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Il Papa aggiorna gli ideali della Rivoluzione francese
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Il Papa aggiorna gli ideali della Rivoluzione francese
di Armando Torno
in “Corriere della Sera” del 26 marzo 2011
Notre Dame, ieri notte. Finisce qui, tra le forme medievali della cattedrale, il Cortile dei Gentili di
Parigi. Dopo una giornata gremita di idee, immagini, luci e inviti, il dialogo tra credenti e non
credenti viene affidato ai fratelli di Taizé. Il canto, ma soprattutto il silenzio e la meditazione,
scrivono la fine di una rassegna densissima. In essa, fatto eccezionale, c’è stato anche un intervento
poco dopo le 21 di papa Benedetto XVI, proiettato sullo schermo davanti al solenne edificio. Le
parole del Papa erano rivolte a tutti, anche a coloro che non hanno fede. Il Pontefice è apparso in
video nel «cuore della città dei Lumi», dove due secoli e qualche anno fa i rivoluzionari issarono
sull’altare la statua della dea Ragione. Dopo aver sottolineato l’importanza di questo dialogo che si
riallaccia alla tradizione del Tempio di Gerusalemme, Benedetto XVI ha proferito parole coraggiose
e forti. «Se si tratta di edificare — ha detto il Pontefice — un mondo di libertà, uguaglianza e
fraternità, credenti e non credenti devono sentirsi liberi di esserlo, uguali nei loro diritti di vivere laloro vita personale e comunitaria fedeli alle loro convinzioni, ed essi devono essere fratelli tra loro».
Non è stata una sfida all’Illuminismo, ma una versione riveduta e corretta dei principi della
Rivoluzione francese, realizzata in nome del dialogo che a Parigi con il Cortile si è trasformato in
due giornate dense di idee e di immagini. Dopo aver ricordato il celebre passo evangelico «la verità
vi farà liberi», il Papa ha anche sottolineato che «le religioni non possono aver paura di una giusta
laicità» che consenta a donne e uomini di vivere in conformità alla loro coscienza. Parole pesanti?
Davanti a Notre Dame lo sono diventate, soprattutto perché rivolte a «cari giovani» , a «cari amici»;
anzi, esse sono state la premessa per chiedere una preghiera a tutti: alcuni la potevano rivolgere al
Dio conosciuto della fede, gli altri al «Dieu Inconnu». E dopo questo invito Benedetto XVI ne ha
aggiunto altri, dando un appuntamento a Madrid per le Giornate mondiali della gioventù e ripetendo
la frase che ha cadenzato molti appelli di Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura!», per esempio«paura dello straniero, di colui che non vi assomiglia».
Va anche ricordato che queste aperture del Papa hanno coronato una giornata con un programma
fittissimo. Al mattino, in Sorbona, Julia Kristeva, tra gli altri, ha saputo toccare alcuni punti
nevralgici della filosofia; anzi c’è stato anche un momento di colta emozione quando, in un
successivo intervento, una lettura da Pascal ha suscitato un applauso. Al pomeriggio, all’Institut de
France, sede degli Immortali, François Terré ha notato che se si cerca la «sovversione» si può
trovare nel Sermone della Montagna. Di più: Ivano Dionigi, rettore dell’ateneo di Bologna, a cui è
stata affidata la conclusione, ha proferito parole da meditare: «La politica precede l’economia e
l’amministrazione: ma dov’è oggi la politica, la sola capace di anteporre il bene comune al business
economico e all’interesse privato?». E infine: «La complessità planetaria, la diversità delle culture,
le nuove frontiere della ricerca ci vedono sostare in attesa di fronte alla porta della legge e chiedereal guardiano di entrare; e ci consegnano, dopo venticinque secoli, la stessa domanda che Alcibiade
rivolse a Pericle: "Dimmi, cos’è la legge?"». Poi, alle 19, mentre ancora era in corso la tavola
rotonda ai Bernardins, sono stati avviati i dialoghi, le animazioni musicali, le proiezioni di filmati,
le danze dedicate al «Cantico dei Cantici», le meditazioni di Fabrice Hadjadj su Giobbe. Si è parlato
dell’esistenza umana nel cosmo, della fragilità del vivere, delle vie che conducono all’amore e alla
bellezza. C’erano poeti come Francis Combe o Jean-Pierre Lemaire, c’erano editori quali Elisabeth
Azoulay, ma non mancava una sorpresa, un invito fatto dal cardinale Ravasi qualche giorno fa e
subito accettato: Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose. Ma è anche vero che questi dialoghi
non avevano dei relatori precisi, perché tutti si sono sentiti coinvolti, realizzando il vero spirito del
Cortile dei Gentili che si rivolge a ogni uomo, anche se passa nei templi del sapere e nelle
istituzioni. Infine, le luci sulla facciata della cattedrale, una creazione di Bruno Sellier, hannoconsegnato la giornata ai fratelli di Taizé. Il cardinale Ravasi è intervenuto ovunque e ha avviato
questo progetto parlando da par suo e omaggiando silenziosamente Richelieu e Mazzarino. Del
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resto, il primo è sepolto all’ingresso della Sorbona e il secondo — sussurra qualche mala lingua—
si aggira ancora come fantasma nelle austere sale dell’Institut de France.