Il viaggio e il suo racconto. Intervista ad Armando Finodi
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IL VIAGGIO E IL SUO RACCONTO INTERVISTA AD ARMANDO FINODI
Di Marco Bertagni, Cris1ano Tancredi, Giulia Massimiani
Armando, come nasce questa tua
passione per i viaggi e per la leDeratura di viaggio?
La mia famiglia ha origini contadine. Per un agricoltore il mondo finisce con lo steccato del proprio terreno. Forse anche per questo il viaggio mi ha sempre affascinato, perché rappresentava la più completa alterità alla mia cultura di partenza. E come mi diceva un amico, il poeta e storico Carlo Bordini, si finisce sempre per studiare l'argomento con cui si ha un conto aperto. Per me questo conto aperto era ed è il viaggio. Con gli anni, poi, mi sono ritrovato a leggere e ad amare dei libri di viaggio che in verità erano dei saggi di storia culturale, dal Milione di Marco Polo ai grandi viaggiatori seKecenteschi come Goethe e A. von Humboldt, fino a Bruce Chatwin o Claudio Magris.
Non tuF i grandi viaggiatori della storia hanno avuto lo stesso approccio con il “nuovo”. Ci parli del diverso modo di relazionarsi con le popolazioni indigene di Marco Polo e Cristoforo Colombo? È vero. In ogni viaggiatore si combinano in forma diversa la cultura di partenza e l'esperienza del viaggio. In Marco Polo prevale l'esperienza del viaggio, che senza difficoltà contesta la cultura di partenza: e così, quando Marco vede che l'amianto è un minerale resistente al fuoco, non esita a contestare che si traT, come credeva prima di par1re, della pelle della salamandra. In Cristoforo Colombo, invece, accade il contrario: la cultura di partenza prevale sull'esperienza del viaggio, perché anche nel Nuovo Mondo crede di trovarsi nel Catai di Marco Polo e interpreta tuKo ciò che vede sulla base di quello che si aspeKa di vedere e di conoscere. Ad iniziare dai nomi dei luoghi: Marco riporta i nomi dei territori aKraversa1, Cristoforo il più delle volte li rinomina.
Il viaggio vive in simbiosi mutualisOca con la geografia, se ne serve, ma a sua volta contribuisce ad accrescere il sapere geografico. InfiniO sono i modi di descrivere il mondo, ma forse la classificazione più neDa è quella tra viaggiatori razionalisO e romanOci. Qual è il tuo parere su queste due diverse “visioni del mondo”? Il viaggiatore disegna e racconta il suo viaggio con la sua cultura e con la sua personale predisposizione, e anche da queste visioni plurime si è alimentata la geografia. In età moderna una nuova cultura del viaggio nasce tra SeKe e OKocento, quando si confrontano due diversi modi di viaggiare e percepire il paesaggio. Per il viaggiatore razionalista il viaggio è sopraKuKo conoscenza del mondo: un paesaggio si valuta per la sua fer1lità e il suo ordine, e il racconto del viaggio mira alla massima oggeTvità. Il viaggiatore roman1co vuole compiere anche un viaggio interiore nelle pieghe della sua soggeTvità, e ama di più i paesaggi solitari o burrascosi, in cui la grande natura ricopre i segni delle civiltà umane. In fondo queste due impostazioni sono presen1 ancora oggi, spesso entrambe nello stesso viaggiatore, a seconda delle mete, degli i1nerari, del momento in cui si intraprende un viaggio. Quel grande fervore culturale dell'Europa tra Illuminismo e Roman1cismo è ancora aKuale, emana vibrazioni profonde che giungono fino alla civiltà contemporanea.
Il viaggio può essere reale o immaginario o a metà tra i due. L’Odissea e La Divina Commedia sono forse nella storia della leDeratura le due opere “di viaggio” più importanO. Ci parli della figura di Ulisse nella concezione
omerica e in quella dantesca?
Nella tradizione leKeraria occidentale Ulisse è il viaggiatore per eccellenza. La leKeratura è la nostra ombra e ci influenza nell'interpretare la realtà. Non a caso tan1 altri viaggiatori si sono sen11 sulle tracce di Ulisse: in Sicilia Goethe pensa di scrivere un dramma ispirato all'Odissea, nel mare in tempesta tra Danimarca e Svezia il cor1giano e accademico Francesco AlgaroT si lascia andare a sugges1oni dell'Ulisse dantesco. E gli esempi potrebbero con1nuare. Ma un mito è l'insieme delle sue varian1, e Ulisse ne ha almeno due: l'Ulisse omerico, Odisseo, considera il viaggio una sventura sulla roKa del ritorno a Itaca, dove secondo la profezia di Tiresia egli morirà in vecchiaia, mentre l'Ulisse dantesco riparte da Itaca per conoscere ancora, per avventurarsi oltre le Colonne d'Ercole e i confini del mondo conosciuto, ed è qui, lontanissimo da casa, che troverà la morte. Il primo ama il ritorno tra le mura della sua iden1tà, il secondo la ripartenza in nome della conoscenza.
Come visto il viaggio può assumere molte forme, essere metaforico o reale. Tra quelli reali non è necessario andare in luoghi esoOci per accrescere la conoscenza del mondo e di se stessi. Può essere un viaggio decisivo anche un’escursione a 5 km da casa propria o una… gita al faro! Tu hai descriDo un interessante percorso storico-‐culturale in Italia (Dalle locande di posta alle strade ferrate nello Stato ponOficio) così come il fotografo Marco Scataglini ha realizzato e documentato il vecchio camminamento dei confini dello Stato PonOficio. Quali sono per te, prescindendo dalle coordinate geografiche, gli elemenO, più importanO da prendere in
considerazione e l’approccio personale da avere per rendere un viaggio un’esperienza unica? Il viaggio, il movimento, il cambiamento sono le metafore più profonde della nostra vita. La vita è un viaggio, come pure l'educazione e la conoscenza, l'amicizia o l'amore. E la morte, anche, è un trapasso. Quell'insegnamento di Carlo Bordini mi pare ancora illuminante: studiare l'argomento con cui si ha un conto aperto è l'inizio di un viaggio. Non sapremo dove ci porterà e solo viaggiando scopriremo se amiamo il ritorno alle origini o i con1nui cambi di scena, se vogliamo descrivere o sognare. Gli i1nerari possibili sono mol1, ma non tan1 quanto i modi per percorrerli. Ogni viaggio può essere un'esperienza unica e per questo universale. Non è una contraddizione: Montaigne alla fine del Cinquecento scriveva che ogni uomo e ogni donna portano in sé la forma intera dell'umana condizione. Non a caso Montaigne fu in viaggio in Italia, e anche viaggiando scoprì in quali valori credeva davvero.
Studioso di le-eratura di viaggio, è Do-ore di ricerca in Storia moderna e contemporanea e Cultore della materia in Geografia. Ha pubblicato ricerche sulle guide postali e sul viaggiatore se-ecentesco Francesco AlgaroA. Nella Casa delle culture contadine “Casolare 311” di Formello organizza la rassegna di incontri e di spe-acoli “In viaggio nella Campagna romana”. Su indicazione del Prof. Gino De Vecchis, Lene un corso sul tema “Il viaggio e il suo racconto” alla Sapienza Università di Roma.
ARMANDO FINODI