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Periodico trimestrale dell’ADSINT - Associazione Donatori di Sangue - Istituto Nazionale dei Tumori - Onlus - Anno XXXVI - Settembre 2012 - numero 138 - spedizione in Abb. P. art.2, comma 20/c, legge 662/88 settembre 2012

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Direttore Responsabile Giovanna Ferrante

Vice Direttore Alfredo Dovera

Redazione Stefania Bortolotti, Stefano Cozzaglio, Laura Fugnoli, Fabrizio Villani

Segreteria di Redazione Stefano Lanfranchi

Ha collaborato a questo numero:

Daniela Ferrari, Roberto Mariani, Caterina Scalise, Roberto Zavattarelli

Foto di Damiano Basanisi

Periodico trimestrale dell’ADSINTAssociazione Donatori di SangueIstituto Nazionale Tumori - Onlus

Direzione, Redazione e Amministrazione Via Venezian, 1 - 20133 Milano (MI)

Tel 02 2390 3172 - 02 2390 3173 www.adsint.mi.it email: [email protected]

Tiratura 8600 copie

Grafica e impaginazione KEROSENE creative lab

Stampa Almaca s.r.l.

Il Globulo settembre 2012Il Globulo è una rivista trimestrale dell’ADSINT gratuita ai Soci.

Il Globulo è una rivista trimestrale dell’ADSINT gratuita ai soci. Viene inoltre inviata, sempre gratuitamente, ai soggetti che effettuano una donazione non inferiore a € 10,00.Le donazioni possono essere effettuate a mezzo assegno o tramite bollettino postale sul conto corrente n° 11647203

Gli articoli firmati o siglati rispecchiano il pensiero dell’autore e non impegnano il giornale.

Pubblicazione trimestrale, registrazione presso il Tribunale di Milano del 20.04.1977 n° 165.Spedizione in abbonamento postale Art.2, comma 20, lettera c, Legge 23/12/1996 n° 662 – Milano

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Luigi Scrosati

“Fiori e frutta" 1864 olio su tela 45 x 34 particolare

Nota: il dipinto è ruotato di 90°

Vita associativa Medicina Conoscere e sapere

• Orari e indicazioni 4

• Editoriale Giovanna Ferrante 5

• ADSINT News Segreteria ADSINT 6

• Dai una piega alla tua vita Caterina Scalise 10

• ADSINT Meno30 Segreteria ADSINT 12

• Il passato dell’uomo Roberto Zavattarelli 13

• Maria Grazia Daidone Laura Fugnoli 14

• Il carcinoma della prostata Fabrizio Villani 16

• Un interno affascinante Giovanna Ferrante 18 • Una vita in divisa Giovanna Ferrante 20

• Uva Damiano Basanisi 22

• FIAT 1100 che passione! Alfredo Dovera 24

• Teniamo botta! Stefano Lanfranchi 26

• Autunno senza cadute Stefania Bortolotti 27

• On the road... in una Spagna poco turistica Daniela Ferrari 28

• La storia dei fumetti Stefano Cozzaglio 30

• Il segnalibro Giovanna Ferrante 32

• Cinema in casa Laura Fugnoli 34

• La ricetta Roberto Mariani 35

AttenzioneCaro Associato,se ricevi più di un numero del Globulo per nucleo famigliare puoi distribuire le copie eccedenti a un vicino o al medico curante, ci aiuterai a divulgare il nostro messaggio di solidarietà. Inoltre, conserva la ricevuta postale o bancaria della tua offerta alla nostra Associazione: potrai dedurla con la prossima dichiarazione dei redditi in base all’art. 13 D. Lgs n° 460/97. L’ADSINT è iscritta all’anagrafe delle ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale).

Sommario

Medicina

Conoscere e sapere

Vita associativa

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C’è un articolo in questo numero settembrino de “IL GLOBULO” che ci racconta come, a fronte del demone che ha lasciato l’inferno scuotendo le profondità e spaccando le terre d’Emilia e Lombardia, la solidarietà si sia manifestata in tutta la sua benefica potenza.Evento che ha generato strazio nazionale, questo terremoto.

Ecco, questo editoriale vorrei vi arrivasse come messaggio sullo strazio.

Quello della malattia.Quello dell’infinita debolezza di un organismo che può essere rafforzato solo grazie a delle trasfusioni.Quello di un intervento chirurgico che deve essere rimandato perché manca il sangue di quello specifico gruppo sanguigno. Oppure proprio perché le riserve sono esaurite. E tu, paziente, che hai trascorso la notte aspettando il domani e del domani immaginando la discesa in sala operatoria, le ore del sonno indotto durante l’intervento, il risveglio, il ritorno in camera e la famiglia intorno al letto con stampato in faccia a tutti il timido sorriso, che

insomma il peggio è passato. Tu, paziente, che devi aspettare che il sangue sia disponibile, e ci sarà un’altra notte come quella ancora da attraversare.

I Donatori ADSINT lo sanno: di questo non dobbiamo essere responsabili.Il gesto del dono del sangue deve prevenire questo dolore, non arrivare dopo per risolvere le emergenze.

I Donatori ADSINT, che lo sanno, lo devono far sapere ad altri quant’è importante la donazione, magari anche facendo leggere IL GLOBULO.

Nel quale peraltro tanti altri articoli e argomenti vari troverete da leggere.

Fra i quali, la splendida toccante recensione di Laura Fugnoli per il filmAmour; a Laura siamo anche debitori per un altro tipo di lettura. Lo saprete andando alla pagina dedicata ai libri.

Editoriale

Giovanna Ferrante

Giornalista. Milanesissima,

ha caratterizzato la sua professione

raccontando la città che ama, la sua storia

e i suoi protagonisti con la pubblicazione

di diversi libri e tenendo conferenze su temi

milanesi. Donatrice di sangue presso l’Istituto

dei Tumori è stata Vice Presidente ADSINT.

Attuale Direttore de “il Globulo” vorrebbe

che la testata diventasse un “salotto” per

rinsaldare i vincoli d’amicizia fra tutti i Donatori.

[email protected]

Vita associativa Medicina Conoscere e sapere

IL GLOBULO settembre 2012

[email protected]@[email protected]

La redazione

[email protected] [email protected]@ilglobulo.it

[email protected]@ilglobulo.it

Si può donare dalle ore 7.30 alle ore 12.30 dal lunedì al venerdìNei sabati di apertura dalle ore 7.30 alle ore 12.00

Sabati di apertura1-15-22 settembre 6-20 ottobre 3-17 novembre 1-22-29 dicembre Orari e indicazioni per la donazione di sangueChi dovesse effettuare gli esami di sangue annuali o di controllo potrà presentarsi dalle ore 7.30 alle ore 12.00 a completo digiuno dalla mezzanotte. Le donne in età fertile non possono effettuare esami o donazione in periodo mestruale. Gli esami strumentali (Elettrocardiogramma – Rx Torace – Visita cardiologica) si effettuano la mattina tra le 8.30 e le 11.00 su appuntamento previa richiesta da parte del medico del Centro trasfusionale

Dopo la donazioneComprimere con un batuffolo di cotone la zona del prelievo, senza piegare il braccio, in attesa della fasciatura. Rimanere sdraiati per qualche minuto. Rialzarsi senza fretta. Recarsi in mensa per un piccolo spuntino. In caso di malessere avvisare il personale sanitario.Evitare di fumare o bere alcolici per almeno un’ora dopo la donazione.Nel corso della giornata astenersi da attività fisiche intense.

La dieta del donatorePrimaSi consiglia, a chi dovesse effettuare la sola donazione di sangue (senza esami) di consumare una leggera colazione che potrà comprendere i seguenti alimenti: te o caffè zuccherati, frutta fresca, succo di frutta, spremuta d’arancia, biscotti secchi, fette biscottate, pane, marmellata, miele. Sono sempre da ESCLUDERE IL LATTE e i suoi DERIVATI. DopoLa donazione di sangue non costituisce un’eccessiva perdita di energia pertanto non è necessario sovralimentarsi con cibi particolarmente sostanziosi e pesanti. È invece indispensabile reintegrare i liquidi persi durante la donazione bevendo molta acqua, o in alternativa te, spremute etc. evitando possibilmente l’assunzione di alcolici.

Prenota la tua donazioneÈ possibile prenotare la donazione telefonando ai numeri: 02.2390.2885 - 02.2390.3172. La PRENOTAZIONE DELLA DONAZIONE DI SANGUE INTERO NON È OBBLIGATORIA, ma per chi desiderasse programmare la donazione eliminando gli inevitabili tempi di attesa, ora è possibile.La PRENOTAZIONE della donazione di PLASMA DA AFERESI rimane come sempre indispensabile, anche essa gestibile da Internet o semplicemente per telefono ai numeri sopraindicati.Per un ulteriore supporto “tecnico”, la segreteria rimane a disposizione.

Informazioni per l’aspirante donatorePrima di dedicarsi alla donazione di sangue è opportuno conoscere i requisiti fondamentali per essere ammessi:- avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni- peso uguale o superiore a i 50 kg- buona salutePresentarsi a completo digiuno dalla mezzanotte, tra le ore 7.30 e le ore 12.30, senza appuntamento dal lunedì al venerdì e nei sabati di apertura entro le 12.00. Verranno effettuati: il primo prelievo di sangue per gli esami di idoneità ed il colloquio con il medico previa attenta lettura delle situazioni di non idoneità temporanea e definitiva alla donazione.Se donne presentarsi lontane dal periodo mestruale (5 giorni prima / dopo).Portare con sé i propri documenti: carta d’identità, codice fiscale, tessera sanitaria (se residenti in Lombardia).

Per informazioni:ADSINT Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori – ONLUSVia Venezian, 1 20133 Milano (MI)Tel. 02 2390 2885 – 02 2390 3172Fax 02 2390 2969 e-mail [email protected]

Orari e indicazioni

Inviateci i vostri messaggi, foto o suggerimenti

sugli articoli che volete trattare.

redattorianche voi!

Sostieni l’ADSINT con il 5 x mille:

C.f. 80113670154

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SANGUE BLUES

Segreteria ADSINT

"Blues Notes, appunti incantevoli dalla musica del diavolo" è uno spettacolo di due ore di buona musica che ruota attorno alla narrazione di un secolo di storia del Blues, ripercorrendola con i

racconti di un viaggio che parte dagli schiavi d'America fino all'evoluzione odierna, passando per le opere di artisti come Robert Johnson, Aretha Franklin, Jimi Hendrix, Etta James, Pink Floyd, Blues Brothers, Billie Holiday, Eric Clapton, Muddy Waters e altri. Sul palco si suona con un impianto scenico degno di un concerto rock, tra il canto potente e raffinato di Michela Dall'Olmo e intrecci di assolo di chitarra elettrica e sax, l'attrice Nadia Del frate narra aneddoti che provocano stati d’animo avvolgenti, soffusi, sanguigni, poderosi.Per maggiori informazioni per partecipare allo spettacolo che si terrà ad ottobre al Teatro Wagner, contattare la segreteria ADSINT.

Sabato 9 giugno il nostro gazebo promozionale era presente al PlayDay 2012. 100

partite di calcio, calcetto e calcio a 7 in un giorno solo. Questo è l’obbiettivo che l’associazione Play More! si è prefissata per questa giornata di sport e solidarietà svoltasi all’Arena di Milano. Il ricavato, infatti, è stato devoluto al progetto Iraq di Emergency. Domenica 24 giugno presso il Parco Sempione per il Summer Basket 2012

organizzato dalla UISP (Unione Italiana Sport per Tutti).

Mercoledì 18 e Giovedì 19 Luglio presso l’Idroscalo anche quest’anno in occasione del Blues in Idro, manifestazione organizzata magistralmente dal Fabio Treves. Un ringraziamento alla Provincia di Milano per l’ospitalità e ai nostri Volontari sempre presenti ad ogni evento.

Il gazebo ADSINT

Come già annunciato in sede di Assemblea a

Maggio, il Dr. Milani saluta tutti i Donatori e si appresta a godersi la pensione.Sarà comunque possibile effettuare le visite urologiche grazie alla disponibilità del Dr. Torelli e del Dr. Catanzaro. Per prenotare la visita urologica è necessario telefonare alla segreteria al n° 02.2390.2885.

Visita urologica:

GrAzIE dott. Milani

Domenica 15 luglio si è svolta la tradizionale Camminata non competitiva a Claino con Osteno, bellissima località sul Lago di Lugano.

Un gruppo nutrito di Bikers ha presenziato all’evento approfittando della bella giornata e dei paesaggi incantati che offrono il lago di Como e il lago di Lugano. Ringraziamo la famiglia Selva per l’accoglienza riservataci ogni anno.

Camminata a CLAINO29 NOVEMBRE 2012 C O M P L E A N N O

A D S I N T Festeggia con noi!

Un evento per festeggiare tutti voi che, con generosità e altruismo, donate ogni

giorno da 46 anni. Per info contattare segreteria Adsint. ([email protected] - 02/23903172)

I nostri più vivi complimenti ad Angelo Amorese, volontario ADSINT nonché Presidente dell’ADSINT Moto Bikers per aver raggiunto il traguardo delle 200 Donazioni. Dal 1979 ad oggi (con piccoli intervalli) ha donato piastrine, sangue intero e plasma regalando una speranza di vita a tanti pazienti dell’Istituto. Grazie di cuore!

ANGELO FA

200!!!

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ADSINT News

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Come ogni anno i nostri Donatori della “Fondazione Dr. Lorenzo zingo di Vaiano Cremasco” hanno organizzato dal 7 al 12 giugno la tradizionale Festa del Donatore con balli, giochi e cibi appetitosi. Purtroppo, in parte, la festa è stata rovinata dal maltempo. Ma per tutto il Gruppo di Vaiano e per tutti i Donatori una notizia dolorosa sarebbe arrivata alcuni giorni dopo: la scomparsa di uno degli storici Fondatori del gruppo di Donatori di Vaiano Cremasco al quale è stato dedicato questo breve pensiero:

C aro Zio Battista, l’Associazione ha perso una persona molto speciale.

In tutti questi anni sei stato costantemente presente nella vita di tutti i donatori e sostenitori che hanno frequentato la Cascina Hermada diventata la tua casa, che hai amorevolmente accudito, in qualsiasi stagione dell’anno, dove avevi sempre dei lavoretti da fare, come in sede il pomeriggio o la domenica dove ti si vedeva sempre con il sorriso.

Gruppo di Vaiano Cremasco

La Festa del Donatore per te era la realizzazione della manifestazione più importante dell’Associazione e ci tenevi che fosse tutto perfetto, sempre a controllare che ogni cosa fosse al posto giusto.

Eri orgoglioso del ruolo che in modo del tutto naturale è sempre stato tuo, senza che qualcuno te l’avesse affidato. Eri orgoglioso di far parte della grande famiglia dei Donatori; per tutti sei stato e rimarrai sempre una figura molto importante. Insieme allo Zio Binda, a Marco ed a tutti gli altri che ti hanno preceduto in cielo rimarrai nei cuori di tutta l’Associazione... ciao

Zio BattistaLa tua azienda ti chiede sangue? Tu chiedilo alla tua azienda!!!Stiamo cercando aziende che hanno lo spazio e la volontà di aprire le porte ad Adsint per consentire di:

• Creare momenti di informazione per portare a conoscenza i dipendenti del valore della donazione

• Comunicare attraverso materiale informativo cartaceo, pubblicazioni su riviste interne all’azienda o banchetti informativi temporanei in spazi dedicati.

Se pensi di poterci aiutare collaborando con noi per sensibilizzare le aziende rispetto alla donazione di sangue, ti chiediamo di contattarci al più presto ([email protected]).

All’inizio di Luglio è stata spedita una lettera a tutti i Donatori che, oltre ad augurare buone vacanze e a invitare a passare a donare prima

di partire, avvertiva di una direttiva emanata dal Centro Nazionale Sangue (CNS) dell’Istituto Superiore di Sanità. La comunicazione indicava una sospensione dalle donazioni per 28 giorni dal rientro per tutti coloro che avessero soggiornato in Sardegna, nelle provincie di Treviso, Belluno, Venezia e Udine oltre a stati esteri quali Grecia, Ungheria, Romania, Russia, Albania, Macedonia, Turchia, Tunisia, Israele e Ucraina. Ricordiamo che la sospensione è attiva fino al 30 novembre. Per ulteriori informazioni contattare la segreteria al n° 02.2390.2885.

Passeremo una serata speciale dedicata a chi dona e a chi donatore ancora lo deve diventare. Il 16 ottobre Adsint,

sarà presente presso l’associazione culturale

“La Banlieue” via De Nicola 1/a (1° piano), 20098, San Giuliano Milanese. (per info: Segreteria Adsint 02/23903172) Vi aspettiamo !!!

La Banlieue è un'associazione culturale che nasce nel territorio di San Giuliano Milanese dall'iniziativa di un gruppo di donne impegnate da tempo nella promozione

di una cultura della partecipazione e della solidarietà. L'elemento caratterizzante di questa associazione è la volontà di aprire ed animare uno spazio di aggregazione

e cultura nella città, con il pensiero che questo contribuisca ad arricchire il tessuto sociale urbano, diffondendo una cultura dell'incontro e della partecipazione.

ALLArME zANzArA TIGrE!

Il 16 OTTOBrE vieni con noi e POrTA UN AMICO!

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Ciao a tutti come state?? Per noi motociclisti si è concluso un periodo intenso

che ha avuto un larghissimo consenso da parte di tutti i nostri iscritti… e non solo!Iniziamo il 2 giugno 2012 con IL GIRO a cui ho partecipato anch’io (non sempre le nonne-sitter sono disponibili ahahhaah): Madonnina dei Centauri a Castellazzo Bormida (Alessandria). Che dire è stato semplicemente SPETTACOLAREEEE: bellissimo, strepitoso, emozionante, eravamo in tantissimi… pensate, 28 moto per un totale di 35 persone! Era bellissimo vedere questo serpente che è partito dall’Istituto e che ha attraversato Milano, poi il pavese ed, infine è arrivato nell’alessandrino.

Che paesaggi! Che profumi! Potete dire ciò che volete ma vivere la moto è una cosa troppo bella per essere descritta.Quando siamo arrivati al Santuario abbiamo trovato ad accoglierci i rappresentanti del moto club locale (MC Madonnina dei Centauri) che ci hanno fatto visitare l’interno della Chiesa. Il nostro Don Giò ha recitato una preghiera, chiedendo una benedizione a tutti i motociclisti; è stato un momento molto particolare e toccante: eravamo tutti vicini, con il nostro casco in mano che pregavamo Dio e i nostri Angeli Custodi di guidarci e proteggerci… è stato un momento intenso che ci ha uniti ancora di più. Quando siamo usciti abbiamo fatto la

foto sulla gradinata che vedete in queste pagine: avete visto in quanti siamo?? E non potete immaginare come ero felice di questo risultato. Qui i ringraziamenti sono d’obbligo (in ordine di apparizione ahahahhaah): a Antonello che ci ha regalato 4 pettorine con il nostro logo per i capigruppo; a Maria

Dai una piega alla tua vita.

Testo di: Caterina Scalise

Grazia e Carlo che, insieme a Don Gio e a Sciurpresident, hanno fatto rispettivamente capogruppo e “fine coda”, grazie infinite ragazzi della vostra disponibilità; e in ultimo al Moto club Madonnina dei Centauri (per l’accoglienza al nostro arrivo, la scorta fino alla loro sede, per il pranzo fantastico dove abbiamo assaggiato i piatti tipici della zona e per il giro nel Monferrato)…. Ma soprattutto GRAZIE A TUTTI VOI CHE AVETE PARTECIPATO. 30 giugno 2012 Raduno internazionale dello STELVIO! Partenza all’alba, serbatoi pieni e via per la più classica delle manifestazioni motociclistiche, ma anche la più bella… curve, tornanti e l’aria frizzantina del mattino, ci hanno fatto arrivare a Bormio abbastanza presto per la seconda colazione. Anche quest’anno ci siamo superati: 23 moto …E poi le foto parlano da sole.

Metti una sera a cena con... la Panigale!!!!Ho volutamente creato un titolo a questo ultimo incontro… apro una parentesi che riguarda un donatore che un anno fa iniziava un periodo molto difficile della sua vita: si chiama Angelo. Motociclista.. anzi DUCATISTA e DONATORE (che bellissimo binomio), quando l’abbiamo conosciuto a luglio 2011 aveva iniziato il lungo iter delle cure per il tumore che lo

aveva colpito. Noi gli siamo stati vicini perché eravamo (e lo siamo tuttora) convinti che gli amici possono aiutare a rendere meno pesante un cammino così difficile.In questo anno ho parlato ad Angelo di Irene. Per molti di voi sarà una sconosciuta, per me è un’amica carissima che conosco da molti anni. Irene Broggio è diventata la nostra testimonial: è lei nella foto che vedete in piega che accarezza l’asfalto e sotto la scritta “Dai una piega alla tua vita…. Unisciti a noi e diventa donatore di sangue..” è una foto che a me piace molto e che Irene ci ha “donato” per pubblicizzare il nostro gruppo. Durante il periodo di ricovero in ospedale Angelo ed Irene si sono

conosciuti via mail. Hanno condiviso la loro passione per le Ducati e per la moto… il tempo passa ma le amicizie restano. E il 13 luglio ho organizzato una cena a casa mia con il direttivo, con Angelo ed Irene. Ma la cosa più bella è che Irene grazie al suo capo (Dott. Luigi Mauro: GRAZIE GRAZIE GRAZIE) è venuta a trovarci con una moto che è la punta di diamante in casa Ducati: la 1199 – Panigale (mamma che bella ragazzi da non credere avevo quasi paura a toccarla).L’abbiamo ammirata, lodata e adorata…Abbiamo festeggiato questo incontro, abbiamo tirato tardi e l’indomani mattina siamo venuti in Istituto a fare le foto.. purtroppo non ci hanno dato

il permesso di portarla all’interno per cui la foto l’abbiamo fatta fuori, ma è stata una emozione bellissima.. a chi si fermava a guardare la Panigale e ci chiedeva il motivo della sua presenza davanti alla nostra Fondazione, dicevamo che la Ducati ci aveva gentilmente concesso di fare le foto per il nostro Motoclub.È stato un bellissimo fine settimana che farò vivere anche a voi, anzi, inizio a invitare pubblicamente il Dott. Luigi Mauro a venirci a trovare quando e se verrà a Milano, ringraziandolo ancora per l’opportunità che ci ha dato. Ringrazio Irene ed Omar che sono due Amici fantastici. …e Grazie infinite a tutti voi che donate.

Unisciti a noi e diventa donatore di sangue! I 40 e più tornanti dello Stelvio

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Lo studio e la ricerca del Passato dell’Uomo attraverso la storia della sua evoluzione biologica,

intellettiva e spirituale, dalle sue ancor non certissime origini all’attuale affermazione di Animale Superiore, consente la composizione di una rappresentazione di stupefacente grandiosità la cui importanza e fascino coinvolgono sia lo studioso professionista sia il profano dilettante. Le ricerche, sviluppate sempre con maggior impegno scientifico e basate su programmi che accomunano studi antropologici, archeologici, storici, umanistici, filosofici e di molte discipline altrettanto pertinenti, sono realizzabili sviscerando in profondità epoche remote, ricostruendo eventi accaduti, analizzando opere tuttora presenti, sfatando luoghi comuni, selezionando accuratamente reperti e vestigia, ripristinando e confrontando fatti tramandati dalla Storia, datando in retrospettiva ogni oggetto appartenente al nostro passato. Quest’opera colossale ha permesso di assemblare un copione di immensa importanza, di incommensurabile valore e straordinaria bellezza. La ricostruzione storica che emerge dall’analisi delle sequenze temporali degli ultimi millenni vissuti

dall’uomo, è colma di avvenimenti che stupiscono, di verità che commuovono, di constatazioni che sbalordiscono, di conoscenze che meravigliano, di fatti che inorgogliscono o adirano. Ma quale sarebbe stata la fedele ricostruzione di copione e sceneggiatura della rappresentazione della nostra Storia se, oltre alle moltissime opere fortunatamente ancor oggi presenti in ogni parte del mondo, fossero disponibili le innumerevoli testimonianze scomparse per sempre, dissolte dal furore distruttivo e devastante di guerre politiche e religiose, da carestie e pestilenze, cataclismi naturali o indotti, ignoranza e superstizione, squallore e promiscuità, asocialità e risentimenti, disperazione e terrore, incultura e paganesimo, odio e iconoclastia, dissennatezza e follia o delle calamità naturali? Quale sarebbe la Realtà dell’immenso patrimonio prodotto dalla Mente, dal Braccio, dall’Anima dell’Uomo, nella sua pur brevissima storia? Dove sono le grandi e piccole opere (tra realtà e leggenda) scomparse per sempre quali, ad esempio, il Colosso di Rodi, l’isola di Santorini, il Sacro Graal, l’Arca di Noè e quella della Santa Alleanza, la Biblioteca di Alessandria, i carri

bellici degli Hyksos, i Budda Afgani, le Tavolette del Mar Morto, le città di Troia, di Sodoma e Gomorra, i tesori di Priamo, di Alessandro, degli Inca, le Civiltà perdute, i costumi degli Etruschi, la Domus Aurea, le vestigia Giapponesi, quelle Laotiane, l’Impero di Alessandro, quello di Cesare, le navi dei Vichinghi, le Regge dei Califfi, le Cattedrali dei Cristiani, le Moschee degli Islamici, i Mausolei d’Oriente, i dipinti del Rinascimento, gli acquedotti dei Romani, le mura di Gerico, i castelli dei Normanni, le sculture di Atene, i giardini di Babilonia, il Vitello d’oro, la Grande Armada, gli incunaboli medievali, le armature dei Cavalieri. E ancora gli scritti, gli amuleti, i gioielli, gli strumenti musicali, gli spartiti, gli studi scientifici e umanistici, le poesie, le commedie, le città, le fortezze, i ponti, le divise, le armi, le bandiere, le insegne, le tombe, gli arredamenti, gli emblemi sacri e profani, gli arazzi, i cristalli, gli affreschi, i merletti, le porcellane e infine l’opulenza dei ricchi e la disperazione dei poveri? Ma, soprattutto, le testimonianze vissute nell’arco della Vita, dalla nascita all’oltretomba, di ognuno dei nostri avi? Dove sono le storie delle loro esistenze?

Vita associativa Conoscere e sapereMedicina

IL GLOBULO settembre 201212-13

Il passato dell’uomoL’estate targata MENO30

Testo di: Roberto Zavattarelli

Sport e donazione. Un connubio che i giovani donatori hanno imparato a far coesistere

in diverse occasioni. Dopo la Stramilano di marzo, è arrivato il turno del Bowling e infine, in piena stagione estiva, il Beach Volley. Ogni momento è buono per cercare nuovi Donatori e “fare gruppo”. Perché è proprio questo che si è creato fra i Meno30 il cui scopo è, sì, quello di divertirsi, ma anche quello di divulgare fra i giovani l’importanza della donazione di sangue. E perché non pensare a una sfida a beach volley Donatori/Non Donatori? Basta un’idea “postata” su facebook e il gioco è fatto. La voce circola rapidissimamente e ritrovi al Quanta Village una decina di ragazzi (fra donatori e non) pronti a sfidarsi sulla sabbia. Non ci sono professionisti quindi il divertimento è assicurato da errori e pose plastiche per tentare di colpire un pallone irraggiungibile!Unica nota stonata lo sciame di zanzare che ha imperversato per tutta la partita: va bene che siamo

donatori di sangue…Nonostante questo fastidioso inconveniente la serata, che si è conclusa con l’immancabile pizza, è stata davvero divertente. Per questo, con piacere, pubblico qui sotto il commento sulla pagina di facebook del gruppo di una “Meno30” a poche ore dalla conclusione della serata:“È sempre una piacevole sensazione aver tanta voglia di organizzare subito un nuovo incontro dopo le serate con voi!!!” Che dire di più??? Estrema soddisfazione!!E quindi via con altre proposte: viaggi, parchi di divertimento, piscine, weekend al mare…La famiglia è affiatata e attende solo altri componenti per essere sempre più numerosa.

Se vuoi iscriverti contatta la segreteria ADSINT all’indirizzo [email protected] oppure cerca la pagina facebook “ADSINT MENO30” per seguire le nostre attività e conoscerci meglio!

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Nei primi anni 70 si era iscritta a Biologia anziché a Medicina, la sua grande passione, pensando

che la vita d’ospedale mal si sarebbe conciliata con il matrimonio imminente. Ma da biologa Maria Grazia Daidone si è fatta così tanto coinvolgere nell’attività di ricerca, al punto da farle dire: «I miei due figli sono cresciuti malgrado la madre, sempre assente. Meno male che certe volte i padri sopperiscono alla grande!».Maria Grazia Daidone, cinquantottenne, è direttore del Dipartimento di oncologia sperimentale e medicina molecolare e docente presso la Scuola Italiana di Senologia. Pioniera della ricerca sulla biologia dei tumori, esperta riconosciuta a livello internazionale, Daidone è approdata in via Venezian più di trent’anni fa, ai tempi della tesi. In quegli anni a Milano i poli di ricerca emergenti erano due, l’Istituto Mario Negri e l’Istituto Nazionale dei tumori: «In quel periodo - spiega la ricercatrice - mentre stavo ultimando gli esami, mi capitava di sentire alla radio notizie di nuovi trattamenti conservativi sulla mammella e di ricerche innovative messe a punto proprio in Istituto nel campo della chemioterapia. Perciò ho girato l’angolo e sono entrata in Istituto a chiedere una tesi sperimentale. Fu così che nel 1975 feci l’incontro che determinò il mio futuro, quello con Rosella Silvestrini». All’epoca Silvestrini

dirigeva un piccolo laboratorio dedicato allo studio della cinetica cellulare, indagava cioè su come proliferavano le cellule cattive. «Fui subito catapultata in un ambiente speciale e meraviglioso - dice Daidone - sotto la guida di una ricercatrice affascinante e vivace dal punto di vista intellettuale. In laboratorio eravamo tutti giovani e avevamo sempre ben presente come trasferire i risultati nella pratica clinica».Ma quella laurea in medicina, sognata fin da ragazzina continuava a essere un chiodo fisso per la biologa. Così, una volta laureata in Scienze Biologiche nel 1976, si iscrive subito a medicina «ma mi resi subito conto che comunque nel mio lavoro, accanto a Umberto Veronesi e all’equipe di Gianni Bonadonna, figure storiche dell’Istituto, non c’era distinzione tra biologo e medico, come tra uomo e donna. Un laureato non medico in un’istituzione come questa è immerso in una filiera dove hai sempre ben chiaro dove andrà a finire il tuo lavoro; il paziente non è un’entità lontana». Accantonata l’idea della seconda laurea, inizia negli anni 80 la volata verso scoperte e conquiste nel campo delle scienze biologiche. Il gruppo della dottoressa Silvestrini, con cui Daidone continuò la collaborazione, è stato uno dei primi in Italia a studiare le caratteristiche biologiche (quelle che ora chiamiamo biomarcatori) che determinano il

grado di aggressività dei tumori e la loro risposta alla terapia. Tra campioni di tessuti da analizzare e colture di cellule, Daidone, ha continuato la carriera in Istituto, fino a sostituire la maestra, quando Silvestrini nei primi anni Duemila andò in pensione. Ora, responsabile dell’Unità Operativa, Daidone si destreggia tra convegni internazionali, ricerche sulle cellule staminali e i suoi hobby, perché, precisa, «mi piace la musica, inclusa la techno e l’hip hop e adoro cucinare, soprattutto usando gli amici come cavie dei miei piatti sperimentali». Quella del ricercatore, insomma, è un’indole, una predisposizione che spazia dalle provette alle pentole indifferentemente. Quasi 12 ore al giorno di lavoro, Daidone ammette che per conciliare famiglia e lavoro ci vuole lealtà reciproca, una buona dose di tolleranza e un po’ di allegria. Così come in Laboratorio si scherza e si condividono aneddoti casalinghi. Inoltre le porte dei laboratori sono aperte per i figli dei ricercatori come per gli studenti dei licei milanesi nel periodo estivo. Il consiglio per le nuove generazioni? «Io, se fossi appena diplomata, andrei per un certo periodo fuori Italia, è sempre formativo. Uno dei miei figli andrà all’estero a preparare la tesi sulle nanotecnologie. Poi però - spiega - cercherei con tutte le forze di tornare. Malgrado tutto le radici sono qui».

Maria Grazia Daidone: passione e fantasia, anche in laboratorio testo di Laura Fugnoli

foto di Damiano Basanisi

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IL GLOBULO settembre 201214-15

Direttore del Dipartimento di Oncologia sperimentale e medicina molecolare INT

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Fabrizio VillaniMedico Chirurgo, specialista in

cardiologia e pneumologia. Assistente universitario presso la Cattedra di

Farmacologia dal 1969 al 1975. Dal 1976 al 2010 ha lavorato presso l’Istituto

dei Tumori di Milano ricoprendo negli ultimi dieci anni il ruolo di responsabile dell’unità operativa di Pneumologia e

Fisiopatologia. Ha fatto parte per 17 anni del Consiglio dell’ADSINT ricoprendo

le cariche prima di Segretario e poi di Presidente fino al 1997.

[email protected]

Il carcinoma prostatico è una neoplasia maligna che origina dalle cellule epiteliali della prostata,

ghiandola dell’apparato genitale dell’uomo.È una neoplasia nettamente più frequente nei soggetti oltre i 50 anni che in alcuni paesi è responsabile del maggior numero di morti dopo il tumore del polmone.La sua frequenza è molto variabile in relazione all’area geografica e a differenze etniche risultando meno frequente in Asia e più frequente nel Nord America e più comune nei soggetti di colore.Le cause di questa neoplasia non sono riconosciute: ciò rende aleatoria una politica di prevenzione.Il rischio è certamente correlato all’età, al quadro genetico, alla razza, alla dieta, alla assunzione di farmaci e ad altri fattori. L’età media al momento della diagnosi È di 70 anni.

Il corredo genetico è ritenuto contribuire all’aumento del rischio anche se nessun gene preso singolarmente è risultato correlato alla comparsa del tumore fatta eccezione per due geni correlati al rischio per tumore dell’ovaio e della mammella (BRCA1 e BRCA2).L’incidenza sarebbe minore in soggetti con elevati livelli di acidi grassi polinsaturi a catena lunga e maggiore in soggetti con bassi livelli di vitamina E e D, licopene (presente nei pomodori), acidi grassi omega-3 (presenti nei pesci) e selenio.I farmaci antiflogistici non steroidei come l’aspirina e gli ipolipemizzanti come le statine sarebbero in grado di ridurre il rischio.Si ritiene che anche una maggiore frequenza di eiaculazioni ridurrebbe il rischio.Il carcinoma prostatico spesso, specie in fase precoce, non da sintomi particolari e quelli

che talora si manifestano come pollacchiuria, nicturia, difficoltà ad iniziare la minzione, ematuria, stranguria e difficoltà a mantenere un mitto costante, sono comuni a quelli provocati dalla ipertrofia prostatica benigna.Spesso alla diagnosi si arriva dopo il riscontro di un elevato valore di PSA (enzima prodotto dalla prostata) nel sangue.Negli stadi più avanzati, quando il tumore si è esteso ad altre sedi corporee può causare dolori ossei in relazione a localizzazioni metastatiche in dette sedi.Dosaggi di PSA superiori a 4 ng/ml sono considerati anormali e indicano un aumentato rischio di tumore più alto del normale anche se il rischio non è proporzionale ai livelli ematici.Non è un test perfetto in quanto talora uomini con tumore prostatico possono avere livelli nella norma e soggetti con elevato PSA non hanno il tumore: in altri termini è un test sensibile ma scarsamente specifico.È considerato utile anche il dosaggio del cosiddetto PSA libero che risulta inferiore nei soggetti affetti da carcinoma.Oggi disponiamo di un marker più preciso, il PCA3, che è valutabile mediante dosaggio del mRNA nelle urine.Ne deriva che l’unico esame in grado di porre diagnosi di certezza è la biopsia prostatica procedura che può al massimo produrre malessere e dolore durante la esecuzione.Tra le possibili metodiche di indagine non invasive sono da citare la ecografia trans-rettale, la cistoscopia e soprattutto la PET (tomografia ad

emissione di positroni) con il tracciante C-colina che è indicato specie nei pazienti già operati e con valori elevati di PSA, possibile espressione di recidiva della malattia. Una volta posta la diagnosi deve procedere alla definizione dello stadio della malattia e cioè la sua estensione e il grado di aggressività.Per questo ci si avvale del sistema TNM che tiene conto della dimensioni del tumore, del numero dei linfonodi coinvolti e della eventuale presenza di metastasi.Un altro importante criterio è quello di Gleason che assegna un punteggio nel singolo caso che è funzione delle anormalità della neoplasia per cui la stessa viene classificata con un punteggio da 1 a 5 in funzione del grado di differenziazione della neoplasia.In generale, maggiore è il grado e lo stadio, e peggiore è la prognosi.Per quanto riguarda il trattamento, va detto che lo stesso è funzione dello stadio della malattia, del punteggio secondo la scala Gleason e dei livelli di PSA, dell’età del paziente, delle sue condizioni generali e dei possibili effetti collaterali dei trattamenti.In alcuni casi se il paziente è anziano, se il tumore è in uno stadio precoce e risulta a lenta crescita, si può pensare ad un atteggiamento attendista di semplice sorveglianza se i rischi connessi al trattamento chirurgico, radioterapico ed ormonale sono considerati troppo elevati.In questi casi però si possono verificare segni di progressione della malattia nel giro di 3–4 anni e quindi si ha quasi sempre la necessità di intraprendere un trattamento antineoplastico oltre ad aversi un maggior rischio di manifestazioni metastatiche.Il trattamento chirurgico è riservato

sia ai casi precoci sia a quelli non rispondenti alla radioterapia ed è rappresentato dalla metodica di prostatectomia retropubica radicale e da quella della prostatectomia perineale radicale.Il trattamento chirurgico è considerato il gold standard per la cura del tumore prostatico localizzato in virtù delle elevate percentuali di cura ottenute e dei risultati a lungo termine.Le complicazioni più frequenti ed importanti sono rappresentate dalla incontinenza urinaria che si manifesta sotto forma di perdite, l’impotenza per compromissione della erezione e della eiaculazione. La prostatectomia radicale laparoscopica, pur necessitando di tempi lunghi di esecuzione, riduce alcuni degli svantaggi degli interventi chirurgici tradizionali.Cicli di terapia ormonale preintervento possono migliorare le possibilità di successo.Un altro possibile approccio è rappresentato dalla radioterapia ed in particolare dalla radioterapia a fasci esterni che permette di somministrare dosi maggiori di radiazioni con minori danni a carico della vescica e del retto.Questa metodica è utilizzata specie nei soggetti ad aumentato rischio chirurgico e comporta complicanze quali la proctite, la diarrea, la incontinenza urinaria e la impotenza.Viene inoltre utilizzata nei soggetti con metastasi refrattarie alla terapia ormonale.Un’altra possibilità è rappresentata dalla brachiterapia che può essere utilizzata sia nei casi di tumore in fase precoce che avanzata e consiste nella infissione nella prostata di

microaghi contenenti materiale radioattivo che emette radiazioni ionizzanti a bassa energia.Con questa tecnica sono state ottenute percentuali di cura sovrapponibili a quelle ottenute con la chirurgia e superiori a quelle ottenute con la radioterapia convenzionale a fasci esterni.Da ultimo va citata la terapia ormonale che è finalizzata ad impedire alle cellule neoplastiche di assumere il diidrotestosterone un ormone prodotto dai testicoli che stimola la crescita del tumore.Si tratta di un trattamento non sempre risolutivo perche non è infrequente lo sviluppo di fenomeni di resistenza dopo qualche tempo e dunque viene più spesso utilizzato in casi di tumori più estesi in particolare con diffusione oltre la prostata.Gli effetti collaterali più frequenti sono rappresentati da aumento ponderale, calo della libido, impotenza, ginecomastia ed osteoporosi.Gli estrogeni non sono indicati in quanto aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e di trombosi. Nei tumori in fase molto avanzata si ricorre a trattamenti chemioterapici a base di docetaxel e corticosteroidi ed eventualmente bifosfonati che possono ridurre le complicazioni a livello dell’apparato scheletrico oltre ad inibire la crescita del tumore. Per concludere a tutt’oggi la migliore politica di prevenzione è rappresentata dal dosaggio plasmatico del PSA a partire dai 50 anni: il riscontro di persistenti valori elevati o una sua progressiva crescita nel tempo sono motivi che giustificano il ricorso ad approfondimenti diagnostici primo fra tutti la biopsia.

Il carcinoma della prostata

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IL GLOBULO settembre 201216-17

Testo di: Fabrizio Villani

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IL GLOBULO settembre 201218-19

Le stanze di ogni casa parlano. E raccontano di una vita.Fatta di affetti, gioie e

preoccupazioni quotidiane, pranzi e cene in famiglia, ospiti in visita, conversazioni.Tutto quello che scandisce un’esistenza normale.Però questa casa normale non è, eccezionale piuttosto, perché è stata dimora di un gigante della letteratura mondiale qual è Alessandro Manzoni.Milano. Via Morone 1. Dopo la permanenza a Parigi, dopo l’appartamento in via San Vito al Carrobbio, dopo l’ospitalità a Palazzo Beccaria, e a parte il palazzo di via San Damiano dove Manzoni è nato, l’eredità del palazzotto di Lecco e della villa di Brusuglio, è qui che il sogno di Alessandro Manzoni si concretizza, quello di possedere una casa sua, d’avere una dimora stabile in città per la sua giovane famiglia: la madre Giulia, la moglie Enrichetta, la primogenita Giulietta, il neonato Pietro.Famiglia che negli anni diventerà sempre più numerosa, con la nascita di Cristina, Sofia, Enrico, Clara, Vittoria, Filippo, Matilde.Oltre agli spazi, è anche la collocazione nel centro città a renderla perfetta agli occhi dell’illustre acquirente. Vicini abitano gli amici più cari, Tommaso Grossi, Carlo Porta e i Verri in via Monte Napoleone, Silvio Pellico

e Federico Gonfalonieri in via Monte di Pietà, Vincenzo Monti in via Brera; inoltre a pochi passi c’è la Biblioteca Ambrosiana, e c’è il Gabinetto Numismatico diretto dall’amico Gaetano Cattaneo e frequentato da Giuseppe Bossi.

Così si legge nell’atto notarile, in data 2 ottobre 1813:“casa civile con giardino, posta nella contrada del Morone, di Milano al civico n° [1171], in mappa del censo alli N. 12-13, coll’estimo di scudi due mille e cinquecento (S 2500); alla quale fa coerenza da una parte la contrada del Morone, da altra in parte la

piazza Belgiojoso; da altra casa Belgiojoso med.[iante] la casa già parrocchiale di San Martino in Nosiggia, da altra casa Anguissola; […] per il prezzo di lire centoseimila (106.000); in conto del quale prezzo il sig. venditore confessa d’aver ricevuto dal Sig. compratore, che paga con danari suoi propri, come ha detto, lire ventiseimila (26.000); le rimanenti L. ottantamila (80.000) il sig. compratore promette di darle al sig. venditore o a chi nelle seguenti rate, cioè: lire sedicimila (16.000) in principio dell’anno milleottocentoquindici (1815), le altre sessantaquattromila (64.000) fra anni quattro (4) prossimi futuri…”

Al primo piano, subito dopo la sala da pranzo con il grande tavolo ovale atto ad accogliere attorno a sé la numerosa famiglia, c’è il salone di ricevimento illuminato da due ampie finestre e da una terza con balcone, arredato con mobili del primo impero, dove Manzoni trascorre le serate con moglie e figli e a volte in conversari con gli amici, in un piacevole miscuglio di erudito e di familiare, nella sua posa preferita e consueta, rimanendo in piedi con il gomito sinistro appoggiato al camino, lui solo autorizzato a gestire l’ardore del fuoco per il quale ha una autentica

passione. Il camino, “sovrano spodestato” come lo definisce il padrone di casa quando d’estate la conversazione si sposta davanti alle finestre affacciate sul giardino.Mary Clarke, pittrice che ama gli artisti e ama viaggiare, è spettatrice della festosità della famiglia, dell’atmosfera gioiosa, dei giochi:Pag. 9 (Testimonianza)

Numerose le stanze su tre piani. Lo studio di Alessandro Manzoni è un locale a piano terra, che si apre sul giardino, con i molti libri alle pareti, la scrivania con gli occhiali, le penne, il calamaio, l’asciugapenne, un fermacarte di marmo a forma di libro, un tagliacarte, la tabacchiera.È una stanza appartata, in modo che vi domini il silenzio nel quale prende forma la vita parallela dello scrittore, quella che lo porta dentro i sentieri percorsi dalle esistenze di Renzo e Lucia, il travaglio interiore dell’Innominato, l’arroganza malvagia di Don Rodrigo, il balbettio timoroso di Don Abbondio,

l’epoca buia della peste.Chino sulla scrivania, fra molti fogli pieni di scrittura fitta e correzioni e aggiunte. Quelle pagine eterne alle quali si dedica, e le riscrive, e le cesella.Parole e pagine sue, e di tutte le generazioni a venire. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”

Dopo la morte di Teresa Stampa, la seconda moglie, Manzoni lascia la sua camera nuziale al figlio Pietro che con la famiglia ritorna a Milano da Brusuglio, per occuparsi del padre ormai rimasto solo, per fargli compagnia e per liberarlo, assumendosene l’onere, delle incombenze familiari.E trasferisce la propria camera da letto in un locale più piccolo.L’intimità di un uomo anziano, che nel corso della vita ha dovuto affrontare il dolore di molti lutti, e che ha compiuto il proprio destino, nato per scrivere un capolavoro.Una camera modesta ed essenziale, per raccogliere la conclusione di un’esistenza.Un letto singolo, un comodino, un tavolino con ripiano di marmo con attorno tre poltroncine, il necessaire per radersi e per la toeletta. Splendida visione dalla finestra, una grande magnolia che riempie lo sguardo, anni prima messa a dimora proprio da Manzoni.È qui che l’autore celebrato in ogni nazione concluderà la sua vita terrena, il 22 maggio 1873, alle ore 18,15.

Manzoni a 21 anni. Diceva di questo ritratto “In quel tempo ero nell’età nella quale quando si fa fare il ritratto, si prende un atteggiamento ispirato.”

"In Manzoni, la scelta di vivere a Milano ubbidiva al desiderio di vivere Milano" Prof. Angelo Stella

Un interno affascinante

Testo di: Giovanna Ferrante

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Incontrare un Generale, nella splendida cornice di Palazzo Cusani, uno degli edifici

meravigliosi di Milano. Indurlo a raccontarsi, scoprire il suo mondo, il mondo di un uomo che ha scelto di dedicarsi agli altri.Prima, alto ufficiale, indossando una divisa; ora, raggiunta da pochi mesi la pensione, proseguendo nell'impegno grazie al quale ha dato vita ad una Federazione delle Associazioni di volontariato.Ed eccolo, il Generale Camillo De Milato, attraverso le sue parole.

Qual è stata la motivazione che ha determinato la Sua scelta della carriera militare?Sin da piccolo ho sempre sognato di difendere i deboli dagli oppressori. Soldato impegnato in azioni di difesa, di protezione, questo era il futuro che volevo per me. Ho scelto la vita militare, era la mia decisione naturale. E così il mio sogno di bambino ha potuto continuare, inserito nella mia realtà d'ogni giorno.

I vari gradi, sino al livello di Generale. Quali sono le mansioni di un Generale a Milano, nel presidio di Via Cusani? Intendo con questo, com'era una Sua giornata tipo? Seppure ogni giorno avrà logicamente presentate delle variabili. Ho cominciato la mia carriera nel 1971, quale cadetto nell'Accademia di Modena.

Ricordo la mia prima sera: era ottobre ed era freddo, addirittura la nebbia in camerata (non vi erano allora i termosifoni). Ricordo anche la tristezza di quella prima notte lontano da casa, mi mancava a mia famiglia.Era il mio desiderio, certo, ma avevo 19 anni e la mia vita sarebbe cambiata, di colpo tutta un'altra esistenza.Il periodo con i gradi di ufficiale subalterno sono stati molto belli perché ero sempre a contatto con i giovani militari, li addestravo e cercavo di inculcare loro i valori di patria e amore verso il prossimo.A 43 anni ero Colonnello, a 49 Generale di Brigata. Negli ultimi 5 anni sono stato Comandante Militare Esercito Lombardia. Ho quindi rappresentato l'Esercito in tantissime cerimonie. Ho ascoltato tanti discorsi e ne ho fatti tanti anch'io.Che orgoglio! Per questo senso di soddisfazione ho avvertito solo in minima parte il peso delle responsabilità, che sono tante: per il benessere del personale, per la sicurezza delle infrastrutture, per il rendimento lavorativo di tutti.

Le saranno state conferire medaglie. Ci racconta quella che rappresenta l'emozione più importante nell'averla ricevuta?La medaglia più "bella" l'ho avuta per l’incarico di “Chief Elections” nel periodo settembre 2000/marzo 2001, Ho svolto in quella occasione

per l’OSCE l’incarico di Direttore del Centro Operativo Interforze delle Elezioni, responsabile della sicurezza nelle prime elezioni libere in Kossovo (Ottobre 2000). Per quello sono stato insignito di Croce d’argento al Merito dell’Esercito. Ma mi ha dato soddisfazione anche l'Ambrogino d’Oro ricevuto nel 2009 dall'allora sindaco Moratti.

Aggiungiamo noi la motivazione del prestigioso riconoscimento milanese: “Per l’impegno profuso per la cultura e per le politiche sociali in favore dei giovani, degli anziani, dei diversamente abili”.

Il Generale De Milato in famiglia: Camillo il marito, Camillo il padre.Sono sposato da oltre 30 anni e ho un ragazzo di 28 anni e una ragazza di 24 anni. Un militare deve avere una famiglia comprensiva, altrimenti rischia di non fare bene il proprio lavoro. Anni fa per i miei figli ho scritto un libro di favole, per mia moglie una poesia. Le favole servono per insegnare la morale, le poesie per esprimere l'amore. Grazie a mia moglie e ai miei figli, di loro ne sono orgoglioso, ho la fortuna inestimabile di avere una famiglia unita.

In chiusura la Sua grande idea che ha dato corpo ad un ideale: il "Forum delle Associazioni", il Suo intento di sinergia del bene attivo.

Il Forum delle Associazioni vuole essere lo strumento affinché le Associazioni aumentino la loro capacità operativa, attraverso le sinergie e le collaborazioni. In Lombardia vi sono 70.000 associazioni di volontariato. Ve ne sono a decine con gli stessi scopi ed obiettivi. Se si conoscessero, se si unissero tra loro, o semplicemente collaborassero, farebbero meglio e di più. Questo è l’intento che mi ha guidato nel avviare l’iniziativa.

Termina qui la nostra conversazione, certo non svanisce l'impronta del carattere di un uomo che ha saputo coniugare le sue capacità, la sua autorevolezza, con il senso del dare. L'impegno di un militare capace di far crescere nei suoi principi le giovani generazioni a lui affidate, un Generale in grado di gestire missioni impegnative all'estero, un uomo che, raggiunti straordinari risultati di carriera, non si ferma e alla sua vita chiede l'adesione ad un altro impegno prezioso: farsi prossimo.

in divisaTesto di: Giovanna Ferrante

una vita

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IL GLOBULO settembre 201220-21

Gen. Camillo de MilatoNato a Francavilla Fontana, provincia di Brindisi.Laureato in Scienze strategiche all’Università di Torino e in Scienze delle relazioni internazionali e diplomatiche all’Università di Trieste. Tra i vari incarichi della ultratrentennale carriera cominciata all’Accademia Militare di Modena, è stato addetto militare aggiunto all’ambasciata italiana in Turchia dal 1995 al 1998, responsabile della sicurezza come “chief elections” delle prime elezioni libere in Kosovo nell’ottobre del 2000.Tra il 2005 e il 2006 è stato Capo di Stato Maggiore del Comando di Corpo d’Armata Nato di reazione rapida.

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Bisceglie (BA)Tenuta Pedone

di Nardino e Franco.20 ettari di terreno coltivato

a uva Victoria e Italia, con 30 mila ceppi.

Franco, l'agricoltore che cura i vigneti, mostra un campione

di uva Victoria pronta per essere raccolta.

L'autunno e l'uva

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IL GLOBULO settembre 201222-23

Testo e foto di: Damiano Basanisi

L'oro di Bisceglie

Damiano BasanisiFotografo. Giornalista RCS dal 1971.

Collabora con ADSINT dal 2002 immortalando momenti importanti

della vita dell'Associazione. Inoltre con le sue foto contribuisce

ad arricchire gli articoli de "il Globulo".

[email protected]

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Alfredo DoveraMilanese per nascita e per convinzione.

Svolge la libera professione di Commercialista, è Revisore Contabile e Perito del Tribunale di

Milano. Appassionato di Formula Uno, di automobilismoe di motociclismo, ama il

mare ed il navigare.

[email protected]

FIAT 1100 che passione!

La prima FIAT 1100 è nata nel 1939 e si chiamava FIAT 508C, popolarmente era

un’evoluzione della Balilla ed era chiamata “Musone”, per il lungo muso che spiccava prominente.Nel primo dopoguerra è stata usata moltissimo come taxi; a Milano spiccavano in mezzo al poco traffico dell’epoca di colore nero e verde, molte con le bombole di gas sopra al tetto (già allora questi taxi andavano a gas metano).Poi, nel 1953, nasce con nuova forma e con nuova sigla proprio la FIAT 1100 che in molti hanno avuto e che, in vari modelli, è stata costruita sino al 1969.Mono colore, bicolore, ruote nere, ruote con fascia bianca, interni in tessuto, interni in pelle, berlina o famigliare (detta anche

giardinetta, perché allora non era usato il termine “station wagon”); molteplici le versioni per accontentare tutti i gusti e tutte le famiglie.Secondo me la FIAT 1100 può certamente essere definita la prima autovettura che ha introdotto gli optional, oggi tanto usati e tanto dilaganti; ovviamente in quei tempi gli optional erano pochi perché significava solo scegliere colore, tappezzeria degli interni e ruote con fascia bianca però, rispetto alle auto di questa categoria prodotte nel primo dopoguerra, con la 1100 si è dato inizio alla personalizzazione dell’autovettura.Ogni famiglia uscita dalla guerra, con il boom economico, aspirava ad avere una 1100, auto di medie dimensioni, di medio prezzo e di

media cilindrata.Vi erano già le FIAT 500 e 600, di taglia minore, e le FIAT 1300, 1500, 1800 e 2100, di taglia superiore, ma la 1100 era una vettura nata ed ideata proprio per la famiglia che cresceva sia a livello di numero di componenti che a livello di benessere economico famigliare.Quante gite, quanti viaggi, quante ore passate su quei sedili, per me la 1100 è stata parte integrante della gioventù.Ho preso la patente con la 1100, la rubavo a mio padre la sera per uscire con gli amici e lui, che alla mattina la ritrovava a volte parcheggiata in un posto diverso da dove l’aveva lasciata, non mi diceva nulla e faceva finta di non accorgersi.Le prime corse in autostrada

(quella di allora a due corsie e con uno spartitraffico fatto di siepi) andando, come cantava Morandi, a 100 all’ora.Il mangiadischi incastrato nel porta oggetti sotto al cruscotto, un disco inserito a tutto volume e cantavamo le canzoni dei DikDik, di Celentano, di Caterina Caselli, della Pavone.Ricordo anche le ore passate con la “morosa” dell’epoca, in viette buie a pomiciare come forsennati; di più non si faceva.Allora non c’era aria condizionata, riscaldamento diffuso da un’infinità di bocchette, servo sterzo, servo freno, ecc. ecc.. D’estate faceva un caldo infernale e d’inverno, per migliorare la poca aria calda che arrivava dal motore, si usava mettere una mascherina di plastica sul radiatore così da diminuire l’aria

Testo di: Alfredo DoveraFoto di Damiano Basanisi

fredda presa dall’esterno. Ogni aggiunta era vanto ed orgoglio del proprietario; chi gli metteva gli specchietti retrovisori esterni (non erano di serie e nemmeno obbligatori), chi gli metteva la radio fissa, sotto alla plancia, con una bella antenna elettrica che tutti potevano vedere quando, con un colpo di click sull’interruttore, questa usciva in tutta la sua lunghezza.Insomma le personalizzazioni, allora, le facevamo noi e non le sceglievamo dal concessionario.Quando mio padre comprò la 1100 D era di un bel bianco candido, con gli interni col azzurro carta da zucchero. Io che ero un patito di Topo Gigio convinsi mio padre ad installare, vicino al vetro posteriore, un bel Topo Gigio di gomma che

al posto degli occhi aveva due lampadine collegate al freno; ogni volta che si frenava al Topo Gigio lampeggiavano gli occhi ed io ero felicissimo.Con la 1100 si andava al mare, ai monti, la domenica a fare il picnic, la primavera a fare la narcisata, in autunno a fare la castagnata, in campagna ed in città era sempre la nostra compagna per ogni necessità.Sulla 1100 sono diventati grandi buona parte degli Italiani del dopoguerra e con lei l’Italia ha vissuto gli anni del boom economico, permettendo di godere di molti momenti di gioia e spensieratezza.Perciò, grazie FIAT 1100 per i bei momenti di vita che ci hai regalato.

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IL GLOBULO settembre 201224-25

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Allo stadio Dall’Ara di Bologna, lunedì 25 giugno si è svolto un evento di solidarietà rilevante

per intenti e partecipazione: il Concerto per l’Emilia, organizzato per raccogliere fondi da destinare alle popolazioni colpite dal sisma.Tremendo il terremoto con le oltre 1500 scosse che sono state avvertite dalle popolazioni delle province di Modena, Ferrara e Mantova, la più devastante delle quali avvenuta il 20 maggio con epicentro Finale Emilia di magnitudo 6,1. E quell’altra potente scossa, avvertita in tutto il nord Italia creando panico in molte città.Il concerto all’insegna della solidarietà ha ottenuto uno straordinario risultato di pubblico: più di 40000 allo stadio, oltre 5 milioni di telespettatori, e ancora più importante la cifra raggiunta durante la serata e annunciata in tempo reale da Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi e

Teniamo BOTTA!

promotore dell’evento benefico. Oltre 2milioni e 500mila euro fra i biglietti venduti e gli sms inviati. Fondi che verranno destinati direttamente alle popolazioni colpite dal sisma per la ricostruzione, come promesso da Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia Romagna e Commissario per la ricostruzione Presentati da Fabrizio Frizzi in diretta su RaiUno e senza interruzioni pubblicitarie, hanno partecipato a titolo completamente gratuito: Zucchero, Ligabue, Luca Carboni, Andrea Mingardi, Caterina Caselli, Francesco Guccini, Nek, Laura Pausini, i Modena City Ramblers, i Nomadi, Raffaella Carrà, Paolo Belli, Gianni Morandi, gli Stadio, Cesare Cremonini, Samuele Bersani e Andrea Griminelli. Idealmente era presente anche Lucio Dalla, ricordato in diverse canzoni. Oltre ai musicisti, hanno voluto partecipare all’evento

gli sportivi Alberto Tomba e Giuliano Razzoli e lo scrittore Alessandro Bergonzoni.È impressionante accorgersi quanti grandi della musica italiana provengano da questa Regione e quanta solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma si percepisse allo stadio.Oltre alla musica ci sono stati i momenti di commozione partecipata durante le testimonianze delle persone che hanno vissuto sulla propria pelle questo disastro; e c’è stato spazio anche per i ripetuti appelli rivolti ai potenti perchè non abbandonino questa terra, perché non dimentichino. In vendita, per beneficienza, le magliette con la scritta “TENIAMO BOTTA” un’ espressione che significa voglia di ricominciare, di ricostruire e andare avanti. Qualità che agli emiliani sicuramente non manca.Il 22 settembre, al Campovolo di Reggio Emilia, si terrà un nuovo concerto intitolato “Italia loves Emilia” che si aprirà, questa volta, ad artisti provenienti da tutta Italia fra i quali: Elisa, Claudio Baglioni, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci, Jovanotti, i Negramaro, Fiorella Mannoia, Renato Zero, i Litfiba oltre ai già presenti Zucchero e Ligabue.

I capelli, messi a dura prova da sole, salsedine, vento e sabbia hanno bisogno di

attenzioni speciali.Anche i capelli hanno il loro ciclo vitale con nascita, crescita e morte (anagen, catagen e telegen), che dura in media quattro anni. Dopo questo periodo cadono, spinti da nuovi steli in formazione. In autunno e in primavera, cioè nelle stagioni intermedie in cui il clima è più mite, questo fenomeno biologico del tutto naturale si intensifica, preparando la capigliatura ad affrontare meglio il freddo invernale e il caldo estivo. Ci sono però fattori aggravanti che possono peggiorare la situazione, rendendo i capelli deboli, spenti e con un aspetto trascurato e poco sano. Quali? Primi fra tutti stress e cattive abitudini alimentari, che favoriscono l’azione dei radicali liberi, provocando l’invecchiamento precoce dei bulbi piliferi. Ma anche eccesso di fumo, alcool, vento, salsedine e sole. Non a caso al rientro dalle vacanze i capelli risultano particolarmente provati. Ecco perché è necessario dedicare loro attenzioni speciali e cure adeguate per rimetterli in salute presto e bene. Prima dell’inverno.

Ecco tutte le mosse per ottenere una chioma sana e lucente, pronta per affrontare “senza cadute” l’autunno e l’inverno.

Lavaggi ultradolciLa scelta dello shampoo è fondamentale per la salute dei capelli. Preferite sempre un prodotto delicato, non alcalino, rivitalizzante e ricco di principi attivi nutrienti ed idratanti. È importante lavare il cuoio capelluto: massaggiatelo dolcemente e a fondo, insistendo sulla cute e sulle attaccature.

Le maschere rivitalizzantiPer dare ai capelli una sferzata di energia, una volta alla settimana applicate una maschera nutriente ed idratante dopo lo shampoo. Lasciatela agire almeno venti minuti, poi sciacquate con acqua tiepida.

I cibi amici dei capelliLe cellule che formano il fusto dei capelli hanno bisogno di un continuo apporto di sostanze nutritive. La dieta che assicura benessere e bellezza ai capelli deve essere il più possibile variata e ricca di cibi freschi, quelli cioè che apportano in massima quantità minerali e vitamine. Sono

innanzitutto necessarie le proteine, sia animali (carni e pesce magri) sia vegetali (fagioli e legumi in genere). Sono importantissime anche le vitamine e gli oligoelementi, che svolgono un’azione protettiva dei bulbi contro l’ossidazione dei radicali liberi: la vitamina A (presente nella frutta e nella verdura di colore arancione), la C (contenuta in frutta e verdura freschi, in particolare nei peperoni rossi, nei broccoli, nelle fragole e negli agrumi), la B3 (si trova nelle uova) e in tutte le altre vitamine del gruppo B (carne e cereali integrali). Ferro, zinco, calcio, rame, selenio di trovano invece nel latte, nel pesce, nelle carni rosse e nei cereali (pasta, riso, pane).

Caduta non stopQuando i problemi ai capelli sono accentuati, meglio rivolgersi al dermatologo, evitando autodiagnosi e cure consigliate dal parrucchiere. Solo il medico, infatti, può stabilire la giusta causa tramite particolari esami, come il tricogramma, che studia il capello nelle varie fasi del suo ciclo, oppure il mineralogramma, che stabilisce eventuali carenze o accumuli di minerali nel capello.

Autunno SENZA cadute

Stefano LanfranchI

Milanese, classe 1980, in servizio e al servizio

di ADSINT dal 2002. Appassionato di calcio,

musica, Ligabue. Dal 2009 co-promotore

del Ranzanico Music Festival, contest

musicale per band e solisti emergenti.

stefanolanfranchi @ilglobulo.it

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IL GLOBULO settembre 201226-27

Testo di: Stefano Lanfranchi

Testo di: Stefania Bortolotti

Stefania BortolottiGiornalista, con una lunga presenza sulle

pagine di Selezione del Reader’s Digest dove

ha scritto di salute come argomento principale. Tema questo che l’ha

sempre interessata e appassionata e che

segue tuttora per altre testate. Quando

non scrive e non insegue personaggi da

intervistare, si regala piacevoli soste a Santa Margherita, il mare che

ha nel cuore.

stefaniabortolotti @tiscalinet.it

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Quando diciamo Spagna si pensa alla vivacissima Barcellona, alla principessa

Araba Granada, all’arte mista a scienza di Valencia poi ancora Siviglia, Madrid, Toledo e continua con una lunga lista.Esiste invece una Spagna più tranquilla ma non certo meno attraente: lasciando il Lucertolone e la Sagrada di Gaudì percorrendo la sabbiosa costa Daurada si giunge fino a Tarragona oggi grande porto industriale con fiorente industria petrolifera ma che conserva molte importanti vestigia del passato, un grande anfiteatro romano, una bella Cattedrale del XII secolo costruita su un tempio dedicato a Giove ed una moschea araba circondata da mura lungo le quali è piacevole passeggiare.

Si riparte per Sagunto; forse visitare le rovine del castello e delle fortificazioni romane può sembrare poco, ma pensando alla storia la visita assume un colore diverso: nel 29 a.C. Annibale la saccheggiò prima e la incendiò poi, si dice che tutti gli abitanti morirono e che quelli che si salvarono si gettarono sui falò pur di non cadere nelle mani delle sue truppe (chissà quanti di noi hanno tradotto la famosa versione di latino a scuola…). Insomma, anche qui si fa un piccolo bagno di storia, i resti del castello oltre ad offrire uno splendido panorama, regalano la possibilità di vedere i segni di tante varie civiltà in un unico luogo.Decisamente poco storica ma veramente particolare è Benidorm la località balneare che ricorda molto di più Manhattan che il paesino

di pescatori rimasto tale fino agli anni ’50. Beh? Che dire? Ci sono grattacieli ovunque, negozi per un mondo di shopping, locali, ristoranti, super automobili e molto caos… Per i più tranquilli comunque c’è il Balcòn del Meditèraneo con la sua fontana, un punto splendido per guardare il panorama di tutta la città con le sue 2 spiagge sabbiose e l’isola antistante riserva per la tutela dell’avifauna marina.Lasciando la costa, originale sosta è da fare ad Elx, un paesino letteralmente “invaso” da palme; sono più di 300.000 e furono probabilmente piantate dai Fenici nel 300 a.C. Alcune sono state dedicate a personaggi storici famosi ed hanno il tronco diviso fino ad 8 rami! Da nessuna parte penso possa capitare di vederne tante tutte insieme.

Riprendendo la strada verso Granada, tappa a Guadix per visitare velocemente il quartiere trogloditico. Si tratta di una zona leggermente in altura con oltre 2000 grotte abitate per diversi secoli. Somigliano un po’ ai sassi di Matera, con cui perdono comunque il confronto. Visitandole si può vedere come viveva la gente sottoterra. È un luogo abbastanza suggestivo pensando al passato invece il presente è poco valorizzato e decisamente trascurato.Superata Granada, che non ha bisogno di descrizione, proseguiamo

in una Spagnapoco turistica

ON THE rOADTesto di: Daniela Ferrari

verso la punta estrema: Gibilterra.Forse si può pensare ad una specie di paese arabo, dai colori caldi, le strade strette e polverose in realtà, passata la Linea che ha ancora un aspetto spagnoleggiante, ci si trova la frontiera ed una cittadina che sembra Livigno con negozi di ogni genere e la valuta cambiata perché siamo in Colonia Britannica.Escludendo lo shopping escursione carina da fare è il giro in funivia sulla Vetta della Rocca che offre dai suoi 450 mt di altezza un panorama mozzafiato di Europa ed Africa ed un simpatico incontro

ravvicinato con la scimmie senza coda che, secondo la leggenda, finche resteranno lì, la Rocca resterà inglese.Ultima tappa ma non meno affascinante è Tarifa. Paesino minuscolo un po’ arabeggiante che ha il pregio di guardare il Marocco e di unire il mare Mediterraneo con l’Oceano Atlantico, il primo calmo ed azzurro l’altro agitato e blu.Il viaggio “poco turistico” è finito ora si torna indietro fino a Barcellona, ma questa è un’altra avventura.

Daniela FerrariDonatrice dal 1995. Tecnico di Laboratorio presso il SIMT dell’Istituto. Dopo anni di collaborazione con ADSINT è ora entrata a far parte del Consiglio Direttivo con la carica di Segretario. Ama viaggiare, disegnare e soprattutto chiacchierare.

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IL GLOBULO settembre 201228-29

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Testo di Stefano CozzagliostoriaLaFumettidei

Flash Gordon di Alex Raymond

Corto Maltese di Hugo PrattPaperino di Walt Disney

Mafalda di Quino

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IL GLOBULO settembre 201230-31

Il fumetto come espressione autonoma nasce sulla stampa quotidiana negli ultimi anni

dell’ottocento. Naturalmente nelle sue prime manifestazioni si ravvisa quello che sarebbe potuto diventare il fumetto pur essendo la loro struttura completamente diversa da quella attuale. Questa, mi sia consentito dire, nuova arte nasce negli Stati Uniti.I suoi primi passi li muove con le bande giornaliere (tre o quattro vignette) che comparivano giornalmente sui quotidiani a grande tiratura. Se oggi una pubblicazione di un fumetto a puntate giornaliere sarebbe una cosa pazzesca da seguire (tempi troppo lunghi, cattiva qualità della carta, dimensioni delle immagini troppo ridotte) allora servì per creare un pubblico che prima non esisteva e che andò sempre più appassionandosi alle vicende dei suoi personaggi preferiti.Già in America dagli anni venti, si crearono due tipologie nettamente distinte di fumetto. La prima era quella della storia breve che si esauriva nella striscia giornaliera con una battuta ad effetto spesso legata anche alla situazione politica–economica del

momento. Quasi sempre i disegni erano caricaturali.La sua dimensione pur essendo configurata su misura secondo le richieste dell’editore, ha il vantaggio di una facile lettura, di una quasi infinita ripetitività e della grossa diffusione tra il pubblico che i suoi personaggi riproposti giornalmente riescono a raggiungere.Per render più chiaro il mio pensiero si possono citare alcuni esempi come:“Bibi e Bibò” di Rudolph Dirks del 1902, “Felix il gatto” di Pat Sullivan del 1923, “Popeye” di Segar del 1929, “Blondie e Dagoberto” del 1930 di Chic Young, “I Peanuts” di Charles M. Schulz del 1950 , “Re Wiz” del 1964 e “B.C.” del 1958 di Hart e Parker, “Mafalda” di Quino del 1964 -1975.La seconda tipologia è quella che, con più coraggio, si è accostata al mondo del cinema allora in piena evoluzione lanciandosi nella rappresentazione di storie avventurose con trame complesse e personaggi destinati a divenire qualcosa di simile alle “stars” del cinema.I moltissimi personaggi americani nati negli anni trenta e quaranta sono diventati così famosi da essere copiati in tutto il mondo diffondendo così questo nuovo linguaggio.Personaggi di questo periodo sono,

tanto per citarne solo alcuni, “Tarzan” 1929, “Buck Rogers” 1929, “Brick Bradford” 1933, “Agente segreto X9” 1934, “Cino e Franco” 1932, “L’uomo mascherato” 1936, “Mandrake” 1934, “Flash Gordon” dal 1936, “Prince Valiant” 1937, “Bradford” 1933, “Batman” 1939. Come si può dedurre anche dai nomi dei personaggi i periodi storici e la tipologia dei racconti presenti in questo gruppo sono molto vari e sfaccettati. Nascono qui i fumetti polizieschi, quelli di fantascienza, quelli storici e fantastici ma, avvicinandosi agli anni quaranta anche quelli con connotazioni politiche più o meno larvate come “Male Call” di Milton Caniff del 1942, “Romano” di Curt Caesar del 1939, “Topolino nella 2° guerra mondiale” del 1942, “Capitan America” del 1941. Con la vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale la diffusione del fumetto dagli Stati Uniti si fa mondiale creando tutta una serie di scuole indipendenti e diversificate che contribuiscono in maniera esponenziale al suo arricchimento.Se in America nasce tutta la serie degli eroi mascherati in lotta contro il crimine (“Nembo Kid”, “Flash”, “Silver Surfer”), si formano anche la scuola

Stefano CozzaglioNato nel 1954. Architetto. Appassionato di manifestazioni di tipo artistico e culturale e in particolare di storia, sceneggiatura, fumetto, fotografia ed incisioni d’arte. Collabora con “il Globulo” dal 1995, prima in maniera saltuaria poi sempre più continuativa sviluppando articoli di argomento storico, arte, evoluzione del costume militare, sociologia.

[email protected]

sudamericana (Breccia, Hugo Pratt), quella italiana (Jacovitti, Disney Italia, Battaglia, Toppi, Micheluzzi), quella inglese (“Jeff Hawke” di Sidney Jordan del 1954, “Dan Dare” di Don Harley del 1950) e soprattutto quella franco belga con personaggi ormai famosissimi come “Tintin”, “Asterix”, “Michel Vaillant”, “Bernard Prince”, “I Puffi”, “Lucky Luke”, “Mignolino e Clorofilla”, “Fantasio Spirù”. Un grosso vantaggio del mondo del fumetto rispetto a quello dei libri è che, pur con tutte le nuove varianti che sono nate nel tempo, i prodotti ormai consolidati nell’immaginario collettivo non passano di moda se non con estrema lentezza.Se nel secondo dopoguerra in Europa sono nati delle branche particolari come la fantascienza francese del gruppo “Les Humanoides Associés” (Moebius, Philippe Druillet, Bernard Farkas e Jean - Pierre Dionnet), la ripresa in chiave ironica delle storie horror degli anni 1950 (“Dylan Dog”), il settore “nero” italiano il cui grande sopravvissuto è senz’altro “Diabolik”, pur tuttavia accanto a loro sopravvivono agevolmente personaggi decisamente anziani come tutta la Banda Disney, i personaggi di Hanna e Barbera , “Li’L Abner” (1934) , “Pogo” (1943) o anche Krazy Kat (1910).

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Segnalibro

testo di Giovanna Ferrante

Tornare a Milano dopo qualche decennio.Cercare i conosciuti

negozi, le strade d’una volta, gli edifici, il Palazzo del Ghiaccio, la fabbrica dell’Ovomaltina, la Manifattura Tabacchi, i giostrai delle Varesine, l’Alfa Romeo.No, non si potrebbe riconoscere la città, non si saprebbe dove cercare e ritrovare quel profilo d’una volta.Milano è cambiata, come cambiano negli anni tutte le città del mondo.Ma la memoria si affolla di ricordi, c’è l’assalto della nostalgia in chi è vissuto in quegli anni lontani; accanto a questa, la curiosità di chi è venuto dopo.Meritoria e opportuna, quindi, una iniziativa editoriale che in centocinquanta pagine ci racconta com’è diventata Milano.

Un argomento che esercita un notevole fascino, la possibilità di rivedere una Milano scomparsa attraverso sguardi diversi ma tutti con l’identico schietto interesse nel proporre al lettore questa passeggiata per la città. Gli autori hanno indagato per offrire in trentaquattro ritratti urbani, (pubblicati nel 2011 sul quotidiano la Repubblica – rubrica milanese, e ora raccolti in questo libro) preziose testimonianze della città d’allora, e delle sue conseguenti trasformazioni. Fra le firme, quella di Laura Fugnoli, ben conosciuta dai lettori de “IL GLOBULO”.Del suo “viaggio nel tempo” vi offriamo due assaggi.

Autore: AA.VV. Editore: Edizioni Meneghine Euro: 16

“Quel profumo dimenticato della fabbrica di panettonidi Laura FugnoliDa dietro un muro, che la faceva sembrare una caserma, Motta spandeva il suo aroma sulla città. Ieri lo stabilimento, oggi case, parcheggi e anche una pista di skateboard.Bastava una giornata di brezza, qualche folata di vento da Est, e un formidabile profumo di caramella si spargeva in tutta la zona Vittoria, fin quasi a Piazza 5 Giornate. Erano i tempi d’oro della Motta, che alla fine degli anni Cinquanta dal grande stabilimento di Viale Corsica sfornava 1300 quintali di panettoni ogni giorno, insieme ai mattarelli ricoperti e ai buondì rivestiti di zucchero.[…] Nato negli anni Trenta, quando il signor Angelo Motta aveva visto che dalla sua pasticceria in via della Chiusa, in centro, non riusciva a sfornare abbastanza dolci per accontentare la richiesta, lo stabilimento di Viale Corsica ha dato

lavoro a centinaia di persone.”

“La musa del fashion stregata dal garagedi Laura FugnoliVent’anni fa l’inaugurazione della galleria fotografica al posto di una vecchia officina. Alle sale si sono aggiunti un caffè, una libreria, un roof garden, un negozio di moda e un hotel di tre stanze.Forse sapere che un tempo Corso Como era il primo tratto della strada Comasina, toglie glamour alla via diventata uno dei salotti della movida modaiola. Ma si parla di un secolo e mezzo fa, quando più che cocktail pub e spazi per lo slow shopping, si costruivano case operaie e fabbrichette. […] Molte case di ringhiera costruite per le famiglie degli operai che venivano in città a lavorare, sono rimaste tali, seppur rese più confortevoli. I cortili sono rimasti cortili, anche quello di Corso Como 10, dove fino al 1990, al posto delle attuali esposizioni d’arte e moda contemporanea, si andava di chiavi inglesi e olio per motori: un’officina della Renault, infatti occupava parte dell’edificio interno e del cortile.[…] Carla Sozzani, musa del fashion world italiano, un trascorso come direttrice di Elle, Vogue Gioiello e Vogue Pelle, spiega di aver scelto Corso Como 10

perché…” Il primo negozio di Angelo Motta in via della Chiusa, con cartelli che informano del trasferimento in Largo Carrobbio.

Là dove c’era… ora c’è

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IL GLOBULO settembre 201232-33

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Cinema in casa

testo di Laura Fugnoli

Jean Louis Trintignant oggi è un signore ottantenne, smunto, malinconico e sofferente nello

sguardo. Nell’ultimo film che lo vede memorabile interprete, Amour del regista tedesco Michael Haneke, Trintignant ha ancora la stessa espressione struggente di quel Roberto Mariani, giovane studente di legge, che viaggiava ingenuo e svagato ne Il sorpasso di Dino Risi fino alla morte prematura. Sono trascorsi 50 anni ma la bellezza di quello sguardo è ancora lì, solo che ora è trafitta dalla vecchiaia. È proprio la vecchiaia, crudele e minacciosa, il fulcro del film di Haneke, vincitore della Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes. Una vecchiaia che è fatta di amore, di sofferenza e di scelte dolorose ed estreme. George (Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva) sono una

coppia borghese parigina. Entrambi ottantenni di gran cultura, raffinati insegnanti di musica in pensione. Si amano da sempre, scherzano, si prendono in giro, la loro vita scorre tra riti e abitudini rassicuranti; fanno colazione nella bella cucina, come sempre hanno fatto per anni, ma all’improvviso Anne ha un malore, un principio di ictus e il film si snoda lungo il progressivo scivolamento di Anne prima nella malattia, poi nell’invalidità, fino al declino psico-fisico e all’annichilimento. George l’assiste come naturale epilogo del loro lungo amore. La storia scorre tra gesti, volti, oggetti, con la cinepresa volta a catturare soprattutto lui, la sua angoscia, il suo amore infinito per quella donna, a cui promette: «Ti curerò io, mai ti lascerò in un ospedale». Georges diviene un naturale prolungamento di Anne, in un rapporto sempre più osmotico e chiuso al mondo esterno, fino ad arrivare al gesto estremo, per garantire all’amata una conclusione dell’esistenza ancora dignitosa. Non è la trama la forza del film: nella prima scena un gruppo di pompieri irrompe in una casa buttando giù la porta, c’è cattivo odore, e su un letto giace un’anziana morta, circondata da fiori. Inizia così Amour, raccontandoci subito la fine di quel calvario vissuto tra le mura di casa. Il resto è il cammino, la via crucis di un amore puro: puro quando Georges pulisce la moglie, quando la nutre o quando le racconta le filastrocche per risvegliarle qualche

ricordo svanito, quando affronta la figlia (Isabelle Huppert) che piange istericamente e inutilmente al capezzale della mamma.Michael Haneke a Cannes ha sempre fatto gran bottino: nella sua carriera si è portato a casa un Gran premio della giuria con La pianista nel 2001 e la Palma d’oro per Il nastro bianco nel 2009. È specialista nel descrivere i sentimenti con spietato realismo. Il film colpisce, commuove, a volte respinge per la sua crudeltà. Non è mai sentimentale, mantiene talvolta il rigore di un referto clinico, come fosse un documentario su come ci si ammala e ci si degrada. Splendida Emmanuelle Riva, ottantacinquenne vera e naturale. Meraviglioso Trintignant, riapparso su un set dopo oltre dieci anni di assenza, da quando, nel 2003, sua figlia Marie morì massacrata dal compagno ubriaco. Ha meditato a lungo prima di tornare a recitare al cinema: «In questo film ho visto me stesso, per questo ho accettato», ha detto. Per vedere, e vivere, l’intensità di Trintignant, Amour sarà nei cinema a partire da ottobre.

Laura Fugnoli

Giornalista de “La Repubblica”, ama la montagna e gli sport avventurosi. Quando la fatica ha il sopravvento Laura

si immobilizza a casa davanti a un bel film. In salotto ha uno schermo gigante e un

impianto home theater, indispensabile per fare il cinema “vero” a casa.

[email protected]

Cinema in casa

IL GLOBULO settembre 201234-35

Amour: come finisce l’amore che non finisce mai

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La Ricetta

Involtini di

Preparazione:1. Amalgamate i tomini in una scodella con

olio e pepe. 2. Spalmate la salsa sulle fettine di bresaola.

3. Arrotolatele e disponetele sul piatto di portata.

Roberto MarianiNato a Milano. Donatore dal 1968, ha dovuto recentemente interrompere la sua attiva partecipazione al dono del sangue. Però non si è interrotto il suo impegno nel Consiglio ADSINT, nel quale ha appena iniziato il suo quarto mandato. Dal 2010 è attivissimo nell’ambito scolastico, organizza incontri e dibattiti per sollecitare alla donazione i più giovani.

bresaolaCategoria: Antipasto Persone: 4Ingredienti: • Bresaola 200 g • Tomini freschi 4 • Olio d’oliva • Pepe

Categoria: Antipasto Persone: 4Ingredienti: • Bresaola 200 g • Formaggio gorgonzola 150 g • Robiola oppure mascarpone 200 g • Olio d’oliva • Pepe

Oppure potete sostituire gli ingredienti:

Preparazione:1. Amalgamate la robiola/mascarpone

in una scodella con un filo d’olio e pepe. Fate riposare questo composto in frigorifero per venti minuti.

2. Spalmate la salsa sulle fettine di bresaola, arrotolatele e disponetele sul piatto di portata.

3. (Per una presentazione fine eseguite un letto d’insalata sul piatto e poi disponete gli involtini).

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Fossero questi i veri problemi.Oggi c’è invece un’emergenzasu cui non si può ironizzare:è l’emergenza sangue!Passa in Adsint. E dona.Il modo migliore per ripartirenella vita di tutti i giorniè aiutare quella degli altri.

ti hanno smarrito la valigia?sei tornato a lavorare?

ora ti chiediamo anche il sangue!