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Contributi di ricerca Osservatorio sulla Formazione Professionale Il sistema formativo piemontese all’appuntamento con le riforme 175/2003 ISTITUTO RICERCHE ECONOMICO SOCIALI DEL PIEMONTE

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Osservatorio sulla Formazione Professionale

Il sistema formativo piemonteseall’appuntamento con le riforme

175/2003

ISTITUTO RICERCHE ECONOMICO SOCIALI DEL PIEMONTE

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175/2003

ISTITUTO RICERCHE ECONOMICO SOCIALI DEL PIEMONTE

Questo rapporto è stato realizzato da un gruppo di lavoro congiunto IRES - Regione Piemonte

(Direzione Formazione Professionale e Lavoro).

Il coordinamento e l’impostazione del lavoro sono stati curati da Luciano Abburrà e Mauro Durando.

La preparazione e la stesura del rapporto sono state curate da Luca Fasolis.

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L’IRES PIEMONTE è un istituto di ricerca che svolge la sua attività d’indagine in campo socioeconomico eterritoriale, fornendo un supporto all’azione di programmazione della Regione Piemonte e delle altreistituzioni ed enti locali piemontesi.Costituito nel 1958 su iniziativa della Provincia e del Comune di Torino con la partecipazione di altri entipubblici e privati, l’IRES ha visto successivamente l’adesione di tutte le Province piemontesi; dal 1991 l’Istitutoè un ente strumentale della Regione Piemonte.L’IRES è un ente pubblico regionale dotato di autonomia funzionale disciplinato dalla legge regionale n. 43del 3 settembre 1991.Costituiscono oggetto dell’attività dell’Istituto:

• la relazione annuale sull’andamento socioeconomico e territoriale della regione;• l’osservazione, la documentazione e l’analisi delle principali grandezze socioeconomiche e territorialidel Piemonte;

• rassegne congiunturali sull’economia regionale;• ricerche e analisi per il piano regionale di sviluppo;• ricerche di settore per conto della Regione Piemonte e di altri enti e inoltre la collaborazione con la Giunta Regionale alla stesura del Documento di programmazione economico finanziaria (art. 5 l.r.n. 7/2001).

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEMario Santoro, Presidente

Maurizio Tosi, VicepresidentePaolo Ferrero, Antonio Monticelli, Enrico Nerviani, Michelangelo Penna,

Raffaele Radicioni, Maurizio Ravidà, Furio Camillo Secinaro

COMITATO SCIENTIFICOMario Montinaro, Presidente

Valter Boero, Sergio Conti, Angelo Pichierri,Walter Santagata, Silvano Scannerini, Gianpaolo Zanetta

COLLEGIO DEI REVISORIGiorgio Cavalitto, Presidente

Giancarlo Cordaro e Paola Gobetti, Membri effettiviMario Marino e Ugo Mosca, Membri supplenti

DIRETTOREMarcello La Rosa

STAFFLuciano Abburrà, Stefano Aimone, Enrico Allasino, Loredana Annaloro, Maria Teresa Avato, Marco Bagliani,

Giorgio Bertolla, Antonino Bova, Dario Paolo Buran, Laura Carovigno, Renato Cogno, Luciana Conforti, Alberto Crescimanno, Alessandro Cunsolo, Elena Donati, Carlo Alberto Dondona, Fiorenzo Ferlaino,Vittorio Ferrero, Filomena Gallo, Tommaso Garosci, Maria Inglese, Simone Landini, Renato Lanzetti,

Antonio Larotonda, Eugenia Madonia, Maurizio Maggi, Maria Cristina Migliore, Giuseppe Mosso, Carla Nanni, Daniela Nepote, Sylvie Occelli, Santino Piazza, Stefano Piperno, Sonia Pizzuto, Elena Poggio,

Lucrezia Scalzotto, Filomena Tallarico, Luigi Varbella, Giuseppe Virelli

©2003 IRES - Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemontevia Nizza 18 - 10125 Torino - Tel. +39 011 6666411 - Fax +39 011 6696012

www.ires.piemonte.it

Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l’utilizzazione del contenuto del volume con la citazione della fonte.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Indice

PRESENTAZIONE 31. INTRODUZIONE 5

1.1 L’approccio metodologico adottato per l’analisi del sistema formativo 51.2 Gli aspetti presi in esame nello studio 6

2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: UN’ANALISI PER PROCESSI 92.1 Il processo di decentramento amministrativo 92.2 Il processo di riforma del sistema formativo 102.3 Il processo di programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE) 15

3. AMBITI DI INTERVENTO 213.1 Criteri di classificazione delle tipologie formative 213.2 Obbligo formativo (o formazione di primo livello) 213.3 Formazione superiore 233.4 Formazione continua 24

4. SOGGETTI DEL SISTEMA FORMATIVO 294.1 Le istituzioni cui compete la definizione delle politiche 294.2 Gli enti cui compete l’attuazione delle politiche 314.3 I soggetti cui sono destinate le politiche: persone e sistemi 32

5. STRUMENTI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE 355.1 Il Complemento di Programmazione della Regione Piemonte 365.2 Gli atti programmatori della Regione Piemonte 385.3 Gli atti programmatori delle Province piemontesi 395.4 Un quadro di riferimento che pone in relazione le politiche

comunitarie e i dispositivi di attuazione locali 395.5 Elementi caratterizzanti il sistema formativo piemontese 40

6. ASPETTI QUANTITATIVI 456.1 L’offerta formativa per bacino territoriale 466.2 La popolazione raggiunta, in media, ogni anno 486.3 Le risorse annualmente immesse nel sistema 54

7. CONCLUSIONI E ASPETTI DI PROSPETTIVA 577.1 Le priorità per il medio periodo 577.2 I possibili strumenti di attuazione 57

APPENDICE: IL QUADRO NORMATIVO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALEUNA SCHEMATIZZAZIONE RIEPILOGATIVA 59� Il processo di decentramento amministrativo 59� Il processo di riforma del sistema formativo 61� Il processo di programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE) 64

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PRESENTAZIONE

La formazione professionale, mirando ad adeguare le competenze della popolazione in età attivacosì da garantire ad ogni cittadino l’esercizio del diritto al lavoro (art. 4 della Costituzione dellaRepubblica Italiana), rappresenta una tematica centrale in tutti i sistemi socioeconomici evoluti.La consapevolezza che la capacità competitiva di un territorio è determinata, in primo luogo, dallaqualità delle risorse umane che vi operano, induce infatti i diversi livelli di governo ad investirequote considerevoli dei propri bilanci in politiche formative (ci si riferisce essenzialmenteall’istruzione scolastica e, per l’appunto, alla formazione professionale) coerenti, da un lato, con leaspirazioni personali di studenti/allievi, dall’altro con le dinamiche della domanda/offerta dilavoro.I processi di decentramento amministrativo e di riforma del sistema formativo avviati nellaseconda metà degli anni ‘90, unitamente alla ridefinizione della mission e delle modalitàd’intervento del Fondo Sociale Europeo avvenuta in concomitanza con la programmazione deiFondi strutturali per il periodo 2000-2006, hanno d’altra parte introdotto tali e tanti elementi didiscontinuità con il passato da richiedere un aggiornamento complessivo del quadro di regolazionedella formazione professionale.È proprio la volontà di fornire un resoconto aggiornato su di una materia oggetto di crescenteinteresse da parte di un numero anch’esso crescente di interlocutori, a suggerire all’IRES Piemontedi dedicare al sistema formativo piemontese un approfondimento tematico nell’ambito delleattività di osservazione sul sistema formativo svolte per conto e con la collaborazione della RegionePiemonte.Con un taglio fortemente operativo, le pagine che seguono, lungi dall’ambire ad una ricostruzioneminuziosa ed esaustiva di tutte le problematiche inerenti il sistema formativo, intendono offrireagli attori locali (amministratori e strutture tecniche, parti sociali ed autonomie locali, erogatori efruitori di servizi di formazione professionale) alcune possibili chiavi interpretative delfunzionamento del sistema della formazione professionale in una delle regioni che, a detta dimolti, rappresenta un modello di riferimento nel panorama nazionale di settore.Nella propria veste di ente di ricerca deputato a supportare la Regione e gli altri enti territorialinella predisposizione di scelte politiche coerenti con le dinamiche dei fenomeni socioeconomiciosservabili sul proprio territorio, l’IRES Piemonte auspica che l’approfondimento in esame possacontribuire a porre in luce le variabili focali per un serio dibattito su come rendere il sistemaformativo piemontese sempre più attrezzato a fronteggiare le importanti sfide che l’attendono nelmedio e lungo periodo.

Il PresidenteAvv. Mario Santoro

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1. INTRODUZIONE

1.1 L’approccio metodologico adottato per l’analisi del sistema formativo

L’interesse che l’argomento formazione professionale esercita su di una platea vasta ed eterogeneadi soggetti, unitamente al taglio snello scelto per la pubblicazione, ha suggerito di adottare unapproccio metodologico basato più su di una generale ricognizione delle variabili chiave delsistema che non su di un approfondimento analitico che entri nel merito dei singoli aspetti suiquali oggi dibattono esperti e studiosi di problematiche del lavoro.Allorché ha scelto di realizzare un aggiornamento del quadro conoscitivo sul sistema formativopiemontese, l’IRES si è posto l’obiettivo di realizzare un “prodotto informativo” che potessefungere da agile strumento di consultazione per persone con interessi e competenze specificheanche fortemente differenziate. In questo senso, il documento – rivolto tanto agli operatori delsettore quanto a coloro che, pur occupandosi d’altro, avvertono la necessità di conoscere un po’più da vicino assetti e dinamiche di funzionamento della formazione professionale – assumecontemporaneamente la veste di compendio atto a definire lo stato dell’arte dei processi diprogressiva qualificazione delle diverse componenti del sistema (utile, in prevalenza ma non solo,ai “professionisti” del settore), nonché di “abbecedario” in grado di assicurare ai non specialistil’acquisizione di una base minima di conoscenze da impiegarsi quando si trovino nell’esigenza diconfrontarsi su aspetti attinenti le politiche formative.Una prima conseguenza operativa dell’approccio metodologico prescelto riguarda le modalitàespositive degli argomenti oggetto di analisi. In ragione delle considerazioni esposte nellapresentazione del lavoro, la trattazione degli aspetti nodali inerenti il mondo della formazioneprofessionale in Piemonte avviene mediante l’impiego di un linguaggio privo di eccessivitecnicismi e dunque accessibile anche ai non addetti ai lavori.Pur non volendo prescindere del tutto dalla presentazione di alcuni dati quantitativi funzionali allapercezione dell’ordine di grandezza reale delle variabili in gioco (in termini siaeconomico/finanziari sia fisico/procedurali), questo approfondimento tematico sulla formazioneprofessionale in Piemonte verte prevalentemente sulla descrizione degli aspetti qualitativi cherilevano, e soprattutto rileveranno, ai fini della capacità competitiva che il sistema Piemonte saràin grado di esprimere in relazione alle politiche occupazionali.Privilegiando un taglio snello ed orientato in primis alla ricostruzione del disegno organizzativodella formazione professionale in Piemonte, si è scelto di attribuire un peso specifico maggioreall’illustrazione argomentata dei processi in atto nei primi anni 2000 (concertazione degli obiettivie delle politiche, condivisione delle responsabilità, qualificazione dell’offerta, personalizzazione deiservizi, integrazione delle azioni, ecc.), più che non alla loro traduzione numerica (quanti sono equali caratteristiche hanno gli operatori, quanti progetti vengono attivati annualmente, con qualirisorse finanziarie, ecc.), che verrà ripresa in altra sede.Ulteriore conseguenza della metodologia impiegata è l’orizzonte temporale preso inconsiderazione. Ci si riferisce ad un lasso temporale che, partendo dal 1997, si conclude con iprimi mesi del 2003. È infatti in questi pochi anni che, a livello tanto nazionale (riforma delsistema formativo, decentramento amministrativo, ecc.) quanto europeo (definizione dellastrategia europea per l’occupazione, riprogrammazione dei fondi strutturali, ecc.), si verificano lescelte politiche di fondo che hanno ridefinito modalità di programmazione/gestione/attuazionedegli interventi di formazione professionale. Quello risulta, di conseguenza, il periodo di tempo daprendere in considerazione per comprendere il significato attribuibile alle variabili chiave checoncorrono a disegnare l’attuale fisionomia del sistema formativo piemontese.Un’ultima derivazione operativa dell’approccio metodologico precedentemente descritto ineriscealla delimitazione dell’ambito di indagine, che coincide con la formazione professionale nella suaaccezione più ristretta. Sebbene, come chiarito nel prosieguo, gli intenti della formazioneprofessionale possano differire in funzione di diverse variabili (condizione professionale, titolo di

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studio, età dei destinatari da un lato; politiche al cui perseguimento intende contribuire dall’altro),ci pare che il termine “adeguamento delle competenze” sia sufficientemente neutro perricomprendere al proprio interno la pluralità degli obiettivi specifici connessi alle differentifattispecie formative e – al tempo stesso – sufficientemente ampio da includere il complesso degliinterventi di formazione professionale attivabili. Ne consegue che la parte restante dell’analisi è, siapure in misura prevalente e non esclusiva, finalizzata ad illustrare l’organizzazione della formazioneprofessionale in Piemonte1.Per quanto gli aspetti di connessione con le politiche attive del lavoro (delle quali rappresentano difatto uno degli strumenti attuativi) e con le iniziative sviluppate nell’ambito del sistema scolasticoed universitario risultino sempre più marcati, gli obiettivi di un approfondimento tematicoespressamente dedicato al sistema piemontese della formazione professionale impongono infatti,almeno in prima battuta, di circoscrivere l’analisi alle sole politiche formative.Il focus del presente lavoro è dunque rappresentato dal sistema piemontese della formazioneprofessionale. Ciò nonostante, in particolare nella stesura delle parti relative alla descrizione dellecomponenti del sistema e degli strumenti programmatici adottati, si sono tenuti nella debitaconsiderazione gli elementi di convergenza tra il sistema formativo e gli altri sistemi, in primisscuola e mercato del lavoro, deputati a garantire adeguate chance occupazionali a tutti i cittadinipiemontesi. Come viene argomentato nella parte finale del rapporto, l’integrazione tra i sistemi siconfigura, peraltro, a tutti gli effetti come una buona prassi e una peculiarità specifica delPiemonte.

1.2 Gli aspetti presi in esame nello studio

Il sistema formativo piemontese, come quello di qualunque altra realtà socioeconomica, può essereinteso come la risultante dell’interazione tra le diverse componenti che lo caratterizzano. Il grafoseguente fornisce al riguardo una rappresentazione schematica del modello di funzionamentoipotizzato.

1 Si rammenta che, pur con gli aggiornamenti imposti dall’evoluzione normativa sui quali si ritornerà nelprosieguo del presente lavoro, la principale norma di riferimento rimane, ancora oggi, la legge regionale 13 aprile1995, n. 63, la quale, nel rispetto di quanto stabilito dagli art. 4, 35 e 117 della Costituzione, disciplina le attivitàdi orientamento e formazione professionale in Regione Piemonte.

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Il diagramma che precede permette, sia pur attraverso grossolane semplificazioni, di apprezzarecome la fisionomia del sistema formativo piemontese sia determinata, in primo luogo, dal quadronormativo di riferimento, quindi dalle interrelazioni osservabili tra le tre principali componenti ditale sistema:1. ambiti di intervento;2. soggetti della formazione professionale;3. strumenti programmatici posti in essere.Le norme di regolamentazione del settore (decentramento amministrativo, riforma dellaformazione professionale e programmazione del Fondo Sociale Europeo) individuano, da un lato,funzioni e compiti dei diversi soggetti chiamati ad assicurare il funzionamento del sistemaformativo (enti di governo, operatori e fruitori dei servizi) e, dall’altro, gli obiettivi (miglioramentodell’occupabilità, diffusione dell’adattabilità tra imprese e lavoratori, sviluppodell’imprenditorialità, promozione di pari opportunità) e, per conseguenza, le fattispecie diintervento (formazione finalizzata al primo inserimento lavorativo, formazione per ilmiglioramento delle competenze, formazione per lavoratori occupati).A loro volta, gli organismi cui compete il governo del sistema (Regione e Province) definiscono,d’intesa con le parti sociali e le rappresentanze degli enti, le politiche di intervento mediante

Soggetti della f.p.• Enti di governo• Operatori• Destinatari

Ambiti di intervento• Obbligo formativo• Formazione

superiore• Formazione

continua

Strumenti diprogrammazione

• POR Ob. 3• Atti di indirizzo• Direttive

Quadro normativo• Decentramento amministrativo• Riforma sistema formativo• Programmazione FSE

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l’emanazione di atti programmatori finalizzati all’attivazione di iniziative formative coerenti congli obiettivi specifici e le fattispecie di intervento delineati dal quadro normativo di riferimento.L’attuazione di tali iniziative è infine demandata agli operatori della formazione professionale(agenzie formative, istituzioni scolastiche ed universitarie, imprese e loro consorzi) che, selezionatimediante procedure competitive, si impegnano a realizzarle nel rispetto delle esigenze deidestinatari delle azioni (giovani e adulti, disoccupati, inoccupati e occupati, donne e uomini).In conseguenza di quanto precede, il presente lavoro risulta strutturato in capitoletti tematici chedanno conto dapprima del quadro normativo di riferimento, soffermandosi successivamente sulfunzionamento di ciascuna delle componenti menzionate e, per induzione, del sistema dellaformazione professionale piemontese nel suo complesso.Chiudono questo rapporto due brevi paragrafi che trattano, rispettivamente, di aspetti quantitativie di prospettiva. Mentre il primo riporta i dati più significativi per valutare – al 2001/2002 –consistenza ed articolazione territoriale dell’offerta formativa, caratteristiche e tipologie didestinatari, peso relativo delle diverse fattispecie di iniziative attivate, il secondo mira a delinearealcune linee di tendenza verso le quali è verosimilmente destinato ad evolvere il sistema formativodella nostra regione.

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2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: UN’ANALISI PERPROCESSI

2.1 Il processo di decentramento amministrativo

Il processo di decentramento funzionale alla riforma della pubblica amministrazione italiana edalla semplificazione amministrativa è stato avviato mediante l’emanazione della legge 15 marzo1997, n. 59.La legge Bassanini delega il Governo ad emanare decreti legislativi che, nel rispetto del principio disussidiarietà, conferiscano ovvero trasferiscano alle Regioni ed agli Enti locali funzioni e compitiamministrativi in tutte quelle materie che non necessitano di essere esercitate unitariamente alivello nazionale. In riferimento a tali materie, Regioni ed Enti locali sono pertanto chiamate adisciplinare, nell’ambito della rispettiva potestà normativa, l’organizzazione e la gestione dellefunzioni e dei compiti amministrativi loro conferiti2.Onde assicurare che il processo di devoluzione di competenze evolva, nella misura del possibile,verso le strutture periferiche dello stato più prossime ai destinatari dei servizi, la Bassanini prevedeinoltre che le Regioni conferiscano alle Province, ai Comuni ed agli altri Enti locali tutte lefunzioni che non richiedono l’esercizio unitario di carattere regionale. A tale proposito la legge59/97 stabilisce che ciascuna Regione è chiamata ad adottare, entro sei mesi dall’emanazione deipredetti decreti legislativi, la legge di puntuale individuazione delle funzioni trasferite o delegateagli enti locali3.Il principale tra i decreti legislativi previsti dalla legge 59/97 è il n. 112 del 31 marzo 1998 che, aiCapi III (Istruzione scolastica) e IV (Formazione professionale), detta disposizioni normativefondamentali relativamente all’organizzazione territoriale delle politiche a favore dellaqualificazione delle risorse umane. I riferimenti all’istruzione scolastica appaiono anch’essi crucialiin quanto, sancendo che è delegata alle Regioni la programmazione dell’offerta formativa integratatra istruzione e formazione professionale, danno concreto recepimento al principio di fondo cheispira la riforma del sistema formativo sulla quale ritorneremo tra breve.Il Capo IV, specificatamente dedicato alla formazione professionale, procede innanzi tutto ad unaridefinizione dell’ambito di intervento, provvedendo in seguito alla declinazione delle competenzeattribuite ai diversi livelli di governo. Fatta eccezione per limitate funzioni espressamenterichiamate dal dispositivo (coordinamento dei rapporti con gli organismi internazionali e l’UE,individuazione degli standard delle qualifiche professionali, definizione dei requisiti minimi perl’accreditamento delle sedi formative, gestione delle iniziative di pertinenza statale relativamentealla formazione degli apprendisti e degli occupati), sono infatti conferite alle Regioni tutte lecompetenze ed i compiti amministrativi in materia di formazione professionale. Le Regioniacquisiscono inoltre la titolarità delle funzioni in materia di formazione degli operatori del sistemadella formazione professionale, nonché i compiti di istituzione/vigilanza/indirizzo/finanziamentodegli Istituti Professionali prima di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione.Fondamentale risulta infine il passaggio del decreto legislativo che recita “al fine di assicurarel’integrazione tra politiche formative e politiche del lavoro la Regione attribuisce..., di norma alleProvince, le funzioni ad essa trasferite in materia di formazione professionale”. Si tratta, incontinuità con quanto al riguardo stabilito dalla Legge Bassanini, di una norma finalizzata adassicurare il pieno espletamento del processo di devoluzione dalle Regioni agli Enti locali.

2 Si tratta di una significativa estensione dei poteri legislativi attribuiti alle regioni relativamente alle materie dicui all’art. 117, comma primo, della Costituzione. I principi ispiratori del decentramento nelle materie in esameassurgeranno a rango costituzionale grazie all’emanazione della LC n. 3 del 2001, sulla quale ritorneremo nelprosieguo del paragrafo.3 A livello piemontese la legge in questione è la LR 44/2000.

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Il processo di devoluzione delle funzioni relativamente alla formazione professionale riceve, comepreannunciato, ulteriore impulso dall’emanazione della Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, la quale sancisce la nuovaripartizione dei poteri tra Stato e Regioni, con l’attribuzione a queste ultime della potestàlegislativa su ogni materia non espressamente riservata allo Stato. Nel definire tali materie, laLegge citata distingue espressamente tra “istruzione” – attribuita alla legislazione dello Stato,relativamente alle norme generali, ed a quella concorrente tra Stato e Regioni con riguardo a tutti irimanenti aspetti – e “istruzione e formazione professionale”4. Per quest’ultima, si conferma che lapotestà legislativa è totalmente attribuita alle Regioni.Nell’attesa di comprendere come i decreti di attuazione del dispositivo ridisegneranno sul pianoconcreto la distribuzione delle competenze specifiche tra i diversi livelli di governo (Stato, Regioni,Autonomie locali), eventualmente conformandosi alle innovazioni che potrebbero al riguardoessere introdotte dal disegno di legge di riforma costituzionale dell’art. 117 della Costituzioneattualmente all’esame del Parlamento, la principale conseguenza della LC 3/01 attiene al fatto chele Regioni divengono responsabili dell’offerta formativa proposta dagli ex Istituti Professionali diStato.In ambito piemontese, la Legge Regionale 13 aprile 1995 n. 63 “Disciplina delle attività diformazione e orientamento professionale”, risultando precedente alle norme sul decentramentoamministrativo ora richiamate, attribuiva alle Province alcune limitate funzioni inerenti:• l’individuazione dei bisogni formativi nel proprio ambito territoriale;• la formulazione di proposte e pareri obbligatori sui Programmi triennali e sulle Direttive

annuali (di competenza regionale);• l’approvazione dei progetti territoriali e dei Piani provinciali di politica del lavoro.Sarà invece la legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 “Disposizioni normative per l’attuazione deldecreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112”, a definire una prima organica sistematizzazione dellecompetenze in capo rispettivamente alla Regione e alle Province in materia di formazioneprofessionale.Il Capo I del Titolo IV del predetto dispositivo, richiamato il principio secondo cui la Regionedisciplina il conferimento di funzioni amministrative di cui al D.Lgs 112/98 perseguendo lamassima integrazione possibile tra politiche formative, del lavoro e dell’istruzione, stabilisce chealle Province sono trasferite, in aggiunta a quelle già di loro competenza in base alla LR 63/95, leseguenti ulteriori funzioni (art. 77):• gestione delle attività formative previste dalle direttive annuali di cui all’art. 18 della LR 63/95,

fatte salve quelle inerenti la sperimentazione di azioni innovative o di rilevante interessegenerale che ne rendono necessario un esercizio unitario;

• istituzione delle commissioni esaminatrici e rilascio degli attestati;• competenze trasferite alla Regione relativamente agli Istituti Professionali;• coordinamento delle attività di orientamento all’istruzione, alla formazione e al lavoro.

2.2 Il processo di riforma del sistema formativo

Il processo di riforma del sistema formativo italiano può considerarsi ufficialmente avviato conl’emanazione della legge 24 giugno 1997, n. 196, la quale, nel dettare i criteri generali per ilriordino della formazione professionale5, individua le seguenti priorità di carattere strategico:

4 Si rammenta che, negli ambiti a legislazione concorrente, la potestà normativa è attribuita in primis alleRegioni, lo Stato potendo intervenire solo in mancanza di una regolamentazione regionale.5 In aggiunta agli aspetti inerenti l’apprendistato, l’orientamento e la formazione professionale sui quali èincentrata la nostra attenzione, la legge in parola, spesso identificata con la dizione “Pacchetto Treu”, mira adefinire misure in materia di promozione dell’occupazione (istituzione del lavoro interinale, incentivi per lariduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro nell’obiettivo di stimolare il part-time, sostegno all’occupazionenel settore della ricerca, modificazioni all’istituto del contratto di formazione e lavoro). Molti degli istituti in

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CONTRIBUTI DI RICERCA

• necessità di adeguare il sistema della formazione professionale alle mutate esigenze del tessutoeconomico/produttivo nazionale, promuovendo in particolare la flessibilità dell’offertaformativa e il riconoscimento delle competenze comunque acquisite dagli individui nella lorocrescita professionale6;

• necessità di promuovere ulteriormente l’integrazione tra formazione, istruzione e mercato dellavoro;

• necessità di qualificare l’offerta formativa, favorendo l’aggiornamento e la mobilità deglioperatori e perseguendo un riordino degli enti nell’ottica del passaggio alla logica dell’agenziaformativa7;

• obbligatorietà della formazione esterna, di durata media annua non inferiore a 120 ore, per isoggetti occupati con contratto di apprendistato8;

• istituzione di strumenti di supporto (stage e tirocini formativi) all’assunzione di scelteprofessionali coerenti con le aspirazioni e le competenze soggettive mediante l’alternanza tramomenti di istruzione ed occasioni di contatto con il mondo del lavoro.

La legge 20 gennaio 1999 n. 9, contenente disposizioni urgenti per l’elevamento dell’obbligo diistruzione, rappresenta un primo, importante, esito del processo di convergenza verso un unicosistema integrato di formazione.In conformità a quanto accade nella maggior parte dei paesi aderenti all’Unione Europea, il testolegislativo in parola sancisce infatti che l’obbligo scolastico passa dai 14 ai 16 anni di età,prevedendo un regime transitorio durante il quale tale obbligo è fissato ai 15 anni9.Gli elementi più interessanti ai nostri fini non riguardano tuttavia l’innalzamento dell’obbligoscolastico in sé, bensì il recepimento di alcuni dei principi stabiliti dalle leggi 59/97 e 196/97,nonché dal D.lgs 112/98. Ci si riferisce, in particolare, al fondamentale passaggio con il quale siriconosce a tutti i soggetti che non abbiano completato il proprio ciclo di istruzione/formazionepost obbligo scolastico il diritto al riconoscimento delle competenze acquisite. Nella sostanza, lalegge 9/99 introduce pertanto un nuovo attore nel panorama italiano dell’offerta formativa: leistituzioni scolastiche, che possono riconoscere valore formale anche alle competenze acquisite dachi non consegue un titolo di studio.Avremo modo di valutare in quale misura l’ingresso di questo nuovo soggetto abbia influenzato,nel contesto piemontese, la programmazione delle iniziative formative e in modo particolare quelleattivate con il concorso del Fondo Sociale Europeo.L’introduzione dell’obbligo formativo a 18 anni, così come definito dall’art. 68 della legge 17maggio 1999 n. 144, costituisce indubbiamente una delle innovazioni più rilevanti introdottenegli ultimi anni nella materia della formazione professionale.

parola risulteranno peraltro soggetti ad integrazioni/revisioni per effetto dell’imminente emanazione dei decretiministeriali previsti dalla Legge 30/2003 “Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro”.6 Viene di fatto anticipato in questa sede il tema della certificazione delle competenze acquisite nei percorsi diformazione professionale, sul quale ci soffermeremo in chiusura del presente paragrafo.7 La LR 63/95 aveva, in riferimento a molti dei punti qui richiamati, consentito di avviare la riforma del sistemaformativo regionale in anticipo rispetto all’emanazione della norma nazionale. Emblematico al riguardo apparel’art. 11, laddove si afferma che l’attuazione delle attività di formazione professionale può essere affidata, inun’ottica ispirata al pluralismo, ad agenzie formative (dunque non più a enti direttamente controllati dallaRegione).8 In riferimento all’apprendistato, l’art. 16 della Legge 196/97 stabilisce inoltre che la formazione esternaobbligatoria deve assicurare, durante il primo anno, l’acquisizione di conoscenze minime comuni in materia didisciplina del rapporto di lavoro, organizzazione del lavoro, sicurezza sul lavoro. L’attuale diffusione di questoparticolare contratto di lavoro a causa mista (lavoro + formazione) affonda le proprie radici nel dispositivo inparola, il quale ne estende di fatto l’applicabilità a tutti i settori di attività e a tutti i soggetti in età compresa tra i16 e i 24 anni.9 Le disposizioni in materia di innalzamento dell’obbligo scolastico sono peraltro state abrogate dalla legge diriordino dei cicli scolastici (riforma Moratti), sulla quale torneremo più avanti in questo stesso paragrafo.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

La portata della norma, alla luce anche delle specificazioni operative derivanti dall’accordoStato/Regioni e disciplinate dal regolamento di attuazione, è infatti tale da indurre cambiamentireali e di prospettiva nel sistema nazionale della formazione nella sua accezione più ampia.Il comma 1 dell’art. 68 della legge 144/99 stabilisce che, fatte salve le disposizioni in materia diobbligo scolastico, viene istituito l’obbligo formativo fino all’età di 18 anni il cui assolvimento puòavvenire:• nel sistema di istruzione scolastica;• nel sistema regionale della formazione professionale;• nell’esercizio dell’apprendistato;• attraverso percorsi integrati di istruzione-formazione-lavoro.Il vero elemento innovativo contenuto nell’articolo in questione consegue all’equiparazione dipercorsi formativi tradizionalmente posti, per ragioni soprattutto culturali, su piani diversi,nonché alla definizione dell’impresa come sede formativa10.Nell’ottica dell’integrazione dei sistemi risultano poi fondamentali le disposizioni dettate in meritoall’obbligatorietà di certificare, mediante il riconoscimento di crediti formativi spendibili per ilpassaggio da un sistema all’altro, le competenze acquisite in uno qualunque dei percorsi previsti(scuola, formazione, apprendistato).Al fine di assicurarne l’operatività, la norma impone inoltre alle Regioni di provvedere, in accordocon i servizi provinciali per l’impiego e le istituzioni scolastiche, alla realizzazione dell’anagrafe deisoggetti in obbligo formativo11.L’art. 68 della legge 144/99, istituendo di fatto il diritto/dovere alla formazione sino alcompimento della maggiore età, ha in effetti posto le basi per una profonda riforma dellaformazione professionale iniziale. Il cardine di questa riforma è il cambiamento della prospettiva,nell’ottica di una sempre maggiore personalizzazione dei servizi erogati: negoziazione del contrattoformativo ed introduzione del concetto di unità formativa capitalizzabile quale sistema flessibile diacquisizione delle competenze12.Gli elementi più rilevanti che, ai nostri fini, derivano dall’introduzione dell’obbligo formativoriguardano l’aumento del numero degli attori del sistema educativo e la necessità, da parte delleistituzioni preposte alla programmazione, di allocare all’assolvimento dell’obbligo consistentirisorse di diversa provenienza: FSE, Fondo nazionale per l’occupazione e fondi regionali.L’integrazione tra differenti attori del sistema formativo, particolarmente rilevante in ambito diobbligo formativo, si rileva anche in riferimento ad un altro istituto introdotto dalla legge 144/99:l’istruzione e la formazione tecnica superiore (IFTS), che prevede l’attivazione di percorsiformativi di media durata, rivolti a soggetti – inoccupati o occupati – in possesso di qualifica odiploma, da realizzarsi in forma congiunta tra istituzioni scolastiche, università, enti di formazioneprofessionale ed imprese.Gli IFTS mirano a colmare una lacuna fortemente avvertita dal sistema socioeconomico italiano,promuovendo un canale extra accademico per la preparazione di tecnici intermedi ad elevataspecializzazione ed ampliando l’offerta della cosiddetta formazione superiore13.La numerosità degli elementi innovativi che li caratterizza quanto a durata (in media 1.200 oreorganizzate su 2 semestri formativi, una quota significativa delle quali di carattere pratico e/o

10 A questo proposito l’art. 5 del DPR 257/2000 ha chiarito che per l’assolvimento dell’obbligo all’interno delcanale dell’apprendistato è necessaria la frequenza di moduli formativi aggiuntivi di 120 ore (il monte orecomplessivo di formazione esterna per l’apprendista in fascia di età 15-18 è dunque di 240).11 La Regione Piemonte si è dimostrata una delle amministrazioni più solerti nell’attivazione dell’anagrafe deisoggetti in obbligo formativo, ricevendo in ambito nazionale prestigiosi riconoscimenti per l’impegno profuso nelgarantire l’operatività di uno strumento la cui gestione permane comunque complessa.12 Il concetto di Unità Formativa Capitalizzabile (UFC), riferibile all’entità minima certificabile nell’ambito di unpercorso formativo, trova applicazione in relazione ad alcune fattispecie formative e tuttavia non ha ancoratrovato un’organica sistematizzazione operativa.13 Si tratta essenzialmente della filiera formativa rivolta a soggetti maggiorenni che hanno portato a termine,nell’istruzione scolastica o nel sistema formativo regionale, un percorso educativo post obbligo scolastico.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

realizzate in azienda), ordinamenti didattici (basati su standard nazionali tesi a valorizzare solideconoscenze scientifico/tecnologiche e successivamente tarati sui fabbisogni espressi dal mercato dellavoro regionale), corpo docente (per almeno il 50% composto da professionisti provenienti dalmondo del lavoro) e fruibilità (organizzazione su Unità Formative Capitalizzabili), autorizza aritenere che i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore possano riscuotere un crescenteinteresse in un sistema socioeconomico complesso quale quello piemontese14.L’Università, oltre a rappresentare una componente fondamentale per l’attuazione degli IFTS,rappresenta l’interlocutore di riferimento per gli altri segmenti della formazione superiore (percorsidi laurea di 1° livello e post laurea) ascrivibili al sistema formativo integrato.Alla luce della riforma incentrata sull’autonomia didattica degli Atenei, i percorsi di formazioneuniversitaria sono infatti frazionabili in due livelli che permettono di conseguire, rispettivamente,una laurea di base al termine di un corso di studi triennale (rilevante ai nostri fini) e unaspecialistica subordinata al proseguimento dell’iter di studio per un ulteriore biennio (che esuladagli scopi del nostro lavoro)15.L’Accordo Stato-Regioni del 2 marzo 2000, nel tracciare gli elementi fondanti della formazionelungo l’intero arco dell’esistenza di un individuo (formazione permanente), ha individuatoun’ulteriore filiera formativa che necessita di essere attuata mediante l’apporto di competenzeintegrate tra loro complementari: l’educazione degli adulti (EdA). Principale intento dell’EdA èquello di assicurare a tutti gli individui, a prescindere dalla condizione professionale e dall’età, lapossibilità di rientrare in percorsi educativi formali non necessariamente finalizzati almiglioramento delle proprie competenze lavorative16 mediante la partecipazione ad iniziativeformative proposte da una pluralità di soggetti (agenzie formative, istituzioni scolastiche, enticulturali ed universitari, reti civiche, ecc.) e realizzate da strutture denominate Centri Territorialiper l’educazione Permanente (CTP).L’integrazione dei sistemi rappresenta un obiettivo esplicitamente assunto anche dalla legge 28marzo 2003 n. 53 (riforma Moratti), “Delega al Governo per la definizione delle norme generalisull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazioneprofessionale”, che, attribuendo all’individuo la facoltà di scegliere se proseguire il propriopercorso educativo nel sistema dei licei o nel sistema dell’istruzione e formazione professionale (sitratta del cosiddetto secondo ciclo, comprendente la fascia d’età 14-19 anni)17, offre la possibilitàdi cambiare il percorso prescelto in funzione delle mutevoli aspirazioni e vocazioni soggettive.In aggiunta all’effetto già preannunciato sull’obbligo scolastico e nell’attesa dei DecretiMinisteriali che ne determineranno la reale portata, ciò che interessa porre in evidenza della leggedi riforma dei cicli scolastici riguarda proprio la definizione di un secondo canale – almenonominalmente equiparato al primo (istruzione scolastica) – del sistema dell’istruzione e dellaformazione professionale.La Regione Piemonte, a seguito di un protocollo d’intesa stipulato con il MIUR e il Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali, ha al riguardo avviato una sperimentazione tesa alla definizione dipercorsi formativi rivolti a ragazzi quattordicenni e/o quindicenni che hanno concluso la scuola

14 Il livello di domanda costantemente crescente espresso dalle ATS Agenzie/Scuole/Università/Imprese inrisposta ai bandi IFTS emanati dalla Regione Piemonte, sembrerebbe peraltro dare credito alla tesi esposta.15 Nel paragrafo dedicato agli “Strumenti per l’attuazione delle politiche”, sono illustrate le modalità diprogrammazione e gestione dei percorsi di laurea di 1° livello nell’ambito del POR Ob. 3 della RegionePiemonte.16 Contrariamente alla formazione continua che mira all’aggiornamento professionale dei lavoratori occupati, laformazione permanente è infatti orientata a garantire l’arricchimento culturale delle persone che vi prendonoparte le quali, di conseguenza, partecipano di propria iniziativa ad interventi formativi in linea con i loro interessipersonali in quella specifica fase della loro vita (volendo estremizzare il ragionamento, potremmo immaginareche un addetto a macchine utensili a controllo numerico si iscriva ad un corso per il perfezionamento musicale).17 In considerazione della possibilità di anticipare di 6 mesi l’iscrizione alla scuola dell’infanzia o al primo ciclo(somma delle attuali scuole elementari e medie), il secondo ciclo del nuovo sistema di istruzione e formazionepotrà cominciare a 13,5 anni e concludersi a 18,5.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

media inferiore e che si iscrivono, con il consenso delle famiglie, a percorsi di formazioneprofessionale al fine di conseguire una qualifica professionale e contemporaneamente assolverel’obbligo scolastico. Il perseguimento degli obiettivi delineati dovrebbe essere assicurato dalladefinizione di percorsi didattici in grado di consentire:• dopo il I anno, l’assolvimento dell’obbligo scolastico e l’idoneità al II anno della secondaria

superiore;• al termine del triennio del percorso formativo, l’acquisizione di una qualifica professionale e

l’idoneità al IV anno della scuola secondaria superiore.La sperimentazione risulta coerente con lo spirito del dispositivo in esame, il quale, all’art. 2comma 1 lettera h), recita infatti “i titoli e le qualifiche conseguite al termine dei percorsi del sistemadell’istruzione e della formazione professionale di durata almeno quadriennale consentono di sostenerel’esame di Stato, (…), previa frequenza di apposito corso annuale, realizzato d’intesa con le università,e ferma restando la possibilità di sostenere l’esame di Stato anche senza tale frequenza come privatista”.Il processo di riforma del sistema formativo è stato finora esaminato riferendosi alle disposizioniinerenti i campi di intervento della formazione professionale.Innovazioni altrettanto significative sono tuttavia rinvenibili relativamente ai soggetti erogatori deiservizi formativi i quali, in coerenza con quanto stabilito dal Decreto del Ministero del Lavoro del25 maggio 2001 n. 166, dal 01/07/2003, possono accedere a fondi pubblici che finanziano attivitàdi orientamento e formazione professionale soltanto se risultano accreditati dalle Regioni nellequali intendono proporre i propri servizi.Il problema delle condizioni richieste ai soggetti che propongono e intendono realizzare, con fondipubblici, interventi di formazione professionale è da sempre considerato strategico per due ordinidi ragioni:• necessità di assicurare gli utenti circa la qualità del servizio formativo;• necessità di garantire “ex ante” le pubbliche amministrazioni in merito all’affidabilità gestionale

degli operatori.Sulla base di queste esigenze di fondo ed in continuità con l’accordo siglato in sede di ConferenzaStato Regioni in data 2/2/2000, il Decreto ministeriale ha inteso sancire il principio secondo cuil’accesso a fondi pubblici per l’esercizio di attività di orientamento e formazione professionale deveessere subordinato all’emanazione di un atto amministrativo con il quale il committente sigarantisce a priori circa l’affidabilità del soggetto attuatore.Oltre a formulare la definizione di accreditamento e ad indicare le finalità con esso perseguite ilcitato D.M. stabilisce:• l’ambito dell’accreditamento, attraverso la distinzione tra attività di orientamento e di

formazione e la loro definizione;• i destinatari dell’accreditamento, che sono tutte le sedi operative degli organismi, pubblici e

privati, che erogano attività di orientamento e formazione professionale finanziate con risorsepubbliche;

• le tipologie di accreditamento: una per le attività di orientamento e tre per quelle diformazione: obbligo formativo, formazione superiore e formazione continua;

• i cinque criteri sulla base dei quali le sedi operative devono essere accreditate: capacità gestionalie logistiche, situazione economica, competenze professionali, livelli di efficacia e di efficienza,interrelazioni con il sistema sociale e produttivo.

La Regione Piemonte, tra il novembre 2001 e il gennaio 2002, ha provveduto a recepire il DecretoMinisteriale 166/01 predisponendo, previa concertazione con le parti, i dispositivi regionali per ladefinizione del sistema regionale di accreditamento. In questa fase immediatamente successiva iltermine ultimo per l’entrata a regime del sistema, si può affermare che le procedure diaccreditamento sono in fase molto avanzata per quanto attiene le sedi formative delle agenzie. Una

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CONTRIBUTI DI RICERCA

dinamica più incerta è viceversa riscontrabile in riferimento alle istituzioni scolastiche eduniversitarie, nonché in materia di accreditamento delle sedi di orientamento18.Resta in tutti i casi confermata la data limite del 30/06/2003, successivamente alla quale nessunente sprovvisto di accreditamento può accedere a risorse pubbliche per il finanziamento di attivitàdi orientamento e formazione professionale.Un ultimo aspetto del processo di riforma del sistema formativo che rileva ai nostri fini èrappresentato dalla problematica, nella quale ci siamo già più volte imbattuti nel corso delpresente lavoro, della certificazione delle competenze.Appare infatti evidente come un sistema formativo che ambisca a qualificarsi come evoluto, abbiaassoluta necessità di dare evidenza delle competenze acquisite da un individuo nel corso della suacarriera educativa o lavorativa.Una prima organica sistematizzazione dell’argomento in esame è stata tentata, dopo ampioconfronto con le Regioni, dal Ministero del Lavoro con l’emanazione del Decreto 174/01, recantedisposizioni per la certificazione delle competenze comunque acquisite dagli individui ai fini delconseguimento dei relativi titoli e qualifiche, sia per consentirne l’inserimento o il reingresso nelsistema di istruzione e formazione professionale sia per agevolare l’incontro tra domanda e offertadi lavoro.Il Decreto citato:• stabilisce la necessità di definire standard minimi di competenza in riferimento a singole figure

o gruppi di figure professionali, attraverso la descrizione delle competenze professionalirichieste, l’individuazione dei criteri per la valutazione di tali competenze e l’indicazione dellasoglia minima di competenze possedute necessarie per la certificazione. Dà altresì facoltà alleRegioni di integrare ulteriormente gli standard minimi nazionali così definiti;

• indica nelle Regioni i soggetti responsabili della certificazione;• definisce la tipologia delle certificazioni, che possono essere effettuate al termine del percorso di

formazione professionale, a seguito di un percorso di formazione parziale, in conseguenza diesperienze di lavoro e di auto-formazione;

• definisce il credito formativo, con il quale si intende il valore che può essere attribuito acompetenze ed esperienze già acquisite dall’individuo ai fini del suo inserimento in percorsi diistruzione o di formazione professionale.

A seguito del D.M. 174/01, la Regione Piemonte ha implementato un sistema per la descrizioneper competenze dei percorsi formativi, comprensivo della descrizione dei focus di valutazione (chepossono essere variati se il soggetto perviene da esperienze lavorative) per arrivare alla certificazionedelle competenze. Trattandosi di una materia nella quale vanta una tradizione di comprovatovalore, la Regione ha al riguardo attivato specifici gruppi di lavoro deputati a delineare gli aspettifondanti di un sistema formativo allargato imperniato sul riconoscimento delle competenze.Una prima fondamentale sperimentazione del nuovo sistema di descrizione dei percorsi formativisi è avuta in occasione della progettazione dei corsi che hanno concorso all’attribuzione dellerisorse allocate sulla Direttiva “Disoccupati” emanata, sotto forma di atto di indirizzo regionale, indata 20/01/2003.

2.3 Il processo di programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE)

Proprio nel 1997, anno di svolta per l’avvio dei processi di decentramento amministrativo e diriforma del sistema formativo, le istituzioni comunitarie delineano gli elementi fondanti della

18 Il fatto che le agenzie formative siano risultate gli enti più solerti a conformarsi alle nuove disposizioni inmateria di accreditamento consegue, presumibilmente, ad una maggiore abitudine ad operare con le disposizioni,molto specifiche, inerenti la formazione professionale. Per contro, Istituzioni scolastiche ed Università sonosoggetti relativamente nuovi del sistema formativo italiano (e dunque piemontese).

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Strategia Europea per l’Occupazione (SEO) che, da allora, orienta tutte le scelte di fondo assuntedai Governi degli Stati aderenti all’Unione Europea in materia di politiche del lavoro.Il Consiglio straordinario europeo di Lussemburgo del 20-21 novembre 1997, recependo ledecisioni del Consiglio europeo di Amsterdam del 16-17 giugno 1997, stabilisce infatti che la lottaalla disoccupazione deve rappresentare una delle priorità perseguite dall’Unione Europea e che, diconseguenza, le politiche nazionali per l’occupazione debbono essere messe a punto nel quadro dilinee di indirizzo comuni dettate dall’organo di governo tecnico dell’Unione (la CommissioneEuropea)19.La definizione di una strategia coordinata per lo sviluppo dell’occupazione e la qualificazione dellerisorse umane ha pertanto fatto sì che i governi nazionali siano annualmente chiamati aprogrammare interventi di lotta alla disoccupazione coerenti con le linee guida per l’impiegoemanate dalla Commissione Europea, linee guida articolate intorno a quattro ambiti prioritari diintervento (pilastri):• occupabilità• imprenditorialità• adattabilità• pari opportunità.Ogni anno gli Stati membri sono cioè chiamati ad esplicitare le loro strategie di applicazione dellesuddette linee guida, predisponendo un documento denominato Piano di azione nazionale perl’occupazione (di norma il piano viene siglato con l’acronimo NAP, contrazione delladenominazione anglosassone Nactional Action Plan) che individui le priorità e gli obiettivi daperseguire durante i successivi 12 mesi in riferimento ai quattro pilastri precedentementerichiamati20.In applicazione delle nuove modalità di programmazione degli interventi di politica del lavoro checonseguono all’avvio della Strategia Europea per l’Occupazione, il governo italiano ha ridefinito ipropri strumenti di attuazione delle politiche nel quadro dei Piani Nazionali d’Azione.Un rilievo cruciale è al riguardo assunto dal NAP 1999 che, raccordandosi con i nuoviRegolamenti comunitari in materia di Fondi strutturali21, ha rappresentato un riferimento tecnicoimprescindibile per la programmazione del Fondo Sociale Europeo a titolo dell’Ob. 3 per ilperiodo 2000-200622.Coerentemente con le disposizioni al riguardo dettate dal Reg. (CE) 1260/99 ed in conformitàcon l’esigenza di definire politiche di qualificazione delle risorse umane condivise tra tutte leAmministrazioni del Centro Nord23, l’Italia ha infatti deciso di procedere alla programmazione delFSE attraverso la definizione di un Piano Nazionale Ob. 3 strutturato in ambiti di interventocoerenti con i quattro pilastri della SEO.

19 L’avvio della strategia europea per l’occupazione è dunque l’esito di scelte politiche che, introducendo nuovemodalità di coordinamento e tecnicamente denominate “processo di Lussemburgo”, hanno condotto – sotto ilprofilo normativo – all’aggiunta di uno specifico capo dedicato alla lotta alla disoccupazione nel Trattatoistitutivo delle Comunità Economiche Europee.20 A partire dall’anno 2000, in coincidenza con l’emanazione del primo Piano di azione nazionale per l’inclusionesociale, il NAP ha assunto la dizione “NAP Occupazione” (vigenza annuale) al fine di poterlo immediatamentedistinguere dal “NAP Inclusione” (vigenza triennale), anch’esso importante riferimento per la programmazionedelle politiche del lavoro.21 I fondi strutturali, normati quanto a linee generali dal Reg. (CE) del 21/06/99 n. 1260, rappresentano uno deiprincipali strumenti finanziari che l’Unione Europea mette a disposizione di Stati membri e Regioni per ilperseguimento degli obiettivi di coesione economica e sociale previsti dal Trattato.22 Secondo quanto stabilito dal predetto Reg. (CE) 1260/99, l’obiettivo 3 è finalizzato all’adattamento eall’ammodernamento dei sistemi di istruzione, formazione e impiego.23 È infatti lo stesso Reg. (CE) 1260/99 a stabilire che l’Ob. 3 si applica in tutte le regioni che, avendo un PIL procapite superiore o uguale al 75% di quello medio comunitario, non sono ammesse a beneficiare dei fondistrutturali a titolo dell’Ob. 1. Operativamente questo significa che in Italia l’Ob. 3 riguarda tutte le regioni adesclusione di Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, rispetto alle quali il FSE assicurail proprio contributo nel contesto del QCS Ob. 1.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Tale Piano, che diventa Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) al termine di un processo dinegoziazione tra lo Stato membro (Ministero del Lavoro) e la Commissione europea (DirezioneGenerale Occupazione), definisce, letteralmente, il quadro delle politiche nazionali per lo sviluppodelle risorse umane nel periodo 2000-2006, individuandone le relative risorse, i grandi ambiti diiniziativa (Assi) e le strategie di attuazione (Misure).La declinazione territoriale del Quadro Comunitario di Sostegno avviene nei ProgrammiOperativi Regionali (POR) che, mutuando assi e misure dal QCS nel quale sono ricompresi, sonopredisposti dalle Regioni in stretta concertazione con le rappresentanze delle parti sociali e delleautonomie locali. Entro tre mesi dalla decisione comunitaria di approvazione del POR Ob. 3, leRegioni sono tenute a definire il Complemento di Programmazione (CdP), vale a dire ildocumento che, organizzato in schede tecniche di misura, definisce la specificazione operativadelle iniziative contenute nel POR in termini di soggetti attuatori, destinatari, regimi di aiuto24.Il grafo e la tabella che seguono rappresentano in forma schematica, rispettivamente, la proceduragenerale di programmazione del FSE e la struttura fondamentale di QCS e POR Ob. 3.

24 Il POR Ob. 3 FSE 2000-2006 della Regione Piemonte è stato approvato, con decisione comunitaria, in data21/09/2000. Il relativo CdP è stato, di conseguenza, predisposto entro il 21 dicembre dello stesso anno.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Il processo di programmazione del Fondo Sociale Europeo 2000-2006

REG (CE)

SEO

QCS

NAP

POR

CdP

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Obiettivi globali Assi Obiettivi specifici MisureA.1 Organizzazione dei

servizi per l’impiego

1. Prevenzione delladisoccupazione digiovani e adulti

A.2 Inserimento ereinserimento nelmercato del lavoro digiovani e adulti nellalogica dell’approcciopreventivoContribuire

all’occupabilità deisoggetti in età lavorativa

ASSE A: Sviluppo epromozione di politicheattive del mercato dellavoro per combattere eprevenire ladisoccupazione, evitare adonne e uomini ladisoccupazione di lungadurata, agevolare ilreinserimento deidisoccupati di lunga duratanel mercato del lavoro esostenere l'inserimentonella vita professionale deigiovani e di coloro, uominie donne, che sireinseriscono nel mercatodel lavoro.

2. Inserimento ereinserimento deidisoccupati di lungadurata

A.3 Inserimento ereinserimento nelmercato del lavoro diuomini e donne fuoridal mercato dellavoro da più di sei ododici mesi

Promuoverel’integrazione nel mercatodel lavoro delle personeesposte al rischio diesclusione sociale

ASSE B: Promozione dipari opportunità per tuttinell'accesso al mercato dellavoro, con particolareattenzione per le personeche rischiano l'esclusionesociale.

3. Favorire il primoinserimento lavorativoo il reinserimento disoggetti a rischio diesclusione sociale

B.1 Inserimentolavorativo ereinserimento digruppi svantaggiati

C.1 Adeguamento delsistema dellaformazioneprofessionale edell’istruzione

4. Adeguare il sistemadella formazioneprofessionale edell’istruzione C. 2 Prevenzione della

dispersione scolasticae formativa

5. Promuovere un’offertaadeguata di formazionesuperiore

C.3 Formazione superiore

Sviluppare un’offerta diistruzione, formazioneprofessionale eorientamento checonsenta lo sviluppo dipercorsi diapprendimento per tuttol’arco della vita favorendoanche l’adeguamento el’integrazione tra i sistemidella formazione,istruzione e lavoro

ASSE C: Promozione emiglioramento:

– della formazioneprofessionale

– dell'istruzione

– dell'orientamentonell'ambito di unapolitica diapprendimentonell'intero arco dellavita, al fine di:

– agevolare e migliorarel'accesso e l'integrazionenel mercato del lavoro

– migliorare e sostenerel’occupabilità e

– promuovere la mobilitàprofessionale

6. Promuovere laformazione permanente

C.4 Formazionepermanente

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Obiettivi globali Assi Obiettivi specifici MisureD.1 Sviluppo della

formazione continua,della flessibilità delMdL e dellacompetitività delleimprese pubbliche eprivate, con prioritàalle PMI

7. Sostenere le politiche dirimodulazione degliorari e diflessibilizzazione delMdL, e sviluppare laformazione continuacon priorità alle PMI ealla PA D.2 Adeguamento delle

competenze dellaPubblicaAmministrazione

8. Sostenerel’imprenditorialità inparticolare nei nuovibacini d’impiego

D.3 Sviluppo econsolidamentodell’imprenditorialitàcon priorità ai nuovibacini d’impiego

Sostenere le politiche diflessibilizzazione del MdL,promuovere lacompetitività e favorire losviluppodell’imprenditorialità.

ASSE D: Promozione diuna forza lavorocompetente, qualificata eadattabile,dell'innovazione edell'adattabilitànell'organizzazione dellavoro, dello sviluppodello spiritoimprenditoriale, dicondizioni che agevolinola creazione di posti dilavoro nonché dellaqualificazione e delrafforzamento delpotenziale umano nellaricerca, nella scienza enella tecnologia.

9. Sviluppare il potenzialeumano nei settori dellaricerca e dello sviluppotecnologico

D.4 Miglioramento dellerisorse umane nelsettore della Ricerca eSviluppo tecnologico

Migliorare l’accesso, lapartecipazione e laposizione delle donne nelmercato nel lavoro.

ASSE E: Misurespecifiche intese amigliorare l'accesso e lapartecipazione delledonne al mercato dellavoro, compreso losviluppo delle carriere el'accesso a nuoveopportunità di lavoro eall'attivitàimprenditoriale, e aridurre la segregazioneverticale ed orizzontalefondata sul sesso nelmercato del lavoro.

10. Accrescere lapartecipazione erafforzare la posizionedelle donne nelmercato del lavoro

E.1 Promozione dellapartecipazionefemminile al mercatodel lavoro

F.1 Spese di gestione,esecuzione,monitoraggio,controllo

Migliorare i sistemi dimonitoraggio,valutazione einformazione

ASSE F:Accompagnamento delQCS e dei programmioperativi

11. Migliorare i sistemi dimonitoraggio,valutazione,informazione econtrollo F.2 Altre spese di

Assistenza tecnica

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CONTRIBUTI DI RICERCA

3. AMBITI DI INTERVENTO

3.1 Criteri di classificazione delle tipologie formative

Premesso che, in considerazione delle finalità del presente lavoro, ci si è limitati a trattare le azionidi formazione professionale direttamente rivolte a persone/imprese, prescindendo da tutte quelleattività complementari ai percorsi formativi in senso stretto (orientamento, servizi per l’incontrotra domanda e offerta di lavoro, ecc.) e/o funzionali alla qualificazione del sistema (formazione deiformatori e degli insegnanti, sviluppo degli standard e dei profili professionali, strumenti diraccordo tra gli attori, ecc.)25 il criterio di classificazione impiegato per la descrizione delle diversefiliere formative si conforma a quello che il Ministero del Lavoro ha adottato per individuare lemacrotipologie di accreditamento riferibili ai servizi di formazione professionale (DM 166/01):• obbligo formativo (formazione iniziale, o finalizzata al 1° inserimento lavorativo);• formazione superiore (formazione di 2° livello, o post qualifica/post diploma);• formazione continua (formazione per occupati o finalizzata all’inserimento lavorativo).La parte rimanente del capitolo, dedicato alla schematica illustrazione dei percorsi formativiascrivibili a ciascuna delle predette macrotipologie, mira, nei limiti del possibile, ad identificareunivocamente composizione e peculiarità degli ambiti di intervento sui quali la Regione Piemontepone in essere azioni di formazione professionale.Poiché le caratteristiche dei destinatari formano l’oggetto di uno specifico approfondimentoall’interno del capitolo dedicato ai soggetti della formazione professionale, le variabili utilizzate perla caratterizzazione dei segmenti formativi inclusi in ciascuna filiera (ambito di intervento)attengono a:• obiettivi perseguiti;• specifiche dell’azione;• durata dell’intervento.

3.2 Obbligo formativo (o formazione di primo livello)

Rientrano in questo primo ambito di intervento i percorsi integrati rivolti a soggetti di etàcompresa tra i 15 e 18 anni che assolvono l’obbligo formativo nel sistema della formazioneprofessionale regionale26, ovvero attraverso il canale dell’apprendistato. Mentre in relazione aquest’ultima fattispecie giova semplicemente ribadire il vincolo della frequenza di attivitàformative esterne (all’azienda) per un monte ore annuo complessivamente non inferiore a 240 ore,l’assolvimento dell’obbligo nel sistema della formazione professionale regionale varia in relazionealla natura del percorso didattico e include, a pieno titolo, le azioni innovative per la

25 Un accenno alle politiche attive del lavoro altre rispetto alla formazione professionale e alle cosiddette azioni disistema è, peraltro, rinvenibile nel paragrafo dedicato agli “Strumenti per la programmazione delle politiche”laddove si pone in evidenza come gli assi di intervento del POR comprendano l’insieme delle iniziative per lapromozione dell’occupazione.26 In considerazione dell’emanazione della Legge 53/03 e della conseguente abrogazione della Legge 9/99, unadelle principali sfide che attendono i sistemi regionali di formazione professionale riguarderà la presa in caricodei soggetti di 13,5-15 anni che abbandonano i percorsi dell’istruzione scolastica e che, tuttavia, sono ancoratroppo giovani per essere avviati al lavoro attraverso l’apprendistato. A prescindere dagli strumenti di coperturafinanziaria che saranno individuati dai Decreti di attuazione della Legge Moratti, le Regioni sono destinate agestire uno stock di soggetti in obbligo formativo sensibilmente maggiore rispetto a quanto avvenuto sino adoggi.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

sperimentazione del cosiddetto secondo canale del sistema di istruzione e formazioneprofessionale27.Fanno infine parte di quest’ambito di attività, le azioni di formazione professionale che,indipendentemente dall’età del destinatario, sono tese a favorire l’inserimento o il reinserimentolavorativo di soggetti privi di titolo di studio superiore (qualifica/diploma/laurea)28.La tabella seguente fornisce una rappresentazione indicativa dei diversi percorsi ascrivibiliall’assolvimento dell’obbligo formativo.

Fattispecie Obiettivo Specifiche dell’azione Durata

Prevenzione delladispersione scolastica

Percorsi formativi preprofessionalizzanti diorientamento realizzati inintegrazione con la scuolasecondaria inferiore e/o superiore

Max 160 ore

Max 600 ore annuePrevenzione delladispersione formativa

Percorsi formativi, adintegrazione dell’istruzionescolastica, relativi alle qualifichepost-obbligo scolastico

Max 200 ore per ingressoin corsi già avviati o rientroscolasticoMax 1.200 ore

Acquisizione di unaqualifica di base

Percorsi annuali organizzati inalternanza tra scuola e lavoro

Max 200 ore per ingressoin corsi già avviati o rientroscolastico800-1.200 ore

Siste

ma

della

form

azio

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e

Integrazione sociale deidisabili

Integrazione dei disabili nei corsimirati all’assolvimentodell’obbligo formativo e neipercorsi formativi ad integrazionedell’istruzione scolastica

Fino a 2.400 ore persoggetti nonimmediatamente occupabili

27 Tali azioni, attivate per la prima volta nell’anno formativo 2002/2003, si sostanziano infatti in percorsi integratiscuola/formazione/lavoro finalizzati all’assolvimento dell’obbligo scolastico e all’acquisizione di una qualificaprofessionale o, in alternativa, al reinserimento in percorsi dell’istruzione secondaria superiore.28 In continuità con la tradizionale classificazione delle attività formative per livello di scolarità dei destinatari, siè ritenuto preferibile “forzare” il dettato del dispositivo sull’accreditamento e ascrivere tali percorsi nell’ambitodell’“obbligo formativo” piuttosto che ricondurli, a nostro parere impropriamente, nel novero della “formazionesuperiore”.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Fattispecie Obiettivo Specifiche dell’azione Durata

800-1.200 oreInserimento lavorativodei portatori di handicapintellettivo

Percorsi annuali di preparazioneal lavoro realizzati in alternanzascuola/lavoro

<= 2.400 ore per soggettinon immediatamenteoccupabili<=1.200 ore(stage >= 20% per detenutiin semi libertà)

Inserimento lavorativo didetenuti ristretti o incondizione di semilibertà

Percorsi annuali o pluriennali<=600 ore(stage >= 30%)

Inserimento lavorativo diimmigratiextracomunitari

Percorsi formativi annuali<=2.400 ore(stage >= 20% per detenutiin semi libertà)

Siste

ma

della

form

azio

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prof

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reg

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le

Inserimento lavorativo digiovani a rischio

Percorsi annuali di preparazioneal lavoro realizzati in alternanzascuola/lavoro

600-1.200 ore

App

rend

istat

o

Assolvimentodell’obbligo formativonell’apprendistato

Formazione per apprendisti inobbligo formativo

Min. 240 ore annue

Form

azio

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one

prof

essio

nale

Sperimentazione del II°canale del sistema diistruzione e formazioneprofessionale

Percorsi formativi integrati consignificative esperienze dipermanenza in impresa,finalizzati all’assolvimentodell’obbligo scolastico eformativo

1.200 ore annue (per 3anni)

3.3 Formazione superiore

La formazione superiore comprende:• la formazione post-obbligo formativo;• la Istruzione Formazione Tecnica Superiore (IFTS) prevista dalla Legge 144/99 art. 69;• l’alta formazione relativa ad interventi all’interno (lauree professionalizzanti di 1° livello) e

successivi ai cicli universitari (formazione post laurea).Mentre relativamente all’IFTS e all’alta formazione la strutturazione dei percorsi risulta – purnel rispetto delle specificità locali e dell’autonomia universitaria – abbastanza omogenea quanto adurata ed organizzazione didattica, l’offerta post obbligo nell’ambito della formazioneprofessionale regionale appare piuttosto variegata in funzione, nuovamente, degli obiettivi specificiperseguiti. Tale aspetto risulta particolarmente pregnante in Piemonte, dove la Regione mira adampliare il ventaglio delle opportunità di professionalizzazione di giovani con obbligo formativoassolto o prosciolto e degli adulti in possesso di titolo “superiore” (qualifica/diploma/laurea).In analogia con quanto prospettato relativamente alla prima fattispecie (obbligo formativo), latabella seguente propone una rappresentazione indicativa dei diversi percorsi ascrivibili allaformazione superiore.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Fattispecie Obiettivo Specifiche dell’azione Durata

<=1.200 ore(stage >= 30%)

Inserimento lavorativo degliadulti e dei giovani in uscitadall’obbligo formativo(qualificati e/o diplomati,laureati)

Percorsi formativi annuali aforte contenutoprofessionalizzante

<=200 oreper inserimento inpercorsi avviati<=1.200 ore (in alternanzascuola lavoro)Si

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lla

form

azio

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prof

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e

Alternanza scuola/lavoro

Percorsi formativi persoggetti ultra diciottenni conobbligo scolastico assolto oprosciolto

<=200 ore per inserimentoin percorsi avviati

Creazione di figureprofessionali spendibili inun’ampia gamma disituazioni sul mercato dellavoro

Percorsi formativi di altolivello, annuali e pluriennali,su tematiche specifiche eMaster

<=1.200-2.400 ore(stage >=30%)

Percorsi formativi annualiper “Educatori primainfanzia”

<= 1.000 ore(stage >=30%)

Percorsi formativi annualiper “Operatore SocioSanitario” (OSS)

<= 1.000 ore(stage >=450 ore)

Siste

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regi

onal

e

Partecipazione femminile almercato del lavoro Percorsi formativi annuali

modulari mirati allacreazione di figure disupporto, coerenti con lafigura di “Operatore SocioSanitario

<= 400 ore

IFT

S

Integrazione fra i sistemidell’istruzione, scolastica eduniversitaria, dellaformazione e del lavoro

Percorsi annuali (o biennali)di istruzione e formazionetecnica superiore (IFTS)

1.200-2.400 ore(stage 30-40%)

Laur

ee 1

°

livel

lo

Rafforzamento delle attivitàprofessionalizzanti neipercorsi di laurea di I°livello

Percorsi triennali finalizzati alconseguimento di una laureadi I° livello

1.500 (max annuo= 750 ore)

3.4 Formazione continua

Coerentemente a quanto delineato dalle disposizioni in materia di accreditamento, fannoriferimento all’ambito di intervento “formazione continua” le seguenti fattispecie formative:• formazione destinata a soggetti occupati, ivi compresi i lavoratori in CIG ordinaria (formazione

continua);• formazione finalizzata all’inserimento lavorativo di persone inoccupate o disoccupate, in CIGS

e in mobilità (formazione finalizzata all’occupazione);• formazione esterna per apprendisti che hanno assolto l’obbligo formativo (formazione superiore

per soggetti con contratto di apprendistato);• formazione lungo l’intero arco di vita delle persone (formazione permanente).Appare dunque evidente come in relazione a questa terza filiera formativa, le differenze in terminidi obiettivi specifici, percorsi didattici e natura delle azioni siano ancora più pronunciate di quantonon accada negli altri due ambiti di intervento della formazione professionale.Similarmente a quanto effettuato per l’obbligo formativo e la formazione superiore, si propone diseguito una rappresentazione tabellare dei diversi percorsi ascrivibili alla formazione continua.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Adeguamento dellecompetenze di imprese ePPAA

Percorsi formativi perl’aggiornamento delle competenzeprofessionali dei lavoratorioccupati

>=16 ore(8 Voucher)<=100 ore

Form

azio

ne

cont

inua

Adeguamento dellecompetenze dei lavoratorioccupati

Voucher per la partecipazione adazioni formative su iniziativaindividuale del lavoratore

Variabile

Inserimento lavorativo digiovani aventi assoltol’obbligo formativo edegli adulti (qualificati,diplomati, laureati)

Percorsi formativi coniugati consignificative esperienze in aziendae finalizzati all’assunzione

<= 600 ore

Riqualificazione ereinserimento lavorativodi soggetto in CIGS e inmobilità da non più di12 mesi

Azioni formative e diriqualificazione <= 300 ore

Inserimento lavorativo dipersone appartenenti allecategorie svantaggiate

Percorsi formativi coniugati consignificative esperienze in aziendae finalizzati all’assunzione

<= 600 ore

Form

azio

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occu

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one

Inserimento lavorativo didonne disoccupate

Percorsi formativi coniugati consignificative esperienze in aziendae finalizzati all’assunzione

<= 600 ore

App

rend

istat

o

Formazione esterna perapprendisti post obbligoformativo

Formazione per apprendisti aventiassolto l’obbligo formativo

Min. 120 ore

Fattispecie Obiettivo Specifiche dell’azione Durata

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Fattispecie Obiettivo Specifiche dell’azione Durata

Completamentoformazione di base

Percorsi formativi di informaticae di lingue straniere Breve

Percorsi formativi, annuali obiennali, mirati ad unaqualificazione di base

<= 1.200 oreAccrescere le competenzeculturali e specialistiche atutti i livelli Percorsi annuali a contenuto

specialistico <= 400 ore

Percorsi brevi di orientamento erimotivazione professionale eformativa

Alfabetizzazione in italiano perstranieri

Educazione degli adulti(EdA)

Alfabetizzazione linguacomunitaria

Breve

Percorsi annuali integrati con ilsistema scolastico

<= 600 ore

Form

azio

ne p

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Acquisizione qualificaprofessionale o rientronei percorsi scolasticidella secondaria superiore

Percorsi biennali integrati con ilsistema scolastico

<= 800 ore

Il grafo seguente, riproducendo i principali campi di intervento della formazione professionale,pone in evidenza la numerosità delle interconnessioni rilevabili tra il sistema formativo, il sistemascolastico (che nel loro insieme rappresentano il nuovo sistema di “istruzione e formazioneprofessionale”) ed il mercato del lavoro.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Obbligo formativo

Istruz. eform. pr

Formaz.profess.

Apprend.

Formazione superiore

Formaz.profess.

IFTS Lauree1° livello

15-18 ANNI

Formazione continua

Formazione peroccupati

Formazionefinalizzata

Formazione perapprendisti post of

Formazionepermanente

Istr

uzio

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cola

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feri

ore

(1°

cicl

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Mer

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Istruzione scolastica superiore (2° ciclo)

>= 18 ANNI

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CONTRIBUTI DI RICERCA

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CONTRIBUTI DI RICERCA

4. SOGGETTI DEL SISTEMA FORMATIVO

4.1 Le istituzioni cui compete la definizione delle politiche

La definizione delle politiche formative in ambito piemontese compete evidentemente agli organidi governo del sistema: Regione Piemonte e Province piemontesi.Come posto in evidenza nel capitolo dedicato al quadro normativo, la LR 44/00 ha infatti previstoche alle Province fossero conferite significative funzioni in materia di formazione professionale.La traduzione operativa delle disposizioni generali contenute nella LR 44/00 si ha con la DGR del21/12/2001 n. 15-4882 la quale, nel rispetto del principio costituzionale sancito dalla LC 3/01,attribuisce alle Province la titolarità di tutte le attività formative che esulano da iniziativesperimentali o che richiedano l’esercizio unitario a livello regionale.Sulla base della deliberazione menzionata, la Regione Piemonte, in aggiunta a funzioni dicoordinamento con l’Unione Europea e con le autorità nazionali, conserva in particolare leresponsabilità richiamate di seguito:• definizione degli indirizzi generali funzionali alla programmazione dell’offerta formativa;• pianificazione e gestione diretta delle iniziative a carattere sperimentale o che necessitano di un

esercizio unitario a livello regionale;• funzionamento del sistema della formazione professionale piemontese secondo standard di

eccellenza, attraverso la promozione e/o il coordinamento di azioni finalizzate a qualificareulteriormente l’offerta formativa stessa (accreditamento delle sedi, certificazione dellecompetenze, standard e profili professionali, formazione dei formatori, rilevazione deifabbisogni, monitoraggio e valutazione degli interventi e delle politiche, ecc…).

Sempre secondo le disposizioni della DGR 15-4882, le Province piemontesi sono competenti pertutte le funzioni gestionali relativamente alle attività che esulano dalla titolarità regionale. Talifunzioni gestionali possono essere sintetizzate come segue:• emanazione dei bandi;• ricezione delle domande;• valutazione ex ante dei progetti;• approvazione delle graduatorie;• monitoraggio;• controllo;• rendicontazione.Lo schema della pagina successiva individua la distribuzione delle competenze tra Regione eProvince in riferimento agli ambiti di intervento individuati e connesse filiere formative.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Ambito diintervento Filiera formativa Regione Piemonte Province piemontesi

Formazione professionaleregionale X

Apprendistato o.f. X

Obb

ligo

form

ativ

o

Sperimentazione II canale X

Formazione professionaleregionale

X

IFTS X

Form

azio

ne

supe

rior

e

Lauree 1° livello X

Formazione per occupati X

Apprendistato post o.f. X

Formazione finalizzataall’occupazione X

Form

azio

ne

cont

inua

Formazione permanente X

Lo schema presentato evidenzia una netta prevalenza delle Province quanto a competenzegestionali, confermando un loro ruolo sempre più rilevante in termini di concorso allaprogrammazione. Occorre peraltro sottolineare che la tabella va letta secondo un’ottica di pesorelativo, nel senso che la Regione, anche in riferimento alle azioni trasferite, mantiene a sé unaquota di risorse destinate al finanziamento di iniziative sperimentali o di rilevante intereresseregionale.In chiusura, si richiama l’attenzione sul ruolo delle parti sociali (associazioni dei datori di lavoro erappresentanze dei lavoratori) che, secondo una tradizione ormai consolidata, concorrono alladefinizione delle politiche formative attraverso la partecipazione ad organismi e sedi consultive:• Segretariato per la formazione e l’orientamento professionale, con compiti di supporto alla

definizione degli atti di programmazione di competenza regionale e provinciale;• Comitato guida per la qualità, con funzioni di definizione operativa di caratteristiche, requisiti

e standard di qualità per il sistema formativo piemontese;• Commissione regionale di concertazione (e commissioni tripartite provinciali), che esprime

pareri obbligatori in ordine agli atti programmatori in materia di politiche del lavoro e dellaformazione professionale.

4.2 Gli enti cui compete l’attuazione delle politiche

A seguito della riorganizzazione del sistema della formazione professionale piemontese (LR 63/95),la realizzazione delle politiche formative, programmate dagli enti di governo (Regione e Province)con il concorso delle parti sociali, compete ai seguenti soggetti (art. 11):a) enti pubblici che svolgono attività di formazione professionale;

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CONTRIBUTI DI RICERCA

b) enti senza fini di lucro che siano emanazione o delle organizzazioni democratiche e nazionalidei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi, degli imprenditori, del movimentocooperativo, o di associazioni con finalità statutarie formative e sociali;

c) consorzi e società consortili con partecipazione pubblica;d) imprese e loro consorzi.I soggetti di cui all’art. 11 della LR 63/95, nel loro insieme connotati come Agenzie formative,attuano gli interventi di formazione professionale nel rispetto degli atti programmatici diRegione/Province e delle disposizioni contenute nelle convenzioni (o atti di adesione) stipulatecon le amministrazioni competenti a seguito dell’approvazione di progetti formativi selezionatisulla base di procedure di evidenza pubblica.La riforma del sistema formativo, i cui tratti salienti sono stati illustrati nel capitolo relativo alquadro normativo, ha fatto sì che il panorama degli operatori, sino a pochi anni fa essenzialmentecircoscritto ad agenzie ed imprese, 29 evolvesse verso forme caratterizzate da un maggiorepluralismo e da una più marcata diversificazione dell’offerta.In coerenza con la spinta all’integrazione tra i diversi sistemi educativi e in continuità con quantoprevisto dall’art. 13 della LR 63/95, laddove vengono disciplinate le modalità di raccordo traformazione professionale e scuola/università, la Regione Piemonte ha in effetti avviato lapromozione di iniziative per la piena valorizzazione delle competenze espresse da istituzioniscolastiche ed Università. Sulla scorta dei positivi riscontri delle sperimentazioni condotte,l’integrazione è divenuta un elemento fondante delle diverse filiere del sistema educativopiemontese e, al tempo stesso, un obiettivo da perseguire nella definizione delle politiche.L’attuazione delle politiche formative è pertanto oggigiorno demandata ad una pluralità disoggetti:• agenzie formative di cui alle lettere a), b), c) dell’art. 11 della LR 63/95;• istituzioni scolastiche;• università;• imprese e loro consorzi di cui alla lettera d) dell’art. 11 della LR 63/95.Lo schema della pagina successiva individua la distribuzione delle competenze tra le diversetipologie di operatori in riferimento agli ambiti di intervento individuati e connesse filiereformative.

29 Sino alla seconda metà degli anni Novanta, la quasi totalità dell’offerta formativa a favore di soggettidisoccupati/inoccupati risultava infatti appannaggio delle agenzie (soggetti di cui alle lettera a, b, c dell’art. 11della LR 63/95). La quota rimanente delle risorse veniva erogata ad imprese e loro consorzi (soggetti di cui allalettera d della LR 63/95) per l’espletamento di attività formative rivolte ai dipendenti propri o delle aziendeconsorziate.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Ambito diintervento

Filieraformativa Agenzie Istituzioni

scolastiche Università Imprese

Formazioneprofessionaleregionale

X X

Apprendistato o.f. X X X

Obb

ligo

form

ativ

o

SperimentazioneII° canale X

Formazioneprofessionaleregionale

X X

IFTS X X X X

Form

azio

ne

supe

rior

e

Lauree 1° livello X X

Formazione peroccupati

X X

Apprendistato posto.f. X X X

Formazionefinalizzataall’occupazione

X X

Form

azio

ne c

ontin

ua

Formazionepermanente X X

La numerosità delle ricorrenze osservabili nello schema in esame testimonia come l’integrazionerappresenti ormai una normale modalità organizzativa delle azioni di formazione professionaleintraprese sul territorio della nostra regione. Salvo pochissime eccezioni peraltro determinate dallespecificità delle iniziative poste in essere (assolvimento dell’obbligo scolastico nel sistema dellaformazione professionale), la programmazione dell’offerta formativa mira infatti a valorizzare lecompetenze complementari dei diversi attori del sistema educativo.

4.3 I soggetti cui sono destinate le politiche: persone e sistemi

Le azioni di formazione professionale programmate dagli enti di governo e realizzate dai soggettiattuatori possono essere rivolte ai cittadini residenti o domiciliati in Piemonte (azioni a favore dipersone), ovvero alle strutture che assicurano l’attuazione delle politiche (azioni a favore di sistemi).Relativamente a queste ultime, ci si limita ad affermare che assumono una funzione strumentalerispetto alle azioni a favore di persone e che, in rapporto all’ambito prioritario di intervento,risultano classificabili come segue:

• adeguamento del sistema della formazione professionale, comprendente – a titoloesemplificativo – azioni di:- formazione formatori- rilevazione fabbisogni formativi- sviluppo della qualità del sistema formativo

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CONTRIBUTI DI RICERCA

- definizione e aggiornamento degli standard- accreditamento delle sedi

• adeguamento del sistema dell’istruzione, comprendente – a titolo esemplificativo – azioni di:- aggiornamento degli insegnanti- acquisizione sistemi informativi a supporto della didattica- accreditamento delle sedi

• adeguamento dei sistemi di governo, comprendente – a titolo esemplificativo – azioni di:- anagrafe obbligo formativo- sviluppo di un sistema informativo integrato- comunicazione e promozione degli interventi- monitoraggio degli interventi- valutazione delle politiche- studi e ricerche

I destinatari delle azioni a favore di persone, genericamente identificabili come cittadini residenti odomiciliati in Piemonte, possono essere classificati attraverso criteri differenti in relazione allafinalità dell’intervento formativo programmato nei loro confronti.

Esemplificando:

• in funzione dell’età, si è soliti distinguere tra:- adolescenti in obbligo scolastico (< 15 anni)- adolescenti in obbligo formativo (15-18 anni)- giovani (18-25 anni)- adulti (> 25 anni)

• in funzione del titolo di studio, si è soliti distinguere tra:- soggetti in possesso del solo obbligo scolastico (o prosciolti da tale obbligo)- soggetti in possesso di qualifica- soggetti in possesso di diploma- soggetti in possesso di laurea

• in funzione della condizione professionale, distinguiamo tra:- soggetti inoccupati o disoccupati- soggetti occupati (ivi compresi gli apprendisti e i soggetti in CIG ordinaria)- soggetti in CIGS o in mobilità

• infine, in relazione alla durata del periodo di inoccupazione/disoccupazione, si differenzia tra:- giovani alla ricerca di occupazione da meno di 6 mesi (approccio preventivo)- adulti alla ricerca di occupazione da meno di 12 mesi (approccio preventivo)- giovani alla ricerca di occupazione da più di 6 mesi (approccio curativo)- adulti alla ricerca di occupazione da meno di 12 mesi (approccio curativo).

Prescindendo da quest’ultimo criterio di classificazione (che rileva viceversa nel monitoraggio degliinterventi del Complemento di Programmazione del POR Ob. 3 2000-2006 della RegionePiemonte) e sottolineando che rientrano all’interno di ciascuna delle categorie di destinatari cosìindividuate anche le azioni formative specificatamente rivolte alle donne e ai soggetti appartenentialle cosiddette categorie svantaggiate (disabili, portatori di handicap intellettivo, detenuti,immigrati extracomunitari, giovani a rischio), nella tabella della pagina seguente sonoschematicamente rappresentati i destinatari delle fattispecie formative ricomprese all’interno degliambiti di intervento precedentemente individuati.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Età Titolo di studio CondizioneMdL

Ambito diintervento

Filieraformativa

Ado

lesc

enti

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blig

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olas

tico

Ado

lesc

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inob

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Formazione prof.regionale X X X X X X

Apprendistatoo.f.

X X X

Obb

ligo

form

ativ

o

SperimentazioneII canale

X X X X

Formazione prof.regionale X X X X X X

IFTS X X X X X X

Form

azio

nesu

peri

ore

Lauree 1° livello X X X X X

Formazione peroccupati

X X X X X X X

Apprendistatopost o.f. X X X X X X

Formazionefinalizzataall’occupazione

X X X X X X X

Form

azio

ne c

ontin

ua

Formazionepermanente

X X X X X X X X X X

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CONTRIBUTI DI RICERCA

5. STRUMENTI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE

La programmazione delle politiche formative avviene, come già sottolineato, nel quadro dellaStrategia Europea per l’Occupazione (SEO) declinata all’interno dei Piani Nazionali perl’Occupazione e dei documenti programmatici del Fondo Sociale Europeo (QCS e POR Ob. 3)per il periodo 2000-2006.Obiettivo del presente capitolo è quello di dare conto di come la programmazione del FSE a titolodell’Ob. 3 trovi traduzione operativa nella nostra regione. A tal fine si è scelto di partire da unaschematica illustrazione del Complemento di Programmazione del POR Ob. 3 2000-2006 dellaRegione Piemonte, per giungere all’individuazione dei dispositivi di attuazione (direttive/bandi)utilizzati per realizzare le azioni contenute negli assi e nelle misure del CdP.Tenuto conto che i dispositivi di attuazione sono differenziabili in funzione del soggetto (Regioneo Province) titolare della competenza, lo schema logico della programmazione delle politicheformative può essere rappresentato come indicato nel diagramma seguente.

CdP Piemonte

Atti indirizzoRegione

BandiProvince

DirettiveRegione

Fondinazional

i

FondiPOR

Fondiregionali

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Il grafo, oltre ad illustrare le procedure di programmazione, evidenzia – mediante tratteggio – iflussi e le fonti finanziarie (POR, trasferimenti nazionali, bilancio regionale) che alimentanol’attuazione delle politiche.

5.1 Il Complemento di Programmazione della Regione Piemonte

La struttura programmatica del QCS e dei POR Ob. 3, rappresentata schematicamente nelletabelle riportate in chiusura del capitolo dedicato al quadro normativo, viene ulteriormentearticolata nell’ambito dei Complementi di Programmazione.Nel caso specifico del Piemonte, la Regione ha scelto di dare concreta attuazione al proprioProgramma Operativo mediante la definizione delle linee di intervento (insieme di azioniomogenee) riportate nelle tabelle seguenti30.

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO

A1 Organizzazione deiservizi per l’impiego

1) Potenziamento delle strutture e delle dotazionihardware e software dei Centri per l’impiego

2) Azioni per la riqualificazione degli operatori, perl’inserimento di specifiche figure professionali, perla promozione dei servizi dei Centri per l’impiego

A2 Inserimento ereinserimento nelmercato del lavoro digiovani e adulti nellalogica dell’approcciopreventivo

1) Azioni integrate di orientamento, formazione ework experiences

2) Azioni integrate di orientamento, formazione ework experiences per l’inserimento diretto inimpresa

3) Servizi di incontro tra domanda e offerta4) Progetti integrati di inserimento reinserimento

lavorativo (Aiuti all’occupazione)

A Sviluppo epromozione dipolitiche attive dellavoro per combatteree prevenire ladisoccupazione,evitare a donne euomini ladisoccupazione dilunga durata,agevolare ilreinserimento deidisoccupati di lungadurata nel mercato dellavoro e sostenerel’inserimento nella vitaprofessionale deigiovani e di coloro,uomini e donne, che sireinseriscono nelmercato del lavoro

A3 Inserimento ereinserimento nelmercato del lavoro diuomini e donne fuoridal mercato del lavoroda più di sei o dodicimesi

1) Azioni integrate di orientamento, formazione ework experiences

2) Azioni integrate di orientamento, formazione ework experiences per l’inserimento diretto inimpresa

3) Servizi di incontro tra domanda e offerta4) Aiuti all’occupazione

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO

B Promozione di pariopportunità per tuttinell’accesso al mercato dellavoro, con particolareattenzione per le persone cherischiano l’esclusione sociale

B1 Inserimento lavorativo ereinserimento di gruppisvantaggiati

1) Azioni integrate di orientamento,formazione e work experiences

2) Servizi di incontro tra domanda edofferta

3) Piccoli sussidi al capitale socialedelle cooperative

4) Azioni complementari di supportoal raccordo interistituzionale

5) Strumenti per incentivarel’inserimento lavorativo di soggettisvantaggiati

30 Gli schemi sotto riportati sono tratti dalla Rev. 03 del CdP del POR Ob. 3 della Regione Piemonte, qualeadottata dal Comitato di Sorveglianza in data 21/11/02 e successivamente recepita dalla Giunta Regionale.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO

C1 Adeguamento del sistemadella formazioneprofessionale edell’istruzione

1) Formazione degli operatori, ivi compresi gli insegnantidella scuola di stato

2) Azioni per la rilevazione dei fabbisogni formativi3) Sviluppo della qualità del sistema formativo,

definizione degli standard e delle procedure diaccreditamento delle sedi formative e di orientamento edi certificazione di qualifiche e competenze

4) Adeguamento dei sistemi informativi a supporto delladidattica

C2 Prevenzione delladispersione scolastica eformativa

1) Progetti integrati di orientamento e counselling2) Azioni di sostegno per le famiglie dei soggetti a rischio

C3 Formazione superiore

1) Progetti integrati tra Scuola, Università, Agenzieformative ed imprese (FIS e IFTS)

2) Lauree professionalizzanti di 1° livello3) Master e formazione di alto livello su tematiche

specialistiche

C Promozione emiglioramento dellaformazione professionale,dell’istruzione,dell’orientamentonell’ambito di una politicadi apprendimentonell’intero arco della vita, alfine di agevolare emigliorare l’accesso el’integrazione nel mercatodel lavoro, migliorare esostenere l’occupabilità epromuovere la mobilitàprofessionale

C4 Formazione permanente

1) Azioni di formazione permanente2) Formazione permanente a integrazione delle

competenze di base3) Percorsi integrati finalizzati per il rientro formativo4) Voucher al cittadino

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO

D1 Sviluppo della formazionecontinua, della flessibilità delMDL e della competitivitàdelle imprese pubbliche eprivate con priorità alle PMI

1) Progetti di formazione continua attuatidirettamente dalle aziende o indirettamente dalleagenzie formative o dai consorzi di imprese suincarico specifico delle aziende

2) Interventi di sostegno alla riorganizzazione dellavoro, in particolare rivolti alla promozione delpart-time e del telelavoro

D2 Adeguamento dellecompetenze della PubblicaAmministrazione

1) Azioni formative e/o informative/consulenzialirivolte ai dipendenti delle pubblicheamministrazioni e finalizzate alla creazione dinuove professionalità, alla qualificazione delleprofessionalità rivolte allo sviluppo locale, almiglioramento delle competenze linguistiche edinformatiche

D3 Sviluppo e consolidamentodell’imprenditorialità conpriorità ai nuovi bacini diimpiego

1) Interventi di supporto all’imprenditorialità2) Servizi consulenziali per le imprese (assistenza ex

ante)3) Servizi di consulenza specialistica e di tutoraggio

per le nuove imprese (assistenza ex post)4) Strumenti finanziari di sostegno all’avvio di nuove

imprese5) Interventi di orientamento all’imprenditorialità

rivolti agli studenti della Scuola secondaria

D Promozione di una forzalavoro competente,qualificata e adattabile,dell’innovazione edell’adattabilitànell’organizzazione dellavoro, dello sviluppo dellospirito imprenditoriale, dicondizioni che agevolino lacreazione di posti di lavorononché della qualificazionee del rafforzamento delpotenziale umano nellaricerca, nella scienza e nellatecnologia

D4 Miglioramento delle risorseumane nel settore della Ricercae Sviluppo tecnologico

1) Sostegno alla permanenza in impresa di titolari didottorati ed assegni di ricerca, nell’ambito diprogetti congiunti con le imprese

2) Sostegno alla creazione d’impresa da parte deiricercatori

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CONTRIBUTI DI RICERCA

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO

E Misure specificheintese a migliorarel’accesso e lapartecipazione delledonne al mercato dellavoro, compreso losviluppo delle carrieree l’accesso a nuoveopportunità di lavoroe all’attivitàimprenditoriale, eridurre la segregazioneverticale e orizzontalefondata sul sesso nelmercato del lavoro

E1 Promozione dellapartecipazionefemminile al mercatodel lavoro

1) Sostegno alla partecipazione ad azioni di politicadel lavoro e all’inserimento lavorativo dellepersone in particolari momenti della loro vita

2) Strumenti finanziari per l’avvio di nuove imprese3) Aiuti a favore delle aziende private e pubbliche

affinché introducano elementi di flessibilità neiconfronti di dipendenti gravati da vincolifamigliari o attivino iniziative di animazione suitemi della parità e facilitino l’applicazione dellenuove normative a favore delle donne e degliuomini nel mercato del lavoro

4) Interventi di diffusione della cultura della paritàrivolti a valorizzare le donne nel mercato dellavoro ed al tempo stesso ridurre lediscriminazioni di genere nell’accesso alleprofessioni e nello sviluppo delle carriere

5) Azioni integrate di orientamento, formazione ework experiences

6) Percorsi di formazione individuale finalizzati allosviluppo delle carriere delle donne occupate

7) Lauree professionalizzanti di 1° livello

ASSI MISURE LINEE DI INTERVENTO AZIONIF1 Spese di gestione,

esecuzione,monitoraggio,controllo

1) Iniziative di assistenza tecnica incluse nella scheda11 del Regolamento della Commissione dellespese eleggibili per il periodo 2000-2006

F Accompagnamento delQCS e dei programmioperativi

F2 Altre spese diassistenza tecnica

1) Altre attività di assistenza tecnica

La volontà di fornire un quadro organico delle iniziative attivabili mediante il POR della RegionePiemonte, ha indotto a rendere conto della totalità delle linee di intervento in cui sono articolatele Misure. Coerentemente a quanto effettuato nelle altre parti del lavoro, il prosieguo del capitoloverte invece sulle attività formative (linee di intervento evidenziate in grigio).

5.2 Gli atti programmatori della Regione Piemonte

Come ripetutamente sottolineato nelle pagine precedenti, la Regione Piemonte ha conservato latitolarità delle iniziative formative a carattere sperimentale o che necessitano di una gestioneunitaria a livello regionale.In riferimento a questi ambiti di intervento, la programmazione dell’offerta formativa avviene,coerentemente a quanto disposto dall’art. 18 della LR 63/95, mediante l’emanazione di direttiveregionali a cadenza – usualmente – annuale. Nello specifico, le direttive di riferimento sono quelleindicate di seguito:• Sperimentazione di nuovi modelli nel sistema di Istruzione e di Istruzione e Formazione

Professionale;• Formazione professionale finalizzata all’occupazione;• Progetti di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS);• Rafforzamento lauree professionalizzanti di I° livello.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

5.3 Gli atti programmatori delle Province piemontesi

Le Province piemontesi hanno acquisito, come detto, la titolarità della gestione delle azioniformative che non necessitano di essere esercitate unitariamente a livello regionale e/o che nonhanno più carattere sperimentale.In riferimento a questi ambiti di intervento, la programmazione dell’offerta formativa avviene,coerentemente con quanto disposto dalla LR 44/00 e recepito dalla DGR 15-4882 del 21/12/01,mediante l’emanazione di bandi provinciali formulati nel rispetto delle linee generali delineatedalla Regione nell’ambito dei propri atti di indirizzo. Nello specifico i bandi provinciali, anch’essipredisposti con cadenza tendenzialmente annuale, sono quelli indicati di seguito:• Formazione professionale finalizzata alla lotta contro la disoccupazione (Mercato del Lavoro);• Attività formative per apprendisti;• Formazione dei lavoratori occupati;• Azioni di formazione continua ad iniziativa individuale per lavoratori occupati.

5.4 Un quadro di riferimento che pone in relazione le politiche comunitarie e i dispositivi diattuazione locali

Uno dei principali elementi innovativi introdotti dalla programmazione 2000-2006 del FondoSociale Europeo attiene al superamento della logica settoriale della precedente fase di interventodel FSE (1994-1999). In luogo della tradizionale distinzione legata alla condizione professionaledei destinatari delle azioni (Ob. 3 per i disoccupati e Ob. 4 per gli occupati), la programmazionedell’Ob. 3 2000-2006 fa infatti riferimento a politiche comunitarie (gli obiettivi globali degli assidi intervento: occupabilità, inclusione sociale, adeguamento dei sistemi e sviluppo dellaformazione permanente, adattabilità e sviluppo dello spirito imprenditoriale, pari opportunità digenere) coerenti con i pilastri della strategia europea per l’occupazione (occupabilità,imprenditorialità, adattabilità, pari opportunità) e l’inclusione sociale.Lo schema che segue mira a rappresentare come e in quale misura gli atti programmatoripiemontesi abbiano recepito le predette indicazione comunitarie.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Direttive

Pila

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SE

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e

Mis

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Sper

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II

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ello

A2 X X XOccupabilit

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A3 X X X

Inclusione B B1 X X X

C2 X X

C3 X X XOccupabilit

àC

C4 X

D1 XAdattabilità D

D2 X

Pari

opportunitàE E1 X X X X

La tabella rileva una buona frequenza di ricorrenze in corrispondenza di ognuna delle linee diintervento individuate come prioritarie dalla Commissione Europea, evidenziando di conseguenzacome in Piemonte i principi della nuova programmazione trovino estesa applicazione.Le considerazioni effettuate sarebbero ulteriormente avvalorate qualora avessimo inclusonell’analisi la totalità delle misure del POR, anziché limitarsi, coerentemente allo scopo del lavoro,a quelle comprendenti azioni di formazione professionale.

5.5 Elementi caratterizzanti il sistema formativo piemontese

Chiudendo la disamina degli strumenti programmatici di cui Regione e Province dispongono perl’attuazione delle politiche formative in Piemonte, è parso interessante mettere in rilievo alcunielementi che caratterizzano la formazione professionale in questa regione.La gestione coordinata dei fondi, il trasferimento di competenze in favore delle Province,l’integrazione dei percorsi educativi ed il loro collegamento con il mondo del lavoro e lasperimentazione di modalità innovative di finanziamento delle attività, attenendo direttamentealla fase di programmazione degli interventi, rappresentano gli aspetti più significativi tra i moltiche qualificano il sistema formativo piemontese.La gestione coordinata dei fondi, chiaramente desumibile dal grafo riportato in apertura delpresente capitolo, è un tratto distintivo del Piemonte sin dall’emanazione della legge regionale diriforma (LR 63/95). Da allora la Giunta Regionale programma, nella quasi totalità dei casi,l’offerta formativa indipendentemente dalla fonte finanziaria di riferimento (POR, trasferimenti

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CONTRIBUTI DI RICERCA

nazionali e bilancio regionale) 31. Tra i molteplici vantaggi che derivano dall’utilizzo di un fondounico per la formazione, si sottolineano i seguenti:• razionalizzazione delle procedure di chiamata dei progetti, con conseguente eliminazione dei

rischi di duplicare azioni analoghe su dispositivi diversi;• flessibilità nella gestione dei fondi alla luce delle necessità di volta in volta emergenti;• adozione di procedure di selezione conformi alle normative comunitarie in materia.Il processo di devoluzione di funzioni alle Province in materia di formazione professionale risultain Piemonte relativamente più avanzato rispetto ad altri contesti regionali.Connettendo le direttive di competenza rispettivamente regionale e provinciale con le Misure delPOR contenenti azioni di formazione professionale o assimilabili, il prospetto successivo fornisceuna rappresentazione piuttosto emblematica dello stato di avanzamento del processo ditrasferimento avviato dalla Legge Bassanini ed assurto a rango costituzionale a seguitodell’emanazione della LC 3/01. Esso risulterebbe ancora più pronunciato laddove si introducesseun’ulteriore variabile: il peso finanziario delle diverse direttive. I dispositivi relativi alla“Formazione professionale finalizzata alla lotta contro la disoccupazione (Mercato del Lavoro)” ealla “Formazione continua dei lavoratori occupati”, ambedue di competenza provinciale, sonoinfatti quelli largamente preponderanti in termini di dotazione finanziaria.

31 Si rammenta che i programmi comunitari operano conformemente al principio di addizionalità, in base al qualeil contributo comunitario deve essere complementare e non sostitutivo rispetto all’impegno finanziario delleAutorità nazionali (Governo nazionale e regionale). Nella fattispecie dei POR Ob. 3, la copertura finanziaria delFSE è pari al 45% del costo pubblico totale, mentre il restante 55% permane a carico del Fondo di rotazionenazionale (80% sul 55% e dunque 44% sul totale) e del bilancio regionale (20% sul 55% e dunque 11% sultotale).In aggiunta alle quote di finanziamento necessarie ad alimentare il POR, la Regione Piemonte stanzia ulterioririsorse attingendo al bilancio regionale o ai trasferimenti del Ministero del Lavoro per l’attuazione di determinatetipologie di intervento (obbligo formativo, apprendistato, sperimentazione II canale del sistema di istruzione eformazione professionale).

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Direttive/Bandi

Titolarità regionale Titolarità provinciale

Ass

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one

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Fina

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Form

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A2 X X XA

A3 X X X

B B1 X X X

C2 X X

C3 X X XCC4 X

D1 XD

D2 X

E E1 X X X X

L’integrazione tra i diversi percorsi educativi, già sottolineata relativamente ai soggetti attuatori, èrilevabile sin dalla fase di programmazione dell’offerta formativa.Il prospetto seguente, ponendo in relazione i dispositivi di attuazione con gli ambiti di interventorilevati in precedenza, fornisce una rappresentazione schematica del livello di integrazioneriscontrabile nelle diverse filiere formative.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Direttive

Ambito di

intervento

Filiera

formativa

Sper

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one

II

cana

le

Mer

cato

del

Lav

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Fina

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IFT

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Formazioneprofessionaleregionale

X

Apprendistatoo.f.

X

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SperimentazioneII canale

X

Formazioneprofessionaleregionale

X

IFTS X

Form

azio

ne

supe

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Lauree 1° livello X

Formazione peroccupati

X X

Apprendistatopost o.f.

X

Formazionefinalizzataall’occupazione

X

Form

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Formazionepermanente

X

La tabella, oltre ad evidenziare la presenza di un forte livello di integrazione (lettura per colonna)già in fase di programmazione (Mercato del Lavoro e Apprendistato), mostra una buona coperturadi tutti i campi di intervento individuati (lettura per riga).Si sottolinea infine come la quasi totalità dei dispositivi di attuazione preveda momenti dialternanza tra formazione e lavoro, di fatto vincolando a priori la presenza di momenti diconfronto con il mondo del lavoro. Anche quest’ultimo elemento distintivo contribuisce aconnotare l’esercizio della programmazione dell’offerta formativa in Piemonte.Richiamandosi infine alla sperimentazione di modalità innovative di finanziamento delle attivitàdi formazione professionale, la Regione Piemonte ha ritenuto di introdurre il meccanismo delVoucher dapprima nell’ambito della formazione continua su iniziativa individuale e,successivamente, nella realizzazione di una quota parte della formazione finanziata aziendale.In ambedue le fattispecie, il meccanismo di funzionamento è rappresentabile come segue:• la Regione, nel quadro del proprio atto di indirizzo, ripartisce le risorse per ambito provinciale;• le Province emanano un bando per la raccolta delle disponibilità delle agenzie alla realizzazione

di interventi di formazione continua nell’ambito delle aree di interesse identificate;• gli operatori candidano i corsi che ritengono di potere attivare per ciascuna delle aree

menzionate;• le Province, a seguito di valutazione delle proposte, approvano il “Catalogo dell’offerta

formativa” organizzato per aree;• il soggetto interessato ad una delle proposte incluse nel catalogo, si rivolge all’operatore per

l’iscrizione all’attività formativa;

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CONTRIBUTI DI RICERCA

• le Agenzie, al raggiungimento del numero atteso di partecipanti, comunicano in Provincial’elenco degli iscritti e richiedono l’autorizzazione all’avvio del corso;

• la Provincia, a seguito di istruttoria, autorizza l’Agenzia ad avviare l’attività ed informa ecomunica ai destinatari l’attribuzione di un buono di partecipazione (Voucher) a copertura diuna quota parte (80%) del costo del corso di formazione;

• alla conclusione dell’intervento, l’Agenzia presenta in Provincia la documentazione attestante ilregolare svolgimento dell’attività formativa ed ottiene il pagamento della quota di competenzapubblica dell’iniziativa (rimborso dei Voucher).

La buona accoglienza che il mercato ha riservato a modalità innovative di finanziamento delleattività di formazione professionale rappresenta certamente un segnale importante per unaRegione che, da sempre attenta a garantire la rispondenza dell’offerta ai mutevoli fabbisogni dellediverse categorie di destinatari, è impegnata a monitorare con grande attenzione gli esiti dellepredette sperimentazioni, anche al fine di estenderne l’applicazione ad altri ambiti di intervento efavorire, di conseguenza, lo sviluppo di forme di “quasi mercato” in un settore tradizionalmentecaratterizzato da accentuate forme di regolazione.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

6. ASPETTI QUANTITATIVI

Una ricognizione delle principali dimensioni inerenti il sistema formativo piemontese non puòprescindere da una, sia pur sommaria, rappresentazione degli elementi quantitativi chepermettono di cogliere l’ordine di grandezza delle variabili in gioco.Pur consapevoli che un’analisi approfondita circa il reale dimensionamento di un sistemaformativo necessiterebbe di una sezione statistica ben più ricca ed articolata, il taglio di questospecifico contributo ha suggerito di limitare l’esposizione a dati quantitativi di sintesi, nel loroinsieme sufficienti a dare un’idea dell’attuale dimensionamento della formazione professionale inPiemonte.Secondo la prospettiva indicata, il presente paragrafo contiene informazioni di carattere generalerelativamente a tre aspetti cruciali:• progetti avviati (corsi);• destinatari raggiunti (allievi);• risorse economiche messe in campo.Il riferimento rispetto al quale vengono espresse le informazioni quantitative è rappresentato dalleprincipali direttive regionali e provinciali richiamate nel capitolo dedicato agli “Strumenti per laprogrammazione delle politiche”. In prospettiva, potrà risultare utile procedere ad elaborazionisuccessive finalizzate ad esplicitare la distribuzione indicativa delle risorse economiche tra le treprincipali filiere formative mutuate dal decreto ministeriale sull’accreditamento (DM 166/01) ecome tali recepite trattando degli ambiti di intervento della formazione professionale in Piemonte(obbligo formativo, formazione superiore, formazione continua). Analogamente si potrà procedereper affinamenti successivi ad elaborare informazioni statistiche che, da un lato, permettano dicogliere le diverse caratteristiche di operatori (agenzie, istituzioni scolastiche, imprese, ATS, ecc.) edei principali output dei percorsi formativi (qualifiche e loro rapporto con il mercato del lavoro),dall’altro consentano di esprimere valutazioni qualitative circa la dinamica delle principali variabiliosservate.Poiché la formazione professionale, in analogia a quanto avviene per l’istruzione, opera su di unarco temporale posto a cavallo tra due anni solari consecutivi (l’attività avviata a settembredell’anno n termina, tipicamente, ad agosto dell’anno n+1), riferirsi ad un’unica annualità avrebbecomportato il rischio di confrontare dati non omogenei. Al fine di ovviare a questo inconvenientee alla possibilità di tralasciare direttive non attivate nel corso di un determinato anno, si è scelto diprendere in considerazione due anni di gestione (2001 e 2002) e di esporre i dati come mediaaritmetica dei medesimi.Operando secondo il criterio menzionato, quelli rappresentati nelle tabelle delle pagine successiveesprimono delle elaborazioni (in termini di valor medio) di dati forniti dall’“Osservatorioregionale sul mercato del lavoro” relativamente a corsi attivati, destinatari raggiunti e risorse messea bando durante un anno solare. Essi vanno pertanto considerati come puramente indicativi, nonpotendo in alcun modo essere assunti come termine di riferimento riguardo a quella che potràrisultare la reale dinamica delle variabili osservate nel corso degli anni a venire.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

6.1 L’offerta formativa per bacino territoriale

CORSI AVVIATI (media 2001 e 2002)PER AREA PROVINCIALE

ProvincePrincipali direttive

AL AT BI CN NO TO VB VCAltre

province Totale

Mercato del lavoro 291 104 84 360 125 1.441 94 111 - 2.608Finalizzata occupazione 9 2 2 7 8 129 5 2 1 163IFTS 2 1 2 2 1 22 2 2 - 32Lauree 1° livello 7 2 - 13 2 54 - 6 - 82Apprendistato 39 25 16 81 28 237 9 13 - 445Formazione occupati 250 201 136 311 139 2.091 78 109 137 3.450

Totale 597 333 238 773 301 3.973 187 241 138 6.779Elaborazioni IRES Piemonte su dati ORML

Corsi (media 2001-2002) avviati per Direttiva

2 .6 08

16 33 2 8 2

4 45

3 .4 50

-

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

MERCATO DELLAVORO

FINALIZZATAOCCUPAZIONE

IFTS LAUREE 1¡ LIVELLO APPRENDISTATO FORMAZIONEOCCUPATI

Dati e figure sovrastanti indicano, in primo luogo, che in Piemonte vengono mediamente avviatipoco meno di 7.000 corsi l’anno, circa la metà dei quali (3.450) si concretizza in attività formativedi breve durata organizzate dalle aziende piemontesi al fine di assicurare l’aggiornamentoprofessionale dei propri dipendenti.A determinare il monte corsi complessivo concorrono, in aggiunta alla già citata formazionecontinua, le Direttive “Mercato del Lavoro” (poco meno del 40%), “Apprendistato” (circa 6,5%)e via via tutte le altre qui prese in considerazione.

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CONTRIBUTI DI RICERCA

INCIDENZA DEI CORSI AVVIATI (media 2001 e 2002)PER AREA PROVINCIALE

Province

Principali direttiveAL AT BI CN NO TO VB VC

Altreprovince

TOTALE

Mercato del lavoro 11,2 4,0 3,2 13,8 4,8 55,3 3,6 4,3 0,0 100,0Finalizzata occupazione 5,2 0,9 1,2 4,3 4,6 79,1 3,1 0,9 0,6 100,0IFTS 6,3 1,6 4,8 6,3 3,2 68,3 4,8 4,8 0,0 100,0Lauree 1° livello 8,5 1,8 0,0 15,9 1,8 65,2 0,0 6,7 0,0 100,0Apprendistato 8,7 5,5 3,5 18,1 6,2 53,3 1,9 2,8 0,0 100,0Formazione occupati 7,2 5,8 3,9 9,0 4,0 60,6 2,3 3,2 4,0 100,0

Totale 8,8 4,9 3,5 11,4 4,4 58,6 2,8 3,6 2,0 100,0Elaborazioni IRES Piemonte su dati ORML

Distribuzione dei corsi all' avvio per Provincia (media 2001-2002)

AL8 ,8 % AT

4 ,9 % BI3 , 5%

CN11, 4%

NO4 , 4%

TO58 ,6 %

V B2 , 8%

V C3 ,6 %

Alt re prov in ce2 , 0%

Scendendo nel dettaglio della distribuzione provinciale dell’offerta formativa, si osserva una nettaprevalenza di Torino (58,6%) seguita a larga distanza da Cuneo (11,4%), Alessandria (8,8%) edalle altre cinque province che si spartiscono il rimanente 20% circa di corsi con un’incidenzavariabile tra il 3% e il 5%. Una quota pari a circa il 2% (quasi interamente ascrivibile allaformazione per occupati) dei corsi totali risulta attivato in province non piemontesi (Altreprovince), in virtù del fatto che titolari dell’azione formativa sono aziende con sede legale esternarispetto al territorio regionale, le quali realizzano tuttavia i corsi nelle loro sedi operative delPiemonte.Addentrandosi in una disamina per direttiva, riscontriamo un’incidenza della Provincia di Torinosuperiore a quella media regionale relativamente alla “Finalizzata all’occupazione” (a Torino èconcentrato quasi l’80% dei corsi attivati in Piemonte, verosimilmente per effetto tanto di un pesomaggiore degli ammortizzatori sociali quanto di una più accentuata propensione a formare

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CONTRIBUTI DI RICERCA

persone da inserire in azienda) e alla formazione superiore extra sistema regionale (IFTS e LaureeI° livello).La distribuzione territoriale dei corsi rispecchia peraltro piuttosto fedelmente l’incidenza dellevariabili inerenti il mercato del lavoro piemontese (persone in cerca di occupazione, occupati,apprendisti, ecc.) impiegate dalla Regione Piemonte in sede di riparto delle risorsecomplessivamente disponibili.

6.2 La popolazione raggiunta, in media, ogni anno

Allievi iscritti (media 2001-2002) per Direttiva (all’avvio)

4 2 .0 81

1.59 4 7701.9 27

7. 42 9

3 1. 12 8

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

40.000

45.000

MERCATO DELLAVORO

FINALIZZATAOCCUPAZIONE

IFTS LAUREE 1¡ LIVELLO APPRENDISTATO FORMAZIONEOCCUPATI

ALLIEVI ALL'AVVIO (media 2001 e 2002)PER AREA PROVINCIALE

ProvincePrincipali direttive

AL AT BI CN NO TO VB VCAltre

province Totale

Mercato del lavoro 4.206 1.513 1.234 5.664 1.873 24.530 1.319 1.744 0 42.081Finalizzata occupazione 59 14 10 53 56 1.348 34 13 9 1.594IFTS 54 9 51 45 28 522 42 22 0 770Lauree 1° livello 166 33 0 397 36 1.210 0 85 0 1.927Apprendistato 620 423 266 1.299 428 4.035 148 212 0 7.429Formazione occupati 2.086 1.784 1.282 2.838 945 19.294 716 1.087 1.099 31.128

Totale 7.190 3.775 2.843 10.294 3.364 50.937 2.258 3.162 1.108 84.929Elaborazioni IRES Piemonte su dati ORML

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CONTRIBUTI DI RICERCA

PESO DEGLI ALLIEVI (media 2001 e 2002) ALL'AVVIOPER AREA PROVINCIALE

ProvincePrincipali direttive

AL AT BI CN NO TO VB VC Altreprovince

Totale

Mercato del lavoro10,

03,

62,

913,

54,

458,

33,

14,

1 0,0 100,0

Finalizzata occupazione 3,70,

80,

6 3,33,

584,

62,

10,

8 0,6 100,0

IFTS 6,91,

26,

6 5,83,

667,

75,

42,

9 0,0 100,0

Lauree 1° livello 8,61,

70,

020,

61,

962,

80,

04,

4 0,0 100,0

Apprendistato 8,35,

73,

617,

55,

854,

32,

02,

8 0,0 100,0

Formazione occupati 6,75,

74,

1 9,13,

062,

02,

33,

5 3,5 100,0

Totale 8,54,

43,

312,

14,

060,

02,

73,

7 1,3 100,0Elaborazioni IRES Piemonte su dati ORML

Allievi iscritti per provincia (media anni 2001-2002)

AL8,5% AT

4,4% BI3,3%

VB2,7%

VC3,7%

Al tre province1,3%

TO60,0%

NO4,0%

CN12,1%

Osservando l’offerta formativa relativamente ai destinatari anziché ai corsi, si rilevano dati nondissimili da quelli precedentemente posti in evidenza.Le principali informazioni desumibili dalle figure precedenti sono comunque sintetizzabili comesegue:• in Piemonte vengono mediamente formate poco meno di 85.000 persone l’anno;• circa il 50% di tali soggetti (in misura prevalente in cerca di occupazione) partecipa a percorsi

di media/lunga durata finalizzati a migliorarne il grado di occupabilità (Direttiva “Mercato del

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CONTRIBUTI DI RICERCA

Lavoro”), più di 30.000 allievi prendono parte a corsi di formazione continua promossi dalleaziende di appartenenza, poco meno di 7.500 persone (10% del totale) sono inserite in attivitàdi formazione esterna per apprendisti, il rimanente 5% (circa 2.700 persone) frequentainiziative di alta formazione (IFTS; Lauree I° livello) ovvero corsi finalizzati all’inserimentodiretto in azienda;

• l’incidenza per area provinciale degli allievi all’avvio delle attività coincide, nella sostanza, con ilpeso dei corsi per Provincia (60% Torino, 12% Cuneo, 8% Alessandria, ecc.), riscontandosiperaltro un’ulteriore riduzione del peso delle Province non piemontesi (per effetto della minoreincidenza della Direttiva occupati sul totale gli allievi).

Distribuzione per genere degli allievi iscritti (media 2001-2002) a corsi di formazione professionale

Maschi53,8%

Femmine46,2%

La distribuzione degli allievi per genere evidenzia un’incidenza femminile (numero didonne/numero allievi totale all’avvio delle attività) pari a più del 46%, risultato che può ritenersilargamente positivo se rapportato a dati storici tradizionalmente sbilanciati a favore degli uomini.Disaggregando l’informazione totale a livello di dispositivo di attuazione, emergono alcuneindicazioni ulteriori potenzialmente di grande interesse:

ALLIEVI ISCRITTI (media 2001-2002)PER GENERE

Genere

Maschi Femmine TotalePrincipali Direttive

N° % N° % N° %

Mercato del lavoro 23.027 54,7 19.054 45,3 42.081 100Finalizzata occupazione 766 48,1 828 51,9 1.594 100IFTS 446 57,8 325 42,1 770 100Lauree 1° livello 976 50,6 951 49,3 1.927 100Apprendistato 3.776 50,8 3.653 49,2 7.429 100Formazione occupati 16.684 53,6 14.445 46,4 31.128 100

Totale 45.674 53,8 39.255 46,2 84.929 100Elaborazioni IRES Piemonte su dati ORML

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CONTRIBUTI DI RICERCA

• le donne pesano in assoluto più degli uomini relativamente alla “Finalizzata all’occupazione”,presumibilmente per effetto della loro maggiore pressione sul mercato del lavoro locale;

• valori prossimi alla parità si riscontrano in riferimento alle “Lauree di I° livello” eall’“Apprendistato” (dato quest’ultimo piuttosto significativo);

• il tasso di donne che frequentano corsi di aggiornamento professionale parrebbe maggiore dialcuni punti percentuali rispetto alla partecipazione femminile al mercato del lavoro,evidenziando una propensione delle aziende ad investire nell’adeguamento delle competenzedel personale femminile alle proprie dipendenze;

• per contro, si registra una partecipazione di donne ai corsi per soggetti in cerca di occupazione(Direttiva “Mercato del Lavoro”) largamente inferiore al peso femminile sulla disoccupazione,probabilmente per l’incidenza di figure tipicamente maschili nell’ambito della primaformazione;

• più in linea con i profili professionali in uscita dai percorsi IFTS appare infine l’incidenzafemminile sul totale degli allievi all’avvio di tali attività.

Al fine di arricchire ulteriormente la base informativa in merito alle caratteristiche degli allievi chefrequentano attività di formazione professionale in Piemonte e di contribuire ad una maggioreconoscenza della loro articolazione per genere, si forniscono di seguito alcuni prospetti riassuntiviche esprimono la distribuzione percentuale di donne e uomini rispetto alle seguenti variabili:• classe di età;• cittadinanza;• titolo di studio;• condizione sul mercato del lavoro.I dati qui esposti saranno impiegati nelle successive attività dell’Osservatorio sulla Formazioneprofessionale per indagare a fondo le caratteristiche dell’offerta formativa, nonché per realizzaredelle comparazioni riguardo le dinamiche delle principali variabili indagate.

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CLASSE DI ETÀ (MEDIA 2001 E 2002)

UOMINIClasse di età

Principali direttive<15 15-18 19-24 25-34 35-49 50 e

oltreTotale

Mercato del lavoro 2,9 35,0 21,9 23,7 13,6 2,8 100,0Finalizzata occupazione 0,0 2,1 41,4 41,3 12,5 2,8 100,0IFTS 0,0 1,3 51,6 34,0 12,0 1,0 100,0Lauree 1° livello 0,0 0,0 83,1 11,2 4,6 1,0 100,0Apprendistato 0,0 23,4 70,2 6,4 0,0 0,0 100,0Formazione occupati 0,0 0,2 6,5 35,0 45,7 12,4 100,0

Totale 1,5 19,7 22,2 26,6 24,0 6,0 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

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CONTRIBUTI DI RICERCA

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CLASSE DI ETÀ (MEDIA 2001 E 2002)

DONNEClasse di età

Principali direttive<15 15-18 19-24 25-34 35-49 50 e

oltreTotale

Mercato del lavoro 2,0 21,0 27,6 27,4 18,8 3,2 100,0Finalizzata occupazione 0,0 2,8 47,6 39,1 9,4 1,1 100,0IFTS 0,0 0,6 51,8 37,1 9,4 1,1 100,0Lauree 1° livello 0,0 0,0 76,5 12,8 10,5 0,2 100,0Apprendistato 0,0 9,1 82,3 8,6 0,0 0,0 100,0Formazione occupati 0,0 0,1 7,6 37,1 46,3 8,8 100,0

Totale 1,0 11,1 27,1 29,2 26,7 4,8 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CITTADINANZA (MEDIA 2001 E 2002)

UOMINICittadinanza

Principali direttiveItalia UE

EuropanonUE

Africadel

Nord

AfricaCentro

-sudAsia America Totale

Mercato del lavoro 93,4 0,1 1,5 3,4 0,7 0,2 0,7 100,0Finalizzata occupazione 96,9 0,2 0,7 1,4 0,4 0,1 0,4 100,0IFTS 98,1 0,0 0,3 0,6 0,2 0,1 0,7 100,0Lauree 1° livello 99,4 0,0 0,5 0,0 0,0 0,1 0,0 100,0Apprendistato 93,4 0,2 3,4 2,1 0,2 0,3 0,5 100,0Formazione occupati 99,2 0,1 0,3 0,2 0,1 0,0 0,1 100,0

Totale 95,8 0,1 1,2 2,0 0,4 0,1 0,4 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CITTADINANZA (MEDIA 2001 E 2002)

DONNECittadinanza

Principali direttiveItalia UE

EuropanonUE

Africadel

Nord

AfricaCentro

-sudAsia America Totale

Mercato del lavoro 94,2 0,3 1,6 1,4 0,9 0,3 1,4 100,0Finalizzata occupazione 97,0 0,1 1,2 0,7 0,2 0,2 0,6 100,0IFTS 99,4 0,2 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0Lauree 1° livello 99,3 0,3 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0Apprendistato 97,0 0,3 1,3 0,6 0,2 0,3 0,3 100,0Formazione occupati 99,6 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,1 100,0

Totale 96,7 0,2 1,0 0,7 0,5 0,2 0,7 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

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CONTRIBUTI DI RICERCA

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER TITOLO DI STUDIO (MEDIA 2001 E 2002)

UOMINITitolo di studio

Principali direttive Senzatitolo

Lic.Elem.

Lic.Medi

a

Qualif.Prof.le

regionale

AltricorsiF.P.

Qualif.Ist.Prof.

Diploma

Titolounivers. Totale

Mercato del lavoro 6,6 43,3 7,2 0,3 9,7 29,5 3,4 100,0Finalizzata occupazione 1,3 10,7 5,6 0,0 4,2 62,0 16,1 100,0IFTS 0,0 5,6 1,7 0,3 1,8 83,7 6,8 100,0Lauree 1° livello 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 98,1 1,6 100,0Apprendistato 4,0 59,6 8,0 0,1 1,6 26,2 0,3 100,0Formazione occupati 2,1 26,7 3,0 0,3 4,5 49,1 14,2 100,0

Totale 4,5 36,7 5,5 0,3 6,8 38,9 7,3 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

DISTRIBUZIONE % DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIO PER TITOLO DI STUDIO(MEDIA 2001 E 2002)

DONNETitolo di studio

Principali direttive Senza titolo

Lic.Elem.

Lic.Media

Qualif.Prof.le

regionale

AltricorsiF.P.

Qualif.Ist.Prof.

Diploma

Titolounivers. Totale

Mercato del lavoro 4,833,

6 2,20,

4 13,6 39,4 6,0100,

0

Finalizzata occupazione 0,410,

2 4,40,

2 2,5 65,2 17,1100,

0

IFTS 0,0 3,1 1,20,

0 3,9 77,7 14,0100,

0

Lauree 1° livello 0,0 0,0 0,00,

0 0,2 97,5 2,3100,

0

Apprendistato 1,141,

8 4,20,

4 2,3 49,6 0,7100,

0

Formazione occupati 1,118,

5 2,70,

7 4,8 57,2 14,9100,

0

Totale 2,827,

3 2,50,

5 8,7 49,2 9,0100,

0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

DISTRIBUZIONE %DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CONDIZIONE (MEDIA 2001 E 2002)

UOMINITitolo di studio

Principali direttive Appren-dista

Casa-

linga

Disoc-cupato

Cerca1a

occup.Inattivo

Occu-pato

Stu-dente Totale

Mercato del lavoro 0,0 0,0 20,2 22,0 1,4 30,9 25,4 100,0Finalizzata occupazione 0,0 0,0 77,0 11,5 0,1 10,1 1,2 100,0IFTS 0,1 0,0 37,9 9,2 1,8 43,1 7,9 100,0Lauree 1° livello 0,0 0,0 15,8 6,8 65,9 11,5 0,0 100,0Apprendistato 97,9 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 0,0 100,0Formazione occupati 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 99,9 0,0 100,0

Totale 8,2 0,0 12,2 11,5 2,1 53,0 12,9 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

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CONTRIBUTI DI RICERCA

DISTRIBUZIONE % DEGLI ALLIEVI ALL'AVVIOPER CONDIZIONE (MEDIA 2001 E 2002)

DONNETitolo di studio

Principali direttive Appren-dista

Casa-linga

Disoc-cupato

Cerca1a

occup.Inattivo

Occu-pato

Stu-dente Totale

Mercato del lavoro 0,0 0,7 36,0 14,9 0,8 21,8 25,8 100,0Finalizzata occupazione 0,0 0,0 82,2 9,3 0,0 6,5 2,1 100,0IFTS 0,8 0,2 39,1 16,6 0,9 31,0 11,4 100,0Lauree 1° livello 0,0 1,6 18,0 9,0 54,0 17,4 0,0 100,0Apprendistato 99,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 100,0Formazione occupati 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 99,8 0,0 100,0

Totale 9,3 0,4 20,0 7,8 1,7 48,2 12,7 100,0Dati ed elaborazioni a cura dell’ORML

6.3 Le risorse annualmente immesse nel sistema

RISORSE ATTRIBUITE (media 2001-2002) PER DIRETTIVA

Risorse economichePrincipali Direttive

_ %

Mercato del lavoro 86.184.897 40,1%Finalizzata occupazione 16.011.853 7,5%IFTS 6.000.000 2,8%Lauree 1° livello 22.724.104 10,6%Apprendistato 30.000.000 14,0%Formazione occupati 53.876.784 25,1%

Totale 214.797.637 100,0%Elaborazioni IRES Piemonte su dati Regione Piemonte

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Peso relativo delle Direttive (media 2001-2002)

FINALIZZATA OCCUPAZIONE

7,5%

IFTS2,8%

LAUREE 1¡ LIVELLO 10,6%

FORMAZIONE OCCUPATI

2 5,1%

APPRENDISTATO14,0%

MERCATO DEL LAVORO

4 0,1%

La tabella e il diagramma a torta mettono in luce come il Piemonte, anche limitando l’analisi allesole direttive maggiormente significative, investa in attività di formazione professionaledirettamente rivolte alle persone poco meno di 215 milioni di Euro l’anno (in media). Si tratta, intutta evidenza, di una cifra molto ragguardevole anche in considerazione della tendenza adincrementare annualmente lo stock di risorse immesse nel sistema, ben al di là dell’inflazionerilevata (è pertanto corretto parlare di aumento reale e non soltanto nominale di fondi)32.Analizzando la distribuzione delle risorse complessivamente disponibili per Direttiva, si rilevaquanto segue:• l’ambito di intervento largamente preponderante è rappresentato dalla formazione per

l’assolvimento dell’obbligo e per i percorsi post qualifica e post diploma (Mercato del Lavoro).Come evidenziato nel capitolo dedicato agli “Strumenti per la programmazione dellepolitiche”, occorre comunque tenere presente che tale dispositivo comprende anche le iniziativeformative a favore delle categorie svantaggiate e le azioni di formazione permanente;

• in seconda posizione, con un’incidenza complessivamente pari ad _ delle risorse disponibili,troviamo la formazione per occupati, a conferma dell’attenzione che la Regione Piemontededica all’aggiornamento delle competenze di aziende e lavoratori;

• su un valore prossimo al 15% risulta il peso della formazione per apprendisti;• minore ma significativa l’incidenza dell’alta formazione (complessivamente pari al 13,5%),

mentre più limitato è il peso dei percorsi formativi per l’inserimento diretto in azienda (7,5%).

32 Si tenga al riguardo presente che l’Atto di indirizzo deliberato dalla Giunta Regionale nello scorso mese digennaio, ha posto a disposizione sulla Direttiva “Mercato del Lavoro” risorse per 109 milioni di _.

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7. CONCLUSIONI E ASPETTI DI PROSPETTIVA

L’attuale fisionomia del sistema formativo piemontese, quale scaturisce dalla disamina dellemodalità di funzionamento delle sue diverse componenti, documenta la validità del percorso cheRegione e Province – con la fattiva collaborazione di operatori e parti sociali – hanno intrapresonell’intento di ampliare il campo d’azione e migliorare l’efficacia degli interventi di formazioneprofessionale posti sul territorio piemontese.Accelerazione del processo di devoluzione di competenze a favore delle province, integrazione tra idue canali dell’istruzione e formazione professionale e loro connessione con il mercato del lavoro,personalizzazione dei percorsi educativi in termini tanto di pianificazione didattica quanto dimodalità di fruizione e finanziamento (Voucher), rappresentano infatti significativeesemplificazioni di come il sistema formativo piemontese abbia saputo evolvere verso modelli difunzionamento coerenti con il nuovo quadro di regolazione delle politiche occupazionali e, altempo stesso, con le specificità del contesto socioeconomico locale.Ciò nondimeno, la salvaguardia dei livelli di qualità raggiunti relativamente a molti ambiti diintervento qui presi in considerazione, impone di dare ulteriore impulso ai processi dimiglioramento continuo intrapresi a partire dall’emanazione della LR 63/95.Sulla scorta di quanto precede, si è ritenuto di chiudere il presente contributo con l’enunciazionedi alcune tematiche di fondo sulle quali è verosimile che i diversi attori della formazioneprofessionale saranno chiamati a confrontarsi nel corso dei prossimi anni.

7.1 Le priorità per il medio periodo

Gli andamenti demografici del Piemonte e la riforma del sistema di istruzione e formazioneprofessionale delineato dalla Legge 53/03 rappresentano, in tutta evidenza, riferimentiimprescindibili ai fini dell’individuazione di linee strategiche funzionali all’ulteriore qualificazionedelle politiche formative piemontesi. Tenuto conto che una seria programmazione dell’offertaformativa deve farsi carico di assicurare occasioni di arricchimento professionale e culturale a tuttii soggetti in età lavorativa, nonché di accrescere le chances occupazionali dei giovani, le priorità dimedio periodo della formazione professionale piemontese sono declinabili come segue:• invecchiamento attivo, anche attraverso la flessibilizzazione della formazione continua;• pari dignità tra i due canali del sistema di istruzione e formazione professionale, soprattutto

nell’ottica della certificazione delle competenze;• ulteriore diversificazione della formazione superiore (compresa la 3a fascia dell’apprendistato);• sviluppo e potenziamento della formazione permanente;• rafforzamento delle azioni di prevenzione della dispersione formativa (rendere effettivo il

diritto/dovere alla formazione);• possibile diffusione di modalità innovative di finanziamento delle attività (Voucher).

7.2 I possibili strumenti di attuazione

Le priorità strategiche identificate possono essere perseguite nel quadro del vigente impiantonormativo e programmatico. Poiché tuttavia, da un lato, l’attuale legge di disciplina dellaformazione professionale (LR 63/95) comincia a risentire del peso degli anni in relazioneall’evoluzione del quadro di regolazione (accreditamento e soggetti attuatori, ruolo di Regione eProvince, dinamiche di funzionamento del sistema nel suo complesso), dall’altro i dispositivi diattuazione delle politiche mancano di un documento di programmazione intermedio tra il POR(vigenza esennale) e le Direttive (vigenza annuale), è ragionevole presumere che gli interventi

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CONTRIBUTI DI RICERCA

funzionali al raggiungimento degli obiettivi specifici delineati potrebbero risultare piùefficacemente attivati in presenza di differenti e/o ulteriori strumenti di governo del sistema.Nell’ottica prospettata, due dei possibili strumenti di governo del sistema sui quali sarebbeipotizzabile avviare e/o sviluppare un confronto con tutti gli interlocutori di riferimento sono:• la riforma della legge 63/95;• la messa a punto di un Piano pluriennale per la programmazione delle politiche formative.La riprogrammazione di metà periodo del POR Ob. 3 della Regione Piemonte, processocomplesso che andrà a compimento alla fine dell’estate 2004, rappresenta anch’essa un’occasioneimportante per indirizzare risorse a favore degli ambiti di intervento strategici identificati comeobiettivi di medio periodo.Per quanto non direttamente ascrivibile tra gli strumenti di attuazione degli obiettivi strategici dimedio periodo, la costituzione e l’effettiva alimentazione di un Osservatorio sulla formazioneprofessionale piemontese potrebbe rispondere anch’essa ad un’esigenza, da più parti avvertita, dipuntuale monitoraggio della consistenza e periodica valutazione degli esiti delle politicheformative attivate nella nostra regione.Affiancandosi ai lodevoli lavori portati innanzi dagli Osservatori provinciali e regionale sulmercato del lavoro, esso potrebbe permettere di cogliere la reale dinamica dei fenomeni e dellevariabili di interesse specifico per chi programma e realizza attività di formazione professionale,nonché dei loro potenziali fruitori.

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APPENDICE: IL QUADRO NORMATIVO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

UNA SCHEMATIZZAZIONE RIEPILOGATIVA

Il processo di decentramento amministrativo

LEGGE 15 MARZO 1997, N. 59 (BASSANINI 1)“DELEGA AL GOVERNO PER IL CONFERIMENTO DI FUNZIONI E COMPITI ALLE REGIONI ED ENTI

LOCALI, PER LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E PER LA SEMPLIFICAZIONEAMMINISTRATIVA”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Trasferimento di competenzedallo Stato alle Regioni

Il Governo è delegato ad emanare decreti legislativi chetrasferiscano alle Regioni la competenza su tutte lematerie che non necessitano di un esercizio unitarionazionale33

Trasferimento di competenzedalle Regioni agli Enti locali

Le Regioni sono tenute ad emanare una legge chetrasferisca agli Enti locali tutte le funzioni che nonrichiedono l’esercizio unitario regionale34

DECRETO LEGISLATIVO 31 MARZO 1998, N. 112“CONFERIMENTO DI FUNZIONI E COMPITI AMMINISTRATIVI DELLO STATO ALLE REGIONI ED

AGLI ENTI LOCALI, IN ATTUAZIONE DEL CAPO I DELLA L. 15 MARZO 1997, N. 59”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotteCompetenza delle Regioni

in materia di istruzione scolasticaÈ delegata alle regioni la programmazione dell’offerta formativaintegrata tra istruzione e formazione professionale

Competenza delle Regioniin materia di formazione professionale

Fatta eccezione per alcune limitate funzioni che permangono incapo allo Stato, le Regioni divengono titolari di tutte lecompetenze in materia di formazione professionale (ivicomprese la formazione formatori e gli istituti professionali)

Ruolo delle Province Le Regioni sono invitate ad attribuire alle Province le funzioniad essa trasferite in materia di formazione professionale

33 Si tratta di una significativa estensione dei poteri legislativi attribuiti alle regioni relativamente alle materie dicui all’art. 117, comma primo, della Costituzione. I principi ispiratori del decentramento nelle materie in esameassurgeranno a rango costituzionale grazie all’emanazione della LC n. 3 del 2001, sulla quale ritorneremo nelprosieguo del paragrafo.34 A livello piemontese la legge in questione è, evidentemente, la LR 44/2000.

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LEGGE COSTITUZIONALE 18 OTTOBRE 2001, N. 3“MODIFICHE AL TITOLO V DELLA PARTE SECONDA DELLA COSTITUZIONE”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Competenze in materia di istruzioneÈ attribuita alla legislazione dello Stato relativamente allenorme generali, a quella concorrente tra Stato e Regioni conriguardo a tutti i rimanenti aspetti35

Competenze in materia di istruzione eformazione professionale

La potestà legislativa è interamente attribuita alle Regioni, lequali assumono dunque la responsabilità dell’offerta formativaanche degli istituti professionali

LEGGE REGIONALE 26 APRILE 2000, N. 44“DISPOSIZIONI NORMATIVE PER L’ATTUAZIONE DEL DECRETO LEGISLATIVO

31 MARZO 1998, N. 112”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Competenze già attribuitealle Province dalla LR 63/95

• individuazione dei bisogni formativi nel proprio ambitoterritoriale

• formulazione di proposte e pareri obbligatori suiProgrammi triennali e sulle Direttive annuali (dicompetenza regionale)

• approvazione dei progetti territoriali e dei Piani provincialidi politica del lavoro

Ulteriori competenze attribuitealle Province dalla LR 44/00

• gestione delle attività formative previste dalle direttiveannuali di cui all’art. 18 della LR 63/95, fatte salve quelleinerenti la sperimentazione di azioni innovative o dirilevante interesse generale che ne rendono necessario unesercizio unitario

• istituzione delle commissioni esaminatrici e rilascio degliattestati

• competenze trasferite alla Regione relativamente agli istitutiprofessionali

• coordinamento delle attività di orientamento all’istruzione,alla formazione e al lavoro

35 Si rammenta che, negli ambiti a legislazione concorrente, la potestà normativa è attribuita in primis alleRegioni, lo Stato potendo intervenire solo in mancanza di una regolamentazione regionale.

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Il processo di riforma del sistema formativo

LEGGE 24 GIUGNO 1997, N. 196 (PACCHETTO TREU)“NORME IN MATERIA DI PROMOZIONE DELL'OCCUPAZIONE”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdottePromozione della flessibilità dell’offerta formativa ericonoscimento delle competenze comunque acquisite dagliindividui nella loro crescita professionale36

Integrazione tra formazione, istruzione e MdLRiordino della formazione professionale

Qualificazione dell’offerta formativa (aggiornamento operatorie passaggio degli enti alla logica dell’agenzia)Obbligatorietà della formazione esterna, di durata media annuanon inferiore a 120 ore37

Rilancio dell’apprendistatoEstensione dell’ambito di applicazione a tutti i settorieconomici e a tutti i soggetti in fascia di età 16-24 anni

Introduzione del tirocinio formativoStage e tirocini formativi quali strumenti per la promozionedell’alternanza tra momenti di istruzione ed occasioni dicontatto con il mondo del lavoro

LEGGE 17 MAGGIO 1999, N. 144“MISURE IN MATERIA DI INVESTIMENTI, DELEGA AL GOVERNO PER IL RIORDINO DEGLIINCENTIVI ALL'OCCUPAZIONE E DELLA NORMATIVA CHE DISCIPLINA L'INAIL, NONCHÉ

DISPOSIZIONI PER IL RIORDINO DEGLI ENTI PREVIDENZIALI”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Introduzione dell’obbligo formativo a18 anni (art. 68)

Viene istituito l’obbligo di frequenza di attività formative sinoal compimento della maggiore età, assolvibile nell’istruzionescolastica, nel sistema regionale della formazione professionale,nell’esercizio dell’apprendistato, in percorsi integrati

Introduzione dell’IFTS (art. 69)

Attivazione di percorsi formativi di media durata, rivolti asoggetti – inoccupati o occupati – in possesso di qualifica odiploma, da realizzarsi in forma congiunta tra istituzioniscolastiche, università, enti di formazione professionale edimprese

36 Viene di fatto anticipato in questa sede il tema della certificazione delle competenze acquisite nei percorsi diformazione professionale, sul quale ci soffermeremo in chiusura del presente paragrafo.37 In riferimento all’apprendistato, l’art. 16 della Legge 196/97 stabilisce inoltre che la formazione esternaobbligatoria deve assicurare, durante il primo anno, l’acquisizione di conoscenze minime comuni in materia didisciplina del rapporto di lavoro, organizzazione del lavoro, sicurezza sul lavoro

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ACCORDO STATO-REGIONI DEL 2 MARZO 2000“EDUCAZIONE DEGLI ADULTI (EDA)”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

L’EdA quale strumento diformazione permanente

Assicurare a tutti gli individui, a prescindere dalla condizioneprofessionale e dall’età, la possibilità di rientrare in percorsieducativi formali non necessariamente finalizzati almiglioramento delle proprie competenze lavorative38

L’integrazione delle competenze39

Le iniziative formative per lo sviluppo dell’EdA devono essereproposte da una pluralità di soggetti (agenzie formative,istituzioni scolastiche, enti culturali ed universitari, reti civiche,ecc.) e realizzate da strutture denominate Centri Territoriali perl’educazione Permanente (CTP)

LEGGE 28 MARZO 2003, N. 53“DELEGA AL GOVERNO PER LA DEFINIZIONE DELLE NORME GENERALI SULL’ISTRUZIONE E DEI

LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI IN MATERIA DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONEPROFESSIONALE”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Il doppio canale nel secondo ciclo diistruzione e formazione professionale

Una volta terminato il primo ciclo, l’individuo ha facoltà discegliere se proseguire il proprio percorso educativo nel sistemadei licei o nel sistema dell’istruzione e formazione professionale(fascia d’età 14-19 anni)40

Equiparazione formale dei due canaliPoiché l’individuo ha facoltà di mutare il canale presceltodurante il secondo ciclo, è indispensabile definire le condizionedi mutuo riconoscimento dei crediti acquisiti

38 Contrariamente alla formazione continua che mira all’aggiornamento professionale dei lavoratori occupati, laformazione permanente è infatti orientata a garantire l’arricchimento culturale delle persone che vi prendonoparte le quali, di conseguenza, partecipano di propria iniziativa ad interventi formativi in linea con i loro interessipersonali in quella specifica fase della loro vita (volendo estremizzare il ragionamento, potremmo immaginareche un addetto a macchine utensili a controllo numerico si iscriva ad un corso per il perfezionamento musicale).39 L’integrazione dei percorsi formativi diviene pertanto un tratto distintivo in tutte le principali filiere dellaformazione professionale: obbligo formativo, formazione superiore (IFTS) e formazione continua (EdA).40 In considerazione della possibilità di anticipare di 6 mesi l’iscrizione alla scuola dell’infanzia o al primo ciclo(somma delle attuali scuole elementari e medie), il secondo ciclo del nuovo sistema di istruzione e formazionepotrà cominciare a 13,5 anni e concludersi a 18,5.

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DECRETO MINISTERIALE 25 MAGGIO 2001, N. 166“ACCREDITAMENTO DELLE SEDI FORMATIVE”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotteNecessità di assicurare gli utenti circa laqualità del servizio formativo ricevutoNecessità di assicurare ex ante leamministrazioni circa l’affidabilità gestionaledegli operatori

Dal 01/07/2003 potranno accedere a fondi pubblici chefinanziano attività di orientamento e formazione professionalesoltanto gli operatori che risulteranno accreditati dalle Regioni

Le tre tipologie di attività formative per lequali può essere ottenuto l’accreditamento

Obbligo formativo, formazione superiore, formazione continua

I criteri per l’accreditamentoCapacità gestionali e logistiche, situazione economica,competenze professionali, livelli di efficacia e di efficienza,interrelazioni con il sistema sociale e produttivo

DECRETO MINISTERIALE 31 MAGGIO 2001, N. 174“CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotteIl Ministero del Lavoro, sentita la conferenza Stato/Regioni, èchiamato a definire standard minimi di competenze inriferimento a singole figure o gruppi di figure professionaliGli standard minimi nazionali, ulteriormente integrabili alivello regionale, saranno individuati a partire dalla descrizionedelle competenze professionali richieste alla figura/e diriferimentoUna volta individuata la mappa della competenze relative allefigure professionali richiamate, si definiscono i criteri per la lorovalutazione

Necessità di certificare le competenzecomunque acquisite dagli individui

Sulla base dei criteri di valutazione delle competenze, si procedeall’identificazione dei valori di soglia a partire dai quali lacompetenza, per quella determinata figura professionale, risultacertificabile (credito formativo)

Momento della certificazione Al termine di un percorso formativo o di un suo segmento,ovvero a seguito di esperienze lavorative o di auto formazione

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Il processo di programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE)

CONSIGLIO EUROPEO DI AMSTERDAM (16-17/06/97) ECONSIGLIO STRAORDINARIO EUROPEO DI LUSSEMBURGO (20-21/11/97)

“STRATEGIA EUROPEA PER L’OCCUPAZIONE (SEO)”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotteLotta alla disoccupazione come priorità

politica dell’azione comunitariaDefinizione della SEO

I quattro pilastridella lotta alla disoccupazione

• Occupabilità• Imprenditorialità• Adattabilità• Pari opportunità.

Le linee guida per la definizione dellepolitiche occupazionali

Ogni anno gli Stati membri sono chiamati ad esplicitare le lorostrategie di applicazione delle linee guida, predisponendo undocumento, denominato NAP, che individui le priorità e gliobiettivi da perseguire durante i successivi 12 mesi inriferimento ai quattro pilastri precedentemente richiamati.

REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO D’EUROPA DEL 21 GIUGNO 1999, N. 1260“DISPOSIZIONI GENERALI SUI FONDI STRUTTURALI ”

Princìpi ispiratori Innovazioni introdotte

Ridefinizione dell’Ob. 3L’obiettivo 3 è finalizzato all’adattamento eall’ammodernamento dei sistemi di istruzione,formazione e impiego

Ambito di applicazione dell’Ob. 3 in Italia Regioni e Province Autonome del Centro Nord41

Strumenti di programmazione del FondoSociale Europeo (FSE)

• Quadri Comunitari di Sostegno• Programmi Operativi Regionali (POR)• Complementi di Programmazione (CdP)

41 È infatti lo stesso Reg. (CE) 1260/99 a stabilire che l’obiettivo 3 si applica in tutte le regioni che, avendo unPIL pro capite >= 75% di quello medio comunitario, non sono ammesse a beneficiare dei fondi strutturali a titolodell’Ob. 1. Operativamente questo significa che in Italia l’Ob. 3 riguarda tutte le regioni ad esclusione diCampania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, rispetto alle quali il FSE assicura il propriocontributo nel quadro del QCS Ob. 1.

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MARIA CRISTINA MIGLIORE, LUCIANO ABBURRÀ, GIUSEPPE GESANO, FRANK HEINSScenari demografici e alternative economiche.La popolazione piemontese d’origine italiana e straniera fra 2000 e 2050Torino: IRES, 2002, “Working Paper” n. 165

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RENATO COGNO, CRISTINA BARGEROIl decentramento e riassetto del trasporto pubblico: l’esperienza piemonteseTorino: IRES, 2003, “Contributo di Ricerca” n. 171

SUSANNA TERRACINADimensioni e indicatori sociali dello sviluppo.Studio per la costruzione di un sistema di indicatori sociali per il PiemonteRapporto di ricerca della borsa di studio IRES Piemonte anno 2001-2002Torino: IRES, 2003, “Contributo di Ricerca” n. 172

LUCIANO ABBURRÀ, CRISTINA BARETTINIMigliorare l’istruzione con la scuola e con il lavoroEsperienze nel segno dell’alternanza negli Stati Uniti d’AmericaTorino: IRES, 2003, “Contributo di Ricerca” n. 173

VITTORIO FERRERO, SANTINO PIAZZARegionalizzazione del modulo Sanità: prima esperienzaTorino: IRES, 2003, “Contributo di Ricerca” n. 174