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Il Settecento Corso di Storia dell’arte

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Il Settecento

Corso di Storia dell’arte

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Dipinto di Charles Gabriel Lemonnier rappresentante la lettura della tragedia di Voltaire, in quel tempo esiliato, L'orfano della Cina (1755), nel salotto di madame Geoffrin a Rue Saint-Honoré. I personaggi più noti riuniti intorno al busto di Voltaire sono Rousseau, Montesquieu, Diderot, d'Alembert, Buffon, Quesnay, Richelieu e Condillac

Il settecento Il Settecento e, per l’Europa, un secolo di importanti e profondi sconvolgimenti storici, economici, sociali e culturali. Nella prima meta del secolo, il debole equilibrio che si era creato tra gli stati dominanti alla fine del 600, viene messo in crisi da una serie complessa ed intricata di guerre di successione, in particolare quelle combattute fra i vari sovrani, tutti imparentati tra loro, per la successione ai troni di Spagna (1700-1714), Polonia (1733-1738) e Austria (1740-1748). I trattati di pace che pongono fine a queste sanguinose guerre ci consegnano un’Europa dall’aspetto geo-politico sconvolto da spartizioni e smembramenti. Contemporaneamente si affacciano nella scena politica altre nuove potenze come la Prussia, vincitrice morale delle guerre di successione, e la Russia, che, per opera dello Zar Pietro il Grande, ha, nei primi anni del secolo, iniziato una profonda manovra di occidentalizzazione per avvicinare il suo Stato alla vita economica e culturale delle grandi nazioni europee. L’Inghilterra partecipa solo marginalmente alle guerre di successione impegnata, com’e, nella costruzione di uno stato democratico, nella seconda rivoluzione industriale e nella lotta per il predominio dei Mari al pari dell’Olanda e del Portogallo.

Vedute di Venezia di Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto (Venezia, 17 o 18 ottobre 1697 – Venezia, 19 aprile 1768)

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I progressi inarrestabili della scienza e della tecnica, lo sviluppo delle industrie e dei commerci favoriscono, all’interno delle nazioni, l’affermarsi di un nuovo stato sociale: la borghesia, che ben presto si contrappone all’aristocrazia e al clero e cerca di consolidare il suo potere all’interno del tessuto istituzionale dei vari Stati. Le legittime richieste della nuova classe sociale sono sostenuti dai rappresentanti dell’Illuminismo, movimento culturale, nato in Inghilterra, ma sviluppatosi in Francia che, teso ad un totale rinnovamento del pensiero, rivendica il diritto dell’uomo moderno di liberarsi attraverso “i lumi della ragione” dai falsi valori, dalla superstizione e dai condizionamenti imposti, per secoli, dalla religione e dalla tradizionale concezione dello Stato.

L’Illuminismo

Jean-Jacques Rousseau

L’Illuminismo promuove un approccio della realta di tipo razionale e scientifico l’unico che possa condurre ad un reale progresso della società, una società fatta di eguaglianza e liberta

Gli illuministi francesi si raccolgono attorno ai suoi più illustri rappresentanti, Voltaire, Montesquieu e Rousseau, e stabiliscono delle regole di comportamento politico, sociale ed economico cui ogni nazione dovrebbe attenersi per costruire uno stato moderno e democratico. Voltaire

Jean Huber Un diner de philosophes (1773) Montesquieu

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La costruzione di uno stato moderno comporta il coinvolgimento attivo di tutto il popolo in particolare della nuova classe operaia, creatasi in seguito alla rivoluzione industriale, da sempre tenuta ai margini della società. Ma la partecipazione presuppone la conoscenza, pertanto gli illuministi caldeggiano l’istituzione di scuole pubbliche obbligatorie e gratuite che possano promuovere il progresso culturale di tutti i cittadini. Per favorire la diffusione delle idee illuministe, esse vengono organicamente sistemate, sotto la direzione di Diderot e Dalambert, nei 35 volumi dell’Enciclopedia un dizionario ragionato e, in parte illustrato, delle scienze, delle arti e dei mestieri, che costituisce la più grande svolta culturale di tutti i tempi. Le nuove idee riformiste si diffondono rapidamente in tutta Europa e trovano ampi consensi nell’opinione pubblica inducendo alcuni sovrani, specie quelli di Prussia, Russia e Austria, ad attuare alcune importanti riforme, non solo per venire incontro alle richieste della borghesia, ma soprattutto per rafforzare il proprio potere allargandone la base sociale

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Unica assente, in questo periodo di grande progresso sociale, e proprio la Francia dove i sovrani continuano ad esercitare il dispotismo più assoluto con l’appoggio dell’alto clero e di una aristocrazia oziosa e parassitaria. Anzi sminuito, dopo la morte di Luigi XIV, il potere della corona, l’aristocrazia cerca di ripristinare gli antichi privilegi feudali: il clero si fa più arrogante e i sovrani tendono ad ignorare o almeno a sottovalutare il potere crescente della borghesia e la profonda trasformazione sociale innescata dalla rivoluzione industriale e dai progressi della scienza e della tecnica. Ma dal punto di vista artistico e proprio la Francia che, per tutto il settecento, assume il ruolo di baricentro europeo, prima con lo stile rococò, poi, con i canoni puri dello stile neoclassico che si svilupperà nella seconda meta del secolo.

Ritratto di Maria Antonietta con la rosa, dipinto di Élisabeth Vigée-Le Brun, 1783.

La Reggia di Versailles

Galleria degli specchi della Reggia di Versailles

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Lo stile Rococo Il termine Rococò, usato all’inizio dell’Ottocento in senso dispregiativo, da scrittori francesi di matrice classicista, probabilmente deriva da rocaille (un tipo di decorazione da giardini ricca di elementi naturalistici e fantastici). Per quanto le premesse storiche siano rintracciabili alla fine del 600, la circostanza cui si attribuisce l’inizio del Rococò e il trasferimento della corte da Versailles a Parigi dopo la morte del Re Sole nel 1715. Questo spostamento, voluto da Filippo di Orleans reggente del futuro Luigi XV diretto discendente di Luigi XIV, costringe l’aristocrazia a riorganizzare i palazzi privati della capitale da lungo tempo disabitati.

Alla monumentalità dell’arte del Barocco, creata per stupire e per affermare il potere, si sceglie uno stile elegante e sfarzoso che più si adatta al nuovo modo di vivere spensierato e gaudente della nuova aristocrazia, poco interessata alle sorti dello stato impegnata, com’e, in feste galanti e passatempi frivoli e intriganti. Questo linguaggio non solo caratterizza le arti tradizionalmente considerate maggiori, architettura, pittura e scultura, ma si estende alla decorazione e all’arredamento degli interni, il campo delle cosiddette arti minori o applicate: porcellane, mobili, decorazioni in stucco, arazzi, pannelli decorativi, lampadari, fino alla moda e ad ogni tipo di oggettistica, per la casa o il tempo libero.

Caratteri del Rococò: Grande eleganza e sfarzosità delle forme, Forme ondulate e libere, Utilizzo dei colori pastello.

Arredi della Reggia di Caserta

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Gli ambienti vengono arricchiti con suppellettili di grande valore, le pareti e i soffitti vengono affrescate con paesaggi ideali ed arricchite con fregi di legno e stucco. Nei mobili prevale la linea sinuosa, bizzarramente intrecciata, con volute e riccioli dorati.

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Il Rococò, pur non essendo un’emanazione ufficiale del potere aristocratico, costituisce l’ultimo stile condiviso dalle corti europee e pertanto segna una tappa fondamentale per lo sviluppo del gusto artistico dei secoli a venire. Già fin dai primi due decenni del Settecento architetti come i due austriaci Fischer von Eriach e Johann L. von Hildebrandt, l’italiano Domenico Martinelli e i fratelli tedeschi Zimmermann, innalzano in varie zone dell’Europa centrale edifici e chiese con nuove caratteristiche, che si concentrano sulla leggerezza e sulla ricchezza degli effetti, costruzioni con struttura a linee curve ed estese, dislocando la visione da un punto focale unico a una rappresentazione in successione ritmica di spazi.

Finestra in Austria La Basilica dei santi Alessandro e Teodoro a Ottobeuren

Chiesa di San Carlo a Vienna

Tra le altre, abbiamo come testimonianze le chiese di San Giovanni Nepomuceno a Praga e di San Carlo a Vienna, dove la decorazione a fresco e quella scultorea assumono un significato di grande rilevanza.

Palazzo di Schoenbrunn Johann Bernhard Fischer von Erlach 1688, Pacassi (1742-49)

Lisbona, Palazzo Nazionale del Comune

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PITTURA ROCOCO’ La pittura del periodo rococò ebbe delle caratteristiche stilistiche ben precise: innanzitutto l’uso dei motivi che avevano fatto la fortuna del barocco: linee curve, serpentine, spirali, eccetera. Altra caratteristica fu soprattutto il ricorso a colori chiari su tonalità pastello: i rosa e i celesti sono sempre presenti. Ma ciò che più caratterizza la pittura rococò è l’uso dell’attimo fuggente, cioè la rappresentazione di emozioni e sensazioni. In genere queste sensazioni sono sempre di tipo mondano: sono le sensazioni che vivono chi fa la dolce vita degli aristocratici. Feste, balletti, concerti, spettacoli, pranzi all’aperto, battute di caccia, momenti di corteggiamento sono i soggetti che più frequentemente si trovano nei quadri rococò. Il pittore che inaugurò questo genere di soggetti fu il francese Jean-Antoine Watteau, così come, dopo di lui, i maggiori interpreti della pittura rococò furono soprattutto due pittori francesi: François Boucher e Jean-Honoré Fragonard. In effetti in campo artistico le novità maggiori vennero soprattutto dalla Francia, nazione che si appresta, agli inizi del Settecento, ad assumere il ruolo di baricentro artistico europeo, ruolo che di fatto ha conservato fino alla metà del Novecento.

François Boucher (1703-1770) Il bagno di Diana, 1742, Museo del Louvre, Parigi

Jean-Honoré Fragonard, Confessione d’amore, 1771, Collezione Frick, New York

Jean-Antoine Watteau, Vista tra gli alberi nel parco di Pierre Crozat, c. 1715, Museum of Fine Arts, Boston,

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Jean-Antoine Watteau, Pellegrinaggio a Citera,

Jean-Antoine Watteau, Pellegrinaggio a Citera, 1717, Museo del Louvre, Parigi

Nel 1717 Jean-Antoine Watteau, da quindici anni a Parigi, chiese di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti. Come saggio di ammissione realizzò questa tela, che oltre ad essere la sua opera più famosa, è anche uno dei più celebri quadri di tutto il Settecento europeo. Di questo quadro esiste anche una seconda versione, oggi conservata a Berlino. Il quadro è apparentemente semplice, in realtà si rivela molto più enigmatico ad una attenta lettura. Come il titolo ci suggerisce, le persone che sono raffigurate si apprestano ad imbarcarsi per l’isola di Citera, la mitica isola di fronte alla quale nacque dal mare Venere. L’imbarcazione che li attende ha un aspetto decisamente irreale: oltre ai due rematori, personaggi che sembrano usciti dalla Divina Commedia, vi è una schiera di puttini che dall’imbarcazione si alzano verso il cielo. Ma il viaggio che si apprestano a fare è solo una metafora, la cui interpretazione rimane però dubbia. Si può protendere per un significato felice: le coppie si apprestano a convolare verso un ideale luogo che solo chi è innamorato può realmente sapere, perché quella è una condizione che tutto trasfigura. Oppure il significato può essere più malinconico: in realtà quell’imbarco è qualcosa che assomiglia di più ad una uscita di scena.

Il fascino di questo quadro è proprio in questa ambiguità, che sembra unire gli opposti in una struggente sintesi: il momento dell’innamoramento e il momento del suo ricordo, la felicità e il suo nostalgico abbandono.

Dalla coppia posta sulla destra, che è indubbiamente il punto dal quale partire, il procedere verso l’imbarcazione crea un movimento che non è solo spaziale ma anche temporale. Come se le diverse coppie rappresentino diverse fasi della stessa storia: da quella iniziale del corteggiamento, a quelle intermedie dell’unione, a quella finale dell’«imbarcarsi».

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Jean-Honoré Fragonard, L’altalena

Jean-Honoré Fragonard, L’altalena, c. 1766, Collezione Wallace, Londra

Questa opera può essere considerata una delle più emblematiche del gusto rococò. Protagonisti della scena sono tre persone: una donna che dondola sull’altalena, un uomo che la spinge, e un secondo uomo che è posto semisdraiato a terra per poter sbirciare tra le gonne della donna. In realtà il committente del quadro aveva chiesto esplicitamente che fosse rappresentato questo momento voyeuristico. Anche questo è un segno dei tempi dei quali la pittura rococò si fece interprete. Tuttavia, al di là del soggetto dell’opera, il quadro ha un fascino molto evidente. L’immagine ha un aspetto sfavillante, dove i colori creano una trama cromatica di grande sensualità. Da un punto di vista stilistico il quadro ha una ricchezza di toni assolutamente straordinaria. La luce sembra far vibrare ogni foglia che tocca. Se ciò avviene è soprattutto perché Fragonard adotta una tecnica basata solo sul contrasto tonale. In pratica vi è un alternarsi continua e fitta di piccoli tocchi di colori, alcuni molto saturi, altri molto chiari, creando così questa sensazione di riflessi e rifrazioni che danno vitalità all’immagine. Il motivo fondamentale del quadro è dato dall’incrocio delle due diagonali. Una è il fascio di luce, che penetra nella fitta vegetazione, l’altra è quella creata dal movimento dell’altalena che si prolunga in basso nella figura dell’uomo semidisteso. Il quadro ha quindi una composizione decisamente dinamica, in quanto le due diagonali sono molto immateriali, quali la luce e il movimento. Non solo, diagonale dell’altalena ha un deciso scarto in avanti verso lo spettatore, così che l’altra diagonale sembra crearle uno spazio vuoto posteriore. Ciò arricchisce l’immagine di una spazialità che a prima vista non appare in maniera immeditata, in quanto lo spazio sembra quasi annullarsi nell’ombra creata dalla fitta vegetazione. Il quadro è un attimo fuggente. Esso non racconta una storia, ma vuole solo rappresentare una sensazione. Il gusto pittoresco è molto evidente: la natura è sicuramente irregolare e spontanea, e non mancano neppure le rovine classiche. In sostanza, con questo quadro il gusto rococò conosce una delle sue punte più alte, nonché il suo canto del cigno.