Il pallone da basket. - Associazione Succede solo a Bologna · Il pallone da basket. ... E NOI...

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Il pallone da basket. di Pier Luigi Fabbri Il rumore della palla è ampliato dai boschi vicini e soprattutto dai muri vicini. Sembra che siano due o tre quei palloni che rimbalzano sul cemento coperto di bitume del campetto di San Martino di Castrozza. Giochi a pallacanestro e dietro di te, intorno a te, sopra di te si stagliano nel cielo le Pale, tutto il gruppo con il Cimone a sinistra, primo, le altre a seguire. La Rosetta, con la sua croce sulla punta che si raggiunge a piedi e rimani con il cuore in gola a guardare giù.....l'immensità del panorama è stupefacente, e poi via via le altre cime, dal Velo della Madonna al Sass Maor, alla Croda al Pradidali per finire al Cimerlo con la sua nuvoletta bianca che non manca mai e la sua Via Ferrata detta anche Sentiero Attrezzato DINO BUZZATI dal nome dello scrittore del Deserto dei Tartari che qui venne e prese l'ispirazione per scrivere il romanzo. Ma la palla rimbalza e il suono adesso è più greve, quasi cupo.......come il mio umore......le stiamo prendendo secche. Io e Giorgio, il mio amico di Venezia, ci siamo ritrovati dopo anni, in un bel pomeriggio caldo a San Martino a chiacchierare, gironzolare, vedere come è cambiato il paese da quando venivamo in villeggiatura qui da ragazzi. Siamo ovviamente passati dal campetto. Quello stesso campetto che ci ha visti varie volte giocare con quelli della nostra età. Di fianco c'è sempre il bar con le sedie e gli ombrelloni all'aperto. Seduti, abbiamo sorbito due aperol-spritz e intanto guardavamo i due ragazzini che giocavano facendo un uno-contro-uno. Sarà stato che eravamo troppo vicini al campo e vedevamo i difetti nel gioco dei due ragazzini, sarà stato il secondo giro di aperol-spritz seguito dal Prosecco, ma all'improvviso ci siamo trovati in campo, con la palla tra le mani di due ragazzini ventenni che andavano ai duemila orari e noi con la lingua fuori. Due ragazzini incavolati neri con due " vecchietti " quarantenni che si erano presi gioco di loro mentre facevano il loro bel uno-contro-uno. E io che improvvisamente, fra i rivoli di sudore, piegato in due dallo sforzo, sotto il sole che ai 1500 metri di altitudine di San Martino batte forte mi domando : " Ma come ca....... volo è successo che siamo finiti qui a farci massacrare da questi due ragazzini? Noi che siamo più vecchi dovremmo avere più esperienza, dovremmo starcene seduti a bere e a vivere dei nostri ricordi. E invece eccoci qui a farci massacrare, si, proprio massacrare da due ragazzini che ci sfottono pure " Guardo Giorgio, anche lui piegato in due ma solo un po' meno, privilegio dei due anni di differenza che ci dividono. Glielo dico e lui ribatte : "Ah si? Mi sembra però che il sudore sia lo stesso, per tutti e due....come se che gavemo ciapà dei canestri così da mona? Pigi, no se il caso di cominciar a zogar veramente? Sempre che ti te ricordi ancora come se far a zogar a basket....." Mi becca nel giusto, infila la mano nella ferita, tocca il punto dolente.......ma io mi ricordo ancora, dopo 15 o 18 anni che non tocco più il pallone come si fa a giocare?

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Il pallone da basket. di Pier Luigi Fabbri

Il rumore della palla è ampliato dai boschi vicini e soprattutto dai muri vicini. Sembra che siano due o tre quei palloni che rimbalzano sul cemento coperto di bitume del campetto di San Martino di Castrozza. Giochi a pallacanestro e dietro di te, intorno a te, sopra di te si stagliano nel cielo le Pale, tutto il gruppo con il Cimone a sinistra, primo, le altre a seguire. La Rosetta, con la sua croce sulla punta che si raggiunge a piedi e rimani con il cuore in gola a guardare giù.....l'immensità del panorama è stupefacente, e poi via via le altre cime, dal Velo della Madonna al Sass Maor, alla Croda al Pradidali per finire al Cimerlo con la sua nuvoletta bianca che non manca mai e la sua Via Ferrata detta anche Sentiero Attrezzato DINO BUZZATI dal nome dello scrittore del Deserto dei Tartari che qui venne e prese l'ispirazione per scrivere il romanzo. Ma la palla rimbalza e il suono adesso è più greve, quasi cupo.......come il mio umore......le stiamo prendendo secche. Io e Giorgio, il mio amico di Venezia, ci siamo ritrovati dopo anni, in un bel pomeriggio caldo a San Martino a chiacchierare, gironzolare, vedere come è cambiato il paese da quando venivamo in villeggiatura qui da ragazzi. Siamo ovviamente passati dal campetto. Quello stesso campetto che ci ha visti varie volte giocare con quelli della nostra età. Di fianco c'è sempre il bar con le sedie e gli ombrelloni all'aperto. Seduti, abbiamo sorbito due aperol-spritz e intanto guardavamo i due ragazzini che giocavano facendo un uno-contro-uno. Sarà stato che eravamo troppo vicini al campo e vedevamo i difetti nel gioco dei due ragazzini, sarà stato il secondo giro di aperol-spritz seguito dal Prosecco, ma all'improvviso ci siamo trovati in campo, con la palla tra le mani di due ragazzini ventenni che andavano ai duemila orari e noi con la lingua fuori. Due ragazzini incavolati neri con due " vecchietti " quarantenni che si erano presi gioco di loro mentre facevano il loro bel uno-contro-uno. E io che improvvisamente, fra i rivoli di sudore, piegato in due dallo sforzo, sotto il sole che ai 1500 metri di altitudine di San Martino batte forte mi domando : " Ma come ca.......volo è successo che siamo finiti qui a farci massacrare da questi due ragazzini? Noi che siamo più vecchi dovremmo avere più esperienza, dovremmo starcene seduti a bere e a vivere dei nostri ricordi. E invece eccoci qui a farci massacrare, si, proprio massacrare da due ragazzini che ci sfottono pure " Guardo Giorgio, anche lui piegato in due ma solo un po' meno, privilegio dei due anni di differenza che ci dividono. Glielo dico e lui ribatte : "Ah si? Mi sembra però che il sudore sia lo stesso, per tutti e due....come se che gavemo ciapà dei canestri così da mona? Pigi, no se il caso di cominciar a zogar veramente? Sempre che ti te ricordi ancora come se far a zogar a basket....." Mi becca nel giusto, infila la mano nella ferita, tocca il punto dolente.......ma io mi ricordo ancora, dopo 15 o 18 anni che non tocco più il pallone come si fa a giocare?

Il pallone. Mi sembro uno che non lo ha mai toccato in vita sua, il palleggio non è quello di una volta, lo sento dal tocco, da come rimbalza la palla, detta così sembra una stronzata, ma chi ha giocato sa che a volte si capisce dalle piccole cose se la giornata è di quelle da dimenticare oppure se è di quelle che si possono anche ricordare alla sera, fra una birra e l'altra, al tavolo con gli amici. Ecco, quello era un pomeriggio da dimenticare, uno di quei pomeriggi che bisogna addirittura cancellarlo dalla storia. Ci eravamo accordati per una partitella ai 20......canestri cioè ai 40 punti. Il primo che ci arriva vince. Se si arriva 19 canestri pari si continua fino a che una delle due squadre non arriva a vincere di due canestri ovverosia di 4 punti. E NOI ERAVAMO SOTTO DI BRUTTO. 18 a 6. Solo sei canestri avevamo fatto. I tiri da tre contavano comunque per un solo canestro, ma comunque contavano. Uno dei due ragazzi aveva una mira strepitosa dalla lunga distanza. La metteva dentro due volte su tre. Incredibile. Avevamo chiesto un time-out per riordinare le idee, ci eravamo detti, ma più che altro era per tirare il fiato...per riposare le membra....bere e dircene di tutti i colori..... "Porca vacca, non sei più capace di difendere!!!! E tu? Tiri che sembri un sarchiapone nano...e non becchi nemmeno il ferro! " ribattevo io...... Si avvicina uno dei due ragazzini, quello più sborone, quello che ci prende dalla distanza, e ci dice "Allora vecchietti? Volete giocare? Il minuto di time-out è finito da un pezzo, oppure avete bisogno di un'ora per riprendervi? Attenti che non vi venga un colpo al cuore eh? " Io non guardo neanche Giorgio, drizzo le spalle, lo guardo male e gli dico : "No, piccolo, stavamo chiedendoci se avete abbastanza fegato di arrivare ai 40 canestri.....oppure volete smettere adesso che siete ancora vincitori? " Il ragazzo è ancora giovane, talmente giovane che non ha ancora imparato bene a dissimulare le emozioni. Difatti gli leggo in viso l'incazzatura che monta e la gioia per dare una lezione ai due vecchietti che stanno sfidando lui e il suo amico. Il quale, non ci becca al tiro, ma per compensare picchia come un fabbro. La risata sale spontanea dalle labbra del giovanotto e sento che c'è qualcun'altro che ride. Mi giro credendo che sia Giorgio, invece vedo che c'è gente, seduta sulle panchine, a vedere la sfida. Sono tre donne, un uomo e un bambino, che guardano la partitella compiaciuti e contenti del siparietto che offriamo loro..... Incontro lo sguardo del mio amico e....capisco. Forse ho detto una stronzata ma lui mi lascia a bocca aperta dicendo : "ADESSO riconosco il Pigi che ricordavo !!!!!" Lo guardo negli occhi e mi sembra di scorgere un barlume di pazzia, di gioia, di....giovinezza che prima non avevo visto... Giorgio di nome, Filippi di cognome. Veneziano, dalla testa ai piedi. Intelligente, duro, bonario, sempre pronto a fare casino e ballotta, con gli anni, il matrimonio e due figli tutto si è addolcito in lui, dal tono di voce, al passo, al modo di pensare ma......ogni tanto, quando riprende in mano il pallone da basket, è come se gli scattasse dentro una molla, un clic con il mouse, come si dice

adesso, e lui tornasse per breve tempo il ragazzo di Siror, quando il mondo era ancora in ordine e la nostra spensieratezza era l'unico credo della nostra vita, quando le uniche cose che cercavamo erano nell'ordine: la palla da basket, l'amicizia e le ragazze. In questo ordine esatto. E la partita ricomincia. La palla ha sempre lo stesso rumore quando batte per terra e i due giovani non danno tregua. I falli del più alto si susseguono ai tiri del più sborone, ma piano piano recuperiamo. Non lo so cosa è successo, forse il caldo ha influito anche sui ragazzi, forse la punzecchiatura è andata a colpire dove faceva più male. Non lo so. Fatto sta che io tiro fuori risorse di fiato e di forza che non sapevo di avere. O meglio, mi ero dimenticato di avere. I piedi mi fanno male, le gambe pure, il dolore cresce e credo di avere una o due vesciche nei piedi ........guardo Giorgio e vedo che pure lui soffre, ma che gioia sentire ora il rumore del palleggio!!!!!! Adesso le mani toccano il pallone come ero abituato a sentire, quasi lo accarezzano. Non sbaglio un passaggio, quando chiamo la palla sono sicuro, le finte sono migliorate, il palleggio pure e la cattiveria aumenta. Il lungo ogni volta che arriva sotto canestro si becca una serie di tozze che lo ismiscono, perde la pazienza due volte per le botte che riceve...da me. Ma il suo amico, lo sborone, lo calma, gli dice che la vogliamo mettere sulla rissa perché non siamo capaci di vincere in modo normale........e io ribatto che i falli del suo amico nel primo tempo non erano per nulla "normali" solo che adesso che li riceveva indietro lui, si lamentava. Siamo arrivati 26 a 22, Noi da 6 canestri ci siamo portati a 22 e loro ne hanno fatti meno. Quindi siamo lì vicino. Sento lo sborone che dice al suo amico "Hanno dato fondo alle riserve di fiato, non ne hanno più , ADESSO LI MASSACRIAMO" Il ragazzo chiede e ottiene da noi che da adesso in avanti non si contino più i canestri ma si proceda con il conteggio normale, i tiri da tre valgono tre punti , quindi adesso si arriva al punteggio di 80 punti e non di 40 canestri. Allora io chiedo e ottengo di poter tirare i tiri liberi. Che valgono un solo punto, senza limite di falli, ovvio, altrimenti si finirebbe nei primi 5 minuti di partita tutti fuori per 5 falli. Ma lo chiedo per un motivo ben preciso. So che prima o poi io, o Giorgio, o tutte due insieme finiremo il fiato, le gambe non risponderanno al cervello e saremo cotti. In questo modo prenderemo un po' di fiato. Certo sarà così anche per loro, ma almeno potremo riposarci un attimo. Intanto, senza che ci facciamo caso, il pubblico è aumentato. Adesso ci saranno forse 10-12 persone. Io comincio a prenderci anche dalla distanza, Giorgio si produce per ben due volte, ognuna con un avversario diverso, nella sua entrata con giro di palla dietro alla schiena che io gli ho sempre invidiato.......io esco più spesso a infastidire al tiro lo sborone e adesso che ha qualcuno che lo marca anche sul fondamentale del tiro, qualcuno che gli mette la mano davanti mentre tira, perde la lucidità e la mira. Prova ad avvicinarsi per tirare da posizioni migliori ma becca nell'ordine :

doppia stoppata di Giorgio e palla persa, rubata da me, mentre prova ad alzare la palla per il tiro. Neanche è riuscito ad alzarla, la palla. Il lungo? Si incavola, urla, si muove molto, sbraita, agita le mani chiedendo palla al suo amico, ma è sempre in posizione sbagliata. ADESSO esce l'esperienza, siamo sempre, io e Giorgio, nelle posizioni giuste per tagliarlo fuori dal passaggio e dal tiro, quando gli arriva la palla, dopo aver molto penato per riceverla non trova più i due "vecchietti" con i ventri molli da surclassare, ma due uomini di 48 e 46 anni che sanno battersi. Forse.......Forse il basket è come la vita, forse abbiamo imparato da tutte le volte che ci siamo trovati senza lavoro, senza soldi, con la donna dei nostri sogni che se ne esce dal locale con un altro uomo, magari raccontandoti pure che se ne va perché ha mal di testa, con la fame e i calzini rotti da rammendare noi stessi...........forse la differenza è questa. La differenza fra due giovani sboroni che non hanno ancora vissuto e forse non vivranno mai quello che abbiamo visto noi. Le morti dei genitori, il lavoro che a volte c'è e a volte non c'è, lo sfruttamento, gli amori andati male e ogni volta ci siamo rialzati, lottando fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo secondo, tirando fuori qualcosa che avevamo dentro e che non sapevamo neppure di avere. Adesso quella palla per noi fa un rumore che è quasi un canto. Ridiamo, io e Giorgio, ridiamo passandoci la palla, le battute su di noi e sui nostri avversari nascono da dentro ed escono fuori libere, come le nostre anime. Ripensandoci dopo, fu lì, in quel momento che vincemmo. In campo non c'erano più i due uomini quarantenni, ma i due ragazzini di 15 e 17 anni che giocavano a basket per divertirsi e fare divertire. Adesso il pubblico fa il tifo apertamente per noi. Ci sono 20-30 persone, che ridono alle nostre battute e prendono pure in giro sia noi che i nostri avversari. Solo che noi, abituati a giocare su tutti i campi, anche con il pubblico contro, non ci facciamo caso, anzi a volte rispondiamo pure e lo spettatore ride di gusto....ma i nostri avversari si innervosiscono........non era quello che si erano prefissi. Avevano assaporato una facile vittoria con due vecchietti e adesso si trovano per le mani una partita difficile. Da gestire con il pubblico e da giocare contro di noi. Il sapore del sudore. Piegato in due dallo sforzo ascolto le gocce di sudore scendermi sul corpo. Anche in faccia, sugli occhi, sbatto le ciglia… La palla è finita fuori, già…è vero…. Ce l’ho mandata io deviandola da un passaggio. Lo sento giù per la schiena, sul naso, ora è sulle labbra, lo sento… è amaro…. Cosa diceva il coach in allenamento ? “Il sudore è il prezzo che dovete pagare per la fatica che fate !!” Già…. come no!!?? Più si suda più si fatica …o era il contrario? Boh? Adesso non lo so proprio… Cosa diceva il coach in allenamento?

Ah, si “se vuoi riuscire in qualcosa nella vita devi faticare, devi sentire il sapore del sudore…” Si, bravo muoviti pure, no, la palla no, ecco.. adesso l’ho mandata di nuovo fuori. E sono ancora piegato in due dalla fatica … e il sudore mi cola sul collo e sulla fronte. È dura, ma cosa diceva il coach ? “Se non ti impegni adesso non andrai lontano nella vita” Scivolo fuori dal blocco, grazie a cosa? Al sudore!! Gli avversari cercano di fermarmi, di rallentarmi, ma adesso la palla ce l’ha il mio uomo!! Calma, ragiona…. ragiona… come palleggiava prima? Di destro o di sinistro? Destro . E allora mi metto un po’ sulla sua destra per spingerlo verso sinistra. Adesso parte in palleggio a sinistra, ma si vede che fai fatica da quella parte eh? Chi te lo ha fatto fare? Il sottoscritto. Ma non lo sai quello che diceva il coach? Il sudore mi cola sulle gambe, sulle mani, lui palleggia e parte ancora a sinistra, porca miseria a momenti gli prendo la palla, una gomitata, una spinta , è fallo!! Piegato in due dallo sforzo ascolto le gocce di sudore scendermi sul corpo , sul volto, sulle labbra, lo lecco….non è più amaro, adesso è molto dolce… ora batto IO la rimessa…. E la palla arriva a Giorgio che si gira, un passo a canestro e invece di schiacciarla dentro come si aspetta il suo difensore la appoggia. Semplicemente la appoggia al tabellone. Canestro. Il lungo rimane fermo, a bocca aperta, mica si aspettava un movimento del genere.....sono le cose semplici che ti danno la vittoria..... Io rido, rido, rido, rido tanto che mi fa male la pancia. Sono steso a terra, dolorante in ogni singolo muscoletto, i piedi con le vesciche, i crampi alle gambe, i colpi ricevuti su tutto il corpo.....ma felice......è finita 80 a 76....per noi. Giorgio si siede semplicemente. Accanto a me. Le braccia appoggiate sulle ginocchia leggermente genuflesse. Mi guarda e piange, ride, piange e ride nello stesso tempo. Io faccio lo stesso e l'abbraccio che segue fa esplodere il pubblico. Tutti in piedi ad applaudire......40 persone, tante si sono radunate nel frattempo, applaudono con forza. I due giovani ventenni? Boh? Finita la partita se ne sono andati via, orecchie basse, sguardo allucinato, ancora chiedendosi dove hanno sbagliato.......Se si fossero fermati avrebbero ricevuto i nostri complimenti e un invito a bere....un altro aperol-spritz..... È ciò che riceviamo in dono da alcune persone del pubblico. Ci invitano a bere insieme a loro per la vittoria, forse, ma soprattutto per le risate!!!!!!............In piedi davanti al bancone del bar ordiniamo i beveraggi. Giorgio mi guarda e dice : "Se molto meglio che ti no prenda uno spritz.....dopo queo che gavemo fato prima se molto meglio un bicer de acqua!!! " Lo guardo e mi viene voglia di piangere ancora, ma è solo un attimo....poi rido e ordino..........una coca cola............ Beviamo le nostre bevande e…….intorno a noi c’è la magia…….la magia delle Pale. Al tramonto, con alcune condizioni di temperatura e umidità particolari si tingono prima di rosa,

poi cambiano lentamente colore fino al rosso vivo…… È uno spettacolo della natura, che solo le Pale, in tutto l’arco delle Dolomiti, hanno……

Rullino di foto di Pier Luigi Fabbri

Per fare un uomo

"Per fare un uomo ci voglion vent’anni per fare un bimbo un’ora d’amore per una vita migliaia di ore per il dolore è abbastanza un minuto " Francesco Guccini e Caterina Caselli sul palco del Dall'Ara

Ho scoperto per caso, rovistando fra le cianfrusaglie in un cassetto un rullino con 24 foto ancora da far sviluppare. Uno di quei vecchi rullini che ormai non si usano più. Quelli con i negativi tutti in fila uno dietro all’altro. Lo prendo in mano , lo giro e rigiro chiedendomi cosa ci fa in quel cassetto, perché l’ho infilato proprio lì ? Non lo so perché. Alzo i negativi verso la luce sul soffitto della camera e comincio a scorrere le immagini che sono rimaste impresse sulla pellicola. Immagine 1 Sono in centro, piazzetta carina, piccola , ma che si apre all’improvviso nell’area pedonale. Da un lato i portici, da altri due lati i negozi e un bar e sull’ultimo una chiesa. Non ricordo come si chiama la piazzetta ma ricordo il sabato pomeriggio di settembre in cui facemmo quel ritrovo. Sono a un flashmob di ballo. Organizzato bene, ci divertimmo a ballare anche in altri luoghi oltre che nel punto in cui fui immortalato mentre ero intento al ballo con una ragazza alta, magra, capelli neri, lunghi. Non ricordo il nome ma ricordo che era di Modena. Venuta apposta per il flashmob e per ballare con me…….ero contento. Immagine 2 Stesso posto. Vengo beccato a bocca aperta, mentre probabilmente sorrido con la mia ballerina e anche lei ride. Scambio di battute reciproco. Intorno a noi altre coppie che ballano nelle pose fermate dallo scatto. Sono gente di tutte le età , di tutte le altezze, belli, brutti, simpatici, antipatici, ma tutti accomunati dalla passione per il ballo. Nel negativo si vedono anche alcune persone che stanno ai margini, sotto al portico oppure di fianco ai negozi, proprio al limite della pista da ballo improvvisata.

Una di queste mi colpisce. Giro e rigiro fra le mani il rullino per vederla meglio. E’ una donna, e mi colpisce il fatto che è l’unica con una videocamera in mano. Magra, altezza media, capelli neri lunghi, lisci, tirati su forse per il caldo. Indossa dei pantaloni e una maglietta azzurra. Ha anche un cane, un barboncino carino che rimane fermo mentre lei riprende noi ballerini. Immagine 3 Fine flashmob. Sto battendo le mani alla bravissima violinista che ci ha accompagnato nel ballo. Sorrido anche qui , insieme alla ballerina con cui mi sono “ esibito”. Che è una parola grossa, visto che per “esibirsi” si dovrebbe essere molto bravi. Cosa che io non sono. Me la cavo, ma nulla di più. Sullo sfondo della posa, alla mia sinistra intravedo di nuovo la donna con i capelli neri di prima con il simpatico barboncino. Video camera aperta mentre guarda le riprese insieme a persone che sono invisibili nella foto. Ricordo quel pomeriggio e ricordo anche la ballerina con cui passai quei momenti. Simpatica, carina, era un piacere ballare con lei. Immagine 4 Non è più settembre. E la cosa mi colpisce. Lo capisco dal fatto che i nostri vestiti sono pesanti, autunnali se non proprio invernali. Mi colpisce perché c’è un distacco temporale fra i primi negativi e questo. Vuol dire che è passato del tempo prima di fare degli altri scatti. Ma perché ? Chi li ha fatti ? Siamo in Via San Vitale, sotto i portici e sto mangiando un gelato . Io e un amico siamo stati ripresi mentre chiacchieriamo assaggiando i rispettivi gelati. Mi fermo a pensare che ci facevamo in quel giorno……. Immagine 5 Sono io che degusto lo stesso gelato di prima. Ma stavolta sono stato beccato dall’interno di un portone. Ricordo il posto. Festa miloguera, tanta gente, da tutta Italia, divertito molto anche se ballato il giusto. A un certo punto c’era troppa gente e ho mollato lì tutto. Troppa fatica, dopo un certo limite non si tratta più di ballare, ma di scansare le altre persone. E allora non mi diverto più. Immagine 6 Riconosco per primo il posto. La Fattoria. Storica milonga bolognese. Credo sia stato il primo locale adibito esclusivamente al ballo del tango nella storia della mia città. Quindi è un venerdì sera e se il succedersi delle stagioni non si è capovolto è inverno. Anche qui me ne accorgo da come è vestita la gente. Altra posa mentre non ballo. Sono appoggiato al bancone appena alla destra dopo l’entrata. Guardo la “ ronda “ del ballo. In poche parole guardo la gente che si muove in pista. Mi compiaccio

di come sono vestito. Camicia azzurra aperta un minimo sul davanti e maniche arrotolate dopo i gomiti. Sono assorto. Chi mi ha fotografato è alla mia destra, dove c’è il bar. Mi attira qualcosa dietro di me. Anzi, non qualcosa, ma qualcuno. Torno indietro alle prime immagini a cercare quella che sembra una donna che ho già visto. Si, è lei, ma stavolta non ha il barboncino simpatico. È seduta insieme a una sua amica con la quale sta chiacchierando. Capelli lunghi, stavolta lasciati andare sulla schiena ma tirati su ai lati in una treccia. È stata fermata nella foto mentre muove le mani. Sembra che dica : “ stasera mi inviteranno a ballare ? “ La espressione della sua amica è di piacere. Immagino che dica di si, che verrà invitata a raffica. Immagine 7 Stessa serata. Ballo con una ragazza che conosco da anni, carina, piccola, ma non troppo, simpatica, capelli corti, in bolognese sarebbe “ un bel sprucajen “. Mentre ballo ridiamo e ci divertiamo a ballare e a ridere. Immagine 8 + 9 Vengo ripreso nella prima con una ballerina alta come me e ricordo che era ed è ancora molto brava. Per le ballerine alte è difficile ballare con agilità per via appunto della loro altezza, ma lei è agile….brava, si……mi trovo bene . Nella seconda sono in sottofondo e non si capisce se sto ballando , chiacchierando o giocando a briscola…….Rimango dietro ad altre persone, ho davanti una coppia di Ravenna che conosco da anni. Simpaticissimi tutti e due, ci facciamo delle risate incredibili a dare i soprannomi ai ballerini e alle ballerine. C’è Greta Garbo, donna modenese che le assomiglia….ma quando aveva 60 anni…..e dire che lei ne avrà sul serio circa 30…….messa maluccio eh ? C’è l’autista pubblico che è identico al personaggio di BOB ROCK , dei fumetti del GRUPPO TNT creato e disegnato da Magnus & Bunker. C’è il “Comodino” , che è una ragazza tendente al basso ma tracagnotta, dura da spostare, tanto che ogni volta che devi farla girare bisogna spingere e tirare il doppio che con le altre. “ spingere e tirare “ era quello che facevo io e allora un mio amico l’ha soprannominata “ il Comodino “ proprio perché con i cassetti si tira e si spinge. Immagine 10 - 11 Mosse. Entrambe. C’è una scia luminosa che circonda le persone che si stavano muovendo al momento dello scatto. Ma non è possibile vedere bene chi siano. Forse ci sono anch’io e forse no.

Immagine 12 Sto ballando con l’amica della donna con i capelli neri che aveva il barboncino. Non si vede molto per via della luce…….soffusa Immagine 13 Inverno . TPO. Teatro Polivalente Occupato. Sorvoliamo sull’acronimo.…….il posto è uno di quelli che hanno più appeal, più …….non so che per ballare il tango. Ex capannone industriale delle ferrovie, con il tetto alto, il pavimento bruttino in cemento,ma intorno c’è sempre una bella atmosfera. Spesso candele accese ai bordi della pista, grande, capace di contenere molta gente senza per questo scontrarsi di continuo. Nella foto sono seduto dopo una serie infinita di balli a riposarmi. Ricordo quel momento perché all’improvviso vedo arrivare la donna dai capelli neri, sempre senza il barboncino, ma con la sua amica. La guardo togliersi il maglioncino che sovrasta il top che contiene i suoi seni. Movimento lento , fluido , quasi studiato a tavolino. Mentre lo fa mi guarda negli occhi. Uno sguardo che si fa fatica a dimenticare. Uno sguardo che promette….tutto e niente. In abbinamento c’è un viso lungo, con sopracciglia perfette, bocca sensuale che non smetterei mai di guardare, che mi fa pensare, per un attimo, a come deve essere baciarla, farle passare la lingua sulle labbra, il suo sapore...... baciarla a lungo, con dolcezza, prima, e passione poi…….riempirla di coccole e tenerezze…. Prima però, c’è stato il cambio scarpe. Si è seduta lentamente su una sedia, ha allungato una mano sugli stivali, alti, neri, con il tacco, e l’ha passata sulla lunghezza delle gambe fino a trovare la lampo che …….lentamente, molto lentamente è scesa e lei con un gesto anche qui fluido, sensuale ai massimi, si è sfilata lo stivale. Ed è rimasta con il piede, nudo, mostrando quasi una intimità che fa presagire chissà quali sviluppi….ma non è così…….si infila la scarpa da ballo, la chiude e ripete le stesse mosse con l’altra gamba, rinnovando così un rito che diviene sensuale, erotico, magico. È consapevole degli sguardi degli uomini intorno, ma non ci fa caso….anzi, forse…. forse un po’ ci spera, in quegli sguardi. Che la fanno sentire ammirata, desiderata………ma non è volgare, no, sensuale tantissimo, sicuramente anche erotico, ma mai e poi mai volgare…..lei ha un modo di fare che volgare proprio non è………. Si è alzata, mi ha guardato con uno sguardo che sembra dirmi : “ ho visto, sai, che mi hai guardato ben bene “ e poi si toglie il maglioncino. Il suo sguardo mi arriva dentro, sembra guardarmi dentro……..che bello…….mi piace farmi guardare così da LEI……… La mano si allunga per prendere la sua, il braccio che si sposta cercando la posizione migliore

ma………è subito lì ,eccola, senza sforzo , senza tanti movimenti , aggiustamenti. È subito ……LEI. La sento fra le mie braccia, la sento dall’inguine, dai muscoli addominali, dal collo, dal viso……..sento il suo respiro e in certi momenti sento perfino il battito del suo cuore e riesco pure a sincronizzare il mio respiro con il suo…….. Immagine 14 Sempre TPO. Ballo con LEI……..strano. Molto strano. Mi trovo bene. E dire che è forse la prima volta che ballo con LEI. Ci penso un attimo….si, è proprio la prima volta e……non è l’unica prima volta !!!!! E’ la prima volta che la vedo come una donna sensuale e non come una ballerina qualsiasi. Infatti prima di allora l’avevo già vista altre volte ma non mi aveva suscitato tanti pensieri…… E quel pomeriggio ballo come non mai....lo sento, sento che ballo in maniera diversa.......non so dire cosa sia, ma è così. E di balli ne faccio 8 - 10 uno dietro l'altro. La foto mi ritrae mentre sono con LEI e la sto guidando in movimento all'indietro. Occhi di entrambi chiusi , facce concentrate. Sono quasi a metà del rullino e mi rendo conto che il tempo è passato…nei negativi. In alcune sono più grasso , in altre di meno, poche. Ho i capelli lunghi in alcune e dal momento che mi crescono più ai lati che davanti ( dove ho una fronte che sembra il ponte di volo di una portaerei) sembro più un koala che un essere umano. Ma chi è che mi ha fatto tutte quelle foto ? La mia curiosità comincia a essere pressante. È un uomo o una donna che viene a ballare con me e i miei amici o per lo meno che ci incontra in varie milonghe e ci blocca nelle sue foto. Anzi. Per ora direi che ha bloccato più me che gli altri……. Curioso. Immagine 15 SI. È il nome di uno dei posti in cui si balla il tango. Martedì sera. La domenica prima avevo ballato con la donna dai capelli neri. LEI mi aveva chiesto di non andare via, di rimanere a ballare, ma io ero già abbastanza stanco e sono andato a casa. La foto stavolta è molto scura , ma si vede che ballo sempre con LEI. Pantaloni, top scuro che mette appena in mostra i suoi seni.......ma dopo uno sguardo iniziale mi perdo....si, mi perdo, ma non dietro ai suoi seni, bensì nel ballo con LEI e nei suoi sorrisi. Sorrisi che scopro essere come una sorta di lieve narcotico che mi anestetizza ogni volta che li vedo, che vedo la bocca sensuale che si apre in uno di questi. Quando sorride mette di buon umore, ma non solo me, anche le persone che le stanno intorno.

Poi succede una cosa che non mi aspettavo. Alla fine dei balli le chiedo.....la mail. Non so cosa fosse, ma avevo capito che se le avessi chiesto il numero di telefono mi avrebbe detto di no, catalogato fra i rompiscatole e addio ballo....... Ma succede un'altra cosa ancora più incredibile. LEI mi da' la sua mail !!!!!!! Ci accordiamo per mandarci i rispettivi racconti. I miei non sono nulla di speciale, scrivo per fissare meglio nella mente le cose del passato, ma LEI ? Sono curioso di leggerli. Io ogni tanto scrivo. Racconti su quello che mi succede, sulle persone che ho incontrato, sui fatti, sulle emozioni che ho provato. LEI comincia a mandarmi i suoi racconti e subito capisco una cosa : se per caso fossi mai stato dell’idea di fare lo scrittore di professione……. è meglio parcheggiare l’idea da una parte. Meglio, molto meglio scrivere ogni tanto , come faccio adesso, di getto, senza tanto star lì a pensare a quello che scrivo, mentre LEI…….è brava, almeno per quello che ne capisco io. Capisco che ogni singola parola, aggettivo, sostantivo, soggetto, verbo è stato inserito nel discorso pensando attentamente a quello che si voleva dire e a come dirlo. Capisco subito che io non sarò mai e poi mai capace di scrivere così……. Immagine 16 Sempre stesso posto . Ho un bicchiere in mano e rido......la faccia è quella dello scemo......si vede che stavo proprio dicendo delle cavolate.

Immagine 17 Sfuocata ma si vede che ballo con LEI al SI. Immagine 18 - 19 Altre serate passate a ballare, soprattutto con LEI. E le foto ci ritraggono insieme. Però le mail che ci scambiamo sono settimanali . In certi giorni passiamo la giornata a scriverci. Io devo farlo nell'intervallo di pranzo o alla sera. LEI lo fa appena può. Succede una cosa che non avrei mai detto. Vedo che mi fa conoscere la persona che c'è dietro alla donna sensuale e.....scopro che mi piace. Non lo so quando esattamente è successo ma mi sono scoperto a pensare a LEI sempre più spesso. Eppure è già impegnata e i miei tentativi di vederla al di fuori delle milonghe vengono bloccati sul nascere, mi tiene a distanza e ci riesce bene. Senza che io me ne accorga mi trovo a pensare a LEI in una maniera sbagliata. Sbagliata per il semplice fatto che .......è già impegnata e io devo riprendere in mano il mio modo di essere e di fare le cose senza pensare continuamente a LEI. Per la seconda volta in 4 anni devo ricomporre i miei sentimenti, cancellarli, quasi resettarli , dimenticarli, farmela passare...insomma.

Immagine 20 L'immagine è presa da lontano , ma si vede che stiamo parlando tranquillamente. E’ stata la serata del bacio….che non c’è stato. Allora !!!! C’è stato o non c’è stato ? Macché!!! Nulla !!! Ma è stato un momento, un attimo , un istante meraviglioso. È durato una vita. Siamo fuori dal locale, parliamo di tutto e di niente, di cose importanti e di cose futili. All’improvviso, senza una ragione apparente le chiacchiere finiscono. Gli sguardi si incrociano, le mani si sfiorano un attimo, solo un attimo. Vedo che LEI NON vuole essere baciata……io invece vorrei. Vorrei prenderla dolcemente fra le braccia , appoggiare le mie labbra sulle sue, baciarla senza fretta, con dolcezza e tenerezza ma…….leggo nei suoi occhi……” non farlo, per piacere” Lo vedo, lo leggo, lo sento dentro. Soprattutto capisco. Capisco che se la bacio LEI si ritrae e io perdo qualcosa. La sua fiducia, la sua stima…..e niente. Non è successo niente. Ma è stato un attimo nel quale mi è passato davanti molto della mia vita, della nostra vita insieme se mai fosse successo che…….e di nuovo capisco. La distanza che in realtà c’è……..dipende da tante cose, da tante differenze……sociali, di carattere, tante, troppe cose……o al contrario per pochissime cose…...capisco che le vorrò sempre bene, a meno che io non abbia visto bene dentro di LEI o che LEI abbia visto bene dentro di me e non mi voglia più vedere e sentire. È durato un attimo , un secondo……una vita. Immagine 21 - 22 Le foto sono state scattate in una pista di legno, sotto alberi secolari.....in una Villa a Udine. Sono con due ballerine diverse. Ecco quello che mi ricordo : Ricordo...... Il viso del Signore dei Vini mentre mi spiega la vinificazione dello spumante Ribolla Gialla friulano, leggo in lui la gioia di spiegare un prodotto così buono della sua terra il Friuli. Volto allungato, con baffi e pizzetto bianco, parla con proprietà di termini , la metà dei quali non capisco e vedo la soddisfazione mentre me li spiega e alla fine mi convince a comperare una bottiglia di quel nettare . Questo è un ricordo....ma solo uno dei tanti di questo fine settimana passato fra il tango, il vino, e

la buona tavola a Udine. Tango a Villa Giacomelli, dove veniamo accolti in maniera meravigliosa. Alessandra, suo marito e i suoi collaboratori fanno dell'accoglienza un'arte. Mentre ti riposi dal ballo se hai sete puoi scegliere fra 10-20 caraffe di succo, acqua o acqua-vino....se hai fame ogni tanto arriva un carrello con qualcosa di buono da mangiare. Sia esso dolce o salato , frutta o pizzette....... Se sei stanco, ci sono le sedie , le cheise-longue su cui stenderti e magari schiacciare pure un pisolino( si, ammetto, l'ho fatto........ho dormito in milonga.....e non è la prima volta ) . Ma come descrivere il sito della milonga ? Impossibile trovare le parole giuste per una magnifica Villa antica.....un giardino stupendo , con alberi secolari e prati ben tenuti, fiori meravigliosi, colorati e profumati. In mezzo a tutto questo , sotto querce, abeti e magnolie piantate quando la Serenissima Repubblica di San Marco contendeva il Mediterraneo ai Turchi ed era arbitro degli equilibri politici in Europa, si è ballato al tramonto.......un tramonto con una brezza lieve che impediva il sudore, un tramonto lento, lungo, vissuto fra i migliori brani musicali del fine settimana, e ballati con alcune delle migliori ballerine che abbia mai guidato in quel meraviglioso fondersi di abbracci, respiri , movimenti all'unisono cercati e voluti da me e dalle ballerine con cui ho vissuto ,intensamente, QUEL tramonto.......... La pista con poca gente, il fondo perfetto, la brezza che ti porta il profumo della terra bagnata misto a quello dei fiori, la ballerina fra le braccia, gli occhi socchiusi, il pulsare del cuore e lo scorrere del sangue sono tutt'uno con la musica....e con la ballerina. E non è stato solo questo........prima c'è stata la milonga del venerdì sera e quella del sabato pomeriggio e quella del sabato sera e quella della domenica pomeriggio.......e l'aperitivo in centro a Udine, città con abitanti che sembra si fossero dati appuntamento tutti in quel fazzoletto di terra per gustarsi il Prosecco locale che non ha nulla da invidiare ad altri vini più famosi...... E che dire del pranzo di sabato? Agriturismo con cantina attigua, gnocchi con una crema di cui mi sogno ancora il sapore, carne buonissima, e dolce da mandare in visibilio e poi, per digerire il tutto.....tango!!!!!! Il pomeriggio, con balli a tutto spiano per invitare tuute le ballerine presenti....o almeno ci ho provato...ma erano un po' troppe e qualcuna è rimasta indietro.....sorry....sarà per la prossima volta !!!!! Immagine 23 - 24 –

Tutte a Trieste a ballare sul mare, in un luogo incantato chiamato Cantera Social Club. La brezza che arriva dal mare asciuga le magliette dal sudore……la pista esterna è perfetta, il sole sta scendendo. Dicono che il tramonto sia l’ora migliore per fare l’amore…...non lo so, ma di sicuro è quella migliore per ballare il tango. In una sono con una ragazza della città Leonessa d’Italia, da lei sono arrivato passando prima per Vienna, Zagabria e Lubiana. Le città delle ragazze con cui ho ballato……..

Alta, magra, somiglia a Valentina, il personaggio dei fumetti di Guido Crepax , soprattutto nel taglio dei capelli. Ma con lei si balla bene. Ma…..e….LEI ? Non c'era. Ero con gli amici del " Mucchio Selvaggio ". I negativi sono finiti. Rimango un po' di tempo in piedi. Penso. Apro la piccola anta dove tengo il cognac......quello buono , quello delle grandi occasioni. Prendo un bicchiere e ne verso un dito. Siedo sul mio letto-divano con il bicchiere in mano, sorseggiando. Il liquido mi scorre giù , caldo, accogliente. Penso a.....LEI. Bella storia....che non c'è stata. Penso a come sarebbe potuta essere la vita con LEI e penso a come è adesso ....... Il cognac è finito, mi alzo , metto via la bottiglia, lavo il bicchiere. Rimetto i negativi dove li ho trovati, nel cassetto. So che quando voglio li posso vedere e rivedere tutte le volte che lo desidero. Adesso so perché li ho messi via. So che mi ricordano una parte della mia vita, vissuta intensamente, perché quando si ama si vive sempre intensamente e quando si è rifiutati si vive altrettanto intensamente. ..........lei ? Non la scrivo più con le lettere maiuscole, la sento poco, la vedo ancor meno, siamo amici, come prima né di più , perché essere più amici significa essere insieme e questo purtroppo sembra non sia possibile, ma neanche meno, perché essere meno amici di prima significa....non esserlo e questo non lo voglio. Le voglio bene e ogni tanto la penso. Sono affezionato a lei e credo che alla lunga io sia per lei quanto più vicino a un amico possa avere, un amico maschio.........cosa che lei non ha mai avuto....forse. Da quando l'ho vista la prima volta a oggi è passato del tempo, mesi, ma mi sembra che tutto quello che è successo sia durato........ un attimo, un secondo , UNA VITA

Via Collegio di Spagna e Via Barberia. di Pier Luigi Fabbri

PROLOGO. Il viandante che passi per Via Barberia venendo da Via Farini e Via D'Azeglio si troverà a un certo punto una piazzetta con una chiesa a sinistra e di fianco un piccolo bivio : a sinistra Via Collegio di Spagna e dritto, proseguendo, Via Barberia. Camminando sotto al portico di sinistra passerà davanti a uno dei tanti Dipartimenti dell'Università di Bologna, senza sapere, incolpevole, che in quei cortili, stanze, androni, c'era, dalla fine della guerra agli anni novanta, la segreteria di una delle federazioni del PCI più potente d'Italia. Quella di Bologna. La bicicletta cigola e penso che non è la bici in sé ma i pedali e appena torno a casa dalle parti di Via Orfeo, dove ho il mio laboratorio di falegnameria, ci dò un poco di olio. " Ai dag del'oli ! " Arrivo per Via Collegio di Spagna, pedalando tranquillo mentre vado a trovare il mio amico falegname. Oddio, non è che siamo amicissimi, ma mi piace chiacchierare con lui. Del nostro comune lavoro, dei figli, dei tempi della guerra, che è finita da poco, di politica. Anche qui bisogna che stia attento a quello che dico, perché lui è uno di sinistra, a volte penso che lo sia talmente che forse il PCI per lui è come un comandamento. Quello che dice il partito è una sorta di vangelo. Mentre penso questo entro nel cortile di Via Collegio di Spagna, giro lo sguardo a sinistra e a destra. Mi aspetto quello che c'è : una bottega che ripara le biciclette, un calzolaio, un piccolo parcheggio per le auto, cicli e moto appoggiati ai muri e legati con corde e qualche catena grossa con altrettanto grosso lucchetto. Il furto di una bici è una cosa seria. Chissà, nel futuro, forse negli anni ' 80, '90, quando avrò dei figli per loro la bici non sarà nulla e l'auto o la moto saranno la cosa più importante e il loro furto sarà una cosa seria come adesso lo è per una bici. Muri un poco scrostati, panni appesi ad asciugare fuori dalle finestre e dai balconi, un gatto che passa veloce. C'è . Il mio amico c'è. Apro la porta della sua bottega di falegname e aspiro. Gli stessi odori della mia. Colla, polvere, trucioli, legni diversi che riconosco perché li lavoro anch'io, olio per le macchine, fumo, perché lui è un grande fumatore. Però è attento. Non fuma sul lavoro, perché una scintilla potrebbe appiccare un incendio e lui è molto scrupoloso. Ogni tanto esce e si accende una " zigaretta " dal zigaratt in bolognese. : <Sorbole, n'et da lavurer in cu eh ? Ne hai da lavorare oggi eh ? > < Gino !!! > Molla la pialla che stava usando su un pezzo di legno di un cassetto e mi abbraccia. < Ban, xa fet que ? Cosa fai qui ? > < Sono venuto a trovarti e fer dau ciacher , due chiacchiere > < Ti fat ban, anzi, benessum, dai, andagna fora a fumers una zigaratta > Usciamo sulla porta della bottega, lui tira fuori un pacchetto, ne prende due, io tiro fuori i fiammiferi che tengo in un taschino della giacca che indosso, mi tolgo il mio basco, che metto

quando vado in bici per non prendere freddo alla testa, lo metto in una tasca posteriore, sfrego il fiammifero e accendo le nostre sigarette. Mentre lo faccio da un portone nel cortile escono due uomini. Ben vestiti, uno più vecchio e l'altro giovane, ma ha un'espressione, un portamento che mi colpiscono. L'espressione, il viso, sono quelli di un giovane che però ne ha viste tante, magari durante la guerra appena passata ed è dovuto crescere in fretta, per forza, ed è invecchiato. Come del resto tutti noi. Il portamento è quello di un capo. Non si discute. Si gira a vedere noi e la sua faccia da ragazzo cresciuto in fretta si apre in un gran sorriso, viene verso di me e per la seconda volta in poco tempo ricevo un caloroso saluto : < Gino !!! > Una stretta di mano, dura, mani callose le sue come le mie. Due uomini che ne hanno passate tante che si incontrano dopo tanto tempo : < Di ban so, cum stet ? Di ben su, come stai ? > Lo guardo negli occhi mentre rispondo < Benessum, ho aperto una bottega da falegname, in Via Orfeo, ho una moglie, prima o poi anche dei figli, ma per ora devo lavorare e mi spezzo la schiena. Sono venuto a trovare il mio amico . Ma dimmi, tuo fratello come sta? > Lui si rabbuia un attimo, la voce cala di tono, mi prende per un braccio invitandomi a camminare per scostarmi dal suo accompagnatore e dal mio amico. < Sta bene, ci scriviamo, è fuori dall'Italia insieme a mio padre, ma lui presto torna, gli ho trovato un lavoro, nel partito > < Mi fa piacere che sia vivo, dopo la guerra, e che stia bene. Per favore quando lo senti salutamelo, va bene ? > Mi stringe ancora la mano < Certo e se hai bisogno, vieni da me, direttamente, senza passare per l'uscita posteriore della federazione, che è questo cortile dove siamo adesso > < Grazie, se ho bisogno vengo, grazie ancora > Così dicendo si allontana, entra in auto insieme al suo accompagnatore, che è poi l'autista, parte e se ne va. Il mio amico falegname non ha aperto bocca e adesso mi guarda come se fossi un mezzo idolo, una persona importante. < MA TU CONOSCI IL SEGRETARIO CAPO DELLA FEDERAZIONE ? > Lo dice quasi urlando , appoggiandomi una mano sulla spalla. < Ma si, prima della guerra, molto prima, lavoravo sotto padrone insieme con suo fratello e siccome ero anche amico suo ogni tanto andavo a casa loro. Con i suoi genitori. > Dissi, tranquillo. Il falegname mi guarda e dice < Non sapevo che avesse un fratello e credo suo padre sia morto in guerra > < Beh......non è morto, lui e il fratello sono scappati. Sai, quando è arrivato il fascismo il padre ha fatto carriera nel partito fascista, lui, cresciuto, si è arruolato nelle brigate nere e col padre che avevano loro due non poteva fare altro, perché se per caso non voleva beccava tante di quelle botte da ismirlo, mentre il fratello più piccolo, quello che ora è il capo del PCI di Bologna, era troppo giovane e ribelle, tanto che poi è andato nei partigiani comunisti, magari si sono sparanti addosso tra fratelli e dopo la guerra ha fatto carriera.> Lui, il mio amico, mentre parlo diventa rosso, paonazzo, la sigaretta cade per inerzia dalle sue

labbra e urla : < Ma tu stai insultando il PCI e il suo capo ! lo stai infamando ! E' impossibile che un capo del PCI abbia dei parenti fascisti ! > E così dicendo si avvicina e chiude le mani a pugno. Io cerco di calmare le acque, mi allontano un poco, non cerco lo scontro fisico, anche perché le mie mani sono dure e callose come le sue e non ho paura, oltretutto sono più grosso e in fatto di cattiveria, se mi ci metto non sono inferiore a nessuno. Le privazioni degli anni della guerra mi hanno formato, in tante cose. < Senti, lasciamo perdere, se hai capito quello che ti ho detto, non è colpa di suo fratello, ma del padre, e lui è stato bravo a fare scelte diverse da quelle della sua famiglia. > Il mio ormai ex amico si ferma, sbuffa, sembra decidere se cominciare una rissa o meno e se ne esce così :< Non farti mai più vedere qui, non siamo più amici > Mi giro, prendo la mia bicicletta, la inforco e cigolando vado via. È inutile discutere con chi non vede oltre il suo naso, sia per politica, per sport, per religione. EPILOGO. Correva l'anno 1998. Un anno prima mi ero iscritto ad un corso di tango argentino e, dopo l'iniziale dubbio se rimanere o meno alla fine della prima serie di lezioni avevo deciso di continuare. Per vedere dove mi avrebbe portato. Dopo un anno di corsi una delle ballerine con cui mi trovavo meglio sia per simpatia che per ballare, mi dice che cambia scuola di ballo e mi invita a vedere una lezione in quella dove va' lei. Ci accordiamo e una sera vado a vedere. Alla fine, vista l'ora tarda, l'accompagno alla sua auto che ha parcheggiato in Via Collegio di Spagna. Che è appena lato del cortile della ormai ex dirigenza della federazione PCI......La fermo e le racconto una storia di mio padre, Gino, e del suo amico falegname. Lei strabuzza gli occhi, mi guarda strano, mi abbraccia e mi bacia lievemente sulla guancia. Io, stordito dal gesto dico : < .....Perché il bacio ? > Lei, sorridendo, risponde : < Quel falegname, amico di tuo padre, era mio nonno. Ed era proprio uno a cui non si poteva parlare male del PCI. Si incazzava subito. > Bologna. Sembra una grande città , ma a volte penso che in realtà sia un paesone.......direttamente o indirettamente ci conosciamo tutti. Questa ne è la prova.