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IL TURISMO BUSINESS LEGATO AL SETTORE ESTRATTIVO: OPPORTUNITA’ E MINACCE PER UN’AREA INTERNA DELLA BASILICATA 1 1. Introduzione 2 Secondo una moderna concezione, il mercato del turismo si distingue in due principali comparti: il turismo vacanziero o leisure e il turismo d’affari, detto anche business. Nel quadro tracciato dal WTO (1998), l’espressione “business tourism” denota tutte le attività di un individuo che viaggia per motivazioni di lavoro, la cui destinazione è un luogo al di fuori del suo ambiente abituale. Intesi globalmente, gli affari e il lavoro costituiscono un segmento rilevante e strategico dell'industria turistica mondiale, poiché capace di crescere ad una velocità maggiore rispetto al segmento leisure. In Italia il numero di viaggi d'affari nel 2012 si è attestato sui 29,9 milioni, alimentando un mercato strutturalmente e globalmente in espansione. A determinare e influenzare la domanda di turismo d'affari in una destinazione è il livello di sviluppo economico, la struttura industriale e le relazioni commerciali presenti. È noto come il segmento business, in generale, generi impatti ed esternalità positive per il territorio sia in termini qualitativi che quantitativi. In primo luogo perché esso rappresenta un segmento ad alta profittabilità, con una capacità di spesa giornaliera pari a tre volte quella di un viaggiatore per vacanze (Davidson e Cope, 2002).In secondo luogo perché si tratta di un segmento che si distribuisce durante tutto l'arco dell'anno, configurandosi come complementare rispetto alla componente leisure e in grado, pertanto, di ridurre la stagionalità con benefici per la sostenibilità del settore turistico. Non va sottovalutato,infine, il ruolo che il segmento business può svolgere in termini di marketing territoriale. Come evidenziato in letteratura dalla BritishTourism Authority, nel 40 per cento dei casi la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità di turisti (spesso assieme ai propri familiari).Questa capacità moltiplicativa potrebbe, quindi, rappresentare una notevole potenzialità aggiuntiva in un'ottica di pianificazione dello sviluppo turistico del territorio. In Val d’Agri, area sud occidentale della Basilicata, la presenza di attività di upstream petrolifero e del Distretto Meridionale di Eni, divisione Exploration & Production, origina un flusso considerevole di turisti business generando indotto in diversi settori dell'economia locale. Dal Local Report“eni in Basilicata”, redatto dalla multinazionale nel 2012, si evince che sono circa 1.630 le unità lavorative esterne al territorio. Oltre a queste, vi è un numero non trascurabile di dipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per 1 Il presente documento è tratto dal “Rapporto sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeli edizioni. 2 Livio Chiarullo, Marcella De Filippo, Alice Giorgio.

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ASILICATA Il presente documento è tratto dal “Rapporto sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeli edizioni. Secondo una moderna concezione, il mercato del turismo si distingue in due principali comparti: il turismo vacanziero o leisure e il turismo d’affari, detto anche business. Nel quadro tracciato dal WTO (1998), l’espressione “business tourism” denota tutte le attività di un individuo che viaggia per motivazioni di lavoro, la cui destinazione è un luogo al di fuori del suo ambiente abituale. Intesi globalmente, gli affari e il lavoro costituiscono un segmento rilevante e strategico dell'industria turistica mondiale, poiché capace di crescere ad una velocità maggiore rispetto al segmento leisure.

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IL TURISMO BUSINESS LEGATO AL SETTOREESTRATTIVO: OPPORTUNITA’ E MINACCEPER UN’AREA INTERNA DELLA BASILICATA1

1. Introduzione2

Secondo una moderna concezione, il mercato del turismo si distingue in due principali comparti: ilturismo vacanziero o leisure e il turismo d’affari, detto anche business. Nel quadro tracciato dalWTO (1998), l’espressione “business tourism” denota tutte le attività di un individuo che viaggiaper motivazioni di lavoro, la cui destinazione è un luogo al di fuori del suo ambiente abituale.Intesi globalmente, gli affari e il lavoro costituiscono un segmento rilevante e strategicodell'industria turistica mondiale, poiché capace di crescere ad una velocità maggiore rispetto alsegmento leisure. In Italia il numero di viaggi d'affari nel 2012 si è attestato sui 29,9 milioni,alimentando un mercato strutturalmente e globalmente in espansione. A determinare e influenzarela domanda di turismo d'affari in una destinazione è il livello di sviluppo economico, la strutturaindustriale e le relazioni commerciali presenti. È noto come il segmento business, in generale,generi impatti ed esternalità positive per il territorio sia in termini qualitativi che quantitativi. Inprimo luogo perché esso rappresenta un segmento ad alta profittabilità, con una capacità di spesagiornaliera pari a tre volte quella di un viaggiatore per vacanze (Davidson e Cope, 2002).Insecondo luogo perché si tratta di un segmento che si distribuisce durante tutto l'arco dell'anno,configurandosi come complementare rispetto alla componente leisure e in grado, pertanto, diridurre la stagionalità con benefici per la sostenibilità del settore turistico. Non vasottovalutato,infine, il ruolo che il segmento business può svolgere in termini di marketingterritoriale. Come evidenziato in letteratura dalla BritishTourism Authority, nel 40 per cento dei casila conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità dituristi (spesso assieme ai propri familiari).Questa capacità moltiplicativa potrebbe, quindi,rappresentare una notevole potenzialità aggiuntiva in un'ottica di pianificazione dello sviluppoturistico del territorio. In Val d’Agri, area sud occidentale della Basilicata, la presenza di attività diupstream petrolifero e del Distretto Meridionale di Eni, divisione Exploration & Production, originaun flusso considerevole di turisti business generando indotto in diversi settori dell'economia locale.Dal Local Report“eni in Basilicata”, redatto dalla multinazionale nel 2012, si evince che sono circa1.630 le unità lavorative esterne al territorio. Oltre a queste, vi è un numero non trascurabile didipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per

1 Il presente documento è tratto dal “Rapporto sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di

VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeli edizioni.

2 Livio Chiarullo, Marcella De Filippo, Alice Giorgio.

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brevi periodi. Il fenomeno si configura come ambivalente in quanto da un lato attiva economieimportanti ma, dall'altro, rischia di influenzare in modo negativo tutto il sistema turistico locale,soffocando le altre tipologie di turismo attualmente ancora in una fase embrionale. Il presentestudio, condotto da FEEM nell’annualità 2013-2014, ha avuto l'obiettivo di stimare, medianteun'indagine sul campo e applicando una matrice input-output, il ritorno economico originato daquesta particolare tipologia di turisti e, nel contempo, di individuare possibili strategie per renderetale tipologia di turismo compatibile con le altre vocazioni turistiche dell'area.

2. Il turismo business: comparazione tra le tendenze globali e il fenomeno locale.

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO) sono turisti «coloro cheviaggiano per svago, riposo, vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari eprofessionali, per motivi di salute, religiosi e altro» (WTO, WTTC & Earth Council 1997). Sebbenequesta tipologia di turisti rientri tra quelli classificati dal WTO i contributi scientifici relativi alturismo d’affari risultano ancor oggi assai modesti. Negli anni, la letteratura sembra averfocalizzato gran parte del proprio interesse verso il turismo leisure, formulando numerose teoriesui diversi aspetti del vivere turistico e ponendo nette le distanze tra il tempo del lavoro e quellodel riposo (Maslow 2010, Savelli 2004). Nei fatti, i viaggi correlati all’attività lavorativa rappresentano la più antica forma di turismo la cuiorigine, connaturata al commercio, è da individuarsi negli spostamenti delle prime comunitàagricole dedite allo scambio di beni e prodotti locali. In Europa il fenomeno visse una parabolaascendente tra il 1750 ed il 1900 come conseguenza della Rivoluzione Industriale e delcolonialismo, favorito dal repentino e generale sviluppo delle infrastrutture di trasporto. Agli StatiUniti, invece, l’avvio delle trasferte per convegni,conferenze e meeting di lavoro, fenomenoriconoscibile già a partire dai primi decenni del XX secolo.Tuttavia è solo nella seconda metà del ‘900 che, soprattutto a seguito dell’intensificarsi delletrasferte per lavoro, si avvia un dibattito teorico sull’interazione tra turismo e lavoro. Nel 1963,infatti, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, per prima, chiarisce che i viaggiatori soggiornantialmeno 24 ore nel paese visitato possono, a seconda dei motivi di viaggio, essere suddivisi in:turisti leisure (piacere, vacanza, studio, religione e sport) e turisti d’ affari.Due anni più tardi il teorico Pape, tra i primi a studiare il rapporto tra mobilità e lavoro, conia iltermine “touristry” riferendosi a situazioni occupazionali che comprendono anche comportamentituristici (Pape 1965). Cohen, successivamente, precisa che i viaggiatori work-oriented sono turistiparziali il cui scopo di viaggio rimane primariamente strumentale al lavoro, ma che dedicano partedel proprio tempo libero ad attività tipicamente turistiche (Cohen 1974). L’interazione tra lavoro eturismo è in parallelo analizzata anche in riferimento ai viaggiatori che, impiegati in attività di“working holidays” (Cohen, 1973- 1974) o “farm tourism” (Pearce, 1990b),sono coinvolti in unlavoro occasionale durante i loro viaggi. Vengono così a delinearsi in letteratura due categorie principali in cui lavoro e turismo sicombinano. La categoria dei “travelling professional workers”, composta da professionisti per iquali il lavoro non è un mezzo per viaggiare ma uno strumento e qualsiasi attività turistica ad essaconnessa una sua conseguenza e la categoria di “working tourist”, coloro che cominciano alavorare mentre viaggiano per fare in modo di prolungare il proprio soggiorno o coloro chepercepiscono il proprio impegno lavorativo come un’attività ricreativa che è parte della stessaesperienza turistica (Uriely e Reichel, 2000).

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Una descrizione puntuale del fenomeno è tracciata nel 1998 e nel 2008 dal WTO chenell’espressione “business tourism” include tutte le attività di un individuo, lavoratore autonomo odipendente, che soggiorna per più di 24 ore in un luogo al di fuori del suo ambiente abituale, permotivi legati al business, fintanto che questi non corrispondono ad un rapporto di lavoro implicito oesplicito con un produttore residente3 nel luogo visitato. (WTO, 1998 e WTO Internationalrecommendations for tourism statistics, 2008).Il turismo d’affari è, dunque, un segmento del mercato turistico generale connesso al commercio eall’industria internazionale4che, manifestandosi attraverso forme diversificate, impone la necessitàdi una trattazione plurale e di un’ analisi di dettaglio, che tenga conto sia sul fronte della domandache su quello dell’offerta della complessità che è connaturata a tale segmento. Le ragioni che motivano uno spostamento di lavoro possono essere varie: dalla preparazione ditransizioni commerciali alla produzione o intervento diretto o prestazione quando non puòavvenire direttamente nella sede dell’azienda, dalla formazione di collaboratori alla vendita odistribuzione di prodotti5, dalla partecipazione a conferenze ai viaggi incentivo.Proprio questa varietà determina l’impossibilità di tracciare un profilo comune per il viaggiatored’affari: livello d’istruzione, professione e capacità di spesa (abitualmente superiore rispetto alsegmento leisure) mutano generalmente a seconda della tipologia di lavoro e di conseguenzadelle caratteristiche della trasferta. Ciò che accomuna i turisti business sono invece i bisogni, chesi esprimono da un lato nella richiesta di qualità dei servizi e di efficienza nelle ore lavorative,essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo aziendale nel tempo prefissato, e dall’altro neldesiderio di svago nel tempo del non lavoro che determina l’utilizzo di servizi e attrazione propriedel turismo leisure.Il turista business può quindi diventare, una volta che la giornata lavorativa è finita, un turistaleisure, le conferenze di solito includono nel programma attività di svago, i viaggi incentivoimplicano giorni di riposo e relax come ricompensa per la buona performance lavorativa. Va inoltreevidenziato che molti viaggiatori business sono accompagnati durante la propria missione dallafamiglia, ovvero da viaggiatori in vacanza che fruiscono dell’offerta leisure della destinazione.Anche sul piano dell’offerta la domanda business si interseca al turismo leisure poiché utilizza glistessi elementi del sistema di accoglienza della destinazione (ospitalità, ristorazione, bar e caffè,trasporti, punti vendita, luoghi di intrattenimento, attrazioni turistiche e uffici di informazionituristiche) sebbene con un aggiunta di servizi addizionali che quest’ultimo non richiede (saleconvegni, attrezzature e specialisti dell’audio-visivo, servizi tecnologici e di segreteria).Il turismo business è considerato sul piano aziendale tra le forme di soggiorno maggiormentevantaggiose poiché si tratta di un segmento alternativo ai viaggi di vacanza, ad elevato valoreaggiunto per unità di prodotto6, che richiede servizi di qualità e non subisce le variazione dellastagionalità proprie della domanda leisure. Tali fattori determinano sul piano socio economico edella qualità dell’offerta importanti ricadute: aumenta i ricavi e il fatturato delle aziende turistichefavorendone i processi di innovazione, rafforza l’attività turistica nell’arco dell’anno con effettipositivi sul numero di occupati, contiene il fenomeno del lavoro stagionale e migliora il livello dispecializzazione della manodopera locale (Davidson e Cope, 2002). Tali benefici si ripercuotono3

4 Becheri E., Il Turismo Fra Economia E Sociologia: Uno Scenario Di Lungo Periodo , In Pcm (1998), Presidenza DelConsiglio Dei Ministri, Ottavo Rapporto Sul Turismo Italiano, 1998.

5 A. Guizzardi, S. Nenna, Presenze e fatturato dei viaggi d’affari nell’area milanese, “Turistica”, gennaio-marzo 1998, p.51

6 La spesa media giornaliera dei congressisti è pari, secondo diversi studi condotti a livello internazionale, a circa tre voltela spesa media di un viaggiatore in vacanza (cfr. Rob Davidson e Beulah Cope, Business Travel, Prentice Hall, 2002 ;Tony Roger, An overview of the UK’s business tourism industry, London, 2003; World Travel and Tourism Council, Traveland Torism Satellite Account, Oxford Economic Forecasting, Oxford, 2003; Ufficio Italiano Cambi, Dati Analitici TurismoInternazionale, Giugno 2003; OCI, Rapporti Annuali 1997-2002).

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positivamente anche sull’offerta leisure che può godere di una migliore qualità dei servizi e di unamaggiore efficienza del sistema turistico durante l’intero anno. Infine la presenza di viaggiatorid’affari in un territorio determina un ulteriore vantaggio sul piano del marketing e dello sviluppodella destinazione, numerosi studi dimostrano infatti che la visita di una città per motivi di lavoroinfluenza positivamente la scelta della destinazione per le proprie vacanze (Cfr. ConferenceDelegate Expenditure Survey, 1998)7.Sia a livello mondiale che a livello nazionale il turismo business è un segmento assai rilevante, daconsiderarsi strutturalmente, e globalmente, in espansione; genera infatti il 24% del PIL mondialerelativo al settore degli spostamenti con previsioni di sviluppo positive (+ 3,1% nel 2013 e + 4,1%nel 2023)8 e solo in Italia produce circa 30 milioni di trasferte9.Uno degli elementi caratterizzanti il turismo di lavoro è la sua stretta connessione all’apparatoproduttivo di un territorio che ne determina sia l’esistenza che la portata.Nel presente studio si analizza il fenomeno nell’ambito della Val d’Agri, area Sud Occidentaledella Basilicata, all’interno della quale la presenza di attività estrattive, di un centro di primotrattamento del greggio e del Distretto Meridionale delle attività di produzione e esplorazione diEni (DIME) genera un considerevole e costante flusso di forza lavoro esterna al territorio,stimabile in circa 1630 unità10. Il dato cresce se si considerano anche il numero non trascurabile didipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano perbrevi periodi o in occasione di attività produttive straordinarie.

3. Il turismo business in un’area estrattiva: la Val d’Agri tra innovazione e riposizionamento.

La Val d’Agri si estende nell’area Sud-Ovest della Basilicata. Il territorio, area tutelata dal ParcoNazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, è in gran parte montuoso e comprendealcune delle vette più alte dell'Appennino Meridionale, tra cui il monte Volturino (1836 m.) e ilcomplesso del Sirino-Papa, che raggiunge i 2000 metri di altitudine. L’area montuosa èattraversata dal fiume Agri, le cui acque sono raccolte in uno dei più grandi invasi artificiali d'Italia:il “Lago del Pertusillo”, costruito negli anni '60 per scopi irrigui, idroelettrici e potabili. L’area ècaratterizzata da innumerevoli borghi e centri storici che, hanno saputo preservare i propricaratteri identitari, materiali e immateriali, e che per questo costituiscono un importante fattoreattrattivo del territorio. Nonostante questa dotazione di risorse anche turisticamente rilevanti, iflussi turistici dell’area sono tra i meno consistenti della regione. La Val d’Agri nel 2012 ha accoltoil 4,7% degli arrivi e il 4,1% delle presenze che sono state registrate complessivamente inBasilicata.Il denso patrimonio storico-culturale, ambientale e paesaggistico della Valle è affiancato daun'altra risorsa naturale di grande valore: il petrolio, la cui scoperta in Basilicata si fa risalire aiprimi del ‘900. La produzione, inizialmente modesta, viene poi bloccata negli anni '50, anche acausa del contesto storico e geopolitico internazionale. In seguito, l'emergenza petrolifera degli

7 Diverse indagini hanno dimostrato che la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità di turisti (spesso assieme ai propri familiari). In particolare, la British Tourism Authority ha condotto una ricerca da cui è emerso che in Gran Bretagna il 40% dei viaggiatori sceglie, per le proprie vacanze con la famiglia, una destinazione che ha visitato durante un congresso

8 World travel and tourism council, 2013.

9 Osservatorio Business Travel , 2013.

10 Le informazioni relative ai dati sull’occupazione nel settore petrolifero sono tratte da Eni S.p.A., Eni in Basilicata, LocalReport 2012 e dal portale https://www.eni.com/eni-basilicata/home.html

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anni 70' e l'innovazione tecnologica nella ricerca e nello sviluppo dei giacimenti hanno dato avvioa una nuova campagna esplorativa che, nel corso degli anni '80, ha portato alla scoperta deigiacimenti presenti nella zona dell'Agri e dell'Alto Sauro. Nel loro insieme queste due aree dellaBasilicata costituiscono uno dei maggiori giacimenti on-shore dell'Europa Continentale.Attualmente la produzione media annuale di olio greggio in Val d’Agri è di circa 3,5 milioni ditonnellate11; tale dato permette di attribuire alla Basilicata il primato, in Italia, per produzione dipetrolio, che contribuisce per il 6% al fabbisogno energetico nazionale.La presenza di 39 pozzi estrattivi (di cui 26 in produzione), di un centro per il primo trattamento delgreggio estratto e del centro direttivo delle attività di esplorazione e produzione dell’Italia Meridio-nale di ENI (DI.ME) determina nell’area una movimentazione clienti che risulta essere di gran lun-ga superiore a quella generata dal turismo leisure. Il turismo business, quindi, rappresenta per laVal d’Agri la prima motivazione di soggiorno: la clientela delle strutture ricettive è composta, infatti,per il 46% da turisti di lavoro, quasi interamente impiegati nel settore estrattivo, per l’11% da turistimontani e per il 43% da altri turisti (si tratta soprattutto di Visit Friend and Relatives, associabili alturismo di ritorno, e di turisti mossi dalle sagre e dalle altre feste locali). 12 La segmentazione deituristi di lavoro è maggiormente sbilanciata nel comparto alberghiero, all’interno del quale circa il70% presenta una componente business prevalente.

Graf. 1 – Strutture ricettive con business prevalente e strutture ricettive con business non preva-lente.

Ci si trova quindi di fronte a una destinazione che nonostante le rilevanti risorse a disposizionedeve gran parte della sua notorietà (e quindi affluenza) alla movimentazione dei lavoratori; per lopiù di operai (65%), impiegati (20%) e quadri-dirigenti (15%). L’elevata percentuale di lavoratoricon mansioni non dirigenziali caratterizzati da una permanenza media piuttosto elevata, capacitàdi spesa inferiore rispetto alle tendenze generali proprie dei turisti business, richiesta di servizi di

11 http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/produzione/pluriennale/dettaglio.asp?cod=932&min=O

12 De Filippo M.,Mingotto E., Montaguti F., Percoco A., Per un assessment concreto delle potenzialità turistiche di un’area protetta, paper presentato alla “XXXIV Conferenza Italiana di Scienze Regionali”, Palermo, 2013.

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base non necessariamente di qualità e una maggiore stanzialità (causata anche dallecaratteristiche e dai carichi di lavoro usuranti) rendono la movimentazione business e gli impattisul territorio ad essa connessi in parte divergenti da ciò che la letteratura sul tema (Davidson eCope 2002, Roger 2003) descrive, ponendosi in alcuni casi in contrasto con lo sviluppo e ilmiglioramento del sistema turistico locale e compromettendo il naturale processo diammodernamento che invece caratterizza il settore.

4. L’evoluzione del sistema turistico e l’intervento dell’attività estrattiva: la “degenerazione” della pianificazione turistica locale.

La Val d’Agri si propone, quindi, all’attenzione degli studiosi poiché territorio entro il quale lacomponente turistica e quella industriale si sono, ad un certo punto della vita della destinazione,incrociate e sovrapposte attivando impatti del tutto inediti e originali e determinando unsostanziale cambiamento di rotta nelle politiche di pianificazione turistica dell’area. A partire dagli anni ‘80 la Val d’Agri ha iniziato ad organizzarsi in “territorio turistico” al fine dirispondere alle esigenze di una domanda sempre più in crescita ma che fino ad allora aveva fruitodel risorse dell’area in modo fugace e quasi del tutto autonomo. La destinazione, nella sua fase diavvio, è stata quindi meta di escursionisti provenienti principalmente dai bacini limitrofi che, persopperire alla carenza di un’offerta strutturata, si imbattevano in itinerari di viaggio quasitotalmente autoprodotti.La volontà di razionalizzare, qualificare e sviluppare l’attività turistica ha spinto il settore pubblico ei privati a potenziare una serie di servizi a supporto del turismo, tra cui il sistema di accoglienza 13 ealcune infrastrutture di base (stazioni turistiche invernali e relativi impianti di risalita, piscinecomunali, laghi artificiali per la pesca sportiva ecc.). L’assenza di una chiara e condivisapianificazione turistica della Val d’Agri ha limitato l’efficacia di tali interventi che, in alcuni casi, sisono risolti in mere azioni speculative. In questo contesto turistico, che potremmo definire ancorain una fase embrionale, si è inserito, a partire dagli anni ’90, l’avvio della campagna di coltivazionedi idrocarburi su larga scala e la costruzione del Centro Olio per il primo trattamento del greggio,di cui sono titolari le multinazionali ENI e Shell Italia.L’implementarsi del distretto mono - industriale del petrolio, che ha visto un certo numero diimprese del medesimo settore produttivo localizzarsi in uno stesso luogo per poter sfruttare lacontiguità territoriale come mezzo per intrecciare scambi o relazioni (Rullani, 2001, p.6), hadeterminato uno scardinamento dei vecchi asset territoriali e attivato logiche di sviluppo inedite.Nel corso degli anni, sul piano turistico, l’attività estrattiva si è configurata come determinantenell’evoluzione strutturale della destinazione. In particolare, la vicenda petrolio ha modificato eindebolito sia la percezione delle potenzialità territoriali, sia il processo di pianificazione turisticadell’area. Lo stato di benessere generato da una crescente domanda turistica di lavoro, garantitada uno dei più grandi poli petroliferi d’Italia, ha modificato, infatti, la propensione dei gestori versola pianificazione turistica e la loro disponibilità a investire in tale settore, trasformando molte dellestrutture presenti in Val d’Agri in alloggi per trasferisti. Molto bassa è infatti la quota di alberghiinvestment oriented poiché, da un lato il recupero dell’investimento comprometterebbe lacompetitività della struttura, dall’altro il miglioramento dell’offerta –non solo ricettiva- non risulta un

13 Alla fine degli anni ’90 il numero di posti letto era pari a 1369 unità. Fonte: APT Basilicata, dati statistici sulla consistenza ricettiva- serie storica. http://www.aptbasilicata.it/fileadmin/uploads/Statistiche/Statistica_2012/Comp_AREA7_cons.pdf.

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bisogno espresso dalla clientela della Val d’Agri, caratterizzata prevalentemente da maestranze eoperai.

Graf. 2 – Distribuzione presenze categorie lavorative per comparto alberghiero ed extra-alberghie-ro

Il sistema appare oggi, grazie alla presenza dei turisti di lavoro, economicamente solido e moltosviluppato ma in termini strategici e di sviluppo, fortemente alterato e nel complesso indebolito. Lagaranzia di costanti e, in alcuni casi, crescenti flussi di lavoratori, infatti, ha causato una scarsapropensione degli attori economici ad agire in rete, a strutturarsi in forma consortile e a compiereattività significative di promozione e animazione del territorio.Gli effetti di tale fenomeno, inoltre, hanno avuto, importanti ripercussioni sugli altri segmentituristici presenti nell’area e sull’offerta loro proposta. Le strutture ricettive con una fortecomponente business, condizionate dalle dinamiche che caratterizzano questo settore, ovvero lapresenza di convenzioni annuali che impongono camere riservate per lunghi periodi e politiche diprezzo al ribasso che causano il deterioramento della qualità dei servizi, in taluni casi, limitanol’offerta di posti letto al turista di tipo leisure e così acuiscono la monocultura turistica business. Allo stato attuale nelle strutture alberghiere, connotate dalla forte presenza di trasfertisti, lapropensione ad ospitare turisti per vacanza è spesso bassa. Il turismo leisure, legato in particolarealla fruizione delle risorse naturalistiche dell’area (gran parte del territorio è inserito nel ParcoNazionale dell’Appennino Lucano) e alla scoperta delle sue specificità storico-culturali edenogastronomiche, si presenta quindi come un settore poco curato, del tutto opzionale e vissutocome second best, alternativo rispetto alla formula prevalente. Occorre precisare, tuttavia, che le dinamiche del comparto alberghiero e quelle dell’extra-alberghiero sono differenti. Quest’ultimo, infatti, meno coinvolto dai flussi di lavoro, mostra una più

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alta propensione all’investimento e una maggiore disponibilità a fare rete e interagire con altrioperatori anche al fine di potenziare i servizi e l’offerta leisure. La propensione all’investimento peril comparto alberghiero rimane bassa anche se la struttura non ospita prevalentemente turistibusiness e in taluni casi gli investimenti risultano vincolati alla emanazione di nuovi bandi difinanziamento.

Graf. 3 - Propensione all'investimento per comparto alberghiero ed extra-alberghiero

5. Il comportamento di spesa e i consumi turistici dei trasferisti: l’impatto economico generato

L’industria del turismo, con l’ampio indotto che muove, ha valore di impatto economico digrandissimo rilievo, ed arriva a costituire una delle voci più importanti di incremento del PIL di unaNazione e a determinare altresì lo stato di benessere di molte comunità locali. L’attività turisticacostituisce un tipo di risorsa di particolare valenza proprio in virtù del fatto che utilizzando unapluralità di beni materiali e immateriali garantisce una distribuzione del reddito su più livelli. Secondo la letteratura (Costabile, 2001) le modalità con cui un territorio è in grado di attivarecomportamenti di consumo ad alto livello di soddisfazione per il turista sono influenzate sia dalletipologie di segmenti attratti sia dalle politiche di marketing poste in essere che dai prodotti turisticiofferti. Il prodotto turistico è il risultato dell’attività cognitiva del turista che, scelta un’area pertrascorrervi parte del proprio tempo, seleziona le diverse componenti dell’offerta da includere nellapropria esperienza e indirizza, conseguentemente, i propri comportamenti di spesa14. Ilcomportamento di consumo del turista si traduce generalmente in comportamenti di spesa checontribuiscono ad aumentare il livello di ricchezza dell’area.Nonostante il contenimento delle spese sostenute dall’azienda per le trasferte rappresenti ormaiuna prerogativa dei viaggi d'affari, il segmento business continua ad essere, tra le varie tipologiedi turismo, quello caratterizzato dal più elevato comportamento di spesa.

14 Rispoli M., Tamma M., Risposte strategiche alla complessità: le forme di offerta dei prodotti alberghieri, Torino,Giappichelli, 1995.

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I servizi che un turista business utilizza prioritariamente e che quindi offrono alla destinazione unpotenziale economico molto elevato sono quelli di base, legati al trasporto, al pernottamento e allaristorazione. Nel trasporto rientrano i costi per il noleggio delle automobili, per i biglietti ferroviari odi altri trasporti pubblici, le spese per i taxi. I pernottamenti avvengono quasi esclusivamente instrutture alberghiere di categoria medio-alta che solitamente offrono tariffe agevolate e/oeffettuano convenzioni con le aziende di origine del lavoratore. La ristorazione può essere tra iservizi interni all'hotel, spesso però il pasto è effettuato all'esterno, proprio perché i pranzi o lecene possono essere parte integrante dell’attività lavorativa da seguire durante la trasferta. Il territorio può offrire, inoltre, una serie di iniziative che offrono al turista di lavoro occasioni perconoscere meglio la destinazione e usufruire di servizi e attrazioni solitamente riservate al settoreleisure che garantiscono una moltiplicazione delle voci di spesa dei trasfertisti econseguentemente un maggiore beneficio economico per il territorio.Nell’ambito della Val d’Agri, la spesa media giornaliera generata sul territorio dal segmentobusiness ammonta per il 2013 a circa 94 euro e si distribuisce in differenti settori economici;tuttavia circa il 78% delle spese giornaliere è ascrivibile al settore ricettività e ristorazione,percentuale che da quanto emerge da alcune indagini sul tema risulta del tutto in linea con altrerealtà nazionali.15

Tabella 1. Spesa turistica media giornaliera segmento businessRicettività Ristorazione Mobilità Visite

CulturaliEscursioni Shopping Altre

speseTotalespesa

Spesaturisticamedia

49,1 25 6 0,26 0,05 1,7 11,7 93,8

Se si considerano le circa 70.000 presenze business che si stima abbiamo pernottato nel 2013 inVal d’Agri, si arriva ad affermare che la spesa turistica totale originata sul territorio nel 2013 èstata pari a 7 milioni di euro. Complessivamente tale flusso economico ha interessato oltre alsettore della ristorazione e della ricettività, anche quello del commercio e dell’intermediazioneimmobiliare.

Tabella 2. Spesa turistica generata sul territorioSetore Valore spesa

Commercio, manutenzione e riparazione di veicoli a motore e motocicli 457.978Commercio al dettaglio 568.691Alberghi e ristoranti 5.836.403Attività ausiliarie dei trasporti, agenzie di viaggio 3.686Attività di servizi immobiliari 229.811Attività ricreative, culturali e sportive 68.476Altri servizi 17.071Totale 7.182.115

Questa spesa è stata generata sul territorio dalle differenti tipologie di turisti business (operai,impiegati, dirigenti) presenti in Val d’Agri, alle quali sono attribuibili specifiche preferenze diconsumo. Dall’analisi di dettaglio sui dati emerge,infatti, come il 100% della spesa dichiarata per

15 Per Milano la trasferta media è 512 euro ed il 76 per cento è rappresentato da vitto ed alloggio (Camera di commerciodi Milano-Lab MiM); il turista business in visita a Genova spende 239.3 euro e circa l’80 per cento è dedicato alla ricettivitàed alla ristorazione (indagine sull’impatto economico dei turismi a Genova e provincia, Confindustria, Cerst)

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escursioni turistiche sia sostenuta dagli impiegati, mentre la gran parte della spesa sostenuta perartigianato e shopping sia associata agli operai. I dirigenti, invece, sono quelli che presentano unapropensione alla spesa molto più uniforme rispetto a tutte le categorie analizzate, ad eccezionedelle spese sostenute per l’intrattenimento (frequentazioni di festival, cinema, partecipazione aconcerti) che per il 90% sono sostenute proprio dalla classe dirigenziale.Questi dati confermano la specificità del fenomeno business in Val d’Agri: più della metà dei turistidi lavoro presenti in questo territorio sono infatti operai che quindi necessitano di pochi serviziconnessi al turismo e alle attività di intrattenimento e che invece richiedono prioritariamente servizilegati al commercio e alla gestione della quotidianità.Utilizzando il valore di spesa per settore economico, si è stimato, infine, l'indotto diretto e indirettogenerato sul territorio lucano in termini di ricchezza prodotta per ogni euro speso dal turistabusiness.

Tabella 3 - Indotto generatoSpesa Effetto diretto Effetto diretto ed indiretto(mln Euro) (mln Euro) (mln Euro)

Totale Basilicata 7,18 6,01 8,54T o t a l e r e s t od’Italia

0,00 0,65 3,15

Totale 7,18 6,66 11,68

Come abbiamo visto, la spesa effettuata direttamente sul territorio, riconducibile al turismo dilavoro, ammonta per il 2013 a circa 7 milioni di euro. L’effetto diretto e indiretto prodotto sulterritorio, ovvero la ricchezza immessa nel sistema economico è, invece, quantificabile in 11,68milioni di euro. In altri termini ogni euro che il turista business spende in Valle genera 1,62 eurosul territorio. Questo dato comprende sia la ricchezza diretta generata (cioè la spesa diretta) sial'effetto indiretto derivante dalla catena della struttura produttiva. Un euro viene spesodirettamente in un’attività per poi essere speso “a cascata” in altre attività ad essa collegategenerando quindi effetti moltiplicatori.Quanto fino ad ora esposto mostra in modo evidente il peso che i flussi dei turisti di lavoro hannonon solo nel settore turistico ma, in generale, nel contesto economico locale che dispone di unsettore terziario molto più vivace delle altre aree limitrofe e che, come rilevato da recenti indagini(Unioncamere, 2012), ha subito solo parzialmente l’effetto negativo della congiuntura economicadegli ultimi anni.

6. I flussi business tra minacce e opportunità. Il turismo di lavoro come opportunità di sviluppo turistico per le aree interne della Basilicata.

Come precedentemente esposto, il turismo business si sviluppa quasi esclusivamente in areecaratterizzate da un significativo dinamismo economico legato in particolare al settore industriale eartigianale ed è un fenomeno che può creare nuove opportunità di crescita ma può essere anchecausa di processi non sostenibili di sviluppo. Se governato correttamente il turismo d’affari ha importanti effetti positivi sulla destinazione:maggiore spesa sul territorio e quindi attivazione di processi moltiplicativi, ma anche miglioriperformance delle aziende operanti nel settore turistico che possono contare su flussi costanti,anche in periodi turisticamente non rilevanti. La presenza di turisti business, solitamente con

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bisogni e aspettative più elevati di quelli dei tradizionali turisti leisure, fornisce alla destinazioneopportunità e input per il miglioramento degli standard qualitativi dei propri servizi o perl’attivazione di nuove prestazioni che generalmente i turisti leisure non richiedono, ma chepossono risultare di gradimento anche per questi ultimi. Si tratta di effetti che, tuttavia, non trovano riscontro in modo sistematico. Il caso della Val d’Agri,area estrattiva nell’entroterra della Basilicata interessata, da più di un decennio, da unaconsistente movimentazione di turisti di lavoro, permette di mettere in luce in modo analitico legrandi opportunità che questo settore può garantire ma anche le minacce e le distorsioni che ilturismo di lavoro può causare all’interno di una destinazione priva di una ben definitapianificazione turistica.A differenza delle tendenze generali, infatti, il sistema turistico della Val d’Agri e in particolare ilsettore della ricettività beneficia solo marginalmente dei vantaggi precedentemente esposti. Se daun lato la presenza stabile di trasferisti nell’area garantisce importanti tassi di occupazione dellecamere che si riflettono positivamente sull’occupazione della manodopera locale, dall’altro alcunedinamiche insite nella contrattazione tra operatori della ricettività e aziende che operano sulterritorio (convenzioni annuali, vuoto per pieno, politiche di prezzo al ribasso) si concretizzano, difatto, come disincentivi all’investimento per la qualificazione dell’offerta. Molto bassa è infatti laquota di alberghi investment oriented poiché, da un lato il recupero dell’investimentocomprometterebbe la competitività della struttura, dall’altro il miglioramento dell’offerta –non soloricettiva- non risulta un bisogno espresso dalla clientela della Val d’Agri, caratterizzataprevalentemente da maestranze e operai. A questo effetto occorre aggiungere anche una scarsapropensione a ospitare i turisti leisure da parte di alcune strutture ricettive già “impegnate” con ladomanda business, anche in mancanza di effettive presenze di trasfertisti. Si verifica, quindi, unrifiuto verso arrivi leisure certi a fronte di ipotetici pernottamenti business. Tutto questo ovviamentecrea pericolose distrorsioni del mercato e causa una perdita di competitività del sistema turisticodella Val d’Agri disincentivandone la visita.I dati relativi alla spesa dei turisti business e l’effetto moltiplicatore a questa connessa, dall’altrolato, mettono in evidenza la portata economica del fenomeno che si stima abbia attivato nel 2013,nella Valle, circa 12 milioni di euro. Si tratta di cifre importanti in quanto riferite a un contestoturistico ancora giovane, e che confermano la rilevanza del settore business per la destinazioneVal d’Agri.Se da un lato quindi la monocultura turistica business rischia di avviare un processo di sviluppodella destinazione insostenibile in quanto basato esclusivamente su un’attività industriale esogenaal territorio, dall’altro non si può ipotizzare una crescita, non solo turistica, dell’area che non tengaconto dell’importante flusso economico generato da questo particolare target.E’ chiaro che il processo di sviluppo, quasi autonomo, che la componente business ha avuto inVal d’Agri fino a questo momento non può proseguire se non attraverso un’opportuna e correttapianificazione che tenga in debito conto anche delle distorsioni e degli impatti negativi che questapuò indurre sul sistema turistico locale.Due sono gli ambiti su cui occorre orientare gli interventi: da un lato un miglioramento quali-quantitativo dell’offerta per i turisti business (in modo da massimizzare i profitti e la soddisfazionedei clienti) e, dall’altro, un potenziamento dell’attrattività della destinazione anche per gli altritarget turistici che in questo territorio possono trovare soddisfatte molte delle loro aspettative direlax, di svago e di autenticità.Il miglioramento in termini di quantità delle attrazioni e di qualità dei servizi per il segmentobusiness può avere impatti positivi anche sulla notorietà della destinazione. Diverse indaginihanno dimostrato, infatti, come la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro

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favorisce la visita della stessa anche per finalità turistiche (spesso assieme ai propri familiari) 16.Ciò è confermato anche in Val d’Agri: il 34% del campione ha portato in Valle famiglia ed amici,oltre il 60% ne parla in termini positivi e l’80% di chi, per mancanza di tempo libero, non si è fattoraggiungere dalla famiglia o dagli amici, potenzialmente sarebbe disposto a farlo. Questa capacitàmoltiplicativa potrebbe rappresentare, quindi, un’importante opportunità per lo sviluppo turisticodell’area. Allo stato attuale, tale potenzialità è solo parzialmente colta dal territorio, che non èancora riuscito a strutturare un’offerta specifica per questo segmento. Nonostante i soggiorni inVal d’Agri siano alquanto lunghi (circa 14 giorni), il turista business generalmente non si mostrapropenso a visitare la località nella quale pernotta o a effettuare per motivazioni leisure escursioninelle aree limitrofe. Solo una minoranza si sposta, durante il proprio tempo libero, sulla costa. Ciò che la letteratura definisce turismo business è dunque, per la Val d’Agri, un fenomeno spessoridotto alla mera ospitalità ricettiva nei confronti di lavoratori che usufruiscono primariamente deiservizi di base e che, nonostante soggiornino nell’area per periodi piuttosto ampi, mostrano unoscarso orientamento verso le attività leisure. L’indotto economico generato, infatti, risulta connes-so principalmente ai servizi di ricettività e ristorazione, mentre per gli altri settori economici le rica-dute sono nettamente inferiori. Per concorrere a uno sviluppo durevole e sostenibile del sistema turistico locale, inoltre, èopportuno comprendere che il turismo business rappresenta solo uno dei segmenti a cui glioperatori economici della Valle devono puntare. La presenza di un Parco Nazionale, dicaratteristici borghi riqualificati e di risorse enogastronomiche di qualità, rappresentano importantipotenzialità di sviluppo turistico per la Valle, particolarmente ricercate dai turisti leisure di ultimagenerazione, interessati a un turismo slow, a mete originali ed esperienze turistiche di qualità(Dall'Ara, 2010). L’eccessiva specializzazione dell’offerta verso il segmento business, infatti,rischierebbe di creare un contesto di sviluppo oltremodo dipendente da questa tipologia diturismo, che potrebbe inibire altre forme di promozione del territorio. Si palesa quindi l’unica strada percorribile per la destinazione Val d’Agri: la definizione di unastrategia che miri da un lato a mantenere alta la sua attrattività per il settore business e, dall’altroa costruire, forte anche degli introiti che tale segmento garantisce all’area, un’offerta di qualità perlo sviluppo di altri tematismi, maggiormente rispondenti alle caratteristiche e specificità delterritorio, che, meno condizionati dalle performance del settore estrattivo/industriale,garantirebbero alla Val d’Agri una maggiore sostenibilità del settore turistico.

16 In particolare, la British Tourism Authority ha condotto una ricerca da cui è emerso che in Gran Bretagna il 40% dei viaggiatori sceglie, per le proprie vacanze con la famiglia, una destinazione che ha visitato in precedenza per motivi di lavoro (Davidson e Cope 2003).

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IL PRESENTE LAVORO E’ STATO PRESENTATO:

- al convegno “The complexity of tourism. First colloquium on state of the art of research andplanning” a cura di SiTI, Sapienza Università di Roma e SISTUR, Torino, 2014. Chiarullo L., DeFilippo M., Giorgio A., Il turismo business legato al settore estrattivo in Val d’Agri,

E’ PARTE DEL:

- “Rapporto sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeliedizioni. Chiarullo L., De Filippo M., Giorgio A., Il TURISMO BUSINESS LEGATO AL SETTOREESTRATTIVO: OPPORTUNITA’ E MINaCCE PER UN’AREA INTERNA DELLA BASILICATA.