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Resoconti Parlamentari — 1677 — Assemblea Regionale Siciliana VII L egislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976 jrC 0- ^ k k8 CDLVII SEDUTA mercoledì 7 APRILE 1976 Presidenza del Presidente FASINO indi del Vice Presidente MANGIONE INDICE Congedi ........................................................................... Disegni di legge: (Annunzio di presentazione) . . . . (Richiesta dì procedura d’urgenza con rela- zione orale) . . . .................................. Provvedimenti straordinari per TEspi, TEms e TAzasi e provvidenze per la piccola e media industria» (864/A) (Seguito della discussione): PRESIDENTE .......................................................... GRILLO MORASSUTTI . . . . ! ! GIUMMARRA. Assessore alVagricoltura e foreste CARDILLO ................................................................... PAOLONE ................................................... 'I SALADINO, Assessore alVindustria e commercio Interpellanza: (Annunzio) .......................................................... Interrogazioni : (Annunzio) .......................................................... Suirordine dei lavori: PRESIDENTE .......................................................... GRILLO MORASSUTTI ......................................... DE PASQUALE .......................................................... Pag. 1679 1679 1679 1690 1692 1694 1698 1679 1701 1701 1701 La seduta è aperta alle ore 17,40. AMMAVUTA, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente che, non sorgendo osservazioni, sì intende appro- vato. Annunzio di presentazione di disegno di legge. PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è stato presentato il seguente dise- gno di legge: — « Provvedimenti straordinari a favore dei lavoratori già dipendenti dalle ditte ” Bellanca e Amalfi ” ” Niceta ” di Paler- mo » (923), dagli onorevoli Careri, Russo Mi- chelangelo, Orlando, Barcellona. Congedi. PRESIDENTE. Comunico che gli onore- voli Bellafiore e Marino Gioacchino hanno chiesto tre giorni di congedo a decorrere da oggi. Non sorgendo osservazioni, i congedi s’in- tendono accordati. Annunzio di interrogazioni. PRESIDENTE. Invito il deputato segre- tario a dare lettura delle interrogazioni pre- sentate. Resoconti, f. 231 (500)

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R esocon ti P arlam en tari — 1677 — A ssem blea R eg ion ale Siciliana

VII Legislatura CDLVII SEDUTA 7 Aprile 1976

j r C 0- ^ k k8C D L V I I S E D U T A

m e r c o l e d ì 7 APRILE 1976

Presidenza del Presidente FASINO indi

del Vice Presidente MANGIONE

I N D I C E

C o n g ed i...........................................................................

Disegni di legge:

(Annunzio di presentazione) . . . . (Richiesta dì procedura d’urgenza con rela­zione orale) . . . ..................................

Provvedimenti straordinari per TEspi, TEms e TAzasi e provvidenze per la piccola e mediaindustria» (864/A) (Seguito della discussione):

P R E S I D E N T E ..........................................................GRILLO MORASSUTTI . . . . ! ! GIUMMARRA. Assessore alVagricoltura e foresteC A R D IL L O ...................................................................P A O L O N E .................................................. . ' ISALADINO, Assessore alVindustria e commercio

Interpellanza:

( A n n u n z i o ) ..........................................................

Interrogazioni :

( A n n u n z i o ) ..........................................................

Suirordine dei lavori:

P R E S I D E N T E ..........................................................GRILLO M O R A SS U T T I.........................................DE P A SQ U A L E ..........................................................

Pag.

1679

167916791690169216941698

1679

170117011701

La seduta è aperta alle ore 17,40.

AMMAVUTA, segretario ff., dà lettura del

processo verbale della seduta precedente che, non sorgendo osservazioni, sì intende appro­vato.

Annunzio di presentazione di disegno di legge.

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è stato presentato il seguente dise­gno di legge:

— « Provvedimenti straordinari a favore dei lavoratori già dipendenti dalle ditte ” Bellanca e Amalfi ” ” Niceta ” di Paler­mo » (923), dagli onorevoli Careri, Russo Mi­chelangelo, Orlando, Barcellona.

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che gli onore­voli Bellafiore e Marino Gioacchino hanno chiesto tre giorni di congedo a decorrere da oggi.

Non sorgendo osservazioni, i congedi s’in­tendono accordati.

Annunzio di interrogazioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segre­tario a dare lettura delle interrogazioni pre­sentate.

Resoconti, f. 231(500)

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AMMAVUTA, segretario ff.:

« All’Assessore agli enti locali per sapere:

1) quali ostacoli si sono frapposti per la definizione della delibera per la costituzione del Comune autonomo di Mazzarone (fra­zione del Comune di Caltagirone);

2) se non ritiene possibile accelerare i termini affinchè, prima della chiusura della presente legislatura, l ’Assemblea regionale siciliana possa approvare la relativa legge prevista dalla normativa in vigore.

Per conoscere, infine, se non ritiene ne­cessario assicurare quelle popolazioni, ansio­se di vedere assurgere la frazione di Mazza­rone a Comune autonomo al fine di poter meglio affrontare i tanti problemi esistenti » (1385).

Ragusa.

« All’Assessore al turismo, alle comunica­zioni e ai trasporti per conoscere;

1) se è a conoscenza del fatto che l ’Azien­da autonoma di soggiorno e turismo di Piaz­za Armerina dispone di una sola unità di personale sulle quattro previste in organico e che la funzionalità di tale ente, che ha dato un notevole impulso al movimento tu­ristico della zona, viene ridotta quasi a zero dalla sospensione del servizio informazioni;

2) se corrisponde a verità il fatto che nel 1975 è stato soppresso dall’Assessorato del turismo il finanziamento di lire 5 milioni, de­stinato aU’organizzazione del ” Palio dei Nor­manni ”, una delle principali manifestazioni storico-folkloristiche della Sicilia, mettendo in difficoltà l ’Azienda;

3) se non ritenga opportuno, invece, met­tere in condizione l ’Azienda di assolvere alle funzioni per cui fu istituita prima che inco­minci la stagione turistica, autorizzando il Consiglio di amministrazione dell’Azienda stessa a ripristinare subito il servizio di infor­mazioni e a bandire i concorsi per il perso­nale strettamente necessario, oltreché ripri­stinando il finanziamento a totale carico della Regione per il ” Palio dei Normanni ” con un congruo aumento dell’importo che non può restare quello di sette anni fa » (1386)

{Gli interroganti chiedono la risposta scritta con urgenza).

De Pasquale - Carosia.

« All’Assessore alle finanze per sapere se è a sua conoscenza il doloroso stato di dete­rioramento del Castello del principe Vincen­zo Paternò Castello, sito in Acate (Ragusa), costruito nel quindicesimo secolo e andato distrutto a causa del terremoto del 1693.

Il Castello è già all’attenzione della specu­lazione privata che ha fatto i primi passi per l’acquisizione del monumento architettonico, non certo per salvaguardarlo quanto per uti­lizzarlo, anche attraverso la sua trasforma­zione edilizia, a volgari fini mercantili, ap­profittando della amplissima disponibilità de­gli attuali proprietari a disfarsi, per ven­dita, del loro immobile.

Per conoscere se non consideri opportuno e necessario l ’acquisto del Castello da parte della Regione al fine di salvaguardare il pre­zioso bene culturale di Acate e di utilizzarlo a fini più degni del suo passato storico e della sua bellezza architettonica » (1387).

Cagnes.

« All’Assessore ai lavori pubblici per cono­scere quali iniziative intende promuovere per impedire la modifica del tracciato della Stra­da statale 190 — tratto ”Trabia Tallarita- Ponte ludeca ” — modifica che andrebbe a favorire un solo cittadino, determinando la demolizione di alcune case di abitazione, lo strozzamento dell’abitato di Riesi e una no­tevole, ingiustificata spesa a carico del pub­blico erario.

Poiché tale atto di favoritismo, non previ­sto dal progetto originario, ha destato vivo malumore tra la popolazione, si chiede un autorevole, sollecito intervento presso l ’Anas cui l ’interrogante ha da tempo prospettato tali inconvenienti » (1388) {L’interrogante chiede la risposta scritta).

Traina.

PRESIDENTE. Delle interrogazioni testé annunziate, quelle con risposta orale saranno iscritte aH’ordine del giorno per essere svolte al loro turno, quelle con risposta scritta sono già state inviate al Governo.

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Annunzio dì interpellanza.

PRESIDENTE. Invito il deputato segreta­rio a dare lettura della interpellanza presen­tata.

AMMAVUTA, segretario //.;« All’Assessore alla sanità per conoscere

se abbia dato corso e seguito, per quanto di sua competenza, ai provvedimenti con i quali il Ministero del Tesoro ha provveduto a desi­gnare i revisori dei conti presso gli Enti ospe­dalieri della Regione siciliana.

Ove non ancora provveduto gli interpel­lanti chiedono di sapere entro quali termini si intende procedere ad un adempimento tanto urgente per il normale e corretto funzionamento degli Enti interessati » (541).

Cagnes - Arnone - B asso - Lauricella.

PRESIDENTE. Trascorsi tre giorni dallo odierno annunzio, senza che il Governo ab­bia dichiarato che respinge Tinterpellanza o abbia fatto conoscere il giorno in cui intende trattarla, Tinterpellanza stessa sarà iscritta alTordine del giorno per essere svolta al suo turno.

Richiesta di procedura d’urgenza con relazione orale per l’esame di disegno di legge.

PRESIDENTE. Si passa al punto secondo delTordine del giorno: Richiesta di procedu­ra d’urgenza con relazione orale per il dise­gno di legge; « Attuazione dei decreti del Presidente della Repubblica numeri 635, 636 e 637 del 30 agosto 1975, concernenti norme di attuazione dello Statuto della Regione si­ciliana rispettivamente in materia di accade­mie e biblioteche, di pubblica beneficenza e opere pie e di tutela del paesaggio, antichità e belle arti » (922).

La pongo ai voti.Chi è favorevole resti seduto; chi è contra­

rio si alzi.(E’ approvata)

Seguito della discussione del disegno di legge;« Provvedimenti straordinari per TEspi, TEmse TAzasi e provvidenze per la piccola e mediaindustria » (864/A).

PRESIDENTE. Si passa al terzo punto del­Tordine del giorno: Seguito della discussione del disegno di legge « Provvedimenti straor­dinari per TESPI, TEms e TAzasi e provvi­denze per la piccola e media industria » (864/A), posto al numero 1.

Invito i componenti della Commissione competente a prendere posto nel banco alla medesima assegnato.

E’ iscritto a parlare l ’onorevole Grillo Mo- rassutti. Ne ha facoltà.

GRILLO MORASSUTTI. Onorevole Presi­dente, onorevoli colleghi, il motivo della so­spensione della seduta di ieri sera voglio spe­rare che fosse duplice. Uno, non prevalente, le mie condizioni di salute che per fortuna sono migliorate; l ’altro, che ritenevo preva­lente, la presenza dell’Assessore alla indu­stria, che tuttora non è presente. Non pos­siamo noi far altro che prendere atto del di­simpegno dell’Assessore alTindustria nella trattazione di questo disegno di legge, augu­randoci che voglia gentilmente prendere vi­sione degli atti parlamentari per constatare le posizioni dei gruppi e soprattutto quella del mio gruppo, che ritengo sia particolarmente dissenziente nei confronti di una parte, per­lomeno, di questo provvedimento, e sulla quale, in sede di replica, speriamo, l ’ono­revole Saladino voglia rispondere.

Signor Presidente, onorevoli coheghi, il disegno di legge che noi andiamo a discutere questa sera, ha avuto a dir poco un iter stra­no a livello di Commissione legislativa.

Il testo esitato trae origine da due distinti disegni di legge d’iniziativa governativa, di cui il primo relativo all’incremento del fondo a gestione separata istituito presso TEspi ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale 16 agosto 1975, numero 59, del fondo di rota­zione costituito presso lo stesso Espi ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 30 dicem­bre 1974 numero 53, poi ancora, del fondo di rotazione delTEspi, di cui all’articolo 7, let­tera a) della legge regionale 7 marzo 1967, numero 18 e successive aggiunte e modifica­zioni; ancora, della costituzione di un fondo nuovo, sempre presso TEspi, per interventi ■

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straordinari a favore delle collegate, per inve­stimenti od altro; ed infine, dell’incremento del fondo di rotazione dell’Ente minerario si­ciliano, previsto dall’articolo 6 della legge re­gionale 11 gennaio 1963, numero 2 e succes­sive aggiunte e modificazioni.

Il secondo disegno di legge riguardava prov­vedimenti per la piccola e media industria, ed in effetti comprendeva il rifinanziamento di norme già previste come, ad esempio, l ’au­mento del fondo dell’articolo 5 della légge 5 agosto 1957, numero 51, l ’ampliamento della sfera di azione dell’articolo 22 della legge 11 aprile 1972, numero 27, rampliamento della possibilità di accesso alle agevolazioni per l ’in­dustria a partecipazione regionale, l ’amplia­mento della garanzia sussidiaria della Regio­ne, la modifica dell’articolo 22 della legge re­gionale 18 luglio 1974, numero 22, relativa al finanziamento alle commesse, nuove norme per i consorzi fidi e per le associazioni tra im­prese industriali.

Questi due disegni di legge, di cui io ho ri­petuto i tratti caratteristici, tutti e due di ini­ziativa governativa, trattano materie profon­damente diverse. Nonostante ciò sono stati aggregati in Commissione, con uno sforzo notevole di fantasia del vice presidente della terza Commissione, onorevole Russo Miche­langelo, che presiedeva in quella occasione, e adesso formano un corpo unico, a testimo­nianza ulteriore di quale chiarezza contrad­distingue il sistema di legiferare di quest’As- semblea. Ma i due provvedimenti di iniziativa governativa, di cui ho citato sommariamente le caratteristiche, hanno trovato una aggiunta in un mini-disegno di legge presentato come ulteriori due articoli aggiuntivi dal Partito comunista italiano e che riguardano la tanto citata in quest’Assemblea cantieristica ed un modo nuovo ed originale di intervento a favore di questo settore, più volte in prece­denza, ̂ a quanto risulta dagli atti parlamen­tari, vituperato ed ahimè, irrimediabilmente offeso.

Queste tre diverse proposte dell’area gover­nativa, hanno trovato corpo in una legge va­rata dalla Commissione e che per comodità definiremo legge Russo, dal nome del suo re­latore. Lei, onorevole Russo, entra così tra coloro di cui si occuperà, speriamo, la storia, e questa sua pi-ima apparizione in qualità di relatore di una legge governativa, la introdu­ce nella schiera, purtroppo numerosa di colo­

ro i quali hanno in questi trenta anni legato il proprio nome ad iniziative profìcue, rivolu­zionarie ed edificanti come questa.

Gioiscano, onorevole Russo, i braccianti ed 1 pescatori dell’agrigentino, perchè essi bene avevano riposto le loro speranze di progres­so e di riscatto, _e trovano in questa sua veste di relatore ufficiale, una pronta e precisa con­ferma delle loro speranze!

L ’onorevole Russo proviene dalla provincia di Pirandello e oggi può capire e può com­prendere pienamente la gioia della maggio­ranza governativa. Maggioranza governativa di quest’Assemblea che ha trovato in lei, ono- revole Russo, il sospirato autore; hanno tro­vato in lei autore, loro, personaggi in dispera­ta ricerca di questo autore.

Ma veniamo al disegno di legge, onorevoli colleghi. Ovviamente sarò costretto a trat­tare separatamente le due diverse anime del provvedimento e dovrò riservare in coda una valutazione per gli articoli aggiuntivi del Partito comunista.

Debbo iniziare dall’aspetto normativo re­lativo agli interventi finanziari presso Espi Ems e Azasi.

Onorevoli colleghi, noi ci troviamo ancora una volta a dovere affrontare materia rela­tiva al pagamento dei salari e stipendi con provvedimenti legislativi che, se calati in una normativa più complessa, mettono in ulteriore grave imbarazzo ogni uomo di buon senso che sieda in questa Assemblea.

Non si doveva più trattare questa materia, l ’Assemblea si era espressa con una norma precisa della legge 50, con la quale si chie­deva la definizione, comunque, di una vicen­da vergognosa per la classe politica di potere siciliana.

Ognuno di noi ha viva e presente la grave crisi economica in cui si dibattono i paesi e le campagne siciliane, ognuno di noi ha in­nanzi agli occhi gli innumerevoli volti di gio­vani e meno giovani che attendono dramma­ticamente una occupazione qualsiasi, una cer­tezza su cui assicurare la vita stessa delle pro­prie famiglie. Ed ogni uomo che voglia con dignità svolgere il proprio ruolo relativo alla chiamata popolare cui è stato soggetto, non può non constatare con profonda amarezza, rifiutando la facile demagogia, questa assur­da condizione in cui si trova oggi l ’Assem­blea regionale siciliana, trasformata in ente di assistenza, distributrice di denaro della

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collettività verso alcune migliaia di siciliani che rinettitudine della classe politica ha tra­sformato da operai in disoccupati, da prota­gonisti dello sviluppo siciliano in classe pri­vilegiata non per propria responsabilità.

Noi non abbiamo accuse da rivolgere in que­sto senso agli operai e agli impiegati delle strutture economiche a partecipazione regio­nale; sappiamo bene che essi in prima per­sona subiscono la condizione obiettivamente umiliante a cui i loro dirigenti li hanno co­stretti. E ciò diciamo nella convinzione che essi per primi sentono la necessità di adope­rarsi in prima persona per essere autori di una ripresa economica e sociale della Re­gione.

Ma saremmo noi superficiali se non ricor­dassimo alle maestranze siciliane che, innan­zi alla incompetenza e alla diserzione della classe politica di potere, non si reagisce come i sindacati, collegati al regime, li spingono a fare.

La battaglia per gli operai delle aziende re­gionali oggi è duplice; da un lato vi è la legittima difesa del salario, dall’altra vi deve essere la ricerca di una forma di cogestione e di piena responsabilizzazione del lavoratore alle sorti dell’azienda. Solo così facendo la loro posizione agli occhi dei siciliani diverrà interamente apprezzabile.

Il tormentato iter della approvazione dei piani quadriennali è lungo, appunto perché i piani proposti dalle aziende erano una nuova pesante cambiale senza possibilità di sconto o di pagamento che una categoria di amministratori incompetenti e politicizzati volevano fare firmare al popolo siciliano.

Nessuno è più disponibile, almeno da parte del nostro gruppo, a togliere ai siciliani il denaro che loro appartiene, per buttarlo nel pozzo della speculazione.

A chi demagogicamente sostiene che vi sono forme che tendono a ritardare i tempi della approvazione dei piani, ricordiamo che solo la pervicace volontà di continuare a sba­gliare, solo il convincimento di chi ritiene di potere somministrare ancora compresse e pannicelli caldi, finisce per ritardare una azione e un’opera che deve essere di sostan­ziale bonifica dell’apparato parassitario delle imprese regionali.

Ed è alla luce di queste considerazioni che noi già in Commissione abbiamo soste­nuto la necessità di considerare l ’aumento

della cifra prevista per il pagamento dei sa­lari, per garantirli almeno fino al mese di settembre.

E ’ inutile che qui si venga a sostenere che il Governo deve dare una risposta sulla vo­lontà concreta di approvazione dei piani qua­driennali, perchè questa risposta il Governo l’ha già data; l ’ha data in sede di sottocom­missione alle Partecipazioni, quando ha af­fermato che non esiste oggi aU’interno delle possibilità finanziarie della Regione lo spazio per affrontare compiutamente le richieste obiettive che provengono da quelle relazioni che tecnici di nomina assembleare hanno presentato alla Commissione per le parteci­pazioni.

Ci troviamo di fronte, quindi, ad una stret­toia; e solo il tentativo demagogico di far ritornare gli operai e gli impiegati nella con­dizione di non percepire stipendio e salario può fermare la proposta nostra, già concre­tizzata in un emendamento presentato, di allargare la copertura finanziaria fino a defi­nire compiutamente il discorso dei salari e degli stipendi quanto meno sino al mese di settembre.

Questa proposta è realistica perchè nessuna forza politica di questa Assemblea contesta il diritto ad operai ed impiegati di percepire uno stipendio e un salario che, se essi non me­ritano, è colpa solo della classe economica di­rigente degli enti regionali.

Sarebbe oggi sostanzialmente ingiusto vole­re fare aumenare indebitamente il numero dei disoccupati siciliani, anche se questo pro­blema va affrontato e definito con coraggio, anche se questo problema deve occupare i residui giorni di tempo di questa legislatura in un dibattito completo, nel quale le forze politiche possono e debbono trovare il corag­gio per affermare il principio che bisogna dire: basta ad un certo tipo di gestione.

Semmai bisogna aprire aH’mterno di que­sta Assemblea un processo di verifica che a nostro avviso non parte da un programma velleitario di espansione, ma parte da una constatazione di fondo che deve affermare esplicitamente il fallimento della politica del­le partecipazioni regionali e deve chiudere questa parentesi vergognosa che è costata centinaia e centinaia di miliardi ai siciliani, e della quale, riteniamo, la magistratura dovrà occuparsi lungamente e sulla quale le forze politiche responsabili saranno chiamate a ri­spondere in più occasioni nei prossimi anni.

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Questa convinzione ci ha portato e ci porta a sostenere la necessità che, per quan­to attiene alla prima parte di questo strano disegno di legge, vengano ad essere impin­guati gli stanziamenti relativi al pagamento dei salari e degli stipendi.

Molto perplessi ci ha lasciato, già in Com­missione, l ’articolo 4, che tende a costituire un nuovo fondo presso l ’Espi, fondo che non dovrebbe servire a pagare salari e stipendi bensì all’acquisto di ulteriori strutture o apparecchiature, ritenute indispensabili alla prosecuzione del lavoro nelle aziende espiz- zate.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, ma non è forse vero che proprio la eccezione aU’aumento del finanziamento per i salari parte dalla richiesta che i piani quadriennali siano subito portati in discussione? E allora come si concilia tutto ciò con l ’articolo 4 di questo disegno di legge? Come si concilia se già non si ritiene che occorra ancora sperperare denaro, ed esattamente 3 miliardi messi a disposizione da una classe dirigente che noi non esitiamo a definire colpevole di rapina nei riguardi dell’economia siciliana? Altri 3.000 milioni messi a disposizione di­screzionale di questa classe dirigente!

Certo è anche vero che, a seguito della ferma posizione del gruppo del Movimento sociale italiano in Commissione, è stato ag­giunto un comma nel quale si dice che « le deliberazioni per la utilizzazione del fondo sono sottoposte all’approvazione dell’Asses­sore all’industria e commercio, il quale ne riferisce preventivamente alla competente Commissione legislativa deH’Assemblea regio­nale siciliana ». Ma questo non ci basta, per­ché tutto ciò scalfisce un principio preciso dal quale noi non intendiamo muoverci, un prin­cipio che afferma che da ora in poi bisogna bloccare ogni tipo di iniziativa tendente ad acquistare alcunché all’interno delle industrie a partecipazione regionale.

Del resto, già dalle relazioni dei tecnici e degli esperti balza evidente come ogni altro tipo di spesa sia assurdo e inutile se non si concentra il tutto in un organico program­ma di sviluppo. Ecco perchè noi riteniamo di dovere riaffermare in Aula che lo arti­colo 4 di questo disegno di legge va sop­presso integralmente.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, altre perplessità il mio gruppo ha su alcuni

dettagli della pi'ima parte dell’articolato re­lativo soprattutto allo articolo 7 e all’articolo 8, ma su questa materia riteniamo, essendo particolare, di doverci meglio pronunziare in sede di dibattito sull’articolato.

Questa è quindi la prima parte, di questa strana iniziativa, la parte inerente al primo disegno di legge governativo, sostanzialmente relativo al problema del pagamento di salari e stipendi.

Improvvisamente in Conmiissione, come abbiamo già detto, ci siamo visti presentare come emendamenti gli articoli relativi ad un altro disegno di legge, sempre di iniziativa governativa, e che qui troviamo al titolo 2 con il titolo « Provvedimenti per la piccola e media industria ».

Siamo alla fine della legislatura e già in occasione del dibattito sulla legge numero 22, sia in Commissione come in Aula, l’onore­vole Assessore all’industria aveva garantito che questa Assemblea, prima della fine della legislatura, si sarebbe occupata compiuta- mente del problema delle piccole e medie industrie in Sicilia; e il Governo si era im­pegnato a presentare un disegno di legge organico sulla materia.

Una persona esperta di cose di questa As­semblea ebbe a dirmi, nei primi giorni in cui mi trovavo in quest’Aula, che quando un problema non lo si vuole affrontare e non interessa viene « rimandato ad una tratta­zione più compiuta ed organica ». Ed in ef­fetti ci troviamo alla fine della legislatura e ancora una volta i provvedimenti per la me­dia e piccola industria sono solamente pro­blemi definiti dallo stesso Assessore all’in­dustria, già durante il dibattito della legge 22, « problemi di ordine finanziario e con­giunturale ».

Questa assemblea ha dibattuto in altre materie provvedimenti organici, ha dibattu­to provvedimenti organici per rartigianato, per l ’agricoltura, si appresta a dibattere provvedimenti organici per il commercio; la media e piccola industria siciliana non hanno però trovato nessun valido sostenitore nel- 1 area governativa e nell’area della maggio­ranza. Mentre le forze di governo e la mag­gioranza del pentapartito affrontano un di­segno di legge per coprire quattro anni di iniziative aU’interno delle industrie regionali, definendo una spesa di oltre 300 miliardi, mentre questa Assemblea ha già finanziato.

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attraverso leggi e leggine, decine e decine di miliardi per le industrie a partecipazione regionale, nessun consistente aiuto si intende rivolgere alla media e piccola industria si­ciliana.

Ma è bene che qui si ribadisca un princi­pio, nel momento in cui le industrie a par­tecipazione regionale assorbono alcune mi­gliaia di dipendenti. La media e piccola in­dustria siciliana, tanto trascurata e a volte vituperata, assorbe centinaia di migliaia di lavoratori. E vi è ancora di più: noi assistia­mo alla espansione delle trattative commer­ciali nell’area del Mediterraneo, esiste una tendenza ad incentrare in Sicilia un tipo di iniziativa industriale a livello manufatturie- ro che possa investire nel suo aspetto com­merciale i paesi del Mediterraneo e soprat­tutto la sponda settentrionale dell’Africa; cioè vi è una potenzialità enorme di sviluppo industriale proprio nella media e piccola in­dustria, eppure la classe politica dirigente siciliana si presenta ancora una volta con norme del tutto inefficaci, forse non tanto nel contenuto, quanto soprattutto nel tipo di copertura finanziaria.

In questa parte del provvedimento rela­tivo alla media e piccola industria che cosa vi è, onorevoli colleglli? Il rifinanziamento di alcune norme relative alla possibilità per la media e piccola industria di riammortiz­zare i propri mutui contratti per le strutture e per le scorte. Vi sono alcune norme rela­tive all’associazionismo, del tutto inefficaci per motivi che poi andremo a discutere, ed una modifica di quanto già previsto nella legge numero 22 per i consorzi fidi.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Assessore all’industria, qual è il vero nodo attorno al quale si dibatte il dram­ma economico siciliano? Quali sono i reali problemi della media e piccola industria si­ciliana? Certo, sono anche problemi di natu­ra finanziaria, ma intanto questi problemi esistono in quanto la media e piccola indu­stria siciliana è stata calata in una realtà disorganizzata, è stata calata in un ambiente, in un habitat non certamente favorevole.

Molte delle nostre medie e piccole indu­strie sono il sogno di intraprendenti artigia­ni; molte delle nostre medie e piccole indu­strie sono la volontà ferrea di isolati e vo­lenterosi imprenditori, i quali, battendosi contro tutto e contro tutti, sono riusciti fati­

cosamente a centrare un obiettivo, che è lo obiettivo di un’industria al servizio dell’agri­coltura, di un’industria al servizio della cit­tà, di un’industria al servizio della struttura economica e sociale siciliana.

Certamente, quando io parlo di media e piccola industria non mi riferisco all’altra industria che ci hanno fatto calare in Sici­lia gli errori, anche in questo settore, della politica governativa, quella industria che ci ha inquinato le acque, quella industria che ci ha inquinato l ’atmosfera, quell’industria ad alta concentrazione di capitale e a mini­ma partecipazione di lavoro. Quella indu­stria è un’altra parte del volto di una poli­tica regionale interamente fallimentare; quella industria non ci interessa e non ci riguarda: quella industria che ha caratteri­stiche coloniali in Sicilia e che non ha cer­tamente portato nè ricchezza nè occupazio­ne, è un’industria che preferiremmo vedere emigrare verso altri lidi e a cui rinunce- remmo con estremo piacere.

Ma la media e piccola industria siciliana è stata veramente creata a misura d’uomo in Sicilia ed oggi si dibatte su due fronti: il problema della liquidità riferibile ad una più vasta crisi che l’economia nazionale attra­versa e dopo, successivamente, il problema dei costi di introduzione nei mercati. Certo; perchè nel momento in cui l ’imprenditore siciliano deve presentarsi in un mercato con il proprio prodotto, trova tra sè e il mercato, tra la propria azienda ed il mercato una se­rie di barriere invalicabili e tra le più pe­santi di queste barriere vi è proprio quella della burocrazia siciliana.

Che cosa si aspetta la media e piccola in­dustria della nostra Isola? Si aspetta un con­tributo effettivo, si aspetta una spinta che, anche se dovesse essere la millesima parte delle spinte che hanno avuto le industrie a partecipazione regionale, basterebbe per con­sentire un impulso, un effetto moltiplicativo di indubbia efficacia occupazionale ed eco­nomica all’interno dell’Isola.

Ecco perchè noi riteniamo di dovere af­fermare che le norme previste nel titolo se­condo per la media e piccola industria sono del tutto inefficaci, non rappresentano altro se non un tentativo demagogico per salvare tre, quattro industrie e non raggiungono lo scopo che sembrano prefissarsi.

Anche la nuova norma, non prevista pre-

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cedentemente e codificata all’articolo 13, non raggiunge, non può raggiungere lo scopo pre­fissato.

Il fatto che il Presidente della Regione, su proposta dell’Assessore regionale all’indu­stria e commercio, sia autorizzato a con­cedere garanzie sussidiarie del 30 per cento sull ammontare dei prestiti, aperture di cre­dito ed anticipazioni effettuate dagli istituti ed aziende di credito in favore di imprese industriali, non rappresenta nulla oggi, nel­l’attuale situazione creditizia. Certamente questo articolo è stato migliorato da un no­stro emendamento, laddove si legge al quinto comma che « in ogni caso la garanzia ag­giuntiva opererà sulle somme mobilitate dal­le banche in eccedenza alle cifre mobilitate nello stesso periodo dell’anno precedente ».

Il Governo ha accettato questo nostro emendamento, ma, in effetti, questo nostro emendamentto scopre l’impossibilità di una mobilitazione di quanto l ’articolo prevede.

Cosa significa garantire alle banche un 30 per cento aggiuntivo quando noi sappiamo benissimo che il sistema bancario oggi è chiu­so ad ogm tipo di trattativa di questo ge­nere? Quando noi sappiamo che, per preci­se disposizioni della Banca d’Italia, i limiti raggiunti l ’anno scorso non possono essere superati?

Ed allora, ecco che l’accoglimento dello emendamento nostro in sede di Commissio­ne scopre il gioco. Perché, se è vero che questo articolo deve scattare per somme ag­giuntive, è assolutamente inutile. Altra do­veva essere la strada, e la indicheremo: do­veva essere la strada di un intervento sui costì, doveva essere la strada di un inter- yento per agevolare maggiormente nuove iniziative, doveva essere la strada che, a pa­role, tutti si dicono disposti ad intrapren­dere, ma che nessuno ha voluto mai corag­giosamente affrontare, che è quella della fiscalizzazione degli oneri sociali.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, che cosa andiamo a concludere quando de­finiamo all’articolo 9 che « il fondo di cui all articolo 5 della legge regionale 5 agosto 1957, numero 51, è incrementato di 10 mila milioni per le finalità e gli scopi in esso indicati da destinare alle imprese previste dall’articolo 28 della legge regionale 18 lu­glio 1974, numero 22 »?

Qual è l ’effetto? L’effetto, lo dicono l ’arti­

colo 10 e l ’articolo 11, cioè lo dite voi stessi quando affermate che il « beneficio di cui all’articolo 22 della legge 11 aprile 1972, numero 27, può essere concesso alle imprese industriali che siano in difetto col pagamen­to delle rate semestrali da non prima del 30 giugno 1973 al 31 dicembre 1975 ». Ma que­sta non è forse la stessa materia di cui ci occupammo nella legge 22, relativa alle rate scadute? Legge che andò a coprire solamen­te operazioni già previste, legge che non ha raggiunto efficacia nella misura in cui, in­nanzitutto rirfis, si è rifiutata di andare ad affrontare le tematiche aziendali per quelle aziende che avevano rate scadute anche per un semestre precedente e che voi sapevate benissimo essere la totalità delle aziende in difetto? Certo, con la data del 30 giugno 1973 al 31 dicembre 1975 precisate un di­scorso economico relativo ad una quindicina di aziende, ma intervenite in maniera effet­tiva in quelle che sono le attese di tutta una serie di piccole e medie industrie che, di fronte all’aumento indiscriminato dei costi, si è trovata ad essere in difetto sulle rate di mutuo?

Anche l ’incremento di 900 milioni previsto per queste finalità è del tutto risibile.

Andiamo ad un altro aspetto, quello rela­tivo all’articolo 11 che vuole riprendere l ’ar­gomento aperto con l’articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, per le rate semestrali scadute per quanto attiene ai prestiti sulle scorte. Anche qui, se siamo perfettamente d’accordo sullo spirito, trovia­mo subito il limite: 900 milioni.

Ma l’artìcolo che più ci preoccupa è l’ar­ticolo 12, laddove si dice che « il limite con­tenuto nella lettera a) dell’articolo 27 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, non si applica, ai fini dei benefici previsti dall’articolo 23 della stessa legge, nei con­fronti delle società alle quali partecipano, in posizione maggioritaria, gli enti economici regionali. Per tali società il beneficio si ap­plica per le rate di mutuo non pagate da non prima del 30 giugno 1969 al 31 dicem­bre 1975 ». Ecco la volontà di andare incon­tro solo e solamente a quelle industrie paras­sitarle che sono poi le industrie regionali.

Il beneficio si estende al 30 giugno 1969 per le industrie dell’Espi, ma per le industrie private bisogna fermarsi al 30 giugno 1974, cioè un anno e mezzo, quindi tre rate in ef-

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fetti per la media e piccola industria pri­vata, dal 30 giugno 1969 per l ’industria « espizzata ». Io non vedo perché lo stesso beneficio non dovrebbero avere le industrie private, non vedo perché la media e piccola industria che rende, che è attiva, che pro­duce, non debba essere perlomeno sullo stes­so piano deH’industria « espizzata ». Cioè noi dobbiamo premiare colui il quale non pro­duce, dobbiamo premiare colui il quale ha prodotto debiti, ma dobbiamo limitarci per quanto attiene alla media e piccola industria privata.

Poi ritengo che vi sia un errore di dizione, onorevole Assessore, per quanto attiene al secondo comma dell’articolo 12; si tratta di una svista, perché dice « il fondo di cui al­l ’ultimo comma del richiamato articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, nu­mero 27, è incrementato di lire 700 mi­lioni ». Forse nella penna è rimasta una frase; « Per le finalità di cui al presente articolo, il fondo di cui all’ultimo comma del richiamato articolo 23 della legge regionale 11 aprile 1972, numero 27, è incrementato di lire 700 milioni ». Perché, diversamente, non solo noi estendiamo al 30 giugno 1969 i benefici per le industrie « espizzate », ma andremmo a fare prosciugare tutto il fondo da queste industrie senza nessuna garanzia per le altre. Quindi ritengo che la lettera dell’articolo forse sarà questa; che per le finalità di questo articolo sono stanziati 700 milioni e basta, cioè che questo articolo ope­ra aH’interno di uno stanziamento di '700 milioni previsto ad hoc per le industrie « espizzate » a partecipazione regionale.

Questo dovrebbe essere il senso; ma non mi sembra che nell’articolo vi sia. Non è detto, non è specificato che questi 700 mi­lioni operano al fine dell’articolo 12. Mi sem­bra che sia estremamente importante evitare questa disattenzione, perché diversamente il fondo opererebbe indiscriminatamente sia ai fini dell’articolo 11, sia ai fini dell’articolo 12, e quindi l ’intera somma potrebbe essere a disposizione sia delle aziende private che pubbliche.

Per quanto attiene all’articolo 11, noi chie­diamo un allargamento dei termini.

Articolo 13. Abbiamo già posto le nostre perplessità.

Tuttavia, al di là del discorso sull’artico­lato che faremo più compiutamente, dob­

biamo presentare quello che è, secondo noi, il pacchetto delle richieste che il Movimento sociale italiano - Destra nazionale fa per la media e piccola industria privata. Noi rite­niamo che, prima della chiusura di questa legislatura, occorre che l ’Assemblea dia una risposta alle attese della piccola e media industria siciliana e dia una risposta con norme che non soltanto ne vadano a coprire molto parzialmente alcrmi lati tra i meno efficienti, ma che vadano incontro ad un potenziamento effettivo sia dell’investimento, sia della, possibilità che venga data alla me­desima, di ottenere dei benefici, delle ridu­zioni di costi, delle spinte in avanti che richiamino nuovamente in Sicilia una serie di iniziative che diano coraggio all’artigiano per allargarsi, trasformarsi e andare avanti, che diano coraggio aU’imprenditore privato per affrontare il difficile momento in cui viviamo.

Noi non pensiamo che la media e piccola industria siciliana sia meno interessante dal punto di vista economico, di altri settori. Ri­teniamo che sia stata rappresentata male, e che abbia avuto nell’ambito delle forze po­litiche una assegnazione a livello assessoria- le identificabile in una forza che non crede nelle spinte che possono venire dai settori imprenditoriali siciliani, soprattutto dai pic­coli e medi, perchè diversamente le promes­se fatte in sede di Commissione e in sede di Aula, si sarebbero trasformate in proposte effettive di struttura, in proposte di spinta.

Su questa base noi intendiamo presenta­re quattro emendamenti che definiamo, sen­za timore, provocatori e non demagogici; provocatori di un dibattito e di una risposta, per cui le forze politiche dovranno prende­re posizione, e dove anche il silenzio diventa assenso di fronte alla, crisi di questo settore, diventa complicità.

Noi crediamo che i veri provvedimenti an­ticongiunturali in Sicilia, oggi, possono es­sere quelli volti ad incentivare nuove strut­ture, quelli volti ad intervenire effettiva­mente sugli interessi a breve termine, cioè sugli interessi per le scoperture a breve ter­mine delle industrie medie e piccole, che si trovano in svantaggio nei riguardi delle ban­che rispetto alla grande industria. Perchè quando interveniamo sugli oneri bancari pa­gati dalla media e piccola industria non fac­ciamo altro che un atto di giustizia distri­

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butiva, in quanto tutti noi sappiamo come ben diversi siano i tassi di interesse che ven­gono a pagare le grandi industrie italiane. Ecco perchè, quando noi chiediamo un in­tervento sugli interessi, riteniamo di agire all’interno di una scelta che tende a ridare una dimensione alla industria italiana, a dar­le una dimensione vicina a quelli che sono i problemi reali delle città e delle campagne.

Inoltre, la scelta coraggiosa che noi ponia­mo per un intervento sugli oneri sociali è anche questo un atto di giustizia che noi ef­fettuiamo nei confronti della media e pic­cola industria meridionale.

Cosa significa intervenire per un 15 per cento, per un 20 per cento, per un 25 per cento sugli oneri sociali? Significa, a nostro avviso, dare una risposta meridionale, una risposta siciliana a quello che è un grave problema.

Non è forse vero che nel momento in cui l ’industria del nord e l ’industria del sud paga­no la stessa percentuale di onere sociale noi commettiamo una grossa ingiustizia nei ri­guardi del meridione, perchè. le ripercussioni di questi pagamenti sui servizi e su tutto il resto pongono immediatamente il nord in vantaggio, dato che nelle aree del nord Italia andiamo a ritrovare il 70 - 80 per cento de­gli investimenti per servizi che lo Stato e le varie Regioni vanno a compiere?

La nostra scelta di intervento per una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali è anche una scelta di giustizia distributiva, che dovrebbe vedere allineate e coperte in questa Aula proprio quelle forze che hanno fatto dei problemi di natura sociale, almeno a pa­role, il loro manifesto programmatico nei confronti del popolo siciliano, del popolo me­ridionale in generale.

Altro tipo di intervento che noi proponia­mo sui costi è quello che sceglie a parame­tro il consumo di energia elettrica. Perché il consumo di energia elettrica? Perché un’in­dustria più opera, più produce, più avrà un consumo di energia; e nel momento in cui la energia elettrica è l ’unica fonte di ener­gia per tutte le industrie che abbiano un mi­nimo di struttura economicamente valida, ec­co che il parametro indicativo ci balza im­mediatamente agli occhi. E questo parame­tro non serve tanto ad andare a coprire il costo dell’energia elettrica ma serve a com­misurare un tipo di contributo che dia una

risposta ed un premio a colui il quale più produce e più opera.

Per quanto attiene, poi, all’intervento in­tegrativo, che noi proponiamo, sulle nuove strutture, riteniamo di essere certamente nel giusto quando sosteniamo che, anche nella area del Mezzogiorno, oggi la Sicilia si trova in una condizione di inferiorità: reti auto- stradali incomplete, strutture portuali inef­ficienti, aeroporti assolutamente inabili a re­cepire una spinta in avanti delle strutture economiche e commerciali; e in più una con­dizione generale che vede in Sicilia una dif­ficoltà, percentualmente non quantitivizzabi- le ma sicuramente notevole rispetto agli in­vestimenti che si possono porre in altre aree industriali del Mezzogiorno d’Italia.

Già nella legge, ormai non più operante, della Cassa per il Mezzogiorno, si codificava una percentuale in più, pari ad una media del 10 per cento per i contributi in conto capitale per quelle iniziative che dovevano trovare posto nelle zone maggiormente po­vere dell’Isola o del meridione in generale. Il fatto che noi si suggerisca un intervento aggiuntivo della Regione, a mio avviso, è un modo per riequilibrare un’ondata di stanzia­menti industriali che negli ultimi anni ha colpito ed ha interessato le rimanenti aree del Mezzogiorno ed ha escluso quasi comple­tamente la Sicilia. Tutto ciò è compreso in quattro emendamenti da noi presentati.

Ovviamente, ove mai le forze politiche dovessero accedere a questo indirizzo o ad una parte di questo indirizzo, questi articoli vanno integrati da una serie di norme che regolino un processo industriale per la me­dia e piccola industria, che noi non voglia­mo indiscriminato e lasciato a briglia sciol­ta, perché nei nostri princìpi vi è una fun­zione moderatrice di intervento delle pub­bliche amministrazioni.

Noi crediamo profondamente alle program­mazioni: non crediamo a quelle program­mazioni che non tengono conto, nella loro formazione dialettica, dei suggerimenti delle componenti effettivamente interessate al pro­cesso produttivo. Crediamo, invece, ferma­mente, a quelle programmazioni che salgono dal basso e che investono in un dibattito profondo ed interessante, le forze produttive e le forze lavorative, lavoratori e impren­ditori. Il mondo della produzione e il nion-

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do del lavoro, che, attraverso un confronto schietto, senza barriere o odii di classe, pos­sono e debbono partecipare ad una program­mazione che poi, in sede politica, deve tro­vare la sua attuazione.

Ecco perchè io definisco volutamente pro­vocatori i nostri quattro emendamenti; per­ché, ove mai si dovesse accedere al sugge­rimento che proviene dal Movimento sociale italiano, di iniziare un discorso per la media e piccola industria che vada incontro ai costi e alle nuove iniziative, noi saremmo disponibili a partecipare alla elaborazione di quadro nel quale possano essere incorporate queste norme da noi suggerite.

Del resto, il gruppo del Movimento socia­le italiano da anni aveva presentato una leg­ge organica per la media e piccola industria, da anni aveva cercato il dibattito, mentre da anni ramministrazione regionale, il Governo della Regione hanno avuto ben altre cose da fare.

Ma a questa occasione non potete sfug­gire, a questo dibattito non potete sottrarvi, perché nel momento in cui direte « no » ai nostri emendamenti non potrete dire che rinviate ad un disegno di legge più organico quanto da noi oggi proposto. Perché la legi­slatura volge alla fine, tra pochi giorni sa­remo nelle piazze, a contatto con le forze economiche e sociali della nostra Regione.

Non potrete più sostenere che a tempi mi­gliori prowederete ad interventi organici per il settore della media e piccola industria, anche perchè, lo Assessore aH’industria ha già dichiarato che non vi sono neppure i fon­di necessari per i piani quadriennali; quindi la media e piccola industria può ragionevol­mente, definitivamente sapere che da parte del Governo della Regione nessuna prov­videnza effettiva potrà attendersi.

Queste considerazioni noi intendiamo fare e attraverso le stesse riteniamo che il Go­verno della Regione abbia la possibilità di accedere almeno ad una parte delle propo­ste che noi avanziamo. Se si può ritenere valido il rinvio della discussione per le incen­tivazioni di nuovi stanziamenti industriali, in attesa della legge quadro per il Mezzogiorno che il Governo nazionale prima o dopo do­vrà presentare e che il Parlamento naziona­le prima o dopo dovrà discutere e che già ha visto diversi gruppi politici interessati in pri­ma persona con la presentazione di inizia­tive, non riteniamo si possa più attendere

suU’altro discorso che riguarda l’intervento per i costi di gestione.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, cosa vogliamo attenderci dalle strutture eco­nomiche siciliane relativamente alla media e piccola industria se noi assicuriamo ad ogni settore interventi privilegiati ma ne escludia­mo sicuramente la media e piccola industria? Come vogliamo difendere l ’occupazione in Sicilia, onorevoli colleglli del Partito sociali­sta e del Partito comunista, quando già tutti noi sappiamo che il 60 per cento delle medie e piccole industrie siciliane sono sull’orlo del collasso, quando tutti sappiamo che le stesse norme previste dal Governo non possono, neppure in minima parte, risolvere i pro­blemi che vengono posti con sempre mag­giori pressioni da parte del mondo della produzione, del settore industriale?

L ’unica norma contributiva che è prevista dall’articolo 13 non può scattare o, se doves­se scattare, se ne parlerà forse l ’anno pros­simo.

Anche in sede di Commissione io avevo in­vitato l’Assessore all’industria a prevedere un congegno che potesse mettere in movi­mento subito una forma contributiva nei ri­guardi della media e piccola industria. Però, a questo punto bisogna stare calmi perché i fondi non vi sono, bisogna stare calmi per­ché siamo alle strette, perché non abbiamo più nemmeno una lira, ma nello stesso tem­po si continuano a sfornare leggi, a prepa­rare leggi per impegni di decine e decine di miliardi, ignorando ostentatamente il proble­ma gravissimo della media e piccola indu­stria siciliana.

L’Assessore all’industria vada a fare ima inchiesta nelle cancellerie dei tribunali si­ciliani e vada a vedere quante istanze dì fal­limento sono state presentate negli ultimi due mesi, vada ad accertarsi quante medie e piccole industrie sono con l’acqua alla gola e soprattutto vada ad accertarsi, fatto unico nella storia della Sicilia, quante domande di amministrazione controllata sono state pre­sentate negli ultimi venti giorni solo nel Tribunale di Catania.

Tutto questo occorre verificare, nel mo­mento in cui si vuole varare una legge che al titolo 2 afferma di essere una legge che contiene provvedimenti per la media e pic­cola industria siciliana.

Che cosa risolviamo rifacendo il piano di

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ammortamento di due, tre rate scadute? Che cosa risolviamo nel momento in cui preve­diamo un aumento della garanzia del 30 per cento, che non può scattare appunto perché il sistema bancario non consente di superare certi limiti che si sono raggiunti nel luglio dell’amio scorso? Che cosa vogliamo conclu­dere con delle norme di rifìnanziamento che contengono cifre assolutamente ridicole, an­che per quanto attiene alle materie che si sono volute affrontare?

Lo stesso Assessore all’industria, in sede di Commissione, ha affermato che molte del­le norme previste con la legge numero 22 non hanno trovato efficacia e rispondenza.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Movimento sociale italiano non poteva lasciar passare inosservata questa legge, non poteva non intervenire per af­fermare la propria posizione intransigente su questa materia.

Potrà, la maggioranza del pentapartito di­re « no ». Si potranno tirare in ballo pro­blemi di bilancio, ma la sostanza è questa: che negli ultimi mesi l ’Assemblea regionale siciliana ha varato leggi per centinaia di mi­liardi e oggi forse si respingeranno le pro­poste che il Movimento sociale italiano avan­za per 130 miliardi nell’arco di 5 anni per la media e piccola industria siciliana.

Volete creare dei criteri selettivi? Volete fare in modo che questi contributi, che que­sto tipo d’intervento arrivi solo ad una par­te della industria media e piccola siciliana e non a tutta, per essere ancora più efficace?

Siamo disponibili anche ad affrontare una trattazione di merito in questo senso rivolta, ma non siamo disponibili ad accettare un « no » a queste proposte. Noi non possiamo far finta di ignorare tutto quello che avvie­ne all’interno del sistema economico sicilia­no, non possiamo far finta di ignorare che nella zona industriale di Catania esistono ol­tre 15 stabilimenti industriali, per oltre 1.200 operai, che rischiano di chiudere entro i pros­simi mesi se i costi non vengono ad essere alleviati e se in ogni caso non viene ad essi data una mano, che non è quella di chi in­terviene per elargire qualche cosa, ma è la mano di chi interviene a sostegno di fatti economicamente validi, che hanno agito va­lidamente all’interno della struttura econo­mica e sociale siciliana.

Non chiediamo finanziamenti per l’indu­

stria parassitaria, non chiediamo finanzia­menti per la grande industria, chiediamo in­terventi efficaci per una piccola e media in­dustria agonizzante in Sicilia.

Non vogliamo essere coinvolti con la re­sponsabilità del Governo o del pentapartito; vogliamo che i siciliani sappiano (lavoratori ed operatori economici), che il gruppo della Destra nazionale si è battuto sino alla fine e si è battuto validamente neH’unica occasio­ne valida che si è presentata, affinché un in­tervento effettivo potesse partire in questa direzione.

Vogliamo che operatori economici e lavo­ratori sappiamo che, se le industrie chiude­ranno, questa responsabilità va accumulata tutta ed interamente sull’arco delle forze po­litiche di Governo e di maggioranza.

Vogliamo che sia chiaro agli occhi dei si­ciliani che avevamo una possibilità e che an­cora una volta questa possibilità è stata rifiu­tata, se sarà rifiutata.

Ma io penso che un attimo di inflessione possa giungere anche aH’interno dei partiti di governo. Di fronte alle quattro proposte che noi abbiamo avanzato e che sosterremo durante l ’esame dell’articolato, penso che al­meno ad una parte di esse potrà venire una risposta positiva, che però dovrà essere efficace nella sostanza e nell’ampiezza del­l’intervento, diversamente diverrebbe una enunciazione di principio demagogica che noi sin da ora rifiutiamo.

Del resto, onorevole Assessore, se ella è stato cosi bravo a trovare 8 miliardi per co­prire due articoli aggiuntivi proposti dal Par­tito comunista italiano per un solo settore, quello della cantieristica, sarà altrettanto bravo a trovare qualche decina di miliardi per indirizzarla alla totalità del mondo della media e piccola industria. Se è stato così pronto ad accogliere un emendamento che prevedeva un contributo di 6 miliardi per un cantiere in quel di Messina, ed elevarlo ad 8 miliardi per prevedere altri interventi ag­giuntivi in un settore in cui vi è tutta una storia in quest’Assemblea, ebbene, noi sia­mo convinti che sarà così bravo a trovare un certo numero di miliardi per intervenire sui costi, e subito, con un congegno immedia­to, in modo da dare ossigeno e respiro alla media e piccola industria siciliana. A quella media e piccola industria siciliana, onorevole Assessore, che non ha chiesto nè chiede le

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leggine come quelle di cui ci occupiamo nel­la prima parte di questo stesso disegno di legge.

Io penso che, anche per essere in pace con la nostra coscienza, dinanzi ad un ulteriore stanziamento di decine di miliardi per pa­gare salari e stipendi per aziende la cui condizione economica noi tutti conosciamo, dovremmo intervenire effettivamente per quanto attiene all’altra parte del disegno di legge, quella relativa alla media e piccola industria.

Ci sembra, peraltro, assolutamente risibile il discorso dei 900 milioni di incremento all’articolo 10 e all’articolo 11. L’articolo 13 dovrà avere una possibilità di approfondi­mento, per potere realizzare benefìci, così come tutto quanto attiene al titolo II di questo disegno di legge.

Ed è per queste considerazioni di ordine generale e di ordine particolare che, a nome del Gruppo del Movimento sociale italiano- Destra nazionale, io invito quest’Aula, come al solito piena, gremita ed attenta, a ricon­siderare la propria posizione nei riguardi di questo settore economico.

Centinaia di migliaia di operai aspettano una risposta, imprese non parassitario aspet­tano una parola da quest’Assemblea. Noi ci auguriamo che questa parola venga, che que­sta parola possa essere consistente, e soprat­tutto ci auguriamo che, prima della tratta­zione, che riteniamo immediata, dei piani quadriennali relativi al disastro economico delle strutture a partecipazione regionale, vi possa essere in quest’Aula una parola di spe­ranza nei riguardi delle strutture economi­che produttive della Regione.

Una parola di speranza e di sollievo per coloro i quali dalla mattina alla sera com­battono senza sapere che dietro le spalle vi è papà Regione che paga; di coloro i quali, dalla mattina alla sera affrontano bilanci e li affrontano sapendo che sono i bilanci da cui dipendono le famiglie dei propri lavora­tori, da cui dipende l’avvenire dell’azienda in cui operano e combattono.

Noi siamo certi che una parola di chiarez­za potrà venire fuori da questo dibattito, e vorremmo non restare soli, ancora una volta soli, nel difendere questi principi.

Onorevole Presidente, io mi avvio alla con­clusione. Ho salutato all’inizio di questo in­tervento l’onorevole Michelangelo Russo qua­

le nuovo profeta di quest’Assemblea, ho sa­lutato l ’onorevole Michelangelo Russo defi­nendo questa, giustamente, la legge Russo, perché il Governo, per una legge governa­tiva, si è scelto un autorevole relatore del Partito comunista italiano. E a me sembra...

SALADINO, Assessore aU’industria e com­mercio. Non lo sceglie il Governo il relatore. Lo sceglie la Commissione.

GRILLO MORASSUTTI. La Commissione espressa da un presidente che rappresenta il Governo.

Noi vorremmo che questo discorso di proie­zione e di portata storica, potesse avere un completamento, perché questo disegno di legge presentato da tale autorevole relatore possa allargare la propria dimensione e an­dare effettivamente incontro a quelle strut­ture portanti dell’economia siciliana, quali quelle della media e piccola industria.

E, come all’inizio ho definito l’onorevole Russo, che è della provincia di Pirandello, l ’autore di voi autorevoli personaggi di que­sta maggioranza, alla fine voglio augurarmi che nel corso di questo dibattito il Governo abbia la possibilità di chiarire in termini definitivi la propria posizione nei riguardi delle attese di questo settore economico; e di chiarirla non con l’ermetismo pirandel­liano, ma con quella concretezza che oggi le popolazioni siciliane si aspettano guardan­do con particolare interesse alla piccola e media industria come sostegno deH’agricol- tura e del commercio, come sostegno di una economia che può oggi essere in espansione, perché si trova al centro del Mediterraneo.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io credo nella forza del metodo parlamenta­re e ritengo che, in quest’Assemblea, il grup­po che ho avuto l ’onore di rappresentare su questo disegno di legge, abbia espresso pa­role chiare, abbia espresso preoccupazioni, abbia espresso ansie e timori, ma soprattutto abbia detto una cosa che appare chiara e sulla quale non si può discutere a lungo. Questa è l ’ultima occasione, in questa legi­slatura, perchè si dia una risposta ad un set­tore come quello della media e piccola indu­stria siciliana. Questa è l ’ultima occasione mentre ne andiamo a preparare altre per quanto attiene all’industria a partecipazione regionale.

Ebbene, di fronte a questo ultimo appello.

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TAssemblea non può non sottolineare l ’im­portanza di questo disegno di legge, anche se la confusione legislativa ce lo presenta completamente contorto, anche se tra il titolo primo e il titolo secondo passiamo da una materia ad un’altra completamente inversa, e, direi, a volte opposta.

Nella sostanza la seconda parte di questo disegno di legge può e deve, a nostro avviso, essere trasformata, migliorata, può e deve andare incontro a richieste pressanti che vengono da questo settore. Noi abbiamo la coscienza a posto e riteniamo di avere fatto tutto il dovere che deve fare una forza politica che è forza politica di opposizione, che non ha, quindi, gli strumenti del potere nelle mani e che ha solo e soltanto la osser­vazione dei fatti che proviene dal contatto con il paese reale, con questa Regione che da sempre aspetta momenti di partenza per uno sviluppo dinamico e che ottiene, invece, sempre risposte di attesa da parte della classe politica che in questi trent’anni ha retto la vita politica siciliana.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, con questo io penso di avere concluso e non posso che augurarmi ima risposta chiara, inoppugnabile, da parte di tutte le forze po­litiche, perché mai come in questo momento noi siamo vicini al nostro elettorato, mai co­me in questo momento siamo vicini al collo­quio diretto con tutte le forze vive e ope­ranti della Regione siciliana, ma soprattutto mai come in questo momento una crisi spa­ventosa, di portata gigantesca, onorevole As­sessore, sta per abbattersi sulle fragilissime strutture della media e piccola industria si­ciliana.

GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Chiedo di parlare nella mia qualità di deputato.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Onorevole Presidente, onorevoli col­leghi, mi rendo conto della particolarità del­la situazione in cui viene a trovarsi un rap­presentante del Governo della Regione che, pur non ignorando le precise regole del com­portamento, è tuttavia costretto a prendere la parola nella qualità dì parlamentare e di rappresentante di interessi politici non altri­

menti esprimibili nè tutelabili da questa tri­buna di deputati.

Parlo, dunque, onorevole Presidente, a titolo personale, per alcune brevi conside­razioni in ordine alla portata e al valore del provvedimento che è in esame in quest’Aula.

L’iniziativa, non vi è dubbio, ha una sua particolare validità non solo per il quadro degli interventi relativi alla piccola e media industria, che costituiscono un ottimo ausilio per il superamento dello stato di crisi in cui si trova il settore, ma soprattutto rappre­sentano uno stimolo per un serio rilancio di questo stesso delicato settore e per l ’impe­gno finanziario diretto a fronteggiare le esi­genze emergenti degli enti economici regio­nali, nelle more dell’approvazione della leg­ge di finanziamento dei piani quadriennali di investimento dell’Ente minerario siciliano, dell’Espi e dell’Azasì.

Il provvedimento, dunque, risponde all’ obiettivo di assicurare il pagamento dei sa­lari alle maestranze delle società collegate che, impegnate nell’attività produttiva, re­clamano, tuttavia, una loro ottimale valo­rizzazione che può essere assicurata solo at­traverso i piani di investimento su cui l ’As­semblea si pronunzierà entro breve tempo per disancorare da iniziative episodiche e frammentarie la vita degli enti stessi.

Nel disegno di legge è previsto, tra l ’altro, uno stanziamento di 2 miliardi in favore del­l’Azienda asfalti siciliani, per interventi in favore delle collegate e particolarmente del­la collegata Imac sulle cui vicende la Com­missione e l ’Assemblea regionale siciliana si sono particolarmente soffermate negli ultimi tempi.

Ora, a parte alcune deformazioni e stortu­re di valutazione e di interpretazione dei fat­ti che hanno finito per gettare ingiustificate ombre sui responsabili delTAzasi e dell’Imac, ombre che appaiono ancora più ingiustifica­te sol che si legga attentamente la relazione conclusiva dell’indagine in cui genericità e approssimazione, superficialità e contraddi­zioni appaiono sin troppo evidenti, non vi è dubbio che occorre assicurare serenità alle maestranze professionalmente qualificate, che costituiscono una realtà valida a determi­nare quella seria impostazione produttiva a suo tempo programmata ed articolata nei piani avviati ad esecuzione.

La stessa relazione, in effetti, non è riu­

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scita a tracciare un chiaro e sereno quadro di riferimento per l ’avvio a soluzione dei problemi ancora aperti, ma costituisce la testimonianza di un metodo che non si può accettare, un metodo approssimativo di inda­gine che non può essere posto a base di un qualunque orientamento o di una qualunque seria valutazione.

Se è dato leggere, infatti, nelle premesse formulate dal relatore che « l’indagine si è svolta sulla base di dati insufficienti », sono parole dello stesso relatore « di dati parziali e di elementi assolutamente incompleti » non v’è chi non veda la singolarità della conclu­sione attraverso un giudizio globale e de­finitivo. Infatti, alla parzialità dei dati am­messi in premessa non può non corrispon­dere la parzialità e l ’approssimazione della conclusione.

E’ stato questo metodo, gravabile di non pochi rilievi, che ha spinto un valente fun­zionario preparato, zelante al limite dello scrupolo, a cedere, forse per stanchezza, pro­babilmente per malinteso senso del dovere di rispettare i termini dell’indagine, alla tenta­zione di conclusioni affrettate e a resistere al richiamo della rinunzia all’impegno, per­chè non sostanziabile, di elementi valutativi completi ed obiettivi.

Ma, a parte queste valutazioni generali, non pochi rilievi si potrebbero formulare in punto di fatto ai giudizi così come sono emer­si attraverso la relazione.

I più appariscenti sono quelli che riguar­dano la presunta inesistenza di preventivi o il presunto divario tra preventivo e consun­tivo rispetto a cui lo stesso relatore non ha tenuto conto, forse per una involontaria omis­sione, di tutto rimporto dei lavori per allac­ciamenti, opere, apparecchiature a carico del­la committente, né del dato complessivo al costo globale dell’opera, comunque di molto inferiore nel complesso a quelli di altri im­pianti similari, quale ad esempio rimpianto della Smab.

Solo quelli relativi ad una asserita inesi­stenza di contratto, quando è risaputo che tutta l’importazione di macchinari e dei re­lativi pagamenti è stata sottoposta al diret­to controllo deH’UfEcio italiano dei cambi, ed ha presupposto l ’esistenza di un valido con­tratto...

CHESSARI. Perchè non l’hanno dato al dottor Saieva quel contratto?

GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. E ’ stato sottoposto in visione al dot­tor Saieva.

CHESSARI. Non è stato sottoposto per nulla al dottor Saieva.

GIUMMARRA, Assessore a ll’agricoltura e foreste. Sono appunto queste valutazioni di­vergenti in punto di fatto, onorevole Ches- sari, che ci spingono a formulare questi rilievi. Sono rilievi relativi al periodo della entrata in funzione degli impianti Gap e Cav denunziato dal relatore per il luglio 1974, quando è risaputo che la produzione del 1973 aveva già superato l ’importo di 300 milioni di lire. Sono questi i dati; ma esistono altri dati che ci riserveremo di sottoporre al vali­do giudizio degli onorevoli colleghi, con de­lucidazioni che potranno evidenziare ed il­luminare con altra luce il quadro degli im­pegni e degli interventi operati nel settore.

Alla luce di queste considerazioni, che sol­levano perplessità sulle conclusioni, noi non possiamo non rilevare 1’esistenza di un me­todo che non si può non definire inaccetta­bile.

La prossima occasione della discussione dei piani quadriennali, ci offrirà il modo mi­gliore per rilevare la potenzialità delle ini­ziative, la loro validità, la capacità dell’ente economico e delle sue collegate di esprimere le migliori possibilità produttive ed occupa­zionali.

Ogni indagine che si rispetti, in cui sono coinvolte opere e guida di uomini, esperien­ze, energie professionali, contributi di intel­ligenza e di preparazione, non può non muo­versi cautamente, con ogni garanzia di con­traddittorio, in im rapporto dialettico la cui linea di svolgimento sia sempre la ricerca della verità e la ripulsa di qualsiasi distor­sione comunque generata o generabile, la tu­tela della dignità di uomini apertamente im­pegnati nella vita pubblica.

Con queste precisazioni e con queste riser­ve di approfondimento, riteniamo intanto che a questa prima fase degli impegni e degli interventi debba seguire necessariamente una seconda fase.

In atto questi investimenti sono diretti a determinare in una zona particolarmente de­pressa della nostra isola fatti occupazionali e prospettive di sviluppo, nel quadro dei fini

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istituzionali della Azasi, che è e rimane uno strumento concreto, antidepressivo e pro­mozionale di un particolare ambiente isola­no, e che l ’Assemblea regionale siciliana non può non garantire nella sua capacità di spin­ta, nella articolazione operativa, nella sua efficienza funzionale, nella validità e con­cretezza dei suoi compiti.

Solo su questa linea, allora, il provvedi­mento di emergenza presenta una sua giusti­ficazione come atto preparatorio, come pre­messa di un più serio e articolato intervento della Regione nel quadro degli impegni pro­grammatici relativi allo sviluppo industriale, economico e civile della nostra isola.

DE PASQUALE. La preferiamo al banco del Governo, onorevole Giummarra.

CARDILLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARDILLO. Onorevole Presidente, onore­voli colleghi, siamo dinanzi al solito provve­dimento che si presenta alla fine di ogni legi­slatura per fare sopravvivere delle aziende, principalmente aziende Espi, aziende mine­rarie.

La speranza che aveva il popolo siciliano, quando fu promulgata l ’autonomia, era di aumentare i posti di lavoro; noi abbiamo au­mentato che cosa, onorevole Assessore? I po­sti di lavoro o le persone che sono pagate per starsene senza lavorare? Se dovessimo fare veramente un rendiconto di quella che è la realtà, ci sarebbe da rabbrividire. Io abito a Mascali dove vi è la Sicilcarta, i cui dipendenti, che percepiscono un’ottima paga, non fanno niente nonostante le commesse siano in numero esorbitante. Alla Siace, 700, 800 lavoratori non lavorano e sono ben pagati.

Presidenza del Vice Presidente MANGIONE

Non credo che il popolo siciliano abbia voluto l ’autonomia per assumere dei citta­dini ed abituarli ad essere pagati per non fare niente!

Questa è la realtà, nella quale ci siamo as­sopiti; una realtà direi di una drammaticità assurda. Siamo arrivati financo al punto che i lavoratori di queste aziende sono controlla­ti per vedere se vanno a lavorare altrove, in quanto toglierebbero il lavoro ai veri disoc­cupati. Abbiamo esempi clamorosi, classici. In considerazione di questa situazione venne costituita la Commissione parlamentare di inchiesta sugli enti regionali che avrebbe dovuto essere incisiva sugli enti promozio­nali di carattere economico. La stessa ebbe a riunirsi parecchie volte, si susseguirono i presidenti, ma con un risultato nullo. Vi sono 5-6 mila lavoratori che hanno diritto allo stipendio e che mi rifiuto di credere vogliano essere pagati senza lavorare. Anzi essi chiedono alla classe politica di rendere produttive queste aziende per non essere considerati dalla società dei parassiti.

Non siamo stati capaci di farlo, tuttavia non c’è un solo responsabile! Ebbene, negli ultimi giorni della legislatura si discute un disegno di legge che impegna 60 miliardi per pagare i salari delle aziende collegale del- l ’Espi e dell’Ems.

Giorni addietro un mio amico — credendo che io potessi fargli un favore e non sa­pendo che non è il mio forte — , avendo fatto alla Siace una commessa di cassette per la spedizione di prodotti ortofrutticoli, mi pregava di sollecitarne il pagamento.

La realtà è questa: bisogna raccomandarsi per pagare una commessa.

Questo accade alla Siace: un’azienda do­ve, dicevo, sono impegnati circa 800 lavo­ratori! Questi sono i capolavori che siamo capaci di creare, gloriandocene per giunta!

E ’ logico che si debbano pagare i salari ai lavoratori. Non è altrettanto logico che si facciano leggi per far sopravvivere cinque­mila lavoratori, invece di varare provvedi­menti per dare lavoro ad altri ventimila. Que­sto è il punto.

Io mi rimetto alla sensibilità dell’Assem­blea, perché valuti questo aspetto: l ’indu­strializzazione in Sicilia, ad ogni scadenza, a terrai stabiliti, si fa promuovendo leggi che servono per pagare stipendi! In quattro-cin­que anni sono cambiati circa otto Presidenti all’Espi, si sono succeduti i conunissari, è stata varata la legge, ma le aziende mar­ciscono.

Se noi controllassimo i bilanci delle sud-

B .esocon ii P arlam en tari — 1693 — A ssem b lea R eg ion a le S iciliana

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dette aziende, ci accorgeremmo che le per­dite ammontano a centinaia di miliardi. E’ chiaro, infatti, che, non essendovi alcun am­modernamento sotto il profilo tecnico, si pro­duce in perdita e non si può stare al passo con la concorrenza.

Questa è la verità. Questa è la nostra clas­se politica. Nessuno, dicevo, è responsabile. In un paese democratico che si rispetti, se c’è un responsabile paga, va in pensione, non fa più il deputato, non fa più l ’Assessore, non fa più il Ministro! Qui non sbaglia nessuno! Tutti rimangono ai propri posti.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, ritengo mio dovere, in quest’ultimo scorciò di legislatura dire queste cose nella mia qualità non solò di deputato, ma di dottore commer­cialista, per cui di aziende me ne intendo. Ho visto uno dei bilanci di questi enti affi­dato aU’attenzione di gente che non sa che cosa sia un bilancio: c’è da inorridire! Non capiva cosa fosse la riserva occulta, la ri­serva palese, non comprendeva nemmeno cosa fosse uh ammortamento accelerato, un ammortamento adeguato, un costo di produ­zione. Vorrei ricordare che, quando, come sindaco di Mascali, feci requisire la Sicil- carta perché era abbandonata dall’industria del Nord, non credevo che saremmo arrivati al punto in cui i dipendenti dell’azienda sarebbero venuti a ringraziarmi perché lo stipendio era ottimo e senza fare nulla ave­vano avuto tutti i miglioramenti economici possibili ed immaginabili.

E ’ chiaro che di tutto questo all’onorevole Assessore airindustria, uomo navigato, vec­chio di questi problemi, non interessa nulla. Tanto, qualunque cosa dica Cardillo non ha importanza! Tuttavia, onorevole Saladino, una parte di responsabilità l’ha anche lei e se autocritica è il caso di fare, si ricordi che il Partito socialista da ben dodici anni gesti­sce questo ramo dell’Amministrazione.

La verità è, ripeto, che abbiamo fatto con­tinue leggi ad ogni fine legislatura per assi­curare quel minimo di salario ai lavoratori.

Di fronte al divieto assoluto di fare altre assunzioni, malgrado ciò l ’azienda ha circa 280 dipendenti.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io ho sentito il dovere di intervenire per denunziare queste situazioni, anche se oimiài siamo abituati a vedere la disoccupazione

siciliana sempre in aumento ed il reddito della Sicilia diminuire.

I lavoratori, oggi, insieme al salario, chie­dono lavoro per i propri figli, per i propri fratelli emigrati. Questo dovrebbe fare una classe politica che si rispetti.

Ripeto, la famosa Commissione d’inchie­sta sugli enti non ha colpito nessuno.

E la democrazia in queste condizioni muo­re, se non è rinnovata, vivificata da una maggioranza valida ed efficiente. Le formu­le non servono a niente se ad esse non cor­risponde un contenuto.

Abbiamo inipiegato dieci anni per l ’espe­rienza del centro-sinistra, altri dieci per la unificazione socialista, altri ancora he oc­correranno per portare i comunisti al potere, ed intanto si eludono i veri problemi di fóndo.

Oggi il centro sinistra è moi'to, non si sa per colpa di chi — forse la colpa è degli abitanti di Marte o della Luna! — e cer­chiamo la soluzione nel corpo elettorale.

Purtroppo, questa è la realtà italiana. La politica italiana è stata sempre questa, dai tempi di Gioiitti. La Svizzera non ha disoc­cupati e l ’Italia ne ha milioni e milioni. La Germania non ha disoccupati ed ha 700 mila immigrati; la Francia ne ha un milione.

In Sicilia non abbiamo fatto altro che stanziare miliardi, quindi denaro dei cittadi­ni, in definitiva per che cosa? Per dare ossi­geno alle aziende? Ma che cosa può fare una azienda con due miliardi? Pagare gli stipendi agli operai e tirare avanti per altri quattro o cinque mesi? Per questi motivi ho i miei dubbi per quanto riguarda questa iniziativa, anche se mi dichiaro d’accordo perché non vedo altre alternative.

Per quanto riguarda invece le provvidenze per la piccola e media industria, sono soldi spesi bène.

In un recente convegno svoltosi a Cata­nia abbiamo ascoltato il grido di allarme, di dolore di molti piccoli e mèdi industriali, i quali non hanno là Capacità dei grandi mo­nopolisti e sono colpiti dall’inflàziOne. Questi problemi non si affrontano con i pannicelli caldi alla fine della legislatura. Occorrono provvedimenti organici che diano forza alla industria siciliana. Addirittura si aumenti lo stanziamento per la piccola e media indu­stria che è sull’orlo del fallimento anche in considerazione della stretta creditizia.

Resoconti , f. 233 (500)

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Onorevole Presidente, per questi motivi il partito che rappresento non può che dichia­rarsi d’accordo su questo disegno di legge, perché non c’è altro da fare. Non possiamo negare le somme per far sopravvivere le aziende Espi.

PAOLONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLONE. Onorevole Presidente, onore­vole Assessore, quando si è parlato di questo disegno di legge, da parte del nostro gruppo si è avuta una sensazione di compiacimento, di soddisfazione, per quello che doveva e poteva significare.

Noi ritenevamo che la situazione, al di là delle denunzie ufficiali, in Sicilia stava as­sumendo dei toni di autentica drammaticità in tutte le province isolane. Si sbandierava da tutte le parti, nell’ultimo periodo della nostra vita politica, della nuova coalizione emergente del pentapartito, qui nell’Isola, co­me nel resto d’Italia, che era assolutamente impegno, generale di tutte le forze politiche quello di compiere il massimo sforzo per con­servare le condizioni minime di occupazione, visto che in una fase di recessione, dovuta non solo ad un aspetto congiunturale, ma ad un aspetto strutturale di crisi che du­rava da lungo tempo, non era possibile pas­sare ad una via di incremento.

Ebbene noi pensavamo che ad un certo momento, su questa materia, vi sarebbe sta­ta la presenza del Governo regionale, per dare un significato concreto a questo inter­vento. Ma la Regione siciliana ha già in gran parte vanificato e tradito le aspettative del popolo siciliano. E si è fatto ricorso al massimo della demagogia, nel momento in cui si è dato vita alla nuova formula, con la presenza del Partito comunista, che ha tutto l’interesse di giocare su vari tavoli la sua partita, dando l ’impressione che si facciano delle cose quando in effetti non solo non si fa niente ma, quel poco che si fa, si fa male e peggio di come è stato fatto fin’ora.

Se considerassimo quale è stato lo sper­pero, la distruzione del risparmio, dell’eco­nomia siciliana in questi anni vi sarebbe da aprire un processo che ci porterebbe lon­tano e non so chi riuscirebbe ad escludere da una condanna la classe politica.

Forse solamente noi, che abbiamo avuto

un po’ il ruolo della Cassandra in questa As­semblea, prima, durante e dopo quest’ultima legislatura, continueremo fatalmente, se la opinione pubblica non se ne renderà conto, a registrare il fallimento di questo inter­vento ed a piangere lacrime amare insieme al popolo siciliano, che sarà stato responsa­bile per avere ulteriormente consentito que­sta linea di demagogia che non ha risolto un solo problema.

Quali misfatti non sono stati perpetrati in questo settore! Misfatti autentici, che sono da imputare a questa classe politica che, ripeto, ha demolito tutti i risparmi e tutte le iniziative, ed ha, quel che è peggio, non solo bruciato le modeste risorse che noi avevamo a disposizione ma ha diseducato il lavoratore siciliano, che pur è conosciuto per un uomo operoso, laborioso.

Certamente non con le cortine fumogene ma con la trasparenza (è questa una parola che voi usate nel piano della propaganda ma che non mettete in pratica) andava vista la responsabilità di questa classe politica, che, al limite, doveva rendersi conto che aveva fallito, e dovrebbe pagare per questo suo fallimento. E chi dovrebbe chiederle il conto e farglielo pagare è il popolo siciliano. Da chi viene, quest’ultimo, chiaramente, se­riamente informato, non sugli effetti di que­sta crisi gigantesca ma sulle cause e sulle responsabilità degli uomini che queste cause hanno determinato?

Siamo noi. Ma noi siamo in una situazione estremamente difficile ai fini della possibi­lità di penetrazione, di propaganda, di infor­mativa. Utilizziamo tutti i mezzi umani a nostra disposizione, operiamo uno sforzo im­mane che non è paragonabile a quello che voi fate, perchè siamo impegnati, non appe­na si chiudono i lavori delle Commissioni e d’Aula, a tornare nelle nostre zone ed a dia­logare con il popolo siciliano attraverso in­contri, riunioni, comizi, conferenze.

Questo, tuttavia, forse non basta, perché voi avete controllato l ’informazione e siete riusciti ancora a mistificare tutti i dati che aVete messo in atto con gli interventi nel settore deU’industria.

Questo popolo dovrebbe svegliarsi, e allora capirebbe che voi, per poche decine di mi­gliaia di dipendenti, che sono stati in gran­dissima parte assunti all’insegna della linea più clientelare che si possa immaginare, ave-

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te messo queste iniziative in condizione di operare in un modo che fatalmente doveva portare al fallimento.

Per queste 6 - 7 - 8 - 1 0 mila unità com­plessivamente occupate, voi avete sperpe­rato centinaia e centinaia di miliardi. Se a fronte di queste unità valutassimo quelle occupate nel settore della piccola e media industria verrebbe il capogiro.

Come è possibile che questo succeda? In democrazia può succedere? Eppure sta suc­cedendo. Gli addetti nella piccola e media industria nel 1961, anno che precede l’av­vento del centro-sinistra e della politica di sinistra che nell’ultima fase ha manifestato fino ai limiti il suo fallimento, erano 447 mila, mentre a distanza di dieci anni si aveva già un calo, per cui, nel 1974 si arrivava a 410 mila circa unità. Dinanzi a questa grossissima massa di occupati in un settore portante della vita e dell’economia della nostra Isola, senza il quale noi sarem­mo al tracollo totale, abbiamo sperperato una grande massa di miliardi per iniziative che vedono l ’Assemblea sistematicamente asse­diata da manifestazioni, da scioperi.

C’è da chiedersi; dove siamo andati a fi­nire?

Provate ad immaginarvi per un solo mo­mento se la metà, la decima parte di questi addetti, 40 - 50 mila persone occupate nella piccola e media industria, pensassero di fare una marcia sull’Assemblea regionale sicilia­na! Voi giocate sul fatto che le pressioni le organizzate sul piano dell’apparato politico, sindacale. Ma che cosa fareste in quel caso?

Come potete pensare di sostenere un set­tore dove ci sono oltre 400 mila unità lavo­rative occupate, con una somma di denaro che è la decima parte e meno ancora di quello che investite in settori industriali do­ve gli addetti sono 7 - 8 - 1 0 mila al massimo, per il solo fatto che questo è il settore pub­blico?

Questa gente potrebbe dirmi; non siamo siciliani noi solo perchè siamo occupati in una industria privata? Che differenza passa fra me che lavoro in una azienda privata e che vedo la mia azienda fallire, rispetto a quel dipendente che lavora in una azienda pubblica che fallisce sistematicamente e che viene liquidata solo per una ragione; per­ché sulla pelle di questo popolo siciliano e sul risparmio di tutti noi si sono ricavati

denari sufficienti per tenere in piedi una banda di impostori che hanno gestito nella stragrande maggioranza le attività delle in­dustrie pubbliche della Sicilia? Come potre­ste salvarvi dal linciaggio morale, o, quel che è peggio — voi sapete cosa avviene in questi casi, quando si scatena la furia del popolo — dal linciaggio fisico?

L’operazione del regime, del potere vi con­sente di fare operare il linciaggio morale e fisico nei confronti di coloro i quali cercano di aprire gli occhi al popolo siciliano, che saremmo noi, che siamo fuori da questa azione di compromessi e di sporcizie che stanno inondando e inabissando la Sicilia.

Questo avviene perché a tutti i livelli ten­tate di portare notizie false, tendenziose, per creare stati d’animo reattivi e violenti presso quelli nei cui confronti avete dato vita a questo indirizzo diseducativo, portandoli a non lavorare.

Voi li organizzate attraverso la Cgil, la Cisl, la Uil, con cartelli, con trasferte, con scioperi a pagamento per linciare e violen­tare quelli che invece cercano in tutti i mo­di di. salvarli.

Questa è la vostra linea mostruosa, in base alla quale non si è provveduto in nessun senso per quanto riguarda il settore della piccola e media industria. E’ meno di una mollica di pane quello che voi avete desti­nato a questa branca, che occupa più di 400 mila addetti, il cui numero ha visto ridurre vertiginosamente da quando il cen­tro - sinistra è subentrato in quest’Assemblea e in Italia; e che ha visto nello stesso tempo gli addetti del settore pubblico, non dico aumentare, ma reggere solamente per­ché sono stati costantemente rifocillati e co­stantemente rimpinguati in attività che era­no già fallimentari.

Come potete pensare che un disegno di legge di questo genere possa assumere il to­no della serietà? Certo, noi lo voteremo, non solo, ma presenteremo un corpo di emenda­menti migliorativi; perché? Perché voglia­mo compiere il massimo sforzo affinchè si possa reperire uno stanziamento tale da con­sentire di difendere la possibilità di soprav­vivenza di alcune aziende e conseguente­mente la possibilità di sopravvivenza di tan­ti cittadini, ma per produrre, non per non produrre.

Mentre ascoltavo l ’onorevole Cardillo par-

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lare di alcune cose veniva in mente anche a me l ’episodio che si è verificato in una di queste industrie, che dovrebbe essere finan­ziata e sostenuta per pagare gli stipendi.

E’ chiaro che il nostro gruppo si batterà perché i lavoratori vengano salvaguardati almeno fino al mese di settembre, ma essi chiedono di poter lavorare. E questo non è contraddittorio con quello che noi diciamo. Noi ci auguriamo che sul serio i dipen­denti delle aziende dell’Espi, dell’Ems, del- l ’Azasi, si rendano conto del grande impegno che il nostro gruppo politico mette in questa battaglia, che tende a chiarire le condizioni in cui operano gli enti pubblici, la quantità di danaro che assorbono, le passività che de­terminano, il peso che queste passività hanno sulla vita generale della Regione siciliana, e quindi sulla loro stessa vita.

Questo indirizzo determina una serie di privazioni per altri settori che pur potreb­bero essere enormemente produttivi e quin­di generare ricchezza e migliorare la con­dizione del reddito prodotto in Sicilia nonché le condizioni economiche e sociali.

Noi ci auguriamo, ripeto, che questi di­pendenti si rendano conto che la nostra battaglia da sempre è stata tesa a chiarire quali sono i veri elementi del dissesto che pesano sulla vita della Regione siciliana.

Non possono non rendersi conto che noi ci siamo battuti per avere una revisione, una ristrutturazione di tutte queste aziende; cer­to nel quadro di una indagine approfondita, che ci consenta veramente di fare il punto della situazione, ma che noi sommariamente conoscevamo, e che ci spingeva a chiedere i piani quadriennali, perchè bisognava asso­lutamente avere una programmazione, ave­re un disegno d’intervento organico, che non c’è stato.

Noi ci siamo battuti per questo: perchè non si continuasse ad andare avanti alla car­lona. E il centro sinistra che cosa ha fatto se non andare avanti alla carlona?

In effetti dal 1973, con la legge 50 noi sia­mo arrivati, dopo due anni e più, ancora a discutere di queste cose senza i piani. Ma di chi era il dovere di prepararli, di avere i da­ti, di perfezionare un indirizzo da sottoporre aH’Assemblea perchè l ’Assemblea su questa materia si potesse orientare? Chi è che ha governato la Sicilia? La maggioranza do- v’era? L’ultima maggioranza creatasi col

Partito comunista non è responsabile se non è nelle condizioni di presentare organica- mente, sul serio, questi piani all’Assemblea? E se non è nelle condizioni di potere inter­venire, al limite, quando si saranno fatti i conti come previsioni non vi saranno i sol­di per farlo. Ed allora da un piano qua­driennale, da un programma organico d’in­terventi noi dovremmo ridurci a delle li­nee di stralcio, a delle linee ridotte, che saranno certamente una ulteriore buggera- tura, perché nel frattempo si saranno verifi­cati chissà quali altri fenomeni nel tessuto economico e produttivo della Nazione, in Eu­ropa stessa.

Si è pensato che cosa significa un’ulteriore remora in questo settore? Circa quattrocento mila addetti ottengono un intervento per 25 miliardi, mentre una sola azienda con 700, 800 dipendenti riesce a produrre una passi­vità spaventosa qual è quella prodotta dalla Siace di Fiumefreddo.

Nel 1975 è successo quello che forse era impensabile per voi, colleghi del pentaparti­to, ma non per noi che lo sapevamo. Sono due anni che in queU’industria non si mette in funzione una macchina! 700-800 dipen­denti non lavorano, fanno i turnisti e perce­piscono la retribuzione come se rindustria fosse a pieno regime.

Il popolo siciliano le sa queste cose? Sì o no? Hanno prodotto passività nelFordine di 5, 6, 7 miliardi, amio per anno. E poi dob­biamo sentire i proclami di questa irrespon­sabile triplice sindacale, responsabile solo di tutti i nostri guai! Cosa fa questa classe politica? Invia i funzionari della Siace per 12 giorni fuori dairindustria, che resta senza neanche dirigenti per la ordinaria amministrazione. Nessuno dice niente, nes­suno si interessa di niente, nessuno grida allo scandalo. Come regge il confronto con i 25 miliardi offerti alla piccola e media industria, che occupa oltre 400 mila ad­detti in Sicilia? E ’ veramente spaventoso.

Perchè questa vocazione punitiva? Per­chè? Lei cosa vuole, onorevole assessore, una economia pianificata? Volete arrivare a pub­blicizzare tutta la economia?

Benissimo, ma se quello è l ’indirizzo, voi vi rendete conto dello stato di degradazione e di depressione generale? Adesso potete dare 5, 6, 700 mila lire a 7, 8 mila persone, sulla pelle di chi produce e del risparmio che prò-

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viene da altri settori. Ma quando tutto sarà fallimentare, come questo indirizzo ha ma­nifestato, cosa potrete dare? La generale mi­seria od il fallimento generale?

Per potere conservare il minimo di capa­cità produttiva, bisognerà che voi trasfor­miate le regole del mondo del lavoro, che tra­sformiate questo Stato, perchè occorrerà es­sere durissimi per far lavorare la gente a certi ritmi, senza i quali indubbiamente non si produce, non è possibile produrre.

Tutto ciò evidentemente con le conseguen­ze che un tipo di impostazione come questa determina sul piano della disponibilità volon­taristica, automatica dell’individuo a sentir­si impegnato in una certa attività. Perden­do questo stimolo si deprimerà, non produr­rà, malgrado queste regole così pesanti che esistono laddove si imposta una economia pianificata.

Si vuole punire la iniziativa nella piccola e media industria, non c’è dubbio.

Noi avremo ragione di presentare nel cor­so del dibattito su questo disegno di legge una serie di emendamenti che vanno al di là di quella che è la dotazione finanzia­ria delle provvidenze per la piccola e media industria.

Si tratta di misure da adottare per un complesso di circa 140 miliardi per interven­ti sulla fiscalizzazione degli oneri sociali; per i contributi alle industrie sul consumo di energia elettrica; per l’abbattimento degli in­teressi nel credito di esercizio; per i contri­buti a fondo perduto, come elemento in­centivante, per ogni unità lavorativa occu­pata in più; per sostenere i costi delle nostre piccole e medie industrie rispetto ai costi delle industrie del nord, che sono enorme­mente più bassi, in una situazione che le vede innestate in una struttura di collega- menti, di trasporti, di posizioni geografiche, tutta una tradizione che indubbiamente le favorisce.

Per la parte relativa al finanziamento per salari noi chiederemo che sia incrementato fino a consentire al mese di settembre la possibilità che questi dipendenti delle indu­strie pubbliche, senza fare più chiasso, pos­sano avere la loro retribuzione.

Siamo i primi, lo annunziamo ufficial­mente, a sostenere questa linea, perchè nelle more riteniamo che un minimo di responsa­bilità residua che possa rimanere in quest’As­

semblea ed in questa classe politica dovreb­be optare per una scelta razionale ed orga­nica nel settore degli enti pubblici; ma era nelle nostre intenzioni di dividere i settori, per mettere a fronte di tutto ciò gli inter­venti nella piccola e media industria, dimo­strando che per un settore che occupa tan­te centinaia e migliaia di unità si danno sol­tanto 24 miliardi, ossia si scherza! Si fa una legge squisitamente elettorale, per dare l’im­pressione di essere intervenuti (ma non es­sendo intervenuti obiettivamente), renden­dosi responsabili dei disastri che in questo settore potranno avvenire, della perdita che si potrà avere di occupazione, non avendo sostenuto un settore come questo.

Quando poi nella stessa iniziativa si con­sente che possano accedere alle provviden­ze previste gli enti pubblici, attraverso le garanzie della Regione al 60 per cento mentre nello stesso disegno di legge le garanzie alle piccole e medie aziende ven­gono date al 30 per cento, è la riprova che si vuole punire un determinato indirizzo nell’attività industriale a carattere privati­stico: che poi è il solo che regge, perchè il resto non regge, non ha retto e, così andando le cose, continuerà a non reggere.

Quali sono i giudizi, onorevole Presidente— per non tediarla oltre e per rendere più vivace il dibattito altrimenti anche il tono della voce può essere stancante e fastidioso— che voi meritate? Sono giudizi assoluta- mente negativi su tutta la linea. Cosa vole­te? Che da parte del nostro gruppo si dica « no » a quella goccia d’acqua dove la gente può dissetarsi? Certo noi non possiamo dire « no »; cercheremo di far sì che la goccia venga aumentata, venga incrementata. Ma la valutazione resta, pesantissimamente ne­gativa. La valutazione nei confronti di chi ha utilizzato il discorso delle partecipazioni nel settore pubblico per fare i propri co­modi, per creare clientele, per sistemare uo­mini politici, per assumere indiscriminata­mente gli amici e gli amici degli amici, per fare le cose più ignobili e più inconfessate, per vedere scoppiare scandali uno dopo l’al­tro, per determinare questa disperazione.

A fronte di tutto ciò, esiste ancora l’impu­denza di settori politici che, attraverso comu­nicati e attraverso la complicità delle orga­nizzazioni sindacali che in termini di discri­minazione e di prevaricazione vogliono na­

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scondere questo fallimento, tentano di bloc­care la sola posizione politica che denunzia tutto ciò senza mezzi termini, ma non in una Assemblea, bensì davanti ai magistrati, nelle piazze, in tutte le occasioni, per dire non solo ai 7 mila addetti delle aziende Espi - Ems - Azasi, ma a tutti i siciliani, che sono in una brutta barca, che hanno dei capitani, dei co­mandanti che non li hanno portati a sbat­tere, ma li hanno portati a fare una traver­sata amarissima e che sono in prossimità de­gli scogli sui quali indubbiamente la nave andrà a cozzare.

Se ci fossero loro, i siciliani indubbiamen­te potrebbero anche gioire. La verità è che su questa barca ci sono i siciliani! Si tratte­rebbe di buttarli fuori da questa barca gros­sa, metterli in una barchetta e scagliarli con­tro gli scogli, perché finalmente questo tipo di classe politica non abbia più ad avere funzioni e determinazioni sulle scelte che poi tutto il popolo siciliano paga.

SALADINO, Assessore a ll’industria e com­mercio. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALADINO, Assessore a ll’industria e com ­mercio. Onorevole Presidente, onorevoli col­leghi, credo che in sede di replica nel corso della discussione generale sia opportuno dare alcuni chiarimenti sulle linee di fondo che ispirano il provvedimento che è oggi al no­stro esame.

E ’ importante richiamare queste linee di fondo, perché credo che così facendo emerga più chiaramente qual è il disegno che sta alla base di questo provvedimento e quali sono i limiti del provvedimento stesso.

Noi stiamo intervenendo a sostegno del set­tore della piccola e media industria sia di par­te pubblica che di parte privata. E’ chiaro che le risposte che si danno sono diverse perché diversi sono i problemi della piccola e media impresa pubblica rispetto a quella di parte privata e credo...

GRILLO MORASSUTTI. Meno male che sono diversi!

SALADINO, Assessore aU’industria e com­mercio. Appunto, sono diversi e diverse sono le risposte che noi dobbiamo dare, però sono

uguali i lavoratori che svolgono la loro atti­vità sia nelle industrie pubbliche che nelle industrie private...

GRILLO MORASSUTTI. Sono più nume­rosi quelli delle industrie private...

SALADINO, Assessore a ll’industria e com­mercio. ...e quindi uguale è la preoccupazio­ne che ci spinge ad intervenire in termini che siano quanto più soddisfacenti, seppure nelle condizioni e nel quadro della situazio­ne che abbiamo di fronte, che è quella che è.

Quindi, per quanto riguarda l’intervento nel settore della piccola e media impresa a partecipazione pubblica, noi stiamo interve­nendo in direzione di un sostegno alle azien­de che soprattutto si incentri sulla possibi­lità di pagamento dei salari. Per questo ab­biamo destinato la parte più importante dello stanziamento, cioè a dire 14 miliardi e 800 milioni, perchè si possa consentire il paga­mento dei salari fino alla fine di maggio.

Interveniamo a sostegno delle imprese at­traverso lo stanziamento di altri fondi che dovrebbero creare la possibilità di liquidità alle imprese stesse, per dare alcune possibi­lità di piccole ristrutturazioni che accresca­no o possano accrescere la capacità produt­tiva delle stesse. Ma nella stessa data del 31 maggio, per quanto attiene al pagamento dei salari vi è contenuto un impegno politico pre­ciso, che si riferisce alla approvazione dei piani che dovranno risolvere in via organica il problema della ristrutturazione, della ri­presa e del rilancio delle attività produttive a partecipazione pubblica.

Credo che questa data di per sé abbia un significato che non deve sfuggire all’Assem­blea. Rispetto alle osservazioni, alle critiche che sono state rivolte al provvedimento, ov­viamente la risposta è che esso oramai ha un senso in quanto si possano approvare i piani.

Vorrei dire di più e ripetere quello che già ho avuto occasione di dire in sede di esame dei piani. Non vi è oggi un’alterna­tiva, questo bisogna saperlo, bisogna averne coscienza, tra fare i piani oggi o farli alla prossima legislatura.

Questo è un falso problema, perché i piani 0 si fanno ora o dopo si dovranno prevedere altri interventi che probabilmente ci costrin­geranno a prendere decisioni diverse da

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quelle che ora ci stiamo accingendo a pren­dere. A mio avviso la tollerabilità della si­tuazione è a tale limite che, se non si interviene subito, immediatamente, perché si possano determinare le condizioni della ripresa, ulteriori rinvii possono pericolosa­mente insidiare alla base la possibilità di predisporre piani per queste aziende, con le conseguenze, credo, di cui tutti ci rendiamo conto. Questo provvedimento, quindi, è stret­tamente legato a quell’altro che dovrà es­sere discusso ed approvato prima della fine della legislatura.

Non si tratta, quindi, della ripetizione mo­notona che siamo di fronte alla solita leggi­na che ogni volta si presenta alla fine o nel corso della legislatura. Siamo di fronte ad un provvedimento, ripeto, che è oramai strettamente connesso con l’altro e che se l ’altro non viene non avrà nessuna ragione di essere, perché è evidente che una Giunta che si riferisca semplicemente al pagamento dei salari per altri mesi non risolve il punto. Il problema diventerà diverso quando si ri­presenterà in quest’Aula nella futura legi­slatura.

Certo, si tratterà di fare altre scelte dram­matiche che noi abbiamo la possibilità di evitare, se avremo la volontà politica e la consapevolezza che dobbiamo intervenire nel­l’interesse dell’economia della nostra Regio­ne, e, vorrei dire, nell’interesse stesso del piano di ripresa e di rilancio; perché, se noi non approviamo il piano entro la pre­sente legislatura, non potremmo usufruire di una serie di provvidenze che si annunciano sul piano nazionale, che intervengono nella fase della ristrutturazione.

Quindi perderemmo una occasione impor­tante per potere operare nell’interesse della Regione, facendo l’interesse, non soltanto delle aziende dell’Espi, ma della intera economia siciliana e anche l ’interesse del bilancio stes­so della Regione.

Credo che, così caratterizzato, il provvedi­mento vada inquadrato nella situazione che stiamo vivendo in queste ultime battute del­la vita di questa legislatura.

Il chiarimento politico, o perlomeno il giudizio politico su questo provvedimento, è in funzione di quello che noi sapremo fare perché si chiuda questa fase e si apra l’altra dei piani.

Per quanto si riferisce invece all’aspetto

che riguarda un’altra azienda che ritroviamo in questo provvedimento e cioè quella della Azasi, è chiaro che l’iniziativa è collegata con la situazione finanziaria che questa azienda attraversa e per cui è all’esame un provve­dimento che è simile a quello delle aziende Espi.

Io credo a questo proposito di potere af­fermare che l ’Assemblea è disponibile ed è disposta ad intervenire per queste aziende, così come è disposta ed interviene per le aziende di altro gruppo.

Per quanto riguarda i problemi comiessi alla questione dell’Azasi e delle sue colle­gate, di cui ci siamo occupati recentemente in Assemblea, vi è la relazione del fimzio- nario che era stato, per volontà dell’Assem­blea, incaricato poi dal Governo di compiere accertamenti.

E così come la volta scorsa abbiamo avuto possibilità e occasione di affermare che il funzionario non era andato avanti perché non ne aveva avuto la possibilità e non per­chè non avesse ritenuto di andare avanti, ri­spondendo ad una critica o ad una supposi­zione che in questo senso un collega della Assemblea aveva fatto dalla tribima, oggi ci sentiamo di rispondere ad altri che ritiene che il funzionario abbia fatto di più di quan­to poteva, che non esistono per il medesimo problemi di questo tipo. Esso ha svolto i suoi accertamenti nei tempi che aveva da­vanti e nei modi in cui ha potuto. E ’ chiaro che si tratta di una relazione incompleta, lo dichiara lo stesso funzionario, e che non si possono da quella relazione trarre con­clusioni; ma è chiaro, altresì, che, finché ha avuto la possibilità di avere e di esaminare i documenti di cui ha potuto disporre, ha scritto quello che aveva visto.

Evidentemente da questo punto di vista la discussione su questi problemi è certamente sempre aperta, e si potranno formulare i giu­dizi che si ritengono opportuni, perchè que­sto è compito della nostra Assemblea, ma io credo che non si possa dare al funzionario la responsabilità di non avere scritto quello che ha ritenuto di dovere scrivere in rapporto ad un compito che gli era stato demandato.

Per quanto concerne l ’altro aspetto, quel­lo dell’intervento per la piccola e media im­presa di parte privata, credo che anche qui dobbiamo richiamarci ad una premessa che purtroppo, e non per responsabilità nostra,

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dobbiamo ripeterei e che è uiìa premessa negativa. Ancora il Parlamento nazionale non ha varato quei provvedimenti in favore della piccola e mèdia industria, per cui l ’in­tervento della Regione nel quadro di un suo sforzo complessivo non è possibile, in quanto dobbiamo vederli integrati per ottenerne il massimo dell’utilità.

Non possiamo ritenere che autonomamen­te si possa legiferare in termini pieni nei confronti della piccola e media industria, nel senso di risolvere alla radice i problemi di cui quest’attività produttiva è gravata. Ri­peto, dobbiamo necessariamente integrare i provvedimenti del Parlamento nazionale, sul­la base di indirizzi che si scelgono, di indi­cazioni che si danno, di interventi concreti.

Per questi motivi non possiamo impegnare risorse che non siano appunto indirizzate ver­so l’obiettivo di una esaltazione dell’inter­vento incrociato ed integrato dello Stato e della Regione.

Posto questo dato di fatto, nel senso che, comunque, anche se volessimo operare in questa direzione non avremmo sicuramente le risorse finanziarie per farlo, abbiamo provveduto, invece, in termini concreti e di reale sostegno, sulla base di una legisla­zione che ha dato risultati positivi e nel solco di una normativa che ha potuto con­frontarsi con là realtà di queste esigenze, che è sperimentata, e per questo stesso or­mai è una normativa che consente rapidi interventi, che fino ad ora si sono dimo­strati peraltro molto importanti per le im­prese e che le stesse hanno accolto con viva soddisfazione nel passato.

Quindi noi sviluppiamo un discorso che ha dato risultati positivi; per questo im­pegniamo ulteriori fondi, ulteriori stanzia­menti, che, nel quadro delle risorse finan­ziarie della nostra regione e viste in questo contesto stesso, rappresentano un impegno notevole e sottolineano la volontà del Go­verno di tenere un rapporto con queste at­tività produttive, che è un rapporto costante di sostegno e di aiuto significativo.

La cifra ’ di 26 miliardi per questo setto­re, che è prevista in questo provvedimento — il quale cade nella situazione attuale ab­bastanza opportunamente e che non esclude quello che dovremo fare in termini organici non appena potremo integrare la normativa nazionale — significa un fatto che a nostro

avviso va sottolineato positivamente. Del re­sto questa iniziativa è stata discussa in sede di comitato tecnico dalla commissione che è presso l ’Assessorato, della quale fanno parte le categorie. E’ vero che vi sono alcuni aspetti nuovi, ma questi si riferiscono pro­prio all’esigenza che, verificata la congruità della norma rispetto ai fini che si propo­neva, noi rileviamo alcune esigenze di affi­namento, per superare difficoltà che abbiamo incontrato.

Questo riguarda due questioni, cioè il pro­blema dei consorzi fidi e il problema dei consorzi tra imprese. D’esperienza ci dice che bisogna intervenire nella normativa per rendere possibile una migliore operatività degli stanziamenti che avevamo previsto in precedenti leggi. Questo è stato fatto e quin­di darà, anche da questo punto di vista, un impulso alla possibilità di accedere agli altri fondi.

Abbiamo, ancora, da questo punto di vista, cercato di introdurre nuove norme, per ren­dere maggiormente operativo il fondo sulle commesse.

Abbiamo introdotto anche una norma nuo­va Che riguarda un’altra attività importante che ha avuto in questi ultimi tempi uno sviluppo piuttosto considerevole e che aiuta le strutture cantieristiche e portuali della nostra Regione a porsi in condizione di fron­teggiare la situazione nuova che si è creata in questo settore e che è positiva.

Avendo fatto questo, abbiamo consentito ad altro settore imprenditoriale di poter es­sere sostenuto da provvedimenti della nostra Regione.

Questo è il significato e nello stesso tem­po il limite degli interventi prospettati.

Noi ci rendiamo conto soprattutto dei li­miti, ma ci rendiamo conto anche responsa­bilmente che operare diversamente significa non raggiungere gli obiettivi che ci siamo costantemente posti, quelli cioè di un con­certo di interventi sui provvedimenti nazio­nali. E non pecchiamo di alcun velleitarismo, in quanto se ci dovessimo porre autonoma­mente il problema di un intervento organico per la ristrutturazione delle piccole e medie imprese in Sicilia, dovremmo dire in anticipo che faremmo qualcosa di non valido, di non

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serio, perché non saremmo in condizione, dal punto di vista delle risorse finanziarie, di potere imporre quegli oneri che sono ne­cessari per portare avanti un provvedimento che deve trasformare dal fondo le strutture della nostra industria.

Il provvedimento si presenta, a mio avviso, equilibrato, sia per il fatto che interviene nel settore pubblico, sia per il fatto che interviene nel settore privato.

Si presenta anche positivo perché intanto mette a disposizione, sia deH’industria pub­blica che dell’industria privata, ben 52 mi­liardi di lire, che certamente andranno in direzione di un rafforzamento e di un soste­gno notevole di queste attività.

Vogliamo mettere anche in evidenza il limite deH’iniziativa per le imprese a parte­cipazione pubblica, nel senso che abbiamo detto hanno una ragione ed un significato in quanto ■ si approvino i piani. Non hanno alcun valore se i piani non saranno appro­vati in questa legislatura. Comunque, per quanto riguarda l ’impresa privata, la met­tono in condizione di resistere, di tenere in piedi l ’attività produttiva con un sostegno notevole, perché si possa al momento oppor­tuno intervenire in senso organico, quando cioè il Parlamento italiano avrà legiferato in questo settore.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discus­sione generale e pongo ai voti il passaggio alTesame degli articoli.

Chi è favorevole resti seduto; chi è con­trario si alzi.

(E’ approvato)

Sull’ordine dei lavori.

GRILLO MORASSUTTI. Chiedo di par­lare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRILLO MORASSUTTI. Onorevole Pre­sidente, onorevoli colleghi, solo per proporre di aggiornare la seduta, per consentire alla Giunta delle partecipazioni di potersi riunire e completare Tesarne dei piani quadriennali e quindi rinviare a domani Tesarne dell’ar­ticolato.

DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PASQUALE. Onorevole Presidente, io credo che sarebbe il caso di proseguire nell’ esame degli articoli. Comunque sarà lei a prendere la decisione che riterrà opportuna.

Il problema è di accelerare i lavori del­l’Assemblea su cui noi torniamo ad insistere, perché non ritengo che anche su provvedi­menti di questo tipo si debba ripetere ulte­riormente Tiniziativa rallentatrice davanti alla stretta temporale nella quale ci tro­viamo.

Nel caso in cui Ella decidesse di sospen­dere i lavori, mi pare che sia assolutamente necessario intanto convocare l ’Assemblea per domani mattina.

Io non credo che si possa ulteriormente procedere senza una precisa indicazione dei tempi che noi vogliamo dedicare alla discus­sione e al voto finale di determinate ini­ziative legislative.

Chiedo tuttavia ima riunione dei capi­gruppo, per potere riprendere più puntual­mente l’esame dei tempi dell’Aula.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per quanto riguarda la convocazione dei capi­gruppo, la Presidenza si riserva di fissarne il giorno e l ’ora onde stabilire l ’andamento ulteriore dei lavori.

Pertanto, anche nella considerazione che la Giunta delle partecipazioni è convocata alle ore 21,00, la seduta è rinviata a do­mani, giovedì 8 aprile 1976, alle ore 10,30, facendo presente agli onorevoli colleghi che si continuerà ininterrottamente, sia nella mattinata che nel pomeriggio, con un bre­vissimo intervallo per la colazione, in modo da dare la possibilità all’Assemblea di por­tare avanti i disegni di legge che sono stati già concordati e che sono all’ordine del gior­no del quale do lettura:

I — Discussione dei disegni di legge:

1) « Proroga dei termini previsti dalla legge 20 dicembre 1975, nume-

Resoconti, f. 234 (500)

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ro 78, recante provvidenze in favore dei lavoratori del mare di Mazara del Vallo e provvedimenti per la pesca » (813 - 858/A);

2) « Provvedimenti straordinari per 1 Espi, l ’Ems e l ’Azasi e provvidenze per la piccola e media industria » (864/A) (seguito);

3) « Modifiche e integrazioni alla legge regionale 21 dicembre 1973, numero 50, riguardante enti pubblici istituiti con leggi regionali e provvi­denze a favore delle piccole e medie imprese industriali» (815/A);

4) « Interventi in favore delle ge­stioni irrigue consortili » (740/A) (se­guito);

5) « Norme concernenti i servizi di cassa e di tesoreria» (845/A);

6) « Proroga del finanziamento re­gionale per numero 2 posti di assi­stente presso la Facoltà di medicina e chirurgia deirUniversità degli studi di Catania » (784/A).

II — Votazione finale dei disegni di legge:

1) « Norme per la nòmina di am­ministratori e rappresentanti della Re­gione negli organi di amministrazione attiva di enti di diritto pubblico, di organi di controllo o giurisdizionali » (161/Norine stralciate - 589 - 738/A);

2) « Norme dirette ad agevolare la istituzione di scuole e la frequenza di corsi di preparazione, formazione e qualificazione del personale parasa­nitario» (5 7 1 -6 1 6 - 621/A);

3) « Contributi per i centri trasfu­sionali, provvidenze per i donatori di sangue e norme per la profilassi delle malattie emolitiche del neona­to » (547 - 617 - 679/A);

4) « Integrazione e modifiche alle leggi sulla pubblica i s t r u z i o n e » (797/A);

5) « Norme per l’applicazione delle provvidenze previste dalla legge re­gionale 25 novembre 1975, numero 75, in favore dei lavoratori licenziati dalla Eternit Sicilia di Siracusa » (887/A);

6) « Modifica dell’articolo 54 della legge regionale 20 marzo 1951, nu­mero 29, concernente elezione dei de­

putati aU’Àssemblea regionale sicilia­na » (869/A);

7) « Interventi per la realizzazione delle dotazioni strutturali e infrastrut­turali in agricoltura e per lo sviluppo dei comparti produttivi della zootec­nia, della vitivinicoltura, della serri- coltura, della granicoltura e di altre colture arboree » (712 - 4 - 476 - 517 - 543 - 612 - 726 - 757 - 766 - 769 - 783 - 788/A). ,

La seduta è tolta alle ore 20,50.

DAL SERVIZIO RESOCONTI

I l Direttore

Dott. Giovanni Milone

Arti Graache A. RENNA - Palermo