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1 er tanti motivi, ivi incluse alcune disposizioni legisla- tive adottate nell’ultimo decennio, il Parlamento ed i Consigli Regionali, Provinciali e Comunali han- no progressivamente perso la loro funzione centrale nel- la democrazia basata sulla rappresentanza e sulla dele- ga agli eletti, per diventare spesso sede di riti e incon- cludenti dibattiti o, al più, luoghi di ratifica di decisioni prese altrove. Tutto ciò è estremamente grave e contribuisce in modo rilevante al distacco sempre maggiore esistente fra il Cit- tadino elettore e le istituzioni. Non c’è dubbio che per potere ottenere una reale inversione di tendenza che contrasti il “leaderismo” e la personalizzazione che spesso, lungi dal conferire la desiderata efficienza e capacità di governo, hanno por- tato ad infelici gestioni delle istituzioni, occorrerebbe che i Cittadini volessero fermamente riconquistare una pre- senza politica ed una partecipazione continua ed assi- dua sia nei partiti, sia nella vita delle istituzioni stesse. Così come si difende la Costituzione mettendo- la al centro della vita dei Cittadini e chiedendo con for- za e con continuità la sua attuazione capillare, allo stes- so modo la dignità, la funzione e l’attività del Consiglio Comunale (per quanto ci riguarda in questo contesto) deve essere ribadita, monitorata e pubblicizzata, cer- cando di coinvolgere quanto più possibile i Cittadini nel lavoro che Sindaco, Giunta e Consiglieri svolgono quoti- dianamente. Come è ben noto, “informazione è pote- re” e un Cittadino informato e partecipe è allo stesso tempo un controllo ed una risorsa, se è adeguatamente interfacciato da una parte agli eletti e, dall’altra, a quanti non possono vivere direttamente le attività del Consiglio, ma sono interessati al bene comune. L’area degli scettici che ritengono che la pre- senza dei Cittadini alle sedute del Consiglio Comunale o alle Commissioni sia una totale perdita di tempo è mol- to vasta, anche perché si dice “i poteri veri, forti, stanno fuori e, semmai è il Sindaco che può/deve avere voce in capitolo, il resto non conta”. Può darsi che sia così, ma noi non vorremmo rassegnarci e crediamo che se un grande numero di Cittadini frequentasse in modo attivo le sedute del Consiglio e interagisse in modo costruttivo con i consiglieri, con la loro presenza “simbolica”, ma anche “attenta, informata e vigile”, si imporrebbe un cli- ma ed una operatività ben diversa e migliore. Vi propo- niamo di provare formando una rete di partecipazione e controllo, dividendosi turni e compiti e specializzando- si in gruppi tematici che approfondiscano i temi e alme- no alcuni fra i problemi più rilevanti all’ordine del giorno. Alcuni di noi hanno già iniziato ad essere rego- larmente presenti alle sedute. Se vi collegate al sito http://cocobologna.blogspot.com potete già trovare un rendiconto dettagliato di ogni seduta. Se vi interessa verificare come stano le cose e capire insieme a noi “se e che cosa” si possa fare di utile per la città partendo da questa piccola iniziativa, ci troviamo in Consiglio, di soli- to il lunedì alle 15, avendo provveduto a procurarsi dal sito del Comune l’ordine del giorno e la relativa docu- mentazione. Vi aspettiamo. Sta a noi Cittadini portare al centro dell’atten- zione e del dibattito i temi ed i problemi che ci toccano direttamente, anche testimoniando la nostra volontà di partecipazione e controllo con la nostra presenza fisica nei luoghi dove le decisioni vengono (o, meglio, dovreb- bero) essere prima discusse e poi prese. Flavio Fusi Pecci In questo numero: In questo numero: L’astronave Terra naviga verso una catastrofe energeti- ca? Il qualificato punto di vista di Vincenzo Balzani alle p. 2 e 3. Accoglienza: Quando mancano gli spazi esterni, si dila- tino gli spazi del cuore! Don Nildo Pirani spiega a p. 4 e 5 perché e come. Due importanti esperienze di impegno vissuto: Savenambiente di Eleonora Sensi a pag. 4 e 5 e Cose Nuove di Fabrizio Passarini a p. 13 e 14. Dossier Anziani: bisogna e si può resistere alla vecchiaia da p. 6 a p. 10: Cristina Malvi, Laura Biagetti, Giuseppe Paruolo, Lola Valgimigli, Beatrice Bellucci, Francesca Colecchia. Cittadini alla riscossa: Avviso pubblico contro le mafie Anna Alberigo e Maurizio Gaigher a p. 11. HERA: una battaglia che non si può perdere. Gabriele Bollini e Rete Ecologica Bolognese a p. 12. Un occhio sul mondo: la Cecenia di Pierluigi Giacomoni alle p. 14 e 15. Cittadini in Consiglio INVERNO 2009 NUMERO 37 P Il Mosaico n. 37

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Inverno 2009

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er tanti motivi, ivi incluse alcune disposizioni legisla-tive adottate nell’ultimo decennio, il Parlamentoed i Consigli Regionali, Provinciali e Comunali han-

no progressivamente perso la loro funzione centrale nel-la democrazia basata sulla rappresentanza e sulla dele-ga agli eletti, per diventare spesso sede di riti e incon-cludenti dibattiti o, al più, luoghi di ratifica di decisioniprese altrove.Tutto ciò è estremamente grave e contribuisce in modorilevante al distacco sempre maggiore esistente fra il Cit-tadino elettore e le istituzioni.

Non c’è dubbio che per potere ottenere unareale inversione di tendenza che contrasti il “leaderismo”e la personalizzazione che spesso, lungi dal conferire ladesiderata efficienza e capacità di governo, hanno por-tato ad infelici gestioni delle istituzioni, occorrerebbe chei Cittadini volessero fermamente riconquistare una pre-senza politica ed una partecipazione continua ed assi-dua sia nei partiti, sia nella vita delle istituzioni stesse.

Così come si difende la Costituzione mettendo-la al centro della vita dei Cittadini e chiedendo con for-za e con continuità la sua attuazione capillare, allo stes-so modo la dignità, la funzione e l’attività del ConsiglioComunale (per quanto ci riguarda in questo contesto)deve essere ribadita, monitorata e pubblicizzata, cer-cando di coinvolgere quanto più possibile i Cittadini nellavoro che Sindaco, Giunta e Consiglieri svolgono quoti-dianamente. Come è ben noto, “informazione è pote-re” e un Cittadino informato e partecipe è allo stessotempo un controllo ed una risorsa, se è adeguatamenteinterfacciato da una parte agli eletti e, dall’altra, aquanti non possono vivere direttamente le attività delConsiglio, ma sono interessati al bene comune.

L’area degli scettici che ritengono che la pre-senza dei Cittadini alle sedute del Consiglio Comunale oalle Commissioni sia una totale perdita di tempo è mol-to vasta, anche perché si dice “i poteri veri, forti, stannofuori e, semmai è il Sindaco che può/deve avere vocein capitolo, il resto non conta”. Può darsi che sia così, manoi non vorremmo rassegnarci e crediamo che se ungrande numero di Cittadini frequentasse in modo attivole sedute del Consiglio e interagisse in modo costruttivocon i consiglieri, con la loro presenza “simbolica”, maanche “attenta, informata e vigile”, si imporrebbe un cli-ma ed una operatività ben diversa e migliore. Vi propo-niamo di provare formando una rete di partecipazionee controllo, dividendosi turni e compiti e specializzando-si in gruppi tematici che approfondiscano i temi e alme-no alcuni fra i problemi più rilevanti all’ordine del giorno.

Alcuni di noi hanno già iniziato ad essere rego-larmente presenti alle sedute. Se vi collegate al sitohttp://cocobologna.blogspot.com potete già trovareun rendiconto dettagliato di ogni seduta. Se vi interessaverificare come stano le cose e capire insieme a noi “see che cosa” si possa fare di utile per la città partendo daquesta piccola iniziativa, ci troviamo in Consiglio, di soli-to il lunedì alle 15, avendo provveduto a procurarsi dalsito del Comune l’ordine del giorno e la relativa docu-mentazione. Vi aspettiamo.

Sta a noi Cittadini portare al centro dell’atten-zione e del dibattito i temi ed i problemi che ci toccanodirettamente, anche testimoniando la nostra volontà dipartecipazione e controllo con la nostra presenza fisicanei luoghi dove le decisioni vengono (o, meglio, dovreb-bero) essere prima discusse e poi prese.

Flavio Fusi Pecci

In questo numero: In questo numero:

L’astronave Terra naviga verso una catastrofe energeti-ca? Il qualificato punto di vista di Vincenzo Balzani allep. 2 e 3.

Accoglienza: Quando mancano gli spazi esterni, si dila-tino gli spazi del cuore! Don Nildo Pirani spiega a p. 4 e5 perché e come.

Due importanti esperienze di impegno vissuto: Savenambiente di Eleonora Sensi a pag. 4 e 5 e Cose Nuove di Fabrizio Passarini a p. 13 e 14.

Dossier Anziani: bisogna e si può resistere alla vecchiaiada p. 6 a p. 10: Cristina Malvi, Laura Biagetti, GiuseppeParuolo, Lola Valgimigli, Beatrice Bellucci, FrancescaColecchia.

Cittadini alla riscossa: Avviso pubblico contro le mafieAnna Alberigo e Maurizio Gaigher a p. 11. HERA: unabattaglia che non si può perdere. Gabriele Bollini e ReteEcologica Bolognese a p. 12.

Un occhio sul mondo: la Cecenia di Pierluigi Giacomonialle p. 14 e 15.

Cittadini in Consiglio

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er inquadrare bene il problema dell’energia biso-gna considerare che la Terra è come una gigan-tesca astronave che viaggia nell’immensità del-

l’universo. Pur muovendosi alla velocità di 29 km alsecondo, non consuma energia per viaggiare, ma habisogno di tanta energia per il suo numeroso equipag-gio: 6,7 miliardi di persone, che presumibilmente diven-teranno 8 miliardi fra 20 anni. Tutti gli abitanti della Terravogliono più energia: molti per continuare a sciuparla,come sono abituati a fare, molti di più per cercare diaccrescere il loro basso livello di vita.

Fra tutte le risorse di cui abbiamo bisogno, l’energiagioca un ruolo particolarmente importante, non soloperché usiamo energia in ogni azione della nostra vita,ma ancor più perché c’è energia “nascosta” in ogniprodotto della nostra attività. Ad esempio, per fabbri-care un computer occorrono 1700 kg di materiali vari, dicui 240 kg di petrolio come spesa energetica. Si puòvalutare che un computer, prima ancora di essereacceso, abbia già consumato una quantità di energiatre volte maggiore di quella che consumerà durante ilsuo periodo di funzionamento. Un simile ragionamentovale per tutto ciò che usiamo, ancheper il cibo.

I combustibili fossili

La situazione delle fonti energeti-che al giorno d’oggi è ben nota. Cir-ca il 90% dell’energia primaria provie-ne dai combustibili fossili, una risorsaformidabile che abbiamo scovatonella stiva della nostra astronave eche, grazie alla scienza e allo sviluppodella tecnologia, siamo riusciti adusare con grande vantaggio dell’u-manità (in realtà, si dovrebbe dire: diuna piccola parte dell’umanità). Sitratta di una risorsa molto comoda,che usiamo in quantità massicce: mil-le barili di petrolio al secondo, inmedia 2 litri di petrolio al giorno perogni abitante della Terra. Da ormaidiversi anni, però, stiamo rendendociconto che l’uso dei combustibili fossilicausa gravi problemi, in parte impre-visti, che ci mettono di fronte a limiticon i quali dobbiamo confrontarci.

Il primo problema è che il regalo“combustibili fossili” che la Natura ciha fatto si sta esaurendo, comeaccade per tutte le risorse non rinno-vabili. Verrà un giorno in cui la produ-zione di petrolio raggiungerà un pic-co per poi inesorabilmente diminuire,con conseguenze facilmente preve-dibili in un sistema che necessita di

sempre maggiori quantità di energia. È difficile stabilirequando si raggiungerà il picco di produzione; secondoi pessimisti, si sta raggiungendo in questi anni, mentresecondo gli ottimisti lo si raggiungerà fra qualchedecennio. In ogni caso, è un problema che provoche-rà grandi cambiamenti nella vita dei nostri figli e deinostri nipoti. La scarsità dei combustibili fossili nascondepoi un altro problema che già tocca i nostri giorni. Poi-ché gran parte delle risorse di petrolio sono situate inquella zona ben nota del Medio Oriente chiamata“ellissi strategica”, abbiamo già assistito a due guerre(dette “del Golfo”) per il possesso delle risorse energeti-che.

Negli ultimi vent’anni ci siamo resi conto con sempremaggior preoccupazione che l’uso dei combustibili fos-sili ci pone davanti ad un altro problema. Consumandoi combustibili fossili, infatti, si producono sostanze moltonocive per la salute dell’uomo (ossidi di azoto e zolfo,idrocarburi aromatici, polveri sottili, metalli pesanti,ecc.) e si immettono nell’atmosfera enormi quantità dianidride carbonica, uno dei gas responsabili per l’effet-to serra che causa il riscaldamento della superficie del-

la Terra con variazioni climatiche chepotrebbero avere conseguenze dis-astrose.

Un terzo problema legato all’u-so dei comodi, ma costosi e nonomogeneamente distribuiti, combu-stibili fossili è la forte disparità nei con-sumi energetici fra le varie nazionidella Terra. È un problema per orapoco sentito nei nostri paesi, madestinato a diventare via via piùimportante col passare degli anni. Lestatistiche mostrano che, in media,ogni americano consuma energiacome due europei, dieci cinesi, quin-dici indiani e trenta africani. A questadisparità nei consumi si affiancaun’altra disparità di segno opposto: ipaesi che consumano meno sono ipiù popolati. Bisogna quindi interveni-re rapidamente nel settore dell’ener-gia, prima che avvengano eventi fisi-ci irreversibili (crisi nella disponibilità dicombustibili fossili, riscaldamento delpianeta), gravi problemi di instabilitàsociale e politica (migrazioni massic-ce, rivoluzioni) ed altre guerre per ilcontrollo delle risorse energeticheresidue.

Cosa si può fare per fronteg-giare la crisi energetica che già spe-rimentiamo e che è destinata adaggravarsi? La risposta ha due fac-ce: consumare meno energia e tro-vare fonti alternative.

Quanta energia usiamo, come la produciamo, che cosa ci riserva il futuro? Il Prof. Vincenzo Balzani, uno dei piùprestigiosi docenti dell’Università di Bologna, ha esaminato e discusso quello che rappresenta uno dei problemi

centrali per l’umanità intera. Gli abbiamo chiesto di illustrarci schematicamente il suo punto di vista.

EEnneerrggiiaa:: il problema dei problemi

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Risparmio ed efficienza

Consumare meno energia vuol dire anzitutto elimina-re gli sprechi. Il risparmio energetico è la risposta piùimmediata, più giusta, più economica e più efficace allacrisi energetica, oltre ad essere un dovere morale. Neipaesi poveri, dove il consumo è molto basso, un’accre-sciuta disponibilità di energia aumenta la qualità dellavita. Ma questo non è affatto vero per i paesi ricchi, doveil consumo di energia è già molto alto. È vero invece chetroppa energia fa male. Come troppo cibo causa obesi-tà e conseguenti malattie, così un esagerato consumo dienergia danneggia un tranquillo svolgimento della vita(ingorghi stradali, incidenti, disuguaglianze).

Si può consumare meno energia anche aumentandol’efficienza con cui la si usa. In questo campo c’è ampiospazio di intervento tecnologico: da una migliore coiben-tazione delle case ad una maggiore efficienza nei pro-cessi industriali, dalla riduzione delle perdite nei processidi conversione e trasmissione dell’energia all’uso di siste-mi di illuminazione con resa più elevata, dalla riduzionedell’uso dell’auto all’uso dei trasporti pubblici.

Risparmio ed efficienza energetica sono due pilastriper costruire un mondo migliore. Se però, come è inelut-tabile, si dovrà prima o poi abbandonare l’uso dei com-bustibili fossili, è necessario trovare fonti energetichealternative. Sostanzialmente, si dovrà scegliere fra ener-gia nucleare ed energie rinnovabili (queste ultime sono,in larga parte, energia solare diretta o indiretta).

La questione energetica mette l’umanità di fronte adun bivio. Da una parte c’è la difesa ad oltranza dello sti-le di vita dei Paesi ricchi che richiede un altissimo consu-mo di energia. Uno stile di vita insostenibile nel lungoperiodo, che non si fa carico dei danni dell’ambiente,non si cura di ridurre le disuguaglianze, non esclude azio-ni di forza o addirittura di guerra per conquistare le riser-ve fossili residue. Dall’altra c’è uno sviluppo che vuolerispettare i vincoli fisici del nostro pianeta e che quindiimpone uno stile di vita fondato su più bassi consumienergetici, sobrietà, sufficienza, solidarietà.

L’energia nucleare

Il ricorso all’energia nucleare, in generale, è da evita-re per fondati motivi: è molto costosa e pericolosa; richie-dendo una tecnologia molto complessa, aumenta le dis-uguaglianze fra paesi ricchi e paesi poveri; lasciando unascia di scorie radioattive per decine di migliaia di anni epotendo essere usata per costruire armi di terribile poten-za, costituisce un grande pericolo per l’intera umanità,presente e futura, e complica le relazioni fra gli Stati.

In particolare, per quanto riguarda l’Italia la scelta delritorno al nucleare non ha senso: il nostro Paese non haminiere di uranio e quindi dovrebbe importare il combu-stibile nucleare, come accade oggi per i combustibili fos-sili; non ha depositi sicuri dove sistemare le scorie, spe-cialmente quelle ad alta radioattività; non ha siti adattiper le centrali nucleari sia per motivi tecnici (scarsità dirisorse idriche, sismicità), che sociali (alta densità di popo-lazione); non ha più competenze tecnico-scientifiche nelcampo del nucleare poiché i reattori vecchi sono statichiusi da più di vent’anni; ha poche industrie che possa-no contribuire alla costruzione delle centrali nucleari.

Energia solare e altre fonti rinnovabili

In meno di un’ora il sole invia sulla Terra una quantitàdi energia pari all’intero consumo complessivo mondialeannuale. Questo flusso di energia solare è molto diluito

ed intermittente su scala locale. Quindi la principale sfidascientifica e tecnologica è quella di immagazzinare ilgigantesco e diluito flusso di energia solare per poi utiliz-zarlo con “l’intensità” necessaria, laddove richiesto.

A partire dalla radiazione solare è possibile otteneretutte le forme energetiche utili: calore con pannelli termi-ci, elettricità con pannelli fotovoltaici, e combustibili dal-la trasformazione delle biomasse. È rinnovabile anchel’energia del vento, che può essere sfruttata pergenerare energia elettrica.

Un’altra grande risorsa virtualmente inesauribile è ilcalore delle viscere della terra che, fino ad oggi, è statosfruttato solo a profondità relativamente modeste.

La scelta giusta

Chi ha responsabilità di governo, per scegliere gliobiettivi giusti deve guardare lontano. De Gasperi hascritto che un politico guarda alle prossime elezioni, unostatista guarda invece alla prossima generazione. Peragire come statisti, i politici dovrebbero allora ascoltarepiù spesso gli scienziati che, avendo minori condiziona-menti, possono guardare più lontano.

Come abbiamo visto, uno dei problemi più delicati epiù difficili che tutti i paesi, ma in particolare il nostro,hanno oggi di fronte è quello di scegliere fra lo sviluppodell’energia nucleare e lo sviluppo delle energia solare edelle altre energie rinnovabili. La decisioni che verrà pre-sa a questo riguardo condizionerà non solo la nostravita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipo-ti. Ecco perché nel fare questa scelta è indispensabileche i politici guardino lontano, ascoltando il parere degliscienziati.

A questo scopo, assieme a colleghi di altre universitàe centri di ricerca, abbiamo rivolto un appello al gover-no che si può consultare sul sito www.energiaperilfuturo.it.Questo appello è stato sottoscritto da centinaia didocenti e ricercatori che, in virtù della conoscenzaacquisita con i loro studi o con la quotidiana consultazio-ne della letteratura scientifica internazionale, conosconobene il problema dell’energia. L’appello sottolinea l’ur-genza che nel Paese aumenti la consapevolezza riguar-do la gravità della crisi energetica e climatica, insiste sul-la necessità del risparmio e di un uso più efficiente dell’e-nergia, mette in guardia contro un inopportuno e vellei-tario rilancio del nucleare e, infine, esorta il futuro gover-no a sviluppare l’uso delle energie rinnovabili ed in parti-colare dell’energia solare.

L’Italia non ha combustibili fossili e neppure uranio. Lasua più grande risorsa è il Sole, una fonte di energia chedurerà per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sem-pre aperta che invia su tutti i luoghi della Terra un’im-mensa quantità di energia, 10.000 volte quella che l’u-manità intera consuma. Guardare lontano, quindi, signifi-ca sviluppare l’uso dell’energia solare e delle altre ener-gie rinnovabili, non quello dell’energia nucleare. È unguardare lontano nel tempo, perché non lascia alle pros-sime generazioni un immane fardello di scorie radioatti-ve. È un guardare lontano nel mondo, perché, a diffe-renza dei combustibili fossili e dell’uranio, l’energia solaree le altre energie rinnovabili sono presenti in ogni luogodella Terra e, quindi, il loro sviluppo contribuirà al supera-mento delle disuguaglianze e al consolidamento dellapace.

Vincenzo Balzani

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Per saperne di più:

N. ARMAROLI, V. BALZANI:

Energia per l’astronave Terra,

Zanichelli, 2008

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el saluto di addio ai fedeli eagli amici ortodossi di Bulgaria,monsignor Angelo Roncalli, il

futuro papa Giovanni XXIII, aveva par-lato della candela accesa alla fine-stra la notte di Natale per indicare lastrada a Giuseppe e a Maria. Anchesulla sua finestra, disse, gli amici avreb-bero trovato sempre una candelaaccesa, tutto l’anno. E quella cande-lina stava ad indicare che la portadella sua casa era aperta a tutti.

Gli ospiti arrivavano da tutte leparti: erano bulgari, greci, turchi, fran-cesi … Ci andò anche il presidenteAuriol. Tutti accolti con la stessa cor-dialità.

Alcune note sparse

Mi piace avviare con le sue paro-le queste “note sparse” sull’acco-glienza, perché dobbiamo a questouomo molto di quanto la Chiesa e ilmondo hanno riscoperto su tantiaspetti della convivenza sulla terra e,fra questi, anche l’accoglienza.

Quando, ad esempio, si pose ilproblema se accogliere o meno inVaticano il genero di Krusciov cheaveva chiesto udienza al papa, inquegli anni di “guerra fredda”anche la Chiesa e il blocco sovieticoerano separati da una “cortina diferro”, papa Giovanni disse che,caso mai, il problema era comeaccoglierlo, ma l’accoglienza eradata per scontata.

Da questi accenni ad una perso-na e a fatti che hanno aperto, ancorprima che cadessero, tante barrierestoriche che dividevano gli uomini eche la guerra aveva rinforzato, vorreitrarre degli insegnamenti che misembrano illuminanti anche a distan-za di anni, non solo perché validi, maanche perché mi pare che talora siassista a fatti, atteggiamenti e modidi pensare che sembrano averedimenticato le aperture di quella sta-gione che, giustamente, viene chia-mata “giovannea” o “conciliare”.

Nel contempo, i problemi legati

all’accoglienza sono diventati sem-pre più grandi e impellenti: si pensiall’immigrazione, alle richieste di rico-noscimento da parte di categorie dipersone cosiddette “diverse”, alleesigenze sempre crescenti di inte-grazione a tutti i livelli: problemi che,se qualche tempo fa erano più chealtro teorici e oggetto di discussioniquasi accademiche, oggi si presen-tano come ineludibili richieste dicambiamenti, oltre che di mentalità,anche di organizzazione sociale.

Così vengono a galla sentimentie atteggiamenti prima o non esisten-ti o latenti: la paura, il rifiuto, il nazio-nalismo, il razzismo…

Stando così le cose, credo chesia necessario che tutti gli uomini dibuona volontà e, soprattutto i cre-denti, diano testimonianza di acco-glienza.

Per quanto riguarda la comunitàcristiana, ritengo che l’accoglienzanon sia semplicemente un modo diporsi e di rapportarsi della comunità,ma che ne riveli più profondamentel’essere. Accogliere non è solo unfare, un operare del cristiano, ma èsoprattutto un manifestare, svelare larealtà che si è: accogliere per un cri-stiano esprime uno stato, primaancora che un dovere morale.

“Amatevi gli uni gli altri come io viho amato” è un comandamentoche certamente indica l’urgenza delsuperare steccati culturali, forme diegoismo radicate, pregiudizi etnici ereligiosi, per dare spazio alla manife-stazione dell’amore come donazio-

Nella sua parrocchia della Beverara Don Nildo Pirani ha sempre tenuto “leporte aperte a tutti”. Troppo, secondo alcuni autorevoli Superiori. Per capiremeglio le sue idee, gli abbiamo chiesto allora di spiegarci sinteticamenteche cosa vuole dire per lui “Accoglienza”

AAccccooggll iieennzzaa::cuori (e porte) aperti a chi lo chiede

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A.V.O.S. (Associazione VolontariSavena), Associazione M.U.S.A.(Mobilità Urbana Sicurezza Ambien-te), A.G.E.S.C.I. gruppo Bologna 2 eAssociazione EDELWEISS hanno aderi-to alla proposta di fare “rete” attra-verso un percorso di progettazione,guidato da una coordinatrice diVOLABO con il compito di connessio-ne tra i volontari referenti, di gestionedella comunicazione e di sostegnonella realizzazione delle attività. Il pro-getto è stato strutturato in varie fasi,tra giugno 2008 e giugno 2009: dap-prima è stato analizzato il territorio del

quartiere Savena nelle sue caratteri-stiche ed esigenze, poi si sono indivi-duate le finalità del progetto adattealle possibilità e alle competenze del-le associazioni, infine sono state deci-se le azioni per la concretizzazionedel progetto e il coinvolgimento dellacittadinanza. Dall’analisi del territorio,letto attraverso gli occhi dei volontarie dei loro utenti, le associazioni hannorilevato una generale mancanza diconoscenze scientifiche e di buonepratiche sui temi dell’ambiente e perquesto hanno deciso di strutturareazioni ed eventi legati in particolare

alla raccolta differenziata e alla pre-ziosa risorsa dell’acqua.

“Savena differenzia e ricicla” è iltitolo di un ciclo di incontri organizzatida Savenambiente (così è stato chia-mato il progetto) e patrocinati dalQuartiere, in cui i cittadini hanno avu-to la possibilità di confrontarsi con-temporaneamente con rappresen-tanti di Hera, per capire meglio lagestione della raccolta differenziata,e con esperienze significative di altricomuni d’Italia. I volontari hannoinfatti invitato agli incontri AlessioCiacci, Assessore all’ambiente diCapannori (LU), e Marco Boschini,Assessore alle politiche giovanili diColorno (PR), entrambi sostenitoridell’Associazione Comuni Virtuosi,nata per promuovere nelle istituzionipubbliche un’etica ambientale soste-nibile, rivolta soprattutto alla riduzionedella produzione di rifiuti e ad un usoconsapevole del territorio. In occasio-ne degli incontri, le associazioni han-no anche realizzato e distribuito ai cit-tadini un opuscolo informativo sulle“raccolte particolari” (tappi di plasti-

Sensibilizzare i cittadini a una tutela dell’ambiente effettiva e realizzabile: èstato questo l’intento di quattro associazioni di volontariato del QuartiereSavena che hanno costituito un tavolo di progetto promosso da VOLABO, ilCentro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna a partire dal 2008.

SSaavveennaammbbiieennttee::un progetto di volontariato nel quartiere

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ne unilaterale e incondizionata. Lasua pratica, però, è possibile perchécrediamo che, per la grazia di Cristo,per l’amore effuso nel cuore dei cre-denti, l’esercizio dell’accoglienza siaespressione di ciò che il credente, ela comunità dei credenti, è per suanatura: “un-essere-per-gli-altri” qualerealtà della persona rinnovata nell’a-more e dall’amore.

Di conseguenza si deve dire chel’accoglienza va offerta a tutti quelliche la chiedono, senza preclusioniideologiche, senza timori di incom-prensione, senza calcoli opportunistici.

Ci sono certamente dei limiti, maquesti limiti debbono essere determi-nati soltanto da difficoltà pratiche dispazio o di tempo, o di mezzi, maiperò da mancanza di generosità;generosità coraggiosa che permet-ta di superare, e non creare le diffi-coltà concrete.

A questo proposito mi viene inmente una frase di sant’Agostino,che io ho appreso da una letterainviata alla mia classe di liceo, inseminario, con la quale il cardinalLercaro rispondeva alla nostra richie-sta di accogliere, fra i giovani a cuilui aveva dato ospitalità in casa sua,un nostro compagno che non se lasentiva più di rimanere in seminario eche, uscendo, per varie ragioni, nonsapeva dove andare per poter con-tinuare gli studi.

In quella lettera il cardinale cidiceva che non ci sarebbe statoposto, perché erano già in tanti, ma,

aggiungeva, che comunque l’a-vrebbe accolto, perché, come dicesant’Agostino: “Quando mancanogli spazi esterni, si dilatino gli spazi delcuore!”.

La parrocchiadella Beverara

Bei tempi, verrebbe da dire! Maper non passare per quelli che rim-piangono i tempi passati ed essere,invece, di quelli che affrontano il pre-sente, dirò che, nonostante tutte leapparenze di insuccesso, nonostan-te le critiche e le incomprensioni,vale ancora, sempre e più di tutto,quanto si legge nella Lettera agliEbrei (13, 2): “Non dimenticate l’ospi-talità: alcuni, praticandola, hannoaccolto degli angeli senza saperlo”.

Partendo da queste considera-zioni la nostra parrocchia ha semprecercato di fare scelte coerenti con lospirito di accoglienza e io penso connostalgia ai primi tempi della miapermanenza alla Beverara comeparroco (più di una trentina d’annifa!), quando, anche visivamente,intorno alle strutture della parrocchianon c’erano barriere: né reti di recin-zione, né cancelli, lucchetti e simili. Inseguito, per evitare rischi di incursio-ne, di spaccio o ladresche si è cedu-to alle esigenze di protezione e labella visione di “accesso libero” èvenuta a mancare. La visione ma, misembra, non la sostanza. Non vogliofare l’elogio delle nostre buone qua-

lità, ma debbo ricordare che gliambienti abitativi della parrocchia,anche nella parte della canonica,da sempre sono stati adibiti adaccoglienza di gente a vario titolobisognosa di casa: da africani, a kos-sovari, a rumeni … Così lo statuto del-l’Oratorio, fin dalla sua nascita, havoluto un’accoglienza senza alcunlimite di fede, di etnia, di età; cosìpure l’ Estate ragazzi ogni annoaccoglie bimbi e ragazzi di tutte lefamiglie che ne fanno richiesta. Enon voglio tralasciare l’ospitalitàofferta ai bimbi bielorussi, vittime diChernobyl, da vari anni.

Chi ha bisogno di utilizzare gliambienti della parrocchia, compati-bilmente con le esigenze delle attivi-tà parrocchiali, trova accoglienza atutte le ore; così come l’aiuto ai bim-bi bisognosi di lezioni supplementariper la scuola trova un notevole grup-po di generosi e volenterosi inse-gnanti. Un “Centro di ascolto” acco-glie tutti i giorni gente che cerca assi-stenza materiale e spirituali, vestiti oalimenti.

Tralascio certamente qualcosa;ma, concludo, non sono le “cose”,ma i cuori che contano e ad essi sirivolge l’invito ad aprirsi sempre dipiù, con la speranza che sia accoltoe che ci troviamo, così, pieni diangeli che ci innalzino sulle loro ali aldi sopra degli egoismi che rendonoinfelice il mondo!

Don Nildo Pirani

ca, cellulari e apparecchi elettronici,occhiali, batterie, farmaci, ecc.), perdiffonderne la conoscenza e stimola-re la differenziazione, spiegando irischi della dispersione di alcuni rifiutie i vantaggi del riciclo di altri.

Nell’ambito dell’azione “Non direacqua se non l’hai nel Savena” iltavolo ha creato una pagina web inappoggio al sito dell’associazioneM.U.S.A., allo scopo di informare eraccogliere firme per stimolare la cit-tadinanza e gli Enti a prenderecoscienza del danno ambientale eurbanistico creato dalla mancanzad’acqua nei canali (minacce alla flo-ra e alla fauna, cedimenti strutturalidei fabbricati, ecc.). Inoltre sono sta-te organizzate due visite guidate lun-go il Canale Savena in stagioni diver-se (una passeggiata a gennaio e unabiciclettata ad aprile) per far cono-scere la storia delle acque bolognesie dei mulini ad esse collegati e per-ché i cittadini, grandi e piccoli, potes-sero osservare di persona lo stato delcanale.

A conclusione del progetto, leassociazioni hanno organizzato, nel

maggio scorso,Savenambiente in festa, in col-

laborazione con Hera e Centro SanRuffillo, presso il centro commercialedi via Ponchielli, nel parco lungo ilcanale. Durante la giornata, Hera hamesso a disposizione contenitori perla raccolta di rifiuti R.A.E.E. (Rifiuti daApparecchiature Elettriche ed Elet-troniche) e ha distribuito insieme aivolontari materiale informativo e sac-chetti per l’organico. Il gruppo scoutBologna 2 ha intrattenuto i più picco-li con giochi a tema ambientale e haallestito una piccola mostra con lefotografie fatte dai ragazzi durante labiciclettata lungo il Savena, mentre

l’associazione EDELWEIS e gli “Scac-ciapensieri” hanno animato il pome-riggio con canti e balli popolari.

Gli eventi del progetto hannoavuto una buona partecipazione,nonostante le difficoltà di promozio-ne e visibilità, ed hanno suscitatonegli enti coinvolti e nel pubblico unvivo interesse sia per l’argomentotrattato, sia per l’iniziativa di “rete” trale associazioni. Queste ultime, a lorovolta, hanno apprezzato molto il lavo-ro svolto e i risultati ottenuti: esse han-no avuto modo di conoscersi, instau-rare buoni rapporti di comunicazionee trarre soddisfazione dalle azioni rea-lizzate. Un’esperienza più che positivache ha messo le basi per continuareinsieme a prendersi cura del quartie-re Savena.

Eleonora Sensi

PER SAPERNE DI PIÙhttp://www.comunivirtuosi.org/www.musaonlus.it/index.php?id=520http://www.portalasporta.it/http://www.ecoandequo.it/http://www.piedibus.it/

C’è n’è abbastanza

per le necessità di tutti,

ma non per l’avidità di ciascuno

Gandhi

Page 6: Il Mosaico n. 37

Il Mosaico n. 376

Agenzia nazionale per l’invecchiamento ha pub-blicato nel settembre 2009 il primo rapporto annua-le sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in

Italia.Dal testo e dalla conoscenza delle politiche di wel-fare si comprende come gli indirizzi politici verso la scel-ta del sostegno della domiciliarità e della residenzialitàdegli anziani influenzino grandemente le politiche dilavoro e le politiche di genere di un Paese o di una regio-ne. Come si vede dalla scheda allegata l’Italia stadiventando un Paese di vecchi la sfida che dobbiamoaffrontare è quella di non fare diventare l’Italia un Pae-se per vecchi.

Nella cura dell’anziano il sistema di welfare puòadottare due strategie opposte fra loro: la domiciliaritàe la residenzialità.

DOMICILIARITÀ - scelta secondo la quale si tende amantenere il più possibile l’anziano non autosufficientenel suo domicilio abituale intervenendo con sostegnieconomici (assegno di cura e/o di accompagnamen-to) erogati in base al reddito dell’anziano e servizi disostegno come l’assistenza domiciliare sociale che sioccupa dell’igiene della casa e della persona, dellapreparazione dei pasti, i trasporti verso visite mediche, iltelesoccorso. Il Servizio Sanitario Nazionale garantiscel’assistenza sanitaria come per gli altri cittadini e l’assi-stenza domiciliare integrata esercitata dal medico dimedicina generale e dalle equipe infermieristichedistrettuali.

RESIDENZIALITÀ - scelta che potenzia e aumenta ilnumero di posti letto delle strutture per anziani che sonodistinte in Case protette e in Residenze sanitarie assistitea seconda del grado di severità (gravità) delle condizio-ni cliniche degli ospiti che accolgono e di conseguenzadel personale sanitario necessario a garantire l’assisten-za. La Regione Emilia-Romagna ha definito un parame-tro di riferimento nella programmazione di posti letto peranziani che è pari al 3% della popolazione residente al disopra dei 74 anni di età. Esistono anche posti letto tem-poranei che hanno il compito di sollevare le famiglie dalcarico assistenziale per periodi di 30 giorni, non gratuitima a tariffa concordata. I centri diurni sono consideratestrutture semi residenziali perchè garantiscono l’assisten-za all’anziano nell’arco della giornata lavorativa e dellasettimana, di solito dal lunedì al venerdì. Possono fre-quentare i centri diurni anche le persone che percepi-scono l’assegno di cura.

Dal rapporto sopra citato si riportano due rappresen-tazioni grafiche che riassumono le politiche di welfaredelle regioni italiane (pagg. 30 e 31).

La Figura 3 è suddivisa in 4 quadranti e rappresental’incrocio fra la presenza di servizi a sostegno della domi-ciliarità e dei servizi residenziali.

Il quadrante in alto a sinistra riporta le regioni chehanno un numero più elevato di anziani seguiti a domi-cilio rispetto agli anziani ospitati in strutture residenziali, la

situazione contraria (meno anziani seguiti a domiciliorispetto agli anziani nelle strutture residenziali) è tipicadelle regioni che compaiono nel diagramma in basso adestra.

Nel quadrante in basso a sinistra sono riportate leregioni che offrono pochi servizi sia domiciliari sia resi-denziali mentre nel quadrante in alto a destra compaio-no le regioni che sono riuscite a raggiungere una pro-

posta equilibrata di servizi ripartiti fra quelli domiciliari equelli residenziali.

Dal punto di vista economico e sociale questa con-dizione è auspicabile

La figura 4 riporta le regioni in funzione del numero diutenti che godono dell’una o dell’altra tipologia di assi-stenza e di conseguenza riporta le scelte effettuaterispetto alla finalità delle risorse impiegate. La domicilia-rità quindi l’utilizzo dell’indennità di accompagnamentoe dell’assegno di cura indicano la scelta di operare un

trasferimento economico all’utente che deve organiz-zarsi autonomamente l’assistenza tramite terzi (colf, assi-stente famigliare, badante, famiglia). Va sottolineatoche l’indennità di accompagnamento è erogata dal-l’INPS mentre l’assegno di cura e le risorse utilizzate perl’organizzazione e la gestione dei servizi derivano dafinanziamento regionale e comunale. In più la presenzadi servizi indica che è la regione tramite il Servizio sanita-

AAnnzziiaannii ,, mercato del lavoro e politica in genere

L’

DD

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rio, i distretti delle Aziende USL tra-mite il servizio sociosanitario, icomuni tramite il servizio sociale etramite altri soggetti (privati e pub-blici) ad organizzare i servizi di cuil’anziano usufruisce.

In alto a destra si trovano leregioni che hanno una elevata di-sponibilità di servizi ed operano unimportante trasferimento di risorseeconomiche.

In basso a destra si trovano leregioni che privilegiano l’organiz-zazione di servizi residenziali all’ero-gazione dell’assegno di cura e deiservizi domiciliari.

In alto a sinistra si trovano leregioni che erogano assegni dicura e servizi domiciliari ma offronopochi servizi residenziali.

In basso a sinistra ci sono leregioni che erogano pochi assegnidi cura e pochi servizi.

Dalla figura appare chiaro ildivario Nord/Sud. Nelle regioni delSud il welfare si esprime con l’asse-gno economico che ha anche lafunzione di sopperire alla disoccupazione mentre alCentro Nord si evidenza la politica del welfare basato suiservizi e sul loro costante governo. Dal momento chenell’erogazione dei servizi domiciliari e residenziali parte-cipano anche molti soggetti privati, la capacità di pro-grammazione e controllo della qualità dei servizi e delnumero degli accessi deve essere calibrata rispetto alladomanda da parte dei cittadini, all’offerta da parte deigestori e dalle risorse economiche disponibili nei bilancicomunali e nelle aziende USL.

Queste scelte hanno quindi una conseguenza impor-tante sul mondo del lavoro e finora anche sui ruoli digenere assegnati tradizionalmente all’interno delle fami-glie.

Familismo e defamilizzazione

Dai diagrammi riportati appare come la regione Emi-lia-Romagna abbia esplicitato concre-tamente il suo interesse nel campo del-la garanzia della tutela dei diritti socia-li ai propri cittadini e l’abbia ancheampiamente articolato.

In sociologia si definisce familismo lostato in cui è il nucleo familiare il primoresponsabile del benessere dei suoimembri. Nella nostra società la com-posizione della popolazione è moltosbilanciata verso i grandi anziani, cioèverso coloro che hanno oltrepassato lasoglia dei 74 anni. Oggi non esiste piùlo scambio intergenerazionale chec’era fino a 20 anni fa in cui gli adultibeneficiavano della casa e dell’aiutonell’accudimento dei figli, ma assicura-vano le cure agli anziani in caso dibisogno. Gli anziani non autosufficientia domicilio necessitano di una personadedicata alla loro assistenza che oggiè rappresentata dal coniuge o da unfiglio oppure da una assistente familia-re. Se si considera il fatto che in Italia illavoro di cura viene svolto principal-mente dalle donne, indirettamente il

sistema di welfare che la RegioneEmilia-Romagna ha costruito, vanel senso di favorire le pari opportu-nità tramite un intervento misto fraIstituzioni e famiglie in modo da noneccedere nella “familizzazione”dell’anziano o del disabile che por-terebbe la donna a farsi carico dellavoro di cura e ad abbandonare illavoro parzialmente o completa-mente. Allo stesso tempo la regionenon ha voluto garantire una coper-tura elevata di servizi residenzialiche porterebbero alla completa“defamilizzazione” ed alla possibilederesponsabilizzazione sociale neiconfronti degli anziani e dei disabi-li. L’autorizzazione di un numeroelevato di posti letto aumentereb-be anche la domanda fino a ren-dere economicamente insostenibi-le il sistema. L’insieme delle indica-zioni regionali interviene bilancian-do opportunamente interventi mol-to diversi tra loro sia rispetto allerisorse economiche impegnatedalle istituzioni e dalle famiglie sia

rispetto ai tempi di assistenza erogati. La defamilizzazio-ne d’altro canto garantisce la creazione di posti di lavo-ro anche nel settore privato, posti che di solito sono rico-perti da personale femminile.

A fronte di questo quadro sia normativo sia organiz-zativo, il problema sostanziale dei prossimi anni è lasostenibilità economica condizionata anche dalle scel-te di federalismo fiscale.

La regione Emilia-Romagna ha stanziato nel 2009 piùdi 400 milioni di € nel Fondo per la non autosufficienza, lastessa cifra è stata autorizzata dal Governo nel fondonazionale che è stato ripartito fra le regioni. L’INPSannualmente stanzia a livello nazionale circa 50 milionidi € per le indennità di accompagnamento ai non auto-sufficienti anziani e disabili. Va da sé che è necessarioper le regioni disporre direttamente e complessivamen-te di questi finanziamenti per potere mettere a sistema

gli interventi sia di tipo economico siaassistenziale.

L’aumento della durata di vita,il probabile innalzamento dell’etàpensionabile per fronteggiare la crisifinanziaria, l’impoverimento dellefamiglie, il debito pubblico richiedonoinvestimenti innovativi nel campo del-le modalità di assistenza e della colla-borazione dei soggetti anziani attivi edin salute. È compito degli amministra-tori conciliare la disponibilità di risorselimitate con l’organizzazione di unafiliera degli interventi forniti.

La crisi economica attualesembra anche penalizzare di più ilgenere maschile che tradizionalmen-te assume ruoli meno flessibili. Ci sichiede se in questa condizione dimaggiore disoccupazione maschile laripartizione di compiti di cura internialla famiglia possa evolvere verso unbilanciamento dei ruoli e una realizza-zione della parità di genere.

Cristina Malvi e Laura Biagetti

7Il Mosaico n. 37

“Bisogna resistere, o Lelio e Scipione,alla vecchiaia, e rimediare con la

nostra accortezza ai suoi inconvenienti;bisogna combattere contro la vecchiaia

come contro una malattia; e averriguardo alla salute, praticare modestiesercizi, bere e mangiare quel tanto cheserva a ristorare le forze, non ad affa-

ticarle. Ma non si deve provvederesolamente al corpo, ma alimentare

ancor più le facoltà intellettive, perchéanche queste, come un lume, se non vi

si mette più olio, si estinguono pereffetto della vecchiaia”.

Cicerone, De Senectute

BIBLIOGRAFIA E SITICONSIGLIATI

Chiara SaracenoSociologia della famigliaIl Mulino 2007

www.maggioli.it/rna/

Regione Emilia Romagna, Indirizzi e criteri di gestione e rendi-contazione del Fondo regionale perla non autosufficienza (FRNA), Deli-bera di Giunta 1206/2007

Regione Emilia Romagna, Piano di azione per la comunitàregionale. Una Società per tutte leetà: invecchiamento della popola-zione e prospettive di sviluppo, Deli-bera di Giunta n. 2299 del22/11/2004

http://portale.unibocconi.it/wps/allegatiCTP/Presentazione_Conve-gno_1.pdf

Page 8: Il Mosaico n. 37

na sfida che il futuro ci pone èquella dell’invecchiamento demo-grafico della popolazione, effetto

collaterale del positivo allungamento del-la vita media. Sul tema occorrono sceltepolitiche responsabili e oculate capaci dipromuovere servizi innovativi a costosostenibile. La questione è particolarmen-te urgente per l’Italia che, statistiche allamano, si attesta sui livelli più alti in Europa,e per la città di Bologna che è fra le real-tà più ricche di anziani del Paese.

Convinto come sono che il sistemapubblico debba avere in questo campouna funzione di guida, negli anni scorsi incui ho avuto la responsabilità della Salutenel governo comunale di Bologna, hocercato di avviare un percorso verso ilfuturo che a mio parere dovremmo esse-re capaci di costruire.

Quali sono le caratteristiche fondamentali nelle futuresoluzioni tecnologiche nel settore dell’assistenza domici-liare alla popolazione anziana?

1) Una visione della tecnologia che non sia sostitutivadel rapporto fra le persone ma che sia anzitutto a sup-porto della rete di rapporti personali e anzi favorisca unamaggiore capacità di socializzazione.

2) Il pubblico deve avere il ruolo di guida, senza dele-gare al mercato scelte fondamentali, ma al tempo stes-so puntare alla valorizzazione del volontariato e dell’as-sociazionismo, alla promozione di reti di auto e mutuoaiuto, alla creazione di spazi in cui possa anche crescereun nuovo mercato orientato al sociale.

3) Il modello da promuovere deve essere avanzatoma scalabile sui grandi numeri. Troppe volte si è assistito acostose sperimentazioni che poi giocoforza possono coin-volgere solo poche persone, o a servizi espandibili ma dicontenuto non particolarmente innovativo. Il fatto che iservizi non decollino viene poi spiegato col fatto che i tem-pi non sono maturi, ma in realtà spesso manca l’indispen-sabile combinazione di innovazione e scalabilità.

4) Serve il coraggio di imporre da subito scelte chiareche evitino di creare nuove rendite di posizione o subiregli schemi commerciali esistenti (sistemi proprietari,modelli di connettività e così via). Sono aspetti magariluccicanti ma che in realtà frenano l’evoluzione e drena-no risorse. Privilegiare invece modelli aperti è forse più dif-ficile ma apre la porta alla creatività diffusa e alla crea-zione di un nuovo spazio anche di mercato.

OldesSulla base di queste riflessioni è nata l’idea di studiare,

sperimentare e prototipizzare a Bologna uno strumento ingrado di veicolare servizi di teleassistenza, telemedicina,telecompagnia e teleintrattenimento a basso costo, inprospettiva erogabili a tutta la popolazione anziana (e

fragile)residen-te a Bologna.Il progetto haavuto un importante riconoscimento e finanziamen-to dalla Commissione Europea sotto ilnome di Oldes a partire dal 2007. Lascian-do agli altri articoli la sua illustrazione, a mequi preme sottolineare come le scelte pro-gettuali derivino dalla visione che ho cer-cato di tratteggiare in queste righe.

Siamo partiti dalla telecompagnia, puravendo fin dall’inizio presenti le applicazio-ni di telemedicina, per privilegiare l’aspet-to di socializzazione. La disponibilità diffusadi costruzione del “palinsesto” potrà fare sì,ad esempio, che l’anziano che ha l’abitu-dine di andare al circolo per parlare di cal-cio con gli amici, e non riesce più ad

andarci di persona perché è freddo, possa interagirecon gli amici direttamente da casa; e così via con la par-rocchia, l’associazione, il centro sociale, la rete familiaree amicale.

Abbiamo puntato su un’interfaccia semplice (televi-sore e telecomando) per venire incontro alle abitudinidegli anziani senza costringerli a diventare esperti di infor-matica. Al tempo stesso, la soluzione tecnologica è deltutto avveniristica, con computer connessi in rete epotenzialmente capaci di sfruttarne tutte le possibilità.Quando abbiamo iniziato a puntare su PC con memoriaa stato solido al posto del disco fisso erano ancora siste-mi futuribili, e oggi sono già una realtà di mercato.

Il coinvolgimento del volontariato, dall’associazioni-smo strutturato fino alle singole persone (ad esempiopensionati più tecnologici della media desiderosi di dareuna mano), è un punto chiave della scalabilità del siste-ma (che non potrebbe crescere tanto se fosse centraliz-zato su un call-center tradizionale), della sua economici-tà (gli operatori professionali sociali e sanitari verrebberocoinvolti solo quando serve, delegando alla rete volon-taria una serie di funzioni primarie), nonché dell’allarga-mento della capacità di socializzazione degli anzianicoinvolti. Dal punto di vista tecnologico, la centralizzazio-ne degli aggiornamenti software, la possibilità di aggiun-gere dispositivi sanitari e sensori domotici, l’integrazionedelle informazioni derivanti in automatico dal sistemacon quelle fornite dal singolo anziano o dalla rete delvolontariato che interagisce con lui, sono tutti elementichiave per sviluppare una nuova modalità di assistenzadomiciliare capace servizi migliori a costi inferiori. E lascelta decisa verso il software open-source definisce,oltre che un elemento di risparmio e una garanzia di sca-labilità, anche uno stile.

Giuseppe Paruolo

8 Il Mosaico n. 37

DDIInnvveecccchhiiaammeennttoo ddeemmooggrraaffiiccoo::una grande sfida per il futuro

Quando si parla di futuro etecnologia spesso ci si imma-

gina che sia un po’ comeparlare di frutta che devematurare: basta avere la

pazienza di aspettare che latecnologia evolva e le solu-zioni arriveranno. Ma i pro-cessi non sono mai neutri, ese non vogliamo lasciare al

volante gli interessi economi-ci e le corporazioni del setto-re sarà meglio darsi da fare.Servono due cose: la visioneper immaginare il futuro chevorremmo e la capacità di

percorrere la strada perriuscire ad arrivarci davvero.

U

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9Il Mosaico n. 37

l modello socio-assistenziale della Regione Emilia Romagna è sempre più orientato all’innovazione tecno-

logica e alla partecipazione dei cittadi-ni per integrare l’assistenza sanitaria e lacoesione sociale delle persone anzianein stato di fragilità.

L’accesso ai servizi d’assistenza aglianziani sta davvero assumendo unaspetto molto innovativo ed originalecon il progetto OLDES (OLD people’s E-care Services), in corso di sperimenta-zione a Bologna nel Quartiere Savena.

Il progetto ha lo scopo di sviluppa-re una piattaforma tecnologica a bas-so costo per l’intrattenimento e il con-trollo dello stato di salute degli anziani,con strumenti a misura d’anziano ecoinvolgimento delle associazioni divolontariato.

Il progetto pilota a Bologna-Quartie-re Savena sta in questi mesi implemen-tando i due aspetti chiave, telecompa-gnia e teleassistenza, in relazione alconcetto d’integrazione salute ebenessere sociale.

Il sistema di telecompagnia checoinvolge fino a 90 anziani di Savenasviluppa innovativi canali di comunica-zione per i seniores con la collaborazio-ne delle associazioni di volontariato,solidarietà, culturali, le parrocchie e leorganizzazioni sindacali del luogo.

Attraverso la televisione di casa,una connessione a fibre ottiche e untelefono dedicato, la persona fragile sisintonizza con il “programma Oldes”; unprogramma molto speciale che con-

sente l’erogazione capillare di servizisocio-assistenziali e soddisfa piccoli egrandi bisogni degli anziani per permet-tere alle persone e ai loro parenti divivere più sereni e con maggiore assi-stenza direttamente a casa loro.

Il dispositivo tecnologico proponeiniziative, suggerite dalle varie associa-zioni, per invogliare le persone fragili auscire di casa e relazionarsi con unambiente amichevole a loro vicino econosciuto.

Nel caso di persona indisposta, il“programma Oldes” permette di vivereserenamente a casa propria e comuni-care in filo diretto con il call-center diCup 2000 che assiste e filtra i vari pro-blemi di natura sociale – assistenziale,parlare con i parenti e amici presentinella personale agenda elettronica,dialogare con l’esperto di turno inradio-conferenza.

Sebbene i volontari siano disponibilead aiutare gli anziani a usare il semplicetelecomando del programma e sem-pre vigili per prevenire traumi da “navi-gazione” nella tecnologia di Oldes, lasperimentazione in corso ha peròmostrato l’aspetto negativo, la diffiden-za e lo scetticismo sempre presentenegli anziani e nei loro familiari verso l’in-novazione tecnologica.

Il Servizio Sociale Territoriale Quartie-re Savena riunisce mensilmente il comi-tato di redazione Oldes, costituito in set-tembre 2008 e composto dai rappre-sentanti dei partners locali del progetto(Cup2000 – AUSL – Comune Bologna),

per cooperare con i volontari delleassociazioni che prendono parte al pro-getto.

Il sistema di teleassistenza-telemedi-cina che coinvolge 10 anziani cardio-patici consiste in sensori per il monito-raggio di parametri fisiologici (peso,pressione ecc.).

La sperimentazione è fatta dallaDivisione di Cardiologia dell’OspedaleBellaria.

Non solo tecnologia a basso costo econnettività a banda larga, per glianziani fragili c’è la vera novità di facili-tare la loro vita nella propria casa e pergli anziani attivi nel volontariato c’è l’o-riginalità della partecipazione a unagiusta causa in collaborazione con gliEnti Locali.

Forse a Bologna un grande sogno sista avverando!

Gli anziani sentono il bisogno di unombrello che ripari dal sole e dallapioggia, per esempio uno Statuto deiDiritti delle Persone Fragili. Le associazio-ni di volontariato sono in grado di con-tribuire affinché si possa riconoscerealle persone fragili una “Cedola Solida-le” dell’Economia Sociale.

In questa bella storia Il lupo cattivo èrappresentato dal modello culturale diwelfare portato avanti dall’attualegoverno che è in contraddizione con ilmodello sociale di qualità della nostraRegione.

Lola Valgimigli [email protected]

I

OLDES {www.oldes.eu}è un progetto comunitario cofinanziato dalla Commis-sione Europea, lanciato nel 2007 dal Comune di Bologna, AUSL Bologna, CUP 2000; altri partners sono Enea di Bruxelles, Università di Bologna, Università di Newcastle (UK), Università Tecnica di Praga (CZ).

OOLLDDEESS:: SSeerrvviizzii ddii ee--CCaarree ppeerr aannzziiaannii

C’è un popolo di cittadini attivi che ogni giorno si muove per portare un con-tributo di solidarietà e di resistenza ai mali della società. È il popolo dei volon-tari che lavora con disciplina e operosità, che appare in silenzio e numerosoin tante situazioni per prestare servizi, tutele, attività ricreative per tutti i cittadi-ni. A Bologna è rilevante il numero di associazioni attorno alle quali ruotanotanti cittadini che s’impegnano nelle molteplici forme d’altruismo con un for-te senso d’appartenenza alla comunità.È sotto gli occhi di tutti il progressivo e sensibile aumento di grandi anziani biso-gnosi d’assistenza e compagnia per le loro fragilità e non autosufficienze.“Come cambia Bologna” (www.comune.bologna.it/comecambiabologna/) mostra il livello dei servizi eopportunità socio-assistenziali per gli anziani che occorre mantenere e miglio-rare in questo periodo di pesante crisi economica, di tagli governativi e diminacciosi segnali degenerativi all’indirizzo del Welfare.

SperimentazioneBOLOGNA – Quartiere SavenaSoggetti coinvolti: 100 anziani over 75 fragili di cui 10 soggetti cardiopatici.

Da vedereFilmato OLDES, realizzato dal Comune di Bologna, visibile suyoutube al seguente indirizzo www.youtube.com/watch?v=pnuyJcXtSR4&feature=channel_page

InformazioniComitato di Redazione [email protected]@[email protected].

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ignora Anna? Buongiorno, lachiamo per il progetto e-care/Oldes…» Un respiro profondo e si par-te con la prima telefonata, la piùincerta, quella che non si sa benecome iniziare. Che poi, a voler benvedere, il volontario ha un sacco ditempo a disposizione per pensare almodo migliore di esordire. Mentredigita il numero di telefono, mentreascolta il segnale di “linea libera” dal-l’altro capo del filo, mentre aspettache la persona anziana senta lo squil-lo, raggiunga il telefono e finalmentepronunci il fatidico «Pronto?»

Il servizio proposto da Cup2000 è diuna semplicità disarmante: una voltaalla settimana gli anziani che vivonosoli – o con il coniuge, che spesso èancora più anziano e più sordo – rice-vono una telefonata dagli operatori. Èun modo per informarsi sulla loro salu-te e per far loro compagnia, un soste-gno a distanza pronto a concretizzar-si in caso di bisogno.

In un progetto così articolato siinseriscono anche i volontari in ServizioCivile, “prestati” dalle Acli provincialidi Bologna, ente presso il quale svol-gono il loro servizio e da dove effet-tuano le chiamate agli utenti loroassegnati.

«Ad essere sincera ho iniziatomalissimo» racconta Francesca, una

dei volontari, «Ho chiamato unasignora molto sola che soffre didepressione e l’ho colta in unmomento di profondo sconforto. Perfortuna, parlando, sono riuscita a farlacalmare e a farmi raccontare qualifossero i motivi di una crisi così forte.Era un problema di cui io stessa nonavrei saputo come venire a capo,così una volta chiusa la conversazio-ne ho informato il referente diCup2000. Ora se ne stanno occupan-do loro, mentre io continuo le telefo-nate settimanali di monitoraggio».

Il servizio prevede la collaborazio-ne di personale infermieristico cheverifica con l’assistito la situazione einforma i servizi medici. Se invece sitratta di un problema sociale vengo-no informati gli assistenti sociali delquartiere. Quando emerge una critici-tà i volontari sanno a chi rivolgersi perrisolverla, ricreando così quella rete direlazioni – amicali e di vicinato– cheper un qualsiasi motivo non circondapiù l’anziano, rimasto solo.

Ma l’esperienza di Francesca è uncaso limite, le telefonate quotidianehanno toni decisamente diversi. Dopola diffidenza iniziale e qualche com-mento sul tempo per rompere ilghiaccio, le conversazioni raggiungo-no spontaneamente un loro equilibrioe scivolano naturalmente da un argo-mento all’altro. Fidanzati, mariti,mogli, “amichette”, come gestire ilbucato, ricette e consigli di cucina,libri, programmi televisivi, teatro, musi-ca, viaggi: può accadere che la tele-fonata duri più di mezz’ora, senza chenessuno degli interessati se ne rendaconto. E che, come tra vecchi amici,a metà dei saluti ci si interrompa peraggiungere qualcosa.

«So che non starebbe bene dirlo,ma ho degli utenti “preferiti”: ci siamointesi subito e l’unico problema è cheparliamo talmente tanto da dovermettere in agenda la chiamata: devo

avvisare i colleghi che una delle duelinee telefoniche sarà occupata peralmeno 40 minuti. Uno è un vecchiet-to simpaticissimo, ha girato il mondo ese ora ha problemi a muoversi è per-ché qualche anno fa, incantato dallemeraviglie di San Pietroburgo, non haguardato dove metteva i piedi ed èinciampato su uno scalino. Un inci-dente che può capitare a chiunque,anzi: a chiunque abbia l’abitudine dicamminare con il naso per aria,come me. Io e lui ci siamo capitiimmediatamente, mi ha perfino invi-tata al suo novantesimo complean-no… è un vero peccato che cada inun periodo di vacanza, sarei andatavolentieri. Altre signore, invece, miricordano mia nonna: consigli sullagestione della casa, ricette, consiglisulle relazioni (“Vedrà quando si spo-sa, andrà così… e poi cosà… e allafine…”). Io prendo diligentementeappunti: loro la sanno lunga e qual-che dritta in più fa sempre comodo».

Gli anziani sono questo: conoscen-za ed esperienza di cui bisogna faretesoro.

Beatrice Belluccivolontaria ACLI

10 Il Mosaico n. 37

numeri della regolarizzazione dicolf e badanti:

- 45.833 le istanze esaminate dalleQuesture su 294mila domande diregolarizzazioni presentate

- 584 pareri negativi - 217 le famiglie che ci hanno

ripensato e hanno rinunciato a con-cludere la domanda

- 4mila le regolarizzazioni perfezio-nate.

Le istanze di regolarizzazione sonostate molto inferiori rispetto alle aspet-tative dello stesso Dicastero: 294domande sulle 500/700 stimate. Bolo-gna si attesta nel quadro nazionaleall’ottavo posto per domande pre-sentate (Fonte: elaborazione «Il Sole24 Ore» su dati Istat, Centro Studi Sin-tesi, ministero dell’Interno, Inps) conuna percentuale sul totale nazionaledel 2,1%.

Si può concludere che le famiglienon si sono sentite incentivate a far

emergere il lavoro nero e in alcunicasi i datori di lavoro hanno provve-duto a licenziare i lavoratori onde evi-tare di incorrere in sanzioni.

Questo è stato il caso, conclusosiperò positivamente, della badantesalvadoregna impegnata dall’iniziodel 2009 nell’assistenza a una donnaanziana che si è ritrovata licenziatadopo aver chiesto di essere regolariz-zata.

L’avvocato ha fatto ricorso d’ur-genza al tribunale del lavoro di Bre-scia che lo ha accolto ordinando ilreintegro della donna e obbligando ildatore di lavoro a presentare la domanda di emersione. Il giudice ha

{ segue a pag. 16 }

UUnnaa tteelleeffoonnaattaaaalllluunnggaa llaa vviittaa

Il servizio e-Care è finan-ziato col Fondo regionaleper la Non Autosufficienza,ha l’obiettivo di sosteneregli anziani a rischio di nonautosufficienza ma ancoraautonomi tramite la valoriz-zazione del volontariato. È promosso dalla Conferenzaterritoriale sociale e sani-taria, dall’Azienda USL edai Comuni della Provinciadi Bologna. Il numero verde disponibile24 ore è 800 562110.

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BBaaddaanntt ii ee ccooll ff ::un’occasione mancata

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Page 11: Il Mosaico n. 37

11Il Mosaico n. 37

Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni per la formazionecivile contro le mafie, è una rete di Amministratori diComuni, Province, Regioni e Comunità Montane nata nel1996 per promuovere azioni di prevenzione e contrastoall’infiltrazione mafiosa nel governo degli enti locali e peraggregare, tra questi ultimi, quelli che hanno manifesta-to o manifestano il loro interesse verso percorsi di educa-zione alla legalità democratica. Anche il Comune diBologna ne fa parte e il suo delegato è il consiglierecomunale Libero Mancuso, che nella rete svolge il ruolodi referente a proposito dei Legami di legalità tra ammi-nistratori del Nord e del Sud Italia.

punti forti dell’azione concreta che l’associazione si prefigge sono: Aggregare tutti gli enti territoriali che abbiano già

manifestato il loro interesse verso l’educazione alla lega-lità attraverso il finanziamento di progetti per attività diformazione nelle scuole o di sostegno alle politiche gio-vanili.

Per aderire sarà sufficiente: – la destinazione di una quota del bilancio per le iniziati-ve che l’ente stesso intenderà promuovere e, ove possi-bile, la creazione di un apposito capitolo del bilanciostesso; – un atto di adesione formale (delibera) che, per ogniente, dovrà indicare un referente “politico” e uno“amministrativo” per tutte le future iniziative;

– il versamento di una quota associativaproporzionata al numero degli abitanti.

Promuovere: – percorsi di formazione scolastica (tutti gli enti si devonoimpegnare, in base alle loro competenze, per l’attivazio-ne di percorsi di educazione alla legalità, alla democra-zia e alla solidarietà nelle scuole del proprio territorio; – percorsi di formazione sul territorio (azioni rivolte ai cit-tadini utili a far comprendere, ad informare); – coordinamento tra amministrazioni e scuole per con-crete iniziative contro la dispersione scolastica; – percorsi di formazione per gli amministratori e i dipen-denti pubblici; (per questi percorsi, in particolare, attiva-re una solida collaborazione con “LIBERA, Associazioni,nomi e numeri contro le mafie” e le associazioni ad essaaderenti, valorizzando il patto di aiuto e sostegno reci-proco tra enti territoriali e mondo dell’associazionismo, inun rapporto dialettico e costruttivo). – iniziative di solidarietà tra enti (cooperazione sia inmanifestazioni di solidarietà attiva sia in progetti concre-ti).

Studiare delle procedure semplici che consentanoagli enti di agire in perfetta trasparenza (ad esempio pro-cedure in materie di appalti, gestione delle discariche,smaltimento dei rifiuti urbani).

Impegnarsi per lo sviluppo efficace di politiche gio-vanili concrete.

enerdì 13 Novembre 2009 è passato al Senato, all’inter-no del maxi emendamento della legge finanziaria

2010 (DDL 1790), la proposta di modifica 2.3000 presenta-ta dal Sen. Saia (PDL) che prevede la vendita dei beni con-fiscati alle mafie e alla criminalità organizzata e che quin-di modifica la Legge 575/65 in particolare nella parte cheriguarda la gestione, da parte dello Stato, dei beni immobiliconfiscati alla Mafia.

Mentre va in stampa questo numero de “Il Mosaico” ilprovvedimento non è ancora arrivato alla Camera per l’even-tuale approvazione, ma è cominciata, in tutta Italia, una bat-taglia per convincere i deputati della maggioranza a ritirarlo!L’approvazione dell’emendamento provocherebbe infatti, unarretramento di almeno 30 anni nella lotta alle mafie: la nor-ma prevede infatti la vendita dei beni confiscati che nonriescono, per vari motivi, ad essere assegnati nel giro di 90giorni tempo (180 giorni in casi straordinari): peccato che nonsia scontato che ad impossessarsene non siano nuovamente ivecchi proprietari.

La confisca dei beni ai mafiosi è stata inserita nell’ordina-mento dopo la morte di Pio La Torre, esponente del PCI bar-baramente assassinato nel 1982. Nel 1996, grazie all’approva-zione della legge 109 (promossa da “Libera” con la raccolta di1.000.000 di firme) fu aggiunta alla “Rognoni – La Torre” unamodifica che prevede la rassegnazione di detti beni per scopisociali.

Ad oggi, grazie anche alla collaborazione degli eletti delPD nei quartieri, in provincia e in comune, Avviso Pubblico halanciato una campagna fatta di Ordini del Giorno per sensibi-lizzare la cittadinanza e spedire un messaggio chiaro a Presi-dente della Repubblica, Presidenti delle Camere, Governo: seesiste un problema legato alla gestione dei beni confiscati siprovveda alla realizzazione di un’Agenzia per la gestione deibeni che provveda ad una velocizzazione delle rassegnazionie contribuisca a tenere alto il valore che questi beni rappre-sentano: la vittoria dello Stato sulla Mafia.

Maurizio Gaigher

V

AAVVVVIISSOO PPUUBBBBLLIICCOO..IITT insieme contro tutte le mafie

I principali progetti attivi:

ALBACHIARAIl 20 marzo 2006, Avviso Pubblico ha sot-toscritto un protocollo d’intesa con la Pro-vincia di Pistoia e il Gruppo Abele per par-tecipare alla realizzazione di Albachiara.È un percorso sul tema della cittadinanza,iniziato nell’ottobre 2004 con la realizza-zione del primo Campus intitolato “I gio-vani di Macramè: intrecciano nodi, tesso-no relazioni, imparano l’arte della libertà”. Lo scopo è quello di costruire una retenazionale per promuovere il protagoni-smo sociale dei giovani e per contribuire,con l’impegno di tutti i gruppi organizzati,alla lotta contro le mafie.

CAROVANA ANTIMAFIESi tratta di una iniziativa organizzatadall’Arci insieme a Libera ed Avviso Pub-blico - Enti locali e Regioni per la forma-zione civile contro le mafie. È un calendario di appuntamenti itineran-ti volti a sensibilizzare la popolazione sultema della lotta alle mafie e dell’educa-zione alla legalità democratica conmodalità di coinvolgimento diverse: dalmomento di riflessione a quello di gioco,dal convegno allo spettacolo, dalla proie-zione di film all’animazione per i più pic-coli. Dal 2004, anno della decima edizio-ne, la Carovana Antimafie è diventata unevento internazionale.

GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNOÈ un’iniziativa promossa da Libera con“Avviso Pubblico”, il 21 marzo di ognianno, primo giorno di primavera, perricordare tutte le vittime innocenti dellacriminalità organizzata e rinnovare l’im-pegno per il contrasto alle mafie. La pri-ma “Giornata della memoria e dell’impe-gno” è stata realizzata a Roma nel 1996.

Testo tratto dal sito www.avvisopubblico.it

Schede a cura di Anna Alberigo

Recapiti tel. 334-6456548 fax 055-490996

E-mail: [email protected]@avvisopubblico.it

I

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ERA SpA, di cui il Comune diBologna detiene il 14,76%,dovrebbe essere una società a

vocazione territoriale legata, per la deli-catezza dei servizi che svolge, con unfilo diretto ai cittadini e ai territori in cuiopera.

Oggi HERA SPA di pubblico non hapiù nulla, se non i suoi azionisti di mag-gioranza. Gli amministratori pubblici deicomuni interessati da HERA si lavano lacoscienza asserendo che HERA è unasocietà pubblica perché è pubblico ilpacchetto di maggioranza delle azionidel capitale sociale della stessa. Ciòche omettono è che quando si asse-gnano i servizi pubblici della collettivitàa una SpA c’è poco da dire pubblico oprivato. Parliamo infatti di società chedevono rispondere al mercato e agliindici di borsa, il cui scopo è fare utili edistribuire dividendi. Non può esserequindi scopo di una SpA quotata in bor-sa abbassare le tariffe ai cittadini facen-do quindi meno utili, effettuare unamigliore manutenzione della rete, com-plicarsi la vita promuovendo praticheche vanno nella direzione del benecomune come quelle della sostenibilitàambientale, di un ciclo chiuso nellagestione dei rifiuti e di una minore emis-

sione di sostanze inquinanti e cancero-gene nell’atmosfera. In buona sostanzainvestire risorse in una maggiore efficien-za nell’uso delle risorse beni comuniinvece che nella vendita delle stesse.

Di queste criticità si era coscientianche quando HERA venne privatizza-ta, per questo furono previste le SOT(Società Operative Territoriali) comegaranzia politica del legame di HERAcon il territorio (HERA Bologna, HERA Fer-rara, HERA Forlì-Cesena, HERA Imola,HERA Faenza, HERA Modena, HERARavenna, HERA Rimini), pur sapendo giàallora che questo avrebbe reso HERAforse un po’ meno efficiente, ma avreb-be salvaguardato la preziosa vocazioneterritoriale dell’azienda. Oggi questesocietà sono state tutte eliminate infavore di una unica visione “verticalisti-ca” dove HERA SpA comanda dall’altosu tutta la regione. Oltre a questo è pre-vista la vendita da parte di alcuniComuni delle reti del gas, acquedotti efognature.

Nel 2012 saremmo poi obbligati avendere le nostre azioni pubbliche inHERA per via di un decreto varatorecentemente dal governo (la cui con-versione in legge è in corso) ed HERA aquel punto sarà una società privatacome qualsiasi altra. L’unico problemaè che potrà agire, grazie a queste deli-bere scellerate, in un completo regimedi monopolio.

La nostra ex-municipalizzata è ormaisfuggita alla guida del suo creatore, inuno scenario dove i sindaci, “schiavi”degli utili distribuiti, non sono in grado difarsi sentire e la macchina è completa-mente fuori controllo.

Ciliegina sulla torta è la modifica del-l’articolo 8 dello statuto societario: almomento i soci privati possono acqui-stare fino al 2% delle azioni di HERA SpA,dopo la modifica la soglia salirà al 5%.

Cosa fa qui– si oppone alla raccolta differenzia-

ta domiciliarizzata prevista dalla Provin-cia e voluta da sempre più Comuni peril semplice motivo che questo ridurreb-be drasticamente combustibile epotenzialità dell’inceneritore. Così puòcontinuare ad incassare i CIP6 e soste-nere che produce energia “termovalo-rizzando”

– non si occupa di promuovere unuso efficiente dell’acqua nelle nostrecase e nelle città: d’altra parte vendeacqua, quindi...

– non ha alcun interesse al recuperodelle acque di scarico o alla fitodepura-zione: d’altra parte vende la depurazio-ne, quindi...

– propone centrali termoelettriche ereti di riscaldamento piuttosto che svi-luppare fonti energetiche rinnovabili edefficienza energetica: d’altra parte ven-de energia, quindi...

Cosa fa fuori e con chi– centrale turbogas a Capranise,

con Cosentino

– inceneritore “Carapelle Energia”insieme a Caviro di Faenza

– affida i servizi di spazzamento aManutencoop che li ha ceduti a Bian-camano, vicina a Dell’Utri

... e tutto questo senza che alcunodei soci si ponga qualche dubbio, pon-ga qualche domanda alla società: nul-la di nulla come se niente fosse!

Apriamo una vertenza HERA

Ci prefiggiamo di aprire un confron-to con le amministrazioni locali e con leforze politiche in merito al progetto diriorganizzazione di HERA e al profilo delpiano industriale che HERA si sta dando.

Vogliamo poi confrontarci sulle lineedi governo e gestione pubblica di fatto-ri fondamentali per il bene della comu-nità, i beni comuni del nostro territorio:acqua, energia, ambiente per:

– comprendere quali sono gli stru-menti che hanno le amministrazionipubbliche per garantire finalità e livelliqualitativi e la loro coerenza con gli stru-menti di pianificazione comunali, provin-ciali e regionali;

– puntualizzare il campo di finalitàpubbliche primarie nelle quali agisceHERA;

– sottolineare la necessità di rilancia-re una diversa progettualità del lavorodi HERA sul territorio.

Ma anche confrontarci con le modi-fiche normative che il governo sta intro-ducendo. È in atto, su iniziativa delgoverno, una profonda revisione delquadro normativo che interessa i servizipubblici locali (Art. 15 del D.L. 135/2009).

Si intende programmare una reazio-ne a questo processo di privatizzazione?Si intende garantire il governo e lagestione pubblica di questi servizi?Come lo si intende fare?

Sugli investimentiIl programma di riduzione degli inve-

stimenti discende da un lato dallanecessità di avere un alto rating daiconsulenti finanziari (Mody’s e Standard& Poor’s) per tenere alto il valore del tito-lo, dall’altro per non fare alzare il costodel denaro.

Ormai il debito consolidato del grup-po è di 1.562 milioni di euro, pari quasi alpatrimonio netto, e questa situazionediscende dalla decisione dei soci di pre-tendere alti dividendi, piuttosto che pre-tendere investimenti nel territorio dal2002 a oggi.

Se si fosse deciso di reinvestire l’80%dell’utile netto, in alternativa avremmoun’azienda che potrebbe produrreun’accelerazione degli investimenti conuna qualità dell’ambiente nel territoriosignificativamente più adeguata, oltreche un’azienda meglio patrimonializza-ta (quasi 550 milioni di euro di debito inmeno, dei quali circa 200 distribuiti asoci privati).

Gabriele BolliniRete Ecologista Bolognese

http://recobo.ning.com/

HHEERRAA::il cittadino

devesapere

H

IL MOSAICO ha raccolto il gri-do di allarme lanciato dallaRete Ecologista Bolognese epartecipa alla promozione di

iniziative pubbliche in merito aun tema che ci coinvolge tutti

come cittadini e, di fatto, soci della nostra azienda ex-municipalizzata HERA.

Mentre chiudiamo il numero in redazione, il sindaco diBologna ha convocato i

vertici dell’azienda per avereinformazioni ufficiali sui rappor-ti tra HERA e la Scr, misteriosasocietà fiduciaria campana

ritenuta legata alla famiglia diNicola Cosentino, il sottosegre-

tario che la magistraturanapoletana, Montecitorio permettendo, vorrebbe

arrestare per concorso esternoin associazione mafiosa.

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– Perché nell’ottobre del 1995 èstata fondata l’associazione CoseNuove, quale era lo scopo?

Cose Nuove nasce con l’obiettivodi essere promotore e luogo di parte-cipazione alla vita sociale a tutti i livel-li, di informazione riguardo alle que-stioni politiche e culturali di interessecomune, di coinvolgimento negliambiti in cui viene esercitata la vitasociale e politica.

Fin dai primi documenti vengonoevidenziati come principi ispiratori lacultura della solidarietà, del serviziodisinteressato al bene comune, dellaresponsabilità, della promozione dellalegalità, del confronto tra posizionidiverse.

L’attività dell’Associazione si con-nota innanzitutto per un’attenzionealla realtà locale, in primo luogo delComune di Castel Maggiore, ma conun’attenzione costante a molti temi diinteresse più generale, quali: espe-rienze di commercio equo solidale edi cooperazione internazionale, pro-blematiche di carattere ambientale,questioni legate agli aspetti parteci-pativi nella gestione amministrativa,temi legati alla riforma del welfare,alla diversabilità, alla promozione del-la pace nel mondo.

– Che cosa vi ha portato a sce-gliere per la vostra discesa nell’a-gone politico la via della lista

civica e quali le motivazioni che vi

hanno portato in un secondo mo-mento a entrare nei partiti?

La scelta di partecipare attiva-mente alle elezioni comunali è stataprecedente alla costituzione di CoseNuove come Associazione. Le ammi-nistrative dell’aprile 1995 sono state laprima occasione in cui si è presentatala lista civica denominata “Cose Nuo-ve per Castel Maggiore”; l’Associazio-ne è stata pensata proprio per poterstrutturare una base di consenso e persupportare l’azione politica del grup-po consiliare che si era costituito.

In quel periodo era forte la perce-zione di un’insufficiente rappresentan-za dei partiti tradizionali. Come nelresto del Paese, anche nel nostro ter-ritorio fiorivano molteplici esperienzeciviche, basate sulla concretezza deiproblemi da affrontare a livello locale,ma anche sulla convinzione che fosse

necessario un supplemento di idealitàe un nuovo stile di rapporti tra l’ammi-nistrazione e la cittadinanza. Il succes-so di quella prima iniziativa, basatamolto sul contatto diretto con gli elet-tori e sulla conoscenza e sulla credibi-lità personale dei candidati, ha per-messo di conoscere i meccanismi del-la macchina amministrativa e di con-durre un’azione mirata a far emerge-re i problemi a nostro avviso piùimportanti, cercando di trovare solu-zioni in modo propositivo

La nostra opposizione, continuatacon le elezioni del 2001, è sempre sta-ta basata sui contenuti, sul tentativodi risolvere le criticità amministrative, enon su una contrapposizione ideolo-gica.

Successivamente, aprendosi unnuovo spazio politico, a partire dallivello nazionale, con la definizione diun più netto bipolarismo, è diventatonecessario operare una scelta dicampo. La scelta del centrosinistra ela successiva alleanza con la Mar-gherita, per le elezioni del 2005, cheha aperto la strada a un’alleanza digoverno, sono state evoluzioni larga-mente condivise tra gli aderenti e isimpatizzanti di Cose Nuove, risultan-do l’opzione più in linea con i presup-posti e i principi associativi.

– Quali sono stati i risultati posi-tivi e negativi dell’esperienza inConsiglio comunale? quali sono

alcuni punti qualificanti il lavorosvolto per la cittadinanza?

Credo che il punto più qualifican-te sia stata una più ampia aperturadell’amministrazione nei confronti del-la cittadinanza su tutte le maggioriquestioni territoriali, quali le scelte dibilancio, i piani di sviluppo urbanistico,la creazione e la regolamentazione dinuove forme di partecipazione.

Anche nella “macchina ammini-strativa” è stato conseguito un signifi-cativo miglioramento, in termini di effi-cienza e di attenzione ai singoli citta-dini. Naturalmente non è tutto ascrivi-bile alla nostra iniziativa, perché ilmerito non può essere che condivisotra tutti coloro che hanno governatoin questi ultimi anni; sta di fatto, però,che alcune “parole d’ordine”, inseritegià nei nostri primi programmi eletto-rali, hanno trovato pieno riconosci-mento nell’attuale gestione ammini-strativa.

Quanto ai risultati negativi, potreb-bero essere identificati nella scarsainfluenza sull’azione di governo del

LLaa ppooll ii tt iiccaa ccoommee sseerrvviizz iioo::“Cose Nuove”

a Castel Maggiore

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13Il Mosaico n. 37

Condividiamo il pensiero degli amici dell’Associazione Cose Nuoveche affermano: “Una cultura civica diffusa rappresenta alla lungal’unico puntello efficace alla permanenza di istituzioni democrati-che quali le conosciamo oggi. Perciò è necessario invitare soprat-tutto le nuove generazioni a un impegno diretto nella vita civile,perché possano agire da promotori dei valori della convivenza e

da osservatori consapevoli dell’azione amministrativa. Tutte lecosiddette “agenzie educative”, e penso in particolar modo

all’ambito ecclesiale, devono collocare l’educazione alla cittadi-nanza, alla giustizia, alla solidarietà, alla sussidiarietà (in sintesi: al

bene comune), tra le priorità della loro azione formativa”. Il presidente dell’Associazione risponde alle nostre domande.

www.cosenuove.eu

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14 Il Mosaico n. 37

ià nel 1577 i cosacchi, al servi-zio di Ivan IV il Terribile (1530-84), si stabiliscono nella regio-

ne del Terek. Il territorio diventerà,poi, parte dell’impero russo dal 1783,anche se con periodiche ribellioni diceceni e ingusci, cui l’esercito zaristafa fronte con difficoltà.

Dopo la Rivoluzione bolscevicadel 1917 e la nascita dell’URSS (1923)ceceni e ingusci sono inseriti nellaRepubblica Socialista SovieticaCeceno-Inguscia, nell’ambito dell’e-norme Russia, uno dei quindici sog-getti che compongono l’unione.Quando, però, nel 1941 i tedeschiinvadono l’URSS, i ceceni, sperandod’ottenere la piena indipendenza daMosca, insorgono. Appena è chiaroche i nazisti si ritirano e l’armata rossaè all’offensiva, Stalin ordina unadurissima rappresaglia contro i ribelli.Il 23 febbraio 1944 con l’OperazioneLentil, in una sola notte, un milione diceceni è deportato in Kazakistan.

Solo nel 1957, dopo il XX Congres-so del PCUS, durante il quale Krush-cev denuncia i crimini dello stalini-smo, sarà consentito ai superstiti ditornare in patria.

Le guerre di Cecenia

Dopo il crollo dell’URSS (1991),nasce un movimento indipendenti-sta, che porta all’autoproclamazio-ne della sovranità repubblicana.Leader di questa secessione è Dzo-kar Dudaev, un militare cresciuto nel-l’armata rossa che assume la presi-denza del piccolo territorio fino al1996: verrà ucciso da un missile russol’anno dopo.

Mosca non riconosce il nuovoStato e vorrebbe ricondurlo nell’am-bito della risistemazione del territoriorusso, ma per tre anni non accadenulla di significativo perché Boris Eltsinè impegnato in un lungo braccio diferro con la Duma che si risolverà nel

Cittadini del mondo: Cecenia

Proseguiamo la carrellata delle repubbliche dell’est europeocon l’aiuto prezioso del nostro esperto: tocca questa volta

all’indomabile Cecenia.

CCeecceenniiaaUn piccolo angolo d’inferno

G

DATI GEOGRAFICI

Nome ufficiale:Repubblica Cecena

Capitale: Groznyj Area: 19.300 kmq.Popolazione: 1,3 milioniStatus politico: Repubblica federatanell’ambito della Federazione Russa, èuno degli 89 soggetti che la compon-gono.Distretto federale: Meridionale Regione economica:

Nord Caucaso Lingue ufficiali: russo, ceceno Religione più diffusa: Islam sunnita Capo dello Stato: Ramzan Kadirov

La Cecenia confina a nord-ovest con ilKraj di Stavropol, ad est e nord-est conla repubblica del Daghestan, a sudcon la Georgia e ad ovest con lerepubbliche dell’Inguscezia e dell’Os-sezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucasosettentrionale nel distretto federalemeridionale.

ECONOMIA - Durante le guerre l’interotessuto economico della repubblica ècollassato: si calcola che circa l’80%delle potenzialità sia andato distrutto; sisono invece sviluppati fortemente i traf-fici illeciti di valuta dollaro-rublo.Ultimamente si è un po’ ripresa l’indu-stria petrolifera che, però produce unterzo di quanto era immesso sul merca-to negli anni ottanta. Il tasso di disoccu-pazione è al 76%. Il baratto è larga-mente praticato.

POPOLAZIONE - La maggior parte deiceceni è di religione musulmana sunni-ta dal XVI secolo.Le lingue usate sono la cecena e la rus-sa. Il ceceno appartiene alla famiglialinguistica del Caucaso centro-setten-trionale, ed è imparentato con l’ingu-scio.La popolazione è molto giovane: l’etàmedia è di 22 anni; vive per lo più incampagna.

[FONTE: Wikipedia Italia]

territorio, nel periodo in cui la listacivica rappresentava una forza diopposizione; tuttavia, credo che sipossa dire che solo attraverso quellascelta sia stato possibile maturareuna maggiore consapevolezza dellepriorità amministrative e acquisireuna dote di credibilità che ha per-messo di entrare in maggioranzacon un ruolo determinante.

– Perché avete organizzato lalettura ad alta voce della Costi-tuzione? Quale risultato avete

ottenuto dall’iniziativa?Già agli albori della nostra espe-

rienza, e in particolare per l’elabora-zione del nostro Statuto, guardava-mo alla Carta Costituzionale comeriferimento sia nei contenuti, sia nelmodo col quale si era giunti alla for-mulazione del testo. Leggere laCostituzione significa ritornare ai fon-damenti del nostro vivere civile ericordare i valori condivisi dai cittadi-ni del nostro Paese, aldilà delle estra-zioni culturali e delle appartenenzepolitiche o religiose.

Devo confessare che la letturacontinuata dei testi sacri, promossarecentemente dalla Chiesa cattoli-ca, ci ha fornito la prima ispirazione.Facendo le debite distinzioni, acco-starsi alla lettura, o all’ascolto, di untesto comunemente accettatocome fondativo di un patto di convi-venza (si potrebbe dire: di un’allean-za), è un richiamo estremamente for-te ai valori di una comunità e dellavita dei suoi membri.

Oggi stiamo assistendo a unosfaldamento dei legami sociali e aun più faticoso riconoscimento divalori condivisi, essendo i diversiambiti di vita generalmente pervasida uno sfrenato individualismo. Mala risposta che abbiamo ricevutoall’iniziativa, in termini di istituzioni,associazioni e gruppi che hannoaderito ufficialmente e di semplicicittadini che si sono alternati alla let-tura o che hanno partecipato inaltro modo, è stata davvero confor-tante. Molti rappresentanti del mon-do della scuola, così come quelli dialcune organizzazioni culturali e divolontariato, hanno chiesto anchedi poter replicare l’iniziativa o di con-tinuarla con incontri di approfondi-mento, sentendo la necessità urgen-te di radicare una cultura civica piùmatura.

Fabrizio PassariniPresidente dell’Associazione

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15Il Mosaico n. 37

cannoneggiamento della Casa Bian-ca il 3 ottobre 1993.

Tra i motivi dell’opposizione russaci sono i progetti di costruzione dioleodotti e gasdotti che dovrebberotrasportare idrocarburi dalla regionedel Mar Caspio al porto sul mar Nerodi Novorossijsk.

La prima guerra - Nel dicembre1994 però, il capo del Cremlino, ingrave crisi di popolarità, per aggiudi-carsi le ormai prossime elezioni presi-denziali, ordina l’invio di 40.000 solda-ti nella repubblica secessionista.Come già in Afghanistan, le forze rus-se subiscono gravi rovesci e si deveattendere il 31 agosto 1996 perchévenga stipulato un armistizio tra ilfuturo successore di Dudaev, AslanMaskhadov, e il gen. Lebed, inviatoda Eltsin. Il trattato di Khasavyurt con-cede alla Cecenia un’ampia auto-nomia. Tuttavia, la crisi economica,le continue azioni terroristiche di Sha-mil Basayev e la presenza di “signoridella guerra” indeboliscono l’autori-tà del governo di Groznij che nonriesce a controllare la situazione.

La seconda guerra - Quando, poi,nel 1999 Vladimir Putin diviene primoministro russo, il conflitto torna adivampare. Putin, che alla fine del-l’anno diverrà presidente della Fede-razione, vuole assolutamente stron-care la ribellione con ogni mezzo,perciò ordina all’esercito, ai soldatidel ministero dell’interno e ai servizisegreti di stanare, ovunque si trovino,con qualunque mezzo i ribelli. Per farquesto non esita a mettere il bava-glio alla stampa e a qualunque ten-tativo di svelare al mondo quale siala situazione reale.

In breve: il conflitto s’inaspriscecol suo corollario di sofferenze per lapopolazione civile, le donne in parti-colare, le torture, le sparizioni, irastrellamenti, le violenze d’ogni tipo,totalmente impunite. All’interno dellaRussia, poi, il regime diventa semprepiù autoritario. La guerra in Ceceniaviene sfruttata da Putin per otteneredall’Occidente un sostanziale avallodi tutto ciò che accade, come underivato della più vasta lotta contro ilterrorismo islamico, a seguito degliattentati dell’11 settembre 2001 aNew York. In Russia si fomenta l’isla-mofobia, anche perché comman-dos ceceni vi compiono blitz conprelievo di ostaggi. I più celebri sonodue: quello del teatro Dubrovka, aMosca, dove circa 800 persone sonoostaggio di una quarantina di cece-ni (ottobre 2002) e quello della scuo-la N. 1 di Beslan, in Ossezia del Nord,(settembre 2004) dove 1200 personesono prigioniere di 31 terroristi. AlDubrovka muoiono 129 persone, tracui i rapitori, a Beslan 386.

Annullato di fatto il trattato diKhasavyurt, Mosca considera Mas-khadov un nemico e vuole a tutticosti eliminarlo, al pari degli altri lea-der ribelli, cosa che puntualmenteavverrà.

Le fidanzate di Allah

Un aspetto particolarmente rac-capricciante di questa guerra è ilfenomeno, raro nel mondo musulma-no, delle donne kamikaze. Molte diloro si danno la morte per vendicareun parente scomparso o perché,essendo state violentate, non posso-no più sposarsi.

Hava, 17 anni, nel giugno 2000 sigetta, alla guida di un camion imbot-tito d’esplosivo, contro un posto diblocco formato da soldati del mini-stero dell’interno, mentre qualcuno –prima da dentro il mezzo, poi da fuo-ri – riprende la scena con una video-camera. Pochi giorni prima la si vedementre prova la scena e si rivolge adaltre, con parola sicura, in questi ter-mini: «Sorelle, dopo che i nemici han-no ucciso quasi tutti i nostri uomini, inostri fratelli e mariti, solo a noirimane il compito di vendicarli. Ègiunto il momento per noi di imbrac-ciare le armi in difesa della nostracasa e della nostra terra da coloroche hanno portato la morte nellenostre case. E non ci fermeremoneanche se per questo dovremodiventare martiri sulla via di Allah.»

Un’altra, però, non vuol morire:Zarema, 16 anni, viene costretta daShamil, il suo uomo, ad entrare nellasede della polizia di quartiere con, atracolla, una borsa piena di 17 chili ditritolo. Lei, però, se la sfila, giusto intempo per salvarsi. È l’unica bombaumana in grado di raccontare la suatriste storia di donna rapita da ungruppo di ragazzi per trasformarla in“moglie per una notte” e poi inkamikaze.

Groznij oggi

Le ultime testimonianze parlano diuna Groznij, la capitale, ricostruita,normalizzata, tranquilla, dove, addirit-tura, la sera si può andare al ris-torante. Il potere è saldamente nellemani di Ramzan Khadyrov, figlio diquel Akhmad Khadyrov ucciso conuna mina, durante una parata mil-itare il 9 maggio 2004 allo stadio diGroznij.

È l’uomo cui Mosca ha appaltatola gestione del territorio, chiudendogli occhi sulle sue prepotenze e suisuoi traffici non sempre leciti. È impos-sibile dire, a questo punto, se la pic-cola repubblica del Caucaso setten-trionale sia completamente pacifica-ta o se in futuro, magari in coinciden-za di un indebolimento del poterecentrale moscovita, le rivendicazioniindipendentiste, come un fiume carsi-co, potranno tornare alla luce.

Pier Luigi Giacomoni

IN LIBRERIA

C. GUBITOSA: Viaggio in Cecenia. La guerra sporca della Russia e la tra-gedia di un popolo. Nuova Iniziativa Editoriale, 2003.

J. ALLAMAN: CECENIA - Ovvero l’irresistibile ascesadi Vladimir Putin, Fazi, 2003.

A. POLITKOVSKAJA: Cecenia, il disonore russo, Fandango, 2003 A. POLITKOVSKAJA: Un piccolo angolo d’inferno, Rizzoli, 2008.

M. TERLOEVA: Ho danzato sulle rovine,Corbaccio, 2008.

W. JAGIELSKI: Le torri di pietra: storie dalla Cecenia,B. Mondadori, 2007.

J. JUZIK: Le fidanzate di Allah, Manifesto Libri, 2007

IL WAHABISMO

Durante le guerre in Cecenia si è dif-fuso, soprattutto fra i giovani, il credowahabita. Si tratta di una correntedel radicalismo islamico, fiorita nelXVIII secolo in Arabia e sostenutadalla famiglia reale dei Saud. Pren-de il nome dal suo fondatoreMuhammad ibn Abd al-Wahhb(1703-92).

Agl’inizi la Wahhābiyya era soltantouno dei tanti ritorni alla purezza e alrigore originale che hanno periodi-camente caratterizzato tutte legrandi religioni monoteiste. L’inse-gnamento del suo iniziatore era fon-dato sull’unicità di Dio, sull’osservan-za rigorosa del Corano e sulla severacondanna delle consuetudini reli-giose, come ad esempio, le visite aisepolcri dei personaggi famosi,compiute periodicamente daidevoti musulmani. Si è sempre battu-ta contro la corruzione dei costumi eper una rigida divisione tra i sessi.

Oggi, gli Imam wahabiti sono accu-sati di predicare nelle moschee l’eli-minazione fisica di cristiani ed ebrei,considerati nemici dell’Islam.

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{ segue da pag. 10 }Badanti e colf: un’occasione mancata

infatti rilevato “che solo con l’affermazione della sussi-stenza del diritto del lavoratore alla regolarizzazione siraggiunge un’interpretazione conforme alla Costituzio-ne, non potendosi ritenere legata al mero arbitrio deldatore di lavoro la presentazione della dichiarazione diemersione di cui all’art.1 ter della legge 102/2009”.

Un caso fortunato perché assistito, al quale si affian-cano molti altri casi di persone che si sono ritrovate sen-za lavoro.

Ciò che probabilmente ha costituito da deterrentenon è stato il costo una tantum di 500 euro, quanto l’ob-bligatorietà di instaurare dei contratti con un impegnominimo di 20 ore settimanali, con annessi costi previ-denziali e assicurativi, quando spesso si ricorre all’assi-stenza di queste figure professionali – in particolare secolf – solo per alcune ore a settimana.

Interessanti in merito le valutazioni di Sergio Pasqui-nelli, ricercatore senior dell’Istituto per la Ricerca Socia-le, che ha affrontato in un articolo dal titolo “Servonobenefici che giustifichino i costi”, pubblicato su Il Sole 24Ore, il disequilibrio tra costi e benefici che le famigliehanno dovuto affrontare nello scegliere se effettuare omeno la regolarizzazione.

L’autore “mette il dito” sulla piaga di interventi fina-lizzati all’inserimento di queste lavoratrici non coordinatitra loro: nove Regioni organizzano corsi di formazioneper assistenti famigliari le quali però al termine del per-corso non sono valorizzate da un mercato del lavororegolare. Sono stati attivati anche degli “sportellibadanti”, servizi per l’incontro tra domanda e offerta dilavoro, ma il costo del lavoro è tale che le famiglie, aldunque, si tirano indietro. Alcune Regioni hanno infineistituito gli assegni di cura regionali rivolti a chi impiegaun’assistente familiare, misure che spesso compensanol’assenza di sostegni statali e di agevolazioni fiscali. Tut-tavia, i fruitori reali di questo tipo di assegni, vincolati allaregolare assunzione di una badante, sono molti menodi quelli potenziali.

Si tratta però di interventi isolati, spesso non coordi-nati tra loro e conseguentemente con un impatto ridot-to. Le politiche sociali dovrebbero invece garantire unarisposta al bisogno di assistenza, promuovere la qualifi-cazione di queste figure professionali, e favorire il cor-retto inquadramento dei lavoratori anche sostenendoeconomicamente le famiglie a basso reddito chedevono necessariamente ricorrere ai relativi servizi.

Francesca ColecchiaAprimondo Centro Poggeschi

Il Mosaico n. 3716

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Questo numero è stato chiusoin redazione il 30.11.2009

Hanno collaborato

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