Il primo numero di Libera Roma (già Rosso.net)

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informaz ione: la sfida da vincere Fabio Sebastiani E ccoci ancora qui, a contare spazi e caratteri per una nuova impresa di giornale. A dirla tutta l’abbiamo chiamato “progetto informazione”, per- ché pensiamo che la complessità dei mass media sia un tema che ai “rossi” non può e non deve sfuggire. E allora eccoci an- cora qui ad esprimere la bellezza delle emozioni e la forza dei progetti, il fascino della contaminazione e l’urgenza del cambiamento. Iniziamo da oggi un per- corso di multimedialità dove c’è posto per le immagini e i suoni, oltre che per le pa- role. La multimedialità non è un fatto di tecnologia e basta. E’ per noi un fatto in- nanzitutto politico e culturale che parte dalla presa di coscienza che oggi più che “presenziare” occorre “stare” nei processi dell’informazione. I rossi hanno nell’in- formazione un terreno storico della batta- glia politica. Lo hanno dimostrato già quando in nome della democrazia negli anni settanta hanno travolto la cultura, e il senso comune, radicati nel clerico-fa- scismo. Alla memoria storica abbiamo aggiunto l’idea del “net”, della connes- sione, e non per un falso modernismo. Ci piace poter praticare una rete che non rie- sce a stare più nei ranghi, che non ricada su se stessa, ma diventi una rete di per- sone e personaggi, di corpi e di storie, di culture e di comunicazione pronte ad in- vadere il reale con i loro sogni e i loro bi- sogni. Un progetto-informazione che si misura con un’altra complessità, questa sì tutta politica, che è la metropoli, oggi sal- damente in mano ai poteri forti. Complici e sodali dei “fantastici quattro”, ovvero, nell’ordine, Alemanno, Polverini, Berlu- sconi e… il Vaticano, sono tenacemente al lavoro perché gli interessi economici speculativi riprendano il sopravvento. E intanto la criminalità organizzata torna a bussare alle porte di Roma. Finalmente, il centrodestra ha finito di propagandare il suo falso progetto di governabilità di Roma. Semplicemente perché non c’era, il progetto. Sotto il vestito, niente, quindi. O meglio, interessi vari e intrallazzi da fine-impero e quella odiosa idea di una città-contenitore che prescinde dalle per- sone in carne e ossa. Finalmente, esce fuori la corporazione dei poteri come unico fine e mezzo di questi “gran dot- tori” che volevano cambiare il volto della metropoli e invece ne sono stati cambiati. E non poco. Questo segna la fase attuale. E come “rossi” vogliamo giocare il nostro ruolo per svelare le menzogne che questi signori inventeranno per tenersi stretto il potere, e per riprodurre la “politica degli affari” e del consenso studiato nelle aziende di produzione cinematografica (Veltroni docet). Vogliamo fare rete perché ciò che è dav- vero più importante è riportare sulla scena il protagonismo dei cittadini. Per questo siamo un “progetto.infomazione” popolare. Per popolare non intendiamo un contenitore generico, un mainstream televisivo, ma una precisa scelta politica il cui obiettivo è quello di tornare alle fonti dei comportamenti sociali. Tornarci con la prospettiva dell’inchiesta e, per noi “rossi” della Federazione della sini- stra, per capire cosa è cambiato. Popolare come sinonimo di autenticità, quindi. La crisi economica è la chiave fondamentale per fare questo. Primo, perché racconta il volto vero della città, oltre il maquil- lage che l’amministrazione comunale pretende di presentare; e poi perché rap- presenta uno tsunami che cambierà molto tutto. Periodico della Federazione della Sinistra di Roma - numero 0/1 del 19 aprile 2011 - prezzo a sottoscrizione Le cortine fumogene del sindaco roma bene comune Segue a pagina 2 Segue a pagina 2 Segue a pagina 2 Segue a pagina 2 Claudio Ortale Una premessa. Senza un apparente motivo il Vaticano decide di sfrattare le 11 famiglie di contadini dalle abita- zioni e dai terreni - oltre 100 ettari - che coltivano ormai da 4 generazioni, con la conseguenza che avrebbero perso così l’abitazione, la possibilità di coltivare la terra e poi di vendere i pro- dotti a Roma nel mercato del Trion- fale. Tutta la Tenuta dell’Acquafredda è una Riserva Naturale Regionale. I contadini durante la manifestazione del 13 gennaio in via della Concilia- zione, anche in vista dello sfratto per le prime 4 famiglie residenti in via del- l’Acquafredda 88 “Antica Torre” (an- nunciato dall’ufficiale giudiziario Federico Ferraro per il 25 gennaio 2011), hanno distribuito gratuitamente gli ortaggi da loro prodotti e distribuito una lettera aperta con la quale chiede- vano un incontro con l’APSA-Capi- tolo di San Pietro per sapere quale sarebbe stato il loro destino. Dal Vati- cano silenzio assoluto. Il 25 gennaio l’ufficiale giudiziario si presenta in via Acquafredda 88 ed informa gli sfrattati di una proroga fino al 15 febbraio 2011, facendo capire alla presenza degli agenti sopraggiunti che il 15 avrebbe fatto eseguire lo sfratto con la forza pubblica. Lo stesso si era anche impegnato a tentare di organizzare un incontro tra i contadini l’avvocato Giulio Favino (legale del Vaticano) e possibilmente il segretario dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) mons. Dome- nico Calcagno, o il presidente mons. Attilio Nicora. Venerdì 4 febbraio viene consegnata al sindaco di Roma Capitale Alemanno, presente all'inau- gurazione della nuova sede del Muni- cipio XVIII, una lettera aperta da recapitare a Papa Benedetto XVI, con la quale i contadini chiedono un incon- tro con l’APSA per scongiurare gli sfratti esecutivi. Ma dal Sindaco non arriverà mai una risposta. Sabato 5 febbraio l’ufficiale giudiziario telefona a uno degli sfrattati comunicando che l’avvocato Giulio Favino sarebbe anche disponibile ad incontrarli, ma il Vaticano non vuole assolutamente avere alcun colloquio con loro. Il 15 febbraio, grazie alla forte presenza fin dalle prime luci dell’alba del Comitato di Difesa dei Contadini e del Parco, l’ufficiale giudiziario rinvia al 7 aprile lo sfratto, facendo presente che non concederà altre proroghe e utilizzerà la forza pubblica per lo sgombero delle prime 4 famiglie. Il 17 febbraio una delegazione di contadini, il capo- gruppo PRC del Municipio 19 e altri membri del Comitato incontrano l’As- sessore Cecchini e il capo segreteria di Nicola Zingaretti. Al termine dell’in- contro si conviene che il Presidente della Provincia farà una lettera al- l’APSA per tentare una mediazione, così da consentire ai contadini di con- Fabio Alberti * L iberare Roma, bene comune. Con questo slogan la Federa- zione della Sinistra è stata per 12 giorni con una tenda in piazza Son- nino per rappresentare, attraverso le lotte che vivono in città, la possibi- lità/necessità che dalla unità di queste lotte, e della sinistra di alternativa ro- mana, possa emergere un’altra idea di città e la forza per costruirla. Il 21 di maggio in una convenzione cittadina “per Roma bene comune” porteremo le nostre proposte per un’altra Roma al confronto di tutte e tutti per dare in nostro contributo alla costruzione di questa unità. Roma è infatti allo sbando, crescono povertà, precarietà, disoccupazione, mentre crescono le ricchezze private di un ristretto gruppo di popolazione, aumentano gli sfratti, il costo delle case e le case sfitte mentre migliaia di romani sono costretti ad “emigrare” nei comuni limitrofi, si impoverisce la vita culturale e le istituzioni educative mentre si sperpera sui “grandi eventi”, cresce la paura e il razzismo. In questi giorni l’Assemblea Capito- lina sta discutendo il bilancio presen- tato dalla Giunta Alemanno. C’è, in questo documento, tutto il condensato delle sciagurate politiche di questa Giunta: taglio dei servizi, aumento delle tariffe, privatizzazione delle aziende comunali, cementificazione. Con una mano Alemanno scarica tutto intero il peso della crisi e del taglio dei trasferimenti statali sulle classi popo- lari e dall’altra fornisce ulteriori occa- sioni di arricchimento ai soliti noti. E’ un bilancio di lacrime e sangue a cui ci opporremo con forza anche con la manifestazione cittadina in Campi- doglio che si terrà a metà maggio a cui Daniele Nalbone C’era una volta l’Ama, l’azienda pub- blica per la gestione dei rifiuti. C’era una volta Acea, l’azienda pubblica per la fornitura di corrente elettrica e acqua potabile. C’era una volta il go- verno, pubblico, della cosa pubblica. Ora c’è Parentopoli, ma non c’è più niente di pubblico. E allora bisogne- rebbe chiedersi «cosa c’è, in realtà, dietro Parentopoli»? Perché i media che sono tanto attenti a chi ha assunto chi e dove, non si chiedono «perché»? Semplicemente perché la risposta a questa domanda non piacerebbe a nes- sun potere forte. Ma iniziamo da un altro perché: per- ché con tanto affanno il sindaco Ale- manno si è sentito costretto a una strenua difesa “d’attacco” sul tema? «Credo che non ci sia stato alcuno scandalo “Parentopoli” ma solo alcuni episodi poco trasparenti e poco edifi- canti che sono oggetto della verifica a maggio grande manifestazione contro La poLitica di aLemanno così abbiamo difeso la ve cchia torre i contadini e iL Vaticano il baratro della d isoccupazione L’impennata deLLa cassa integrazione in deroga Valerio Micheli Nel Lazio, in base ai dati Istat il tasso di disoccupa- zione nel 2010 si è attestato al 9,3%, quindi ampia- mente sopra la media nazionale dell’8,4%. Per dirla in un altro modo, il Lazio scivola sempre di più, e sempre più velocemente, verso valori più simili al Sud. La percentuale più alta la segnano Latina e Vi- terbo (10,6%), la più bassa Rieti (8%), e in mezzo Roma (9,1%). E questo, da sottolineare, mentre i cosiddetti esperti del settore dicono che il Lazio si trova a metà tra le regioni che hanno agganciato la ripresa e quelle che sono rimaste indietro. Si sa che questa cosiddetta ri- presa è in realtà lontana dall’occupazione. Perché è una ripresa che riguarda i movimenti finanziari e i settori a basso impiego di lavoro. Nel 2010 la Cassa integrazione ha avuto una impennata del 20%. Nel 2010 ben 72mila lavoratori ne hanno usufruito. E di questi, la Cgil calcola che almeno 55 rischiano il posto nel 2011, alla scadenza degli ammortizzatori sociali. A questi si andranno ad aggiungere i 23mila in regime di mobilità. La ciliegina sulla torta è l’esplosione, a +310% della cassa integrazione in de- roga. La cassa in deroga è quella erogata con la par- tecipazione degli enti locali. Arriva a quelli che non sono contemplati dalle norme sugli ammortizzatori sociali. Questo dato ci parla della crisi delle piccole imprese e di quel tessuto produttivo che negli ultimi anni ha preso sempre maggiore importanza a causa delle esternalizzazioni. Il dato complessivo sulla crisi chiamiamo sin d’ora tutte e tutti a par- tecipare. L’alternativa esiste: si possono tassare i ricchi invece di tagliare i servizi, si possono rilanciare, rendere efficienti e liberare dal nepotismo e dalla corru- zione le aziende comunali invece di svenderle ai privati, si può lanciare un Il nuovo progetto dei rossi rogetto liberaroMa p rossonet_Layout 1 19/04/11 18:28 Pagina 1

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Il primo numero di Libera Roma (già Rosso.net)

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informazione:

la sfida

da vincere

Fabio Sebastiani

Eccoci ancora qui, a contare spazie caratteri per una nuova impresadi giornale. A dirla tutta l’abbiamo

chiamato “progetto informazione”, per-ché pensiamo che la complessità dei massmedia sia un tema che ai “rossi” non puòe non deve sfuggire. E allora eccoci an-cora qui ad esprimere la bellezza delleemozioni e la forza dei progetti, il fascinodella contaminazione e l’urgenza delcambiamento. Iniziamo da oggi un per-corso di multimedialità dove c’è posto perle immagini e i suoni, oltre che per le pa-role. La multimedialità non è un fatto ditecnologia e basta. E’ per noi un fatto in-nanzitutto politico e culturale che partedalla presa di coscienza che oggi più che“presenziare” occorre “stare” nei processidell’informazione. I rossi hanno nell’in-formazione un terreno storico della batta-glia politica. Lo hanno dimostrato giàquando in nome della democrazia neglianni settanta hanno travolto la cultura, eil senso comune, radicati nel clerico-fa-scismo. Alla memoria storica abbiamoaggiunto l’idea del “net”, della connes-sione, e non per un falso modernismo. Cipiace poter praticare una rete che non rie-sce a stare più nei ranghi, che non ricadasu se stessa, ma diventi una rete di per-sone e personaggi, di corpi e di storie, diculture e di comunicazione pronte ad in-vadere il reale con i loro sogni e i loro bi-sogni. Un progetto-informazione che simisura con un’altra complessità, questa sìtutta politica, che è la metropoli, oggi sal-damente in mano ai poteri forti. Complicie sodali dei “fantastici quattro”, ovvero,nell’ordine, Alemanno, Polverini, Berlu-sconi e… il Vaticano, sono tenacementeal lavoro perché gli interessi economicispeculativi riprendano il sopravvento. Eintanto la criminalità organizzata torna abussare alle porte di Roma. Finalmente,il centrodestra ha finito di propagandareil suo falso progetto di governabilità diRoma. Semplicemente perché non c’era,il progetto. Sotto il vestito, niente, quindi.O meglio, interessi vari e intrallazzi dafine-impero e quella odiosa idea di unacittà-contenitore che prescinde dalle per-sone in carne e ossa. Finalmente, escefuori la corporazione dei poteri comeunico fine e mezzo di questi “gran dot-tori” che volevano cambiare il volto dellametropoli e invece ne sono stati cambiati.E non poco. Questo segna la fase attuale.E come “rossi” vogliamo giocare il nostroruolo per svelare le menzogne che questisignori inventeranno per tenersi stretto ilpotere, e per riprodurre la “politica degliaffari” e del consenso studiato nelleaziende di produzione cinematografica(Veltroni docet). Vogliamo fare rete perché ciò che è dav-vero più importante è riportare sullascena il protagonismo dei cittadini. Perquesto siamo un “progetto.infomazione”popolare. Per popolare non intendiamoun contenitore generico, un mainstreamtelevisivo, ma una precisa scelta politicail cui obiettivo è quello di tornare allefonti dei comportamenti sociali. Tornarcicon la prospettiva dell’inchiesta e, pernoi “rossi” della Federazione della sini-stra, per capire cosa è cambiato. Popolarecome sinonimo di autenticità, quindi. Lacrisi economica è la chiave fondamentaleper fare questo. Primo, perché raccontail volto vero della città, oltre il maquil-lage che l’amministrazione comunalepretende di presentare; e poi perché rap-presenta uno tsunami che cambieràmolto tutto.

Periodico della Federazione della Sinistra di Roma - numero 0/1 del 19 aprile 2011 - prezzo a sottoscrizione

Le cortine

fumogene

del sindaco

roma bene comune

Segue a pagina 2

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Segue a pagina 2

Segue a pagina 2

Claudio Ortale

Una premessa. Senza un apparentemotivo il Vaticano decide di sfrattarele 11 famiglie di contadini dalle abita-zioni e dai terreni - oltre 100 ettari -che coltivano ormai da 4 generazioni,con la conseguenza che avrebberoperso così l’abitazione, la possibilità dicoltivare la terra e poi di vendere i pro-dotti a Roma nel mercato del Trion-fale. Tutta la Tenuta dell’Acquafreddaè una Riserva Naturale Regionale. Icontadini durante la manifestazionedel 13 gennaio in via della Concilia-zione, anche in vista dello sfratto perle prime 4 famiglie residenti in via del-l’Acquafredda 88 “Antica Torre” (an-nunciato dall’ufficiale giudiziario

Federico Ferraro per il 25 gennaio2011), hanno distribuito gratuitamentegli ortaggi da loro prodotti e distribuitouna lettera aperta con la quale chiede-vano un incontro con l’APSA-Capi-tolo di San Pietro per sapere qualesarebbe stato il loro destino. Dal Vati-cano silenzio assoluto. Il 25 gennaiol’ufficiale giudiziario si presenta in viaAcquafredda 88 ed informa gli sfrattatidi una proroga fino al 15 febbraio2011, facendo capire alla presenzadegli agenti sopraggiunti che il 15avrebbe fatto eseguire lo sfratto con laforza pubblica. Lo stesso si era ancheimpegnato a tentare di organizzare unincontro tra i contadini l’avvocatoGiulio Favino (legale del Vaticano) epossibilmente il segretario dell’APSA

(Amministrazione del Patrimoniodella Sede Apostolica) mons. Dome-nico Calcagno, o il presidente mons.Attilio Nicora. Venerdì 4 febbraioviene consegnata al sindaco di RomaCapitale Alemanno, presente all'inau-gurazione della nuova sede del Muni-cipio XVIII, una lettera aperta darecapitare a Papa Benedetto XVI, conla quale i contadini chiedono un incon-tro con l’APSA per scongiurare glisfratti esecutivi. Ma dal Sindaco nonarriverà mai una risposta. Sabato 5febbraio l’ufficiale giudiziario telefonaa uno degli sfrattati comunicando chel’avvocato Giulio Favino sarebbeanche disponibile ad incontrarli, ma ilVaticano non vuole assolutamenteavere alcun colloquio con loro. Il 15

febbraio, grazie alla forte presenza findalle prime luci dell’alba del Comitatodi Difesa dei Contadini e del Parco,l’ufficiale giudiziario rinvia al 7 aprilelo sfratto, facendo presente che nonconcederà altre proroghe e utilizzerà laforza pubblica per lo sgombero delleprime 4 famiglie. Il 17 febbraio unadelegazione di contadini, il capo-gruppo PRC del Municipio 19 e altrimembri del Comitato incontrano l’As-sessore Cecchini e il capo segreteria diNicola Zingaretti. Al termine dell’in-contro si conviene che il Presidentedella Provincia farà una lettera al-l’APSA per tentare una mediazione,così da consentire ai contadini di con-

Fabio Alberti *

Liberare Roma, bene comune.Con questo slogan la Federa-zione della Sinistra è stata per

12 giorni con una tenda in piazza Son-nino per rappresentare, attraverso lelotte che vivono in città, la possibi-lità/necessità che dalla unità di questelotte, e della sinistra di alternativa ro-mana, possa emergere un’altra idea dicittà e la forza per costruirla. Il 21 dimaggio in una convenzione cittadina“per Roma bene comune” porteremole nostre proposte per un’altra Romaal confronto di tutte e tutti per dare innostro contributo alla costruzione diquesta unità. Roma è infatti allo sbando, cresconopovertà, precarietà, disoccupazione,mentre crescono le ricchezze privatedi un ristretto gruppo di popolazione,aumentano gli sfratti, il costo dellecase e le case sfitte mentre migliaia diromani sono costretti ad “emigrare”nei comuni limitrofi, si impoverisce lavita culturale e le istituzioni educativementre si sperpera sui “grandi eventi”,cresce la paura e il razzismo.In questi giorni l’Assemblea Capito-lina sta discutendo il bilancio presen-tato dalla Giunta Alemanno. C’è, inquesto documento, tutto il condensatodelle sciagurate politiche di questaGiunta: taglio dei servizi, aumentodelle tariffe, privatizzazione delle

aziende comunali, cementificazione.Con una mano Alemanno scarica tuttointero il peso della crisi e del taglio deitrasferimenti statali sulle classi popo-lari e dall’altra fornisce ulteriori occa-sioni di arricchimento ai soliti noti.E’ un bilancio di lacrime e sangue acui ci opporremo con forza anche conla manifestazione cittadina in Campi-doglio che si terrà a metà maggio a cui Daniele Nalbone

C’era una volta l’Ama, l’azienda pub-blica per la gestione dei rifiuti. C’erauna volta Acea, l’azienda pubblica perla fornitura di corrente elettrica eacqua potabile. C’era una volta il go-verno, pubblico, della cosa pubblica.Ora c’è Parentopoli, ma non c’è piùniente di pubblico. E allora bisogne-rebbe chiedersi «cosa c’è, in realtà,dietro Parentopoli»? Perché i mediache sono tanto attenti a chi ha assuntochi e dove, non si chiedono «perché»?Semplicemente perché la risposta aquesta domanda non piacerebbe a nes-sun potere forte.Ma iniziamo da un altro perché: per-ché con tanto affanno il sindaco Ale-manno si è sentito costretto a unastrenua difesa “d’attacco” sul tema?«Credo che non ci sia stato alcunoscandalo “Parentopoli” ma solo alcuniepisodi poco trasparenti e poco edifi-canti che sono oggetto della verifica

a maggio grande manifestazione contro La poLitica di aLemanno

così abbiamo difeso la vecchia torrei contadini e iL Vaticano

il baratro della disoccupazioneL’impennata deLLa cassa integrazione in deroga

Valerio Micheli

Nel Lazio, in base ai dati Istat il tasso di disoccupa-zione nel 2010 si è attestato al 9,3%, quindi ampia-mente sopra la media nazionale dell’8,4%. Per dirlain un altro modo, il Lazio scivola sempre di più, esempre più velocemente, verso valori più simili alSud. La percentuale più alta la segnano Latina e Vi-terbo (10,6%), la più bassa Rieti (8%), e in mezzoRoma (9,1%).E questo, da sottolineare, mentre i cosiddetti esperti

del settore dicono che il Lazio si trova a metà tra leregioni che hanno agganciato la ripresa e quelle chesono rimaste indietro. Si sa che questa cosiddetta ri-presa è in realtà lontana dall’occupazione. Perché èuna ripresa che riguarda i movimenti finanziari e isettori a basso impiego di lavoro. Nel 2010 la Cassaintegrazione ha avuto una impennata del 20%. Nel2010 ben 72mila lavoratori ne hanno usufruito. E diquesti, la Cgil calcola che almeno 55 rischiano ilposto nel 2011, alla scadenza degli ammortizzatorisociali. A questi si andranno ad aggiungere i 23mila

in regime di mobilità. La ciliegina sulla torta èl’esplosione, a +310% della cassa integrazione in de-roga. La cassa in deroga è quella erogata con la par-tecipazione degli enti locali. Arriva a quelli che nonsono contemplati dalle norme sugli ammortizzatorisociali. Questo dato ci parla della crisi delle piccoleimprese e di quel tessuto produttivo che negli ultimianni ha preso sempre maggiore importanza a causadelle esternalizzazioni. Il dato complessivo sulla crisi

chiamiamo sin d’ora tutte e tutti a par-tecipare. L’alternativa esiste: si possono tassarei ricchi invece di tagliare i servizi, sipossono rilanciare, rendere efficienti eliberare dal nepotismo e dalla corru-zione le aziende comunali invece disvenderle ai privati, si può lanciare un

Il nuovo progetto dei rossi

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grande piano per la riconversioneenergetica e ecologica della città persostenere l’occupazione e migliorarela vita, invece che cementificare il ter-ritorio, si possono accogliere ed inte-grare gli immigrati, gli zingari, irifugiati invece che alimentare l’emer-genza e la paura, si può riproporreRoma come polo mondiale di produ-zione culturale, si possono requisire lecase sfitte invece che cementificarel’agro romano.Questa alternativa, che è il progetto diun’altra città, può affermarsi a Romase si caccerà Alemanno, ma anche sesi produrrà una rottura con le praticheconcertative con i poteri forti chehanno caratterizzato le giunte prece-denti.Roma va liberata, insomma, non soloda questo sindaco, ma anche dai poteriche l’hanno imprigionata, costruttori,banchieri, speculatori.

Fabio AlbertiPortavoce della Federazione

della Sinistra - Roma

occupazionale è in netta contraddi-zione, ma non troppo, con l’aumentodel lavoro interinale. Il mercato del la-voro interinale, infatti, è in ripresa conun incremento dell’8%. Questo vuoldire che le aziende non sono proprio incrisi nera ma stanno cambiando la lorostruttura occupazionale verso un mag-giore impiego di lavoratori precari. Evuol dire anche che stanno affrontandoil periodo di difficoltà riversando sullavoro il peso della situazione. Che fu-turo potrà avere una azienda che perrisparmiare sui costi decide di ampu-tarsi del patrimonio di conoscenze,abilità e capacità accumulato nel corsodella sua storia? Non a caso, a guidarela classifica del lavoro “a tempo” sonoi settori del credito e dei servizi alleimprese, del commercio e dei trasporti.Il settore della manifattura, invece,segna incrementi molto più modesti(2%). La pubblica amministrazione faregistrare un calo del 7.9% ma solocome riflesso del taglio delle risorse alivello nazionale. La Cgil calcola, in-

tinuare a vivere e lavorare le terre dellaTenuta. La lettera partirà soltanto unmese dopo (sigh!). I contadini eranodisperati, in un colpo solo avrebberoperso tutto: casa, terreni e lavoro.L’area della tenuta è agricola; è in unParco - Riserva Naturale istituita conLegge Regionale n. 29 del 1997 - daloro fortemente voluto; infatti fra icampi coltivati e nelle zone rimastepiù selvagge si possono fare visite gui-date quasi tutte le domeniche e ammi-rare questo splendido lembo di Agroromano, situato all’interno del rac-cordo anulare nel ventre della città,salvato sino allora grazie al presidiodei contadini e alla volontà del Comi-tato di tenere botta, lottando insiemeper quasi 4 mesi e senza mai perdersid’animo. E quando il Vaticano ha de-ciso di contattare la compagna TizianaUleri (proposta ai contadini comenuovo legale da noi compagni dellaFdS presenti nel Comitato) abbiamocominciato a credere che questa partitapoteva essere ancora tutta da giocare.Il resto è storia recente di questi ultimigiorni con la stipula di contratti uffi-ciali per l’affitto (4+4) della vecchiaTorre come abitazione alle famigliedei contadini eredi Ruggeri, l’affitto di5000 mq di terra a “Toto” e di una ca-sale presente sulla terra da coltivare.“... ma c'è rimasta la Torre!": con que-sta battuta finale “Toto” ha chiuso alle13 del 7 aprile i molti interventi che sisono succeduti davanti alla vecchiaTorre, prima di passare alla parte piùpiacevole di questa nostra lunga lotta(panini con porchetta e buon vinello

rosso), che ha visto da una parte SantaRomana Chiesa e dall'altra le famigliedei contadini (Toto, Settimio, Gian-nino e &) insieme al Comitato. Mesi emesi di una partita che alla fine ci hapermesso di "andare a dama", garan-tendo così un regolare affitto agli erediRuggeri che restano nella storica vec-chia Torre e la terra da coltivare. E' unabellissima vittoria, soprattutto se sitiene conto di chi c'era come giocatoreavversario dall'altra parte della scac-chiera: il Capitolo San Pietro - APSA,cioè il VATICANO. "C'è volevano fafuori... ma siamo riusciti a difendere laTorre". Ed essere riusciti a difenderlacrea un fondamentale precedente pertutte le altre famiglie che vivono an-cora su quelle terre e che di certo il Va-ticano non potrà più trattare come deipoveri servi da mandar via con il cap-pello tra le mani. Dobbiamo ringra-ziare TUTTI e tra questi Tiziana che èstata costante e paziente nella lungatrattativa con i legali dell'APSA; i con-tadini che hanno scelto di lottare in-vece che abbassare la testa; alcuniorgani di informazione (non moltis-simi ma alcuni costanti nel seguire lavicenda), tutti i compagni, le compa-gne e i tanti cittadini che hanno presoa cuore la difesa della Parco dell'Ac-quafredda, dei suoi contadini e dellasua vecchia Torre. A questo punto vo-gliamo festeggiare LA FESTA DEILAVORATORI, domenica 1° maggio,proprio là alla vecchia Torre (dalle ore11 in poi) con una super mangiata col-lettiva, allietata da buona musica ebuona compagnia. La Lotta per ilParco, chiaramente, Continua!

Claudio Ortale

fatti, che i precari che non saranno ri-confermati in tutta Italia, saranno al-meno la metà di quelli attuali, cheammontano a 240mila. La città diRoma, e il Lazio, naturalmente, nonpotranno che soffrire di questa situa-zione. Altro dato negativo riguarda l'istruzione e la formazione professio-nale. Entrambe infatti non rappresen-tano più una garanzia di stabilitàoccupazionale. A questi dati negativi,l' Osservatorio sul mercato del lavoroaggiunge l' indice di disoccupazionegiovanile che nel Lazio che superaampiamente il 30%.Se si guarda alla percentuale dei pre-stiti in sofferenza in un solo anno, trail 2008 e il 2009 nel Lazio la percen-tuale è aumentata di un punto (dal2,3% al 3,2%). Tassi di incremento piùo meno analoghi per quanto riguardal’insolvenza delle imprese. Uno deisettori che più tirava negli anni scorsi,cioè l’edilizia, è attaccato su duefronti, opere pubbliche e forte stasi delmercato immobiliare. Tanto che gliimprenditori (Fediliter) ha chiesto, difronte ai 40mila invenduti, di attenuarel’impatto del pagamento dell’Ici.

Valerio Micheli

della magistratura». Così il primo cit-tadino di Roma ha commentato l’en-nesima, triste e poco chiara vicendache ha caratterizzato gli ultimi mesidella sua amministrazione. Non lo hafatto in una sede qualunque, ma du-rante l’Assemblea capitolina delloscorso 24 marzo in cui è stato presen-tato il nuovo regolamento per le assun-zioni nelle aziende municipalizzate delComune. Aziende che, oggi, sono let-teralmente in vendita al miglior offe-rente.E così Alemanno ha definitivamenteabdicato al suo ruolo di governo della“cosa pubblica” trasformando il Co-mune definitivamente in una società diservizi. Servizi immobiliari come unaqualsiasi agenzia per quei costruttoriinteressati all’acquisto delle casermetransitate dal patrimonio del Ministerodella Difesa a quello del Comune diRoma per essere “valorizzate”. Servizi

Periodico dellaFederazione della Sinistra

numero 0/1 - ciclinpropchiuso in redazione il 19/04/2011

Direttore responsabileFabio SebastianiGrafica e impaginazioneGiorgio AuriziRedazione Via G. Squarcialupo 5800161 - Roma T. 064254045

Stampa: Rotopress srl via E. Ortolani00125 - Roma Z.I. Acilia

Dalla priMa pagina

Roma bene comune

Le cortine fumogene

di Alemanno

Così abbiamo difeso

la vecchia torre

tizzazione. E così, proprio con la pri-vatizzazione, saranno legittimate tuttele assunzioni effettuate senza con-corso nonché, già che ci siamo, tuttigli appalti affidati senza gara. Tuttoquesto, mentre ci si appresta a creareuna grande holding comunale cheavrà un solo effetto, come denuncia laFederazione della Sinistra: «renderedel tutto opaca al Consiglio comunale,e ai cittadini, la gestione dei beni pub-blici». È così che parentopoli altronon è che diretta conseguenza di pri-vatizzopoli.

Daniele Nalbone

Il baratro della

disoccupazione

In breve

Laurentino, Usb occupa un asilo nido chiusoDecine di manifestanti sostenuti dall'Unione Sindacale diBase, hanno occupato l'asilo nido in via dei Granai diNerva n.26 nell'XI Municipio per protestare contro la pri-vatizzazione del servizio, i tagli agli organici delle educa-trici ed il mancato rispetto del piano assunzionale». «Ilnido, una struttura chiusa da tempo ed utilizzata in prece-denza come supporto per gli asili nido in ristrutturazioneè stato scelto come emblema del drastico peggioramentosul fronte servizi all'infanzia del Comune di Roma» diceuna nota dell'Usb. «Lo scorso anno dovevano essere infattiaperti undici nuovi nidi. Oggi solo tre a gestione direttasono effettivamente funzionanti. Per altre 5 strutture, at-tualmente ancora chiuse, si è scelta la via della privatiz-zazione tramite appalto ad aziende private, senza tenerconto neanche del parere dell'Autorità di vigilanza suicontratti pubblici.

Mafia a Roma: numeri preoccupanti«A Roma e nel Lazio ci sono 510 beni e 110 aziende se-questrate alle mafie. Questo significa che a Roma e nelLazio c'è una presenza significativa della malavita orga-nizzata». Così Giancarlo Cremonesi, presidente Unioneca-mere Lazio, intervenendo all'incontro: «Contrasto aipatrimoni criminali delle mafie: aspetti giuridici e sociali».Davide Pati, dell'ufficio di presidenza di Libera, sostieneche «tale presenza di mafie implica un maggiore impegnodegli enti locali. Esiste un'agenzia regionale ma è ferma epoi ci sono delle leggi che stanziano finanziamenti ad as-sociazioni che operano nel settore, ma questo non basta».I numeri preoccupano gli esperti. «Sono solo la punta del-l'iceberg - aggiunge Cremonesi -. È necessario intervenirepreventivamente monitorando appalti, l'assenza delle di-chiarazioni dei redditi, guadagni troppo rapidi».

Migranti, chiusa l’inchiesta sui falsi permessiCirca 160 persone rischiano di finire sotto processo nel-l'ambito di un'inchiesta su un giro di permessi di soggiornoottenuti in virtù di posti di lavoro mai affidati. Le accusedel pm Francesco Caporale, magistrato che ha concluso gliaccertamenti e depositato gli atti, vanno dall'associazioneper delinquere al falso in atto pubblico. Secondo il pm, gliaccusati si adoperavano per il rilascio «dei contratti di la-voro - si legge nel capo di imputazione - sia da parte deisoggetti finiti sotto accusa sia di altri occasionali compia-centi datori di lavoro dietro un corrispettivo di somme dicirca duemila euro per pratica».

Silvia Garambois

“Liberare Roma!”: e perché il grido si senta piùforte, perché non sia solo uno slogan, la Federa-zione della Sinistra ha montato una tenda a Tra-stevere – proprio all'imbocco del viale, a largoDe Matha, due passi da piazza Sonnino. Un an-golo di “Roma città aperta”, un luogo per incon-trarsi e discutere dei problemi che soffocano lacittà e la sua vita democratica, mentre la gentepassa, si sofferma, qualcuno ascolta o prende ivolantini – qualcun altro li rifiuta, si sa –, mentrei turisti si incuriosiscono delle bandiere e scattanofoto. “RomaBeneComune”: è questo il filo rossodelle giornate sotto la tenda, per incontrare le as-sociazioni, i partiti di opposizione, i sindacati, icittadini, per costruire insieme il progetto-Roma:perché Roma non può essere una Capitale senzasperanza, attonita nel degrado urbano e sociale,perché un’altra Roma esiste. L’inaugurazione è stata una festa, perché è statauna “liberazione”: la vittoria dei contadini del-l’Acquafredda, che da mesi lottavano contro ilVaticano che li voleva sfrattare, e che ora non do-vranno più lasciare i loro orti, non dovranno mi-grare con le loro pecore. Saranno ancora loro leguide per gli studenti delle scuole che visitano ilparco. Il cemento, per adesso almeno, non inva-derà quest’oasi in città.La Tenda è stata anche il luogo del lutto: di quil’ultimo saluto a Vittorio Arrigoni, uomo di paceche con il suo corpo ha fatto scudo ai pescatori eai contadini della Striscia di Gaza. Di qui LorettaMussi, presidentessa di “Un ponte per”, ha ac-cusato il nostro governo per il silenzio sul rapi-mento di Vik. Di che si discute sotto la tenda? Di tasse, del go-verno dell'area metropolitana, dell'uso pubblico

dei beni comuni, dei progetti per il lavoro e il be-nessere, di cultura. Come dire: di tutto quello cheinvece proprio non si discute, appena qualchecentinaio di metri più in là, all'ombra del Mar-c'Aurelio, in Campidoglio... Un programma fitto, e la soddisfazione che nelpiccolo “teatro” - insieme ai rappresentanti dellaFederazione della Sinistra, al portavoce nazionaleMassimo Rossi e a quello romano Fabio Alberti,a Cesare Salvi e Gianpaolo Patta, ai consiglieriregionali Fabio Nobile e Ivano Peduzzi, per ci-tarne alcuni – hanno partecipato ai dibattiti ancheesponenti di Sel e del Pd, come i rappresentantidelle realtà in lotta della città. A parlare di sé, aparlare di noi: il lavoro, la scuola, l'acqua, l'ener-gia, la ricerca, l'università, il welfare.La città “cupa e sfiduciata”, dove la cultura arre-tra e le tasse aumentano, in quest'angolo di Tra-stevere dà tregua, perché – dati alla mano –un'altra Roma è possibile. Così si è discusso, peresempio, di mobilità: e insieme ai pendolari e ai

sindacati dei lavoratori si è parlato degli interventipossibili, senza privatizzazioni, aumenti delle ta-riffe o ricatti ai lavoratori nei rinnovi contrattuali.Si è discusso di energia, da Fukushima a Mon-talto di Castro, e di acqua. Si è discusso di refe-rendum, perché non bastano due “SI”, serve unavalanga di “SI”: a giugno non si vota solo controil nucleare né soltanto per l'acqua pubblica, sivota anche perché lo strumento referendario con-tinui ad essere un grande strumento di democra-zia diretta, perché si raggiunga il quorum, dopoche nelle ultime tornate è stato annientato dallacattiva politica dell' “andate al mare”. Ma tra i mille temi che urgono a Roma c'è anchel'uso pubblico delle caserme. Ci sono i migranti.C'è la città dei territori in lotta. I diritti delledonne e la battaglia per i consultori. C'è il 21aprile il Natale di Roma raccontato con gli occhidell'Anpi (e del suo presidente romano, Mas-simo Rendina). C'è la cultura vessata. Gli spet-tacoli di piazza. La città dai mille volti e dallemille emergenze.Alla Tenda i giorni non bastano, i dibattiti nei finesettimana raddoppiano, il pubblico c'è, quello cheviene preparato alla discussione, quello che sisofferma incuriosito e poi si ferma. E a smentirela diceria che “però” i comunisti e quelli di sini-stra sono noiosi, c'è il capannello intorno al bancodella birra e del vino alla spina (l'acqua invece,ovviamente, è quella della fontanella romana...). Comunque, non è finita qui: se dal 9 al 21 aprilela Tenda è spazio di discussione e di elabora-zione, alla fine di tante idee, di tanti dati, di tantaprotesta contro il malgoverno, bisogna tirar lefila. L'appuntamento è per il 21 di maggio: al-lora la Federazione della Sinistra promuoveràla Convenzione per Roma Bene Comune. Perfar ripartire Roma.

di collocamento per quegli amici, pa-renti, “semplici elettori” che, in tempodi crisi, meritano un aiuto particolare.Servizi per investimento a favore diquanti siano interessati a rilevare quoteimportanti, per non dire le intere pro-prietà, di quel patrimonio pubblico cheuna volta erano le aziende del Co-mune. Ora, in epoca di privatizzazioni,è tutto in vendita e al Comune diRoma non resta che svolgere il meroruolo di intermediazione. Acqua, ge-stione dei rifiuti, patrimonio immobi-liare. Tutto è in offerta. Chiedere diGianni Alemanno… E così, visto chetutto è sul piatto e che da qui a pochimesi saranno i privati a doversi sob-barcare i costi di gestione delleaziende a maggior tasso di assunzionedella storia «tanto che» raccontano ilavoratori Atac dell’Unione sindacaledi base «in azienda non ci sono nem-meno sedie sufficienti su cui far acco-modare tutti gli ultimi assunti», loscandalo “Parentopoli” sta assumendosempre di più la forma di quella distri-buzione del reddito che tanto andiamoauspicando ma che, sicuramente, vor-remmo fosse effettuata in altri modi.Una distribuzione del reddito, quelladi Alemanno & co., che viene finan-ziata spolpando quel che resta delleaziende una volta pubbliche oggi de-stinate alla vendita. «Nessuno in que-st’aula può ritenersi senza peccato» haattaccato Alemanno riferendosi ai suoicolleghi nella sala Giulio Cesare, sededell’Assemblea di Roma Capitale.«L’opposizione non può fare nessunascuola di morale alla maggioranza o algoverno di questa città» la debole di-fesa del sindaco. E così mentre il Co-mune di Roma va discutendo lemodalità di assunzione nelle aziendeuna volta pubbliche, con la delibera167 viene proposta l’alienazione del40% delle aziende stesse, la cui ge-stione verrebbe così affidata total-mente ai privati. Mentre si discute ditrasparenza nelle assunzioni, vienemodificata la governance dell’interacittà, con il pubblico che abdica defi-nitivamente al ruolo di pubblico. Ed ècosì che, alla fine della fiera, ha(quasi) ragione Alemanno: non si puòparlare di Parentopoli semplicementeperché Parentopoli non esiste. Paren-topoli è stato il modo per gettare fumonegli occhi dei romani. Parentopoli èstato il modo per piazzare i “propri”nomi in quelle aziende in via di priva-

trastevere, la tenda rossain piazza per “Liberare roma”

biLancio positiVo di due settimane di dibattiti

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daniele d., che lotta per il diritto allo studio

Vittorio Bonanni“

Rischia” di diventare un punto di riferimentocittadino per la cultura il Circolo dei LettoriFortebraccio, un progetto nato i mesi scorsinello storico quartiere del Pigneto grazie al-l’Associazione Fortebraccio e con la collabo-razione di Arci Roma e Fanfulla 101. Un puntodi riferimento per la città dunque perché la pro-grammazione culturale del Circolo è di carat-tere cittadino e nazionale, visti gli ospiti, eperché chiunque, da ogni angolo della capitale,può approfittare di questo angolo di Pigneto,per leggere libri propri o messi a disposizionedella biblioteca del Circolo. Tutti volumi do-nati dagli amici ma soprattutto da quei piccolie medi editori, i quali mettendo a disposizionele loro pubblicazioni diventeranno soci onorariannuali e, oltre ad aiutare il Circolo, avrannoanche la possibilità di far conoscere le novitàdel momento, partecipare a presentazioni, mo-stre, esposizioni e piccoli concerti. Insommadiventare protagonisti di tutto il ricco pro-gramma culturale del luogo. Non mancanogiornali e la possibilità di navigare. Al tutto va

aggiunto un buon bicchiere di vino, qualcosada mangiare, un aperitivo insomma, e un’ac-coglienza di tutto rispetto e simpatia, un angoloinsomma dove rifugiarsi per riflettere e leg-gere, soprattutto la mattina quando alle 11 è giàaperto per chiudere alle 20 (il sabato e la do-menica 15-20), anche se quando sono in pro-gramma delle iniziative questo orario si dilatao magari si prosegue nel vicino Fanfulla 101. Per fare tutto questo, sarà sufficiente associarsipagando una minima quota annuale attraversoil tesseramento Arci. Il Circolo propone appunto una partnershipagli editori: tramite accordi coi singoli marchi,ogni editore diventa socio onorario impegnan-dosi a rifornire una copia di ogni novità. Il Cir-colo, da parte sua, si pone come rimedio nuovoe coraggioso al problema della visibilità diquesti libri organizzando ogni mese un incon-tro in forma di festa con la stampa e gli addettiai lavori, per presentare le novità, conoscersimeglio, fare rete per fronteggiare i problemicomuni legati alle holding editoriali. Il tuttoevitando la spesa onerosa delle spedizioni po-stali, e magari anche divertendosi. Sono già di-

sponibili, insieme al fondo Filippo La Porta (iprivati possono aprire dei loro fondi donandodei libri), i volumi delle case editrici Arcana,Biancoenero, Castelvecchi, Coniglio, Cooper,Edizioni Ambiente - Verdenero, Elliot, Fan-dango, Fermento, Gaffi, Gargoyle Books, Ia-cobelli, Infinito, Irradiazioni, Marcos yMarcos, Minimum Fax, Neo, Nottetempo, Nu-trimenti, Puky, Terre di Mezzo, Ediesse anchese mentre scriviamo altre se ne saranno ag-giunte.Il Circolo nasce il 23 maggio 2010 nella strut-tura dell'Ex Smorzo della Cooperativa Termininei pressi di piazza Copernico. Ma da lì per ra-gioni di carattere burocratico sono stati co-stretti ad andare via. Finalmente il febbraioscorso la nuova sede, aperta dal 18 febbraio invia Fanfulla da Lodi 5, a Roma. Insieme al Cir-colo Arci Fanfulla 101. Per leggere il pro-gramma del Circolo basta cercarlo sufacebook, Circolo dei lettori Fortebraccio Pi-gneto, e lì sono segnalate tutte le iniziative. Oranon vi resta che bussare alla loro porta e ren-dervi conto di persona. Buona lettura e buonaserata.

Luigi Mazza

In queste ultime settimane si moltipli-cano i ricorsi di studenti disabili, so-prattutto delle scuole medie esecondarie, contro il Ministero dellaPubblica Istruzione alla luce degli in-discriminati tagli che con le ultime fi-nanziarie e pseudo-riforme volute daTremonti e Gelmini hanno messo in gi-nocchio l’istruzione pubblica e l’Uni-versità nel loro complesso: accanto alturn over bloccato, alla precarietà cro-nica a cui si cerca di condannare inse-gnanti scolastici e ricercatoriuniversitari, e al sostanziale stallodell’offerta formativa bisogna ora farei conti con la negazione dei più ele-mentari diritti umani. Se le numeroseclass action e le bocciature dei Tar ditutta Italia che stanno condannando iltitolare di Viale Trastevere a risarcirele famiglie degli studenti disabili che sisono visti ridurre le ore di assistenza edi sostegno fanno un certo “rumore”,molte altre storie anomale e disumane,continuano a restare nel più assordantesilenzio. Nell’università di Tor Vergatagli studenti disabili sono circa 15, traessi ragazzi in sedia a rotelle o con ri-dotte capacità motorie, ipovedenti enon vedenti; troppo pochi per farsi sen-tire, troppo numerosi perché l’univer-sità possa garantire loro un’adeguataformazione dopo che il suo badget èstato enormemente ridimensionato.Daniele D. è uno studente di 26 anniaffetto da distrofia muscolare detta “diDuchenne” che lo costringe dall’eta di11 anni a vivere su una sedia a rotellee che, irrimediabilmente, paralizza ilsuo corpo e ne compromette l’apparatocardio-respiratorio; si è iscritto al“Dams” della facoltà di Lettere e filo-sofia di Tor Vergata nel 2006, dopoaver dovuto abbandonare il corso diScienze politiche di Roma3 a causadelle numerose difficoltà incontrate nelraggiungere da Centocelle, quartiere incui abita, la facoltà di via Ostiense. Da-niele, così come gli altri studenti disa-bili di Tor Vergata deve ogni settimana,entro giovedì sera, contattare la coope-rativa che si occupa dei trasporti percomunicare gli orari di andata e ritornodella settimana successiva in base allelezioni che intende seguire; allo stessotempo deve riuscire a organizzare icorsi da seguire distribuendoli entro le14 ore massime settimanali in cuil’università è in grado di garantirgli, eneanche dignitosamente, l’assistenza ei servizi minimi ed essenziali. La pro-cedura, macchinosa e burocratica, èquesta: Daniele deve inviare, tramiteemail o fax, ogni settimana per la suc-cessiva, un modulo standard all’Ufficiotecnico di attuazione della legge 104della sua università, con cui comunica

come usufruirà delle 14 ore messegli adisposizione: inserisce in apposite ca-selle il nome del docente e la disciplinache intende seguire, l’aula e gli orari.“Tale procedura – spiega Daniele – nontiene conto degli studenti non vedenti,o di chi ha ridotte capacità motoriedegli arti superiori e, in generale, di chinon è in grado di compilare e inviare ilmodulo richiesto tramite i computertradizionali”. L’università gli mette adisposizione, solo ed esclusivamenteper le ore designate, un tutor che lo as-siste, per esempio, per raggiungerel’aula, posizionare al meglio la sedia arotelle e prendere appunti. Le ore dibuco tra una lezione e l’altra sono zonegrigie non contemplate dalla “Com-missione per l'attuazione della Legge104/92” di Tor Vergata: se Danielesegue una lezione dalle 9 alle 11, e poiintende seguirne un’altra dalle 13 alle15, nelle due ore di buco non ha dirittoad essere assistito; dovrebbe, avendoloprevisto e “prenotato” la settimanaprecedente, chiedere che la navettavenga a prenderlo a fine lezione, perriattraversare le strade trafficate diRoma e accompagnarlo a casa, per poi

tornare a riprenderlo per riportarlo infacoltà in tempo per la lezione succes-siva: Daniele ci racconta che in talmodo le due ore di buco le trascorre-rebbe quasi interamente a bordo dellanavetta che, nel far salire e scenderegli studenti e spostarsi dalle varie abi-tazioni alle sei facoltà di Tor Vergata,impiega circa mezzora-quaranta mi-nuti se il traffico non è eccessivo. Seuno studente nelle condizioni di Da-niele volesse trascorrere in bibliotecale ore di buco dovrebbe, sempre pre-via prenotazione effettuata la setti-mana precedente, farsi firmare undocumento in cui dichiara di doversvolgere un’“attività di ricerca”, altri-menti la biblioteca gli resterebbe pre-clusa. E in ogni caso le ore trascorsein biblioteca, massimo 4 per setti-mana, gli vengono sottratte dal nu-mero complessivo delle 14 che ha adisposizione, dovendo quindi rinun-ciare a qualche ora di lezione. Ancheil tempo impiegato a sostenere unesame deve essere ritagliato all’in-terno delle fatidiche 14 ore: se l’ap-pello è alle 9, e l’esame inizia alle 10,Daniele ha già sprecato un’ora di as-

sistenza che dovrà sacrificare altempo da trascorrere durante la setti-mana in facoltà; “fortunatamente –spiega Daniele – riesco quasi semprea fare l’esame per primo e guadagnarequel tempo che altrimenti sprechereinell’attesa del mio turno”.La situazione si è fatta ancora più pa-radossale per Daniele da quando hascoperto che i tutor messigli a dispo-sizione non sono più “autorizzati”, dacontratto, ad aiutarlo per usufruire deibagni pubblici della facoltà, poichétali competenze spetterebbero a nonmeglio precisati “assistenti socio-sa-nitari”, di cui Tor Vergata, almenonella facoltà di Lettere, risulterebbesprovvista; i suoi amici, soprattutto glistudenti del “Collettivo Lavori incorso”, in cui egli stesso milita, pro-vano ad aiutarlo per supplire alle gravicarenze del sistema universitario chenon si dimostra in grado di garantirgliun effettivo diritto allo studio. A Daniele mancano sei esami per con-seguire la laurea, e uno stage che nonha ancora iniziato perché non è chiarose per un’attività di questo tipo, dasvolgere al di fuori della sua facoltà,

gli sarà garantita l’assistenza delle 14ore settimanali, che in ogni caso sareb-bero insufficienti per portarlo a com-pimento in un tempo congruo per poiiniziare a dedicarsi alla sua tesi: sa-rebbe auspicabile che gli enti prepostiagevolassero il suo cammino versoquesto traguardo che vuole a tutti icosti raggiungere.Questo studente un po’ speciale, che siritiene anche fortunato perché, am-mette, “con la mia malattia mi era statodetto che sarei vissuto fino a 25 anni almassimo”, non si arrende e ha decisodi lottare, fino a quando l’universitàpubblica non sarà davvero pubblicaanche per gli studenti nella sua condi-zione, fino a quando la città non avràrimosso gli ostacoli che gli impedi-scono di viverla (“dai marciapiedisenza scivolo agli autobus senza pe-dana per sollevare le carrozzine...”), esoprattutto: “fino a quando questo go-verno non darà importanza anche a noistudenti disabili, invece di negarci i piùelementari diritti fino a escludercianche dai giochi studenteschi, comesta accadendo nel caso della scuoladell’obbligo...”

L’incredibiLe storia di un disabiLe contro i muri deLLa burocrazia

Gerardo Hernàndez Nordelo, Ramòn LabaninoSalazar, Fernando Gonzàlez Llort, René Gonzà-lez Sehwerert, Antonio Guerrero Rodrìguez.Si può essere incarcerati negli USA per avercombattuto il terrorismo? La risposta è: sì, se ilterrorismo che si è combattuto è quello dellamafia cubano-americana di Miami. Questa è laclamorosa vicenda dei 5 cubani, che sono in car-cere negli USA da più di 11 anni (e sono staticondannati a diversi ergastoli!); la loro colpa èessersi infiltrati nella mafia cubana di Miami alfine di sventare gli attentati e di aver denunciato,tramite il loro Governo, al Governo USA le atti-vità di quei terroristi (e si ricordi che gira liberoe indisturbato negli USA il terrorista Pasada Car-rilles, reo confesso dell’attentato che uccise aL’Avana l’italiano Fabio Di Celmo). Il compattosilenzio della “libera” stampa italiana su questainfamia degli USA è una vergogna; parlare dei 5,ricordarli, liberarli da una ingiusta detenzione erestituirli alle loro famiglie è un impegno solenneper tutti quanti hanno a cuore, ma davvero, lalotta contro il terrorismo e per la giustizia. Infowww. associazionelavillettapercuba.org

una biblioteca in collaborazione

tra editori e lettori

L’iniziatiVa deL circoLo “fortebraccio” aL pigneto Quello strano silenzio

della stampa italiana

sui cinque cubani

ingiustamente detenuti

nelle carceri americane

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i gelsomini di roma

Stefano Galieni

Più che le notizie che giungono da Al Jazeera e AlArabya, contano le telefonate di parenti e amici. Unpassa parola continuo che in questi mesi è diventatonarrazione diversa e a tratti alternativa di quanto ac-cade nei paesi del Nord Africa. Se ne parla nei luoghidi incontro o di lavoro, se ne discute animatamentein casa, diviene argomento che attraversa la rete e isocial network, quegli stessi che hanno consentitonelle fasi più convulse di divenire veicolo di trasmis-sione di informazioni. All’inizio Roma è stata teatro di manifestazioni in-neggianti alla caduta dei vari dittatori, da Moubaraka Ben Alì, oggi la guerra sembra aver reso menoforte il dibattito che sta scaturendo ma che prose-gue, in maniera carsica e che sembra capace di pro-durre interessanti salti di qualità: «Secondo mepotrebbe cambiare la mentalità della nostra immi-grazione - afferma Nabil, del Comitato immigrati,32 anni di cui 8 trascorsi a Roma -. Si sente parlarefinalmente più di politica e per noi è importante. InEgitto non esiste una forte politicizzazione, è stataspezzata da quando l’esercito domina tutto». Nabilnon si fa grandi illusioni rispetto ai cambiamenti chepotrebbero prodursi nel suo Paese: «C’è stata unalotta molto importante ma il risultato finora èscarso. L’esercito è lo strumento di controllo dellepotenze occidentali - continua -. Non a caso, nes-suno di quelli che conosco pensa di tornare a casa.

Invece qui si comincia a respirare un’aria diversa.Molti sono ancora indifferenti, fra i più anziani pre-vale la rassegnazione ma per i giovani è diverso. Ioho messo in piedi un gruppo di amici che tenta diallargare le proprie competenze anche teoriche perrecuperare il ritardo. I ragazzi hanno capito che conla lotta in piazza si possono fare molte cose e moltidi loro non pensano più solo al permesso di sog-giorno o alla cittadinanza, non separano le questionidell’immigrazione e le politiche razziste dal restodei problemi. Sentono di far parte di questo Paeseanche se non sono riconosciuti come cittadini,quindi cominciano ad interessarsi delle battaglie perl’acqua, contro il nucleare, contro la legge Gelmini,per mandare via il governo Berlusconi». Nabil vorrebbe che i partiti della sinistra utilizzas-sero questo momento di interesse per dare una manoa realizzare corsi di formazione politica: «Io ho mi-gliorato un po’ il mio italiano quindi leggo libri egiornali ma abbiamo bisogno di un supporto. Par-tiamo da una logica molto semplice, non lottiamosolo per gli immigrati ma per i diritti di tutti».«Stiamo prendendo coscienza di noi stessi e dei no-stri diritti - afferma Rasha, dell’ “Associazione Ma-srawi”, con sede a Milano ma con forti rapportianche a Roma -. Vogliamo partire soprattutto ripren-dendoci ciò che ci spetta e spesso ci è stato negato.Stiamo lavorando per costruire rapporti diversi conl’ambasciata e con in nostri consolati in Italia. Se inEgitto c’è stato un cambiamento vogliamo che coin-

volga anche noi, vogliamo sentirci tutelati come av-viene a qualsiasi altro cittadino di uno stato estero.Ad esempio quando un ragazzo che vive in Italiatorna a fare il servizio militare in Egitto, vogliamoche le nostre autorità intervengano per garantirgli ilrinnovo del permesso di soggiorno. Quando un no-stro concittadino muore, non vogliamo, come è ac-caduto col terremoto dell’Aquila, che nessuno, senon i familiari, si occupi delle sue spoglie e dellasua famiglia. Vogliamo che il rapporto con le nostreautorità non sia più subalterno». Aziz, tunisino, è sospeso fra la voglia di tornare acasa e condividere un processo di riforme assaiavanzato, i legami costruiti in 10 anni di vita ro-mana ed un buon posto di lavoro a cui non vorrebberinunciare: «Vengo da Djerba, un posto bello ericco di turismo. Da noi prima che l’economia si ri-prenda passeranno anni - afferma - e per moltotempo nessuno verrà più in Tunisia. Mi aspettomolto dalla possibilità di avere un parlamento veroe un governo, da noi si stanno ricostruendo i sinda-cati, i cui capi erano collusi col regime ma la cuibase è stata all’origine della rivoluzione ma pensoche dovrei dare una mano anche a voi. Anche voivi dovreste ribellare». Hassan non ha ancora nulla in cui sperare: «In So-malia ci si spara e non ci si sa unire, una parte dellamia famiglia è ancora lì, altri sono in Libia e non holoro notizie da giorni. Rischiano di morire per manodi Gheddafi, dei ribelli, delle bombe italiane».

La “seconda generazione” in onda

per non dimenticare le proprie radiciImane Samia Oursana*

La Voce Araba è una trasmissione ra-diofonica, sulle frequenza di Radio Po-polare Roma, che vuole essere lʼeco diquel mondo arabo presente nel nostropaese, ma non solo, racconta il mondoarabo di oggi, le sue ambizioni, i suoisogni, le sue emozioni, la sua voce chesi è elevata a tutto il mondo, dopotroppo anni di silenzio e di sottomis-sione ai suoi tiranni dittatori. La VoceAraba vuole dare spazio al nuovomondo arabo che staemergendo, raccontando i suoi giovani,le sue donne, i suoi studenti, lavoratorie i suoi nuovi leader politici, discute ilsuo presente e il suo futuro. Tutto que-sto attraverso gli occhi e le sensazionidella “Seconda Generazione” che pursentendosi parte integrata della società

italiana non riesce a distaccarsi dallacultura del suo paese dʼorigine.Parlare di mondo arabo in Italia vuoldire cercare di abbattere i pregiudizi egli stereotipi di cui unʼintera comunitàè etichettata; parlare di mondo arabo inItalia oggi vuol dire anche documen-tare la reazione dellʼʼItalia nei con-fronti delle rivoluzioni arabe. A Roma,come in altre città dʼItalia, la solida-rietà è stata altissima da parte della so-cietà civile.Associazioni, organizzazioni non go-vernative, partiti dʼopposizione, movi-menti studenteschi, sindacati e cittadinicomuni si sono stretti al fianco dellacomunità araba che risiede nel nostropaese in manifestazioni, conferenze,convegni, sit in, serate e giornate dedi-cate alle rivoluzioni per dare sostegnoe piena approvazione a quello che

stava, e sta accadendo dallʼaltra spondadel Mediterraneo. Mediterraneo chetanto ci unisce a tanto ci separa.Il lato più vergognoso è stato il ritardo,o meglio il silenzio delle nostre istitu-zioni, che si sono trovate a dover sce-gliere tra i benefici economici e ilriconoscimento di una vera e propriarivoluzione democratica portatrice dilibertà, sviluppo e la fine di unʼocci-dentale dipendenza.Oggi la nostra città e il nostro paese èspettatore dellʼincapacità delle nostreforze politiche nel coordinare lo sfogodelle rivoluzioni nel mondo arabo. Lapresunzione di scendere ad accordi di-plomatici con un paese in piena transa-zione democratica, mentre sonocentinaia le vittime di tale disordine.

*La Voce Araba

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Izmir ha 22 anni e viene dall'Albania. Acasa sua non c'era niente da mangiare,perciò, per vivere, ha lasciato tutto ed èvenuto in Italia. Da tre anni ha trovato la-voro come manovale per una grandeazienda di costruzioni edili. I primi dueanni fa il muratore in nero. Da un annoha avuto un contratto. Sei mesi fa, lavo-rando in un cantiere, senza misure di si-curezza, senza controllo, senza strumenti,è rimasto sotto un blocco di cemento da250 kg che gli ha maciullato un piede. Haperso molto sangue, ha urlato, ma il suoprincipale, italiano come me, non hachiamato l'ambulanza e ha ordinato aicolleghi di Izmir di soccorrerlo alla me-glio e di distenderlo in un angolo, inmezzo alla polvere e ai calcinacci. Poi hachiesto a qualcuno di accompagnarlo acasa, minacciandolo di licenziamento seavesse parlato. Izmir impazziva di doloree continuava a perdere sangue, perciò èstato accompagnato dal fratello in ospe-dale dove è stato ricoverato e sottopostoa diversi interventi chirurgici che glihanno consentito di salvare il piede anchese con gravissimi danni permanenti.Izmir oggi è un giovane invalido, senzalavoro e da diverso tempo non sa comevivere. Adrian ha 21 anni e da due lavora comemanovale per una ditta che fa ristruttura-zioni di appartamenti. E' rumeno. Circaun anno fa, mentre arrotava un pavi-mento con uno strumento obsoleto emalfunzionante, ha avuto il bulbo ocu-lare perforato da una scheggia di legno.Il suo datore di lavoro è un piccolo im-prenditore che ha una ventina di dipen-denti e riceve appalti da una società piùgrande. Ha un fatturato di diverse centi-naia di migliaia di euro l'anno, gran partedei quali scivolano silenziosamente nellesue tasche senza che il fisco italiano sene accorga. Vive in una bella villa fuoriRoma con un grande giardino, nel qualespesso Adrian ha lavorato gratis. Questocittadino quando il suo dipendente si èperforato un occhio lavorando per lui,con attrezzi che per risparmiare non hadotato di dispositivi di sicurezza, lo haminacciato, lo ha costretto a non andareda un medico, lo ha insultato. Adrian haperso l'occhio e il lavoro. Oggi sarà dif-ficile aiutarlo perché nessuno testimoniaper lui. Il suo padrone ricco e italiano èun cittadino esemplare, con diritto divoto, protetto dalle leggi, considerato unnotabile dalla sua comunità. Guadagnacifre enormi vendendo appartamenti adaltri connazionali, che amano camminarescalzi su un pavimento di legno ben ar-rotato.

Tratto da “Nota di Gabriele Norcia”( Facebook)

microfono aperto tra i migranti deLLa capitaLe suLLe riVoLte nordafricane

La dignitànon èun optional

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