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IL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE NELL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA SOCIO SANITARIO IN LOMBARDIA Milano 24 Febbraio 2017 Dott.ssa G:Parravicini 1

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IL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE

NELL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA SOCIO SANITARIO

IN LOMBARDIA

Milano 24 Febbraio 2017

Dott.ssa G

:Parravicini

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SCIENZE SOCIALI

hanno per oggetto il comportamento umano

� nel suo aspetto simbolico

� nella relazione di un individuo con se stesso e gli altri.

GLOBALIZZAZIONE

processi connessi al “ mercato” convergenze ineditecoesistere di nuovi e vecchi bisogni

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NEGLI ULTIMI DUE DECENNI SI SONO SVILUPPATI NUOVI

RISCHI� Situazioni caratterizzate da un vuoto di protezione sociale

� Sono mutati i rapporti di lavoro (sempre più precari)

� Processo di invecchiamento delle popolazione

� Crescente diminuzione delle famiglie e fragilità delle reti di solidarietà familiari

� Incremento dei flussi migratori

� Grave e persistente crisi economica

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MATERIALE

POVERTÀRELAZIONALE

difficoltà di accesso ai servizi

diseguaglianza sociale

compressione dei diritti

nuove domande di servizi di protezione

in ambito regionale o locale più adatti a rispondere a questi bisogni

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LE POLITICHE SOCIALI / DI WELFARE NODI PROBLEMATICI

� mancata realizzazione di quanto previsto dalla 328/2000

� complesso processo del federalismo

� assenza di una funzione d’indirizzo e coordinamento dello Stato e mancanza di definizione dei LIVEAS

� contrazione della spesa sociale

� trasferimento della competenza esclusiva alle Regioni

UNA GESTIONE DISCREZIONALE DI SISTEMI DI WELFARE DISOMOGENEI

diseguaglianze territoriali � divario tra Nord e Sud d’Italia

“sistemi locali di cittadinanza” non generati da una visione condivisa della

condizione di bisogno ma dalle scelte del luogo ove il bisogno si esprime;

specifici target di popolazione,’intervento� trasferimento monetario;

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AMBITO LAVORATIVO NORD CENTRO SUD TOTALE

(non dichiarata) 620 779 4039 5438

Altro 1076 749 1205 3030

Associazioni 405 236 514 1155

Collaborazioni 96 96 207 399

Cooperative 1881 1442 1980 5303

Docente 127 97 153 377

Ente locale 6754 1900 2202 10856

Fondazioni 306 73 135 514

Imprese sociali 102 48 166 316

INAIL 63 38 35 136

Inoccupato 1447 1123 2791 5361

INPS 16 10 17 43

IPAB 177 17 44 238

Libera professione 255 176 339 770

Ministero del lavoro 9 10 14 33

Ministero Giustizia 559 316 579 1454

Ministero Interno 102 94 96 292

Pensionato 205 74 56 335

Sanità 2606 1636 2092 6334

Totale 16806 8914 16664 42384

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FONDO PER LE POLITICHE SOCIALI

da GESTIONE UNITARIA a SPACCHETTAMENTO

“ Fondo per la famiglia- Fondo per i giovani -Fondo per la non autosufficienza-Fondo per il sostegno alla locazione- Fondo per

l’immigrazione- Fondo per il servizio civile, ecc. “

MODELLORIPROPOSIZIONE DI LOGICHE CATEGORIALI

interventi, frammentazione

politiche(abitare, giudiziarie, sanitarieformazione,lavoro, ecc)

SPESA PUBBLICA dispersa in interventi sovrapposti e tardivi.

SEPARAZIONE TRA SOCIALE E SANITARIO nell’impianto istituzionale e organizzativo

disconoscimento dell’approccio unitario e globale assenza di prevenzione verso i singoli e le comunità

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Ambito Lavorativo

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CONTENUTI E METODI: SAPERI COMPETENZE E VALORI

� COMPETENZE RELATIVE A PARTICOLARI GRUPPI D’ UTENTI, AI DIVERSI ASPETTI DEL BISOGNO E AI DIVERSI METODI DI LAVORO.

� LAVORO MULTIDISCIPLINARE

� STRATEGIE APPLICAZIONI DI COMMUNITY CARE � ASSESMENT (VALUTAZIONE INIZIALE DEI BISOGNI) -PROGETTAZIONE, - APPLICAZIONE E MONITORAGGIO DEI PROGETTI INDIVIDUALI �COMPETENZE CLASSICHE DEL SERVIZIO SOCIALE

� FORMAZIONE SU METODI TERAPEUTICI /TEORIE DI RIFERIMENTO

� SOSTEGNO A GRUPPI DI UTENTI E CARER, FORMAZIONE GRUPPI DI VOLONTARIATO E DI ASSISTENZA INFORMALE,

� LAVORO MULTIDISCIPLINARE

� ABILITÀ DI COLLEGAMENTO - RELAZIONE - COORDINAMENTO - RAPPRESENTANZA - PRESENTAZIONE

� CAPACITÀ MANAGERIALE (GESTIONE BILANCI, ELABORAZIONE PIANO ASSISTENZIALI ,GESTIRE GRUPPI OPERATORI )

� ORGANIZZATIVE DI MANAGEMENT A LIVELLO NORMALE ATTIVITÀ OPERATIVA (CONTRATTI/NEGOZIAZIONE)

� ADVOCACY (TUTELA DI PARTE) VALUTAZIONE ECONOMICA VALUTAZIONE DEGLI ESITI 9

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PRINCIPI DELLE RIFORME

� Coinvolgimento dei cittadini e dei loro familiari

� Libertà di scelta

� Ridimensionamento dell’assistenza residenziale non strettamente necessaria

� Ricerca di livelli più elevati di autonomia delle persone

� Contenimento dei costi 10

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Per evitare

� un sistema assistenziale ancor più confuso e frammentario

� mancanza di coordinamento tra servizi� sovrapposizioni di ruoli� cattiva informazione

Per consentire che i servizi sociali riescano a:

� contribuire all’aumento dell’indipendenza di coloro che li ricevono

� dar loro la possibilità di avere uno stile e una qualitàdella vita dignitosi secondo gli standard comuni

� Permettere a loro di scegliere il più liberamente possibile come vivere - come essere assistiti - da chi e quali contatti sociali avere.

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LE PROSPETTIVE: COME AGIRE INSIEME PER UN EFFETTIVO CAMBIAMENTO NELLE

RISPOSTE AI BISOGNI DELLE PERSONE”

L’investimento che si profila come auspicabile, per quanto impegnativo, è quello che permette il

passaggio da un welfare che raccoglie e redistribuisce a un welfare che diventa capace di rigenerare, rendere e responsabilizzare

in un’ottica nuova che riconosce lo

STATO SOCIALE

non più come costo ma come occasione – strategia

moltiplicativa delle risorse e del benessere 12

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Occorre sperimentare nuove forme di WELFARE, utilizzando STRUMENTI e mettendo in atto/ salvaguardando MODELLI che possano continuare a garantire diritti sociali,

fondati sul concetto di universalità, di lotta alle diseguaglianze sociale e sostegno alle fasce più deboli.

SUPERAMENTO DI UN WELFARE “RISARCITORIO”

• che si limita a “risarcire” bisogni pre-definiti• con interventi che si stratificano nel tempo• connotato dalla frammentazione • fondato sulla divisione delle responsabilità tra una pluralità di

soggetti non adeguatamente coordinati tra loro

in cui i risultati non possono essere mai confrontati e comparati al fine di una valutazione del sistema e dell’insieme

delle risposte.

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Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali,

Seguendo l indicazione del Presidente della Repubblica non ha inteso proporre nuove

ricerche o formulare mere rivendicazioni, ma ha iniziato UN PERCORSO CONDIVISO

con diversi attori nazionali e locali che vogliono contribuire alla costruzione di

proposte di cambiamento e di miglioramento delle condizioni di vita di tutti.

“L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro

speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite nel tessuto sociale del

nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le

ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali”,

Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella

(dal Discorso d’insediamento 3 Febb.2015)

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IL “TAVOLO WELFAREcomposto dai soggetti attuali, potrà essere allargato a chi vorrà partecipare

PUÒ RAPPRESENTARE

� un momento di confronto, di riflessione e di condivisione rispetto ad alcune tematiche riguardanti l’area delle politiche sociali e dello STATO SOCIALE

� un’occasione per realizzare iniziative e azioni tese a sostenere e raggiungere le finalità e gli obiettivi prefissati.

� potrebbe strutturarsi quale organismo permanente di consultazione e proposta,anche prevedendo successivi ed ulteriori sviluppi organizzativi e forme di articolazione.La sinergia degli attori coinvolti a livello nazionale in tale processo può esplicarsi opportunamente nelle rispettive articolazioni territoriali, promuovendo gruppi di lavoro nei diversi contesti.

Si potrebbe prefigurare, come esito del percorso, la convocazione degli“Stati Generali del Welfare”

inteso come luogo di elaborazione e proposta che coinvolga i diversi soggetti interessati:( associazioni, istituzioni ed organismi pubblici e privati)

con l’obiettivo di elaborare e presentare proposte organiche e progetti operativi in alcuni settori significativi del Welfare e cooperare nella realizzazione degli obiettivi

indicati nel presente documento. 15

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1946 – 2016: I SETTANT’ANNI DAL CONVEGNO DI

TREMEZZO

Nell’Italia del dopoguerra, dal 16 settembre al 6 ottobre 1946, si svolge a Tremezzo un

Convegno che rappresenta un momento fondativo per le politiche sociali dei decenni

seguenti per la nascente professione di Assistente Sociale, già allora chiamata a dare un

apporto significativo alla ricostruzione sociale, intesa a tutto tondo.

Nei settant’anni trascorsi il contesto è mutato a velocità esponenziale, le politiche

sociali in Italia si sono sviluppate con alterne vicende, e il servizio sociale professionale

è ormai incardinato in esse.

…e, come ebbe a dire a Tremezzo Emilio Sereni allora Ministro dell'assistenza

postbellica

“L’UTOPIA DI OGGI SARÀ LA POLITICA DI DOMANI”

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Ambito Lavorativo Aree geografiche

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….”Di stare uniti, di capire che fai parte di un

ARCIPELAGO

non di una serie di isole gettate a caso dentro il mare…

e ci sono delle ragioni di somiglianza e differenza ,insieme, che vanno riconosciute consapevolmente

e poi devi

ARRISCHIARE IL VIAGGIO TRA ISOLE E ISOLE.

E questo è sempre un rischio”.

Bisogna avere il coraggio di rischiare”…

M.Cacciari (L ‘Arcipelago Adelphi Milano 1987

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……“L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà

degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi,

prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite nel tessuto sociale

del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo

sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato

nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le

angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che

sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca

per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di

occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel

garantire diritti e servizi sociali fondamentali”…

Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella

(dal Discorso d’insediamento 3 Febb.2015)

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Per il tema del sociale

� un approccio complessivo, strategico, che coinvolga tutte le forze del Paese.

� investire nelle infrastrutture immateriale del socialeoccorre attivare tutta quella serie di interventi integrati e coordinati che mettono insieme e legano con un ideale filo rosso tutta una serie di azioni che rimandano ai temi della scuola, della ricerca, degli anziani, delle periferie, della casa, del welfare, delle carceri, della disabilità, degli immigrati, del lavoro…….ecc

� tema del valore e del significato che l’ intero sistema-paese intende dare al welfare

che è trasversale a tutte le scelte e a tutte le azioni che sono proprie di un società che voglia dirsi civile».

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l’elaborazione di un modello non nasce dal nulla e si muta a suo modo in qualcosa di sovra storico � permette di immaginare quello che dovràessere

Ogni modello per definizione è sempre da realizzare ,è qualcosa da portare a termine � è per questo suscettibile d’essere continuamente ripreso.

Da qui i ns ricorrenti , gli immancabili ritorni. Ma ad essi non si torna , caso mai da essi si riparte.

Se qualcosa di grande fallisce ciò non costituisce una serie obiezione contro di esso, ma indica come il mondo non né è all’altezza , non èancora maturo per esso .

E così il passato si fa “parole per il futuro” si muta in ideale.

Rivisitare i modelli significa proprio questo: riprendere fili spezzati, ricucire trame interrotte , tesserne di nuove , utilizzare un deposito di sapienza per il futuro

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.Vale la pena accertare se si tratta di parole consunte o se al contrario èpossibile usarle ancora ,se categorie di pensiero sorte in contesti storici ben definiti e ormai scomparsi possano essere reimpiantate nel presente e dar luogo a nuove germinazioni.

Ripensare le parole vuol dire nutrire una singolare fedeltà al passato , ma tutt’altro che antiquaria: al contrario è un modo di equipaggiarsi per non sporgersi sul futuro disarmati

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Le situazioni di CRISI sono opportune per

� Reintrodurre lo sguardo critico su quei servizi sociali che ci paiono tanto più naturali quanto più ci troviamo a farne parte senza sapere come siano stati ideati.

� Riutilizzare le armi dell’ analisi per mettere in dubbio l’indiscutibile o l’indiscusso, non per spaventarci delle evoluzioni in corso

� Risollevare il problema dei fini

per salvare l’idea di progresso, l’idea stessa di

FUTURO

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La SFIDA riguarda

� la definizione e l’organizzazione stessa del sistema di welfare italiano

� l’assetto stesso dei servizi alla persona

un RUOLO importante dovrà essere giocato da

� la diversità delle storie locali , dei territori.

� il patrimonio culturale esistente nei servizi.

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MANIFESTO PER IL WELFAREL’ANALISI DELLA SITUAZIONE DEL PAESE ITALIA OGGI PER ANALIZZARE IL FUTURO:

-���� COME CORREGGERE LA ROTTA.

PARTE DA ESPERIENZE E DATI SOLIDI : ricerche e esperienze di un intero settore del paese.

RACCOGLIE I DIFFERENTI PORTATORI DI INTERESSI � loro lettura del contesto: individua i nodi critici e gli interventi possibili.

I PUNTI IN COMUNE SONO MOLTI

� INVESTIRE SUL WELFARE - IN PARTICOLARE NEI SERVIZI ALLE PERSONE, SULLE PROFESSIONALITÀ E LE COMPETENZE DI QUESTO COMPLESSO SISTEMA - NON È UNA SPESA PRIVA DI RITORNI ECONOMICI E DI COESIONE SOCIALE, DI SICUREZZA, DI LIBERTÀ E DI REALIZZAZIONE.

� RIDURRE QUESTO CAPITOLO DI INVESTIMENTO, RITENENDOLO UN MERO COSTO IMPRODUTTIVO, RITENENDO IL SOLO INTERVENTO MONETARIO RISOLUTIVO, È UNA VIA NON PIÙPERCORRIBILE NON CERTAMENTE EFFICACE AD AFFRANCARE LE PERSONE DA SITUAZIONI DI DIPENDENZA E ASSISTENZIALISMO.

TUTTI SIAMO FAVOREVOLI ALL’INTRODUZIONE DI UN REDDITO MINIMO DI GARANZIA, NECESSARIO MA NON CERTAMENTE RISOLUTIVO.

� SERVONO PERCORSI CHE PERMETTANO AGLI INDIVIDUI E AI GRUPPI DI CRESCERE NELLE LORO COMPETENZE, NEI LORO DIRITTI E PERMETTERE LORO DI ESSERE LIBERI.

� OCCORRE SUPERARE GLI STRUMENTI TRADIZIONALI E UN SISTEMA INADEGUATO

� ACCOGLIERE E SOSTENERE UNA DOMANDA SOCIALE SEMPRE PIÙ COMPLESSA.

� SI DEVE NON APPORTARE SPESE ULTERIORI MA PORRE MAGGIORE ATTENZIONE ALLA RICOLLOCAZIONE DELLE RISORSE. 29

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Il ruolo del SERVIZIO SOCIALE non può essere solo

quello di adeguarsi passivamente ai cambiamenti delle

politiche sociali, soprattutto quando rischiano di

colludere con i valori che ispirano la professione.

E’ richiesto un impegno costruttivo per partecipare ad

un processo di influenzamento e orientamento delle

politiche sociali verso la realizzazione dei principi di

eguaglianza e coesione sociale

(Campanini 2009)

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IL WELFARE ITALIANO

� non possiamo più parlare di sistema, ma di sistemi e di differenze territoriali rispetto alle opportunitàdi esigibilità dei diritti garantiti dalla Costituzione e affermati nelle norme.

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Per secoli la PERSEVERANZA «ha indicato lo stile morale necessario per tenere fede alle proprie convinzioni».

In una società dove manca la certezza del futuro - soprattutto per i giovani.Dove il lavoro - quando c'è - è instabile, precario. Dove transitorie, «liquide» sono diventate perfino le nostre esperienze

ogni cosa - e la nostra stessa esistenza - sembra vacillare

Abbiamo bisogno di restare fedeli a un'idea fino al suo adempimento. Per non mollare, cedere, arrendersi di fronte agli ostacoli, alle

sconfitte della vita dobbiamo credere in qualcosa e impegnarci per essa. Nonostante e contro ogni difficoltà.

PERSEVERA

«chi continua a lottare per un'idea, anche quando le smentite della storia spingono ad abbandonarla».

(Salvatore Natoli - Perseveranza, Il Mulino)

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I NODI CRITICI E LE PROPOSTE: QUALI SONO GLI ATTUALI PROBLEMI E QUALI INTERVENTI SONO POSSIBILI OGGI PER AFFRONTARLI

� “Un adeguato lavoro per tutti” è la sfida/obiettivo messo a dura prova dall’attuale momento di crisi economica nazionale e internazionale.

� il tema del lavoro si declina secondo diversi aspetti - il costo, la responsabilità sociale nell’organizzazione del lavoro, l’esigenza di cambiamenti necessari conseguentemente al rapido sviluppo tecnologico, la conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze familiari;

� doverosa attenzione va inoltre dedicata a fasce di popolazione che non hanno ancora pari opportunità di accesso e fruizione del mondo del lavoro, quali le persone con disabilità, e in generale le persone che presentano svantaggi anche rispetto a percorsi formativi inadeguati (non opportunamente saldati con il mondo del lavoro), tra i lavoratori che vedono differita nel tempo la possibilità di andare in pensione si verifica un aumento delle patologie croniche con la necessità di prevedere sistemi di ricollocazione di queste persone che a causa della concomitante patologia diventano inabili a svolgere le attività a cui erano precedentemente dedicate, ma non al lavoro in sé;

� la mancanza di politiche complessive di contrasto alla povertà e di promozione di nuove iniziative occupazionali, insieme ad forte ritorno alle logiche di tipo assistenzialistico, peraltro, rendono inadeguati anche i dispositivi rivolti alle situazioni di emergenza (es. persone senza fissa dimora, persone con disabilità psichica, soprattutto se stranieri) o costringono a ridefinire la cornice dell’intervento secondo una logica burocratica che rende più complesso l’accesso ai servizi, proprio delle persone più fragili, o snatura l’intervento, come quando l’accesso alle risorse è condizionato dal dispositivo di un organo giudiziario (come nel caso delle prescrizioni del Tribunale per i Minorenni per l’inserimento nelle strutture educative o addirittura per l’attivazione di interventi specialistici)

� l’assenza dei LIVEAS (uniformità delle prestazioni e adeguati finanziamenti) riduce la funzione centrale d’indirizzo e di coordinamento alla produzione di documenti parziali ;

� l’integrazione socio-sanitaria, pur prevista del d.lgs. n. 229/99 e dalla legge 328/2000, nello spirito di “socializzare” la sanità e non già sanitarizzare il “sociale” è scarsamente perseguita;

� difficoltà di pervenire alla costruzione del “sistema di welfare locale” con gli Enti locali nel ruolo insostituibile di protagonisti, nel progettare e coordinare le politiche sociali integrate;

� l’arretramento del sistema dei servizi mette in crisi il rapporto tra il sistema e le persone, con una tendenza delle istituzioni,ridimensionate e impoverite, a rimpallarsi le competenze e assumere quali i decreti relativi al Fondo per la non autosufficienza; il DPR 4 ottobre 2013: Adozione del programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità; DM 16 dicembre 2014, n. 206 - Regolamento recante modalità attuative del Casellario dell’assistenza

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� atteggiamenti difensivi, attraverso la burocratizzazione e l’adozione di procedure sempre più specifiche proprio quando aumenta la richiesta di entrare in relazione;

� la difficoltà a fare rete con le istituzioni e nelle istituzioni (frequente difficoltà di connessione tra politico e tecnico), ma anche con le realtà del privato sociale, per il clima di competitività derivante dalla partecipazione a bandi con fondi sempre più ristretti, che spingono ad accettare soluzioni al ribasso e disincentivano scelte sinergiche;

� la difficoltà di dialogo insieme agli interventi di spending review, hanno ulteriormente indebolito gli interventi integrati e di prevenzione in favore delle risposte emergenziali per problemi che - ormai è chiaro – sono “strutturali”;

� la mancanza di una gestione unitaria del personale (assistenti sociali e non solo) impiegato nei servizi sociali e sociosanitari con inquadramenti giuridici e contrattuali diversi e conseguente differenziazione di poteri nella programmazione e nella gestione dei servizi e degli interventi sociali e sociosanitari, situazione alla quale si aggiunge generale trascuratezza e scarso investimento nella formazione di una professione che rappresenta uno snodo cardine nella realizzazione delle politiche di welfare ;

� a ciò si aggiunge il tema dell’esternalizzazione, in relazione al quale si ribadisce che un sistema di welfare non può basarsi sul precariato che fa ricadere sugli operatori quelle stesse condizioni di fragilità segnalate rispetto alle persone delle quali si occupano, crea discontinuità nelle cure e nelle relazioni d’aiuto, che al contrario devono potersi basare su rapporti fiduciari, depotenzia il ruolo dell’operatore quale attivatore anche del cambiamento organizzativo, quando il suo rapporto con il contesto istituzionale e territoriale risulti provvisorio;

� non da ultimo, l’inadeguatezza assoluta del finanziamento, soggetto a sprechi e ad inefficienze

� secondo L’OSSERVATORIO DELLA SPESA SOCIALE DELL’ISTISSS, la spesa sociale regionale nel periodo 2001-2011 (sono in corso di elaborazione i dati 2012-2014) nel suo complesso, pur essendo progressivamente aumentata, non è integralmente spesa negli esercizi finanziari di competenza, con vistosi residui passivi ed economie che per alcune regioni rappresentano l’80%

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LE PROPOSTE

Il lavoro

� la riduzione dei costi del lavoro e l’adozione di modelli organizzativi ispirati ad una maggiore responsabilità sociale, favorirebbero maggiore produttività insieme al benessere delle persone;

� la possibilità di estendere le esperienze di telelavoro, oltre a ottimizzare i tempi e migliorare la qualità della vita delle persone, inciderebbe anche sull’organizzazione della città, soprattutto le più grandi, riducendo gli spostamenti e quindi il traffico automobilistico

� l’incentivazione e lo sviluppo del Terzo Settore, orientato a attività lavorative maggiormente indirizzate verso finalità sociali e di servizio permetterebbe maggiori possibilità di impiego e un sistema più efficiente nei servizi socialmente utili;

� definire un Sistema organizzativo a livello Regionale e Nazionale che faccia incontrare la domanda di lavoro con l’offerta, integrato con quello della Formazione Professionale, per orientare verso l’acquisizione di competenze spendibili nelle attività lavorative che offrono maggiori opportunità occupazionali;

� mettere inoltre a sistema i servizi per il lavoro, i servizi sociali e i servizi sanitari in una filiera per l’accompagnamento la tutela delle persone che lavorano; il diritto al lavoro va inteso, e reso esigibile, non solo come fonte di sussistenza ma anche e soprattutto come fattore identitario e come condizione indispensabile per la partecipazione attiva alla società civile e per rinforzare il senso di appartenenza alla comunità;

� in particolare, per le persone con disabilità, indirizzarle verso attività lavorative idonee, dopo un’attenta valutazione delle capacità residue, (attraverso lo strumento dell’ICF) non solo permetterebbe una loro adeguata transizione verso il mondo del lavoro e quindi di fornire un contributo al Paese come cittadinanza attiva, ma, come è dimostrato da numerosi studi, ridurrebbe anche il ricorso al Sistema Sanitario Nazionale influendo positivamente sullo stato di salute e la qualità della vita ed inoltre alleggerirebbe le rispettive famiglie da compiti di assistenza con tutto ciò che questo può comportare

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� le risposte ai bisogni, predisposte in modo standardizzato e poco elastico verso i bisogni individuali delle persone contraddiconol’accezione più autentica di “uguaglianza” e pari dignità;

� a causa della riduzione delle risorse – o delle scelte relative alla loro destinazione - le risposte istituzionali tendono ad una contrazione, a livello locale, rispetto al mantenimento dei servizi e del personale dedicato (ancora più grave è la tendenza a compensare tale diminuzione, almeno in parte, con il ricorso all’esternalizzazione dei servizi) con il rischio di inficiare il valore e il significato di un sistema di protezione sociale a responsabilità pubblica, nell’accezione che tale responsabilitàassume nell’art. 118 della Costituzione;

� critico appare inoltre il rapporto tra il governo regionale e quello locale, anche in ragione della disomogeneità politica dei diversi livelli, indebolendosi così il ruolo di regia delle Regioni;

� il conseguente ampliamento dell’intervento del cosiddetto “terzo settore”nella progettazione e realizzazione degli interventi, in assenza di una forte regia pubblica, se da un lato rappresenta una risorsa e unallargamento della solidarietà e della sensibilità pubblica, dall’altro espone a rischi di discriminazione e arretramento a una beneficienza a carattere discrezionale, relegando spesso il terzo settore ad un ruolo surrogatorio, ben lontano dallo spirito autentico del principio di sussidiarietà;

� la separazione tra sociale e sanitario nell’impianto istituzionale e organizzativo non favorisce l’approccio unitario e globale verso le condizioni dei singoli e delle comunità, incidendo per di più sulla spesa pubblica dispersa in molti casi in interventi sovrapposti e tardivi.

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LE POLITICHE

� definire i LIVEAS e il relativo finanziamento e ridefinire il ruolo dello Stato in ordine alle politiche sociali, relativamente alla funzione di indirizzo e coordinamento, con più adeguati investimenti che valorizzino il welfare locale;

� rilancio del PNISS (individuabile quale “Patto per il Sociale”), concertato in sede di Conferenza Stato-Regioni e Conferenza Stato-Autonomie Locali;

� definire il sistema giuridico di riferimento per la costituzione dei comuni associati, quale base per la programmazione e gestione dei servizi sociali, con il pieno riconoscimento del ruolo e della funzione strategica di uffici di pianificazione e sviluppo;

� rendere obbligatoria ai Comuni l’internalizzazione del servizio sociale professionale e del segretariato sociale.

� limitare le esternalizzazioni di servizi con la definizione dell’affidamento dei servizi in base a quanto previsto dall’art 5 della legge 328, governando, comunque l’affidamento dei servizi attraverso criteri di qualità e di efficienza, contrastando la regola del massimo ribasso (cfr. linee guida Cantone, decreto Turco del 2000 sui criteri di affidamento);

� qualificare le professioni sociali con l’adozione del Repertorio a valenza nazionale, secondo il principio dell’interdisciplinarietà.

� definire con certezza il FNPS, legato alla definizione degli standard dei costi ed alla quotacapitaria, legare i finanziamenti alle Regioni a fronte della rendicontazione delle spese;

� definire con Accordo Stato-Regioni le modalità dell’integrazione sociosanitaria avuto riguardo agli aspetti istituzionali, programmatici, finanziari, gestionali e delle risorse umane.

� riportare a unitarietà di coordinamento a livello nazionale tutti gli interventi relativi al sociale, ora distribuiti in Ministeri diversi - Welfare, Interni, Giustizia, Salute, M.E.F., enti cd parastatali, quali INPS e INAIL in primis, etc. – riconoscendo nelle Politiche sociali un servizio essenziale per i cittadini superando la politica degli interventi tampone e settoriali. 38

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� La legge n. 328/2000 costituisce il riferimento ancora attuale per la definizione di un quadro di prospettive concretamente realizzabili.

� La definizione data dal d. lgs. n. 112/98 dei servizi sociali li colloca nella più ampia accezione dei servizi alla persona ed alla comunità; in tale contesto è implicito il processo volto a osservare, nel rispetto degli art. 2, 32 e 38 della Costituzione, il principio della coesione sociale, dell’inclusione sociale, dell’empowerment.

� In tale contesto, pertanto, vanno considerate sia la politica delle tutele - definizione dei diritti civili e sociali (art. 117 della Costituzione) con la promozione nei cittadini della consapevolezza di essere titolari di diritti fondamentali in quanto persone, anche in relazione al loro status sociale - sia la politica delle opportunità - azione volta a promuovere la realizzazione della persona (art. 3 Costituzione), attraverso servizi e interventi che consentano il superamento della ”stagnazione assistenziale” versus la liberazione dallo stato di bisogno.

� A livello locale, il Comune deve affermarsi quale “comunità competente”, intesa come comunità locale che collettivamente diventa capace di analizzare la propria situazione, riconoscere i bisogni e impiegare le risorse necessarie per soddisfarli (Zimmerman).

� Il Comune deve quindi svolgere una funzione di regia, di coordinamento, di regolazione delle politiche locali di welfare, nonché di controllo e di verifica degli interventi e dei servizi sociali rivolti alla persona.

� E’ assolutamente incisivo il ruolo della società civile e delle sue espressioni organizzate, così come definite dall’art. 118 della Costituzione. In tal senso vanno sostenuti processi che consentano la costruzione di un “Patto sociale” che indichi obiettivi, fondi priorità, con la partecipazione di un’ampia platea, non esclusivamente istituzionale, in grado quindi di valorizzare le risorse e le alleanze con la società civile.

� Le politiche sociali, pertanto debbono essere portate avanti nella prospettiva di rilanciare e potenziare il ruolo del Comune, e, secondo la Carta europea delle autonomie locali, rispettare i seguenti principi: adeguamento delle strutture e dei mezzi amministrativi; esercizio delle responsabilità a livello locale; la verifica amministrativa degli atti; risorse finanziarie corrispondenti alle competenze svolte; diritto di associazionismo delle collettività locali.

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LE RISORSE FINANZIARIE E …..NON SOLO� intervenire sugli sprechi delle spesa sanitaria (farmaci, ricoveri impropri) garantendo adeguati investimenti di

risorse economiche e professionali in percorsi di cura integrati sociosanitari e di accompagnamento alla persona personalizzati, decentrati, domiciliari, mediante una ridefinizione delle cure primarie, dell'assistenza domiciliare, in un rapporto di integrazione tra sociale e sanitario, tra ospedale e territorio, facendo ricorso a modelli innovativi e buone prassi;

� implementare i fondi destinati al sociale per interventi e servizi di prevenzione diffusa di supporto ai servizi sociali e sanitari da destinare a buone prassi e progetti pilota, orientate alle aree di fragilità - cure palliative, polipatologie, cronicità, fragilità riconducibili all'invecchiamento della popolazione, minori, immigrati, persone con problemi di dipendenze, con disabilità;

orientando quindi le risorse verso:

� la famiglia: potenziare i servizi per la prima infanzia con asili nido aziendali, consultori e centri di mediazione familiare per la famiglia e le giovani coppie; centri di avviamento al lavoro, agevolazioni nei prestiti e nell'accesso al microcredito.

� la scuola: stanziamento di risorse che sostengano i percorsi di studio dall'infanzia all'università con agevolazioni in voucher o servizi (mense, biblioteche, corsi di recupero); linee guida Miur per POF territoriali (piani dell'offerta formativa) che privilegino la progettazione e le risorse verso servizi per l'educazione alla legalità e la prevenzione di comportamenti a rischio e devianza (bullismo, cyberbullismo, dipendenze), servizi di mediazione culturale; servizi per la pratica sportive come fattori di crescita e di sviluppo delle relazioni sociali e di educazione alla diversità e all'interculturalità

� le donne e i minori: implementazione dei centri antiviolenza e anti tratta, dei centri diurni per donne e minori vittime di abusi e violenza intra ed extra familiare, delle comunità di appoggio all'affido temporaneo di minori, dei servizi di mediazione culturale e sociale collegati al terzo settore e alle reti del territorio

� le persone fragili e i non autosufficienti (anziani e disabili): occorre una programmazione di lungo periodo, con finanziamenti adeguati, tali da poter realizzare interventi utili a dare ad ogni anziano o disabile quei servizi e quella qualità della vita a cui ha diritto ogni cittadino;

� i migranti, sia per motivi economici che politici (richiedenti asilo): superare la logica dell’emergenza, dato che il fenomeno migratorio è strutturale e destinato a durare negli anni e predisporre un sistema di controllo efficace su tutta la filiera degli enti coinvolti - ministeri, enti e soggetti terzi (senza dimenticare le competenze dell’Unione Europea).

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�Ciò che siamo è ciò che eravamo

nell'arringa finale in difesa di 53 schiavi africani, ricorda i valori fondativi della democrazia americana, che riconoscono la libertà a chi è nato libero

(Anthony Hopkins-John Quincy Adams in Amistad diretto da Steven Spielberg,1997)