Il parco della vena del Gesso romagnola

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193 Il Parco Il Parco regionale della Vena del Gesso Roma- gnola è stato istituito con Legge Regionale 21 febbraio 2005, n. 10. Il Parco si estende su di una superficie com- plessiva di 6.063 ettari, di cui 2.041 ettari di zone a parco e 4.022 ettari di area contigua. I Comuni coinvolti sono Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme (in provincia di Raven- na) e Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Fon- tanelice (in provincia di Bologna). La zonizzazione del Parco è così suddivisa: Zona A di protezione integrale 52 ettari (rupi e forre) Zona B di protezione generale 749 ettari (boschi e macchie) Zona C di protezione ambientale 1.240 ettari (prati naturali, calanchi) Area contigua 4.022 ettari (aree agricole) L’altitudine varia da circa 100 metri s.l.m. ai 515 metri della cima più elevata: Monte Mau- ro. La quota media della Vena si aggira sui 300- 400 metri s.l.m., perciò le rupi raggiungono dislivelli verticali di un centinaio di metri! La Vena è attraversata da tre corsi d’acqua: fiume Santerno, torrente Senio, torrente Sin- tria e delimitata da due: torrente Sillaro ad Ovest e fiume Lamone ad est. Il Patrimonio Naturale Geologia e Carsismo La Vena è costituita da un lungo affioramen- to gessoso che si estende in direzione Nor- dovest–sudest, dall’imolese fino a Brisighella, per circa 25 chilometri. Il gesso si è depositato in lagune costiere sa- late del Miocene, circa 6 milioni di anni fa, quando lungo le coste del mare che ricopriva la Pianura Padana si verificarono particolari condizioni climatiche e geografiche, tali da far precipitare per evaporazione e saturazione, il solfato di calcio biidrato (CaSO 4 + 2H 2 O), proprio come nelle attuali saline precipita il sale da cucina (cloruro di sodio NaCl). Il gesso è una roccia carsificabile e nella Vena del Gesso abbondano i fenomeni carsici su- perficiali e sotterranei. Nel Parco sono state esplorate fino ad oggi oltre 200 grotte per uno sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri. Il sistema carsico è monitorato dalla Federa- Massimiliano Costa * Il Parco della Vena del Gesso Romagnola * Direttore Parco della Vena del Gesso Romagnola Abstract: The Regional Park Vena del Gesso Romagnola was established by LR n. 10/05 over an area of 6,063 hectares, to protect the Gypsum outcrop that extends for about 25 Km from the valley of the Lamone river to the one of Sillaro stream. Gypsum is a sedimentary evaporite easily carsificabile and the area is rich in karst; more than 200 caves have been explored, for a total length of over 40 Km. The flora and fauna are rich because of the two micro-climates of the southern sides (hot and dry) and north (fresh wet) of the outcrop, with rare and interesting species. The Vena del Gesso is also a site of great interest by the historical point of view, having been continuously inhabited since the Bronze age, with moments particularly interesting as the mining of lapis specularis during the Roman Empire. The Park has a good tourist system, which can be enriched thanks to the ongoing researches about lapis specularis, setting up a specific section in the planned museum on the history of man in the Vena del Gesso.

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Il parcoIl parco regionale della Vena del gesso roma-gnola è stato istituito con legge regionale 21 febbraio 2005, n. 10.Il Parco si estende su di una superficie com-plessiva di 6.063 ettari, di cui 2.041 ettari di zone a parco e 4.022 ettari di area contigua.I comuni coinvolti sono Brisighella, casola Valsenio, riolo terme (in provincia di raven-na) e Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Fon-tanelice (in provincia di Bologna).

la zonizzazione del parco è così suddivisa:

Zona A di protezione integrale

52 ettari (rupi e forre)

Zona B di protezione generale

749 ettari (boschi e macchie)

Zona C di protezione ambientale

1.240 ettari (prati naturali, calanchi)

Area contigua 4.022 ettari (aree agricole)

l’altitudine varia da circa 100 metri s.l.m. ai 515 metri della cima più elevata: monte mau-ro.la quota media della Vena si aggira sui 300-400 metri s.l.m., perciò le rupi raggiungono dislivelli verticali di un centinaio di metri!

la Vena è attraversata da tre corsi d’acqua: fiume Santerno, torrente Senio, torrente Sin-tria e delimitata da due: torrente Sillaro ad Ovest e fiume Lamone ad est.

Il patrimonio NaturaleGeologia e CarsismoLa Vena è costituita da un lungo affioramen-to gessoso che si estende in direzione nor-dovest–sudest, dall’imolese fino a Brisighella, per circa 25 chilometri.Il gesso si è depositato in lagune costiere sa-late del miocene, circa 6 milioni di anni fa, quando lungo le coste del mare che ricopriva la Pianura Padana si verificarono particolari condizioni climatiche e geografiche, tali da far precipitare per evaporazione e saturazione, il solfato di calcio biidrato (caSo4 + 2h2o), proprio come nelle attuali saline precipita il sale da cucina (cloruro di sodio nacl).

Il gesso è una roccia carsificabile e nella Vena del gesso abbondano i fenomeni carsici su-perficiali e sotterranei. Nel Parco sono state esplorate fino ad oggi oltre 200 grotte per uno sviluppo complessivo che supera i 40 chilometri.Il sistema carsico è monitorato dalla Federa-

massimiliano costa*

Il parco della vena del Gesso romagnola

* direttore parco della Vena del gesso romagnola

abstract: The Regional Park Vena del Gesso Romagnola was established by LR n. 10/05 over an area of 6,063 hectares, to protect the Gypsum outcrop that extends for about 25 Km from the valley of the Lamone river to the one of Sillaro stream. Gypsum is asedimentaryevaporiteeasilycarsificabileandtheareaisrichinkarst;morethan200caveshavebeenexplored,foratotallengthof over40Km.Thefloraandfaunaarerichbecauseof thetwomicro-climatesof thesouthernsides(hotanddry)andnorth(freshwet)of the outcrop, with rare and interesting species.The Vena del Gesso is also a site of great interest by the historical point of view, having been continuously inhabited since the Bronze age, with moments particularly interesting as the mining of lapis specularis during the Roman Empire. The Park has a good tourist system, which can be enriched thanks to the ongoing researches about lapis specularis,settingupaspecificsectionintheplannedmuseum on the history of man in the Vena del Gesso.

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zione Speleologica regionale, in convenzione con il parco stesso.

Flora e Vegetazionela Vena del gesso si sviluppa da est a ovest, quindi le rupi sono esposte a Sud da un lato e a nord dall’altro.ciò genera un particolare microclima caldo e arido da una parte, fresco e umido dall’altra, con condizioni ambientali diversissime, lungo il crinale, a distanza di pochi metri.le associazioni vegetali presenti nel parco del-la Vena del gesso sono state cartografate dalla regione emilia-romagna, che ha individuato poco meno di 50 formazioni.

non esiste un censimento esaustivo delle spe-cie di piante presenti nel territorio del parco della Vena del gesso.tuttavia, dai dati raccolti dai diversi autori, è possibile stimare la presenza di circa 600 spe-cie di piante.Una specie di piante è protetta in allegato II della direttiva 92/43/cee: Barbone adriatico (Himantoglossum adriaticum).Una specie vegetale rarissima è presente con l’unica stazione italiana: Felcetta persiana (Cheilanthes persica).la Vena del gesso è un sito di notevole im-portanza per le Pteridofite, con ben 19 specie di felci e per le orchidee, con 30 specie.

Fig. 1. Stralcio della carta geologica regionale dell’emilia-romagna (regione emilia-romagna).

massimiliano costa

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Fauna

Vertebrati

Pesci 28

Anfibi 12

Rettili 12

Uccelli 142 (90 nidificanti)

Mammiferi 53

Sono presenti 18 specie protette dalla direttiva 92/43/cee, allegato II: Coenagrion mercuriale, Oxygastra curtisii, Callimorpha quadripunctaria, Lucanus cervus, Osmoderma eremita, Cerambix cerdo, Austropotamobius pallipes, lasca (Chondro-stoma genei), Vairone (Leuciscus souffia), Barbo italiano (Barbus plebejus), Barbo canino (Bar-bus meridionalis), rovella (Rutilus rubilio), co-bite comune (Cobitis taenia), tritone crestato italiano (Triturus carnifex), Ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina pachypus), te-stuggine palustre (Emys orbicularis), Ferro di cavallo euriale (Rhinolophus euryale), Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposi-deros), Vespertilio di Blyth (Myotis blythii), Ve-spertilio maggiore (Myotis myotis), Vespertilio

smarginato (Myotis emarginatus), Barbastella (Barbastella barbastellus), miniottero (Miniopte-rus schreibersii), lupo (Canis lupus).la Vena del gesso, con il vasto sistema di grotte, è un sito importantissimo per la con-servazione dei chirotteri, con ben 19 specie di pipistrelli.Sono presenti 23 specie protette dalla direttiva 09/147/Ue: pecchiaiolo (Pernis apivorus) n,m, nibbio bruno (Milvus migrans) m, Biancone (Circaetus gallicus) m, Falco di palude (Circus aeruginosus) m, albanella reale (Circus cyaneus) W,m, albanella minore (Circus pygargus) n,m, Falco pescatore (Pandion haliaetus) m, pellegri-no (Falco peregrinus) S,n, grillaio (Falco nauman-ni) m, Falco cuculo (Falco vespertinus) m, Starna (Perdix perdix) S,n, re di quaglie (Crex crex) m, gufo reale (Bubo bubo) S,n, Succiacapre (Caprimulgus europaeus) n,m, martin pescato-re (Alcedo atthis) n,m, calandrella (Calandrella brachydactyla) m, tottavilla (Lullula arborea) n, W,m, calandro (Anthus campestris) n,m, Balia nera (Ficedula albicollis) m, magnanina (Sylvia undata) S,n,m, averla piccola (Lanius collurio) n,m, averla cenerina (Lanius minor) m, orto-lano (Emberiza hortulana) n,m.

Fig. 2. carta Speleologica del settore dei gessi tra Senio e Sintria, comprendente il sistema carsico Stella-Basino (Federazione Speleologica regionale dell’emilia-romagna).

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Il patrimonio Storico Culturalela Vena del gesso è anche un sito di gran-de interesse per gli aspetti storici, essendovi testimonianze della frequentazione umana risalenti sin dall’età del rame. I ritrovamenti archeologici e le presenze monumentali per-mettono di tracciare la storia dell’uomo nella Vena del gesso, a partire dai ritrovamenti ar-cheologici nelle grotte (re tiberio, tanaccia, Lucerna, Banditi), ai resti di edifici romani (Carné) e dell’attività estrattiva in superficie (tossignano) e, soprattutto, in profondità nel-le miniere di lapis specularis, alla pieve del X secolo d.c. sulla vetta di monte mauro (Santa maria in tiberiaci), all’alto e Basso medioevo (Castrum Rontanae, al Borgo de’ crivellari, ai due centri storici costruiti sulle rupi di gesso di Brisighella e Tossignano), fino alle decine di costruzioni rurali sparse costruite in gesso e all’archeologia industriale delle vecchie cave e fabbriche per la lavorazione del gesso in età contemporanea.

Il Sistema di FruizioneIl parco della Vena del gesso è dotato di due

centri visite: il rifugio ca’ carné a Brisighella e il palazzo Baronale a tossignano.Inoltre, sono presenti altre strutture per la fruizione: il museo geologico all’aperto del monticino, due grotte visitabili, la tanaccia e il re tiberio ed una galleria di cava, la mara-na.nel parco sono presenti quattro anelli escur-sionistici, collegati in un unico anello che uni-sce i due centri visite (grande attraversata del parco) ed un percorso mtB (ciclovia dei gessi).

Spunti progettualiIn base ai numerosi reperti archeologici rin-venuti, è possibile affermare che la Vena del gesso romagnola è stata frequentata assidua-mente dall’uomo almeno dall’età del rame, cioè a partire da circa 5.500 anni fa. Questa costante presenza umana ha lasciato nume-rosissime ed interessanti testimonianze, attra-verso i millenni.dapprima le grotte furono frequentate per la sepoltura di membri importanti delle popo-lazioni delle zone circostanti, poi furono uti-

Fig. 3. la riva di San Biagio (Foto piero lucci).

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lizzate come luogo di culto, in cui praticare riti divinatori e fare offerte votive, anche da parte di popolazioni provenienti da aree più distanti.la presenza dell’uomo è poi proseguita in epoca romana, come testimoniano le recenti scoperte di edifici ad uso agricolo ed abitati-vo.durante l’alto medioevo la Vena del gesso rappresentò probabilmente parte della linea di confine tra l’Impero Romano d’Occiden-te e i longobardi e furono costruiti castelli da difesa militare in tutte le principali cime dell’affioramento; alcuni di questi castelli fu-rono trasformati ed ingentiliti nel successivo periodo basso medievale e nel rinascimento, di molti altri restano sparuti ruderi.a partire dal Basso medioevo e nel rinasci-mento cominciarono ad affermarsi due centri abitati costruiti direttamente sulla Vena del gesso ed il cui sviluppo è dovuto, in buona parte, al fiorire dell’attività estrattiva e del-la lavorazione del gesso come materiale per l’edilizia. Questa attività si è protratta in età moderna e contemporanea, sviluppandosi attraverso il XVIII e il XIX secolo e divenen-do una più importante (ed impattante) attività industriale dai primi decenni del XX secolo.L’affioramento gessoso non è praticamente mai stato utilizzato per l’agricoltura, poiché la roccia non costituisce, ovviamente, un suolo ideale per le coltivazioni, se si eccettuano al-cuni fondi di doline e i migliori versanti set-tentrionali per la coltivazione del castagno da frutto. tuttavia, le aree a ridosso della Vena del gesso, grazie al microclima caldo garanti-to dalle rupi esposte a meridione, sono state da secoli utilizzate per alcune colture tipica-mente mediterranee, in primo luogo l’olivo, che ancora oggi rappresenta, assieme all’al-bicocco, la coltura più caratteristica di questa parte dell’appennino settentrionale.L’uso agricolo della Vena ha lasciato edifici ru-rali di interesse, poiché costruiti con modalità edilizie pressoché uniche al mondo: in bloc-chi di gesso tagliato e lavorato, tenuti assieme da malta realizzata con gesso cotto, pestato e rimpastato con acqua, come legante.le testimonianze lasciate dalla frequentazio-ne umana attraverso i millenni, dalle sepoltu-re nelle grotte ai ritrovamenti di vasetti e sta-

tuette votive, dagli scavi romani alle pievi e ai castelli (o ai loro resti) alto medievali, dalle rocche e centri storici del Basso medioevo e del rinascimento ai resti delle cave artigiana-li dell’età moderna, rappresentano un valore importantissimo per il parco e un elemento di grande interesse culturale e, se adeguatamente consolidati ed allestiti, anche di ragguardevole pregnanza turistica.gli spunti progettuali sono molteplici, legati sia alla ricerca archeologica e successiva va-lorizzazione delle aree di scavo e dei reperti rinvenuti, sia alla promozione delle peculiarità architettoniche, territoriali e paesaggistiche le-gate alla frequentazione nei secoli più recenti e fino all’età Contemporanea (castelli e pievi, centri storici sulle rupi, case rurali di gesso, ex-cave di gesso).In particolare, tuttavia, il parco intende pro-seguire l’attività intrapresa in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologi-ci dell’emilia-romagna e con la Federazione Speleologica regionale dell’emilia-romagna di ricerca sull’attività estrattiva di epoca ro-mana Imperiale di lapis specularis e la succes-siva valorizzazione delle antiche gallerie di cava, degli insediamenti romani e dei reperti di scavo.

Fig. 4. Felcetta persiana, Cheilanthes persica (Foto p. lucci).

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Il gesso cristallino secondario ha avuto gran-de importanza economica in età Imperiale (27 a.c.-395 d.c.) per il suo utilizzo come materiale trasparente per la realizzazione delle finestre, con il nome di lapis specularis. l’importanza era tale che le aree gessose con presenza di vene minerali idonee all’estrazione del lapis specula-ris erano presidiate direttamente dall’impera-tore e, attorno ad esse, si svilupparono città e una fiorente economia, in territori, spesso, altrimenti inospitali ed inutiliz zati dai roma-ni. oggi rappresentano una testimonianza di grandissimo interesse archeologico, storico, culturale, testimoniale ed anche turistico. dal-le cronache di plinio il Vecchio (23-79 d.c.) si evince che le aree in cui era particolarmente sviluppata l’estrazione del minerale erano in Spagna (castilla-la mancha; cuenca y tole-do, andalucia: almería), in Italia (emilia-ro-magna e Sicilia), in grecia, a cipro, in turchia e in tunisia. Sei aree estrattive, quindi, rientra-no nell’Unione europea.le miniere di lapis specularis presentano ana-loghe caratteristiche ipogee in tutti i territori in cui sono state scoperte. In alcune aree (es. cuenca) l’esplorazione e lo studio sono mol-to avanzati, con mappatura e indagine estesa su centinaia e centinaia di miniere. a tale ap-profondita analisi territoriale sono connesse le ampie conoscenze sull’insediamento epi-geo dei romani, con città di grande svilup-po e interesse archeologico (come Segóbriga, sempre nella zona di cuenca) e un dettagliato studio della rete di insediamenti militari, civili e artigianali connessi alle miniere di lapis. In altre (es. emilia-romagna, Sicilia) è semplice-mente nota la presenza di alcune miniere, ma è presumibile un’assai maggiore diffusione di gallerie e anche l’esistenza di tracce epigee de-gli insediamenti connessi alla lavorazione e al commercio del prezioso materiale da costru-zione.la prima attività consiste nella messa in rete

di tutti i gestori o, comunque, i soggetti che si occupano della tutela, studio, valorizzazione delle aree gessose in cui si trovano le miniere. In seguito, il progetto dovrebbe innanzitutto perseguire l’obiettivo di aumentare la cono-scenza nei territori attualmente meno indaga-ti, in modo da livellare lo stato delle informa-zioni in tutte le aree.

le azioni di progetto possono essere:- esplorazione dei territori meno indagati per

l’individuazione delle miniere, mappatura dei siti;

- esplorazione dei territori meno indagati per l’individuazione degli insediamenti epigei;

- esplorazione e rilievo delle miniere scoper-te;

- completamento dello scavo delle miniere già note e rilievo;

- scavo archeologico dei siti maggiormente si-gnificativi e analisi dei reperti;

- sistemazione delle miniere più idonee (anche in seguito ad analisi ecosistemica) e meglio conservate per la fruizione culturale, didatti-ca e turistica degli scavi;

- produzione di materiale scientifico;- produzione di materiale didattico e promo-

zionale turistico;- redazione di un piano di gestione comune

per i complessi archeologici legati all’estra-zione del lapis specularis a livello mediterra-neo.

Ulteriori azioni potrebbero riguardare l’esten-sione dell’analisi delle forme di utilizzazione del gesso nel passato, dai gessi triassici, di co-lore rosa, utilizzati per gli intonaci nella Spagna interna e in provincia di reggio emilia, all’uti-lizzo del gesso cotto come legante in edilizia, tipico di tutto il bacino del Mediterraneo, fino all’impiego dei blocchi di gesso come pietra da costruzione e ai vari utilizzi artistici della scagliola.

massimiliano costa