Il miracolo economico nelle Giudicarie: una ricerca condotta su fonti primarie del territorio

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IL MIRACOLO ECONOMICO NELLE GIUDICARIE COSTRUIRE STORIA QUADERNI 2 2 2 Dipartimento di scienze umane e sociali

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Indagine, condotta presso l’Istituto di Tione, che ha preso in considerazione gli aspetti più significativi del periodo storico compreso tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso: si tratta di anni caratterizzati da importanti trasformazioni economiche, sociali e culturali, per indicare i quali si è spesso parlato di “miracolo economico”.

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I LMIRACOLO ECONOMICO

NELLE GIUDICARIE

COSTRUIRES T O R I AQUADERNI22222

Dipartimento di scienze umane e sociali

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Istituto di istruzione «Lorenzo Guetti»Tione di Trento

Il miracolo economiconelle Giudicarie

una ricerca condotta su fonti primarie del territorio

2007

Provinciaautonomadi Trento

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Premessa«Lo spettacolo della ricerca, con i suoisuccessi e le sue traversie, raramente stanca.Il bell’e fatto, invece, provoca gelo e noia».

Marc Bloch

I «Quaderni di costruire storia» costituiscono uno deiprincipali risultati del progetto «Costruire storia: ricercasui curricoli del ciclo secondario». Il progetto è statorealizzato nel triennio 2003-2006 e ha coinvoltol’IPRASE, il Museo storico in Trento, il Dipartimento discienze umane e sociali dell’Università di Trento, treistituti scolastici della Provincia1 e molti docenti di sva-riati indirizzi scolastici di scuole superiori.La ricerca è stata condotta con metodi empirici e si èbasata sull’analisi dei documenti elaborati dai consigli diclasse e dagli insegnanti di storia per l’esame di stato del2003 e su focus group realizzati con docenti di storiadelle scuole superiori. Essa ha rilevato che nella program-mazione curricolare prevale l’ottica lineare per obiettivi,centrata sull’insegnamento e sulla materia scolastica piut-tosto che sui processi di apprendimento e che i docenti

cercano di perseguire nei propri studenti abilità cognitivegenerali e linguistiche piuttosto che abilità operative epiù squisitamente storiche. Per quanto riguarda le cono-scenze, la didattica della storia è spesso strettamente con-nessa ai capitoli del libro di testo e, nell’insegnamentodella storia contemporanea, si fa per lo più riferimentoai principali avvenimenti e snodi della storia politica na-zionale ed europea mentre l’attenzione alla storiaextraeuropea è scarsa e la trattazione della storia in di-mensione locale è quasi del tutto assente. La lettura dilibri storici non manualistici, la critica delle fonti, l’analisidei documenti e l’attività laboratoriale, sono metodi an-cora poco praticati. Si è visto, in definitiva, che la storiacome «materia» scolastica stenta a staccarsi da una pras-si consolidata di insegnamento per sperimentare tecni-che di apprendimento più attive, che stimolino nei gio-vani l’emozione del conoscere e l’assimilazione di unametodologia operativa e critica.Gli esiti della ricerca qui sommariamente illustrati sonostati presentati in un seminario2: in esso è stata postala questione della possibilità di realizzare un modelloalternativo di didattica della storia cha sappia inte-

1 Si tratta dell’Istituto di istruzione di Tione, dell’Istituto tecnico e professionale di San Michele all’Adige, dell’Istituto tecnico industriale «GuglielmoMarconi» di Rovereto.

2 Il seminario si è tenuto il 15 gennaio 2004 presso l’IPRASE in occasione della presentazione del rapporto di ricerca del progetto (ChiaraTamanini, «Costruire storia: ricerca sui curricoli del ciclo secondario», PAT-IPRASE, Trento 2003). Per ulteriori approfondimenti si veda nel sito<www.iprase.tn.it> la pagina dedicata a «Costruire storia».

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grare il racconto del passato con la problematizza-zione del modo in cui esso è costruito. Tale questio-ne ha colto nodi problematici e bisogni di innova-zione didattica condivisi da molti docenti, tanto èvero che da essa ha preso il via un percorso di ricer-ca-azione che ha coinvolto un gran numero di Scuolesecondarie superiori nel tentativo di realizzare unariflessione critica su alcuni aspetti centrali dell’inse-gnamento della storia e di realizzare pratiche didat-tiche innovative.La riflessione critica ha portato alla stesura condivisadi criteri di costruzione del curricolo di storia3, mentrel’innovazione didattica ha condotto alla realizzazionedi percorsi didattici incentrati su un metodo di lavorolaboratoriale in grado di garantire risultati più efficacinell’apprendimento della storia. Tale metodo mettein primo piano, infatti, la centralità degli studenti e, inparticolare, la loro motivazione ad imparare tramitela costruzione di percorsi in cui siano posti nelle con-dizioni di riconoscere, affrontare e risolvere problemi.Gli alunni e le alunne lavorano sulle fonti e ciò per-mette loro di dare concretezza ai fatti storici e alle ope-razioni storiografiche. Poiché la documentazione piùvicina e ricca è molto spesso quella territoriale, le espe-

rienze didattiche presentate nei «Quaderni di costrui-re storia» mostrano che è proprio attraverso l’utilizzodi fonti locali di diverso tipo (archivistico-documen-tarie, iconografiche, audiovisive, paesaggistiche) chegli studenti esercitano pratiche di laboratorio in cui sicostruisce in modo dinamico la conoscenza storica.Attraverso la dimensione locale della storia gli stu-denti riescono inoltre a cogliere in modo concreto i filiche legano vicende nazionali e internazionali e svi-luppi locali.I «Quaderni di costruire storia» documentano soloalcuni dei percorsi realizzati dagli insegnanti con i pro-pri studenti. Questi mostrano come, pur all’interno dicontesti istituzionali e organizzativi talvolta complessi evincolanti, sia possibile, attraverso un’ottica progettualee dinamiche collaborative, lasciare spazio ad uno spiri-to di ricerca e innovazione. Tale spirito infatti favoriscelo sviluppo professionale dei docenti e promuove neigiovani la consapevolezza che solo la conoscenza delpassato ci permette di affrontare responsabilmente legrandi sfide del presente e del futuro.

3 Il fascicolo «Criteri di costruzione del curricolo di storia» si può richiedere all’IPRASE e al Museo storico in Trento ed è scaricabile dai siti<www.iprase.tn.it> e <www.vivoscuola.it>.

Luigi BlancoDipartimento

Scienze umane e sociali

Giuseppe FerrandiMuseo storico

in Trento

Chiara TamaniniIPRASE

del Trentino

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PARTE PRIMA

Materiali di introduzione al contesto

PremessaLe classi coinvolte nell’attività di ricerca sono state introdotte al tema attraverso una rico-struzione del quadro generale relativo ai processi storici che si apprestavano a indagare.Oltre alle relazioni introduttive dei docenti e degli esperti, svolte nella forma della lezionefrontale e finalizzate a far riflettere gli studenti sia sui contenuti sia sui metodi, sono statiutilizzati una serie di strumenti attraverso i quali è stato possibile tematizzare alcuni nodiproblematici del «miracolo italiano» e ricostruire gli elementi di fondo del panorama socialeed economico dell’epoca.In particolare tutti gli studenti hanno analizzato alcuni documenti filmati significativi; ungruppo si è invece dedicato allo studio di alcune pubblicazioni quali La Domenica delCorriere, Epoca, L’Espresso ecc.; un gruppo, infine, ha elaborato, con l’aiuto dei docenti,un questionario-intervista finalizzato alla raccolta di alcuni dati significativi relativi al conte-sto locale.In questa parte riportiamo: 1) le schede di analisi dei documenti filmati; 2) il lavoro dianalisi effettuato su alcuni settimanali; 3) l’esito della ricerca sul territorio svolta attraversoil questionario-intervista.

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1. «Volare» di Guido Chiesa*II documentario di Guido Chiesa e Giovanni DeLuna è stato realizzato nel 1998 per la rete tele-visiva franco-tedesca Artè. Racconta gli anni delboom economico italiano attingendo a uno stra-ordinario patrimonio archivistico costituito daidocumentari della «Documento film», girati tragli anni cinquanta e settanta da registi famosi(ma anche da autori poco conosciuti), e desti-nati alle sale cinematografiche.

1.1. ll tema storicoPer «miracolo economico» si intende l’improvvi-so e tumultuoso sviluppo fatto registrare dall’eco-nomia italiana tra il 1954 e il 1956 e destinato atoccare il suo culmine nel successivo quadriennio1958-1962. II capitalismo italiano ne uscì trasfor-mato. All’inizio del decennio cinquanta-sessanta

aveva ancora caratteristiche paleolitiche, alla so-glia degli anni sessanta era praticamente in linea,almeno nelle sue più mature espressioni, col ca-pitalismo francese, inglese, tedesco. Il mutamen-to non interessò soltanto la struttura economicadel Paese: per una serie di interdipendenze stret-tissime rimbalzò sulle strutture sociali e demografi-che, sull’assetto territoriale, sulle caratteristicheprofessionali della forza-lavoro sul funzionamen-to dei servizi pubblici, sull’organizzazione scola-stica e su quella assistenziale.Il 30% degli italiani cambia allora la propria resi-denza anagrafica. Non fu un semplice travaso dienergie lavorative dall’agricoltura all’industria; fu unvero e proprio esodo. A Torino, a Milano, in tutto ilNord industrializzato arrivarono gli emigranti: «ilpopolo contadino, il popolo di Dio, perché per se-coli soltanto a Dio era rimasto affidato nella suaimmensa solitudine e nella sua terribile miseria, era

CAPITOLO PRIMO

Schede di analisi dei documenti filmati

* La presente scheda è stata tratta dal volume La scena del tempo di Giovanni De Luna, Marco Meriggi e Antonella Tarpino, Milano, Paravia,1998, cui è allegato il documentario in VHS.

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uscito tumultuosamente dal suo ghetto ed era dila-gato per il resto del Paese». Cambiarono anticheabitudini, tradizioni culturali, modi di vivere.

1.2. I «nodi» storiograficiCome e stato possibile leggere attraverso i docu-mentari il tumulto di quegli anni? Quali sono i trat-ti qualitativi restituitici da quella ridda di cifre e didati statistici? Un efficace percorso interpretativopuò svilupparsi lungo due direzioni, la prima rivol-ta al passato, la seconda al futuro. Da un lato sitratta di sottolineare le tenaci persistenze di un «lun-go periodo» contadino e rurale ancora fortementeradicato nel cuore di un presente industrializzato eurbano; dall’altro i processi di formazione degli ita-liani del futuro, «i figli di un benessere minore» cheavrebbero affollato l’universo sociale della Secon-da repubblica.Lungo il primo versante, ad essere messo in pri-mo piano è stato così l’intreccio tra modernità earcaismo che attraversava l’intero decennio 1951-1961; l’Italia che scompariva nelle statistiche enegli indici della produzione sopravviveva in zoneestese della mentalità e dei comportamenti col-lettivi, quasi che gli italiani fossero coinvolti nella«grande trasformazione» in una dimensione di

totale inconsapevolezza. Di qui la loro attenzionepiù verso il passato che verso il futuro. Lungo ilsecondo, invece, è stato necessario registrare unincontro con la modernità caratterizzato da nuo-vi modelli antropologici, da mutamenti che inve-stivano l’identità profonda degli italiani. Fu pro-prio allora che «sparirono le lucciole». Fu Pasoliniad accorgersene per primo, a gridare il suo rim-pianto denunciando la voracità e l’ingordigia degliitaliani usciti dalla «grande trasformazione», allaricerca di una omologazione volta al raggiungi-mento del successo e della ricchezza personale.

1.3. Un modello narrativoI documentari sono stati quindi organizzati indue grandi contenitori. Nel primo, Un passatoche non passa, sono confluiti quelli che ci resti-tuivano mestieri scomparsi, un lavoro fondatosolo sulla forza fisica degli operai, in una faticaabbrutente e disumana, una cultura popolareancora intrisa di credenze e superstizioni, pae-saggi segnati dal tempo quasi immobile delmondo contadino, gli aspetti più decisamentefolkloristici di quello stesso mondo.Nel secondo, L’incontro con la modernità, si sonoraccolti quelli che documentavano i settori

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In questo capitolo analizziamo il ruolo del giornalenegli anni dal 1956 al 1964. Ci siamo concentratisu due giornali di diverso impianto culturale: LaDomenica del Corriere, di cui abbiamo reperito leedizioni del 1962 e L’Espresso, settimanale fonda-to nel 1955. Gli argomenti affrontati da La Dome-nica del Corriere sono in gran parte frivoli: spazianodalla pubblicità dei nuovi modelli moda-mare eper la stagione autunnale, alle nuove invenzioni dipiccoli elettrodomestici atti a facilitare e abbellire lavita di tutti i giorni (i primi comfort).Vengono pubblicizzati anche vari concorsi di bel-lezza per la donna-tipo nell’ambiente casalingo ita-liano: vengono così contrapposte la figura dellaperfetta e virtuosa casalinga, che tutti gli uominiitaliani sognano, alla figura della donna in carrie-ra, coinvolta nella politica, istruita e che si ponecosì in concorrenza con l’uomo; una donna che,sfidando la tradizione e i pregiudizi sociali, si pro-pone alle elezioni politiche del 1963.In questi articoli vengono messi in luce dei nuoviaspetti della condizione della donna in questo pe-riodo storico: con l’avvento dell’età del progresso

e il nuovo mito dell’industrializzazione, anche ladonna trova dei nuovi spazi e dei riconoscimenti alivello sociale cominciando ad assumere un’impor-tanza anche al di fuori dell’ambiente casalingo.Non si riesce però a capire esplicitamente se que-sto progresso riguardante la situazione femminilesia fittizio o reale, se effettivamente le donne ven-gono maggiormente riconosciute a livello socialeo se questo scrivere di loro viene proposto comeun riconoscimento solo di facciata. Effettivamen-te, approfondendo l’aspetto politico dal punto divista storico, risulta che lo spazio per la donna incarriera era comunque limitato.Largo spazio ne La Domenica del Corriere vienedato agli oroscopi. Il programma televisivo rientraormai come pagina fissa all’interno dei quotidianie si presenta così come manifestazione diretta del-la presenza generalizzata della televisione all’inter-no delle abitazioni private. Rimini comincia già nel1962 ad essere una gettonata meta turistica, dovevengono proposte e pubblicizzate animazioni e ma-nifestazioni ricreative (sfilate, concorsi di bellezza).All’interno delle edizioni del 1962 vengono affron-

CAPITOLO SECONDO

Analisi dei settimanali dell’epoca

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tate però anche tematiche meno frivole di attuali-tà: viene presentata, in un lungo articolo, l’impre-sa del traforo del Monte Bianco (tenendo infor-mato passo per passo il lettore del progressivo avan-zamento dei lavori al traforo). Troviamo ancheaccenni riguardo alla preoccupante situazione delVayont.Queste due «opere» sono manifestazione del pro-gresso industriale e di infrastrutture in atto in que-sti anni, chiari esempi del boom economico, dellamodernizzazione del paese e delle sue contraddi-zioni. Tutte queste tematiche politiche e sociali ven-gono però affrontate con atteggiamento positivo,superficiale, poco critico, atto a presentare gli eventifocalizzandosi sugli aspetti prettamente progressistie meritevoli.Un altro tipo di approccio viene attuato dal setti-manale L’Espresso.L’Espresso viene fondato nel 1955, presentandosida subito come una novità: si propone un nuovolinguaggio e svolge un ruolo chiave nella denun-cia delle nuove dinamiche sociali. L’Espresso sioccupa di appoggiare varie campagne, quali l’abor-to e il problema della prostituzione. Viene appro-fondita la situazione disastrosa del Vayont (1963):il giornalista Sandro Viola si reca infatti sul postoqualche giorno dopo il disastro e documenta il ri-

trovamento dei corpi delle vittime, la carenza deisoccorsi e, cosa nuova, pone molte domande sul-la causa di tutto. Si viene a sapere così che la digarappresentava, secondo testimonianze raccolte inloco, già all’inizio della sua costruzione un grandepericolo. Viola raccoglie testimonianze dei soprav-vissuti, venendo a scoprire che già all’inizio ilcostone di roccia dava segni di instabilità; la franaera prevedibile e i costruttori della diga avevanotrascurato le piccole frane e le scosse sismiche, cheogni giorno si ripetevano. Il giornalista sottolineauna realtà ben diversa da quella presentata subitoprima del disastro, quando la diga veniva osannatacome mezzo economico e come trionfo della tec-nica edilizia.Il settimanale non si occupava solo di cronaca, maanche della società e dei suoi costumi: per esem-pio in un articolo il giornalista sottolinea il velocecambiamento della moda femminile. La moda ti-pica dei primi anni del Novecento, costituita daabiti lunghi e pesanti, viene sostituita da abiti piùleggeri e più trasparenti. Di sicuro la nuova modain voga negli anni cinquanta-sessanta ha lasciatomolta perplessità, provocando anche aspre pole-miche sul pudore. Inoltre si sottolinea l’aumentoesponenziale delle vendite di nuovi cosmetici comeil rossetto; entra nella moda il reggiseno.

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In questo capitolo analizziamo il ruolo del giornalenegli anni dal 1956 al 1964. Ci siamo concentratisu due giornali di diverso impianto culturale: LaDomenica del Corriere, di cui abbiamo reperito leedizioni del 1962 e L’Espresso, settimanale fonda-to nel 1955. Gli argomenti affrontati da La Dome-nica del Corriere sono in gran parte frivoli: spazianodalla pubblicità dei nuovi modelli moda-mare eper la stagione autunnale, alle nuove invenzioni dipiccoli elettrodomestici atti a facilitare e abbellire lavita di tutti i giorni (i primi comfort).Vengono pubblicizzati anche vari concorsi di bel-lezza per la donna-tipo nell’ambiente casalingo ita-liano: vengono così contrapposte la figura dellaperfetta e virtuosa casalinga, che tutti gli uominiitaliani sognano, alla figura della donna in carrie-ra, coinvolta nella politica, istruita e che si ponecosì in concorrenza con l’uomo; una donna che,sfidando la tradizione e i pregiudizi sociali, si pro-pone alle elezioni politiche del 1963.In questi articoli vengono messi in luce dei nuoviaspetti della condizione della donna in questo pe-riodo storico: con l’avvento dell’età del progresso

e il nuovo mito dell’industrializzazione, anche ladonna trova dei nuovi spazi e dei riconoscimenti alivello sociale cominciando ad assumere un’impor-tanza anche al di fuori dell’ambiente casalingo.Non si riesce però a capire esplicitamente se que-sto progresso riguardante la situazione femminilesia fittizio o reale, se effettivamente le donne ven-gono maggiormente riconosciute a livello socialeo se questo scrivere di loro viene proposto comeun riconoscimento solo di facciata. Effettivamen-te, approfondendo l’aspetto politico dal punto divista storico, risulta che lo spazio per la donna incarriera era comunque limitato.Largo spazio ne La Domenica del Corriere vienedato agli oroscopi. Il programma televisivo rientraormai come pagina fissa all’interno dei quotidianie si presenta così come manifestazione diretta del-la presenza generalizzata della televisione all’inter-no delle abitazioni private. Rimini comincia già nel1962 ad essere una gettonata meta turistica, dovevengono proposte e pubblicizzate animazioni e ma-nifestazioni ricreative (sfilate, concorsi di bellezza).All’interno delle edizioni del 1962 vengono affron-

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Analisi dei settimanali dell’epoca

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tate però anche tematiche meno frivole di attuali-tà: viene presentata, in un lungo articolo, l’impre-sa del traforo del Monte Bianco (tenendo infor-mato passo per passo il lettore del progressivo avan-zamento dei lavori al traforo). Troviamo ancheaccenni riguardo alla preoccupante situazione delVayont.Queste due «opere» sono manifestazione del pro-gresso industriale e di infrastrutture in atto in que-sti anni, chiari esempi del boom economico, dellamodernizzazione del paese e delle sue contraddi-zioni. Tutte queste tematiche politiche e sociali ven-gono però affrontate con atteggiamento positivo,superficiale, poco critico, atto a presentare gli eventifocalizzandosi sugli aspetti prettamente progressistie meritevoli.Un altro tipo di approccio viene attuato dal setti-manale L’Espresso.L’Espresso viene fondato nel 1955, presentandosida subito come una novità: si propone un nuovolinguaggio e svolge un ruolo chiave nella denun-cia delle nuove dinamiche sociali. L’Espresso sioccupa di appoggiare varie campagne, quali l’abor-to e il problema della prostituzione. Viene appro-fondita la situazione disastrosa del Vayont (1963):il giornalista Sandro Viola si reca infatti sul postoqualche giorno dopo il disastro e documenta il ri-

trovamento dei corpi delle vittime, la carenza deisoccorsi e, cosa nuova, pone molte domande sul-la causa di tutto. Si viene a sapere così che la digarappresentava, secondo testimonianze raccolte inloco, già all’inizio della sua costruzione un grandepericolo. Viola raccoglie testimonianze dei soprav-vissuti, venendo a scoprire che già all’inizio ilcostone di roccia dava segni di instabilità; la franaera prevedibile e i costruttori della diga avevanotrascurato le piccole frane e le scosse sismiche, cheogni giorno si ripetevano. Il giornalista sottolineauna realtà ben diversa da quella presentata subitoprima del disastro, quando la diga veniva osannatacome mezzo economico e come trionfo della tec-nica edilizia.Il settimanale non si occupava solo di cronaca, maanche della società e dei suoi costumi: per esem-pio in un articolo il giornalista sottolinea il velocecambiamento della moda femminile. La moda ti-pica dei primi anni del Novecento, costituita daabiti lunghi e pesanti, viene sostituita da abiti piùleggeri e più trasparenti. Di sicuro la nuova modain voga negli anni cinquanta-sessanta ha lasciatomolta perplessità, provocando anche aspre pole-miche sul pudore. Inoltre si sottolinea l’aumentoesponenziale delle vendite di nuovi cosmetici comeil rossetto; entra nella moda il reggiseno.

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Il questionario qui di seguito riprodotto, relativoal periodo degli anni 1958-1964, è stato distri-buito a un campione di ottanta persone di di-versa fascia sociale ed età e residente nel com-prensorio delle Giudicarie, esteso da Madonnadi Campiglio a Storo, da San Lorenzo in Banalea Fiav. Il questionario si è rivelato uno strumen-to di lavoro importante che ha permesso l’ac-quisizione di una serie significativa di informa-zioni sulle modalità di espressione del «miracoloeconomico italiano» nel nostro territorio. Esso ècomposto da domande riguardanti diversi am-biti: abitudini alimentari, composizione della fa-miglia, attività ricreative, lavoro, istruzione. Pergli intervistati non è sempre stato semplice ri-spondere in maniera precisa a tali domande,essendo esse riferite ad un periodo della lorovita molto circoscritto e ormai lontano nel tem-po. Si è vista in ogni caso una partecipe colla-borazione da parte di tutti gli intervistati, che inalcuni casi hanno dato un apporto significativo

anche al recupero di materiali e documenti uti-lizzati poi nel lavoro di elaborazione e analisidei dati. Ciò ci ha aiutato ad avere una comple-ta visione della situazione degli anni di nostrointeresse, contribuendo a darne un’interpreta-zione maggiormente fondata. Una volta raccol-ti, i dati sono stati raggruppati in un’unica tabel-la e suddivisi in sezioni per argomento. Le se-zioni, che qui di seguito vengono riportate, sono:1. dati anagrafici; 2. struttura familiare; 3. istru-zione e cultura; 4. attività politica; 5. mobilità;6. informazione; 7. tempo libero. Ciascun am-bito è stato analizzato da un singolo studenteche si è preoccupato di effettuare la traduzionedi tutti i dati in rapporti percentuali. Grazie a ciòè stato possibile creare una serie di grafici conrelative tabelle che permettono una lettura piùimmediata dei risultati ottenuti. I grafici più si-gnificativi sono stati poi confrontati e interpreta-ti; sono corredati da un’analisi introduttiva cheguida alla lettura dei dati.

CAPITOLO TERZO

Il questionario-intervista

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1. Dati anagrafici degli intervistatiGli intervistati sono stati 76, la maggioranza dei qualidi sesso femminile (60%); in minoranza invece sonoi maschi con il 40%.Un altro dato da considerare con attenzione è l’etàdegli intervistati: la maggioranza aveva un’età com-presa tra i 25 ed i 50 anni (75%). Il 22% aveva un’etàsuperiore ai 50 anni.Il 75% degli intervistati possedeva il diploma di li-cenza elementare. Solamente il 4% aveva ottenutouna laurea.Gli intervistati erano residenti principalmente in Val-le del Chiese (38%); «fuori comprensorio» risiedevail 18%. Solamente il 12% del campione era residen-te in Valle Rendena.

Licenza elementare Diploma di scuola media Diploma di maturità Laurea Diplomi Professionali

54511

75

Valle del Chiese Valle Rendena Busa di Tione Giudicarie esteriori Fuori Comprensorio

Valle del ChieseValle RendenaBusa di TioneGiudicarie esterioriFuori Comprensorio

Residenza

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18171512

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PARTE SECONDA

Approfondimenti tematici

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1. La situazione economica e sociale inItalia

1.1 1941-1950Nei primi due anni di guerra la produzione in-dustriale cresce. Per finanziarla, il governo ricor-re all’aumento delle imposte. A partire dal 1942la produzione industriale comincia a diminuirea causa delle difficoltà di approvvigionamentodelle materie prime e del dissesto delle reti ditrasporto, provocato dai bombardamenti allea-ti. Nel 1945 la produzione industriale risulta ca-duta al 29%, rispetto al 100 del 1938. Contem-poraneamente si manifestano drammatiche ten-denze inflazionistiche.Al termine del conflitto, la disoccupazione e l’in-flazione si presentano come i principali problemieconomici, insieme con le devastazioni subite dastrutture produttive, abitazioni, vie e reti di co-municazione. I settori industriali più danneggiatisono il meccanico e il siderurgico.

Nel 1946-1947, mentre l’inflazione continua lasua corsa, viene adottata una politica economicadi ispirazione liberistica. Vengono progressiva-mente meno i controlli sul corso dei cambi, sulleimportazioni e sul mercato dei beni di prima ne-cessità. Ci si sforza di frenare la spesa pubblicamentre viene favorito il credito alle imprese. Invista dell’obiettivo prioritario del contenimentodell’inflazione, il movimento operaio e sindacaleaccetta lo sbocco dei licenziamenti. L’inflazioneperò non si arresta. Nell’agosto 1947 il governa-tore della Banca d’Italia Luigi Einaudi attua unarestrizione del credito e una svalutazione dellamoneta. Conta così di ottenere il rientro dei capi-tali dall’estero, la riduzione delle importazioni, l’au-mento delle esportazioni, il calo dei prezzi. La fortestretta creditizia determina però un brusco au-mento della disoccupazione, che nel 1948 giun-ge a toccare quasi il 20% della forza lavoro. L’eco-nomia entra in una fase di depressione che durafino al 1950.

CAPITOLO PRIMO

Economia e lavoro

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1.2. 1950-1960Negli anni cinquanta l’Italia cambia volto e sitrasforma da Paese prevalentemente agricolo inPaese industriale.Il prodotto interno lordo cresce a un tasso me-dio annuo, in termini reali, del 5,3%.Cambiano gli equilibri fra i tre grandi settori eco-nomici. All’inizio del decennio l’agricoltura eraancora il settore con il numero maggiore di ad-detti con una percentuale del 23,5% nel 1951,nel 1963 scende al 15,7%, mentre l’industria nel1963 sale dal 33,7% al 43,8%: alla fine del de-cennio l’industria è in testa, seguita dal settoreterziario.Anche il livello di disoccupazione diminuisce: dal10,3% del 1950 al 3% del 1962, un livello chepuò essere considerato di piena occupazione.

1.3. L’emigrazione di massaLa crescita è ancora una volta concentrata nel«triangolo industriale», e perciò l’afflusso versole grandi città del Nord-ovest assume ritmi rapi-dissimi. Tra il 1951 e il 1961 la popolazione diMilano aumenta del 24,1%, quella di Torinoaddirittura del 42,6%.Nello stesso periodo, le regioni del Meridione

perdono ben 1.772.396 di abitanti, in buonaparte forza lavoro nelle età più produttive, che siindirizzano per circa la metà verso il nord Italia, eper un’ altra metà verso i paesi più industrializzatidell’Europa nord-occidentale: dapprima Francia,poi Belgio, Germania e Svizzera. In conseguenzadi questo imponente flusso migratorio si deter-minano un considerevole afflusso di denaro sot-to forma di rimesse dall’estero e dal Nord, un’ele-vata offerta di manodopera e la riduzione del po-tere contrattuale dei lavoratori occupati, che man-tiene tendenzialmente bassi i salari .I movimenti migratori mutano gli equilibri de-mografici anche all’interno di molte regioni: allospostamento delle zone montane, alpine comeappenniniche, corrisponde un aumento dellapopolazione nelle aree urbane, che si rivelanoin larga parte incapaci di approntare servizi ade-guati alle nuove necessità Le città maggiori inol-tre conoscono una crescita edilizia disordinata ein gran parte incontrollata.

1.4. L’andamento industrialeDopo la prima guerra mondiale i mercati italia-ni si erano trovati in difficoltà a penetrare neimercati come l’America Latina e i Paesi Arabi,

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1. IntroduzioneLa distribuzione sul suolo nazionale della popo-lazione subì uno sconvolgimento notevole nelventennio che va dal 1951 al 1971. Il fenome-no di emigrazione più massiccia si ebbe tra il1955 e il 1963, con un breve blocco avvenutointorno alla metà degli anni sessanta, con unaripresa molto forte negli anni che vanno dal 1967al 1971. Durante tutto questo arco di tempo,circa 9.140.000 italiani furono interessati dal fe-nomeno della migrazione interregionale.L’emigrazione vide per lo più interessata tuttaquella massa di gente che si trasferiva dalle cam-pagne nelle città; questo passaggio migratorioprovocò un crollo della percentuale degli occu-pati nel settore agricolo soprattutto nel nord delPaese, percentuale che crollò dal 25% del 1951al 13% del 1964.Le mete preferite della migrazione interna furo-no quelle aree definite come «il triangolo indu-striale», ma non solo queste; vi fu infatti un

massiccio afflusso in alcune città del nord comeMestre, Padova, Verona, Bergamo, Brescia,Varese e Ivrea, che conobbero in quegli anni unrapido ed intenso sviluppo.Al centro l’emigrazione dalle campagne fu qua-si pari a quella che si verificò nel nord (la per-centuale di occupati scese dal 44,3% al 23,3%)e si diresse per lo più verso le città più grosse diquelle stesse regioni.Al sud la situazione era diversa; il deflusso mi-gratorio fu più lento di quello avvenuto al norde al centro (56,7% di occupati nel 1951, 37,1%nel 1964), ma ebbe dei risvolti più drammatici;gli emigranti provenivano prevalentemente dal-le zone rurali più povere e il numero di piccoliproprietari che lasciò quelle terre fu maggiore diquello dei braccianti.Le speranze di una vita migliore da parte degliemigranti meridionali si dirigevano anche versodue principali direzioni: il cuore dell’industria del-l’Europa del nord e in particolare la Germania

CAPITOLO SECONDO

Flussi migratori dalle valli Giudicarie

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occidentale e le grandi città del nord Italia. La Ger-mania sostituì la Svizzera come meta preferita perl’emigrazione e nel 1963 questi paesi raccoglieva-no l’86% degli emigranti italiani in nord Europa.Per quanto riguarda le città del nord Italia, quel-la che assorbì il maggior flusso migratorio fuTorino, che divenne la terza città più meridiona-le dopo Napoli e Palermo.Per quanto riguarda invece i paesi stranieri, èimpossibile non citare gli emigranti che si eranodiretti nella Germania occidentale; infatti nel 1963,gli operai italiani che vivevano in Germania era-no 297.000 con una presenza del 37% nel setto-re dell’edilizia, ma, a differenza degli emigrantinel nord Italia, gli italiani in Germania e Svizzeraconsideravano la loro presenza temporanea pen-sando di non rimanervi più di un anno. Questiitaliani erano costretti a sopportare le più grandisofferenze, lavoravano per dieci mesi all’anno perore e ore e con una componente di discrimina-zione molto forte; emblematica è la scritta che sileggeva all’entrata di un parco in Svizzera: «Vie-tato l’ingresso ai cani e agli italiani». Dunque ilfenomeno migratorio degli anni cinquanta-ses-santa era espressione di un miglioramento dellecondizioni di vita e delle ambizioni degli italiani,che tuttavia non mancò di avere al suo interno

dei risvolti drammatici. L’emigrazione italiananegli Stati Uniti assumeva caratteristiche distinterispetto a quella che era diretta verso altre de-stinazioni. Tale situazione era dovuta alla McCarran-Walter Law entrata in vigore nel 1952.Questa legge si basava su un sistema a quotecome quello delle leggi emanate nel 1920 e fis-sava una quota d’immigrazione annuale. Il 50%di tale quota era riservata a quegli emigrati chetrovavano la motivazione del loro emigrare nelbisogno di lavoro. Era data preferenza ai lavo-ratori stranieri altamente qualificati (I preferen-za); gli altri posti erano suddivisi tra i genitoridi cittadini americani richiamati da questi ulti-mi (II preferenza). Veniva però ammesso an-che un certo numero di immigrati «fuori quo-ta», che dovevano essere «garantiti» da uno opiù cittadini americani per ottenere l’alloggio eil lavoro.La concessione del visto era strettamente legataalle ideologie politiche di ciascun individuo; l’im-migrato era comunque soggetto ad un severoregime di controlli polizieschi. Dal 1950 gli StatiUniti diminuirono maggiormente l’ingresso agliindividui pericolosi per l’ordine pubblico. Gliultimi posti disponibili per entrare in territorioamericano erano occupati per lo più da con-

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CAPITOLO TERZO

La politica in alcuni Comuni giudicariesi negli anni del miracolo economico

1. IntroduzioneIn questa sezione si indaga sulle tendenze politi-che degli abitanti delle Giudicarie durante gli annidel «miracolo economico». Sono stati presi in con-siderazione, perciò, i risultati (raccolti negli archi-vi dei comuni di Vigo Rendena, Bondo, Ronconee Castel Condino) delle elezioni regionali del1956, 1960, 1964 e di quelle politiche del 1958e del 1963.Nell’analisi dei dati delle elezioni politiche si ten-ga presente che, per facilitarne la lettura, si è pro-ceduto a fare una media fra le percentuali di Ca-mera e Senato per quanto riguarda i dati nazio-nali, mentre per quelli dei singoli paesi si è presain considerazione solo la Camera, visto che alSenato vigeva il sistema uninominale e, quindi,non tutti i partiti presentavano il loro candidato.Un’altra annotazione riguarda la scarsa attendi-bilità che alcuni dei dati presentati paiono mo-strare; infatti le discrepanze registrate nel numerodei votanti nelle varie tornate elettorali sono trop-

po elevate per essere ricollegate ad un fisiologicocalo (o aumento) dell’affluenza alle urne.Un’ultima piccola osservazione riguarda le ele-zioni regionali. Come tutti sanno, questo tipo diconsultazioni sono ormai state sostituite dalle ele-zioni provinciali, attraverso il risultato delle qualiviene poi formato il consiglio regionale. Negli annicinquanta-sessanta, invece, in base allo Statutodi autonomia, accadeva l’esatto contrario.

1.1. Elezioni regionaliIn verità, su questi dati non c’è molto da dire, essiparlano da soli: la D.C., probabilmente per la forteinfluenza che la Chiesa ancora aveva nei piccolicentri, si conferma nelle varie consultazioni il pri-mo partito, mostrando un numero elevato di votirispetto agli altri partiti. Al secondo posto si puònotare con un numero discreto di preferenze ilP.S.D.I. seguito, a seconda del paese e dell’anno,dal P.S.I. o dal P.L.I. o dal P.P.T.T.Il consistente flusso di voti da un partito all’altro,

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che si può facilmente notare, può essere dovutoai vari candidati che nelle diverse tornate scen-devano in campo: non bisogna, infatti, dimenti-care che, trattandosi di elezioni regionali, era piùfacile che gli elettori esprimessero la preferenzanon tanto al partito al quale, a livello nazionale,si sentivano legati, ma alla persona (poteva es-serci, ad esempio, un candidato all’interno delpaese che, quindi, indipendentemente dal par-tito, catalizzava su di sé i voti di tutti i suoi pae-sani).Interessante da notare lo scarso risultato, ad ec-cezione del comune di Roncone, ottenuto dalP.C.I., in netta controtendenza rispetto ai datidelle politiche. Ma questo è, come già detto, ilprobabile frutto della ancora forte influenza del-la religione che mal si conciliava con gli idealicomunisti.

1.2. Elezioni nazionaliPrima di considerare i risultati dei singoli paesi, ènecessario tracciare un quadro generale della si-tuazione nazionale.Come si può facilmente vedere, nelle elezioni del1958 la D.C., con la percentuale del 42%, si pre-sentava come il primo partito italiano con il 20%di vantaggio rispetto al secondo partito: il P.C.I.

(22%). Più indietro si trovavano i socialisti delP.S.I. (14%), seguiti dall’M.S.I. (4,40%) e dalP.S.D.I. (4,40%). Tutti gli altri partiti, compresiquelli monarchici, non superavano il 3%, ad ec-cezione del P.L.I.Nelle elezioni del 1963 si assiste, però, ad unavariazione abbastanza sensibile delle percentualiottenute dai singoli partiti, anche se ciò non va arivoluzionare l’ordine di importanza di questi ul-timi. Ad esempio la D.C. si riconferma sempre ilprimo partito, ma perde circa il 4-6% delle prefe-renze, a vantaggio dei comunisti del P.C.I. chesalgono al 25%. Stabile invece il P.S.I., mentre insensibile crescita si presenta il P.L.I. (dal 3,70%fino al 7%), il P.S.D.I. (con un aumento che sfio-ra il 2%) e l’M.S.I. (+1% circa). I partiti monarchiciperdono, invece, molti voti: 1-2%.Chiarita la situazione a livello nazionale, si puòpassare ai dati dei paesi giudicariesi presi in esa-me.Partendo da Vigo Rendena salta subito all’occhio,per quanto riguarda le consultazioni del 1958,che, al di là della supremazia della D.C., il P.C.I. eil P.S.I. avevano uno scarso seguito, a vantaggiodi partiti che a livello nazionale venivano consi-derati «minori» come l’M.S.I. e il P.S.D.I. Nel 1963,

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1. Svago e tempo liberoIl quadro generale tra gli anni cinquanta e ses-santa è chiaro: il benessere derivante dal boomeconomico si diffonde anche nella realtà trenti-na consentendo di investire denaro non piùesclusivamente in esigenze primarie, ma anchein svaghi e beni secondari.Numerose sono le foto che mostrano famiglie invacanza, non solo in località nazionali, ma per-sino oltreoceano.Si registra un enorme incremento di auto e motoprivate affiancato dallo sviluppo di mezzi e ser-vizi pubblici: le scuole acquistano strumenti mu-sicali, addirittura elettrici; le bande si distinguo-no con divise proprie e l’oratorio dà la possibili-tà di intrattenersi col cineforum.

L’importanza delle cerimonie viene esaltata consfarzosi pasti ed ingenti spese. Orologi, TV edindumenti alla moda conquistano la quotidianitàtrentina, mentre nella musica italiana forte si fasentire l’influenza dei ritmi americani.Nel 1958 Modugno trionfa al festival di SanRemo con «Nel blu dipinto di blu»; il suo muo-versi sul palco riprende il mito di Elvis Presleyche esplode quell’anno nel nostro Paese.

In questo capitolo presentiamo una serie didocumenti che attestano le trasformazioni inatto nella società giudicariese, che la inseri-scono nel boom economico italiano nonostan-te il permanere di tradizioni e costumi legati alpassato.

CAPITOLO QUARTO

Aspetti di vita quotidiana giudicariese

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Foto 1.Nelpasseggino

Foto 2.Il peluche

2. I documenti: momenti di vita famigliareI bambini sono soggetti prediletti delle fotografie. Per i neonati c’è il passeggino.I più grandi sono ritratti con il loro peluche.

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Premessa 5Introduzione metodologico-didattica 9

PARTE PRIMA

Materiali di introduzione al contesto 17CAPITOLO PRIMO – Schede di analisi dei documenti filmati 18

1. «Volare» di Guido Chiesa 182. «Il sorpasso» di Dino Risi 21

CAPITOLO SECONDO – Analisi dei settimanali dell’epoca 23La Domenica del Corriere 25L’Espresso 35

CAPITOLO TERZO – Il questionario-intervista 431. Dati anagrafici degli intervistati 442. Struttura familiare 453. Lavoro 474. Attività politica 495. Mobilità 516. Informazione 557. Tempo libero 57

PARTE SECONDA

Approfondimenti tematici 59CAPITOLO PRIMO – Economia e lavoro 60

1. La situazione economica e sociale in Italia 602. I documenti: lo sfruttamento idroelettrico nella valle

del Chiese 643. I documenti: lo sviluppo delle aziende tionesi negli

anni sessanta 774. I documenti: edilizia e sviluppo urbanistico nelle

Giudicarie esteriori 84

CAPITOLO SECONDO – Flussi migratori dalle valli Giudicarie 1031. Introduzione 1032. I documenti 106

CAPITOLO TERZO – La politica in alcuni Comuni giudicariesinegli anni del miracolo economico 115

2. I documenti: dati elettorali nazionali e comunalidelle elezioni politiche del 1958 e 1963 118

3. Simboli dei principali partiti politici degli annicinquanta e sessanta 127

CAPITOLO QUARTO – Aspetti di vita quotidiana giudicariese 1291. Svago e tempo libero 1292. I documenti: momenti di vita famigliare 1303. I documenti: attività lavorative e vita di paese 1344. I documenti: le cerimonie religiose 1365. I documenti: musica, libri, televisione 1376. I documenti: vacanze e gite «fuori porta» 1407. La scuola del boom economico 1448. I documenti: la scuola elementare: fotografie 1479. Mobilità, trasporti e motorizzazione 149

10. Documenti: le automobili 15111. I documenti: le motociclette 15412. I documenti: il trasporto pubblico 156

APPENDICE

Questionario-intervista 157

Scheda di descrizione e analisi dei documenti 162

Scheda di riepilogo dei documenti raccolti 163

Indice generale

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MUSEO STORICO IN TRENTO ONLUS

www.museostorico.it – [email protected] 0461.230482 – fax 0461.237418

Il progetto di sperimentazione di didattica della storia realiz-zato negli anni scolastici 2004-2005 e 2005-2006 presso l’Isti-tuto di istruzione «Lorenzo Guetti» di Tione ha avuto comeoggetto d’indagine l’arco storico compreso tra gli anni cin-quanta e sessanta del secolo scorso. Si tratta di un periodocaratterizzato da importanti trasformazioni economiche,sociali e culturali, per indicare il quale i contemporanei pri-ma e gli storici poi hanno parlato di «miracolo economico».Nella realizzazione del progetto si è tentato di ricostruire al-cuni degli aspetti più significativi di questo periodo.

La prospettiva assunta è stata quella del laboratorio storicointeso come metodo didattico basato sulla ricerca direttadelle fonti e delle informazioni e sulla loro interpretazioneattraverso gli strumenti messi a disposizione dalla storiografia.In questa ottica si è dato particolare valore alla dimensionelocale della storia, intesa esclusivamente come espressioneparticolare di movimenti, processi ed eventi di portata piùampia (nazionale e internazionale).

ISBN 978-88-7197-089-9E 5,00