IL NEWS MAGAZINE DELLA MISERICORDIA DI VENEZIA...IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 9 NEWS sezioni interne...

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Periodico trimestrale - Anno 2014 - N. 4/2014 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia 30125 Venezia, S. Polo 135 - 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382 Realizzazione: Editgraf, Venezia - info@editgraf.com Canaletto, San Giacomo di Rialto, 1725-30, Gemäldegalerie, Dresden SEDE PRESIDENZA UFFICI VISITA IL NOSTRO SITO: www.misericordiavenezia.org e-mail: info@misericordiavenezia.org TROVERAI NOTIZIE AGGIORNATE Lun/Sab 9-12 Un aiuto agli anziani Lun/Ven 9-12 - 16-18 Giovedì 15-16.30 SQUADRA PRIMO SOCCORSO AMBULATORIO per visite di medicina di base e specialistiche gratuite su prenotazione telefonica 3420496484 0 04 41 1 5 52 22 24 47 74 45 5 0 04 41 1 2 24 41 10 03 34 47 7 Lun/Sab 9-12 Un sorriso per i bambini SEZ. «ARCOBALENO» 0 04 41 1 5 52 22 24 47 74 45 5 0 04 41 1 2 27 77 77 73 36 62 2 IL NEWS MAGAZINE DELLA MISERICORDIA DI VENEZIA

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Periodico trimestrale - Anno2014 -N. 4/2014 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma1dcbVenezia30125 Venezia, S. Polo 135 -� 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382

Realizzazione: Editgraf, Venezia - [email protected]

Canaletto, San Giacomo di Rialto,1725-30, Gemäldegalerie, Dresden

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sommario n. 4-2014

NEWS SODALIZIO- LUNEDI’ 29 SETTEMBRE è partito il 10° CORSO DI PRIMO SOCCORSO aperto a tutta la cittadinanza; pag. 4

- SABATO 18 OTTOBRE 2014: “MISERICORDIA DAY” –Festa del Volontariato della Misericordia Veneziana pag. 4

- Calendario delle Liturgie per la Festività di “TUTTI I SANTI” e la COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI. pag. 5

- Lo SKAL CLUB di Venezia assegna un contributo di € 1.000= per Sezione Filo d’Argento pag. 6- DOMENICA 14.12.2014: presso Scuola Grande S. Teodoro, assegnazione del “PREMIO DELLA BONTA’ alla Misericordia di Venezia da parte dell’U.N.C.I.Unione Naz. Cavalieri d’Italia-sez. di Venezia pag. 6

NEWS SEZIONI INTERNE- Consuntivi 3° trimestre 2014 sezioni interne: “Filo d’Argento”, “Arcobaleno”, “Ambulatorio” e “SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO”. pag. 8

- Roma, 14 giugno 2014: Incontro nazionale dei volontari delle Misericordie d’Italiacon Papa Francesco pag. 14

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IN QUESTO NUMERO:- L’Islam va preso sul serio di Maurizio Del Maschio pag. 16- Politically correct vuol dire anche eliminare Dio dal Calendario? di M.Chiara Klinger Mazzarino pag. 18

- Piove, governo ladro…bis di Giuseppe Mazzariol pag. 19- Il Lido di Venezia, l’Isola d’oro tra degrado e lustrini di Maria Teresa Secondi pag. 23- L’angolo dello spritz di Giampaolo Contemori pag. 24- Scarafaggi di A.Debora Turchetto pag. 26- Porzus: luogo di apparizioni celesti e stragi di Giuseppe Mazzariol pag. 27- Osservazioni sul saggio “Dogi nullità al potere” di Giorgio Bertolizio di Angiolo Zoni pag. 30

- L’angolo del geriatra di Giancarlo Bottecchia pag. 34- “Il baicolo non è il dolce del Redentore” di Francesco Bergamo pag. 36- Ri-parliamone sottovoce di Luigi Ricci pag. 40- Andar per mostre e musei di M.Teresa Secondi pag. 41- La rotta umanitaria per il rientro dei Marò di M. Laura Picchio Forlati pag. 42- Le ricette di Nonna Silvana di S. M. B. pag. 45- Proverbi e detti veneziani a cura di G.M. pag. 45- L’angolo del poeta: “Le tue lacrime” di Giorgio Giacobbi pag. 47

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MAZZARIOLCollaboratori e grafici di redazione: ROBERTA FALCIER, MARINA MUSACCO

Direzione e redazione: Venezia – S. Polo, 135 – Tel. e fax 041.5224745 e-mail: [email protected]: www.misericordiavenezia.org

Gli articoli firmati riflettono soltanto l’opinione degli autori.

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4 IL MESSAGGIO N. 4 -2014

NEWS sodalizio

10° EDIZIONE DEL CORSO DI PRIMO SOCCORSOLunedì 29 settembre è iniziata la decima edizione del Corso di PrimoSoccorso, con più di settanta iscritti, di cui il 90% costituito da giovani. Ilcorso, di venti lezioni (teoriche e pratiche) terminerà il 9 dicembre con untest scritto. Direttore del corso il Dr. Lodovico Pietrosanti, Coordinatore Sanitario, il Dr.Franco Osti. Venerdì 12 dicembre, presso la Sala Capitolare della Scuola Grande di S.Teodoro, avrà luogo la consegna degli attestati, alla presenza di autorità civili e militari.

******************

MISERICORDIA DAY – “FESTA DEL VOLONTARIATO” SABATO 18 OTTOBRE 2014

XXI ANNO DI COSTITUZIONE DELLA SEZIONE“FILO D'ARGENTO”

XVI ANNO DI COSTITUZIONE DELLA SEZIONE“ARCOBALENO”

XIII ANNO DI COSTITUZIONEDELL'AMBULATORIO

IV ANNO DI COSTITUZIONEDELLA SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO

PROGRAMMAOre 10,00 – 12.00: Apertura dell’Ambulatorio in Campo S. Giacometto alla popolazione per

controlli glicemici e misurazione parametri vitali (pressione arteriosa, fre-quenza cardiaca e respiratoria)

Ore 15,30 – 17.00: Riapertura Ambulatorio (come sopra);Ore 16,30: Dimostrazioni simulate di primo soccorso da parte dei volontari;Ore 18,00 Chiesa S. Giacometto di Rialto:

S. Messa per i volontari, alla presenza del Presidente Naz. ConfederazioneMisericordie d’Italia Roberto Trucchi e presieduta dal Vicario Generale,Mons. Can. Angelo Pagan, in concelebrazione con il Correttore delleMisericordie del Nord-Est, Sac. Vittorino Ghenda e il Rettore Sac. AldoMarangoni. Durante la celebrazione liturgica l’Ensemble “ClaudioMonteverdi” diretto dal M° Massimo Piani, eseguirà brani di musica sacra.

Al termine della liturgia saranno consegnati diplomi di benemerenza emedaglie ai volontari.

Seguirà un cocktail per gli invitati.

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NEWS sodalizio

IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 5

FESTIVITÀDI TUTTI I SANTI

E COMMEMORAZIONEDEI DEFUNTI

CALENDARIO DELLE LITURGIE

SABATO 1° NOVEMBRE 2014 : FESTIVITÀ DI TUTTI I SANTI

CHIESA S. GIACOMETTO DI RIALTOOre 10.00 S. Messa per i confratelli viventi e defunti.

CAPPELLA S. CRISTOFORO (CIMITERO)Ore 9.30: S. Messa celebrata in suffragio dei Padri defunti dell’Istituto Cavanis,

sepolti nella Cappella di S. Cristoforo e degli ex allievi e congregatimariani defunti;

Ore 11.15: S. Messa per i confratelli viventi e defunti;Ore 15.30: S. Messa per i confratelli viventi e defunti.

DOMENICA 2 NOVEMBRE 2014: COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

CHIESA S. GIACOMETTO DI RIALTOOre 17.30: S. Messa in suffragio dei confratelli defunti.

CHIESA DI S. MICHELE IN ISOLAOre 10.00: S. Messa presieduta da S.Ecc. Mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia,

alla presenza di autorità civili e militari cittadine e dei confratelli dell'Arci-confraternita. Al termine della S. Messa il Patriarca si recherà con i rappre-sentanti della Misericordia alla Cappella di S. Cristoforo e dall'alto del pronaoimpartirà la tradizionale benedizione “AI CAMPI”.

CAPPELLA S. CRISTOFORO (CIMITERO)Ore 15.30: S. Messa in suffragio dei confratelli defunti.

Il ponte di barche che fino a fine Ottocento consentiva aiveneziani di arrivare in cimitero a piedi.

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NEWS sodalizio

6 IL MESSAGGIO N. 4 - 2014

PREMIO DELLA BONTÀ U.N.C.I. – CITTÀ DI VENEZIA 2014– XIV EDIZIONE ALLA MISERICORDIA DI VENEZIA.

DOMENICA 14 DICEMBRE 2014, alle ore 9.30, nella CHIESA DI S. ZULIAN diVenezia, verrà celebrata una S. Messa celebrata da Mons. Antonio Meneguolo,Assistente Spirituale U.N.C.I. alla presenza di autorità civili e militari, rappresentan-ti nazionali dell’U.N.C.I. e associazioni d’arma con i labari. Dopo la solenne liturgia, verrà conferito, presso la Sala Capitolare della ScuolaGrande di S. Teodoro, il “PREMIO BONTA’ U.N.C.I. Città di Venezia 2014”all’Arciconfraternita di S. Cristoforo e della Misericordia. Il premio consisterà in unasomma di denaro di circa mille euro per le opere di carità e di sostegno ai più debo-li della nostra città.

IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 7

CORSI BLS-D

La scrivente “MISERICORDIA” di Venezia organizza, presso lapropria sede, in accordo con il Centro di Formazionedell’Azienda ULSS 12 Veneziana

CORSI DI RIANIMAZIONE CARDIO-POLMONARE (BLS-D) per il perso-nale appartenente a varie categorie. Detti corsi hanno lo scopo di fornire le com-petenze e la capacità di portare soccorso efficace a persone colpite da arresto car-dio-respiratorio improvviso, contemplando l’uso del defibrillatore semiautomaticoe scongiurando quindi un sicuro decesso. L’invito è rivolto ad associazioni sportive,enti e istituti scolastici in quanto è importante la presenza di persone che abbianoquesto brevetto, nella considerazione che spesso vi possono essere circostanze incui chiunque, inconsapevolmente può trovarsi seriamente coinvolto. I corsi, delladurata di CINQUE ORE, sono diretti dal Dr. Lodovico Pietrosanti, già Direttoredel Servizio 118 SUEM di Venezia. Il costo di partecipazione è di € 100,00=(cento/00) a persona. Verrà rilasciato regolare certificato a norma di legge. Se sieteinteressati, si può contattare la Misericordia al seguente numero: 041.5224745, tuttii giorni dalle ore 9 alle ore 12 – e-mail: [email protected]

PREMIATA LA SEZIONE INTERNA “FILO D’ARGENTO”DELLO SKAL CLUB DI VENEZIALO SKAL CLUB di Venezia, durante una serata conviviale al RistoranteNicelli (Aeroporto del Lido di Venezia) ha consegnato al Presidente dellaMisericordia, Giuseppe Mazzariol, un contributo di € 1.000,00 (mille) a favoredella sezione interna “Filo d’Argento” per l’opera di assistenza svolta dai suoivolontari per gli anziani della nostra città.

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I MEDICI DELLA MISERICORDIA DI VENEZIAOFFRONO VISITE SPECIALISTICHE GRATUITEA PAZIENTI INDIGENTI O IN SERIE DIFFICOLTA’ECONOMICHE ELIMINANDOTEMPI LUNGHISSIMI DI ATTESA.

E’ noto che la città di Venezia, pur essendo prevalentemente una città ricca per leattività turistiche e l’attività del terziario, presenta sacche di povertà che le istitu-zioni pubbliche e di volontariato stentano a controllare dal punto di vista sanitario.D’altra parte è elevato il numero di anziani con pensioni minime che non riesconoad accedere ai servizi sanitari specialistici per vari motivi, uno dei quali è principal-mente il tempo di attesa tra prenotazione ed esecuzione della visita. Pertanto, il grup-po di Medici Volontari dell’Ambulatorio di San Giacometto, costituito per lo più damedici specialisti o polispecialisti è disponibile ad offrire consulenze specialisticheper i casi di pazienti indigenti o in difficoltà economica.

L’aiuto offerto potrà, per il momento, essere dato per le seguenti specialità:• Medicina interna• Gastroenterologia• Cardiologia• Neurologia• Malattie infettive• Geriatria• Reumatologia• Otorinolaringoiatria• Ginecologia. • Pediatria.• Urologia

Il servizio di consulenza sarà organizzato come segue: le visite dovranno essere pre-notate telefonando alla segreteria della Misericordia e verranno eseguite nell’ambu-latorio sito a S. Giacometto concordando data ed ora. Casi di pazienti particolari,valutati caso per caso, potranno essere visitati nell’ambiente del paziente stesso.

NON È NECESSARIO PRESENTARE DICHIARAZIONE DEI REDDITI OALTRA DOCUMENTAZIONE COMPROVANTE CHE UNA PERSONA NONE’ RICCA !!! ORMAI “POVERI” SIAMO UN PO’ TUTTI !!!

NEWS sodalizio

IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 7

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8 IL MESSAGGIO N. 4 - 2014

NEWS sezioni interne

Sezione “ARCOBALENO” Consuntivo 3° trimestre 2014

A - DIVISIONE PEDIATRICA - OSPEDALE CIVILE DI VENEZIAAssistenza ai bambini in divisione pediatrica ore n. 200Assistenza notturna ore n. 080

B - CASA CIRCONDARIALE FEMMINILE - GIUDECCAIntrattenimento con i bambini delle detenute ore n. 055

C - CASA FAMIGLIA AURORA Assistenza ai bambini ore n. 075

D - ISTITUTO PROV. S.M. DELLA PIETÀ Assistenza ai bambini in comunità ore n. 050

Sezione “FILO D’ARGENTO” Consuntivo 3° trimestre 2014

A - PUNTO DI ASCOLTO presenze n. 1191. Richieste di informazioni, assistenza e compagnia n. 1212. Telefonate effettuate per comunicazioni e compagnia n. 193

B - SERVIZI EFFETTUATI1. Assistenza e compagnia a domicilio n. 462. Spese a domicilio n. 403. Accompagnamento a visite mediche n. 224. Espletamento pratiche amministrative n. 16

C - ATTIVITÀ PRESSO STRUTTURE PUBBLICHE1. Ospedale Civile – vari reparti presenze n. 4222. Fatebenefratelli: R.S.A. presenze n. 0513. Fatebenefratelli: Hospice presenze n. 704. Case di Riposo presenze n. 392

AMBULATORIO Consuntivo 3° trimestre 2014

Visite ambulatoriali generiche: n. 5Richiesta visite specialistiche: n. 8Richiesta esami radiologici: n. 10Richiesta esami di laboratorio n. 2

SERVIZIO DI CONSULENZA PSICOLOGICA su appuntamentopresso l’AMBULATORIO, telefonando al mattino al 041.5224745.

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IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 9

NEWS sezioni interne

SQUADRA DI PRIMO SOCCORSOConsuntivo 3° Trimestre 2014

Presenze:

- Tutti i sabati dalle h. 21.00 alle 01.00 SAP – Squadra apiedi - zona Rialto-S. Polo, Campo S. Bortolo e din-torni

- tutte le domeniche dalle ore 10 alle ore 18 SAP –Squadra a piedi – zona Rialto – S. Polo, Campo S. Bortolo e dintorni

- Turnazione presso l’Ambulatorio Turistico di Piazza S. Marco dal 4 ottobre dalle10.00 alle 18.00

- Festa del Redentore – 19.07.2014

- Regata Storica – 07.09.2014

- 4° Torneo “Fabrizio Piaggi” – 21.09.2014

- Festa Ambiente – 26-27-28.09.2014 (Isola della Certosa)

“Chi salva una vita, salva il mondo intero” dal Talmud

Fioreria Popy

Cannaregio, 2665/A30121 Venezia

Tel. 041.72.07.00Fax 041 47.60.671

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NEWS sodalizio

CONSORELLE NUOVE ISCRITTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)BERTELLA Olga – AYDONOPOULOS Désirée – AYDONOPOULOS Tiziana – ZANATO Nella -DUCA Antonietta – CIOFFI Adriana -

CONFRATELLI NUOVI ISCRITTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)RICCI Pietro – AFFAITATI Francesco -

NON SONO PIU’ CON NOI MA VIVONO NEL NOSTRO RICORDO(“Dona a loro, Signore, la pace della tua compagnia”)

CONFRATELLI DECEDUTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)MARCOLINI Plinio – CAMPOSTRINI Tullio – ZAMBON Gastone – MASONVittorio – BIANCHI Gino – CONTEMORI Guerrino – DA PONTE Francesco -

CONSORELLE DECEDUTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)STEVANIN Elisabetta – SCHIVARDI Emma – RAVA’ Giuliana – BONALDOEmma – RIZZI Alda – ALBONICO Elisa -

CONFRATELLI ISCRITTI IN MORTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)DELL’ANTONIA Emma – CIOFFI Federico

OFFERTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)

Fam. ALBERTO in memoria di ALBERTI Valeria – MELCHIORI Anna Maria – ANGELIN Lavinia– NISTA Giulia – ZANETTI Anna Maria – APOLLONIA Giuseppina -

OFFERTA PRO BARCA DEI MORTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2014)

-

SI RICORDA CHE L’IMPORTO DELLA QUOTA ASSOCIATIVAPER IL 2014 RIMANE BLOCCATO A € 25,00

SI PREGANO LE PERSONE ISCRITTE CHE HANNO CAMBIATO INDIRIZZO DI COMUNICARLO IN SEGRETERIA

DELLA MISERICORDIA (tel. 041.5224745)

“Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire non ha ancora iniziato a vivere.”

Martin Luther King

10 IL MESSAGGIO N. 4 - 2014

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IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 11

NEWS sodalizio

FUNERALI A CURA DELLA MISERICORDIA

SOTTOSCRIZIONE DI UN CONTRATTO IN VITA PER I CONFRATELLI ISCRITTI.

L’Arciconfraternita si occupa, per tutti gli iscritti, previo contratto sot-toscritto negli uffici amministrativi della sede di Rialto, S. Polo N. 135,dei FUNERALI, una volta che viene a mancare un confratello. Daanni ormai, appoggiata ad un’impresa di pompe funebri cittadine, siprende cura dell’accompagnamento funebre, del funerale nella chiesa

parrocchiale o nella Cappella del cimitero di S. Michele, della cassa, dei fiori, delle epi-grafi, e a seconda della scelta se a terra o in manufatto, viene fatta poi la croce, la pie-tra tombale o le iscrizioni per chi ha già in concessione una nicchia, un ossario o un cine-rario. Possiamo inoltre assegnare un cinerario per chi desidera farsi cremare. Il contratto viene sottoscritto IN VITA e l’importo non subirà modificazioni fino aquando verrà a mancare il confratello o consorella. Per informazioni invitiamo gliiscritti interessati, ma soprattutto tutti coloro che sono soli e che non desiderano dareincombenze a parenti dopo il decesso, a contattare i nostri uffici dal lunedì al sabatodalle 9.00 alle 12.00. Tale contratto vale anche per gli iscritti che abitano fuori città e chedovranno essere trasportati nel camposanto di Venezia.

COMUNICATO PER GLI ISCRITTI IN CASO DI MORTERATORIO S. CRISTOFORO – CIMITERO

I PARENTI DEGLI ISCRITTI CHE DESIDERASSEROCELEBRARE IL FUNERALE NELL’ORATORIO DI SANCRISTOFORO IN CIMITERO, SONO PREGATI DI PREN-DERE CONTATTI CON GLI UFFICI DELL’ARCICONFRA-TERNITA APPENA AVVENUTO IL DECESSO DELLA PER-SONA ISCRITTA.

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12 IL MESSAGGIO N. 4 - 2014

NEWS sodalizio

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA

PER CHI VOLESSE SOSTENERE CON UN’OFFERTA LENOSTRE MOLTEPLICI ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO, RICOR-DIAMO I NOSTRI C/C BANCARI E POSTALE:

VENETO BANCA IBAN: IT16Q0503502001084570176956BANCO S. MARCO IBAN: IT09W0518802070000000039153BANCA PROSSIMA IBAN: IT08G033590160010000069033POSTE ITALIANE c/c 18513309 - IBAN: IT35 V 07601 02000 000018513309Intestando le offerte all’ARCICONFRATERNITA DI S. CRISTOFORO E DELLAMISERICORDIA DI VENEZIA – S. POLO, 135 – 30125 VENEZIA

L’IMPORTANZA DI UN TESTAMENTO O LASCITOA FAVORE DELLA MISERICORDIA Fare testamento o predisporre un lascito è sempre un atto di granderesponsabilità ed umanità. Non è incompatibile con la tutela degli eredilegittimi: ognuno di noi può lasciare una cifra modesta, un locale, unmagazzino, un alloggio che, “passando a miglior vita” non verrebbe uti-lizzato da nessuno e andrebbe magari all’asta ! Per la Misericordia,potrebbe essere utile e determinante per la realizzazione di un progettosociale (alloggi per persone non abbienti o senza fissa dimora, mense per diseredati,ecc.). Lasciti e donazioni dunque, anche se modesti, possono contribuire a portare a ter-mine dei progetti e far progredire le iniziative sociali in atto.

ORATORIO S. CRISTOFORO – CIMITEROSI AVVISA

CHE LA S. MESSA DOMENICALEVIENE CELEBRATA ALLE ORE 11.15.

ACCOMPAGNAMENTO FUNEBRE

DA GENNAIO 2014 UN NOSTRO INCARICATO SARA’ SEMPREPRESENTE A TUTTI I FUNERALI CHE SI SVOLGERANNONELLE CHIESE DI VENEZIA CON IL LABARO DELL’ARCI-CONFRATERNITA. AVRA’ CURA INOLTRE DI ACCOMPAGNARE I PARENTI ALCAMPO A TERRA O AL MANUFATTO DOVE VERRA’ SEPOL-TO IL LORO CARO DEFUNTO.

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IL MESSAGGIO N. 4 - 2014 13

AMMINISTRATOREDI SOSTEGNOL’attenzione alla persona

L’amministratore di sostegno è una figura istituita perquelle persone che, per effetto di un’infermità o di unamenomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibi-lità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propriinteressi. Gli anziani e i disabili, ma anche gli alcolisti, itossicodipendenti, le persone detenute, i malati terminalipossono ottenere, anche in previsione di una propria

eventuale futura incapacità, che il giudice tutelare nomini una persona che abbiacura della loro persona e del loro patrimonio. Per richiedere l’amministrazione disostegno si deve presentare un ricorso. Il ricorso può essere proposto:• dallo stesso soggetto beneficiario, anche se minore, interdetto o inabilitato• dal coniuge• dalla persona stabilmente convivente• dai parenti entro il quarto grado• dagli affini entro il secondo grado• dal tutore o curatore• dal pubblico ministeroNella scelta della persona da nominare amministratore di sostegno, il giudice tutela-re preferisce, se possibile:• il coniuge che non sia separato legalmente• la persona stabilmente convivente• il padre, la madre• il figlio• il fratello o la sorella• il parente entro il quarto grado• il soggetto designato dal genitore superstite con testamento, atto pubblico o scrit-tura privata autenticata.

Non possono ricoprire le funzioni di amministratore di sostegno gli operatori dei ser-vizi pubblici o privati che hanno in cura o in carico il beneficiario.

L’AVV. NICOLETTA BORTOLUZZI: VENEZIA – CANNAREGIO, 5916(VICINO AL PONTE DEI GIOCATTOLI) TEL. 041.2777904, CON IL SUOSTUDIO PROPONE, UNA TARIFFA CONVENZIONATA PER LA PRO-POSIZIONE DEL RICORSO PER LA NOMINA DI AMMINISTRATOREDI SOSTEGNO.

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ROMA, 14 GIUGNO 2014: INCONTRO NAZIONALEDEI VOLONTARI DELLE MISERICORDIE CONPAPA FRANCESCO E LE MISERICORDIE D’ITALIA

Alcuni volontari della nostra “Squadra di Primo Soccorso” hanno presenziato a Romaa questo speciale avvenimento. La Misericordia di Roma Sud ha accolto i nostri volon-tari e li ha ospitati per la notte presso la loro sede.Riportiamo qui di seguito il “Discorso di Papa Francesco”.Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Rivolgo il mio saluto a tutti voi che fate parte delleMisericordie d’Italia e dei Gruppi Fratres, e anche ai vostri famigliari e alle persone assi-stite che hanno potuto unirsi al vostro pellegrinaggio. Saluto Mons. Franco Agostinelli,Vescovo di Prato e vostro Correttore generale, e il Presidente Nazionale della vostraConfederazione, il Signor Roberto Trucchi, ringraziandoli per le parole con cui hannointrodotto questo incontro. A tutti va il mio apprezzamento per l’importante opera chesvolgete in favore del prossimo sofferente. Le Misericordie, antica espressione del laica-to cattolico e ben radicate nel territorio italiano, sono impegnate a testimoniare ilVangelo della carità tra i malati, gli anziani, i disabili, i minori, gli immigrati e i poveri.Tutto il vostro servizio prende senso e forma da questa parola: “misericordia”, parola lati-na il cui significato etimologico è “miseris cord dare”, “dare il cuore ai miseri”, quelli chehanno bisogno, quelli che soffrono. E’ quello che ha fatto Gesù: ha spalancato il suoCuore alla miseria dell’uomo. Il Vangelo è ricco di episodi che presentano la misericor-dia di Gesù, la gratuità del suo amore per i sofferenti e i deboli. Dai racconti evangelicipossiamo cogliere la vicinanza, la bontà, la tenerezza con cui Gesù accostava le persone

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sofferenti e le consolava, dava loro sollievo, e spesso le guariva. Sull’esempio del nostroMaestro, anche noi siamo chiamati a farci vicini, a condividere la condizione delle per-sone che incontriamo. Bisogna che le nostre parole, i nostri gesti, i nostri atteggiamentiesprimano la solidarietà, la volontà di non rimanere estranei al dolore degli altri, e que-sto con calore fraterno e senza cadere i alcuna forma di paternalismo. Abbiamo a dispo-sizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. C’è ilrischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati di questa realtà, oppure di faredei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai pro-blemi reali. Troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente! Questo è unrischio. Non è il vostro, voi lavorate, lavorate bene, bene! Ma c’è il rischio…Quando iosento alcune conversazioni tra persone che conoscono le statistiche: “Che barbarie,Padre! Che barbarie, che barbarie”. “Ma cosa fai tu per questa barbarie?”. “Niente,parlo!” E questo non risolve niente. Di parole ne abbiamo sentite tante! Quello che serveè l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, andare dai sofferenti, avvicinarsicome Gesù ha fatto. Imitiamo Gesù: Egli va per le strade e non ha pianificato né i pove-ri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontrasi ferma, diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio che è bontà,provvidenza e amore. L’attività delle vostre Associazioni si ispira alle sette opere di mise-ricordia corporale, che mi piace richiamare, perché farà bene sentirle un’altra volta: dareda mangiare agli affamati; dare da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i pelle-grini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti. Vi incoraggio a portareavanti con gioia la vostra azione e a modellarla su quella di Cristo, lasciando che tutti isofferenti possano incontrarvi e contare su di voi nel momento del bisogno. Cari fratellie sorelle, grazie! Grazie di nuovo a tutti voi per quello che fate. Grazie! Che leMisericordie ed i Gruppi Fratres continuino ad essere luoghi di accoglienza e di gratuità,nel segno dell’autentico amore misericordioso per ogni persona. Il Signore vi benedica ela Madonna vi protegga! Grazie! E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Neho bisogno anch’io! Grazie!

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L'ISLÀM VA PRESOSUL SERIO di Maurizio Del Maschio

In questi giorni assistiamo ad una sortadi presa di distanza dei musulmani resi-denti in Italia rispetto al cosiddettoIslamic State of Iraqi and al-Sham(ISIS), lo Stato islamico dell'Iraq e delLevante ed al suo leader carismatico,Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamato-si khalifa, cioè vicario, successore diMaometto e riconosciuto come tale daisuoi seguaci. L'ISIS è una formazionereligioso-politico-sociale e militare nataper conseguire l'obiettivo mancato daAl-Qaeda: la globalizzazione dell'Islàmsunnita.Non è certo sufficiente proclamarsicaliffo o averne il riconoscimento di unsia pure considerevole numero di musul-mani per rendere legittima la pretesa. Aldi là delle oscure modalità della sceltache dovrebbe essere effettuata dalConsiglio della Shura (Consultazione)oggi del tutto inesistente, manca pure ilparere favorevole espresso in meritodalla comunità degli ulama, i dotti delmondo sunnita e di quelli, in particolare,delle moschee-università al-Azhar delCairo, Qarawiyyin di Fez o Zaytuna diTunisi, le più prestigiose del mondo isla-mico sunnita.Anche in presenza di tali presupposti,per essere legittimo il Califfo deve avereil riconoscimento esplicito o implicitodella comunità dei musulmani, esprimi-bile attraverso il necessario giuramentodi lealtà da parte di una rappresentanzaqualificata dei fedeli di ogni Paese. Talelegittimazione deve essere, infine, atte-stata dalla khutba, la predica canonicadel mezzogiorno di venerdì, pronunciatadall'imàm che guida la preghiera collet-tiva in nome del Califfo riconosciutocome tale. Si tratta di condizioni non

realizzate al di fuori del ristretto ambitocontrollato dall'ISIS.In merito si è espresso ufficialmenteanche il Mufti egiziano, Yusuf al-Qaradawi, che ha dichiarato la pretesa diAl-Baghdadi nulla, invalida e potenzial-mente dannosa per i musulmani sunniti,in particolare per quelli iraqeni. Il sedi-cente “califfo” non si è limitato a questaauto-proclamazione, ma ha velleitaria-mente affermato che avrebbe conquista-to Roma e che l'Europa sarebbe stataassoggettata all'Islàm, riprendendo unaformula retorica ampiamente usata inetà musulmana classica.Onde evitare pericolosi accostamenti,alcune comunità islamiche in Italia sisono affrettate a prendere le distanze datale movimento, proclamando la proprialealtà nei confronti dei Paesi in cui si tro-vano a vivere e confermando il rispettodella loro legislazione nazionale. C'è chisi è messo il cuore in pace udendo taliattestazioni di lealtà, ma in realtà c'èpoco da stare tranquilli. Ciascuna comu-nità può riconoscersi apertamente nelledichiarazioni pacifiche dei suoi capi, maogni musulmano fa i conti con la propriacoscienza. Per essere chiari, l'attestazio-ne di lealtà pronunciata dai capi dellecomunità non significa che tutti i musul-mani presenti in un territorio la pensino

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esattamente allo stesso modo. Inoltre,affermare che l'auto-proclamazione delcaliffato è pericolosa e dannosa per lostesso Islàm non significa escludere apriori che l'avvento di una supremaautorità, religiosa e civile nel contempo,non possa nuovamente realizzarsi.Peraltro, oltre alle prese di distanza, nonc'è stata alcuna sconfessione ufficialedell'operato di tali fanatici nei confrontidei quali non è stato lanciato alcunconosciuto anatema e non potrà esserlo,perché la loro strategia, la loro azionenon è affatto difforme dal dettato lette-rale del Corano. Finché i musulmanisono minoranza, il rispetto delle normelocali viene assicurato, ma dal momentoche divengono maggioranza, essi si riten-gono in diritto di imporre la sharìa, lalegge islamica.La sharìah termine arabo che letteral-mente significa “strada battuta”, è basa-ta su quattro fondamenti: il Corano, laSunna (cioè gli hadìth, i racconti delProfeta), il consenso dei saggi e l'analo-gia giuridica. Essa può essere interpreta-ta sotto due profili: uno metafisico e l'al-tro pragmatico. Nel significato metafisi-co, la sharìah è la Legge di Dio e, inquanto tale, rimane sconosciuta agliuomini. Sotto il profilo pragmatico siconcretizza nel jihàd, lo sforzo concretoesercitato per identificare la Legge diDio e applicarla nella vita relazionale.Molti non conoscono il senso ambiguodel termine jihàd. La parola ha moltepli-ci significati ed è una delle istituzionifondamentali dell'Islàm. Il jihàd spiri-tuale consiste nella lotta interiore checiascun fedele deve ingaggiare affinchéil proprio spirito attinga alla perfettafede. Il jihàd militare può essere difensi-

vo (in quanto tale obbliga tutti i musul-mani a sostenerlo) e offensivo consisten-te nell'intraprendere una guerra diaggressione e conquista contro i non-musulmani al fine di sottomettere essi ei loro territori al dominio islamico. Esso,al contrario di quello difensivo, non vin-cola i singoli musulmani, ma coinvolgecomunque l'intera comunità islamica. Imusulmani che non aderiscono a questainterpretazione militante del jihàd met-tono in dubbio la necessità e l'obbligodella partecipazione al jihàd offensivo inepoca contemporanea. Essi argomenta-no che la tradizionale “Casa della guer-ra” si riferisce ai regimi ostili e agli impe-ri che circondavano le prime comunitàislamiche. Secondo questa interpretazio-ne, il jihàd offensivo era praticato solo alfine di preservare l'Islàm dalla distruzio-ne ed è oggigiorno obsoleto.La stessa sharìah distingue, peraltro, lenorme indiscutibili riguardanti il culto egli obblighi rituali da quelle di naturapiù squisitamente giuridica soggetta asfumature e ad interpretazioni legittime.Ciò significa che un margine interpreta-tivo nell'Islàm esiste, ma la globalizza-zione uniformante che l'occidente impo-ne al mondo è vista come una minacciadal mondo islamico e perciò qualcuno sisente in dovere di armarsi per difenderel'integrità della propria fede. Giusto osbagliato che si possa ritenere, tale atteg-giamento reattivo è basato sulla paura divedere soffocare ciò in cui si credeprofondamente. Perciò, l'occidente devefinalmente cominciare a conoscere e arispettare le credenze altrui confrontan-dosi con esse, in primis con l'Ebraismo econ l'Islàm. Quando impareremo a pren-dere gli altri sul serio?

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POLITICALLY CORRECTVUOL DIRE ANCHE ELIMINARE DIODAL CALENDARIO? di Maria Chiara Klinger Mazzarino

Inizio con una fine: la prosaica chiusuradi una lettera di più di mille anni fa scrit-ta da Papa Gregorio II … “Data alle Ididi Maggio, nel terzo anno del nostroaugusto signore Leone, da Dio incorona-to imperatore (romano d’oriente), nelterzo anno del suo consolato, nellaseconda indizione”. Prima curiosità: eccoda dove viene il nostro termine ‘data’ eperché è necessariamente al femminile,ossia perché registrava il momento in cuiuna lettera veniva ‘affidata’ al messagge-ro che, si sperava, l’avrebbe portata adestinazione. Secondo: salta immediata-mente all’occhio quanto si fosse lontani,a quel tempo, da un sistema di datazioneuniversale. Si faceva certamente del pro-prio meglio per essere chiari, ma esiste-vano diverse scuole di pensiero e nessuncriterio era universalmente condiviso.Certo l’Impero d’Oriente, qui utilizzatocome punto di riferimento, era forse piùstabile di tutti i regni europei messi insie-me, i quali, tra invasioni e guerre civili,cambiavano continuamente regnante;purtroppo, però, soprattutto con il passa-re degli anni e dopo che la lettera venivaarchiviata, un lettore di cultura mediaavrebbe potuto non ricordare chi fosseesattamente quell’ imperatore lontano,né quando avesse preso il potere. Già nelVI secolo un dotto monaco, Dionigi ilpiccolo, aveva pazientemente ricostruito– seppur con un lieve errore – qualedovesse essere stato l’anno della nascitadi Cristo e l’aveva proposto come crite-rio di datazione universale; purtroppo,però, l’idea era rimasta lettera morta. Fuun grande storico anglico, Beda il

Venerabile, a riproporlo quasi due secolidopo; egli aggiunse il concetto dell’“avanti Cristo” e decise di escludere un‘anno zero’. Il criterio prese piede fino adiventare indiscusso per l’intera cristia-nità e poi per il mondo: dai tempi diBeda, ogni anno dell’era cristiana fu unAnno del Signore (Anno Domini). Così anche i posteri furono in grado dicapire, ad esempio, che la sopracitata let-tera di Papa Gregorio era stata ‘data’ il15 maggio 719. Certo questo ci dicealmeno due cose: che Beda era un’auto-rità indiscussa in tutta Europa e la cultu-ra anglosassone, che attraversava allorala splendida fioritura del ‘RinascimentoNortumbrico’, era un faro di civiltà; cheper Beda si tratto, più che altro, di unascelta pratica, dettata da un’esigenza diuniformità e di chiarezza, sul cui signifi-cato simbolico magari non stette a riflet-tere più di tanto. Per lui era scontato chela nascita di Cristo fosse l’evento piùrivoluzionario di tutti i tempi, immedia-tamente noto a tutti. Per lui era normalefar parte della Christianitas, luce di spe-ranza in un mondo in subbuglio. Per noi,magari, non lo è. Proprio nei paesi anglo-sassoni, infatti, si sta oggi sempre piùfacendo strada una terminologia diversa.Il politically correct imperante sta tra-sformando il “before Christ” (b.C.) –ossia ‘avanti Cristo’ – in ‘Before

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Common Era (BCE) e l’ “AnnoDomini” in ‘Common Era’. Prurito intol-lerante e moderno verso il nome diCristo? Anche, perchè se ne elimina ilnome, ma non solo. Nessuno può cmun-que negare l’importanza della nascita delGesù storico per tutta la civiltà occiden-tale, né la chiarezza di quel punto di rife-rimento; tant’è che (pare) non si sognanodi cambiarlo, come invece si tentò di faredurante la rivoluzione francese. Si trattapiuttosto di fastidio verso una terminolo-gia che conferisce al personaggio storicodi Gesù titoli ‘controversi’. Qui verte ladiatriba: non tutti sono d’accordo che

Gesù di Nazareth, l’oscuro falegnameche in tre anni cambiò il mondo intero,sia l’Unto del Signore (Christos) e addi-rittura il Signore in persona (Dominus).La nuova terminologia, in voga negliambienti giudaici già a metà dell’Ottocento, è diventata di uso comune inanni recenti, fino a sostituire quella diBeda nelle scuole inglesi dal 2002. Danoi, per ora, la questione non è avverti-ta come un grosso problema e i terminitradizionali tengono ancora …: sonopolemica? Sarà mica che gli italiani per-cepiscano ‘Cristo’ come un cognome???Speriamo di no.

PIOVE, GOVERNO LADRO…….. BIS di Giuseppe Mazzariol

Si, “Piove Governo Ladro”….bis perchénel N.2/2014 di questo trimestrale il colle-ga Francesco Bergamo aveva pubblicatoun articolo dal medesimo titolo, parlandodella corruzione e degli scandali politiciavvenuti da sempre in Italia. In questoarticolo parlerò soltanto diVenezia e di tutti i suoi mali.E la colpa di chi sarà?“…. Piove, Governo ladro”.E’ noto che questa espres-sione è sempre stata usataquasi come bonaria parodiadegli slogan contro i governie in generale contro ognipotere costituito, colpevoledi tutti i mali e quindi anchedella pioggia. Sembra che questo mododi esprimere malcontento verso qualcu-no che detiene il potere risalga all’epocadel granducato di Toscana, allorché ilGranduca introdusse la tassa sul sale.Infatti la pesatura di questa preziosa

merce veniva effettuata furbescamente, aposta, sempre nei giorni di pioggia inmodo che il sale pesasse più da bagnato.Per altri questa espressione nacque nelperiodo 1815-1848 nei territori del nordItalia e precisamente nel Regno

Lombardo- Veneto, sotto l’occupazioneaustriaca. I contadini, tassati in base alraccolto, sapevano che ad una annatapiovosa corrispondeva un raccolto piùmisero, mentre le tasse si riferivano sem-pre al raccolto previsto più abbondante.

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Da qui l’uso di imprecare contro chi ligovernava.Per altri ancora questo modo di esprime-re malcontento verso qualcuno che detie-ne il potere sembra risalire al lontano1861, a seguito di una didascalia apparsasotto ad una vignetta. All’epoca i mazzi-niani avevano preparato a Torino unadimostrazione esterna per le vie dellacittà, ma il giorno fissato pioveva talmen-te a dirotto che la manifestazione nonebbe luogo. La rivista satirica piemontese“Il Pasquino” pubblicò allora una vignet-ta, attribuita a Casimiro Teja, rappresen-tante tre mazziniani al riparo della piog-gia, scrivendo sotto alla vignetta la legen-da “Governo ladro, piove”. Questaespressione divenne in seguito il mottodella rivista.Da qualche mese, qui a Venezia, ne suc-cedono di cotte e di crude, come si suoledire e la stampa cittadina va a gara perevidenziarle e qualche volta gonfiarle,diffondendo a tutto il mondo un’immagi-ne pessima della città. Notizie disastrosedi degrado, atti continui di inciviltà, vio-lenza contro persone di giorno e di notte,mal turismo dilagante, gruppi di que-stuanti romene che invadono la cittàdalle nove del mattino fino alle sette disera, truppe di borseggiatori e borseggia-trici tutte in stato di gravidanza che sfila-no i portafogli ai turisti ed anche ai vene-ziani, venditori abusivi di merci contraf-fatte, cingalesi che oltre ai soliti mazzi difiori tempestano tutti nei campi con lavendita di razzetti che se non si prestaattenzione ti arrivano sulla testa, scenettafotografata e apparsa su tutti i giornali diun gondoliere che fa la pipì in piedi sullagondola contro il muro di un palazzo,continui disservizi e servizi pessimi suimezzi pubblici ACTV. Credo di non averdimenticato nessuno!Ma alla fine di chi è la colpa?Naturalmente tutti si scagliano contro

alla recente caduta del governo cittadino,seguita allo scandalo del Mose.Attenzione, ben lungi da chi scrive dispezzare lance a favore dei corrotti , nellafattispecie, dei politici, ma non si conclu-da facendo credere che tutti i problemi etutti i mali che affliggono Venezia sianosorti soltanto ultimamente o si sianoaggravati in questo periodo. Questo statodi declassamento generale della città èrisaputo essere ormai cronico. Tanto percitare una grossa carenza che poi nedetermina effetti negativi in città, constanel numero esiguo di unità nel corpodella polizia locale, costituito attualmen-te da circa 400 unità, quando per far fron-te a tutti i problemi delle due città checostituiscono il Comune di Venezia(Venezia e Mestre) dovrebbe avere unorganico almeno al doppio dell’attuale.Iniziamo da chi sbarca all’isola delTronchetto per visitare Venezia. Comebiglietto da visita si trova una vera casba,gruppi di “intromettitori” che assalgonogli ignari turisti, abusivi che con grandi epiccole imbarcazioni offrono loro illegaliservizi. Questa situazione, peraltro, non èrecente ma si protrae ormai da parecchianni. E allora, non sarebbe fattibileinstaurare un servizio permanente diforze dell’ordine 24 ore su 24, che con-trollassero l’isola e snidassero tutta quel-la “zavorra”? A Piazzale Roma, ai piedidel famigerato Ponte di Calatrava sosta-no perennemente gruppetti di “facchini”/“portabagagli” abusivi, con maglietterecanti la scritta “porter” e indossandovistosi berretti da “ufficiali” che si sosti-tuiscono a portabagagli autorizzati. Peròlì portabagagli autorizzati non ce ne sonomai stati. E allora, ecco l’opportunità dicostituire una piccola cooperativa di ser-vizi di questo tipo, da poter utilizzareanche in altri punti della città.Altrettanto succede anche al di là delPonte di Calatrava, ai piedi della gradina-

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ta della stazione ferroviaria.Basterebbero due o tre unità di polizia aldi qua e al di là del Ponte, dalle ore 8 alleore 20 e forse il problema potrebbe esse-re risolto. Non parliamo di piazza SanMarco, di tutta l’area marciana e dellaRiva degli Schiavoni. Qualche anno fal’allora amministrazione comunale, diconcerto con le forze dell’ordine, era riu-scita ad espellere da quell’area i famosi“saccopelisti” e quanti altri si sdraiavanoai piedi del Campanile, ai bordi dellaBasilica o sotto le Procuratie. Tutte lebaracchette che vendevano paccottiglie“veneziane”, made in Cina, i venditori digrano ed altri che invadevano la Piazzaerano stati allontanati e “collocati” versoil Molo. Ora Piazza San Marco, il più belsalotto del ‘700, è stato ridotto a “Piazzadei Porci”, perché ci si stende in ogniangolo per dormire, per fare pic-nic contanto di tovaglie stese a terra e fornelli dacampo per cucinare le spaghettate, qual-cuno si azzarda perfino a fare, di giorno,la pipì dentro i contenitori delle immon-dizie. La stampa critica che i servizi igie-nici a Venezia sono cari e sporchissimi.Non è niente vero!Qualche volta mi è servito accedere inquello di San Marco-Ascensione o in

campo San Bortolomio e devo dire chequando sono andato io li ho trovati sem-pre puliti. C’è sempre l’eccezione, magarisubito dopo che una comitiva di quaran-ta cinesi si sono serviti. E per quanto con-cerne il prezzo, sarebbe opportuno chequalche collega cronista si recasse nelleprincipali città italiane per confrontare letariffe. Non parliamo all’estero!!!! InPiazza san Marco sono ritornate tutte le“baracchette” di paccottiglie cinesi, insie-me ai venditori di grano, mentre pattu-glie, in ordine sparso, di questuanti rome-ne girano in continuazione per tutta l’a-rea marciana infastidendo peraltro con laloro insistenza turisti e cittadini. La Rivadegli Schiavoni è diventata una pericolo-sa cittadella di “vu cumprà” che espongo-no lungo la Riva la loro merce griffata eche allo spuntare di qualche vigile urba-no o poliziotto, invece di scappare loaffrontano e lo menano pure.Non parliamo poi di quelli che con leborse o altri articoli griffati si piazzano inVia XXII marzo proprio davanti ai nego-zi che vendono gli stessi prodotti maautentici. E i mezzi pubblici? Anche se ditanto in tanto vengono sostituiti al verti-ce gli amministratori i disservizi peròrimangono sempre gli stessi, anzi peggio-

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rano.Per i veneziani ormai non è più possibileservirsi dei mezzi pubblici perché a tuttele ore, in tutte le fermate, arrivano straca-richi di turisti con valigie grandi comearmadi, quando non tengono sulle spalle(anche se proibito) enormi zaini che incontinuazione sbattono sulla faccia di chista loro vicino. E i posti che dovrebberoessere riservati agli invalidi, alle donnegravide e agli anziani over 70?Immancabilmente sono occupati da gio-vani, non curanti se entrano personeappartenenti a una delle categoriedescritte con parole in più lingue evignette. Pertanto i veneziani devonoaccontentarsi o di viaggiare come in unmezzo che trasporta bestiame o di anda-re a piedi servendosi in qualche tragittodel servizio di traghetto delle gondole.E a piedi non son tutte rose, soprattuttoquando si incontrano eserciti di turisti,capitanati da hostess con tanto di cappel-lino e ombrellino da capo comitiva chepercorrono calli e callette magari in filaper quattro. All’ingresso della città, aPiazzale Roma, alla Stazione Ferroviaria,a Rialto e a San Marco dovrebbero esse-re installati dei cartelloni con l’indicazio-ne di un “DECALOGO” per il turista a

Venezia. Non mi azzardo parlare o criti-care i lavori del famigerato TRAM sulPonte della Libertà e a Piazzale Roma.Mi limiterò soltanto a dire che, dopo aversistemato abbastanza in ordine quelPiazzale (erano cinquant’anni che se neparlava…!) eliminando dal mezzo barac-che provvisorie ancora dal dopo guerra,collocando tutte le bancarelle di specia-lità cinesi ai lati sul giardinetto, quellazona era diventata presentabile. Eraora!!!!! E no, dopo aver terminato i lavo-ri, le piante sulle aiuole ecc., si sono ricor-dati che doveva arrivare in Piazzale ilTRAM, quel famoso tram che mi ricordaun vecchio film “Un tram che si chiamadesiderio”. E allora disfa tutto, rompitutto e rifai tutto nuovamente. Ma nonc’è nessuno a cui passi per la mente diaprire un’inchiesta? Già tanto, inchiestapiù, inchiesta meno. A questo puntocredo di aver enunciato se non tutti,quasi tutti i mali che affliggono la nostrabella città tanto maltrattata fisicamente emoralmente. Ma se non fosse scoppiatolo “SCANDALO MOSE” con successivacaduta del governo cittadino, la stampasarebbe stata più tranquilla? E invece no,tutto è colpa della “PIOGGIA di questaestate, Governo Ladro”.

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I Lidorini, spiritelli maligni che sinascondono tra gli alberi del Lido diVenezia e fanno dispetti a tutti - renden-do le mamme di ritorno dalla spiaggia,nervose, i bambini piangenti e frignanti,gli anziani irritabili, i vaporetti fuori con-trollo, gli orari dei trasporti stravaganti -quest’anno si sono dati da fare, forse unpo’ più del solito, sull’isola. Escono forsedal maligno buco davanti al Palazzo delCinema? o dai padiglioni fatiscenti del-l’ospedale al mare ? o dallo storicoalbergo Des Bains? tristemente abban-donato, il cancello inchiavardato, daidieci gradini della bella scalinata è spun-tata della vegetazione, rami alti qualchemetro. I veneziani che vi passano ricor-dano con rimpianto quando andavano aimparare a nuotare nella magnifica pisci-na. O dal piazzale Santa MariaElisabetta? lasciato incompleto, i lavoribloccati, tolti i cantieri, eliminate leimpalcature, la pavimentazione è rimastaa chiazze e a macchie, a dislivelli, rilievi ebassorilievi; la parte nuova bianchissimamostra già macchie nere (gomme ameri-cane?) a pochi giorni dalla posa; quellavecchia del Gran Viale è rattoppata peg-gio del vestito di cenci di un barbone(che, a volte, viene curato dalla pietà

sociale o di qualche anima buona).Sempre colpa dei Lidorini se sui pietronilisci quando erano bagnati la gente sci-volava. Qualche anno fa, per contrastarel’opera degli spiritelli, i pietroni sonostati grattati e sono diventati zigrinaticon minor pericolo di scivoloni, ma iLidorini, più forti che mai, li hanno ridot-ti a pezzi e pezzetti, scrocchianti quandovi si passa sopra, spruzzanti acqua sta-gnante sui piedi del malcapitato. L’isolad’oro al Festival del Cinema si è ‘mostra-ta’ isola dalla faccia di bronzo o di sta-gno. La fata Lidorina, risvegliatasi per qual-che giorno, è intervenuta con la sua bac-chetta magica, ma solo per il Festival delCinema. Che pare sia andato alla gran-de : 22mila biglietti venduti, 2300 accre-ditati, la nuova Sala Darsena riservataalla stampa e alla sezione sperimentaleOrizzonti, con i suoi 950 posti conta piùspettatori che nella Sala Grande. 6milio-ni il costo della ristrutturazione. Nelleserate, tante fan urlanti con i sederiniammiccanti dai pantaloncini corti chepiù corti non si può. Il luminoso red car-pet calpestato dai nobili tacchi dei divi(pure Al Pacino con mise giovanilissi-ma). Soddisfattissimi Paolo Baratta e ildirettore della 71^ Mostra del Cinema ,Alberto Barbera (e chi non lo sarebbecol successo ottenuto in mezzo all’affan-no che contraddistingue questi tempi). Illeone d’oro è andato in Svezia premian-do il “piccione” del regista RoyAndersson. Presidente della giuriaAlexandre Desplat (che non ha volutoleggere i giornali per non farsi influenza-re), tra i giurati Carlo Verdone. Nonall’Italia con i suoi tre film dei registi

IL LIDO DI VENEZIA , L’ISOLA D’OROTRA DEGRADO E LUSTRINI di Maria Teresa Secondi

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Mario Martone, Francesco Munzi,Saverio Costanzo che, comunque hannoricevuto riconoscimenti di pubblico e dicritica. Il simpatico regista svedese , dalsorriso aperto, solare, ha detto che si eraispirato al film italiano “Ladri di biciclet-

te”. Come dire che noi diamo consigli oispirazione e altri vincono. Ah! Lidorinibirboni anche qui hanno usato le loroarti dispettose.

(riproduzione riservata)

L’ANGOLO DELLO SPRITZ di Giampaolo Contemori

Spritz del 3settembreGli abitanti diSanta MariaFormosa e din-torni si lamen-tano per i topi. Tutti, più omeno, cil amen t i amo

per le pantegane ormai scorrazzanti,eppure, c’era un tempo in cui i topastrinon facevano vedere in giro i loro baffet-ti da sparviero. Tempo lontano, ormairemoto, in cui ogni campo, campiello,calle, fondamenta , pontile, rio terà , soto-portego, androne, era presidiato da per-fette macchine da guerra, silenziose, fred-de, visione notturna ad infrarossi, rapide,feroci, senza sentimenti, capaci di gioche-rellare con la vittima prima del colpomortale: e le armi!! Lame aguzze, rasoitaglienti nascosti, invisibili a occhio nudo.L’aggressione poteva avvenire da qual-siasi lato, in qualsiasi posizione, sempreletale. E’ stata l’unica arma che per seco-li ha permesso un equilibrio instabile tranoi e i futuri padroni del mondo, una sub-dola battaglia a colpi di peste, polmonite,tifo, parassitosi da una parte, dall’altraanticoagulanti bocconi avvelenati, trap-pole sanguinolente, e la nostra arma leta-le. Gli antichi egizi l’avevano elevata tragli dei, adesso non si vede quasi più ,

l’hanno castrata, imbolsita, nutrita di pie-trisco e biscotti, ridotta a pochi esemplarida salotto, impauriti e molli , opera diesseri umani dal cervello di topo.Salviamone gli ultimi esemplari, ripopo-liamo calli e campielli , come gli orsi e ilupi nelle foreste, dovremo sopportare iloro canti amorosi e le loro zuffe nottur-ne, ma che diano la caccia ai nostri e ailoro nemici.Spritz del 9 settembreLa Michela Vittoria Brambilla , presiden-te della Commissione Bicamerale perl’Infanzia e l’Adolescenza, ex ministrodel Turismo, è una gran bella donna !Assieme alla Carfagna, alla Gelmini, ealla Prestigiacomo è nel ristretto gruppodi “ belle ma intelligenti” di Forza Italia,quindi la sua apparizione in TV mi emo-ziona sempre per le cose che dice e gliargomenti che approfondisce come sololei sa fare, famosa , per esempio una frasestorica di risposta a un conduttore televi-sivo: “ non mi metta in bocca cose chenon voglio” che denota la forza di carat-tere e lo spirito combattivo della suddet-ta. Improvvisamente oggi, al TiGi me lasono trovata davanti, radiosamente esal-tante Trenitalia: il servizio “ Viaggio percani” aveva avuto, nel primo semestre2014 un incremento del 20% . Presa dal-l’euforia si è dimenticata che il servizio“viaggi da cani” tra i pendolari, ha rag-giunto anche punte del 100% !!!

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Il giorno 11 settembre niente spritzMi ha lasciato il vecchio Guerrino. Mihanno chiamato dall’ospedale, improvvi-so peggioramento, stato collassiale,dispnea grave. Sono arrivato in tempoper salutarlo. Alla mia voce mi ha guar-dato un attimo, poi ha continuato a “tira-re” quel poco ossigeno che bastava al suocuore. Sembrava aver raggiunto un certoequilibrio tra l’irregolarità del polso e lafatica del respiro. Cosa augurartiGuerrino? I miei pensieri sono confusi. Tiguardo e spero, ma in cosa? E’ l’ora dellacena. Di fronte un povero vecchio litigacon la badante perché vuole tornare acasa, a lato un cirrotico confuso farfugliacol figlio appena arrivato che gli ripete: “Mi no so dotor, mi avoro in cantier” . Mifa spostare per aggiustare il cuscino delparente. Entra un’infermiera e discutecol vecchio e col cirrotico. Lascio la manodi Guerrino. Rigo (così lo chiamava lamoglie) arriccia il naso nella sua caratte-ristica smorfia d’irritazione e smette direspirare. Non ha mai sopportato la con-fusione.Spritz del 22 settembreLe ferite piano piano rimarginano. Siricomincia a guardare attorno, anche per-ché la burocrazia non conosce il dolore,quindi banche , poste, commercialisti,notai Rileggo il Gazzettino: dopo ardite espericolate manovre ,tra cui un testa-coda, una nave da crociera è attraccata aChioggia. 1500 turisti sono sbarcati invelocità per raggiungere Venezia,Murano e Burano . Felicità e complimen-ti dagli operatori turistici e dai proprieta-ri delle trenta corriere che in massahanno invaso la Romea. Da quantotempo non percorrete la Romea?Provateci! E tappezzate l’ automobile disantini. E perché il comune di Mira e glialtri , sino giù, fino ad Ariano Polesine,non vogliono l’autostrada? I baldi difen-

sori del Progresso , i paladini delleGrandi Navi ( a casa degli altri! tantoloro lavorano al porto e la sera se ne tor-nano a casa), quando il progresso tocca iloro interessi ridiventano ecologisti, biocoltivatori, naturalisti, amici dei no-glo-bal: ma cosa difendono? Non certamentei loro campi di granturco o quelle quattropiante smorte che si perdono nella neb-bia! Avete invece contato quanti centricommerciali, quanti iper mercati , quantialberghi, ristoranti, agriturismi hannodevastato la natura della laguna e quan-te multe per eccesso di velocità rimpol-pano le già pingui casse di questi succhiasangue travestiti da comuni? Pensate cheAriano Polesine dista dalla Romea circadieci chilometri, ma il confine comunalearriva alla strada con una lingua di terradi circa mezzo chilometro: Qui il solertesindaco ha fatto installare due rilevatoridi velocità , all’inizio e alla fine che calco-lano anche il tempo di percorrenza. Lavelocità e stata fissata in settanta KM oraperché nella zona c’è l’ennesimo super-mercato. E pensate che improvvisamentevenga costruita un’autostrada! Orrore!Chi si fermerebbe più ai super, iper, bed,chi manterrebbe la pletora di vigili urba-ni che si autofinanziano con le multe. Cisarebbe certo qualche morto in meno, mail detto dice: il morto tace e…….I nostri amici adesso staranno pensandoa nuove possibilità. Hanno certamenteadocchiato i trenta autobus che portano iforzati del turismo a Venezia. L’ideapotrebbe essere di costruire un megasto-re di specialità veneziane, vetri cinomura-nesi, merletti di plastica, stampe di calli ecampielli a Piove di Sacco. Al ritorno,con la scusa di una sosta sanitaria, i tren-ta si fermano una mezz’oretta.Il bisness è fatto! L’autostrada? No! Glirovina i campi di granturco e la skyline diIperlando!

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SCARAFAGGI di Antonella Debora Turchetto

Sono stata invitata a partecipare ad un con-gresso della società di ginecologia dell’in-fanzia e adolescenza , in particolare alla ses-sione sull’abuso e la violenza sui minori. Cisaranno le grandi esperte, quelle che hannoscritto dei testi fondamentali sull’ argomen-to , frutto di anni di lavoro e studio speciali-stico. Io ho l’incarico, come recita la locan-dina, di introdurre l’argomento e moderarela sessione di lavoro. Sono preoccupata e midomando : che contributo potrò dare io? Lerelazioni previste illustranoesaurientemente le conoscen-ze scientifiche sulla diffusionedel fenomeno, i percorsi dia-gnostici, gli esiti a distanza .Non è prevedibile che cipossa essere qualche aspettonon sviscerato e ben spiegatodalle esperte relatrici , nessu-na falla sul processo cognitivo,nessuna conoscenza che possa essereaggiunta. Ma forse, a ben pensarci, c’è unargomento che va trattato al momento del-l’introduzione del seminario, ed è importan-tissimo ( proprio il pre –requisito) affinchétutte queste vaste e solide competenze pos-sano venire ascoltate applicate e utilizzatecon completa efficacia. Forse dovrei parlarecon i colleghi del coraggio che ci vuole ebisogna saper tirare fuori per guardare,ricercare e accettare di vedere l’orrore e ildolore che impronta il fenomeno dell’abusosessuale e della violenza fisica e psichica suibambini. D’istinto ci si difende dalla soffe-renza ( c’è un grande precedente nel piùfamoso grido “ Padre, allontana da me que-sto calice”). E’ incredibile come si riesca adignorare o sminuire dei fenomeni che cisarebbero apparse in maniera molto chiara,di inequivocabile lettura, se non fossimostati accecati dalla ignavia e dal timo-

re/disagio. Una volta si diceva “ coseBRUTTE” e si chiudeva l’argomento.L’identificazione dei bambini abusati omolestati, trascurati deprivati affettivamen-te è un dovere che riguarda tutti, ma pro-fessionalmente medici ed insegnanti sono ipiù coinvolti . Gli studi ufficiali parlano diuna incidenza del 15% della popolazione dibambini italiani, e per questo la scuola del-l’obbligo (materne elementari e medie) è illuogo sociale di maggiore importanza ai fini

delle diagnosi precoci. E’ unapercentuale talmente alta cheviene spesso rigettata come “inaffidabile e risibile” rispettoalla nostra quotidiana perce-zione di realtà. Ma purtropposi tratta di un fenomeno dav-vero frequente e sempre bennascosto. Per comprendere ecombattere efficacemente

l’ostacolo più grande è superare il rifiutoinconsapevole che noi tutti proviamo difronte alle cose orribili che riguardanoabusi e violenza sui bambini. Gli adulti vio-lenti e abusanti sono come schifosi scara-faggi che si annidano ben nascosti nelle fes-sure del pavimento e delle pareti, invincibi-li e inarrestabili come piccoli disgustosimarziani. Nessuno ha voglia di scendere incantina, spostare tutti gli scatoloni e com-battere gli scarafaggi che si nascondono làdietro, moltiplicandosi inesorabilmente. Cisi sente sporchi anche solo nell’entrare incontatto con tante brutture. Meglio chiude-re bene la porta a chiave e fare come gliinvestigatori che cercavano le bambinerapite e trovate poi morte di inedia nellacasa del pedofilo di Marcinelle, in Belgio.Affermarono in seguito di aver sentito unpianto disperato provenire proprio dallacantina, ma di non avergli dato importan-

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PORZUS: LUOGO DI APPARIZIONICELESTI E STRAGI di Giuseppe Mazzariol

Domenica 7 settembre 2014 le “MISE-RICORDIE” del Triveneto sono stateriunite dal loro “Correttore” (assistentespirituale) Don Vittorino Ghenda, peruna riunione, presso il Santuario maria-no di Porzus, frazione di Attimis(Udine), ove il sacerdote esercita anchele funzioni di Direttore, oltre che ricopri-re l’incarico di parroco della parrocchiadi Racchiuso di Attimis. Porzus è un pae-sino di montagna, a 700 metri s.l.m., conuna trentina di abitanti, ai confini con laSlovenia. Protagonista delle apparizionimariane è una fanciulla di anni 10, TeresaDush, alla quale l’8 settembre del 1855,di domenica, mentre tagliava l’erba nelladolina di casa sua, le apparve unaSignora tutta vestita di celeste che leparlò raccomandandole di riferire a tuttidi non lavorare nei giorni di festa ma disantificare il giorno del Signore; inoltredi non bestemmiare e di recitare confede e amore il Rosario. Una secondaapparizione avvenne la domenica pome-riggio successiva nella chiesa del paesi-no, durante la funzione del Vespero. Lavergine chiamò la fanciulla a sé , vicinoall’altare e dopo averle fatto contempla-re il Crocifisso, la invitò a porgere inavanti la sua mano, imprimendole suldorso una piccola croce e rammentando-le che era il segno di suo figlio e invitan-dola a mostrarlo pure a tutti, soprattuttocoloro che erano deboli nella fede.Questo segno le rimarrà per tutta la vita.Una terza visione avvenne sempre inchiesa tra la gente che vide Teresa inestasi. Pare che in quell’occasione laMadonna le avesse confidato un segretoche Teresa non rivelò mai a nessuno eche conservò sino alla tomba. Teresa era

sempre stata di salute cagionevole e, purdesiderando ardentemente di farsi reli-giosa non si decideva mai di fare questopasso per paura di essere un peso al con-vento. Una sera mentre pregava, leapparve ancora una volta la Madonnache la invitò a seguire la sua vocazione edi aver fiducia e di contemplare ilCrocefisso, promettendole di non abban-donarla mai. Il 14 settembre 1868 TeresaDush abbracciò i voti solenni col nomedi Suor Osanna Maria. Dal 1855 questiavvenimenti rimasero pressoché cono-sciuti soltanto nella zona udinese, men-tre negli anni ’90, dopo 140 anni di silen-zio, l’intera vicenda venne alla luce. Daallora iniziarono pellegrinaggi nel picco-lo e modesto santuario già costruitomolti anni prima, sia dall’Italia che dallavicina Slovenia. Porzus costituisce ungrande evento legato alla fede cristiana!Arrivando domenica 7 settembre aPorzus per l’incontro delle“Misericordie” mi frullarono in menteperò altre notizie, anzi brutti avvenimen-ti, da dimenticare ma, se vogliamo, ancheda non dimenticare. Ricordai, infatti, “lemalghe di Porzus”, una triste storia lega-ta ai tempi della seconda guerra mondia-

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le. La maggior parte delle persone,quando sentono parlare di “Porzus”,pensa subito ai dolorosi fatti avvenutialle “Malghe di Porzus”, a qualche centi-naia di metri dal santuario e non gliavvenimenti celesti. E’ innegabile chequesta località è tristemente famosa peril massacro che fu consumato il 7 feb-braio 1945. Era l’epoca dei partigiani checombattevano per cacciare i tedeschidall’Italia. Porzus, come anzi detto, è apochi kilometri dalla Slovenia e ci sonoalcune zone che da molti secoli hannouna forte presenza slava, la così detta“Slavia veneta”. Durante le ultime fasidella seconda guerra mondiale, nellazona c’erano gruppi armati formati dapersone di etnia slovena, in collegamen-to con i partigiani di Tito, che avevanocostituito un esercito ben strutturato perla liberazione della futura Jugoslavia.Tito aveva fatto capire chiaramente e dadiversi mesi di considerare tale zonaparte della Jugoslavia. Nella zona in que-stione, oltre i partigiani slavi c’eranoanche i gruppi formati da partigiani ita-liani: quelli comunisti che, come nel restodel nord, facevano parte delle “BrigateGaribaldi” e quelli degli altri orienta-menti politici, in particolare cattolici eliberali del Partito d’Azione, delle“Brigate Osoppo”, fondate nel 1943 daalcuni sacerdoti. Le “Brigate Garibaldi”alla fine del 1944 avevano accettato, die-tro esplicito ordine di Togliatti, alloraSegretario del P.C.I., di obbedire agliordini dell’Esercito Popolare diLiberazione della Jugoslavia, nell’otticadi consegnare la piccola area della“Slavia veneta” al confine con laSlovenia al nuovo stato che sarebbestato formato da Tito dopo la guerra. Le“Brigate Osoppo”, invece, erano ferma-mente contrarie ad un’alleanza simile: lacontrapposizione tra cattolici e liberalida una parte e comunisti dall’altra, era

molto decisa e portò rapidamente a unaspaccatura insanabile. La sede locale delComitato di Liberazione Nazionale adUdine, da cui dipendevano sia la“Osoppo” che la “Garibaldi” provò amediare ma senza successo, in un climache diventò sempre più difficile. In que-sta atmosfera, il 7 febbraio 1945 un grup-po di partigiano comunisti dei GAP(Gruppi di Azione Patriottica), formatoda un centinaio di persone, arrivò adalcune malghe di montagna in localitàPorzus per ordine della federazione delPartito Comunista Italiano di Udine. Alcomando era un tale Mario Toffanindetto “Giacca”, di 32 anni, ex operaio,iscritto al P.C.I. sin dal 1933 e in strettirapporti con i comunisti jugoslavi. Ilgruppo delle case-malghe era allora sededi un comando locale delle “BrigateOsoppo”. I partigiani comunisti si pre-sentarono a gruppi, dividendosi e dicen-do di essere combattenti sbandati oappartenenti ad altre unità della“Osoppo”. In un batter baleno, così siracconta, il partigiano Mario Toffanin neapprofittò per prendere il controllo dellasituazione e far arrivare da una localitàvicina il comandante della locale“Osoppo”, Francesco De Gregori, colnome di battaglia “Bolla”, deciso antico-munista e arrestare tutti i partigiani della“Osoppo”. De Gregori (zio del cantau-tore), venne ucciso quasi subito insiemead altri; i rimanenti partigiani “osovani”vennero tutti trucidati nei giorni succes-sivi dopo una serie di “processi-farsa” trail 10 e il 18 febbraio 1945. Tra gli “osova-ni” uccisi raffigura anche il nome diGuido Pasolini, fratello minore delloscrittore e registra Pierpaolo. Dopo laguerra vennero celebrati diversi processiper chiarire l’accaduto e le responsabi-lità della strage che per molti anni fumotivo di accesi scontri fra comunisti eanticomunisti in Friuli. Dopo gli anni

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cinquanta il resto dell’Italia dimenticò latriste vicenda. Toffanin venne condanna-to nel 1954 all’ergastolo ma in contuma-cia perché subito dopo la guerra scappòdall’Italia riparando in Cecoslovacchia epoi in Slovenia. Nel 1978, malgrado lagrazia ricevuta dal Presidente dellaRepubblica Pertini, Toffanin non ebbe ilcoraggio di tornare in Italia e morì a 86anni in Slovenia nel 1999. I mandantidella strage, oltre alle chiare responsabi-lità di Toffanin e di altri partigiani delsuo comando, non furono mai chiarite.

Non è mai stato chiarito quale fossestato l’ordine preciso dato al gruppo dipartigiani comunisti da parte del P.C.I. diUdine, né cosa sapessero e cosa avesseroeventualmente ordinato i comandi slove-ni da cui dipendeva militarmente la“Brigata Garibaldi” della zona.Il 30 maggio 2012 il Presidente dellaRepubblica Napolitano, in visita nelFriuli- Venezia Giulia, ha voluto fare unatappa anche alle “Malghe Porzus”, luogoove è avvenuto uno degli episodi piùcontroversi della Resistenza.

da sx a dx: Don Vittorino Ghenda, il Vice Presidente Misericordia di VeneziaGiampaolo Contemori , il Presidente Giuseppe Mazzariol e alcune rappresentanze diVolontari del Friuli-Venezia Giulia.

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OSSERVAZIONI SUL SAGGIO“DOGI NULLITÀ AL POTERE” DIGIORGIO BERTOLIZIO di Angiolo Zoni

Qualche osservazione sul saggio “IDOGI” di Giorgio Bertolizio, già prima-rio anestesista rianimatore, che per oltrevent’anni è stato anche SegretarioNazionale dell’Associazione PrimariOspedalieri.L’Editore è Castelvecchi di Roma e ilpoderoso volume è dedicato a ElenaCorner Piscopia (1646-1684), primadonna laureata al mondo, a Cecilia ZenTron che vendette il suo palco a teatro eun buontempone le indirizzò il seguenteverso: “Brava la Trona, la vende ilpalco/più caro de la mona” e infine dedicòa tutte le donne veneziane, costrette spes-so a sopportare il coniuge che crede diessere un doge.I 120 dogi che governarono laSerenissima sono divisi in tre periodi: ilperiodo ducale da Pauluccio Anafesto(697-717) a Pietro Centranico (1026-1031), il periodo comunale da DomenicoFlabanico (1032-1042) a GiovanniDandolo (1280-1289) e il periodo aristo-cratico da Giovanni Gradenigo (1289-1311) a Ludovico Manin (1789-1797).Nel primo periodo si distingue PietroOrseolo I (928-987) che, consentendo l’in-cendio di un proprio edificio, sperava chel’incendio si propagasse fine al PalazzoDucale. Non riuscendo in tale mossa,dovette aumentare l’ImpostaPatrimoniale creando un diffuso malcon-tento per nulla compensato dal rinnovodegli accordi con Capodistria neanchecon l’impegno di rifare Palazzo Ducaledistruto dall’incendio e ricostruire laBasilica di San Marco che sarà riconsa-crata nel 978 nella sede attuale.

Fece pure ricostruire due ospizi (uno aRialto) per i poveri ed uno per i pellegri-ni. Esplose improvvisamente la vocazionemonastica, si racchiuse nell’Abbazia diSan Michele di Cuza sui Pirenei ovemuore nel 987 non ancora sessantenne eproclamato santo nel 1731.Miracolosamente le sue reliquie crebberosì da formare un paio di scheletri comple-ti. L’autore con malizia commenta:“Quale santo patrono dei dogi potevapermetterselo!”Altro doge da ricordare: il trentunennePietro Orseolo II, figlio dell’appenanominato Pietro Orseolo I. Alleatosi conl’Imperatore Ottone III, lo scaltro PietroOrseolo II ottenne subito il diritto discalo sul Sile e sul Piave. Ottone III eragiunto a Roma per farsi incoronareImperatore dal cugino Brunone di

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Carinzia che, per suo volere, era diventa-to il primo papa tedesco con il nome diGregorio V. E qui altra osservazionecomica per i Romani: era stato come se laJuventus, in trasferta, avesse vinto lo scu-detto battendo la loro squadra del cuorein casa.Mentre Ottone III eliminava con ferociaGiovanni II dei Crescenzi detto ilNomentano, che voleva assumere il pote-re assoluto a Roma, Pietro Orseolo II alcomando di un’imponente squadra nava-le annientò i pirati narentani, ottenendol’obbedienza di Pola Lesina e Curzolaestendendo il protettorato di Venezia suDalmazia e Istria. I narentani più tardi sirifanno vivi e in tale occasione il DogeSebastiano Zani conferì a Pietro OrseoloII il titolo di DuxVeneticorum. In taleoccasione ebbe origine la festa delloSposalizio del Mare che consisteva nellasciar cadere un anello alla Bocca diPorto del Lido mentre il Doge pronuncia-va la formula rituale:”Noi ti sposiamo oMare, in segno di vero e perpetuo domi-nio”. L’ultimo sposalizio avvenne nel1796.Pietro Orseolo II dette maggior splendo-re al Palazzo Ducale e alla Basilica di SanMarco. Conferita la coreggenza al quat-tordicenne terzo figlio Ottone, nemmenocinquantenne passo a miglior vita.Per il periodo comunale (1032-1294)ricorderò il 35° doge Ordelaf Falieranche per la stranezza del cognome inlatino (Faledro) scritto alla rovescia.Dall’inizio subisce l’occupazione di unaparte della Dalmazia. Dopo tre anni dueincendi riducono in cenere numerose caseai Santi Apostoli più ventiquattro chiese el’intero sestiere di Dorsoduro. Per sommajella un violento maremoto fa sparireMalamocco con i suoi abitanti rifugiatisi aChioggia.Nel III una squadra navale venezianapartecipò alla presa di Sidone in Libano

ottenendo un quartiere intero a S.Giovanni d’Atri. Enrico V di Franconia,figlio di Enrico IV, piomba per farsi inco-ronare imperatore da papa Pasquale II.Durante i preparativi dell’incoronazioneil popolo romano insorge ad Enrico V sidà alla fuga portandosi dietro, come pri-gionieri, il papa e parecchi cardinali.Dopo due mesi di carcere, il papa cede eil 13 aprile 1111, Enrico viene incoronatoimperatore. L’ultimo colpo di fortuna diOrdelaf Falier è nel 1117 quando scatenauna campagna militare in Dalmazia con-quistando Sebenico, Traù e Zara. ConMalamocco completamente inghiottitodalla Laguna, Ordelaf Falier cade inun’imboscata nel 1118 e viene sepolto nelportico della Basilica il cui altar maggioreviene abbellito dalla Pala d’oro, giunta daCostantinopoli. La maestosa figura diCristo, circondato dagli Evangelisti ha ailati l’imperatrice bizantina Irene Dukas(1066-1123) e il doge Ordelaf Falier.Nello scegliere come doge l’ottantacin-quenne Enrico Dandolo il patriziato pen-sava di aver trovato un burattino chesarebbe presto scomparso. Invece ci tro-viamo a un furbo di tre cotte dotato diuna paurosa tempra fisica e mentale.Nessuno poteva immaginare che EnricoDandolo sarebbe campato sino a quasicent’anni conservando una forma fisicamostruosa.Appena eletto, indice la Quarta (1202-1204) Crociata, che ancora ci viene rim-proverata per gli orrori compiuti nei tregiorni di massacri e saccheggi che nessunbarbaro si sarebbe sognato di fare. Labasilica di Santa Sofia fu devastata, ledonne violentate e nemmeno le suorefurono rispettate. Depredata la tomba diGiustiniano I e trafugate numerose reli-quie. Dopo tre giorni di orrori, i coman-danti delle truppe da buoni cattolici ordi-narono la cessazione del massacro. Laquadriga, tolta dall’Ippodromo, venne a

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Venezia per ornare la basilica. Il bottinofu diviso tre quarti a Venezia e un quartoai crociati. Il novantaquattrenne era dav-vero un pescecane. Dall’orrida carnefici-na sorse l’inconsistente Impero latinod’Oriente durato mezzo secolo (1204-1261). Dalla famiglia imperiale bizantinanel 1198 vennero in dono a Venezia lespoglie di santa Lucia, ora nella chiesa diSan Geremia e Lucia.Enrico Dandolo non ritornò più aVenezia. Morì nel 1205 a novantotto annidopo una battaglia contro i Bulgari esepolto nella basilica di Santa Sofia.Ora prenderemo in esame tre figure delperiodo aristocratico: i primi dueFrancesco Foscari e Sebastiano Venierper eccezionali qualità e l’ultimo dogeLudovico Manin per questione di classifi-ca. L’apposizione “Nullità al potere” chel’Autore mette in risalto per quasi tutti i120 dogi, la dice lunga su questi rappre-sentanti che, bene o male, fecero passarepiù di mille anni di Storia Patria. Il primoda ricordare è Francesco Foscari che fecetesoro di tre qualità memoria ferrea, vocestentorea che faceva tremare i muri dellasala dove parlava e disinteresse nell’aiuta-re i patrizi in miseria e nel provvedere ladote delle giovani povere.Nominato quarantenne Procuratore di S.Marco “di citra”, viene eletto doge a cin-quant’anni nell’aprile del 1493. Arricchitocon oculati investimenti e due matrimonieconomicamente vantaggiosi (in primenozze4 con Maria Priuli e in secondenozze con Marina Nani), ebbe l’appoggiodei patrizi che sostenevano la politicaespansionistica di Venezia sulla penisola.Si sdebiterà con una trentina d’anni diguerre continue.Lungo i trentaquattro anni di dogado,bisogna tener conto delle calamità natu-rali e pestilenze (nel 1423 e 1447), tre epi-sodi di straordinaria alta marea, unalunga gelata della laguna, più un terremo-

to. Molte guerre dall’acquisizione diScutari e Salonicco, poi i rapporti conFilippo Maria Visconti, duca di Milano,che nel 1424 si avventurò nella conquistadella Romagna, entrando in conflitto conFirenze. In aiuto di Firenze viene Veneziae al comando della coalizione viene nomi-nato Francesco Bussone il Carmagnola,già alle dipendenze del Visconti che puntasu Brescia conquistandola. Le armateviscontee e Maclodio furono sconfitte nel1427. Nell’aprile del 1428 Visconti conclu-se la pace di Ferrara cedendo a VeneziaBrescia, Bergamo e alcune terre del cre-monese.Nel 1430 Andrea Contarini detto “delnaso” per via del figlio che aveva un nasodeforme sfregia Francesco Foscari con uncoltello di legno di cipresso. Riferendosial recente episodio dell’attentato aBerlusconi, l’Autore dice che non esiste-vano statuette del Duomo di Milano:Contarini viene impiccato con l’amputa-zione della mano destra, messa al collocome pendaglio.Nel 1431 il veneziano cardinale GabrieleCondulmer viene nominato papa assu-mendo il nome di Eugenio IV, ostile aiVisconti, che nel frattempo aveva indottoGenova ad assalire alcune colonie vene-ziane nell’Egeo. L’ammiraglio PietroLoredan distrugge quasi completamentela flotta genovese a Rapallo. AlCarmagnola, diventato ricchissimo, fuscoperta corrispondenza segreta colVisconti. Nel maggio 1432, presenti lamoglie e le quattro figlie fu decapitato trale colonne di Marco e Todaro e concessisolenni funerali lì. Qui l’autore rievoca iltrattamento riservato da Hitler aRommel, la celebre “volpe del deserto”.Con l’alleanza di Venezia conSigismondo, nel 1437 Francesco Foscariviene insignito dei titoli di duca di Treviso,Feltre, Belluno, Padova e altre cittadinevenete con l’obbligo di pagare diecimila

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ducati a rate (mille al mese) conseguentesalasso per l’erario veneziano.Sigismondo si tenne lontano dalla mischiae le truppe veneto – fiorentine furonosconfitte da Piccinino e chiesero aiuto aFrancesco I Sforza. Vedovo di PolissenaRuffo, metteva al mondo otto figli legitti-mi e una quarantina di bastardi.Tra il 1438 e il 1440 il Piccinino, sempre alservizio dei Visconti, si diede da fare inLombardia e Toscana. Contro Brescia eVenezia le sue azioni furono respinte daErasmo da Narni, detto il Gattamelata. IlPiccinino fu sconfitto nel giugno 1440(Battaglia di Anghiari) e a Venezia venivapromulgata la normativa delle “briciole”da non confondere con le “paline”, (palivariopinti in legno di robinia, particolar-mente resistenti all’erosione dell’acqua)con funzione di ormeggio. A Veneziacominciarono i lavori per la costruzionedella monumentale Porta della Carta aPalazzo Ducale.Stipulata la pace di Cremona fra la coali-zione veneto – fiorentina e il duca diMilano, Francesco I Sforza sposa BiancaMaria Visconti e Venezia festeggiò consontuosi banchetti le nozze di JacopoFoscari, figlio del doge con LucreziaContarini. Nel 1445 il Consiglio dei Dieciappurò che Jacopo Foscari aveva avutoregalie di gran valore in cambio di favoricoi donatori. Disposto l’arresto, Jacopoera già a Trieste e per questo fu condan-nato in contumacia all’esilio nelPeloponneso. I Dieci fecero pressione maprevalse l’amore paterno e Jacopo ritornòa Venezia. Anno sfortunato il 1445: il cam-panile S. Angelo stava crollando per laterza volta e nonostante l’intervento di unarchitetto bolognese il campanile si sbri-ciolò. Nel Cinquecento i campanili aVenezia erano duecento, oggi 170, alcunipendenti come S.Stefano e S. Giorgio deiGreci.Morto Filippo Maria Visconti nel 1447,

molti i pretendenti: i francesi con Carlod’Orleans, gli spagnoli con Alfonsod’Aragona, gli Italiano Francesco I Sforzae Lodovico di Savoja.Per abbreviare dirò che il 2 gennaio 1451,il nobile Antonio Benedetto Brasiola,accusò Jacopo Foscari di aver ferito amorte Ermolao Donà, uno dei Capi delConsiglio dei Dieci, che sei anni prima,aveva condannato al bando il medesimoJacopo. Riconosciuto colpevole anchesotto tortura, Jacopo fu condannato all’e-silio a Caula, isola di Creta, residenza par-ticolarmente disagiata.Evidente l’intervento paterno. Nello stes-so anno fu decretato un provvedimentoche i portieri della Cancelleria di statodovevano essere analfabeti per garantireil segreto degli incartamenti. Nello stessoanno Lorenzo Giustinian viene nominatoprimo Patriarca di Venezia. Nel 1453 crol-la l’impero bizantino. Maometto II entratrionfalmente a cavallo a Costantinopolimentre i suoi guerrieri saccheggiano lacitta stuprando giovani donne e imberbifanciulli. Il corpo dell’imperatoreCostantino XI Paleologo fu gettato in unafossa comune e mummificata la testa. InEuropa la reazione fu immensa, a parole.Venezia si accinse a trattare col Turco lasopravvivenza delle sue colonie sulBosforo. Soltanto la pace di Lodi (1454)favorì il consolidamento tra gli Stati ita-liani.Rimbambito dall’età, Francesco Foscariebbe nel 1457 la notizia della morte diJacopo, mentre gli altri quattro figli eranomorti di peste. Il 23 ottobre 1457 i Diecigli intimarono l’abdicazione e il 27 otto-bre il doge abbandonò Palazzo Ducaleper morire nella nuova residenza (Ca’Foscari) pochi giorni dopo (I novembre1457). Consapevoli dell’abuso commessodai Dieci, il Maggior Consiglio deliberò iltributare solenni funerali di Stato. ConFrancesco Foscari Venezia aveva amplia-

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to i suoi campi di lotta: oltre il veneto, ilFriuli e il Trentino fino a Rovereto e lericche province di Brescia, Bergamo eCrema.Termino con Sebastiano Venier (86°Doge), che fu capo supremo della flottaveneziana della Battaglia di Lepanto.Aveva un brutto carattere collerico e ris-soso sin da ragazzo. Non si era laureatoma si era dedicato all’avvocatura. Eranato per comandare. Prima di Lepantoaveva fatto impiccare il capitano italianoMuzio Alticozzi perché aveva schiaffeg-giato un ufficiale veneziano con frasioltraggiose. Durante la battaglia ne fecefuori parecchi a suon di balestra. Fu feri-

to ad un piede. Ebbe un profondo disac-cordo con Don Giovanni d’Austria per-ché avrebbe proseguito a combattere finoall’estremo. Abitava in un piccolo palazzoin Campo Santa Maria Formosa.Morì a 82 anni e fu sepolto a S. Mariadegli Angeli a Murano poi fu portato aiS.S. Giovanni e Paolo e nel 1907 lo sculto-re veneziano Antonio Dal Zotto gli eres-se una statua di bronzo.A parte quelle poche figure di dogi chefecero molto per la RepubblicaSerenissima la maggior parte dei 120 dogicerto non brillò per virtù eccelse e bene falo scrittore nel porre quell’aggiunta “nul-lità al potere”.

Nel mese di luglio u.s., alla soglia dei 93anni, ci ha lasciati il Prof. Elio Baldoni.Non trattandosi di uomo da gossip, masemplicemente uno dei principali pionie-ri della geriatria in Italia, ne sono venutoa conoscenza per puro caso. Il Giornaledi Monza, città dove ha profuso la suagenerosa attività professionale, così hadato la notizia: “Addio a Elio Baldoni,padre di Villa Serena. Ha rivoluzionato lecase per anziani. Dava speranza ai suoi“ragazzi”. Non voleva che vivessero in uncimitero degli elefanti. Salutiamo unmedico vero, capace di amare la vita finoall’ultimo istante”. Scorrendo la sua bio-grafia si apprende che è nato nel 1921 eche ha combattuto nella seconda guerramondiale, laureandosi poi in Medicina aMilano nel 1949. Subito dopo la laurea siè specializzato in malattie del sangue e inoncologia. Nel frattempo svolgeva la pro-fessione come medico di base a Monza,venendo così a contatto con i problemidei vecchi che subito lo hanno interessa-

to. La specializzazionein geriatria non era pre-vista nelle nostreUniversità. La geria-tria, infatti, figlia dellamedicina interna, ènata nei paesi anglosas-soni, Inghilterra e Stati Uniti d’America,negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso. InItalia solamente il Prof. Greppi, perprimo ed in splendido isolamento, dall’al-to delle sua posizione di Clinico Medicodell’Università di Firenze, ha posto l’ac-cento sulla necessità di studiare i feno-meni fisiopatologici attinenti alla vec-chiaia e, nel 1950, fondò la SocietàItaliana di geriatria e Gerontologia. Ma alivello accademico il riconoscimentoavvenne, introducendo il corso di specia-lizzazione all’Università di Firenze, sola-mente all’inizio degli anni ’60 con la cat-tedra affidata al Prof. Antonini, che iniziòla sua attività nell’anno accademico 1961-62. Subito Elio Baldoni, già quarantenne,

L’ANGOLO DEL GERIATRA di Giancarlo Bottecchia

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volle specializzarsi. Cosa inutile sul pianodelle conoscenze perché si trattava di ungeriatra nato, ma necessaria per la carrie-ra accademica, tanto che, nel giro di pochianni gli venne affidata la cattedra digerontologia all’Università di Pavia esubito dopo il corso pareggiato presso laStatale di Milano. Nel 1967 Baldoni orga-nizzò a Monza l’innovativa strutturaospedaliera Villa Serena che rappresentòuno dei primi esempi in Italia di strutturaorganizzata per l’assistenza continuativaospedaliera e la riabilitazione dei vecchi.Qualcosa di simile alla casa di riposo deiSS. Giovanni e Paolo di Venezia (cheperò non era un ospedale ma un’inferme-ria per lungodegenti) che io stavo orga-nizzando e che per trent’anni rappre-sentò per la città un centro geriatrico dibuon livello. Oggi non esiste più, ma que-sta è un’altra storia. Tornando al Prof.Baldoni, vorrei ricordare, riassumendoli,alcuni scritti contenenti concetti fonda-mentali per la comprensione della geria-tria. Quando non era ancora stato codifi-cato il concetto di geragogia, egli cosìintroduceva il problema della prepara-zione alla vecchiaia: per un corretto edutile discorso sull’educazione alla vec-chiaia è indispensabile ribadire come il“vivere da vecchio” non possa né debbaessere rapportato all’età anagrafica dellapersona e quindi al numero di anni vissu-ti. Ma al suo stato di dipendenza che siviene a determinare per diverse e molte-plici cause come i fattori biologici., gliatteggiamenti psicologici, le causeambientali oppure i motivi economici,affettivi, sociali. Pertanto l’educazione,che è promozione della personalità,quando si interessa al problema dell’in-vecchiamento non può coinvolgere solochi avanza negli anni, ma tutta la comu-nità nella quale il vecchio vive. E’ nellaprospettiva di questa realtà che l’invec-chiamento è da considerarsi il risultato di

interazioni tra individuo e ambiente, con-seguenti ai mutamenti che si determina-no nella persona per l’ambiente e nel-l’ambiente per opera dei comportamentidi ogni componente la comunità.Educarsi ad invecchiare e adattarsiall’ambiente possono divenire condizioninecessarie per superare quegli atteggia-menti e quelle limitazioni che nell’anzia-no, sia autosufficiente che non, costitui-scono impedimento a vivere una vita gra-tificante e motivata. A seguito di ciò ènecessario individuare e contrastare lecause che si frappongono a queste realiz-zazioni trovando i modi e i mezzi utili acompensare gli eventuali stati di condi-zionamento esistenziale. L’educazionealla vecchiaia deve quindi diventare unacrescita individuale e contemporanea-mente una crescita della comunità per-ché questa si adegui all’anziano e gli per-metta di sentirsi ancora protagonista esempre ben accetto. La vecchiaia nonpuò essere pensata come fatalistica accet-tazione della ridotta efficienza dovutaall’usura degli anni, ma come precisadeterminazione e volontà di mantenere oritrovare gli autentici significati della vitaed il modo di viverli. Per queste ragioni ilvecchio ed il suo impegno educativo nonpossono essere affrontati e visti comeproblemi che interessano solamente lapopolazione di una certa fascia d’età, macome problemi di ogni singolo cittadino ecioè di tutta la comunità. Poiché lo svi-luppo dell’individuo non si arresta conl’età, così anche per la persona anzianal’educazione deve proporsi come promo-zione della personalità in termini di indi-vidualità e di interiorità. Deve inoltrefavorire in chi invecchia l’accettazione disé, serenamente, con fiducia nelle proprieforze fisiche e mentali senza la pretesa ol’illusione che la sua situazione possaessere risolta solamente dal di fuori o daaltri. I problemi dell’invecchiamento,

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perché vengano accolti in un atteggia-mento culturale veramente nuovo, nonpossono essere assunti e valutati sullascorta di parametri, magari validi per etàdiverse. I giudizi basati sull’efficienza, sulpotere decisionale, sulla capacità creati-va,sulla forza fisica ecc., non possono esseresignificativi per il vecchio che tale effi-cienza non ha più e che tali poteri ha per-duto o ridotto. Per educarsi, quindi, alprocesso di invecchiamento, si rendenecessario un arricchimento culturale giàprima che l’uomo abbia irrimediabilmen-te visto la limitazione delle proprie capa-cità. Tale arricchimento deve rappresen-tare un mezzo terapeutico ed esseremisura efficace di prevenzione nel perio-di di maggior efficienza psicofisica.Si tratta di un rinnovamento culturale

che riscopra e dia la misura del vero valo-re dell’uomo, di qualsiasi uomo.Solamente così sarà possibile trasforma-re gli scoramenti e le angosce per le ine-vitabili limitazioni del deterioramento inuna cosciente, serena e fiduciosa dimen-sione esistenziale. Ecco allora che la per-dita dell’autosufficienza ed anche lo statodi dipendenza, quando interverranno,non potranno compromettere e condizio-nare il piacere e l’impegno di “sentirsivivi”.Queste pagine, extrapolate dall’immensaproduzione scientifica del Prof. Baldoni,sono un piccolo esempio di come egliabbia affrontato, indicandone possibilisoluzioni, gli enormi problemi insiti nel-l’assistenza dei vecchi. Mi riprometto di“rubargli” altri argomenti, degni di esse-re divulgati.

IL BAICOLO NON È IL DOLCEDEL REDENTORE di Francesco Bergamo

Il baicolo è il dolce del Redentore!Quando ho sentito questo ritornello,pochi giorni prima della festa, mi sonosentito preso per la gola. E sì, tutto si puòdire, ma arrivare a disconoscere il verodolce del Redentore, no! Sapevo dell'esi-stenza di un dolce specifico da portare inbarca per sentito dire da qualcuno neivecchi bacari, baluardi delle tradizioni

veneziane. Allora mi sono detto: il baico-lo è solo un biscotto, buono e croccante,ma solo biscotto! Urge un chiarimento evisto che l'argomento nel bene e nel maletocca un po' tutti i valori veneziani, com-presi quelli del sangue, per suffragareogni dubbio mi sono rivolto a quello cheviene considerato tra i massimi cultoridella pasticceria veneziana: RobertoPuppa.L'aspetto del pasticcere ce l'ha sicura-mente, l'aria bonaria e tranquillizzanteanche, ma quello che più conta è che statoun artista della pasticceria e il suo storicolaboratorio in calle dello Spezier aCannaregio ha visto cedere il passo solodopo 50 anni di onorato servizio.Insomma, intere generazioni di venezianihanno avuto momenti di vera gioia nel-

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l'assaporare i suoi dolci. Ora, però, nonaffonda più le mani nella pasta frolla, manei libri e documenti storici delle ricette edolci della Venezia antica. Dopo un sim-patico tira e molla per arrivare ad avereun appuntamento, finalmente mi incontrocon lui. Francamente pensavo di cavar-mela con poche battute, qualche uovo eun po' di farina, ma non è stato così, per-ché più andava avanti con il racconto epiù rimanevo incantato dalle nozioni edagli aneddoti, tanto che ho dovuto fer-marlo perché non riuscivo più a stargli alpasso. Credo di aver rischiato, primo almondo, una indigestione di pastine e torteda racconto orale. Puppa è così!Puppa, è vero che il baicolo è il dolceveneziano del Redentore?«Il dolce del Redentore classico è undolce fatto a base di riso e crema pastic-cera un po' più elaborata e non stiamo aconfonderlo come si usa fare oggi nelsostenere che il dolce del Redentore sia ilbaicolo. [lo dice con molta energia e deci-sione. NdR]. Il dolce ha forma circolare ein passato veniva usato molto e soprattut-to si mangiava in barca durante la festa. Èun dolce che non soffre il caldo e dunquesi presta bene al periodo.Il baicolo è nato nel '700, ma è andato inproduzione solo dopo grazie al pasticcereColussi. È sicuramente un dolce tipicoveneziano, come potrebbe esserlo lo zae-tin, il pan dea comare o il peverin, ma ilvero dolce del Redentore è quello di risoed è nato quando è nata la festa. Ma cisono altri dolci, come i bianchini, le bre-sciane o le africane. Sono tutti dolci pro-dotti dai pasticceri di Venezia e tutti sonolegati a qualche evento o hanno una sto-ria particolare e curiosa».Puppa, lei ha prodotto tutte queste tipo-logie di dolci per oltre 50 anni, ma cometutte le cose anche l'arte della pasticceriaè soggetta alle mode?«Certo, non per nulla ora è molto in voga

la mousse. Quest'ultima, poi è solo unprodotto tipicamente industriale che haletteralmente spazzato via la pasticceriatradizionale. La mousse ha avuto uno svi-luppo enorme solo negli ultimi dieci annie anziché chiamarla crema di cioccolatocome una volta, hanno pensato bene didarle un nome più importante: mousse».Ma esiste un ricettario storico venezianosulla pasticceria?«Fino ad ora ho trovato poco o nulla, inol-tre tutti questi dolci tipici veneziani sisono tramandati da padrone ad operaionel tempo. Di fatto ci sono poche possibi-lità di risalire alle ricette scritte nei secolipassati. Però al Correr ci sono alcunetracce storiche di alcuni dolci tipici: lozaetin, ad esempio. Questo dolce è fatto abase di farina di mais, da qui il tipico colo-re giallo oro che poi ha dato il nome. Ilbianchin, che è bianco, ha preso il nomeproprio per via del colore. Inoltre vi sitrova anche la ricetta originale delle frit-telle alla veneziana. Una volta era tuttomolto più semplice e non si cercava ilnome straniero per rendere il dolce piùinteressante anche all'orecchio. Le bre-sciane sono fatte con pinoli, burro e zuc-chero. Una volta si usavano di più i pinoliperché costavano meno, adesso un chilo-grammo costa 30 euro e questo incideinevitabilmente sul prezzo finale del pro-dotto».Quanto tempo ci vuole per fare il dolcedel Redentore?«Basta farlo il giorno prima e può essereprodotto anche da una casalinga, nelsenso che non servono forni professiona-li. Oggi ci sono molte tipologie di fornicasalinghi: elettrico, ventilato, combinato,ecc. Per la riuscita del prodotto è impor-tante avere una buona cottura a forno».Puppa, ma è vero che per fare la cremaserve la pentola di rame?«Una volta tutti le usavano perché effetti-vamente la crema riusciva meglio, ma

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c'era il limite che se si andava oltre tempostabilito il rame mollava l'ossido e lacrema diventava verde, con la conseguen-za dell'intolleranza intestinale. Il proble-ma venne risolto con gli stagnini, ovverola pentola di rame con interno stagnato.Naturalmente questa protezione si usura-va, allora si doveva rifarla fare dagli sta-gnini (figure artigianali che a Venezia sipotevano trovare fino al secolo scorso).Oggi si usano pentole di lega modernache offrono lo stesso risultato».Oggi a Venezia ci sono pasticceri che sonoin grado di produrre il dolce delRedentore?«Purtroppo non c'è nessuno, perché nontutti seguono la storia della pasticceriaveneziana. Vede, non basta saper faremanualmente un dolce, bisogna anchetenere viva una memoria storica attraver-so la produzione ripetuta nel tempo.Una volta, quando ho iniziato a lavorare,c'erano 55 pasticcerie nel centro storico enon si potevano chiamare pasticceria senon c'era anche il laboratorio. Buogo,Caracoi, fratelli Mazzon, Martini sonosolo alcuni nomi delle pasticcerie allora invoga. C'era un detto che diceva “andiamoa Venezia a mangiare una buona pastina”,oggi si dice “andiamo a Venezia a fare unapasseggiata”. Il mondo è cambiato e oggici sono solo una trentina di pasticcerieche possiamo considerare solo turistiche,mentre una volta erano per veneziani».Solo un santo potrebbe cambiare la situa-zione!«Guardi che noi ce l'abbiamo il santo pro-tettore».E non mi dica che magari è veneziano!?«San Fantin, per l'esattezza e proprioall'Ateneo Veneto c'era la sede degliScaleteri (così venivano chiamati i pastic-ceri ai tempi della Serenissima). Lo scor-so anno sono andato a Reggio Calabriaperché hanno anche loro un san Fantinprotettore dei pasticceri, esattamente

come noi veneziani. Le dirò, sono statoricevuto con tutti gli onori in quanto rap-presentante dei pasticceri veneziani devo-ti al medesimo santo. Il 24 luglio è la ricor-renza di san Fantin. Abbiamo anche lostendardo, sfuggito alla distruzione diNapoleone e che abbiamo restaurato. Maoggi queste tradizioni non interessano piùperché tutto si è rivolto solo alla consu-mazione del dolce e basta».Lei mi sta distraendo perché non vuoledirmi la ricetta del dolce del Redentore!Insomma, quanto tempo ci vuole per pre-parare un dolce del Redentore per 10 per-sone?«Un giorno per prepararlo e il giornodopo per rifinirlo».Così tanto? «No, nel senso che manualmente ci vogliotre ore per farlo, ma gli ingredienti hannobisogno dei loro tempi per amalgamarsi equesto spiega i due giorni. Dura quattro ocinque giorni fuori dal frigo perché ècrema cotta due volte e dunque non cisono problemi con i batteri».Gli ingredienti?«Riso che tenga la cottura, zucchero, fari-na, sale, arance e limone».Allora il baicolo è un abusivo?«Sì, non c'entra nulla col Redentore![Riscontro la medesima decisione edenergia. NdR] Preciso però che la pastic-ceria veneziana si è sviluppata con i com-merci della Serenissima, perché avendocontatti con altre culture e paesi importa-vano anche i dolci e gli ingredienti perprepararli. Dunque l'arte si è sviluppataper questo. La frittella veneziana, adesempio, non è veneziana ma cinese e gra-zie a Marco Polo è arrivata a Venezia.Eppure tutti sono convinti che sia nata aVenezia. La cotogna persegada è venezia-na. San Martin è nostro, le fave anche. Laproduzione della pasticceria veneziana siferma ad agosto, poi riparte perché ogniperiodo dell'anno ha il suo dolce apposi-

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to legato sia alla tradizione della festivitàsia agli ingredienti che si trovano in queldato periodo dell'anno. A settembre, peresempio, si comperavano le arance, sisbucciavano e le bucce venivano cotte emesse sotto sciroppo, poi venivano usatea Natale. La pasticceria veneziana lavora-va così, ora alcuni comprano tutto giàfatto industrialmente. Una volta il sanMartino era fatto di una pasta particolareed era molto laboriosa, ma il risultato eraottimo quando era morbido. Adesso inve-ce viene fatto con la pasta dei bussolai earricchito di cioccolato e risulta esseremolto più croccante. La moda peròrichiede questo».Dunque mi basta prendere un manualemoderno di pasticceria e potrei tentare diinventare un nuovo dolce, così da lanciareuna nuova tradizione.«Fatica sprecata, caro Bergamo, perchéquasi tutti i manuali non mettono mai la

grammatura dell'uovo, ma accennanosolo al numero delle uova da usare. Leuova hanno una grammatura divisa in tretipologie: se si usassero 6 uova con gram-mature diverse, la ricetta ne risentirebbesicuramente. Oppure dicono di usare saleo zucchero quanto basta. Ma che significaquanto basta?! [Allarga le braccia e alzalo sguardo al cielo. NdR] Un cucchiaio dizucchero varia dal tipo di cucchiaio edalla mano della casalinga, insomma leinon avrebbe speranza nel suo intento. Midispiace deluderla, ma la pasticceria è unacosa seria».Lei mi lascia senza speranza e veder mori-re così le tradizioni veneziane mi dispiacemolto.«Posso aiutarla, però. Ogni tanto organiz-zo dei piccoli corsi di pasticceria casalin-ga, se vuole la chiamo».Allora è la volta buona che compero ilforno nuovo.

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Ri-parliamone!… sottovoce di Luigi Ricci

D e t e s t oessere inr i t a r d o .D e t e s t ocoloro chenon fannoaltro cheelencare levirtù deiritardatari,

eppure ultimamente sono sempre in ritar-do; correre contro il tempo è diventato lacifra della mia esistenza; il “pezzo” chestate leggendo (permettetemi il vezzo davero giornalista) è stato scritto con unasettimana di ritardo. Fino a qualche annofa vivevo un po’ più rilassatamente, purfacendo le stesse cose. Mi viene in menteche, tornando indietro di qualche anno,era normale pranzare in casa tutti i giorni,mio papà, per esempio, usciva dall’ufficioe tornava a casa; sembra un ricordo moltoremoto e mette in evidenza che il nostrostile di vita oggi è notevolmente diverso:chi di noi trascorre il pomeriggio a casa?Certo, il lavoro è molto cambiato, ma forsesiamo tutti colti da una certa ansia di pre-stazione, bisogna essere sempre al passocoi tempi, con le notizie, con la tecnologia,con le mode, con uno stile di vita moltofrenetico; la comunicazione è cambiatanotevolmente e le notizie fanno il giro delmondo in un click, non serve più neanchecomperare il giornale. A volte mi piace-rebbe sottrarmi da questo vortice dalquale mi sento fagocitato, ma non è sem-pre possibile.È paradossale: siamo nell’era dell'infor-mazione, ho scritto poco più sopra, masiamo incapaci di comunicare. La gentenon parla, e quando lo fa la comunicazio-

ne è sbrigativa, sommaria e totalmenteinefficace, forse perché è possibile correg-gerla in qualsiasi momento: basta un sms ouna telefonata; ogni anno che passa notoche i miei studenti utilizzano un lessicosempre più scarso e non riescono ad espri-mere concetti estremamente semplici,oppure riferire per sommi capi di un argo-mento studiato o peggio ancora non sannoraccontare una storia; ma non occorreentrare nelle scuole, basta accendere laTV e sentire la qualità del linguaggio (e lavolgarità, permettetemi di sottolineare),per non parlare dei nostri benamati politi-ci che puntualmente sono costretti a ritrat-tare le follie che hanno proferito il giornoprima, perché non sanno neppure checosa dicono. La mattina in battello noto che la maggiorparte delle persone controlla frenetica-mente il proprio cellulare (io sono traquelle), in pochi leggono il giornale, anco-ra meno sono quelli che hanno un libro;mi viene da pensare che sui mezzi pubbli-ci, in passato, ho letto moltissimi libri, maadesso voglio leggere le breaking news,per sapere in tempo reale le ultime noti-zie, controllare la mia posta e gli impegnidella giornata; riflettendo capisco che nonè necessario farlo, non cambia nulla allaqualità della mia vita, né a quella del miolavoro, anzi, sarebbe meglio se leggessi unaltro libro.… e le stelle stanno a guardare.

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ANDAR PER MOSTRE E MUSEI di M.T.S.

SAN GIORGIO, ISOLA D’ORO

Lo scettro di “isola d’oro”, un tempo spet-tante al Lido di Venezia, oggi si potrebbeconsegnare all’isola di San GiorgioMaggiore. Nel piazzale antistante laChiesa, nell’ambito della BiennaleArchitettura, spiccano nove colonne sim-metriche, realizzate in mosaici dorati, altepiù di sette metri,”a sostegno ideale delcielo sovrastante”. L’installazione, checon le sue 850mila tessere di vetro , pro-dotte in Veneto, cattura la luce dall’alba altramonto e la riflette a beneficio di vene-ziani e turisti, è dell’artista tedesco HeinzMack, pittore e scultore, ed è curata dallostorico dell’arte Robert Fleck. “Questoprogetto, da un lato rappresenta il prose-guimento di quel percorso di valorizza-zione dell’Isola di San Giorgio Maggiore,centrale nella missione dell’Istituzioneveneziana, che diventa essa stessa parteintegrante di grandi opere realizzate daartisti di fama mondiale” ha dettoPasquale Gagliardi, Segretario generaledella Fondazione inaugurandolo. “Lacolonna rappresenta l’uomo , in piedi, -con dignità – nello spazio” spiega l’artistaHeinz Mack che vede nell’oro “la possibi-lità più astratta del sublime … Le miesculture sono oggetti della luce nello spa-zio. Se lo spazio ideale e la luce ideale

incontrano lo spettatore interessato, puòavvenire una simbiosi affascinante”.L’installazione è frutto di arte, artigianatolocale, valorizzazione del territorio, inno-vazione pur nella tradizione; la colonna èuno degli elementi fondamentali nellastoria dell’architettura. “The Sky OverNine Columns” è stata realizzata da Beck& Eggeling International Fine Art(Dusseldorf) e Sigifredo di Canossa incollaborazione con Fondazione GiorgioCini e con il sostegno di Trend (Vicenza)e Premier Composite Technologies(Dubai). Inaugurata il 3 giugno, si conclu-derà il 23 novembre. C’è tempo, dunque,per goderne, passando con il vaporetto, ilmotoscafo, in barca, o soffermandosi aipiedi delle colonne, la luminosità, le rifra-zioni, la simmetria, la purezza dellaforma. Un’opera ‘bella’ che fa rifletteresul ‘bello’,vero tributo alla città ‘bella’ pereccellenza.

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OFFICINA dell’ARTE SPIRITUALEDELL’ABBAZIA DI SAN GIORGIOAncora, sempre a San Giorgio, questavolta negli spazi dell’Officina dell’ArteSpirituale dell’Abbazia di San GiorgioMaggiore è allestita una mostra fotografi-ca che si ispira alla religiosità e alla spiri-tualità dell’Etiopia. Il titolo: “EthiopiaSpiritual Imprints” di Lizy Manola, artistagreca. La rassegna è promossa dallaBenedicti Claustra, ramo onlus dellacomunità benedettina. Il direttoreCarmelo Grasso ha sottolineato che lacomunità vuole ospitare progetti legatiall’uomo e alla spiritualità per “valorizza-re la presenza dei monaci in SanGiorgio”. La rassegna, che raccoglie 69

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fotografie, è curata da Estelle Sohier eNina Kassianou, allestita a cura dellostudio dell’architetto Paolo DeBenedictis. Religiosità, devozione,povertà vissuta con dignità come si vedenei gesti della vita quotidiana in cui ele-menti antichi si sposano con oggetti con-temporanei quali, per esempio, un secchiodi plastica in cui viene immerso un bam-bino per il Battesimo. Vari i luoghi visitatidall’artista che, frequentandoli, li ha

amati e ha voluto farli conoscere a unvasto pubblico. “Le mie immagini tentanodi salvaguardare e preservare il sentimen-to del sacro di un popolo, di una gente, laloro fede, il loro infinito rispetto per ciòche è sacro, la loro gentilezza d’animo”spiega Manola. La mostra rimarrà apertaai visitatori fino al 20 ottobre, tutti i gior-ni dalle 10 alle 18 escluso il martedì.Ingresso libero.

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LA ROTTA UMANITARIA PER ILRIENTRO DEI MARÒ di Maria Laura Picchio Forlati*

Il 15 febbraio 2012 persero la vita in altomare, nella propria imbarcazione raggiuntada colpi di arma da fuoco, due pescatori dinazionalità indiana. Due membri delBattaglione San Marco della MarinaMilitare italiana, Salvatore Girone eMassimo Latorre, che - nel quadro di unastrategia anti-pirateria condivisa a livellointernazionale - prestavano servizio sullapetroliera Enrica Lexie presente nell’areadell’incidente, furono arrestati a pochi gior-ni di distanza come responsabili di questemorti. Alla nave italiana era stato infattiingiunto con un pretesto dalle autorità india-ne di rientrare in India. Il processo penale è– con molte difficoltà – in corso davanti aduna corte speciale indiana e SalvatoreGirone si trova tuttora agli arresti presso lasede dell’Ambasciata italiana.Massimiliano Latorre è invece rientrato inItalia per quattro mesi, per gravi motivi disalute. La vicenda ha tanti risvolti giuridiciinternazionali ed inquina da ormai due annie mezzo i rapporti tra India e Italia: unadocumentazione ricca e primi studi alriguardo sono facilmente accessibili nel sitodella Società italiana di diritto internaziona-le che presiedo – http://www.sidi-isil.org –

utilizzando come chiave di ricerca la vocemarò. Quanto forse merita attenzione daparte dell’Arciconfraternita di S. Cristoforoe della Misericordia è peraltro la rilevanzache, anche nella gestione di rapporti fraStati che sono ad un tempo di sicurezza,commerciali, politici in senso lato, possonoal fine avere interessi della singola personaumana: interessi quali, in questo caso, ilritorno in patria almeno per le feste natalizie(2012-2013) o per la convalescenza da un’i-schemia (per Massimo Latorre). A fronte delgrave impasse diplomatico creato nel feb-braio 2013 dal primo orientamento delMinistero degli Esteri e del Ministero dellaMarina – quello cioè di non far rientrare inIndia, dopo la “tregua” natalizia, i due maròe ciò nonostante l’impegno scritto assuntoin tal senso dall’ambasciatore italiano inIndia - la decisione finale anche degli stessiinteressati, a prezzo delle dimissioni delMinistro degli Esteri Terzi, fu in favore diun tale rientro. Con queste poche righeintendo allora richiamare un caso celebredella prassi internazionale relativamenterecente che forse il nostro ufficio del con-tenzioso diplomatico ha tenuto presente nel-l’ipotizzare il mancato rientro nel 2013 (e

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che astrattamente potrebbe rilevare oggi, invista del rientro in India di MassimilianoLatorre, alla scadenza dei quattro mesi diallontanamento dal territorio indiano con-cessi per motivi terapeutici). Il caso è quel-lo del Rainbow Warrior: nave appartenenteal movimento ecologista Greenpeace che fufatta esplodere il 19 luglio 1987 nel portoAuckland in Nuova Zelanda da agentisegreti francesi, in quanto diretta a raggiun-gere una zona in cui la Francia aveva in pro-gramma degli esperimenti nucleari peropporvisi. Nell’esplosione morì un mari-naio olandese. I due agenti furono imprigio-nati e poi condannati dall’Alta Corte neoze-landese ad una pena di 10 anni per compli-cità in omicidio involontario e danneggia-mento doloso. La Francia invocò invece lapropria responsabilità per l’attentato. Lacontroversia che ne sortì fra Francia eNuova Zelanda fu sottoposta all’arbitratodel Segretario generale delle Nazioni Unitee risolta nel senso che, oltre a risarcire idanni morali e materiali subiti dalla NuovaZelanda, la Francia dovesse detenere i suoidue agenti “in una istallazione militare iso-lata fuori dall’Europa (in pratica nel

Pacifico) per tre anni”, senza consentirealcun allontanamento dall’isola senza l’ac-cordo tra i due governi. In realtà, ad iniziodicembre 1987 la Francia fece unilateral-mente rientrare in patria, in anticipo, i dueagenti dall’isola di Hao: il maggiore AlainMafart perché si sarebbe trovato in unasituazione di estremo pericolo a causa delsuo stato di salute, e il capitano DominiquePrieur, perché - mentre aspettava un bambi-no – doveva rientrare in Francia per saluta-re il padre morente e, dopo la nascita delbimbo, sarebbe stato incongruo farla rien-trare nell’atollo francese. Dalle protesteneozelandesi nacque una nuova controver-sia fra i due Stati, anche questa sottopostaad arbitrato, con la costituzione questa voltadi un Tribunale ad hoc. Gli arbitri ritennerocomunque internazionalmente illecito ilcomportamento della Francia, e riconobbe-ro in linea di principio il diritto della NuovaZelanda ad una soddisfazione sufficiente acompensare, oltre ai danni materiali, ildanno non materiale, “di natura morale,politica e giuridica, derivato dall’affrontoalla dignità e al prestigio non solo dellaNuova Zelanda come tale, ma anche delle

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sue autorità giudiziarie ed amministrativepiù elevate”. Il Tribunale fu peraltro moltoblando nell’indicare le forme possibili diquesta soddisfazione. Quale morale è possi-bile trarre da questo precedente per le sortidei nostri marò? Da un lato nel casoRainbow Warrior, come nella vicenda deipescatori indiani la cui morte si attribuisceai militari italiani, i responsabili – accertatio presunti – sono organi dello Stato (rispet-tivamente, Francia e Italia). Dall’altro lato,diverso è il contesto giudiziario in cui leconsiderazioni di umanità – rispetto a pro-blemi gravi di salute, lutti, lontananza dacasa per le feste – sono emerse: nel casoRainbow Warrior a processo interno conclu-so in Nuova Zelanda e comunque a valle diben due sentenze arbitrali internazionali; nelcaso India–Italia invece, benché gli annipassino, ancora alle prime mosse di un pro-cesso penale in India. Un trasferimentodella questione a livello internazionale èsenz’altro ventilato ma non si vede quandorealizzabile. Ed ancora: nell’un caso e nel-l’altro i procedimenti penali interni risulta-no condizionati, ma non preclusi, dallo sta-tus di appartenenti all’organizzazione delproprio Stato delle persone incriminate.

Soprattutto, ed anche a causa dell’ultimoaspetto evocato, hanno grandissimo rilievoin questo tipo di rapporti le questioni di pre-stigio, di difesa dell’onore degli Stati coin-volti e dunque la delicatezza, nel perseguirecon determinazione l’obiettivo da raggiun-gere (riportare i nostri soldati a casa), deveessere massima. Da fine diplomatico quelgrande Papa che fu Giovanni XXIII nellasua ultima enciclica Pacem in terris, par. 72,sottolineava: “Le comunità politiche…sonotutte assai sensibili quanto a parità giuridicae alla loro dignità morale”. A quest’esigen-za ha fatto fronte a suo tempo con qualcheazzardo la Francia nei confronti dellaNuova Zelanda; avrebbe voluto sottrarvisila diplomazia italiana con il ministro Terzi.Speriamo che il suo successore di fine 2014sia su questo punto bene ispirato nei rappor-ti con l’India. E’ comunque in vigore pro-prio dall’ottobre 2012 un accordo bilateraletra Italia e India per il trasferimento di per-sone condannate da uno dei due Stati con-traenti nell’altro, ai fini dell’esecuzionedella pena.

*Presidente Società Italianadi Diritto Internazionale.

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TORTA SIVIGLIANA ALL’ARANCIA

Ingredienti:

70 gr. di burro

110 gr. di zucchero semolato

110 gr. di farina bianca

2 uova

3 arance non trattate

1 cucchiaino di lievito in polvere

120 gr, di zucchero a velo

Esecuzione:In una terrina lavorare il burrocon un cucchiaio di legno, fino arenderlo cremoso. Montare sepa-ratamente gli albumi e i tuorli con

lo zucchero. Unire il burro con i tuorli zuc-cherati, la farina, il succo di due arance e labuccia grattugiata di una di queste.Impastare bene il tutto, aggiungere gli albu-mi montati a neve, mescolando sempre nellostesso verso dal basso verso l’alto. Imburraree spolverare con della farina le pareti di unostampo da torte e mettere in forno preriscal-dato a 180°, per circa 35 minuti. Nel frattem-po mettere in una scodella lo zucchero a veloe scioglierlo con il succo dell’ultima arancia,fino ad ottenere una glassa densa e lucida.Tenerla in frigorifero. Quando la torta saràcotta, taglierla dal forno e levarla lentamentedalla tortiera, mettendola su un grande piat-to da portata. Lasciarla intiepidire e poicoprirla in modo uniforme conla glassa. Decorare poi con cilie-gie candite e spicchi d’arancia.

Le ricette di nonna Silvana di S.M.

COTTO, ASSAGGIATO E POI MANGIATO….

L’amor fa passar el tempo e el tempo fa pas-sar l’amor

‘Na casa senza dona xe ‘na lanterna senzalume

L’ultimo goto xe quelo che imbriaga.

Co se sta ben, se more

El mal no domanda parmesso

In casa strenzi, in viaggio spendi, in malatiaspandi.

Par saver la verità, bisogna sentir do busiari.

L’amore fa passare il tempo e il tempo fa pas-sare l’amore.

Una casa senza una donna è una lampadasenza lume.

L’ultimo bicchiere è quello che ubriaca.

Quando si comincia a star bene è la volta chesi muore.

Il male non domanda permesso.

In casa risparmia, in viaggio spendi, in caso dimalattia spandi.

Per conoscere la verità bisogna ascoltare duebugiardi.

PROVERBI E DETTI VENEZIANI a cura di G. M.

Dalla notte dei tempi.....Proverbi e detti veneziani

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L’angolo del Poeta

Le tue lacrime (marzo 1994)di Giorgio Giacobbi

Versami tutte le tue lacrime

ad innondare gli occhi miei,

le lacrime calde che Tu hai pianto

quando eravamo ancor fanciulli,

quando la guerra mi trasse da Te lontano,

quando credemmo di essere felici…

quando sentisti ch’era giunta l’ora

di dirmi addio, di lasciarmi per sempre!...

Versale qui le tue sante lacrime,

qui nel mio sangue, dentro il mio cuore.

Voglio sentire il loro tepore,

voglio piangerle, piangerle anch’io

Sì! Tutte quelle tue lacrime d’amore.

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