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LAVORO DI DIPLOMA DI
SABRINA CANTÙ
MASTER OF ARTS SUPSI IN INSEGNAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
IL POTERE DELL’IMMAGINE NEL PROCESSO DI
INSEGNAMENTO - APPRENDIMENTO
RELATORE
CHIARA ANTONINI
1
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento-apprendimento
Indice
1. Introduzione ........................................................................................................................ 3
2. Quadro teorico di riferimento .............................................................................................. 5
3. Campione di riferimento ................................................................................................... 11
4. Metodologia ...................................................................................................................... 13
4.1 Descrizione delle attività di acquisizione lessicale e grammaticale .......................... 16
5. Risultati raccolti ................................................................................................................ 19
5.1 Modalità di analisi ..................................................................................................... 19
5.2 Osservazione e dati raccolti ....................................................................................... 21
5.3 Interpretazione e limiti dei dati raccolti ..................................................................... 26
6. Conclusioni ....................................................................................................................... 27
7. Bibliografia ....................................................................................................................... 29
8. Allegati .............................................................................................................................. 31
Sabrina Cantù
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Questa pubblicazione, IL POTERE DELL’IMMAGINE NEL PROCESSO DI INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO, scritta da SABRINA CANTÙ, viene rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale 3.0 Unported License.
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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1. Introduzione
L’immagine permette un apprendimento ed un insegnamento più efficaci del lessico e di
alcune strutture grammaticali?
“È importante che il professore di lingua abbia una fonte ricca di mezzi da utilizzare durante
le sue lezioni; tra queste risorse l’immagine non può mancare!” A seguito di questa
affermazione di Wright (2010, p.2) prende avvio l’excursus verso la risposta all’interrogativo
iniziale.
Ripensando al metodo adottato all’inizio del mio percorso di insegnamento, l’uso
dell’immagine veniva sottovalutato. Era inverosimile credere all’effetto che una figura
potesse avere nell’acquisizione di nuove espressioni linguistiche. Con il contributo ricevuto
dalle lezioni di didattica e dalle letture di testi teorici, a riguardo del processo di acquisizione,
ho gradualmente introdotto le rappresentazioni grafiche nelle mie lezioni ed ho notato che
l’interesse aumentava ed inoltre lo svolgimento delle lezioni avveniva positivamente.
Tenendo ulteriormente in considerazione che ogni classe è composta da alunni con livelli
cognitivi differenti, al mio interrogativo di indagine si univano delle riflessioni che limitavano
il campo di ricerca, ovvero non era possibile applicare questo metodo ad allievi con difficoltà
di apprendimento poiché non avrei ottenuto alcun risultato. L’ipotesi di lavoro appena citata
ha accresciuto il mio interesse in uno studio più approfondito rivolto a tre soggetti di indagine,
i quali presentano difficoltà nel processo di apprendimento.
Quello che verrà presentato nelle pagine successive è un lavoro di ricerca-azione che mi ha
permesso, attraverso attività che ho ideato, di verificare di persona quanto sostiene la teoria.
Ho organizzato il lavoro nel seguente modo: dopo aver identificato il quesito ed il gruppo di
alunni su cui svolgere l’indagine, ho progettato le lezioni del percorso didattico seguendo un
modello standard per ogni tema da trattare. Per proseguire l’analisi empirica, ho strutturato la
raccolta dati sulla base dell’utilizzo di 4 strumenti: l’osservazione personale, l’intervista, il
questionario e brevi verifiche scritte.
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Lo studio dei dati raccolti è avvenuto in un primo momento confrontando le risposte ricevute
sia dai questionari sia dall’intervista, quindi dai risultati delle verifiche scritte che sono serviti
a conferma di quanto osservato.
I dati conseguiti hanno dato risposte interessanti su quanto ricercato in parallelo alla teoria.
Al termine dell’indagine, sono emersi molti altri spunti per future ricerche sempre mettendo
in primo piano l’uso dell’immagine.
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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2. Quadro teorico di riferimento
L’insegnamento di una lingua è un processo che richiede un’organizzazione molto precisa e
dettagliata per garantire un apprendimento di successo.
Ogni individuo apprende con metodologie differenti a seconda del proprio livello cognitivo.
Tenendo in considerazione il fatto che l’apprendimento di una lingua avviene gradualmente e
che la fase di comprensione anticipa quella di produzione linguistica, il metodo che può
essere applicato è quello di porre domande in L2 agli alunni ed aspettare da essi una risposta.
Per raggiungere questo livello è necessaria la comunicazione tra insegnante ed apprendente.
L’insegnante infatti ha il compito di comunicare e contemporaneamente di insegnare, quindi
riassumendo, l’insegnante è comunicazione ed insegnamento.
Per un docente di lingua straniera è fondamentale avere una vasta gamma di risorse a cui
attingere nel percorso d’insegnamento, parallelamente gli alunni hanno a loro disposizione
una cospicua base linguistica ed un rilevante stimolo per il loro sviluppo. Tra le risorse a
disposizione del docente, quella che riveste un ruolo considerevole nell’apprendimento-
insegnamento, è l’utilizzo delle immagini. È dimostrato che la parte visiva gioca un ruolo
influente nella trasmissione di informazioni. Le immagini, considerate una fonte importante,
possono garantire agli allievi un aiuto nel processo d’apprendimento. Innanzitutto le immagini
favoriscono l’interesse, la motivazione e aiutano a dare un senso al contesto del linguaggio. In
qualsiasi lezione di lingua l’uso delle immagini è garantito. Sarebbe difficile immaginare una
lezione di lingua senza fare uso di immagini, “flash-cards”; foto, video. L’utilizzo di queste
risorse all’interno di un itinerario didattico, permette di acquisire concetti lessicali o
grammaticali senza la spiegazione o la traduzione data a priori. “L’aforisma che l’immagine è
meglio di mille parole non è mai stato così valido come al giorno d’oggi nella nostra società”
(Goldstein, 2008) Oggigiorno risulta spesso più facile e più veloce comunicare ricorrendo
all’uso di un’immagine (2008, p. 7) [basti pensare ai cartelloni pubblicitari o agli “emoticon”
utilizzati nel linguaggio delle chat].
Spesso la scelta dell’immagine può richiedere del tempo e la maggior parte delle volte la
nostra preferenza si orienta verso l’immagine che più ci attrae. Capita però, che la figura
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proposta dall’insegnante non trasmetta alla classe l’interpretazione che il docente stesso
voleva dare alla figura al momento della scelta. Gli alunni potrebbero interpretare l’immagine
in modo differente da quello del docente per svariati motivi, per esempio una diversa
prospettiva culturale o un differente punto di vista. È questa flessibilità che fa delle immagini
un’utilissima risorsa nell’insegnamento di una lingua.
Appurato che l’immagine é una fonte indispensabile per l’apprendimento di una lingua
straniera, bisogna anche tenere in considerazione il processo di apprendimento lessicale.
Secondo quanto è stato sottolineato da molti studiosi, il lessico è la chiave di ogni linguaggio.
Il concetto di lessico è molto ampio. Come evidenzia Scrivener (1994, p. 226), il lessico si
riferisce alla nostra banca dati interna di parole e combinazioni di parole assimilate come
tali.. Il lessico include nel suo ambito diversi aspetti: le tradizionali parole singole; le
collocations; le combinazioni di parole che formano i cosiddetti chunks.
Sempre secondo Scrivener (1994, p. 228) è abitudine comune tra gli insegnanti usare il
termine vocabolario come sinonimo di lessico. In realtà il lessico, (collocations, chunks,
single words) si trova in una zona intermedia tra il vocabolario e la grammatica, ma tutti e tre
gli aspetti servono per la formulazione di frasi.
Nell’arco di ogni lezione, l’apprendimento di nuovo lessico è sempre presente.
L’acquisizione del lessico è sia ricettiva, che produttiva. Per ricettiva si intende avere la
capacità di riconoscere una parola nella comprensione scritta ed orale; mentre si definisce
acquisizione produttiva, la capacità di utilizzare una parola nel contesto di espressione orale e
scritta.
I fattori che influenzano l’apprendimento lessicale sono:
» gli input che si ricevono, come la frequenza a cui si è esposti alla lingua, la pronuncia e la
contestualizzazione;
» la relazione tra input e memoria: il coinvolgimento mentale attivo aiuta a conservare
l’informazione;
» il collegamento tra le parole
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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Nel suo scritto Scrivener ha definito
chiaramente con una figura il processo
di acquisizione lessicale (fig.1).
Scrivener infatti sostiene che creare liste
di parole non ne garantisce
l’assimilazione. Il processo di
memorizzazione coinvolge quattro
aspetti: ricezione, assimilazione, ripresa
e utilizzo. È solo alla quarta fase che si
può definire acquisito il lessico. Si tratta di una sorta di continuum in cui avviene il
riconoscimento della parola alla quale si dà un significato e che infine viene utilizzata
automaticamente nel contesto appropriato.
Penny Ur (1991, p. 96) sostiene che uno dei vantaggi, nel processo di assimilazione, è
l’autenticità dell’uso della lingua: le persone imparano una lingua quando sono immersi in
una società in cui la stessa lingua viene parlata, copiando e riutilizzando espressioni ricorrenti.
Questo processo di assimilazione-acquisizione è definito “incidental learning”: l’apprendente
acquisisce in maniera inconscia nuove strutture lessicali e le riutilizza correttamente
nell’espressione orale o scritta.
Secondo quanto riportato dagli autori Richards & Renandya, è necessario sottolineare che
l’apprendimento lessicale va oltre lo studio del significato di ogni singola parola, bensì un
importante bagaglio lessicale è composto da espressioni, “phrasal verbs”, “chunks”, …
Conoscere il significato di una parola ed i suoi sinonimi non significa che questa sia stata
assimilata e si sia in grado di utilizzarla nel contesto esatto. Il docente per garantire
l’assimilazione del nuovo lessico deve costantemente esporre i suoi alunni alla lingua
attraverso svariate attività. Scrivener (1994, p.230) infatti riporta che “Our job does not finish
as soon as a learner has first met some new vocabulary; we need to help them practice, learn,
store, recall and use the item.”
L’importanza dell’insegnamento e dello studio del lessico è riportata anche nel Piano
di formazione della scuola Media (da ora PF). Inizialmente il lessico era visto come una
memorizzazione sistematica di parole, ma in questi ultimi anni ricopre un ruolo sostanziale,
poiché il lessico è alla base della comunicazione. “Il suo studio è dunque di importanza
Figura 2.1: Four things involved in remembering
(Scrivener, 1994)
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primordiale, ma deve poter avvenire in maniera attiva ed attenta al senso di cui ogni parola è
portatrice” (p.39).
L’acquisizione del lessico avviene attraverso attività didattiche che permettono di creare le
basi per la comunicazione. Alla capacità di comunicazione è legata anche la struttura
grammaticale, che è utile all’apprendimento di una lingua. Va considerato il fatto che spesso
il sistema grammaticale può ostacolare lo sviluppo delle capacità comunicative (PF, p.40),
“Conoscere le regole grammaticali e avere delle nozioni sulla struttura della lingua non
significa però automaticamente saperle usare, anzi i saperi linguistici restano inerti se non
sono funzionali a delle competenze comunicative”, ma d’altro canto, nel volume elaborato da
Hedge (2000, pp.110-111) lo stesso autore sostiene “che gli errori a livello lessicale sono più
fuorvianti rispetto a quelli di tipo grammaticale”1
Se l’apprendimento delle strutture grammaticali viene considerato come un apprendimento
consapevole, esso deve avvenire in maniera costante per poter garantire un senso alla
comunicazione.
Nell’ambito dell’insegnamento, il docente deve spesso confrontarsi con classi poco omogenee
a livello cognitivo. È un dato di fatto che ogni classe sia composta da allievi con livelli di
apprendimento distinti quali: il ritmo disparato di lavoro e di acquisizione; la motivazione
(allievi facilmente/difficilmente motivabili); gli interessi personali; il bagaglio culturale ed i
problemi sociali a cui devono far fronte ogni giorno.
Tra gli alunni con difficoltà di apprendimento si distinguono i dislessici, i quali hanno
problemi di disgrafia e disortografia2 e gli allievi con problemi a livello cognitivo. Per la
maggioranza dei casi, gli alunni affetti da questi disturbi sono generalmente apprendenti di
tipo visivo.3 Grazie all’ausilio delle immagini, gli allievi con difficoltà di assimilazione
possono ricevere un aiuto considerevole e soprattutto hanno cospicue opportunità per
riprendere il lessico e le strutture grammaticali trattati nelle lezioni precedenti.
1 Testo tradotto da me.
2 Disgrafia: avere difficoltà nello scrivere a mano; spesso i soggetti disortografici hanno una calligrafia
illeggibile e molto disordinata. Spesso questa affezione può ostacolare il soggetto nell’espressione di una
propria idea.
Disortografia: avere difficoltà nel trasferire correttamente i suoni che compongono le parole in simboli
grafici. Gli errori più frequenti sono: confusione tra fonemi o grafemi simili; omissione o inversione di
alcune lettere che compongono una parola.
(Contenuti del corso Inclusione e Adattamento) 3 Lo stile di apprendimento di tipo visivo caratterizza l’allievo che apprende guardando, quindi l’utilizzo di
immagini, video, parole scritte alla lavagna e dimostrazione di attività favoriscono l’apprendimento per
questa tipologia di discente. (Contenuti del corso di laboratorio didattico)
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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In queste tipologie di classi la costruzione di attività differenziate è molto importante per
raggiungere i requisiti minimi dettati dal PF e l’immagine ricopre un ruolo fondamentale in
questo campo!
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Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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3. Campione di riferimento
Come campione di riferimento per la mia ricerca ho scelto tre allievi che presentano difficoltà
nel processo di apprendimento. Si tratta di allievi che frequentano il terzo anno di scuola
media e provengono da due sedi differenti. Due allievi appartengono alla stessa classe di una
sede di città, mentre l’altra alunna è inserita al terzo anno di una sede di periferia. Mi riferirò
agli allievi appena citati con l’iniziale del loro nome per mantenere l’anonimato.
E. è un ragazzo di 15 anni a cui è stata diagnosticata una difficoltà a livello
cognitivo, che gli impedisce di raggiungere con semplicità risultati positivi. E. inoltre soffre
spesso di emicrania, che è una delle cause che non gli permettono di mantenere la
concentrazione durante le lezioni. L’affaticamento che presenta E. influisce in modo negativo
sul rendimento scolastico generale. E. è aiutato dalla docente di sostegno pedagogico, che lo
segue regolarmente due volte alla settimana.
R., compagno di classe di E., è un ragazzo di 14 anni con molti problemi,
cognitivamente parlando, e affetto da balbuzie. Alla famiglia del ragazzo è stato consigliato di
inserire R. in una scuola speciale poiché l’allievo presenta notevoli lacune in ogni materia e
innumerevoli difficoltà nel processo di apprendimento. Come E., anche R. è seguito dal
sostegno pedagogico due volte a settimana, di cui una lezione avviene in condivisione con E.
G. è una ragazza di 13 anni affetta da dislessia, alla quale sono legati anche
problemi di disgrafia e disortografia. G. segue le lezioni di sostegno una volta a settimana.
Per gli allievi in questione preparo abitualmente schede differenziate per facilitarli al
raggiungimento degli obiettivi minimi stabiliti dal piano di formazione.
Al fine di recuperare il maggior numero di informazioni e di dati per la
realizzazione della mia ricerca, ho assistito ad alcune lezioni tenute dalla professoressa
Rosanna Gallicchio, la quale insegna un’ora a settimana ad una classe di alunni che
frequentano la scuola speciale. Sin dalla prima lezione a cui ho presenziato, ho notato come
l’immagine richiamasse l’attenzione del gruppo. D’accordo con la docente ho potuto tenere
come punto di confronto questa classe, in cui lei è insegnante di inglese, per verificare se le
strategie utilizzate in questo tipo di insegnamento fossero efficaci e garantissero il
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raggiungimento, riguardo ai miei soggetti di indagine, degli obiettivi minimi del piano di
formazione della scuola media.
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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4. Metodologia
Il lavoro di ricerca-azione che ho elaborato è stato svolto nell’arco di tre mesi, in cui sono
state proposte 9 attività con tematiche differenti.
Per attuare questo mio lavoro di indagine, ho riprodotto attività prendendo spunto da quelle
riportate nei manuali di teoria e che si inserissero opportunamente nel mio percorso didattico.
Ho distinto le lezioni in due tipologie: lezioni per l’acquisizione lessicale e lezioni per
l’apprendimento di alcune strutture grammaticali. Questa ripartizione mi ha permesso di
raccogliere i dati in maniera più ordinata e coerente. Un altro punto su cui ho riflettuto molto
nella progettazione delle mie lezioni è stato come strutturarle. Ho voluto indirizzare la mia
scelta su una struttura di lezione che fosse standard per entrambe le tipologie, ovvero divisa in
3 fasi:
» fase di introduzione alla nuova tematica o fase di warm-up (nel caso in cui il tema era
già stato presentato durante la lezione precedente)
» fase di applicazione del tema
» fase di consolidamento
La prima fase è caratterizzata da una presentazione di immagini che permettono agli allievi di
riattivare le loro preconoscenze lessicali (se l’attività è di introduzione al tema) o di
recuperare ed utilizzare il lessico recentemente trattato (attività di warm-up). Questo tipo di
attività viene svolta principalmente sfruttando le competenze orali.
La seconda fase è incentrata sull’applicazione del tema e viene svolta secondo diverse
modalità. Per esempio agli allievi viene chiesto di leggere un testo ed individuare il lessico
che è stato presentato, oppure di svolgere un semplice esercizio di collegamento tra immagini
e parole; o di completare un testo con la tematica grammaticale trattata.
L’ultima fase si basa su attività considerate le più comuni e più semplici da svolgere, quali per
esempio il domino, il memory, il “matching” (collegamento), il “boardgame” (gioco
dell’oca). Dopo aver introdotto il tema della lezione, utilizzando sempre le immagini, si
fruttano queste attività per consentire agli allievi di applicare quanto svolto nella parte
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centrale della lezione. Queste tipologie di esercizio vengono generalmente proposte
nell’ultima fase della lezione poiché sono attività definite di consolidamento e di ripasso. Con
l’ausilio di queste attività si possono ottenere validi risultati.
Ho preferito seguire questo “modello” di lezione, per garantire agli allievi un aiuto, con lo
scopo di guidarli verso l’obiettivo da raggiungere ed inoltre per renderli più autonomi.
Riallacciandomi a quanto riportato nella sezione teorica, gli allievi con difficoltà di
apprendimento hanno la possibilità, in quest’ultima fase, di testare il loro grado di
acquisizione e allo stesso tempo il docente può intervenire con esercizi o attività integranti.
Come spiegato precedentemente le attività si dividono in due gruppi: lessico e
grammatica. La scelta delle lezioni riguardanti il lessico è avvenuta tenendo in considerazione
anche i possibili collegamenti con la grammatica in modo da rendere più omogeneo il
percorso didattico. Le tematiche proposte sono le seguenti:
LESSICO
» phrasal verbs inerenti alle azioni comuni (leggere il giornale, guardare la televisione,
mangiare un panino,…);
» Jobs (professioni)
» Family
» Adjectives
» Daily routines
GRAMMATICA
» coniugazione dei verbi al tempo presente
» forma negativa ed interrogativa dei verbi al presente
» genitivo sassone
» telling the time (dire l’ora)
Nel sottocapitolo successivo viene presentata una breve descrizione delle attività sopracitate.
Per la raccolta dei dati mi sono basata principalmente su quattro modalità:
l’osservazione, l’intervista , un questionario e alcuni mini test. Riguardo all’osservazione ho
creato due tabelle4 che compilavo costantemente al termine di ogni attività e su cui annotavo
4 cfr. Tabelle T1/T2 in allegato
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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anche particolari sviluppi, l’intervista avveniva durante lo svolgimento delle attività scritte5 o
al termine della lezione, mentre il questionario6 lo proponevo all’intera classe alla fine di ogni
lezione. Al termine di ogni percorso didattico gli allievi svolgevano un mini test per verificare
il loro apprendimento.
5 L’intervista comprendeva domande inerenti le strategie ed i passaggi che venivano effettuati per la
compilazione del compito o per lo svolgimento delle attività di consolidamento. 6 cfr. Q1
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4.1 Descrizione delle attività di acquisizione lessicale e grammaticale
Per l’introduzione alla lezione ho mostrato una serie di cartelloni rappresentanti alcuni oggetti
comuni che potessero aiutare gli allievi a riattivare le loro preconoscenze. Dopo un ripasso
generale del lessico già conosciuto, ho introdotto atre immagini di persone che svolgevano
un’azione. Questa fase iniziale comprendeva solo l’espressione orale con il supporto delle
immagini. Siccome la mia osservazione era concentrata principalmente su tre allievi con
difficoltà di apprendimento, ho scelto di fissare alla lavagna ogni immagine. La fase
successiva era caratterizzata da un esercizio scritto per l’utilizzo appropriato del nuovo
lessico7. Per facilitare l’esecuzione dell’esercizio ho riportato sulla scheda le stesse
immagini8.
La parte finale della lezione era caratterizzata da un “boardgame” per la ripetizione e
consolidamento del nuovo lessico9
La lezione successiva si riallacciava al lessico, ma era caratterizzata dall’introduzione
del tempo presente dei verbi. Seguendo il modello scelto per lo svolgimento di tutte le lezioni,
ho riproposto le immagini, come esercizio di warm-up, e successivamente ho introdotto la
forma verbale coniugata sia al singolare che al plurale, ponendo l’attenzione in modo
particolare alla coniugazione della terza persona singolare. Come fase centrale della lezione
sono state proposte due attività: “matching” alla lavagna, in cui ogni allievo a turno aveva il
compito di apporre di fianco al verbo all’infinito la coniugazione alla terza persona singolare;
“gap filling” (riempi lo spazio) attività individuale in cui l’allievo doveva completare la frase
con il verbo mancante10
. L’attività conclusiva si realizzava ancora a coppie e consisteva in un
esercizio chiamato “jumbled sentences” (frasi mischiate) ovvero la ricostruzione della frase
partendo da un’immagine.
La terza lezione era la continuazione di quella precedente, dove veniva spiegata la
regola della forma negativa ed interrogativa dei verbi al tempo presente. Ho introdotto questa
7 cfr. Allegato 1
8 L’utilizzo delle stesse immagini per ogni attività proposta, favorisce l’apprendimento dei discenti che
presentano difficoltà. 9 cfr. Allegato 1.1
10 cfr. Allegato 2
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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tematica sfruttando le conoscenze che gli allievi già avevano sulla formazione delle domande
più frequenti: “What’s your name?”, “Where are you from?”, “How are you?”.
Al fine di rendere più accattivante la lezione ho diviso la classe in gruppi e ho consegnato ad
ogni allievo un cartoncino con le parole che servivano a comporre la domanda. Dopo essersi
consultati, a turno ogni gruppo si metteva di fronte alla classe componendo la domanda. Gli
altri gruppi in questo modo avevano la possibilità di correggere i propri compagni. Come
attività successive ho proposto sempre delle schede di esercitazione e applicazione della
regola, ed infine nuovamente il “boardgame” con le immagini della prima lezione, ma con
l’aggiunta della forma negativa ed interrogativa11
.
La quarta lezione era basata unicamente sul lessico dei mestieri. Anche in questo caso
l’uso dell’immagine è stato fondamentale per tutte e tre le fasi della lezione. La fase iniziale
impostata con la presentazione di immagini e ripetizione del mestiere corrispondente; la fase
centrale caratterizzata da un “matching”12
e per la parte di consolidamento ho proposto un
domino da svolgere a coppie13
.
La quinta e sesta lezione sono collegate tra loro, poiché introducendo il lessico
riguardante la famiglia ho potuto inserire anche il tema grammaticale legato ad esso: il
genitivo sassone. Sfruttando il parallelismo con la lingua tedesca, ho agevolato gli alunni
nell’individuazione della parola che si riferiva ad un componente della famiglia (mother/
Mutter; father/Vater; brother/ Bruder); in un secondo tempo ho disegnato un albero
genealogico con i nomi dei componenti della classe e questo ha creato entusiasmo tra gli
alunni che erano attentissimi mentre davo indicazioni sui legami di parentela e sottolineavo
l’uso del genitivo sassone.
L’esercizio corrispondente alla fase centrale era una scheda divisa in due parti una dedicata
alla pratica della regola e l’altra all’uso del lessico14
. A conclusione della lezione ho proposto
un “boardgame”15
.
La lezione seguente era incentrata sul lessico, precisamente sugli aggettivi. L’inizio
della lezione è stato caratterizzato da una vasta presentazione di fotografie riguardanti la vita
reale. Nella scelta delle immagini ho cercato di avvicinarmi al mondo della televisione
proponendo fotografie di personaggi famosi o simboli conosciuti. La struttura della lezione in
questo caso è stata modificata in alcuni aspetti, poiché la fase iniziale ha occupato gran parte
11
cfr. Allegato 3 12
cfr. Allegato 4 13
cfr. Allegato 4.1 14
cfr. Allegato 5 15
cfr. Allegato 5.1
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18
della lezione. Dopo l’attività di introduzione degli aggettivi con le immagini e con la
ripetizione degli stessi, ho proposto un attività di ripasso del lessico divisa in due momenti:
1. la docente mostrava i cartellini con la parola e gli allievi, dopo aver ricevuto due foto
ciascuno, dovevano alzare la foto corrispondente alla parola;
2. gli alunni ricevevano i cartellini con le parole ed ogni volta che l’insegnante
mostrava l’immagine, l’allievo con la corrispettiva parola la mostrava alla classe.
A questa attività ho attribuito il nome di Gioco del silenzio, siccome è stata svolta senza
l’ausilio della voce. Le attività delle fasi successive. anche in questo caso sono state un
“matching”16
ed un “boardgame”17
differenziato.
L’ottava lezione si riallacciava alla nona, trattandosi del tema delle abitudini
quotidiane e della capacità di dire l’ora. In principio, per riattivare alcune conoscenze
lessicali, ho mostrato alla classe solo le immagini di azioni già conosciute (andare a scuola,
andare a casa, studiare, fare i compiti,…) poi ho gradualmente introdotto le nuove espressioni
lessicali. Successivamente a questa fase iniziale ho verificato con un esercizio scritto se il
significato del nuovo lessico fosse chiaro18
. Progressivamente ho spiegato come dire l’ora in
inglese seguito da un attività scritta19
e nella fase finale ho raggruppato entrambe le tematiche
per il consolidamento20
.
16
cfr. Allegato 6 17
cfr. Allegato 6.1 18
cfr. Allegato 7 19
cfr. Allegato 7.1 20
cfr. Allegato 7.2
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
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5. Risultati raccolti
5.1 Modalità di analisi
Terminato il percorso di osservazione durante lo svolgimento delle attività, ho raggruppato i
dati raccolti e selezionato tra le risposte dell’intera classe, quelle appartenenti ai tre allievi su
cui è stata incentrata la mia indagine.
Per la raccolta di informazioni basate sulla mia osservazione, ho ideato due tabelle
inerenti alla competenza orale e rispettivamente a quella scritta. Ne ho creata una per ciascun
allievo, in maniera da poter annotare tutti gli aspetti più significativi che mi permettessero di
dare una risposta precisa alla mia domanda di ricerca. Ho proceduto all’analisi delle mie
osservazioni, anche in questo caso riassumendo tutti i dati raccolti in un’altra tabella21
.
Per quanto concerne la raccolta dati attraverso la mia osservazione, ho studiato
attentamente le strategie dei tre discenti per svolgere ogni singola attività. Nella tabella di
osservazione riguardante la competenza orale, ho considerato attentamente quanto la continua
ripetizione del nuovo lessico potesse influire sulla sua acquisizione in relazione con
l’immagine; quanto tempo fosse necessario per ottenere una risposta mostrando, e non,
l’immagine; ed ho paragonato quante risposte ricevevo.
La competenza scritta, ho potuto valutarla inserendo nella tabella i seguenti aspetti: senza le
immagini l’allievo ha bisogno di un continuo rimando alle schede di teoria; l’alunno si serve
solo delle schede con le immagini per lo svolgimento del compito; c’è una continua richiesta
di spiegazioni da parte dell’allievo verso il docente; verificare come l’immagine proposta
nell’attività orale e di seguito in quella scritta possa presentare ostacoli per l’allievo
nell’esecuzione dell’esercizio.
L’intervista aveva come obiettivo la scoperta dei singoli passaggi messi in atto dall’alunno
per partecipare alle attività di consolidamento o per lo svolgimento dell’esercizio. Per la
raccolta dati ho tenuto un diario di bordo dove annotavo ogni risposta.
21
cfr. Tabella T3 T4 in allegato
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20
Con la compilazione del questionario, ho voluto analizzare l’interesse da parte degli
apprendenti ad assistere alle lezioni di lingua inglese con la costante presenza di attività
incentrate sull’uso delle immagini; quanto le immagini favorissero l’apprendimento del tema
svolto; in che modo le figure aiutassero gli allievi nel processo di apprendimento; se
nell’esercizio scritto l’immagine facilitasse la compilazione del testo e se l’uso di immagini
aumentasse la motivazione e concentrazione. Per questa modalità di indagine, ho
somministrato il questionario a tutti gli allievi che componevano la classe, per evitare di
mettere in evidenza gli studenti-campione e creare disparità all’interno del gruppo di classe.
Inoltre ho specificato ad entrambe le classi che il questionario rimaneva anonimo, anche se
nel momento di raccolta ho prestato attenzione in modo da poter separare le risposte degli
alunni sotto osservazione. Per analizzare questi elementi ho creato una tabella riassuntiva22
che mi permettesse di ottenere un quadro generale delle risposte fornite dagli alunni in
questione, tramite i questionari da loro compilati.
Per una conferma alle risposte avute e ai dati accumulati, ho proposto agli allievi a
scadenza di ogni tre settimane, un mini test elaborato secondo due modalità: verifica scritta
senza la presenza di immagini e test caratterizzato da immagini. Agli allievi veniva chiesto di
svolgere entrambi i compiti scritti, in modo da poter paragonare i risultati.
Con queste quattro tipologie di osservazione-indagine ho potuto raccogliere gli
elementi necessari per la mia ricerca.
22
cfr. tabella T5 in allegato
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
21
5.2 Osservazione e dati raccolti
Osservando gli allievi nello svolgimento delle attività, ho dato particolare importanza al
processo che essi mettevano in atto per raggiungere gli obiettivi lessico-grammaticali
prefissati.
Innanzitutto per quanto riguarda le attività orali, ho notato che i tre alunni portavano molta
attenzione alle immagini che mostravo, non si facevano distrarre da eventi esterni ed erano
molto concentrati. Nella prima fase, di ripetizione o di brainstorming, ho evidenziato due
atteggiamenti: se si trattava di una ripresa del lessico studiato nella lezione precedente, si
poteva notare una situazione di stimolo e di concentrazione negli allievi per risalire alla
risposta corretta; ovviamente questo avveniva in una tempistica rallentata. Se si trattava di una
semplice ripetizione del nuovo lessico, dopo la dimostrazione con le immagini, emergevano
maggiori difficoltà e le risposte che ricevevo erano quasi nulle. Ho inoltre osservato che la
continua esposizione al nuovo lessico favoriva gli allievi nel processo di acquisizione dello
stesso.
Le attività scritte sono state affrontate con una metodologia che si differenziava a seconda del
tipo di esercizio da completare.
Per quanto riguarda lo svolgimento del “matching”, ho osservato che gli alunni prediligevano
il collegamento immagine-immagine a quello immagine-espressione; l’esecuzione di
quest’ultimo avveniva in tempi decisamente più lunghi e lo sconforto aveva in breve il
sopravvento. L’altra tipologia di esercizio scritto, quale per esempio il “gap filling”, risultava
più semplice e più scorrevole nel completamento, solo con la presenza delle immagini. Ad
ogni attività lessicale svolta, è sempre stata distribuita agli allievi una scheda di riferimento da
consultare per un eventuale controllo di quanto era stato fatto. Questa scheda è stata molto
utilizzata quando gli allievi presentavano più difficoltà nello svolgimento del compito. Poter
avere un ulteriore supporto, oltre a quello dato dal docente, ha permesso agli allievi di essere
più autonomi e di svolgere con più fiducia gli esercizi richiesti. Si è verificato a volte un calo
di concentrazione e motivazione soprattutto quando l’allievo necessitava un costante aiuto
dapprima da parte del compagno di banco, poi dall’insegnante. Lo stesso procedimento è stato
applicato per le attività scritte riguardanti le tematiche grammaticali: gli allievi dopo le attività
iniziali, avevano come riferimento un riassunto della regola da poter guardare e utilizzare
nello svolgimento del loro lavoro. Sicuramente l’apprendimento limitato al campo lessicale
Sabrina Cantù
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risultava più rapido e lineare rispetto a quello inerente la grammatica. A livello cognitivo
l’acquisizione di una regola grammaticale richiede un maggior uso di energie e per un allievo
con generali difficoltà di apprendimento, lo sforzo è in maggior misura ancora più esteso.
Un altro aspetto interessante l’ho rilevato nell’effetto che la tipologia di attività iniziale aveva
sull’esecuzione dell’esercizio di applicazione della grammatica. Se gli allievi potevano
partecipare fisicamente all’attività iniziale, l’assimilazione di ciò che era stato introdotto
avveniva più facilmente e di conseguenza anche l’applicazione nella parte scritta non
presentava evidenti difficoltà. Questo aspetto è stato ulteriormente confermato dalle domande
o ragionamenti ad alta voce che gli allievi facevano. Per esempio l’attività di composizione di
frasi o di domande è stata svolta con cartelloni colorati, dove ad ogni colore corrispondeva
una parola precisa (per esempio il colore giallo per il soggetto; verde per l’ausiliare; rosso per
il verbo all’infinito; …). Alla mia domanda dove andava il soggetto e dove il verbo, nella fase
di ragionamento, gli allievi facevano costante riferimento ai colori e alla posizione dei loro
compagni per la composizione della frase.
Certamente queste mie osservazioni non possono essere considerate come un dato
inconfutabile, poiché trattandosi di un’indagine su soggetti inseriti in un contesto di classe, la
mia attenzione non poteva essere rivolta solo ai tre alunni, ma dovevo garantire un supporto
anche al resto della classe e gestire la lezione. Nei momenti in cui ho osservato i tre allievi nel
loro lavoro, tutto ha funzionato senza troppi impedimenti, ma probabilmente quando al mia
attenzione si incentrava sull’intera classe, potrebbe essere che mi siano sfuggiti dei dati
importanti.
Durante lo svolgimento delle attività di applicazione del tema, ho “intervistato” i
campioni di studio al fine di poter ricevere, in maniera esplicita, le informazioni sulle strategie
da loro messe in atto ed il processo di svolgimento da loro seguito. Ho avuto conferma di
quanto osservato a riguardo dell’attività di “matching”, sulla tecnica di collegare prima
l’immagine con l’immagine e successivamente concentrarsi sull’espressione corrispondente
ad essa. Alla mia domanda “Come primo impatto cosa guardi in una scheda di esercizi?”, mi è
stato risposto “la presenza delle immagini per capire il significato”. Ad un successivo
interrogativo inerente alla strategia usata per collegare l’immagine al lessico, gli allievi mi
hanno risposto che spesso associano il suono alla rappresentazione grafica, anche se non
sempre risulta facile ricordarlo. Per quanto concerne la parte grammaticale si servono invece
del supporto teorico, meglio se schematizzato e con la presenza di immagini23
. Da ulteriori
23
cfr. Allegati 8 e 9
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
23
risposte avute, posso aggiungere che le immagini a colori rimangono più impresse nelle mente
rispetto a quelle in bianco e nero; l’utilizzo delle medesime figure, tanto nelle attività di
consolidamento che nelle attività di scrittura, facilita l’esecuzione delle stesse; il contesto è
più chiaro guardando l’immagine, nel caso dell’assenza di comprensione del significato;
l’immagine favorisce anche la comprensione di come deve essere svolto un determinato
esercizio, senza avere bisogno della spiegazione da parte del docente.
Dall’analisi della tabella riassuntiva dei dati raccolti con il questionario ho potuto
constatare quanto segue:
tutte le attività con le immagini sono state apprezzate dagli allievi;
le immagini servono a capire il tema della lezione,
la rappresentazione grafica aiuta nello svolgimento degli esercizi scritti;
l’esercizio di matching è semplice da realizzare se è richiesto il collegamento
immagine-immagine;
le figure accrescono la motivazione durante le lezioni.
Il terzo quesito del questionario non sempre ha portato a risposte omogenee. È risultato infatti
che nella trattazione di alcuni temi grammaticali l’immagine serviva parzialmente; in
particolar modo nella lezione in cui è stata introdotta la composizione delle frasi alla forma
negativa e la struttura delle domande nei modelli ASI e QUASI24
.
Chiaramente, non è possibile pretendere che la struttura della forma interrogativa nella lingua
inglese venga acquisita immediatamente poiché completamente diversa da quella in italiano.
Gli alunni in generale non riescono a capire il motivo per cui sia necessario un ausiliare nella
domanda, così come l’inversione del verbo con il soggetto. È stato necessario approfondire il
tema con svariate attività incentrate sulla comunicazione orale e quella scritta in quanto solo
con l’esercizio e la pratica i discenti raggiungono l’obiettivo.
Ulteriori difficoltà sono emerse nell’introduzione del genitivo sassone. Secondo le risposte
ottenute dagli alunni, l’immagine non è stata di grande aiuto per la comprensione del tema. In
primo luogo in italiano non esiste una struttura simile e non è nemmeno stato possibile fare
dei rimandi alle altre lingue straniere studiate.
Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è il seguente: nonostante abbia
assicurato gli allievi che potevano esprimere, nella totale spontaneità, i loro pensieri e le loro
24
Nei manuali di inglese vengono distinti due modelli di domande: ASI e QUASI. Il primo consiste nella
formazione della domanda composta dall’ausiliare to do coniugato al soggetto; il soggetto ed il verbo
all’infinito. Per esempio: Does she work? L’altra struttura è invece caratterizzata da un question word (What?
Where? Who? When?...) iniziale seguito dall’ausiliare coniugato; soggetto e verbo all’infinito, per esempio
Where does she work?
Sabrina Cantù
24
opinioni e abbia creato un ambiente favorevole, non ho la certezza che i questionari siano stati
completati fedelmente. Comunemente accade che l’allievo, per non fare un torto
all’insegnante o per paura di andare incontro a delle conseguenze, risponda secondo quella
che lui crede la volontà del docente.
Conferme più plausibili sono emerse dai risultati dei test che ho proposto agli alunni;
alcune precisazioni sono però necessarie per comprendere meglio le modalità applicate. Tutti
gli allievi hanno svolto gli esercizi di verifica nella versione normale, cioè senza la presenza
di immagini, e solo il campione di studio, composto dai tre allievi, ha completato, in un
secondo momento, il modello di test con le rappresentazioni grafiche.
Le prove di verifica che gli allievi hanno dovuto sostenere sono state tre: la prima25
alla fine
della terza lezione per testare la forma presente dei verbi; la seconda26
dopo la settima lezione
per verificare l’acquisizione del lessico e del genitivo sassone, mentre l’ultimo test27
è stato
sottoposto al termine della nona lezione al fine di appurare l’apprendimento della tematica
sulle abitudini quotidiane e gli orari.
Figura 5.1 Grafico comparativo dei risultati ottenuti ai test
Come viene rappresentato nel grafico28
è chiaramente visibile che se nel primo tipo di test i
risultati sono stati negativi, per contro la seconda tipologia di test ha permesso agli alunni di
raggiungere risultati quantomeno sufficienti.
25
cfr. Allegato 10 e 10.1 26
cfr. Allegato 11 e 11.1 27
cfr. Allegato 12 e 12.1 28
cfr. valori riportati nella tabella T6
2.002.252.502.753.003.253.503.754.004.254.504.755.005.255.505.756.00
TEST1 TEST2 TEST3 TEST4 TEST5 TEST6
ALLIEVO 1
ALLIEVO 2
ALLIEVO 3
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
25
In particolare l’allieva G. ha presentato un grande divario tra gli esiti delle differenti prove.
La partecipazione alle lezioni della docente Rosanna Gallicchio, è servita come
controprova di quanto ho potuto osservare nei miei soggetti di studio. La struttura delle sue
lezioni corrispondeva al mio stile; la lezione iniziava sempre con attività di ripresa del lessico
già trattato, mettendo l’accento sulla pronuncia delle singole parole o espressioni e
richiedendo la ripetizione delle stesse da parte degli allievi. Nonostante la pronuncia non fosse
precisa, la docente valorizzava lo sforzo fatto dal singolo allievo senza evidenziare l’errore
qualora si verificasse. Prodromou e Clandfield (2007, p.58) infatti, sostengono che quando un
alunno è in difficoltà un fattore da tenere in considerazione è quello di farlo sbagliare il meno
possibile e cercare di enfatizzare il lato buono della risposta emessa dall’allievo, onde evitare
che quest’ultimo possa soffrire di mancanza di autostima e conseguentemente avere un calo
nella partecipazione alle lezioni.
Nella fase iniziale gli allievi riconoscevano le figure viste durante le lezioni precedenti
e riuscivano a rispondere ai quesiti della docente. È stato inoltre notevole assistere ad
un’intera lezione al fianco di un allievo, poiché in quella occasione avevo sotto controllo ogni
suo comportamento ed intervento. Sicuramente ha avuto un valore costruttivo partecipare con
lui ad un gioco sugli aggettivi; l’apprendente per arrivare alla risposta esatta, faceva continuo
rimando alle figure appese alla lavagna e l’entusiasmo che dimostrava nello svolgimento
dell’attività faceva capire quanto ci tenesse nella riuscita del gioco. A volte si faceva prendere
troppo dal desiderio di riuscire e commetteva degli errori, ma ciò non lo demoralizzava anzi
lo stimolava a far meglio il turno successivo.
In generale l’attitudine della classe nei confronti delle attività incentrate quasi unicamente
sulle immagini era positiva. Tutti gli studenti erano coinvolti nelle attività e, anche se a volte
con molta fatica, riuscivano a rispondere con successo.
A conferma di quanto sostiene la teoria, è fondamentale esporre i discenti a continui input
poiché il coinvolgimento mentale attivo aiuta a conservare l’informazione.
Sabrina Cantù
26
5.3 Interpretazione e limiti dei dati raccolti
Nelle verifiche differenziate si è potuto vedere un miglioramento: l’acquisizione del lessico
trasversalmente alle tematiche si attesta su alte percentuali29
, per le strutture grammaticali
invece il metodo sembra avere un influsso non costante, ma comunque positivo. Ciò non
significa che gli allievi siano pronti a raggiungere tutti gli obiettivi minimi. Questo reale
beneficio lo si potrebbe cercare in corrispondenza di altri allievi a conferma del metodo.
La raccolta dati, l’osservazione degli stessi e i risultati ottenuti mi hanno permesso di fare
delle considerazioni. Il percorso di indagine che ho compiuto è stato svolto su un campione di
osservazione ristretto o addirittura limitato, infatti la metodologia applicata non garantisce
l’ottenimento assoluto degli obiettivi del piano di formazione. Nel contesto di classe in cui
erano inseriti i tre studenti questo metodo ha funzionato, ma non è certo che in qualsiasi altra
classe si sarebbero ottenuti gli stessi risultati. Sono molti i fattori che rendono variabile l’esito
finale, come la tipologia della classe (se il livello cognitivo è molto alto, questo rende, in
determinati casi, più complesso il processo di apprendimento per chi riscontra difficoltà
durante il percorso di formazione).
Un altro aspetto da considerare è il seguente: questo modello non permette un lavoro di
indagine rivolto ad intere classi, poiché un numero troppo allargato di alunni richiederebbe un
dispendio di energie elevato da mettere in atto con loro; in aggiunta va valutata la questione di
poter continuare con il programma didattico prestabilito parallelamente alla ricerca, che con
un numero ingente di apprendenti risulterebbe difficile da mettere in pratica.
Questo modello inoltre è applicabile limitatamente nell’azione, non in tutti i temi trattati si
ottengono dei risultati, per esempio lo studio di alcune strutture grammaticali risulta
complesso se spiegato solo con l’ausilio delle immagini, le quali in questo caso servono da
sostegno alla comprensione ed all’acquisizione; per la maggior parte delle volte è necessario
avvalersi delle regole grammaticali con la loro spiegazione.
Al termine della mia raccolta dati sono conscia del fatto che tutto ciò che ho messo in
atto nella fase di indagine può garantire affidabilità ai risultati ottenuti, per contro la scelta di
un campione di indagine così limitato non mi permette di assicurare la validità assoluta dei
dati riscontrati.
29
Più del 60% rispetto alle mie richieste formative.
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
27
6. Conclusioni
Il lavoro di indagine svolto è iniziato da alcune domande che non mi permettevano di arrivare
a delle risposte soddisfacenti ed è per questo che ho intrapreso questo lavoro di ricerca
incentrato sull’impatto che l’immagine può avere nel processo di apprendimento lessico-
grammaticale. A questo interrogativo era inoltre legato il quesito sull’efficacia dell’immagine,
considerata come base fondamentale di supporto per i discenti con difficoltà di
apprendimento, nel raggiungimento dei requisiti minimi indetti dal piano di formazione della
scuola media. A seguito della scelta del campione di studio, mi sono concentrata
sull’elaborazione e analisi approfondita di una metodologia da applicare, che mi ha permesso
di prediligere una struttura standard delle mie lezioni da presentare alle classi, tenendo in
considerazione in primis i soggetti di studio.
Per la raccolta dati ho utilizzato quattro strumenti: le osservazioni e le considerazioni
personali, l’intervista; il questionario ed i mini test. La scelta di questi strumenti è stata
ponderata in modo da poter avere, in un primo momento, delle conferme immediate su quanto
osservato, ed in seguito un’analisi più approfondita dei dati raccolti.
Secondo quanto afferma la teoria posso essere soddisfatta dei risultati ottenuti, poiché in
effetti l’uso delle immagini, nel mio percorso didattico, ha dimostrato di essere di grande
aiuto per chi ha difficoltà nel processo di assimilazione dei concetti teorici e del lessico;
inoltre l’immagine garantisce a fornire uno stimolo e creare un ambiente favorevole
all’apprendimento. Anche la tipologia di attività presentate ha aiutato a fissare dei punti di
riferimento nello svolgimento degli esercizi ed accrescere l’autonomia degli alunni
nell’affrontare ogni situazione di applicazione del concetto studiato.
All’inizio della ricerca pensavo di intraprendere un lavoro fine a se stesso, ma in
realtà questa indagine ha fatto sorgere altri interrogativi da utilizzare come spunto per
eventuali approfondimenti futuri a livello di competenze linguistiche. Molti sono i campi
d’azione su cui questo tipo di ricerca può essere estendibile; uno che in particolare prediligo è
il campo della comprensione orale sviluppata con l’ausilio di video, filmati o dialoghi e
canzoni. In quest’area sarebbe interessante elaborare un progetto di ricerca sull’utilità delle
Sabrina Cantù
28
immagini nelle attività di pre-ascolto e di pre-watching, verificandone l’effetto che hanno
sugli allievi con difficoltà di apprendimento e garantendo di conseguenza una migliore
comprensione orale.
Un altro campo in cui approfondire l’importanza dell’immagine è la comprensione scritta.
L’impostazione della lezione è paragonabile a quella in cui si sviluppano le competenze di
comprensione orale; anche in questo campo le fasi di pre-lettura svolgono un compito molto
importante, sia nella preparazione al lessico appartenente al testo da leggere, che nella
contestualizzazione e scoperta del tema da trattare.
In aggiunta a quanto ricercato, sarebbe interessante apporre dei cambiamenti nella procedura
di controllo, ovvero i test scritti, eliminando i test differenziati e concentrandosi ancor più
approfonditamente sugli strumenti efficaci da offrire agli studenti per il raggiungimento
dell’obiettivo della lezione. Il confronto tra la tipologia di test potrebbe permettere di
individuare altre strategie da applicare nello stile di insegnamento.
In conclusione, è solo mettendo in pratica quanto affermato dalla teoria e applicando le giuste
tecniche per un insegnamento efficace, che si può garantire un apprendimento di successo
anche agli alunni che presentano difficoltà, ricordando costantemente che l’apprendente è al
centro del processo di insegnamento.
Il potere dell’immagine nel processo di insegnamento - apprendimento
29
7. Bibliografia
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Antonini, C. (AA 2009-2010). Didattica dell’inglese. ASP Locarno
Sabrina Cantù
30
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Sitografia
www.mes-english.com
www.google/image.com