Il Tiro Nel Basket

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C.O.N.I. F.I.P. Settore Tecnico Federale Quaderni di Riano Volume I° Giugno 1995

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C.O.N.I. F.I.P. Settore Tecnico Federale

Quaderni di Riano Volume I°

Giugno 1995

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"Insegnare è più difficile che imparare. Lo si sa bene; ma non ci si pensa spesso. Perché insegnare è più difficile che imparare? Non perché chi insegna debba possedere una quantità maggiore di conoscenze che deve in ogni momento avere a disposizione. Insegna-re è quindi più difficile che imparare perché insegnare significa: far imparare. Chi propriamente insegna non fa imparare null'altro che questo imparare." Martin Heidegger, Che cosa significa pensare?, Su-garco, Milano 1988, pagg. 108-109. (Ideato e prodotto da Raffaele Imbrogno)

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����������. Il tiro in sospensione. pag. 4 ����� �� �����. Il tiro. pag. 8 ������������ �. Fondamentali individuali d’attacco: il tiro. pag. 12 � ���������. Il tiro, non solo come gesto tecnico. pag. 17 ������������������. Il tiro e la sua didattica. pag. 23 ������ ������� � . Fondamentali individuali d’attacco con la palla. pag. 31 �����������. Falli sull’atto di tiro. pag. 39 ����� ����� ���. Emergenza in campo: la rianimazione cardio-respiratoria. pag. 42 � ������� ������������ ��������� pag. 46 ��� �� �� ������������ ����� pag. 48 ��� ����������� ������������ ���� pag. 50 ������� �������������� pag. 55

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Il tiro in sospensione

La pallacanestro moderna è iniziata pochi anni prima della seconda guerra mondiale con l’avvento del tiro in sospensione. Tiro che si è rilevato estrema-mente difficile da ostacolare e che può essere scoccato da qualsiasi punto del campo.

Buoni tiratori si diventa, non si nasce. Dubito che si sia mai stato un grande tiratore che non abbia avuto bisogno di infinite ore di allenamento per sviluppa-re la sua efficacia. Come tutti i grandi tiratori nel calcio, lanciatori di baseball, grandi passatori nel football americano, i tiratori nel basket devono essere be-nedetti da una coordinazione muscolare naturale prima che il loro potenziale possa svilupparsi. Se il giovane giocatore è capace di recepire la giusta tecni-ca del tiro in sospensione i miglioramenti e la precisione saranno una conse-guenza di allenamenti appropriati.

La tecnica per qualsiasi tipo di tiro richiede coordinazione e un certo numero di fondamentali dipendenti uno dall’altro e perciò è difficile dire quale sia il più importante.

Gli ingredienti che seguono sono assolutamente essenziali affinché il tiro in sospensione diventi di grande efficacia:

• equilibrio e controllo del corpo; • posizione; • presa; • posizione del gomito; • posizione della palla prima che sia tirata; • visualizzare il canestro come bersaglio; • rilascio della palla; • distensione delle braccia; • parabola della palla; • concentrazione.

Il controllo del corpo lo si ottiene cercando di mantenere l’equilibrio spostan-

do il baricentro in modo che si mantenga sempre (immaginando una linea ver-ticale che parta dalle vertebre lombari) tra i due piedi. L’equilibrio del corpo è fondamentale per la morbidezza, il ritmo la fluidità del movimento così neces-sario per essere un tiratore pericoloso. Le ali grandi e i centri particolarmente

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spesso hanno tendenza ad essere rigidi. Il più grande problema per loro è di imparare a tenere le ginocchia flesse.

I piedi hanno un ruolo davvero importante nell’eseguire un tiro di buona ese-cuzione. Il tiro preciso parte dalla punta delle dita dei piedi fino ad uscire dalla punta delle dita delle mani. I piedi devono essere allargati quanto la larghezza delle spalle, le ginocchia si flettono maggiormente e il corpo si raccoglie per ottenere la massima forza dalle gambe.

La palla deve essere controllata solo dalla punta delle dita, mai con le pal-me. Le dita devono essere ben allargate in una posizione comoda e naturale. Le nocche della mano che tira sono rivolte al viso del tiratore mentre la mano sinistra (pensando che il tiratore tiri con la destra) ha la funzione come il “Tee” nel golf che sostiene la palla.

Il pollice e l’indice della mano che tira devono formare una “V”, mentre la stessa mano si piega all’indietro formando una specie di coppa che regge la palla.

La posizione del gomito del braccio che tira è molto importante, deve essere naturale, comoda e deve essere direttamente sotto la palla. I principianti che imparano a tirare, spesso tengono il gomito all’infuori il che causa una posizio-ne non naturale della mano. In questo modo il gomito punta direttamente al canestro e deve essere tenuto aderente al corpo.

La palla va tenuta vicino al viso prima del tiro e più precisamente dovrebbe stare tra la linea delle spalle e l’occhio. I giocatori modificano col tempo tale posizione. Riva e Niccolai fanno partire il tiro proprio dalla linea degli occhi, Bob Morse dalla fronte, Brumatti davanti al naso, Lombardi da sopra la testa.

Prima del tiro il giocatore deve avere gli occhi puntati al canestro sulla parte posteriore dell’anello. Le ragioni di questo sono che se la palla esce dalle mani con il giusto effetto rotatorio contrario e va a colpire la parte posteriore del cer-chio, tale effetto forzerà la palla nel canestro. La palla ha un diametro che è circa la metà di quello del canestro (45 centimetri) così se il tiro risulta un po' corto ha sempre la possibilità di entrare nel canestro. Infine un tiro troppo lun-go scoccato dalla fascia centrale del campo può andare a colpire il tabellone ed entrare nel canestro. La forza che spinge la palla verso il canestro parte dai piedi passa attraverso il polso ed infine dalla punta delle dita. Il gomito sotto la palla comincia a muoversi verso l’alto e la mano si piega completamente in dietro. Il sistema di leve formato dal gomito e dal polso mentre si estendono permettono un morbido, soffice rilascio della palla perché è necessario solo un piccolo sforzo. La punta delle dita danno l’ultima frustata alla palla e la dire-zione giusta verso il canestro. Tale movimento imprime alla palla una rotazione

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contraria. Gli allenatori enfatizzano la frustata del polso e la completa disten-sione di tutte e due le braccia e la posizione delle dita che devono essere pun-tate verso il canestro. E’ importante l’uso delle gambe e del corpo così il brac-cio ed il polso che tirano non devono fornire una esagerata quantità di forza. Probabilmente l’errore più comune di un cestista è quello di volere spingere la palla: cercano di ottenere la potenza per il tiro con il loro braccio anziché con gambe e corpo.

La corretta e completa distensione delle braccia è essenziale per l’accuratezza ed il controllo del tiro.

Uno dei vantaggi di una parabola alta è che la palla in fase discendente tro-va il canestro più largo per naturali ragioni prospettiche. Generalmente i miglio-ri giocatori usano un arco che forma un angolo di circa 45 gradi col canestro.

L’abilità di concentrarsi durante la velocità elevata di una partita di pallaca-nestro è fondamentale allo stesso tempo il giocatore con la palla deve sapere dov’è il suo diretto difensore prima di decidere di tirare, passare, palleggiare. E’ stato provato che il massimo della concentrazione può essere tenuta solo per frazioni di secondo, così che per essere raggiunta nel momento esatto in cui il tiro viene scoccato il tutto dovrà basarsi su un costante lavoro quotidiano sulla concentrazione nel corso dell’allenamento.

Ci sono tre tipi di tiri in sospensione:

• da fermo; • dopo un palleggio; • ricevendo un passaggio su un taglio.

Per ottenere efficacia in ogni tipo di jump shot il tiratore deve sempre procu-

rarsi una forte e confortevole posizione per saltare verticalmente. E tutto di-pende dalla posizione dei piedi e dalla distribuzione del peso del corpo su di essi.

Tiro in sospensione da fermo La prima cosa che il tiratore deve fare dopo aver ricevuto la palla è di met-

tersi fronte a canestro. Tale posizione mette in grande pericolo la difesa che a questo punto non sa più che distanza tenere dal tiratore.

Tiro in sospensione dopo un palleggio Prima di tutto il giocatore deve essere capace col palleggio di ottenere una

posizione per un tiro ad alta percentuale. Quando raggiunge questo territorio si

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arresta piantando il piede più vicino al canestro e mettendosi faccia al canestro nel più breve tempo possibile. Il piede esterno, quello più lontano dal canestro subito stabilisce la solida base per l’equilibrio e per saltare verticalmente. Per mantenere il corretto controllo del corpo il tiratore deve tenere la sua testa in cima ad una linea immaginaria che cade il mezzo ai suoi piedi. La palla deve essere portata vicino al corpo per coordinare il caricamento del tiro prima che il giocatore inizi il salto verticale.

Tiro in sospensione ricevendo un passaggio su un taglio Il punto più delicato è il controllo del centro di gravità. Importante è arrestarsi

nell’attimo in cui le dita toccano la palla nel ricevere il passaggio e l’azione ar-resto-posizione dei piedi-salto verticale deve essere eseguita con estrema ra-pidità. I giocatori più alti fanno molta fatica a compiere questi movimenti se non tengono il baricentro molto basso. Dopo aver ricevuto la palla il giocatore deve ruotare spalle e punta dei piedi verso il canestro senza perdere l’equilibrio. De-ve usare bene il suo piede interno che gli serve da perno per fronteggiare il canestro mentre il piede esterno si porta nella posizione stabilita.

Il tiro in sospensione è così chiamato perché deve essere scoccato all’apice del salto in cui il saltatore tocca la maggior elevazione e comincia a tornare giù. E’ il tiro più efficace e potente della pallacanestro di oggi. Un giocatore che può saltare rapidamente e che ha l’abilita e le doti di segnare da un raggio di 5-7 metri dal canestro mentre è librato in aria, ha sviluppato un’arma quasi im-possibile da neutralizzare. Ci cono minime possibilità che sia stoppato o di-sturbato.

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Il tiro1

Il tiro è oggi un fondamentale fin troppo trascurato, in realtà l'attenzione di

noi allenatori è sbilanciata su ciò che accade prima di un tiro: la difesa, il tipo d'attacco, lo schema da eseguire ... ;

in altre parole su tutto quello che può consentire l'esecuzione di un tiro senza interferenze della difesa avversaria, trascurando così sia l'atteggiamento men-tale, sia la tecnica di tiro, e questo soprattutto a livello giovanile.

Mentre il tiro resta la parte più gratificante per chi gioca! Su questo fondamentale e sul suo insegnamento esistono molte idee, ma al-

la fine tutto si riduce alle percentuali di realizzazione che si è in grado d'espri-mere, quindi più che preoccuparsi di come stiamo eseguendo lo schema "x" o "y", bisogna concentrarsi sull'obiettivo finale:

tirare e fare canestro (altrimenti andare decisi al rimbalzo). Per prima cosa analizziamo come dobbiamo tirare e con quale mentalità e

poi andiamo a vedere se le azioni d'attacco sono state "belle" o "complicate". Un tiro segnato fa diventare valido ogni tema di gioco. Costruzione del tiro A livello giovanile il primo obiettivo è sicuramente quello d'avere come rife-

rimento un cammino teorico d'insegnamento, ma tutto ciò va adattato di volta in volta alle caratteristiche personali del/della giocatore/giocatrice. Per esempio troppe volte s'insiste nel non poggiare la palla sul palmo della mano. Con i gio-vani questo insistere porta a trascurare che la palla sia tenuta solo sulle punte delle dita e non sui polpastrelli, così da portare troppo avanti il pallone, per-dendo nel frattempo la padronanza della presa.

1Lezione tenuta a Messina il 28 febbraio 1995

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La presa del pallone Nella didattica classica si parla della posizione a "T" tra le due mani ed i due

pollici, ma se si hanno mani grandi, è difficile assumere questa posizione sulla palla. Per ottenere questo si dovrà chiudere leggermente la mano sinistra (se chi tira è destro o viceversa se è mancino), conservando la mano che tira "grande" sul pallone. Dovrà, quindi, essere favorita la mano che tira a discapito di quella d'appoggio che sostiene solo il pallone.

Adattare la teoria didattica alla fisiologia del giocatore. L'allineamento Collegata alla presa c'è la posizione del gomito, la classica posizione di alli-

neamento: indice, polso, gomito e punta del piede. Anche qui ci saranno giocatori che per mettere in linea la mano guida do-

vranno "aprire" il gomito (atleti con spalle larghe). Allora non sarà tanto importante analizzare la posizione di partenza nell'e-

secuzione del tiro, ma, e soprattutto, la conclusione del tiro, verificando il cor-retto rilascio della palla dalle dita e la posizione d'allineamento verso il cane-stro dopo il rilascio della palla.

Altre due cose importanti per aiutare i giocatori a tirare bene si sintetizzano in una sola domanda che possiamo fare ai/alle nostri/e ragazzi/ragazze:

Quando tiri, fai fatica? Se fanno fatica quando tirano e perché non riescono a coordinare tutte le

spinte (piedi, gambe, .. ), presenti nell'esecuzione di un tiro, allora compense-ranno utilizzando il dorso, facendo così fatica.

Allora la soluzione sarà:

• pallone vicino al corpo, disponendo i piedi sotto il tiro (piedi sotto la palla). Troppo volte si è costretti a spingere molto in quanto il pallone è distante dal proprio corpo (questa è una banale legge fisica); • portare la palla sopra gli occhi, non fermando la palla troppo bas-sa, o, ancor peggio, portando le spalle indietro (lavorando, quindi, solo con i muscoli dorsali e/o lombari).

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E' nel momento della ricezione e d'arresto e tiro che andrà curata la corretta esecuzione dei punti su elencati. Queste cose sono molte semplici da spiegare ai/alle ragazzi/ragazze, loro sono perfettamente in grado di capirle grazie ad un banale riscontro positivo: fanno più cesti con meno fatica, tirando tra l'altro an-che da distanze superiori.

Metto in evidenza ancora l'importanza di personalizzare la teoria del tiro ai giocatori, poiché loro non hanno bisogno di complesse lezioni di "psicomotrici-tà", ma di cose semplici.

Note emerse da domande dei partecipanti Sulla questione di quale debba essere la modalità di rilascio della palla, io ri-

tengo che debba essere il dito indice l'ultimo a lasciare la palla. Mentre sull'allineamento dei piedi ritengo più utile portare (per i destri) il pie-

de destro leggermente avanti all'altro. In ogni caso la questione fondamentale è quella di avere un buon equilibrio prima di eseguire un tiro.

Nelle situazioni d'arresto e tiro, per esempio, per giocatori destri è più facile allineare i piedi correttamente quando si muovono da destra verso sinistra che non viceversa.

Un altro esempio pratico può esse-

re quello di un'azione di uscita da un blocco basso (diagramma n. 1); ci so-no giocatori che fanno arresto a due tempi esterno/interno, altri che ese-guono un salto ed arresto ad un tem-po, altri ancora arresto a due tempi: interno/esterno. Non esiste un modo ideale d'arrestarsi, a mio giudizio, l'importante e mostrarli tutti quanti ai/alle giocatori/giocatrici, lasciandoli liberi di scegliere la loro soluzione. Io allenatore devo aiutarli nel capire qual è il loro modo più naturale.

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Infine un ultimo esempio può essere quello di una situzione di pick and roll (diagramma n. 2). In che modo si deve girare il bloccante dopo che ha portato un blocco? Giro dorsale o frontale?

Anche in questo caso sarebbe idea-

le per il/la giocatore/giocatrice essere in grado di saper fare entrambi i giri, ma naturalmente c'è un solo modo at-traverso il quale il/la giocato-re/giocatrice conserva il suo equilibrio, quindi la sua pericolosità, mantenendo l'iniziativa sulla difesa. Come sempre la cosa fondamentale è l’equilibrio.

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������������ Fondamentali individuali d'attacco: il tiro2

Voglio innanzitutto esprimere la mia soddisfazione nel parlare, in questo par-ticolare momento, del tiro in quanto, soprattutto a livello femminile, si riscontra un'errata mentalità verso questo fondamentale individuale d'attacco.

Il tiro è sicuramente uno dei fondamentali più importanti, ed è quello più a-

mato dai/dalle giocatori/giocatrici. Ma, stranamente, è il fondamentale che s'in-segna di meno sia dal punto di vista tecnico, sia da quello mentale.

Le ragioni di tutto ciò sono molteplici: troppo controllo del coach sulla squadra; si lavora molto sulla difesa e sul-

l'organizzazione del gioco in attacco, trascurando il necessario tempo di lavoro individuale sul tiro. Si lavora, quindi, troppo su quello che accade prima del tiro! Tutto questo contribuisce a creare un errato atteggiamento mentale nei riguar-di del tiro.

Molte volte se s'insegna la "teorica" meccanica del gesto, non sempre l'atle-ta si trova a suo agio, con la conseguenza che eseguirà mal volentieri le istru-zioni, determinando, così, delle percentuali iniziali di realizzo basse, con la conseguente sfiducia sul lavoro svolto.

Il tiro non è un fondamentale "astratto", generalmente buono per tutti/e i/le giocatori/giocatrici, ma va personalizzato!

Infine il tiro deve essere allenato con la giusta metodologia, le giuste corre-zioni e con "coraggio" in partita, in situazioni agonistiche reali, anche rischian-do di perdere partite, e questo non piace a nessuno.

Questa sera esamineremo esclusivamente la meccanica e la metodologia

del tiro che si esegue fronte a canestro: • da fermi; • dopo smarcamento; • e/o dopo un arresto del palleggio,

non tratteremo, quindi, dei tiri cosiddetti speciali. Cos'è il tiro? Il tiro è il giusto mix di:

� qualità fisiche; � tecnica corretta; � mentalità.

Le qualità fisiche sono in ordine d'importanza:

• la coordinazione; • un buon equilibrio del corpo; • la forza;

2Lezione tenuta a Latina il 20 aprile 1995

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• la mobilità articolare. La coordinazione gambe/braccia è più importante nel tiro che in altri fonda-

mentali individuali. Un buon equilibrio (dopo ricezione, sotto pressione, .. , in movimento) de-

termina una buona padronanza del proprio corpo in situazione di tiro, che si-gnifica tirare sempre "da fermi".

La forza, la spinta gambe/braccia ampia il raggio d'azione produttivo del tiro per il/la giocatore/giocatrice, rendondolo/la più pericoloso/a.

Muscoli dorsali ed addominali tra loro equilibrati, ben allenati e forti consen-tono un miglior controllo del tronco (evitando sbilanciamenti: addominali deboli, verranno compensati dal lavoro dei dorsali, con il conseguente eccessivo inar-camento all'indietro del tronco, l'inverso comporterà tiri con poca parabola), quindi un miglior tiro.

Infine la mobilità articolare renderà il tiro più "fluido" meno interrotto. Il tiro, partendo dai piedi, implica una buona articolazione delle caviglie, poi progres-sivamente del gomito, polso, ... .

La tecnica Esiste sicuramente una tecnica "teorica" dalla quale però ognuno deve ini-

ziare un processo di focalizzazione di alcuni dettagli, in modo tale da adattare, personalizzare la tecnica alle proprie caratteristiche individuali.

E' bene iniziare ad insegnare il tiro da fermi e ravvicinati, per evitare l'acqui-sizione di difetti incancellabili. Secondo le fasce d'età che s'allenano, si dovrà determinare la giusta distanza sulla base della forza correlata all'età stessa, per poi progressivamente allontanarsi dal cesto.

Infine, non bisogna dimenticare che il tiro è il fondamentale che richiede più tempo e più esercizio, per essere metabolizzato ed applicato, ricordandosi sempre che è a livello giovanile che i meccanismi che compongono il gesto del tiro sono acquisiti, dopodiché gli eventuali errori saranno difficili da rimuovere.

La giusta meccanica del tiro Posizione del corpo I piedi, che sono più importanti delle mani, devono essere posti larghi sul

terreno quasi quanto la larghezza delle spalle, in modo tale da consentire una posizione "solida", una buona base d'appoggio, un cilindro. Se sono posti trop-po larghi, si perde forza sul terreno, con una conseguente debole spinta; se sono invece posti troppo vicini tra loro, si ha un pessimo equilibrio. Il piede omologo alla mano che tira dovrà essere posto leggermente avanti all'altro, sempre per consentire un maggiore equilibrio. La posizione dei piedi, inoltre, dovrà essere costante indipendentemente dal tipo di tiro che si sta eseguendo (da fermi, in elevazione, in sospensione, dopo ricezione, dopo aver recuperato il proprio palleggio). Il piede corrispondente alla mano d’appoggio non dovrà obbligatoriamente essere allineato al cesto, come per l'altro.

Gambe semiflesse, né troppo rigide né troppo piegate.

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Le ginocchia devono restare perpendicolari ai piedi nel piegarsi, né aperte e ne chiuse (rotule sulla verticale dei piedi).

Le anche dovranno essere rivolte al cesto, evitando inutili torsioni che squili-brano l'azione di tiro.

Il tronco dovrà esser dritto e leggermente piegato in avanti: essere con le spalle sopra la palla.

La testa infine, dovrà essere alta, dritta, per evitare posizioni errate e lo sguardo dovrà essere rivolto sempre al cesto per tutta l'azione di tiro.

La presa della palla Ho sempre favorito la normale presa con i pollici quasi paralleli. Da qui, con

un minimo movimento dei pollici si è in grado di tirare, passare o palleggiare. Probabilmente se s'allenano i/le più piccoli/piccole tale presa risulta difficile,

in questo caso le mani potranno essere più distaccate tra loro. La cosa impor-tante è la posizione delle dita: una normale apertura (non troppo larghe, poiché si avrebbe poca presa). Inoltre i pollici non devono essere troppo aperti.

Si può ricevere palla già con le mani in posizione di tiro. Per chi ha mani troppo grandi, e quindi chi ha il rischio di "fasciare" troppo la

palla, mentre la mano che tira dovrà restare nella posizione di naturale apertu-ra, l'altra potrà essere più chiusa.

Dalla presa si passa al tiro con un movimento continuo (basso-alto), tirando con la palla in posizione alta.

La posizione della palla dovrà essere quella "canonica", con palla portata al-ta sopra la testa, con tutti gli angoli retti formati (quelli classici: gomito, avam-braccio, polso, mano, ...) con un allineamento polso, gomito, ginocchia, punta del piede.

Anche in questo caso, si potranno avere delle difficoltà fisiche nell'assumere tale allineamento. Per esempio se si hanno spalle, troppo larghe il gomito risul-terà essere verso l'esterno nella fase iniziale del tiro. Basterà in tal caso lavo-rare sul proseguo del movimento di tiro, realizzando uno spostamento laterale della palla in modo tale da concludere il tiro in posizione di corretto allineamen-to.

Il movimento d'esecuzione del tiro inizia dai piedi, e si dovrà trovare la giusta coordinazione nell'estendere contemporaneamente gambe, braccia, con un'e-stensione completa del braccio, lasciando andare il gomito. Quest'ultimo dovrà essere allineato al cesto. Il rilascio della palla sarà eseguito con la punta delle dita, dove le ultime a lasciare la palla saranno: pollice, indice e medio, con l'in-dice che per ultimo rilascerà la palla, restando puntato a canestro.

La palla non dovrà essere poggiata sul palmo, ma solo fino a metà dita, questo per eseguire la giusta spinta sulla palla (back spin), con la giusta para-bola. Nel tiro si dovrà cercare sempre la stessa parabola e lo stesso effetto.

Inoltre si dovrà seguire il pallone fino alla fine dell'azione di tiro (follow through) e si dovrà staccare relativamente presto la mano d'appoggio dal pal-lone per non interferire sulla mano che tira, restando nel frattempo "compatti" (non buttare giù il braccio della mano che non tira).

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La mentalità Per alcuni individui è quasi una dote innata, ma negli altri può essere creata

e sviluppata con la pazienza, le giuste correzioni, i giusti feed back positivi (gratificazioni, gesti, parole ... ).

I/Le giocatori/giocatrici devono sapere che il loro muoversi sul campo e fina-lizzato al ricever palla liberi e tirare. Oggi si gioca fin troppa a palla, si guarda quasi mai il cesto e non si gioca a palla canestro. In altre parole ci si deve muovere sul campo sempre in perfetto equilibrio, in completo governo del pro-prio corpo, per tirare nel modo più rapido possibile, guardando il canestro e valutando le possibilità reali di un buon tiro, o, tramite la visione periferica, le possibilità di un successivo sviluppo del gioco in attacco.

Dobbiamo abituare i/le nostri/e giocatori/giocatrici che non è il numero dei passaggi (uno o venti) a determinare un buon tiro, bensì le situazioni reali di gioco. Se si riceve palla nel proprio raggio d'azione (raggio che deve essere patrimonio conoscitivo dell'atleta) e si è liberi, si deve poter tirare subito.

C'è inoltre una lettura tattica del tiro che dovrà essere eseguita sul "momen-to" del tiro: saper prendere il tiro giocando con il tempo, ma questo soprattutto con soggetti "maturi".

Si dovrà, inoltre, spiegare che l'errore di tiro è un elemento del gioco, mentre il vero errore (orrore) è fare un tiro forzato, cattivo. Evitare, quindi, di martiriz-zare chi sbaglia tiri "giusti", altrimenti mai si creerà la giusta propensione men-tale al tiro. Infine si deve tirare senza pensare troppo, evitando così di diventa-re insicuri/e (si veda l'esempio di buoni/e tiratori/tiratrici con basse percentuali nei tiri liberi, dove hanno troppo tempo per pensare al loro tiro).

L'allenamento del tiro L'allenamento del tiro è molto importante e serve per migliorare:

• la tecnica; • la velocità di esecuzione; • la continuità; • le scelte.

Quando si lavora per migliorare la tecnica, bisogna aver presente che oggi

la maggior parte dei tiri è presa in movimento o dopo uno smarcamento e rice-zione o dopo il recupero del proprio palleggio. Si dovrà, quindi, stressare molto l'arresto e il conseguente buon equilibrio del corpo garantito dalla giusta posi-zione perpendicolare del baricentro che, dovrà ricadere in mezzo ai piedi.

Arresto a due ed ad un tempo L'arresto a due tempi consente un maggior equilibrio, però in questo modo

si determina il piede perno (attenzione ai passi). L'arresto ad un tempo inver-samente lascia libera la scelta del piede perno ma consente poco equilibrio (almeno per atleti/e non molto forti fisicamente). Preferisco insegnare, in un primo momento, l'arresto a due tempi su entrambi i lati della metà campo d'at-

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tacco, questo in quanto il giro necessario per fronteggiare il canestro è ovvia-mente diverso.

In ogni caso sono entrambi necessari ovviamente in situazioni tecni-co/tattiche diverse. L'arresto ad un tempo è buono per giocare 1 c 1 (buono quindi per una buona velocità laterale, molto discussa anch'essa e poco alle-nata) e quello a due tempi, sia in allontanamento dalla palla sia in avvicina-mento alla stessa, per recuperare equilibrio in azione di velocità (smarcamen-to). Anche in questo caso, come in tutti gli altri fondamentali, è importante spiegare ai/alle giocatori/giocatrici il come, il quando ed il perché del fonda-mentale che si sta insegnando loro.

Velocità d'esecuzione La velocità d'esecuzione è molto importante, ma è ancora più importante la

precisione. Ricordarsi anche in questo caso che ogni giocatore/giocatrice ha una sua individuale velocità d'esecuzione, che non può essere cambiata più di tanto, pena ovviamente, la diminuzione della precisione. Per questo motivo con i/le giocatori/giocatrici che tirano lentamente, si dovrà lavorare per miglio-rare e velocizzare tutto quello che precede il gesto del tiro: smarcamento, rice-zione, posizione delle gambe, ... .

La continuità La continuità di rendimento scaturisce dall'allenamento quotidiano e dalle

innumerevoli ripetizioni di quei tiri che dovranno essere eseguiti in gara, anche se è sempre la mentalità del/della tiratore/tiratrice l'elemento che determina la reale differenza.

Tali allenamenti dovranno basarsi su una corretta progressione didattica:

• camminando per curare la tecnica; • a velocità di partita senza difesa; • a velocità di partita con difesa al 50% (si difende solo su

alcuni aspetti del gioco); • con difesa al 100%, contro il tempo o con gare anche

contro se stessi per tirare sotto stress. Bisogna che i/le giocatori/giocatrici vadano in campo sapendo di poter ese-

guire tiri con successo. E' consigliabile, quindi, capire quali sono i tiri che i/le singoli/le possono fare meglio ed insegnare loro quelli, passando ad altre cose a fondamentale imparato.

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��������� Il tiro, non solo come gesto tecnico3

In contemporanea alle selezioni giovanili che realizziamo in tutta Italia, cer-chiamo come Settore Squadre Nazionali Femminile, un contatto, un rapporto con quegli/quelle allenatori/allenatrici che non hanno la possibilità di partecipa-re direttamente alle suddette selezioni, mettendoci a disposizione dei vari co-mitati zonali, per illustrare il nostro programma tecnico e non solo. Uno dei principali obiettivi di questi incontri è quello di mettere a fuoco alcune proble-matiche tecniche che maggiormente riscontriamo nel nostro lavoro.

Oggi in particolare vorrei parlare del tiro, e, come ho anticipato nel titolo di

quest'incontro, non solo come gesto tecnico. Partiamo da una banale osservazione: come mai tiriamo con percentuali

ben inferiori a quelle delle altre nazioni, specialmente dal perimetro? Innanzitutto vi è una gran differenza nella mole di lavoro che è svolta su

questo fondamentale individuale tra noi e gli altri. Mole di lavoro che in parte può essere correlata alle differenti situazioni sociali esistenti tra noi e le altre diverse nazioni. Per esempio, la squadra di Tuzla (equivalente della nostra A2) s'allena tre volte al dì, di cui un allenamento e mezzo è svolto in assenza del capo allenatore ed uno è completamente dedicato al tiro, mentre ad UCLA già a metà agosto le ragazze sono sul campo per svolgere un lavoro prettamente individuale.

Se la ripetizione di ogni gesto ne aiuta l'assimilazione e la riproduzione, è indubbio che l'allenarsi prima, durante e dopo la scuola, come nell'ex-Jugoslavia (ma anche in Brasile), produce una gran capacità di tiro. Mentre il grosso bagaglio motorio tipico delle ragazze U.S.A., che hanno a disposizione svariate opportunità d'attività sportiva nell'ambito del mondo scolastico, costi-tuisce una precisa ed utile base sulla quale costruire poi i particolari gesti tec-nici del basket, tra i quali il tiro. Oggi assistiamo all'avanzare di molte nuove realtà nazionali, ma anche qui le ragioni possono essere ricondotte a variabili sociali: la Francia, con il grande inserimento del basket nel mondo della scuo-la, la Spagna e la Grecia con il grosso fenomeno dei campi all'aperto.

Allora quale potrebbe essere una soluzione, per recuperare il gap che oggi ci divide da queste nazioni? Potremmo "copiare" una di queste realtà, ma sia-mo in Italia, non abbiamo né la mentalità slava, né le attrezzature americane; noi ci arrendiamo facilmente davanti alle difficoltà socio/strutturali. Allora, suc-cessiva domanda: è giusto in ogni caso quello che abbiamo fatto fino ad ora, o è giusto andare ad analizzare quello che abbiamo insegnato e, soprattutto, come l'abbiamo insegnato?

3 Lezione tenuta a Riano il 20 marzo 1995.

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Spesso abbiamo predicato bene e razzolato male. Per esempio quante volte diciamo ad una nostra giocatrice: "Non devi tirare! Tira da più vicino! Cambio dopo due tiri errati, ... ".

Io penso che invece dobbiamo sforzarci nel fare di più, provando a curare i particolari tecnici, ma soprattutto non tecnici. Dobbiamo avere la capacità di verificare il nostro processo d'insegnamento, per valutare se lavoriamo in mo-do corretto, se alleniamo e correggiamo facendo si che l'atleta migliori il pro-prio tiro, e se invece alle prime difficoltà siamo noi ad arrenderci, non avendo pazienza.

Le vostre/nostre allieve sono le prime capire se non abbiamo fiducia nelle lo-ro capacità, o se si crede realmente in quello che si propone loro.

La proposta deve essere costante e convincente. Quante volte, purtroppo, diciamo delle nostre giocatrici: "Non hanno la men-

talità delle tiratrici". Ma chi deve crearla questa mentalità, se non noi. Sì, può essere innata, ma può anche essere stimolata, creata. Attenzione, invece, a limitarla se non, addirittura, sopprimerla.

Mentalità (parte psicologica del tiro) Tale concetto racchiude al suo interno i seguenti elementi:

fiducia nel proprio tiro; supporto psicologico del coach, che deve fornire dei rinforzi

positivi, infondendo in loro la giusta fiducia; aiuto tramite corrette indicazioni per migliorare; far capire che è lo spirito di sacrificio che aiuta a costruirsi un buon tiro (vedi gli esempi di giocatori che hanno costruito il lo-ro tiro: Silvester, Kukoc, Dalipagic, Smith); l'esercizio continuo.

Condizione fisico-atletica Questa è la componente del tiro, che quasi mai è trattata, quando invece è

fondamentale, specialmente nelle/nei bambine/bambini. Di fatto poi non ci so-no né campi all'aperto, né c'è un sostanziale sostegno del mondo della scuola che possa aiutare a migliorare le prestazioni fisiche. Ma senza una buona con-dizione atletica generale, senza un buon funzionamento dei sistemi braccia-gambe-piedi-addominali-dorsali, aggiunti ad una buona coordinazione, ben difficilmente potremo avere dei risultati positivi. Le donne specialmente, sia per cultura, sia per mentalità dedicano poco tempo al lavoro atletico in Italia.

Senza questi due aspetti, mentalità e fitness, il risultato ottenibile, sarà sem-pre inferiore al 50% di quello sperato o atteso.

La tecnica Consentitemi una battuta: la tecnica è come una barzelletta, s'impara a

memoria, ma bisogna conoscere, dove, come e quando raccontarla. La selezione del tiro

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La selezione del tiro è una chiara indicazione di rispetto nei confronti della squadra. Tutta la pallacanestro è finalizzata al tiro, si deve sapere il come, il quando e il perché, ma non si deve rinunciare ad un buon tiro. Un tiro mal se-lezionato vanifica tutto il lavoro di squadra, quanto la rinuncia.

Un buon tiro è caratterizzato dalla scelta del tempo e del tipo, sulla base del-la lettura della difesa (nessun recupero difensivo => terzo tempo; recupero di-stante => 2° tempo; recupero vicino => arresto e tiro; recupero davanti ma con spazio => tiro) e dalla copertura a rimbalzo.

Ogni giocatrice deve crearsi opportunità di tiro, o crearle a favore di una compagna. Sarà fondamentale saper giocare senza palla, con una costante e corretta lettura della difesa, un buon uso dello smarcamento e dei blocchi.

Una buona lettura della difesa è fondamentale non solo per chi ha il posses-so della palla, ma anche (se non in maniera maggiore) per chi non ha la palla, quest'ultima, oltre a leggere il comportamento del proprio difensore dovrà leg-gere la difesa sulla compagna con palla.

Vediamo tre esempi: Primo esempio Attaccante senza palla crea spazio

al palleggiatore; sull'aiuto del proprio difensore torna verso la palla, rice-vendola con un angolo di ricezione migliore (diagramma n. 1).

Secondo esempio Attaccante senza palla sull'aiuto del

proprio difensore ricerca l'angolo mi-gliore per ricevere (diagramma n. 2).

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Terzo esempio L'attaccante, che esegue un dai e

vai, deve leggere la situazione e punire l'eventuale aiuto del proprio difensore, migliorando l'angolo di ricezione per eseguire un buon tiro (diagramma n. 3).

La tecnica del tiro La tecnica del tiro si divide in:

tecnica ideale; tecnica applicabile,

e non sempre le due cose possono co-incidere, in quanto ogni persona ha sue sue caratteristiche personali:

lunghezza delle leve; grandezza delle mani; mobilità articolare spalla-polso; capacità coordinative; forza,

caratteristiche che influiscono sull'esecuzione del tiro. Quindi, nell'applicare la tecnica ideale dovremmo usufruire del buon senso, evitando un "irrigidimento" tecnico che potrà andare a discapito del risultato finale. Preferiremo la preci-sione nei confronti della tecnica e dello stile.

Tecnica ideale La presa dal palleggio avverrà dopo un palleggio forte con le mani pronte

per tirare: mano che tira sopra la palla, mano d'appoggio di fianco. La ricezione dal passaggio sarà eseguita con mani vicino al corpo, andando

verso la palla, con un'azione ad "imbuto": la mano che tira porta la palla verso l'alto, facendola scivolare sull'altra.

Il trasporto della palla sarà rapido nella posizione di tiro, evitando di portare la palla stessa davanti alla pancia.

Nell'azione di tiro il corpo dovrà essere nella posizione di massimo equilibrio, con gambe piegate e ben cariche (peso sugli avampiedi), busto leggermente avanzato, e lo sguardo sul cesto. Importante è l'allineamento con il canestro che dovrà partire dalla punta del piede e terminare con il dito indice della mano che tira, passando attraverso il ginocchio ed il gomito.

Per analizzare/correggere la posizione di tiro, e l'equilibrio disponibile, sarà sufficiente che l'allenatore spinga la giocatrice leggermente da dietro e di lato (all'altezza delle spalle).

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La mano che non tira, è usata solo come sostegno e non partecipa alla spin-ta. Il braccio e l'avambraccio devono formare un angolo di 90°; stesso angolo è formato tra polso ed avambraccio.

Con la palla tenuta sopra la testa le dita sono aperte e la palla e appoggiata sui metacarpi ed i polpastrelli, a questo punto indirizzeremo la palla verso il cesto con un movimento finale di frustata (back spin) del polso in modo tale da ammortizzare il tiro, il tutto accompagnato da una spinta che parte dalla punta dell'alluce del piede corrispondente alla mano che tira, trasferendosi in seguito alle gambe/busto/braccia/avambraccio, per finire ai polpastrelli che la imprimo-no alla palla.

La posizione finale delle braccia e delle gambe deve essere di massima e-stensione con il busto eretto.

Mirare Qui esistono molte versioni soggettive: chi mirerà al primo ferro, chi il se-

condo, ritengo che questo sia molto soggettivo, ogni ragazza mirerà un suo punto preferito.

Una serie d'esercizi per la tecnica ideale deve basarsi su una: successione didattica dalla presa seduti, più tiro alla compa-

gna; successione in piedi davanti a canestro, tiro vicino/lontano/una

mano/tre dita/due mani/con gambe/senza uso delle gam-be/in piedi/seduta/saltelli per l'equilibrio-coordinazione/presa-ricezione.

Ci sono vari tipi di tiro, che mantengono le caratteristiche prima descritte va-riando solo l'approccio o la fase finale:

tiro in corsa (presa e ricezione); tiro piazzato; tiro in sospensione; tiri speciali libero

gancio uncino o semigancio sottomano;

tiro in elevazione. La metodologia applicata nell'insegnare il tiro sarà:

globale-analitica-globale. Si dovrà ricordare sempre che:

tecnica, solo schema motorio; quantità, mantenere un movimento corretto; resistenza, non deve intaccare la tecnica; stress, % adeguate alla giocatrice/tempo graduali aumenti.

Le correzioni dovranno basarsi su: come, dove e quando;

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prima osservare poi dare indicazioni; assenza di fretta; rafforzare con % (molta attenzione); analizzare insieme filmati per concretizzare-interiorizzare; insegnare ad autocorreggersi; rinforzi psicologici positivi.

In conclusione possiamo affermare che ci sono delle caratteristiche e capa-cità comuni che devono essere rispettate in qualsiasi tipo di tiro, e che dob-biamo sempre tenere presente :

psicologia, fiducia, convinzione, coraggio e mentalità; buone scelte; saper giocare senza palla; equilibrio, forza muscolare, capacità coordinative; meccanica del tiro; velocità del tiro.

E' più facile limitare che insegnare.

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����������������� Il tiro e la sua didattica4

Vorrei parlare del tiro non in generale ma attraverso una progressione didat-tica di esercizi, una progressione che partendo dal facile per arrivare al difficile, conservi un contesto "semplice".

Il tiro è il fondamentale più affascinante ed importante, ma troppo spesso dimenticato; al tiro viene dedicata poca attenzione e poco tempo, preferendo insegnare altri aspetti della pallacanestro.

Mentre un movimento d'attacco è, a mio giudizio, efficace solo se conduce ad un tiro positivo, in libertà.

Il nostro obiettivo, come istruttori, non è quello di formare dei tiratori (qui il talento personale è determinante) ma dare la possibilità a tutti di fare canestro se vengono "sfidati" dalla difesa. Troppo spesso i giocatori non tirano, quando sono lasciati liberi, subendo l'atteggiamento difensivo e perdendo di iniziativa. Inoltre, nella pallacanestro attuale, dove si tende a formare dei giocatori uni-versali non specializzati, è importante fornire ciascun giocatore di un tiro "rea-le".

Aspetti importanti nell'insegnare il gesto del tiro sono: la precisione, la cura dei particolari, le correzioni continue affinché il tiro venga eseguito come vo-gliamo noi, verificando continuamente che si lavori nel modo giusto.

In modo frequente, davanti ad un qualsiasi errore ci si altera, evitando inve-ce di confrontarsi con il ragazzo, unico modo per iniziare a risolvere il proble-ma.

La precisione nell'insegnamento della tecnica deve sì essere adattata alle caratteristiche personale del giovane (non si deve inibirlo), ma dovrà sempre tenere una guida tecnica precisa, si dovranno avere dei modelli di riferimento, dei punti fermi.

Altro aspetto importate è il privilegiare l'equilibrio nell'esecuzione del tiro: senza equilibrio non ci sarà un buon tiro. Troppo spesso si consente di tirare a velocità elevata, a discapito della precisione e dell'equilibrio dimenticandosi, come appena detto, che per prima cosa viene la padronanza del gesto, che scaturisce dall'equilibrio, e poi l'incremento della velocità di esecuzione.

Due parole sulla tecnica del tiro da fermo: la posizione del corpo deve esse-re con i piedi entrambi rivolti verso il cesto, e larghi all'incirca quanto la lar-ghezza delle spalle (una comoda base di lancio). Il piede corrispondente alla mano che tira sarà leggermente avanzato rispetto all'altro, le gambe saranno piegate ed il busto sarà leggermente in avanti.

La presa della palla vedrà la mano che tira naturalmente posta sulla palla (ne estesa, ne chiusa), risolvendo così il problema del palmo della mano. Mol-to volte per evitare di "palmare" la palla, i ragazzi vengono portati a tenere la palla con la punta della dita, perdendo di sensibilità. L'indice ed il pollice forme-ranno una "V", la palla non andrà afferrata, aprendo troppo il pollice rispetto 4Lezione a tenuta a Bologna il 3 marzo 1995

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all'indice. La mano d'appoggio non dovrà interferire sull'azione di tiro, in special modo su quella conclusiva di rilascio. I pollici delle due mani formeranno sulla palla la classica "T". La palla verrà posizionata sulla testa prima del tiro, gli angoli del gomito e del polso saranno all'incirca di 90°, in modo tale da poter dare la giusta spinta e il giusto back spin. L'indice sarà allineato con l'occhio corrispondente (mano destra che tira, palla allineata all'occhio destro). Da questa posizione dovrà esserci l'allineamento classico: piede, gomito, ... .

A questo punto la tecnica del tiro dovrà essere adattata, personalizzata al singolo giocatore, non si può pretendere che ciascuno abbia la medesima po-sizione di tiro. Si veda molto banalmente il caso di chi abbia mani grandi, con la conseguente difficoltà a conservare la posizione a "T" dei pollici. In questo caso andrà privilegiata la mano che tira, mentre l'altra sarà leggermente più chiusa. Altro esempio è chi ha spalle larghe, caratteristica che impedisce un "perfetto" allineamento del gomito, che risulterà invece leggermente spostato verso l'esterno (si veda un caso per tutti: Larry Bird). Quello che è veramente importante non è l'inizio del fondamentale ma la sua conclusione, quindi quella che va analizzata ed eventualmente corretta è la posizione finale del tiro: giu-sta distensione delle braccia, polso piegato verso il basso, indice verso il cesto, .. .

Inoltre andrà verificata la giusta esecuzione di tutto quello che deve accade-re tra la posizione iniziale e quella finale: le modalità delle rapide successioni di rilascio degli angoli creati con la posizione di tiro: caviglie, ginocchia, anche, gomito e polso. Ricordare al ragazzo che è tutto il corpo che spinge la palla verso il canestro in modo uniforme.

Errore comune, soprattutto a livello giovanile, è l'eccessivo uso della spinta della schiena.

Vediamo ora dei semplici esercizi per lavorare subito sulla posizione di tiro da fermi.

Esercizio n. 1 Verticale Giocatori sparsi sul campo ciascuno con la palla in mano ed in posizione di

tiro. Si eseguono dei tiri della palla in alto, sulla verticale e non verso il cesto. Andrà verificata la giusta distensione del braccio e del polso (la frustata), inol-tre si verificherà il giusto allineamento.

Esercizio n. 2 Tiro ad una mano Obiettivo dell'esercizio è quello di eliminare l'errato utilizzo della schiena

(dorsali) nell'esecuzione del tiro. Giocatori disposti a 3/4 metri dal cesto su una o più file, ciascuno con un

pallone in mano. Palla prima afferrata con due mani, poi si stacca la mano d'appoggio, lasciandola cadere lungo il corpo, ed infine si tira al cesto.

Come variante si può lavorare a coppie, con uno dei due ragazzi che passa la palla all'altro.

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A questo punto si può iniziare a lavorare con entrambe le mani sulla palla, analizzando il corretto uso della mano d'appoggio, che non deve interferire nel-la fase finale del tiro.

Per esempio si può operare in questo modo: entrambe le mani sulla palla, si stacca la mano d'appoggio, la si riporta sulla

palla e si tira. Come variante a questo lavoro si può, prima di tirare, lasciare cadere la pal-

la al suolo, fra i piedi, recuperarla, assumendo la corretta posizione fondamen-tale e la giusta presa della palla per poi tirare.

La metodologia è quella di aggiungere un particolare alla volta: pochi con-

cetti che si sommano progressivamente così da mantenere alta la concentra-zione.

Il tiro è un movimento complesso, e risulta difficile, se non pericoloso, inter-venire su tre, quattro particolari contemporaneamente.

Non si può prendere un bambino, all'inizio della sua storia cestistica, e riem-pirlo di tutte le nozioni riguardanti il tiro. Lavoriamo prima sugli aspetti globali del movimento, sul suo insieme, poi interverremmo sui particolari per perfezio-nare.

Esercizio n.3 Con i ragazzi posizionati come nell'esercizio n. 2, senza palla e con la gam-

ba corrispondente alla mano che tira leggermente dietro all'altra. L'allenatore passa la palla al primo della fila, posto davanti a lui e mentre la palla è in volo il ragazzo porta la gamba arretrata in avanti, tenendo per tutto il movimento il bacino basso. Ricevuta la palla tira.

L'acquisizione corretta di questo movimento ci tornerà utile quando lavore-remo sul tiro in movimento.

Ricordarsi sempre di utilizzare esercizi semplici, affinché la concentrazione sia tutta sul gesto del tiro e non sull'esercizio, evitare esercizi coreografici.

Sulla capacità di stabilire e mantenere un buon equilibrio devono essere chiari al ragazzo quattro punti:

andare incontro alla palla con un conseguente arresto a due o ad un tempo; sulla ricezione piegare la gamba arretrata, portando il baricentro basso; i piedi dovranno essere puntati verso il cesto, rullando sul pie-de avanzato (tacco-punta); il piede arretrato verrà piegato solo sull'avampiede e serve solo per spingere. Alla fine del salto si deve ricadere il più vicino pos-sibile al punto di stacco (salto in verticale).

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Esercizio n. 4 Giocatori disposti come nel dia-

gramma n. 1; i primi delle file ese-guono due saltelli laterali verso de-stra, per poi tirare. Lo spostamento laterale, provocato prima del tiro, ci consente di lavorare sul cambio d'i-nerzia: spostamento laterale-tiro.

Il lavoro può essere variato par-tendo con palla su un lato e poi alza-ta per il tiro.

Ulteriori varianti possono essere le

seguenti:

• un salto verticale forte e poi tiro; • salti andando a sinistra; • un primo salto a destra ed un secondo a sinistra (o viceversa); • un salto in avanti e uno indietro (qui si lavora sulla corretta posi-

zione delle spalle). (Ovviamente i salti non dovranno essere lunghi)

Esercizio n. 5 Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 2; i ragazzi eseguono auto passaggio, ricezione e tiro. Qui viene aggiunta, rispetto all'esercizio prece-dente, solo la presa della palla: stare bassi e mani pronte!

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Esercizio n. 6 Tiro in continuità Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 3; tutti con un pallone tranne 1.

1 taglia verso 2, riceve all'altezza del tiro libero e tira, 2 taglia verso 3, riceve e tira: continuità.

In questo esercizio il piccolo passo avanti consiste nel ricevere un pas-saggio in movimento e contempora-neamente fronteggiare il cesto.

Tre sono gli aspetti salienti: stare bassi; mentre ricevo devo già

giocare per il cesto; velocità e distanza maggiore rispetto al lavoro precedente, con

palla da controllare, quindi il salto verso la palla verrà eseguito in condizioni più difficili rispetto a prima (controllare il lavoro dei piedi).

Inoltre verifichiamo il corretto lavoro della spalla interna, che deve andare

verso il cesto. Esercizio n. 7 Maravich Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 4; tre giocatori e due pal-loni, con 3 che tira in continuità, alter-nando due tipi di arresti diversi: verso sinistra e verso destra, e con angoli diversi di passaggio. Inoltre si lavora sulla collaborazione tiratore-passatore per la realizzazione di un buon tiro. Chiederemo quindi al pas-satore di passare la palla in due modi diversi: sul primo passaggio (a), con il compagno vicino al gomito della lu-netta, un passaggio due mani latera-le, ed il successivo (b) due mani sopra la testa.

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Esercizio n. 8 Tiro in continuità dall'angolo Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 5; come nell'esercizio n. 6, con la differenza che si finta di andare verso la palla per poi tagliare in allon-tanamento verso l'angolo opposto alla palla, dove si riceve e si tira. Ancora una volta ricordare ai ragazzi di posi-zionarsi con i piedi sotto la linea della palla e le spalle poste sotto tale linea, per avere contemporaneamente equi-librio e buona spinta.

Esercizio n. 9 Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 6; 1 passa a 2, si allonta-na verso l'altro quarto di campo, per poi interrompere il movimento, cam-biare velocità e direzione, ricevere palla da 2 all'altezza della linea di tiro libero e tirare. Di nuovo un movimen-to reale che precede il tiro; inoltre si dovrà curare il tempo del passaggio che deve essere coincidente con la spinta della gamba esterna del com-pagno, nel momento del suo cambio di direzione (preferisco che l'arresto prima del tiro sia a due tempi).

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Esercizio n. 10 Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 7; 3 esegue un movimento di smarcamento, esce sfiorando la sedia, riceve e tira. Qui la difficoltà aggiuntiva sta nell'angolo di passag-gio più acuto rispetto al precedente.

Parliamo adesso del tiro eseguito in movimento dopo il recupero del palleg-

gio. L'arresto che preferisco è a due tempi: primo tempo piede interno, secon-do tempo piede esterno, con il baricentro basso e costantemente alla stessa altezza. La presa della palla cambia rispetto alle azioni precedenti, che scaturi-vano da un passaggio di un compagno. Se si palleggia da sinistra verso de-stra, sarà la mano destra che recupera la palla che proviene dal terreno (infor-care la palla con le dita rivolte in avanti, verso il cesto) l'inverso se si palleggia da destra verso sinistra.

Esercizio n. 11 Giocatori disposti come da dia-

gramma n. 8; al segnale i giocatori eseguono partenza incrociata (un pal-leggio da sinistra verso destra) recu-perano la palla e tirano (si ruota in senso orario).

Su questa base si può variare la distanza, le rotazioni (prima fisse, poi solo dopo un cesto, ..), ... .

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Esercizio n. 12 Giocatori disposti come da diagramma n. 9 ; 1 lancia la palla davanti la se-

dia, la recupera ed esegue partenza incrociata a destra o a sinistra, un palleg-gio e tiro.

Var. partenza con giocatori disposti

lateralmente alla sedia. Var. si esegue partenza diretta. Esercizio n. 13 Giocatori disposti come da diagramma n. 10; si conclude con arresto a due

tempi e tiro. Aumentano in questo esercizio il numero dei palleggi, dove l'ultimo dovrà essere corto e forte.

Si deve trovare il tempo per lavorare con gruppi limitati di ragazzi sul campo

per avere poca confusione, così da potersi concentrare meglio di volta in volta su un singolo ragazzo il più possibile..

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������������������������������� Fondamentali individuali d'attacco con la palla

Il tiro è un fondamentale fin troppo trascurato. Gli allenatori spesso si preoc-cupano di tutto quello che accade prima: la difesa da affrontare, lo schema da eseguire (..., cioè tutto quello che consente l'esecuzione di un tiro senza inter-ferenze della difesa) considerando poco l'importanza dell'atteggiamento men-tale e della tecnica di tiro. Questo soprattutto a livello giovanile. Il tiro è l'aspetto della pallacanestro più gratificante per chi gioca.

Su questo fondamentale e sul suo insegnamento esistono molte idee ma al-la fine tutto si riduce alle percentuali di realizzazione che si è in grado di espri-mere. Quindi più che preoccuparsi di come stiamo eseguendo lo schema xy, bisogna concentrarsi sull'obbiettivo finale: tirare e fare canestro, altrimenti an-dare decisi a rimbalzo.

Per prima cosa analizziamo la tecnica e la mentalità di tiro, poi andiamo a vedere se le azioni di attacco sono risultate "belle" o "bene eseguite". Un tiro segnato fa diventare valido ogni schema di gioco.

Costruzione del tiro A livello giovanile il primo obbiettivo è di avere un cammino teorico di inse-

gnamento, ma poi questo va adattato di volta in volta alle caratteristiche per-sonali del giocatore.

P.Es.: Troppe volte si insiste con i giovani nel non poggiare la palla sul palmo della mano. Avviene così che la palla viene controllata solo dalla punta delle dita e non dai polpastrelli, con il risultato di portare troppo avanti il pallone, perdendo la padronanza della presa.

La presa del pallone

Nella didattica classica si parla della posizione a " T " tra le due mani ed i due pollici, ma se si hanno mani grandi, risulta difficile assumere questa posi-zione sulla palla. Per ottenere questo si dovrà chiudere leggermente la mano sinistra (se chi tira è destro o viceversa se è mancino), conservando la mano che tira "grande" sul pallone.

Quindi si privilegi la mano che tira a discapito di quella di appoggio che do-

vrà sostenere il pallone.

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L'allineamento Collegata alla presa c'è la posizione del gomito, la classica posizione di alli-

neamento: indice, polso, gomito, punta del piede a canestro. Anche qui ci saranno giocatori che per mettere in linea la mano guida, do-

vranno "aprire" il gomito, è il caso di atleti con le spalle larghe. Allora sarà importante analizzare non tanto e solo la posizione di partenza

nell'esecuzione del tiro ma soprattutto la conclusione dello stesso, verificando il completo rilascio della palla dalle dita e la posizione di allineamento verso il canestro dopo il rilascio della palla.

Occhi nel canestro Pete Newell nel parlare del tiro dice:

" Tirare a canestro è come sparare con un cannone.” Per sparare un colpo e colpire un bersaglio si deve calcolare, con l'aiuto di

un computer, la distanza, la parabola, la direzione e la forza da imprimere al proiettile.

Per tirare il giocatore deve con gli occhi la posizione del canestro per poi, come fa il puntatore di un cannone, quindi il cervello comanderà i muscoli per lanciare la palla alla giusta distanza, le gambe imprimeranno la forza necessa-ria, la mano di tiro la parabola giusta e la mano guida controllerà che la dire-zione sia quella giusta."

"Tirare con gli occhi": una volta acquisita una meccanica di tiro ciò che diffe-renzia ogni tiro sono distanza, direzione e parabola. Questi parametri sono re-golati dal cervello attraverso gli occhi.

Quando si insegna la tecnica del tiro è giusto fare concentrare i giocatori sui singoli movimenti, ma una volta iniziato ad automatizzare il gesto, quando ci si esercita a tirare, l'attenzione deve essere tutta sul canestro, gli occhi devono governare il tiro attraverso il cervello. Per correggere il giocatore l'allenatore dovrà stimolarlo a riconoscere (dopo) ciò che è successo nel suo tiro. Definito un aspetto della tecnica di tiro da cor-reggere si potrà chiedere al giocatore di concentrarsi su quel particolare. Dopo averlo fatto tirare verificheremo se quel particolare è stato eseguito corretta-mente. Le correzioni dovranno avvenire sempre dopo, non durante il tiro, cer-cando di sviluppare al massimo la propiocezione, ovvero la capacità di sentire l'errore.

Non cercare di correggere più di una cosa alla volta. Una buona regola è controllare:

• l'appoggio dei piedi; • la fluidità generale del tiro (aldilà della teorica tecnica di tiro); • il rilascio della palla: tutta la forza è nel pallone, non vi sono ten-

sioni muscolari nel corpo. Spesso un tiro non ortodosso tecnicamente ma che risponde a queste tre

regole è comunque efficace.

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Altre due cose importanti per aiutare i giocatori a tirare bene, si sintetizzano in una sola domanda che possiamo fare loro:

Quando tiri fai fatica ?

Se fanno fatica quando tirano è perché non riescono ad associare tutte le

spinte (piedi, gambe, ...), presenti nell'esecuzione di un tiro. In questo caso cercheranno di compensare questo loro limite utilizzando il dorso, irrigidendosi eccessivamente, "facendo fatica".

La soluzione sarà: • pallone vicino al corpo, posizionando i piedi sotto il tiro (piedi

sotto la palla). E’ una banale legge fisica: quando il pallone è lontano dal corpo si è costretti a spingere di più;

• portare la palla sopra gli occhi (non fermandola troppo bassa), o ancor peggio, portando le spalle dietro, lavorando, quindi solo con i muscoli dorsali e/o lombari.

E' nel momento della ricezione e dell'arresto che vanno curati questi dettagli.

Cerchiamo di fare capire attraverso il miglioramento dei risultati, che "facendo meno fatica", aumenta la precisione del tiro e la distanza da cui si riesce a tira-re.

E' importante sottolineare l'importanza dell'individualizzazione del tiro, cia-scuno deve trovare un suo equilibrio, in particolare devono essere osservati i seguenti punti:

1. inizio del tiro: l'equilibrio generale, in particolare la posizione dei

piedi; 2. fluidità del movimento, ciascuno deve trovare una sua coordina-

zione; 3. chiusura del tiro: il rilascio del pallone, gli arti devono scaricare

tutta la forza nella palla, occhi nel canestro.

IL TIRO DA FERMO La meccanica del tiro

La preparazione del tiro: 1. occhi nel canestro; 2. piedi larghi almeno quanto le spalle, rivolti a canestro; 3. ginocchia e caviglie piegate; 4. mano di tiro dietro la palla; 5. mano guida laterale; 6. spalle rilassate; 7. gomito dentro; 8. palla tra orecchio e spalla.

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L'esecuzione del tiro: 1. occhi nel canestro; 2. distendere gambe, schiena, spalle; 3. distensione del braccio; 4. flettere il braccio ed il polso; 5. rilasciare il pallone con l'indice; 6. la mano guida è sulla palla fino al suo rilascio; 7. ritmo continuo.

Chiusura del tiro

1. occhi nel canestro; 2. braccia distese; 3. mano di tiro a canestro; 4. mano guida alta, rivolta verso l'interno.

Questa è la descrizione della meccanica del tiro, ma è bene sottolineare,

ancora una volta che questo è un modello teorico che noi dobbiamo avere nel-la nostra testa, non un teorema da fare applicare ai nostri giocatori.

Insegnare un tiro è come confezionare un vestito su misura. Il vestito si compone di una giacca e di un pantalone, ma dovremo adattarlo alla taglia ed al gusto del singolo. Così il tiro ha una sua meccanica che dovrà essere adat-tata alle capacità fisico - atletiche ed alle capacità mentali di ciascun giocatore. ERRORI CORREZIONI 1. Il tiro è corto. 1. Le cause per cui un tiro è corto pos-

sono essere: non usare le gambe, non chiudere il tiro o un ritmo lento o discon-tinuo.

2. Il tiro è lungo. 2. Il braccio non si estende vs l'alto per cui il tiro esce piatto; le spalle restano dietro, rilassarle facendo seguire il tiro.

3. Il tiro esce alternativamente lungo o corto.

3. Non si ha una consistente completa estensione del gomito: lavorare sulla completa chiusura del tiro.

4. Il tiro esce vs destra. 4. Controllare la posizione fronte a ca-nestro del corpo; la posizione della palla è centrale con il gomito fuori.

5. Il tiro esce vs sinistra. 5. Controllare la posizione del corpo fronte a canestro. La mano guida non resta alta al momento del rilascio della palla provocando una rotazione del cor-po, controllare che la mano resti alta fino al completo rilascio della palla.

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6. Il tiro non è preciso è lungo, corto, esce a destra o a sinistra senza conti-nuità.

6. Probabilmente viene abbassata la palla, o portata dietro la testa spingendo il tiro con le braccia senza usare le gambe e senza chiudere bene il tiro con le braccia. Curare la coordinazione della spinta delle gambe, la posizione della palla in partenza e una completa chiusu-ra del tiro.

7. Il tiro gira sul ferro ed esce. 7. La presa della mano di tiro sul pallone è laterale, provocando una rotazione laterale della palla nel tiro, con il rilascio della palla sull'anulare. Controllare la corretta posizione a "T" delle mani sul pallone ed il rilascio con l'indice.

8. La meccanica appare corretta ma il tiro non è preciso e senza controllo.

8. Il pallone probabilmente è appoggiato sul palmo della mano, correggere la po-sizione controllando la palla con i polpa-strelli.

9. La meccanica è corretta ma il tiro non è preciso.

9. Controllare che durante il tiro l'atten-zione sia concentrata sul canestro e lo sguardo non segua la palla.

10. Durante le correzioni, il tiro perde di fluidità e pur migliorando nella meccani-ca non è preciso.

10. Insistere con il giocatore perché resti concentrato sull'obbiettivo, "tirare con gli occhi", senza cercare di controllare ra-zionalmente tutte le fasi del tiro.

TIRO IN SOSPENSIONE E' molto importante seguire una corretta metodologia d'insegnamento del ti-

ro, attraverso le varie fasi dell'apprendimento e dello sviluppo fisico dei gioca-tori.

Il tiro va insegnato inizialmente da fermi, facendo eseguire il movimento con una naturale spinta degli arti inferiori che si concluderà con un piccolo rilascio dei piedi dal terreno. Non è naturale un movimento di spinta che mantenga i piedi ancorati al suolo, se non in situazione di tipo strettamente didattica, è più spontaneo che un gesto di lancio verso il canestro sia eseguito accompagnan-do con tutto il corpo la palla verso l'alto.

In una seconda fase si potrà lavorare sul tiro in elevazione. Questo tiro si ef-

fettua saltando e rilasciando il pallone "mentre si salta". Richiede che la tecnica di tiro sia stata acquisita nelle sue linee generali. E'

un tiro che richiede maggiore controllo del corpo visto che la forza di spinta delle gambe è maggiore.

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Preparazione del tiro:

1. occhi nel canestro; 2. piedi nel canestro; 3. posizione di equilibrio; 4. pallone tra orecchio e spalla; 5. piede omologo alla mano di tiro leggermente avanzato.

Esecuzione del tiro:

1. saltare senza forzare sulle gambe, tirando mentre si spinge; 2. ritmo continuo; 3. sviluppo sequenziale della forza dalle gambe, alla schiena alle spalle; 4. distendere il braccio; 5. flettere il braccio ed il polso in avanti; 6. rilasciare con l'indice; 7. accompagnare con la mano guida fino al rilascio della palla.

Chiusura del movimento

1. tenere gli occhi nel canestro; 2. braccia distese; 3. il palmo della mano di tiro rivolta verso il basso; 4. il palmo della mano guida rivolto verso l'interno; 5. atterrare in equilibrio.

Una volta automatizzato il tiro ed essendo in possesso delle qualità fisiche

necessarie ( forza e coordinazione ), si può insegnare il tiro in sospensione. Troppo spesso il tiro in sospensione viene insegnato a giocatori che non hanno né la tecnica né la forza per eseguirlo: questo è un grave errore che comporta gravi conseguenze sullo sviluppo del giocatore. Il giocatore acquisisce dei di-fetti nella tecnica, perde fiducia nel suo tiro, e diventa molto difficile corregger-lo.

La tecnica del tiro in sospensione è analoga a quella del tiro in elevazione con la differenza che la spinta delle gambe è massima e la palla viene rilascia-ta nel punto più alto del salto: salto e poi tiro.

TIRO IN CORSA E' il tiro ravvicinato usato per concludere un'azione di contropiede, di taglio o

di penetrazione a canestro. E' possibile eseguirlo sia dal palleggio che da una ricezione di un passaggio. Nella didattica di questo tiro è possibile insegnarlo sia in modo analitico che globale.

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E' importante concentrare l'attenzione su alcuni punti:

1. controllo del corpo e della palla nel movimento, fluidità del movimento; 2. controllo degli appoggi preparatori al tiro: - il primo appoggio è sul piede omologo alla mano di tiro - la spinta è in avanti - il secondo appoggio è sul piede opposto alla mano di tiro - l'appoggio è una rullata, tallone - avampiede - la spinta dell'avampiede è verso l'alto; 3. stacco verso l'alto (non in avanti) con spinta della gamba e del ginoc-chio omologo alla mano di tiro; 4. il pallone viene tenuto fermo, protetto vicino al corpo durante il movi-mento e portato verso l'alto sull'ultimo passo; 5. rilascio della mano di tiro nel punto più alto del salto; 6. la mano di guida accompagna fino in fondo la palla; 7. ricadere in equilibrio, facendo attenzione a non ricadere troppo in a-vanti.

ERRORI CORREZIONI 1. Difficoltà a staccare verso l'alto nell'ul-timo appoggio.

2. Accorciare il passo precedente all'ul-timo appoggio, spingere verso l'alto il ginocchio alzando contemporaneamente la palla per tirare.

2. Perdita di controllo della palla durante l'avvicinamento a canestro.

2. Tenere fermo il pallone protetto vicino al corpo, fino al momento di portarlo verso il canestro.

3. Perdita del controllo del pallone al momento del tiro, con la mano guida che non accompagna il tiro.

3. Levare la mano guida al momento del rilascio della palla.

4. La palla tocca il tabellone male ed il pallone esce.

4. Lasciare il pallone alto sul tabellone in modo che il pallone cada nel canestro.

5. Successivamente al tiro si ricade in avanti fuori controllo.

5. Staccare verso l'alto ricadendo in e-quilibrio, il più vicino possibile al punto di stacco pronti a rigiocare la palla.

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Uso del tabellone Imparare ad utilizzare il tiro "appoggiato" al tabellone e imparare a procurar-

si questo tipo di tiro può essere molto importante per ottenere un incremento immediato della percentuale di realizzazione, soprattutto da parte dei giocatori meno precisi.

Insistere con i giocatori ad usare il tabellone nei tiri da due punti scoccati a circa 45° rispetto al canestro, sul lato.

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���������� Falli sull’atto di tiro

Per giudicare quando un giocatore subisce un fallo personale sul tentativo di realizzare un canestro su azione si devono tenere presenti i criteri espressi nel Regolamento Tecnico.

E’ opportuno, quindi, in via preliminare, tentare di spiegare, il più semplice-mente possibile, come si definisce un atto di tiro, il suo inizio, la sua fine e co-me si considera un giocatore in atto di tiro.

Tiro: lanciare la palla verso il canestro dopo che un giocatore è entrato nel controllo della palla (ponendo saldamente una o due mani sulla palla).

Schiacciata: tentare di far entrare la palla in canestro direttamente dall’alto (e quindi senza parabola ascendente) senza lasciarla.

Tap in: tentare di indirizzare la palla in canestro colpendola, generalmente con una mano, per correggere un tiro sbagliato.

Si considera un giocatore in atto di tiro quando, dopo aver acquisito il con-trollo della palla, inizia un tentativo così come precedentemente detto.

Si chiarisce che il tap-in, pur non prevedendo il controllo della palla, è assi-milato ad un tiro o ad una schiacciata. In buona sostanza, per rendere più chiaro quando un giocatore è in atto di tiro si debbono tenere presenti i se-guenti criteri:

• un tiro inizia quando: un giocatore detiene saldamente la palla con una o entrambe le mani; le mani tendono verso l’alto.

• un atto di tiro termina quando la palla si stacca dalle mani del giocato-

re-tiratore.

Passiamo adesso a descrivere le diverse situazioni di tiro: da fermo giocatore con entrambi i piedi a contatto con il terreno

inizio del tiro - controllo della palla, le mani verso l’alto con la chia-ra intenzione di tirare; fine del tiro - la palla si stacca dalle mani;

in aria giocatore con entrambi i piedi staccati dal terreno

inizio del tiro - controllo della palla - le mani verso l’alto fine del tiro - quando il giocatore dopo aver lasciato la palla ripren-de il suo naturale equilibrio sul terreno e cioè pone nuovamente a contatto con il suolo entrambi i piedi;

in movimento tiro in corsa inizio del tiro - controllo della palla - le mani verso l’alto fine del tiro - la palla si stacca dalle mani.

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Pertanto si ha un fallo sul tiro quando il contatto fisico illegale si verifica su

un giocatore che si trova nelle condizioni di cui sopra. Movimento continuo Costituisce la grande particolarità del nostro gioco, che consente ad un gio-

catore di tentare di realizzare un canestro anche dopo il fischio dell’arbitro. Si ha quando un attaccante con la palla subisce un fallo dopo aver iniziato un atto di tiro e continua senza interromperlo anche dopo il fischio dell’arbitro. Per la valutazione della continuità i criteri da tenere presente sono sempre gli stessi:

• la palla saldamente nella mano (o nelle mani) del giocatore; • in generale le braccia tendono verso l’alto; • non vi è nessuna correlazione tra il movimento del piedi e l’azione

stessa.

E’ possibile, in qualche caso, che a seguito del contatto falloso l’attaccante sia o nella impossibilità di continuare nell’azione di tiro o che le sue braccia (o mani) non siano proiettate verso l’alto ed anche qualche volta che l’attaccante perda la palla. In questi casi, generalmente, aiuta la lettura del gioco e delle situazioni che si determinano. In generale si valuta come compiuto l’atto di tiro.

I contatti fallosi più frequenti sul tiratore sono: • colpire il braccio che tira nel tentativo di ostacolare il tiro, abbassando

le mani; • spingere con il corpo per porre fuori equilibrio il tiratore; • spingere con le braccia; • saltare in avanti o lateralmente e provocare il contatto; • camminare sotto il tiratore mentre questi è in aria.

Stoppata Azione difensiva di grande spettacolarità dove i criteri da osservare, gene-

ralmente sono: • toccare la palla e dopo entrare in contatto fisico => nessun fallo; • toccare la palla e contemporaneamente entrare in contatto fisico con il

tiratore, si deve valutare il contatto => generalmente nessun fallo; • prima entrare in contatto fisico e poi toccare la palla => fallo persona-

le. Si ricorda, infine, che toccare la mano che è a contatto con la palla non è un

fallo anche nell’atto di tiro. Sanzioni per fallo sul tiro Fallo normale

• la palla va a canestro => canestro valido da due o tre punti più un tiro libero aggiuntivo.

• la palla non va a canestro => due o tre tiri liberi.

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Fallo antisportivo o squalificante

• la palla va a canestro => canestro valido da due o tre punti più un tiro libero aggiuntivo più il possesso della palla.

• la palla non va a canestro => due o tre tiri liberi più il possesso della palla.

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�� ��������� Emergenza in campo: la rianimazione cardio-respiratoria

La legge italiana sulla tutela sanitaria delle attività sportive ci colloca fra le

nazioni più avanzate nello studio della medicina dello sport e nella prevenzione di malattie conseguenti ad attività sportive. Malgrado ciò abbiamo assistito in questi ultimi tempi a casi di “morte improvvisa” sui campi di gara di giovani at-leti che non avevano mai sofferto, apparentemente, di nessuna malattia grave.

Quasi sempre, in questi casi, le cause possono derivare o da anomalie con-genite silenti o da malattie trascurate o passate inosservate a causa della lie-ve sintomatologia presentata; diventa essenziale, quindi, la presenza del me-dico o di un soccorritore preparato a bordo campo.

Preparazione ed esperienza sono i due cardini su cui poggia l’emergenza cardio-respiratoria; diventa necessario che anche persone non medici cono-scano la procedura più semplice di intervento di rianimazione cardio-respiratoria.

Tali procedure possono essere effettuate ovunque e da chiunque purché abbia una conoscenza ed una qualche esperienza su come intervenire; prepa-razione, esperienza, freddezza e tempestività sono essenziali per poter salvare una vita. La diagnosi di “arresto cardio-circolatorio” si basa sul riconoscimento di alcuni sintomi facilmente riconoscibili:

• perdita di coscienza; • assenza del polso carotideo o femorale; • apnea; • cianosi; • midriasi.

In presenza di paziente con arresto cardio respiratorio occorre procedere

seguendo dei tempi d’intervento prestabiliti: • assicurare la pervietà delle vie respiratorie. Il paziente dovrà stare su un

piano rigido, in posizione supina, con il capo iperesteso, la mandibola ri-volta in alto ed in avanti per evitare la caduta della lingua all’indietro (cfr. figure 1-2 pag. 44);

• respirazione artificiale, fra tutte le metodiche di respirazione assistita, la più efficace è la tecnica di respirazione bocca a bocca. Il soccorritore de-ve fare aderire, dopo una profonda inspirazione, la propria bocca sulla bocca del paziente, espirare energicamente chiudendo le narici dell’infortunato con una mano e controllare che il torace si espanda (cfr. figure 3-4 pag. 44). La frequenza respiratoria dovrà essere di 10-15 atti al minuto.

• assistenza circolatoria: iniziare sempre il massaggio cardiaco contempo-raneamente alla respirazione bocca a bocca. Prima di iniziare il massag-gio cardiaco colpie due o tre volte il precordio con un pugno chiuso (cfr. figura 5 pag. 45); qualche volta si può con questa semplice manovra ave-

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re un ripristino di un’attività cardiaca valida. Qualora questa manovra non abbia successo si inizia subito il massaggio cardiaco (cfr. figura 6 pag. 45). Si pone il palmo della mano destra sul terzo inferiore dello sterno con la mano sinistra posta sopra, a braccia estese; comprimere ritmicamente con una frequenza di 60 al minuto. La pressione esercitata deve fare ab-bassare la sterno di 4-5 cm per poter determinare una compressione car-diaca. Sollevare, quindi, bruscamente le mani onde permettere l’espansione toracica.

Come abbiamo prima detto, il massaggio cardiaco deve sempre essere as-

sociato alla respirazione artificiale bocca a bocca alternando 15 compressioni cardiache a 2 atti respiratori. E’ necessario che tali manovre vengano continua-te fino alla ripresa dell’attività cardiaca che si potrà evidenziare con il ritorno del polso carotideo o femorale e con la comparsa dei movimenti respiratori.

Solo a questo punto si potrà pensare ad un trasferimento in ambiente ospedaliero, dove si inizierà una terapia farmacologica.

L’attuale diffusione di malattie infettive (epatiti, AIDS, .. ) potrebbe dissuade-

re qualche soccorritore dall’intraprendere la respirazione bocca a bocca; esi-stono a questo riguardo dei prodotti in commercio (mascherine tascabili con valvola unidirezionale) che salvaguardando il soccorritore da eventuali contagi, permettono una buona assistenza respiratoria.

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Figura 1 Figura 2 Figura 3 Figura 4

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Figura 5 Figura 6

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Nei mesi di aprile e maggio la Scuola dello Sport ha organizzato, nell'ambito dei moduli formativi per allenatori di alto livello, due seminari estremamente interessanti, nel corso dei quali sono intervenuti tra gli altri il professore Udo Hanke ed il professore Jurij Verchoshanskij.

Il primo dei due ha relazionato sulle problematiche legate al processo di in-

terazione tra allenatore ed atleti. Di fatto Hanke ha riproposte le tesi già appar-se nel suo libro: L'allenatore vincente5, scritto in collaborazione con G. Treut-lein e H. Janalik. Questo testo espone le esperienze di questi tre professori e rappresenta una "guida pratica per la diagnosi ed il miglioramento del compor-tamento individuale dell'allenatore". Il modello di lavoro proposto è quello co-siddetto di Heildelberg, l'università dove lavorano i tre ricercatori, che parte dal-la considerazione che se "si considera l'azione pedagogica-didattica dell'alle-natore come un processo che non richiede solo qualità come l'intuizione, la capacità di immedesimarsi e di comunicare, la creatività e l'improvvisazione, bensì anche strumenti di pianificazione, di esecuzione e di controllo scientifi-camente fondati è evidente che occorre fornire all'allenatore mezzi e metodi che gli consentano di verificare e, nel caso, di rivedere il proprio modo di ope-rare. L'esperienza insegna che molti allenatori e istruttori sono a mala pena consapevoli di quali siano i tipi di comportamento che esercitano sui oro atleti effetti duraturi e che condizionano, in definitiva, il successo o l'insuccesso del-l'interazione sportiva. Una posizione chiave .. è occupata dai cosiddetti Eventi critici. Il modo in cui un allenatore percepisce, interpreta e affronta questi Even-ti dà un'impronta decisiva del "ritratto" che l'atleta si fa del suo partner di inte-razione."

Il libro fa parte di un materiale più ampio di studio, composto da un secondo

testo teorico e di un video, materiale non ancora tradotto e reso disponibile in italiano.

Anche se l'oggetto peculiare del lavoro è quello dello sport individuale (gin-nastica, scherma, ..) le problematiche e i suggerimenti pratici proposti per la valutazione ed il monitoraggio del rapporto allenatore-giocatore ne fanno un testo estremamente utile anche per gli allenatori di pallacanestro.

Il professore Verchoshanskij, una specie di nume tutelare della programma-

zione scientifica ha presentato alcune nuove interpretazione delle tesi da lui in precedenza esposte nel suo libro: La programmazione e l'organizzazione

5L'allenatore vincente, Treutlein, Janalik, Hanke, Società Stampa Sportiva, Roma 1992. Una ulteriore e sintetica esposizione delle tesi del professore Hanke si trova nell'articolo: Il rapporto allenatore-atleta, pubblicato nel numero 25 della Rivista di Cultura Sportiva SdS, pagg. 23-29.

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del processo di allenamento6, e già anticipate in un articolo apparso nel nu-mero 27 della Rivista di Cultura Sportiva SdS7.

Dopo un breve introduzione, critica nei confronti dei più diffusi metodi di al-lenamento della forza, Verchoshanskij ha riassunto le attuali conoscenze sui meccanismi fisiologici alla base di questa capacità, che costituiscono i presup-posti scientifici posti alla base della sua nuova concezione dell'allenamento negli sport ciclici.

Il direttore del Centro di Metodologia d’allenamento dell’Istituto di Ricerca Sportiva russo, ha sottolineato il forte legame tra scienze biologiche e teoria dell’allenamento, sostenendo al contempo che tali considerazione sono alla base del superamento delle vecchie logiche della teoria della periodizzazione dell’allenamento. Oggi si deve porre al centro della propria programmazione il soggetto, l’individuo con il suo personale adattamento al carico. Molto in sintesi quanto proposto da Verchoshanskij consiste nella seguente sequenza logica nella programmazione dell’allenamento sportivo:

1. determinazione degli incrementi nei risultati sportivi che si vogliono otte-nere e della data nella quale debbono essere ottenuti. Questo è l’obiettivo principale dell’allenamento, poiché le concrete richieste della sua pro-grammazione condizionano i necessari parametri quantitativi dei contenuti dell’allenamento;

2. determinazione dei cambiamenti nella prestazione fisica speciale e nella maestria tecnico tattica dell’atleta, che sono necessari per assicurare il miglioramento nei risultati sportivi che è stato programmato;

3. elaborazione del modello quantitativo delle dinamiche della condizione dell’atleta nel ciclo annuale. Le basi sulle quali avviene questa definizione sono il calendario delle gare, il livello della preparazione fisica speciale e le date delle competizioni più importanti;

4. definizione della composizione dei mezzi e dei metodi, condizione essen-ziale per ottenere il miglioramento richiesto nella preparazione fisica spe-ciale e nella maestria tecnico-tattica.

5. definizione del volume generale del carico rispetto al complesso dei mezzi di allenamento, necessario per selezionare gli obiettivi associati con la preparazione fisica, tecnico-tattica e di gara degli atleti;

6. divisione del ciclo annuale in grandi tappe, che viene determinata dalla struttura e dagli obiettivi strategici dell’allenamento;

7. distribuzione dei carichi nel ciclo annuale, in conformità con tutti i mezzi che assicurano la realizzazione delle dinamiche volute nella condizione dell’atleta;

8. specificazione dell’organizzazione dei carichi di allenamento nelle grandi tappe della preparazione, la definizione è espressa da un dettagliato pro-

6La programmazione e l'organizzazione del processo di allenamento, Jury V. Verchoshanskij, Società Stampa Sportiva, Roma 1987. 7Un nuovo sistema di allenamento sportivo nei sport ciclici, Jury V. Verchoshanskij, Rivista di Cultura Sportiva - SdS, Anno XI numero 27, pagg. 33-45.

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gramma di allenamento con una specifica distribuzione dei carichi in tutti i micro cicli, che compongono la grande tappa.

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Internet, la rete delle reti, nasce alla fine degli anni sessanta con scopi ini-zialmente militari (permettere in caso di attacchi nucleari una forma di comuni-cazione all'interno delle zone attaccate) per poi allargarsi al mondo universita-rio. Il boom attuale trova le premesse nella nascita di un interfaccia utente mol-to forte e facile da utilizzare, realizzato dall'Università di Ginevra, il cosiddetto WWW (World Wide Web, la ragnatela sparsa nel mondo). Questo strumento di ricerca si base semplificando su due elementi: un interfaccia grafica (mosaic) e l'utilizzo di ipertesti (strumenti di "navigazione" guidata all'interno di documenti multimediali molto ampi).

Per collegarsi ad Internet basta abbonarsi ad una delle tante società che

fanno da ponte dal proprio personal computer (dotato di modem) e i punti di accesso ad Internet. In Italia ci sono ormai diverse di queste società e basta scegliere quella più vicina al proprio distretto telefonico, in modo tale da ri-sparmiare nel collegamento. L'abbonamento è intorno alle 200.000 lire annue.

Nel mondo d'Internet si trova tutto, ovviamente anche le notizie di basket, re-

lative alla NBA, NCAA, a varie federazioni nazionali. Uno dei punti da dove si può partire è il nodo Infoseek, dove sono reperibili

alcuni indirizzi finali dove raccogliere statistiche, notizie, foto e quant'altro viene immesso nella rete da società, college, ... .

L'NBA per esempio è raggiungibile attraverso il WEB (sito informativo): http://www.atm.ch.cam.ac.uk/sports/basketball.html. Nello stesso sito si trovano informazioni dell'Università di Brigham Young, di

Utah State e molto altro ancora. Un secondo indirizzo Internet, dove trovare informazioni sul College Basket-

ball maschile e femminile: Ucla, Duke, Virginia Tech Hokies, .., è il seguente: http://www.cs.cmu.edu/afs/cs.cmu.edu/user/wsr/Web/bball/bball.html. Grandi Università hanno tutte un loro indirizzo Internet, valga come esempio

North Carolina, che mette ha disposizione anche la rivista dei tifosi della squa-dra di basket. L'indirizzo di North Carolina è:

http://www.csunc.edu/chen/tarheels. Essere su Internet oggi sta divenendo una necessità, visto il grande diffon-

dersi di questo servizio (50.000.000 di utenti in forte incremento annuale), ed il divenire, quindi, una grande vetrina informativa verso il mondo per chi immette sue notizie su questa rete mondiale. Difatti da poco è possibile anche accede-re ai siti WEB delle Federazioni Greca e Francese di Pallacanestro. Ma di questo ed altro parleremo nel prossimo numero dei Quaderni di Riano. In ap-pendice troverete alcuni "reperti" di un rapido giro sotto Internet. A proposito

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chi volesse comunicare con noi tramite E-Mail (posta elettronica) il nostro indi-rizzo è:

[email protected]

Infine, al momento sono in fase avanzata studi e valutazioni tecniche su tut-

te le possibilità di inserimento della F.I.P. nella realtà Internet.

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Quanto segue è la libera traduzione di termini tecnici presentati nelle se-guenti pubblicazioni: Butch Beard's Basic basketball, B. Beard, G. Popowitz, D. Samson, Kesend pub. ltd; Bird on basketball, Bird and Bischoff, Addison Wesley Pub.; The new option offense for Winning Basketball, A.L. Walker, J. Donohue, Leisure Press; Better basketball basics, before the X's and the O's, J. Krause, Leisure Press. Air Ball Un tiro che non colpisce ne il tabellone ne il cerchio. Alley-Oop Una combinazione tempestiva di passaggio-tiro, usualmente seguita da una guardia o da un'ala. Inizia quando il passatore esegue un lob che consente al ricevitore di andare al tiro (quasi sempre una schiacciata), muovendosi verso il cesto, saltare e depositare la palla nel cesto. Anticipation L'abilità di avvertire il successivo movimento di un compagno o di un avversa-rio prima che venga eseguito realmente. Arc La traiettoria del pallone in volo. Assist Un passaggio da un giocatore ad un altro che consente a quest'ultimo un facile canestro. Assume Per chi va al rimbalzo, assumere che ogni tiro sia sbagliato. Backboard La superficie rettangolare perpendicolare al campo di gioco, alla quale è attac-cato il cesto (tabellone). Back court La metà campo difensiva.

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Backdoor E' la situazione nella quale un attaccante senza palla taglia dietro il suo difen-sore verso il cesto per ricevere un passaggio. Balance Equilibrio, controllo del corpo. Ballside Un movimento dell'attaccante verso della palla, passando davanti al proprio difensore. Ball screen Un movimento da parte di un attaccante verso il compagno con la palla per bloccare il difensore sulla palla. Ball-you-basket La posizione desiderata del difensore sulla palla, che deve essere tra questa ed il cesto. Ball-you-player La posizione desiderata del difensore su un attaccante senza palla. Bank shoot Un tiro, normalmente preso con un angolo di circa 45° rispetto all tabellone, che rimbalza sul tabellone e cade dentro il cesto. Baseball pass Passaggio ad un mano per avanzare la palla sul campo, simile al tiro del ba-seball. Baseline La linea di fondo campo sotto ciascun cesto. Basketball Position (BP) La posizione fondamentale di base per i movimenti del gioco. Belly-up Posizione di difesa molto ravvicinata che si assume quando si difende su un attaccante con la palla, tipica quando l'attaccante ha recuperato il suo palleg-gio. Block and tuck La tecnica per ricevere la palla su un lato del corpo con una mano (block) e poi portarla al centro del corpo con entrambe le mani.

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Blocking Un movimento illegale di un difensore che impedisce il libero movimento dì un attaccante. Blocking out (boxing out) Tenere il proprio attaccante lontano dal cesto in una situazione di rimbalzo di-fensivo (tagliafuori difensivo). Bluff Una finta difensiva di chi marca il portatore di palla, per rallentargli l'azione. Bounce pass Un passaggio che colpisce il suolo prima di raggiungere il ricevitore (passaggio schiacciato). Brick Un tiro che colpisce l'anello o il tabellone in modo molto duro. Bucket Canestro, due punti. Catch and face Afferrare la palla e fronteggiare il cesto avversario. Center Il pivot, il bigman. Center circle Il cerchio di centro campo. Center jump La palla a due che da inizio ai tempi di gioco. Change of pace Il cambio di velocità dell'attaccante, eseguito allo scopo di porre fuori equilibrio il proprio difensore e liberarsi. Charging Un fallo personale commesso quando un attaccante va ad urtare un difensore dopo che quest'ultimo aveva già stabilito una corretta posizione difensiva (sfondamento). Charity line

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La linea di tiro libero. Cheap basket Un canestro facilmente realizzato grazie ad una debole difesa. Chest pass Passaggio due mani petto. Chin it La posizione della palla dopo un rimbalzo: sotto al mento con i gomiti aperti. Clear Quando un attaccante libera uno spazio sul campo affinché il compagno con palla possa occuparla. Clear the board Catturare un rimbalzo. Closed stance Posizione di anticipo del difensore su uomo ad un passaggio. Close out L'avanzamento di un difensore verso l'attaccante con palla. Cocked and locked La posizione del polso nel corso del tiro. Control dribble Palleggio basso, controllato. Cover down Il movimento di aiuto su una penetrazione della palla. Cross court pass Il passaggio laterale per portare la palla da un lato all'altro del campo. Crossover Il passo incrociato che consente il cambio di direzione. Crossover dribble Palleggio con passo incrociato. Court Balance

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La posizione di almeno due attaccanti pronti a recuperare in difesa quando un tiro viene preso. Court sense Il controllo, la percezione di tutto quanto sta accadendo sul campo. Curl Un movimento offensivo utilizzato in situazioni di blocco senza palla, allorché il difensore del bloccato segua da dietro (movimento a ricciolo). Cut Movimento verso la palla o il canestro (taglio).

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Nel prossimo numero dei Quaderni di Riano verranno pubblicati articoli tec-nici di:

Ettore Messina, Riccardo Sales, Roberto di Lorenzo, Rick Pitino, .... . Inoltre, verrà approfondito il discorso su Internet e presentati alcuni testi e

video tape in arrivo presso il Centro di Documentazione di Riano. Infine verranno fornite informazioni per poter ordinare testi, riviste, ... diret-

tamente dagli U.S.A. e dall’Inghilterra e schede su tutti i prodotti software, oggi disponibili in Italia, riguardanti la pallacanestro.

Per qualsiasi suggerimento o proposta scrivete al Centro Tecnico Federale,

Via Tiberina Km. 11,00, 00060 Riano Flaminio (Roma), o telefonate al n° 06/9081447.

Al prossimo numero!

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