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La presenza di Gesù Nell'eucaristia Ritiro ai preti di Nuoro "Fate questo in memoria di me" Eucarestia e memoriale Dal Vangelo secondo Giovanni (6,48-58) "In quel tempo Gesù disse: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Reverendi confratelli nei nostri ritiri mensili stiamo considerando le varie presenze con le quali il Signore ha voluto amabilmente restare con noi, per accogliere il suo invito a "camminare alla sua presenza". Nella prima meditazione abbiamo riflettuto sul tema della Parola di Dio, Parola attraverso la quale conosciamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ed entriamo in comunione vitale con loro. Èl'ascolto della Parola, principio della nostra esperienza di fede, che fa passare dalla morte alla vita, converte, purifica, illumina ed evangelizza tutta la nostra vita. In questa seconda meditazione consideriamo la presenza di Gesù nell'Eucaristia. È un il tema centrale della spiritualità cristiana ed è centrale per una feconda vita spirituale presbiterale. Lo ha capito bene la gente quando, volendo dire cosa fa il prete afferma: "dice Messa". Prete e Parola, prete ed eucaristia; il resto viene da sé. Con la mensa della Parola, abbiamo la grazia, tutti i giorni di sedere al banchetto dell'Eucaristia e fare comunione con lui realmente presente nel Pane di vita. È opportuno fermarsi sovente a riflettere su questo grande mistero, centrale della nostra fede perché la natura umana è portata all'abitudine, alla stanchezza, a non sentire più

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La presenza di Gesù Nell'eucaristia

Ritiro ai preti di Nuoro

"Fate questo in memoria di me"

Eucarestia e memoriale

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,48-58)

"In quel tempo Gesù disse: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Seunomangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne perla vita del mondo".

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la

sua carne da mangiare?».Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del

Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chimangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterònell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.

Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così

anche colui che mangia di me vivrà per me.Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri

vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Reverendi confratelli

nei nostri ritiri mensili stiamo considerando le varie presenze con le quali il Signore havoluto amabilmente restare con noi, per accogliere il suo invito a "camminare alla sua

presenza". Nella prima meditazione abbiamo riflettuto sul tema della Parola di Dio, Parolaattraverso la quale conosciamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ed entriamo in comunione

vitalecon loro. Èl'ascolto della Parola, principio dellanostra esperienza di fede, che fa passaredalla morte alla vita, converte, purifica, illumina ed evangelizza tutta la nostra vita.

In questa seconda meditazione consideriamo la presenza di Gesù nell'Eucaristia. Èun iltema centrale della spiritualità cristiana ed è centrale per una feconda vita spiritualepresbiterale. Lo ha capito bene la gente quando, volendo dire cosa fa il prete afferma: "diceMessa". Prete e Parola, prete ed eucaristia; il resto viene da sé. Con la mensa della Parola,

abbiamo la grazia, tutti i giorni di sedere al banchetto dell'Eucaristia e fare comunione con lui

realmente presente nel Pane di vita.

È opportuno fermarsi sovente a riflettere su questo grande mistero, centrale dellanostra fede perché la natura umana è portata all'abitudine, alla stanchezza, a non sentire più

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l'originalità di un'esperienza che si vive quotidianamente... si arriva così a dare per scontatocose che scontate non sono e a vivere senza stupore il miracolo eucaristico.

E così diciamo che l'Eucaristia, è fonte e culmine della vita della Chiesa, esperienzaattorno alla quale tutta la nostra vita dovrebbe ruotare. Ma poi è proprio così?

Si legge nell'Istruzione Generale del Messale Romano al n. 16: "La Messa è il culminedell'azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo... e del culto che gli uomini rendono al Padre...Tutte le altre azioni sacre e ogni attività della vita cristiana sono in stretta relazione con la

Méssa, da essa derivano e ad essa sono ordinate". Davvero ogni nostra azione deriva, anche seindirettamente dall'incontro con Gesù Eucaristia o, per bene che vada, la Messa è un momentodella giornata che ha poco a che vedere con tutto il resto?

La liberalità e la disponibilità con cui il Signore, sacramentalmente ma realmente, simette nelle nostre mani, possono rischiare facilmente di depauperare e forse anche sfigurareil dono che riceviamo. Per questo preghiamo perché il pane consacrato "non sia per leigiudiziodi condanna, maforza, rimedio e difesa dell'anima e del corpo", come prega il sacerdote primadi comunicarsi.

Il ci sono nel Pane di vita

La pagina evangelica che abbiamo letto è la nota catechesi eucaristica di Gesù che

l'evangelista Giovanni riporta al cap. VI. Con l'autorevolezza divina, espressa dalla nota

formula "Io sono", richiamo al nome stesso di Dio, Gesù si rivela come del Pane della Vita,

disceso dal Cielo. Proprio perché questo pane è Lui stesso, la sua carne donata a noi, è un paneche porta con sé una potenza straordinaria. Nel Vangelo ascoltato Gesù sottolinea 4 doniparticolari:

- per la potenza di questo pane noi dimoriamo in Dio e Dio dimora in noi

- per la forza di questa pane il mondo riceve la vita

- per il dono di questo pane l'uomo riceve il pegno della resurrezione- per l'efficacia di questo pane l'uomo riceve la vita eterna.

Il Pane disceso dal Cielo

Se l'immagine del Pane ci fa pensare a Gesù come nutrimento e dunque comepossibilità di vita, la menzione disceso dal Cielo ci ricorda la provenienza e la modalità. E' unpane che viene dal Cielo, cioè da Dio, perché i Cieli indicano la sua abitazione ed è un pane cheè disceso. In questo "discendere" troviamo riaffermata la logica dell'incarnazione. Il Verbo diDio potremmo dire prima si è fatto carne e poi con lo stesso amore si è fatto pane, nutrimento,senza nessun timore di non essere riconosciuto e disprezzato. Non ha temuto di farsi paneliberamente disponibile a tutti, al discepolo fedele che lo accoglie con le dovute disposizioni ea Colui che nonio riconosce e non lo ama o che addirittura Io disprezza. E' un mistero d'amoregrande. Ela spiegazione definitiva di cosa significa questa liberaidentificazione di Gesù conlafragilità del pane, la troviamo al capitolo 13: il Maestro, il Signore, si cinge di un grembiule elava i piedi agli apostoli. Quel pane poi diventerà memoria di un abbassamento ancora piùgrande: la sua morte in croce "prò nobis" nella quale sì fa peccato e maledizione per la nostrasalvezza.

Il Papa Benedetto XVI riferendosi all'Eucaristia così si esprime nella sua enciclica DeusCaritas est al n°13: "La mistica del Sacramento che sifonda nell'abbassamento di Dio verso di

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noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamentodell'uomo potrebbe realizzare". In quel pane riceviamo la trasformazione più radicale che unacreatura può ricevere, diventando partecipe della natura divina.

E' il pane per la vita del mondo. Sappiamo che il "mondo" secondo il IVVangelo indicala realtà avversa a Dio, che lo rifiuta e che a volte addirittura lo combatte. Ora è bene

considerare che il primo "il mondo" che ha bisogno della vita divina siamo di noi, "il mondo" è

ciascuno di noi quando fa l'esperienza della tenebra quando è lontano da Dio. E' anzitutto pernoi che Gesù eucaristia si fa pane, per farci dono della vita nuova, di redenti, santificati, capacidi dare novità di vita ad ogni cosa.

Ma qui è opportuno fare un altro passaggio: se diventiamo partecipi della vita divina, diconseguenza noi diventiamo capaci anche di portare la vita divina al mondo, quel mondo chenon conosce Dio ma al quale il Figlio di Dio è stato mandato perché abbia la vita

Chi mangia il pane della vita diventa per il mondo ciò che Dio è per noi: pane spezzato,dono incondizionato, misericordia verso ogni uomo, amico o nemico che sia. Perché come

afferma ancora il papa Benedetto XVI nella sua enciclica "Noi non riceviamo soltanto in modostatico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione" (n°13).

Cosa si attenda il mondo da noi? 0 meglio cosa vuole Colui che mi assimila a sé che io

sia per il mondo? E' questa la domanda che dovremmo farci dopo ogni comunione con il Cristo

eucaristico. Cosa si aspettano i poveri a cui siamo mandati, cosa si aspettano i poveri di Dio,

che non hanno ancora avuto la gioia di accostarsi alla fonte della salvezza?

Per celebrare l'Eucarestia con consapevolezza ed efficacia è necessario farci

illuminare dal mistero perché essa è "mistero di Luce"come ci ricordava nel 2004 la Mane,nobiscum Domine, 12 di Giovanni Paolo II. Dobbiamo conoscere il mistero che celebriamo e il

dono che riceviamo. Dobbiamo conoscere le condizioni necessarie perché l'Eucarestia possa

essere dono di Grazia efficace. Ma cosa significa conoscere?

La conoscenza ha sempre 2 dimensioni: una intellettuale e l'altra esperienziale. Unanon può prescindere dall'altra. Intellettuale. E' la dimensione del sapere, presupposto

dell'esperienza. Abbiamo il tesoro prezioso della Parola. E' nella Parola che Eucarestia è

pienamente rivelata. Abbiamo la teologia, il catechismo e l'esperienza dei santi, dei mistici.

Ma la conoscenza intellettuale non basta. Nella vita spirituale essa è propedeutica

all'esperienza. Si contempla il mistero per vivere del mistero. E' la vita che dice quanto ilmistero è stato profondamente conosciuto, autenticamente celebrato e fruttuosamente

adorato, perché si può essere dei dotti teologi ed andare all'Inferno!E' importante che nelle nostre comunità ci siano progetti atti a migliorare il nostro

culto eucaristico e le nostre celebrazioni. Ma l'attenzione al culto non basta! Dobbiamo

convertirci all'Eucarestia con uno stile di vita che la esprima. Occorre fare l'esperienza che

"Dal ben ascoltare la S. Messa dipende il buon andamento della Casa" come diceva il Cottolengo(Detti e pensieri del Cottolengo, n. 277).

Attraverso la preghiera, l'adorazione, le celebrazioni e ogni approfondimento cheabbiamo a disposizione dobbiamo rendere attuale l'invito di Gesù "fate l'Eucarestia in

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memoria di me" che potremmo parafrasare, senza tradire il testo, "ponete in essere"- "siateeucarestia in memoria di me".

Guardiamo più da vicino alcune parole che ogni giorno diciamo durante laconsacrazione per cogliere alcuni elementi utili alla nostra riflessione.

"In memoria di me"

Il catechismo ci ha insegnato che l'Eucarestia è la memoria della Passione, Morte eResurrezione di Gesù. Cosa significa "memoria"? Non voglio fare una trattazione teologica:Non è il luogo e la teologia eucaristica la conoscete meglio di me, ma offrire alcuneconsiderazioni di spiritualità eucaristica, certamente fondate su una sana teologia, per aiutarciad essere veramente preti eucaristici.

Padre R. Cantalamessa1 scrive che l'Eucarestia è presente in tutta la storia dellasalvezza: nell'Antico Testamento comefigura, nel Nuovo Testamento come evento e nel tempodella Chiesa come sacramento.

Come figura: Cito alcuni testi: la manna nel deserto (Es 16,4ss; Gv 6,31ss); il sacrificiodi Melchisedek che offrì pane e vino (Gè 14,18 Eb.7,1); il sacrificio di Isacco; la Pasqua conl'offerta dell'Agnello, figura di Gesù Agnello di Dio. Il sangue dell'Agnello salvò Israele dallamorte, (Es 12,13) come il sangue di Cristo versato è causa di salvezza per l'uomo. Il sangue,sappiamo fu offerto durante la cena e versato durante la Pasqua di Israele.

Come evento: è "il fatto" compiuto da Gesù nell'ultima cena e nella Pasqua, dal GiovedìSanto alla Pasqua di Resurrezione. È evento perché storicamente accaduto una volta sola neltempo. È l'evento celebrato nel Cenacolo e vissuto sul calvario. S. Efrem il Siro2 afferma: "Nellacena Gesù si immolò da se stesso; nella crocefu immolato dagli altri".

E' l'evento che per eccellenza rivela l'Amore della SS. Trinità. " Cristo vi ha amato e hadato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore" [Ef 5,2). E' l'Amore di unPadre che non gode della morte del Figlio ma che lo dona per la nostra salvezza, nella forzadello Spirito.

Di questo evento, nel tempo della Chiesa il sacramento dell'Eucarestia ci fa farememoria. "Fate questo in memoria di me": grazie a queste parole Gesù ci fa un donostraordinario: ci dà la possibilità mediante il memoriale di diventare contemporanei all'eventoche Gesù ha celebrato nel Cenacolo e che ha vissuto nella Pasqua: la sua passione, morte e

resurrezione. Siamo presenti nel cenacolo e siamo presenti sotto la croce.Le tante liturgie eucaristiche che si celebrano nel mondo ci mettono in relazione con

l'unica Eucarestia celebrata da Cristo Gesù perché i frutti di grazia e di salvezza ottenuti daquell'unico sacrificio siano presenti a noi oggi. (Paolo VI nell'Enciclica Misterium Fidei parla diri - presentazione dei frutti di redenzione della Pasqua di Cristo. E nel medesimo tempo,ancora una volta Gesù ci presenta al Padre e la sua offerta sale a nostro beneficio.

1R. Cantalamessa,L'Eucarestia nostra santificazione, Ancora Milano2 Efrem, Inni sulla Crocifissione ,3,1

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Come può avvenire tutto questo? Grazie allo Spirito Santo. Per lo Spirito Santo vivo epresente nella Chiesa, un evento del passato si fa presente a noi e noi all'Evento.Comprendiamo così l'importanza dell'Epiclesi durante l'Eucarestia così sottolineata dalla

tradizione Orientale da vedere in quel momento e attraverso quel gesto il momento propriodella consacrazione.

Spezzare il pane e offrirsi in sacrificio

Importanti nella consacrazione con le parole pronunciate sul pane e sul vino sonoanche i gesti compiuti: Spezzato il pane, Gesù lo dà ai discepoli e dopo averli invitati amangiare quel pane, ricorda che è offerto in sacrificio per loro.

Il gesto di spezzare il pane è fondamentale nella celebrazione: lo hanno capito bene iprimi cristiani che diedero ben presto all'Eucarestia il nome difractio panis.

Il profeta Isaia parlando del servo di Jahvè aveva detto: "Egli è stato spezzato per inostri delitti" (Is 53,5). Lo spezzare il pane nel cenacolo è il segno dell'offerta che Gesù fa di sé.E' il momento in cui Gesù offre al Padre e offre a noi tutto se stesso. Gesù ci offre il panedell'obbedienza. Questo pane spezzato, viene dato ai fratelli perché sia mangiato, perché lasua vita nutra altra vita.

Il versamento del sangue invece sottolinea l'aspetto cruento, di immolazione, dimorte per la remissione dei peccati. E qui il richiamo all'Agnello pasquale del libro dell'esodoè evidente.

Dunque pane-corpo: segno di vita donata che genera altra vita, vino-sangue versatosegno della morte, del sacrifìcio.

Fate questo in memoria di me. Così Gesù conclude l'istituzione dell'Eucaristia. Che

cosa dobbiamo fare in sua memoria? Dobbiamo semplicemente ripetere quel ritoricordandoci di lui? Forse ci viene chiesto qualcosa di più! Su quell'altare c'è il Corpo reale diCristo ma c'è anche il Corpo Mistico che è la Sua Chiesa, la sua sposa/consorte, che ripetequelle parole e che con Cristo si offre, siano essi sacerdoti o laici.

Ne consegue che la chiesa (luogo) in cui celebriamo l'Eucarestia è il cenacolo, il mondoin cui dobbiamo consumare quell'Eucarestia è fuori dalla porta del Cenacolo e a volte puòaddirittura fuori dalle mura della città, e qualche volta trattati da malfattori e delinquenti. Civengono in mente le parole di Cirillo di Ignazio di Antiochia e alla chiave eucaristica con laquale legge il suo martirio. Un'autentica spiritualità eucaristica fa sì che usciti dal cenacolo noi

possiamo dire ad ogni fratello "Questo è il mio corpo, cioè la mia vita, offerto in sacrifìcio pervoi".

Tempo, salute, energie, capacità, affetto, servizio, (rappresentato dal corpo offerto) maanche umiliazioni, insuccessi, malattie, limite (rappresentato dal sangue versato) diventano la

nostra Eucarestia vissuta, la nostra offerta al Padre e ai fratelli. Il cristiano che celebra

l'Eucarestia non si appartiene più e si rende disponibile al dono anche quando i fratelli

mangeranno il pane della sua oblazione con poco garbo e scarsa riconoscenza. Se celebriamo

l'Eucarestia con verità, con Cristo, ci dichiariamo disposti ad essere mangiati. Il buon

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andamento della casa viene dal ben celebrare la Messa, cioè dalla verità con cui celebriamol'Eucarestia, dalla reale disposizione a mettere sul corporale anche noi stessi.

Ancora oggi dobbiamo sentire Gesù che ci ripete "Sii Eucarestia come me! Sii PaneSpezzato facendo della tua vita un dono, servo che lava i piedi, sii vino versato disposto asoffrire per me e per i tuoi fratelli, sii causa di comunione con quanti mangiano il mio stessoCorpo, annuncia la vita eterna vivendo nell'attesadella sua venuta".

L'Eucarestia opera la divinizzazioneMa come è possibile per noi essere Eucaristia?Grazie al dono stesso portato dall'Eucarestia: essa infatti opera in noi una

trasformazione in Cristo. Potremmo dire che grazie all'Eucarestia il cristiano diventaveramente ciò che mangia! S. Leone Magno afferma: "La nostra partecipazione al corpo e alsangue di Cristo non tende ad altro che afarci diventare quello che mangiamo" (Serm.12 sullaPassione 3,7).

Lo stesso s. Agostino ci ricorda che "A colui che si accosta a riceverlo Gesù dice: "Sono ilcibo dei grandi. Cresci e mangerai dime e non tu cambierai me in te, come ilcibo della tua carne,ma sarai trasformato in me". (Conf.Vili, 10).

Per la potenza di Dio qui accade esattamente il contrario di quello che accade con ilcibo naturale. Noi essendo un principio più forte assimiliamo il cibo a noi. Qui è Cristo che ciassimila a sé. S. Cirillo di Gerusalemme scrive: "Sotto le specie del pane ti è dato il Corpo diCristo, sotto quelle delvino il Sangue, affinché, reso partecipe delCorpo e delSangue di Cristo, tudivenga concorporeo e.consanguineo con lui. Così infatti diventiamo anche portatori di Cristo,perché il suo corpo ed ilsuo sangue si distribuiscono nelle nostre membra; secondo l'espressionedi san Pietro diventiamo portatori della natura divina". (Cat. Mist IV,3)

E S. Tommaso d'Aquino con linguaggio teologico ma che fa venire "le vertigini", se cipensiamo bene, scrive: "Effetto proprio dell'Eucarestia è la trasformazione dell'uomo in Dio": ladivinizzazione.

Tutto questo lo avevano capito bene i mistici. Scrive S. Teresina: "il mio cielo è nascostonella particola dove Gesù, il mio sposo, si vela per amore... Quale divino istante quando, oBeneamato nella tua tenerezza vienia trasformarmi in tei Questa unione d'amore ed ineffabileebbrezza, ecco il cielo ch'è mio. Gesù ogni mattina trasforma in se stesso una bianca particolapercomunicarti lasua vita; anzicon un di più d'amore ti vuole trasformare il lui stesso".

Allora chiediamoci con sincerità se la nostra vita di preti ha una tonalità eucaristica!

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IL

Altri effetti e condizioni

"Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione alSangue di Cristo? E il pane che spezziamo, non èforse una comunione al Corpo diCristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tuttiinfatti partecipiamo dell'unico pan. (ICor 10,16-18).

Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore,sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini sestesso e poi mangi di questopane e beva di questo calice; perchéchi mangia e bevesenza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna (1 Cor11,27-29).

Nella prima meditazione ci siamo fermati a considerare l'effetto proprio dell'Eucaristia:la trasformazione dell'uomo in Dio, la partecipazione alla vita divina. Lo afferma con estrema

chiarezza anche il Concilio Vaticano II quando nella Lumen Gentium cita il testo di S. Leone

Magno: "La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo altro nonfa, se non che ci mutiamo inciò che prendiamo". (LG26; Leone Magno, Serm. 63,6)

li secondo effetto proprio dell'Eucaristia è la comunione con i fratelli, l'unità.

Se il Battesimo è il sacramento mediante il quale la Chiesa cresce in estensione, inquantità, l'Eucaristia è il sacramento che fa crescere la Chiesa in intensità, qualitativamente,perché la trasforma a immagine del suo Capo, Cristo.

E se considerando l'Eucaristia come sacrificio di Cristo riconosciamo l'altare come il

luogo sul quale il Figlio di Dio si è offerto e con Lui ci offriamo anche noi, nel considerarel'Eucaristia come comunione consideriamo che quell'altare è anche una mensa attorno alla

quale il Signore ci riunisce come fratelli, membra di un unico corpo.I cristiani ricevendo il dono di essere resi partecipi della vita stessa di Dio, ricevono

anche il dono di essere un solo corpo. S. Paolo nel testo letto prima è molto forte: non usa il

futuro (sarà Corpo di Cristo) bensì quanti si nutrono dell'unico pane sono l'unico corpo di

Cristo.

S. Giovanni Damasceno in una delle sue opere principali, "La fede ortodossa": così si

esprime "L'Eucaristia è detta comunione e lo è veramente, perché per essa noi comunichiamo alCristo... e poi perché per essa comunichiamo e ci uniamogli uni con gli altri: diventiamo membragli uni degli altri, dato che siamo concorporei di Cristo" (La fede ortodossa, IV,13).

S. Alberto Magno nel suo approfondimento teologico e spirituale aggiunge unparticolare: ricorda che la comunione al Corpo di Cristo è contemporaneamente comunionealla sua Chiesa. "Come il pane, la materia di questo sacramento è fatto uno da molti chicchi iquali si comunicano tutto il loro contenuto e l'un l'altro si compenetrano, cosi daformare il verocorpo di Cristo... così molti fedeli uniti nell'affetto e comunicanti con Cristo-Capo, misticamente

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costituiscono l'unico corpo di Cristo... e perciò questo sacramento apre la comunione di tutti inostri beni temporali e spirituali": (A. Magno, su Giovanni 6,64). "Per il fatto stesso che Cristounisce tutti a sé, li unisce vicendevolmente; perché se più cose sono unite ad una terza, sonoanche unitefra loro" (Sulla Chiesa, 8,a 11).

Il teologo dell'Eucaristia, S. Tommaso con parlare chiaro, sintetico ed efficace afferma:"Ilfine ultimo dell'Eucaristia è l'unità del Corpo Mistico" (S. Th. Ili, q.73, a.3).

Diventare uomini eucaristici significa far crescere in noi la passione per la comunionefraterna fino l'unità, rotta con il peccato e riconciliata dal sacrificio di Cristo. Un teologocontemporaneo ricordando che la comunione si realizza con uomini disposti a soffrire emorire per essa afferma: "Noi non possiamo dire di avere gli stessi sentimenti di Gesù se nonpartecipiamo alla sua febbre di comunione, perché il primo patito di comunione è Gesù Cristo.Questa passione di comunione, quésta febbre eucaristica costa caro all'uomo; essa è unasconfitta permanente del proprio egoismo edè un duro procedere controcorrente... Come Gesù,offre la sua vita perché tutti siano una cosa sola, come lui è ilPadre (Gv 17,11) perfetti nell'unitàfGv 17,23). (A. Paoli, Eucarestia, legge dell'uomo)

Giovanni Paolo II" Non possiamo illuderci dall'amore vicendevole e, in particolare, dallasollecitudine perchi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (cfr. Gv 13,35e Mt 25,31-46). E' questo il criterio in base al quale sarà comprovata l'autenticità delle nostrecelebrazioni eucaristiche. fMND,28). Il Signore ci faccia grazia di autentiche celebrazionieucaristiche.

Per la vita dei fratelli

Il terzo effetto dell'Eucaristia che vorrei ricordare, già accennato ma cheapprofondiremo ina una meditazione successiva, è la vita donata. Come ho fatto io, così fateanche voi: essere cioè pane per la vita del mondo. L'Eucaristia, sacramento che il Signore donaalla sua Chiesa perché Dio sia tutto in tutti, porta con sé una dinamica capace di generareuomini nuovi, uomini che al servizio del Regno di Dio, sono suoi collaboratori per portare inogni ambito di vita la proposta evangelica. Benedetto XVI nella enciclica Deus caritas estscrive che l'Eucaristia ha un carattere sociale, perché nella comunione sacramentale io vengounito al Signore come tutti gli altri comunicanti... Io non posso avere Cristo solo per me; possoappartenergli solo in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi... Nel cultostesso, nella comunione eucaristica è contenuto l'essere amati e l'amarea propria voltagli altri.Un'Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata".(14). Sono parole che devono farci riflettere.

Il pegno della vita futuraVorrei ricordare un ultimo dono, straordinario, che riceviamo dalla comunione al

Corpo di Cristo: "il pegno della vita futura". Questa verità ce la dice la parola di Dio, (rimandoal testo letto nella prima meditazione) e ce lo ricordano i padri e i maestri di spirito. S.Giustino nel suo trattato sull'Eucaristia scrive: "... L'Eucaristia rende immortali i nostri corpi e

inizia effettivamente la resurrezione. A chi la mangia comunica la sua immortalità, perché ilVerbo di Dio è immortale". Così Origene: "... a chi mangia il suo pane, Cristo comunica la suaimmortalità, perché il Verbo di Dio è immortale".

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A questo proposito vorrei invitare a valorizzare un po' di più la pastorale "del Viatico",anzitutto per noi e poi per i nostri fedeli. Infatti è l'Eucaristia, farmaco di immortalità, il

sacramento dei morenti e non l'Unzione degli infermi che è il sacramento dei malati.

Di fronte a queste verità non possiamo che rendere grazie a Dio, con riconoscente affettoper averci ritenuti degni di doni così grandi. Ma da parte nostra dobbiamo anche fare un serio

esame di coscienza. Ogni giorno noi ci accostiamo al Santissimo Sacramento, ma con qualidisposizioni?

Le condizioni

Questa domanda mi introduce a richiamare alcune predisposizioni o condizioninecessarie perché l'Eucaristia possa essere degnamente ricevuta in noi e portare frutto?

E' pensiero della Didachè, scritto contemporaneo se non antecedente ai vangeli, che lecondizioni o disposizioni necessarie per celebrare degnamente l'Eucaristia siano: credere alla

dottrina di Cristo, essere battezzati, aver fede in ciò che è l'Eucaristia; vivere secondo gliinsegnamenti di Cristo; pentirsi e confessare i propri peccati per accostarsi all'Eucaristia con

cuore puro; riconciliarsi con i fratelli con i quali non si fosse nella pace; essere in comunionecon la Chiesa, col vescovo; avere il desiderio di quell'unione con Cristo e con i fratelli chel'Eucaristia realizza.

Non possiamo qui approfondire ciascuna di queste disposizioni. Ne sottolineo solo

alcune, pur ritenendo tutte assolutamente necessarie.

La prima: accostarsi a Dio con cuore puro. Al sacrificio eucaristico e alla comunione con

Lui dobbiamo arrivare portando all'altare il dono di una vita in grazia di Dio. La Didachèricorda: "Non date le cose sante ai cani... nel giorno del Signore, riunitevi; spezzate il pane erendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro".Occorre essere attenti e vigili perché a volte ci si accosta a ricevere l'Eucaristia con una certa

superficialità. Nessuno di noi potrà mai sentirsi degno di accostarsi ad un dono così grande e

sappiamo anche che l'Eucaristia è medicina! Questo non significa l'importanza di verificarecon accortezza se in noi ci sono o meno le disposizioni necessarie alla comunione

sacramentale e se c'è un sincero sforzo di vivere con purezza di cuore, verità e giustizia.

Una seconda condizione che vorrei sottolineare è la comunionefraterna. Nella lettera ai

Corinzi, Paolo è preoccupato perché la vivace comunità cristiana a cui è indirizzata, celebra

l'Eucaristia in modo indegno. La comunità di Corinto profondamente divisa, trascura la curadei poveri; addirittura in nome di Dio stesso e dei carismi da lui ricevuti dimentica il carismapiù grande: la carità (Cfr. ICor 12 e 13). Eppure celebra l'Eucaristia! Questo per Paolo èscandaloso e inammissibile. Per questo afferma "chi mangia e beve indegnamente il Corpo diCristo, mangia la sua condanna" (ICor 11,19). Giovanni Paolo II nella Ecclesia de Eucaristia si

chiede: cosa si intende per "indegnamente"? e risponde: "Paolo qualifica indegno di unacomunità cristiana il partecipare alla Cena del Signore, quando ciò avvenga in un contesto didivisione e di indifferenza verso i poveri" (n. 20).

I Padri della Chiesa e i santi hanno insistito molto e con grande forza su questa verità,

venuta un po' meno dopo il Concilio di Trento quando la preoccupazione della Controriforma

Page 10: il pane vivo, disceso dal cielo. mangia diquesto pane vivràin … · 2014-11-18 · dell'esperienza. Abbiamo il tesoro prezioso della Parola. E' nella Parola che Eucarestia ... all'esperienza.

era di sottolineare la presenza reale di Gesù Eucaristia ha messo in polemica a quanti lanegavano. Forse è giunto il momento in cui dobbiamo verificare con più attenzione se tra ipresupposti per accostarci alla mensa eucaristica è presente la comunione fraterna,consapevoli che la Chiesa o è comunione, oppure non è Chiesa.

Tra i numerosissimi testi patristici su questo tema cito quello di S. Cipriano nel suocommento al Padre nostro: "Dio non accoglie il sacrificio offerto da chi nutre inimicizia. Vuoleche costui si allontani dall'altare e si rechi prima a riconciliarsi con il fratello, poiché Dio nonpuò essere propiziato da chi prega con ilcuore agitato da odio. 11 più alto sacrificio agli occhi diDio è la nostra pace, la concordiafraterna e ilsuo popolo raccolto nell'unità del Padre, del Figlioe dello Spirito santo". (Commento al Padre nostro, 23).

L'adorazione

Vorrei concludere accennando ad un tema richiamato tante volte dai Sommi Pontefici ein particolare da papa Francesco quando si rivolge ai preti: l'adorazione dal Santo Padreritenuta "atto di umiltà e di sottomissione che, riconoscendo la sua Signoria, ci dona lo sguardodi Cristo".

Già papa Benedetto XVI, dieci anni fa, al Convegno di Verona, volendo indicare come laChiesa italiana può rispondere alleattese del nostro tempo così si è espresso: "La nostra veraforza è nutrirci della sua parola e del suo corpo, unirci alla sua offerta per noi... prima di ogniattività e di ogni nostro programma deve esserci l'adorazione che cirende davvero liberi e cidài criteri del nostro agire".

Eucarestia celebrata, adorata e vissuta è il programma di vita del prete. La presenza diCristo nell'Eucaristia ci tocchi il cuore, si sorprenda e ci santifichi.

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