I falsi nel periodo della Democratica

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I falsi nel periodo della Democratica La storia dei falsi è vecchia quanto il mondo; infatti qualsiasi oggetto la genialità umana abbia creato è sempre stato sottoposto a copiatura e mistificazione a fini di lucro. La filatelia non poteva essere una eccezione! Tralasciamo i falsi d'epoca ossia i francobolli falsi del periodo antico e classico, datati tra il 1860 ed il 1900, distinti dal fatto che furono prodotti nell'epoca di utilizzo del francobollo, ossia quando il francobollo era in corso, per ingannare i filatelisti che lo richiedevano per coprire un buco nelle loro collezioni. Meglio noti come "tappabuchi", sono regolarmente venduti come tali e costano qualche spicciolo rispetto agli originali. Non rientrano neanche i falsi per la filatelia scoperti in genere dai periti filatelici o da bravi e corretti collezionisti. Per alimentare questo mercato ristretto e più qualitativo, i falsari in genere non producono esemplari in corso, ma esemplari non comuni o rari di un passato più o meno lontano per impedire che il loro prodotto venga utilizzato per posta e quindi più facilmente scoperto. Esistono comunque casi di francobolli in corso falsificati per i filatelisti, trattati al di fuori dei canali commerciali controllati ed ufficiali, che i filatelisti acquistano volentieri sottobanco nei convegni filatelici, per spedirli a qualcuno e poi recuperarli per il proprio collezionismo. Invece il falso per posta individua un francobollo falso di qualsiasi tipo servito per affrancare una corrispondenza che, in genere, non è stato scoperto dai controllori postali. Molto simile il falso per frodare le poste ossia un francobollo falsificato per il mercato postale e non per quello filatelico. In questo caso la definizione deriva dall'intenzione del falsario per ottenere un buon guadagno ingannando il sistema postale. Chi produce questi francobolli non solo ha una grande abilità professionale, ma deve possedere anche canali di distribuzione affidabili che gli ritornano il denaro investito ed un illecito e non marginale guadagno. Il loro mercato è rivolto quindi a grandi utenti, ad aziende che spediscono una discreta quantità di posta quotidiana e che sono al di sopra di ogni sospetto (in genere sono dipendenti infedeli che acquistano i falsi a minor prezzo degli originali per arrotandare il loro stipendio) e perfino a rivenditori autorizzati che sanno a chi darli e a chi non darli. (1) La produzione di francobolli fuori corso falsi, fino a qualche anno fa non perseguita d'ufficio perchè non toccava le Poste, è oggi invece un reato poichè la vendita di un esemplare falso per buono è riconosciuta come truffa e non come dabbenaggine. Tutto merito della Legge 254 del 2004 - la cosiddetta Legge Giovanardi, dal nome dell'onorevole Carlo Giovanardi che ne è stato promotore - che ha modificato l'art. 33 del Testo Unico sui servizi postali contenuto nel DPR 156/1973. La legge, entrata in vigore il 29 ottobre del 2004, estende ai francobolli "non in corso" i reati previsti dagli artt. 459 (Falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in circolazione di valori di bollo falsificati), 460 (Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o di valori di bollo), 461 (Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di monete, di valori di bollo o di carta filigranata) del Codice Penale. Concretamente, la nuova formulazione dell'art. 33 del Testo Unico, come modificata dalla Legge Giovanardi, stabilisce l'applicabilità della tutela penale anche nel caso di contraffazione di bolli, punzoni e relative impronte ed uso di tali sigilli e strumenti contraffatti. (2) L'introduzione del francobollo, per il pagamento anticipato della tassa di spedizione, impose quindi una serie di precauzioni: la falficazione: venne combattuta con l'utilizzo di carte filigranate pregiate e stampa di vignette particolarmente elaborate; il riutilizzo: usando timbri goffi e di volume tali da poter sporcare la vignetta e renderla inutilizzabile. Nonostante tutte le precauzioni prese, si dice che persino il primo francobollo al mondo sia

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I francobolli stampati per frodare la posta nel periodo di utilizzo della Democratica

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I falsi nel periodo della Democratica

La storia dei falsi è vecchia quanto il mondo; infatti qualsiasi oggetto la genialità umana abbia creato è sempre stato sottoposto a copiatura e mistificazione a fini di lucro.

La filatelia non poteva essere una eccezione!Tralasciamo i falsi d'epoca ossia i francobolli falsi del periodo antico e classico, datati tra il

1860 ed il 1900, distinti dal fatto che furono prodotti nell'epoca di utilizzo del francobollo, ossia quando il francobollo era in corso, per ingannare i filatelisti che lo richiedevano per coprire un buco nelle loro collezioni. Meglio noti come "tappabuchi", sono regolarmente venduti come tali e costano qualche spicciolo rispetto agli originali.

Non rientrano neanche i falsi per la filatelia scoperti in genere dai periti filatelici o da bravi e corretti collezionisti. Per alimentare questo mercato ristretto e più qualitativo, i falsari in genere non producono esemplari in corso, ma esemplari non comuni o rari di un passato più o meno lontano per impedire che il loro prodotto venga utilizzato per posta e quindi più facilmente scoperto. Esistono comunque casi di francobolli in corso falsificati per i filatelisti, trattati al di fuori dei canali commerciali controllati ed ufficiali, che i filatelisti acquistano volentieri sottobanco nei convegni filatelici, per spedirli a qualcuno e poi recuperarli per il proprio collezionismo.

Invece il falso per posta individua un francobollo falso di qualsiasi tipo servito per affrancare una corrispondenza che, in genere, non è stato scoperto dai controllori postali.

Molto simile il falso per frodare le poste ossia un francobollo falsificato per il mercato postale e non per quello filatelico. In questo caso la definizione deriva dall'intenzione del falsario per ottenere un buon guadagno ingannando il sistema postale. Chi produce questi francobolli non solo ha una grande abilità professionale, ma deve possedere anche canali di distribuzione affidabili che gli ritornano il denaro investito ed un illecito e non marginale guadagno. Il loro mercato è rivolto quindi a grandi utenti, ad aziende che spediscono una discreta quantità di posta quotidiana e che sono al di sopra di ogni sospetto (in genere sono dipendenti infedeli che acquistano i falsi a minor prezzo degli originali per arrotandare il loro stipendio) e perfino a rivenditori autorizzati che sanno a chi darli e a chi non darli. (1)

La produzione di francobolli fuori corso falsi, fino a qualche anno fa non perseguita d'ufficio perchè non toccava le Poste, è oggi invece un reato poichè la vendita di un esemplare falso per buono è riconosciuta come truffa e non come dabbenaggine.

Tutto merito della Legge 254 del 2004 - la cosiddetta Legge Giovanardi, dal nome dell'onorevole Carlo Giovanardi che ne è stato promotore - che ha modificato l'art. 33 del Testo Unico sui servizi postali contenuto nel DPR 156/1973. La legge, entrata in vigore il 29 ottobre del 2004, estende ai francobolli "non in corso" i reati previsti dagli artt. 459 (Falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in circolazione di valori di bollo falsificati), 460 (Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o di valori di bollo), 461 (Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di monete, di valori di bollo o di carta filigranata) del Codice Penale.

Concretamente, la nuova formulazione dell'art. 33 del Testo Unico, come modificata dalla Legge Giovanardi, stabilisce l'applicabilità della tutela penale anche nel caso di contraffazione di bolli, punzoni e relative impronte ed uso di tali sigilli e strumenti contraffatti. (2)

L'introduzione del francobollo, per il pagamento anticipato della tassa di spedizione, impose quindi una serie di precauzioni:

– la falficazione: venne combattuta con l'utilizzo di carte filigranate pregiate e stampa di vignette particolarmente elaborate;

– il riutilizzo: usando timbri goffi e di volume tali da poter sporcare la vignetta e renderla inutilizzabile.Nonostante tutte le precauzioni prese, si dice che persino il primo francobollo al mondo sia

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stato falsificato anche se, dalle parole di Sir Rowland Hill, doveva trattarsi di un falso talmente malfatto che avrebbe potuto ingannare solo «...uno stupido od un ignorante».

Nel 1841 in Inghilterra furono scoperti solo due tentativi di falsificazione: in un caso l'autore venne scoperto perché aveva scritto alla sua fidanzata usando un francobollo contraffatto ed un altro era stato inserito dentro la busta per la risposta.Si trattava di falsificazioni artigianali, di piccole sparute truffe casalinghe.

Probabilmente la prima falsificazione compiuta su più larga scala fu quella del 6 cuartos di Spagna del 1° gennaio 1850 con il profilo di Isabella II, appena quattro mesi dopo l'emissione. (3)

(da internet)

Nel Bel Paese siamo nel 1853, in Lombardo Veneto, ed ecco spuntare un falso utilizzato per posta.

(da internet) (da internet)

Sempre in territorio italiano la seconda contraffazione di francobolli fatta per frodare la posta risale al 1855. Riproduce il valore da 8 bajocchi bianco, emesso dallo Stato Pontificio nel 1852. Il falso è passato per posta ed in molti casi annullato regolarmente come se fosse stato originale.

Nel 1859 fu la volta del Regno di Napoli dove il fenomeno fu talmente diffuso da superare, in certi valori, l'uso di francobolli autentici! (4) (da internet)

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A seguire non si contano più tutte le contraffazioni eseguite: dal 15 centesimi di Vittorio Emanuele II, detto "litografico", al "falso di Palermo" ossia Leoni da 10 centesimi, dai vari "falsi di Milano" da 10 e 15 centesimi ed il valore Espresso, al Michetti da 50 centesimi noto come "falso di Livorno" ed infine con il Michetti da 60 centesimi "falso di Roma".

Un falso dei giorni nostri, poco noto, è il francobollo per pacchi da mille lire. L'esempio riportato, gentilmente concessomi dall'amico Gianni Carraro, è applicato su un bollettino pacchi insieme al 300 lire per coprire la tassa di rispedizione per rifiuto del pacco da parte del destinatario.

Evidentemente gli spacciatori dei falsi erano gli stessi postini. E' stampato in calcolografia ed è sprovvisto di filigrana.

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E....via, via sino ai nostri giorni con i francobolli di posta prioritaria.

((da internet: Luciano Cipriani)

Tra il periodo classico ed i giorni nostri (anni 1945/52) si apre una pagina interessante di falsificazioni le cui notizie, a volte frammentarie e misconosciute, con il passare degli anni e grazie a seri collezionisti si sono sempre più arricchite di particolari interessanti che ne stanno spianando la strada ad una corretta disamina degli eventi.

Se molto si deve all'azione dei detective filatelici e postali, non trascurabile è quanto si è acquisito grazie alla "boria" di chi è stato l'esecutore materiale di questi oggetti. Ed è proprio il caso del celeberrimo "Percivalle" autore di numerosi falsi per frodare la posta ed i collezionisti.

Ma andiamo con ordine.

Siamo nel periodo post-bellico, appena dopo la Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, nel maggio 1945. A causa delle notevoli giacenze dei valori della RSI, approntati a Roma poco prima della liberazione e mai posti in distribuzione, vengono emessi, della serie Monumenti distrutti, due valori sovrastampati: l'1,20 lire su 20 centesimi rosa e il 2 lire su 25 centesimi verde (Dent.14 blocco • Filigrana corona • Stampa: rotocalco • Fogli da: 100 • Dim.: 20 × 24 (mm) • Val.:18 luglio 1946). Questi valori rispecchiano le tariffe della cartolina postale e della lettera semplice dopo gli aumenti dell'1.4.1945 (5)

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Ed ecco l'idea geniale! Guadagnare ben 1,75 lire a pezzo apponendo la sovrastampa falsa sul francobollo da 25 centesimi.

L'aiuto di uno specialista del settore, tipografo, un barattolo di inchiostro nero, poco cura nella qualità della sovrastampa e via al commercio fraudolento in tutta Italia.

Come si evince dal riepilogo (G. Carraro) molte lettere sono indirizzate ad Amantea e nello specifico al Percivalle. Questo lascia intendere che il personaggio, oltre a lucrare sui falsi passati regolarmente per posta , guadagnava anche vendendo le lettere, da lui stesso inoltrate per i regolari canali di spedizione, ai collezionisti dell'epoca.

Però, mica sciocco!

Falso Autentico Il francobollo falso si riconosce facilmente in primis per la sovrastampa a righe orizzontali

che impegna completamente tutta la vignetta trasbordando i lati.

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Lo scritto presenta un tipico carattere "Verdana" mentre nell'originale è simile al FranRuehl.

Nel dettaglio: "2 LIRE" meno largo senza le sinuosità del contorno superiore destro e dell'inferiore sinistro con la coda terminale tronca. A fianco la scritta "LIRE" ha altezza maggiore con i tratti marginali di tutte le lettere perfettamente dritti e non appuntiti (LIRE contro LIR ELIR ELIR ELIR E).

Infine "POSTE ITALIANE" è stampato con caratteri più alti, di lunghezza totale ridotta e con minor impronta di inchiostro.

Ecco un esempio:

10 gennaio 1946 L3 – Lettera da Amantea a Cosenza Raccomandata (tariffa 7 lire: 2 lire

Lettera fuori distretto + 5 lire Raccomandata) affrancata con striscia orizzontale x 3 pezzi del falso oltre al 20 e 80 centesimi della Democratica. Annullo arrivo di Cosenza al verso. (Coll. G.V.)

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Il valore sovrastampato ebbe validità postale al 30 giugno 1946 per alcuni e fino al 18 luglio per altri. A parte i pochi giorni di rilevanza postale resta comunque il fatto che non potendo più far circolare francobolli fuori validità il Percivalle decide di finirla ed espatriare in Argentina ove, già da tempo, si era stabilità una numerosa comunità di emigranti italiani, in specie dell'Italia meridionale. ....e poi vedremo!

Intanto nell'ottobre 1946 compare a Milano un francobollo della serie Democratica del valore facciale di 10 lire, di color ardesia, del tipo emesso il 1° ottobre 1945. In particolare la data più antica rinvenuta su un piccolo frammento insieme al 4 lire della Democratica porta l'annullo: Milano 10 ottobre 1946.

Autentico Falso (Coll. G.V.)

Il confronto immedianto tra i due valori mette ben in evidenza, nell'esemplare falso, la scarsa definizione del disegno con le immagini delle catene e del martello quasi prive di ombreggiatura ed uniformemente improntate nella stampa.

Il colore dello sfondo della vignetta è grigio opaco con interessamento velato degli scritti in bianco.

Queste due particolarità dipendono dal tipo di stampa utlizzata che nel caso del francobollo originale è in rotocalco, metodica che necessita di macchine particolari che danno grande affidabilità e migliore luminosità, contrasto e risoluzione spaziale. Il falso, al contrario, venne prodotto artigianalmente con metodica simil flessografica a doppio clichè di gomma: doppio passaggio per la stampa del retino di base, ecco l'evidenza opaca su tutto il francobollo, e successiva stampa delle catene, martello e cartella inferiore.

Particolare inoltre identificativo interessa la base del francobollo ove sono riportate le scritte: IST. POL. STATO – ROMA oltre al nome del vignettista:"LALIA"; infatti le lettere sono ricoperte da un fondo di colore grigio chiaro, dell'altezza di circa 1 millimetro, riveniente dalla

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continuazione del color grigio interessante la scritta in negativo "POSTE ITALIANE".Le dimensioni dei francobolli sono sostanzialmente simili, mentre la carta del falso è di tipo

comune, pregommata e senza filigrana. La dentellatura eseguita con perforatore lineare è compresa fra 14 1/2 e 14 3/4, sia in

orizzontale che in verticale, contro i 14 x 14 1/4 dell'originale.La città natale della contraffazione risulta essere Milano e la dutara della circolazione dei

falsi è di circa un anno e mezzo: dal 10 ottobre 1946, prima data nota, al 13 apirle 1948 ultima timbratura conosciuta.

I francobolli vennero distribuiti sia nelle rivendite di tabacchi e valori bollati che nelle ditte che spedivano grossi quantitativi di corrispondenza. Proprio in una di queste si ci accorse di quanto stava accadendo.

Il tutto mise nel caos le poste che nella cicolare, diramata il 1° gennaio 1947 da parte della Sezione IV, divisione I, Sezione I della Direzione Generale, così recita: "Qualche tempo fa, a Milano, sono stati mesi in circolazione dei francobolli falsi del 10 lire. Tali francobolli si differenziano da quelli autentici per la mancanza della filigrana, inoltre la carta è più leggera, la gommatura è di colore bianco, le diciture "10 lire" e "Poste Italiane" sono alquanto sbiadite, altre diciture sono poco leggibili, ed infine vi è una linea bianca lungo il margine superiore del manico del martello. Si richiama in proposito l'attenzione di tutti gli Uffici nell'eventualità che qualche tentativo analogo venga effettuato in altre provincie. Verificandosi tale caso, gli Uffici dovranno attenersi al disposto dell'articolo 63 e seguenti dell'Istruzione sul servizio delle corrispondenze".

La circolare n. 690897 V.4 non rimase di certo nei cassetti degli impiegati postali che ,anzi, la evidenziarono e la tennero "a bella vista" in modo da non imcappare nell'inganno. Questo chiaramente generò una certa psicosi; infatti si narrano almeno due episodi differenti, ma nello stesso tempo sconcertanti. Il primo è dell'ottobre 1947 e l'altro del gennaio 1948. Andiamo con ordine.

Il 27 ottobre 1947 i Sigg. R.e A.S. ricevono un lettera, inoltrata da un noto commerciante filatelico dell'epoca, ed affrancata con il 10 lire arancio: "Coppia con bambina e bilancia della giustizia", emesso il 20 dello stesso mese. Al fronte il francobollo non è timbrato ed è contornato su tutti i lati con un lapis blu, inoltre viene impressa la "T" di tassazione. Alla consegna applicato al retro Segnatasse da 20 lire ossia il doppio del mancante poichè il francobollo della Democratica, appena emesso, viene considerato fuori validità.

Ora i destinatari, evidentemente collezionisti, pagano le venti lire per il ritiro della lettera ed immediatamente però inoltrano reclamo alla Direzione Provinciale delle Poste e Telegrafi di Milano. In data 8 novembre 1947 così risponde:" il francobollo da 10 lire, applicato sulla busta che qui unita si restituisce, è fuori corso". Evidentemente dalla psicosi si era passati alla schizofrenia!!!

Nel gennaio 1948 il Sergente Maggiore G.F. spedisce due lettere, destinazione Parma, applicandovi due francobollo da 10 lire ardesia emessi nell'ottobre 1945, quindi in regolare validità postale. L'impiegato addetto alla verifica e timbratura in un raptus di legalità decide "sua sponte" di prendere un lapis rosso, contorna due lati dei francobolli annotando sotto: "Sospetta falsità". Non contento invita il mittente in ufficio e lo interroga sulla provenienza dei francobolli. Il militare confessando la propria buona fede scrive al rettro delle due buste: "Dichiaro di vaer acquistato il francobollo alla rivendita di Miramare Rimini". Ma questo non basta in quanto la procedura, richiamata nella circolare, è già partita per cui le due lettera da Rimini vanno alla Direzione Provinciale delle Posta di Parma e quindi al Ministero delle Poste di Roma per gli esami del caso. Dopo un anno l'ardua sentenza nella lettera, protocollo III/9066 del Direttore Generale delle Poste datata 22 marzo 1948, in cui si legge: "Dalla perizia tecnica eseguita sulle due buste di lettera impostate a Miramare di Rimini il 3 e 6 gennaio 1948 è risultato che i francobolli applicati su tali buste sono genuini".

Ma come spesso accade, tanto va la gatto al lardo che ci lascia la zampino. Ed effettivamente come pubblicato dal Corriere d'Informazione in edicola il 7/8 giugno 1948: "tracce dell'attività di una banda di falsari e spacciatori di francobolli falsi sono state scoperte da alciui agenti del Commissariato Duomo.

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A seguito della denuncia vennero effettuate le indagini di rito che portarono all'arresto del reo.

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Ecco una delle lettera datata 19 ottobre 1946 da Milano per città affrancata con il falso ed il 3 lire della Democratica (Coll. G.V.):

Questa la storia del supporto narrata da chi me l'ha ceduto: "la lettera con il lire 10 falso di

Milano indirizzata all' INPS, la acquistai dal Sig. X, che allora aveva un negozio di filatelia in

Milano, nel 1984 per la "bella" somma di lire................

Questa la storia che l'amico X mi raccontò: una mattina dell'anno 1984 si trovava

fuori dal suo negozio per fumare una sigaretta (alla moglie dava fastidio il fumo) e davanti a

lui si fermò, a causa di un semaforo rosso, un motocarro scoperto pieno di lettere e documenti

vari. Il Sig. X gli chiese dove li aveva trovati e dove li stava portando, l'autista rispose che li

aveva ritirati dalla sede dell' INPS che stava traslocando da piazza Missori a Milano per una

sede più grande nella stessa piazza e il tutto lo portava in una cartiera fuori Milano. Dopo una

breve contrattazione il Sig. X acquistò il tutto per lire 50.000 (cinquantamila), trovò la

lettera con il falso, la fece certificare da Sorani e la vendette a mè per la somma sopra citata.

Io la proposi a un grande collezionista (Y) che la prese senza fiatare.

Nel 1998 acquistai tutta la collezione del Sig. Y (compresi quasi tutti i falsi di Buenos

Ayres noti) e la vendetti al Sig. Z.

Dieci anni dopo il Sig. Z decise di vendere tutte le sue collezioni ed io acquistai tutti i

falsi nuovi e su lettera di Milano e Buenos Ayres.

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Nel 2010 vendetti la lettera al Sig. XY. Un anno dopo il Sig. XY decise di vendere (per

motivi suoi) parte delle sue collezioni a un noto commerciante milanese e questi mi vendette la

lettera con il lire 10 falso.

Ora questa è in mano sua, spero che se un giorno Lei decidesse di venderla, la proponga

a mè.

Cordiali saluti ..........................."

Speriamo bene!

Questi francobolli si ritovarono per molti anni nelle rivendite milanesi e solo il 1° gennaio 1947 gli organi postali deputati inviarono alle direzioni generali provinciali delle Poste una circolare in cui si metteva in risalto l'accaduto e si dava l'allarme invitando a vigilare perchè altri episodi simili non avessero a succedere.

Si iniziò anche a pensare ad un altro valore con solo cambio del colore ma alla fine si optò per cambiare il soggetto, utilizzando il bozzetto di Renato Garrasi «Gruppo familiare di lavoratori inquadrato nella sagoma di una bilancia a due piatti in perfetto equilibrio», già utilizzato per i valori da 20 centesimi e da 5 lire della stessa serie, modificandone il valore facciale.

Dapprima furono fatte delle prove in differenti colori, poi si optò per varie tonalità di rosso.Il nuovo francobollo da 10 lire venne emesso in colore arancio il 20 ottobre 1947, preceduto

dal relativo Decreto Ministeriale del 23 giugno 1947, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 229 del 6 ottobre 1947. (3)

Il vecchio 10 lire ardesia venne definitivamente ritirato dalle vendite il 1° maggio 1948.

Ed ora ritorniamo al famigerato "Percivalle" che avevamo lasciato con il trasloco in Argentina ed infatti proprio qui inzia la seconda avventura.

Siamo infatti nell'anno 1949 e per i poveri emigranti spedire una lettera in Italia era veramente costoso (circa 150/175 lire a seconda dei periodi). Molto peggio per i parenti italiani verso il Sud America: 40 lire Lettera estero + 120 lire di tassa Posta Aerea ogni 5 gr. e poi 55 + 135 lire nel periodo successivo.

Quindi, a chi poteva venire l'idea geniale se non al Percivalle? Falsificare il francobollo della Democratica da 100 lire così il povero emigrante univa nella busta spedita nel bel paese anche il valore per le spese di spedizione della lettera di ritorno. Il gioco era fatto!

Tra il marzo 1950 ed il settembre 1952 vennero utilizzati questi falsi. Ma conoscendo la venialità del Percivalle non ci si poteva aspettare che il tutto fosse finalizzato al solo guadagno fraudolento postale. E no! Infatti il personaggio, che sicuramente era un frequentatore dei salotti filatelici, imbastisce corrispondenza epistolare con noto commerciante filatelico di Genova a cui esterna una serie di lucubrazioni "pro domo sua" per convincere all'acquisto di questi francobolli allo stato di nuovi o utilizzati su lettera. Per arricchire la minestra e per dare valore di rarità a queste lettere dice testualmente in uno scritto datato 6-5-1953: "...Credo siano stati venduti migliaia di falsi, però è difficile si possano trovare ancora, dato gli emigranti che li comprano, quasi tutta gente

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rozza e ignorante della bassa Italia, distussero le lettere anche servendosene per il bagno, data la carta sottile". (6)

Leggendo i suoi scritti e le motivazioni che adduce si intuisce rapidamente la "volpe" che si celava ai più. Vedi ad esempio la scusa a giustifica della compilazione degli indirizzi delle lettere di ritorno già affrancate: "...Quando mi accorsi che molti avevano comparato i falsi, feci finta di non conoscerli; ma, avendo la paura che poteva perdersi qualche lettera scritta da mogli o parenti analfabeti quasi, io stesso consigliè agli amici di mandare le buste in Italia affrancate già e con la direzione che io scrivevo."

Intanto scoperto dalle autorità argentine della frode che stava perpretando con il francobollo falso da 1 peso di posta aerea utilizzato dagli emigranti per inoltrare la corrispondenza in Italia , lui invece recita in uno scirtto del 23-8-953 "perchè aveva comprato cuponi falsi", si becca una bella mesata di carcere e poi viene definitivamente espulso dal paese.

Ma il lupo perde il pelo e non il vizio; infatti nel 1964 si mette a ristampare il 100 lire della Democratica con nuovi clichè e molto diversi dai precedenti. Viene scoperto e logicamente arrestato ma, in mancanza della "legge Giovanardi", viene subito rilasciato in quanto, per l'epoca, non vi era reato perchè i francobolli erano ormai fuori corso.

Da li in poi del Percivalle si perdono le tracce, almeno nella letteratura filatelica.Sui falsi "Buenos Aires" invece si è fatta notevole confusione, almeno sino a quando la

valutazione del materiale nel suo complesso e la datazione precisa dei periodi di spedizione e quindi di stampa ha permesso di far ordine. Non è pertanto infrequente che un fracobollo, come vedremo successivamente per una lettera della mia collezione, sia stato classificato X da un noto perito e, dopo anni di analisi, correttamente Y da altro noto perito.

Personalmente credo che la classificazione scelta da Carraro-Sirotti in tirature sia quella che più realistica e coincida con i periodi in esame.

La I tiratura, con prima data nota: Cosenza 10 marzo 1950, venne realizzata mediante macchina tipografica "a pedalina", con clichè di zinco unico e questo spiega la assoluta mancanza di esemplari in coppia, strisce o blocchi. Elementi identificativi sono la mancanza di dettagli, la scarsezza di puntini di fondo intorno alla figura del gruppo di famiglia e sotto le bilance. La scritta:" IST. POL. STATO – OFFICINA CARTE – VALORI" è molto poco leggibile con caratteri incompleti. La stampa è color rosso cupo, la carta comune e non filagranata, la dentellatura 11 1/4 x 11 1/4. Come disse lo stesso falsario: ".....visto che anche gli ignoranti si davano conto della

falsità.....".

(da 100 lire democratica: Carraro-Sirotti)Con la II tiratura migliora la qualità del prodotto finito: otto pellicole composte da due

quartine che non sempre ne permettono il plattaggio. La stampa viente eseguita con metodica

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litografica, carta comune modestamente rivida e non filigranata. Colore carminio rosso e scuro, raro il carmino chiaro. Dentellatura 11 1/2 x 11 1/2 lineare. Detto falso è in circolazione dal settembre 1950 al maggio 1951, rari nel 1951 e '52.

L'aneddoto che si narra circa questo falso è la emulazione del foglietto ricordo stampato in occasione dell'esposizione filatelica internazionale di Milano del gennaio 1946. Il tutto per convincere il tipografo che trattavasi di souvenir filatelico. Appena però il malcapitato venne a conoscenza della realtà distrusse immediatamente la lastra litografica e "mandò a quel paese" il Percivalle.

Ritornando alla confusione che in una prima fase regnava nella classificazione di questi falsi presento la seguente lettera:

(Collezione G.V.)

11 novembre 1950 V periodo tariffario estero – Lettera per Buenos Aires (tariffa 190 lire: 55 lire Lettera estero + 135 lire I porto Posta Aerea Argentina) affrancata con due francobolli da 100 lire: il primo di colore carminio chiaro, posizione 6 ed il secondo carminio scuro in posizione 5.

Una prima valutazione del noto perito Alberto Diena del 14 luglio 1960 attribuisce alla I tiratura i due esemplari.

Lo studio dei numerosi falsi fatti in epoca successiva chiarisce definitivamente le fasi di stampa e attribuisce correttamente alla II tiratura entrambi gli esemplari con plattaggio specifico.

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La III tiratura, ricavata da una nuova lastra e di qualità più scadente (verosimili problemi di

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esposizione), conosce la prima data di utilizzo nell'aprile 1951 ed ultima nel settembre 1952.La carta rimane rugosa ma più leggera, sempre senza filigrana con dentellatura lineare 11

1/2 x 11 1/2. Il colore predomenante è il carminio vivo. Le caratteristiche delle vignette sono sostanzialmente identiche alla tiratura precedente.

(Collezione G.V.)

9 luglio 1952 VI periodo tariffario estero – Lettera in Posta Aerea da Belmonte Calabro a Buenos Aires (tariffa 195 lire: 60 lire Lettera estero + 135 lire per un porto di Posta Aerea per l'Argentina) affrancata con 20 lire coppia orizzontale e 50 lire dell'Italia al lavoro + 100 lire falso di Buoenos Aires della III tiratura.

Interessante l'abbinamento con i valori dell'Italia al lavoro molto meno frequente della coppia del 100 lire. Inoltre la lettera in difetto di 5 lire non venne tassata.

L'ultima tirutura, ossia la IV, è molto simile alla I – tipografica; infatti la definizione della

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punteggiatura intorno alla figura centrale è scarsa come poco evidente è il fondo puntinato nei cartigli laterali. La dicitura basale è irregolare come nella I tiratura.

La carta è sempre di tipoo comune senza filigrana, dentellatura 11 1/2 x 11 1/2, colore carminio scuro o rosso.

Dalla vignatta principe venne ricavato un blocco di quattro che venne duplicato cinque volte ottenedo così sei blocchi in due file verticali. Questo permette il corretto plattagio dei valori.

Infne l'utilizzo va dal giungo al settembre 1951.

(Collezione G.V.)

27 agosto 1951 V periodo tariffario estero – Lettera in Posta aerea da Padova per Buenos Aires (tariffa 190 lire: 55 lire Lettera estero + 135 lire I porto Posta Aerea Argentina) affrancata con due francobolli del 100 lire della IV tiratura, colore carminio intenso.

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La maggior parte delle buste giunte ai nostri giorni portano grossolane calcellazioni o tagli che impediscono di evidenziare il destinatario. Logicamente il tutto venne architettato dal falsario in modo da non poter risalire all'origine.

Nel '52 giunto il sentore che la serie Democratica andava fuori validità, ormai soppiantata dai francobolli dell'Italia al lavoro emessi nell'ottobre 1950, il Percivalle inizia a dedicarsi alla falsificazione dei fracobolli argentini e per questo viene arrestato ed espulso dal paese.

In Italia ci riprova nel 1964, sia con il 100 lire della Democratica che con i francobolli del 50° del plebiscito delle Provincie Meridionali, ma con scarsi risultati.

Per concludere, l'avvicinarsi a queste affrancature deriva dalla voglia di conoscenza e della formazione che nel collezionista si va man mano costruendo. Come giustamente ricorda l'amico Claudio Manzati: "La ricerca sistematica del filatelista inizia dai francobolli e solo

successivamente l'interesse si rivolge alle lettere. Presto si orienta al loro contenuto e con esso

al periodo storico. Poi, si giunge su un crinale: storia della posta o la posta testimonianza

tangibile della storia? Poco importa sapere se esiste questo confine o se i due approcci siano

intrecciati in un legame indissolubile. La sete di conoscenza e la ricerca iniziate con un hobby

giungono a maturità con la voglia di raccontare e tramandare per iscritto le proprie

conoscenze". Credo che la riscoperta dei tempi, dell'economina, della gente del periodo in esame formino

un mixing inscindibile le cui particolarità e sfaccettature siano il il nettare della ricerca storico-poctale.

Questi supporti possono piacere o meno, a volte irritrare per i ritagli e brutte cancellazioni dei destinatari, perfino disgustare sapendo che si è approfittato di povera gente migrante ma, essendo nella sostanza il frutto dell'albero del tempo, il collezionista quest'albero lo deve coltivare, concimare, potare per poter portare a concepimento quel prodotto finale che è stato un reale vissuto non molto lontano, che in fondo ci appartiene ed è patrimonio delle future generazioni.

Bibiliografia:

1 - http://www.ilpostalista.it/francobollisommario_13.htm 2 - http://www.philweb.it/articolo.php?storyID=1528 3 - http://www.giandri.altervista.org/giandri_0259_IndiceFalsi.html 4 - http://messaggerofilatelico.blogspot.it/ 5 – Unificato di storia postale 1996/97 – CIF6 – Il 100 lire della democratica di G. Carraro e L. Sirotti Sassone7 – Del 100 lire Democratica di Ezio Bienaimè, A.F.I.S. Anno 20038 – Sassone di Diego e Gianni Carraro – 20° Edizione 2012