Il Processo Di Ridescrizione Rappresentazionale

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Il processo di ridescrizione rappresentazionale

Secondo Karmiloff-Smith le informazioni provenienti dall’ambiente vengono elaborate da due ordini di processo diversi. I primi fanno parte di un modulo innato per il quale lo stimolo innesca sempre allo stesso modo l’attivazione. I secondi sono predisposti innatamente, ma non in maniera compiuta. Lo stessa elaborazione darà forma al processo in maniera dinamica.Per l’autrice in ogni tipologia di dominio-specifico agisce un processo dominio-generale, da lei chiamato ridescrizione rappresetazionale o modello RR.Il modello RR è caratterizzato da quattro fasi ricorrenti, però Karmiloff-Smith afferma che dimostrare l’ultimo livello non è facile con esperienti, perciò gli ultimi due livelli vengono teoricamente uniti insieme. Nella prima fase, Livello I (I sta per “implicito”), l’apprendimento è guidato dai dati e raggiunge la sua completezza quando il soggetto raggiunge la padronanza sui dati. In questa fase ogni micro-dominio raggiunge una prestazione soddisfacente, ma il soggetto non ne ha sufficiente consapevolezza per saperlo verbalizzare.Il successivo è il livello E1 (E sta per “esplicito”), in questo caso il soggetto agisce guidato da una teoria che ha appreso dall’esperienza, ma che non sa ancora verbalizzare e non ne è pienamente cosciente. Sorprendente il risultato ottenuto dall’esperimento condotto da Karmiloff-Smith su bambini di 6 anni alle prese con una bilancia e dei pesi. In alcuni casi ottengono risultati peggiori dei bambini di 4 perché vincolati da quello che hanno appreso implicitamente. Come gli scienziati kuhniani ogni errore prodotto dai bambini non lo imputano alla teoria insufficiente, ma la imputano al loro comportamento sbagliato nell’applicarla. Anche dopo molti errori la teoria continua ad essere per loro valida.Finalmente a livello E2/3 il bambino è in grado di verbalizzare la sua teoria. La differenza tra E2 e E3 sta nel fatto che il bambino sa in entrambi i casi di sapere, ma solo in E3 riesce a verbalizzare. Ovviamente il saper di sapere è un fatto soggettivo e valutabile solo solamente attraverso la verbalizzazione del soggetto, per questo motivo i due livelli sono uniti.Pur negando lo sviluppo a stadi piagetiano Karmiloff-Smith constata che esistono due tappe maturative che investono qualitativamente la mente nel suo complesso attorno ai 18 mesi e ai 4 anni.

Lo sviluppo intellettuale secondo l’approccio psicometrico

L’approccio psicometrico si avvale della misura quantitativa in determinate prestazioni. Si elaborano statisticamente i dati ottenuti rilevando pattern comuni. In caso di differenze quantitative si ipotizza un aumento delle capacità intellettive di base.Secondo Sternberg, in accordo con teorie multifattoriali dell’intelligenza, si ha un aumentare dei fattori con lo sviluppo. Ritiene che con l’avanzare dell’età si differenzino abilità particolari dalle generali e queste diverrebbero sempre più indipendenti. La posizione di Sternberg rispetto alle teorie dell’intelligenza è che la teoria di Spearman (fattore g) è valida per bambini fino a 10 anni di vita, mentre di seguito si adatterebbero meglio le teorie di Thurstone e Guilford per misurare l’intelligenza. Nei primi due anni invece risultano indicativi fattori percettivi e motori. L’idea di fondo è che il fattore g, il quid, si manifesti poi in diversi modi. Ciò che cambia non è l’intelligenza, ma il suo contenuto.

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Lo sviluppo delle conoscenze concettuali

Un concetto è ciò che il pensiero usa per funzionare. Un concetto è una semplificazione di un aspetto della realtà e rappresenta una categoria o un elemento. Il pensiero, dunque, procede per categorie ed elementi.I concetti non sono indipendenti, ma tutti collegati tra loro. Una organizzazione dei concetti è quella gerarchica che consta di tre tipi di relazioni: livello di base (basic), subordinato, superordinato. Studi sulla formazione dei concetti suggeriscono che la mente non tenderebbe a procedere come i dizionari o come i logici. La teoria classica che una categoria o elemento è tale solo se ha delle proprietà necessarie. Ad esempio scapolo è tale solo se necessariamente è uomo, non sposato e non giovane. Però se vediamo un cane come facciamo a dire che è un cane? Da cosa è data la canità di un cane? Se poi il cane, ad esempio, è nato con tre zampe? Il modo psicologico di procedere ad assegnare l’appartenenza ad una categoria di un elemento segue un processo di somiglianza ad un prototipo di una categoria. Più un elemento assomiglia nelle proprietà al prototipo, più fa parte della categoria (tipicità). Questo implica che le categorie non sono rigide come vuole la teoria classica, ma hanno bordi sfumati e elementi possono appartenere a categorie diverse contemporaneamente.Inizialmente il bambino utilizza degli schemi, in seguito questi verrebbero affiancati da rappresentazioni concettuali dei medesimi. Non è vero che le conoscenze schematiche siano sempre inferiori qualitativamente alle conoscenze concettuali, esistono schemi molto complessi.Il procedere concettuale del bambino ha delle fasi. L’arrivo delle categorie superordinate nel repertorio concettuale del bambino consiste nel creare categorie che contengono elementi che conosce (seconda fase). “Il cane (basic) è un animale (super) che abbaia”: il bambino assegna alle superordinate caratteristiche delle basic. In una terza fase il bambino assegna alla superordinata proprietà funzionali, alla quarta fase il bambino assegna delle specificazioni.Secondo Benelli lo sviluppo dei concetti non richiede solo una capacità logico-classificatoria, ma anche una capacità di elaborare informazioni partendo da analisi e di un adeguamento al modo di descrivere linguistico della realtà da parte dell’adulto.

Lo sviluppo della metacognizione

La metacognizione è un insieme di processi di controllo messi in atto dal soggetto volontariamente per impostare strategie cognitive e controllare i risultati. Per far questo il soggetto ha bisogno di una teoria della mente.Ogni individuo sano è in grado di formulare conoscenze intuitive riguardo al funzionamento della propria mente e dell’altrui mente valutando comportamenti ed emozioni, fin su a ipotizzare intenzioni.Emergono dati dalla ricerca metacognitiva che suggeriscono relazioni tra l’abilità di impostare strategie ed essere buoni studenti, sebbene nel momento in cui scrivo, relazioni tra memoria e metamemoria non spiegano la varianza.