Il metodo Jacobson. - | · 6 CAPITOLO 2 LA RESPIRAZIONE La maggior parte se non la totalità delle...

23
1 AED – Associazione Europea Disgrafie Corso in Educazione e Rieducazione del Gesto Grafico Anno 2011/2012 Corso di Bergamo Il metodo Jacobson. Un aiuto contro la disgrafia Franzoni Maurizio INTRODUZIONE

Transcript of Il metodo Jacobson. - | · 6 CAPITOLO 2 LA RESPIRAZIONE La maggior parte se non la totalità delle...

1

AED – Associazione Europea Disgrafie Corso in Educazione e Rieducazione

del Gesto Grafico

Anno 2011/2012 Corso di Bergamo

Il metodo Jacobson. Un aiuto contro la disgrafia

Franzoni Maurizio

INTRODUZIONE

2

Ho deciso di proporre il Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson perché credo che sia una tecnica molto valida da affiancare al Training Autogeno.

Ho pensato al metodo Jacobson perchè durante il mio lavoro mi è capitato spesso di proporre questo tipo di rilassamento e spesso i soggetti a cui lo avevo proposto mi dicevano che riuscivano ad applicarlo ovunque anche nelle situazioni più critiche e inimmaginabili:

Mentre guidavano.

Mentre aspettavano il loro turno di interrogazione.

Allo sportello della posta quando c’era la fila.

I bambini lo applicano a scuola stringendo una pallina di gomma tra le mani o altri oggetti morbidi.

Dall’esperienza riportatami da un ragazzino seguito privatamente ho pensato che il metodo Jacobson poteva essere una tecnica da affiancare al training autogeno.

Ho pensato di proporre il Rilassamento Muscolare Progressivo perchè messo a confronto con il Training Autogeno sono due tecniche di rilassamento molto diverse a livello fisico e a livello psicologico, infatti una prevede molto l’utilizzo della mente e della psiche, mentre l’altra ha va a lavorare quasi totalmente a livello corporeo-muscolare.

Una tecnica prevede un buon livello cognitivo e una buona capacità di attenzione, mentre l’altra è proponibile anche a bambini piccoli e cognitivamente meno maturi.

Per queste grosse differenze ho pensato che il rilassamento progressivo di Jacobson potesse affiancare il training autogeno per aiutare a rilassarsi, ma soprattutto, a rilassare i singoli gruppi muscolari coinvolti nella scrittura, riportando nel soggetto il piacere di scrivere

3

CAPITOLO 1

IL RILASSAMENTO

1.1 COSA SONO LE TECNICHE DI RILASSAMENTO?

Le tecniche di rilassamento sono una serie di esercizi, di attività e di vissuti che aiutano il nostro corpo a distendersi, a rilassarsi e a trovare calma e tranquillità.

Al di là delle varie tecniche che possiamo sperimentare, personalizzare e usare quando vogliamo, possiamo dire che in tutte le tecniche di rilassamento ci sono dei denominatori comuni:

Il rilassamento è una tecnica semplice sia dal punto di vista economico che dal punto di vista fisico. Economico perché non richiede l’acquisto di attrezzature particolari o indumenti appositi e non necessita di una palestra o di uno spazio specifico. Fisico perché non si deve fare nessuno tipo di sforzo.

Il rilassamento porta ad una apparente inattività del corpo perchè chi si rilassa attiva emozioni, sensazioni e vissuti che aiutano il soggetto ad una progressiva e sempre più profonda conoscenza di sé.

Con il rilassamento si affrontano tutte le resistenze e tutte le tensioni muscolari del corpo e delle mie paure.

Per poter parlare di rilassamento dobbiamo prima parlare di tono muscolare e di respirazione. Il tono muscolare è un fenomeno riflesso; noi ci accorgiamo del nostro tono muscolare perchè si manifesta sottoforma di tensione o distensione tonica. Questo fenomeno avviene sia a livello di muscolatura liscia che a livello di muscolatura striata. Il tono quindi è fondamentale per l’esecuzione di ogni piccolo movimento e per qualsiasi nostro riflesso volontario o involontario che sia. Possiamo quindi parlare di tre tipi di tono:

TONO DI BASE: si assume mentre dormiamo o quando siamo a riposo oppure quando rilassiamo i nostri muscoli.

TONO POSTURALE: assicura il mantenimento della postura eretta del nostro corpo. TONO DI SOSTEGNO: assicura la contrazione sia volontarie che involontarie, sincronizzando i muscoli.

Secondo Sherrington1 il tono muscolare dovrebbe essere sufficientemente elevato per mantenere la postura eretta, quindi deve contrastare la forza di gravità, ma allo stesso tempo non deve essere troppo elevato e quindi non deve produrre resistenza nei movimenti, rallentandoli o rendendoli poco fluidi e poco precisi. Ogni persona ha quindi un suo stato di tensione e questa tensione può essere più o meno elevata, quindi possiamo dire che ogni persona ha un suo personale tono muscolare. Il tono muscolare quindi è un funzione inconscia dell’uomo e che può determinare tensioni muscolari, dolori e rilassatezza.

4

Parleremo quindi di:

IPOTONIA: Privo di tono. In genere il muscolo si presenta mollo, i movimenti sono poco precisi, durante il cammino o le azioni gli arti sono abbandonati e ciondolanti.

IPERTONIA: Aumento esagerato del tono muscolare. In genera il muscolo risulta rigido e teso, i movimenti risultano bloccati poco fluidi e rapidi (scatti).

1[SHERRINGTON neurofisiologo, studioso della conduzione nervosa, ottenne nel 1932, insieme a Edgar Douglas Adrian, il premio Nobel per la medicina per le loro scoperte sulle funzioni dei neuroni]

Avere un adeguato tono muscolare mentre si scrive si traduce in:

Postura corretta della schiena, senza tensioni, senza ipotonia e quindi non si accascia su piano di scrittura e non prendere una scorretta posizione.

Gli occhi sono ad una adeguata distanza dal foglio. Il braccio che scrive ha un tono adeguato alla situazione, non è troppo rigido (altrimenti i suoi movimenti sono non sono fluidi ma sono a scatto, imprecisi e dolorosi), non è troppo ipotonico o mollo (altrimenti la presa del mezzo risulta poco precisa, insicura e la scrittura non è ben strutturata).

Un tono adeguato di mano e braccio aiuta a dosare la pressione sul foglio: infatti l’ipertonia porta a schiacciare molto con il mezzo sul foglio e l’ipotonia porta a lasciare dei tratti appena percepibili.

Le spalle sono rilassate quindi non sono portate verso le orecchie creando così tensione e dolore a tutta la zona che comprende le spalle ed il collo.

I muscoli del collo sono rilassati; in questo modo il sangue scorre più fluidamente ed i nervi sono privi di costrizioni e quindi non si hanno dolori e si riesce anche a prevenire i mal di testa. Se i muscoli del collo non sono contratti quest’ultimo è libero di muoversi e di seguire la mano che scrive migliorando notevolmente la coordinazione oculo-manuale.

Per arrivare a tutto ciò devo riuscire a sentire il mio tono muscolare e di conseguenza imparare a controllarlo. Inoltre devo sentire le tensioni e le mie distensioni, le contrazioni e le mie decontrazioni, le mie ipertonie e le ipotonie. Per aiutarmi in questo devo prima di tutto lavorare su me stesso annullando tutte le contrazioni che involontariamente creo nel mio corpo e mettermi in relazione con i miei muscoli quando sono in uno stato di rilassamento. Un piccolo aiuto per arrivare a questo lo posso trovare nel rilassamento.

5

ECCO UNO SCHEMA DI COME ALCUNE TECNICHE DI RILASSAMENTO VANNO AD AGIRE SULLA PERSONA E SUL SUO CORPO

TECNICA FONDAMENTI EPISTEMIOLOGICI OBIETTIVI MOVIMENTO STATO FISICO CONDIZIONE

MENTALE

Ipnosi Concezione olistica

dell’uomo

Pedagogici Clinici

Dinamici psicoanalitici

Può essere suggerito ipnotico

Percettiva rappresentativa

immaginativa del corpo

Introspettiva ed

analitica mediante:

suggestioni visualizzazioni e

vissuti

Rilassamento muscolare progressivo di Jacobson

Orientamenti: Primo livello

neurofisiologico Secondo livello psicosomatico

Rilassamento fisico

Gestione dell’ansia

Decondizionamento

Immagine psico-fisica

Autogestito in condizione di distensione

Contrasto iper ed ipotonico

procedimento progressivo per distretti corporei

Vissuti fondati sulla differenza di

percezione tra contrazione e decontrazione

Livello avanzato Interferenze

psicosomatiche

Training autogeno di

Schultz

Concezione olistica dell’uomo

Condizione di calma

Benessere psicofisico

Introspezione psichica

Padronanza di sé

Non previsto

Ipnotico Procedura

accumulativa di sensazioni somatiche

Percezioni rappresentazioni

ed immaginazioni del corpo

Ciclo superiore Produzione di

visualizzazioni e vissuti

TECNICA FONDAMENTI EPISTEMIOLOGICI OBIETTIVI MOVIMENTO STATO FISICO CONDIZIONE

MENTALE

Rilassamento pedagogico di

Soubiran

Concezione olistica dell’uomo

Pluridisciplinari età

Orientamenti: psicomotorio con i

bambini psicosomatico con adolescenti e adulti

Educazione: alla conoscenza alla sensibilità

cinestetica all’equilibrio

tonico-emozionale

Passivo e se spontaneo

commentato dall’operatore

Rilasciamento Modificazioni fisiologiche

Coordinazione di tensione e distensione

Dissociazione tra corpo immobile e

corpo in movimento

Attivazione di vissuti di ascolto

interiore e di autoconoscenza

Rilassamento terapeutico di

Bèrges

Concezione olistica dell’uomo

Pluridisciplinarietà con accento

psicodinamico non interpretativo

Ristrutturazione delle regole base

della comunicazione verbale e non

verbale Dello schema

corporeo e dell’immagine di

se

Previsto

Evoluzione Tempo tonico

Tempo respiratorio

Tempo addominale

Tempo terminale

Scopo Focalizzare

interesse all’ascolto di percezioni e sensazioni distrettuali

generalizzate del corpo

Vissuto del corpo fantasmatico

Fasi di concentrazione

mentale su aspetti del corpo cui

seguono rappresentazioni e visualizzazioni

Presa di coscienza dell’Io corpo

6

CAPITOLO 2 LA RESPIRAZIONE La maggior parte se non la totalità delle tecniche di rilassamento è basata su una cosa molto semplice ma allo stesso tempo molto importante e vitale: la respirazione. Ecco perché se mi voglio rilassare è molto importante imparare a respirare correttamente. Respirare è un’attività vitale per il nostro corpo ma è anche l’unica attività involontaria che noi riusciamo a modificare a nostro piacimento e senza grosse difficoltà. Respirare vuol scambiare aria; quando respiro creo uno scambio tra me e l’ambiente l’esterno e le altre persone. Inspirando porto aria nel mio corpo ed espirando immetto aria verso ciò che mi circonda. La respirazione è anche comunicare infatti, a seconda della situazione e a seconda del nostro stato d’animo, il nostro respiro si modifica, si altera, si adatta alle situazioni fisiche e quindi comunica agli altri quando sono annoiato, stanco, tranquillo oppure quando sono in ansia, agitato, ecc. Quindi gli altri riescono a capire come mi sento anche solo dal modo in cui respiro. 2.1 MA COME POSSO MODIFICARE IL MIO RESPIRO? Prima di tutto devo partire dalle basi e per questo motivo devo imparare a respirare bene, ma cosa ancora più importante devo imparare ad ascoltare il mio respiro e sentire come questo si adatta alle varie situazioni. Basti pensare a come si respira quando ci si trova in uno stato di agitazione, tranquillità, paura, tensione, prima di un esame, mentre si sta correndo, oppure quando si è tranquillamente sdraiati sul divano. Se non riesco a sentire queste differenze non imparerò mai a gestire la mia respirazione. Ecco perchè è molto importante essere coscienti di come si respira, il che non vuol dire limitarsi semplicemente al fatto che inspiro con il naso e gonfio i polmoni ed espiro con la bocca mandando fuori tutta l’aria, ma devo sentire se il mio respiro è regolare e fluido oppure se ci sono dei picchi dove trattengo l’aria e creo tensioni. Devo capire se il respiro è troppo veloce poiché tale modo di respirare mi fa agitare o peggio ancora mi porta a dei giramenti di testa; insomma devo percepire tutte le piccole sfumature che mi aiutano a gestire la mia respirazione e di conseguenza a controllare meglio il mio corpo. Una buona respirazione può essere un ottimo rimedio contro lo stress e le tensioni che si manifestano in tutto il corpo e che procurano ansia e tensione. Per abbassare il livello di stress oppure di tensione può essere sufficiente fare dei respiri lenti, continui e molto profondi e senza mai trattenere il respiro. Questo aiuta il nostro corpo a rilassarsi abbassando così tutti i ritmi e il tono muscolare e di conseguenza ridurre le tensioni. Inoltre una respirazione di questo tipo può essere applicata in qualsiasi luogo, in qualsiasi situazione e senza aver bisogno di particolari attrezzature. Tutto ciò rende il rilassamento una cosa semplice e alla portata di tutti. Una respirazione di questo tipo è utile per ripristinare ritmi più lenti, più salutari, più adatti al controllo di se stessi, aiutando a riflettere e a ritrovare la quiete e la calma.

7

2.2 I DIVERSI TIPI DI RESPIRAZIONE. La respirazione toracica. L'iperventilazione è quel tipo di respiro superficiale e rapido. Respirare affannosamente in modo continuato è spesso la conseguenza di problemi psicologici, emozionali o mentali, nascosti. Respirare superficialmente è sicuramente anche il risultato di cattive abitudini del passato, a volte infantili. La respirazione superficiale. La respirazione superficiale è rapida e corta, eseguita soprattutto col torace. Se si respira male l'ossigeno è scarso, e il corpo continua ad accumulare anidride carbonica. La respirazione addominale. Alla base della ginnastica medica c’è il meccanismo della respirazione addominale, che consiste in un aumento dell’escursione respiratoria diaframmatica e in una riduzione dell’uso degli altri muscoli respiratori nella contrazione ed espansione addominale collegata ai fenomeni dell’inspirazione e dell’espirazione. Tale respirazione attiva le funzioni degli organi toraco-addominali: polmone, cuore, fegato, pancreas e milza; esercita un automassaggio su tutti i visceri: esofago, stomaco, intestino tenue e crasso, colecisti e vescica; esercita benefici effetti sulle dinamiche pressorie toraciche ed addominali, sulla colonna, sulla circolazione linfatica, venosa ed arteriosa e sulla psiche. È finora il miglior tipo di respirazione. Non viene naturale alla maggior parte delle persone, ma non è difficile. La respirazione addominale ha effetti fisiologici importanti perchè:

abbassa la pressione arteriosa riduce la frequenza del battito cardiaco riduce gli ormoni dello stress diminuisce l'accumulo di acido lattico ripristina la concentrazione di ossigeno e anidride carbonica nel sangue ottimizza le funzioni del sistema immunitario dona calma e benessere accresce energia e vitalità

2.3 ESERCIZI DI RESPIRAZIONE RESPIRAZIONE MEDIA. In una posizione comoda, ponete il palmo delle mani all’altezza del diaframma (i medi sfiorano la bocca dello stomaco). Prendete coscienza della zona del plesso solare (tra ombelico e torace) e della schiena a questo livello. Mentre respirate, cercate di sentire che la zona coperta dalle mani e il dorso si muovono per effetto del respiro: si gonfiano quando inspirate e si sgonfiano durante l’espiro. Continuate a eseguire con calma e senza rinunciare anche se all’inizio non è facile percepire l’onda epigastrica del respiro. Anche la zona dell’assimilazione fisica e mentale ha bisogno di tempo per essere riscoperta.

8

RESPIRAZIONE ALTA Ancora nella posizione comoda, ponete il palmo delle mani sul petto, tra i capezzoli e le clavicole, con i gomiti aderenti al torace. Ora concentratevi sulla zona toracica: petto e dorso. Mentre inspirate, cercate di sentire che la parte alta del petto (quella coperta dalle mani) e le scapole si muovono per effetto del respiro: si gonfiano quando inspirate e si sgonfiano durante l’espiro. Praticate con calma, e continuate anche se all’inizio avete problemi a sentire l’onda toracica del respiro. Anche la zona dei sentimenti ha bisogno di tempo per essere riscoperta. RESPIRAZIONE BASSA. E’ molto utilizzata nelle pratiche orientali e smuove in modo naturale l’energia preparandola a risalire verso i livelli superiori. Ecco l’esercizio consigliato. Seduti, oppure inginocchiati o stesi supini, ponete il palmo delle mani sulla pancia (i pollici sono all’altezza dell’ombelico). Prendete coscienza della zona pelvica e del coccige. Mentre inspirate, cercate di sentire che la zona pelvica e ipogastrica (quella coperta dalle mani) nonché il coccige si muovono per effetto del respiro: sembrano gonfiarsi quando inspirate e sgonfiarsi durante l’espiro. Eseguite tranquillamente e non arrendetevi se all’inizio avete qualche difficoltà a sentire l’onda addominale del respiro. La zona delle sensazioni ha bisogno di tempo per essere riscoperta. RESPIRAZIONE COMPLETA. Siete seduti, inginocchiati oppure stesi. Prendete coscienza di tutto il tronco. Poi, mentre respirate, mettete una mano sull'addome e una sul tronco e cercate di sentire che, come un’onda, il tronco si gonfia dal basso in alto mentre inspirate e si sgonfia dall’alto in basso mentre espirate. Soprattutto in questa parte completa dell’esercizio è necessario che pratichiate con fiducia, senza arrendervi anche se all’inizio avrete qualche difficoltà a coordinare le varie fasi dell’esercizio.

9

CAPITOLO 3 IL RILASSAMENTO MUSCOLARE PROGRESSIVO DI JACOBSON La tecnica del Rilassamento Muscolare Progressivo (RMP) è stata elaborata dalla statunitense Edmund Jacobson attorno agli anni 30. A differenza di altre tecniche il RMP di Jacobson ha escluso quasi totalmente la parte psicologica del rilassamento, concentrandosi solo ed esclusivamente sull’aspetto neuromuscolare. Jacobson notò che:

Il sussulto in una persona è facilitato da uno stato di tensione, questo infatti non avviene quando il soggetto è disteso.

Turbamenti ed emozioni vengono spesso accompagnate da modificazioni del tono muscolare.

Per Jacobson il rilassamento si ha con una correlazione tra messa a riposo del tono muscolare e la corrispettiva area nella zona della corteccia celebrale. Questa duplice corrente CORTICO-PERIFERICA e SOMATO-CORTICALE stabilisce il principio fondamentale del rilassamento neuromuscolare e proprio da qui nasce il suo significato (Lemaire J.G 1977) Nel metodo Jacobson il conduttore ha un ruolo molto attivo fin dall’inizio, ma non è coinvolto in nessun modo dal punto di vista psicologico; in alcuni casi il conduttore può anche rassicurare il soggetto, specificando sin dall’inizio che lui non andrà mai ad intaccare la sua sfera psichica, ma lavorerà solo a livello corporeo-muscolare (questo aiuta molto quando ci si trova davanti una persona molto riservata). Con il rilassamento progressivo il conduttore non va a lavorare sulla sfera emozionale, ma piuttosto va a modificare e rilassare la parte neuro-muscolare del corpo, così il soggetto riesce a scaricare le tensioni che ci sono a livello muscolare e reagire in modo più tranquillo alle diverse situazioni che deve affrontare durante il giorno. A questo punto il conduttore indica al soggetto di iniziare a sentire il proprio corpo da un punto di vista fisiologico, tecnico e pratico quindi, far conoscere e sentire il proprio corpo si parlerà molto delle sue parti, dei suoi muscoli, di tensione, di distensione, di contrazione e di decontrazione. Non è necessario avere un laurea in medicina per fare rilassamento e non è necessario conoscere perfettamente l’anatomia del corpo umano con tutti i muscoli e le minime parti di esso, ma è più importante riuscire a focalizzarsi sulle singole parti del corpo, per poterne sentire il tono e le sue variazioni. Il metodo Jacobson è fondamentalmente basato sulla contrazione e sulla decontrazione dei muscoli che compongono le varie parti del corpo. Il tempo che il conduttore lascia passare tra una decontrazione e la successiva contrazione è molto importante per chi lo esegue, infatti in questo lasso di tempo, si dà la possibilità di sentire e sperimentare la decontrazione dei muscoli sentendo così quel piccolo stato di piacevolezza e di rilassatezza. Importante è anche che il soggetto riesca a percepire questa sensazione di piacere sia a livello fisico sia a livello psichico. Per fare percepire e per fare aumentare il piacere e la rilassatezza si consiglia sempre l’allenamento a casa e di conseguenza si riesce ad interiorizzare meglio la tecnica.

10

Tra terapeuta e soggetto non vi è nessun transfert ma solo uno semplice scambio di informazioni che servono al soggetto per poter migliorare la tecnica, per perfezionarla, per interiorizzarla e per personalizzarla senza avere paure di sbagliare. Le sensazioni psico-fisiche che si ottengono sono correlate allo sforzo ma in senso opposto, ovvero: più il soggetto riuscirà a contrarre i suoi muscoli più riuscirà a sentire chiaramente la sensazione di distensione nella fase di decontrazione, infatti è proprio nei momenti di inattività che si riesce a sentire il piacere dei muscoli rilassati. Molto importante: la contrazione non deve mai essere talmente forte da produrre dolore, perchè è solo un vissuto di sensazioni piacevoli che porta il corpo a rilassarsi. Questa tecnica è molto passiva per il soggetto perchè deve solo svolgere quello che gli viene chiesto e a fine seduta poi riferire le sue sensazioni corporee e nulla di più. Questo aiuta moltissimo le persone timide o tutte le persone passive perché non si sentono in obbligo di parlare di loro stessi o delle loro emozioni. 3.1 LA RESPIRAZIONE NEL METODO JACOBSON Affinché il RMP di Jacobson dia buoni risultati è molto importante la respirazione, quindi chi vuole utilizzare questo metodo deve prima lavorare sulla propria respirazione in modo da renderla molto profonda, ma allo stesso tempo fluida senza scatti e senza apnee. Solo quando si riesce ad ottenere questo risultato si potranno sentire veramente i muscoli che si rilassano e quindi si arriverà a quella distensione che permette di rilassarsi. Il metodo Jacobson prevede una respirazione profonda in modo che torace e addome si alzino, poi seguono 5/10 secondi di pausa e poi si espira lentamente cercando di buttare fuori tutta l’aria. È importante che durante l’espirazione il torace, l’addome e tutte le parti dell’apparato respiratorio ( gola, polmoni e diaframma ) siano rilassati, questo permette a tutta l’aria di uscire in modo fluido e aiuta svolgere gli esercizi in modo piacevole. Jacobson sosteneva che per arrivare a questo si doveva agire sia sulla muscolatura, sia sugli organi. Per respirare correttamente devo tener conto di queste tre pre-rilassamenti:

RILASSAMENTO DELLA BOCCA RILASSAMENTO DEI POLMONI RILASSAMENTO DELL’ADDOME

Queste tre fasi servono per aiutare chi compie il rilassamento a prendere maggiore coscienza dell’apparato respiratorio nel suo insieme e per sentire l’importanza ed i benefici di una respirazione corretta.

11

3.2 LE REGOLE DI BASE

Decidete se iniziare da soli o con la supervisione di un esperto.

Trovate le risorse, il tempo e il luogo per effettuare gli esercizi. Programmate un’ora al giorno a vostra completa disposizione.

Scegliete il luogo. Deve essere tranquillo, compatibilmente con l’ambiente circostante. Per tutta la durata dell’esercizio, non dovute essere interrotti dalle incombenze quoti-diane: figli, mariti, mogli, amanti telefono e qualunque altra cosa.

Avete un’ora solo per voi.

All’inizio si pratica da sdraiati. Usate un divano, una stuoia, qualunque supporto su cui potete sdraiarvi, stando comodi e con le braccia a fianco del corpo e leggermente distaccate.

Se vi piace, utilizzate un cuscino per sostenere la testa, ma non è necessario.

La posizione iniziale è supina con gli occhi che guardano il soffitto. Le braccia sono a fianco del corpo con le mani staccate di una decina di centimetri.

Si rimane in silenzio

Si comincia con gli occhi aperti per alcuni minuti, durante i quali si sta semplice-mente sdraiati, poi si chiudono gli occhi.

3.3 LE POSIZIONI

12

Qui possiamo vedere alcune posizioni per iniziare il rilassamento progressivo di Jacobson:

La prima figura illustra la posizione sdraiata

La seconda e la terza 2 varianti di quella seduta

Qui sono illustrati alcuni esempi di esercizi in posizione supina:

Figura 1 – flessione dei piedi verso il pavimento

Figura 2 – alzare leggermente le gambe dal pavimento

Figura 3 – sollevare il bacino dal pavimento

Figura 4 – sollevare il torace dal pavimento

Figura 5 – alzare la testa portando il mento sullo sterno

Figura 6 – chiudere e aprire le mani

Figura 7 – movimenti con la bocca

Figura 8 – corrugare e distendere la fronte

13

Qui sono illustrati alcuni esempi di esercizi da svolgere stando seduti.

Questi esercizi possono essere molto utili per le persone con disgrafia perché possono svolgere gli esercizi stando anche seduti sui banchi di scuola o sul posto di lavoro

14

CAPITOLO 4 COME PROPORRE IL RMP DI JACOBSON: Come detto prima, il rilassamento secondo Jacobson è inteso quasi come un allenamento che il soggetto deve fare anche a casa per interiorizzarlo e personalizzarlo. La seduta che viene svolta in studio sarà quindi il modello che il soggetto ripeterà a casa. Gli esercizi avranno una frequenza ben definita (1 volta al giorno per non meno di un’ora nella fase di acquisizione) per tutto il tempo che passa da una seduta all’altra. Si consiglia inoltre di tenere un piccolo diario con le annotazioni delle varie esercitazioni. Il metodo Jacobson è diviso in 2 livelli:

Un promo livello BASE Un secondo livello detto AVANZATO

Il livello BASE a sua volta si suddivide in 4 parti: Rilassamento di mani e braccia Rilassamento di volto, nuca e spalle Rilassamento del ventre Rilassamento delle gambe e quindi di tutto il corpo

Per la tesi prenderò in considerazione solo il primo livello, poiché si basa maggiormente sulla contrazione-decontrazione muscolare; infatti la rigidità muscolare è una delle cause che portano i soggetti a scrivere male, a stancarsi facilmente e a far vivere la scrittura come una sofferenza piuttosto che un piacere di esprimersi. 4.1 PRIMA PARTE RILASSAMENTO DI MANI E BRACCIA Si invita il soggetto a chiudere la mano destra oppure sinistra se si tratta di un mancino e si invita il soggetto a concentrarsi sulla tensione mentre il conduttore conta fino a 3. In seguito l’ordine sarà di riaprire lentamente la mano e portare quindi l’attenzione sulla decontrazione e sui muscoli che piano piano si rilassano. Durante la decontrazione conto lentamente da 5 a 0 oppure devo contare lentamente, in questo modo do maggiore importanza e quindi attenzione alla distensione e aiuto il soggetto a distendersi. Un ultimo suggerimento che posso dare è proprio quello di sentire la differenza tra la tensione iniziale e la distensione alla fine dell’esercizio. Faccio ripetere l’esercizio per 3-5 volte e poi posso passare all’altra mano. Il passo successivo sarà di far fare l’esercizio con entrambe le mani cosi la contrazione sarà maggiore e di conseguenza anche il rilassamento delle mani. Nello stesso tempo contraendo le mani posso anche contrarre e decontrarre i muscoli delle braccia questo per far lavorare nello stesso tempo un numero maggiore di muscoli. Il passo successivo per le braccia sarà quello di flettere anche i gomiti tutto questo con gli stessi tempi e le stesse modalità delle mani. Per concludere il rilassamento di mani e braccia faccio fare dei movimenti di apertura e di chiusura delle mani, faccio sciogliere le braccia e se possibile le faccio cadere lungo il corpo per dare la possibilità ai muscoli di lasciare tutte le tensioni.

15

4.2 SECONDA PARTE RILASSAMENTO DI VOLTO, NUCA E SPALLE Una volta provata la prima parte in studio, ma soprattutto dopo aver fatto gli esercizi a casa si fa un breve colloquio con il soggetto al fine chiedere come è andata, ma anche per chiarire dei dubbi sugli esercizi. Se tutto è andato bene oppure se i dubbi sono stati chiariti si passa alla seconda parte. Adesso iniziamo a rilassare volto, nuca e spalle, faccio ripercorrere tutta la prima fase, al termine della prima fase il soggetto sentirà tutti i muscoli distesi e rilassati. Una volta raggiunto questo stato di calma e tranquillità, invio il soggetto ad aggrottare ciglia e fronte e lo invito a farlo a fare l’esercizio con sempre più forza, in questo modo intensifico molto la tensione e di conseguenza anche la distensione. Una volta aggrottate bene e con molta forza invito il soggetto a lasciare andare tutte le tensioni e rilassare bene tutti i muscoli. Come nella prima parte i tempi di contrazione le decontrazioni e le pause vengono stabiliti dal conduttore, si darà molta importanza alla fase della distensione e si potrà anche dire al soggetto: “adesso senti la distensione dei tuoi muscoli!” oppure: “senti i muscoli che piano piano si distendono e si rilassano!”. Anche qui i tempi saranno:

3 secondi fase di contrazione; posso contare anche ad alta voce. 5-10 secondi fase di decontrazione; posso contare a bassa voce oppure solo mentalmente

15-20 secondi pausa; lascio il tempo di rilassare i muscoli e do la possibilità di interiorizzare la sensazione di rilassamento.

Faccio fare da 3 a 5 ripetizioni.

Adesso posso passare agli occhi. Chiedo di chiudere gli occhi con forza e poi li faccio aprire molto lentamente; se mi trovo davanti un soggetto molto ansioso o insicuro che non vuole chiudere gli occhi, posso chiedergli di socchiudere gli occhi e di fissare molto intensamente un oggetto. Una volta fatte tutte le ripetizioni passo alla bocca, faccio stringere i denti contraendo le mascelle e poi le labbra. Seguendo questa piccola scaletta riuscirò a diffondere in modo omogeneo il rilassamento su tutto il volto. Speso, nel rilassamento del volto, i soggetti si rendono conto di quanto il loro viso sia teso e contratto; in questa fase spesso il soggetto dice che si sente una faccia strana e che non sembra più la sua. Per tranquillizzarlo gli spiego che a muoversi e a rilassarsi è la maschera facciale. Se devo fare questi esercizi con i bambini posso dire loro: “dai che giochiamo a fare le linguacce o le facce buffe”. Ora rilasseremo la nuca. Indico al soggetto di portare prima la testa all’indietro portando la sua attenzione sui muscoli del collo. Ora farà degli esercizi di rotazione a destra e a sinistra e qui sentirà i muscoli del collo che si contraggono e subito dopo si decontraggono; la stessa cosa quando la consegna sarà di piegare la testa a destra e a sinistra.

16

Anche qui come negli esercizi precedenti devo dare delle indicazioni precise sui tempi, sulla durata delle contrazioni e delle decontrazioni e sulla durata delle pause per il rilassamento dei muscoli. Devo stare attento ai tempi e se il soggetto fa smorfie di dolore lo invito a diminuire lo sforzo oppure diminuisco il tempo e le ripetizioni. Passiamo ora alle spalle. Chiedo al soggetto di portare le spalle verso l’alto, poi in avanti e per finire all’indietro, anche qui faccio fare più ripetizioni per ogni movimento. Essendo le spalle una zona dove le persone tendono ad accumulare le tensioni sto attendo a non esagerare con le contrazioni per non rendere gli esercizi dolorosi e quindi spiacevoli. 4.3 TERZA PARTE RILASSAMENTO DEL VENTRE La terza parte ha lo scopo di rilassare il ventre. Ma perché si deve rilassare? Semplicemente perché in questo modo posso educare o rieducare il soggetto a respirare in modo fluido e profondo e questo porterà di conseguenza uno stato di distensione e rilassamento. Gli esercizi prevedono dei respiri molto profondi con intervalli di 5 secondi tra ispirazione ed espirazione. La richiesta degli esercizi sarà quella di fare dei respiri gonfiando bene la pancia e la cassa toracica, poi la respirazione sarà spostata tutta verso il ventre ed è proprio qui che i muscoli addominali, il diaframma e la schiena si contrarranno e si decontrarranno portando così un piacevole stato di rilassamento a tutta la zona. Di conseguenza anche il modo di respirare e il corpo saranno molto più rilassati. Questa fase è molto importante perché posso rieducare il soggetto a respirare correttamente e quindi anche lui si sentirà meglio e durante la scrittura imparerà a non avere delle lunghe apnee e riuscirà a scrivere in modo più scorrevole. 4.4 QUARTA PARTE RILASSAMENTO DELLE GAMBE E DI TUTTO IL CORPO Dopo aver parlato dell’allenamento fatto a casa farò sdraiare il soggetto su un lettino o su un materassino. Gli chiederò di allungare le gambe contraendo in questo modo i glutei e le cosce (questo per le prime ripetizioni) poi chiederò di portare il piede e le dita dei piedi verso il basso, in questo modo avrò una contrazione anche al livello del polpaccio. In seguito chiederò di allungare le gambe contraendo in questo modo i glutei e le cosce (questo per le prime ripetizioni) e questa volta farò portare la punta dei piedi verso il bacino. Abbinando questi due esercizi la persona riuscirà a contrarre e decontrarre tutti i muscoli delle gambe. Questo per 5 ripetizioni, stando attento a non esagerare per non provocare nel soggetto eventuali crampi. Anche qui i tempi saranno uguali a quelli degli esercizi precedenti. Questi esercizi si possono fare anche stando seduti e quindi si possono utilizzare mentre si sta scrivendo.

17

CAPITOLO 5

COME POSSO PROPORRE QUESTE ATTIVITA’ AI BAMBINI Questa tecnica di rilassamento impostata in questo modo può andare benissimo con adolescenti o con persone adulte, ma come poso proporre queste attività ad un bambino? I bambini hanno difficoltà a sentire quando i muscoli sono tesi e quando invece sono rilassati, questo non per cause neurologiche, ma semplicemente perché non sono abituati a sentire il loro tono muscolare, soprattutto non sono abituati a sentire i propri muscoli che si rilassano o con un tono adeguato. Se invece il bambino è ipotonico questo non sarà abituato a sentire la tensione muscolare.

La cosa è molto semplice. Posso leggere delle piccole storie ed il bambino deve fare quello che gli viene chiesto nella storia.

In letteratura esistono racconti (P.Kendall, M. Di Pietro -1995- Terapia scolastica dell’ansia. Guida per psicologi e insegnanti. Edizioni Erickson) che io ho proposto ad alcuni bambini e ne sono stati davvero entusiasti ottenendo buoni risultati.

5.1 RILASSAMENTO DELLE MANI E DELLE BRACCIA

Immagina di avere mezzo limone nella tua mano sinistra. Adesso immagina di spremere con forza il limone. Cerca di spremerlo fino all’ultima goccia di succo. Adesso lascia andare il limone. Cerca di notare la sensazione che provi al braccio quando smetti di stringere il pugno. Adesso prendi un altro limone e spremilo. Cerca di spremerlo con più forza che puoi. Adesso lascia andare il limone e rilassa il braccio. Cerca di notare quanto si sentono meglio il braccio e la mano quando sono rilassati. Ancora una volta prendi un limone nella tua mano sinistra e spremi tutto il succo. Non lasciarne nemmeno una goccia. Spremi più forte che puoi. Bene adesso lascia cadere il limone e rilassa il braccio e la mano. Immagina di avere mezzo limone nella tua mano destra. Adesso immagina di spremere con forza il limone. Cerca di spremerlo fino all’ultima goccia di succo. Adesso lascia andare il limone. Cerca di notare la sensazione che provi al braccio quando smetti di stringere il pugno. Adesso prendi un altro limone e spremilo. Cerca di spremerlo con più forza che puoi. Adesso lascia andare il limone e rilassa il braccio. Cerca di notare quanto si sentono meglio il braccio e la mano quando sono rilassati. Ancora una volta prendi un limone nella tua mano destra e spremi tutto il succo. Non lasciarne nemmeno una goccia. Spremi più forte che puoi. Bene adesso lascia cadere il limone e rilassa il braccio e la mano.

5.2 RILASSAMENTO DELLE BRACCIA E DELLE SPALLE Immagina di essere un bel gatto pigrone che si vuole stiracchiare dopo aver fatto una bella dormita. Stendi le braccia in avanti e sollevale sopra la testa. Spingi le braccia all’indietro e stendile più che puoi. Adesso lasciale andare giù. Lasciale penzolare lungo i fianchi. Bene, bene adesso fai ancora il gatto e stiracchiati ancora. Stendi le braccia in avanti e sollevale sopra la testa. Spingi le braccia all’indietro, spingile più che puoi. Adesso lascia cadere giù le braccia. Bene, cerca di sentire quanto sono rilassate le braccia. Adesso ti stirerai ancora più forte che puoi. Cerca di stendere le braccia come se dovessi toccare il soffitto. Sollevale più che puoi sopra la testa. Adesso spingi le braccia all’indietro e cerca di sentire quanto sono

18

tese anche le spalle. Tieni ancora un attimo le braccia ben tese. Benissimo, adesso lasciale cadere giù e senti come si rilassano le spalle e le braccia. Adesso le spalle e le braccia sono piacevolmente rilassate.

5.3 RILASSAMENTO DELLE SPALLE E DEL COLLO Adesso immagina di essere una tartaruga. Ti trovi sopra una roccia sulla riva di un laghetto e ti stai riposando al calore del sole. Ti stai gustando il paesaggio e ti senti rilassato. All’improvviso ti accorgi di qualcosa di pericoloso e tiri indietro la testa dentro il guscio. Cerca di sollevare le spalle avvicinandole alle orecchie, mentre tiri dentro la testa tenendola incassata tra le spalle. Rimani fermo così, non è facile essere una tartaruga nel suo guscio. Adesso il pericolo è passato. Puoi uscire fuori al sole e puoi di nuovo sentirti rilassato e tranquillo. Ma attenzione, c’è di nuovo un pericolo! Svelto, ritira dentro la testa dentro la tua casetta e rimani stretto stretto dentro il guscio. Devi rimanere rannicchiato con la testa incassata tra le spalle per sentirti protetto. Bene, adesso puoi rilassarti porta di nuovo fuori la testa e lascia che le spalle si rilassino. Porta di nuovo fuori la testa e lascia che le spalle si rilassino. Senti quanto si sta meglio, quando si è rilassati invece che irrigiditi. Adesso, ancora una volta pericolo! Ritira la testa all’interno spingi le spalle in su, avvicinandole alle orecchie. Non lasciare nemmeno un pezzetto di testa fuori dal guscio. Senti come sono irrigiditi le spalle ed il collo. Bene, ora puoi tornare fuori, sei di nuovo al sicuro. Ogni pericolo è scomparso, non c’è più niente di cui aver paura, ti senti tranquillo e contento.

5.4 RILASSAMENTO DELLO STOMACO Ecco che adesso sta arrivando un giovane elefantino molto birbante. Non guarda neanche dove cammina e non si accorge che ci sei tu sdraiato in mezzo all’erba. Sta venendo verso di te e sta per camminare proprio sopra il tuo stomaco. Non muoverti, ormai non fai più in tempo a spostarti, cerca di irrigidire più che puoi lo stomaco. Tieni tutti i muscoli dello stomaco più tesi che puoi. Rimani ancora un istante con lo stomaco duro… l’elefantino ha cambiato direzione, adesso puoi rilassarti. Lascia andare i muscoli dello stomaco. Cerca di sentire lo stomaco morbido e piacevolmente rilassato. Lo stomaco si rilassa e si distende… ma, attenzione! Ecco di nuovo l’elefantino. Tieniti pronto ed irrigidisci lo stomaco. Cerca di fare diventare lo stomaco più duro che puoi. Se l’elefantino ti calpesta mentre tieni lo stomaco irrigidito non ti farà male. Il tuo stomaco diventa come una roccia. Bene, se ne sta andando in un’altra direzione, puoi rilassarti. Lascia andare completamente ogni tensione e cerca di notare la differenza tra il tuo stomaco irrigidito e uno stomaco rilassato. Il tuo stomaco ora diventa morbido e piacevolmente rilassato … non ci crederai, ma quel testardo di un elefantino sta tornando verso di te. Questa volta procede a maggiore velocità. Irrigidisci bene lo stomaco … tienilo ben duro come una roccia. Ecco che l’elefantino sta arrivando sopra il tuo stomaco, irrigidisci bene lo stomaco, ecco che è arrivato con la zampa sopra di te … è passato, ma non ti ha fatto male. Va tutto bene, ora puoi proprio rilassarti completamente. Lascia andare ogni tensione dello stomaco. Cerca di sentirti completamente disteso e rilassato. Lo stomaco è morbido come se fosse di gomma e ti senti piacevolmente rilassato. Adesso immagina di dover passare per un cancello che è quasi completamente chiuso. La tua palla è andata dall’altra parte e vuoi recuperarla. Il cancello è stato verniciato da poco e la vernice non è ancora completamente asciutta. Inoltre il cancello è bloccato, per cui non può essere aperto di più, ma tu devi passare proprio per quel cancello. Dovrai cercare di più

19

sottile che puoi, cercando di tenere lo stomaco in dietro. Prova a tenere lo stomaco completamente schiacciato verso l’interno in modo da non sfregare contro la vernice ancora fresca del cancello. Bene, ce l’hai fatta. Puoi tornare con lo stomaco normale. Lascia andare completamente i muscoli dello stomaco e rilassati. Adesso hai recuperato la palla e dopo averla lanciata dall’altra parte cerchi di passare di nuovo il cancello semichiuso facendoti più sottile che puoi per non sfregare contro la vernice fresca. Il tuo stomaco adesso è proprio sottile, completamente schiacciato verso l’interno. Rimani adesso un attimo così mentre passi per il cancello. Bene, ce l’hai fatta e non ti sei sporcato neanche un po’. Adesso sei soddisfatto e puoi rilassarti completamente. Il tuo stomaco è tornato normale. I muscoli sono distesi e tu ti seni piacevolmente rilassato.

5.5 RILASSAMENTO DELLE GAMBE E DEI PIEDI Adesso immagina di essere al mare e di giocare sulla riva. Ti trovi nel punto dove la sabbia è bagnata e le onde arrivano quasi a sfiorarti i piedi. Ti stai divertendo a cercare di affondare sempre di più nella sabbia e tieni le dita dei piedi ben allargate mentre cerchi di premere con le gambe sulla sabbia bagnata. Senti le gambe ed i piedi irrigiditi mentre stai affondando nella sabbia. Ora però hai deciso di sederti un po’ sulla sabbia asciutta e rilassarti. Le tue gambe ed i tuoi piedi di distendono e li senti rilassati. Ti stai gustando questa piacevole sensazione di rilassamento alle gambe e ai piedi. Adesso ti è venuta di nuovo voglia di giocare sulla riva. Sei in piedi e premi forte contro la sabbia bagnata cercando di affondare sempre più. Senti la sabbia che passa attraverso le dita dei piedi, mentre le tue gambe sono completamente irrigidite. Bene, adesso torni di nuovo a distenderti sulla sabbia asciutta e senti le gambe ed i piedi che si rilassano completamente. Ti senti piacevolmente rilassato, le dita dei piedi e le gambe si rilassano sempre di più. 5.6 COME PROCEDO CON I BAMBINI:

Inizio il trattamento prima in studio e quindi insegno in modo pratico al bambino cosa vuol dire tensione e distensione (questo perché spesso non riescono a sentire correttamente il tono muscolare del corpo) poi, dopo numerosi esercizi fatti insieme al conduttore, il bambino inizia a farli a casa insieme ai genitori.

Per i più piccoli utilizzo i racconti, perché mi sono accorto che fare esercizi molto tecnici con loro li porta a stancarsi oppure, se ci sono difficoltà di attenzione, a distrarsi facilmente. Racconto loro una storia (in base alla parte del corpo che voglio far rilassare) ed insieme facciamo ciò che c’è scritto. I vantaggi che questo procedimento porta sono:

il bambino vede come dev’essere fatto l’esercizio e lo fa in modo corretto.

ottengo una maggiore complicità da parte del bambino.

rendo il tutto più divertente (secondo me è molto importante che il bambino viva questi esercizi in modo divertente perché mi sono accorto che in questo modo tutto risulta più efficace e gli esercizi vengono interiorizzati più semplicemente).

20

Per seguire le indicazioni di Jacobson devo dare gli esercizi da ripetere a casa quindi il bambino deve allenarsi e per fare questo do come compito per casa quello di svolgere gli esercizi assieme ai genitori. In questo modo il bambino si sente importante perché insegna quello che ha imparato ai genitori e allo stesso tempo esegue gli esercizi a casa con la supervisione dell’adulto (se il bambino è piccolo posso dare ai genitori una copia dei racconti che dovranno leggere e fare con il bambino).

Propongo al bambino tutte le storie, in questo modo riesco a fargli sentire la differenza tra tensione e distensione a livello globale, poi posso chiedere al bambino di utilizzare solo piccole parti come ad esempio quando si stringe forte il limone, questo serve per fare contrarre e decontrarre i muscoli della mano. In questo modo riesco a rilassare le varie parti del corpo. Nel caso della disgrafia posso anche dire al bambino che prima di iniziare a scrivere, o quando sente tensione e dolore alla mano può far finta di spremere un limone, così facendo riesce a rilassare tutta la muscolatura della mano e del braccio e quindi può continuare a scrivere correttamente.

Molto importante è parlare con il bambino alla fine di ogni piccola sessione di rilassamento per capire com’è andata e come sente adesso i suoi muscoli.

21

CAPITOLO 6 COME PROCEDO CON GLI ADULTI

Con gli adulti invece posso essere più tecnico e quindi faccio prima sentire la differenza tra contrazione e decontrazione, poi tra tensione e distensione questo per iniziare a portare l’attenzione del soggetto sulla distensione dei muscoli.

Dopo una prima parte di approccio propongo da prima un training dove vado a lavorare su tutto il corpo, seguendo le quattro fasi sopra elencate, così l’adulto inizia a prendere coscienza del proprio corpo, dei propri muscoli e delle zone dove c’è maggiore o minore tensione.

A questo punto posso utilizzare solo gli esercizi per mani, braccia, spalle e collo nel caso in cui un soggetto disgrafico abbia problemi di tensione a questo livello e posso chiaramente digli che questa può essere una sua risorsa quando sente che la mano con cui scrive inizia ad essere dolorante, soprattutto a livello muscolare.

Ecco quindi che non chiederò più di eseguire gli esercizi su tutto il corpo cosa che magari in ufficio risulta inopportuno o semplicemente non si ha il tempo per eseguire tutto il training ma consiglio di eseguire gli esercizi con le mani, braccia e spalle se devo rilassare la mano che scrive, se invece deve rilassarsi completamente gli do come aiuto gli esercizi con il ventre e gli esercizi di respirazione.

Possiamo dire che questa tecnica di rilassamento risulta molto versatile e fattibile anche mentre si sta lavorando, inoltre gli esercizi non devono seguire forzatamente uno schema fisso, ma possono essere segmentati ed utilizzati a seconda delle esigenze.

Jacobson da molta importanza alla respirazione e questo aiuta molto i soggetti che trattengono il fiato mentre scrivono, questo provoca ulteriori tensioni quando scrivo e quindi una scrittura irregolare.

Una rieducazione della respirazione porta ad eliminare queste “apnee” e quindi elimina ulteriori tensioni muscolari.

22

CAPITOLO 7 CONCLUSIONI Il metodo Jacobson è costituito da una serie di esercizi semplici e fattibili da chiunque, ed è proprio per questo motivo che ho pensato di proporlo per aiutare chi ha problemi di disgrafia. Inoltre è basato tutto su contrazioni e decontrazioni, quindi sensazioni fisiche molto semplici da percepire sia dall’adulto ma anche dal bambino più piccolo, basta cambiare il termine contrazione con la formula “facciamo diventare i muscoli duri duri” e li facciamo decontrarre utilizzando la formula “ adesso i muscoli diventano tutti molli”. 7.1 HO PENSATO AL METODO JACOBSON PERCHÉ :

Mi permette di lavorare con qualsiasi soggetto che mi trovo davanti dal bambino all’adulto e persino l’anziano.

Non c’è nessun coinvolgimento psichico da parte del conduttore e non ci sono problemi legati al tranfert ed al controtranfert.

Il soggetto non ha la paura di essere giudicato dal punto di vista psicologico. Gli esercizi possono essere svolti senza nessun problema in qualsiasi luogo. Non c’è bisogno di particolari spazi dove potersi concentrare e appartare. Nel caso dei bambini con particolari problemi di tensioni a livello dell’arto scrivente lo possono mettere in pratica anche a scuola senza l’ausilio di particolari oggetti.

Posso veramente dare un piccolo aiuto ai bambini ma anche agli adulti per poter diminuire le sue tensioni e gestire meglio le emozioni

7.2 PERCHÉ PROPORRE IL METODO JACOBSON NEI CASI DI DISGRAFIA?

23

Gli scopi del rilassamento quando lavoro con soggetti disgrafici sono: Diminuire le tensioni muscolari soprattutto a livello di spalla, braccio, gomito, mano , polso e dita.

Aiutare il soggetto a respirare meglio e per arrivare a questo devo farlo respirare in modo più cosciente

Gestire meglio le proprie emozioni, soprattutto quelle che provocano agitazione e tensione.

Attraverso il rilassamento stabilisco un rapporto di fiducia tra me ed il soggetto, questo aumenta la fiducia in quello che propongo.

Miglioro le capacità di attenzione soprattutto se il soggetto ha molte energie da scaricare.

Posso rilassare le singole parti del corpo, nel caso della disgrafia la mano, così è meno dolorante durante la scrittura e di conseguenza rilasso anche il resto del corpo.

BIBLIOGRAFIA

DSM-IV-TR [Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision 2000 – American Psychiatric Association]

N. Boille, E. Manetti (2010) La nostra scrittura. Un test per riconoscerci. Edizioni Sovera.

P. Cristofanelli (2005) La tua scrittura il tuo carattere.Edizioni Paoline

M. Pratelli, (1995) Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo motorie. Edizioni Erickson

P.G. Malesani (2004) Quiete e tempeste dell’essere. Edizioni ReS.

P. Kendall, M. Di Pietro (1995)Terapia scolastica dell’ansia. Edizioni Erickson

A.M. Wille, C. Ambrosini (2008) Manuale di terapia psicomotoria. Edizioni Cuzzolin