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Rivista di attualità e cultura Il solo bipede che dice ad alta voce quello che tutti gli altri pensano sommessamente IL TACCHINO ZOPPO Il Tacchino Zoppo n.2 - Primavera 2017 Apertura Ufficio TZ per tutti i cittadini. Gratis

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Rivista di attualità e cultura

Il solo bipede

che dice

ad alta voce

quello che

tutti gli altri

pensano

sommessamente

IL TACCHINO ZOPPO

Il Tacchino Zoppo n.2 - Primavera 2017

Apertura

Ufficio TZ

per tutti i cittadini.

Gratis

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2 • Il Tacchino Zoppo

SOMMARIO

03 Il Tacchino Birichino 06 Castel Frentano, Castelnuovo, New Castle, la nuova Smartcity 08 Mangiare come un cacciatore del Neanderthal... Una guida all’alimentazione

10 Virtus Castel Frentano giova nissimi Lo sport castellino si fa onore 14 Corsa campestre Ottimi piazzamenti per la società podistica Mistercamp di Castel Frentano

16 Una società a rifiuti zero, uto- pia o realtà per le future gene- razioni? 20 La danza classica Intervista esclusiva a Olga Tozyakova

22 La corriere pe’ Langiane (come si viaggiava negli anni ’60 fra Castalnove e Langiane)

25 Castel Frentano: la guerra del ‘43 Un monito per i giovani 29 La pupe a la fenestre Mostra di bambole a Castel Frentano

31 La valle e il sogno

32 Cronaca cittadina

33 Il Tacchino Zoppo apre un uffi- cio per i suoi concittadini

Il tacchino zoppo - N.2

TZ Il tacchino zoppoe-mail: [email protected]/iltacchinozoppo

indirizzo postale: TZ Il tacchino zoppoPresso Circolo Culturale PDVia Frentana 1366032 Castel Frentano (Chieti)

Castel Frentano 2017

Impaginazione:Serenity - Lancianowww.serenitystore.it

Stampato daBibliografica - Castel Frentano

EditoreCircolo Culturale Pro Barone

Copertina diLucio Bucci

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Il Tacchino Zoppo • 3

IL TACCHINO BIRICHINOdi Giovanni G. Amoroso

Ed eccoci con un nuovo nume-ro del Tacchino:gli scettici saranno sorpresi di questa nuova edizione,gli amici e gli aficionados saranno contentissimi e ci leg-geranno con ancora più piace-re del primo numero,ci dispiace invece per qualcuno a cui Il Tacchino è andato un po’ di traverso, ma “dai consolatevi, in fondo non è un quotidiano”. Scherzi a parte dobbia-mo ringraziare la cittadinanza e gli sponsor che ci hanno dato fiducia ancor prima di vedere con quale piumaggio Il Tacchino si sarebbe presentato. …e di Tacchini ne sono stati distribuiti più di 400 nel centro, nelle periferie, e fuori Castel Frentano ai concittadini che anche se lontani hanno lasciato il cuore in questo angolo d’Abruzzo. Non credevamo ai nostri occhi quando abbiamo

visto Il Tacchino sulla grande Muraglia Cinese dietro le orme di Marco Polo giunto nell’eso-tico Cathay alla corte del cele-ste imperatore Kubilay Khan nel 1274 e del gesuita Matteo Ricci missionario in Cina nel 1607…e non credevamo ugual-mente ai nostri occhi per non aver visto nessuna reazione da parte delle autorità all’uscita di un giornale cittadino... mah, abbiamo forse usato un lin-guaggio troppo forbito?! Non a caso ci siamo riferiti alla Grande Muraglia, un serpente lungo più di 6000 km, baluardo contro i barbari delle steppe mongoliche, la cui costruzione ebbe inizio 700 anni prima della venuta del Cristo a dimostrazione del fatto che il popolo cinese ebbe da subito coscienza della pro-pria identità culturale e terri-toriale. La domanda allora è, noi castellini, 2000 anni dopo

la venuta del Cristo, abbiamo coscienza della nostra identità cittadina o niente va oltre l’u-scio della nostra casa e l’ambi-to del nostro ristretto nucleo familiare? Non so se lo fate anche voi, ma noi ci poniamo conti-nuamente la domanda “a cosa serve un giornale a Castel Frentano?”. Gli obiettivi che cerchiamo di perseguire sono diversi: fare il punto della situazione; rinforzare la voce del cittadino che isolatamente non avrebbe nessuna udienza; riunire una comunità un po’ distaccata dalla cosa pubblica e rivolta solo ai propri interessi personali; far capire alle varie associazioni cit-tadine che le loro iniziative indivi-duali o addirittura in concorrenza con le altre non por-teranno a niente

“La la la ecco Il TacchinoLa la la che birichino

Ha due ali ed una zampaMa con l’altra sempre danza.

Non fa uova la mattinaMa vi incanta se in marsina…„

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4 • Il Tacchino Zoppo

di buono se non sono diret-te tutte nella stessa direzione; che i problemi sociali hanno la precedenza sulle velleitarie ambizioni di creare musei con quattro vecchie pietre piutto-sto che creare un ritrovo per i giovani dove possono incon-trarsi e socializzare…e perché no anche per gli anziani dove possono rimpiangere la loro indorata giovinezza. Constatiamo con piacere come i goglottii (sapevate che si dice così il verso del tacchino?!) del Tacchino non sono rimasti a mezz’aria ma sono stati raccolti da alcuni suoi concittadini che hanno evidenziato una compe-tente sensibilità per l’ambien-te, per i rifiuti, per l’ecologia (vedi articoli di Domitilla F. De Rubeis e Paolo Scaglione). Sono questi i veri problemi cit-tadini, al di sopra delle sterili dispute politiche e dei piccoli

interessi di quartiere. E Il Tacchino imperter-rito, preso per mano (si fa per dire) da Lucio Bucci, persegue la sua strada anche nel suo rac-conto allegorico e immaginifi-co. Nel precedente numero del giornale, Il Tacchino ha messo narcisisticamente in eviden-za tutta la sua bellezza fisica rinascimentale. Nella presen-te edizione invece, per niente complessato dalla mancanza di una zampa, ha deciso di esprimere il suo provocatorio istrionismo con abiti e colori che lo distinguono dalla massa, rivolgendo il suo sguardo piut-tosto ad un promettente futuro che ad un nostalgico passato. E il suo orizzonte spazia nei set-tori più disparati: un avvincente panorama di Castel Frentano e della Maiella madre incornicia-ta tra due ieratici Tacchini; un provocatorio Nembo Kid che

ha barattato la S di Superman incisa sul suo torace d’acciaio con le iniziali TZ tatuate su più umani pettorali; e poi un conti-nuo trasformismo di immagini in cui Il Tacchino lo ritroviamo urlante, sereno, attonito. Ma a cosa serve tutto questo? A leg-gere quello che non è scritto, a guardare dietro l’immagine, ad abituarsi ad una espressività che richiede un certo impegno e ci smuova da una confortevo-le letargia. Limitare l’interesse del Tacchino alla sola cronaca cittadina sarebbe riduttivo e anacronistico. Saremo sempre pronti a collaborare con Il buon seme e con qualunque bol-lettino parrocchiale perché le nostre tradizioni non vadano perse, e terremo vivo il nostro dialetto tramite l’Accademia della vrenna (a questo propo-sito da non mancare l’esilaran-

La grande muraglia cinese

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te e colorito articolo di Ennio De Risio che ricorda come si viaggiava in corriera tra Castel-Frentano e Lanciano negli anni ’60), ma saremo anche aperti alle novità e, in un’epoca in cui Trump & Co. (o Tram com’è stato ribattezzato da Michele la Giarruchele) ergono muri di isolamento noi invece gettere-mo nuovi ponti verso il resto del mondo.…solo un’ultima cosa: dapper-tutto si sente ripetere occu-piamoci dei giovani e del loro futuro, frasi ad effetto, che ci fanno sentire meglio e tran-quillizzano la nostra coscienza, ma vorrei anche aggiungere “per una volta, cazzo, occupia-moci anche del presente che ci riguarda molto da vicino, e che ci ricorda che (s)fortunatamen-te passiamo da queste parti solo una volta.”

Il Tacchino fiero di essere giunto fin sulla grandemuraglia

TRAM

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6 • Il Tacchino Zoppo

Smart, non è solo il nome di una macchina, ma è una parola inglese che significa “intelli-gente”. È auspicabile che anche il nostro paese diventi smart. Castel Frentano non può più essere un paese che vive di scelte basate sull’estetica, sulla politica, sul lucro personale, ma deve diventare un paese dove si ragiona in modo diver-so e si considerano fonda-mentali princìpi che portano benefici a tutti, come la valu-tazione dell’impatto ambien-tale. Bisogna puntare ad un nuovo paese, New Castle, una Smartcity, un paese verde, un paese autosufficiente in termi-ni energetici, un paese ecoso-stenibile.Il singolo cittadino non si deve limitare a criticare ciò che viene fatto, solo perché l’ha fatto un sindaco piuttosto che un altro, ma la domanda che si dovrebbe porre è “quanto è costata quest’opera in termini monetari? E quanto ne costerà in termini ambientali?”. Non bisogna fare un calcolo a breve termine perché così si fanno le scelte peggiori. Molto spesso un intervento che costa meno ha risultati con tempistiche più rapide, ma poi a lungo termine si rivela un cattivo affare. Si pensa che quel tempo è tal-mente lontano da non tangere neanche i propri nipoti. Ma purtroppo non è così. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Non siamo poi così lontani dalla catastrofe ecolo-

gica, viviamo già nel disastro!20 anni sono pochi; guardate vostro figlio: sembrava ieri che avesse esalato il primo respi-ro invece è già maggioren-ne. Purtroppo, mentre l’essere umano ha una crescita più o meno lineare, il surriscalda-mento globale ha una crescita esponenziale, in pratica vostro figlio è vecchio.Prima di dare qualche piccolo suggerimento su come modifi-care l’approccio verso la salva-guardia dell’ambiente, nonché della nostra vita, occorre fare qualche chiarimento.L’inquinamento è un’alterazio-ne dell’ambiente. L’alterazione è una modificazione negati-va rispetto ad una condizione ottimale. Il riscaldamento glo-bale è la conseguenza dell’in-quinamento ed è REALE. Che siate seguaci o no del freddo-loso Trump, il surriscaldamen-to globale è un dato di fatto misurato che dipende princi-palmente da fattori antropici e dall’eccessivo allevamento di particolari specie di animali.Attenzione a non incolpare l’ef-

fetto serra! Se le temperatu-re fossero troppo basse (come quelle su Marte), non potrem-mo sopravvivere. Grazie all’ef-fetto serra, il pianeta Terra è diventato un habitat perfetto per l’esistenza di ogni forma di vita. Ma il surriscaldamen-to globale, quindi l’aumento dell’effetto serra, sta distrug-gendo la casa di ogni essere vivente. Come spiega nel documen-tario di DiCaprio, “Before the flood”, il compianto Piers Sellers Astronauta Direttore della NASA, l’innalzamento della temperatura favorisce lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia. Esso porterebbe all’interruzione della corrente del Golfo quindi al blocco del movimento del calore con la conseguenza della glaciazione dell’Europa. Anche le piogge subirebbero dei cambiamenti: ci saranno maggiori siccità nei paesi più caldi.In pratica si entrerebbe in un circolo vizioso: il ghiaccio si scioglie, il livello del mare si alza, l’Europa si ghiaccia, gli

CASTEL FRENTANO, CASTELNUOVO, NEW CASTLE, LA NUOVA SMARTCITY

di Domitilla Flavia De Rubeis

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europei bruceranno più com-bustibili per riscaldarsi, l’inqui-namento aumenta, i ghiacciai continueranno a sciogliersi e così via.All’interno delle città, si crea un microclima tale per cui la temperatura può essere addi-rittura di sei gradi più alta di quella circostante e dove si sente ancora di più il disa-gio causato dall’inquinamento: fitte nebbie ed estati afose.All’interno dell’isola urbana di calore le condizioni ottimali per lo sviluppo di questi feno-meni sono date principalmente dal conglomerato bituminoso delle strade (l’asfalto), dai con-dizionatori, dal traffico, ecc.Per ovviare a questi proble-mi, sono state sviluppate delle tecniche all’avanguardia come i conglomerati bianchi. Il nero assorbe la quasi totalità delle lunghezze d’onda emesse dal sole, mentre il bianco le riflette,

cioè “il bianco respinge il calo-re”. Questo concetto può essere benissimo applicato agli edifi-ci, usando, come colore per le pareti esterne, colori chiari che contribuiscono positivamente alla valutazione della classe energetica, senza dover ricor-rere necessariamente al famo-so “cappotto” e risparmiando.Un’altra semplice soluzione è il rinverdimento, piuttosto che il disboscamento. Non si può dare una stima oggettiva della quantità di anidride carboni-ca che le piante assorbono, ma togliere anche una singola pianta, danneggerebbe un eco-sistema già on the borderline. Non si può fare a meno di uno smartphone, ma si può fare a meno dell’ossigeno?Recenti lavori in Via Roma sono stati fatti anche per motivi estetici, per dare continuità alla pavimentazione preesisten-te. In pratica i lavori pubblici

sono diventati un concorso di bellezza. E, come in ogni edi-zione, si sa che la ragazza che vince, non è mai la più bella, né la più smart. Ma quando si parla di bene comune, non ci si può più giustificare con un “de gustibus”. Sono stati tolti alberi, quan-do di alberi ce n’erano già pochissimi. Sono stati fatti par-cheggi sui marciapiedi quando già esistevano a pochi metri di distanza, inoltre chi scen-de con la macchina da Corso Umberto I non ha la visibilità sufficiente per potersi immet-tere nel traffico della statale.Se continuiamo così, Castel Frentano diventerà Old Castle e New Castle sarà solo un’utopia.

Esempio di conglomerato chiaro che potrebbe partecipare alla riduzione del surriscaldamento urbano

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8 • Il Tacchino Zoppo

Come mai il nostro corpo pur essendo il principale e diretto interessato nel vivere bene, a volte ci guida male nella scel-ta degli alimenti e del nostro stile di vita? Nel primo numero de Il Tacchino Zoppo si parlava ugualmente di alimentazione ma come ricorderete si trattava di una metafora intellettuale, questa volta invece è tempo di prendere di petto l’argomento e allora cerchiamo di vederci un po’ più chiaro su dieta, ali-

mentazione e benessere.Forse ci alimentiamo male per-ché non sappiamo ascoltare il nostro corpo?Per rispondere a questa domanda dobbiamo guardare a monte, ovvero alle grandi fasi dell’alimentazione dell’umani-tà nel corso dei secoli e soprat-tutto dei millenni che ci hanno preceduto. Il nostro corpo non è una buona guida nella scelta degli alimenti perché siamo ancora tarati a 100.000 anni fa, siamo persone stilose, fashion

ma non secondo il nostro DNA, per lui siamo solamente uomi-ni di Neanderthal. Siamo nel 2017 e tutti parla-no con molta saccenteria di nutrizione. Lo fa la TV nei suoi programmi di alta cucina o di cucina molto più casalinga, le riviste e i libri di ricette. Si parla di alimentazione nelle sue forme più svariate e folklo-ristiche: si pensi al tofu, un formaggio vegano che si ricava dal caglio della soia, al topi-nambur, un tubero che dimezza

Mangiare come un cacciatore del Neanderthal e smaltire come un sedentario

banchiere del Monte dei Paschi

Una guida all’alimentazione

di Valentina di Micoli(nostra corrispondente da Bologna)

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l’indice glicemico delle patate cotte a vapore, al mangiare con le mani, elegantemente detto finger food, alla cucina gourmet, la cucina ricercata dei grandi intenditori per poi arrivare a prelibati e preziosi dolci mignon (che poi tanto mignon non sono) e agli inno-vativi insetti fritti, insomma un arcobaleno di sapori.

Il corpo, purtroppo per noi, non é andato di pari passo con l’in-novazione e la globalizzazione e ora si ritrova a fare i conti con l’accumulo di peso sotto forma di grasso.

Ogni popolazione dovrebbe seguire quello che c’è scritto nel suo DNA, una dieta che tenga conto della propria sto-ria evolutiva basata su prodotti locali freschi possibilmente a chilometro 0, come ad esempio frutta e verdura di stagione. Come se non bastasse siamo rimasti tarati solo per quanto riguarda l’accumulo, per lo smaltimento delle calo-rie in eccesso invece, é come se ci trovassimo nel 2500 d.C., siamo come dei robot: per ordi-nare cibo basta fare un click sullo smartphone (dispendio calorico del pollice pari a zero), la spesa si può fare online e ci

spostiamo in auto o ben che va con i mezzi pubblici, insomma, siamo impostati perennemen-te sull’off. Ma allora qual è la soluzione? O facciamo “evolvere il nostro DNA” imparando a mangiare meglio in relazione al nostro dispendio energetico di uomi-ni del terzo millennio, oppu-re retrocediamo in direzione dell’uomo delle caverne e ci mettiamo a correre e a cacciare.

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10 • Il Tacchino Zoppo

In questo secondo numero del Tacchino Zoppo, la pagina dello sport vi racconterà la bella avventura che i ragazzi della Virtus Castel Frentano categoria Giovanissimi stanno vivendo e realizzando.Il percorso di questi ragazzi ha avuto inizio con una vittoria in trasferta sul campo dell’Ac-cademia Calcio Frentana, una partita combattuta, al termi-ne della quale i nostri ragazzi sono riusciti vittoriosi con il risultato di 4-7.La seconda partita di campio-nato disputata a Lanciano, ha visto i nostri ragazzi trionfare

con il roboante risultato di 19-0 contro la locale compagi-ne della Spal Lanciano. La par-tita era il recupero della prima giornata di campionato giocata a campo invertito.Di seguito la Virtus Castel Frentano ha realizzato altre tre importanti vittorie rispet-tivamente contro il Giovanile Chieti con il risultato di 4-2, Sambuceto Calcio sconfitto 3-0 ed infine il Maiella Calcio superato per 4-2.In data 27/11/2016 la squa-dra è stata promotrice di una bella iniziativa, infatti prima del fischio d’inizio contro il

Femminile Chieti sul campo neutro di Rapino, per volere del vice presidente Cav Carlo Iocco, ogni nostro giocatore ha donato una rosa alla rispetti-va avversaria per promuovere/diffondere il messaggio contro la violenza sulle donne. Nota positiva della gara, vinta per 10-1 dai nostri ragazzi, è stata la prima rete realizzata dalla squadra femminile in campio-nato.La domenica successiva tra le mura amiche è avvenuta la prima sconfitta in campionato per mano della Virtus Lanciano con il risultato di 6-0.

Virtus Castel Frentano Giovanissimi

Lo sport castellino si fa onoredi Marco De Titta, Nicola Di Campli, Luca Di Fazio, Gianluca di Vito

Squadra Virtus Castel Frentano giovanissimi

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Dopo la prima sconfitta, due settimane più tardi è arrivato anche il primo pareggio contro il terribile Ripa Teatina. In que-sta partita c’è stato il nuovo esordio con gol per Gianluca Malvone, un gradito ritorno per questa società. La partita si è conclusa con il risultato di 1-1.L’ultima gara del 2016 è stata disputata in trasferta contro

Il portiere Matteo Francesco D’Ottavio

L’attaccante Gianluca Malvone

Il capitano e capocannoniere Mata Teidi

Il difensore Christian Nasuti Il centrocampista Gabriele D’Onofrio

lo Sport Team di Ortona, una partita molto difficile perché disputata infrasettimanalmen-te, essendo una gara di recupe-ro, con una rosa rimaneggiata e un campo al limite della praticabilità. Nonostante tutto i ragazzi sono riusciti a preva-lere con un rotondo 6-3.La Virtus Castel Frentano chiu-de il 2016 come campione

d’inverno con 22 punti conqui-stati sui 27 totali, 54 gol fatti e solo 19 subiti.Il capocannoniere invernale è risultato essere il nostro capi-tano Mata Teidi, con un bottino di 19 gol messi a segno.La rosa di questa giovane squadra conta vari elementi di spicco che si stanno metten-do in mostra in questo cam-pionato, partendo dal portiere D’Ottavio Matteo Francesco autore di tantissime importan-ti parate. Il difensore Nasuti Christian cervello squadra, D’Onofrio Gabriele mastino di centro campo che lotta su ogni pallone, ed il sopracitato capi-tano Mata Teidi.Il merito di tutti questi suc-cessi va dato anche al nuovo mister di questa categoria Gabriele Di Felice, subentra-to come allenatore all’attuale presi-dente Renato Tucci, e proseguendo nel lavoro di crescita già ben avviato.

VRU

ITS

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12 • Il Tacchino Zoppo

Quando è diventato Mister di questa categoria, quale è stato il suo primo pensiero riguar-dante la squadra?

Quello di farmi conoscere dai ragazzi e scoprire le qualità tecniche e umane della squa-dra per iniziare un certo tipo di lavoro secondo il mio credo calcistico. In definitiva ricerca-re un miglioramento generale della squadra.

Dopo 5 mesi del suo lavoro quale è il suo primo bilancio?

La grande disponibilità di tutto il gruppo, la buona volon-tà dimostrata da tutti con la voglia costante di migliora-mento. Tutto ciò ci ha dato modo di lavorare sulla concen-trazione indispensabile per gli allenamenti e le partite. Penso di essere sulla buona strada e che i risultati prima o poi si vedranno.

Visti i buoni risultati fin qui ottenuti, quale potrebbe esse-

re il traguardo da raggiungere?

Finire la stagione con un miglioramento generale di tutta la squadra in modo da poter ripartire il prossimo anno nelle migliori condizioni. L’altro obiettivo è ovviamente quello di classificarsi il più in alto possibile nella classifica.

Come si è trovato all’interno della società?

Molto bene. I dirigenti sono molto validi e la società ha programmi e obiettivi ambi-ziosi che coincidono con le mie idee. Tutto fa ben sperare per il futuro dei ragazzi.

Chi sono i ragazzi più promet-tenti della squadra?

Tutti i ragazzi sono di un buon livello e tutti hanno buone possibilità di crescita sia fisica che tecnica. È necessario incul-care loro una cultura calcistica che dia loro buone soddisfa-zioni.

Mister, una domanda più per-sonale. Quali sono state le società in cui ha militato sia come calciatore che come alle-natore?

Da giocatore ho iniziato alla Dinamo Pescara, poi SS Pro Pescara per approdare in segui-to alla mitica URSSUS Pescara dove ho esordito all’età di quin-dici anni in prima categoria nel 1975. Dopo alcuni anni in que-sta società sono stato ceduto al Francavilla Calcio dove ho giocato nel campionato prima-vera. Poi per motivi di lavoro sono arrivato a Lanciano dove ho militato nella Spal Lanciano per tantissimi anni per poi intraprendere la carriera di istruttore di scuola calcio nella Spal, S. Vito, Arcobaleno Frisa, Castel Frentano, Fossacesia, Fara S. Martino ed ora di nuovo a Castel Frentano. Inoltre ho frequentato lo stage con la Pro Calcio Roma e l’Accademy Juventus.

Intervista al Mister Gabriele De Felice

Il Mister Gabriele Di Felice

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Il Tacchino Zoppo • 13

Lucio Bucci

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14 • Il Tacchino Zoppo

Tutti conoscete il nostro atle-ta ed eroe nazionale Camillo Campitelli, ma non tutti sape-te che il pluridecorato atleta castellino ha anche creato una vivace società podistica ASD Mistercamp Castel Frentano che cresce di anno in anno sia come numero di iscritti che come risultati. Entusiasmanti e pro-mettenti gli ultimi risultati ottenuti dalla società sia in campo maschile che femmi-nile. Grazie infatti agli ottimi piazzamenti di Francesca Zulli, Carla di Persio, Teresa Cappiello, l’ASD Mistercamp parteciperà

ai prossimi Campionati italiani di corsa campestre. Nel settore maschile invece il diciannovenne Marco Mancini di San Vito Chietino si è classifi-cato 5° asso-luto ai cam-pionati regio-nali di cross di Avezzano. F a n t a s t i c o anche il 3° posto di F r a n c e s c o D ’A g o s t i n o nella catego-ria Junior. Per

il punteggio di squadra sono stati anche importanti il 19° posto di Umberto di Credico e 20° di Vincenzo De Rosa.

Corsa campestreOttimi piazzamenti per la società podistica

Mistercamp di Castel Frentanodi Giovanni G. Amoroso

Carla Di Persio

Sopra: Francesca Zulli. Sotto: Teresa Cappiello

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Lucio Bucci

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16 • Il Tacchino Zoppo

“Dio ricicla il Diavolo brucia” (P. Connett)

In queste righe imbrattate di inchiostro si racconta la storia di ciò che riteniamo super-fluo, inutile e non vogliamo più vedere: il rifiuto, la spazzatura, la “monnezza”. Ma come tutte le storie anche la nostra ha la pretesa di riservare delle sor-prese ed ha l’ambizione di far comprendere come tutto ciò che va a finire nel sacchetto della spazzatura può tramutar-si in opportunità, in un nuovo modo di pensare, in un nuovo inizio. Questo è un racconto corale dove tutti i protagonisti hanno dei sogni che attraverso le idee si concretizzano in fatti. Il viaggio inizia in Toscana, nella provincia di Lucca e pre-cisamente a Capannori, una cittadina di 46.000 abitanti. È qui che incontro, in occasione del corso “Education Training, dieci passi verso Rifiuti Zero” Rossano Ercolini, maestro ele-mentare toscano di Capannori (Lucca), vincitore del Goldman Environmental Prize 2013 per il suo impegno contro gli ince-neritori e per promuovere azio-ni di riduzione dei rifiuti, che dal 1989 premia coloro che si sono distinti per le loro batta-glie ambientali e hanno ispi-rato la gente comune ad agire. Dopo anni di battaglie, infatti, alla fine le sue ragioni hanno avuto la meglio e nel 2007 il

comune di Capannori (Lucca), dove vive Ercolini, è stato il primo in Italia ad adottare la strategia Rifiuti Zero, diventan-do in poco tempo il centro di un movimento straordinaria-mente vitale che, da Napoli a Milano, coinvolge ora sempre più cittadini e tanti ammini-stratori. Una battaglia decen-nale contro poteri forti, unita a una lunga attività di educatore, che Ercolini, oggi presidente di Zero Waste Europe, ha raccon-tato nel libro: “Non bruciamo il futuro“……Si, non bruciamo il futuro ma costruiamone uno migliore per le future generazioni, penso che i nostri figli lo meritino in fondo, il mondo che hanno trovato i giovani di oggi non è altro che quello che noi gli abbiamo consegnato. Forse distratti, inconsapevolmente troppo occupati o disinteressa-ti, abbiamo creduto e ci siamo fidati ciecamente che, delegan-do questo o quel partito, loro avrebbero risolto tutti i nostri problemi. La storia del nostro paese ci insegna che non è così, forse dovremmo noi citta-dini essere meno distratti e più interessati alle faccende che più ci riguardano, cominciando quindi da noi stessi a costru-ire un mondo migliore per le future generazioni. Per quanto piccolo il paese possa essere, anche il singolo cittadino può avere un ruolo importante per tutta la comunità e insieme

fare più pressione sollecitando le amministrazioni di ascoltare le nostre voci. Non possiamo continuare a fare finta di non vedere i problemi che affliggo-no la nostra società usa e getta, senza riflettere sulle loro con-seguenze e valutarne profon-damente i benefici che un’eco-nomia circolare potrebbe offri-re a tutti noi. Un’economia cir-colare ci darebbe l’opportunità di chiudere il cerchio della vita dei prodotti che creiamo, can-cellando inceneritori e discari-che. Il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, ha offerto a me come singolo cittadino, di fare parte di quel pensiero sano e costruttivo insieme a molti Assessori e Consiglieri venuti da tutt’Italia per chiede-re informazioni sulle possibili soluzioni da attivare nel pro-prio Comune. Oggi sono 250 i Comuni in Italia che hanno abbracciato questa strategia, quasi sei milioni di persone che si impegnano ogni giorno a ridurre i rifiuti drasticamente. www.rifiutizerocapannori.itMa torniamo a Capannori e le sue quaranta frazioni, osser-viamo le sfide dell’amministra-zione, con a capo il giovane Assessore all’ambiente Matteo Francesconi che con passione si dedica per risolvere i proble-mi, invece di evitarli. Le piatta-forme ecologiche aiutano i cit-tadini ad aiutare l’amministra-zione a minor spreco di denaro pubblico offrendo loro l’oppor-

Una società a rifiuti zero, utopia orealtà per le future generazioni?

di Paolo Scaglione

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tunità di conferire loro stessi il riciclabile, ottenendo punti a loro favore che gli verranno dedotti dalla bolletta. Il dena-ro risparmiato dall’Amministra-zione viene reinvestito per altri servizi alla collettività. Hanno inoltre incentivato iniziative di giovani imprenditori nel creare negozi alla spina (Filiera corta) e in collaborazione con alleva-tori locali hanno introdotto il latte locale alla spina, offerto a € 1.00.Hanno creato “Daccapo” uno spazio dedicato al riuso soli-dale all’interno del Comune, finalizzato al non spreco e alla riduzione dei rifiuti, attraverso il riutilizzo a fini solidali degli oggetti, dei vestiti e dei mobili altrimenti destinati alla disca-rica. A gestirlo, alcuni volon-tari nell’ambito di un patto di collaborazione siglato tra l’amministrazione comunale di Capannori e l’associazione “Ascolta la mia voce” che è capofila del progetto promosso insieme alla Caritas diocesana e che vede anche la collabora-zione dei Comuni di Capannori e Lucca. Un Centro con un forte beneficio per il Sociale della comunità che offre opportuni-tà di contribuire alla colletti-vità. Qualcosa sta cambiando anche da noi, il nuovo piano

regionale sui rifiuti ha stabi-lito che l’inceneritore non si farà ( www.avezzanoinforma.it ) 20.12.2016. Ora tocca alle Amministrazioni fare la loro parte, saper coin-volgere i cittadini, affronta-re la sfida di questo seco-lo con coraggio, che senza alcun dubbio, rappresentano il vero cambiamento della nostra società. I rifiuti sono risorse, non vanno ne bruciate ne interrate in discariche ma valorizzate. Secondo Rossano Ercolini gettiamo ancora trop-pi rifiuti nelle discariche, le amministrazioni potrebbero fare di più, non possiamo più permettercelo. Avrebbe potu-to fare di più anche il nostro paese, ma ha deciso di affidare l’incarico a una ditta privata, cosicché, i cittadini possano solo spendere e non investi-re nella propria società per Azioni a totale partecipazione pubblica. Sedici sono i Comuni che hanno affidato l’incarico ad Eco.Lan. S.p.A. malgrado tutti gli attacchi che la società abbia subito da parte dei pri-vati, sono convinti di aver fatto la scelta giusta. Tra questi il Comune di Orsogna, dove ho avuto il piacere di intervistare il Sindaco, Fabrizio Montepara. Secondo lui, determinati ser-

vizi da offrire ai cittadini, dovrebbero essere gestiti in maniere oculata dal pubblico, fra questi, la gestione dei rifiu-ti. Essendo proprio i Comuni stessi ad avere costituito que-sta società pubblica, sarebbe giusto e doveroso, affidare l’in-carico alla società alla quale il Comune appartiene. Il Comune di Castel Frentano ha perso una buona occasione, per avvi-cinarsi a un’efficiente e pro-mettente gestione dei rifiuti, con parchi di riciclaggio all’a-vanguardia che rendono i cit-tadini, soprattutto della prossi-ma generazione, ma non solo, più responsabile del mondo in cui viviamo. Poter usufruire di una piattaforma del riuso solidale, dove conferire mobili, elettronica, giocattoli e oggetti di ogni uso, e fare in modo che venga conferito il meno pos-sibile nelle discariche, perché questo dovrebbe essere l’ob-biettivo principale, che ha un costo per il Comune e di con-seguenza per i cittadini. Solo il “porta a porta” non basta, bisogna fare di più, 53 Comuni potrebbero fare la differenza sul nostro territorio, affrontare la sfida e puntare verso un futuro a Rifiuti Zero. Condivido con il Sindaco di Orsogna, Maurizio Montepara: «Su argomenti come acqua e rifiuti non esistono colori poli-tici. Va fatta la scelta nel bene dei cittadini e EcoLan è una società che ha operato e sta operando bene». Secondo me, la più ambiziosa a migliora-re ogni giorno per il bene comune. “una persona

intelligente

risolve il

problema, un

genio evita il

problema”

(A. Einstein)

Rossano Ercolinifortemente impegnato nella riduzione dei rifiuti

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Lucio Bucci

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Tutte le bambine e le ado-lescenti sono attratte dalla danza classica, e tutte sognano (e ancor più le loro mamme) di far parte un giorno del corpo di ballo di un importante teatro o addirittura emergere dalle ballerine di fila. Ma chi riu-scirà veramente a realizzare questo sogno? Quali sono le doti necessarie? Cos’è il ballet-to classico? Una forma di ballo i cui movimenti sono basati sull’assoluto e totale controllo del proprio corpo. A differenza di altre danze nel balletto clas-sico ogni sequenza è codifica-ta, ogni parte del corpo richie-de una intima connessione dei muscoli e della mente per rag-giungere la totale armonia dei movimenti. E chi poteva darci una risposta a queste domande meglio di Olga Tozyakova, che dirige attualmente l’Arabesque Ballet Studio di Los Angeles e che è stata prima ballerina

del balletto del teatro di Perm, dell’opera di Odessa, e del balletto della città di Mosca. Olga inizia l’in-tervista citando Fyodor Dostoevskij “la bellez-za salverà il mondo”, poi continua “Il bal-letto è la più subli-me rappresentazione dell’arte perché forma gli individui, scava pro-fondamente nella loro personalità e pervade

tutto lo spettro delle umane emozioni. La bellezza sfuggen-te e irreale della danza si rag-giunge solo attraverso il lin-guaggio del corpo che armo-nizza due mondi così distanti tra loro, quello fisico e quello metafisico. Per giungere ad un tale connubio è indispensabile un incessante allenamento fin dalla più tenera età. Solo così si riesce a sfuggire dalla realtà ed entrare in un mondo preclu-so a molti, dove movimento e musica formano un tutt’ uno.

LA DANZA CLASSICAdi Giovanni G. Amoroso

Intervista esclusiva a Olga Tozyakova, Arabesque BalletStudio di Los Angeles

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È solo assistendo allo spettacolo di un balletto di danza classica che la mente può veramente rilassarsi e tro-vare la pace dell’anima. Per diventare un grande ballerino è necessario posse-dere una profonda sensibilità d’animo, una illuminante scin-tilla di umanità, una atten-ta conoscenza della natura umana, una eccezionale poten-za fisica che solo a pochi è dato di possedere. A queste

non comuni doti “naturali” di partenza deve affiancarsi un buon maestro, indispensabile per far sbocciare il talento e seguire passo passo l’alunno. E poi c’è musica, sudo-re, dolore, bolle, vesciche che accompagnano i ballerini lungo tutta la loro carriera e permetteranno loro di acqui-sire libertà, leggerezza, poesia, lirica, gioia, tormento ingre-dienti indispensabile perché il loro corpo impari a parlare, ad

esprimersi, a comunicare. Se sei destinato a diven-tare un ballerino, fin dall’infan-zia, la scuola di ballo è la tua unica casa, il tuo amico, il tuo amore, il tuo luogo di lavoro, la tua vacanza, la tua vita. L’infanzia dura poco, il bambino che si dedica alla danza cresce rapidamente e incomincia presto a dare la caccia a quella fugace e irrag-giungibile perfezione che durerà tutta la vita.”

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Gianni, ti ricordi come viag-giavamo il sabato per andare a scuola con le corriere della Sangritana? Ho ritrovato un quaderno di quando ero stu-dente con questo colorito rac-conto di uno di quegli avventu-rosi viaggi, eccolo: “Già dalle ore 7,30, sul mar-ciapiede davanti ai portici, è andata formandosi una vario-pinta folla che attende l’arrivo della corriera; una strombaz-zata di clacson ne preannuncia l’arrivo, ed ha l’effetto di mette-re le ali ai piedi dei ritardatari ancora per strada.La corriera, però, non giun-ge vuota, ma ‘gne ‘na seccia ‘ripiene! Infatti ha già compiu-

to un lungo giro per diverse contrade, raccogliendo un gran numero di femmine rosce fre-sciute e baffute che si recano al rinomato mercato di Lanciano per vendere i prodotti delle loro campagne. Loro, come è ovvio, si sono messe tutte a sedere e qualcuna ha anche occupato il posto a fianco con qualche mercanzia ingombran-te, trasportata con il tradizio-nale e pungente stare. Per associazione di idee con Il sabato dal villaggio, già imma-gino “la donzelletta che vien dalla campagna.” di leopardia-na memoria, ma… ecco che, appena la portiera si apre e il fattorino scende, la massa

di persone alle mie spalle mi sospinge, quasi travolgendo-mi, su per gli altissimi gradini della corriera e mi trovo spre-muto come un insaccato nel corridoio, insieme ad un gro-viglio di gomiti, cartelle, zaini spigolosi, ombrelli (non ancora pieghevoli!), piedi e scarponi (“Ahia!!..) che cercano di distri-carsi e trovare un punto d’ap-poggio. Il fattorino spinge per il fon-doschiena l’ultimo passeggero che è appeso mezzo dentro e mezzo fuori e dà all’autista il segnale di partenza urlando il suo caratteristico “Vi-a-aa!”, reso quasi trisillabico dal suo non-melodico grido, persona-

La corriere pe’ Langiane(come si viaggiava negli anni ’60 fra Castalnove e Langiane)

di Ennio De Risio

(nostro corrispondente da Roma)

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lizzato in anni di servizio, che riesce a sovrastare la rumorosa cagnare. L’autista, che deve vincere la forza d’inerzia (e con-vincere il vecchio motore a smuovere un tale carico, ben oltre quello massimo) dà un deciso colpo di acceleratore che crea un effet-to domino su tutti i passeggeri in piedi nel corridoio, ognuno dei quali protesta vivacemente con quello davanti a lui che gli è andato addosso.Insomma: ‘na cummedie... ‘nu teatre! Io sono quasi finito in braccio a ‘na femmenone assettate, ‘nghe ‘nu stare sopra a le jinuocchie, che mi ha sostenuto alzan-do un braccio e respingendo-mi, non tanto per aiutare me, quanto per salvaguardare il contenuto del cesto, che – mi accorgo ora – contiene un faz-zolettone annodato a fagotto con ’na ventana d’ove, ’nu rec-ciappelone d’uve, ‘du pede de lacce e ’na scerte de cipolle. Mentre mi scuso, ecco che da sotto i sedani spunta la testa di una gallina che si guarda intorno terrorizzata. Mentre un pensiero fulmineo mi induce a portare la cartella da disegno formato 70x100 fra la gallina e le mie parti all’altezza del suo becco, la “donzelletta” baffuta mi rivolge la parola: “Che, tie’ paure de ‘na halline?...”…ed io mi pento di aver chie-sto scusa perché, oltre all’onda sonora, mi giunge al naso uno sgradevole effluvio di aglio fritto e alito pesante di for-maggio pecorino, per cui le chiedo se posso staccare una foglia di sedano e me lo metto sotto il naso come deodorante ambientale.A proposito di odori, forse non mi crederete, ma due posti a

sedere più avanti ci sta ‘nu vicchiarelle che fuma un sigaro toscano (forse è il suo metodo per non sentire gli odori sgra-devoli?) però gli sbuffi di fumo finiscono negli occhi di una studentessa che ha la testa immobilizzata fra tre-quattro braccia tese allo spasmo per aggrapparsi agli alti sostegni della corriera. Lei protesta in italiano forbito: “Per favore, signore, potrebbe spegnere il suo sigaro, che mi dà la nausea e mi fa lacrimare gli occhi?”, ma il vecchierello non dà alcun segno di aver inteso.Qualcuno da dietro invoca: “Uhe!, aprete cacche finestrine, vu che stete assettate! Me sten-ghe a suffucà a ecche arrete!”. Intanto il fattorino, che si è portato faticosamente avan-ti, controllando man mano i biglietti e forando abbona-menti, si rivolge alla studen-tessa: “Mo’ te facce avvedé ij gna ‘i l’ha’ da dì’ a cussù!” e subito, rivolto al vecchierello, gli urla: “Cumbà, puozz’ avé nu bbene, le vu’rmurì ‘su frahanese puzzu-lende?!... ‘ne le vide ca già stiè mezze sfiatate?” Intanto la corriera sta rallen-tando in vista della prima fer-mata (abbiamo percorso meno di un chilometro) e viene aperta la portiera posterio-re. “Andate avanti, non vedete che qui non ci si entra più?” grida gesticolando il fattori-no, rivolto alle persone che vorrebbero salire, e indicando loro di andare verso la portie-ra anteriore... “Giuvà’!, ‘nn t’az-zardà a ‘prì haecche annanze! šteme gné le sardelle!” strilla, rivolto all’autista, uno che sta schiacciato contro la portiera anteriore e che rischierebbe di cadere di fuori se aprisse.Ma, tant’è: chi deve assoluta-

mente raggiungere Lanciano non può rassegnarsi a resta-re a terra e quindi prende di petto la situazione, afferrando-si con entrambe le mani ai due sostegni ai lati della portiera e issandosi su a forza di pan-ciate. La manovra provoca rea-zioni a catena tra i passeggeri stipati nel corridoio:- “Acchiane-acchiane, signò’, mo’ me jettete ‘n derre!”- Ué’, tu, abbada a ‘ssu uaione che tì ‘nmezze a le cosse!”- “Addija-addija! Povera crija-ture mé!”- Mannagge, signò!... se nen levete ‘ssa cunije!... ecchè: m’ha pisciate ‘ngolle!!”- Oh, la fe’; live ‘ssu ‘mbrelle! Me se pijate pe’ ‘n attaccapan-ne??...”- “Signò’! Le cavezette de nai-lonne! Iersere l’avé ‘ccattate!”- “Addije signo’; levete ‘ssa papere ca tenghe paure!”- “Ué, ‘nghe ssu stare, mo me scarcete le caveze!”- “Che sci ‘ccise! Ce stenghe ij a ecche sotte!”- “Oh, tu, ‘mbuoite ‘na ‘nzi!”- “Che vuo’, ciabbut-

Castalnove

Langiane

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tone? Se te tiriss’annanze ‘nu ‘ccone, ce capesse pure ij!...”- “Ahoo! Ca lu pede è lu mé! Propije lu calle me se ijte a pestà!”- “Acchecche-acchecche come m’ ‘avete aredotte le scarpe!”- “Esse, ué! Mo’ te se ne esce la halline da lu fazzole!”- “Necche-‘necche la citela, famme assettà!”- “.. Signò: ma ne le vedete ca ‘nen ce se cape cchiù??!!..”E così via...Gli animi si sono calmati, (anche perché l’ossigeno comincia a scarseggiare... qualcuno boc-cheggia cercando di sollevar-si sulla punta dei piedi per intercettare il refolo d’aria che entra da un finestrino) e si rie-sce perfino ad udire il pigolio dei pulcini che proviene da una scatola di cartone con dei fori, incastrata fra un sedile e l’altro sul pavimento (poverini, chissà se sopravvivranno?).

Le lagnanze si sono appena smorzate, ed ecco che la corrie-ra fa una brusca frenata, sbal-lottando - questa volta - tutti i passeggeri in avanti. I vetri appannati dei finestrini non permettono di vedere dove ci troviamo:“C’ha successe?”“Aveme arrivate?”“Addonna šteme?”Quelli dei primi posti passano la voce e così si viene a sapere che il passaggio a livello si è appena abbassato mentre la corriera sopraggiungeva.Apriti cielo!“Ma ‘uarde a ‘ssu disgraziate! Ijuste mo’ ‘aeva chiude?”“Suone, Giuvà! Fatte aprì! ca ij aja ji’ a lavurà! A le otte e mezze aja ‘ndrà!”“’Sta storie ha da finì; ogne juo-rne la stessa storie!”“..? Allelle-allelle?... guarda a che lu ‘scengelate! Prime ce fa ‘spet-tà nu quarte d’ore e mò apre lu

passagge a livelle a cošte de farce ji tutte quante ‘n paradise!”Bene o male si prosegue, ma non appena si intravvedono le prime case di Lanciano nasce il germe di una nuova rivolta:“Aho… guajjò! A ‘donna set a ji ‘nghe ‘sse borse?”“Sema calà a San Pietre!”“Embé? Che è tutte ‘ssa furie? Ne le vide ca scteme ancore a lu Spizije? Ca sete ji ‘a aprì le porte de la scole?”Quando dio vuole si arriva alla stazione della Sangritana e, quasi senza accorgermene, vengo spremuto fuori dell’au-tomezzo e mi ritrovo nel piazzale: in quell’improvviso grande vuoto mi sento quasi sperduto e per un attimo vacil-lo, come per un capogiro. Mi fermo, prendo un bel respiro a pieni polmoni e mi sento come rinato.”

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Ci rifiutiamo anche solo di immaginare di rivivere una tra-gedia simile all’ultima guerra, vogliamo invece farne memo-ria per restare “memori, liberi e forti”.Quotidianamente la televi-sione ci propone immagini di

guerre, che fanno da sfondo alle nostre ipercaloriche cene o ai nostri lauti pranzi, diventa-te quasi una noiosa abitudine, come se le loro conseguenze non fossero reali.Non dobbiamo mai smettere di coltivare la pace come un

bene supremo e sempre in pericolo. Il male ha radici profonde, ed il vaso di Pandora con-tenente tutti i mali del mondo, purtrop-po ogni tanto viene scoperchiato.

Castel Frentano: la guerra del ‘43Un monito per i giovani

di Luciano Savoldi(nostro corrispondente da Brescia)

Questo articolo è il seguito di quello pubblicato nella precedente edizione di TZ, “Come Castel Frentano affronterà una nuova guerra”.

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Ordine di sfollamento dei castellini.25 Ottobre 1943

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La volta scorsa abbiamo ricor-dato come la guerra aveva scon-volto Castel Frentano occupata dai tedeschi e come il paese fu espugnato negli ultimi giorni del novembre ’43 dalla fante-ria neozelandese. I tedeschi si ritirarono sulla linea Orsogna-Ortona, e solo dopo la caduta di questa linea difensiva, la guerra si allontanò da Castel Frentano, risparmiandola da ulteriori devastazioni e carne-ficine che invece altri regioni d’Italia dovettero ancora subi-re nei due successivi anni.In quei giorni Don Filippo De Risio, direttore dell’ufficio postale di Castel Frentano, andò due volte ai Comandi alleati, una prima volta per richiedere la rimozione di una notevole quantità di fusti di benzina collocati di fianco alla sua casa in via Frentana ed esposta ai tiri dell’artiglie-ria tedesca provenienti da Orsogna, ed una seconda per segnalare che una stanza della stessa casa era rimasta colma di scarponi militari nuovi. Scarponi che l’esercito italiano non aveva neanche mai visto in sogno.Riportiamo questi aneddo-ti secondari perché la guerra, oltre che di grandi battaglie e carneficine, è anche fatta da una infinità di piccole cose e vicende personali, delle quali nelle nostre famiglie è rimasta ancora memoria.Nell’ottobre ’43 Hitler ordinò la Linea Gustav, una linea difen-siva fortificata che si esten-deva dalla foce del Garigliano, tra Lazio e Campania, fino ad Ortona e che divideva l’Italia in due: a Nord la Repubblica Sociale Italiana, baluardo delle truppe tedesche, a Sud l’arma-ta alleata anglo-canadese.

La fornace di Crocetta all’inizio dei bombardamenti

La fornace di Crocetta dopo il bombardamento

Soldati neozelandesi e indiani a Castel Frentano durante la guerra del ‘43

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Caduta la linea Gustav, la Wermacht allestì più a nord la linea Gotica, che andava dal litorale Pisano sul Tirreno a quello adriatico di Pesaro, intorno ad essa sangue e distruzioni si sparsero ancora a profusione.L’Italia del nord oltre agli orrori della guerra “ufficiale” doveva anche subire gli strazi di una cruenta guerra civile tra ita-liani.La fuga da Roma del re Vittorio Emanuele III il 9 settembre, che sostando a Crecchio, andò ad imbarcarsi ad Ortona con il suo seguito di codardi cortigia-ni per raggiungere il Sud, fu il preludio della catastrofe per i nostri soldati sparsi in Italia e sui vari fronti, e per tutta la popolazione civile.Non sarebbe però giusto

dimenticare che, nello sface-lo generale dell’Italia sconfit-ta ed occupata pesantemente dall’ex alleato, vi furono italia-ni che scelsero la via dell’onore e dell’impegno.Proprio dall’Abruzzo la Brigata Maiella, la più importante for-mazione partigiana dell’Italia centro-meridionale, compo-sta da volontari desiderosi di contribuire al riscatto d’Italia, risalì la penisola combatten-do a fianco degli alleati fino alla liberazione di Bologna il 23 aprile 1945. Il suo coman-dante, l’avvocato Ettore Troilo, è stato un valoroso patriota abruzzesi che non scelse di stare alla finestra aspettando la conclusione della guerra, ma partecipò alla liberazione con il solo desiderio “di poter vivere libero ed in pace”.

Un ricordo riconoscente va anche a quegli uomini venuti dall’altra parte del mondo per restituire al nostro popolo la libertà e la dignità perduta. Molti di essi perirono in questa loro coraggiosa azione e sono sepolti nel cimitero militare inglese di Torino di Sangro, o in quello canadese di Ortona.Vorrei rivolgere un appello ai giovani d’oggi sottolineando il senso e il valore di quei morti, di quelle giovani vite stroncate, e solleciterei una visita di quei luoghi, non tristi, ma ariosi come la libertà che coraggiosi soldati sono venuti a ridarci.Personalmente ho visitato entrambi questi cimiteri mili-tari, gestiti ancora con cura dopo più di settant’anni. In quello di Ortona ho avuto la sorpresa di incontrare un grup-po di studenti canadesi in visi-ta in Italia, deporre dei fiori sulle tombe dei loro avi.Abbiamo ancora molto da imparare sul rispetto verso la nostra storia.I tempi attuali non sono privi di barbarie, di eventi scioccan-ti che ci fanno dubitare della capacità di usare la ragione da parte degli esseri umani, cio-nondimeno dobbiamo conti-nuare ad affrontare con gene-rosità e coraggio le grandi sfide che il mondo ci presenta.Concludo con quanto già affer-mato da alcuni grandi uomini: un popolo che non conosce la sua storia è condannato a ripe-tere i propri errori.

Il portale della chiesa di Santo Stefano durante la guerra

Lu reucce

ze n’à

scappate

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È a questo infantile stornel-lo che ci siamo ispirati per dare un nome alla mostra di bambole preparata e realizza-ta da Giovanna Colucci, Ruben Peralta e Valentina Di Micoli-Amoroso, e resa possibile da Pietro Febbo e dall’associa-zione Ripensiamo il Centro Storico. Una grande affluenza di pub-blico meravigliato che a Castel Frentano si custodisse una tale

varietà di bambole e di giocat-toli dell’infanzia.La mostra era divisa in tre set-tori: una esposizione di sontuo-si abiti femminili molto libera-mente ispirati al ‘700 vene-ziano; una grande collezione di bambole classiche diverse per dimensioni, materiale, ori-gine e destinazione; infine le moderne Barbie elegantemen-te esposte in stile sobrio ed essenziale. Molto bello anche il manifesto della mostra dise-gnato espressamente dall’arti-sta estone Viive Noor ispirato alle più classiche favole dei fratelli Grimm.La mostra è anche servita per ripercorrere molto sinteti-camente la storia di questo imprevedibile simbolo dei tempi. Infatti gli usi, i costu-mi, le tradizioni cambiano ma la bambola sopravvive nono-

stante il trascorrere dei secoli pur assumendo via via forme, significati e materiali diversi.La bambola non è nata come giocattolo per bambine, essa raffigurava invece donne adul-te con destinazione religiosa e un significato simbolico di femminilità, fertilità, abbon-danza e buon auspicio.Le bambole più antiche sono state ritrovate in tombe egizie, greche, etrusche e romane; il materiale usato era legno e

LA PUPE A LA FENESTREMostra di bambole a Castel Frentano

di Giovanni G. Amoroso

“Oggi è festela pupe a la fenestrelu sorge a ballàe la gatte a cucinà”

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terracotta, più raramente osso o avorio.Nel Medioevo, epoca in cui dominava la magia, l’ignoran-za e la credulità, le bambo-le erano soprattutto destinate a riti iniziatori, incantesimi e simulazioni. Simboli e riti che si tramandano ancor oggi nelle pratiche di Magia Nera Voodoo e negli ingenui incantesimi delle nostre fattucchiere.Verso la fine del ‘600 si afferma l’utilizzo della carta pesta come materiale per fabbricare la testa delle bambole che veni-va poi sapientemente dipinta, i capelli erano veri mentre al posto delle gambe c’era una specie di gabbia a cerchi che fungeva da supporto.

Nel ‘700, il secolo dei Lumi, il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau enfatizza l’alterità del fanciullo rispetto all’adul-to nel suo romanzo pedago-gico “Emile”, si comincia così a rivolgere una certa attenzione al bambino e di conseguenza la bambola assume un signi-ficato ludico ed educativo per l’infanzia.Nell’800 le bambole sono in porcellana, si cura sempre e solo il viso in quanto il corpo è ricoperto da abiti.Nel ‘900 hanno grande dif-fusione le bambole di stof-fa, celluloide e plastica. Molto note in Italia sono le bambole in panno LENCI acronimo del motto latino ludus est nobis

constanter industria.Nel 1959 l’americana Ruth Handler venne colpita dal fatto che sua figlia Barbara (da cui il nome di Barbie) giocava con immagini di attrici e cantanti ritagliate da riviste, piuttosto che con le classiche bambo-le cosicché pensò di fare una bambola con attributi da donna piuttosto che da bambina. Nasce così la bambola Barbie che apportò una radicale rivo-luzione nella maniera di gioca-re delle bambine che mentre prima si immedesimavano nel ruolo di premurose mamme, con le Barbie si proiettavano nel futuro evidenziando la loro femminilità nell’attesa dell’in-contro col principe azzurro.

Ruben Peralta e Valentina Di Micoli-Amoroso coproduttori della mostra

Giovanna Colucci realizzatrice della mostra

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Il nuovo aspetto del centro storico di Castel Frentano

Le barricate di via Torrione

Sopra e a destra: il cantiere del Palazzo Scolastico

Credevamo che aggrappandoci ad una oblomovica staticità, seguendo le nostre consue-tudini, continuando con una politica immutata da 60 anni, andando a messa ogni dome-nica…. fossimo protetti con-tro certi tristi avvenimenti e che da noi non sarebbero mai successi eventi che potessero attirare l’attenzione della tele-visione e dei giornali.

E invece anche questo è successo! Il nostro recente toc-cante lutto cittadino è stato per settimane al centro dell’at-tenzione dei media nazionali e internazionali, e anche se l’al-tro evento ha interessato solo la cronaca abruzzese, c’è stata comunque una dura condanna per un nostro concittadino per detenzione di droga ai fini di

spaccio.

Volgendo invece il nostro sguardo verso l’edilizia castellina c’è da segnalare una certa perplessità per i costosi e massicci interventi di consoli-damento del palazzo scolastico (o comunale che dir si voglia) e un netto disappunto per il puntellamento del palazzo Cavacini di via Torrione sia per lo sbarramento della strada che per lo sconvolgimento del Centro storico.

CRONACA CITTADINAdi Giovanni G. Amoroso

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Quel mercoledì di gennaio l’intera valle di Rigopiano era sovraccaricata di neve, dopo una notte senza stelle alle quali rivolgersi e al mattino senza orizzonti da riscoprire. Forse un raggio di sole avreb-be incoraggiato il desiderio di fuggire; ma dopo ansie e timo-ri crescenti, all’improvviso il mondo crollò loro addosso.Dapprima forti rumori di alberi e rami stritolati, di seguito raf-fiche di vento gelido e infine grandi quantità di macerie pre-cipitarono con violenza deva-statrice gli ospiti dell’hotel in un cratere di dolore. Negli ulti-mi istanti di vita di Luciano e Silvana i cuori senza respiro continuavano a battere, forse nell’estremo tentativo di spo-stare quel confine che separa il corpo dall’anima. Adagiati in una dimensione luminosa, lad-dove non dimora più la morte, in un luogo in cui ogni essere resta in attesa. Quei giorni di gennaio erano trascorsi sereni sotto una col-tre bianca: “quella è la nostra macchina … sotto quel cumulo di neve … ce la faremo a ripar-tire? ... ripartiremo”. Li aspetta-va un altro viaggio in una sera di gennaio, quando qualcuno scorse una nuvola luminosa sopra le macerie. Avvenne allo-ra che si sentirono chiamare dai loro cuori, per vagare nelle immagini di una vita comu-

ne, colte in veloci flashback. Sguardi profondi come obietti-vi di una macchina fotografica, che entrambi avevano sempre saputo utilizzare, ma anche come un ritorno verso le origi-ni, migliaia di attimi - qualcuno dimenticato – pieni delle pro-prie esistenze che scorrevano in microsecondi, eventi distinti e simultanei. Come evidenzia la medicina: “il cuore, anche senza il respiro continua a battere di norma per cinque, sei minuti” Avevano poco tempo per sentire e pen-sare, c’era il rapporto più antico con i genitori: le loro madri, il fratello e la sorella, che ancora li aspettavano. Le memorie e le attenzioni più belle, che veni-vano dall’amore per i propri figli Nicola ed Elia, con i quali continuavano a comunicare: “Vi vogliamo bene” li ricopri-rono di lacrime perché a tanta amarezza si univano i molti rimpianti per i giorni futuri. “… staremo sempre con loro … ce la faremo a seguirli? … ripar-tiremo con loro” In quell’im-percettibile spazio di tempo senza il dolore, li osservavano soffermarsi sulle immagini di papà e mamma, sui dipinti, sulla fisarmonica e sui tanti oggetti comuni, custoditi nella loro bella casa, inondata dal sole e che invano in quei giorni avevano cercato. Sentirono il bisogno di abbrac-

ciarli, per spronarli, per assa-porare il tepore delle loro mani, “Ci sono tanti amici che vi saranno vicino”. Si quelli più cari, con i quali aveva-no trascorso l’ultima serata prima di partire; i cugini, gli zii; ma anche coloro che erano diventati compagni di nuove esaltanti esperienze e quanti altri continuavano a tormen-tarsi in una attesa comunitaria, invocando speranze di vederli uscire dalle macerie malconci ma vivi.Alla fine quel passeggero durevole attimo si consumò nella tristezza e nel buio dei loro occhi.

Grazie Luciano. Grazie Silvana. Per quanto ci avete dato.

La valle e il sognodi Pietro Febbo

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In tutte le epoche e le società ci sono stati personaggi veri o fittizi che hanno preso le difese del popolo nei con-fronti del potere costituito: il Messico ha avuto lo strafot-tente Zorro, l’America l’impre-vedibile Superman, il seicente-sco mondo dei Promessi Sposi manzoniano il misericordioso padre Cristoforo, e infine il mondo che ha avuto come suo eroe nientemeno che il Cristo, un dio fattosi uomo.Il Tacchino non sarà mai all’al-tezza di questi illustri prede-

cessori ma vuole comunque mettersi a disposizione della società castellina aprendo un ufficio al servizio di tutti e completamente gratuito.Gli obiettivi che Il Tacchino si propone di perseguire sono:• Costruire una comunità in

grado di trovare una rispo-sta ai bisogni individuali

• Dare rispettabilità a quanti vengono vessati dalla pub-blica amministrazione

• Abbattere le arroganti bar-riere dei piccoli e grandi poteri

• fare insomma quello che il cittadino si aspettereb-be fosse fatto dalla casa comune, dove trova inve-ce intralci e un’accoglienza non sempre amica.

Qui di seguito qualche esempio molto concreto in cui Il Tacchino può darvi una mano (beh avremmo dovuto dire una zampa, ma nel nostro racconto siete ormai abituati a vedere il pennuto bipede prendere delle sembianze umane):

• Come interloquire con Comune, Provincia, Regione

• Interpretazione e chiari-menti nei rapporti con le aziende di servizi (telefono, luce, gas)

• Come disdire un contratto con telefono, luce, gas

• Come scegliere un operato-re telefonico

• Rapporti con le banche• Redazione di un Curriculum

Vitae• Come presentarsi ad un

posto di lavoro• ..... . .

L’Ufficio aprirà il 6 Aprile 2017 Indirizzo dell’ufficioUfficio del Tacchino ZoppoPresso Circolo Culturale PDVia Frentana 1366032 Castel Frentano

L’ufficio sarà aperto ogni giovedì dalle 18 alle 19

e-mail:[email protected]/iltacchino-zoppo

Il Tacchino Zoppo apre un ufficio per i suoi concittadini

di Giovanni G. Amoroso

Lucio Bucci

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Staz. di Servizio Agip 25577

Via S. Rocco, 40

66032 Castel Frentano (Ch)

Tel. 0872.56193

FRANCESCHINI S.a.s.

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Via F. Masci66032 Castel Frentano (Ch)

Tel. 0872 56575

Bucci FrancescoImpresa Edile

Dott. Ing. Di loreto Nicola

Via Umberto I, 32Castel Frentano (Ch)

Tel./Fax 0872 569384 - Cell. 320 8621008e-mail: [email protected]

Studio IngegneriaDI LORETO

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Lucio Bucci