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Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA “associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA 31 ottobre 2018 ANNO XXVII n. 5 (144) ** ISSN 1974-3645 di Antonina Oddo di Tonino Perna C i onoriamo di pubblicare la sintesi della conferen- za tenuta dal prof. Tonino Perna presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania il 25 ottobre c.a., nell’ambito della manifestazione Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento” attribuito allo stesso prof. Perna per l’anno 2018 (n.d.r.) Pochi sanno che i “parchi nazionali” sono un’invenzione istituzionale del governo degli Stati Uniti d’America, ancor meno sono coloro che sanno che negli USA non è mai esi- stito un Ministero dell’Ambiente e che la tutela ambientale è affidata ad un Dipartimento che dipende dal Ministro degli Interni. Sono due fatti molto connessi che hanno a che fare con la visione della Natura che s’impose negli States dalla metà del XIX secolo. Una visione della tutela ambientale profondamente diversa da quella che scaturì in Europa, come vedremo tra breve. Ma prima val la pena fare un passo indietro. Pensate alla piaga dilagante di Londra – denunciava William Morris alla fine del XIX secolo, che ingoia nel suo abominio campi e boschi e brughiera, senza pietà e senza speranza, frustrando i nostri deboli sforzi di affrontare an- che i suoi mali minori, come il cielo carico di fumo e il fiume lordato, pensate al nero orrore e allo spietato squallore dei nostri centri industriali, così atroci per sensi non avvezzi, Continua a pag. 4 ella prestigiosa cornice del Salone delle Feste di Pa- lazzo Nicolaci di Noto gremita di pubblico, è stato consegnato il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018” al prof. Tonino Perna, personaggio poliedrico di grande spessore culturale. La manifestazione, aperta dal Sindaco del Comune di Noto Corrado Bonfanti, che ha sponsorizzato e supportato tutte le edizioni del Premio, e dal Presidente dell’Ente Fauna Siciliana Pietro Alicata, è stata coordinata dal Segretario Re- gionale dell’E.F.S. Corrado Bianca. Hanno portato interventi di saluto il Presidente dell’Accadt- mia Gioenia di Catania Mario Alberghina, il Direttore Scientifico del C.U.M.O. (Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale di Noto) Salvatore Cavallo, e il Presidente dell’Associazione Stelle e Ambiente di Catania Giuseppe Sperlinga, che, non potendo essere presente, ha inviato un messaggio di saluto. Paolo Pantano, Consigliere Regionale dell’E.F.S., ha trac- ciato il profilo del premiato. Giorgio Sabella, docente dell’Università di Catania e Consigliere Regionale dell’E.F.S., ha relazionato su “Il prof. Marcello La Greca e le aree protette” ed ha portato il saluto del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali N Tonino Perna con il Grifone d’Argento insieme a Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto (a sinistra) e Caterina Meduri-La Greca e Pietro Alicata, Presidente dell’E.F.S. (a destra). IL PREMIO LA GRECA “Grifone d’Argento 2018” al prof. Tonino Perna Ottava edizione, ottavo successo Nascita e trasformazione dei Parchi nazionali

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Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS

ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA

31 ottobre 2018 ANNO XXVII n. 5 (144)

** ISSN 1974-3645Grifone

di Antonina Oddo

di Tonino Perna

C i onoriamo di pubblicare la sintesi della conferen-za tenuta dal prof. Tonino Perna presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania il 25 ottobre c.a., nell’ambito della manifestazione Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento” attribuito allo stesso prof. Perna per l’anno 2018 (n.d.r.)

Pochi sanno che i “parchi nazionali” sono un’invenzione istituzionale del governo degli Stati Uniti d’America, ancor meno sono coloro che sanno che negli USA non è mai esi-stito un Ministero dell’Ambiente e che la tutela ambientale è affidata ad un Dipartimento che dipende dal Ministro degli

Interni. Sono due fatti molto connessi che hanno a che fare con la visione della Natura che s’impose negli States dalla metà del XIX secolo. Una visione della tutela ambientale profondamente diversa da quella che scaturì in Europa, come vedremo tra breve. Ma prima val la pena fare un passo indietro.

“Pensate alla piaga dilagante di Londra – denunciava William Morris alla fine del XIX secolo, che ingoia nel suo abominio campi e boschi e brughiera, senza pietà e senza speranza, frustrando i nostri deboli sforzi di affrontare an-che i suoi mali minori, come il cielo carico di fumo e il fiume lordato, pensate al nero orrore e allo spietato squallore dei nostri centri industriali, così atroci per sensi non avvezzi, Continua a pag. 4

ella prestigiosa cornice del Salone delle Feste di Pa-lazzo Nicolaci di Noto gremita di pubblico, è stato consegnato il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018” al prof. Tonino Perna, personaggio poliedrico di grande spessore culturale. La manifestazione, aperta dal Sindaco del Comune di Noto Corrado Bonfanti, che ha sponsorizzato e supportato

tutte le edizioni del Premio, e dal Presidente dell’Ente Fauna Siciliana Pietro Alicata, è stata coordinata dal Segretario Re-gionale dell’E.F.S. Corrado Bianca.

Hanno portato interventi di saluto il Presidente dell’Accadt-mia Gioenia di Catania Mario Alberghina, il Direttore Scientifico del C.U.M.O. (Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale di Noto) Salvatore Cavallo, e il Presidente dell’Associazione Stelle e Ambiente di Catania Giuseppe Sperlinga, che, non potendo essere presente, ha inviato un messaggio di saluto.

Paolo Pantano, Consigliere Regionale dell’E.F.S., ha trac-ciato il profilo del premiato.

Giorgio Sabella, docente dell’Università di Catania e Consigliere Regionale dell’E.F.S., ha relazionato su “Il prof. Marcello La Greca e le aree protette” ed ha portato il saluto del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali

N

Tonino Perna con il Grifone d’Argento insieme a Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto (a sinistra) e Caterina Meduri-La Greca e Pietro Alicata, Presidente dell’E.F.S. (a destra).

IL PREMIO LA GRECA“Grifone d’Argento 2018”

al prof. Tonino PernaOttava edizione, ottavo successo

Nascita e trasformazione dei Parchi nazionali

che è di cattivo augurio per il futuro della nostra razza pensare che un uomo possa vivere in mezzo a tutto ciò con un minimo di serenità.” (W. Morris, Come potremmo vivere…, p. 129).

Queste profetiche parole di William Morris, scritte agli inizi del ‘900, nascono da un filo rosso che parte dalla visione elitaria e idealistica di Thomas Carlyle, dal

suo disgusto per la funzione omologante e dequalificante del capitalismo, e passa per John Ruskin, il maestro di Morris e padre fondatore del socialismo romantico in Inghilterra. Con Ruskin, infatti, la critica del capitalismo diviene, a un tempo, critica del degrado della natura (e del paesaggio) e critica della dequalificazione del lavoro, con una rivendicazione di pari dignità per l’artigiano e l’artista, e del diritto a un lavoro piacevole e gratificante. Con Morris, forte-mente influenzato dal pensiero marxiano, ci sarà il tentativo di innestare nella cultu-ra politica del movimento operaio quelle valutazioni estetiche, quel rispetto della “bellezza”, quella tutela della qualità della produzione che erano assenti dal dibattito nella sinistra marxista.

Su questo piano il suo tentativo fallirà, così come erano falliti i tentativi di altri “ro-mantici” e utopisti di creare comunità per-fette (come le comunità di Robert Owen, o i falansteri di Fourier), ma il suo contributo appassionato e documentato influenzerà non poco analisti e tecnici del territorio (i futuri architetti del paesaggio) e una parte importante dell’opinione pubblica inglese.

L’attenzione al “landscape” entrerà nel codice culturale inglese e avrà un peso crescente sulle amministrazioni locali.

Anche nel resto d’Europa si registrano, nella seconda metà dell’Ottocento, movi-menti di artisti e intellettuali che, sia pure con minore spessore culturale e politico, denunciano il degrado del paesaggio e chiedono allo Stato di intervenire.

Ciò accade soprattutto in Francia, dove è la dimensione puramente estetica dell’ar-tista, in particolare del pittore, a determina-re le prime forme di resistenza al degrado paesaggistico. A Barbinzon, un villaggio ai margini della foresta di Fontainebleau,

alcuni giovani pittori, con a capo Théodore Rousseau, si erano ritirati, a partire dal 1830 con il proposito di rinnovare la pittura, vivendo a stretto contatto con la natura, abbondonandosi alle emozioni e abban-donando le regole storiche e la tradizione.

Proponendosi di studiare la “psicologia” degli alberi e le nuvole - spiega lucidamente Carlo Giulio Argan grande storico dell’arte - e riprendendo così in un clima romantico un tema fondamentale della poetica ingle-se del “pittoresco”, gli artisti di Barbinzon studiavano, di fatto, l’attitudine psicologica dell’uomo moderno nei confronti della na-tura. Il valore che sentono minacciato dal nuovo assetto della società, e dai nuovi modi di vita e che, pertanto si impegnano a salvare, è “il sentimento della natura”.

Accanto a questa visione romantica, si svilupperà nell’Ottocento un approccio scientifico ai fenomeni naturali che vede gli scienziati preoccupati per la riduzione della biodiversità, denunciando la riduzione della fauna e la minaccia di estinzione di alcune specie.

Per molto tempo rimarranno voci nel deserto, espressioni di élites colte e sensi-bili che avranno difficoltà a produrre effetti nelle scelte concrete di tutela ambientale. Non solo in Francia, ma nel resto d’Europa dovremo aspettare gli inizi del Novecento perché queste sensibilità diventino pa-trimonio della società e delle sue forme istituzionali.

È nel Nord America, invece, che l’in-fluenza romantica andò a intrecciarsi con una visione della Natura-Museo, senza sottovalutare il peso della storia delle “riserve indiane”, ovvero l’ideologia delle

istituzioni totali, per dirla con Foucault, che produrrà ben presto i suoi frutti nella realizzazione delle prime aree protette e dei parchi nazionali.

Come mai questi nascono proprio presso il popolo del Far West, della fron-tiera mobile, della conquista infinita come segno collettivo, il popolo che era riuscito a sterminare i bisonti in pochi anni, che aveva rinchiuso i nativi americani in spazi

sempre più angusti e invivibili? La risposta non è univoca.

Un insieme di fattori, sia culturali che ambientali, porteranno a istituire le prime riserve e i primi parchi naturali.

Già nel 1832 viene istituita la riserva di Hot Springs (Arkansas); nel 1864 l’intera vallata di Yosemite, insieme a Maripese Greve, viene dichiarata “area protetta”; infine nel 1872 si registra la nascita del mitico Yellowstone, il primo parco nazio-nale del mondo, che copre un territorio di 800.000 ettari.

In pochi anni seguirà l’istituzione di altri parchi nazionali sotto la spinta di una forte ricerca di identità nazionale, che negli Stati Uniti vedrà nei parchi naturali la loro consacrazione.

Tre anni dopo Yellostone, infatti, nasco-no i parchi nazionali di Mac Kinac Island e Sequoia, e nel 1890 vengono inaugurati altri due parchi nazionali: General Grant e Yosemite, dove era sorta una delle prime riserve naturali.

Sono gli anni del primo boom econo-mico nordamericano, dello sviluppo delle grandi infrastrutture, della nascita delle prime metropoli.

Per la prima volta grandi masse popolari si urbanizzavano e perdevano qualunque contatto con la natura, vivendo in ambienti totalmente artificiali.

A differenza dell’Europa, con la sua sedimentazione storica di piccole città, di paesi e villaggi, di piccola proprietà con-tadina diffusa capillarmente, negli Stati Uniti si registrava una lacerante soluzione di continuità tra la campagna, gestita da poche grandi aziende, e la città.

I parchi naturali svolgevano un ruolo di compensazione, di recupero, in chiave ludica e romantica, di un rapporto armonico uomo-natura negato dal modello di svilup-po imperante.

C’era un bisogno profondo che legava l’identità nazionale, il mito delle origini (Marsh, 1864) e l’istituzione di parchi na-turali che proprio negli Stati Uniti vengono definiti per la prima volta “nazionali”.

231 ottobre 2018Grifone

Ben diversa la situazione in cui vengono istituiti in Europa i parchi nazionali nel XX secolo. Innanzitutto, a differenza del Nord America non vi erano nel Vecchio Conti-nente grandi spazi non antropizzati, ad ec-cezione della Russia e dei paesi dell’estre-mo Nord (Svezia, Norvegia, Finlandia), ma sempre in luoghi poco accessibili se non nella breve stagione estiva.

E poi, come abbiamo già evidenziato, l’Europa è ricca di monumenti e testimo-nianze storiche che attraversano millenni, ed ha forti radici culturali e identitarie (an-che troppe).

Queste differenze hanno ritardato l’isti-tuzione dei parchi nazionali, ma ne hanno soprattutto modificato qualitativamente il senso e l’obiettivo.

Sotto la spinta di scienziati preoccupati del degrado ambientale prodotto dall’indu-stria e dall’urbanizzazione selvaggia, il par-co nazionale assumeva un’altra valenza.

Non è un caso che il primo parco nazionale istituito in Europa nasca in Svizzera, in un paese di grandi tradizioni civiche e un alto livello culturale, e abbia un carattere prevalentemente scientifico. Sarà, infatti, la Società Elvetica di Scienze Naturali a promuovere e istituire nel 1914 il Parco dell’Engandina, uno dei parchi

nazionali più conosciuti e studiati. Il Parco dell’Engandina è anche il primo esempio di recupero ambientale di un’area fortemente degradata, un’area che aveva subito un pesante attacco alle sue foreste secolari per alimentare le fornaci delle fonderie della prospera - a quel tempo - industria metallurgica elvetica.

L’esempio elvetico innescherà un mec-canismo emulativo, che vede ancora una volta protagonisti, insieme ad altri attori sociali, le società scientifiche. In Italia, ad esempio, i primi parchi nazionali, quelli del Gran Paradiso e dell’Abruzzo, nascono nel 1922-23 grazie alle pressioni esercitate dalla Lega Nazionale della Protezione dei Monumenti Naturali, dall’Associazione Pro Natura e dalla Società Botanica Italiana.

Anche in altre nazioni europee il ruolo degli scienziati è stato fondamentale per la sensibilizzazione della classe politica e dell’opinione pubblica, in un tempo in cui il prestigio degli scienziati era nettamente superiore a quello dei ciarlatani che oggi impazzano nei mass media.

Ma la proliferazione dei parchi nazionali e la crescita della coscienza ambientalista verrà bloccata progressivamente dalla crisi economica degli anni Trenta che sfocerà nella seconda guerra mondiale, e bisogne-

rà attendere la seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso perché la questione della tutela ambientale e la istituzione di nuovi parchi ed aree protette si riprenda la scena.

È questa una correlazione forte che si presenta, ciclicamente, nel “core” dell’eco-nomia mondiale.

Ogni volta che la crisi economica, o la stagnazione, riemergono, i problemi ambientali - di tutela, salvaguardia e con-servazione - vengono ritenuti marginali.

E viceversa, negli anni di boom econo-mico, o di crescita sostenuta, si è finora registrata una maggiore sensibilità della opinione pubblica e della classe politica, soprattutto in Occidente, rispetto alle te-matiche ambientali.

L’istituzione dei parchi nazionali, pas-sando dal Nord al Sud dell’Europa e ai pa-esi del Mediterraneo, subirà una profonda trasformazione negli obiettivi istituzionali.

Il parco naturale nato negli USA come “museo naturale” deve confrontarsi con la sfida sociale ed economica di aree antropizzate in cui la tutela ambientale deve necessariamente combinarsi con il miglioramento delle condizioni economiche della popolazione. In altri termini: il parco nazionale nell’area del Mediterraneo deve affrontare la sfida e la contraddizione tra sviluppo economico capitalistico e tutela ambientale.

L’invenzione della categoria dello “svi-luppo sostenibile” alla fine degli anni ’80, quella che Serge Latouche ha definito un ossimoro, ha avuto tanto successo cultu-rale quanto una serie infinita di fallimenti pratici.

Sono pochi i casi in cui è stato possibile trovare il giusto equilibrio tra sviluppo eco-nomico e rispetto per l’ecosistema.

I parchi nazionali dovevano servire nei paesi mediterranei, con alti tassi di disoccu-pazione e abbandono/degrado ambientale, proprio a questo: diventare un laboratorio di sperimentazione e ricerca di una possibile alternativa a questo modello di sviluppo iniquo e inquinante, a partire dalle specifi-cità territoriali e dalla partecipazione degli abitanti dei parchi nazionali.

Purtroppo, dopo una prima fase di entu-siasmo e alcuni casi di successo, i Parchi nazionali, a partire dal nostro paese dove godevano anche di un’ottima legge istitu-tiva, si sono spenti e trasformati sempre più in carrozzoni burocratici in cui l’unico obiettivo rimane quello dello sviluppo turistico e quindi della mercificazione dei beni naturali.

Triste fine per una gran bella esperien-za. Ma, non è detto che un nuovo ciclo vitale non si possa aprire anche per i parchi nazionali che hanno resistito alle pressione dei poteri economici e all’egemonia cultu-rale del “parco-azienda” che deve produrre principalmente risultati economici.

331 ottobre 2018 Grifone

Dal “Giornaledi Bordo”dell’Associazione

13 settembre 2018Si riunisce a Noto, presso il Centro In-

formativo, la Giunta Regionale dell’E.F.S. Fra i vari punti all’O.d.g. la istituzione del Comitato scientifico del Museo del Mare di Calabernardo.

19 settembre 2018Inviata a mezzo posta la pratica di

Iscrizione al Registro Regionale delle As-sociazioni di Volontariato.

27 settembre 2018Inviata via mail alla Fondazione Principe

Alberto II di Monaco la documentazione relativa al rapporto di collaborazione con l’Ente Fauna Siciliana.

4 ottobre 2018A seguito delle mareggiate e previo

accordo con l’ex Ripartizione Faunistico Ve-natoria, vengono scavati i tre nidi di “Caretta caretta” negli arenili della R.N.O. Vendicari, risultati tentativi di nidificazione.

9 ottobre 2018Il vicesegretario Regionale E.F.S., Pao-

lino Uccello, avvista all’interno della R.N.O. Vendicari un esemplare di Martora (Martes martes).

12 ottobre 2018Recuperato a Rosolini e liberato nella

R.N.O. di Vendicari esemplare di Occhione (Burhinus oedicnemus).

L’operazione è stata svolta dal Corpo Guardie Ecologiche (Com. Bianca - V. Capo Oddo), in collaborazione con l’ex Ripartizio-ne Faunistico Venatoria di Siracusa.

25 ottobre 2018Si svolge a Catania, presso l’ex Diparti-

mento di Biologia Animale dell’Università di Catania, il Seminario-Conferenza nell’ambito del Premio M. La Greca “Grifone d’Argento 2018”, tenuto dal prof. Tonino Perna.

26 ottobre 2018Manifestazione di premiazione, a Noto

(Palazzo Nicolaci), del premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018” al prof. Tonino Perna.

30 ottobre 2018Si riunisce, a Calabernardo (Noto), il

Comitato Scientifico del Museo del Mare di Calabernardo.

dell’Università di Catania.Come sempre impor-

tante e indispensabile l’ap-porto dei giovani studenti del IV Istituto comprensivo “G. Aurispa” di Noto, degli

studenti dell’Istituto Superiore “M. Raeli” di Noto, che hanno elaborato e distribuito un volantino sul Parco degli Iblei e del C.U.M.O. di Noto, che con la presentazione dei loro lavori sulle aree protette hanno dato spunti di riflessione su una tematica ormai ultra-ventennale: l’istituzione del Parco degli Iblei. Solenne è stato il momento della consegna del Grifone d’Argento 2018 al prof. Perna da parte della sig.ra Caterina Meduri-La Greca, del Sindaco di Noto e del Presidente dell’Ente Fauna Siciliana.

Un omaggio floreale è stato consegnato da Antonina Oddo alla signora La Greca e alla signora Perna. Appassionato e inte-ressante l’intervento del Premiato che ha svariato su temi sociali-politici-ambientali-economici, riferendosi in particolare alla sua esperienza di Presidente del Parco Nazionale

La manifestazione è stata coordinata da Corrado Bianca, Segretario Regio-nale dell’E.F.S., ultimo a sinistra; alla sua destra nell’ordine Tonino Perna, Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018”, Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto, e Pietro Alicata, Presidente dell’E.F.S.

Il Direttore Scientifico del C.U.M.O. (Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale di Noto), prof. Salvatore Cavallo, esprime il suo indirizzo di saluto.

dell’Aspromonte. Novità di questa edizione le “Targhe Speciali” al prof. Guglielmo Longo, purtroppo assente per motivi di salute, al prof. Corrado Carelli, consegnata dal Consigliere Regionale E.F.S. Fabio Amenta, al IV Istituto comprensivo “G. Aurispa” di Noto, consegna-ta dal Consigliere Regionale E.F.S. Marco Mastriani, all’Istituto Superiore “M. Raeli” di Noto, consegnata dal Consigliere Regionale E.F.S. Paolo Pantano, al C.U.M.O. di Noto, consegnata da Lino Caruso Segretario della Sezione di Canicattini Bagni, e alla Corale Polifonica “Paolo Altieri” di Noto, consegnata dal Presidente dell’E.F.S. Pietro Alicata.

Momento conclusivo con il mini concerto offerto dalla Corale Polifonica “P. Altieri” diretta dal Maestro Luca Galizia.

A tutti gli intervenuti è stato offerto un cocktail nell’atrio di Palazzo Nicolaci.

Il Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, apre con il suo intervento la manifestazione; a destra Pietro Alicata, Presidente dell’E.F.S., a sinistra Tonino Perna, Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018”, e Corrado Bianca, Segretario Re-gionale dell’E.F.S.

La folta cornice di pubblico che ha preso parte alla manifestazione nella splendida cornice del Salone delle Feste di Palazzo Nicolaci di Villadorata.

Continua da pag. 1

4Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018”

Albo Premio Marcello La GrecaGrifone d’Argento

Danilo Mainardi 2011 Fulco Pratesi 2012 Serge Latouche 2013 Angelo D’Arrigo 2014 Enzo Maiorca 2015 Vandana Shiva 2016 Donatella Bianchi 2017 Tonino Perna 2018

La Corale Polifonica “P. Altieri” diretta dal Maestro Luca Galizia, che ha offerto un mini concerto a chiusura della manifestazione, insieme al Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018” Tonino Perna.

Il prof. Giorgio Sabella, docente universitario e Consigliere Regionale dell’E.F.S., dopo aver porto il saluto del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, tratta il tema “Il prof. Marcello La Greca e le aree protette”.

L’intervento degli studenti dell’Istituto Superiore “M. Raeli” di Noto sull’opportunità di istituire il Parco degli Iblei.

Gli allievi del IV Istituto comprensivo “G. Aurispa” di Noto durante la loro presentazione sulle aree protette degli Iblei.

Il prof. Tonino Perna, Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018”, durante il suo interessante intervento.

Le “Targhe Speciali”, novità di questa edizione, al prof. Guglielmo Longo, al prof. Corrado Carelli, al IV Istituto comprensivo “G. Auri-spa” di Noto, all’Istituto Superiore “M. Raeli” di Noto, al C.U.M.O. di Noto, e alla Corale Polifonica “Paolo Altieri” di Noto.

5 Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018”

6Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018”

’Ente Fauna Siciliana si è impegnata molto sulla tema-tica degli Iblei con convegni scien-tifici e pubblicazioni dei relativi atti sulla geologia e geomorfologia, sulla flora, sulla fauna e sugli aspetti antropici di quest’area, che negli ultimi anni ha subito la devastazione di numerosi incendi.

Un fenomeno, quello degli incendi, che ha arrecato a zone di grande pregio come la Riser-va Naturale di Cava Grande del Cassibile, danni incalcolabili e ha comportato la chiusura dei sentieri di accesso alla Cava impedendo, così, la fruizione della Riserva da parte dei molti escursionisti che ogni anno arrivano per visitarla. Un fenomeno, per dirla come il prof. Perna, dove interessi consolidati hanno creato, nelle aree protette (e possiamo dire anche nelle nostre zone), una vera e propria “industria dell’incendio”. Un fenomeno che è in gran parte sociale dove ci sono degli interessi in gioco per lo spegnimento, ma non per la prevenzione, con un approccio di carattere spesso solamente emergenziale.

Da questo punto di vista le aree protette, purtroppo, hanno avuto e hanno molti nemici: da chi esercita il pascolo abusivo, a chi ha interesse a prolungare l’attività lavorativa, o a realizzare lavoro straordinario, o incentivi per l’emergenza, o speculazioni agrarie. A questo si aggiungano i ritardi e le difficoltà, da parte di molti Comuni, di rendere operativa la legge 353 del 21 novembre 2000 sul catasto dei terreni attraversati dal fuoco.

L’esperienza del prof. Perna, nelle qualità di presidente del Parco Nazionale dell’Aspro-monte, è emblematica poiché il suo tentativo riuscito di mitigare e ridurre gli incendi è partito da un metodo diverso, cioè quello di speri-mentare un modello che parte dall’idea della responsabilità territoriale, quella che non vi era stata prima e che aveva generato in Aspro-monte un sistema complesso e complicato che sembrava fatto apposta per favorire, appunto, l’industria dell’incendio e dell’emergenza con grandi costi di denaro pubblico (pensate ai Canadair che costano migliaia di Euro l’ora e che fra l’altro cospargono le zone di acqua salata provocando altro danno con l’aumento della salinità dei suoli), con inefficienze concla-mate che pesavano sui bilanci della Regione Calabria per le ingentissime risorse finanziarie impiegate.

In questo contesto, il prof. Perna intro-dusse, con un bando pubblico, i cosiddetti “contratti di responsabilità” sottoscritti da tutte le associazioni di volontariato interessate (associazioni di protezione civile, organizzazio-ni ecologiste, etc.) cui era affidata una quota del territorio fino a coprire l’intera superficie

Ldi Paolo Pantano

del Parco Nazionale (68mila ettari). In questi contratti era fissata una spesa complessiva (che comprendeva la diaria, i rimborsi spese per gli spostamenti, ecc.); si partiva dalla quota minima del rimborso pari al 50%, mentre il restante 50% era attribuito solo se gli incendi non superavano lo 0,2% del totale della zona affidata, una soglia ritenuta fisiologica secondo precedenti esperienze. Insomma, a mio avviso, questa strategia ha innescato e fatto scattare l’interesse a non bruciare, mentre prima vi era l’interesse opposto, cioè a bruciare. Un’idea semplice, afferma il prof. Perna, che si è ri-velata vincente, infatti, gli incendi si ridussero drasticamente con una spesa complessiva di circa 200mila Euro a fronte di una spesa regio-nale e statale di una decina di milioni di Euro. Il cosiddetto “metodo Perna” è stato utilizzato in vari Paesi del mondo.

Per il grande problema della raccolta dei rifiuti il prof. Perna si avvalse, con successo, di una metodologia similare, così come per molti altri originali e creativi interventi socio-ecologici-economici introdotti nel Parco.

Si tratta di una figura poliedrica (nel senso migliore della parola): economista, sociologo, saggista, scrittore, docente universitario (ordi-nario di sociologia economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina e di Istituzioni di Economia presso la Facoltà di Architettura, corso di Urbanistica Università Mediterranea di Reggio Calabria), già presi-dente del Comitato etico - scientifico di Banca Etica, autore teatrale, autore di ecofavole e inventore del Parco ludico-tecnologico “Ecolan-dia”, esperto di cooperazione internazionale e propugnatore dell’autosostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica.

Noi pensiamo che il prof. Perna sia fra i principali e concreti interpreti di una linea cul-turale e di una filosofia che ricrea un modello in cui l’economia sostenibile entra in costante interazione e correlazione con l’ecologia e dove il valore sociale della responsabilità

diventa un valore aggiunto per raggiungere risultati idonei per risolvere le criticità che insistono sul territorio.

Egli ha mostrato come la filosofia economica, ecologica e sociale, coniugata con la scientifi-cità pragmatica della sostenibilità, rappresenti un approccio corretto alle problematiche del territorio.

Dal 1983 al 1998 è stato pre-sidente e poi direttore del Centro Regionale d’Intervento per la Co-operazione con cui ha promosso e coordinato progetti locali per la tu-tela ambientale del Mediterraneo.

Il “genius loci”, nell’accezione moderna del termine, è divenuta

un’espressione per individuare chi ha un particolare approccio allo

studio dell’ambiente, che ha un’interazione con identità e peculiarità socio-culturali del luogo per individuarne le caratteristiche e, con opere materiali ed immateriali, afferma i legami storico-culturali in modo da renderli immediatamente riconoscibili agli occhi del mondo. Per questo possiamo affermare che il prof. Perna è uno dei più importanti genius loci del Mediterraneo e a proposito di ciò egli ha affermato: “Si registra, oggi, uno scontro frontale tra due modelli economici, in cui la sostenibilità ambientale e sociale costituisce la discriminante. Il futuro del Mediterraneo dipenderà in gran parte da quale dei due ri-sulterà vincente.”

Il prof. Perna con questa frase, a nostro avviso, ha individuato e declinato in maniera molto efficace qual è oggi il tema principale, il punto focale dell’evoluzione del Mediterraneo e dei popoli che si affacciano su questo mare. La scommessa è vincente per il nostro futuro se, in un contesto di economia durevole e compatibile con l’ambiente, le scelte saranno orientate da azioni consapevoli ed equilibrate che possano coniugare migliori condizioni di vita per tutti gli esseri viventi senzienti e non senzienti con la conservazione naturalistica.

Se batteremo la strada della sostenibilità economica, ecologica, sociale e possiamo aggiungere istituzionale, potremo, forse, assi-curare alle generazioni a venire, partendo dalla tutela dei biotopi, delle biocenosi e quindi degli ecosistemi, un futuro.

Il prof. Perna con la sua azione, con lo spessore delle sue pubblicazioni (ne ricordia-mo qualcuna: Mercanti, imprenditori, consu-matori, dipendenza e questione alimentare. Emergenza e solidarietà internazionale. Lo sviluppo insostenibile, il caso del Mezzogiorno. Fair trade, la sfida etica al mercato mondiale. Aspromonte, i parchi nello sviluppo locale. Eventi estremi. Monete locali e moneta globa-le) e con le sue azioni nei territori ci indica un percorso possibile, sta a tutti noi farne tesoro.

Profilo del premiato

Il Consigliere regionale E.F.S. Paolo Pantano traccia il profilo di Tonino Perna, Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018”.

7

Messaggio di saluto del prof. Mario AlberghinaPresidente dell’Accademia Gioenia di Catania

Messaggio di saluto del prof. Giuseppe SperlingaPresidente dell’Associazione Stelle e Ambiente per la ricerca

e divulgazione astronomica e ambientale “Marcello La Greca” di Catania.

L’Accademia Gioenia di Catania è lieta di partecipare all’evento annuale che si celebra oggi. Mi scuso con il premiato per non aver potuto partecipare alla sua lettura di ieri pomeriggio tenuta al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche, e Ambien-tali per impegni all’interno dell’Accademia stessa, consistenti nella consegna di Premi di studio a dottori di ricerca che quest’anno hanno riguardato tesi di dottorato in scienze biomediche, scienze geologiche e scienze chimiche. Con questa iniziativa l’Accademia intende rispondere ogni anno a uno degli scopi del sodalizio, quale quello della promo-zione e della diffusione del sapere scientifico.

Consideravo che illustri biologi e am-bientalisti ante litteram hanno avuto respon-sabilità direzionali nella lunga storia dell’Ac-cademia, per cui mi è particolarmente caro essere oggi qui presente per significare la nostra attenzione verso gli studi e gli impegni ecologisti di studiosi, cultori della disciplina e appassionati. Ricordo due superbi pre-sidenti dell’Accademia, in carica per lungo tempo, quali il prof. Achille Russo, rettore e appassionato studioso di biologia cellulare, citologia e ittiologia, e il prof. Bruno Monte-

Gentili Signore e Signori, per una impre-vista sovrapposizione di impegni, sono stato costretto ad affidare al Segretario Regionale dell’E.F.S. Corrado Bianca il compito di por-gere i miei saluti a titolo personale e a nome dell’associazione “Stelle e Ambiente”, che ho l’onore di presiedere e di rappresentare questa sera.

L’associazione Stelle e Ambiente, che da 15 anni è attivamente impegnata nella ricerca e divulgazione astronomica e am-bientale, è intitolata alla memoria dell’insigne scienziato prof. Marcello La Greca per scelta unanime dei soci fondatori, tutti provenienti dal mondo universitario e scolastico, alcuni dei quali sono presenti, oggi, in questa sala, come l’amico prof. Alfredo Petralia; il prof. Guglielmo Longo, cui rivolgo un affettuoso abbraccio e un augurio di cuore per una pron-ta guarigione; il compianto vulcanologo prof. Salvatore Cucuzza Silvestri; la professoressa Caterina Meduri, consorte del prof. La Greca; il naturalista prof. Salvatore Arcidiacono, che negli Anni Sessanta fu uno dei collaboratori più stretti del prof. La Greca; il compianto giornalista-astrofilo dott. Luigi Prestinenza, che lo volle come collaboratore alla pagina dedicata alla divulgazione scientifica pubbli-cata per un quinquennio dal quotidiano La

rosso, studioso di bio-logia marina, artropodi, araneidi e di etologia e zoogeografia, che han-no profuso per il nostro sodalizio passione e sforzi organizzativi e letterari indimenticabili. La Scuola zoologica catanese è stata con-tinuata dal titolare del Premio odierno, il prof. Marcello La Greca, che del nostro sodali-zio è stato Presidente negli anni 1994-1995 e vice-Presidente dal 1996 al 2001. I soci dell’Accademia hanno iniziato quest’anno una partecipata collabora-zione “escursionistico-naturalistica” con l’Ente Fauna Siciliana (escursione a Vendicari) che intendono proseguire nel futuro con visite a riserve naturali e musei degli Iblei, a testimonianza della loro attenzione verso

le problematiche di maggiore conoscenza e tutela dell’ambiente naturale siciliano. Mi con-gratulo con il prof. Perna cui auguro un felice proseguimento del suo impegno culturale.

Il prof. Mario Alberghina, Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania, porge il saluto dell’Accademia di cui Marcello La Greca fu Presidente.

Sicilia di Catania; il naturalista dott. Maurizio Siracusa e numerosi altri, tra i quali chi scrive.

Conobbi il prof. Marcello La Greca nell’or-mai lontano 1970, quando, giovane studente del primo anno del corso di laurea in Scien-ze Biologiche nell’Università di Catania, lo avvicinai nel vialetto dell’Istituto Policattedra di Biologia Animale (ancora i dipartimenti universitari non erano stati istituiti) per chiedergli un piccolo contributo a sostegno della squadra di calcio “Biologia 2” che par-tecipava al torneo interfacoltà. Non esitò un istante e fu pure generoso elargendoci una somma pari a quasi la metà della quota da versare per l’iscrizione! Tre anni dopo, ebbi la fortuna di averlo come relatore della mia tesi di laurea e mi avviò alla Biospeleologia, una disciplina scientifica che Egli amava particolarmente e della quale fu il precursore a Catania. E il prof. La Greca non dimenticò mai di essere un Biospeleologo e di avere a cuore il patrimonio naturale sotterraneo. Se in Sicilia, infatti, sono state istituite le Riser-ve naturali integrali speleologiche, quattro delle quali sono state affidate all’Università di Catania che le gestisce per il tramite del Centro di Ricerca CUTGANA, lo dobbiamo all’impegno del prof. La Greca quando, negli anni Novanta, era componente del CRPPN,

il Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale della Regione Siciliana: sono le tre cavità carsiche Grotta Monello, Grotta Palombara e Grotta di Villasmundo in territorio siracusano e le otto gallerie di scorrimento lavico che formano il “Complesso Immacolatelle e Micio Conti” di San Gregorio di Catania.

Il prof. La Greca, per almeno una trentina d’anni, si batté pure per l’istituzione a Catania di un Museo civico di Storia Naturale, una struttura culturale stabile che non è stata ancora realizzata nel capoluogo etneo uni-camente per l’ignavia e l’incultura di coloro che finora l’hanno amministrata. Nonostante siano trascorsi quasi 18 anni dalla Sua scom-parsa, il ricordo del prof. La Greca è ancora vivo nella mente di coloro che l’ebbero come Maestro di Scienza e di Vita, come Amico, per i quali fu una autentica Stella Polare.

Mi congratulo, infine, con il prof. Tonino Perna per l’attribuzione del prestigioso Premio La Greca “Grifone d’Argento 2018”, autorevole riconoscimento per il suo impegno nei molte-plici campi che l’hanno visto protagonista per la difesa ambientale e lo sviluppo sostenibile.

Grazie a tutti per l’attenzione.

Giuseppe Sperlinga

Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018”

fortemente penalizzata da una cronica mancanza di personale e da una burocra-zia regionale sempre più complessa. Una delle note più positive messe in evidenza dal dott. Brogna ha riguardato il fruttuoso rapporto con le istituzioni universitarie che ha consentito lo svolgimento di interessanti ricerche scientifiche e ha accresciuto il quadro di conoscenze sulla ricca e impor-tante biodiversità della Riserva, purtroppo sempre più sottoposta ad un pressione an-tropica, per certi versi ormai insostenibile.

Dello stesso tenore è stato l’intervento del dott. Gaetano Torrisi, Direttore delle R.N.O. “Oasi del Simeto” e “Fiume Fiume-freddo”, gestite dalla Città Metropolitana di Catania. Anch’egli ha illustrato con toni grigi le problematiche gestionali che quotidia-namente affliggono le riserve in cui la pre-senza dell’uomo è troppo pressante, con l’aggravante di una cronica mancanza di fondi e di personale, che solo in parte viene equilibrata dall’accesso, comunque sempre molto complesso, ai fondi comunitari.

Toni molto meno scuri sono stati quelli tracciati dal dott. Fabio Cilea, che gestisce per conto della L.I.P.U. la R.N.O. “Saline di Priolo”. L’intervento ha messo in ri-

salto come sia stato possibile, con una partecipazione attiva e concreta nella ge-stione della Riserva da parte degli enti pubblici e privati, per-mettere la nascita, anche questa tra mil-le difficoltà, di un’oasi godibile e fruibile non solo per gli animali, ma anche per i citta-dini che vivono in una delle zone più inqui-nate della Sicilia.

Partendo da que-

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Gdi Fabio Massimo Viglianisi

iovedì 26 ottobre 2018 si è tenuta, presso l’aula Nord del Dipartimento di Scienze Biologi-che, Geologiche e Ambientali, la conferenza-seminario del prof. Tonino Perna sul tema “La ge-stione delle aree protette oggi: problemi e prospettive”.

L’evento rientrava nel pro-gramma di manifestazioni or-ganizzate per il premio Grifo-ne d’Argento 2018 assegnato quest’anno al prof. Perna, figura molto nota nell’ambito dell’ambientalismo nazionale e internazionale.

I lavori, introdotti dal prof. Carmelo Mo-naco, Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali, si sono svolti in una folta cornice di pubblico composta non solo da molte figure note dell’ambientalismo siciliano, ma anche da molti studenti universitari iscritti ai corsi di studio di Scienze Ambientali e Naturali e di Biologia Ambientale dell’Ateneo catanese.

Gli interventi sono stati coordinati dal nostro socio prof. Giorgio Sabella, pre-sidente del corso di laurea triennale in Scienze Ambientali e Naturali e del corso di laurea magistrale in Biologia Ambientale.

Ha aperto i lavori l’intervento del dott. Filadelfo Brogna, Direttore della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari” e funzionario dell’Azienda Foreste Demaniali, che ha tracciato un bilancio, a circa dieci anni dal suo insediamento, degli interventi pensati e auspicati per la valorizzazione di una delle riserve più importanti della Regione Sici-liana, che è risultato non privo di elementi problematici. Nel suo discorso è emerso con forza e con autentico dispiacere come la realizzazione di molti interventi sia stata

Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2018”

sti presupposti è intervenuto il prof. Perna che ha ripercorso il suo percorso di ambientalista ed ha trattato in particolare la sua esperienza di Presidente del Parco dell’Aspromonte spie-gando il motivo del successo del metodo che lui ha applicato alla gestione del Parco, che all’inizio non era gradito dalle popolazioni locali. Egli ha mostrato come, utilizzando il buonsenso, facendo diventare parte attiva della con-

servazione tutte le realtà che gravitavano all’interno del Parco e ponendo loro degli obiettivi, per il cui raggiungimento era stata prevista anche una premialità, sia riuscito a capovolgere la visione negativa del Parco che avevano inizialmente i cittadini che risiedevano all’interno dell’area protetta.

A dimostrazione del successo di tali

iniziative ha citato la sensibile diminuzione degli incendi nel Parco dell’Aspromonte nella famosa estate del 2003, che, invece, hanno portato morte e devastazione in interi paesi e hanno interessato gran parte dei parchi e delle riserve italiane.

Il prof. Perna ha terminato il suo in-tervento affermando l’ineluttabilità, in un prossimo futuro, di un rinnovato interesse nei confronti dell’ambiente, basato su un rapporto più equilibrato dell’uomo nei con-fronti della natura.

A conclusione del seminario è spettato al nostro Presidente, prof. Pietro Alicata, tirare le conclusioni della manifestazione mostrando ottimismo per il futuro e man-dando un messaggio di speranza ai giovani presenti, che avranno il duro compito di ristabilire il giusto rapporto uomo-natura auspicato dal prof. Perna.

Conferenza-Seminario del prof. Tonino Perna sul tema“La gestione delle aree protette oggi: problemi e prospettive

931 ottobre 2018 Grifone

RubricaUna grande storia: origine e filogenesi degli animali pluricellulari.Il primo antenato diblastico: rompicapo principe per gli Zoologi. (7)a cura di Giovanni Pilato

egli articoli precedenti abbiamo visto come può essersi originato, parallela-mente ai Celomesozoi e ai Poriferi, l’antenato dal quale possono essere derivati tutti gli altri Metazoi. Quell’antenato, denominato Blastea, doveva essere marino, sferico, cavo, privo di aperture, con parete monostratificata, con le cellule provviste di un flagello volto verso l’esterno, e tutte capaci di prelevare il cibo dall’esterno. Si pone ora il problema di capire con quale meccanismo la Blastea abbia dato un discendente diblastico, cioè con parete bistratificata o comunque con una massa di cellule interne.

Questo è un problema cruciale poiché se si immagina che quella trasformazione sia avvenuta con un determinato meccanismo si dovrà attribuire al discendente diblastico una determinata organizzazione, se si imma-gina invece un meccanismo diverso si dovrà attribuire al discendente una organizzazione diversa. Le opinioni su quel meccanismo sono due, e ne sono derivate due teorie filogenetiche contrapposte: la “teoria della Bilaterogastrea” (che è un perfezionamen-to della “teoria della Gastrea”) e la “teoria dell’Antenato planuloide” a volte denominata semplicemente “Teoria Planuloide”.

Secondo alcuni studiosi, che seguono Haeckel (1874), in un punto della parete della Blastea sarebbe avvenuto un processo di invaginazione che avrebbe trasformato la Blastea in un discendente sacciforme, la Gastrea, con la parete costituita (fig. 1) da due strati di cellule delimitanti una cavità centrale comunicante con l’esterno attraverso l’apertura, detta blastoporo, che rappresenta l’area attraverso la quale sarebbe avvenuta l’invaginazione. Il blastoporo è considerato la bocca primitiva. La preesistente cavità della Blastea sarebbe così diventata virtuale per l’accostamento dei due strati di cellule. Lo strato interno (endoderma) sarebbe stato destinato alla digestione del cibo; la nuova cavità centrale, delimitata dall’endoderma, viene considerata un intestino primitivo (ar-chenteron); e il blastoporo, come detto prima, viene considerato come la bocca primitiva.

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Questa teoria ha trovato sostegno nel fatto che nell’embriogenesi di molti gruppi attuali la blastula si trasforma in una gastrula dibla-stica, strutturata come l’ipotetica Gastrea, appunto attraverso un processo di invagina-

zione come quello sopra descritto. Spesso il processo di gastrulazione nei gruppi attuali è modificato; per esempio alla invaginazione si associa lo scivolamento di cellule dello strato esterno su quelle che si invaginano, ma, come avevo detto in precedenza, le mo-dificazioni secondarie non sono significative in quanto chiaramente sopravvenute in un secondo tempo.

Riepilogando, se la diploblastia è stata conquistata per invaginazione, si deve im-maginare che il discendente diblastico della Blastea sarebbe stato una Gastrea saccifor-me, con la parete costituita da un ectoderma e da un endoderma digerente che delimita un intestino primitivo (archenteron) comunicante con l’esterno attraverso la bocca primitiva

(l’ex blastoporo).Secondo altri studiosi, che

seguono Metschnikoff (1887), nella Blastea invece che una invaginazione ordinata si sarebbe avuta la migrazione all’interno di singole cellule, a partire prima da vari punti e poi da un’unica area (il blastoporo). Si sarebbe così originato un discendente della Blastea col corpo compatto costituito (fig. 2) da uno strato

esterno e da una massa di cellule interne (endoderma) destinate alla digestione

del cibo e, alcune, alla riproduzione. Quell’or-ganismo, che in un primo tempo sarebbe stato privo di bocca e di cavità digerente, viene indicato come Antenato planuloide perché somiglia alla larva, detta planula, degli

Cnidari. Successivamente nell’area blastoporale si sa-rebbe formata la bocca vera e propria, ma quando questa è comparsa l’endoderma era ancora compatto (come si nota ancora nei Turbellari primitivi). La cavità digeren-te sarebbe comparsa in un momento successivo della filogenesi.

Il problema che ci si pone è dunque quello di scegliere se appaia più corretto ammet-tere che dalla Blastea si sia originata per invaginazione una Gastrea già provvista di cavità digerente e di bocca, o, per migrazione di cellule, un antenato planuloide in un primo tempo compatto.

La scelta è estremamente impegnativa per le implica-zioni che comporta, e quin-di bisognerà valutare quali fatti ci possono indurre ad essere favorevoli all’una o all’altra ipotesi, o a cambiare qualcosa che ci eviti i grossi problemi che, come vedremo, ambedue quelle teorie ci pongono.

Fig. 1. Origine della Gastrea per invaginazione secondo Haeckel. A, Blastea. B, Gastrea.

Fig. 2. A, Origine dell’Antenato planuloide, secondo Hyman, per migrazione di cellule all’interno. B, Migrazione multipolare secondo Metschinikoff. C, Antenato planuloide. D, Planula di Cnidario.cg = cellule germinali. cs = ciglia sensorie. ec = ectoderma. en = endoderma.

1031 ottobre 2018Grifone

1131 ottobre 2018 Grifone

Gli ultimiscampoli dispeculazionedi Corrado Fianchino

l consumo con spreco di suolo si diffonde sempre più e, di contro, la risposta di programmazione urbanistica dei comuni siciliani continua a essere inadeguata.

Dopo avere consumato il territorio costiero con lottizzazioni abusive a volte senza possibilità di condono, si continua con una gestione dei piani che si ferma ai Piani Regolatori Generali (PRG), con gestazione decennale delle rielabora-zioni e senza provvedere ai piani parti-colareggiati né dei centri storici, né delle periferie urbane.

Si rinuncia, così, a ogni governo dell’esistente, ampiamente sovradimen-sionato, che richiederebbe invece un sostanzioso recupero statico, per ade-guamento antisismico e ristrutturazione energetica per la necessaria sostenibilità delle fonti di energia.

In questi interventi di recupero/ristrut-turazione dell’esistente inadeguato alle condizioni abitative e qualitative attuali, troverebbe posto una grande quantità di lavoro per i progettisti di edilizia e ar-chitettura. Si offrirebbe loro la possibilità di recuperare l’”Onore Perduto”, come dice l’architetta italiana Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, che opera a Vittoria

I

nel sud-est siciliano, fra i più bravi archi-tetti italiani, nella mostra alla Biennale Architettura di Venezia 2016, nella quale sostiene che: “gli interventi a piccola sca-la possono insediarsi con discrezione e misura e possono inserire il PROGETTO negli interstizi urbani abusivi. È questo il futuro prossimo degli interventi”.

Si continua invece a favorire e con-sentire l’edificazione di nuove costruzioni per edilizia residenziale anche in zone agricole con concessioni edilizie di dub-bia legittimità. Si prevedono lotti minimi a prescindere dall’utilizzazione e produt-tività agricola, ma soprattutto a prescin-dere dalle opere di urbanizzazione.

Si utilizza così l’area agricola per costruire la cubatura re-sidenziale prevista a pre-scindere dall’utilizzazione dell’area da parte dei pro-prietari che dovrebbe-ro essere agricoltori, o conduttori agricoli, come previsto dalla legislazione.

Così si esprimono co-stantemente sentenze di Consiglio di Stato e Cas-sazione (vedi ad esempio sentenza n. 57914/2017), poiché il rilascio del per-messo di costruire fabbri-cati rurali in zone agricole è subordinato alla presenza di più requi-siti previsti dalle leggi ed in particolare:

il primo, di natura soggettiva, costi-tuito dallo status di proprietario avente diritto che deve esercitare l’attività di im-prenditore agricolo e/o coltivatore diretto a titolo principale; ed anche proprietario conduttore in economia o proprietario concedente;

il secondo, di natura oggettiva, è inerente all’intervento da realizzare che

deve essere funzionale alla conduzione del fondo e alle esigenze dell’imprendi-tore agricolo; ed anche rispondente alla vocazione agricola del fondo.

In assenza dei requisiti suddetti le concessioni di edilizia residenziale stra-volgono le previsioni dei PRG, che de-vono essere dimensionati in conformità a precise esigenze della popolazione e per le quali vanno previste le necessa-rie opere di urbanizzazione primarie e secondarie.

Si utilizzano le zone agricole a fini residenziali consentendo alla proprietà di lucrare l’incremento di valore dell’area e consumando ulteriormente il suolo invece che utilizzarlo a scopo agricolo.

Ancora una volta si distorcono le prospettive di sviluppo agrario del terri-torio a favore dei prodotti di qualità cer-tificata (vino, olio, limone femminello, etc.) commercializzabili ed esportabili a livello internazionale come prodotti di alta qualità, per consentire alla pro-prietà gli ultimi scampoli speculativi che non innescano alcun processo pro-duttivo a vantaggio dell’intera società meridionale.

Hanno collaborato a questo numero

- Mario ALBERGHINA, Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania.

- Fabio AMENTA, Consigliere Regionale E.F.S:

- Corrado FIANCHINO, Dipartimento di Architettura, Università di Catania.

- Antonina ODDO, Responsabile “Giovani Grifoni” E.F.S.

- Paolo PANTANO, Consigliere Regionale E.F.S.

- Tonino PERNA, Sociologo-Economista, già Presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Premio “Grifone d’Argento 2018”.

- Giovanni PILATO, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.

- Giuseppe SPERLINGA, Associazione Stelle e Ambiente, Catania.

- Fabio Massimo VIGLIANISI, Segretario sezione di Catania E.F.S.

Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”Grifone

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opo la riunione del Comitato Scientifico del Museo del Mare di Noto e a seguito dell’incontro con l’Assessore al ramo del comune di Noto, è stata varata la programmazione delle attività del Museo del Mare da dicembre 2018 a maggio 2019.

La finalità della programmazione è quello di allarga-re gli “orizzonti” del Museo con il coinvolgimento del C.N.R., dell’Università di Catania e della Fondazione Principe Alberto II di Monaco, oltre al gemellaggio già attivo con l’Ecomuseo della R.N.O. di Vendicari. È previ-sto il coinvolgimento degli Istituti scolastici proponendo

visite guidate al Museo, l’organizzazione di convegni sulla tutela del mare e della biodiversità, la partecipa-zione ufficiale, anche nell’organizzazione, di congressi scientifici in Italia e all’estero.

La programmazione comprende una serie di conferen-ze con cadenza mensile, previste ogni primo venerdì del mese, e, inoltre, la comunicazione e la divulgazione delle attività tramite le pagine del bimestrale “Grifone”. Ecco in dettaglio il programma delle conferenze nella locandina.

Fabio Amenta

1231 ottobre 2018Grifone

Museo del Mare di Noto (Calabernardo)Parte la programmazione 2018-2019D