Il Ve(T)ro - 29

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NEWSLETTER : Scrivici a [email protected] per ricevere le prossime uscite in anticipo e in digitale ON AIR DA FEBBRAIO 2015 Il Ve(T)ro MUMBAI LEPIN RADIO!!! presenta Anno 4° - Numero 29 10/01/2014

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ON AIR DA FEBBRAIO 2015

Il Ve(T)roMUMBAI LEPIN RADIO!!!

presenta

Anno 4° - Numero 29 10/01/2014

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CarpineTiAmo premiaVincitore del I° concorso letterario de Il Ve[T]ro per le scuole medie è un ragazzo

Ormai parlare di sviluppo è diventata un’abitudine quo-tidiana. La televisione, con pubblicità, telegiornali oppu-re il mondo che ci circonda ci fanno capire che, piano piano, stiamo cambiando radical-mente il nostro stile di vita.Queste nuove tecnologie pos-sono variare in tutti i settori e soddisfare le nostre esigen-ze, per quanto non si può fare a meno di sfruttarle. Ormai chiunque, per un motivo o per un altro, fa uso di strumenti moderni per semplificarsi la vita.Secondo me non c’è motivo di andare contro questo pro-gresso: che bisogno c’è di im-peidre qualcosa che può sem-plificare e migliorare la nostra vita e quella degli altri.Certamente tutto ciò non è perfettamente corretto se in-sieme al progresso non si ef-fettua un mantenimento delle tradizioni storiche e culturali dei propri territori d’origine. Questo progresso infatti ha dei risvolti positivi ma allo stesso tempo negativi.La positività di questa, dicia-mo così, evoluzione deriva da tutti i miglioramenti che essa

ha apportato al nostro modo di informarci, di rendere pub-blici alcuni nostri pensieri e di assistere agli infiniti eventi che tempestano il mondo an-che non essendo lì, in prima persona. Quanto agli aspetti negativi penso che siano sol-tanto frutto di un’esagera-zione, di un abuso di queste tecnologie. Un uso che a mio parere dovrebbe essere con-ciliato con la realtà, con il vi-vere terreno.Non tutti, soprattutto i giova-ni, sono in grado di comunica-re, informarsi, rendersi utili e quindi aiutare sia sé stessi ma anche gli altri. Questa idea di vivere realmente la propria vita è parzialmente frenata dalla tecnologia specialmen-te destinata ai giovani ossia social network, video games e app varie. I social network spingono i ragazzi all’egocen-trismo, al voler farsi vedere ma non al farsi conoscere. Ecco, questo è il primo fat-tore creato su un social net-work che poi si riversa nella vita reale. Ragazzi e ragazze di bell’aspetto riscuotono po-polarità e approvazione dalla massa mentre ragazzi meno

appariscenti con magari un carattere forte vengono im-mediatamente allontanati e posti ai margini della società.Ragazzi che con il tempo si riveleranno persone magari più capaci e intraprendenti, che affronteranno la loro vita usando il cervello, mettendosi in gioco e arrivando alla loro meta dopo un percorso che li ha temprati. Mentre c’è chi, cercando di mantenere atti-vo solo il suo corpo e non il cervello non avrà vissuto ve-ramente ma diventerà un in-significante fantoccio.Queste sono le conseguen-ze di un’estremizzazione del progresso.Devo dire però che nonostan-te questa mania di farsi ve-dere sui social network e di escludere che non ce la fa si stia diffondendo a macchia d’olio, ci sono ancora luoghi e comunità che in parte resi-stono a questo cambiamento negativo. Un esempio pratico può essere il nostro paese, Carpineto.Io vivo a stretto contatto con due realtà alquanto distinte: un piccolo paese come Car-pineto e una gigantesca cit-

Di seguito l’elaborato primo classificato a firma di Matteo Campagna.

Traccia: Il 21° secolo offre contati illimitati con il mondo e il progresso tecnologico garantisce viaggi dell’al-tre parte del pianeta restando comodamente seduti nella propria stanza. Tuttavia, in questo enorme processo di globalizzazione, le identità territoriali resistono fortemente. Car-pineto è una di queste?Qual è la realtà in cui si vive in un paese come Carpineto?Ci sono luoghi e cose a cui un giovane può affezionarsi e legarsi?Infine, come è visto Carpineto nei tuoi progetti futuri e quali sono le tue idee per renderti utile social-mente alla comunità?

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tà come Roma. Penso che per un giovane che inizia a cono-scere il mondo e a sviluppa-re proprie idee sia più facile integrarsi in un paese. Nella grande città non si è altro che uno fra tanti ed è raro che camminando per strada ti ri-conosca qualcuno. Carpine-to è diverso, qui ci si sente parte di qualcosa che pur es-sendo più grande di noi può essere vissuta in pieno senza il bisogno di vivere perenne-mente sui social network. Na-turalmente a Carpineto non spediamo messaggi con gli uccelli o siamo privi di altre tecnologie. Come quasi l’inte-ro pianeta lo sviluppo tecno-logico è presente e trascinato soprattutto da noi giovani che forse comprendiamo meglio la grande possibilità che ci of-fre la tecnologia a differenza si anziani un po’ arretrati.Il mio desiderio sarebbe quel-lo di istruire parte di que-sti anziani a comprendere il funzionamento magari di un computer con il quale potreb-bero fare un’infinità di cose.

Ci sono per quanto si sa, an-ziani con figli che abitano lon-tani da casa, o magari soltan-to fare una ricerca su Google. È conosciuta l’immagine del soldato che parla con la fa-miglia attraverso Skype. Chi vieta ad un anziano di fare una chiamata ad un amico di infanzia?Questo progresso è un bene comune che può migliorare la vita di tutti. Infinite altre idee possono essere realizza-te per modificare e migliorare la nostra comunità. Penso che ognuno di noi debba impe-gnarsi senza però il desiderio di un qualcosa in cambio.Carpineto è un piccolo paese che riesce a farsi amare per la sua semplicità, perché offre la possibilità di confrontarsi con tante persone e tante situa-zioni. Aumenta e arricchisce la tua esperienza personale.La grande città ti frena dal vi-vere le tue esperienze in pieno e magari vivendo in città mol-to vaste si pensa di più a cose futili, senza pensare alle cose che possono nutrire la nostra

anima come il chiacchierare con un vecchietto tutto il po-meriggio, aiutare una signora a portare la spesa.Penso che siano queste le cose di cui andare fiero e so-prattutto che ti riempiono il cuore, non postare foto inutili o far sentire a disagio gli altri.Ecco perché ci si affeziona a Carpineto, perché qui sono ancora vive realtà che da al-tre parti sono sparite ma allo stesso tempo lo sviluppo è parte integrante del meccani-smo sociale.Viene a crearsi quindi un in-treccio di vecchio e nuovo dove le due parti si incontra-no creando un futuro promet-tente con le radici di ciò che è stato e di chi siamo vera-mente.

Matteo Campagna

Stampato da “Elioarch”stampa digitale, plotter service, xerocopie, fotocopie

Piazza Gobetti, 5 Colleferro (Rm) - tel./fax 06.97.01.256

[email protected]

Carpineto Romano, 22/11/2014

Realizzazione grafica, Prof. Moriarty

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TMB: Troppa Monnezza Bruciata(?)

Il 29 novembre a Collefer-ro, una giornata particolar-mente uggiosa, ancora più grigia tra le fabbriche della valle, ed un cordone di per-sone che sfida come può un futuro forse già condannato. La manifestazione ha uno slogan comune: “No TMB”. Cosa? Semplice. Sai che il resto del mondo fa la diffe-renziata, guardi Report e ti dice che con la differenziata i comuni virtuosi ci guadagna-no, hai sentito dire che l’im-mondizia è stata oro colato per la mafia o i farabutti in genere e sai altrettanto bene che i rifiuti escono da casa tua e con una certa probabi-lità li respiri o li mangi. Ep-pure sembra sempre tutto lontano, talmente lontano da non farti preoccupare e forse questo spiega la scarsissima partecipazione concittadina. Ma che sapore ha una gior-nata uggiosa, mi direte. Ha il sapore delle famiglie che

partecipano insieme ai più giovani a salvaguardia di un futuro loro e di chi verrà; di chi non si preoccupa della cervicale del post-acquazzo-ne; di chi, in generale, prefe-risce questo intrattenimento ad altri. Allora, per tutti colo-ro che non potevano esser-ci e avrebbero voluto e per tutti quelli che se avessero saputo avrebbero partecipa-to ed anche per chi sapeva, non voleva partecipare ma comunque vuole leggere: un resoconto in immagini. Immagine 1. Passeggini che sfidano la pioggia; anche se il pupo avrebbe fatto altro di meglio mamma e papà vo-levano esserci e non pote-vano lasciarti a casa da solo e quindi ci si organizza e si manifesta. Immagine 2. Un ragazzino vestito di costituzione, di un articolo almeno, il 32: tute-la della salute;un cartellone su due lati perché l’articolo

è troppo lungo per entrare su un solo lato ma che, pur-troppo, a volte è troppo esile e facile da calpestare. Immagine 3. Gente che non passa il sabato altrimenti . Immagine 4. Voci di megafa-no che riportano telefonate di impiegati del termovalo-rizzatore: “Mescola e brucia”, dicono; mescola e brucia? Ma come mescola e bru-cia? cosa? di chi? e quando ti poni queste domande sai già, la storia lo insegna, che qualcuno ci ha condannato, qualcuno ha venduto la sua salute e la nostra al prezzo di mercato: il suo tornaconto personale. A più di sei mesi dalla prima pubblicizzazione nella sala consiliare del pro-getto di differenziazione dei rifiuti ancora nulla di fatto. Aspettiamo, anzi, continuia-mo ad aspettare.

Lisa