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1 “Il Trattamento del Piede Diabetico” LINEE GUIDA per il Medico di Medicina Generale e l’Infermiere SAMNIUM Medica Coop di MMG e PdLS ASL BN1 Azienda Sanitaria Locale Benevento 1

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“Il Trattamento del Piede Diabetico”

LINEE GUIDA

per

il Medico di Medicina Generale e l’Infermiere

SAMNIUM Medica

Coop di MMG e PdLS ASL BN1 Azienda Sanitaria Locale

Benevento 1

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Autori

Dott. G. Colucciello MMG - Responsabile Formazione e Ricerca Coop. Samnium Medica

Dott. M. R. Di Stasio Direzione Sanitaria ASL BN1

Dott. L. Iacobacci Responsabile Servizio di Riabilitazione - Distretto 24 BN1

Dott. P. La Cerra Direttore Sanitario ASL BN1

Dott. L. Lucca Responsabile Istituto di Riabilitazione - “Clinica Villa Margherita“

Inf.Pr. E. Lolli ASL Roma G. - Ospedale Colleferro

Dott. D. Nazzaro Responsabile Riabilitazione - AORN “G.Rummo” Benevento

Dott. C. Miranda Servizio Diabetologia Seconda Università Di Napoli

Prof. F. Saccomanno Responsabile Servizio Diabetologico Seconda Università di Napoli

Dott. C. Scarano Spec. Farmacia Ospedaliera - Area Farmaceutica ASL BN1

Prof. S. Sgambato Primario Servizio Diabetologico Seconda Università di Napoli

Dott. C. Simone MMG - Presidente Coop. Samnium Medica

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PESENTAZIONE

Non è sempre facile presentare un lavoro, soprattutto quando si tratta di un’opera che tratta

argomenti di tipo scientifico o di natura sanitaria, come questo.

In ogni modo, data l’importanza del contenuto della presente pubblicazione è un piacere poter

esprimere la propria opinione.

Il Piede Diabetico, rappresenta uno dei principali problemi legati alle complicanze croniche della

malattia del ricambio, riconducibile alla mancata o inadeguata azione dell’insulina prodotta dalle

beta cellule pancreatiche.

Il diabete mellito e’ una malattia cronica che però può essere adeguatamente controllata ed in tal

modo e’ possibile evitare o procrastinare le complicanze croniche proprie della malattia.

A questo punto entra in gioco un’adeguata assistenza, non solo medica, ma anche, è sopra tutto,

infermieristica.

Quindi una buona conoscenza della malattia, e come trattarla rappresenta, un caposaldo

assistenziale non trascurabile, sia per gli aspetti sanitari, sia per quelli economici e sociali che

inevitabilmente ne risultano.

Il momento formativo, teorico-pratico interessa: “L’assistenza infermieristica nel trattamento del

piede diabetico”.

La presente pubblicazione rappresenta senz’altro un valido sussidio di conoscenza e di sopporto

alla pratica quotidiana, sopra tutto per l’aspetto curativo a domicilio del paziente.

Un sentito ringraziamento va all’Azienda Sanitaria Locale BN-1 per la sensibilità fin qui

dimostrata verso il bisogno formativo che c’è in giro, mettendo in condizione medici ed

infermieri di potersi perfezionare con un evento d’ottima qualità, ed in forma gratuita.

Infine un ringraziamento dovuto va anche alla Cooperativa di Medici di Medicina Generale e

Pediatri di Libera Scelta “SAMNIUM MEDICA” che, come “provider”, ha organizzato ed

accreditato l’evento ai fini dei crediti formativi.

Presidente Tribunale per i diritti dell’ammalato di Benevento

Simone Matteo

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SCREENING DEL PIEDE DIABETICO IN PROVINCIA DI

BENEVENTO

AUTORI

prof. S.Sgambato, prof. F.Saccomanno, dott. G.Colucciello, dott. M.R.Di Stasio, dott.

L.Iacobacci, dott. P.La Cerra, dott. L.Lucca, dott. D.Nazzaro, dott. C.Miranda, dott.

C.Simone,

COAUTORI

dott. N.Aceto, dott. B.Bocchino, dott. G.Buonuomo, dott. G.A.Cutillo, dott. D.Cocca, dott.D.De

Blasio, dott. F.Di Mezza, dott. S.Di Palo, dott. N.Gentile, dott. A.Izzo, dott.V.Lago, dott.

R.Marra, dott. D.A.Martini, dott. P.Meola, dott. A.Montefusco, dott. M.Petroccia, dott.

A.Renzi, dott. B.Salerno, dott. A.Sannino, dott. R.Servodio.

PREMESSA

La collaborazione tra la Coop. Samnium Medica, la Seconda Università degli Studi di Napoli

(Servizio di Diabetologia Regionale) e l’Azienda Sanitaria Locale Benevento 1, ha portato alla

realizzazione di un Corso di Aggiornamento in Diabetologia per Medici di Medicina Generale,

svoltosi il 4 novembre 2000 a Benevento presso la sala dell’Ordine dei Medici.

Il Corso di aggiornamento si è concluso con una tavola rotonda sulla “Gestione integrata del

Paziente Diabetico”; in quell’occasione è stata proposta una successiva iniziativa di ricerca e di

formazione sul “piede diabetico”.

Razionale dello studio

L’elevata prevalenza della malattia diabetica e la previsione di un significativo incremento della

sua incidenza nei prossimi anni, ne fanno un rilevante problema di Sanità Pubblica.

In Campania, in particolare, un tasso di mortalità specifica per Diabete, nettamente superiore alla

media nazionale, obbliga il Sistema Sanitario ad interrogarsi e ad approntare efficaci interventi di

diagnosi e cura.

L’Obiettivo è quello d’individuare pazienti diabetici a rischio di lesioni al piede nella

popolazione assistita da Medici di Medicina Generale della ASL BN1.

Il Medico di Medicina Generale, per le sue caratteristiche di medico della persona che segue

nel tempo i propri pazienti, svolge un ruolo primario nella prevenzione delle lesioni del piede

diabetico; rappresenta il primo filtro sanitario sul territorio in grado di individuare,

attraverso una diagnosi precoce della neuropatia, della vasculopatia e delle infezioni, i diabetici a

rischio di complicanze e di seguirli, in collaborazione con i servizi diabetologici territoriali,

nel rispetto delle linee guida diagnostico-terapeutiche concordate e condivise.

In presenza di alterazioni anche minime, il paziente va seguito ed inviato ai centri specializzati

per più approfonditi accertamenti diagnostici; va sempre tenuto in considerazione che sono

proprio le piccole lesioni che possono rapidamente evolvere e condurre all’amputazione di una

parte o di tutto l’ arto.

Il Piede Diabetico è la complicanza delle complicanze. La piaga (in tutti i sensi) delle piaghe!

La maggior parte dei pazienti sa che il diabete può colpire gli occhi, i reni, il cuore, ma non sa

che, in Italia, oltre 5000 diabetici ogni anno sono sottoposti ad amputazione delle gambe e che, su

100 amputazioni degli arti inferiori, più di 50 sono effettuate proprio su questa popolazione di

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ammalati. E ancora, che circa il 50% dei pazienti già sottoposti ad amputazione, entro 5 anni,

saranno sottoposti ad una seconda amputazione che può coinvolgere lo stesso arto o l'arto

controlaterale.

Come si sviluppa il piede diabetico?

Tra i fattori che concorrono all'insorgenza di questa complicanza così invalidante, un ruolo

decisivo lo giocano la neuropatia diabetica e l'arteriopatia periferica, complicanze spesso presenti

in chi ha il diabete.

Un paziente con neuropatia e vasculopatia è ad elevato rischio di sviluppare ulcere dei piedi e, se

queste non vengono prontamente riconosciute, le conseguenze possono essere devastanti.

E' possibile accorgersene?

Spesse volte il paziente non sente nulla, è completamente asintomatico; a volte lamenta le

"formiche" ai piedi e, altre volte, deve interrompere la marcia dopo alcuni metri per la comparsa

di dolore ai polpacci. Oppure, il paziente ha "i calli" sotto i piedi che, per la presenza di

neuropatia, non fanno male; proprio quei calli, che sono l'espressione di un iperpressione,

possono con il tempo trasformarsi in ulcere. A volte, infine, il paziente si accorge di avere già

un'ulcera agli arti inferiori.

Ma allora che fare?

E' importante che i diabetici siano sottoposti a visite degli arti inferiori per la ricerca della

neuropatia e della vasculopatia periferica. La visita per la ricerca di segni e sintomi è rapida e di

semplice esecuzione; permette inoltre di identificare tutti quei soggetti che dovranno essere

sottoposti ad accertamenti più approfonditi e di consigliare tutte le più idonee misure per ridurre

il rischio di ulcerazione (ad esempio una calzatura o un plantare con adeguate caratteristiche). Nel

caso in cui il paziente abbia già una lesione ulcerativa in atto e sia affetto da diabete deve

rivolgersi immediatamente al proprio medico curante che saprà indirizzarlo a chi si occupa del

problema o direttamente ad un Centro specializzato per la cura del Piede Diabetico.

Qual’ è quindi il consiglio da dare ai pazienti diabetici?

Le ulcere dei piedi e le relative amputazioni possono essere spesso evitate, ma il paziente deve

essere sottoposto a visita periodica dei piedi per verificare se è già presente una neuropatia o una

vasculopatia diabetica e se le calzature che abitualmente porta sono idonee; non infrequentemente

proprio le calzature sono in causa nella formazione delle ulcere. Anche i pazienti che già hanno

delle lesioni ulcerative devono essere precocemente seguiti presso una struttura qualificata per

rispondere a tutte le esigenze che questa patologia richiede. Il piede diabetico necessita infatti di

un apporto multidisciplinare (più specialisti devono lavorare insieme in team!); questo permette

di ottenere quella tanto sospirata riduzione del numero di amputazioni nei soggetti diabetici. Tale

risultato può essere ottenuto solo grazie al lavoro di un team interdisciplinare e con l'utilizzo di

tutte tecniche attualmente disponibili (dalle medicazioni avanzate agli innesti cutanei, dagli

apparecchi di scarico in vetroresina alle tecniche di vascolarizzazione endoluminale e chirurgica,

etc.).

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L’attenzione del Medico Generale alla diagnosi precoce del Diabete e delle sue complicanze e

all’utilizzo di procedure appropriate per la loro prevenzione comportano: da una parte un

processo di riqualificazione professionale, dall’altra una rilevante riduzione dei costi sociali ed

economici nella gestione della Malattia Diabetica. Per questi motivi la Samnium Medica di

Benevento, l’ASL BN1 e il Servizio di Diabetologia Regionale della Seconda Università di

Napoli hanno organizzato uno “Screening del Piede Diabetico”

MATERIALI E METODI

Hanno partecipato alla ricerca ventidue Medici delle cooperative Samnium Medica ed Ippocrate.

I 22 MMG hanno in carico 490 pazienti diabetici, di età superiore o uguale a 50 anni con più di

10 anni di malattia.

Dei 490 diabetici con le caratteristiche di cui sopra solamente 164 sono stati sottoposti a

screening e cioè pari a 33,5%.

Lo studio ha avuto inizio nel novembre 2000 ed è stato condotto per fasi successive

Tab. 1 - Pazienti Valutati (TOTALE N° 164)

MASCHI FEMMINE TOTALE

PAZIENTI 79 (48 %) 85 (52%) 164

ETA’ MEDIA 68 67 67,7

OBESITA’ 30 (38 %) 38 (44,7 %) 68 (41,5 %)

1° FASE - Formazione dei medici partecipanti sui criteri di selezione

E’ stato organizzato un seminario preliminare inerente

1. patogenesi del piede diabetico

2. forum di discussione per piccoli gruppi onde consentire un’ampia interattività culturale.

2° FASE - Criteri di selezione dei pazienti

1 Sono stati individuati pazienti con diabete da oltre 10 anni e con età >= 50 anni che si

presentavano casualmente all’ambulatorio del Medico di Medicina Generale.

2 Sono stati visitati con conseguente compilazione della cartella predisposta rilevando:

tipo di diabete

durata

peso ed altezza

terapia praticata

fattori di rischio

esame obiettivo del piede

In presenza di sospetta: neuropatia, arteriopatia o alterazioni osteoartropatiche

1. sono stati inviati allo specialista competente (Neurologo, Angiologo e Fisiatra).

2. sono stati sottoposti ad esame clinico e strumentale specialistico.

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3° FASE - Analisi ed elaborazione dei dati

Tutti i pazienti sono stati sottoposti, presso l’Ambulatorio del MMG ad esame clinico del piede,

alla esplorazione dei vasi arteriosi periferici,all’esame clinico neurologico (valutazione della

sensibilità e dei riflessi osteotendinei), nonché alla valutazione della sensibilità protettiva con il

monofilamento di Semme-Weistein e di quella vibratoria mediante il diapason.

A tutti i pazienti, inoltre, è stata rilevata l’impronta plantare mediante l’uso di una carta

podografica.

Terminata questa fase di screening da parte del MMG i pazienti con reperti di una

neurovasculopatia sono stati inviati a visita specialistica oppure a strutture assistenziali

diabetologiche di secondo livello.

Dall’esame clinico effettuato nell’ambulatorio del MMG è stato rilevato quanto segue

vedi tabella 2.

Tab.2 Esame clinico obiettivo e strumentale del piede effettuato dal MMG su 164

pazienti diabetici

M (79) F (85) Tot. %

IPERCHERATOSI 61 69 130 (79,2%)

DITA RETRATTE O AD ARTIGLIO 18 20 38 (23,1%)

ULCERE NEUROPATICHE 2 3 5 (3%)

ULCERE VASCOLARI 2 2 4 (2,4%)

POLSI ARTERIOSI (assenti o iposfigmici) 9 13 22 (13,4%)

RIFLESSI OSTEO-TENDINEI (assenti o ridotti) 20 18 38 (23,1%)

SENSIBILITA’ PROTETTIVA

“MONOFILAMENTO” RIDOTTO O ASSENTE 35 24 59 (35,9%)

SENSIBILITA’ VIBRATORIA “DIAPASON”

RIDOTTA O ASSENTE 30 26 56 (34.1%)

In base allo screening effettuato è stato possibile selezionare pazienti senza alterazioni

morfologiche e segni di neurovasculopatia e pazienti con manifestazioni clinico-strumentali di

neurovasculopatia e precisamente 86 pazienti normali pari al 52,5 % e 78 pazienti con

neurovasculopatia pari al 47,5 % dei soggetti esaminati.

I pazienti con neurovasculopatia sono inviati per visita specialistica dal neurologo, dall’angiologo

e dal fisiatra.

Una volta acquisiti i responsi specialistici i pazienti con neurovasculopatia sono stati distinti in

tre gruppi tabella 3.

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Tab. 3 – Selezione dei pazienti - SOGGETTI ESAMINATI N°164

NORMALE 86 (52.5%) NEUROPAT.46 (28,2%) VASCOLARE 8 (4,8 %) NEURO-VASC. 24 (14,6%)

M F M F M F M F

38 48 20 26 6 2 15 9

44.1% 55,8% 43,4% 56,52% 7,5% 25% 62,5% 37,5%

1) pazienti con piede neuropatico 46/164 28%

2) pazienti con piede vascolare 8/164 4,8%

3) pazienti con piede neurovascolare o misto. 24/164 14,6%

TOT. 78/164 47.5%

I reperti clinico-strumentali più sapienti, riferiti ai tre gruppi, sono riportati nelle

tabelle seguenti:

Tab. 4 Reperti Clinico – Strumentali -PIEDE NEUROPATICO Tot. 46/164 (28 %)

DITA RETRATTE O AD ARTIGLIO 30/46 65.2%

IPERCHERATOSI 40/46 86,9%

ULCERE NEUROPATICHE 3/46 6,5%

SENSIBILITA’PROTETTIIVA “MONOFILAMENTO”

RIDOTTO O ASSENTE 42/46 91,3 %

SENSIBILITA’VIBRATORIA “DIAPASON”

RIDOTTA O ASSENTE 44/46 95,6 %

RIFLESSI OSTEO-TENDINEI RIDOTTI O ASSENTI 28/46 60,8%

INDICE DI WINSOR +/- 096

Tab. 5 – Reperti Clinico -Strumentale - PIEDE VASCOLARE Tot. 8/164 (4,9 %)

M (6) % F (2) 1,21 %

IPERCHERATOSI 2 25 % 1 12,5%

ULCERE 2 25 % 0

POLSI ARTERIOSI (assenti) 6 100 % 2 100 %

DOPPLER Indice WINSOR +/- 065 +/-068

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Tabella 6: REPERTI CLINICO-STRUMENTALI DEL PIEDE

NEURO-VASCOLARE (24/164=14,5%).

IPERCHERATOSI 14 (58,3%)

DITA RETRATTE O AD ARTIGLIO 8 (33.3%)

ULCERE NEUROPATICHE 2 (8,3%)

ULCERE VASCOLARI 2 (8,3%)

POLSI ARTERIOSI (assenti o iposfigmici) 15 (62,5 %)

RIFLESSI OSTEO-TENDINEI (assenti o ridotti) 10 (41,6%)

SENSIBILITA’ PROTETTIVA “MONOFILAMENTO”

RIDOTTO O ASSENTE 17 (70,8 %)

SENSIBILITA’ VIBRATORIA “DIAPASON”

RIDOTTA O ASSENTE 12 (50 %)

INDICE DI WINSOR +/- 078 +/- 082

Tabella 7: risultati dell’esame podografico.

RILIEVO APPOGGIO PLANTARE CON CARTA

PODOGRAFICA

M(79) % F (85) % TOT. 164

Piede Normale

Piede Cavo

Piede Piatto

Aree Iperpressione

40

30

9

44

50,6 %

38,1%

11,3%

55,6%

32

44

9

56

37.6%

51,7%

10.8%

65,8%

72 (44%)

74 (45,1%)

18 (11%)

111 (67.6%)

La valutazione dell’appoggio plantare presso lo studio del MMG è stato eseguito mediante l’uso

di una carta podografica che fornisce solo un orientamento diagnostico che và successivamente

approfondito con indagini più precise quali la telepodometria, la baropodometria etc/ per la

prescrizione di eventuali protesi correttive.

Non tutti i pazienti per varie ragioni hanno completato lo studio dell’appoggio plantare, ma in un

incontro con i Fisiatra è stata possibile confrontare i vari reperti e concludere che anche le carte

podografiche sono utili per una diagnosi probativa per un’alterazione dell’appoggio

plantare.

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il piede diabetico è un quadro clinico complesso che si manifesta in pazienti diabetici, in genere,

in età avanzata e con durata del diabete da oltre dieci anni e che comporta notevoli implicazioni

socio-sanitarie con notevoli costi per il servizio sanitario e per quello previdenziale.

Come molte patologie è essenziale la diagnosi precoce delle lesioni iniziali che spesso sono alla

base delle temibili complicanze ulcero-infettive che possono dar luogo ad amputazioni parziali o

estese.

Il Medico di Medicina Generale può e deve svolgere un ruolo preminente di I livello nella

prevenzione e nel trattamento del piede diabetico.

La coooperativa Samnium ha portato avanti questo lavoro di screening sul piede diabetico su

pazienti diabetici afferenti al loro ambulatorio.

Infatti è stato possibile selezionare 164 diabetici in età adulta e con diabete da oltre 10 anni e di

questi ben 78 pazienti pari al 47,5 % presentavano alterazioni neurovascolari agli arti inferiori

ed ai piedi.

Al completamento dello studio effettuato con la collaborazione di colleghi specialisti, ha

consentito di porre una diagnosi precisa sul tipo di lesioni presenti e di impostare una corretta

terapia medico ed ortesica.

La nostra indagine ha evidenziato una netta prevalenza del piede neuropatico riscontrato nel

28% dei casi e del piede neurovascolare riscontrato nel 14,6% dei casi, mentre quello

vascolare è stato osservato in una minore percentuale pari al 4,9% dei casi. Anche la presenza

di ulcere neuropatiche è maggiore di quella vascolare.

Un dato che merita di essere sottolineato è che il piede neuropatico si riscontra con maggiore

frequenza nei soggetti più giovani, mentre quella vascolare in soggetti con maggiore età.

Come è noto le alterazioni neuropatiche sono più strettamente legate alle alterazioni metaboliche

ed in particolare allo scompenso glicemico e ciò ci induce a prestare una maggiore attenzione per

ottenere un miglior compenso del diabete attraverso l’educazione del paziente ad osservare

scrupolosamente le misure dietetiche e terapeutiche ed a praticare l’autocontrolo domiciliare della

glicemia.

Lo screening effettuato ha posto in rilievo che la prevenzione del piede diabetico può essere

effettuata con successo con l’impegno del MMG che oltre ad ispezionare i piedi del paziente

deve svolgere anche un’ opera educativa non solo verso i propri pazienti e loro familiari, ma

anche verso gli altri operatori sanitari come infermieri, podologi, e assistenti sociali.

Il MMG è consapevole del suo ruolo e deve pertanto regolare la propria attività riservando

alcune ore per visitare i pazienti diabetici a rischio per le lesioni del piede essendo sufficienti

un esame clinico con l’utilizzo anche di una semplice strumentazione come il

monofilamento, diapason, la carta podografica etc per poter selezionare i pazienti diabetici

con problemi di piede da inviare successivamente alle strutture di II livello.

La prevenzione e la diagnosi precoce rappresentano indubbi vantaggi non solo per il MMG ed i

suoi pazienti, ma anche per il sistema sociale ed assistenziale che può conseguire notevoli

risparmi economici.

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CHE COS’È IL PIEDE DIABETICO? E’ l’insieme delle alterazioni anatomo-funzionali secondarie alle complicanze croniche del

diabete e cioè alla vasculopatia periferica ed alla neuropatia con il concorso di fattori locali

fisico-chimici ed infettivi.

ENTITA’ DEL PROBLEMA

I diabetici in Italia sono oltre 3.500.000.

Circa il 15 % di essi va incontro ad ulcere a livello del piede.

Età maggiormente interessata 45-65 anni; la frequenza aumenta di circa 7 volte nei soggetti

con età maggiore di 75 anni.

Si tratta di diabetici di lunga durata della malattia, in genere oltre i 15 anni.

Il 45% di tutte la amputazioni non traumatiche avviene nei diabetici.

Un’ulcera del piede può essere causa di amputazioni nel 71-85 % dei casi.

Un’accurata prevenzione può evitare il 75% delle amputazioni.

Il medico di medicina generale rappresenta il I livello di intervento di prevenzione.

Il 6 % dei ricoveri ospedalieri e’ dovuto ad ulcere ai piedi.

I costi assistenziali sono molti alti.

Viene pertanto auspicata la creazione della clinica del piede o anche un ambulatorio del piede

presso strutture pubbliche o private, ove specialisti ed operatori sanitari, compresi i podologi,

collaborino per la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura di questa temibile complicanza.

FISIOPATOLAGIA DELLE ALTERAZIONI DEL PIEDE

In che modo la neuropatia periferica favorisce le lesioni del piede?

La neuropatia periferica, secondaria allo scompenso metabolico cronico, comporta una riduzione

o abolizione della sensibilità (tattile, termica, dolorifica, vibratoria etc.) e degli stimoli motori e

trofici a livello muscolare. (fig.1)

La perdita della sensibilità favorisce l’insorgenza di lesioni della cute, spesso causata da calzature

non idonee e/o da stimoli fisico-chimici (traumi, calore, callifughi, corpi estranei all’ interno delle

scarpe).

Il deficit neuro-motorio determina, a livello dei muscoli estensori, flessori, ed interossei del

piede, squilibri funzionali con dorso-flessione delle dita sui metatarsi, flessione delle seconde

falangi sulle prime (dita a martello o ad artiglio), iperpressioni a livello delle teste metatarsali,

spostamento del cuscinetto adiposo, callosità ed ulcerazioni.

Le zone di callosità o ipercheratosiche si formano perché la pressione esercitata dalla forza di

gravità sulla superficie plantare risulta fortemente squilibrata, per cui alcune zone risultano

sottoposte a maggiore pressione e di conseguenza la cute, per un meccanismo di difesa, aumenta

di spessore. La persistente pressione che si esercita su queste zone, comporta anche la fuoriuscita

di liquidi dai vasi (plasma, sangue) che vengono assorbiti dalle callosità, caratteristicamente

idrofile, che vanno incontro a macerazione e successivamente ad ulcerazione. L’ispessimento

delle fibre collagene si stabilisce in corso di scompenso metabolico cronico per l’intervento dei

processi di glicosilazione e per l’azione lesiva dei radicali liberi dell’O2.

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Inoltre la ridotta mobilità articolare, che può essere secondaria alla coesistenza di deformità da

artrosi, artriti o esiti di fratture, limitano i normali movimenti del piede e non permettono una

distribuzione omogenea del carico.

Il sistema nervoso autonomico o vegetativo viene parimenti interessato in corso di diabete con

alterazioni della funzione parasimpatica o vagale e di quella simpatica. La neuropatia vegetativa a

livello del piede e’ responsabile dei disturbi trofici locali (cute secca, fissurazioni, ridotta

sudorazione etc.) e delle turbe vasomotorie (piede caldo, arrossato, edematoso, vene turgide). La

denervazione simpatica che si stabilisce nei pazienti diabetici per degenerazione delle fibre c

postgangliari, delle fibre periarticolari e di quelle adiacenti alle ghiandole sudoripare condiziona i

seguenti fenomeni:

perdita del tono vasomotore (mancata o ridotta risposta vasodilatatrice al danno

locale)

ipoanidrosi o anidrosi ed alterazione del PH locale (cute più facilmente aggredibile

dai germi).

formazione di shunt artero-venosi per la simpaticolisi degli sfinteri arteriolari

precapillari con passaggio di sangue dall’albero arterioso a quello venoso e conseguente

turgore delle vene del dorso del piede, edema e cute calda ed arrossata

degenerazione della tunica media delle arterie e successiva calcificazione (Sclerosi di

Monckeberg).

LA VASCULOPATIA PERIFERICA:

SUA IMPORTANZA NELLA GENESI DELLE LESIONI

DEL PIEDE

La macroangiopatia, riconducibile al processo aterosclerotico, e’ molto frequente nei diabetici

tanto che, in passato, il diabetico veniva considerato come un esperimento naturale di

aterosclerosi. Il processo aterosclerotico e’ nei diabetici più frequente, le lesioni sono

multisegmentarie, ad evoluzione più rapida; i due sessi sono colpiti in uguale misura. (fig.2)

I fattori di rischio nel diabetico sono rappresentati oltre che da fumo, ipertensione arteriosa,

ipercolesterolemia, obesità, anche da fattori propri del diabete come iperglicemia,

iperinsulinemia, iperfibrinogenemia etc. Nella grande maggioranza dei casi l’arteriopatia

periferica interessa i vasi più distali poplitei e sottopoplitei, simmetricamente ed anche i vasi

collaterali. In presenza di vasculopatia anche un’ulcera neuropatica guarisce molto lentamente e

spesso diviene recidivante.

La calcificazione della tunica media delle arterie che caratterizza la Sclerosi di Monckeberg,

determina una rigidità della parete senza provocare ischemia e rende non attendibile la

misurazione dell’indice di Winsor. (fig.3)

La microangiopatia non svolge un ruolo patogenetico primario nella genesi delle lesioni

cutanee, ma partecipa negativamente nella regolazione del flusso locale favorendo l’instaurarsi di

turbe trofiche ed anatomiche periferiche. In presenza di un processo infettivo a livello del piede,

l’edema e l’endoarterite da tossine batteriche determinano un’occlusione delle arteriole e dei

capillari con conseguente ischemia (sindrome del dito blu).

LE INFEZIONI

La cute in presenza di una neuro-vasculopatia risulta particolarmente vulnerabile e rappresenta la

porta di ingresso di germi che possono determinare infezioni superficiali oppure profonde ed

estese. La presenza di infezione rappresenta un pericolo per l’integrità del piede ed e’

responsabile di amputazioni minori o maggiori nel 25-50 % dei casi. Nei pazienti diabetici le

infezioni sono più frequenti e più gravi con rapida progressione per la particolare struttura

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anatomica del piede (compartimenti che facilitano la diffusione lungo le fasce e le aponeurosi

delle logge plantari).

L’iperglicemia, la ridotta attività dei polimorfonucleati e la minore produzione di anticorpi sono i

principali fattori che favoriscono le infezioni.

La flora batterica responsabile delle infezioni e’ rappresentata da germi aerobi ed anaerobi,

spesso polimicrobica. Le infezioni superficiali sono abitualmente sostenute da batteri gram

positivi (stafilococco aureo, streptococchi), mentre quelle profonde sono spesso polimicrobiche

con batteri anaerobi (streptococchi anaerobi, bacteroides, clostridi etc) e gram negativi

(pseudomonas, proteus etc.).

L’osteomielite e’ presente nel 10-20 % dei casi.

La scelta dell’antibiotico da usare per via generale viene fatta dapprima empiricamente e

successivamente in base al risultato del tampone colturale con il relativo antibiogrammma. Il

tampone deve essere ripetuto ogni 8-10 giorni per la possibile selezione di ceppi resistenti

all’antibiotico utilizzato.

Le micosi della cute, degli spazi interdigitali e degli annessi cutanei devono essere

adeguatamente trattate, anche con il solo trattamento topico, in quanto possono essere il canale di

entrata per infezioni più gravi.

La tigna (tinea pedis) si manifesta con una serie di vescicole pruriginose (il prurito può mancare

in presenza di neuropatia), con macerazioni ipercheratosiche associate a fissurazioni interdigitali.

Le onicomicosi portano alla distruzione dell’unghia ed in genere richiedono una terapia sistemica

antimicotica.

ESAMI STRUMENTALI PER LA VALUTAZIONE DELLA VASCULOPATIA E

DELLA NEUROPATIA DA ESEGUIRSI IN STRUTTURE SPECIALISTICHE.

Indagini strumentali per la Vasculopatia: a) Esame doppler

b) Esame ecocolordoppler

c) Esame pletismografico

d) Esame fotopletismografico

e) Valutazione dell’indice di Winsor

f) Misurazione della pressione all’alluce

g) Pressione transcutanea di O2

h) Arteriografia digitalizzata

Indagini strumentali per la Neuropatia a) Biodesiometria

b) Sensibilità protettiva con il monofilamento di Semmes –Weinstein

c) Elettromiografia con VCM e VCS

d) Rx dei piedi standard e sottocarico

e) Tac piedi

f) Prove cardiovascolari per la valutazione della neuropatia neurovegetativa

Indagini in presenza di infezione a) Esami colturali ripetuti con ANTIBIOGRAMMI

b) RMN dei piedi se sospetto di osteomielite

c) Scintigrafia ossea con leucociti marcati

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PREVEZIONE DELLE LESIONI DEL PIEDE

La prevenzione può essere effettuata attraverso un approccio multidisciplinare allo scopo di:

rilevare precocemente le condizioni predisponenti;

identificare i pazienti a rischio;

educare i pazienti, il personale sanitario e parasanitario ad avere la massima cura, la

massima attenzione a rilevare anche le minime lesioni e mettere in atto i dovuti

provvedimenti; l’educazione deve essere effettuata attraverso un linguaggio

semplice, comprensibile e ripetitivo.

LIVELLI DI PREVENZIONE E GESTIONE DEL PIEDE DIABETICO

I livello: medico di famiglia, infermiere specializzato, podologo.

II livello: diabetologo, chirurgo generale e/o vascolare e/o ortopedico e/o fisiatra.

III livello: ambulatorio del piede diabetico, servizio e/o divisone di diabetologia e/o malattie del

metabolismo.

PAZIENTI DIABETICI A RISCHIO PER LESIONI DEL PIEDE

- età avanzata;

- diabete di lunga durata;

- precedenti lesioni trofiche;

- presenza di retinopatia e/o nefropatia;

- presenza di neuropatia e/o vasculopatia periferica asintomatiche;

- deformità del piede;

- condizioni socio-economiche disagiate;

- particolari tipi di lavoro;

- alterazioni della motilità articolare e/o delle condizioni generali che impediscono di rilevare o

curare le cause predisponenti alle lesioni del piede.

Così come varie volte ribadito, una efficace prevenzione si avvale dell’educazione del paziente,

dei suoi familiari, dei vari operatori sanitari, degli assistenti sociali e così via.

Le istruzioni da impartire per prevenire le lesioni del piede possono essere così

schematizzate.

1. usare scarpe morbide e calibrate per evitare compressioni, infiammazioni e quindi

ulcerazioni;

2. evitare di calzare scarpe troppo strette o troppo consumate ispezionandole nel loro interno

per evitare irregolarità o salienze;

3. evitare di calzare sandali con infradito o aperti anteriormente;

4. usare plantari personalizzati inseriti in scarpe morbide e calibrate in presenza di

malformazioni o di callosità;

5. le calze devono essere sempre pulite, assorbenti e comode, non devono avere cuciture che

possono provocare irritazioni cutanee;

6. lavare i piedi tutti i giorni con acqua tiepida (37°C) e per pochi minuti in modo da evitare

macerazioni della cute;

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7. in presenza di eccessiva sudorazione il lavaggio potrà essere effettuato anche più di una

volta al giorno;

8. asciugare accuratamente i piedi specie nelle pieghe interdigitali con un asciugamano

morbido o con un asciugacapelli a temperatura modesta, si possono usare piccole dosi di

talco;

9. correggere la secchezza della cute con creme idratanti alla lanolina;

10. tagliare le unghie con forbici a punta smussata per evitare lesioni e arrotondando gli angoli

per evitare unghie incarnite;

11. calli e duroni vanno strofinati con pietra pomice o con limetta di cartone, da evitare

assolutamente l’uso di lametta da barba, lime metalliche o callifughi;

12. per evitare ferite non camminare a piedi nudi o su terreno eccessivamente caldo (sabbia

d’estate);

13. evitare le fonti di calore eccessivo (termosifoni, borse di acqua calda), in caso di freddo

notturno usare calze di lana;

14. non usare cerotti adesivi che limitino la traspirazione ed irritino la cute;

15. non usare giarrettiere che esercitino azione costrittrice;

16. non usare a lungo stivali di gomma;

17. non usare sostanze chimiche irritanti sia a scopo antisettico che cheratolitico;

18. in posizione seduta non accavallare le gambe per molto tempo per evitare compressioni su

nervi o vasi;

19. osservare attentamente, anche con l’aiuto di uno specchio, la punta dei piedi, onde rilevare

la presenza di taglio, piccole ferite, cambiamenti di colore, calli, duroni, verruche;

20. le piccole ferite superficiali vanno lavate con sapone disinfettante e coperte con garza

sterile fissata con cerotto di carta porosa.

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ESAME CLINICO DEL PIEDE

L’esame deve essere effettuato con il paziente in fase statica, sia in clino che in ortostatismo e, in

fase dinamica, durante la deambulazione.

Esame clinico del piede:

a. caviglia, dorso delle dita, spazi interdigitali, pianta del piede, calcagno;

b. cute (odore, temperatura, edema, cheratosi, fissurazioni, cicatrici, zone di necrosi;

c. annessi: unghie – peli;

d. tessuto sottocutaneo: ipo-atrofia muscolare, ulcere plantari, necrosi calcaneari,

celluliti, etc;

e. scheletro: alterazioni morfologiche, appoggio plantare, funzione articolare.

La valutazione del paziente disteso sul lettino, in clinostatismo, consente di fare esaminare :

1. la forma del piede in scarico:

a. piede con arcata longitudinale nella norma;

b. piede piatto,

c. piede cavo

2. la presenza di callosità in corrispondenza delle teste metatarsali o in altre sedi -

Particolare attenzione deve essere rivolta alle condizioni anatomo-funzionali di:

cute (colore, temperatura, cheratosi, fissurazioni, ragadi, cicatrici)

annessi cutanei (unghie, peli);

spazi interdigitali;

tessuto sottocutaneo, muscoli, zone ulcerate e/o necrotiche, cellulite, fascite etc.

scheletro: alterazioni morfologiche, funzione articolare, appoggio plantare;

circolazione locale: palpazione per la valutazione dei polsi arteriosi (femorale,

poplitea, tibiale post. e ant., pedidia); (fig. 2)

innervazione sensitivo-motoria e neurovegetativa.

Fig. 1 Fig. 2

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La valutazione del Paziente in stazione eretta con i piedi lievemente distanziati consente l’esame

del:

1. retropiede: a) valgismo fisiologico; b) valgismo patologico; c) varismo

patologico

2. avampiede: a) alluce vago; b) dita a martello; c) dita in griffe.

3. volta plantare sotto carico: a) piede con arcata longitudinale nella norma; b)

piede piatto; piede cavo.

La valutazione del Paziente durante la deambulazione per evidenziare eventuali alterazioni

delle fasi del passo che possono essere determinate anche da altre patologie coesistenti (ad

esempio coxartrosi, gonartrosi o lombosciatalgia etc.) e che ulteriormente possono alterare

l’appoggio plantare.

Oltre all’esame clinico del piede risulta utile l’ispezione delle calze e delle calzature.

Le calze se rattoppate o indossate non correttamente formando delle plicature, possono

determinare zone di aumentata pressione causando lesioni cutanee.

Le calzature a loro volta possono essere causa di zone di aumentata pressione;; utile è il rilievo

di deformazioni della tomaia, delle cuciture, la forma della punta e lo stato della fodera e dei

plantari. Il consumo della suola e/o del tacco medialmente o lateralmente permettono di

sospettare alterazioni dell’appoggio plantare nelle fasi della deambulazione. Le calzature devono

pertanto essere comode, morbide ed avvolgere il piede

Nei casi in cui l’esame clinico evidenzi significative alterazioni dell’appoggio plantare e gravi

alterazioni della pianta del piede con aree di iperpressione, può essere utile lo studio

dell’appoggio plantare che può essere eseguito mediante varie indagini e precisamente: (fig. 3,

fig. 4, fig 5)

- Podoscopia

- Fotopodografia

- Telepodometria

- Baropodometria (analisi computerizzata del passo).

N.B. Nessuno dei sopracitati esami è significativo se non viene interpretato alla luce di una

valutazione clinica globale del paziente.

Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5

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L’ESAME DEL PIEDE NEUROPATICO EVIDENZIA:

a. alterazioni della normale morfologia del piede :

1. ipotrofia dei muscoli interossei;

2. presenza di dita retratte, ad artiglio e/o a martello con callosità dorsali;

3. vene turgide;

4. cute secca, anidrosica calda o normale al termotatto;

b. presenza di aree di ipercheratosi con callosità e duroni che possono trasformarsi in ulcere;

c. alterazioni della sensibilità: (fig. 6, fig. 7)

1. riduzione o assenza della sensibilità termica, dolorifica, tattile, propiocettiva, vibratoria;

(fig. 8, fig. 9)

2. riduzione o assenza dei riflessi osteotendinei (achillei, rotulei)

3. polsi arteriosi normalmente apprezzabili

La sensibilità tattile

può essere testata

SEMPLICEMENTE

col monofilamento

di Semmes-Weinstein

di 10 grammi.

Quando il filamento

si piega, si è applicata

una forza di 10 gr

Neuropatia sensitivaNeuropatia sensitiva

Filamento diSemmes-Weinstein

5.07 = 10 gr.

La sensibilità vibratoria può essere misurata

con un diapason o un biotesiometro,

applicati sul malleolo o sul 1° dito

Neuropatia sensitivaNeuropatia sensitiva

BiotesiometriaDiapason 128 Hz

Le lesioni neuropatiche del piede sono rappresentate dall’ulcera che si presenta con le seguenti

caratteristiche: (vedi da fig.10 a fig. 17)

- si sviluppa nel contesto di una callosità

- bordo fibrotico, biancastro circondato da tessuto ipercheratosico

- fondo granuloso di colorito rosa-biancastro o rossastro

- l’ulcera e’ caratteristicamente indolore

Fig. 6 Fig. 7

Fig. 8 Fig. 9

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Fig. 10 Fig. 11

Fig. 12 Fig. 13

Fig. 14 Fig. 15

Fig. 16

Fig. 17

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L’ESAME DEL PIEDE VASCOLARE EVIDENZIA:

- colorito tendente al rosso-cianotico a chiazze o esteso ( se l’arto viene sollevato diventa

pallido, se invece viene posto in posizione declive assume un colorito rosso-cianotico –

eritrosi declive ).

- estremità fredde al termotatto;

- cute secca, squamosa, lucida con peli rari o assenti;

- fissurazioni, ragadi, ulcere a livello dei talloni e delle parti prominenti;

- unghie scalinate, con aspetto a becco d’aquila e comunque mostruose, spesso incarnite ed

infiammate;

- processi ischemici e gangrene;

- colore intenso locale, claudicatio intermittens, dolore a riposo

- le arterie periferiche poplitea, tibiale ant. o post. e pedidia sono appena apprezzabili o

assenti.

LESIONI ISCHEMICHE A LIVELLO DEL PIEDE

- vescicole o bolle

- macchie ischemiche o necrotiche

- ulcera ischemica

- gangrena secca, umida e gassosa

CARATTERISTICE DELL’ ULCERA ISCHEMICA:

- interessa il derma ed i piani sottocutanei;

- bordi regolari, scavati a picco, apparentemente ben vascolarizzati;

- fondo piano, ricoperto da materiale giallastro-necrotico;

- dolente alla pressione o spontaneamente (il dolore può essere assente in caso di neuropatia);

- localizzazione a livello delle zone prominenti: cute delle dita (punta e/o dorso) medialmente

o lateralmente alla I e V articolazione metatarso-falangea, tallone, malleoli etc. (vedi da

fig.18 a fig. 30)

Fig. 18 Fig. 19 Fig. 20

Fig. 21 Fig. 22

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Fig. 23 Fig. 24

Fig. 25 Fig. 26

Fig. 27 Fig. 28

Fig. 29 Fig. 30

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SISTEMI CLASSIFICATIVI DELLE LESIONI

Esistono diverse classificazioni delle lesioni trofiche; una di queste e’ quella di Wagner che

identifica 6 gradi di lesioni secondo l’interessamento dei diversi piani tissutali, la localizzazione

topografica e la eventuale presenza di infezione.

GRADO 0: NON ULCERAZIONI ATTIVE, EVENTUALI DEFORMITA’ O CELLULITE.

GRADO 1: ULCERA SUPERFICIALE.

GRADO 2: ULCERA PROFONDA FINO AL TENDINE, ALLA CAPSULA ARTICOLARE

O ALL’OSSO.

GRADO 3: ULCERA PROFONDA CON ASCESSO, OSTEOMIELITE O ARTRITE

SETTICA.

GRADO 4: GANGRENA LOCALIZZATA ALL’AVAMPIEDE O AL TALLONE.

GRADO 5: GANGRENA DI TUTTO IL PIEDE.

Tale classificazione non solo e’ importante dal punto di visto diagnostico, ma consente anche di

pianificare le strategie terapeutiche e valutare l’evoluzione di una stessa lesione nel tempo.

GRADO 0

Assenza di lesioni aperte,

possibile presenza di condizioni predisponesti alle lesioni (deformità del piede, prominenze ossee,

cute secca, ipercheratosi, edema)

TERAPIA

1 Prevenzione attraverso l’educazione alla cura dei piedi; nei soggetti a rischio è utile:

a) una scrupoloso cura dei piedi

b) creme e\o emulsioni idratanti la cute

c) rimozione di callosità con manualità chirurgica, evitando l’uso di cheratolitici

d) uso di scarpe ortopediche personalizzate per evitare traumi “compressivi” a

ripos e durante la deambulazione; nonché uso di plantari per riequilibrare, a

livello della pianta del piede, il carico pressorio e per armonizzare lo scarico

GRADO 1

Lesioni superficiali non infette con interessamento della cute, del sottocutaneo fino allo strato

muscolare.

TERAPIA

1 attuare le stesse misure precedenti

2 in presenza di ulcera neuropatica asportare il bordo calloso e scaricare la pressione

3 in presenza di ulcera vascolare: proteggere la tensione e valutare le condizioni

circolatorie locali ed attuare terapia medica vasoattiva e\o terapia chirurgica di

rivascolarizzazione

4 in presenza di lesione da ustione occorre drenare la bolla senza asportare la cute e

proteggere la lesione.

GRADO 2

Lesioni profonde con interessamento anche di tendini, ossa ed articolazioni

TERAPIA

in questi casi è possibile la presenza di infezioni che vanno ricercate mediante esami di

coltura per aerobi ed anaerobi. Ad ogni modo è buna norma attuare una terapia antibiotica

ad ampio spettro, la stessa dell’antibiogramma gli antibiotici localmente vanno evitati

quando sono presenti fenomeni di riparazione tissutale (tessuto di granulazione)

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GRADO 3

Lesioni profonde con processi ploartrosici, osteomielitici, fenomeni dello spazio plantare o infezione

dei tendini o delle guaine

TERAPIA

in questi casi è necessario un ampio sbrigliamento dei tessuti con drenaggio delle raccolte

ascessuali ed asportazione dei tessuti necrotici e\o infetti. Terapia antibiotica ad ampio

spettro intensa e prolungata per via parenterale e locale, successivamente la

somministrazione dell’antibiotico sarà mirata in base ai reperti degli esami di coltura. E’

necessario sorvegliare attentamente le condizioni cardiovascolari o polmonari.

GRADO 4

Gangrena secca e\o umida circoscritta con possibile cellulite circostante

TERAPIA

le lesioni ischemiche possono essere localizzate e\o estese a tutto l’avampiede. L’occlusione

vascolare può interessare i vasi più prossimali (femorale, poplitea, tibiali, pedidia) oppure i

vasi distali terminali. In questa ultima evenienza, con il concorso di fattori infettivi si

determina una angiopatia obliterante settica con gangrena localizzata (sindrome del dito

blu). E’ necessario migliorare il flusso locale, combattere l’infezione ed attuare amputazioni

minori.

GRADO 5

Gangrena estesa a quasi tutto il piede

TERAPIA

in questi casi è quasi sempre impossibile evitare l’amputazione, il cui livello viene stabilito

dopo un accurato studio vascolare (angiografia, ecocolordoppler, TePO2) onde assicurare un

moncone utile e vitale

Tuttavia la classificazione di Wagner presenta il grosso limite di non considerare la presenza o meno

di ischemia.

Per tale motivo è stata introdotta e validata una nuova classificazione che tiene conto della eventuale

presenza di ischemia; prende il nome dalla sede di origine: Sistema di classificazione delle lesioni

dell’Università del Texas.

CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI

SECONDO LO SCHEMA DELL’UNIVERSITA’ DEL TEXAS

0 I II II

A Lesione pre o post-

ulcerativa,

completamente

epitelizzata.

Ulcera superficiale non

coinvolgente tendine,

capsula o osso.

Ulcera profonda fino al

tendine o alla capsula

articolare.

Ulcera profonda fino

all’osso o

all’articolazione.

B Infezione Infezione Infezione Infezione

C Ischemia Ischemia Ischemia Ischemia

D Infezione+Ischemia Infezione+Ischemia Infezione+Ischemia Infezione+Ischemia

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IL TRATTAMENTO DEL PIEDE DIABETICO

Il trattamento iniziale comprende l'ottimizzazione del compenso glicemico, la riduzione delle

pressioni plantari attraverso il riposo a letto o il posizionamento di gambaletti gessati di scarico e il

trattamento locale di disinfezione e detersione dell'ulcera.

La detersione dell'ulcera può essere facilitata, nelle prime fasi del trattamento, dall'uso di enzimi

proteolitici ma l'escara necrotica va comunque asportata chirurgicamente,con molta cautela nei

soggetti vasculopatici.

Un problema particolare è costituito dall' osteomielite (grado 3), presente nel 100 % dei casi se

l'ulcera può essere sondata fino all'osso. La diagnosi va confermata con radiologia convenzionale,

scintigrafia ossea con leucociti marcati, e, nei casi dubbi, con TAC / RMN.

I pazienti in buone condizioni generali, in assenza di segni di diffusione o con infezione limitata

all'alluce possono essere trattati ambulatorialmente.

Il ricovero è raccomandato in presenza di infezione delle ossa matatarsali o del medio-piede, in

presenza di cellulite severa o di segni di insufficienza vascolare (utile la valutazione di un chirurgo

vascolare).

Particolare attenzione in questi casi al controllo glicemico.

Indispensabile la copertura antibiotica ad ampio spettro in attesa di antibiogramma.

La toilette chirurgica della ferita può comportare un'amputazione parziale generalmente di un osso

metatarsale insieme con il dito corrispondente (amputazione a raggio).

Quando la lesione è detersa e priva di segni di infezione vanno stimolate la cicatrizzazione e

riepitelizzazione.

Tra le varie metodiche utilizzate nel tentativo di ridurre i tempi di guarigione delle ulcerazioni nei

casi con estese perdite tissutali, in alternativa allo skin graft, ricordiamo la laser terapia

(particolarmente con He-Neon laser) e l'impiego topico di fattori di crescita (becaplermin 0.01 %); il

trattamento più promettente attualmente sembra essere rappresentato dall'innesto di sostituto dermale

autologo utilizzando un biopolimero dell'acido jaluronico (dermagraft).

Nei pazienti con maggiore compromissione vascolare le manifestazioni del piede diabetico sono

frequentemente rappresentate da gangrena localizzata o diffusa (gradi 4-5 di Wagner).

Le forme ben circoscritte, generalmente localizzate alla punta delle dita o all'apice del tallone,

possono essere trattate conservativamente (autoamputazione): la ferita che ne risulta va poi trattata

come ulcera superficiale.

Nelle forme diffuse il trattamento è costituito dall'amputazione primaria: vanno comunque valutate

tutte le possibilità terapeutiche anche solo allo scopo di limitarne l'ampiezza (indispensabile la

consulenza di un chirurgo vascolare).

Di importanza fondamentale in ogni caso sono il controllo glicemico (lo scompenso è la regola) e il

controllo delle infezioni utilizzando copertura antibiotica parenterale ad ampio spettro.

I pazienti con pregressa ulcerazione hanno elevato rischio di recidiva, particolarmente in caso di

amputazione.

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TIPI DI MEDICAZIONI

1 MEDICAZIONI AVANZATE

La medicazione è un materiale che viene posto a diretto contatto con una lesione (medicazione

primaria) che può necessitare di un supporto di fissaggio o di interazione con la stessa (medicazione

secondaria).

La medicazione ideale è quella meglio in grado di creare l’ambiente ottimale per il processo di

guarigione della lesione.

Nel corso degli ultimi 20 anni sono state progettate medicazioni via via più progredite, ispirate ai

seguenti principi.

Mantenere l’ambiente umido a contatto con la lesione cutanea.

Permettere lo scambio gassoso di ossigeno, anidride carbonica e vapore acqueo con

l’ambiente.

Garantire l’isolamento termico.

Essere sicura, ovvero:

non contenere elementi tossici

essere non allergica

essere sterile (condizione questa assolutamente essenziale per un processo

di guarigione senza complicanze).

Avere alto potere adsorbente (di microrganismi, componenti tossici, cellule morte, ecc.).

Essere barriera all’ingresso di microrganismi esterni che altrimenti aggraverebbero le

lesioni infette.

Non aderire all’area cutanea lesa.

Garantire una protezione meccanica (la medicazione ideale deve poter proteggere la lesione

da possibili traumi).

Essere comoda e non dolorosa.

Conformarsi alle superfici irregolari (la medicazione ideale è conformabile e flessibile per

adattarsi a qualsiasi contorno anatomico).

Essere di semplice e sicuro utilizzo.

Necessitare intervalli di cambio sufficientemente lunghi.

Permettere il monitoraggio del processo evolutivo senza rimuovere la medicazione.

Le categorie di prodotti attualmente presenti sul mercato delle medicazioni avanzate sono:

gli idrocolloidi

gli alginati

gli idrogeli

i poliuretani

i derivati dell' acido ialuronico

i poliacrilati

i carboni

la CMC sodica

i film semipermeabili.

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Va sottolineato che il settore delle medicazioni avanzate è in continua evoluzione: infatti, la ricerca e

la sperimentazione in questo campo rende pressoché continua la messa a punto di nuovi prodotti tesi

ad ampliare e migliorare le soluzioni disponibili.

1.1 GLI IDROCOLLOIDI Gli idrocolloidi (medicazioni primarie e/o secondarie), sono miscele di polimeri naturali o sintetici,

sospesi in forma microgranulare in una matrice adesiva.

Hanno la proprietà di adsorbire acqua in modo lento e controllato, subendo una trasformazione fisica

chiamata inversione di fase.

Tale caratteristica fa sì che questi dispositivi possano aderire alla cute sana ed essere totalmente non

aderenti sulle lesioni umide.

Un’altra proprietà di questi dispositivi è la permeabilità ai gas come l’ossigeno, l’anidride carbonica

e il vapore acqueo che dipende dallo spessore e soprattutto dalla composizione del materiale di

copertura esterno.

1.2 GLI ALGINATI

Gli alginati sono medicazioni primarie a base di sali di calcio e/o sodio dell’acido alginico.

Sono caratterizzati da un elevato grado di adsorbenza.

1.3 GLI IDROGELI

Gli idrogeli sono medicazioni fluide a base di polimeri idrofili con un contenuto di acqua superiore

al 50% e possono contenere alginato, disponibili anche in forma di medicazione pronta all’uso su

supporto.

Sono specifici per lesioni cutanee che necessitano di idratazione e/o di detersione.

1.4 I POLIURETANI

Sono medicazioni (primarie e/o secondarie) a base di poliuretano; polimero dotato di elevato potere

idrofilo in grado di svolgere un adsorbimento selettivo. Inoltre sono permeabili al vapore acqueo e

all’ossigeno.

Aderiscono solo alla cute integra e, alla rimozione, non lasciano residui nel letto della lesione.

Sono indicate nelle lesioni a media/elevata secrezione.

Fanno parte di questa categoria:

le schiume (schiuma semplice, schiuma idrocellulare, schiuma idropolimero);

le medicazioni a base di poliuretano gelificato (gel).

1.5 DERIVATI DELL’ACIDO IALURONICO I polimeri derivati dall’acido ialuronico sono biomateriali di origine naturale, interamente

bioassorbibili.

Le medicazioni sono realizzate in forma di compressa di tessuto-non-tessuto, di film trasparente, di

microgranuli.

A contatto con l’essudato della lesione, il biomateriale derivato dell’acido ialuronico, si trasforma in

gel altamente adsorbente; per idrolisi naturale, il biomateriale libera acido ialuronico, sostanza in

grado di mantenere nel tempo un ambiente umido per la cura delle lesioni.

1.6 I POLIACRILATI I poliacrilati sono medicazioni attive primarie a forma di cuscinetti pluristratificati superadsorbenti, a

cessione graduale nel tempo di soluzioni polisaline del tipo Ringer dopo essere stati preventivamente

attivati con la stessa.

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Sono caratterizzati da un’elevata capacità di detersione combinata con un alto grado di

adsorbimento.

1.7 I CARBONI Con il termine medicazioni al carbone si indicano quelle particolari medicazioni adsorbenti in

tessuto non tessuto, a base di carbone attivo adsorbente con o senza aggiunta di argento, che

vengono utilizzate per il trattamento di lesioni maleodoranti e/o infette.

1.8 A CMC SODICA

Le medicazioni CMC sono medicazioni primarie e/o secondarie a base di carbossimetilcellulosa

sodica.

Sono indicate per lesioni da moderatamente a fortemente essudanti, anche in fase di granulazione.

Possono contenere alginato.

1.9 FILM SEMIPERMEABILI Sono medicazioni primarie e/o secondarie in film adesivi di poliuretano, semipermeabili trasparenti

con o senza tampone adsorbente, per la prevenzione ed il trattamento di lesioni in fase di

riepitelizzazione.

2 MEDICAZIONI SPECIALI Le medicazioni speciali sono medicazioni primarie a bassa aderenza, adsorbenti e non, con azioni

specifiche atte a migliorare l’evoluzione delle lesioni.

Appartengono a questo gruppo di medicazioni le seguenti categorie di prodotti:

medicazioni a bassa aderenza (medicate e non)

medicazioni in TNT contenenti ioni metallici.

2.1 MEDICAZIONI A BASSA ADERENZA Appartengono a questa categoria le medicazioni ricoperte con pellicola a bassa aderenza per il

trattamento di ferite moderatamente secernenti.

2.2 MEDICAZIONI IN TNT CONTENENTI IONI METALLICI Sono medicazioni adsorbenti in tessuto non tessuto di cotone e viscosa, la cui superficie di contatto

con la lesione viene vaporizzata con alluminio oppure trattata con argento micronizzato a bassa

aderenza.

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3. EVOLUZIONE TECNOLOGICA

Nella tabella seguente sono stati riassunti i principali traguardi conseguiti dall’innovazione

tecnologica nell’ambito delle medicazioni sia in termini di efficacia sia in termini di praticità e

comfort del paziente, sia per quanto riguarda la riduzione dei costi.

In sintesi, emerge che le medicazioni avanzate, se appropriatamente impiegate, offrono vantaggi: per

efficacia clinica (misurata in termini di velocità di guarigione della lesione), per la qualità di vita del

paziente e per l’economicità.

Impatto dell’evoluzione tecnologica

IMPATTO

SULL’EFFICACIA

IMPATTO

SULLA QUALITA’

DI VITA

IMPATTO

SUI COSTI

L’adesione della

medicazione avviene

solamente sulla cute sana

evitando problemi di

aderenza e di distruzione del

tessuto neo formato durante

le sostituzioni della

medicazione.

Migliore protezione fisica

della lesione contro la

penetrazione di batteri, senza

rilascio di fibre o frammenti

in grado di evocare una

risposta infiammatoria.

Il mantenimento di un

ambiente umido e la

riduzione di accumulo di

essudato favorisce e riduce i

tempi di guarigione della

lesione.

La lesione ben pulita e

idratata riduce la possibilità

di infezioni e di conseguenza

evita trattamenti di detersione

della lesione invasivi che

altrimenti potrebbero rendersi

necessari.

Una migliore praticità della

medicazione apporta un

comfort maggiore al paziente

in termini di mobilità e

autosufficienza.

La non aderenza della

medicazione evita dolori

durante i controlli e al

momento della rimozione.

La possibilità di utilizzo

della medicazione a contatto

con la lesione per più giorni

rende il cambio meno

frequente.

Il cambio meno frequente

apporta un risparmio medio

complessivo del 60%:

- per il minor numero di ore/

uomo necessarie per il cambio

delle medicazioni;

- un controllo non implica

un cambio;

- minor numero di

medicazioni utilizzate;

- minor costo del personale

impiegato per il

controllo/sostituzione della

medicazione;

- minor utilizzo di prodotti

complementari.

La più rapida guarigione

della lesione riduce i periodi

di degenza del 40%

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3.1 IMPATTO SULL’EFFICACIA

La ricerca in questo settore è mirata a sviluppare prodotti sempre più vicini all’idea di medicazione

ideale, ed in particolare alla creazione di medicazioni il più possibile rispondenti alle esigenze di

sterilità e di sicurezza per il paziente.

I progressi compiuti permettono oggi di poter evitare o minimizzare i seguenti inconvenienti e

fattori di rischio:

perdita di liquidi dalla lesione e disidratazione della stessa;

problemi di aderenza della medicazione alla lesione;

distruzione del tessuto neo-formato al momento della rimozione della medicazione;

necessità di frequenti cambi delle medicazioni, con inevitabili esposizioni della lesione e

conseguente abbassamento della temperatura della stessa (e quindi ritardo del processo di

guarigione);

riduzione della mobilità del paziente;

impedimento nell’ispezione della lesione con conseguente necessità di rimuovere la

medicazione e sostituirla per ogni controllo;

probabilità che si verifichino infezioni.

3.2 IMPATTO SULLA QUALITA' DI VITA

Come abbiamo visto, le medicazioni avanzate sono in grado di creare una barriera antibatterica, e

questo limita il rischio che si verifichino delle infezioni. Evitare l’infezione significa, tra l’altro,

evitare trattamenti invasivi di detersione della lesione che altrimenti potrebbero rendersi necessari.

Un altro aspetto rilevante che riguarda la qualità della vita del paziente è quello relativo alla quasi

assenza del dolore per il paziente al momento della sostituzione della medicazione. Questa, infatti,

non aderisce alla parte lesa, ma solo alla superficie epidermica sana, eliminando l’inconveniente

della rimozione del nuovo tessuto assieme alla medicazione.

Le nuove medicazioni, inoltre, essendo permeabili agli scambi gassosi ossigeno/anidride carbonica

ma impermeabili all’acqua, presentano un elevato grado di comfort per il paziente, il quale riacquista

un buon grado di mobilità e di autosufficienza, potendo anche fare il bagno o la doccia senza dover

successivamente sostituire la medicazione.

Un quarto aspetto importante relativo alla qualità della vita del paziente riguarda la possibilità di

ridurre notevolmente la frequenza nel cambio delle medicazioni: ciò significa la riduzione di

un’operazione dolorosa per il paziente più volte nell’arco di una giornata.

Infine, esistono delle medicazioni (a base di carbone) adatte alle ulcere molto essudanti e

maleodoranti, che sono in grado sia di controllare l’eccesso di umidità sia di ridurre e/o eliminare

gli odori sgradevoli.

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3.3 IMPATTO SUI COSTI

Le medicazioni avanzate permettono:

- di mantenere la lesione pulita e ben idratata;

- ispezionare e monitorare lo stato della lesione senza la rimozione della medicazione stessa e

quindi senza dover effettuare a ciascun controllo, un cambio della medicazione che

comporterebbe, inevitabilmente, un raffreddamento del letto dell’ulcera con conseguente

rallentamento del processo di guarigione.

Infatti le sostanze da cui sono costituite le medicazioni avanzate, facilitano il passaggio di essudati in

superficie assorbendoli, rendendo così non più necessaria la pulizia della lesione effettuata a volte

chirurgicamente, come avviene utilizzando altre tecniche.

Come abbiamo visto in precedenza, le medicazioni avanzate possono rimanere in posizione per più

giorni consecutivi. Tale caratteristica da un lato permette di favorire il processo di guarigione

dell’ulcera, dall’altro implica un minor numero di ore uomo necessarie al cambio della medicazione.

Ciò che incide, a riguardo, non è il tempo necessario alla singola operazione di cambio della

medicazione, bensì la frequenza dei cambi stessi.

Da uno studio condotto recentemente, si evince come gli effetti del metodo di medicazione avanzata

sul carico di lavoro siano consistenti, in quanto il risparmio per ogni lesione profonda è

quantificabile in circa 3 ore per ogni mese di trattamento.

Grazie ai più ridotti tempi necessari alla guarigione dell’ulcera si è calcolata una riduzione della

degenza di circa il 40%.

Va infine considerato che, a causa della minor frequenza di sostituzione, la quantità di materiale da

eliminare nei rifiuti sanitari pericolosi a rischio rappresenta in termini volumetrici 1/14-1/7 rispetto a

quello generato dalle medicazioni tradizionali.

Per ciascuna operazione di cambio della medicazione viene utilizzata una serie di prodotti aggiuntivi

e/o complementari che incidono sul costo della medicazione e che non possono quindi essere

tralasciati quando si parla di costo del trattamento delle ulcere. Si tratta, in particolare, di acqua

ossigenata, compresse sterili, ecc., il cui costo va ad aggiungersi a quello relativo alla medicazione

vera e propria.

Altre considerazioni legate alle riflessioni precedenti, riguardano il costo della medicazione ed il

costo relativo al personale. Per quanto riguarda la prima voce di costo, bisogna sottolineare che, se le

medicazioni avanzate presentano un costo unitario più elevato rispetto ad altre tecniche, è anche vero

che il loro consumo è nettamente inferiore in termini di volumi utilizzati rapportati ai tempi di

guarigione.

In uno studio condotto dall’Associazione Tedesca delle Industrie Medicali (BVMed), emerge che i

costi di ciascun cambio della medicazione nella cura avanzata delle ferite sono più elevati di quelli

relativi alle tecniche tradizionali, ma, nel conteggio dei costi delle medicazioni per settimana, questi

diminuiscono notevolmente per le medicazioni avanzate.

Per quanto riguarda, invece, il costo del personale esso risulta inferiore proprio a causa della minore

frequenza con cui vengono cambiate le medicazioni. Sempre nello studio sopra menzionato, viene

calcolato un costo medio relativo al personale per ciascuna settimana di terapia che è di 5 volte

superiore per le tecniche tradizionali rispetto alla medicazione avanzata.

Tale studio evidenzia, in conclusione, un risparmio medio del 75% dei costi per settimana di

trattamento. Teniamo ad evidenziare una stima più prudenziale, basata sulla media dei dati scaturiti

da diversi studi presenti in letteratura, e che è di un risparmio del 60% dei costi per settimana di

trattamento.

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PROTOCOLLO TRATTAMENTO PIEDE DIABETICO

A. FASE DI PREPARAZIONE

B. FASE D’APPLICAZIONE

C. FASE DI GESTIONE

FASE DI PREPARAZIONE

MATERIALE OCCORRENTE:

Carrello, guanti monouso e sterili,teli sterili,bisturi monouso,

compresse di garza sterile,

Disinfettanti amuchina al 5%),

Antibiotici per uso locale Cerotto d’argento,

Connettivina garze (ac. Ialuronico)

Pomata al p.v.p.,

Soluzione fisiologica,

Xilocaina per uso locale,

Creme,

Rete elastica di varie misure,

Bende,

Sondino nelaton di vario calibro,

Tamponi sterili,

Camice monouso,

Reniformi,

Cuffie,

Mascherine,Contenitore per la decontaminazione dei ferri

FASE D’APPLICAZIONE

GRADO 0

eposizionare il paziente sul lettino

elavarsi le mani

eposizionare un telo pulito al di sotto del sito di lesione

eindossare i guanti monouso

erimuovere la medicazione

etogliere i guanti monouso e indossare quelli sterili

eapplicare garze sterili sulle callosità imbevute d’amuchina al 5%

erimuovere l’impacco

eassistere il medico ed il paziente durante l’asportazione del callo

eantisepsi con amuchina al 5%

echiudere a piatto con garze sterili e fissare con la rete

elavaggio delle mani

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GRADO 1

eposizionare il paziente sul lettino

elavarsi le mani

eposizionare un telo pulito al di sotto del sito di lesione

eindossare i guanti monouso

etogliere la rete elastica

ebagnare la medicazione con soluzione fisiologica sterile per evitare che durante la rimozione delle

garze sia asportato il tessuto di granulazione e si provochi sanguinamento

eeliminare gli strati superiori di garza

erimuovere la garza a contatto con la lesione spostandola sullo stesso piano con moto lento e

continuo

ULCERA DETERSA

Togliere i guanti monouso e indossare quelli sterili

Posizionare un telo sterile

Applicare sulla lesione delle garze sterili e versarvi sopra l’amuchina al 5% e tenere l’impacco in

sede per almeno 20 min

Rimuovere l’impacco

Sciacquare la lesione con soluzione fisiologica

Tamponare con garze sterili

Applicare il medicamento prescritto

Medicare con garze sterili e fissare con rete elastica

Smaltimento dei rifiuti

Lavaggio delle mani

ULCERA CON ESSUDATO Eseguire un tampone se previsto

Indossare i guanti sterili

Applicare sulla lesione delle garze sterili e bagnarle con amuchina al 5% lasciandolo in sede per

almeno 20 min

Rimuovere l’impacco

Asportare i detriti con garze sterili

Detergere con amuchina al 5%

Sciacquare con soluzione fisiologica sterile

Tamponare con garze sterili

Applicare il medicamento prescritto dal medico

Medicare con garze sterili e applicare la rete elastica

Smaltire i rifiuti come da protocollo

Lavaggio delle mani

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GRADO 2

TRATTRAMENTO COME LA PRECEDENTE, CON TAMPONI PIU’ FREQUENTI PER

ANTIBIOGRAMMA

Posizionare il paziente sul lettino

Lavarsi le mani

Posizionare una cerata monouso e un telo pulito al di sotto del sito di lesione

Indossare i guanti monouso

Rimuovere la medicazione

Togliere i guanti monouso e mettere quelli sterili

Posizionare un telo sterile

Applicare sulla lesione delle garze sterili e bagnarle con amuchina al 5%

lasciandole in sede per almeno 20 min

Rimuovere l’impacco

L’infermiera sostiene l’arto

Il medico incide, drena, disinfetta ed eventualmente esegue dei lavaggi con

disinfettante introdotto nella fistola tramite un sondino nelaton

Detergere con soluzione fisiologica

Tamponare con garze sterili

Applicare il medicamento prescritto dal medico (antibiotico locale per 5 min e lavare nuovamente

con soluzione fisiologica sterili prima di applicare collagenasi)

Medicare con garze sterili e rete elastica

Smaltimento dei rifiuti

Lavaggio delle mani

GRADO 4 E 5

Eseguire degli impacchi con garze sterili imbevute di alcool e/o eseguire impacchi con antibiotici

locali per 5 min in attesa di intervento chirurgico.

FASE DI GESTIONE

L’ulcera diabetica, sia in ospedale sia a domicilio, va medicata quotidianamente e se necessario

anche due volte al giorno.

Alla dimissione verrà consegnato al paziente del materiale illustrativo e relative indicazioni riguardo

la medicazione e inviato all’ambulatorio di diabetologia che lo seguirà fino alla risoluzione.