Il ruolo e le competenze dell’Agente di sviluppo tra scenari e sfide della nuova programmazione

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SCENARIO SCUOLA D’AUTUNNO Centro di Competenza “Politiche e Strumenti per lo Sviluppo Locale” Il ruolo e le competenze dell’Agente di sviluppo tra scenari e sfide della nuova programmazione Percorsi formativi per Agenti di Sviluppo Maratea (PZ) 12,13 e 14 ottobre 2005

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Il ruolo e le competenze dell’Agente di sviluppo tra scenari e sfide della nuova programmazione. Percorsi formativi per Agenti di Sviluppo Maratea (PZ) 12,13 e 14 ottobre 2005. LA POLITICA DI COESIONE ED I NUOVI REGOLAMENTI DEI FONDI STRUTTURALI (2007 – 2013) 1. La politica di coesione - PowerPoint PPT Presentation

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LA POLITICA DI COESIONE ED I NUOVI REGOLAMENTI DEI FONDI STRUTTURALI (2007 – 2013)

1. La politica di coesione

2. L’allargamento

3. Integrare la politica di coesione e la strategia di Lisbona

4. I tre obiettivi e le prospettive finanziarie

5. Il destino delle regioni italiane oggi in Obiettivo 1

6. La costruzione del Quadro Strategico Nazionale

7. Il rafforzamento del ruolo delle Regioni

8. La governance multilivello

9. Rafforzare la capacità istituzionale

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1.

La politica di coesione europea mira a promuovere lo sviluppo e la coesione strutturale delle regioni europee.

Il postulato di base è che la politica di coesione debba intervenire laddove l’azione degli Stati membri non sia sufficiente (criterio di necessità) e laddove l’azione comunitaria produca effetti benefici per tutta l’Unione (criterio di efficacia).

L’Unione Europea interviene nelle regioni in difficoltà attraverso i Fondi Strutturali e di coesione, agendo sulle cause del disequilibrio. In altre parole, questa politica non ha solamente carattere redistributivo, nel senso che trasferisce risorse dagli Stati e dalle Regioni più ricche verso quelle più povere, ma, soprattutto, ha una funzione di allocazione delle risorse che permette alle Regioni meno sviluppate di mantenere alto il livello di investimento in capitale fisico e umano per migliorare la loro competitività e il loro potenziale di crescita.

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1.

Quale impatto ha avuto la politica di coesione in Italia?

Capacity building: I Fondi Strutturali hanno avuto un impatto diretto sulle capacità amministrative; ad esempio, sulla capacità di pianificazione, strategia e gestione delle risorse. Il contributo dell’Unione Europea al processo di sviluppo si è espresso, in primo luogo, nel rafforzamento delle regole e l’innalzamento degli standard di gestione dell’Amministrazione Pubblica e nel miglioramento delle strutture della governance in Italia.

…continua

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1.

Quale impatto ha avuto la politica di coesione in Italia?

I Fondi Strutturali hanno promosso una dinamica di apprendimento che ha condotto allo sviluppo di capacità amministrative nelle regioni che hanno la gestione dei fondi. Lo sviluppo di tali capacità è stato istituzionalizzato in quei programmi con obiettivi maggiormente chiari.

2

Miglioramento della valutazione. Si sta sviluppando in Italia una cultura della valutazione con la creazione di unità di valutazione a livello nazionale e regionale. Questo processo si alimenta attraverso programmi più mirati e sistemi di implementazione di maggior qualità.

…continua

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1.

Quale impatto ha avuto la politica di coesione in Italia?

E’ stata raggiunta una maggiore rendicontabilità e trasparenza nel confronto con il passato.

4

Partenariato. Si è istituzionalizzato nei Comitati di Sorveglianza un nuovo approccio al partenariato con I soggetti locali e regionali socioeconomici.

5

La riserva di premialità dei Fondi Strutturali è stata rafforzata da risorse addizionali. E’ diventato un incentivo alla riforma amministrativa ed istituzionale

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L’ALLARGAMENTO

L’allargamento condurrà ad un ampliamento dei divari di sviluppo, ad uno spostamento verso est del problema delle disparità e ad una più difficile situazione occupazionale: i divari socioeconomici raddoppieranno e la media comunitaria del PIL per abitante si ridurrà del 12,5%.

Inoltre, l’Unione dovrà fronteggiare la più rapida ristrutturazione economica derivante dalla globalizzazione, l’ulteriore apertura dei mercati internazionali, la rivoluzione tecnologica, lo sviluppo dell’economia e della società della conoscenza, l’invecchiamento della popolazione e la crescita dei flussi migratori”.[Terzo Rapporto Coesione, pag. 20]

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L’ALLARGAMENTO

< 5050 - 7575 - 9090 - 100100 - 125>= 125Assenza dati

La nuova geografia delle disparità

PIL per abitante (2001),

Media UE = 100

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

“La conoscenza è il cuore della strategia di Lisbona. La generazione, la disseminazione e l’uso della conoscenza sono il mezzo attraverso cui le attività economiche operano e si sviluppano. Facilitare l’accesso alla finanza ed ai mercati, promuovere i servizi di supporto alla produzione, rafforzare i legami fra le imprese e le attività scientifiche, dotare le persone di delle giuste abilità attraverso l’istruzione e la formazione, incoraggiare l’adozione di nuove tecnologie ed incrementare gli investimenti in R&S sono tutti elementi chiave per migliorare il contesto produttivo e stimolare l’innovazione”.

[Terzo Rapporto Coesione, pag. 101].

il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005 ha formulato diverse raccomandazioni chiave sul rilancio della strategia di Lisbona. Si è trattato inoltre di un’importante occasione per la politica di coesione UE, con l’avallo esplicito al più alto livello politico, della sua importanza come strumento per realizzare la strategia di Lisbona.

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

La questione chiave è:

esiste compatibilità tra gli obiettivi della strategia di Lisbona e della politica di coesione europea?

Un recente studio (Thematic Evaluation of the Structural Funds’ Contributions to the Lisbon Strategy) ha messo in evidenza le similarità tra la strategia di Lisbona e le priorità di spesa della politica di coesione. L’analisi dimostra che il sostegno dei Fondi Strutturali alla Strategia è, di frequente, superiore al 50% nei programmi valutati.

Il grado di congruità sembra significativamente più alto nelle regioni relativamente più prospere mentre è più basso nelle regioni meno sviluppate.

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

Tuttavia esistono dei limiti su quello che le politiche di coesione possono fare per agevolare la strategia di Lisbona. Mentre i Fondi Strutturali possono giocare un ruolo di supporto agli obiettivi di Lisbona, occorre chiarire che essi dipendono in maniera importante dalle strategie nazionali di investimento pubblico e sulle procedure regolamentari (come, ad esempio, le riforme strutturali sul prodotto, sul capitale e sul mercato del lavoro).

Come indicano i rapporti della Commissione, la risposta degli Stati Membri in molte di queste aree è stata lenta e diseguale. (Searching for Consensus: The Debate on Reforming EU Cohesion Policy)

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

Integrazione tra obiettivi e strumenti della politica di coesione e l’agenda di Lisbona e Goteborg (Comunicazione al Consiglio europeo di primavera “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione – Il rilancio della strategia di Lisbona”, COM (2005) 24 del 2 febbraio 2005)

Commissione europea: Linee guida per la stesura dei Programmi nazionali di attuazione della nuova strategia di Lisbona (“Programmi Nazionali di riforma”) La Commissione europea, nel documento di lavoro adottato il 3 maggio 2005, ha stabilito il piano operativo per l'attuazione della rinnovata strategia di Lisbona. LO

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

Commissione europea- Terza relazione intermedia sulla coesione La terza relazione intermedia sulla coesione, adottata dalla Commissione europea il 17 maggio, scatta una fotografia delle regioni UE, mettendo a fuoco in particolare i profili dei salari, della produttività, dell’occupazione e riportando gli adeguamenti dei programmi di sviluppo degli stati membri dopo l’attività di valutazione intermedia. Il documento esplicita l’attuale situazione anche in riferimento alle proposte di regolamento della Commissione del luglio 2004 per la futura politica regionale nonché alle conclusioni del Consiglio di primavera del marzo 2005 per il rilancio della strategia di Lisbona.

DG Politica regionale - Un nuovo studio (Thematic Evaluation of the Structural Funds’ Contributions to the Lisbon Strategy) valuta il contributo dell’attuale generazione di programmi dei Fondi strutturali alla strategia di Lisbona nell’UE-15 (presentato nel febbraio 2005 e pubblicato sul sito Inforegio il 13 giugno 2005). Lo studio, realizzato dall’Istituto tecnologico danese per conto della DG Politica regionale, individua le sinergie e le complementarità tra i Fondi strutturali e la strategia di Lisbona, mostrando al contempo come promuovere tali sinergie e complementarità a livello regionale.

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INTEGRARE LE POLITICHE DI COESIONE E LA STRATEGIA DI LISBONA

(2007 – 2013)

Searching for Consensus: The Debate on Reforming EU Cohesion Policy Nelle loro conclusioni, gli autori attirano l’attenzione sul possibile conflitto tra la politica di coesione e gli obiettivi di Lisbona. Secondo il parere dei ricercatori dell’EPRC, la definizione delle priorità e la scelta tra un coordinamento «rigido» o «flessibile» in materia di programmazione rappresentano tematiche altrettanto importanti.

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I TRE OBIETTIVI E LE PROSPETTIVE FINANZIARIE

(2007 – 2013)

Le politiche di coesione si concentrano su tre obiettivi adottando un sistema più semplice di strumenti (FESR, FSE e Fondo di coesione)

Convergenza: sostenere lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro negli Stati Membri e nelle regioni meno sviluppate.

Competitività regionale e occupazione: anticipare e promuovere il cambiamento al di fuori delle regioni in ritardo di sviluppo.

Cooperazione territoriale ed europea: promuovere uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio dell’Unione.

[Reg. Gen. capp. II e III, artt. 3 – 7]LO SCENARIO

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I TRE OBIETTIVI E LE PROSPETTIVE FINANZIARIE

(2007 – 2013)

Stato dei negoziati europei sulle prospettive finanziarieil Regno Unito fa parte del cosiddetto “gruppo dei sei” (con Francia, Germania, Austria, Svezia e Olanda) che spinge per un ridimensionamento del bilancio comunitario all’1% ( pari a circa 815 mld di euro) del Prodotto interno lordo (PIL) comunitario in contrapposizione all’1,24 (1.022 mld di euro) proposto inizialmente dalla Commissione europea. Il Parlamento Ue, lo scorso 7 giugno ha adottato la relazione Böge che indica una soglia pari all’1,18% del PIL, mentre la ex presidenza di turno del semestre europeo, il Lussemburgo, nella sua ultima proposta si era attestata sull’1,06%

(fonte SUDNEWS giugno 2005)

L’incertezza sulle prospettive finanziarie rende ancora aleatorio il dibattito sui contenuti della riforma

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I TRE OBIETTIVI E LE PROSPETTIVE FINANZIARIE

(2007 – 2013)

Obiettivi Mld di euro % Variazioni rispetto al 1260/99

Convergenza 264,0 78,5

- Regioni della convergenza 177,8 67,3 Le regioni Obiettivo 1 disponevano di 127,5 mld di euro a prezzi 1999

- Regioni in ST 22,1 8,4 Le regioni in ST dell'Obiettivo 1 disponevano di 8,4 mld di euro a prezzi 1999

- Fondo di coesione 63,0 23,9

- Regioni ultraperiferiche 1,1 0,4

Competitività 57,9 17,2 Insieme, Ob. 2 e Ob. 3 disponevano di 46,5 mld di euro a prezzi 1999

- Regioni della competitività 48,3 83,4

- Regioni in phasing in 9,6 16,6

Cooperazione 13,2 3,9 Le IC disponevano di 10,4 mld di euro. INTERREG di 4,9 mld di euro

- Transfrontaliera 4,7 35,6

- Per la prossimità 1,6 12,1

- Transnazionale 6,3 47,7

- Reti di cooperazione 0,6 4,5

TOTALE 336,1 100,0 Le risorse del Reg 1260 erano pari a 195 mld di euro a prezzi 1999, escluso il FdC

Il Quadro Finanziario [RG titolo I cap. V]LO SCENARIO

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IL DESTINO DELLE REGIONI ITALIANE OGGI IN OBIETTIVO 1

(2007 – 2013)

Data l’evoluzione del PIL per abitante e tenendo conto del cosiddetto effetto statistico, la Sardegna dovrebbe uscire dall’attuale Obiettivo 1 mentre la Basilicata dovrebbe andare in phasing out

A pieno titolo nell’Obiettivo Convergenza: Calabria (68,1 su EUR 25), Campania (71,5), Puglia (71,3) e Sicilia (71,6).

In phasing out dall’Obiettivo Convergenza: Basilicata (77,3 su EUR 25 e 72,5 su EUR 15).

In phasing in nell’Obiettivo Competitività: Sardegna (83,4 su EUR 25 e 76,1 su EUR 15).

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IL DESTINO DELLE REGIONI ITALIANE OGGI IN OBIETTIVO 1

(2007 – 2013)

100,0

102,0

104,0

106,0

108,0

110,0

112,0

114,0

116,0

118,0

120,0

95 96 97 98 99 00 01 02 03

Indici UE 25 Indici Italia Indici Ob. 1

Crescita e convergenza delle regioni italiane dell’Obiettivo 1

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6. LA COSTRUZIONE DEL QUADRO STRATEGICO NAZIONALE

Il QSN sarà il prodotto di un complesso lavoro di interrelazione, negoziazione e confronto tra Regioni, Stato nazionale ed UE

Le basi procedimentali sono contenute nelle “Linee Guida per l’elaborazione del quadro Strategico Nazionale per la politica di coesione 2007-2013” elaborate in sede di Conferenza Unificata.

Linee Guida per l’elaborazione del quadro Strategico Nazionale per la politica di coesione 2007-2013

La Governance europea, un Libro Bianco - COM(2001) 428 Bruxelles, 5.8.2001

Costituzione per L’Europa

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7. IL RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLE REGIONI

E’ la stessa Unione Europea a promuovere un nuovo concetto di governance, che implica che le decisioni si formino sempre più con il concorrere di diversi attori interni all’Unione

Quale ruolo, dunque, dovranno giocare le Regioni italiane nel futuro dell’Unione? Quali saranno i luoghi dove si eserciterà il loro potere di intervento? E quale sarà, di conseguenza, il ruolo dello Stato nazionale e delle istituzioni europee?

Legge 5 giugno 2003, n. 131 (c.d. legge La Loggia)

Legge 4 febbraio 2005, n. 11 (c.d. legge Buttiglione)

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8. LA GOVERNANCE MULTILIVELLO

Questo modello di governance (sperimentato ormai in due cicli di programmazione dei fondi strutturali e che potremmo definire cooperativo e multilivello) incorpora alcuni degli elementi di innovazione che vengono da più parti proposti.

Per prima cosa, il concetto di “multilevel governance” descrive un sistema in cui lo Stato è immerso in un insieme di relazioni autoritative ed interazioni politiche tra una pluralità di soggetti. In questo assetto il livello nazionale è divenuto uno dei molteplici attori.

E’ necessario, dunque, ricollocare le competenze del livello nazionale: gli schemi procedurali propongono un ruolo di coordinamento/facilitazione, da parte del governo nazionale, rispetto al decision making che, nel processo di formazione degli strumenti di programmazione dei fondi strutturali in Italia, sembra aver funzionato.

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8. LA GOVERNANCE MULTILIVELLO

Inoltre, è importante sottolineare il nuovo ruolo che alla Conferenza Stato-Regioni è stato attribuito dalle leggi che negli ultimi anni sono state approvate e che la Conferenza ha efficacemente esercitato.

Oltre all’elaborazione delle Linee Guida, la Conferenza ha dato un significativo impulso alla dinamica istituzionale in atto per quanto riguarda la costruzione di una posizione nazionale in materia di politica di coesione e l’elaborazione degli strumenti di programmazione, ribadendo la competenza delle Regioni in ordine alla fase ascendente della costruzione della normativa comunitaria LO

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8. LA GOVERNANCE MULTILIVELLO

Resta il nodo della cosiddetta “partecipazione diretta” alla formazione della normativa comunitaria e, cioè, della possibilità per le Regioni di accedere a negoziazioni direttamente con la Commissione Europea. In realtà, non è detto che una siffatta attività, magari realizzata attraverso incontri bilaterali tra Regione e Commissione, porti a risultati migliori rispetto ad un confronto con il proprio Stato nazionale che produca, invece, una posizione unitaria e condivisa all’interno di un unico documento programmatico

http://www.governo.it/Conferenze/c_stato_regioni/index.html LO SCENARIO

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9. RAFFORZARE LA CAPACITA’ ISTITUZIONALE

Le Regioni e le Autonomie locali devono rafforzare le proprie capacità istituzionali se vogliono migliorare la programmazione e l’attuazione delle politiche comunitarie

La partita si gioca non tanto sui luoghi dove le Regioni debbono esercitare la loro pressione, quanto piuttosto sulle competenze sulle quali possono contare per organizzare e promuovere una propria strategia di policy a livello europeo.

In effetti, le Regioni devono rafforzare le proprie capacità istituzionali se vogliono migliorare la programmazione e l’attuazione delle politiche comunitarie, cooperando anche tra di loro e facendo pressione sui rispettivi Stati membri e sull’Unione per incrementare il proprio grado di coinvolgimento nella governance europea

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BIBLIOGRAFIA

Esposito M., Dal Libro Bianco sulla governance europea alla Convenzione sul futuro dell’Europa: il Comitato delle Regioni e le sue componenti, Le Istituzioni del Federalismo, 2004

Bancod S., L’avvenire dell’Europa con le Regioni, in Funzione Pubblica: rivista quadrimestrale, 11, 1 - 2005

Festa R., Le Regioni nell’Unione Europea: dal Trattato di Maastricht al progetto di Trattato costituzionale in Amministrare / a.XXXV, n.1 aprile 2005,

Mazzoleni M., Le Regioni nel decision making europeo secondo il progetto della Convenzione: continuità o cambiamento, Le Istituzioni del Federalismo, 2004

…continua

9. RAFFORZARE LA CAPACITA’ ISTITUZIONALE

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BIBLIOGRAFIA

Bobbio L., I Governi locali nelle democrazie contemporanee, Milano, 2004, Ed. Laterza & Figli

Larat F., Le Regioni nel sistema di multilevel governance. Adattare e trasformare la governance e le sue sfide, Le Istituzioni del Federalismo, 2004

 La programmazione nazionale dei Fondi strutturali per il periodo 2000-2006, a cura di EuroPA, Formez - http://europa.formez.it/

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