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ORIGINI E STORIA Nel quartiere Barra di Napoli, situato ai piedi del Vesuvio a circa tre chilometri dal cen- tro della città, sorge una magnifica residenza, comunemente indicata come Villa Bisignano perchè appartenuta, nella seconda metà del Settecento, alla nobile famiglia dei Sanseveri- no di Bisignano (CURIA 1992, 1997; ELEFANTE 1987). La storia di Villa Bisignano ha tuttavia radici molto più profonde che risalgono agli inizi del XVII secolo. Il primo proprietario della villa e suo prin- cipale artefice fu infatti l’olandese Gaspare Roomer nei primi decenni del Seicento. Rappresentante di spicco della borghesia mer- cantile dell’epoca, proprietario di un ricco patrimonio, il Roomer, personaggio ben inseri- to nella più alta aristocrazia del viceregno di Napoli, si distinse per i suoi raffinati interessi artistici. Questa sua passione lo portò a guada- gnarsi giusta fama di mecenate particolarmen- te attento agli artisti stranieri, soprattutto fiam- minghi, delle cui maestranze con ogni probabi- lità beneficiò proprio per le decorazioni della sua villa di Barra. La decisione del Roomer di costruire una residenza al di fuori della zona urbana asse- condava la moda dell’epoca, propria di perso- naggi socialmente di spicco, di ostentare con le dimore potere e ricchezza. La scelta di Barra derivò probabilmente dal fatto che questa zona, un tempo acquitrinosa e inospitale, a seguito di un lungo ma drastico processo di bonifica, operato prima dagli Angioini e poi dagli Aragonesi, volto a migliorare la condi- zione di tutti i terreni della parte orientale della città di Napoli, si era radicalmente trasformata e godeva ora fama di luogo ideale per ospitare le dimore signorili di coloro che volevano godere della pace e della tranquillità offerte dalla campagna. Una ulteriore spinta insediati- va nella zona di Barra fu senza dubbio deter- minata dalla vicinanza della nuova strada delle Calabrie che rappresentò un’importantissima arteria di collegamento tra Napoli, Salerno e Reggio Calabria. Molteplici furono dunque le ragioni che portarono il Roomer, intorno al 1620, alla rea- lizzazione a Barra della sua residenza suburba- na che ben presto si affermò come una tra le più rappresentative ed ammirate di tutto il viceregno. Degna testimonianza dello splendo- re raggiunto da questa lussuosa dimora si ebbe d’altronde quando in essa trovò ospitalità Maria Anna d’Austria, sorella del re di Spagna Filippo IV, durante il suo lungo soggiorno napoletano dall’8 agosto al 19 dicembre del 1630. La villa, utilizzata dal Roomer solo come saltuario, se pur prestigioso, rifugio rispetto al palazzo di città, divenne sua residenza princi- Il Palazzo e il Giardino Botanico di Villa Bisignano a Barra (Napoli) F. ZECCHINO Facoltà di Lettere, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, Convento di Santa Caterina da Siena, via Santa Caterina da Siena 37, 80135 Napoli, Italia [email protected] Riassunto. Viene illustrata la storia della Villa Bisignano di Barra, residenza suburbana napoleta- na risalente al XVII secolo, in cui sorse il giardino botanico della famiglia Sanseverino di Bisignano. Abstract. The history of the XVII century Villa Bisignano in Barra, a Neapolitan suburban mansion in which the botanical garden of the family Sanseverino of Bisignano was built, is illustrated. Key words: Gaspare Roomer, Historical gardens, Sanseverino di Bisignano, Villa Bisignano, Vincenzo Petagna Delpinoa 47: 19-25. 2005

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ORIGINI E STORIA

Nel quartiere Barra di Napoli, situato aipiedi del Vesuvio a circa tre chilometri dal cen-tro della città, sorge una magnifica residenza,comunemente indicata come Villa Bisignanoperchè appartenuta, nella seconda metà delSettecento, alla nobile famiglia dei Sanseveri-no di Bisignano (CURIA 1992, 1997; ELEFANTE1987). La storia di Villa Bisignano ha tuttaviaradici molto più profonde che risalgono agliinizi del XVII secolo.

Il primo proprietario della villa e suo prin-cipale artefice fu infatti l’olandese GaspareRoomer nei primi decenni del Seicento.Rappresentante di spicco della borghesia mer-cantile dell’epoca, proprietario di un riccopatrimonio, il Roomer, personaggio ben inseri-to nella più alta aristocrazia del viceregno diNapoli, si distinse per i suoi raffinati interessiartistici. Questa sua passione lo portò a guada-gnarsi giusta fama di mecenate particolarmen-te attento agli artisti stranieri, soprattutto fiam-minghi, delle cui maestranze con ogni probabi-lità beneficiò proprio per le decorazioni dellasua villa di Barra.

La decisione del Roomer di costruire unaresidenza al di fuori della zona urbana asse-condava la moda dell’epoca, propria di perso-naggi socialmente di spicco, di ostentare con ledimore potere e ricchezza. La scelta di Barra

derivò probabilmente dal fatto che questazona, un tempo acquitrinosa e inospitale, aseguito di un lungo ma drastico processo dibonifica, operato prima dagli Angioini e poidagli Aragonesi, volto a migliorare la condi-zione di tutti i terreni della parte orientale dellacittà di Napoli, si era radicalmente trasformatae godeva ora fama di luogo ideale per ospitarele dimore signorili di coloro che volevanogodere della pace e della tranquillità offertedalla campagna. Una ulteriore spinta insediati-va nella zona di Barra fu senza dubbio deter-minata dalla vicinanza della nuova strada delleCalabrie che rappresentò un’importantissimaarteria di collegamento tra Napoli, Salerno eReggio Calabria.

Molteplici furono dunque le ragioni cheportarono il Roomer, intorno al 1620, alla rea-lizzazione a Barra della sua residenza suburba-na che ben presto si affermò come una tra lepiù rappresentative ed ammirate di tutto ilviceregno. Degna testimonianza dello splendo-re raggiunto da questa lussuosa dimora si ebbed’altronde quando in essa trovò ospitalitàMaria Anna d’Austria, sorella del re di SpagnaFilippo IV, durante il suo lungo soggiornonapoletano dall’8 agosto al 19 dicembre del1630.

La villa, utilizzata dal Roomer solo comesaltuario, se pur prestigioso, rifugio rispetto alpalazzo di città, divenne sua residenza princi-

Il Palazzo e il Giardino Botanico di Villa Bisignanoa Barra (Napoli)

F. ZECCHINO

Facoltà di Lettere, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, Convento di Santa Caterinada Siena, via Santa Caterina da Siena 37, 80135 Napoli, [email protected]

Riassunto. Viene illustrata la storia della VillaBisignano di Barra, residenza suburbana napoleta-na risalente al XVII secolo, in cui sorse il giardinobotanico della famiglia Sanseverino di Bisignano.

Abstract. The history of the XVII century VillaBisignano in Barra, a Neapolitan suburban mansionin which the botanical garden of the familySanseverino of Bisignano was built, is illustrated.

Key words: Gaspare Roomer, Historical gardens, Sanseverino di Bisignano, Villa Bisignano, VincenzoPetagna

Delpinoa 47: 19-25. 2005

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pale nel 1647. Il trasferimento in villa non futanto una libera scelta quanto una necessitàrispetto alla nota sollevazione contro le “gabel-le” sulla frutta guidata da Masaniello che sfo-ciò in una sanguinosa rivolta popolare controgli esattori delle tasse (“arrendatori”) e cheportò il Nostro, facente appunto parte di questaosteggiata categoria, a ripiegare in quel diBarra, zona tra l’altro da tempo esentata dalpagamento della maggior parte delle imposte.

Pochi anni dopo i tumulti del ’47, scampa-to il pericolo, il Roomer volle però tornare arisiedere a Napoli e permutò la sua villa diBarra con il signorile palazzo di proprietà delmarchese d’Avalos del Vasto che sorgeva tra lecentrali via Toledo e via Quercia. La suddettapermuta avvenne senz’altro prima del 1673(nel testamento del Roomer, redatto in quel-l’anno, non viene infatti menzionata la resi-denza di Barra) e sancì come nuovi proprietarila famiglia dei d’Avalos del Vasto; la situazio-ne rimase tale fino ai primi anni del XVIIIsecolo quando questi ultimi, come pagamentodi un debito contratto con la duchessa diTermoli, cedettero la proprietà al principeGirolamo Maria Pignatelli.

Purtroppo i successori del Roomer non ten-nero in debita cura la splendida villa e quellache fu una dimora degna di regnanti (oltre alcitato episodio di Maria Anna d’Austria va sot-tolineato che nella residenza di Barra fu ospiteanche, a cavallo tra il 1658 e il 1659, l’alloraappena nominato vicerè di Napoli Gaspar deBracamonte y Guzmàn) attraversò un periododi abbandono.

Quando infatti, nel 1765, la villa fu acqui-stata da Pietro Antonio Sanseverino diBisignano Conte di Chiaromonte, essa si pre-sentava in condizioni tali da rendersi necessarinotevoli lavori di restauro; questi ultimi furonoimmediatamente intrapresi dal nuovo proprie-tario e risultarono anche una ottima occasioneper attuare delle modifiche volte ad aggiornarel’impianto della nuova dimora secondo le piùrecenti mode architettoniche.

Continuatori dell’opera di Pietro Antoniofurono i suoi due diretti successori: i figli Luigie Tommaso. In realtà tale compito toccò prin-cipalmente al secondogenito Tommaso; ilprimo figlio Luigi, infatti, successe al padre

solo per pochi anni essendo costretto, a causadi un malfermo stato di salute che lo avrebbeportato a prematura morte, a cedere i suoi tito-li nobiliari e i suoi feudi al fratello minore.

Nel 1814, con la morte di Tommaso Sanse-verino, la villa di Barra passò a Pietro AntonioIII e poi al di lui figlio Luigi III. Quest’ultimo,per fronteggiare una seconda fase di decaden-za del complesso, nel 1876 fece compiere unulteriore restauro di cui volle lasciar traccia peri posteri con una lapide (Fig. 1), collocata nel-l’atrio del palazzo, che così recita:

Luigi III non ebbe figli maschi ma ben seifemmine e la villa di Barra andò in eredità allaquartogenita, moglie del barone Rodinò.

Ai nostri giorni, dopo essere stata a lungo lasede della Scuola Media Statale GiulioRodinò, quello che resta della splendida villavoluta nei primi del Seicento da GaspareRoomer è stata infine destinata ad ospitare unCampus Universitario Internazionale.

AEDEM VETUSTATE CORRUPTAMPROXIMIQUE VESEVI FURORIBUS

SAEPIUS LABEFACTATAMQUAM SIBI POSTERISQUE SUIS EMIT

SAECULO XVIII VERTENTEPETRUS ANT. SANSEVERINUS

CLAROMONTIS COMESALOISIUS SANSEVERINUS

BISINIANENSIUM PRINCEPSPRISCO ARTIUM NITORI

RESTITUENDAM CURAVITA. MDCCCLXXVI

CAJETANO DE HENRICOOPERIS REGUNDI PRAEFECTO

LA CASA, ROVINATA DAL TEMPO E DAIFURORI DEL VICINO VESUVIO PIÙVOLTE DISTRUTTA, CHE PER SÉ E PER ISUOI DISCENDENTI A C Q U I S T Ò, NELCORSO DEL 18° SECOLO PIETRO ANTO-NIO SANSEVERINO CONTE DI CHIARO-MONTE, LUIGI SANSEVERINO PRINCIPEDI BISIGNANO ALL'ANTICO ARTISTICOSPLENDORE CURÒ CHE RITO R N A S S ENELL'ANNO 1876, GAETANO DE ENRICOESSENDO DIRETTORE DEI LAVORI

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LA VILLA

Nonostante le molteplici vicissitudini pro-prietarie della villa di Barra, va notato che lefigure che hanno realmente inciso sulla struttu-ra architettonica del complesso palazzo-parco-giardino possono essere in effetti identificatesolo in quelle del Roomer e dei Sanseverino diBisignano (COLLETTA 1974). Le fasi evolutivedella residenza, infatti, possono essere facil-mente divisibili, in base ai dati in nostro pos-sesso, in due periodi principali: quello che vadagli anni della sua costruzione fino almomento delle prime cessioni proprietarie, chesi caratterizza per l’originale impianto e le par-ticolari decorazioni voluti appunto dalRoomer, e quello in cui la villa fu di proprietàdei membri della famiglia Sanseverino che, inoccasione delle due operazioni di restauro,attuarono anche consistenti modifiche al pro-getto originale.

Gaspare Roomer, come detto, fu uomocolto e raffinato che si interessava molto di artee perciò probabilmente ebbe parte diretta nel-l’ideazione della villa. Il palazzo fu realizzatoa pianta ad U con al centro un cortile chiuso daun portico con arcate a tutto sesto prospicienteun giardino esterno. Il piano superiore di taleportico e parte di quelli delle due ali laterali

erano adibiti a terrazza mentre al di sopra dellato ospitante l’ingresso c’era una galleriacoperta, che era decorata con affreschi ritraen-ti scene bibliche e si affacciava all’interno, sulcortile, tramite una loggia a tre archi. Tutto ilpiano terra dell’edificio, le cui facciate internesi aprivano nel cortile con tre lati di porticato,era destinato ai servizi. Da esso, tramite duescale a pianta quadrata collocate agli angoli dellato d’ingresso, si accedeva al piano superiore;solo nelle due ali laterali era presente anche unsecondo piano. Ne derivava un originalissimoimpianto caratterizzato da differenti volumi incui la facciata d’ingresso, che presentava unamaestosa torre-belvedere nell’angolo ad ovest(Fig. 2), risultava coperta a tetto all’altezza delprimo piano; le ali laterali dominavano l’insie-me con la loro maggiore altezza e il portico,totalmente terrazzato, fungeva da elemento diraccordo tra il palazzo e il giardino. Come datradizione seicentesca napoletana, in tuttol’impianto architettonico fu ampiamenteimpiegato il piperno vesuviano (PANE 1959); èil caso della grande terrazza situata al di sopradel portico e arricchita da una splendida balau-stra intagliata, sulla quale fu peraltro collocatoun fregio rappresentante l’aquila bicipite degliAsburgo in omaggio alla visita di Anna Mariad’Austria.

Alle spalle del palazzo si apriva un ampiogiardino rettangolare sviluppato in lunghezza.Questo giardino di rappresentanza era recinta-to tutt’intorno da un muro ed era diviso inquattro comparti da due viali perpendicolari lacui intersezione centrale ospitava una grandefontana in piperno, così come di piperno eranoi muretti che cingevano le quattro aiuole di cui

Fig. 1 - Lapide collocata nell'atrio del palazzo daLuigi Sanseverino

Fig. 2 - La Torre Belvedere oggi

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si componeva il parterre.Faceva da sfondo al giardino una struttura

architettonica dalla forma irregolare compostada due corpi di fabbrica laterali obliqui rispet-to al terzo centrale. Mediante un arco che attra-versava nella parte mediana questa costruzionesi accedeva ad un ampio vialone fiancheggiatoda alberi che si concludeva presso una piccolastruttura architettonica. Tale vialone, perfetta-mente centrato rispetto all’ingresso del palaz-zo, al portico e al giardino, evidenziava il prin-cipale asse prospettico su cui si sviluppava lacomposizione (Fig. 3).

Il resto del possedimento, nella zona a norddell’edificio e di un’ampiezza pari a più deldoppio della totalità dell’impianto fin quidescritto, risultava di forma rettangolare ed erainteramente tenuto a parco; nel centro spiccavaun caratteristico boschetto (Fig. 4).

Quando Pietro Antonio Sanseverino entròin possesso della villa di Barra, come si è giàdetto, compì un radicale restauro dell’immobi-le e ne attualizzò anche lo stile. Era quello iltempo in cui, in seguito alla costruzione dellavilla reale di Portici voluta da Carlo diBorbone e sua moglie Maria Amalia di

Sassonia, molti nobili napoletani edificarononell’area costiera ai piedi del Vesuvio ville peril soggiorno estivo che per decorazioni, strut-tura e orientamento geografico erano volte afar vivere il contatto con la natura anche all’in-terno dei palazzi. Tale fu la concentrazione dimagnifiche residenze nobiliari in quella zonada farla denominare, per il lustro e lo splendo-re che acquisì, “Miglio d’Oro”.

Pietro Antonio Sanseverino, desideroso diesaltare la sua illustre casata, profittò dellanecessità dei lavori di restauro del suo posse-dimento di Barra per adeguarlo alle nuove ten-denze architettoniche. Furono così ricavatinuovi ambienti creando delle sopraelevazioninella struttura originaria e sulla galleria coper-ta fu realizzato un secondo piano facendo pur-troppo così venir meno la peculiarità del palaz-zo consistente proprio nella alternanza deivolumi di facciata, ali laterali e portico aperto.Oltre al palazzo, fu rinnovato completamenteanche il parco. Il bosco fu arricchito (secondoil gusto dell’epoca che era orientato al giardi-no paesistico) con nuovi elementi architettoni-

Fig. 3 - Ricostruzione planimetrica settecentesca diVilla Bisignano (da: COLLETTA 1974)

Fig. 4 - Il Casale della Barra nella Pianta del Ducadi Noja (da: COLLETTA 1974)

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ci quali fontane, sedili in marmo, tempietti,colonnati, ruderi e rovine imitanti l’antico; ilrestante spazio fu adibito a frutteto.

IL GIARDINO BOTANICO

Tra le più rilevanti modifiche che PietroAntonio Sanseverino attuò all’impianto sei-centesco della villa spiccano tuttavia quelle algiardino recintato adiacente l’edificio; qui ilNostro sostituì il decorativo parterre con unapregevolissima collezione botanica che andòsempre più arricchendosi di nuove entità eadibì l’edificio di forma irregolare posto infondo al giardino a stufa per le piante. Talenuova struttura, oltre all’arco centrale cheimmetteva nel lungo viale della zona retrostan-te, presentava nella facciata altri sei vani, quat-tro ad arco e due rettangolari, tutti vetrati (Fig.5). Tramite una scala a chiocciola si accedevaal piano superiore aperto e munito di una bellabalaustra in piperno, che ospitava un grandeorologio integrato in una ricca decorazione acartiglio (Fig. 5). Quest’edificio costituì dun-que una funzionale serra in cui fu possibileacclimatare numerose piante esotiche dandocosì vita ad un vero e proprio Orto Botanico

(GUARINO 1993). L’importanza scientifica diquesto particolare giardino era peraltro accen-tuata dal fatto che in quel periodo non esistevaancora alcuna struttura pubblica per lo studiodella Botanica; i lavori per la realizzazionedell’Orto Botanico di Napoli non sarebberoinfatti iniziati che nel 1807 (ME N A L E &BARONE LUMAGA 2000; MENALE et al. 2000).L’orto botanico privato di casa Sanseverinocostituì insomma un importantissimo punto diriferimento per tutti gli studiosi di Botanica deltempo.

A donare alla struttura una veste più uffi-ciale di stabilimento scientifico fu poi la figu-ra dell’illustre botanico Vincenzo Petagna.Futuro successore (1779) di Domenico Cirilloalla cattedra di Botanica dell’Università diNapoli, il Petagna fu praticamente investito daPietro Antonio Sanseverino del ruolo di diret-tore del giardino botanico di Barra, dedicando-gli in segno di gratitudine il genere Sanseveri-n i a, più tardi impropriamente mutato dalThunberg in Sansevieria. L’indubbia paternitàpetagnana della scoperta in questione è attesta-ta da una lettera a Thunberg datata 1788 edoggi conservata presso il “Conservatoire etJardin Botaniques” di Ginevra, in cui il

Fig. 5 - La facciata dell'edificio all'interno del Giardino (da: COLLETTA 1974)

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Petagna lo informa di aver individuato ilnuovo genere botanico e di averlo dedicato aPietro Antonio Sanseverino, chiedendogliperaltro conferma della effettiva novità da essorappresentata.

Tra Pietro Antonio Sanseverino e VincenzoPetagna si creò, con ogni probabilità, un rap-porto di reciproca stima; ne è testimonianza ilfatto che il Petagna, scelto dal Sanseverinoanche come suo medico personale, lo assisteràdurante la malattia che lo porterà, nel 1772,alla morte e comparirà addirittura nel suotestamento là dove Pietro Antonio disporrà diun lascito per il “…medico D. Vi n c e n z oPetagna, che mi stà assistendo in questa miaindisposizione…” (ARCHIVIO DI STATO DI NA-POLI).

L’Orto Botanico dei Sanseverino a Barra,tuttavia, non scomparirà con il suo creatore maanzi sarà ulteriormente valorizzato dal suosecondogenito. Infatti, con Tommaso Sanseve-rino, che a differenza del padre, Conte diChiaromonte, potè fregiarsi anche del titolo,

ereditato da uno zio, di Principe di Bisignano,subentrò nella direzione dell’Orto Botanicol’allievo del Petagna, Michele Tenore. Questocelebre botanico partenopeo, primo direttoredell’Orto Botanico di Napoli e in carica peroltre cinquant’anni, diede alle stampe duecopiosi cataloghi (Fig. 6) (TENORE 1805, 1809)delle specie vegetali presenti nel giardino deiSanseverino a Barra e nell’introduzione di unodi essi sottolineò magistralmente la grandissi-ma importanza rivestita da questa struttura nel-l’ambito della divulgazione e dello studio dellaBotanica nella seconda metà del XVIII secolo:“Il giardino botanico a cui questo catalogo siappartiene, merita di occupare un distintoposto tra quei stabilimenti che fanno il mag -gior onore alla nostra patria. Sono ormai piùdi 50 anni dacchè l’illustre genitore del suopadrone attuale, trasportato da una vivissimainclinazione verso la cultura delle rare piantede’ paesi oltremarini, nulla risparmiò di di-spendio e di premura per riunire una completacollezione nella sua amenissima villa suburba -

Fig. 6 - Frontespizio del Catalogo delle piante delGiardino (TENORE 1805)

Fig. 7 - Un pozzo oggi ancora presente nel Palazzodi Villa Bisignano

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na. Egli fè venire dai giardini di Olanda degliassortimenti di cipolle da fiori, di piante car -nose, di banane, e di altre rare piante dalle dueIndie, che per la prima volta furono vedutevegetare sotto il bel cielo partenopeo. Eglidiede così il primo esempio di un preludio digiardino di piante esotiche, che divenne lascuola del celebre e sventurato Cirillo, delnostro ottimo Petagna, e dei più bravi allievi diquesti due valentuomini.” (TENORE 1809).

Con il passare degli anni, e soprattutto conla creazione del nuovo Orto Botanico di

Napoli, l’attenzione nei confronti di questoparticolare giardino andò purtroppo semprepiù sfumando.

Il più triste degli epiloghi si consumò poinegli anni Cinquanta dello scorso secolo quan-do, per far spazio ad un nuovo quartiere popo-lare, fu completamente rasa al suolo la vastis-sima area contenente il parco e il giardino,risparmiando solo il palazzo, unico elementodell’antico impianto di Villa Bisignano giuntofino ai nostri giorni (Fig. 7).

LETTERATURA CITATA

AR C H I V I O D I STATO D I NA P O L I. A r c h i v i oSanseverino di Bisignano. Carta II.Testamenti e carte concernenti inventari esuccessioni ereditarie. Fasc. 85 (1772).

COLLETTA T. 1974. La villa Sanseverino diBisignano e il Casale napoletano dellaBarra. Napoli nobilissima 13 (4): 121-140.

CURIA R. 1992. I Bisignano (Famiglia Nobiledella Città omonima). Tipografia graficacosentina, Cosenza.

CU R I A R . 1997. I Sanseverino Principi diBisignano. Luigi Pellegrini, Cosenza.

EL E FA N T E F. 1987. Saggio storico suChiaromonte. Arti grafiche Racioppi,Chiaromonte (PZ).

GUARINO C. 1993. Collezionismo privato esperimentazione delle piante esotiche: ilgiardino del Principe di Bisignano a Barra.I n : Fraticelli V. Il giardino napoletano.Settecento e Ottocento. Electa, Napoli.

MENALE B., BARONE LUMAGA M.R. 2000. Igiardini botanici napoletani che precedet-tero l'istituzione del Real Orto Botanico.Delpinoa 42: 9-11.

ME N A L E B., BA R O N E LU M A G A M.R., DEMAT T E I S TO RTO R A M . 2000. Il ruolodell'Orto Botanico di Napoli nella colti-vazione, nello studio e nella diff u s i o n edelle specie esotiche durante il periodotenoreano. Delpinoa 42: 35-38.

PANE R. 1959. Le ville vesuviane del Settecen-to. Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

TENORE M. 1805. Catalogo delle piante che sicoltivano nel Botanico Giardino della Villadel Signor Principe di Bisignano alla Barra.Biblioteca dell'Orto Botanico di Napoli.Napoli.

TENORE M. 1809. Catalogo delle piante delGiardino Botanico del Signor Principe diBisignano. Stamperia del Corriere, Napoli.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007

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