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Il Volto Santo Periodico religioso fondato da Padre Catanoso - Suore Veroniche del Volto Santo - Reggio Calabria Anno XVIII - Nuova serie - N° 36 - Aprile 2014 Spedizione in abbonamento postale - Art. 20/c Legge 662/96 - Filiale di RC BUONA PASQUA

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Il Volto SantoPeriodico religioso fondato da Padre Catanoso - Suore Veroniche del Volto Santo - Reggio CalabriaAnno XVIII - Nuova serie - N° 36 - Aprile 2014

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BUONA PASQUA

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Il Volto SantoPeriodico religioso fondatoda Padre Gaetano Catanoso

Anno XVIII - Nuova serieN° 36 - Aprile 2014

Congregazione Suore Veronichedel Volto SantoVia Padre Catanoso, 289128 Reggio CalabriaTel. 0965. 22957Fax 0965.26752c.c.p. 12562898

Direttore Responsabile:Sac. Domenico Marturano

Amministrazione:Suore Veroniche del Volto Santo

Registrazione al Tribunaledi Reggio Calabria n° 2 del 17.2.89

E-mail: [email protected]: www.suoreveroniche.altervista.org

Stampa: Azienda Grafica Biroccio (RC)

Spedizione in abbonamento postaleArt. 20/c Legge 662/96 - Filiale di RC

Il Volto SantoAprile 20142

sommario

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Il Volto Santo3Aprile 2014

Carissimi lettori, la Pasqua delSignore è l’evento più im-portante della liturgia del-

l’anno e anche gli auguri che vi ri-volgiamo acquistano uno specialesignificato. La Pasqua è segno di ri-surrezione, di vita, di ripresa, di lu-ce nuova, di ricarica di quanto si èusurato nel tempo, di ripristino ditanti beni e valori perduti nel conte-sto della persona, della famiglia edella Società in cui viviamo. Inquesti ultimi anni la crisi economi-ca globalizzata ha prostrato le no-stre famiglie e gran parte delle so-cietà del mondo occidentale, soffe-renti per la disoccupazione dei gio-vani e non più giovani. Dalla man-canza di lavoro, si sa, che nasconotante povertà e miserie non soloeconomiche, e crescono semprenuovi disagi e difficoltà personali ecollettive di difficile risoluzione. Lacelebrazione annuale del SignoreRisorto ci dice di aver fede, di con-fidare nella risurrezione perché dopole tenebre ci sarà una nuova luce, cisarà un nuovo, migliore, corso dellastoria e dell’economia.

La risurrezione ci insegna a cre-dere che dopo la prova, dopo lamorte, c’è la ripresa, ci sarà una vita mi-gliore e cesserà l’affanno di non avere piùmezzi per arrivare a fine mese. Confidiamoche lo spirito pasquale investa ogni respon-sabile del bene comune e sociale e che laluce della Pasqua irrompa, con la sua forzamotrice, in decisioni che imprimano un’ac-celerazione al conseguimento di quei beninecessari a migliorare la vita di tante perso-ne che hanno l’amara esperienza del preca-riato, della disoccupazione e della po-vertà.La parola Pasqua significa passaggio.L’arco dell’esistenza di ognuno di noi puòriconoscere tanti passaggi, ma il più impor-

tante di tutti è quello che ci indica ogni an-no la Pasqua del Signore Gesù: rinasceread una nuova vita lasciando il torpore, l’af-fanno, il pessimismo. Cristo è risorto nonsolo per salire al cielo, non solo per man-darci il suo Spirito ma per restare con noifino alla fine dei tempi, non da morto mada Risorto cioè come Colui che fa continua-mente nuove tutte le cose. In Lui poniamo lanostra fede che rafforza sempre più la spe-ranza di poter vivere in un mondo migliore.

BUONA PASQUA A TUTTI da tutte leSuore Veroniche del Volto Santo.

di Madre Tiziana Codello

Auguri di una Santa Pasquaa tutti i lettori e benefattori

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Memoria del padre

Il Volto SantoAprile 20144

Il programma di tutta la vita di PadreGaetano Catanoso è decisamente fissa-to nel grido significativo del salmo 27,

imperniato sulla esperienza biblica dellastoria di Israele. Una ricerca protesa allacontemplazione che delinea globalmente lafisionomia caratteristica della spiritualitàdel nuovo santo, e sintetizza il desiderioprofondo del suo cuore e il bisogno estre-mo della sua vita. Una ricerca molto chiarache gli impone una professione diuturna eappassionata di fede e di amore. In questalinea intensa di ascesi potrei raccogliere,come in una forza di insieme, le appassio-nate e preziose deposizioni delle centotren-tadue “sessioni” di udienze seguite in par-te, come GiudiceDelegato, peruno di quei dise-gni particolaridella bontà diDio relative alprocesso cogni-zionale sulla vitae virtù del SantoGaetano Cata-noso.

L’ is t r ut tor iadel processo eb-be inizio il 9 feb-braio 1982, pro-seguendo nellosvolgimento, do-po qualche annodi sosta si con-cluse il 21 no-vembre 1987.

Furono ascol-tati oltre quaran-ta testi, espres-sione di una co-rale venerazioneche ha circonda-to e accompa-gnato da semprela maestosa figu-ra dell’amatoPadre GaetanoCatanoso. Non è

facile impresa porre lettura, pensiero e im-pegno nel fare memoria degli Atti del pro-cesso cognizionale del Servo di Dio PadreGaetano Catanoso, nel quale è intensa lavita dell’uomo e chiarissima la voce di Dio.

Padre Catanoso ebbe una tale costantedimensione di fede che lo portò ad una per-mamente comunione col Signore, da tra-sformarlo in costante contemplazione oran-te liturgia quotidiana. La preghiera era ilvero respiro della sua vita, il suo clima abi-tuale. Una preghiera semplice, feconda;una preghiera ardente fatta di ascolto, diaccoglienza e di immolazione. Una pre-ghiera che in linea con il Vangelo, non“sprecava parole”. Una preghiera che lo

manifestava se-reno, forte, lu-minoso. A que-sta scuola di co-munione orante,conobbe il gran-de dono di chicrede nella pre-ghiera, per esse-re costantemen-te libero, serena-mente instanca-bile, profonda-mente gioioso.Padre Catanoso,uomo di grandesemplicità, uo-mo del quotidia-no e della fe-deltà totale allavolontà di Dio:In Domino, ec-co il grande se-greto avvincentedella sua sempli-cità che disar-mava, riprende-va, riconciliava,rivelando il verosignificato dellecose e il voltogenuino dell’esi-stenza.

CONTEMPLERò IL TUO VOLTOda una riflessione di Don Mimmo Gerace

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Memoria del padre

Il Volto Santo5Aprile 2014

La sua vita rifuggi-va dall’efficienza,dall’avvenimento, dalfolclore, dall‘artificio.

Padre Catanoso eraconvinto che il suocammino doveva per-correre, non strade disuccesso e neppure diinsuccesso, ma vie ri-pide e sassose diamore. La sua parolasi riduceva all’essen-zialità del Vangelo,all’efficacia dell’inter-vento, all’autenticitàdella vita. “Bastavaaprisse la bocca, par-lava sempre di Dio”,afferma un teste.

La vita di PadreCatanoso è stata ca-rità. Carità fatta dipreghiera, di sacrifi-cio, di adorazione; carità che aveva pienadisponibilità; zelo inesausto nel ministerosacerdotale e pastorale. Carità che, sopra-tutto nella fondazione e nella conduzionedelle Suore Veroniche del Volto Santo, siespresse nella serena accettazione dell’in-comprensione, della sofferenza, dell’umilia-zione, del pregiudizio,della diffidenza, del-l’abbandono e della croce.

Una carità che si è nutrita della speranzaprofonda dell’amore di un Dio provvido,misericordioso,vicino e intimo. Da qui na-sceva in lui la necessità di essere un donoper gli altri ed un’offerta di riparazione e diumiliazione a Cristo.

Alle sue “Veroniche” raccomandò di col-tivare sempre e in tutto lo spirito di carità,fatto di disponibilità, di accoglienza, disemplicità, di umiltà, di abnegazione, dinascondimento; e di operare la scelta pri-maria dei paesi più abbandonati, delle loca-lità più impervie, dei lavori più umili, dellepersone più provate; una attività instanca-bile e generosa, per testimoniare il valoreredentivo e riparatorio della fatica umana,della vita nascosta: essere protese nel donodi lenire le sofferenza dell’uomo.

I suoi giorni di esperienza umana, nonregistrarono alcunché di straordinario; faredi tutti i giorni la stessa cosa, ma con la fre-schezza della “novità” del cuore, come una

chiamata meravigliosamente nuova del Si-gnore.

Volle per se e per le sue Suore una vitacrocifissa sul Calvario e ardente davanti alTabernacolo. È una eredità sacra, solenne,profetica la santità di vita vissuta da PadreCatanoso. Essa rifulge e risplende non solonella bi millenaria tradizione della Chiesadi Dio in Reggio Calabria-Bova, ma pertutta la Calabria. Un “Te Deum” osannan-te riecheggia dalle gente di Calabria, perquesto “Prete del Sud”, artigliato alla suaterra, “ruvida di affannoso lavoro, generosanella sua povertà, fiera del canto” e del re-spiro spirituale sprigionato della vita diquesti suoi migliori figli! E di questa gente,povera, forte e fiera, il Santo Gaetano Ca-tanoso è la voce più squillante, più autenti-ca, più santa, perché “annullato nella con-templazione del Volto di Cristo e nell’amo-re degli altri”.

Dal cielo, nella contemplazione del Voltodi Dio, Padre Gaetano Catanoso, umile esemplice avrà un sorriso benevolo, per tutti;nei suoi occhi luminosi di fanciullo bruciatidalle lacrime dinanzi alla sofferenza deifratelli, ci sarà di sicuro la sua sorpresa peril rumore che viene fatto ancora attorno alsuo nome, e per nulla turbato, concluderà,nell’estasi della contemplazione: “In Domi-no, semper!

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Memoria del padre

Il Volto SantoAprile 20146

“Il tuo volto Signore io cerco, non na-scondermi il tuo volto” (salmo 26,8-9a). Potrebbe racchiudersi in questa

espressione del salmo tutta l’attesa dei popo-li per la venuta del Messia. Tutto si è com-piuto infatti nel mistero dell’incarnazione,morte e risurrezione di Cristo. Dio è stato fe-dele alle sue promesse (cf. Lc 1,55).

Gesù che aveva detto “chi ha visto me havisto il Padre” (Gv 14,9), è pronto ora perla consegna definitiva e ci chiede di seguir-lo come la sposa del cantico (cf. Ct 1,4),prendendo la nostra croce (cf. Mc 8,34) eimitando il suo cuore “mite ed umile” (Mt11,29). Non c’è infatti risurrezione senzacroce…

Ma che sarebbe la croce stessa senza larisurrezione? Ciò che anima la nostra salitacon lui al Calvario è proprio la speranzafondata nella risurrezione; e ciò che nutre ilnostro cammino è la fede sponsale dellaDonna nuova (cf. Gv 2,4), immagine e tipodella chiesa che dispensa i segni sacramen-tali nella storia e che trova il suo culminenel Mistero Eucaristico.

Paolo scrive “la speranza poi non delude,perché l’amore di Dio è stato riversato neinostri cuori per mezzo dello Spirito Santoche ci è stato dato” (Rm 5,5). Dunque ilmistero trinitario si compie in noi?! Dun-que Gesù si è fatto uomo, abbassandosi fi-no alla kenosi della Croce, per coinvolgerel’umanità nella sua glorificazione?!

Pensiamo allora al Tabor della trasfigura-zione (cf. Mc 9,2) come il luogo dove ilVolto Santo di Gesù rivela l’abisso dell’a-more eterno di Dio Padre, Figlio e SpiritoSanto. Pensiamo alla forza attrattiva delsuo sguardo nelle diverse chiamate che ivangeli narrano. Pensiamo allo sguardo chePietro incrocia dopo il rinnegamento e nelquale si lascia andare trovando misericor-

dia (cf. Mt 26,75). Pensiamo al vertice del-l’amore sponsale che attrae l’universo inte-ro (cf. Gv 12,32), co-stringendoci a sé convincoli di carità (Os 11,4). Pensiamo al sa-cro lino della Veronica che trattiene i segnidel dolore e dell’amore per noi uomini eper la nostra salvezza.

Nella bellissima icona della lavanda deipiedi di Sieger Koder, l’acqua del catino ri-flette il volto di Gesù che siamo chiamati avedere impresso nel volto dei fratelli, so-prattutto gli ultimi e i poveri. Gesù ci lasciail suo testamento dove troviamo l’espressio-ne: “ogni volta che avete fatto queste cose auno solo di questi miei fratelli più piccoli,l’avete fatto a me.” (Mt 25,40). Cosa sareb-be la vita cristiana senza carità? Se quel vol-to ha acceso il nostro volto saprà accendereanche il nostro cuore. Coraggio dunque!Saliamo con Lui alle vette della Gloria ce-leste inebriandoci della luce che risplendenel suo Volto d’amore e che la Trasfigura-zione ci ha lasciato come chiamata e comeeredità.

Sac. Francesco Cuzzocrea

Il Tuo VolToSIgnoreIo CerCo

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Memoria del padre

Il Volto Santo7Aprile 2014

Ricordare il 50° Anniversario della mortedi San Gaetano Catanoso diventa occasio-ne per noi Suore Veroniche per fare la veri-fica di un cammino di 50 anni, durante ilquale, abbiamo registrato momenti esaltan-ti e tante prove, ma in ogni cosa, come vo-leva il Fondatore, e con le sue stesse parole,“ in Domino”, abbiamo reso grazie al Signo-re.

Un Cinquantesimo, è uno spaccato abba-stanza lungo nel cammino congregazionaleed ecclesiale, ed è per questo che la Congre-gazione ha un motivo grande per rendere gra-zie a Dio, e riflettere, sul cammino che sicu-ramente, non si può sintetizzare in poche ri-ghe, soprattutto quando il tema è: Cinquan-tesimo della morte di un sacerdote che laChiesa ha ascritto alla gloria dei Santi, e lacui vita è stata un programma di contempla-zione al volto sofferente del Cristo, e di riparazio-ne, per ricostruire le coscienze e restituire ladignità alle persone provate da qualsiasi do-lore.

Le celebrazioni e le riflessioni che, conresponsabilità e consapevolezza abbiamocelebrato, ci fanno riflettere e ringraziare ilSignore per i risultati che la Congregazioneha ottenuto in 50 anni: approvazione Ponti-ficia della Congregazione, Beatificazione eSantificazione del Fondatore, apertura ecostruzione delle Case Missionarie di Ma-nila e di Silang nelle Filippine, apertura ecostruzione della casa missionaria di Moshin Tanzania, tante Comunità alloggio inItalia, tante vocazioni filippine e tanzania-ne: non solo ritardi, quindi: inadempienze,omissioni, ma anche grazie, gioie e inputper andare avanti.

Sicuramente, riflettere su un camminovuol dire immergersi in una realtà che di-venta presente per ripartire con impegninuovi nell’oggi della storia, con quel cari-sma specifico che San Gaetano Catanosoha intuito e fatto proprio, e che la Congre-gazione si sforza di fare progetto culturale an-che all’estero.

Parlare del Carisma di padre Catanoso,oggi, non significa aprire un ipertesto, masignifica navigare sull’ internet nel grandetesto della storia perché, i problemi che at-tanagliano l’uomo, spiritualmente e mate-rialmente, non sono diversi da quelli nonlontani del contesto in cui ha operato ilSanto, e sono sicuramente legati alla suaintuizione, alcuni realizzati, altri sognati,incompiuti…

Cogliere la sua grande spiritualità eucari-stica e mariana significa proporre all’uomodi sempre quell’essenziale che gli faceva ripe-tere continuamente: “Il tuo volto, Signore, iocerco” e : “Ave Maria e avanti”.

I messaggi e lo spirito profetico di SanGaetano spingono tutti ad avere attenzione

IL SIGNIFICATO DI UNCINQUANTESIMO

di Suor Daniela Maesano

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Memoria del padre

Il Volto SantoAprile 20148

ai segni dei tempi, significano ancora unavolta capire l’emergenza uomo: quell’emergen-za che impone di intravedere nell’antropo-logia umana tutta la storia travagliata del-l’umanità di tutti i tempi , convinte che, pri-ma di tutto, l’uomo, ha bisogno di incon-trare Dio.

Riflettere sul carisma di San Gaetano, si-gnifica riproporre la riparazione in un im-pegno per individuare in tutti i volti, il vol-to di Cristo, soprattutto in quell’umanitàsofferente che si vede privata dalla sua di-gnità, significa saper ascoltare ed accogliereil grido di dolore di tutte le sofferenze e ditutte le voci che implorano giustizia contropovertà, guerre miserie, solitudine abban-doni e ingiustizie: luoghi dove gli uominisubiscono situazioni drammatiche di ognispecie.

Celebrare San Gaetano Catanoso nelcuore dell’Anno della fede significa anche,soffermarsi sulla sua fede vissuta, prima ditutto nella Provvidenza paterna di Dio, delsuo amore e della sua assistenza al mondo,alla Congregazione e, contemporaneamen-te, alla testimonianza della sua fede mani-festata nella carità:”una fede che non si faopera , che non si incarna nella carità e che nonsi traduce nella solidarietà specialmente verso ipoveri e gli emarginati , non è la fede che Cristoci ha donato”.

La fede in San Gaetano Catanoso non èera un atto devozionistico, ma era la portaaperta per guardare e capire gli uomini coni loro problemi reali.

Certamente, nell’anelito costante del Sal-

mista di cercare il volto di Cristo, San Gae-tano ha fatto suo, anche il buio che circon-da e disorienta l’uomo di sempre, in conti-nua ricerca dell’Assoluto e, nel carisma del-la Congregazione, ha incluso la ricerca ditutti quei volti che Lui ha sempre cercato e,che ha desiderato, che cercassero e incon-trassero le sue Figlie le Suore Veroniche.

Questo lo scopo della Congregazione nelfare memoria per un intero anno del SantoFondatore.

Non avrebbe senso, celebrare, in una cor-nice di manifestazioni tanto varie, un pas-sato che rimanesse tale, ma, ricordare pervivere, per attualizzare il carisma ai destinidella comunità umana, perché tutti gli uo-mini sono figli di Dio e destinatari delleSue promesse.

In un mondo che cambia, in una società dinuovi interrogativi, i bisogni dell’uomo chesan Gaetano Catanoso ha intuito e per iquali ha impiegato la sua lunga attività sa-cerdotale, sono sempre di grande stimoloper la sua Congregazione e anche per il sa-cerdozio reggino che, nell’umile confratel-lo, e nella quotidianità del suo sacerdozio,alle periferie dell’umanità, ha sempre cerca-to di restaurare il Volto di Cristo nei fratellipiù poveri.

Grazie Padre Gaetano Catanoso. Noi tuefiglie “Veroniche del Volto Santo”: nome eprogramma, ti diciamo grazie e, nell’ap-profondimento del carisma che ci hai lascia-to, ripartiamo con la tua protezione “In Do-mino”.

Suor Daniela Maesano

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Memoria del padre

Il Volto Santo9Aprile 2014

Il Canonico De Lorenzo incontra il giova-ne Gaetano Catanoso già in seminarionel 1889. Con Lui condividerà il cammi-

no formativo fino al 1898, data della ordina-zione presbiterale di Salvatore. L’amiciziastretta in quegli anni continuerà anche in fu-turo, come lo stesso Catanoso scriverà in oc-casione della traslazione della salma del DeLorenzo al Santuario di S. Antonio.

“zelante nella difesa del nome di Diovolle essere Missionario del “Volto Santo”insieme al parroco di Condera, CanonicoDon Giovanni Calabrò, e al sottoscritto,coi quali collaborò nell’opera di riparazio-ne per la bestemmia e nella redazione delgiornalino “Il Volto Santo” organo dell’O-pera stessa.

Malfermo in salute, prostrato dalle fati-

che, in attesa di volare al Cielo, nella cer-tezza di assicurare vita e sviluppo alle ope-re intraprese e progettate, cedette tutto alServo di Dio Don Orione che sulla Collinadegli Angeli ha dato vita all’Opera Anto-niana, grande focolare di carità che onoraReggio e i Figli della Divina Provvidenza.

O Canonico De Lorenzo, io che ebbi laventura di conoscervi tanto da vicino, chevenivo dalla mia piccola Parrocchia di Pen-tidattilo per edificarmi alla scuola del vo-stro zelo, che mi toccò di essere a parte del-la vostra eredità spirituale, apprendo congioia che la vostra salma viene trasferita al-la Collina degli Angeli, e confido che saràprodigiosa semente di nuove opere e dimaggiori sviluppi cui voi sarete sempre dalCielo col Servo di Dio Don Orione prote-zione e guida”1.

Anche se la differenza di età tra i due èsolo di pochi anni2 il contesto culturale epastorale dal quale i due sacerdoti proven-gono e poi saranno inseriti è molto diverso.L’incontro con il De Lorenzo influenzerànon poco lo stesso P. Catanoso, sia per ilfatto di essergli succeduto come Parrocodella Candelora sia per aver scelto di conti-nuare l’opera del suo predecessore in ambi-to caritativo.

“È a Pentidattilo che Padre Catanoso ini-zierà alcune delle opere pastorali che carat-terizzeranno la sua attività. Particolarmen-te fecondo fu l’apostolato svolto attraversoil sacramento della penitenza; egli era, in-fatti, abitualmente chiamato a confessare invarie parrocchie dei paesi limitrofi.

Altra grande preoccupazione pastorale ri-guardava la formazione del clero locale el’aiuto ai giovani poveri per il loro cammi-no vocazionale. Nasce infatti grazie a luil’Opera delle Vocazioni “Chierici poveri”.

Negli anni in cui il canonico si trova aPentidattilo si assiste ad un susseguirsi diiniziative: già dal 1915 egli pubblica l’opu-scolo di quindici pagine, diretto alla forma-

SAN GAETANO CATANOSOE IL CANONICO DE LORENzO

Storia di una bella amicizia sacerdotale

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zione religiosa dei sacerdoti, l’oraeucaristica sacerdotale; nel 1918, in-sieme al canonico Salvatore DeLorenzo, cui succederà come par-roco della Candelora a Reggio Ca-labria, si iscrive all’arciconfraterni-ta di Tours diventando Missionariodel Volto Santo e iniziando la divul-gazione del culto. Nel 1919 nascela Confraternita del Volto Santo.Nel 1920 fonda il foglietto “Il Vol-to Santo”, di cui sarà direttore finoal 1943” 3. Il 4 luglio 1921 Gaeta-no Catanoso viene nominato par-roco di S. M. della Purificazione,comunemente chiamata “Cande-lora”, dove rimarrà fino al 1940.

Il P. Catanoso, al pari del DeLorenzo, ha nella mente l’idea difondare un istituto maschile: per isuoi membri ha pensato il nomedi “Cirenei”, per continuare anchecon loro ad asciugare le lacrimeche nascono dalla sofferenza dellaquale è colma la gente che ha ac-canto. Confida a Mons. ziglio ilsuo progetto e parla “della Collinadegli Angeli come un’opera sua, omeglio del suo desiderio di realiz-zarla e dell’impossibilità di otte-nerla per mancanza di tempo eforze. Vide allora nella collabora-zione con Don Orione la possibi-lità di realizzare l’orfanotrofio”4.

Possano con il loro esempio que-sti due grandi sacerdoti reggini es-sere di sprone all’impegno aposto-lico di tanti sacerdoti che vivononella nostra bella terra di Calabria.

Don Giovanni Imbalzano

1 G. CATANOSO, op. cit., 3.2 Si tenga presente che il Can. De

Lorenzo è nato il 6 gennaio 1874mentre P. Catanoso il 14 febbraio1879.

3 M. BUSI, Don luigi orione e Padregaetano Catanoso. Breve storia di un’ami-cizia, in “Messaggi di Don Orione, 20(1998), n. 96, 14-15.

4 P. GHEDA, Il custode del Volto San-to. Breve storia spirituale di gaetano Ca-tanoso, SEI, Torino 1997, 30.

Memoria del padre

Aprile 201410Il Volto Santo

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Memoria del padre

Aprile 2014 11Il Volto Santo

Con la promulga-zione del Decreto,la suprema Auten-

ticità della Chiesa ci assi-cura che il nostro indi-menticabile Padre Gaeta-no Catanoso è stato unautentico ere nella obbe-dienza a Dio. nella fe-deltà alla vocazione sa-cerdotale e nell’eserciziodelle virtù cristiane. Lasua vita. la sua persona-lità spirituale. i suoi meri-ti sono stati ampiamenteillustrati dal documentopontificio. Perciò non vo-glio aggiungere altre pa-role. Mi permetto, tutta-via. di proporvi alcunesemplici ed umili riflessioni.

a) Anzitutto ritengo che dobbiamo rin-graziare Dio per averci donato Padre Cata-noso. Ogni Santo e un dono. una benedi-zione, un gesto di predilezione che il Signo-re fa al suo popolo. alla sua Chiesa.

Il Santo, in forza della sua conformazio-ne a Cristo. e un punto di riferimento pertutti coloro che credono nel Vangelo e perquanti sono alla ricerca delta verità.

La Lettera agli Ebrei ammonisce: “Ricor-datevi dei vostri capi. i quali vi hanno an-nunziato la parola di Dio; considerando at-tentamente il loro tenore di vita, imitatenela fede” (13.7). Credo che sulla vita del no-stro -Santo“; attentamente considerata,possa scaturire per tutti noi un insegnamen-to. Una lezione continua, un autorevole in-coraggiamento ad approfondire la nostrafede e ad incarnarla in un impegno perso-nale. familiare e comunitario di coerenza,di testimonianza e di servizio.

Il Padre Catanoso ha una parola per tutti,come quando era ancora tra noi.

b) Ha una parola per i sacerdoti di Reg-gio e della Calabria. Loro. prima di ogni al-tro, sono chiamati a capire. ad accogliere e

ad imitare gli esempi-di questo Prete, che estato soltanto prete. ossia vero uomo diDio, instancabile servitore delle anime. to-talmente consacrato all’apostolato delta ca-techesi. della direzione spirituale, delle con-fessioni, della carità.

Mai ha cercato distrazioni; mai ha detto“basta” agli Arcivescovi che lo caricavanodi lavoro pastorale; mai ha ceduto alla ten-tazione di abbandonare il posto che laProvvidenza gli aveva affidati: mai si è la-sciato sedurre da attività che non fosseropienamente congeniali alla sua missione sa-cerdotale.

Credette nel Sacerdozio. E nel Sacerdozio,stimalo,amato e vissuto, trovò la sua forza ela sua gioia. Sapeva che soltanto i sacerdotiche hanno il cuore grande, che vivono di fe-de e si nutrono di preghiera e di sacrificio,possono rinnovare il mondo e salvare le ani-me. E tanto ne era convinto che fu semprericco di iniziative e di generosità per aiutarele nuove vocazioni sacerdotali.

Tutto questo ci indica la strada da percor-rere e ci segnala quali siano gli impegnipreminenti della nostra missione: santifica-zione personale. coraggio e speranza nell’e-vangelizzazione, completa dedizione all’a-

AUTENTICO EROE NELLA FEDELTàALLA VOCAzIONE SACERDOTALE E

NELL’ESERCIzIO DELLE VIRTù CRISTIANE

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postolato, impegno costante nella pastoralevocazionale.

I sacerdoti della nostra regione ora in P.Catanoso hanno un loro modello. Un mo-dello di sacerdote calabrese che ha servito atempo pieno il popolo calabrese. Un mo-dello contemporaneo ed imitabile, perchèha sentito e sofferto per i nostri stessi pro-blema ha coltivato le nostre stesse speran-ze: ha parlato alla nostra stessa gente.

c) II P. Catanoso ha una parola per leSuore Veroniche del Volto Santo. Sono lorogli eredi naturali della sua devozione alVolto sofferente del Signore. della sua ansiadi riparazione dei peccati. della sua solleci-tudine per I’evangelizzazione e I’assistenzacaritativa dei più poveri, delle comunità piùbisognose, dei paesi più disagiati ed emar-ginati.

II Padre ha voluto che le Suore si distin-guessero, tra tutte le suore esistenti nellaChiesa. per la loro umiltà, la loro povertà.il loro spirito di sacrificio, per la loro capa-cità di servizio a favore dei sacerdoti vecchie malati e della gente più dimenticata. Ve-roniche dei tempi moderni, pronte a vede-re, capire e consolare qualsiasi persona cheporta il peso della croce. Questo è il lorocarisma originario. Questa è I’eredita mo-rale che il Padre fondatore ha lasciato allasua Congregazione.

Una eredità impegnativa, esigente e in al-cuni casi anche difficile, ma proprio perquesto ancor più necessaria, nobile ed esal-tante.

Le Suore non mancheranno di conserva-re con venerazione gli insegnamenti del Pa-dre, anzi sentiranno sempre più forti il desi-derio di approfondirli e di viverli con slan-cio e fiducia.

Le Suore Veroniche, con la loro aperturaalle Missioni, oggi portano nel mondo gliideali per i quali è vissuto, ha lavorato esofferto il P. Catanoso. La fedeltà a questiideali permetterà alle Suore e alle loro ope-re di crescere, di consolidarsi e di onorare,nel modo migliore, il loro Padre e Maestro.

d) Il Padre Catanoso ha una parola per ilaici. i valori morali e religiosi che egli hapredicate e testimoniato con forza, con co-raggio e con dolcezza, sono i valori delVangelo e della Chiesa. Oggi, più che mai,il mondo ha bisogno di cristiani consapevo-li della propria dignità di battezzati e dellapropria missione. Nessuno può sentirsi

estraneo alla costruzione del regno di Dio.A tutti e affidato il compito di essere saledella terra e luce del mondo. I laici uomini edonne: giovani, adulti ed anziani, dalla vitae dagli insegnamenti del Padre Catanosopossono apprendere molte cose e in parti-colare:

1) È necessario conoscere Cristo per in-namorarsi di lui e della sua dottrina. Non èpossibile pensare ed agire da cristiani senzaaver assimilato una adeguata formazione.Oggi le parrocchie e le diocesi sono forte-mente impegnate in una nuova evangeliz-zazione del popolo. Sta ai laici accoglierecon stima e con frutto questo servizio.

2°) È necessario prendere più profondacoscienza della realtà del peccato personalee sociale e sentire il dovere di combatterlocon la santità della propria vita e con I’im-pegno della testimonianza e dell’apostola-to. Riparare i peccati fu un’idea dominantedel Padre, perfettamente coerente con ladottrina cattolica. in questa linea si collocala necessità della riscoperta del sacramentodelle confessioni, che il Padre Catanoso haamministrato con straordinaria assiduità ecompetenza. Confessarsi bene e spesso, è ilmezzo migliore per dare concretezza al do-vere della conversione e di un crescenteslancio sulla via della perfezione cristiana.

3°) È necessario che i laici vivano la lorofede e svolgano la loro missione in perfettacomunione con il Papa e con il proprio Ve-scovo. Padre Catanoso fu un vero modellodi docilità ed obbedienza. anche quandoquesta gli costo lacrime e sacrifici. Non so-lo gli ordini, ma gli stessi desideri degli Ar-civescovi di Reggio furono per lui leggi, esegno della volontà di Dio.

Non si costruisce la Chiesa e non si rendegloria a Dio al di fuori dell’obbedienza sin-cera, pronta, intelligente ed attiva ai propripastori. Queste modeste riflessioni sianoper tutti un cordiale e fraterno invito ad ap-profondire il messaggio che il Signore havoluto inviarci mediante il Padre Catanoso.E la grazia di Dio ci renda sempre più de-gni del dono che ci ha fatto, facendoci in-contrare questo Sacerdote straordinario, se-gno della sua misericordia e della sua pa-ternità.

Dagli scritti di Mons. giuseppe D’Ascolaofficiale della Congregazione

per la Causa dei Santi

Il Volto SantoAprile 201412

Memoria del padre

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Il Volto Santo13Aprile 2014

Memoria del padre

Introduzione

Il nostro incontro rende vivi insieme, at-traverso la memoria umana (che è sem-pre memoria nella fede e della fede) il

cinquantesimo anno del transito al cielo del“nostro” san Gaetano Catanoso - Fondato-re delle Suore Veroniche del Volto Santo,morto a Reggio Calabria il 4 aprile 1963(era nato a Chorio di san Lorenzo il 14 feb-braio 1879) e l’ottavo anno dalla canoniz-zazione.

Ricordando la conclusione dell’Anno del-l’Eucaristia e dell’Assemblea ordrnaria delSinodo dei Vescovi, la domenica 23 ottobre2005, papa Benedetto XVI menzionava inpiazza san Pietro, i cinque santi da poco ca-nonizzati, tra i quali il presbitero GaetanoCatanoso - “un santo sacerdote, ma calabre-se, e, quindi, un santo dalla testa dura”(com’è stato definito) -. Entrato nel Sernina-rio arcivescovile di Reggio Calabria nell’ot-tobre 1899, era stato ordinato in sacris, il 19settembre 1902, dalle “grate mani” - come

si legge nel manoscritto delle notebiografiche1 - del filosofo neotomista napole-tano Gennaro Portanova, già membro delclero partenopeo, a sua volta consacrato ve-scovo e nominate cardinale di Reggio Cala-bria ad personam da papa Leone XIII per isuoi alti meriti culturali.

La stessa scheda biografica di Catanoso,conservata negli Atti della Santa Sede, uni-ta alle note biografiche manoscritte, ci consen-te di dividere agevolmente il suo fecondoministero presbiterale e pastorale, oltre che

di Fondatore, in quattro stagioni, corri-spondenti a quattro importanti passaggidella sua vita, analoghi ai passaggi dellequattro tradizionali divisioni climatichedell’anno. Anche nel Testamento spiritualemanoscritto, si allude alla metafora stagio-nale, parlando della Congregazione femmi-nile “benedetta da Dio e protetta in modospeciale dalla Madonna della Salette” (“ri-conciliatrice dei peccatori”), come unarealtà che “sarà un bell’albero ricco di fo-glie e di fiori di frutti”. Un albero che egli

SAn GAETANO CATANOSOe la sua devozione al Volto Santo

di Mons. Vincenzo Bertolone(Reggio Calabria, 19 ottobre 2013)

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Memoria del padre

stesso, nell’ultimo discorsetto. rivela di avergià ipotizzato e domandato come “grazia”alla Vergine, nel 1927: “ho celebrato laMessa nella nostra Cappella. Andai 1ì dallaMadonna per domandare una grazia cheda tanto tempo portavo nel mio cuore: lafondazione delle Suore Veroniche del VoltoSanto... io ho parlato, direi cosi, con confi-

denza a tu per tu con la Madonna e ho do-mandato la grazia che questo mio ostinatopensiero si potesse realizzare: la fondazio-ne delle suore Veroniche e la diffusione del-la devozione al Volto Santo”2, una primave-ra perenne, ovvero la vita sacerdotale eucaristica.

“Vogliamo, in una parola, essere tutti sa-cerdoti eucaristici!” (ora eucaristica Sacerdo-tale. Domanda)

1. PRIMAVERALe fragole e le mele sono tra i più bei

frutti di primavera. La crescita dell’alberofemminile. caratterizzato dalla devozioneal Santo Volto. con il rossore dorato di que-sti due frutti dolcissimi, sarà, dunque, re-motamente preparata da due devozioni cor-relate, che lo stesso Catanoso ricorda sem-pre nel citato ultimo discorsetto (da Appunti

manoscritti senza data)’, ormai ottuagenarionella sua prima predica - tenuta ancora se-minarista di quindici anni, in occasionedella festa di san Pasquale - con due grandipromesse di frutto future: devozione allaVergine Maria (particolarmente pregatacon la preghiera del Rosario) e devozioneeucaristica (ovvero 1’amore totale e radica-le a Gesù Sacramentato, soprattutto se vili-peso nelle offese inferte ai presbiteri, nellebestemmie e nell’inosservanza della festareligiosa). Nella stagione dello sboccio pri-maverile di una santa esistenza presbiterale,allorché, ordinato presbitero, da quel suogrande vescovo e cardinale di cui si e detto,don Gaetano (presto fu chiamato “padre”da quella genie), fu inviato come “Dittereocurato”, cosi si diceva allora, cioè comeparroco; in definitiva, fu promosso a “capi-tano”, avrebbe detto san Gaetano, pero“aggruppato” con gli altri capitani attornoal Vescovo, nel paese di Pentedattilo, cosichiamato perche pare somigliante a unamano gigantesca nelle cui cinque dita si an-nidano le casette, molte della quali scavatenella roccia. Era il 1904 (vi resterà fino al1921, trascorrendovi davvero la primaveradella sua esistenza sacerdotale!) e proprioin quel piccolo paese dell’Aspromonte - do-ve prosperavano la povertà (le famiglie astento riuscivano a strappare alla terra qual-cosa per sopravvivere), l’analfabetismo, 1’i-gnoranza religiosa (ma non 1’immoralità,se si eccettuano pochi concubinati, alcunedonne di mala vita e soltanto tre matrimonicivili ) e dove la gente viveva in silenzio ildramma dell’emarginazione e, talvolta, del-la prepotenza -, san Gaetano si auto perce-piva chiamato a portare una seminagioneprimaverile, poi i primi frutti, propri di pri-mavera, delle mele della carità e delle fra-gole del risveglio spirituale e sociale. Alpaesaggio sociale ed umano esteriore (che,ai suoi occhi, sapeva tanto d’inverno piut-tosto che di primavera), con la sua giovanepresenza sacerdotale porto la linfa profon-da del nuovo seme di Gesù Cristo, che rin-nova profondamente le persone e con essel’intero corpo sociale, anche attraverso lasua iscrizione, avvenuta nel 1919, all’Arci-confraternita di Tours, come Missionario delVolto Santo.

Di fronte al disagio sociale, si sarebbe an-che data la possibilità di sondare la situa-zione socio-economica della popolazione

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Il Volto Santo15Aprile 2014

Memoria del padre

rurale, magari elaborando teorizzazioni so-ciologiche o pastorali!. Ma, per lui ci fuun’altra possibilità soltanto: dissodare e se-minare il nuovo nella sua parrocchia, reli-giosamente ignorante. a volte addiritturadegradata in vendette. furti, violenze varie,spergiuri, Tutto ciò nell’attesa che in un’al-tra stagione quel “nuovo” possa sbocciare,anzi facendo in modo che quella stessa sta-gione primaverile in corso potesse produrreal meglio i propri frutti. Ci ricorda un cen-sore teologo che, in particolare, “il mese diottobre del 1915 è stato particolarmente ric-co di frutti spirituali nella vita di Padre Ca-tanoso. Dal prime amore e fervore del gio-vane sacerdote è nato un prezioso com-mento all’orazione domenicale del PadreNostro’, vera gemma tra gli scritti del Servodi Dio”, Catanoso preferì a Pentedattilodissodare e seminare i1 terreno, spenden-dosi interamente alla missione di pastore,facendosi tutto a tutti, condividendo le pri-vazioni, i disagi, le gioie e le pene della suagente. Ma, affinché il fare non si riduca maia imo sterile sbattere i solchi, (senza vanga-re in profondità); o a una mera filantropia,ecco l’orientamento fondamentalmente eu-caristico della spiritualità di san Gaetano.

II pane spezzato e il vino versato sono,infatti, ai suoi occhi (educati alia tradizionepatristica e scolastica e attenti al concilio diTrento e al Catechismus ad parochos) il segnosacramentale di una morte e di un sacrifi-cio, quello di Gesù Cristo, che, lavorandoin profondità, redime e salva tutti coloroche ne mangiano e ne bevono, facendoli ri-fiorire e crescere.

Non e un caso, come scrive un biografo,che il “frutto del suo primo fervore sacer-dotale, maturato nel primo decennio dellasua vita di pastore”7, sia stata appunto l’o-ra eucaristica Sacerdotale, pubblicata per laprima volta nel 19158, poi offerta, quasi ariprova della sua “fondamentalita” nellaspiritualità presbiterale” di san Gaetano, dinuovo in omaggio per il LX anniversario diordinazione. II parroco dedica tempo espazio a questi colloqui cuore a cuore con ilCristo eucaristico, le cui parole sanno abbe-verarsi alla grande spiritualità eucaristicadel Santi Pietro Giuliano Eymard (istituto-re della Lega del sacerdoti adoratori), Fran-cesco Borgia, Giovanni Maria Vianney (fi-gura che ci e stata additata anche da papaBenedetto XVI nell’Anno sacerdotale), Be-

nedetto Labre, Tommaso d’Aquino (ilgrande cantore del Pange lingua). Bonaven-tura di Bagnoregio. Com’e noto, questoscritto orante ed eucaristico di Catanoso eun colloquio eucaristico “mediate” anzisvolto “in compagnia” - con la Madre diGesù, che egli invoca, spesso, come “Mam-ma tua e Madre nostra” o anche come“ponte mistico”10. Come un mistico pontetra il devoto dell’eucaristia e Colui che nelpane e nel vino si e offerto al Padre per noiuomini e per la nostra salvezza, Maria presen-ta, infatti, all’orante il Figlio eucaristico e,insieme, si unisce alla povera preghiera del-l’orante terreno, ponendo nel nostro cuore“gli affetti più cari, sul labbro le dolci paro-le per ripeterle a Te”11. Parole che solo lei,Maria, - come gestante, puerpera e madre -sa, avendo percorso, attimo per attimo tuttele stagioni della vita terrestre del Figlio diDio, dai nove mesi nel corso del quali egli“rimase chiuso nel seno materno”1, fino al-la terribile passione e, dopo la resurrezionedel Figlio, anche nel tempo dell’amara ripa-razione, allorché il figlio, risorto ed eucari-stizzato, scende di nuovo “sacramentatonel suo cuore infiammato dalla più ardentecarità”1“5. II sacramento eucaristico e re-dentore, contemplate con gli occhi stessidella Beata Vergine, spinge appunto al rin-graziamento per averci Gesù dato “per Ma-dre la stessa mamma tua“14. Elevare la lodee II ringraziamento - come letteralmente ciricorda il termine eucaristia significa, cosi,anche ringraziare perche, fin dal paradisoterrestre, ci e stata promessa “questa donna

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sublime come debellatrice di satana, comecontrapposto di Eva peccatrice, come ma-dre dell’umanità priva della sua genitri-ce”13, di cui l’ora di adorazione ricorda glieventi! salienti! dell’esistenza sua, fino al-l’incoronazione a Regina degli angeli! e deisanti. Il prete e parroco Catanoso, di fronteall’eucaristia, sotto la guida della Mammaceleste, si sente - e invita tutti a sentirsi - un“povero bambino”, che non sa neppureesplicitare quanto desidera e, talvolta, parlacon le lacrime. E quanto desidera è null’al-tro che un raggio di sole primaverile, chevinca l’inverno dei cuori e faccia scintillarein essi “quell’amore ardente che hai nutritoper la mamma Tua”16.

La bellezza della dottrina e della prassidel parroco Catanoso sta, dunque, nellasua capacita di tenere uniti, come pezzi diun mosaico, l’Eucaristia, il sacerdozio ordi-nato e la devozione alla Vergine Maria.Questi! sono i tre motivi centrali dell’apo-stolato giovanile del nostro parroco che, inmaniera non soltanto sentimentale e pas-sionale, ma anche dottrinale e teologica sa-peva mirabilmente collegare il mistero del-l’Eucaristia e il ministero del sacerdozio or-dinato al perfetto modello di vita eucaristi-ca rappresentato dalla beata Vergine Maria.

Ricordiamo il paragone che usava per far

penetrare nelle menti e nei cuori, nell’azio-ne e nell’orazione, il senso genuine della di-vina eucaristia, mangiata dal celebrante edal fedele cristiano: cosi come ogni mam-ma, per indicare lo smisurato amore versola propria creatura, a volte si trova a dire “timangio” (anche se non può realmentemangiare il frutto delle proprie viscere dimadre), cosi Dio ha voluto metterci in gra-do che noi lo potessimo mangiare per dav-vero nell’eucaristia.

Solo cosi si spiega quel luminoso sguardoal momento della consacrazione e dell’ele-vazione delle specie eucaristiche, che i testi-moni attestano per san Gaetano.

San Gaetano, grazie alla “manducazionedi questo bel pomo eucaristico” - che sosti-tuisce e vince il pomo dei primi esseri uma-ni - e sempre in primavera d’animo sacer-dotale perche, come sant’Alfonso M. de’Liguori, ritiene tutta la vita di un prete nul-l’altro che preparazione ringraziamento al-la santa Messa (a cui egli, ed ogni sacerdo-te, si prepara remotamente e prossimamen-te); anzi, facendo, con san Gaetano, un pa-ragone con Maria, mentre lei una sola voltatrasse il Figlio dal suo seno verginale digiovane feconda, il sacerdote. ripetendo leparole della consacrazione, può “chiamartiogni giorno dal cielo in terra”17.

II vero frutto di questa primavera si vedràin estate; ma la capacita di Catanoso, sug-gerita anche alle sue Figlie Veroniche, stanell’essere, come i semi e i germogli di pri-mavera, come granellino di senape (di cuiparlano le Lettere circolari alle suore Vero-niche), spesso al di sotto delle foglie. invisi-bili ma presentì!, pronte ad emanare undolcissimo profumo pur non essendo viste;cosi come fanno anche le viole, a cui egliallude parlando delle sue suore, II venticel-lo quasi impalpabile della primavera prepa-ra/7 cosi/ i suoi stupendi tramonti/. Inquesto senso, la primavera e anche la sta-gione dell’umiltà e del nascondimento,spesso anche delle crisi e delle sconfitte. incui i chiamati e le chiamate sanno più assi-milarsi agli asini che ai cavalli bardati, piùagli assi che sostengono le rotaie che ai tre-ni, più ai cenci che alle stoffe di pregio:questo ricordano i manoscritti, soprattuttonelle tante esortazioni alle suore, soprattut-to dope la grave crisi di vocazioni femmini-li nel corso della seconda guerra mondiale,allorché diverse ragazze sono richieste dalle

Memoria del padre

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Il Volto Santo17Aprile 2014

Memoria del padre

loro famiglie di origine e ritornano a casa.Anche dal 1921 al 1940, quando egli fu

parroco a Reggio, chiesa di Santa Mariadella Purificazione (detta anche della Can-delora), coadiuvato dal fratello sacerdote,don Pasqualino, svolse un’attività ancorapiù intensa e più vasta, giunto ormai nell’e-splosione estiva del suo fecondo ministero.Nulla sottrasse alla formazione, alla teolo-gia, all’oratoria e alla dialettica, ma tuttoquesto non basta, come si legge in uno deifogli di san Gaetano:

“II Sacerdote deve amare, non può nonamare./ Teologia si, ma non basta./ Orato-ria si, dialettica pure, ma non basta./ Cuo-re, cuore, amore, amore./ Senza amore nonpuò esserci zelo./ II ghiaccio non brucia”.

2. L’estate, la fruttificazione calda dei semi

“La Congregazione per dieci anni 1’homeditata e custodita nel cuore...”

(dalle Lettere circolari di padre Catanoso)

Vengono cosi i lamponi, i mirtilli e le pe-sche dell’estate anche dopo molta attesa,molte battaglie, “una lotta che ha messo al-la prova la nostra fede e i nostri cuori”, edil molto entusiasmo, rallentato da “le fati-che, gli stenti, la fame, gli orrori della guer-ra” (dalle Lettere circolari: Lettera dell’11febbraio 1958). II primo frutto, tuttavia,non e quello della Congregazione femmini-le, che Catanoso stesso ascrive al 1934, an-no in cui le prime figlie di santa Veronicaindossano 1’abito religioso, bensì maturanella prima parrocchia di Pentedattilo, do-ve Catanoso fu. come incendiato dalla de-vozione al Volto sofferente del Signore. Ab-braccio, cosi, la missione di diffonderne ilculto tra il popolo e si diede molto da fare:nel “discorsetto” per i 79 anni rivela che, auna battuta di mons. Moscato (“hai fatto leVeroniche, ora sono necessari i Cirenei”,egli rispose di essere appunto il primo Cire-neo, il primo prete del Volto santo, conl’auspicio di avere tanti altri missionari sa-cerdoti del Volto Santo (anche con un lorospecifico luogo di formazione, secondo1’auspicio). II tutto allo scopo di coinvolge-re i sacerdoti e i laici nell’apostolato dellariparazione dei peccati, specialmente ripa-razione della bestemmia e della profanazio-ne delle feste religiose. «I1 Volto Santo —

affermava — è la mia vita. Lui e la mia for-za »; ed ancora: «Gesù ha bisogno di molteVeroniche per i peccati di bestemmia e disacrilegio e di molti Cirenei per la Crocesempre più pesante dei più poveri senzaconforto e senza aiuto».

Con una felice intuizione. egli uni questadevozione a un aspetto della passione delRedentore, alla pietà eucaristica, sia in sestessa (nel santo sacrificio dell’altare), sianella sua prosecuzione solidaristica e discelta preferenziale per i poveri. San Gaeta-no al riguardo scriveva: «La devozione alVolto Santo si incentra nel sacro velo dellaVeronica dove nostro Signore impresse colsuo preziosissimo sangue i lineamenti dellasua Faccia divina. E una reliquia preziosis-sima che la Chiesa conserva e che noi ado-riamo. Ma se vogliamo adorare il Voltoreale di Gesù, non 1’immagine sola, questoVolto noi lo troviamo nella divina Eucari-stia, ove col Corpo e Sangue di Gesù Cristosi nasconde sotto il bianco velo dell’ostia ilVolto di Nostro Signore». E siccome, poi.Cristo e presente anche in ogni uomo chesoffre, ecco perche san Gaetano si sforzo diriportare l’immagine del Creatore sul voltodi tutti coloro che ne fossero privi a causadel peccato.

Basta guardare ai fondamenti dogmaticidel culto di adorazione del Santo Volto, perrendersi conto che esso parte dalla medita-zione amorevole della gloriosa passione delSignore riletta alla luce della preziosa reli-quia della Sindone di Torino. E un culto,dunque, inscindibile dall’adorazione dellapersona divina del Signore Gesù Cristo,nella quale si adora - ringrazia -impetra -propizia anche il suo corpo di uomo, in tut-te le sue membra. E un culto contiguo aquello del sacro Cuore di Gesù, assai piùdiffuso tra le popolazioni soprattutto meri-dionali, anche grazie alla predicazione e al-la divulgazione della spiritualità gesuitica.E un culto che affonda le sue radici nelladevozione al lenzuolo della Veronica e siera sviluppato nelle tantissime icone achiio-pite in Oriente (in cui il volto, anche se cro-cifisso, di Cristo ha gli occhi aperti e mo-stra i segni di vittoria), ma anche in Occi-dente almeno a partire dal secolo XIII (incui il volto del Crocifisso e più dolente).Ma l’emblema della devozione a questovolto resta senz’altro la Sindone, oggi cu-stodita a Torino, in riferimento alla quale, il

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Il Volto SantoAprile 201418

9 maggio 1506, papa Giulio II approvoI’Ufficiatura e la liturgia sindonica dellasanta Messa. La sacra Sindone, ritenutaun’immagine “acheropita”, ovvero “non di-pinta con le mani d’uomo”, nel 944 d.C.avrebbe fatto la sua prima apparizione aCostantinopoli, dalla quale, nel 1204, allor-quando la metropoli bizantina venne espu-gnata e saccheggiata dall’esercito latino,avrebbe preso la via dell’Europa, portata daquei Templari scampati ai roghi e alle car-ceri di varie città orientali. Cavalieri che sidistinguevano per la loro veste bianca, a cuivenne poi aggiunta una croce rossa ricama-ta sulla spalla, che in seguito assumeràgrandi dimensioni e sarà posta sul torace osulla schiena, comunemente riconosciutiattraverso i sigilli recanti scritte e immagini:la Cupola della Roccia, quella della basilicadel Santo Sepolcro a Gerusalemrne, l’A-gnello pasquale, uno o due cavalieri a ca-vallo, l’aquila, la croce, la torre o il castello,il grifone, il leone, il sole e la luna. A questemigrazioni di Templari e anche collegata lapia tradizione che la Sindone sarebbe pro-prio quel lenzuolo, già menzionato neiVangeli canonici, che servi per avvolgere ilcorpo di Gesù al memento della deposizio-ne nel sepolcro, che ancor oggi, nelle osten-sioni, si mostra ai pellegrini come un len-zuolo di lino, tessuto a spina di pesce, dalledimensioni di circa quattro metri e mezzo elargo più di un metro e dieci, contenenteuna doppia immagine, frontale e posteriore,di un uomo morto in seguito a una serie ditorture arrivate probabilmente all’acme percrocifissione. L’immagine antropomorfa ri-sulta contornata da due linee nere strinate eda una serie di lacune. Sopravvissuta all’in-cendio di Chambery (in Savoia) nel 1532(dove era stata custodita dal 1502 al 1578),il lenzuolo o Sindone riporto gravi danni indiversi punti (in vari strati appare persinoperforata). Per quanto riguarda l’autenti-cità, l’esame scientifico del carbonio 14(C14), eseguito nel 1988, ha datato il Len-zuolo al periodo compreso tra il 1260 e il1390, duxique non nella Palestina del I se-colo, ponendo dubbi sulla identificazionecon il Mandylion, o immagine cristologicadel volto di Edessa, molto venerata dai cri-stiani d’Oriente, la cui esistenza e invecedocumentata dal VI secolo lino al 1204.Dieci armi prima dell’esame del carboni014, Ian Wilson aveva gia ipotizzato, senza

offrire prove documentali, che la Sindonefosse stata sottratta all’imperatore bizanti-no nel 1204, introducendo nella sua fanta-sia a ricostruzione anche il tema del Tem-plari. Oltre a nuove analisi che hanno par-zialmente smentito la precedente prova delC 14, Barbara Frale, nel 2009, ha studiatodi nuovo gli atti dei processi ai Templari, apartire da quello inaugurato nel 1307 pervolontà del re di Francia Filippo IV il Bel-lo, conclusosi nel 1312 con lo scioglimentodell’Ordine per decreto di papa ClementeV, i cui esiti si ebbero anche sul potentissi-mo sistema bancario messo su dai cavalieri.

Comunque stiano le cose dal punto di vi-sta storico, quel lenzuolo reca impressi itratti di un volto che la pia devozione vuolecorrispondenti a quelli lasciati sul pannodella Veronica, che ricordiamo in ogni viaGratis. Di qui anche la probabile causa deldiffondersi della devozione al Volto Santo.

Egli con altri due presbiteri (don Salvato-re De Lorenzo e don Giovanni Calabro),s’iscrisse all’arciconfraternita del SantoVolto di Tours già il 18 ottobre 1918, men-tre era parroco a Pentedattilo e, successiva-mente, eresse una confraternita del Voltosanto nella sua parrocchia, con lo scope diun’azione riparatrice, consistente nel “com-battere la bestemmia e soccorrere le voca-zioni di poveri giovanetti aspiranti allo sta-to ecclesiastico”. Lo stesso anno divenne«Missionario del Volto Santo»; Panno suc-cessive istituì a Pentedattilo la Pia Unionedel Volto Santo e, più tardi, fondo un bol-lettino che diffondeva, appunto, tale devo-zione in giro per la Calabria e l’intera Peni-sola L’azione, oltre che in Calabria, attra-verso il Santuario’ del Volto Santo delleSuore Veroniche del Volto Santo in Reggio.si estese, cosi, ben al di la della Calabria,attraverso il giornalino mensile “II VoltoSanto” (1920-1943).

Possiamo dire riprendendo la metaforastagionale della semina, della cura e delraccolto. che “egli coltivò e diffuse con mi-rabile zelo la venerazione al Volto addolo-rato di Gesù “fu animatore instancabiledell’Opera Riparatrice della diocesi di Reg-gio Calabria”.

Continua al prossimo numero

Memoria del padre

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Il Volto Santo19Aprile 2014

1. La riparazione nella pe-dagogia cristiana

a) Il motivo della ripara-zione sta nel fatto che ilpeccato guasta l’uomo e in-quina tutti i suoi rapporti.

Il peccato guasta il cuore del-l’uomo: pretendono di esse-re sapienti e si rivelano stol-ti, perché Dio li ha abban-donati alla durezza del lorocuore, che seguissero il loroconsiglio. Così si diederoall’impurità secondo i desi-deri del loro cuore, hannocambiato i rapporti naturaliin rapporti contro natura,hanno disprezzato la cono-scenza di Dio e rimasero inbalia ad una intelligenzadepravata, sicchè non solocommettono ciò che è indegno, ma approva-no chi agisce come loro (Rm. 1,21-32).

Il peccato sfigura il volto dell’uomo: “perchései irritato e perché è abbattuto il tuo volto?Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto?Ma se non agisci bene il peccato è accovac-ciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto,ma tu dominalo!” Così parla Dio a Cainoche cova odio verso suo fratello (Gen. 4,6-7).

Il peccato rende violenti i rapporti con gli altriuomini: “La malvagità degli uomini era gran-de e ogni desiderio concepito dal loro cuorenon era altro che male” (Gen. 8,5).

Cerca di affermare se stesso consumando quantoriesce a possedere: “Gli empi invocano su di séla morte con le opere e con le parole, ritenen-dola amica si struggono per lei e con essastringono un patto, perché sono degni di ap-partenerle”. “Dicono tra loro sragionan-do….Venite e godiamo dei beni presenti, gu-stiamo delle creature come nel tempo dellagiovinezza! Saziamoci di vino pregiato e diprofumi, non ci sfugga alcun fiore di prima-vera, coroniamoci di boccioli di rosa primache avvizziscano; nessuno di noi sia esclusodalle nostre dissolutezze. Lasciamo dapper-tutto i segni del nostro piacere, perché questoci spetta, questa è la nostra parte. Spadroneg-giamo sul giusto che è povero, non rispar-

miamo le vedove, né abbiamo rispetto per lacanizie di un vecchio attempato. La nostraforza sia legge della giustizia, perché la debo-lezza risulta inutile” ( Sp. 1,16-2,24). Le per-sone e le cose diventano estranee all’uomo: sichiudono in un “mutismo di protezione” difronte alla manipolazione dell’uomo.

la sua condotta pervertita corrompe la terra:“Hanno fatto del mio campo prediletto undeserto desolato, lo hanno ridotto una landadeserta, in uno stato deplorevole; ora sta de-solato dinanzi a me. È devastata tutta la terrae nessuno se ne dà pensiero” (Ger. 12, 10-11)

“I nobili mandano i servi in cerca d’ac-qua; si recano ai pozzi, ma non ne trovano,e tornano coi recipienti vuoti; son o pienidi delusione, di confusione, si coprono ilcapo. Il terreno è screpolato, perché non ca-de pioggia nel paese: gli agricoltori delusi sicoprono il capo. Anche la cerva nei campipartorisce e abbandona il cerbiatto, perchénon c’è erba. Gli asini selvatici, fermi suicolli,aspirano l’aria come sciacalli, con gliocchi languidi, perché non ci sono pascoli.Le nostre iniquità testimoniano contro dinoi” (Ger. 14, 3-7).

“La creazione infatti è stata sottoposta allacaducità… l’ardente aspettativa della crea-zione infatti è protesa verso la rivelazione deifigli di Dio” (Rm. 8,19-20).

Memoria del padre

VOLTO SANTO: IL CARISMA DELLARIPARAzIONE COME TRASFIGURAzIONE

di don Domenico Marturano

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Il Volto SantoAprile 201420

Memoria del padre

b) Formazione alla riparazionela risposta di Dio a tale sfascio: nel “tempo

della divina pazienza” (Rm. 3,26) offre a co-loro che ascoltano la sua parola con fede e silasciano guidare da essa veri percorsi di ri-conciliazione che riparino i guasti causati dalpeccato, la riparazione.

Con la morte e risurrezione di Gesù “tuttisono giustificati gratuitamente per la sua gra-zia, in virtù della redenzione realizzata daCristo Gesù” (Rm. 3,24). Non solo ripara iguasti del peccato, ma ci rende capaci di“camminare in una vita nuova” (Rm. 6,4):“liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voiraccogliete il frutto che vi porta alla santifica-zione e come destino avete la vita eterna.Perché il salario del peccato è la morte; men-tre il dono di Dio è la vita eterna in CristoGesù nostro Signore” (Rm. 6,22-23).

la chiamata alla fede e il perdono rivelano ilvolto di Dio: “L’uomo conosce Dio quandoEgli lo chiama e lo salva” (M. I. Rupnik).Dio non si conosce in maniera teorica, main un incontro in cui siamo accolti, perdo-nati e salvati, da cui usciamo pieni di grati-tudine per il suo amore. Icona di tale in-contro è la peccatrice di Lc. 7, 36-8,3, incui Gesù trasforma le lacrime in perle: ladonna “stando dietro, presso i piedi di lui,pian- gendo cominciò a bagnarli di lacrime,poi li asciugava coi suoi capelli, li baciava eli cospargeva di profumo”.

In quelle lacrime e in quel profumo Gesùscorge il pentimento e l’amore, segni di unavera conversione e perdona “i suoi molti pec-cati, perché ha molto amato”. Ma non solole annuncia “La tua fede ti ha salvata: va inpace”: se l’amore genera il perdono, la fedegenera la salvezza che ci costituisce nella pa-ce. E perché tutto questo possa perdurare, ac-cetta anche le donne nella sua compagniaper il regno, che “stavano con lui “ e che “liservivano con i loro beni”.

Tale esperienza di riconciliazione con Dio gene-ra la consolazione e la pace: la consolazione sifonda sull’esperienza dell’amore incondizio-nato di Dio, “mentre eravamo ancora pecca-tori Cristo è morto per noi”

(Rm. 5,5-10) e si realizza attraverso la no-stra partecipazione alle sofferenze di Cristo(2Cor. 1, 3-7). La comu- nione con Gesù èil fondamento della pace interiore e dellacomunione fraterna. Tale comunione d’a-more con Cristo cambia il mondo: abbatte imuri di separazione e fa la pace tra i popo-li, “distruggendo in se stes- so l’inimicizia”(Ef. 2, 13-22,) e, attraverso il suo corponuovo che è la Chiesa, diviene fermento di

unità per tutti i popoli (Ef. 3, 1-21).Cristo “ha affidato a noi il ministero della ricon-

ciliazione” (2Cor. 5,18): Tutti i cristiani col bat-tesimo sono coinvolti al ministero della ri-conciliazione di Gesù Cristo attraverso la lo-ro spiritualità oblativa: “Offrite i vostri corpicome sacrificio vivente, santo e gradito aDio: è questo il vostro culto spirituale. Nonconfor- matevi alla mentalità di questo seco-lo, ma trasformatevi rinnovando la vostramente” (Rm. 12,1-2). Tale trasformazionedella propria mentalità attuata dal “culto spi-rituale” è l’inizio della Trasfigurazione.

Essa interessa prima la personalità dellapersona consacrata, poi tutte le sue relazioni.

2. La trasfigurazione della persona consacrataLa vocazione alla vita consacrata non è vi-

sta come privilegio, ma come chiamata adun autentico incontro con Dio e alla matu-rità della fede.

la prima preoccupazione è fare esperienza del-l’amore di Dio: chi non si preoccupa prima ditutto di fare esperienza dell’amore di Dio“sarà capace di utilizzare anche la sua vitareligiosa per affermarsi, per attira- re il rico-noscimento degli altri” (Rubnik).

l’esperienza dell’amore di Dio fonda una nuovacultura: la “civiltà dell’amore”, che consistenel vivere ogni esperienza nella sua veritàoriginaria, cioè nell’orizzonte della comunio-ne e dell’unità dell’amore trinitario.

la persona consacrata ama con libertà e nella li-bertà: libertà e amore sono inseparabili. “Sen-za le relazioni che la persona intrattiene conle altre, la libertà sarebbe satanica” (Rubnik).

l’amore della persona consacrata è “estasi”: lapersona consacrata ama la libertà dell’altro.Non lo ama per legarlo a sé, ma gli lascia lalibertà di rifiutare il proprio amore. Così Ge-sù amò Giuda.

Tale amore rimane anche di fronte al rifiuto:Gesù mantenne questa relazione d’amoreperfino coi propri uccisori: “Padre, perdonaloro, perché non sanno quello che fanno”(Lc. 23, 34).

l’amore divino introduce la persona consacratanella comunione trinitaria: nell’esperienza enella contem- plazione dell’amore di Cristola persona consacrata arriva a conoscere gliabissi dell’amore del Padre. Così Cristo la in-troduce nella comunione trinitaria, che di-venta il suo nuovo ambiente di vita, la suaabitazione nei cieli.

Questa comunione trinitaria trasfigura gradual-mente l’umanità della persona consacrata: GesùRisorto è costituito “Spirito datore di vita”(1Cor. 15,45) e “dove c’è lo Spirito del Signo-

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Memoria del padre

re c’è libertà”. “E noi tutti, a viso scoperto,riflettendo come in uno specchio la gloria delSignore, veniamo trasformati in quella mede-sima immagine, di gloria in gloria, secondol’azione dello Spirito del Signore” (2Cor. 3,17-18). Lo splendore glorioso di Cristo, che èimmagine di Dio, “rifulse nei nostri cuori,per far risplendere la conoscenza della gloriadi Dio sul volto di Cristo” (2Cor. 4, 3-6).

Il cristianesimo “non può essere solo unavenerazione passiva (Theosèbeia) di Dio, ouna semplice adorazio- ne (Theolatrìa). Madeve diventare un’attività in Dio e con Dio(Theurghìa), vale a dire un’azione di Dio e in-sieme dell’uomo, al fine di trasformare l’u-manità della carne o naturale in un’umanitàspirituale e divina” (Rubnik). Si tratta “diuna trasformazione, di una transustanziazio-ne della materia nello spirito, della vita dellacarne nella vita divina” (V. Solove’v).

3. Trasfigurazione delle relazioni delle perso-ne consacrate

La persona consacrata deve elaborare unamentalità che faccia vivere tutto nell’amore.

Il rapporto con le cose non può essere segnatodal loro “mutismo di protezione”, ma devo-no essere consi- derate come “dono dell’a-more di Dio”. Quindi esse non sono mute,ma narratrici del suo amore per gli uomini edella sua gloria: “Senza linguaggio, senza pa-role, senza che si oda la loro voce, per tutta laterra si diffonde il loro annuncio e ai confini

del mondo il loro messaggio” (Sl 19/18,2-7).Trasformazione dei rapporti con la comunità re-

ligiosa:La visione della vita comunitaria non deve

essere quella di una “azienda efficiente” dovesi richiede quasi esclusivamente efficienza efunzionalità. Né può essere vissuta come un“supermercato” in cui si cerca solo la rispostaai propri bisogni senza realizzare dei rappor-ti, per cui non basta niente.

La comunità non deve mirare ad offriresempre “qualcosa di nuovo” per la cura dellaspiritualità personale, senza mettere mai aconfronto le proprie esperienze, ma solo leproprie idee.

Non si può considerare la comunità come“piazza” cioè come spazio per le mormora-zioni, le lamentele, i giudizi, le calunnie, nécome “rifugio”, luogo del sordomutismo conla scusa di curare il silenzio interiore.

La famiglia religiosa, come quella umana,nasce da rapporti personali, non anonimi: spessosi parla tanto del fratello, ma tanto poco alfratello. Prevale la mentalità dell’autogestio-ne solitaria delle iniziative e degli itinerari,per prevalere sugli altri.

Condizioni per la trasfigurazione dei rap-porti comunitari sono la “sinodalità” e lacondivisione dei doni.

la “sinodalità” vuol dire camminare insie-me. Per ottenere questo bisogna creare unostile di ascolto reciproco: una comunità dicredenti, piuttosto che individualità intra-prendenti; una corsa a staffetta, piuttosto chedi velocità; non navigatori solitari, ma unaciurma.

la condivisione dei doni inizia dal coraggiodi confessare la propria fede e la libertà di la-sciarsi edificare da quella degli altri; esige latrasparenza dei rapporti e la capacità di mi-rare all’essenziale; valorizza le indivi- dua-lità, attraverso la fusione degli animi.

Trasformazione delle relazioni interpersonali:Le relazioni interpersonali dipendono mol-

to dalla libertà del cuore: se Gesù Cristo non èaccolto con la totalità del proprio cuore, masopravvengono altre preoccupazioni che im-pediscono una totale adesione, si fa di tuttoper diventare oggetto d’amore degli altri, illu-dendosi di amare perché ci si dà da fare peressere visti, lodati e accettati da loro. Ogni re-lazione viene sottoposta ai propri scopi e va-lutata secondo i propri criteri in modo chevogliamo controllare tutte le cose e ci si agitaper ogni minima cosa che non rientra nei no-stri schemi mentali.

Le relazioni trasfigurate sono caratterizza-te dalla franchezza: invece di scegliere il silen-

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Memoria del padre

zio o le lamentele si sceglie il chiarimentoleale, il discernimento comune e la correzio-ne fraterna.

Per tali relazioni è necessaria l’accoglienzadell’altro per amore di Dio: stare ad ascoltareanzicchè essere indaffarati in mille cose co-me Maria a differenza di Marta (Lc. 10, 38-42). Così viene superato l’attaccamen- to alleproprie convinzioni ed evitato quel “dialogotra sordi” che caratterizza tanti rapporti co-munitari.

Ogni comunità offra occasioni di incontri fe-stosi che facilitano l’amicizia e la collabora-zione e attuano rapporti di fraternità rilas-santi e attraenti, al di là delle maschere chespesso ci mettiamo: una fraternità senzagioia è una fraternità destinata a spegnersi.

Siano praticate relazioni a partire da Dio,cioè che imitino il suo modo di relazionarsicon gli uomini, rivelato nelle Scritture: buo-no, paziente, misericordioso, lento all’ira ericco di grazia.

Siano favorite relazioni “a partire dall’altro”:relazioni che “guardano l’altro in faccia”, at-tente a ciò che l’altro sta vivendo, per metter-si a servizio dell’azione di Dio in lui e dellasua crescita.

Per agevolare questo stile di vita ogni co-munità deve vivere relazioni aperte con le altrecomunità che condividono il medesimo cari-sma, con le altre comunità di vita consacrata,con la chiesa locale, condividendo la suamissione di evangelizzazione, di lode al Si-gnore e di carità.

LA VITA TRASFIGURATA DAL VOTO DI POVERTA’

1. Il voto di povertà si fonda su un’esperienzadi pienezza

Solo chi considera l’appartenenza a GesùCristo la sua unica ricchezza si lascia trasfi-gurare attraverso la scelta della povertà,perché la povertà è la scelta per Gesù consi-derato la perla preziosa, ricercata tutta lavita, per cui vale la pena vendere tutto:“tutte le cose, che per me erano guadagni,io li ho considerati una perdita a motivo diCristo. Anzi, ritengo che tutto sia una per-dita a motivo della sublimità della cono-scenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per luiho lasciato perdere tutte queste cose e leconsidero come spazzatura, per guadagna-re Cristo ed essere trovato in lui, avendo co-me mia giustizia non quella derivante dallaLegge, ma quella che viene dalla fede inCristo, la giustizia che viene da Dio, basatasulla fede: perché io possa conoscere lui, lapotenza della sua risurrezione, la comunio-ne alle sue sofferenze, facendomi conformealla sua morte, nella speranza di giungerealla risurrezione dai morti” (Fil. 3,7-11).Questa esperienza di pienezza, basata sullacomunione sponsale con Gesù Cristo, ci faconsiderare la nostra incompiutezza comeun valore positivo, perché è ricerca dellapropria pienezza e quindi apertura alla fe-de. Così ci libera dall’illusione di trova- rela sicurezza nel possesso di beni, ci rendedisponibili alla solidarietà e alla condivisio-ne dei beni.

Questa sensibilità ci permette di accor-gerci di come opera Dio: “infatti non ci so-no tra voi molti sa- pienti dal punto di vistaumano, né molti potenti, né molti nobili.Ma quello che è stolto per il mondo, Dio loha scelto per confondere i sapienti; quelloche è debole per il mondo, Dio lo ha sceltoper confondere i forti; quello che è ignobilee disprezzato per il mondo, quello che ènulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla lecose che sono, perché nessuno possa van-tarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi sietein Cristo Gesù, il quale per noi è diventatoper opera di Dio sapienza, giustizia, santifi-cazione e redenzione” (1Cor. 1,26-30).

2. La fede consiste nella segreta certezza che ilrapporto con Gesù trasforma la vita

Con questa fede ci avviciniamo a lui conla segreta speranza che ci possa trasfigura-re, come la donna peccatrice di Lc. 7, 36-8,3: “stando dietro presso i piedi di lui,

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Il Volto Santo23Aprile 2014

Memoria del padre

piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime;poi li asciugava coi suoi capelli, li baciava eli cospargeva di profumo”. Riconosce che ilsuo posto non è davanti a Gesù o attorno alui come gli altri: lei può stare solo dietro.Non ascolta come discepola, ma piange. Ilsuo pianto lava e asciuga i piedi di Gesù, libacia, affidandosi solo a lui, e li profumacome la cosa più preziosa per lei. Così lelacrime si trasformano in perle.

Gesù è l’unico che scorge in quelle lacri-me e in quel profumo le condizioni delcambiamento: il pentimento, la riconoscen-za e l’amore. E annuncia a tutti: “Le sonoperdonati i suoi molti peccati perché hamolto amato”. Ma oltre all’amore, che ge-nera il perdono, Gesù vi scorge la fede, cheopera la salvezza e costituisce nella pace:“La tua fede ti ha salvata: va’ in pace”.Questa sua accoglienza, che genera unprofondo cambiamento della propria vita,diventa certezza che con lui la vita può es-sere trasfigurata. E chi ha una tale convin-zione matura la decisione di stare con lui,di seguirlo e di servirlo coi propri beni(8,1.3): si consacra totalmente a lui e diven-ta suo discepolo.

3. L’inizio dell’esistenza trasfigurataSeguire Gesù come persone consacrate

significa prima di tutto non possedere lapropria vita: non confidare solo sulle pro-prie forze, né seguire le proprie strade, maessere “presi” da Gesù e “condotti in di-sparte, su un alto monte” (Mt. 17, 1-9). Lapresenza di Gesù irradia la gloria di Dio,che trasfigura gli occhi e l’umanità dei suoidiscepoli, ma anche i loro rapporti. Nel di-scepolo è bruciata la sua fragilità: non con-tinua ad essere il blocco di ogni iniziativadi grande respiro. È purificato il peccato:non è più la forza dominante delle sceltedell’uomo. È chiarito il dubbio sull’amoredi Dio che inquinava il rapporto con la sfi-ducia. Si manifesta luminosa e attraente laverità predisposta da Dio per l’uomo. Si ve-rifica la possibilità di attuare la comunionecon Dio e tra noi come nuova forma di vitaper l’uomo.

Tutto questo si sperimenta nella nubeoscura e insieme luminosa della fede: “unanube luminosa li coprì della sua ombra”.L’abbraccio di Dio, come la nebbia, avvol-ge tutta la propria persona ed è avvertitocon tutta la certezza del proprio cuore, manello stesso tempo rimane imprendibile,nell’oscurità abissale della sua ricchezza.

Non si tratta però solo di un’esperienza

visiva. Ma si sente pure “una voce dalla nu-be che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’a-mato: in lui ho posto il mio compiacimen-to. Ascoltatelo!”. È lui l’uomo come Diol’ha voluto, il suo amato. Egli possiede lospirito di Dio e può portare “il diritto allenazioni” (Is. 42,1-4): solo lui può mostrarea tutti i popoli come diventare uomini se-condo il disegno di Dio e li può trasforma-re nella libertà e con pazienza e perseveran-za.

4. La chiamata di Dio rigenera e rivela unmondo trasfigurato

La prima persona umana che sperimentòquesta rigenerazione e questo sguardo tra-sfigurato è la Vergine Maria (Lc. 1,16-55).Solo lei è resa “tutta bella”, riempita dell’a-more gratuito di Dio e traboccante di gioia.Quando si proclama con tutto il cuore “ser-va del Signore”, cioè credente disponibile amettersi a servizio del disegno di Dio, di-venta “anastàsa, cioè risuscitata” e per questopuò avviarsi nel cammino del- la vita “consnellezza”, perché è resa libera da ogni le-game e peso. Questa sua condizione la ren-de “benedetta fra le donne”, perché “hacreduto all’adempimento di ciò che il Si-gnore le ha detto”, come riconosce Elisa-betta.

La riconoscenza a Dio, che si è chinato aguardare la sua piccolezza e ha compiutoin lei cose mera- vigliose che solo lui pote-va compiere, rende Maria capace di con-templare la sua opera di trasfigurazione delmondo, attuando le promesse fatte adAbramo, che accompagnarono il camminostorico di tutti i credenti del popolo d’Israe-le. Dio è intervenuto nella storia degli uo-mini con tutta la sua potenza e ha attuatola sua giustizia ribaltando tutte le regole

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Il Volto SantoAprile 201424

Memoria del padre

umane. La superbia umana che pretende digovernare i cambiamenti della storia finiscecol confondersi dietro le sue stesse conce-zioni e a dividersi in tanti progetti contrap-posti ed inefficaci. I potenti, che si seggonosui troni del potere e pretendono di guidarea proprio arbitrio i destini dei popoli, sonorovesciati dai loro troni. Il vero e unico Si-gnore del mondo e della storia sceglie comeprotagonisti del suo cambiamento gli umili,che non erano presi in considerazione alcu-na sul palcoscenico della storia. Ha profusole sue meraviglie su coloro che ne erano af-famati e gliele chiedevano giorno e notte,mentre i ricchi rimangono a mani vuote,perché le loro ricchezze non servono persalvare la vita dalla morte (Lc. 12, 13-34).

5. Gli uomini trasfigurati sono “radicati efondati nella carità”

I poveri per il regno dei cieli sono “ingrado di comprendere con tutti i santi qua-le sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza ela profondità e di conoscere l’amore di Cri-sto che supera ogni conoscenza” e così so-no “ricolmi di tutta la pienezza di Dio”(Ef. 3, 17-19).

Nella comunione della Chiesa (Ef. 4, 11-16), edificano “il corpo di Cristo” attraver-so “l’unità della fede e della conoscenza delFiglio di Dio”, “fino all’uomo perfetto, finoa raggiungere la misura della pienezza diCristo”. Tale maturità ci rende radicati efondati, “non saremo più come fanciulli inbalia delle onde, trasportati qua e là daqualsiasi vento di dottrina, ingannati dagliuomini con quella astuzia che trascina al-l’errore. Al contrario, agendo secondo ve-rità nella carità, cerchiamo di crescere inogni cosa, tenendo a lui che è il capo, Cri-sto”. Così ogni consacrato nella povertàpartecipa al corpo di Cristo, che, da lui“ben compaginato e connesso, con la colla-borazione di ogni giuntura, secondo l’ener-gia propria di ogni membro, cresce in mo-do da edificare se stesso nella carità”.

Il povero vive di fede: accetta la propria in-compiutezza e non ricerca “cose troppo dif-ficili” per sé, non si affatica “in opere su-perflue”, non ricerca “quelle nascoste”,non si smarrisce dietro le illusioni e non silascia dominare dalla presunzione (Sir.3,17-28).

Il povero è libero: sperimenta il superamen-to dell’istinto del possesso, non s’illude ditrovare la felicità nel possesso dei beni (Lc.12, 13-34).

Il povero vive la solidarietà: deve vivere la

radicalità di condividere tutto: “Vendi tuttoquello che hai, distribuiscilo ai poveri eavrai un tesoro nei cieli” (Lc. 18,22).

Il povero è disponibile agli altri: deve passaredalla logica del merito alla cultura del donoe rinunciare all’uso dei doni di Dio solo peri suoi bisogni personali, deve imparare aguardare ai bisogni degli altri.

Il povero considera l’amore per gesù la sua so-la ricchezza: “Quanto è difficile, per quelliche possiedono ricchezze, entrare nel regnodi Dio” (Lc. 18,23-30).

6. I poveri riconoscono che l’uomo non puòsalvarsi da sé, ma solo Dio lo può salvare

I poveri per il regno dei cieli riconosconoche l’uomo non può salvarsi da solo, mache solo Dio può salvare. Perciò nessunopuò vantarsi davanti a Dio: “Considerateinfatti la vostra chiamata, fratelli: non ci so-no tra voi molti sapienti dal punto di vistaumano, né molti potenti, né molti nobili.Ma quello che è stolto per il mondo, Dio loha scelto per confondere i sapienti; quelloche è debole per il mondo, Dio lo ha sceltoper confondere i forti; quello che è ignobilee disprezzato per il mondo, quello che ènulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla lecose che sono, perché nessuno possa van-tarsi di fronte a Dio” (1Cr. 1, 26-29).

I poveri si lasciano formare dai collabora-tori di Dio come “edificio di Dio” (1 Cr. 3,9-17). Ma sono sempre coscienti che porta-no il tesoro della potenza di Dio in vasi dicreta: “affinchè appaia che questa straordi-naria potenza appartiene a Dio, e non vie-ne da noi” (2Cr. 4, 7-18).

7. I poveri sanno che riceveranno da Dio“una dimora non costruita da mani d’uomo,nei cieli”

Nonostante questa promessa, “In realtàquanti siamo in questa tenda sospiriamocome sotto un peso, perché non vogliamoessere spogliati, ma rivestiti, affinchè ciòche è mortale venga assorbito dalla vita. Echi ci ha fatti proprio per questo è Dio, checi ha dato la caparra dello Spirito. Dunquepieni di fiducia, sapendo che siamo in esi-lio dal Signore finchè abitiamo nel corpo…preferiamo andare in esilio dal corpo e abi-tare presso il Signore… L’amore di Cristoinfatti ci possiede e noi sappiamo… cheegli è morto per tutti, perché quelli che vi-vono non vivano più per se stessi, ma percolui che è morto e risorto per loro… Tan-to che, se uno è in Cristo, è una nuova crea-tura” (2 Cr. 5, 1-17).

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Il Volto Santo25Aprile 2014

Vita della Congregazione

L’8marzo, in occasione della festadella donna, il Gruppo FuturoDonna di Scilla, come ogni an-

no, ha voluto organizzare un convegno percelebrare questa giornata assieme a tutta lacittadinanza scillese, dando risalto al ruolodella donna, facendone emergere l’impor-tanza e l’impegno che essa assume ogginella nostra società. Il Convegno anchequest’anno si è tenuto presso la Casa dellaCarità di Scilla. Le componenti del gruppoFuturo Donna, tra cui, Mimma Cotroneo,Grazia Martello, Anna Gioffrè, ConcitaFlorio, Maria Arlotta e tutte le altre che nefanno parte, quest’anno hanno voluto dedi-care questa festa a delle donne “ speciali”,a cui hanno reso omaggio in quella occa-sione, il convegno è stato interamente dedi-cato alle Suore Veroniche del Volto Santofondate da San Gaetano Catanoso ed al ri-cordo della loro opera di carità compiutanel territorio scillese da circa un secolo.

Erano presenti molte suore della congre-gazione, onorate di parteciparvi ed offrire la

loro testimonianza Sr. Daniela ha ringrazia-to la cittadinanza a nome della Madre e del-la congregazione rievocando l’operato dellesuore dall’apertura della casa ad oggi.

Era presente don Mimmo Marturano, exparroco di scilla, che proprio qui ha trascor-so tanti anni della sua vita, offrendo il suosostegno e vicinanza alle suore, portando,in occasione del convegno, il sentito ricordodi quelle che oggi non ci sono più e chehanno dato tanto a Scilla, specie nei periodidifficili. Il ricordo di madre Amata è statoreso da don Mimmo particolarmente inten-so, ricco di particolari della sua vita e dellesue opere caritatevoli anche presso l’Ospe-dale di Scilla.

L’evento dunque è stato molto intenso epartecipato, ognuno dei presenti aveva nel-la sua memoria la presenza delle suore Ve-roniche nella propria vita, ognuno ricorda-va il nome di una o più suore che aveva,nel tempo, avuto modo di conoscere, e trai ricordi pian piano sono stati ricostruiti de-cenni di storia e di operato delle suore a

GRUPPO FUTURO DONNA Ricorda il 75° Anno di presenza

delle Suore Veroniche del Volto santo a Scilladi Graziella Briganti

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Vita della Congregazione

Il Volto SantoAprile 201426

scilla. Anche la comunità di Scilla, comericordato nel corso dell’incontro, ha datomolto alla congregazione fondata da PadreCatanoso, ha donato tante vocazioni, tantesuore native scillesi che hanno profuso il lo-ro impegno all’interno della stessa comu-nità religiosa, nel rispetto dei valori del pa-dre fondatore.

Questo particolare impegno verso i piùbisognosi da parte delle suore, si evince an-che dalle parole, particolarmente emozio-nanti, delle ragazze che hanno vissuto, as-sieme ad esse in quella che è stata la Casadel fanciullo di Scilla. Ognuna di queste ra-gazze, Antonella, Emilia, Lucia, Patrizia,Loredana, ha ricordato, con molto affetto egratitudine, il sostegno e l’amore che lesuore le hanno rivolto, sostituendosi ai ge-nitori che, per tanti motivi, non potevanoessergli accanto.

Commoventi i ricordi di coloro che sonostate affidate alle Suore Veroniche, ancorain fasce, e che ancora oggi vivono a scilla,considerato oramai il loro luogo natio,proprio qui, esse, hanno costruito le loronuove famiglie, qui rivivono i ricordi del-l’infanzia, dell’adolescenza, qui rivedononegli scillesi e nelle Suore del Volto Santola loro famiglia.

Le suore presenti, in rappresentanza del-l’intera congregazione, hanno accolto conmolto entusiasmo l’invito e gradito tutte leparole, le dimostrazioni di affetto e gratitu-dine che l’intera comunità scillese ha volu-to rivolgere loro. Un affetto corale e condi-viso. Un ricordo indelebile vi è anche nellamente del primo cittadino di Scilla, Pa-squale Caratozzolo, il quale ha voluto pren-dere la parola per ringraziare le Suore Ve-roniche, per averlo accolto, quando da pic-colo, ritornato a Scilla dall’America, fu daloro amorevolmente ricevuto come un fi-glio, senti tanto affetto che lo portò a chia-mare una di loro “mamma”. E si potrebbeproseguire all’infinito nel raccontare tuttigli episodi di accoglienza, carità e amoreche hanno coinvolto le Suore Veroniche aScilla. Le suore, da parte loro, nel ringra-ziare i presenti per la festa, hanno ribaditoche tutto ciò che hanno realizzato e che an-cora oggi rendono possibile, è solo dono diDio. Il loro impegno è tratto dall’esempiodel loro padre fondatore che con la sua vitaha tracciato il percorso da seguire. I ringra-ziamenti finali alle suore sono state accom-pagnate dalla consegna di una targa ricor-do ed un fascio di fiori freschi come omag-gio a tutta la congregazione.

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Vita della Congregazione

Il Volto Santo27Aprile 2014

Con grande gioia le Suore Veroniche delVolto Santo missionarie in Africa ringra-ziano il Signore per il dono della Voca-zione Religiosa.Il 19 Marzo del 2014 le prime tre Noviziedella comunità in Africa

Suor Juliana A. Massawe, Suor Mary N.Mtepa e Suor Flora E. Chacky hannoEmesso la loro prima professione Religio-sa nelle mani della Rev.nda Madre Gene-rale Suor Tiziana Codello. Assistita daSua Eccellenza Mons. Isaach Imani Ve-scovo di Moshi durante la CelebrazioneEucaristica La Madre nel ricevere i primiVoti delle novizie, ha consegnato la Crocesimbolo della nostra spiritualità di Veroni-che del Volto Santo e le Costituzione, re-gola da osservare e vivere da riparatrici delVolto Santo, La Madre è stata assistita daSuor Giuditta zaffino Superiora della Co-munità, da suor J ay-ann Cagoyong Mae-stra Formatrice, da Suor Epifania assisten-te della comunità e da suor Lourdes Car-pio in visita con Lei. Alla Celebrazionehanno partecipato diversi sacerdoti delluogo, tutti i formatori, le comunità reli-giose vicine, insieme si è ringraziato il Si-gnore per questo dono che il Signore hafatto alla Congregazione e alla Chiesa.Dopo la funzione religiosa si è intrattenutiper una piccola festicciola. insieme con leparole del Santo Fondatore “in DominoFiat e Deo Gratia”.

nella foto sotto: le Suore veroniche del VoltoSanto insieme alla Madre generale per la fotoricordo con le nuove Professe

Prima Professione Religiosa a Moshi Tanzania Africa

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Vita della Congregazione

Il Volto SantoAprile 201428

Padre Gaetano Catanoso aveva unagrande sensibilità e carità verso la sof-ferenza altrui, e nel suo lungo Mini-

stero Sacerdotale si adopero con tutti imezzi per andare incontro ad ogni necessi-ta specialmente degli umili e degli emargi-nati, dei piccoli e degli anziani, nei qualiseppe contemplare, servire e consolare ilVolto sofferente di Cristo, fu proprio per lasua grande fede che sorsero tante opere ca-ritative, aiutato anche da anime generose

che ammirando il suo spirito apostolicoaperto e sensibile ad ogni necessita donava-no volentieri il loro appoggio.

Vogliamo qui accennare di una nuovaopera sorta a Gallico (RC) nella località diSanta Domenica, una Casa per anziani in-titolata a San Gaetano Catanoso sul suolodella proprietà della Famiglia Chirico San-to e Caterina, famiglia composta di otto fi-gli. La Famiglia Chirico frequentava e visi-tava spesso Padre Gaetano Catanoso nellaCasa Madre dello Spirito Santo a ReggioCalabria e spesso offriva dei frutti della ter-ra: erano proprietari terrieri. Più tardi, mor-

UNA NUOVA OPERA INTITOLATAA “SAN GAETANO CATANOSO

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Vita della Congregazione

Il Volto Santo29Aprile 2014

ti i genitori, si sono trasferiti nella casa divia Santa Caterina in Reggio Calabria. Quile ultime due sorelle Chirico vennero assi-stite dalle Suore Veroniche del Volto Santoe nel ricordo del Santo Padre Gaetano Ca-tanoso, hanno voluto che le medesime Suo-re facessero sorgere un’opera caritativa,quella del servizio amoroso alle anziane siaa Reggio Calabria come pure a Gallico nel-la casa paterna.

La Casa di Riposo per anziani “San Gae-tano Catanoso” progettata nel 2003 vennecompletata nel 2013, con sistemi all’avan-guardia per l’accoglienza degli anziani, chequi esponiamo. Comprende: stanze singolee doppie con comodi servizi annessi; diver-si luoghi interni per lo svago e la vita co-mune e una stupenda vista mare e monti,un ampio giardino che favorisce il relax. LaCasa per anziani “San Gaetano Catanoso”,nella zona “Santa Domenica” in GallicoRC, tenuta dalle Suore Veroniche del VoltoSanto e composta di sei suore, che sulletracce del Padre Fondatore e con il suostesso Spirito apostolico e sensibile, si sfor-zano di vivere la loro specifica presenzaapostolica nella Chiesa, a servizio soprat-tutto verso i piu umili, pur rimanendo di-sponibili, nei limiti del possibile, a gesti difraternità nella Parrocchia, ad esempio ac-cogliere in alcune occasioni giovani direttidal Rev.do Parroco don Gaetano Galatti,ed altri per Convegni o preghiere, aperte al-le richieste.

Il 4 dicembre u.s. la suddetta casa e statabenedetta e inaugurata da Sua EccellenzaRev.ma Mons. Giuseppe Fiorini MorosiniArcivescovo di Reggio Calabria in una suavisita a Gallico. Questo è stato per noi mo-tivo di tanta gioia e in quella occasione il

Parroco don Gaetano Galatti così si espres-se: “la presenza delle Suore Veroniche delVolto Santo, rappresenta un’altra importan-te risorsa per il territorio e per la nostra Co-munità”. Tale commento viene attuato conla celebrazione della Santa Messa, con l’A-dorazione Eucaristica proprio nella Casa diRiposo per anziani, più volte nella settima-na, con partecipazione di popolo.

Ringraziando il Signore si vive in un cli-ma fraterno non soltanto nell’interno ma

anche a livello parroc-chiale. La cosa piùbella per tutti e perciascuno di noi è sen-tirsi voluti bene, per-che “Dio è Amore” equando ci vogliamobene “siamo in comu-nione gli uni con glialtri” perché vive innoi l’Amore del Si-gnore.

Le Suore Veronichedel Volto Santo

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La Parola del Padre

Il Volto SantoAprile 201430

PArole DI SAn gAeTAno CATAnoSo

«la povera gente ha bisogno di concretezza, vuole ascoltare un linguaggio com-prensibile a low, vuole una testimonianza reale; la povera gente non ha bisogno digrandi discorsi, ha bisogno di conoscere il Signore, di sapere che egli ci ama, che e ilnostro Padre, ha bisogno di conoscerlo nella Sua umiltà e nella Sua sofferenza pernoi».

A quel tempo scriveva:

«la devozione al Volto San-to si incentra nel Sacro Volto del-la Veronica dove nostro Signoreimpresse, col Suo PreziosissimoSangue, i lineamenti della SuaFaccia Divina. Ma se vogliamoadorare il Volto reale di gesù,non I’immagine sola, questo Vol-to noi lo troviamo nella Divinaeucaristia, ove col Corpo e San-gue di gesù Cristo si nasconde,sotto il bian co velo dell’ostia, ilVolto di nostro Signore».

«Avete mai combinato insie-me il bianco ed il nero, il si ed ilno, la luce e le tenebre, o come sidice il diavolo e l’acqua santa? livedete quei buoni contadini diDomenica alla messa come stan-no a sentire la predica del Parro-co? Più tardi la metà di essi usci-ranno ubriachi fradici dall’osteriacantando canzonacce da trivio ebestemmiando. e quei signoriprocuratori di feste o priori dicongreghe, li vedete come portanoil baldacchino o l’asta del palio esi fanno in quattro per raccoglieresoldi per la festa del santo? e que-gli altri li vedete come sembrano

teneri per la religione e come portano il cero alla Madonna e appendono il biglietto da 10 o da 100 al-la statua di S. Antonio o di altro santo? nove su dieci non hanno adempiuto al loro precetto pasqua-le. la capite voi questa religione?»

«oggi la Tua bontà o Volto Santo di gesù, mi prepara forse un sorriso, forse una lacrima, siisempre benedetto, Fiat, Fiat».

«Visitando molti paesi sperduti sui monti della Calabria e predicando in molte Parrocchie del-l’Arcidiocesi, ho sentito una stretta al cuore nel vedere tanti bambini innocenti esposti alla corruzione,tanti giovanetti senza guida e senza orientamento nella vita, troppe Chiese povere e spoglie e tanti Ta-bernacoli sen za il dovuto decoro, Sacerdoti sofferenti senza assistenza.

Tutto ciò mi ha fatto balenare il pensiero, che ben presto si tramuta in desiderio, di fare qual-che cosa per aiutarli fraternamente».

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Il Volto Santo31Aprile 2014

2. Indica nella stessa casella il codice fiscale:

80010780809Suore Veroniche del Volto Santo - Reggio Calabria

Missione delle

Suore Veroniche

a Manila

Filippine

Missione delle

Suore Veroniche

in Africa

Moshi Tanzania

Per informazioni: Suore Veroniche del Volto Santo

Via Padre Gaetano Catanoso, 2

89128 Reggio Calabria n. tel. 0965 22957

1. Apponi la tua firma sulla dichiarazione dei redditi

riservata al “sostegno del Volontariato

delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”.

Missioni delle Suore Veroniche

5x1000 COME PUOI AIUTARCI?

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Diffondiamo la devozione alVolto Santo

di nostro Signore Gesù Cristo

Per riparare li bestemmie e la profanazione del giorno festivo.

(Dai pensieri di San Gaetano Catanoso )

“Signore Mostraci il Tuo Volto e noi saremo salvi”.