Il basket coaching

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Il Coaching

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Il Coaching

Definizione• Deriva dal francese COCHE, termine del XVI secolo, una grande

vettura trainata da cavalli e condotta da un cocchiere. Quest’ultimo, di fatto, è una persona che accompagna dei viaggiatori da un punto a un altro. Ciò evoca bene l’aspetto di “traghettatore”, “guida”, che riveste la funzione del coach.

• Aziende:Il coaching in si caratterizza come un servizio di consulenza esclusivo per le persone che operano in posizioni importanti per una organizzazione

• Esso è caratterizzato da un insieme di tecniche finalizzate ad aiutare la persona a migliorare la propria prestazione, a motivarsi all’impegno, a sviluppare competenze professionali o personali e a potenziare la consapevolezza di possederle.

• ll coaching si contraddistingue come un processo di tutoraggio destinato a favorire un ambiente di crescita e di ottimizzazione del potenziale di un individuo o di un gruppo di persone. Questo intervento crea uno spazio dove la persona può “ottimizzare le proprie carte”, superare gli ostacoli per il raggiungimento di un obiettivo, far emergere o acquisire nuove abilità ed attuare un piano di miglioramento della propria performance.

Approccio Integrato

Preparazione tecnica

Preparazione fisica

Preparazione psicologica

Miglioramento complessivo del giocatore

Rapporto tra giocatori

Rapporto allenatore.- giocat.

Rapporto giocat.- società

Aspetti tecnico-didattici Aspetti relazionali

INDICE- COACHING -

1. Attività giovanile

2. Identità

3. Comunicazione

4. Didattica e Metodologia

5. Conduzione

Attivita' giovanile

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Coach attività giovanile:Le MOTIVAZIONI alla pratica sportiva

• Teoria dei bisogni;

• Perchè si sceglie di praticare uno sport;

• Perchè si abbandona uno sport;

• Come variano le motivazioni a seconda dell'età o a seconda del sesso (maschi - femmine);

• Come il giocatore vive la gara.

Teoria dei bisogni• Il comportamento umano è determinato dai bisogni ed ogni

individuo è motivato a soddisfare i propri, da quelli primari fino ad arrivare all'autorealizzazione

AUTOREALIZZAZIONE

STIMA E CONSIDERAZIONE

APPARTENENZA

SICUREZZA DEL PROPRIO CORPO

FISIOLOGICI PER LA SOPRAVVIVENZA

DELL‘IO

SOCIALI

SOCIALI

FISICI

FISICI

SPORT MOTIVATIONS

• Primarie

– GIOCO

– AGONISMO

• Secondarie

– Successo

– Affiliazione

– Estetiche

– Psicologiche

LEADING MOTIVATIONS

GIOCO =esigenza fondamentale comune a tutti gli individui

di qualsiasi età e cultura

Basic Motivations

• Divertirsi;

• Acquisire o sviluppare abilità sportive;

• Fare amicizia;

• Mantenere un efficiente stato di forma fisica.

Motivazioni all'abbandono di una disciplina sportiva

• Incomprensione con l'allenatore / istruttore

• Incomprensione con i compagni

• Infortuni

• Noia degli allenamenti

• Mancanza di valorizzazione

• Emergere di nuovi interessi

Motivaz pratica sportiva (Maschi-Femmine)

Motivazioni pratica sportiva(Eta')

Fattori di tensione di un

giocatore

Prestazione, Esito della gara

Genitori, fidanzato/a, amici, ecc

Rapporto con i compagni

Come un ATLETA vive la GARA

Il coach deve riuscire a togliere la maggior parte delle pressioni

Pubblico(casa /

trasferta)

Infortuni

Rapporto con Istruttore, staff

Compiti di un coach di livello giovanile

• Sviluppare le sue competenze, dall’allenamento fisico alla preparazione mentale, alla gestione dello stress e delle emozioni;

• stimolare la sua motivazione;

• predisporsi al meglio per la gara, cercando di prevedere anche situazioni particolari;

• Tenere un rendiconto di ciò che fa attraverso un taccuino-appunti che riassuma il suo programma e ciò che si è realizzato settimanalmente

Questo per essere credibile come allenatore e come persona

Farsi delle domande

Ogni squadra è per l'allenatore un insieme di giocatori, ciascuno con una sua specifica individualità. Nessun giocatore risulta uguale ad un altro, né per la sua apparenza esteriore, né per il suo modo di comportarsi, né per il suo rendimento.A tale proposito propongo delle domande che possono fungere da “punto di partenza” per ciascun coach che si prepara a gestire un gruppo

1. Come descriverei il clima che creo con e nella squadra?

2. Come mi comporto con i giocatori che ritengo meno portati o meno capaci di

apprendere?

3. Che tipo di rapporti interpersonali incoraggio nella mia squadra sia

formalmente che informalmente?

4. Come descriverei il mio modo di insegnare ed allenare?

5. Quanto di me stesso/a apro ai miei giocatori?

Quanto sono in grado di accogliere le loro emozioni?

6. Come affronto avvenimenti relazionali nella mia squadra?

IDENTITA'

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CHI è il COACH?

E DI QUALI STRUMENTI PUO' DISPORRE DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE?

IDENTITY

LA CRESCITA ED IL MIGLIORAMENTO DELLA SQUADRA passando attraverso LO SVILUPPO

delle CAPACITA' INDIVIDUALI

OBJECTIVE

Negli sport di squadra viene esaltato il concetto di gruppo: è uno di quei chiari esempi di sport in cui le probabilità di vittoria sono direttamente proporzionali all’altruismo dei giocatori in campo.

L’identità di una squadra è data dalla sommatoria delle diverse componenti e da come loro si combinano.

La coesione è definibile come il grado con il quale i membri del gruppo desiderano rimanere nel gruppo stesso continuando a

voler dare il proprio contributo

Creare coesione

IL COACH è un mestiere complesso

Le diverse funzioni a cui deve assolvere un allenatore sono: il professionista (idee, programmi, progetti) + l’insegnante (come trasmettere le conoscenze = metodologia!!!) +l’educatore (come trasmettere lezioni di sport e di vita ai giocatori) + lo psicologo (come dare lo stimolo giusto per ogni situazione)

= l’allenatore

(deve saper integrare queste diverse funzioni assemblandole con le competenze e le conoscenze specialistiche).

Atleti

Dirigenti società

Pubblico

Gestori impianti sportivi Mass media,

giornalisti

Organizzazione trasferte, ecc.

COMPETENZE QUASI DA MANAGER AZIENDALE

COACH RELATIONSHIP

Un coach migliora SEMPREUn giocatore invece, no..

PLAYER COACH

Time

Miglioram.Miglioram.

Time

COSA VUOL DIRE ALLENARE(provocazione)

Allenare = DECIDERE Decidere = ESCLUDERE Escludere = SBAGLIARE Allenare = SBAGLIARE

DIDATTICAE METODOLOGIA

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DIDATTICA

La classica fase didattica usata normalmente per giocatori evoluti prevede le seguenti percentuali :

• SPIEGAZIONE 20%

• DIMOSTRAZIONE 20%

• CORREZIONE 20%

• USO DELLA VOCE 20%

• POSIZ. in CAMPO 20%

TEACHING METHODOLOGY

Il metodo di insegnamento è diverso per ogni coach

“La squadra rispecchia sempre il carattere e il tipo di persona che è l’allenatore" -> Istruttori diversi danno giocatori diversi

Il vero insegnamento deve essere fatto di idee chiare, spiegazioni semplici (avere padronanza della materia da insegnare, la conoscenza tecnica) e giusta modalità di approcio

*****rischio di overcoaching.*****

Sequenza: Spiegazione - Dimostrazione - Osservazione – Correzione

Uso della voce: durante l'allenamento l'istruttore deve avere autorità senza essere autoritario. Se la voce è troppo bassa o troppo alta non l’ascolta nessuno: modulare la voce SOTTOLINEANDO LE COSE IMPORTANTI

USARE LA VOCE COME SE FOSSE

UN EVIDENZIATORE

COMPETENZE PSICO -PEDAGOGICHE

• OSSERVARE

• INTUIRE

• MOTIVARE

• PROGRAMMARE

• VALUTARE

• CORREGGERE

• COMUNICARE

METHODOLOGY EXAMPLE (*)

(*) Finelli, corso per coach aziendale

COMUNICAZIONE

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"E' più facile guidare le persone che comandarle" (David Harold Fink, coach)

Migliorare la comunicazione per ottenere migliori risultati

Gli assiomi della comunicazione1. Non si può non comunicare

2. il contenuto classifica la relazione Ad esempio, la mamma che ordina al bambino di andare a fare il bagno esprime, oltre al contenuto (la volontà che il bambino si lavi), anche la relazione che intercorre tra chi comunica e chi è oggetto della comunicazione, nel caso particolare quella di superiore/subordinato.

3. Gli uomini comunicano sia verbalmente che analogicamente (non verbalmente).

4. tutti gli scambi comunicativi si fondano o sull' uguaglianza o sulla differenza e quindi possono essere simmetrici o complementari. Si dicono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro). Sono simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari grado(marito/moglie, compagni di classe, fratelli, amici)

5. Nel coaching la comunicazione è assolutamente un mix tra uguaglianza e differenza, dipende da vari casi che cercheremo di esaminare. SAREBBE UN GUAIO SE LA COMUNICAZIONE FOSSE SEMPRE UNIVOCA

La comunicazione tra un allenatore ed i suoi atleti riguarda un ambito relazionale di primaria importanza;

è in questo spazio che si colloca la contrattazione tra le due volontà: quella dell’atleta e quella del suo istruttore.

In questo spazio si delinea il profilo di un rapporto che può andare dal totale affidamento alla pregiudiziale sfiducia.

COMUNICAZIONE COACH - GIOCATORE

STRATEGIE DI RELAZIONE

Cosa vuol dire COMUNICARE EFFICACEMENTE nel BASKET

CREARE UN CLIMA POSITIVO

• Imparare sempre i nomi propri dei giocatori; • Trovare il tempo e l’attenzione per ciascun giocatore; • Cercare di personalizzare degli esercizi per evidenziare le capacità di ognuno; • Provare a recepire i messaggi che provengono dai giocatori più che dare importanza solo ai propri;• Considerare l’emotività di ognuno e cercare di gestirla per renderla motore trainante e non freno dell’attività di apprendimento.

=

CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE

DELL’AUTOSTIMA DEGLI ATLETI

PERCHE' E' IMPORTANTE COMUNICARE EFFICACEMENTE

EFFICACE COMUNICAZIONE

MAGGIOR APPRENDIMENTO MIGLIORE CLIMA

MIGLIORE PRESTAZIONE

Chi è che comanda qui?

• Un giorno al giocatore hanno detto: “Da domani quello è il tuo allenatore”

• Tutti gli atleti del mondo (piccoli o grandi) presto o tardi VERIFICANO la efficienza di questo LEADER IMPOSTO attraverso vari TEST che ne determinano la consistenza reale ed il rispetto

• Se il test viene superato allora il giocatore consegna la propria fiducia nelle mani del capobranco e sa che da lui potrà imparare qualcosa e si potrà fidare:

•Quando accade tutto questo? QUANDO SI VINCE!!!!!

• E' un contratto vero e prorio (non scritto)

LEARNING to COMMUNICATE

Nessun allenatore è istituzionalmente allenato a comunicare bene. La comunicazione è un’abilità e così come le capacità motorie sono

allenabili, lo è anche la comunicazione.

Così come un giocatore lavora sulla forza esplosiva o sulla velocità, ecc., anche l'istruttore può apprendere stili comunicativi

più funzionali nella trasmissione di informazioni ai giocatori.

LEARNING TO COACH

• Anche il coach deve allenarsi, non solo da un punto di vista tecnico-tattico, ma sul ritmo e la gestione di situazioni difficilmente riproducibili in allenamento:

– Gestione pre-partita;

– Gestione risorse umane (cambi);

– Rapporto collaboratori (staff);

– Gestione situazioni tattiche particolari;

– Gestione time out;

– Gestione situazioni speciali;

– Gestione post partita.

Coaching & Leadership• Il leader Non è il PIU' BRAVO, ma è colui che aiuta gli altri a DIVENTARE PIU' BRAVI

• Stili di leadership:

– 1 Autoritario-minaccioso Il coach prende in maniera autonoma ed indipendente tutte le decisioni, egli decide cosa fare, come farlo e quali sono i tempi necessari per farlo. In questa modalità la comunicazione è unidirezionale, dall’alto al basso, in quanto il leader non ascolta il parere del gruppo, ma interagisce con esso solo per comunicare le decisioni prese.

– 2 Autoritario-benevolente La comunicazione con il gruppo, in questa modalità, è presente in misura maggiore rispetto allo stile precedente, ma la maggior parte delle decisioni viene comunque presa in autonomia

– 3 Consultativo La comunicazione con il gruppo di lavoro è bidirezionale, in questo modo è maggiore il contributo dei collaboratori e dello staff al processo decisionale, in maniera da collaborare con più efficacia al processo.

– 4 Partecipativo L’enfasi qui è sulla costruzione di una rete di comunicazione efficace. Lo staff e i giocatori sono psicologicamente vicini e collaborano in maniera costruttiva per risolvere un problema che riguarda l’intera organizzazione. Le decisioni sono prese in maniera democratica, il parere di tutti viene ascoltato e tenuto in considerazione per la soluzione del problema

SETTE CRITERI UTILI per UNA COMUNICAZIONE EFFICACE

1. CAPIRE COME INSEGNARE QUALCOSA AL GIOCATORE

2. CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DELL’AUTOSTIMA

3. CONSIDERARE I BISOGNI INDIVIDUALI MA SOPRATTUTTO DEL GRUPPO

4. CAPIRE QUALI SONO GLI STIMOLI GIUSTI DA FORNIRE AI GIOCATORI

5. COMPRENDERE LE RELAZIONI INTERPERSONALI TRA I GIOCATORI

6. PORSI IN RELAZIONE D’AIUTO DI TIPO RESPONSABILE

7. UTILIZZARE I FEED-BACK

STILI di COMUNICAZIONE

Linguaggio Verbale/paraverbale -> ciò che esprimiamo con le parole, devono essere concetti chiari, precisi, comprensibili, possibilmente SEMPLICI e non necessariamente dotati di un esasperato GERGO TECNICO Linguaggio Non verbale -> ciò che esprime il nostro corpo, attraverso gli atteggiamenti.

MA Ciò CHE SI COGLIE CON MAGGIORE ENFASI DA PARTE DELL'ATLETA E' IL LINGUAGGIO EMOTIVO E CORPOREO

Congruenza tra i due livelli comunicativi (verbale e non

verbale) onde evitare distorsioni nella comunicazione

Messaggi sbagliati

“Tira bene!”“Fai canestro!”

“Giochiamo meglio!” “Non perdere la palla!”

“Non sbagliare!”

Che tipo di comunicazione è?Evitare di fornire informazioni di natura

GENERICA e INDISTINTA

STRATEGIE INCORAGGIANTI

• Saper ascoltare efficacemente; • Sapersi concentrare sugli aspetti positivi; • Saper accettare gli altri; • Stimolare la cooperazione e i rapporti nella squadra; • Saper stimolare il “gusto” e la gioia per il lavoro; • Saper sdrammatizzare le tensioni.

CONDUZIONE

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La conduzione dell'allenamento e della partita sono due momenti completamente differenti nell'attività dell'allenatore.

• L'ALLENAMENTO La conduzione dell’allenamento migliora se l’istruttore ricorda i tre motivi che portano il ragazzo a praticare sport: divertirsi, giocare, imparare. Più lui riuscirà a realizzare questi tre principi più successo avrà come insegnante e allenatore.

• LA PARTITA Una volta iniziata la gara il coach, oltre a assistere i suoi giocatori ed il collettivo nell’esecuzione dei compiti tecnici e tattici assegnati in precedenza, cercherà di mantenere ottimale l’equilibrio nervoso tra tensione e tranquillità, elevando una o l’altra componente a seconda delle fasi che si stanno attraversando nella gara

UNA PERSONA – DUE RUOLI

STILI di CONDUZIONE l'allenamento mira essenzialmente allo sviluppo della

prestazione e delle capacità psicologiche, tecniche e tattiche;

in partita un buon allenatore dovrebbe permettere l'ottima estrinsecazione delle dinamiche di squadra sviluppate in allenamento: -> il raggiungimento ed il mantenimento nell’atleta in gara di un equilibrio emotivo costante che massimizzi il rendimento delle abilità dell’atleta stesso.

Gestione degli errori:

In allenamento c'è la possibilità di correggere l'errore ponendo maggiore enfasi sullo stesso e utilizzando il meccanismo delle

ripetizioni/correzioni;

in partita mantenere un atteggiamento il più possibile di tranquillità e rinforzi positivi nei confronti dei giocatori (tecnica

dell'annullamento della memoria breve)

Linguaggio

• Non si può parlare ai GIOCATORI CON UN GERGO ESASPERATAMENTE TECNICO

• Usare termini comprensibili che accompagnino il giocatore alla comprensione del gioco

• Non serve sempre DARE ORDINI in cambio di comportamenti esecutivi, i giocatori danno di più se COINVOLTI (spiegando loro il perchè di un certo movimento, di una certa azione)

• Il COINVOLGIMENTO, l'ATTENZIONE, si ottengono attraverso sistemi diversi dal semplice linguaggio verbale

• E' qualcosa che ha a che fare con l'intrinseca credibilità dell'istruttore di saper farsi ascoltare

Durante la gara e l'allenamento:3 principi ispiratori

1. SOTTOLINEARE IL POSITIVO = mostrare apprezzamenti per le cose buone anziché sottolineare quelli negativi

2. RIDIMENSIONARE = sdrammatizzare gli insuccessi

3. RESPONSABILIZZARE = non telecomandare

IlTIME OUT

Perchè si chiama un Time out?

• Per “spegnere un fuoco”;

• Per imbastire un'azione decisiva;

• Per fare la rimessa da centrocampo;

• Per “spezzare il ritmo” a un tiratore (“farlo pensare”);

• Per preparare una difesa speciale (un pressing);

• Per “richiamare” qualcosa che non funziona

Perchè NON si deve chiamare un Time out?• Per far riposare la squadra (abbiamo i cambi);

• Prima di TL a favore (spezza il ritmo);

• Per scrivere sulla lavagnetta cose mai provate;

• Per colmare una nostra ansia;

• Per far vedere che “prendiamo qualche decisione”

• Ricordarsi che un time out NON serve a prendere decisioni NUOVE, ma solo a ribadire COSE Già VISTE E PROVATE

COME GESTIRE UN MINUTO IMPORTANTE

RESPECT

“Sicuramente non sono l'allenatore più preparato, ma una cosa ho imparato nella mia carriera: se non mancherai mai di rispetto a nessuno, i giocatori crederanno nella causa comune e profonderanno un impegno ancora maggiore”

TALENTO

• Se seguiamo un clichè preordinato e preconfezionato;

• se osserviamo scrupolosamente la teoria e la didattica;

• se non ci sforziamo anche un po' di pensare con la nostra testa e - nei limiti del possibile - di sperimentare,

• Saremo certamente degli ottimi istruttori, seri e preparati, MA NON AVREMO MAI TALENTO

CHE COSA E' IL TALENTO?E' CREATIVITA', SPERIMENTAZIONE, CORAGGIO