ci sia un

desiderio di vivere profondamente la vita. E ciascuno ha una pro-

pria profondità che sente essere vicina alla profondità dell’altro,

perché le discussioni che abbiamo avviato, i film che si sono visti,

le uscite nella natura o in città che si sono realizzate, hanno messo

in evidenza questa profondità. A legarci è una comune natura,

credo, che è la ricerca del più profondo. Vivere cercando di capire

il perché delle cose, vivendole con simpatia, sorridendo, pensan-

do, riflettendo. Credo che in questo gruppo di persone ci sia il

desiderio di non rinunciare a quell’aspetto della vita che è aver

coscienza delle cose, aver coscienza di quello che si vive, almeno

tentativamente. E mi sembra un gran bel tentativo quello che si sta

sviluppando.

Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al

Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.

Il Vitruviano 12 Sesta Edizione—Febbraio 2017

INTERVISTA AL PROF GIBELLATO

Di MICHELLE FRANZESE - 4AS | STEFANO BURATTI - 3TE

Chi sono i suoi esempi? Persone che ammira e la ispirano?

Dovrei mettere qualche poeta, o qualche cantante, un po’ il mio baga-

glio culturale. Direi che la prima volta che ho ascoltato e che ho capi-

to qualcosa ero all’oratorio e ho ascoltato un disco che ripetitivamente

un ragazzo inseriva, mentre io giocavo a biliardo con i miei amici.

Sono andato a curiosare, perché ho capito cosa diceva quella musica.

Era un brano dei Pink Floyd: “One of these days”. Avevo 13 anni, il

brano musicale monotono a un certo punto alterava il percorso della

monotonia con dei improvvisi toni che cambiavano, cambiavano il

ritmo della musica.

Poi ritornava la monotonia e poi cambiava finchè, a un certo punto, le

due bande combaciavano, si fondevano e ho pensato: “Uno di questi

giorni mi accadrà qualcosa”. Direi che i Pink floyd mi hanno intro-

dotto alla musica. Poi un ragazzo mi ha regalato “Le quattro stagioni”

di Vivaldi. Il brano dell’autunno, non so perché, mi ha catturato. Un

altro punto di riferimento è stato quando all’oratorio mi hanno fatto

leggere “lettera a una professoressa”, che dicono essere stato il libro

che ha mosso le coscienze per tanta contestazione giovanile nel ’68:

“La scuola di Barbiana”. Quel libro mi ha aperto un mondo. Poi l’in-

contro con Dante in terza superiore, soprattutto il canto degli ignavi, il

terzo canto dell’inferno. La lettura del terzo canto mi ha reso così

affascinante Dante che, nonostante la mia insegnante non fosse pro-

prio un esempio magnifico di insegnamento, l’ascoltavo. Mi aspettavo

sempre che dicesse grandi cose, poiché non arrivavano queste grandi

cose mi sono rivolto a degli amici di quinta. Dante mi ha aperto alla

grande questione della ricerca, come dice lui nel primo canto, di una

luce, di uscire da quel grande ingarbuglio della selva che è la vita. In

quinta l’incontro con Leopardi e contemporaneamente, non so per-

ché, mi era capitato di avvicinare l’”action painting”, movimento mo-

derno dell’arte americana.

L’incontro con quell’indirizzo d’arte mi ha aperto il capitolo del mio

personale interesse all’arte. Non devo negare anche l’incontro con

Don Luigi Giussani, un sacerdote che forse qualcuno conosce, il cui

pensiero e la cui esperienza per me sono state un vero incontro che

mi ha cambiato e indirizzato alla vita.

Il suo pensiero e l’esperienza che ne è derivata per me sono stati un

alimento che tuttora procede.

Come vive la scuola?

La vivo come una dimensione del mio essere. Vorrei dare, non dico

tutto me stesso, ma quanto più posso. Ero colpito da Giovanni Paolo

II che quando scendeva dall’aereo, la prima cosa che faceva era spo-

starsi dal tappeto rosso e in qualsiasi nazione faceva questo gesto stra-

no di baciare la terra. Si inginocchiava e baciava la terra, quindi mi

sono chiesto: “Ma io avrei una terra da baciare?”. E ho chiesto ai ra-

gazzi di una classe :“Ma voi avreste una terra da baciare?”. Per me,

per quello che nella mia storia è accaduto all’ITIS, questa è una terra

che bacerei. Questo è un perimetro che io guardo con simpatia. Per

me la scuola non è un posto da cui scappare, per me è un luogo desi-

derabile. Entro con desiderio, poi me ne vado a casa stanco, talvolta

arrabbiato, ma con desiderio.

Perché fa fare i temi ai suoi studenti? Hanno solo funzione didatti-

ca o c’è altro?

Qualche anno fa ho detto: “Come faccio a giudicare i miei ragaz-

zi? Dovrò pur avere anche io uno strumento di valutazione” e nei

tanti corsi di preparazione all’insegnamento mi hanno inondato di

schede e verifiche, ma guardando in faccia i miei ragazzi ho detto:

“io li giudicherò conoscendoli un po’”.

E il tema mi è sembrato una modalità, sia di raccogliere qualche

spunto, per vedere se fosse rimasta traccia degli argomenti affron-

tati, ma soprattutto una modalità di comunicazione che tanti stu-

denti hanno.

Ho trovato che i temi sono il modo con cui loro si facevano cono-

scere a me, con cui esprimevano loro stessi e dunque sono stati

per me una fonte di verifica non soltanto di loro, ma anche del

fatto che le cose affrontate insieme hanno lasciato tracce e aperto

strade e possibilità.

Ho sempre letto i temi in pubblico, ovviamente mantenendo un

doveroso anonimato.

Il tema è una possibilità di conoscersi e anche uno spunto di valu-

tazione.

Perché ha deciso di insegnare religione?

Io sono laureato in lettere a indirizzo artistico, ho un’abilitazione a

insegnamento della storia dell’arte, cosa che ho fatto per 25 anni

in un istituto privato. All’inizio della mia carriera scolastica ho

insegnato per 7 anni italiano, ma poi si è fatta strada l’idea che

forse religione era la materia che più mi appassionava.

Per cui nel 1986 decisi stabilmente di insegnare religione, portan-

do a buon frutto il mio diploma di teologia. Sono alla ricerca di

qualche bravo giovane che voglia dedicarsi all’insegnamento della

religione, ma faccio fatica a trovarlo.

Cos’ha da dire in conclusione?

In conclusione, dopo tutte queste domande, ho il cuore che mi

batte.

Spero di aver detto cose un po’ interessanti.

Una volta un studente mi ha detto:

“Capisce che mentre sta parlando mi batte il cuore? Lo dico sem-

pre a mia madre: - il professore parla sempre con una certa passio-

ne e verità-. Per questo, professore, la stimo”.

E’ stato il più bel complimento che abbia mai sentito.

Per la nostra rubrica “Interviste al Prof.” oggi il Professor Enzo Gibellato, insegnante di Religione insieme al

Prof. Nava ci ha rilasciato un’intervista riguardo la sua lunga storia come professore di questo istituto.

Il Vitruviano 13 Sesta Edizione—Febbraio 2017

LA MONTAGNA

Di NEMANJA KURUCEV - 1B

Ci sono tanti luoghi dove l’uomo riesce a

calmarsi e rilassarsi per davvero, tante volte

sono dei luoghi dove l’aria, l’ambiente sono

molto puri e il corpo riesce a percepirne

l’essenza.

La montagna è il luogo perfetto.

Anche se tanti dicono che a loro non piace

la montagna, secondo me è quasi impossibi-

le dire o sostenere una cosa del genere: l’a-

ria è pura e si respira molto meglio di quella

che si trova in città, per cui respiri senza tos-

sire o quant’altro. La vista è più che spetta-

colare.

Questi sono solo pochi dei vantaggi di que-

sto luogo spesso considerato sacro: qualcu-

no mi ha detto che in montagna ti avvicini a

Dio e lo potresti sentire.

Con alcuni studenti di Carate sono andato

vicino a Lecco, ai Piani D’Artavaggio. Pre-

notate le ciaspole ci siamo messi in viaggio

per arrivare fino ad un rifugio a 1800m.

Dovevamo fare più o meno 150m di cam-

mino su e giù per la montagna. C’era chi

non ce la faceva perché era stanco , chi per-

ché l’attrezzatura s’era rotta , però siamo tut-

ti arrivati a destinazione. In molti si fermava-

no per la stanchezza, e ad un certo punto mi

misi a sedere anch’io e non per la stanchez-

za, ma per guadare quello che avevo davan-

ti.

Sinceramente non camminavo per arrivare

ma per il cammino stesso: non ero molto

entusiasta prima di iniziare, ma durante il

viaggio mi sono ricreduto.

La neve era abbastanza alta e tutta la monta-

gna era bianca, non sentivo freddo, anzi il

cielo era privo di nuvole e il sole ci ha sfida-

to fino alla fine.

La parte più bella è stata come ho già detto

il viaggio, perché tante volte le cose che si

fanno per arrivare al traguardo sono più im-

portanti e emozionanti del traguardo stesso.

Racconto della Ciaspolata sui Piani d’Artavaggio

Il Vitruviano 14 Sesta Edizione—Febbraio 2017

GIORNATA DELLA MEMORIA

Di LUCA SANVITO - 2BS

Ricordare è importante. In occasione

della Giornata della Memoria, a partire

dal 2005, nelle scuole di tutta Italia sono

state organizzate iniziative di vario gene-

re, ma avranno sortito l’effetto sperato?

Il “Leonardo da Vinci” ha centrato l’ob-

biettivo. Questo istituto superiore nel

cuore della Brianza ha proposto ad una

parte dei suoi studenti una toccante rap-

presentazione teatrale per rendere par-

tecipi i ragazzi nel giorno di questa im-

portante ricorrenza.

Il tema principale dello spettacolo fu an-

che uno dei maggiori punti di forza del

regime nazista: l’arma della parola, la

propaganda. In quegli anni ad occupar-

sene fu Joseph Goebbels, uno dei più

importanti gerarchi nazisti e, nella rap-

presentazione, viene mostrato nella sua

forma più ricca di contraddizioni riper-

correndo gli avvenimenti salienti della

sua vita.

In numerosi altri istituti questa comme-

morazione viene anche totalmente igno-

rata, forse per evitare di “perdere” una

giornata di lavoro; scelta che per molti

può essere ritenuta alquanto discutibile.

Silenzio ed indifferenza possono essere

molto pericolosi.

Dimenticando gli errori del passato,

questi potrebbero riproporsi, magari an-

che in forma ancora più violenta e or-

renda.

Dunque, in teoria, ne dovrebbe real-

mente valere la pena di celebrare questa

giornata.

La scuola brianzola, di conseguenza,

avrebbe fatto la scelta migliore propo-

nendo ai suoi studenti un’ottima rievo-

cazione storica.

Quel giorno, però, l’auditorium era col-

mo di classi scelte (anche se a prima vi-

sta senza una precisa logica) tra tutte

quelle dell’istituto.

La maggioranza degli studenti ha di cer-

to apprezzato lo spettacolo proposto,

ma c’è stata una minoranza che, senza

dare troppa importanza alla rappresen-

tazione, non ha prestato l’attenzione do-

vuta creando anche una certa confusio-

ne: di tutta la bellissima iniziativa questo

è quindi l’unico appunto che si può fare

agli organizzatori, una scelta di pubblico

non proprio azzeccata.

Tempo perso o efficace rievocazione storica?

1 febbraio: gli alunni del “Da Vinci” partecipano alla rappresentazione teatrale “Dr. Goebbels, propaganda ministerium”

Il Vitruviano 15 Sesta Edizione—Febbraio 2017

INFORMAZIONE TRAMITE SOCIAL MEDIA

Di DAVIDE NESPOLI - 3TE

Al giorno d’oggi i social media sono

per noi under 60 il primo luogo dove

scambiare opinioni, visualizzare notizie

e dove avere dibattiti.

È giusto per i social come parte inte-

grante dell’internet avere la completa

libertà di stampa? D’altronde internet

è la digitalizzazione di tutto ciò che ne

è al di fuori, dove non tutto è lecito.

Io come internauta da quando sono

nato considero l’internet e più in speci-

fico i social network come una grande

piazza dove chiunque può esprimere la

sua opinione, qualunque essa sia.

Esistono però dei gruppi dalle origini

più svariate che sui social incitano all’o-

dio o lavorano contro la società e la

sua evoluzione; pensiamo a gruppi co-

me ISIS o terrapiattisti italiani.

L’altra faccia della medaglia è però pie-

na di vantaggi: la facilità di comunica-

zione tra personaggi pubblici e persone

comuni, raccolta di statistiche e facile

accesso alle notizie sono alcuni esempi

delle grandi potenzialità del mezzo.

“Le notizie che troviamo oggi sui social

sono però spesso false” qualcuno po-

trebbe dire.

A questo proposito i social a mio pare-

re non dovrebbero essere la nostra

fonte principale di notizie perché trop-

po facilmente manipolabili: spesso il

miglior posto a cui far riferimento per

trovare notizie veritiere sono telegior-

nali specializzati ma anche giornali car-

tacei.

Naturalmente ci sono anche testate on-

line autorevoli, sta sempre all’intelli-

genza del lettore dividere le notizie ve-

re da quelle false, tra siti attendibili e

siti non attendibili.

L’internet è quindi un’arma a doppio

taglio, ma questo non ci ha mai ferma-

to, basti pensare a un semplice coltello

che si trova in tutte le case che viene

utilizzato per scopi “normali” come af-

fettare la carne o tagliare il pane, ma

può diventare un’arma e anche uccide-

Fino a dove si può spingere la libertà di stampa?

Il Vitruviano 16 Sesta Edizione—Febbraio 2017

Di LUCA RODELLA - 5AS

Just landed… Dubai is an extravagant place where there are definitely lots of things to see and to do…

Rising from the warm shore of the Persian Gulf is the city of Dubai, the largest emirate in the big state of United Arab Emirates. For

two centuries, Dubai was not much more than a tiny trading port on the banks of Dubai Creek, the river that crosses the city, but in less

than a single generation the city has become a dream destination for international tourists from all around the world. Despite appear-

ances, however, the foundations of this glittering citadel are not built on sand, but on thousands of years of Arabic tradition and culture.

Let’s start the adventure together!

-Step through the characteristic Bastakia Quarter to explore the place where Sultans used to live in the past and to take a “walk”

through the long story of Arabian history. At the end of the tour don’t forget to visit the Sheikh Mohamed Centre, where videos and

others multimedia objects will help you to revise the history of the place you have just visited. To learn more about local traditions, go

shopping where Arabian people are used to go for centuries. Follow the scent of delicious, colorful species and herbs to the biggest

city’s spice market. Explore hundreds of stores in the Gold Souk to discover why Dubai is known as “the city of Gold”. They usually

sell 22K and 24K gold, but you can literally find everything there. Is the price high? The price involves a high quote of an amazing

craftsmanship and the rate of the gold commodity for the day. Even if you go to the Dubai Gold Souk not to buy gold, you will still

have a wonderful cultural experience.

-To explore the Souk of the 21th century, head to the marvelous Dubai mall, a huge luxurious shopping center, situated next to the

most amazing skyscraper ever built: Burj Khalifa. About one thousands stores will fascinate you with different kind of clothes coming

from all over the world. You will be very surprised when you will realize that most of them are from Italian fashion agency: Armani,

Gucci, Valentino, Prada and mores; Italians are very popular in this glittering city for fashion and obviously for dream cars that you

could actually see parked in front of buildings. Just to mention some of them: Ferrari, Lamborghini, Maserati and many others. I think

this is the best way to bring Italian style all around the world. In Dubai mall, you will find crazy architecture, restaurant for everyone

(Chinese, Indian, Mexican, Japanese, American, Italian food), fountains indoor and outdoor, aquariums complete with sharks and a

large variety of fishes and surprisingly, in the middle of the desert, ski slopes and ice skating rinks. If you really want to “cold down”

take the chairlift to the top of the indoor mountain skiDubai and have a ski experience while outside the temperature is around 40°C.

Just one word to describe that: CRAZY. But by far, the Mall’s biggest attraction is the Dubai Aquarium and UnderwaterZoo. I kindly

suggest you to take a long, slow walk through a watery world, filled with over thirty thousand creatures from the deep including enor-

mous rays and sharks. It’s always a good time to appreciate the beauty of nature.

-Once you have explored the depths of the sea, step out to the Mall and look to the heaven. Rising over half a mile into the sky is the

breathtaking Burj Khalifa, the tallest structure ever built. Three times the Eiffel tower and twice the

size of the Empire State Building this skyscraper, with his 163 floors, is considered the highest in

the world. If we want to be more precise: 3000 residences live here and 9 hotels, including the

famous Armani hotel that rises in different part of the world, are recollected here; everything was

built thanks to Sheik Maktoum who wants all that. It is called Burj (“torre” in Italian) and Khalifa

in honor of the Sheik of Dubai’s emirate. Don’t miss the opportunity to take the high-speed lift to

the 124th floor observation deck, which gives expensive view of the city. On average, four thousand

people visit this place a day, so unless you want to turn this in a mere dream, I kindly suggest you

to book your tickets in advance online. Sunrise and sunset are for me the best moments to see the

breathtaking view. Dubai Mall fountain’s dancing water is considered the most fabulous thing in

town. It does an evening show every 30 minutes going from 6 pm until 11 pm right outside the huge mall. They might remember you

the fountains of Bellagio Hotel in Las Vegas, except these are twice as big.

Il Vitruviano 17 Sesta Edizione—Febbraio 2017

Di LUCA RODELLA - 5AS

-DBX is the third busiest airport in the world. I can swear that

the airport in Dubai is not an ordinary one, but it is a huge

place famous for his amazing architecture and for his leisure

facilities: a swimming pool with real palms at the poolside and

for its three hotels, for international and not, guests. As a good

lover of aviation I cannot mention their amazing national air-

line company famous all around the world. Since 1985 thou-

sands of people have chosen to train as cabin crew and travel

to destination all over the globe with one of the world’s leading

airline: fly Emirates. With its 247 aircrafts on fleet, it is the

primary user of Airbus A380 in the world. (see the picture in

the first page). If you are lucky you can see Emirates’ cabin

crew team walking through the airport; people always look at

them because women usually wear a very special , oriental hat and men are dressed in a good suit. Elegance and glamour of these peo-

ple represent the United Arab Emirates all around the globe. If you are interested, go to the internet and check them out.

-Enjoy a few Arabic nights at Madinat Jumeirah, a five star resort styled upon a traditional Arabian town. Speaking of amazing luxurious

hotels, the Atlantis, situated in different part of the planet as for example in Nassau (Bahamas), will fascinate you with his joyful dol-

phins and others marine creatures that live in the second biggest aquarium in the city of Dubai. It is

situated on the Palm Island and as I was saying, it is one of the most expensive hotel in the world.

For the curious and “crazy” people that want to check it out on the internet, the best price available

to book a suit is 30K dollars at night. If you want to have an amazing experience, that you will never

forget, check the prices of a basic dinner at Burj Al Arab, a seven star hotel, (yes you read right…

the only 7 starts hotel in the world) whose graceful curves represent the traditional wooden vessel

of the gulf. (figure)

-A journey into the Arabic desert is an experience no visitor should miss. Take a camel trek and

meet the wild life of this place; it is so quiet you can even hear your own heart beats. After a one

hour trip by car from the city, you will arrive in the middle of the desert; once you will arrive it will

be time to put on the traditional turbans and get ready to ride through the desert. When it’s starting

to get dark, don’t miss the occasion to have a traditional dinner with local people. You will be cata-

pulted in the atmosphere of the so called “thousands and one night” with precious Arabic carpets

all around the encampment and perfumed candles. Your nose will pleasantly smell delicious spices coming from the fireside; in all that

you will be there hearing the traditional Arabic music. A worm wind will brush your cheek in order to remember you that you are actu-

ally living an amazing experience in the biggest desert of the United Arab Emirates. Don’t you feel already there?

Here we are at the end of our monthly travel tip; let’s finish with this reflection.

Only when you are in a place like the desert you will appreciate just how miraculous Dubai is. In one of the world’s most inhospitable

landscapes, you can actually see what has flourished. It is a wonderful place that on papers seems impossible, because actually just 25

years ago Dubai was simply a Desert, but now look at it: this place is erupted into an original and international power. As I always say,

if you have the possibility, don’t miss the opportunity to travel.

From ENGLISH PAGE OF VITRUVIANO that’s all,

See you next time, have a good month! Bye for now

Luca Rodella

Il Vitruviano 18 Sesta Edizione—Febbraio 2017

RUBRICA TECNOLOGICA Di FABIO GALIMBERTI - 5AS

SERATE APERTE: Il problema dell’energia per il pianeta e la fusione termonucleare controllata

Martedì 31 Gennaio, alle 21, la dottoressa Paola Mantica, ricercatrice a Milano presso il

C.N.R. , ha tenuto una conferenza riguardante appunto il problema della produzione energeti-

ca per il pianeta e le prospettive per il futuro riguardo la fusione termonucleare.

Come sappiamo il fabbisogno energetico mondiale

è in continuo aumento, questo aumento però non è

omogeneo, infatti i pasi emergenti, Cina e India, i

quali hanno avuto un grandissimo sviluppo dell’eco-

nomia negli ultimi anni, sono coloro che hanno cau-

sato un aumento così drastico dei consumi. Per far

fonte ad esso ci sono 3 principali metodi per pro-

durre energia: attraverso i combustibili fossili, sfrut-

tando le fonti rinnovabili oppure usando l’energia

nucleare.

I combustibili fossili, che oggi forniscono l’88%

dell’energia mondiale, come tutti sappiamo produ-

cono molti problemi come l’aumento della CO2 e

le piogge acide; hanno però un enorme vantaggio,

ossia quello di essere facilmente trovabili e sfruttabili

senza dover ricorrere a enormi installazioni o tecno-

logia “futuristica”. Secondo le stime, nonostante il

carbone possa durare ancora 270 anni, intorno al

2100 si avrà il picco massimo di produzione e poi

essa comincerà a scendere creando un enorme defi-

cit nel fabbisogno mondiale.

La produzione, da parte di queste fonti, di CO2

causa, come sappiamo, un aumento dell’effetto ser-

ra, con conseguente aumento delle temperature me-

dia sul pianeta; riguardo a questo ci sono 2 scuole di

pensiero le quali dibattono, come ha esplicitato la

dottoressa, attraverso una discussione spesso per

nulla scientifica.

La prima, ICPP, sostiene che l’aumento della tem-

peratura sarebbe minore se non ci fosse l’emissione

di CO2 da parte dell’uomo; la seconda, NCPP, so-

stiene invece che l’intervento umano non abbia con-

seguenze, o le abbia marginali, in quanto la tempera-

tura sul pianeta ha sempre oscillato.

La seconda opzione, ovvero le fonti rinnovabili

(fiumi, onde, maree, vento, biomasse, geotermica e

solare), sono un’alternativa molto allettante dal pun-

to di vista della produzione di CO2, ma hanno an-

che degli enormi svantaggi: la produzione fluttua nel

tempo, si pensi alla notte durante la quale i pannelli

solari non producono corrente e, per fra fronte

all’intero fabbisogno mondiale, occorrerebbero in-

stallazioni gigantesche come 100Km quadrati di

pannelli solari o 5000 pale eoliche di 45m per pro-

durre un solo GigaWatt. La richiesta odierna mon-

diale ammonta a 13 TeraWatt (1 Tera = 1000 Giga)

e l’unica forma di energia rinnovabile sfruttabile con

le tecnologie attuali è quella solare in quanto dal so-

le ci arrivano 25000 TeraWatt e sfruttandone solo

lo 0.5% con l’efficienza degli odierni pannelli del

15% si produrrebbero 19 TeraWatt; ognuna delle

altre fonti rinnovabili invece non arriva scarsamente

ad un TeraWatt sfruttabile.

L’ultima opzione è costituita dall’energia nucleare;

esistono 2 metodi per produrre energia sfruttando le

reazioni nucleari: la fissione (rottura di un nucleo

molto grosso in 2 più piccoli) e fa fusione (unione di

2 atomi piccoli in uno più grande). Il primo meto-

do, ormai largamente conosciuto e scoperto durante

la seconda guerra mondiale, viene largamente usato

da paesi come Stati Uniti e Francia in quanto per-

mette di produrre enormi quantità di energia a prez-

zi relativamente bassi; ha anch’esso però dei proble-

mi: il primo tra tutti è lo smaltimento delle scorie

radioattive prodotte dai reattori, le quali per decade-

re richiedono centinaia di migliaia di anni, inoltre ci

sono la sicurezza dei reattori, che hanno sempre il

rischio di esplodere, e la produzione mineraria di

uranio, materiale primo per poter far avvenire la

reazione, che durerà al massimo altri 50 anni dopo-

diché esso finirà completamente.

Il Vitruviano 19 Sesta Edizione—Febbraio 2017

RUBRICA TECNOLOGICA Di FABIO GALIMBERTI - 5AS

SERATE APERTE: Il problema dell’energia per il pianeta e la fusione termonucleare controllata

L’ultima parte della serata si è incentrata sulle nuove

tecnologie e scoperte riguardanti il secondo metodo

di produzione energetica per mezzo delle reazioni

nucleari, ossia la fusione nucleare. La dottoressa ha

messo l’accento sul fatto che non siamo così distanti

come si pensa e che questo tipo di produzione di

energia ha molti vantaggi come il fatto che con un

chilo di deuterio e trizio (due isotopi dell’idrogeno

materiali primi per la reazione) si produrrebbe l’e-

quivalente di un milione di chili di carbone, la gran-

de disponibilità delle materie prime, l’idrogeno si

trova nella molecola d’acqua, e la produzione di

scorie radioattive che decadono in un tempo molto

più breve rispetto a quello delle scorie provenienti

dalla fissione.

La fissione nucleare avviene già naturalmente in tut-

te le stelle; essa si basa 4 atomi di idrogeno che si

fondono a formarne uno di elio. Questa reazione

non può essere controllata in quanto sono richieste

temperature e pressioni insopportabili da qualunque

materiale, nei reattori sperimentali si fa avvenire una

reazione simile che richiede temperature 20 volte

maggiori (si parla di 100-300 milioni di gradi), ma

pressioni molto più basse; quest’ultima si basa inve-

ce su un atomo di deuterio e uno di trizio che si fon-

dono sempre a formare un elio. Ora la domanda

sorge spontanea: come contenere un materiale a

100 milioni di gradi evitando che si raffreddi? La

risposta sta nei campi magnetici, ogni materiale ha

infatti una temperatura alla quale dallo stato gassoso

passa ad un altro stato della materia: il plasma.

Il plasma è composto da atomi i cui elettroni, per

l’eccessiva temperatura, riescono a “scappare” dal

nucleo ionizzando (ossia caricando positivamente)

l’atomo. Ora visto che ogni carica elettrica subisce

l’effetto dei campi magnetici in cui è immersa ecco

al risposta alla domanda: creare un campo magneti-

co che contenga le particelle.

Il reattore tokamak, usato oggi per far avvenire la

fusione, non è altro che un enorme ciambella all’in-

tero della quale si crea un campo magnetico che iso-

li il materiale. Oggi il più grande al mondo si trova

in Gran Bretagna ed ha un raggio di 6 metri. Con

un ciclo di produzione, della durata di 10 secondi si

è già in grado di estrarre dal reattore 16 MegaWatt

di potenza, ma il costo (in termini di energia) per

scaldare il materiale alle temperature richieste supe-

ra la produzione. È in costruzione però un nuovo

reattore, con un raggio di 15 metri, in Francia, il

quale secondo le stime sarà in grado di produrre

700 MegaWatt di potenza spendendone solo 70 per

il riscaldamento; dovrà essere terminato e messo in

funzione entro il 2025 ed ha un costo di costruzione

di 20 miliardi di euro.

Per restare in tema di produzione di energia porto un gioco molto poco conosciuto: Energy Wars. È un gioco a

livelli, di difficoltà crescente, che consiste nella produzione, partendo dal 1850, di fonti non rinnovabili per la

produzione di energia che permettano un guadagno sufficiente per implementare le fonti rinnovabili. Il livello

finisce quando si esauriscono le fonti non rinnovabili attivate e rimangono solo le rinnovabili. La difficoltà sta

nel raggiungimento dell’obiettivo in quanto ci saranno guerre e disastri naturali che distruggeranno molte città

alimentate a fonti rinnovabili. Il gioco non pesa molto dal punto di vista dello spazio occupato e non richiede

nemmeno molte attenzioni in quanto può essere messo in pausa in qualsiasi momento.

Il Vitruviano 20 Sesta Edizione—Febbraio 2017

CRUCIVERBA

ORIZZONTALI:

4 - Foglia della bandiera canadese

7 - “Ho trovato!” in greco

10 - Sinonimo di “Rettitudine”

12 - Il più famoso sito di E-Commerce

14 - Questa edizione de IL VITRUVIANO

15 - Secolo dell’unità d’Italia

VERTICALI: 1 - Può essere sia ferma che mossa

2 - Campione uscente di Formula 1

3 - “Un classico” tra le scuole

5 - Ciò che compone i nostri capelli

6 - Sistema di classificazione dei diamanti

8 - Confina con Russia e Cina

9 - Popolare torneo di Tennis Britannico

11 - Garantisce la validità di un contratto

13- IN+IL

Il Vitruviano

Un sentito grazie va ai Collaboratori Scolastici (La Carmen e il Prof. Galimberti) che hanno preso parte ai lavori di stampa e rilegatura del giornalino.

Un ringraziamento anche ad Andrea Folci 5AS per l’impaginazione, la creazione Ex Novo del formato e Andrea Strangis 5AS per la revisione.

Redazione Gabriele Villa 5AS (Direttore) - Andrea Folci 5AS - Luca Sanvito 2BS - Nemanja Kurucev 1B - Luca Rodella 5AS - Davide Nespoli 3TE

Pietro Scotti 4AS - Fabio Galimberti 5AS - Michelle Franzese 4AS - Stefano Buratti 3TE - Filippo Riboldi 5AS - Alice Viganò 4AS - Andrea Strangis 5AS

Se sei uno studente che vuole entrare a far parte della redazione del giornalino, oppure vuoi inviare un articolo scrivi a

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Di FILIPPO RIBOLDI - 5AS