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La vita come un' opera d'arte t Il romanzo Il piacere (1889) segna il momento piùestetizzante di D'Annunzio. L.:autore si autori trae nel giovane Andrea Sperelli, «ultimo discendente d'una razza d'intellettuali», educato dal padrea '1a- re la propriavita, comesi fa un'operad'arte». Andrea è un esteta,chedisprezzaogni formavolgare di vita; lasua casa romana, nel cinquecentesco Palazzo Zuccari, è ricca di oggetti d'arte, descritti conla precisione di un antiquario dilettante. Figura artificiosa e finta,egli intrattiene un rapportoambiguo, ora passionale ora distaccato, con gli oggetti e le persone (soprattutto donne) che locircondano. t Il narratore pare talora prendere le distanze dalle deviazioni eincoerenzedel protagonista, come ac- cadeva in A ritroso di Huysmans(~ p.288). Ma è solo un'impressione, perché in realD'Annunzio vuo- lecalamitare i lettori verso unasbalordita ammirazione per il "bello», di cui il romanzo confeziona molteplici immagini: dagli ozi edonistici del protagonista agli scorci monumentali della Roma barocca. Debolezza morale e di analisi psicologica t Nato, a dettadell'autore,come studio dal vero diuncaso psico-patologico, il racconto vorrebbe pro- porre una sorta di itinerario morale: Andrea desidera infatti riscattarsi, passando dall'amore troppo sensuale per Elena (la femmina-sirena, vestitadi porpora) a quello più puro per Maria (la bianca figura cui si addice l'ermellino). Il tutto perimane un po' astratto, privodi veri sviluppi. Il piacere rivela, in real, scarse capacità introspettive, anche se non mancano pagine suggestive. L:analisidelprotago- nista siriduce all'alternanza, in lui, di desiderio e stanchezza dei sensi; le figure femminili sono appena ! abbozzate, quasi dei fantasmi nati dalla «voluttà» (desiderio di abbandonarsi al piacere) di Andrea. I I Modernità e limiti del Piacere t L:intreccio del romanzo, giàpiuttostoesile, viene reso più fragile dal frequente ricorso ai flashback: rievocazioni di memoriae «salti» nel passato, che produconoforti scarti temporali tra i varimomenti della vicenda. Il racconto si allontana così dall'oggettività cara al romanzo ottocentesco anche per le numerose disquisizioni tìlosofiche, estetiche, psicologiche, attraverso cui l'autore esplora il mondo in- tellettuale del protagonistae ritrae l'ambiente mondano della Roma umbertina. t Tuttociòpotrebbe preluderea una narrativa nuova e quasi novecentesca, in cui appunto tenderanno a prevalere questi elementi saggistici e filosofici. Purtroppo, però, nel Piacere, il giovane autore è inte- ressato soprattuttoa eventi mondani, descrizionidi oggetti (quadri, statue, palazzi ecc.), divagazioni poetiche ed erudite. Lostile risulta levigato e manierato, sempre lontano dal linguaggio comune. Il piacere finisce così per apparire unasorta di museo letterario, dacui lo scrittore estrae «pezzi»e im- pressioni: è il limite più vistosodell'estetismo dannunziano. LA TRAMA Gabriele D'Annunzio IL PIACERE D Andrea Sperelli ama la bellae disso- luta Elena ·Muti. Non la vede dacirca due anni. Nel frattempo, la donna è an- data sposa a lord Heathfield; Andrea peintende riannodare i fili di una re- lazionesu cuiil lettoreviene informato da un ampio flashback. Il rifiuto di Ele- na induce il deluso Andrea a rituffarsi nel libertinaggio amoroso, nella corni- cegalante e raffinata dell'aristocrazia romana, di cui risaltano alcuni mo- menti esemplari (come la corsadei ca- valli). te e aggressiva di Elena. Andrea instau- ra con Maria una relazione di natura spirituale, mentre il desideriodiElena si fa in lui sempre piùprepotente. Ferito durante un duello da un amante tradito, Andrea trascorre la convale- scenza in casa di una cugina. Qui cono- sce labella e dolce Maria Ferres, una donna (sposata) che impersona una femminilità oppostaaquella dirompen- Si arrivacosì all'epilogo: Andrea pro- nuncia incautamente il nome di Elena proprio durante il primo incontro amo- roso, tanto atteso, con Maria, la quale fugge via abbandonandolo. 315

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La vita come un'opera d'arte

t Il romanzo Il piacere (1889)segna il momento più estetizzante di D'Annunzio. L.:autoresi autori traenel giovane Andrea Sperelli, «ultimo discendente d'una razza d'intellettuali», educato dal padre a '1a-re la propria vita, come si fa un'opera d'arte». Andrea è un esteta, che disprezza ogni forma volgare divita; la sua casa romana, nel cinquecentesco Palazzo Zuccari, è ricca di oggetti d'arte, descritti con laprecisione di un antiquario dilettante. Figura artificiosa e finta, egli intrattiene un rapporto ambiguo,ora passionale ora distaccato, con gli oggetti e le persone (soprattutto donne) che lo circondano.

t Il narratore pare talora prendere le distanze dalle deviazioni e incoerenze del protagonista, come ac-cadeva in A ritroso di Huysmans (~ p. 288). Ma è solo un'impressione, perché in realtà D'Annunzio vuo-le calamitare i lettori verso una sbalordita ammirazione per il "bello», di cui il romanzo confezionamolteplici immagini: dagli ozi edonistici del protagonista agli scorci monumentali della Roma barocca.

Debolezza morale e di analisi psicologica

t Nato, a detta dell'autore, come studio dal vero di un caso psico-patologico, il racconto vorrebbe pro-porre una sorta di itinerario morale: Andrea desidera infatti riscattarsi, passando dall'amore tropposensuale per Elena (la femmina-sirena, vestita di porpora) a quello più puro per Maria (la bianca figuracui si addice l'ermellino). Il tutto però rimane un po' astratto, privo di veri sviluppi. Il piacere rivela, inrealtà, scarse capacità introspettive, anche se non mancano pagine suggestive. L:analisi del protago-nista si riduce all'alternanza, in lui, di desiderio e stanchezza dei sensi; le figure femminili sono appena

! abbozzate, quasi dei fantasmi nati dalla «voluttà» (desiderio di abbandonarsi al piacere) di Andrea.II Modernità e limiti del Piaceret L:intreccio del romanzo, già piuttosto esile, viene reso più fragile dal frequente ricorso ai flashback:rievocazioni di memoria e «salti» nel passato, che producono forti scarti temporali tra i vari momentidella vicenda. Il racconto si allontana così dall'oggettività cara al romanzo ottocentesco anche per lenumerose disquisizioni tìlosofiche, estetiche, psicologiche, attraverso cui l'autore esplora il mondo in-tellettuale del protagonista e ritrae l'ambiente mondano della Roma umbertina.

t Tutto ciò potrebbe preludere a una narrativa nuova e quasi novecentesca, in cui appunto tenderannoa prevalere questi elementi saggistici e filosofici. Purtroppo, però, nel Piacere, il giovane autore è inte-ressato soprattutto a eventi mondani, descrizioni di oggetti (quadri, statue, palazzi ecc.), divagazionipoetiche ed erudite. Lo stile risulta levigato e manierato, sempre lontano dal linguaggio comune. Ilpiacere finisce così per apparire una sorta di museo letterario, da cui lo scrittore estrae «pezzi» e im-pressioni: è il limite più vistoso dell'estetismo dannunziano.

LA TRAMA

Gabriele D'Annunzio

IL PIACERE

D••Andrea Sperelli ama la bella e disso-luta Elena ·Muti. Non la vede da circadue anni. Nel frattempo, la donna è an-data sposa a lord Heathfield; Andreaperò intende riannodare i fili di una re-lazione su cui il lettore viene informatoda un ampio flashback. Il rifiuto di Ele-na induce il deluso Andrea a rituffarsinel libertinaggio amoroso, nella corni-ce galante e raffinata dell'aristocrazia

romana, di cui risaltano alcuni mo-menti esemplari (come la corsa dei ca-valli).

te e aggressiva di Elena. Andrea instau-ra con Maria una relazione di naturaspirituale, mentre il desiderio di Elena sifa in lui sempre più prepotente.

• Ferito durante un duello da un amantetradito, Andrea trascorre la convale-scenza in casa di una cugina. Qui cono-sce la bella e dolce Maria Ferres, unadonna (sposata) che impersona unafemminilità opposta a quella dirompen-

• Si arriva così all'epilogo: Andrea pro-nuncia incautamente il nome di Elenaproprio durante il primo incontro amo-roso, tanto atteso, con Maria, la qualefugge via abbandonandolo.

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Tra Ottocento e Novecento

i luoghi della Romarinascimentale

e barocca, amatadal protagonistae dall'autore più

della Roma classica

il passaggiodall'esterno

(la città) all'internodella casadi Andrea

l'attesa, motivodominante

delle pagine inizialidel romanzo

L'attesa di ElenaIl piacere, libro I, capitolo 1

Anno: 1889Temi: • le raffinatezze aristocratiche nella casa di un esteta • l'eccitante attesa della donnaamata· i ricordi di un amore passato nell'attesa del suo ritorno

Leggiamo lo pagina d'apertura del romanzo: siamo a Roma, presso lo via Sistina; è l'ultimo giorno

dell'anno, che poi sapremo essere il 1886. /I protagonista Andrea Seperelli attende, in casa sua,

lo visita di Elena, lo donna amata, che non vede da due anni.

L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestrol spandeva non so che te-

por velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano

popolose come nelle domeniche di maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di

Spagna una moltitudine di vetture2 passava in corsa traversando; e dalle due piazze

il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità de' Monti, alla via Sistina, giun- 5

geva fin nelle stanze del palazzo Zuccari,3 attenuato.

Le stanze andavansi4 empiendo a poco a poco del profumo ch'esalavan ne' vasi i

fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si

levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'uns giglio ada-

mantino,6 a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro lO

Botticelli? alla Galleria Borghese.8 Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza

tal forma: i fiori entro quella prigione diafana9 paion quasi spiritualizzarsi e meglio

dare imagine di una religiosa o amorosa offerta. lO

Andrea Sperelli aspettava nelle sue stanze un'amante. Tutte le cose a tomo rivelava-

no infatti una special cura d'amore. Il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la pic- 15

cola tavola del tè era pronta, con tazze e sottocoppe in maiolica di Castel Durantell

ornate d'istoriette mitologiche da Luzio Dolci,12 antiche forme d'inimitabile grazia,

ove sotto le figure erano scritti in carattere corsivo a zàffara13 nera esametri

d'Ovidio14 La luce entrava temperata dalle tende di broccatello1s rosso a melagrane

d'argento riccio,16 a foglie e a motti1? Comet8 il sole pomeridiano feriva19 i vetri, la 20

trama fiorita delle tendine di pizzo si disegnava sul tappeto.

L'orologio della Trinità de' Monti suonò le tre e mezzo. Mancava mezz'ora. Andrea

l. San Silvestro: l'ultimo giorno dell'anno.2. vetture: carrozze.3. palazzo Zuccari: l'abitazione di Sperelliè nel palazzo che prende il nome da Fede-rico Zuccari (1542/43 ca- 1609), che lo co-struì per ospitare la sede di un'accademiadi pittura.4. andavansi: si andavano.5. in guisa d'un: allo stesso modo di un.6. adamantino: luminoso e puro come undiamante.7. tondo di Sandro Botticelli: il riferimen-to è a La Vergine fra gli angeli del pittorelìorentino Sandra Botticelli (1445-1510),molto amato dagli esteti di lìne Ottocento.Il tondo è un dipinto inquadrato in unacornice tonda.

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8. Galleria Borghese: uno dei più celebrimusei romani, all'interno di palazzo Bor-ghese.9. diafana: trasparente.lO. dare ... offerta: per suggerire l'idea diun'offerta fatta per devozione religiosa oper amore.l I. Castel Durante: presso Urbania, nelleMarche; nel Cinquecento era un rinomatocentro di produzione di maioliche.12. Luzio Dolci: pittore di maioliche cin-quecentesche.13. a zàffara: mistura di vari colori, di tintascura, usata per tingere vetri e maioliche.14. esametri d'Ovidio: sono i versi in cuiPublio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 d.C.),scrittore latino tra i più raflìnati, scrisse il

poema delle Metamoifosi. Sul servizio inmaiolica, dunque, erano riprodotti disegnidi mostri mitologici accompagnati dai pas-si dell'opera latina.15. broccatello: stoffa di seta pesante.16. a melagrane d'argento riccio: i Iìlid'argento sulla seta disegnano, in leggerorilievo (riccio), il prolìlo delle melagrane emassime (mottJ) spiritose.17. motti: frasi sentenziose, per lo piùsimboliche, ricorrenti spesso sotto glistemmi nobiliari.18. Come: quando, dal momento in cui. Èun francesismo.19. feriva: il verbo "ferire" applicato allaluce era frequente ne\l'italiano delle origi-ni.

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nell'attesa,il ricordo:

passato e futu ros'intrecciano nellasensibilità inquietadel protagonista

le donne "fatali" diD'Annunzio hanno

tutte formeatletiche, segno disuperiorità sui lorouomini, più incerti

e dubbiosi

l'inquietudinetipica

dei personaggidannunziani

Gabriele D'Annunzio

Sperelli si levò dal divano dov'era disteso e andò ad aprire una delle finestre; poi die- ,

de20 alcuni passi nell'appartamento; poi aprì un libro, ne lesse qualche riga, lo ri- ichiuse; poi cercò intorno qualche cosa, con lo sguardo dubitante. L'ansia dell'aspet- 25 itazione21 lo pungeva così acutamente ch' egli aveva bisogno di muoversi, di opera- ~

re,22 di distrarre la pena interna con un atto materiale. Si chinò verso il caminetto,prese le molle per ravvivare il fuoco, mise sul mucchio ardente un nuovo pezzo di -,-

ginepro. Il mucchio crollò; i carboni sfavillando rotolarono fin su la lamina di me- itallo che proteggeva il tappeto; la fiamma si divise in tante piccole lingue azzurro- 30 ~

gnole che sparivano e riapparivano; i tizzi fumigarono.23 JAllora sorse nello spirito dell'aspettante un ricordo. Proprio innanzi a quel cami-

netto Elena24 un tempo amava indugiare, prima di rivestirsi, dopo un'ora d'intimità. ~

Ella aveva molt'arte nell'accumular gran pezzi di legno su gli alari. Prendeva le molle ~

pesanti con ambo le mani e rovesciava un po' indietro il capo ad evitar le faville. Il 35 ~

suo corpo sul tappeto, nell'atto un po' faticoso, per i movimenti de' muscoli e per ~

l'ondeggiar delle ombre pareva sorridere da tutte le giunture, da tutte le pieghe, da .l::tutti i cavi, soffuso d'un pallor d'ambra25 che richiamava al pensiero la Danae del

Correggio26 Ed ella aveva appunto le estremità un po' correggesche, le mani e i piedi

piccoli e pieghevoli, quasi direi arborei27 come nelle statue di Dafne28 in sul princi- 40

pio pri m issimo della metamorfosi favoleggiata.

Appena ella aveva compiuta l'opera, le legna conflagravan029 e rendevano un sùbi-

t030 bagliore. Nella stanza quel caldo lume rossastro e il gelato crepuscol031 entrante

pe' vetri lottavano qualche temp032 L'odore del ginepro arso dava al capo uno stor-

dimento leggero. Elena pareva presa da una specie di follia infantile, alla vista della 45

vampa. Aveva l'abitudine, un po' crudele, di sfogliar sul tappeto tutti i fiori ch'eran

ne' vasi, alla fine d'ogni convegn033 d'amore. Quando tornava nella stanza, dopo es-

sersi vestita, mettendosi i guanti o chiudendo un fermaglio sorrideva in mezzo a

quella devastazione; e nulla eguagliava la grazia dell'atto che ogni volta ella faceva

sollevando un poco la gonna ed avanzando prima un piede e poi l'altro perché 50

l'amante chino legasse i nastri della scarpa ancora disciolti.

Il luogo non era quasi in nulla mutato. Da tutte le cose che Elena aveva guardate o

toccate sorgevano i ricordi in folla e le imagini del tempo lontano rivivevano tumul-

tuariamente. Dopo circa due anni, Elena stava per rivarcar quella soglia. Tra mezz'o-

ra, celio, ella sarebbe venuta, ella si sarebbe seduta in quella poltrona, togliendosi il 55

velo di su la faccia, un poco ansante,34 come una volta; ed avrebbe parlato. Tutte le

cose avrebbero riudito la voce di lei, forse anche il riso di lei, dopo due anni.

C. D'Annunzio, Prose di romanzi, val. 1, prefaz. di E. Raimondi, a cura di A. Andreoli,

A. Mondadori, Milano 1988

20. diede: fece.21. aspettazione attesa.22. di operare: di fare qualcosa.23. i tizzi fumigarono: i tizzoni accesi dellegno di ginepro mandarono fumo.24. Elena: Elena Muti, la donna attesa.25. pallor d'ambra: un colorito giallo-bruno.26. Danae del Correggio: personaggiomitologico, a cui spesso Elena sarà para-gonata nel romanzo. Correggio è il pittore

cinquecentesco Antonio Allegri (1489-1534); le sue figure femminili, spesso tratteda temi mitologici, come Danae o Leda,evidenziano una sottile sensualità.27. direi arborei: il commento del narra-tore serve a definire simili a elementi vege-tali le membra di Elena.28. Dafne: si riferisce alla statua di Dafnedi Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), ospi-tata anch'essa alla Galleria Borghese. NelleMetamorfosi Ovidio narra come Dafne si

trasformò in alloro (è la metamorfosi favo-leggiata) per sottrarsi al dio Apollo, inna-morato di lei. Per questo D'Annunzio parladi mani e piedi arborei.29. conflagravano ardevano.30. sùbito: improvviso.31. gelato crepuscolo: la fredda oscuritàdella sera dicembrina.32. qualche tempo: per qualche momento.33. convegno: incontro.34. ansante: ansimante.

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Tra Ottocento e Novecento

ANALISI DEL TESTO

_ IL TESTO PUNTO PER PUNTO

• Il protagonista Andrea Sperelli attende la visita di Elena,la donna che amò in passato e che non rivede da ben dueanni. Nelle stanze di palazzo Zuccari, dove Andrea abita,tutto è stato preparato con cura per rivivere l'atmosfera degliincontri di un tempo.

_ IL SIGNIFICATO DEL TESTO

• /I piacere è un romanzo estetico, un romanzo d'arte e dilusso. In esso gli oggetti sono citati solo in quanto opered'arte; anche le fisionomie dei personaggi devono richiama-re dipinti o sculture.Invece ai luoghi (saloni, parchi, gallerie d'arte, sale da con-certo, chiese barocche) è affidata una funzione quasi esclusi-vamente scenografica, di magnifico sfondo che nobilita chili frequenta.• Tali elementi sono preannunciati nella pagina letta. De-

_ ANALISI OPERATIVA

~ I temi e i personaggi1. L'estetismo di Andrea non si rivolge alla classicità(la Roma degli imperatori), ma all'etàtardorinascimentale e barocca, ovvero a un'epoca ea un tipo di arte che presentano elementi eccessivi,sontuosi e un po' torbidi.

a. Evidenzia sul testo i riferimenti all'arte di quell'epoca.b. Quale lato della personalità di Andrea viene connota-to da questo tipo di arte?[iJ la sua ricerca di eleganza e artificioili] la sua ricerca di classicità e misuraW la sua dedizione alla religione dei papi[ill la sua awersione verso ciò che è antico e remotoMotiva in breve la tua scelta.

c. Più avanti la stessa Elena affermerà: "Voi abitate in unluogo ch'io prediligo». Secondo te, quale valore hannoqueste parole?

2. Nel brano letto si riscontra anche una particolareconcezione della natura: infatti la casa di Andrea è

ricca di elementi naturali, come i fiori o i motividecorativi dell'arredamento.

a. Sottolinea nel testo la presenza di questi elementi.318

• Nell'attesa, però, il protagonista è nervoso. Egli cerca dicalmarsi attizzando il fuoco: un gesto che risveglia, in lui, ilricordo di Elena. Ella compare qui per la prima volta, nel ro-manzo, grazie alla memoria dell'amante.

scrivendo l'interno della casa di Andrea, il narratore indugiainfatti sulla preziosità dell'ambiente, degli oggetti che loabbelliscono, indice sicuro del gusto del padrone di casa:l'esteta, appunto, Andrea Sperelli.• A un certo momento la riflessione estetica (Nessuna al-

tro forma di coppa eguaglia ... r. 11) finisce per staccarsi dal-Ia vera e propria narrazione. L'autore dà voce a quella ten-denza saggistico-discorsiva che è tipica dei suoi romanzi, inparticolare del Piacere.

b. Ora rifletti: quale idea di natura viene suggerita daquesti oggetti?[iJ semplice e spontaneaili] sovraccarica e artificiosaW luogo di pace e serenitàMotiva in breve la tua scelta.

3. Nella terza sequenza, quella dell'attesa, il lettoreentra in una situazione narrativa più mossa. Il testo(siamo nel primo capitolo del romanzo) prepara ciòche seguirà, ma ricapitola anche numerosi eventiprecedenti: perciò la realtà dei fatti si mescolacontinuamente con la memoria, l'attesa, il desiderio.

a. Rileggi la sequenza, analizzando gesti e azioni delprotagonista. Poi scegli l'affermazione più convincente.[iJ il personaggio dannunziano non è realistico: in luiprevalgono pose teatrali ed enfaticheili] l'autore amplifica i gesti del personaggio per dare dilui un'idea di importanza e superioritàW D'Annunzio descrive azioni e atteggiamenti diAndrea ma non li spiega, perché il personaggio restiestraneo e impenetrabile per il lettoreMotiva in breve la tua scelta.

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4. La quarta sequenza narrativa è la più estesa,dedicata al ricordo.

a. Quale ricordo improwiso evoca in Andrea l'immaginedi Elena?

b. In che modo si viene delineando tale ricordo?

~ Forme e stile

5. Il ritmo del romanzo avanza con lentezza,alternando narrazione e descrizione e assegnandoa quest'ultima il rilievo maggiore.

a. Compila la tabella riassumendo in breve ciascuna del-le cinque sequenze in cui è suddiviso il testo.

titolo sintesi delle sequenze

1. l'esterno

2. l'interno

3. l'attesa

4. il ricordo

5. le previsioni

_ LAVORIAMOSU I~1. Il brano presenta il tipico linguaggio, divagante,«immaginifico!>, di D'Annunzio, con il compito dinobilitare i contenuti. L'aggettivazione risulta,lungo il brano, sempre preziosa, così come ricercatisono gli altri elementi linguistici.

a. Esamina un capoverso del testo, a tua scelta, e tra-scrivi degli esempi significativi per ciascuno dei fenome-ni elencati.- L'umanizzazione (antropomorfizzazione) delle cose dinatura, come nella prima frase (L'anno moriva):

- L'aggettivazione preziosa (guarda per esempio nel pri-mo periodo gli aggettivi riferiti al tepor. esso è detto pri-ma mollissimo e poi aureo):

Gabriele D'Annunzio

b. Adesso rifletti e rispondi alle seguenti domande.- Quale tipo di sequenze prevale?~ sequenze narrative~ sequenze in cui c'è descrizione- In quali sequenze ritrovi ricordi e riflessioni del perso-naggio? Rispondi citando il numero delle righe del testo.

6. Esaminiamo ora la costruzione dello spazio e deltempo narrativo. Per quanto riguarda lo spazio, ilnarratore restringe progressivamente il campovisivo: si va dal generale al particolare; intanto, nelcorso del brano, si precisa anche il tempo, mediantel'artificio del suono delle campane.

a. Individua nel brano tutti gli elementi spaziali disponi-bili, sia interni sia esterni, e le informazioni che permet-tono di ricostruire la cornice temporale degli eventi.b. Le informazioni relative al tempo~ sono offerte dal narratore in modo direttoe «oggettivo»~ trapelano tra le righe, dai pensieri di Andreac. In conclusione: siamo davanti a una narrazioneW impersonale e oggettiva@) di tipo soggettivoMotiva in breve la tua scelta.

- L'uso di antitesi, cioè di immagini contrapposte (peresempio il primo periodo accosta antiteticamente all'i-dea del tepor del sole l'idea di un «velo»):

- La scrittura separata della preposizione articolata (su

lo, r. 3), un uso caro alla tradizione dell'italiano antico:

- Le forme tronche (come tepor, ciel, fin), per conferirealla frase un respiro musicale:

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Tra Ottocento e Novecento

Il simbolismo del Piacere

Il critico francese Guy Tosi (1910-2000) s'interroga sul significato del «mistero» e del simbolismo nell'operadannunziana. Secondo Tosi anche in D'Annunzio, come in molti scrittori decadenti, si può trovare un'applicazionedi quanto afferma Henri-Frédéric Amiel (1821-81) in Frammenti di un diario (1884), libro all'epoca diffusissimo intutt'Europa, e cioè che «il paesaggio è uno stato dell'anima»: owero, esiste una diretta corrispondenza fra lo statod'animo individuale e il modo di vedere la realtà esterna.

Il Simbolismo moderno ha fatto il suo ingresso nell' opera di D'Annunzio con Il piacere, anchese questo primo romanzo, visibilmente, s'apparenta ancora molto al romanzo realista e natura-

lista elegante e mondano. Bisogna distinguere nella sensibilità di Sperelli numerosi aspetti e nu-

merose influenze, a seconda che si consideri in lui l'uomo di piacere, l'amante sentimentale, il

dilettante, l'artista o l'intellettuale, tante forme della sua sensibilità che nascondono una cultura

composita e, per quanto riguarda il temperamento, più o meno cinismo, scetticismo, propen-

sione al sogno o all'inquietudine. Nell'aspetto ipersensibile del personaggio, evidentemente,

troveremo le sue interpretazioni più soggettive del mondo esterno.

Si potrebbe documentare con numerosi - troppo numerosi - esempi il particolare dialogo,

spesso sensuale, che Sperelli non smette di intrattenere con il decoro erotico e estetico che ha

creato a Palazzo Zuccari, il suo legame con il prestigioso decoro urbano - la Roma dei papi -

dove ha scelto di vivere, la sua comunione con il paesaggio marino di Schifanoia1 dove si rifu-

gia convalescente.

Se si eccettuano le parti puramente mondane del romanzo, da quando si entra nella vita intima

di Sperelli e di Maria Ferres si è colpiti dal fatto che un oggetto, un evento della strada, un monu-

mento, un quadro, un pezzo di musica, un paesaggio, tutto è sempre visto attraverso le condizioni

gioiose o tristi che hanno in quel momento, esposte attraverso una mentalità spesso superstiziosa:

«Ne' lOTOspiriti esaltati la superstizione, ch'è un degli oscuri turbamenti portati dall'amore anche nelle creatureintellettuali, diede all'insignificante episodio la misteriosità di una allegoria. Parve lOTOche in quel semplice fattosi occultasse un simbolo.»

Da quel momento, tutto diventa segno, presagio di felicità o di rottura: un incontro, un gesto,

un colore del cielo. Secondo i giorni, la bellezza di Roma s'accorda alla bellezza di Elena o a quel-

la di Maria, e gli stessi luoghi si rivelano di volta in volta carichi di promesse o di minacce. Per

Maria «la parte più bella e più pura del suo amore» è rimasta nella «foresta simbolica» di Schifa-

noia. La «segreta corrispondenza», l'«affinità misteriosa» che sentiva laggiù tra la sua anima e il

paesaggio, come una felice armonia, si cambia nel suo opposto davanti al paesaggio romano:

«1 tronchi portavano ampie ferite, ricolmate con la calce e col mattone, come le aperture d'una muraglia ... L'acquagrondando dalla superior tazza di granito nel bacino sottoposto metteva uno scoppio di gemiti, a intervalli, comeun cuore che si riempia d'angoscia e poi trabocchi in pianto ... Ella sentiva crescere l'affanno. Un'oscura minacciaveniva a lei dalle cose.»

Si potrebbero moltiplicare le citazioni come questa, dove i personaggi, avendo proiettato sul

paesaggio i propri sentimenti, hanno l'illusione che sia il paesaggio a suggerirli loro.

G. Tosi, D:4nnunzio et le symbolisme français, trad. di A. Cadioli,in Aa. Vv., D:4nnunzio e il simbolismo europeo, a cura di E. Mariano, Il Saggiatore, Milano 1976

l. Schifanoia: è la villa di campagna del-lC!cugina di Andrea, dove egli trascorre il

periodo di convalescenza per la ferita ri-

portata in un duello.

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Gabriele D'Annunzio

Il piacere, libro I, capitolo II ~

Ritratto d'esteta

Anno: 1889Temi: • l'ideologia di un esteta, i suoi gusti, il suo atteggiamento verso la vita

è stato il padrea voler fare di

Andrea un «esteta"

è il principiofondamentaledel I'estetismo:rivela orgoglio,

ottimismo, slanciopositivo, ma nellasola dimensione

del «bello"

D'Annunzio ci presenta, in questo secondo capitolo, il ritratto del suo protagonista: un vero esteta,come si coglie dall'educazione ricevuta, dal suo gusto, dal modo in cui vive.

Il conte Andrea Sperelli-Fieschi d'Ugenta, unico erede, proseguiva la tradizion fami-

liare. Egli era, in verità, l'ideaI tipo del giovine signorel italiano nel XIXsecolo, illegitti-

mo campione d'una stirpe di gentiluomini e di artisti eleganti, l'ultimo discendente

d'una razza intellettuale.2

Egli era, per così dire, tutto impregnato di arte. La sua adolescenza, nutrita di studii 5

varii e profondi, parve prodigiosa. Egli alternò, fino a' venti anni, le lunghe letture coi

lunghi viaggi in compagnia del padre e poté compiere la sua straordinaria educazione

estetica sotto la cura patema, senza restrizioni e constrizioni di pedagoghi.3 Dal padre

appunto ebbe il gusto delle cose d'arte, il culto passionato della bellezza, il paradossale

disprezzo de' pregiudizii, l'avidità del piacere. IO

Questo padre, cresciuto in mezzo agli estremi splendori della corte borbonica,4 sape-

va largamente vivere;5 aveva una scienza profonda della vita voluttuaria6 e insieme una

certa inclinazione byroniana al romanticismo fantastic07 [...]

Il padre gli aveva dato, tra le altre, questa massima fondamentale:8 «Bisogna fare lapropria vita, come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia 15

opera di lui. La superiorità vera è tutta qui».

Anche, il padre ammoniva: «Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin

nell'ebrezza. La regola dell'uomo d'intelletto, eccola: - Habere, non haberi»9Anche, diceva: «Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupato. Bisogna so-

pra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con 20

nuove imaginazioni».

Ma queste massime volontarie,lO che per l'ambiguità loro potevano anche essere inter-

pretate come alti criteri morali, cadevano appunto in una natura involontaria,ll in un

uomo, cioè, la cui potenza volitiva era debolissima.

Un altro seme paterno aveva perfidamente fruttificato nell'animo di Andrea: il seme 25

del sofisma.12 [ ... ]

I. giovine signore: giovane aristocratico.È scritto alla maniera settecentesca (sipensi al «giovin signore" del Giornodi Giu-seppe parini).2. razza intellettuale stirpe di intellet-tuali.3. pedagoghi: maestri, qui con una con-notazione negativa.4. corte borbonica la corte dei Borbonedi Napoli era stata l'ultima a essere elimi-nata dal movimento risorgimentale; erastata dunque quella che più a lungo aveva

resistito, secondo D'Annunzio, al «diluviodemocratico odierno".5. largamente vivere: vivere pienamente,senza negarsi nulla.6. voluttuaria: di voluttà, di piacere.7. una certa ... fantastico: una sensibilitàvicina a quella del poeta inglese GeorgeByron (1788-1824), modello di romantici-smo acceso ed esuberante.8. questa massima fondamentale: unaregola di vita.9. Habere, non haberi: "possedere, non

essere posseduto", cioè saper dominare lepassioni e le cose, fin nell'ebrezza, e nonlasciarsi dominare da esse. L.:insegnamen-to era dell'antico filosofo Aristippo (che in-vitava l'uomo a non farsi schiavo degliistinti e delle cose), ma qui viene mutatodall'estetismo dannunziano: dominare tut-to significa fare qualsiasi esperienza, nonarretrare davanti a nulla.IO. volontarie: cioè fondate su una fortevolontà.Il. involontaria: incapace di volere.

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Tra Ottocento e Novecento

Un tal seme trovò nell'ingegno malsano del giovine un terreno propizio. A poco a

poco, in Andrea la menzogna non tanto verso gli altri quanto verso sé stesso divenne

un abito così aderente alla conscienza ch' egli giunse a non poter mai essere interamen-

te sincero e a non poter mai riprendere su sé stesso il libero dominio.l3

Dopo la morte immatura del padre, egli si trovò solo, a ventun anno, signore d'una

fortuna considerevole, distaccato dalla madre, in balia delle sue passioni e de' suoi gu-

sti. Rimase quindici mesi in Inghilterra. La madre passò in seconde nozze, con un

amante antico. Ed egli venne a Roma, per predilezione.

Roma era il suo grande amore: non la Roma dei Cesari ma la Roma dei Papi;14 non 35

la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fòri, ma la Roma delle Ville, delle Fontane, del-

le Chiese. Egli avrebbe dato tutto il Colosseo per la Villa Medici, il Campo Vaccino

per la Piazza di Spagna, l'Arco di Tito per la Fontanella delle Tartarughe. 15La magni-

ficenza principesca dei Colonna, dei Doria, dei Barberini1G l'attraeva assai più della

minatal? grandiosità imperiale. E il suo gran sogno era di possedere un palazzo in- 40

coronato da Michelangelo e istoriato dai Carracci, come quello Farnese;18 una galle-

ria19 piena di Raffaelli, di Tiziani, di Domenichini, come quella Borghese [...]. Iil ca-

la religione ha solo lsa della marchesa d'Ateleta sua cugina, sopra un albo di confessioni mondane, ac-

una funzione canto alla domanda: «Che vorreste voi essere?» egli aveva scritto «Principe romano».

ornamentale, . n . l fi . d' b d I b'l' '1 h l lassociata ai GlUnto a C\.omam su mlr I settem re e 1884, sta II I suo ome20 ne pa azzo 45

momenti Zuccari alla Trinità de' Monti, su quel dilettoso tepidari021 cattolico dove l'ombra del-

:~~~~~~o~:g~: ll'obelisco di Pio VI segna la fuga delle Ore.22 Passò tutto il mese di ottobre tra le cure

degli addobbi;23 poi, quando le stanze furono ornate e pronte, ebbe nella nuova casa

ecco la tipica alcuni giorni d'invincibile tristezza. Era una estate di San Martino, una primavera de'

atmosfera . 24 .. R d" d' . 'd Il'Edecadente: morti, grave e soave, m CUi oma a aglavasl, tutta quanta oro come una CItta e-50

raffinatezza ed stremo Oriente, sotto un ciel quasi latteo, diafano come i cieli che si specchiano ne'

esotismo, . l' 25in un'estate senza man austra L

tempo, che muore Quel languore dell'aria e della luce, ave tutte le cose parevano quasi perdere la loro

dolcemente realità e divenire immateriali, mettevano nel giovine una prostrazione infinita, un sen-

so inesprimibile di scontento, di sconforto, di solitudine, di vacuità, di nostalgia.

l'estetadannunziano si

identifica in scenariun po' torbidi e

decadenti, non inquelli solari ederoici predilettidai classicisti

(come Carducci)

12. sofisma: è il ragionamento sottile, avolte capzioso, che tende a mascherare laverità. I sofisti erano «maestri di sapien-za", attivi in Grecia nel V-IV secolo a.c.,che si servivano del linguaggio comestrumento fondamentale per l'educazionedel cittadino e per la comunicazione poli-tica, e consideravano la forma linguisticapiù importante della verità dei contenutitrasmessi.13. un abito così aderente ... dominio:l'abitudine a fingere, a vivere in un mondofalso, gli impedisce di essere sincero anchedi fronte a se stesso.14. la Roma dei Papi: cioè la Roma baroc-ca. L.:estetacapovolge un luogo comune:Carducci e i classicisti esaltavano la Roma

dei Ccs01i, l'antica Roma imperiale, l'estetainvece predilige l'altra faccia di Roma, quel-la delle chiese e dei palazzi eleganti.15. Fontanella delle Tartarughe: la fonta-

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na delle Tartarughe, in piazza Maffei, èopera cinquecentesca di Taddeo Landini(1550 ca-96).16. Colonna ... Doria ... Barberini: vengo-no qui citate alcune delle più famose casa-te nobiliari di Roma, che ebbero tra i lororappresentanti numerosi papi e cardinali.17. ruinata: andata in rovina.18. un palazzo ... Farnese: palazzo Farne-se fu edificato dal cardinale AlessandroFarnese, poi papa Paolo III, nel 1514, suprogetto di Sangallo (1455-1516); alla mor-te di quest'ultimo la facciata e i cornicionifurono terminati da Michelangelo (1475-1564); da qui il termine incoronato usato daD'Annunzio. All'interno fu decorato daifratelli Agostino (1557-1602) e Annibale(1560-1609) Carracci.19. galleria: collezione di quadri.20. il suo home: la sua abitazione; loscrittore parla in inglese come faceva An-

.lO

55

C. D'Annunzio, Prose di romanzi, cito

drea, appena arrivato a Roma dopo unlungo soggiorno in Inghilterra.2 l. dilettoso tepidario: luogo piacevole;nelle terme romane il tepidarium era il luogodi passaggiodal bagno freddo a quello caldo.22. l'ombra ... delle Ore: l'obelisco sem-bra l'asta di una meridiana che segna leore con la proiezione della sua ombra.23. le cure degli addobbi: cioè per abbel-lire la casa con raffinati ornamenti.24. estate ... morti: l'inizio del mese dinovembre, in cui ricorre la festività ditutti i defunti, e in particolare nel giornodi San Martino (II novembre), ha spessouna temperatura più mite, e per questo èchiamato popolarmente «estate di SanMartino".25. australi: dell'emisfero meridionale.Continuano i riferimenti esotici introdotticon la città dell'Es/Temo Oriente citata ap-pena sopra.

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ANALISI DEL TESTO

Gabriele D'Annunzio

mazione intellettuale, letteraria e artistica, e contemporanea-mente mette a fuoco le sue aspirazioni superiori, che lo dif-ferenziano dagli altri uomini. Due caratteri fondamentali con-traddistinguono il giovane personaggio:• da una parte, la forte sensibilità estetica: Andrea è tuttoimpregnato di arte (r. 5); possiede il gusto delle cose d'arte,

il culto passionato della bellezza (r. 10);• dall'altra, la sua scelta di vivere secondo gli istinti: [...]disposto, com'era il padre, alla vita voluttuaria (r. 12), all'avi-dità del piacere (r. 10).

_ IL TESTO PUNTO PER PUNTO

• Rimasto orfano da poco, ricchissimo a soli ventun anni,Andrea Sperelli ha posto dal 1884 la sua residenza a Roma,la città che merita la sua speciale predilezione. Vive in unosplendido palazzo e coltiva i suoi gusti signorili ed esclusivi,tra cui l'amore passionale. L'esordio del romanzo ~ Testo 2,p. 31 6) ci mostrava in azione il personaggio, nell'ultimo gior-no del 1886, mentre attendeva, in casa sua, l'arrivo dell'examante Elena; ora l'autore presenta la storia precedentedel personaggio, come in un flashback dell'autore stesso.• Il passo delinea il ritratto dell'esteta: rievoca la sua for-

_ IL SIGNIFICATO DEL TESTO

• Il narratore precisa che Andrea non è nato esteta e «sen-sitivo,,: è, invece, il prodotto di un apposito programma edu-cativo, di un'educazione estetica. Fu infatti suo padre, ungentiluomo aristocratico cresciuto in mezzo agli estremi

splendori della corte borbonica, a insegnare al figlio il gusto

delle cose d'arte, il culto passionato della bellezza (rr. 1 1 e9). Lo scopo è quello proprio della classe nobiliare: distin-guersi dalla rozzezza del popolo, incapace di bellezza.• Sempre il padre ha educato Andrea al sofisma, owero anon accettare nessuna verità come assoluta, a voler criticaretutto alla luce della ragione, come facevano gli antichi sofisti.Tale distacco dalla morale corrente è, assieme all'accesasensibilità estetica, l'altro principio basilare dell'estetismo.

_ ANALISI OPERATIVA

~ I temi e i personaggi1. Il narratore interrompe la narrazione d'intreccioper costruire, a beneficio dei lettori, un vero eproprio ritratto del protagonista. Ma si tratta di unritratto speciale, un ritratto d'esteta: abbiamosegnalato, sia nelle glosse laterali sia nell'analisidel testo gli elementi dell'estetismo che siriverberano in questa pagina.

a. Facendo riferimento al brano, compila la tabella rias-sumendovi i tratti fondamentali del protagonista.

• Una simile educazione, dice il narratore, ha prodotto dan-ni gravi nel carattere del giovane Andrea. Lo scrittore defini-sce infatti incauto educatore quel padre che ha finito per «de-primere», nel figlio, «la forza morale», fino al punto da crearein lui una potenza volitiva [...] debolissima.

• In realtà, però, D'Annunzio aderisce al modello di uo-mo delineato in Andrea Sperelli. L'autore si compiace delfatto che l'espandersi della forza sensitiva (cioè istinti, ca-pacità percettive, sensazioni) finisca per annullare, in An-drea, la forza morale. Tutto il brano, e tutto il romanzo, nonfanno che amplificare le sensazioni, le impressioni, i gusti dichi nella vita tiene fede solo al principio del culto della bel-lezza.

appartenenza sociale

riferimential brano

tratti

convinzioni ideologiche

carattere e psicologia

aspetti morali

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Tra Ottocento e Novecento

2. Il narratore sembra censurare la debolezza

morale del suo personaggio, anche se poi si mostra

in piena consonanza con lui. In tal senso è assaiindicativo il trinomio (gruppo di tre termini) che

figura nel primo capoverso del brano.

a. Trascrivi i tre termini o espressioni che dichiaranol'ammirazione di D'Annunzio verso Andrea Sperelli.

3. Il narratore orchestra un ambiguo gioco di luci

e di ombre: non tutto in Andrea Sperelli è positivo.Egli è interiormente malato, debole, incapace di

riprendere su sé stesso il libero dominio.a. Individua nell'arco di tutto il brano le espressioni si-gnificative di questa debolezza morale del personaggio.b. Commenta le ultime righe del brano antologizzato:quale immagine di Andrea forniscono?

4. Andrea predilige la Roma barocca, la Roma delle

grandi famiglie aristocratiche e soprattutto la Roma

splendida e un po' corrotta dei papi rinascimentali.

a. Rintraccia nel brano tutti i punti che illustrano questapredilezione da parte del personaggio.

_ LAVORIAMOSU ~

1. Il linguaggio, in coerenza con i gusti estetici del

protagonista, ricorre a espressioni molto particolari,

lontane dal parlare comune e, a maggior ragione,

dall'impersonalità di Verga e dal suo «coro

popolare».

a. Parafrasa con le tue parole le seguenti espressioni,molto ricercate.-l'ideai tipo del giovine signore italiano .

b. Adesso cerca di spiegare il perché di questo suo gu-sto, alla luce di ciò che sai della poetica dannunziana.

~ Forme e stile

5. Dal punto di vista stilistico, il brano presenta

l'atteggiamento che il critico Mario Praz ha definito

«amore sensuale per la parola»: l'uso di forme

inusitate (come imagine per "immagine"), la ricerca di

musicalità, l'abbondanza di aggettivi esornativi ecc.

a. Individua nel brano e trascrivi.- riferimenti eruditi . .

- termini e grafie inusitate .

- citazioni raffinate

- aggettivi esornativi (cioè aggiunti senza un vero arric-chimento di significato) ..

- aveva una scienza profonda della vita voluttuaria

- non si stancava mai di fornire tesori alle sue prodiga-

litò .

- Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupa-

to ..

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D'Annunzio

e il Decadentismo

• Galileo Chini, Allegoriadei benefici delle acque(particolare), 1922.

D'Annunzio ebbe legami molto forti con ilDecadentismo. In primo luogo fu lui amettere in circolazione in Italia i temi e illinguaggio del nascente Decadentismograzie alle letture appassionate, nel ven-tennio 1880-1900, di altri autori europei(come Flaubert, Swinburne, Baudelaire,Huysmans, i preraffaelliti inglesi) e ai ri-flessi che queste ebbero nelle sue opere&alvolta si trattò di veri e propri plagi).

Inoltre sperimentò personalmente le for-me della nuova letteratura, sia nelleprime raccolte poetiche (Canto novo el'lsottèo) sia nel Piacere (1889), che sipuò definire il primo romanzo decadenteitaliano, per diversi aspetti:• l'esasperato individualismo del prota-gonista Andrea Sperelli;• il suo atteggiamento di dandy, di chicioè fa la propria vita come un'operad'arte;• il marcato sensualismo ed erotismodei pensieri e delle situazioni narrative;• il senso di malinconica stanchezza chepervade il romanzo;• il culto dell'esotico.

Tuttavia D'Annunzio partecipa solo allaprima fase del Decadentismo europeo,quella segnata dall'estetismo. Mal'estetismo dannunziano si ferma per lopiù al dato esteriore e superficiale: infattitende a rivestire di belle forme ogni situa-zione, anche la più banale; ad addobba-re di ricche apparenze gli stimoli più oc-casionali.

Per abbellire la realtà comune, l'esteta

ricorre alla mitologia, cita i classici, sac-cheggia i repertori di immagini orientaleg-gianti e dello stile liberty-floreale:D'Annunzio è infatti convinto che scriveresu qualunque argomento sia il segno diuna vocazione poetica «assoluta».Anche le sue pagine migliori, dedicate

alla descrizione delle città morte, dellefamiglie e dei palazzi in decadenza, del-la turpe vecchiaia umana, non si distac-cano sostanzialmente, nel loro congiun-gere bellezzà e morte, dalla sfera este-tizzante.

Il culto quasi esclusivo della sensazionepreziosa ha dunque impedito aD'Annunzio l'apertura alla fase piùmatura del Decadentismo:• l'inettitudine a vivere, l'incapacità esi-stenziale narrata nell'opera di Svevo onei Buddenbrook di Mann o in L'uomo

senza qualità di Musil;• la coscienza dell'assurdo tipica diKafka;• la tragica disarmonia delle «maschere,di Pirandello;• il senso dell'irreparabile sconfitta diun'intera civiltà Q. Roth).

D'Annunzio resta lontano dai fe-nomeni più moderni, come Freud e lapsicoanalisi, lo sperimentalismo lingui-stico e il pastiche di Joyce o Gadda. Isuoi eroi non sono vittime della propriasconfitta interiore, della loro «coscienzainfelice>; piuttosto sono sconfitti dal fatoo da circostanze negative, oppure per-ché i contemporanei sono troppo me-

diocri per comprenderli; ma i valori in cuicredono ~'ideale della bellezza assoluta,l'eroismo del bel gesto) restano intatti.Anche il sesso, scoperto da alcuni gran-di decadenti (Wilde, Gide, lo stesso Joy-ce) come rimedio e insieme condannaper l'uomo, altrimenti consegnato all'an-goscia della solitudine, in D'Annunzio siriduce a una serie di variazioni sul moti-vo insistito della sensualità: egli non sauscire dal circuito: gioia dei sensi-nau-sea dei sensi.

Anche sul piano stilistico, D'Annunziorimane fedele ai decadenti della primagenerazione, parnassiani e preraffaelliti.Tende infatti a una scrittura monocro-matica, calligrafica ma superficiale:manca nella sua pagina la dimensionechiaroscurale, l'allusione e l'evocazionedell'ignoto, cara ai grandi simbolisti(Mallarmé, Rimbaud). Il suo simbolo ten-de a moltiplicare le linee, ma non ad ac-cendere orizzonti sconosciuti. Ama laparola-immagine di sapore bidimensio-nale, in linea con il contemporaneo art

nouveau e con lo stile floreale; ama laparola-suono, che fa largo impiego diechi letterari, ma più per sfoggio di eru- /dizione che per sollecitare nuove riso-nanze. /

Solo nell'ultima fase D'Annunzio ri- /corre a una prosa più sperimentale, chesi sporge sull'orlo del silenzio. Nel Not-turno e nel Libro segreto cessa quindi lasonorità, e le parole diventano segni in-decifrabili.

~ ..§i4."#"L h" w". , . .be. M ~$O. .. ~

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