IL RUOLO DELLA FOTO AEREA STORICA NELLO STUDIO DEL...

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1 IL RUOLO DELLA FOTO AEREA STORICA NELLO STUDIO DEL PAESAGGIO ANTICO Elaborazione digitale delle immagini, G.I.S., fotogrammetria. Il supporto della tecnologia informatica alla foto interpretazione tradizionale. Indice Abstract 1. Gli obiettivi 2. La scelta dell’area campione 3. Metodologia e strumenti 3.1. Il dato informatico 3.2. Il reperimento del materiale. Le aereofototeche e le collezioni private 3.3. L’integrazione con il dato storico 3.4. Il paesaggio pluristratificato. Tracce e anomalie come “fossili guida” dei paesaggi antichi 3.4. 1 Schedatura per tracce e anomalie 3.5 Caratteristiche ambientali e geologiche. Il grado di permeabilità e di fessurazione dei suoli 3.6 Modelli predittivi del paesaggio. Rappresentazione grafica delle anomalie e tridimensionalità 4. I tempi del progetto Bibliografia

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IL RUOLO DELLA FOTO AEREA STORICA NELLO STUDIO DEL PAESAGGIO ANTICO

Elaborazione digitale delle immagini, G.I.S., fotogrammetria. Il supporto della tecnologia informatica

alla foto interpretazione tradizionale. Indice Abstract

1. Gli obiettivi

2. La scelta dell’area campione

3. Metodologia e strumenti

3.1. Il dato informatico

3.2. Il reperimento del materiale. Le aereofototeche e le collezioni private

3.3. L’integrazione con il dato storico

3.4. Il paesaggio pluristratificato. Tracce e anomalie come “fossili guida” dei paesaggi antichi

3.4. 1 Schedatura per tracce e anomalie

3.5 Caratteristiche ambientali e geologiche. Il grado di permeabilità e di fessurazione dei suoli

3.6 Modelli predittivi del paesaggio. Rappresentazione grafica delle anomalie e tridimensionalità

4. I tempi del progetto

Bibliografia

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Premessa

La foto interpretazione, per usare le parole di Giulio Schmiedt, non va confusa con la lettura della

fotografia aerea poiché non si tratta di una semplice osservazione, ma di un vero e proprio processo

intellettuale di analisi e di sintesi, che attraverso l’identificazione di elementi visibili, consente di

dedurre alcuni aspetti di “ciò che non si può vedere”1. La fotografia aerea, prosegue Schmiedt, è un

documento ricco di dati ma muto. Per farla parlare occorre avere un quadro completo del territorio sia

dal punto di vista storico - topografico sia geomorfologico. La figura dello studioso - aviatore

costituisce ancora oggi una pietra miliare per la foto interpretazione poiché getta le basi2, per un

approccio sistematico alla fotografia aerea, letta come un vero e proprio documento e quindi in grado di

descrivere ogni aspetto del paesaggio raffigurato. Ma la situazione osservata al momento, attraverso gli

occhi di un foto interprete, può essere decifrata e scomposta in una serie di realtà nascoste appartenenti

ad epoche diverse e visibili solo attraverso l’interpretazione dei “segni” lasciati sul territorio nel corso

del tempo. Del resto l’interpretazione di questi “segni” non va ridotta alla redazione di una fredda

planimetria delle tracce osservate3, ma occorre dare un senso alle informazioni ottenute attraverso la

ricostruzione diacronica di tutto quello che oggi è ancora osservabile dei paesaggi antichi. Il ricorso alla

foto aerea, in funzione dell’analisi storico - archeologica del paesaggio, ha ormai alle spalle una

consistente e documentata tradizione. Se per lo studio del territorio centuriato non mancano esperienze

anche italiane4,meno produttivo sembra essere il settore dedicato alla ricerca delle sopravvivenze

lasciate sul paesaggio attuale dall’organizzazione delle campagne nel medioevo. L’esperienza di

Hoskins: The making of english landscapes costituisce un buon esempio da cui partire5. I risultati

ottenuti nell’ambito della tesi di laurea, rappresentano solo un piccolo passo verso un tipo di ricerca

impostata secondo tali canoni6. Non è una novità del resto, che lo studio di aree boschive, dove gli

1 Schmiedt, 1965, pp. 24 - 30 2 Schmiedt G., Recenti applicazioni della fotografia aerea in ricerche di Topografia Antica e Medioevale, in “Atti dell’Accademia Petrarca di Arezzo”, n.s. XXXVIII, 1965-1967; Schmiedt G., Contributo della foto-interpretazione alla ricostruzione del paesaggio agrario alto-medioevale in Italia, in “Atti della XV settimana di studi del centro italiano di studi sull’alto medioevo”, Spoleto 1965; Si veda anche: Alvisi G., Gli abitati medievali. Studi e ricerche per mezzo della fotografia aerea, Roma 1979. Schmiedt, Contributo della foto-interpretazione alla ricostruzione del paesaggio agrario altomedievale, in Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, XIII: Agricoltura e mondo rurale in Occidente nell’Alto Medioevo, Spoleto 1966, pp. 773-837 3 Attolini, Di Maria, La Motta, 1990, pp. 133 - 136 4 Adamesteanu D., La fotografia aerea e le vie di Magna Grecia, in “Atti del secondo convegno di studi sulla Magna Grecia”, Taranto 1963. Castagnoli F., Contributi della fotografia aerea agli studi di Topografia Antica in Italia, in “Atti del Settimo Congresso Internazionale di Archeologia Classica”, Roma 1961. Castagnoli F., Esplorazione aerea, in Enciclopedia Arte Antica, III; Castagnoli F., La prospezione aerea negli studi di topografia antica, in “Quaderni de la Ricerca Scientifica”, 1969; Gasparri D., La fotointerpretazione archeologica nella ricerca storico-topografica sui territori di Pontecagnano, Paestum e Velia, in AION, XI, 1989, pp. 253-273; Schmiedt G., Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia, parte III, la centuriazione, Firenze 1974, Tavole I-II (Metaponto); 5 Hoskins, 1977 6 Caprasecca A., Foto interpretazione del comune di Radicofani, in Botarelli L. (a cura di ), “Carta Archeologica della provincia di

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insediamenti sepolti sono evidenziati morfologicamente dalla vegetazione arborea che li ricopre,

produca risultati più che apprezzabili. La verifica a terra è stata determinante sopratutto quando

praticata in maniera sistematica, con l’impiego di shovel tests oppure attraverso il rinvenimento di

opere murarie o crolli ancora affioranti, depositi messi in luce dall’apertura di viottoli, tagli artificiali,

alberi sradicati7. L’impiego delle foto aeree verticali, unito allo studio delle fonti, ha contribuito alla

comprensione di alcune problematiche insediative del medioevo, legate soprattutto a fenomeni di

accentramento, sia nel caso di modelli pre-castrensi che d’incastellamento, così da poter rapportare i

luoghi nominati nei documenti del monastero di S. Salvatore al monte Amiata, a qualcosa di concreto

in termini d’insediamento. L’impiego della foto aerea storica è per eccellenza il miglior modo per

individuare gli elementi caratterizzanti del paesaggio, ma la gamma delle informazioni riguarderà

anche i documenti e le mappe catastali, non ultima l’acquisizione del dato archeologico a conferma di

quanto osservato dalla foto. La verifica puntuale di tracce e anomalie vedrà, accanto al metodo di

ricognizione tradizionale, l’impiego di tecnologie Gps. La foto aerea e le indagini mirate non saranno

esaustive al fine della comprensione delle dinamiche insediative ma porteranno nuovi contributi allo

studio dell’evoluzione del paesaggio, coadiuvando il dato storico nella comprensione dei rapporti

esistenti tra i punti cardine della maglia insediativa e l’organizzazione del territorio, soprattutto in

ambito rurale. La sovrapposizione di voli, realizzati in epoche diverse, renderà possibile la valutazione

delle trasformazioni territoriali causate da fenomeni naturali e/o antropici. Il confronto con altre fonti

come la cartografia storica o i documenti, permetterà di sperimentare le potenzialità e le problematiche

della foto interpretazione tradizionale attraverso le moderne elaborazioni in ambiente GIS. La lettura

delle foto aeree si avvarrà di visualizzazioni multi livello, dalle quali sarà possibile leggere in chiave

diacronica il susseguirsi dei segni lasciati sul paesaggio pluristratificato. Oltre al controllo a terra, che

consideriamo l’unico elemento convalidante per l’interpretazione delle foto fatta a tavolino, l’impiego

della tridimensionalità potrà sicuramente contribuire alla percezione di morfo - strutture antropiche8

visibili come elementi di discontinuità nella normale realtà del paesaggio attuale. Le visualizzazioni

3D, realizzate con DTM ottenuti da restituzioni fotogrammetriche o da cartografia vettoriale,

interesseranno diverse basi fotografiche eseguite a distanza di anni e permetteranno una migliore

comprensione di fenomeni legati all’erosione e la scomparsa di alcuni siti archeologici.

L’area campione è inquadrabile entro i limiti amministrativi dei comuni di Sorano e Pitigliano, per la

provincia di Grosseto e di Valentano, Latera e Piansano, per la provincia Viterbo.

Siena.Il comune di Radicofani”, c. s. 7 Valenti, 1999, pp. 10 - 11 8 Forte pp. 95 - 141

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L’indagine interesserà anche una porzione della così detta “area dei tufi”, un comprensorio vasto e

articolato dal fiume Fiora fino al Tevere, caratterizzato da formazioni vulcaniche recenti che hanno

dato origine ad un territorio costituito da altipiani di modeste altezze, ma ben difesi naturalmente

perché divisi da profondi canaloni scavati dall’impetuosità delle acque nel corso dei secoli. Questo tipo

di formazione geologica ha facilitato l’insediarsi di siti d’altura in tutte le epoche storiche. Tra i motivi

principali che hanno determinato la scelta dell’area vi è sicuramente la ricchezza di materiale sia

documentario sia fotografico. La disponibilità del Centro di Catalogazione per i Beni Culturali e

dell’Agenzia del Territorio della provincia di Viterbo ha reso possibile la fruizione del supporto

informatico del S.I.T e la visione di foto aeree storiche realizzate a partire dagli anni 30 - 40

Un ulteriore punto a favore è rappresentato dalle carte amiatine. Entro l’area campione si trova infatti

uno dei maggiori gruppi di possedimenti dell’abbazia di San Salvatore, dislocati tra bassa Toscana e

Alto Lazio9. La possibilità di confronto con altre fonti edite come il Cronichon Farfense e la verifica

della provenienza dei testimoni registrati nei documenti, ha permesso il riposizionamento topografico

con minor margine di errore per alcune delle unità insediative citate10.

9 Kurze 1994, pp. 159 – 186; 10 Alcune località citate nei documenti amiatini sono riportate anche nelle pergamene dell’Abbazia di Farfa; Cfr. Balzani U. (a cura di) Il Cronichon Farfense di Gregorio di Catino, 1903, Fonti per la storia d’Italia, 33 – 34, Roma; Callise C. 1894, Documenti del Monastero di S. Salvatore sul Monte Amiata riguardanti il territorio romano (secoli VIII – XII). A cura della R. Società Romana, Roma;; Raspi Serra J., Laganara Fabiano C. (a cura di) 1987, Economia e territorio. Il patrimonium Beati Petri nella Tuscia, Napoli ; In particolare per l’area laziale si veda: Del Lungo S. Presenze abbaziali nell’alto Lazio. San Salvatore al Monte Amiata e le sue relazioni con l’Abbazia di Farfa

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1. Gli obiettivi

Questo studio vuole proporre la sperimentazione e la valutazione delle più attuali metodologie di

ricerca associate alla foto interpretazione tradizionale. In particolare l’impiego di tecnologie

informatiche e di strumenti propri di altri ambiti disciplinari, come gli studi storico - geografici,

contribuiranno alla ricostruzione diacronica del paesaggio pluristratificato, attraverso l’individuazione

dei suoi “segni” caratterizzanti.

L’analisi - lettura di foto aeree storiche sarà associata alla lettura delle mappe catastali e al confronto

con i documenti d’archivio, utili soprattutto per il periodo medioevale. Per le fasi storiche più antiche si

pensa di impiegare strategie volte soprattutto alla ricerca di informazioni deducibili dalla foto aerea,

come ad esempio le analisi metrico - valutative delle tracce da centuriazione sviluppate attraverso una

piattaforma Gis, con rappresentazioni di griglie vettoriali.

Il motivo di questa scelta nasce dal desiderio di valutare la potenzialità informativa del documento

fotografico, nel momento in cui, il semplice dato interpretativo, viene incrementato dallo strumento

informatico.

Il progetto seguirà dunque due linee di lavoro. La prima, d’impostazione prettamente tradizionale,

riguarderà un approccio alla foto aerea organizzato sul sistema classico: lettura e interpretazione di

tracce e anomalie, visibili mediante stereoscopia e successivi raffronti su altri voli più recenti. La

registrazione delle tracce non interesserà soltanto le evidenze indiscutibilmente rilevanti, ma riguarderà

anche la catalogazione di “segni” di permanenza riconoscibili attraverso testimonianze meno lampanti.

Per questo si presterà attenzione alle divisioni dei campi, ai terrazzamenti, alla viabilità, in modo da

costruire l’ossatura del paesaggio sulla quale si andranno a collocare i potenziali insediamenti

individuabili da tracce e anomalie. La “ricognizione aereofotografica” avverrà in maniera sistematica

ma terrà conto di tutte le informazioni, soprattutto di carattere storico - archeologico, che a nostro

avviso sono indispensabili per una corretta interpretazione dei segni lasciati sul territorio. Il G.I.S. in un

primo momento svolgerà un ruolo di supporto all’acquisizione e all’informatizzazione di tutti i dati,

poiché si provvederà alla georeferenziazione di tutte le anomalie riscontrate e all’integrazione di queste

entro i sistemi cartografici. Successivamente si dedicherà attenzione alla valutazione e misurazione

delle evidenze poiché l’analisi metrica non deve essere assolutamente trascurata.

Durante questa fase, al semplice dato cartografico, saranno aggiunte informazioni di carattere storico –

topografico, desunte dai documenti e dai catasti. La verifica delle tracce concluderà la fase analitica. Il

metodo della ricognizione tradizionale sarà affiancato dall’impiego di tecnologie di georeferenziazione

(Secoli VIII - XII), 2001

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satellitare (G.p.s.) ed eventualmente prospezioni geofisiche.

La seconda fase, di sintesi, sarà dedicata all’elaborazione dei dati attraverso un approccio multi

metodologico che vedrà impegnate le ultime esperienze in ambito G.I.S. per l’elaborazione delle foto

aeree, spaziando dal trattamento delle immagini fino alle visualizzazioni tridimensionali.

Una volta individuata la serie di evidenze caratterizzanti, il territorio campione sarà diviso in aree da

identificare come potenziali “paesaggi fossili” ai quali saranno assegnati valori corrispondenti ad un

diverso grado di conservazione in base all’attendibilità ottenuta con la verifica a terra. La

visualizzazione multi livello dei dati ottenuti servirà alla ricostruzione ipotetica dei vari sistemi di

paesaggio. Le visualizzazioni tridimensionali, permetteranno anche una migliore valutazione

dell’impatto che eventi naturali e antropici hanno avuto nel corso del tempo sull’erosione dei suoli,

causando spesso la quasi totale scomparsa dei siti archeologici. Non mancheranno alcune applicazioni

di analisi spaziale, che completeranno la visione d’insieme, facilitando la risoluzione di alcuni

interrogativi soprattutto di carattere storiografico, che emergeranno nel corso della ricerca.

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2. La scelta dell’area campione

La zona che sarà interessata dalla ricerca è posta a cavallo tra Lazio e Toscana, entro le province di

Grosseto e Viterbo. Per la provincia di Grosseto saranno indagati i comuni di Sorano e Pitigliano.

Per la provincia di Viterbo: Valentano, Latera e Piansano.

Tale scelta è stata indubbiamente condizionata dall’inconsueta disponibilità di materiale sia

documentario sia fotografico. Un’accurata ricerca di archivio ha permesso il reperimento di materiale

inedito relativo agli anni 30 - 40, realizzato per l’aggiornamento del catasto della provincia di Viterbo e

che interessa marginalmente anche alcuni comuni della provincia di Grosseto. Non mancano riprese

aeree più recenti realizzate negli anni ’80, con copertura parziale del territorio, fino ad arrivare ai voli

digitali 1996 - 2000, disponibili anche a colori. Per l’area toscana il lavoro sarà svolto in parallelo con

l’ampliamento della banca dati dell’atlante A.s.f.a.t., iniziando quindi con la georeferenziazione e la

schedatura delle anomalie precedentemente individuate dal primo censimento effettuato da Marcello

Cosci. L’archivio verrà incrementato con eventuali nuove evidenze riconosciute dalla analisi - lettura

delle foto aeree realizzata su tutti i voli disponibili. La zona presenta, inoltre, una discreta difformità

geomorfologica con una conseguente diversità nel grado di erosione, di umidità e di porosità. Si tratta

di tutti elementi validi ai fini dell’analisi valutativa del potenziale informativo della foto aerea. Lo

spartiacque tra Albegna e Fiora, presenta caratteristiche associabili al sistema di rilievi

dell’antiappennino11, costituito una serie di colline che non superano i mille metri, con l’eccezione del

monta Amiata. A questa situazione si contrappone l’altra zona situata sulla sponda est del fiume Fiora,

la così detta area dei tufi, caratterizzata da lunghi e ripidi costoni intervallati da valli profonde. Le

“forre,” scavate dai fiumi sui tufi del vulcanesimo vulsino, conferiscono un singolare aspetto al

territorio. Queste vere e proprie roccaforti naturali hanno incoraggiato in tutte le epoche storiche

l’instaurarsi di insediamenti d’altura e di fortificazioni. L’estrema difformità geologica lascia supporre

l’esistenza di sviluppi insediativi disomogenei, laddove oltre al fattore storico, anche l’elemento

topografico potrebbe aver influito, anche se non in maniera determinante, sulla scelta delle aree

d’insediamento e sulla organizzazione degli stessi abitati12.

11 Rossi, Merendi, Vinci, 1944, p. 70; p. 106 12 Già Giulio Schmiedt, rilevava l’estrema complessità geomorfologica della Tuscia compresa tra Lazio e Toscana: “la parte meridionale è costituita da terreni tufacei divisi da una serie molto raffittita di valli e vallecole.... quella settentrionale in parte collinare o montuosa, presenta valli molto distanziate e caratteristiche litologiche diverse (rilievi argillosi - sabbiosi, calcarei etc”; Cfr. Kurze– Citter, pp. 159 – 186

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3. Metodologia e strumenti

3.1. Il dato informatico

La possibilità di lavorare con due diverse realtà regionali ha permesso di usufruire di una maggior

quantità di dati. Questo, se in un primo momento ha portato qualche difficoltà, in particolare per i

sistemi di riferimento cartografico, in seguito si è rivelato di estrema utilità per la disponibilità di

materiale soprattutto relativo a ortofotocarte e foto aeree storiche che, trovandosi in prossimità del

confine regionale, coprono anche parte delle zone circostanti integrandosi a vicenda. Per la cartografia

tematica e tecnica utilizzata si riporta di seguito l’elenco dei formati disponibili

.

Provincia di Grosseto

Cartografia Tecnica

Carta tecnica regionale scala 1:10000 formato vettoriale

Carta IGM scala 1:25000 formato raster

Cartografia Tematica

Carta dell’uso del suolo (Corine scala 1:100.000)

Carta dell’erosione dei suoli

Carta geologica scala 1:100.000

Rete idrografica

Viabilità

Ortofoto digitali formato b/n 1996

Curve di livello in formato vettoriale

Provincia di Viterbo

Cartografia Storica

Catasto Gregoriano 1817 (scala 1:8000) e Catasto della delegazione pontificia della città di Viterbo

1855 - 1869

Cartografia Tecnica

Carta tecnica catastale scala 1:2000 formato vettoriale

Carta tecnica regionale scala 1: 5000 formato vettoriale

Griglia di punti quotati formato ascii

Carta tecnica regionale scala 1:10000 formato vettoriale

Carta IGM scala 1:25000 formato raster

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Cartografia Tematica

Carta dell’uso del suolo (Corine scala 1:100.000)

Carta geologica scala 1:100.000

Carta del grado di porosità

Carta dell’erosione dei suoli

Rete idrografica

Viabilità

Ortofoto digitali formato b/n 1996

Ortofoto digitali colori 2000

Curve di livello con equidistanza di 10m in formato vettoriale.

Curve di livello con equidistanza di 50m in formato vettoriale.

Curve di livello con equidistanza di 100m in formato vettoriale.

3.2. Il reperimento del materiale

Le aereofototeche e le collezioni private

Un elemento fondamentale, di cui tener conto per la programmazione della foto interpretazione di un

territorio, è la qualità del materiale purtroppo sempre vincolato al non facile reperimento. La

disponibilità del materiale è troppo spesso legata alle pubbliche aereofototeche, non considerando che

in passato la scarsa stima del valore documentario ha portato ad un’errata conservazione quando non

alla perdita d’importanti collezioni storiche, unica testimonianza obiettiva delle diverse realtà

territoriali. Proprio alla ricerca in archivi privati e alternativi alle realtà già note si è rivolta la nostra

attenzione. Il problema più frequente per i voli storici, conservati in archivi privati o periferici, è la

mancanza di un’inventariazione con il conseguente rischio di perdita d’informazioni. La migliore

opportunità che si possa presentare ad un fotointerprete che si appresta all’analisi del paesaggio antico

è la disponibilità di foto “storiche” a scala piccola e di buona qualità, precedenti le epoche dei grandi

sconvolgimenti agricoli. Dopo l’esperienza positiva della foto interpretazione del comprensorio

amiatino, ci si è chiesti se ad un impiego di materiale qualitativamente superiore possa corrispondere

un migliore risultato in termini di quantitativi e qualitativi. L’insolita disponibilità di materiale

aereofotografico realizzato tra gli anni ’30 - ’40 ha sicuramente condizionato la scelta dell’area

campione.

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Riprese aeree disponibili per la provincia di Grosseto

Volo R.A.F. 1944 -45

Volo Eira 1975 - 76

Voli regionali 1980 - 85

Ortofoto digitali formato b/n 1996

Riprese aeree disponibili per la provincia di Viterbo

Volo Aerofotogrammetrico 1934 - 35

Volo R.A.F. 1944 -45

Voli regionali 1980 - 85

Ortofoto digitali 2002 formato RGB

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3.3. L’integrazione con il dato storico

Le divisioni agrarie d’età classica, com’è ormai noto, lasciano tracce piuttosto chiare sui paesaggi

attuali che, quando ben conservate, sono facilmente valutabili attraverso studi e calcoli metrici

appropriati. Meno chiara invece si presenta la situazione per il periodo medioevale. Le informazioni

deducibili dai documenti, per quanto dettagliate, non presentano grande utilità ai fini della ricostruzione

del paesaggio. Questo perché, se le pergamene da un lato riportano fedelmente le dimensioni delle

particelle agricole, le misure dei campi, i confini delle proprietà, dall’altro si tratta di dati incompleti

poiché, ad esempio, non siamo in grado di determinare la logica della pianificazione, né tanto meno di

stabilire una metodologia d’indagine appropriata. La foto aerea, integrata alla verifica sul campo, può

essere un valido contributo all’identificazione dei “relitti” di paesaggi antichi, attraverso l’analisi di

morfologie anomale ed elementi divisori, permettendo di scoprire se non i dettagli almeno l’ossatura

del paesaggio antico e quindi la suddivisione tra spazi insediati e spazi coltivati. Di grande aiuto può

essere sicuramente la consultazione della cartografia storica nella speranza che, ancor più della foto

aerea, vi siano conservate alcune delle caratteristiche dell’organizzazione agraria del periodo

medievale, se non nel dettaglio almeno nella vocazione del suolo. In ogni modo va tenuto presente il

grado d’attendibilità delle carte per le ipotesi su antichi assetti territoriali considerando che anche il

catasto, come del resto la foto aerea, riporta fedelmente la situazione del territorio coeva alla sua

realizzazione. Di particolare interesse sembra essere il confronto tra carta della vegetazione attuale e le

“classi” del Catasto Leopoldino, soprattutto per la valutazione delle trasformazioni del suolo avvenute

negli ultimi secoli. La ricostruzione dell’uso del suolo in antico presenta una grande utilità poiché

costituisce una fonte aggiuntiva che agisce da “filtro” nell’analisi predittiva della foto aerea,

permettendo di selezionare porzioni di paesaggio, fortemente modificate perché caratterizzate da

violento impatto antropico, oppure zone incontaminate scarsamente antropizzate che hanno conservato,

almeno negli ultimi secoli, un assetto pressoché immutato13.

Del resto le parcellizzazioni, così come le suddivisioni agrarie rappresentate da allineamenti ortogonali,

non possono essere ricondotte con troppa facilità neppure all’epoca romana. Ad oggi non siamo

purtroppo in possesso di elementi utili per un’assoluta chiarificazione del problema. Non conosciamo

ad esempio le implicazioni esistenti tra il nuovo assetto agrario medioevale e la precedente

13 Rocchini, Chiarucci, 2001, pp. 24 - 26

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pianificazione romana14.

Non siamo in grado di percepire visivamente le tracce che le parcellizzazioni hanno lasciato sul

paesaggio e in che modo, i vari organismi quali le curtes, i vici, le sortes e i mansi, vi fossero inseriti.

Vanno poi considerate anche le nuove occupazioni del contado avvenute a partire dal XIII secolo con

documentati interventi di bonifiche e terrazzamenti15. E ancora: i segni ortogonali oggi visibili

potrebbero essere i risultati delle ultime bonifiche realizzate tra XVII e XIX secolo? S’intuisce quindi

che, per leggere “gli allineamenti dei campi”, occorre avere a disposizione una sorta di “filtro” in grado

di eliminare le incongruenze. Un’analisi diacronica del paesaggio attraverso la foto aerea e confronto

con cartografia storica unita all’elaborazione del dato su piattaforma GIS, fanno sperare ad un primo

passo verso una risoluzione del problema.

14 Saggioro, Macassola, 1999, pp. 279-297 15 Stopani, Bazzecchi 1999, pp. 13 - 50; Cfr. Pazzagli 1940, pp. 13 - 50

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3.4. Il paesaggio pluristratificato

Tracce e anomalie come “fossili guida” dei paesaggi antichi

L’approccio analitico sarà strutturato in due momenti diversi. Un primo sguardo globale sarà volto

all’individuazione di “macro evidenze” quali possono essere ad esempio le tracce di parcellizzazioni, di

terrazzamenti e di viabilità. Un secondo momento sarà caratterizzato da uno “zoom” di dettaglio volto

all’individuazione puntuale di tracce e anomalie. Queste due fasi saranno in sinergia tra loro, nel senso

che sarà indispensabile il collegamento tra un’analisi del territorio su macro scala e una successiva

visione, volta all’individuazione di insediamenti e dei loro rapporti più o meno diretti con il paesaggio.

Da questo tipo d’impostazione è auspicabile ottenere una ricostruzione abbastanza dettagliata dei

paesaggi antichi, cercando di far luce almeno in parte su gli elementi chiave delle maglie insediative

che hanno segnato il paesaggio nel corso delle varie epoche storiche, lasciando ancora oggi tracce

chiare e ben interpretabili. Attualmente non esiste una metodologia valida o uno standard da seguire per

identificare gli elementi chiave che permettono di stabilire la storicità di un paesaggio. I lavori del

Countryside Council of Wales o del Welsh Archaeological Trusts, suggeriscono che considerare le

evidenze storiche del paesaggio come una serie di temi sovrapposti potrebbe essere un buon punto di

partenza. L’esperienza del villaggio di Morfa o di Aberdeenshire, rappresentano un ottimo

suggerimento per la nostra ricerca16. Le divisioni dei campi fatte con viottoli, siepi e terrapieni,

potrebbero rivelarsi un elemento identificabile anche sul suolo italiano.

Una volta individuata la serie di evidenze caratterizzanti, il territorio campione sarà diviso in aree alle

quali saranno assegnate dei valori di conservazione. I relitti di paesaggi antichi potrebbero essere

riconoscibili in aree marginali, fuori dalle modifiche di 18 - 19° secolo, fuori dall’impatto devastante

dell’industrializzazione, delle strade e dell’edilizia. Tutto ciò tenendo però presente che ogni paesaggio

è da considerarsi “storico” e che molteplici sono le evidenze storico - archeologiche che possono

aiutare a comprenderne e a scriverne l’evoluzione. Per questo saranno considerate anche le

trasformazioni avvenute sul paesaggio in epoca post-medievale e moderna. Da un rapido confronto tra

un volo storico e una recente ripresa aerea il cambiamento avvenuto sul paesaggio e il grado di

urbanizzazione che ha interessato le zone immediatamente adiacenti ai centri abitati, costituiscono

un’evidenza innegabile. La ricognizione mirata, soprattutto in questo caso, si rivela assolutamente

necessaria.

16 Anderton, 2001, PP. 11 - 15; Palmer, 2001, pp. 7 - 10

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3.4. 1 Schedatura per tracce e anomalie

La convenienza di usufruire di un archivio DBMS sta nell'avere a disposizione una struttura aperta e in

continua mutazione17. Già nel corso della tesi di laurea si è manifestata la necessità di implementare

l’elenco delle definizioni di tracce e anomalie, con nuove voci più dettagliate poiché la classificazione

di base, per quanto inequivocabile, richiede un adattamento alla specificità del territorio indagato.

Spesso, infatti, le varie anomalie e tracce pur inquadrabili nelle categorie già note, presentano nella loro

foggia alcune sfumature in genere causate dalle caratteristiche geologiche, vegetazionali e geografiche

dei luoghi dove sono localizzate. In altri casi invece la necessità di aumentare il numero delle

definizioni di dettaglio è determinata esclusivamente dalla quantità di evidenze riscontrate che

presentano una casistica sempre più ampia e mutevole. Ciò si è verificato in concomitanza del lavoro di

catalogazione e georeferenziazione delle anomalie A.s.f.a.t, tuttora in corso di svolgimento18. L’attività

di catalogazione ha reso possibile visionare una discreta quantità di tracce e anomalie e

conseguentemente prendere atto di un buon numero di elementi da inquadrare in categorie nuove.

.

17 Fronza, 2000; pp. 125-137 18 Il progetto è in corso di svolgimento da parte del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) (Corso in Conservazione, Comunicazione e Gestione dei Beni Archeologici, sede di Grosseto). Direzione scientifica Prof. R. Francovich. Coordinamento e sviluppo Dr. S. Campana.

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3.5 Caratteristiche ambientali e geologiche

Il grado di permeabilità e di fessurazione dei suoli

La permeabilità del suolo indica la quantità d’acqua che defluisce nell’unità di tempo da un volume

noto di terreno. Dipende dalla tessitura, dalla struttura (in altre parole da come sono legati tra loro

sabbia, limo, ghiaia) e dalla disposizione dei pori nel terreno. Quando un terreno è troppo permeabile

l’acqua non viene trattenuta e penetra in profondità. Un’elevata permeabilità può favorire

l’individuazione di tracce con un più elevato potenziale archeologico. Se l’acqua, tende facilmente a

penetrare nel sottosuolo, il permanere di chiazze di umidità sulla superficie risulta sicuramente anomalo

e suggerisce la presenza di strutture sotterranee di consistenza diversa e quindi meno permeabili che in

qualche modo trattengono l’acqua più a lungo. Di contro, se un terreno ha un basso grado di porosità

(in genere accade con i terreni di consistenza compatta, cioè tutti i depositi argillosi), la possibilità che

le evidenze positive o negative riscontrate contengano testimonianze di carattere archeologico si riduce

fortemente, poiché la tessitura stessa del suolo tende a favorire il formarsi di tracce di colore diverso

visibili dalla foto aerea che con troppa facilità fanno cadere in errore. Il confronto tra distribuzione

delle anomalie e carta del grado di permeabilità dei suoli può essere un valido aiuto per una valutazione

aprioristica del potenziale archeologico delle evidenze registrate. La scala prevede una graduatoria di 5

livelli di permeabilità, stabiliti sulla base della consistenza delle componenti litologiche del terreno. Il

più alto grado di porosità è rappresentato dai terreni a prevalente consistenza calcarea o dalle sabbie dei

litorali marini e lacustri. Il grado medio alto è assegnato a tutti suoli con tessitura poco compatta quali

possono essere ad esempio depositi sabbiosi e aree vulcaniche a chimismo acido o depositi alluvionali

di consistenza limno - sabbiosa. Il grado medio appartiene a tutte le sabbie cementate e i conglomerati

in genere. Il grado più basso è attribuito ai terreni di consistenza estremamente compatta quali le

argille, i flysch, i terreni palustri. L’area campione appartiene al sistema di paesaggio dei piani tufacei

al quale si ricollegano anche i rilievi laziali e sembra essere soggetta ad una erosione del suolo, che

varia da scarsa a media, con un grado di urbanizzazione stabile al 2%19.

19 Rossi, Merendi, Vinci, 1994, p. 70; p. 106

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3.6 Modelli predittivi del paesaggio

Rappresentazione grafica delle anomalie e tridimensionalità

Spesso al momento della digitalizzazione la mancanza della tridimensionalità visibile allo stereoscopio

rende disagevole la comprensione e l’interpretazione delle tracce individuate dal fotointerprete. A

quest’inconveniente vengono in aiuto le visualizzazioni tridimensionali con le quali è possibile

interpolare la foto aerea georeferenziata.20La tridimensionalità può essere applicata, ad esempio nelle

morfologie d'altura, per l’osservazione di altopiani e linee di massima pendenza per il deflusso delle

acque e quindi, in sostanza, la logica pianificatrice di alcuni complessi terrazzati. Nel nostro caso le

foto aeree sono state interpolate con architetture vettoriali del tipo più semplice come il Tin21. Il Tin

(Triangulated irregular networks)22 fornisce buoni risultati predittivi su macro scala territoriale.23La

base di partenza sarà impiantata esclusivamente su punti e curve di livello con equidistanza di 10 metri

desunti dalla cartografia vettoriale. Le curve di livello sono sicuramente la fonte di dati più diffusa

essendo uno strumento facilmente disponibile, senza la necessità del rilevamento a terra dei punti.

Questi presentano però dei limiti nella ridondanza di punti lungo le linee e una carenza nel senso ad

esse trasversale, risultando così poco efficienti per una loro rappresentazione numerica in forma di

matrice altimetrica. Il risultato ottenuto è comunque utile per visualizzazioni d’insieme, poiché

restituiscono una buona percezione del territorio circostante, eguagliando in parte il giudizio visivo che

si ha osservando le foto aeree allo stereoscopio. I dati archeologici saranno combinati alle

caratteristiche morfologiche, clivometriche e litologigiche del contesto indagato. A tale proposito

verranno impiegati tematismi morfometrici24 delle quote (elevation), delle acclività (aspect) e delle

pendenze (slope), poiché le differenze di altitudine, i salti di quota potrebbero essere decisivi per alcuni

passaggi insediativi. La ricerca si orienterà anche verso la fotogrammetria digitale, e la stereoscopia

virtuale.

20 Crosilla Barbacetto Facchin, 1998 pp. 135-142 21 Come già precedentemente accennato si prevede la realizzazione di modelli 3d attraverso restituzioni fotogrammetriche finalizzate 22 Al contrario dei DEM realizzati con metodi a reticolo il TIN si basa su una struttura di tipo vettoriale, composto da “facce” triangolari che derivano da punti di elevazione disseminati irregoalrmente. Cfr FORTE, 1999, pp. 95 - 140 23 Il Kriging, come anche il Nearest Neighbour, danno risultati di visualizzazione migliori, soprattutto perché consente di avere una visione tridimensionale di maggior dettaglio e più simile alla realtà eliminando i picchi rappresentati dai punti isolati e le superfici piatte per la mancanza di dati noti. Cfr. Campana, 2001 pp. 50 - 51 24 Parmegiani, Poscolieri, 2000, pp. 193 - 222

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4. I tempi del progetto

Nell’arco di almeno tre anni si prevede il completamento del suddetto progetto.

Al termine del primo anno, per i suddetti comuni, si prevede il completamento della georeferenziazione

delle anomalie inerenti l’archivio A.s.f.a.t., il completamento dell’acquisizione e successiva

georeferenziazione delle foto aeree storiche e dell’eventuale cartografia storica di riferimento.

Al termine del secondo anno si prevede la verifica puntuale di tutte le evidenze riscontrate.

Il terzo anno prevede l’elaborazione dei dati e l’approfondimento conoscitivo su alcune evidenze di

maggior interesse archeologico.

Alla fine del terzo anno si procederà alla stesura della tesi.

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