IL PRETORIO DI CORTINA. - bollettinodarte.beniculturali.it · della massima Dea, che aveva culto...

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IL PRETORIO DI CORTINA. N tentativo eli ricostruzione del Pretorio cii Gortina, in base ai manoscritti veneziani del se colo XVI, del no- bile Francesco Barozzi e cii Onorio Belli, nonchè alle indicazioni dei periegeti seriori e alle scoperte epigra- fiche del prof. F. Halbherr era già stato compiuto da S. Ricci (I). Ma quel lavoro concludeva auspicando a uno scavo, che solo avrebbe potuto risolvere i problemi, di cui una conoscenza forzatamente imperfetta aveva aumentato il numero, anzichè diminuirlo in confronto dell'ignoranza preesistente. Nei mesi di maggio, giugno e parte ciel luglio 1912 clal Direttore della R. Scuola Archeologica di Atene mi fu affidato lo scavo del Pretorio, che non offriva alcuna difficoltà di identificazione, grazie agli accenni degli autori sopra indicati, e ad lIna epigrafe scoperta dall'Halbherr (2), che definisce chiaramente la destinazione cleU'edificio e ne il nome. Trattandosi cii costruzione assai vasta, ed essendo impos s ibile ultimare lo scavo in una sola campagna, si clovette limitarsi ael aprire cinque ampie trinc ee, una al lato ovest del Pre torio, e le altre più o meno perpendicolari alla prim i-1. I ris ultati non sono naturalmente definitivi, sopra tutto per ciò che riguarda lo studio architettonico; la pianta e le diverse ricostruzioni del Pretorio non saranno accertate che a scavo ultimato. Tuttavia fin d'ora appaiono nel palazzo tracce di almeno tr e periodi, e cioè una fase di epoca imperiale abbastanza alta, verso la fine ciel secolo Il, trattandosi di una iscrizione, nuovamente venuta in luce, di Puhlio Settimo Geta, Ijuacstor pro praetorc di Creta e Cirene prima del 193, anno dell'e, altazione all'impero del fratello Se ttimio Severo (3); un altro periodo, ricco cii iscrizi oni, verf;O la seconda me del lV secolo, e infine una (I) /t Prelor io di C;orty"a secondo !tI/, disegNO a penna e ma"oscritti inediti del sec, XVf, in l"JI!olt. Altt. LiIlC., l I. (2) In lJ1useo ltalimw di Antichità Classica, Il I, p. 708. (3) erG, 259[, ma con notevoli scorr e ltezze d'n'lite alle font.i veneziane. - Bo 1/. cI·Arte.

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IL PRETORIO DI CORTINA.

Ii~i!~~~~~=~il N tentativo eli ricostruzione del Pretorio cii Gortina, in base ai manoscritti veneziani del secolo XVI, del no­bile Francesco Barozzi e cii Onorio Belli, nonchè alle indicazioni dei periegeti seriori e alle scoperte epigra­fiche del prof. F. Halbherr era già stato compiuto da S. Ricci (I). Ma quel lavoro concludeva auspicando a uno scavo, che solo avrebbe potuto risolvere i problemi, di cui una conoscenza forzatamente imperfetta aveva aumentato il numero, anzichè diminuirlo in confronto

!!!!!!!!~:!!!!!!!!!!i!!!J dell'ignoranza preesistente. Nei mesi di maggio, giugno e parte ciel luglio 1912 clal Direttore della

R. Scuola Archeologica di Atene mi fu affidato lo scavo del Pretorio, che non offriva alcuna difficoltà di identificazione, grazie agli accenni degli autori sopra indicati, e ad lIna epigrafe scoperta dall'Halbherr (2), che definisce chiaramente la destinazione cleU'edificio e ne dà il nome. Trattandosi cii costruzione assai vasta, ed essendo imposs ibile ultimare lo scavo in una sola campagna, si clovette limitarsi ael aprire cinque ampie trincee, una al lato ovest d el Pre torio, e le altre più o meno perpendicolari alla prim i-1.

I ri sultati non sono naturalmente d efinitivi, sopra tutto per ciò che riguarda lo studio architettonico; la pianta e le diverse ricostruzioni del Pretorio non saranno accertate che a scavo ultimato. Tuttavia fin d'ora appaiono nel palazzo tracce di almeno tre periodi, e cioè una fase di epoca imperiale abbastanza alta, verso la fine ciel secolo Il, trattandosi di una iscrizione, nuovamente venuta in luce, di Puhlio Settimo Geta, Ijuacstor pro praetorc di Creta e Cirene prima del 193, anno dell'e, altazione all'impero del fratello Se ttimio Severo (3); un altro periodo, ricco cii iscrizi oni, verf;O la seconda m età del lV secolo, e infine una

(I) /t Prelor io di C;orty"a secondo !tI/, disegNO a penna e ma"oscritti inediti del sec, XVf, in l"JI!olt. Altt. LiIlC., l I.

(2) In lJ1useo ltalimw di Antichità Classica, Il I, p. 708. (3) erG, 259[, ma con notevoli scorreltezze d'n'lite alle font.i veneziane.

~5 - Bo 1/. cI·Arte.

rioccupazione co n ta rdi c brutti muri b izantini, sovrappost i irregola rmentè a l piano architettonico originario. Pres llmibilmente alla prima epoca ri sa lgono framm enti a rchite ttonici abbastanza g ra ndi e ben conse rvati, come colonne lisce d i varie dimensioni, un bel capitello co rinzi o, un a ltro capitello ioni co e fram­m enti cii un terzo, appa rtenente probabilmente il un a colonna che, accoppiata a un'altra, doveva ornare un ingresso importante, di c ui rimangono tracce; nonchè parecchi lun g hi tratti di un corni cion e m a rmoreo decorato co n du e

Fig". 1. - Base illscrilta di P. Settilllio Gela .

ord ini di ovoli , palmette c dentelli.

Diversi tratti di muro a mattoni sono venuti in luce, e delin eano, insi eme con il g ra nù e rude re sopra terra, ci i cui parla il Ricci, l'ossatura dell'edificio ne ll a prima s ua epoca . Al secondo periodo ri­sa lgo no parecchie delle basi inscritte allin eate quasi ills ilu nell a trin cea ovest, a circa 25

metri d i distanza dal g rande muro cii mattoni; le quali basi, pog-gian ti su di uno stilobate, dovevano formare, con le s ta­tu e che le sormontavano, la d ecorazione della facciata del Pretori o o d i un cortile. Nella terza epoca molti e1ei mate­riali piìl a ntichi furono cac­cia ti aUa rinfusa ne i muri , clove ancora giacciono fusti di colonne, iscrizi on i scalpel­la te, e persino tratti di sedile dell'Odeum dell'Agorà, rico­nosciuti con tutta sic urezza. A I pavimento a lastroni ch e

s i stendeva, a quanto finora ri sulta , sotto tutto l'edificio piLl antico, fu sostituito in alcune camere tte uno strato cem entizio più alto, sotto il quale furono g'ettate statue spezzate e colonn e infran te .

L'epigrafia è di valido a iuto nel datare le diverse fasi dell'edificio. Si tratta p e r la maggior part e di iscrizioni già note, ma edite ne l L'rYrjJ1t.';' ciel Boeck con copia eli errori, dovuti a i periegeti veneziani, la critica delle quali, fatta dal

Boeck stesso e dal Ricci con criteri incluttivi , appare ora raramente fonùata. Si p uò qu indi ret tificare Il tes to d elle seguenti iscrizi oni del Crc; : 25titi, 2.5ti9,

259 1, 2592 , 2593, 2594, 2595 , 2.596 , 25 97; sono inoltre nuova men te torn ate in luce alcune isc rizioni edite già nel 111 volume ciel ll'fuseo Italiano di A ntichità Classica dal prof. F. I-la lhher r. Queste iscrizioni s i riferiscono, oltre che aI citato P. Settimio Geta , a numerosi magistrati romani, e cioè al proconsole Q. Cecilio Rufif}o, al questore :Marcellino, al questore Pirro mi110re , al proconsole Petronio Probo, al pre fetto del Pretorio dell'Jlliri co Agorio Pretestato, a l proconsole cii

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Campania C. Anicio Basso, al prefello cii Roma Valerio (e non Flavio) Severo, al con.'ularis Fortunaziano Servilio, a Leonzio prefetto del Pretorio, agli impe­ratori Graziano, Valentiniano e Teoclosio . L e novità consistono principalmente in una base quadrangolare del tipo solito per il nostro edificio, dedicata ad un

Anicio Pao lino « Tlì,' A((,urr{!(I·t;(ci,o,' 'a ;flì (t, ' :J'l'lrén;uJl' xuf (tm; Èr[(~{!XUJl'1/;ç fJcart­

i,wva,/r;. 1'u)/II/'; »; ed iII un'altra in cui il noto consularis Ecul11ellio Dositeo Ascle­piodoto, che tante statue dedicò ai magistrati romani, è a sua volta onorato per decreto del XIIII'()" della provincia cretese da Emilio Quintilio Pirro sofista e da Ulpio Furdio Panellenin. Un'altra, estremamente frammentaria, ci dà il nome di UII Anicio Claudio. Tutte queste epigrafi sono posteriori al 381, anno iII cui fu

Fig. 2. - Trincea con basi onorarie e rudere sopra terra.

consularis Dositeo Asclepiodoto, tranne le due piì.\ fieramente concise di Quinto Cecilio Rufino e P. Settimio Geta, notevoli anche per gli splendidi caratteri; queste ultime ci parlano della miglior epoca del Pretori o, mentre le altre, per la forma tarda e grama e1ei caratteri, e per l'ampol1.osità dei testi, indicano un'epoca assai bassa.

Alla terza epoca del Pretorio appartengono alcune iscrizioni sepo1crali cri· stiane senza grande importanza. Non si devono dimenticare poi alcune lettere incise sullo stilobate fra le basi onorarie, lettere che potranno forse a lavoro

finito dare un senso preciso, e permetteranno di datare la costruzione dello slilobate stesso medjante materiali preesistenti.

La scultura è rappresentata da quattro statue, oltre che da molti fram­menti. Due sono graneli immagini eli magi strati romani, senza nulla eli notevole, acefale. La maggiore di esse, alta m. 2 attualmente, eli un marmo di discreta finezza, è avvolta dal lato anteriore in una toga il. ricche pieghe, ma dietro è quasi liscia, essendo probabilmente stata collocata in una nicchia o contro ulla parete (anche le basi a doppia iscrizione dovettero, quando furono riadoperate,

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essere appog g ia te a un muro co n la facc ia reca nte la pitl a ntica epi gTa fe); ; \1

pi edi h a una cis ta . L'altra , con la toga stretta al co rpo, la ma ll o s inis tra III

a tto di s tringern e le pi egh e lungo il fi a nco, c la destra sul petto , è eli tecni ca

F ig. 3. - Trincea delle basi.

affatto trascura ta. Il tipo cii entrambe è comunissimo in tutta la scultura romana. Più notevoli S OllO d ue s tatue femminili, purtroppo mutila te, ch e d oveva no se r­vire a scopo d ecora tivo, essendo assa i somm a ri o in esse il tra tt a men to del d o rso. L a prima , a lta attualm ente m. 1,47, è acefala e pri va ci i ma ni . Di ma rm o bia nco a c ri s talli alquanto grossi e frequenti, è ricope rta di una bella patina

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giallognola; rappresenta una figura stante, che poggia sul piede sinistro, mentre la gamba destra Ull po' flessa ha il calc;cigno leggermente sollevato, e traspare sotto il lungo chitone il pieg-h e piccule e fitte, con kolpos, che riveste tutto

fi'ig. 4. - Trincea Nord con basi, frammenti architettonici e statlle .

il corpo, dal mozzo collo ai piedi calzati di sandali ad alta suola. Dalla spalla destra scende un manto pesante, che, attraversando il corpo, giunge al ginoc­chio sinistro, lasciando scoperto il chitone sulla parte sinistra del petto, per poi risalire, a quanto si può comprendere dal sommario trattamento del dorso, dietro fino alle spalle, da cui ricade sulle avambraccia. Gli orli dei lati minori

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ciel manto sono ornati di pelliccia. Un serto di rose ed altri fiori scen de dalla spalla destra, uscendo di sotto al manto, fin sotto l'ava mhraccio sinistro. Questo

Fig. 5. - Trincea con basi inscritte e frammenti architettonici.

è leggermente sollevato in avanti, e forse teneva una patera od a ltro attrihuto nella mano mancante. Il braccio destro invece è molto pitl sollevato, rimboc­cando il manto. Un attacco quadrangolare a pochi centimetri sopra di esso indica che la statua teneva nella mano destra un attributo, appoggiato alla

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spalla. Questa complessa figurazi one, con motivi insolitame nte riuniti, ci fa pen­sare a un Jside , pe r il manto foderato di pe lli ccia: a questa dea si confà benis­simo an che il lungo chito ne se ve ramente ri coprente tutto il co rpo. Il serto di fiori è caratte ristico delle divinità dell'abbondanza. li tipo statuario in cui lsidc fi g ura come dea d ell'ahbondanza (concezion e dci res to non troppo discos ta da quella della Dea Madre,) ha riscontri in una se ri e di rappresentazioni della lsi­tych e, sincretismo religioso che determina parecchie contaminazioni plastiche. 1n questo caso, esclusa la falc e

per ragioni eli este tica e di tipo­logia, e sopra tutto p e rchè mal si concepisce una divinità allu­dente alla mi e titura, avvolta in una p elliccia invernale, l'attri­buto d ella mano destra non può essere un sistro, data la forma e la posizion e d el sostegno, ma una cornucopia, piccola inve ro, per la stessa ragione. È vero che è regola costante, quasi asso­luta, che la cornucopia stia nella mano sinistra; ma la statua è di epoca talmente tarda, che questa irregolarità non può sorpren­de rci. l!~ poi da ricordare che da Rhea, Britomartis, Dictynna, gill gill in tutta l'antichità, la Dea Madre ebbe culto insigne in Creta: i suoi prototipi anzi si posso no ricercare fin nell' epoca minoica; e ben poteva figurare non soltanto a scopo decora tivo la sua immagine nella sede dei proconsoli romani, sotto la fo rma Fig. 6. -- Base illscriLLa di (.]. Cecilio Rutino.

di un'analoga divinità ciel non lontano Egitto, il culto della quale fu importato a Creta forse direttamente; ad ogni moclo, anche se ciò non fosse, è naturale che nel Pretorio sorgesse l'effigi e della massima Dea, che aveva culto 1110lto importante anche nella Cirenaica, limitrofa all'Egitto, e dipende nte élmminis trativamente dél Gortina. Poichè, data la note vole accuratezza di fattura della statua, c dato il suo soggetto, la farei risalire all'epoca in c ui ancora Cirene, formava provinci a con Creta cioè a prima dell'impe ro di Diocleziano; e forse sarà lecito prec i:·;are , tenendo conto delle iscri­

zioni onorarie di P. Settimio Geta e Q. Cecilio Rufin o, l' epoca ciel prim o Prctorio, c quindi presumibilmente qu ella dell e statue, come immediatamente anteriore al­l'impero di S e ltimio Severo. Anzi, secondo l'edizion e pill antica cieli 'isc rizione di Q. Cecilio Rufino, s i leggeva sotto cii essa una firma di cui ora ogni traccia è scom­parsa, di \lcistene di Euristrato da :Mileto (I) il quale doveva avere eseguito la statua cii tale proconsole, e presumibilmente anche qualche altrél dell'edificio , forse

(I) LOEW\·, /nscltriften Griee/liscllet" Bi/d/uwer, Leipzig, r885, n. 409.

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anche la nostra . Secondo il Boeckh, questa è « vix A. ntonini~ recentior» c1'altra parte le due epigrafi di Cecilio e Setlimio sono evidentemente di epoca unica, o

Fig. 7. - Statua di magistrato romallo.

quasi, e la seconda fra esse si può datare con una certa precIsIone. Ad ogni modo, Q. Cecilio non è da confondere con l'omonimo vissuto sotto Adriano, cui lo riavvicina il Loew)'. È lecito sperare che la continuazione dello scavo, con qualche sorpresa, ci offra mag'gior sicu rezza nel! 'attribuzione di questa i n-

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teressan te sta tua all'arti sta a ltrim e nti sco nosciu to che lavo rò alla decorazione del Pretorio. II tipo di lside è generalmente figurato con la pelliccia, e bas terà

Fig-. S. - Statu<l di magistrato [0111,1110.

rinviare per i raffron ti al H':pe!'toù e elel Reinach, vo I. 1, p. 6 10, n. 2,:;69; p. 61;),

n. 2574-b; voi il, p. 42 1, Il. 6 ; p. 420, n. s; p. 8 10, n. 1. La cornucopia a destra s i ri scon tra ne lla stessa opera, val. n,p. 250, n . 4; p. 251, n. 7; p. 797, n. 4 e 5; voI J, p. 2 24, n . 8;)9-d; p. 22;), n. 840 . Più di tutto s i accosta ne l

~6 - 8011. Ii' Arie.

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tipo alla nostra :-;tatua di Mileto ( l ), ibid. IV, p. 420, Il. ,~ (c, come hu detto, Alcistene nella sua firma s i dichiara milesio). In quanto alla be lla sta tua con

Fig. 9. - Isityche.

(I) II 'vVIEGAND, Arell. rln:::eiger, 1906, p. 31-32, ne fa lilla copia ciel I I sec. (a metà), raf­figurante Urania, derivilllte seculldo l'AlIIchmg dai b. rilievi di Filisco di Rodi; cu n l'aggiunta della pelliccia e del serto la vediamo a Cortina trasformata in Isityche. Ciò spiega la sotTIt1wria lavor<1zione del dorso.

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pelliccia trovata a The ra (I), nel g innas io tolemaico, a poca distanza dal tempio degli dei egizi, mi pare debba a nch'essa attribuirsi a Isicle. Non credo poi,

Fig. IO. - Artemide.

pe r ritornare a lla nost ra statua, che s i tratti di una copia , data la compless ità ciel soggetto, che può esse re anche s ta to ispirato dal culto local e cii Euteria, noto da epigrafi inedite .

(r) HILLER VON G.\ERTRINCEN, TlIera, Berlin, ril99, I, tav. 23.

Dello stesso marmo è un'altra statua fe mminile acefala, con le hraccia mozze, alta ora m. 1,64, vestita di un peplo a diploidion, sotto il quale appare UII lungo chitone. Dalla spalla sinistra scendono ··ul p etto ben mode llato alcune lunghe ciocche di capelli, di cui tracce si riscontran o pure ,.;ulla destra. ]t ri­s volto el el peplo passa sotto il seno s inistro, con un motivo non troppo fre­quente . La statua pogg-ia sulla gamba sinist!-a rigida e t e,a , mentre la destra, leggermente piegata al ginocchio, sporge in avanti il pied e . l:!.ntrambi i piedi calzano sandali COli lacc i a fibbi e cuoriformi. L'insi eme appare graziosamente asimmetrico, in una pos izione eli riposo instabile , COIl l'anca sinistra sporgente, sulla quale poggiava la mano o UII attrihuto, poi chè appaioll Cl tracce di un attacco, e di so tto cadono le pieghe con int f~ rruzion e de l motivo sovrapposto. Qualche incongruenza nella dispos izi one del vestiario è da spi egarsi con la te n­denza all'arcaismo di una foggia g-iù da secoli passata dall'uso_ Tnfa tti anche la caduta simme trica, J-le r quanto graziosa, delle pieghe fra le gambe, ò pill quella lungo il fianco destro indica il continuarsi n ell'art(~ provinciale clelIa te n­denza arcaizzante propria dell' e tà. adrian ea e antoniniana (r). i dio studio del drappeggio fa riscontro il trasparire d ell e form e sotto il grave abbigliamento, che ade risce strettamente al seno giovanile.

Tutta la statua nei suoi particolari traspira una grande sveltezza , nella gio­vanilità delle forme, nell'atteggiame nto vibrante, nella disinvo lta tra. curatezza del vestiario. Il tipo potrebbe ri chiamare lIna giovane dea; probabilme nte, seb­bene manchino g-li attributi, l'Arte mide , di cui a Gortina, presso al Pretorio, sorgeva il tempi o non anCOra ide ntificat o. Anche di questa dea, come de lla precedente , il culto si può far risalire in Creta as:-;ai addietro nella s tori a, ed a nche nella pre istoria dell'arte e della religione : la mìì.J'/lt fh/I!(,ì" è nota fin da epoca remotiss ima. Gli esempi di Artemide a lungo chitone non mancano: nel R/p{!rtoi r 6' del Reinach si possono raccoglie re i seguen ti: VoI. II, p_ 3 I 8 e p_ 3 19; voI. I, p. 303, 304, 305, 306. È vero che alcune rapprèsentazioni di lVluse hanno punti di contatto co n la s tatua di cui ci occupiamo, come ad esempio l'Urania di Firenze (RETNACH, voI. I, p. 277, n. I I IO), e la Musa di Dresda (IBLD_, voI. I, p. 26 I, n. 993), ecc., ma nè il numero nè le somiglianze sono tali da farci pensare che anche nel nostl"o caso si tratti di una ~lusa ; e tanto meno di una Nike (2)_

L'epoca tarda della A rtemide del Pretorio è rivelata anche dall'andatura, e da alcune pieghe non troppo razionali sulle gambe; per la sua paternità, mi riferisco a quanto ebbi a dire p e r l'Isityche_

Altri minori frammenti statuari non è il caso per ora di descrivere, in attesa che lo scavo ulteriore del Pretorio ancora ne dia, che permettano restituzioni di qual che s ignificato. Citerò soltanto un? testa viril e marmorea , barbuta e ric­ciuta, cii grandezza naturale, di aspetto barbarico, certo un ritratto di tarda epoca; e inoltre un torsetto e una gamba con urna, femminili, di marmo fino, che fo rse appartennero alla s tessa statua, possibilmente un'Afrodite .

Creta 1912.

G. G_ PORRO _

(I) STRONG, Nomall SClIlplllre, London, 19fI, val. II, p_ 267 sq. (2) Se questa statua si volesse, come l'fsityche, attribuire ad Alcistene, potrellbe derivare

da un tipo di Musa della serie ll1ilesia, oggi perduto: ciò spieghere "he le sue analogie con le diverse rappresentazioni di Muse, a cui sopra mi rife riSCI), se llza per altro implicare che :lnche a Gortina la statua rapprese ntasse UI1:1 iVlnsa.