IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL VESCOVO ANDREA AI FEDELI …€¦ · astronomi e poi i filosofi...

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LX - N. 11 - dicembre 2014 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani contiene I.R. AI NOSTRI CARI LETTORI I PIÙ FERVIDI AUGURI DI Buon Natale e Felice Anno Nuovo Continua a pag. 2 Carissime lettrici, carissimi lettori, vi giunga insieme all’augurio natalizio questo mio scritto di contemplazione sull’evento dell’Incarnazione. Il Natale ci ripro- pone un fatto reale e concreto, che chiamiamo “mistero” non per renderlo evanescente vapore, ma per dichiararne la portata salvifica ed il carattere di eccedente luminosità. “Mistero” è parola di derivazione greca che indica ciò che toglie la parola a causa della meraviglia e dell’incanto. «Ecco il segno – dicono gli angeli – troverete un bambino» (cfr. Lc 2,12). In ogni bimbo neonato si saluta il compimento di una promessa e si dischiudono la gioia e la speranza di un nuo- vo inizio. Nel bambino di Betlemme i cristiani vedono molto di più; vedono la totale prossimità di Dio, al punto da esclamare con linguaggio estraneo alla teologia, ma assai efficace, che a Dio “è venuta la faccia da uomo”! Gli uomini primitivi si chiedevano chi aveva fatto il cielo, il sole e la luna. È anche per questo che riempivano le pareti delle grotte con dipinti misteriosi. Poi c’erano gli antichi egizi, che si chiedevano cosa li aspettava dopo la morte e, anche per questo, costruivano tombe talmente grandi e belle che noi possiamo visi- tarle anche oggi. Ce ne sarebbero tante ancora da raccontare: i sacerdoti babilonesi che studiavano il cielo e divennero i primi astronomi e poi i filosofi dell’antica Grecia coi loro miti e gli scienziati e gli alchimisti e gli artisti… La storia dell’umanità, insomma, coincide con la storia delle domande che l’uomo si fa a proposito di Dio: una ricerca apparentemente infinita. Sino al grande colpo di scena. Dio, for- se stanco di essere studiato co- me fosse un libro, butta nel ce- stino secoli e secoli di congettu- re e filosofie e risponde in un at- timo, ad ogni domanda. E la sua risposta non è fatta di parole, ma di un volto. Quello del Gesù bambino. Apro le Sacre Scritture e leggo: «Nel quieto silenzio che av- volgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo cor- so, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal tro- no regale» (cfr. Sap 18, 1-15). In quella notte accadeva una cosa inaudita. Dio si faceva uomo nel grembo di Maria: Uno della Trinità diventava terrestre, il Creatore assumeva la creatura, l’Eterno entrava nel tempo. Un evento mozzafiato di fronte al quale non è cessato lo stupore degli angeli e degli uomini. Tra gli spazi infiniti, il Verbo ha scovato un angolo remoto e pun- tiforme dell’universo in cui nascere, un villaggio annidato tra le rughe di un piccolo pianeta disperso tra le centinaia di miliardi di stelle della Via Lattea, un ammasso tanto grande che, per at- traversarlo, un raggio di luce impiegherebbe centomila anni. Vi sono miliardi di galassie. All’inizio degli anni ’90 ne è sta- ta scoperta una con un diametro di 6 milioni di anni luce: quan- te stelle conterrà? Cifre da capogiro. Se Abramo avesse eseguito l’ordine di Dio di contare le stelle, avrebbe impiegato 3500 anni (e solo per quelle della nostra galassia). Duemila anni sono tra- IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL VESCOVO ANDREA AI FEDELI DELLA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LX - N. 11 - dicembre 2014Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

contiene I.R.

AI NOSTRI CARI LETTORI I PIÙ FERVIDI AUGURI DI

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Continua a pag. 2

Carissime lettrici, carissimi lettori,

vi giunga insieme all’augurio natalizio questo mio scritto dicontemplazione sull’evento dell’Incarnazione. Il Natale ci ripro-pone un fatto reale e concreto, che chiamiamo “mistero” nonper renderlo evanescente vapore, ma per dichiararne la portatasalvifica ed il carattere di eccedente luminosità.

“Mistero” è parola di derivazione greca che indica ciò chetoglie la parola a causa della meraviglia e dell’incanto.«Ecco il segno – dicono gli angeli – troverete un bambino»

(cfr. Lc 2,12). In ogni bimbo neonato si saluta il compimento diuna promessa e si dischiudono la gioia e la speranza di un nuo-vo inizio. Nel bambino di Betlemme i cristiani vedono molto dipiù; vedono la totale prossimità di Dio, al punto da esclamarecon linguaggio estraneo alla teologia, ma assai efficace, che aDio “è venuta la faccia da uomo”!

Gli uomini primitivi si chiedevano chi aveva fatto il cielo, ilsole e la luna. È anche per questo che riempivano le pareti dellegrotte con dipinti misteriosi. Poi c’erano gli antichi egizi, che sichiedevano cosa li aspettava dopo la morte e, anche per questo,costruivano tombe talmente grandi e belle che noi possiamo visi-tarle anche oggi. Ce ne sarebbero tante ancora da raccontare: isacerdoti babilonesi che studiavano il cielo e divennero i primiastronomi e poi i filosofi dell’antica Grecia coi loro miti e gliscienziati e gli alchimisti e gli artisti… La storia dell’umanità,insomma, coincide con la storia delle domande che l’uomo si faa proposito di Dio: una ricerca apparentemente infinita. Sino al

grande colpo di scena. Dio, for-se stanco di essere studiato co-me fosse un libro, butta nel ce-stino secoli e secoli di congettu-re e filosofie e risponde in un at-timo, ad ogni domanda. E la sua risposta non è fatta di parole,ma di un volto. Quello del Gesù bambino.

Apro le Sacre Scritture e leggo: «Nel quieto silenzio che av-volgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo cor-so, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal tro-no regale» (cfr. Sap 18, 1-15). In quella notte accadeva una cosainaudita. Dio si faceva uomo nel grembo di Maria: Uno dellaTrinità diventava terrestre, il Creatore assumeva la creatura,l’Eterno entrava nel tempo. Un evento mozzafiato di fronte alquale non è cessato lo stupore degli angeli e degli uomini. Tragli spazi infiniti, il Verbo ha scovato un angolo remoto e pun-tiforme dell’universo in cui nascere, un villaggio annidato tra lerughe di un piccolo pianeta disperso tra le centinaia di miliardidi stelle della Via Lattea, un ammasso tanto grande che, per at-traversarlo, un raggio di luce impiegherebbe centomila anni.

Vi sono miliardi di galassie. All’inizio degli anni ’90 ne è sta-ta scoperta una con un diametro di 6 milioni di anni luce: quan-te stelle conterrà? Cifre da capogiro. Se Abramo avesse eseguitol’ordine di Dio di contare le stelle, avrebbe impiegato 3500 anni(e solo per quelle della nostra galassia). Duemila anni sono tra-

IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL VESCOVO ANDREA

AI FEDELI DELLA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

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2MONTEFELTRO DALLA PRIMA PAGINA

MONTEFELTROPERIODICO DELLA DIOCESI

DI SAN MARINO -MONTEFELTRO

NUOVA SERIE

Anno LX - N. 11 - dicembre 2014Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post.

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scorsi dall’evento dell’Incarnazione: unnulla per il tempo cosmico, se pensiamoche questo universo ha avuto origine 13-15 miliardi di anni fa e che il sole, lastella attorno cui viviamo, ha carburanteper almeno 5 miliardi di anni. Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni

cosa, mentre la notte giungeva a metà delsuo corso… Il grembo di Maria divenne,per divina elezione, centro nell’universo.

Al Verbo fatto uomo venne dato il no-me Gesù. In quel nome è custodito il si-gnificato della sua nascita. “Gesù” signi-fica “Dio salva”. Quanti Gesù abitavanoin Palestina in quell’epoca? Chi può dir-lo? Era un nome comunissimo, omonimoa tanti altri nella lista del censimento diCesare Augusto. Eppure il suo nome furiconosciuto come unico, al di sopra diogni altro nome (cfr. Fil 2,9). I primi cri-stiani vi hanno riconosciuto una potenzatale che chi lo invocava era salvo. Ma, intempi di secolarizzazione, come i nostri,la parola salvezza rischia di perdere tuttala sua pregnanza.

Oggi siamo convinti della necessità diessere salvati? Ne sentiamo l’urgenza? Sicercano salvezza e rimedi contro le ma-lattie, contro i rovesci finanziari, controgli insuccessi in amore…

Chi pensa alla salvezza dell’anima?Se Dio è venuto a cercare l’uomo, vuoldire che la sua situazione è davvero di-sperata. E non c’è peggiore malattia diquella che non si sa di avere.

Continua dalla pag. 1

ne. «Nihil sub soli novi» (cfr. Qo 1,9), ri-petono i vecchi del villaggio. Invece, unanovità senza pari è stata iniettata nell’u -manità e sta entrando in circolo. C’è chisi ferma a contemplare questo “stranomodo di fare” di Dio. L’ha ritrovato, te-matizzato, nelle parabole di Gesù: il Regnodi Dio è come un piccolo granello di sena-pe, come il lievito che una donna ha presoe nascosto in tre misure di farina, come ilsale che dà sapore (cfr. Lc 13, 18-20). IlRegno di Dio non ha apparenza, perché sipossa dire «eccolo qui, eccolo là» (cfr. Lc17,21). Eppure il Regno avanza. È dentrodi noi. «Proprio ora germoglia, non ve neaccorgete?» (cfr. Is 43,19). A Natale dun-que, spalanchiamo gli occhi!

@ Andrea Turazzi

Nei libri di storia si è soliti spartire iltempo in due segmenti: avanti Cristo e do-po Cristo, prendendo l’Incarnazione comespartiacque della storia. Nei giorni del-l’Incarnazione – 700 anni circa dalla fon-dazione di Roma – tutto si svolge nella piùassoluta normalità. Dopo la visita dell’an-gelo a Maria, a Nazaret si continua ad at-tingere acqua alla fontana, i bambini gio-cano chiassosi come sempre, mamme epapà tornano ai lavori consueti, i poveri sipiazzano agli incroci delle strade perchiedere elemosina e così sbarcare il lu-nario, al mercato del villaggio c’è il solitocaos di voci, di odori e di colori. In quelmomento la Palestina è occupata da unpotere straniero: le aquile di Roma. C’èchi si rassegna, c’è chi prepara il ribalto-

LE CELEBRAZIONI DEL VESCOVO ANDREA

IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE

24 dicembre ore 22,00 S. Messa a Casteldelciore 23,30 S. Messa in Cattedrale a Pennabilli

25 dicembre ore 9,00 S. Messa presso Ospedale di Novafeltriaore 10,30 S. Messa in Cattedrale a San Leoore 16,00 S. Messa presso Casa di riposo “Paradiso”

a Carpegna26 dicembre ore 8,30 S. Messa presso il Monastero Agostiniane

di Pennabilliore 10,00 S. Messa a Ponte Messa

31 dicembre ore 18,00 S. Messa con Te Deum in Cattedrale a Pennabilli

1 gennaio 2015 ore 11,00 S. Messa in Basilica a San Marinoore 18,00 S. Messa nel Santuario della Madonna

delle Grazie a Pennabilli6 gennaio ore 10,30 S. Messa in Cattedrale a San Leo

ore 15,00 S. Messa a Santa Maria in Sasseto, Casteldelci

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3MONTEFELTRO LA TERZA

Continua a pag. 4

È solenne e ieratico il San Nicola delPolittico Quaratesi di Gentile da Fabria-no. Un polittico composto da vari pannel-li, oggi completamente smembrato e dis-seminato in vari musei. L’opera vedeva alcentro la Vergine Maria con il bambino e,in alto nella cimasa, il Redentore, a destrasan Giovanni Battista e san Giorgio, a si-nistra san Nicola e santa Maria Maddale-na. Sotto, nella predella, scene della vitadi san Nicola.

Il Polittico era destinato alla Cappelladella Famiglia Quaratesi, all’origine dellacommittenza, per la chiesa San NiccolòOltrarno, per questo san Nicola si presen-ta come il personaggio più importante trai santi qui elencati. Certo è che la popola-rità di san Nicola fu sempre grande, invo-cato da tutti e per diverse situazioni. An-cora oggi è uno dei santi più popolari perla figura di Santa Claus, altrimenti notocome Babbo Natale, anche se molti igno-rano l’origine religiosa della più celebrefigura natalizia.

Ma chi era san Nicola? Il PolitticoQuaratesi ci aiuta a conoscerne la storia.Anzitutto lo vediamo nella parte alta delpolittico con i suoi abiti vescovili. La fa-scia del piviale collega poi strettamente ilSanto al periodo natalizio, egli morì, in-fatti, il 6 dicembre del 343. Così nella fa-scia si trovano deliziosi quadretti che rac-contano i Vangeli dell’infanzia: la nascitadi Gesù a Betlemme, l’adorazione deiMagi, la Presentazione di Gesù al tempiola strage degli innocenti, la fuga in Egittoe infine il Battesimo del Signore che,com’è noto, chiude il periodo natalizio eapre il tempo ordinario.

Il primo pannello della predella rac-conta la nascita di san Nicola. In una ca-sa piuttosto ricca di Pàtara in Licia nel270 ecco una donna che ha appena parto-rito e che si trova ai piani superiori, segnoappunto della sua agiatezza economica,non tutti, infatti, si potevano permetterecase a due piani. È la Madre di Nicola;

SAN NICOLA: un santo che da secoli distribuisce doni agli uomini perché, paghi di una vita dignitosa, non cadano in una vita di peccato

“L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA”Un fatto al mese

di Suor Maria Gloria Riva*

zione e non sapendo come farvi fronte,decise di trasformare la sua casa in unbordello avviando le figlie alla prostitu-zione. Il giovane Nicola avendolo saputosi avvicinò furtivamente alla casa del no-bile e lasciò cadere dalla finestra tre palle

nel piano inferiore due ancelle stanno la-vando il nascituro. La leggenda raccontache erano tali l’intelligenza e la vivacitàdel piccolo che nel suo primo bagnettosaltò in piedi da solo dentro l’acqua. Lacasa ha anche tre monofore, segno della

Gentile da Fabriano, Polittico Quaratesi, tempera su tavola (75x58 cm), 1425, smembrato

tra più musei in varie città

Trinità che già su questo bimbo ha ungrande progetto; allo stesso modo propriosotto le monofore si trova un giardino conerbe sempre verdi e un albero di ulivo, al-tri simboli della pace e della speranza chequesto santo avrebbe portato nel suomondo. Fin da piccolo infatti Nicola recal’aureola.

Il secondo pannello racconta un episo-dio occorso quando Nicola non era anco-ra sacerdote. Un uomo della nobiltà diMyra, città nella quale la famiglia di Ni-cola si era trasferita, a un centinaio di chi-lometri da Pàtara, era caduto in grandemiseria; vergognandosi della sua condi-

d’oro puro. Pieno di sorpresa, l’uomopoté maritare le figlie e risparmiare lorol’onta della prostituzione. Il piccolo pan-nello mostra infatti la scena di una came-ra da letto dove dominano il rosso e l’az-zurro, i colori dell’inganno. Due giovanifanciulle si stanno già spogliando mentreuna terza, l’unica vestita di rosa, sta spo-gliando il padre. Il letto però è intonso,segno che il triste progetto non era statoancora avviato, e su di esso già riposanodue globi d’oro mentre il terzo sta per es-sere lanciato da Nicola che si trova al-l’esterno arrampicato vicino alla finestra.

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4MONTEFELTRO DALLA TERZA

Così san Nicola si guadagna la fama diSanto che reca doni ai poveri affinché perla troppa indigenza essi non cadano neipeccati più gravi.

Un terzo pannello narra invece di unlocandiere che aveva derubato e uccisotre giovani avventori, nascondendo i ca-daveri dentro a botti di salamoia. Vedia-mo nel pannello la locanda dell’oste,spiccano anche qui tre monofore, comenella casa di Nicola, esse sono però scure,quasi ad indicare l’occultamento della lucedella grazia nella casa del locandiere checon la moglie, ora, si trova in ginocchiodavanti al Santo, già Vescovo di Myra.Questi, benedicendo le botti di salamoia,richiama alla vita i tre fanciulli ottenendoanche la conversione dell’oste malvagio.Per questo ed altri simili episodi san Nico-la viene ancora oggi invocato contro i la-dri e i malintenzionati in generale.

San Nicola è protettore anche dei navi-ganti e il quarto pannello narra di un mi-racolo operato dal santo mentre era in vi-ta, a favore di alcuni marinai che si trova-vano in pericolo a causa di una tempesta.Appare nel cielo il Santo Vescovo, bene-dice le acque e queste si placano metten-do in fuga gli spiriti del male, qui simbo-leggiati da una sirena con la coda bifida,segno certo di presenza demoniaca. Que-sto episodio fa meditare perché difficil-mente oggi, nelle traversie provocate dal-le calamità naturali, si fa ricorso ai santi oalla preghiera, quasi fosse roba da me-dioevo. Siamo così certi della nostra ac-quisita tecnologia che neppure gli esempipiù lampanti della fallacità di tanti mezzitecnici riescono a scalfire la nostra sicu-rezza. Eppure è dimostrato come, in mol-te occasioni, la preghiera porti con sé gra-zie inusitate e risolva situazioni umana-mente insolubili.

Così si giunge all’ultimo pannello, do-ve si narra della morte di Nicola avvenu-ta nella sua diocesi, a Myra, dopo molteprove e persecuzioni a causa dei potentidi allora e di molte eresie contro le qualiil santo si trovò a combattere. Il suo cor-po nell’urna continuò a far miracoli alpunto da guarire ossessi e storpi e portarepace nelle famiglie divise. Nel pannello,accanto al feretro del Santo, si vedono ap-punto un’ossessa, una famiglia e storpiche andando con le stampelle ritornanoalla loro casa sanati.

Ma il cammino del Santo Vescovo nontermina qui, con la morte. Doveva inrealtà percorrere ancora un lungo tragitto.

* Monache dell’Adorazione EucaristicaPietrarubbia

Continua da pag. 3 Nel 1086, quando in Turchia iniziò lapersecuzione da parte dei musulmani, ungruppo di marinai baresi, devoti a san Ni-cola, volle rilevare il corpo. Costoro si re-carono a Myra e, superando le resistenzedei monaci ortodossi che custodivano ilSantuario, riuscirono a portare via le spo-glie del Santo. Giunti a Bari, mentre tra-sportarono le sacre reliquie con alcunibuoi (era il 9 maggio del 1086) questi sifermarono e non vollero più proseguire.Le ossa di san Nicola si fecero così pe-santi che nessuno poté spostarle. Si eranei pressi di una chiesa benedettina e tut-ti compresero che il Santo ivi si volevafermare. Anche i marinai veneziani vole-vano per sé reliquie del Santo e, saputoche i monaci ortodossi erano soliti cele-brare una funzione più solenne a un alta-re diverso da dove era situato il corpo delSanto, si recarono a Myra e scoprirono là,in questo altare, altre reliquie del Santoche portarono a Venezia.

Nel 1177 papa Alessandro III si fermòa Rimini e volle esaminare una reliquia disan Nicola, un omero sinistro, che – se-condo la tradizione – era stata trafugata aBari da un Vescovo tedesco. Sottopostaalla prova del fuoco la reliquia resistetteed emanò un profumo intensissimo. Daallora anche a Rimini si venera il Santoche divenne compatrono della città nel1633. Si rilevò più tardi, a conferma del-la tradizione, che ai resti di san Nicolapresenti a Bari manca esattamente l’ome-ro sinistro.

La popolarità del Santo fu tale che nep-pure nel tempo della Riforma luterana fupossibile farla tacere. Nonostante le obie-zioni dei luterani la gente continuò il 5 eil 6 di dicembre a scambiarsi regali e aconfezionare dolciumi. Fu solo nel nuovomondo, gli Stati Uniti, che si riuscì a da-re una nuova veste a san Nicola e in mo-do apparentemente casuale. Nel 1804 fufondata la New York Historical Society eSan Nikolaus (da cui la storpiatura delnome Santa Claus) ne divenne il patrono.Proprio negli archivi della New York Hi-storical è conservata la poesia che ha fat-to diventare Santa Claus il Babbo Nataleche tutti conosciamo.

Nel 1822 (ma per alcuni già nello stes-so 1804 da parte di Henry Livingston Jr.)Clement Clarke Moore scrisse una poesiaper i suoi 6 bambini, dove immaginò divedere nel giardino di casa, la notte diNatale, una slitta misteriosa varcare il cie-lo trascinata da magnifiche renne e sopradi essa un ometto panciuto vestito di pelo

che depositava doni nel camino di casa.Era Santa Claus, chiamato qui per la pri-ma volta papà Natale. La poesia, pubbli-cata anonima, fece il giro del mondo e unnoto illustratore americano, Thomas Nast,tedesco di nascita ma statunitense di ado-zione, realizzò per essa delle magnificheillustrazioni di Babbo Natale, panciuto erubicondo con la gerla sulle spalle colmadi doni da distribuire ai bambini. L’abitodel Santo portadoni era però ancora di co-lori diversi, soprattutto marrone e verde enon il rosso brillante che siamo abituati avedere.

Fu proprio la Coca Cola che, uscendovittoriosa da una guerra furibonda controchi voleva proibirne la produzione, affidòa un disegnatore, Haddon Sundblom, ilcompito di aggiungere la Coca fra i doninatalizi di Santa Claus. Sundblom non fe-ce altro che associare l’abito di BabboNatale ai colori tradizionali della CocaCola, il bianco e il rosso, lo rese più pan-ciuto e sorridente e creò una serie dei car-telloni dove Santa Claus, stanco per il su-per lavoro della notte di Natale, si ristoracon un buon bicchiere della bibita più fa-mosa nel mondo. Siamo nel 1931 e nascecosì il Babbo Natale universalmente co-nosciuto. Non un personaggio pagano,dunque, ma semplicemente san Nicolache da secoli distribuisce doni agli uomi-ni perché, paghi di una vita dignitosa, noncadano in una vita di peccato.

Si è spento il mese scorso in gran Bre-tagna, John Moore, l’attore che prestò ilvolto al Babbo Natale degli spot pubblici-tari. Un uomo onesto e buono che ungiorno, in un’intervista ebbe a dire: «Nonbisogna scherzare con i bambini. Lo com-presi il giorno in cui un bimbo avvicinan-dosi, mi chiese per Natale il ritorno dellamamma che li aveva abbandonati per vi-vere con un altro uomo. Da quel giornocompresi che Babbo Natale senza unaprospettiva eterna può essere una gravesciagura».

È necessario ripercorre la storia deitanti luoghi comuni che ci circondano pertoglierli da quella veste laica e commer-ciale che li vorrebbe contrapporre allacultura cristiana. Babbo Natale non è inalternativa a Gesù Bambino, ma – al con-trario – come santa Lucia fu da sempreuna di quelle figure di santità cristianache aiutano a riconoscere nei doni, il do-no supremo della vita che è Gesù.

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5MONTEFELTRO SOSTENTAMENTO CLERO

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6MONTEFELTRO UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

Dal Natale al PresepeNella cristianità la festa del Natale ha

assunto una forma definita nel IV secolo,tuttavia, la particolare e intensa atmosferaspirituale che circonda il Natale si è svi-luppata nel Medioevo, grazie a san Fran-cesco d’Assisi, che era profondamente in-namorato dell’uomo Gesù, del Dio-con-noi. Il suo primo biografo, Tommaso daCelano, nella “Vita seconda” racconta chesan Francesco “al di sopra di tutte le altresolennità celebrava con ineffabile premurail Natale del Bambino Gesù, e chiamavafesta delle feste il giorno in cui Dio, fattopiccolo infante, aveva succhiato a un senoumano” (Fonti Francescane, 199, p. 492).Da questa particolare devozione al mi-

stero dell’incarnazione ebbe origine la fa-mosa celebrazione del Natale a Greccio.Essa, probabilmente, fu ispirata a sanFrancesco dal suo pellegrinaggio in TerraSanta e dal presepe di Santa Maria Mag-giore in Roma. Ciò che animava il Pove-rello di Assisi era il desiderio di speri-mentare in maniera concreta, viva e attua-le l’umile grandezza dell’evento della na-scita del Bambino Gesù e di comunicarnela gioia a tutti. […]Questo quadro descrive con molta pre-

cisione quanto la fede viva e l’amore diFrancesco per l’umanità di Cristo hannotrasmesso alla festa cristiana del Natale:la scoperta che Dio si rivela nelle teneremembra del Bambino Gesù. Grazie a sanFrancesco, il popolo cristiano ha potutopercepire che a Natale Dio è davvero di-ventato l’“Emmanuele”, il Dio-con-noi,dal quale non ci separano alcuna barrierae alcuna lontananza. In quel Bambino,Dio è diventato così prossimo a ciascunodi noi, così vicino, che possiamo darglidel tu e intrattenere con lui un rapportoconfidenziale di profondo affetto, così co-me facciamo con un neonato.In quel Bambino, infatti, si manifesta

Dio-Amore: Dio viene senza armi, senzala forza, perché non intende conquistare,per così dire, dall’esterno, ma intendepiuttosto essere accolto dall’uomo nellalibertà. Preghiamo il Padre perché conce-

da al nostro cuore quella semplicità chericonosce nel Bambino il Signore, propriocome fece Francesco a Greccio. Allorapotrebbe succedere anche a noi quantoTommaso da Celano – riferendosi all’e-sperienza dei pastori nella Notte Santa(cfr. Luca 2, 20) – racconta a proposito diquanti furono presenti all’evento di Grec-cio: “Ciascuno se ne tornò a casa sua pie-no di ineffabile gioia” (“Vita prima”,Fonti Francescane, 86, p. 479).

(Da una catechesi di Benedetto XVI)

Matteo. Se invece siprepara l’albero puòessere bello riflettereinsieme sul significa-to dell’albero, delle luci e delle decora-zioni per capire come sono collegate aGesù e cosa ci dicono di lui. È importan-te che, una volta allestiti questi segni na-talizi, essi divengano il centro della pre-ghiera familiare o magari – perché no? –l’occasione per proporre a tutti i membridella famiglia un momento di preghiera:

PER VIVERE BENE IL SANTO NATALEdi don Graziano Bartolini, diacono*

IL SANTO NATALE A DOGANAA Dogana di San Marino la comunità parrocchiale organizza,

oltre ai tradizionali presepi, uno spettacolo natalizio che sarà messo in scena da tutti i gruppi parrocchiali

e che sarà presentato domenica 21 dicembre alle 20,30nel locale teatro.

I segni del NataleL’avvicinarsi del Natale riempie case,

strade, negozi e persino la Tv, di segninatalizi: presepi, alberi di Natale, luci. Sitratta certamente di una bella abitudineche riempie di atmosfera e di poesia il pe-riodo natalizio ma rischia anche di bana-lizzare tali segni. È quindi molto impor-tante che nelle nostre famiglie tali segnivengano valorizzati e che la loro prepara-zione divenga l’opportunità per riscoprir-ne il significato autentico. Se in famigliaci sono bambini o ragazzi occorre coin-volgerli il più possibile nella realizzazio-ne del presepe o dell’albero, cogliendol’occasione per raccontare loro come èavvenuta la nascita di Gesù o – con i ra-gazzi più grandi – per leggere il raccontodella nascita nel vangelo di Luca o di

bastano anche pochi minuti, per vivere in-sieme un momento speciale di unità e diamore nella fede. Può essere molto belload esempio riunire la famiglia attorno alpresepe o attorno all’albero per leggereun brano della parola di Dio tratta dalleletture del giorno. (Incaricare i figli ado-lescenti di cercarle su internet e di sce-gliere il brano fra quelli proposti può es-sere già un bel modo per coinvolgerli).In questo modo i segni natalizi nelle

nostre case acquisteranno un grande valo-re e aiuteranno la famiglia a vivere piùprofondamente l’attesa e la nascita del Si-gnore Gesù “venuto ad abitare in mezzo anoi”. E chi è solo o non ha bambini? De-ve rinunciare ai segni del Natale? Assolu-tamente no. Se non gli è possibile realiz-zare presepe o albero, può comunque al-lestire solo la capanna di Betlemme po-nendo davanti o accanto ad essa un ceroda accendere durante i momenti di pre-ghiera. Ci si può anche procurare solo lastatuetta del Bambino Gesù e sistemarlasu un piccolo giaciglio di paglia: i mo-menti di preghiera personale vissuti consemplicità contemplando Gesù Bambinonon saranno meno belli e fruttuosi!

* Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

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7MONTEFELTRO UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

Sine dominico non possumus! Negli an-ni 303-304 d.C. l’improvvisa, violenta e si-stematica persecuzione di Diocleziano hacercato di cancellare radicalmente il cri-stianesimo, colpendo i cristiani, i loro pa-stori, i libri sacri, i luoghi di culto, le as-semblee liturgiche. In questo clima ungruppo di cristiani africani di Abitene,nell’attuale Tunisia, avviati al martirio ri-spondono all’interrogatorio sul perché han-no violato le prescrizioni imperiali che vie-tavano di riunirsi in assemblea domenicale,dicendo: senza la domenica non possiamo!Ciò può significare non possiamo viverema anche, come emerge nel seguito dellarisposta, non possiamo essere. In altri ter-mini, non possiamo né essere né tanto me-no vivere da cristiani senza riunirci la do-menica per celebrare l’Eucaristia. La do-menica viene quindi presentata come unaquestione di identità, dell’essere, perciòquestione di vita o di morte. In tal modo imartiri di Abitene suggellano in un certosenso la concezione che i discepoli di Ge-sù hanno dall’inizio circa la centralità el’importanza della domenica nella visionecristiana del tempo. Per la concezione cri-stiana, contrariamente a tutte le altre visio-ni, il tempo è il luogo della realizzazionedel mistero salvifico operato da Gesù Cri-sto. Esso viene letto, compreso e vissutodunque alla luce di Gesù Cristo. Infatti,l’interpretazione neotestamentaria del tem-po mette in rilievo il fatto che la storia èorientata fondamentalmente dal disegno diDio che si svolge e si manifesta in essa.Una linea diritta traccia il cammino dell’u-manità dal primo momento creativo di Diofino alla piena e definitiva realizzazionedella redenzione alla fine dei tempi.La storia salvifica è unica e unitaria

(cfr. Efesini 1,3-14). Cristo, nella sua esi-stenza terrena, «ricapitola» questa storiadi salvezza e ne svela il contenuto. Infat-ti, egli è l’evento decisivo nel NT dell’in-tero progetto divino, dalla creazione allasua ultima manifestazione, colui che donasenso pieno al tempo.Perciò la domenica diventa il paradig-

ma di tutto il tempo, il cuore della visio-ne e della vita cristiana in merito al tem-po. Perché solo questo giorno e non unaltro? Il numero di volte che il Nuovo Te-stamento nomina la domenica dà a questogiorno della settimana un’importanza spe-ciale: è il giorno in cui ha avuto luogo larisurrezione di Gesù; il giorno in cui il Si-gnore risorto è apparso alla comunità di

Gerusalemme; il giorno in cui almeno al-cune comunità paoline si riunivano per«spezzare il pane» (celebrare l’Eucaristia)ed esprimevano particolarmente la lorocarità verso la Chiesa madre di Ge rusa-lemme; è il giorno in cui ricevere la rive-lazione profetica come lo testimonia Gio-vanni in Apocalisse 1,10-11. La domenica dunque è il giorno del Si-

gnore in quanto giorno della sua risurre-zione, giorno dell'incontro gioioso del Ri-sorto con i discepoli, nel quale si celebrail sacramento del sacrificio del Signore, ilsuo mistero di morte e risurrezione, la suapasqua, nella cena del corpo del Signore,convito del Signore con i fratelli. La do-menica è la pasqua settimanale. La Pasquadomenicale è, dunque, la «festa primor-

diale», perché senzadi essa nessun'altrarealtà cristiana avreb-be senso, «potrebbeessere»: «se Cristo non è risorto, vana è lanostra fede» (cfr. 1Cor 15,14). La risurre-zione di Cristo dalla morte è la nostra sal-vezza, è la nostra speranza, è la nostra lu-ce, è la nostra vita, è il nostro “essere”.Questo mistero pasquale di morte e di ri-surrezione si vive nella celebrazione delsacramento del corpo e sangue del Signo-re, insieme ai fratelli, nel giorno che hafatto il Signore. È questo giorno che costi-tuisce il nucleo originale di ciò che oggichiamiamo Anno Liturgico.

* Assistente collaboratore Ufficio diocesanoper la Liturgia e i Ministri Istituiti

L’ANNO LITURGICO: LA SUA ORIGINEdi don Raymond Nkindji Samuangala*

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8MONTEFELTRO LA DIOCESI HA UN NUOVO DIACONO

CATTEDRALE DI PENNABILLI - SABATO 22 NOVEMBRE 2014

La candidatura al diaconato permanente di Massimo Cervellini: “ECCOMI”

Il Signore riserva veramente doni digrazia inestimabili a noi poveri peccatori,deambulanti su questa meravigliosa terraaffidataci in libertà e responsabilità, e cisono momenti particolari, significativi,che connotano la nostra esperienza crea-turale, ricapitolando il vissuto in una pro-gettualità futura che scompagina ognialeatoria certezza, concretizzando il no-stro essere cristiani in un percorso totaliz-zante che dà senso e significato ad ognipiù piccolo accadimento contingente.Ed è successo che una persona come

me, con una storia particolare alle spalleanche di allontanamento dalla “Chiesa”,

fosse riabbracciata lentamente, ma ineso-rabilmente dall’Amore di Dio, che mai mi aveva abbandonato, omnicomprensivo,che ci riscalda e ci promette la vita eterna.Sabato mi sono sentito proprio così,

accolto, coccolato, abbracciato da tutte lepersone care, vicine e lontane, che mihanno accompagnato davanti a Gesù, fat-tosi servo per noi, per presentare il mio“Eccomi”, breve, ma suprema sintesi diun percorso esistenziale, spirituale, rela-zionale che vede riproporre la mia perso-na in un nuovo inizio, spero dotato disenso ed efficacia nel servizio verso glialtri e verso Dio.

Quella parolina, il mio “ci sono”, ilmio presentarmi verso S.E. il nostro Ve-scovo Andrea, non avrebbe motivo di esi-stere se non fosse stato preceduto dalconsenso pubblico di mia moglie Marinache nel suo infinito amore verso il Signo-re ha acconsentito a rinunciare ad unaparte di me, per riavermi ancor più con-creto nella sacralità del nostro vivere in-sieme il matrimonio, la vita, nell’esserevicini a nostra figlia ed ai figli “altri” pro-prio attraverso il ministero diaconale.Grazie a tutti coloro che mi saranno

sempre vicini col loro affetto benevolo.Massimo

«Quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimereliberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizio-ne la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza unacornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e fac-cia prevalere la legge sulla tirannia del potere? […] La famigliaunita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fonda-mentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si fini-sce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali».

Come tanti ho voluto seguire quanto Papa Francesco ha dettoal Parlamento Europeo. Credo che il suo messaggio sia gran-dioso e straordinario, e spero che avremo occasioni per ria-scoltarlo, impararlo e seguirlo. Del resto la nostra esperienzain Repubblica ci conferma che proprio dai papi abbiamo avutograndi lezioni di umanità e di libertà, basta riandare allo stori-co incontro con san Giovanni Paolo II e a quello, recente e af-fascinante, con Benedetto XVI.

Vorrei solo fermarmi su queste semplici parole, tratte dal suolungo e approfondito argomentare. Innanzitutto il riferimentoalla necessità di garantire (anche giuridicamente) la libertà diespressione. A volte è capitato di sentire qualcuno che vorreb-be togliere voce a chi propone una visione della vita e della so-cietà (e in particolare della famiglia) che non collima colmainstream ormai di moda, che tende sempre di più a confi-gurare una autentica dittatura del pensiero unico che, in nomedella laicità dello stato vorrebbe mettere a molti un bavaglioche oltre al silenzio imponga l’esclusione dai luoghi del con-senso e delle decisioni.

Noi non siamo e non vogliamo essere la società delle linguetagliate, come non vogliamo una società dove il potere impon-ga la sua visione delle cose senza permettere un libero con-traddittorio.

In questo senso siamo per una autentica libertà di educazionedove la famiglia (che ancora papa Francesco ha ricordato esse-re la responsabile della educazione dei figli) non sia relegata alruolo di fruitore passivo e senza capacità di incidenza rispettoalle scelte che la scuola fa in ordine alla educazione. E qui ilrichiamo alla educazione sessuale e affettiva è d’obbligo. Tan-to più che spesso certe scelte sono imposte senza che neppurei docenti ne siano pienamente resi responsabili.

E poi il grande richiamo alla identità della famiglia, risorsa ne-cessaria per una ripresa dell’Europa e del suo protagonismo.Inutile sottolineare come l’abbia definita: non solo nel suo in-dubbio significato di rapporto d’amore tra un uomo e una don-na, ma «unita, fertile e indissolubile».

E qui si apre il vasto campo della responsabilità da un lato del-la Chiesa, nel suo impegno educativo, ma anche di tutti coloroche hanno a cuore il bene degli uomini e delle donne e la feli-cità dei figli. E mentre scrivo nella «Giornata internazionalecontro la violenza sulle donne» vedo con piacere che moltissi-mi si rendono conto che non bastano le leggi, ma che è neces-saria una educazione. E questa ha bisogno di libertà e non distereotipi né di imposizioni ideologiche

Don Gabriele Mangiarotti

Papa Francesco all’Europa: libertà e famigliaPapa Francesco all’Europa: libertà e famigliaUN COMMENTO AL DISCORSO TENUTO DAL SOMMO PONTEFICE ALLA SESSIONE SOLENNE

PRESSO IL CONSIGLIO D’EUROPA E IL PARLAMENTO EUROPEO IL 25 NOVEMBRE

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9MONTEFELTRO PER UNA CHIESA ECUMENICA

Nella sala del Trono del palazzo patriarcale, al Fanar di Istan-bul, il Papa e il Patriarca hanno firmato la Dichiarazione con-giunta. Un testo intenso e concreto nel quale si appellano allacomunità internazionale ma si rivolgono anche all’Islam auten-tico: “Ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solida-rietà fra le persone e fra i popoli”.

Il Papa e il Pa-triarca, mano nellamano, affacciati alterrazzino del se-condo piano delpalazzo patriarcaleal Fanar di Istan-bul. Di nuovo in-sieme, di nuovol’uno nelle bracciadell’altro. Leaderdi due Chiese cheancora non sonoin piena comunio-ne tra loro, ma so-no unite nella co-mune preoccupa-zione per le tantesfide che attraver-sano il mondo: la povertà, il terrorismo, la persecuzione deicristiani in Medio Oriente.

Le sfide della povertà e dei conflitti. “Non possiamo nonsentire” le voci dei poveri, delle vittime dei conflitti – dice ilPapa – perché “domandano alle nostre Chiese di vivere fino infondo l’essere discepoli del Signore Gesù Cristo”. Il Papa èospite del Patriarca al Fanar per seguire la Divina Liturgia nel-la chiesa di San Giorgio nel giorno della festa patronale diSant’Andrea. C’è qualcosa di nuovo tra il Papa di Roma e ilPatriarca di Costantinopoli. Il dialogo vissuto qui a Istanbulsembra uscire dalle sacche delle difficoltà teologiche per farsivoce dei problemi reali e urgenti degli uomini e delle donne dioggi. Papa Francesco parla della povertà che “può indurre adattività criminali e perfino al reclutamento di terroristi”. E ri-corda che solo venerdì scorso alla moschea di Kano, grandecittà nel Nord della Nigeria, un attentato ha provocato la mor-te di almeno 81 persone. “Turbare la pace di un popolo – di-ce –, commettere o consentire ogni genere di violenza, spe-cialmente su persone deboli e indifese, è un peccato gravissi-mo contro Dio, perché significa non rispettare l’immagine diDio che è nell’uomo”. Il nodo del dialogo ecumenico. Ma se è chiaro che il dialogotra le Chiese si deve necessariamente confrontare con la realtàdel mondo, è altrettanto chiaro che il cammino ecumenico sten-

ta a fare passi in avanti. Difficile e paludato sembra essere il la-voro della Commissione mista internazionale per il dialogo teo-logico tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese ortodosse nelloro insieme. I teologi hanno scelto di centrare il loro lavoro diricerca sul ruolo del primato. Ma le visioni che le Chiese hannomaturato nel corso dei secoli di separazione, sono diverse.

Ma non è solo ladiversità di pro-spettiva ad ostaco-lare il camminoecumenico: c’è an-che la questione diun mondo ortodos-so estremamentediviso al suo inter-no.

È in questo conte-sto che risuonanoin maniera ineditale parole di PapaFrancesco: “Vo-glio assicurare aciascuno di voiche, per giungerealla meta sospirata

della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcu-na esigenza”. Il patriarca Bartolomeo riserva a Francesco paro-le di stima e amore fraterno. Lo definisce “araldo dell’amore,della pace e della riconciliazione”. E poi aggiunge: “Offrite aiVostri fratelli Ortodossi, la speranza che durante il Vostro tem-po, l’avvicinamento delle nostre due grandi antiche Chiesecontinuerà a edificarsi sulle solide fondamenta”.

La Dichiarazione congiunta. Nella sala del Trono, al terzo pia-no del palazzo patriarcale, Papa Francesco e il Patriarca Bartolo-meo firmano davanti alle telecamere e ai giornalisti la Dichiara-zione congiunta. Un testo intenso e concreto. Per la maggior par-te dedicato alla questione mediorientale perché – dicono i dueleader religiosi – “non possiamo rassegnarci a un Medio Orientesenza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù perduemila anni”. Nella dichiarazione Francesco e Bartolomeo siappellano alla comunità internazionale ma si rivolgono ancheall’islam autentico. Segno di un cambiamento di prospettiva diuna Chiesa che si apre all’esterno e chiede a tutti gli uomini dibuona volontà ma soprattutto ai leader religiosi di promuovere lapace e dire no a tutti i fondamentalismi, rafforzando il dialogointerreligioso e compiendo “ogni sforzo per costruire una cultu-ra di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.

Maria Chiara Biagioni (inviata Sir a Istanbul)

FRANCESCO E BARTOLOMEOFRANCESCO E BARTOLOMEO“A un Medio Oriente senza i cristiani non ci rassegniamo”“A un Medio Oriente senza i cristiani non ci rassegniamo”Il Papa e il Patriarca, mano nella mano, affacciati al terrazzino del secondo piano del palazzo patriarcaleal Fanar di Istanbul. Di nuovo insieme. Leader di due Chiese che ancora non sono in piena comunione traloro, ma sono unite nella comune preoccupazione per le tante sfide che attraversano il mondo.

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10MONTEFELTRO GIORNATA NAZIONALE

SABATO 29 NOVEMBRE: TUTTI PROTAGONISTI ALLA COLLETTA ALIMENTARESABATO 29 NOVEMBRE: TUTTI PROTAGONISTI ALLA COLLETTA ALIMENTARE

IN DIOCESI RACCOLTA DI ALIMENTIIN DIOCESI RACCOLTA DI ALIMENTI6.000.000 è la preoccupante cifra rela-

tiva alle persone che in Italia soffrono lapovertà. Per questo la fondazione BancoAlimentare Onlus lavora da sempre inun’unica direzione: CONDIVIDERE IBISOGNI PER CONDIVIDERE IL SEN-SO DELLA VITA e offrire la possibilità,ad ognuno di noi, di collaborare per ga-rantire a tutti un’alimentazione adeguata.

A San Marino, dove si è svolta per lasedicesima volta, si è realizzato un risul-tato eccezionale: sono stati raccolti di ali-menti, somma che segna un + 18,15% ri-spetto al 2013.Considerando che quest’anno si era già

svolta una colletta straordinaria in giu-gno, anch’essa ben accolta dai sammari-nesi, il risultato è davvero sorprendente etestimonia ancora una volta l’apertura e lasensibilità del Titano verso il bisogno delprossimo. Una sensibilità cresciuta nel

tempo e certamente maturata con l’affac-ciarsi del dramma della povertà anchedentro i confini della Repubblica. Per questa ragione anche i Capitani

Reggenti hanno espresso il loro apprezza-mento, riconoscendo l’alto valore civiledi questo gesto. Straordinaria anche lapartecipazione di ben 240 volontari, chearmati di pettorina gialla hanno propostola colletta all’ingresso dei 19 punti vendi-ta aderenti.L’aspetto che sempre di più scalda il

cuore è vedere come si confermi un verogesto di popolo, in cui uniscono i lorosforzi 25 associazioni (laiche e cattoliche)e volontari di tutte le generazioni (giova-ni, intere famiglie, anziani e nonni con ni-poti al seguito!), tanti collaboratori traprivati e aziende che mettono a disposi-zione servizi ed energie, e centinaia didonatori. Una giornata ricca di incontri, sorrisi,

gesti semplici ma efficaci e concreti quel-la che si è svolta lo scorso sabato 29 no-vembre in Valmarecchia e che ha vistotutti protagonisti: volontari impegnatiall’ingresso e nelle corsie dei supermerca-ti ad accogliere col sorriso chiunque si re-cava a fare la spesa, addetti pronti allecasse a raccogliere i prodotti da donare aipiù poveri, giovani e meno giovani cheoccupavano magazzini e garage separan-do e inscatolando il tutto, con grandemaestria e velocità e, infine, assistenti chesi occupavano di pesa, registrazione, im-ballaggio, carico e trasporto. Questi i rit-mi frenetici della Giornata Nazionale del-la Colletta Alimentare, che anche que-st’anno ha permesso di raccogliere 9.201tonnellate a livello nazionale e nella nostravallata, dove in molti hanno dato il lorocontributo acquistando legumi, riso, olio,tonno, pelati e prodotti per l’infanzia.A deliziare la giornata anche la presen-

za del Vescovo Mons. Andrea Turazziche unendosi a questa grande catena dialtruismo e solidarietà si è recato a fare laspesa, ringraziando i volontari per il lorolavoro e spiegando ai bimbi presenti l’im-portanza e il significato del loro gesto.Seguiamo allora i dettami di Papa

Francesco che invita a fare posto a questaurgenza condividendo quel che abbiamocon chi è costretto ad affrontare numerosiostacoli per soddisfare un bisogno cosìprimario e, ringraziando tutti coloro chehanno reso possibile la buona riuscita del-la giornata, invitiamo sempre più volonta-ri ad unirsi a noi i prossimi anni.

Rossella Bartoli

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11MONTEFELTRO UFFICIO PER LA PASTORALE SCOLASTICA

«Occorre ribadire il diritto dei bambinia crescere in una famiglia, con un papà euna mamma capaci di creare un ambienteidoneo al suo sviluppo e alla sua matura-zione affettiva. Continuando a maturarenella relazione, nel confronto con ciò cheè la mascolinità e la femminilità di un pa-dre e di una madre, e così preparando lamaturità affettiva.Ciò comporta al tempo stesso sostenere

il diritto dei genitori all’educazione mora-le e religiosa dei propri figli. E a questoproposito vorrei manifestare il mio rifiutoper ogni tipo di sperimentazione educati-va con i bambini. Con i bambini e i gio-vani non si può sperimentare. Non sonocavie da laboratorio! Gli orrori della ma-nipolazione educativa che abbiamo vissu-to nelle grandi dittature genocide del se-colo XX non sono spariti; conservano laloro attualità sotto vesti diverse e propo-ste che, con pretesa di modernità, spingo-no i bambini e i giovani a camminare sul-la strada dittatoriale del “pensiero unico”.Mi diceva, poco più di una settimana fa,un grande educatore: «A volte, non si sase con questi progetti – riferendosi a pro-getti concreti di educazione – si mandi unbambino a scuola o in un campo di riedu-cazione». Non c’è che dire. Ascoltandoqueste parole di Papa Francesco ci siaprono campi infiniti di responsabilità.Non è possibile guardare al mondo dellascuola e della educazione senza tenereconto della grave responsabilità che ci in-combe, come del pericolo e la minacciache può avere conseguenze gravi nel casonon sapessimo assumerci i doveri che ciriguardano.L’Ufficio per la Pastorale scolastica

che mi compete vuole essere al serviziodi questo compito che il Papa ci ha affi-dato, tenendo anche conto del bellissimoincontro del 10 maggio a Roma, a cuihanno partecipato tantissimi giovani eadulti in Vaticano, ascoltando quanto ilPapa ha detto proprio sulla scuola. E poinon possiamo dimenticare il momento diascolto e confronto col Prof. Daniele Cel-li, partecipato da più di un centinaio tragenitori ed insegnanti e l’assemblea colVescovo e gli studenti della Scuola Supe-riore di San Marino. Così si chiariscono icompiti dell’ufficio, che si possono rias-sumere nella indicazione di favorire il

cammino educativo che è principale re-sponsabilità della famiglia, e nella vigi-lanza perché la scuola sia sempre piùl’ambito della crescita dei nostri ragazzi,luogo in cui si capisce che «l’educazionenon può essere neutra. O è positiva o ènegativa; o arricchisce o impoverisce; ofa crescere la persona o la deprime, persi-no può corromperla».Da questo punto di vista due ambiti di

lavoro mi sembrano imprescindibili. Perprima cosa l’insegnamento della Religio-ne Cattolica, che – oramai è assodato echiarito una volta per tutte – non siconfonde colla catechesi e può quindi es-sere vissuto come quello strumento peruna autentica integrazione delle varieesperienze umane, accogliendo anche chiproviene da ambiti culturali differenti, inmodo da rendere consapevoli del patri-monio da cui proveniamo.

mento come fosse u-na nuova utopia di“liberazione del desi-derio”, falsamenteportatrice di una feli-cità universale. Lavorano allo smantella-mento di quello che chiamano il “sistemabinario” uomo-donna.Come potete osservare, siamo di fronte

a una rivoluzione che cerca di ribaltarel’ordine della creazione dell’uomo e delladonna come Dio l’ha concepito sin dalleorigini nel suo disegno di amore eterno.Portata avanti dall’Occidente, questa rivo-luzione si sviluppa in maniera subdola,nell’assenza quasi totale di dibattito pub-blico. Le conseguenze sono di una gravità

estrema… Diventa necessario, oggi, sfor-zarsi con una certa urgenza di riconciliareil diritto con il matrimonio e con la fami-

L’ATTENZIONE DELLA CHIESA SULLA SCUOLAdi don Gabriele Mangiarotti*

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Le inserzioni pubblicitarie saranno accettate ad insindacabile giudizio della Direzione del Giornale

Un altro punto di lavoro è la vigilanzaper quanto riguarda ciò che viene indicatocolla teoria del gender. Accade sempre piùche la scuola voglia trasformare la co-scienza dei giovani, imponendo una conce-zione della vita, della famiglia, della ses-sualità profondamente in contrasto con ivalori a cui siamo stati educati. Vi riportoquanto il Card. Sarah ha recentemente af-fermato, per ricordarci qual è la posta ingioco: «In nome della libertà e della parità,le battaglie ideologiche gender obbedisco-no a esigenze individualistiche e soggetti-vistiche che mirano a organizzare la so-cietà senza rispettare la differenza sessua-le. Anche i tecnici di questa teoria e le po-tenti lobby che si rifanno ad essa si batto-no in favore di una indifferenziazione deisessi che chiamano “neutralità sessuale”:un fluido magmatico che mischia confusa-mente cose astratte ed è messo in movi-

glia che sono un bene comune dell’uma-nità. Il matrimonio e la famiglia precedo-no il potere politico, che ha l’obbligo dirispettarli nella loro struttura umana uni-versale. Quando cercano di smontarli inmaniera sistematica, quando li snaturanorimpiazzandoli con le unioni civili, quan-do, in nome dell’ideologia gender, ridefi-niscono le coppie, il matrimonio, la fami-glia, i discendenti per privilegiare l’omo-sessualità e la transessualità fanno perdereall’umanità il senso della realtà e la ragio-ne delle cose e contribuiscono alla crea-zione di una cultura suicida». Lavoriamo con passione perché sia

possibile che la scuola aiuti i nostri giova-ni a crescere e maturare e perché la fami-glia non si faccia scippare il proprio inso-stituibile ruolo.

* Direttore Ufficio diocesanoPastorale Scolastica (IRC) e Cultura

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12MONTEFELTRO ASPETTANDO NATALE

VEDREMO, AMEREMO, CANTEREMOVEDREMO, AMEREMO, CANTEREMOLa nostra Chiesa di San Marino-Montefeltro è entrata nel tempo di AvventoLa nostra Chiesa di San Marino-Montefeltro è entrata nel tempo di AvventoQuesto è il motto che ha caratterizzato

la serata di contemplazione che ha segna-to l’ingresso nell’Avvento della nostraDiocesi, sabato 29 novembre, alle ore21.00, presso la Basilica di San Marino.La Veglia di preghiera è stata animata daiCantori del Volto diretti dal maestro Raf-faele Giordani, gruppo musicale prove-niente da Ferrara. L’ensemble vocale nasce nella città

estense nel 2005, per iniziativa di alcunicantori da anni inseriti nel mondo dellacoralità amatoriale ferrarese, accomunatida una grande passione per la musica po-lifonica eseguita a cappella. Il gruppo vo-cale ha eseguito polifonie sacre del sacer-dote spagnolo Tomàs Luis De Victoria(1548-1611) e due mottetti dell’italianoGiovanni Pierluigi Palestrina (1525-1594).In particolare il programma comprendeval’Officium Defunctorum (Officio dei De-funti) scritto dal De Victoria per la mortedell’imperatrice Maria D’Asburgo (1603)sorella di Filippo II. Due anni dopo, Vic-toria pubblicò questa musica [StamperiaReale, Madrid, 1605] e diventò quasi ve-nerato, come pure ammirato, perché sem-brava essere in qualche modo un Requiemper un’epoca, la fine del secolo d’oro del-la Spagna, la fine della musica rinasci-mentale, l’ultimo lavoro, veramente, delcompositore stesso. Infatti dopo tale ope-ra non pubblicò più nulla. È stato detto che si trattava del ‘Canto

del cigno’ del De Victoria, ma dalla suadedica alla principessa Margaret, è chiaroche Cygneam Cantinem si riferiva all’im-peratrice. De Victoria non avrebbe del re-sto potuto sapere nel 1603 o nel 1605,che sarebbe morto nel 1611, all’età di 63anni. La dedica nella parte anteriore dellastampa del 1605 afferma chiaramente chelui, De Victoria, aveva composto questamusica per “le esequie della venerata

I CANTORI DEL VOLTO DI FERRARA IN BASILICA

madre”. La musica per la Messa, compo-sta dal De Victoria con le intonazioni incanto gregoriano e con i versi alla manie-ra del suo tempo, è scritta per coro a seivoci con voci acute divise, contralto, dop-pi tenori e bassi. Le melodie gregorianesono ‘prese in carico’ nel tessuto polifo-nico dalla seconda voce acuta (tranne chenell’Offertorium, quando il canto è alcontralto). La prima voce acuta vola so-pra e sotto il lento svolgimento del cantogregoriano parafrasato, dando una mera-vigliosa luminosità a tutta la trama. L’usodi due parti di tenore contribuisce allaleggerezza e alla chiarezza. Anche le in-tonazioni in canto gregoriano e i versi so-no chiaramente specificati per essere can-tati dalle parti acute. La grandiosa sonorità data dalle sei vo-

ci, così come Victoria costruisce il suobreve Kyrie Eleison, è seguito dal Christecon le soli quattro voci superiori in unpassaggio così triste che sembra quasi un

piangere ritualizzato nella musica. Dopoaver terminato la Messa, De Victoria con-tinua con il mottetto Versa est in Luctumche si pensa sia stato cantato dal clero edai dignitari riuniti intorno al catafal-co (che rappresentava l’imperatrice). Perquanto riguarda il Palestrina sono statieseguiti i mottetti Alma Redemptoris Ma-ter e il Sicut Cervus. Tra un’esecuzione el’altra sono state lette delle meditazioniscritte dal nostro Vescovo, riflessioni chehanno aiutato i presenti nell’ascolto e nel-la meditazione dei brani musicali proposti. Il motto della serata, precedentemente

esposto, ci viene così spiegato dal vesco-vo Andrea: “Vedremo, ameremo, cantere-mo. È il titolo di questa nostra veglia diingresso nell’Avvento. Ecco, siamo porta-ti alla presenza del “tre volte Santo”, alDio “Sabaoth”. Cantiamo da viandanti:vedremo quel volto che abbiamo cercatoe desiderato tutta la vita. Ameremo, perquesto siamo stati creati. E nell’amorenon c’è mai fine. L’Altro che ti sta difronte è “infinito e totalità” (pleni suntcoeli e terra gloria tua). Canteremo, can-teremo per la gioia. Il nostro canto saràHosanna!”. Con queste parole la nostra Chiesa di

San Marino-Montefeltro è entrata neltempo di Avvento, facciamo nostre le pa-role di Dio al grido di Giobbe: “Verrànella carne il Figlio e vedrà con occhi dicarne, udrà con orecchi di carne, ameràcon cuore di carne”.

Pier Luigi Bondioni

«LA VOCE di MACErAtA FELtriA» COMPiE 50 ANNiL’11 gennaio 2015 alle ore 15.00, nella chiesa di Santa Chiara a Macerata Fel-tria, si svolgerà un convegno per ricordare la fondazione, per volontà di donUgo donato Bianchi nel dicembre del 1964, del giornale parrocchiale «La Vo-ce di Macerata Feltria». il convegno dal titolo “L’informazione cattolica dal ciclostile al web, i 50 annide «La Voce di Macerata Feltria»”, vedrà il contributo del Vescovo Andrea, delParroco don Graziano Cesarini, di Francesco Zanotti, Presidente nazionale Fi-SC e direttore del «Corriere Cesenate», di Vincenzo Varagona della sede rAidi Ancona, di Maurizio Socci giornalista di TV Marche e Presidente regionaleUCSi. Modera la giornata Paolo-Agostino davani - direttore de «La Voce diMacerata Feltria».

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13MONTEFELTRO NOTIZIARIO AC

DUE GIORNI FORMATIVA PER L’AZIONE CATTOLICA REGIONALE A VEANO,PRESSO PIACENZA. AL CENTRO IL PROSSIMO CONVEGNO DI FIRENZE

DELLA CHIESA ITALIANA E GLI ORIENTAMENTI PER IL TRIENNIO

CON L’ODORE DELLA STRADA

“Narrare l’uomo con gli occhi di Gesù”:un titolo sfidante e per certi versi complica-to da interpretare, ha accompagnato i lavoridella due giorni regionale di Azione cattoli-ca a Veano, presso Piacenza. Due giorni di lavoro intenso, partecipato

(tutte e 15 le diocesi della regione sono sta-te rappresentate per almeno un giorno) ca-ratterizzato da un clima molto positivo ericco di spunti grazie agli interventi dell’as-sistente regionale unitario, don GiancarloLeonardi, di Pierpaolo Triani (docente allaCattolica a consigliere nazionale di Ac) edel presidente nazionale dell’associazione,il parmense Matteo Truffelli che negli scor-si trienni ha ricoperto l’incarico di delegatoregionale di Ac.Don Leonardi ha aperto i lavori del saba-

to, incentrati sul prossimo convegno di Fi-renze sul nuovo umanesimo cristiano, apartire da quattro verbi, o meglio da duecoppie di verbi. Nascere e morire, cadere erialzarsi: “Nascere e morire, i due verbi difondo. L’uomo è questo, è colui che nasce:una cosa enorme. Usciamo da una teologiache dice che l’uomo è anima, ma nasceresignifica che sei corpo. Occorre recuperarela fiducia (proprio perché ho un corpo, homille paure) e la convivialità di cui il Van-gelo è pieno. E l’esperienza durissima dellamorte, della fine, della separazione, dellalacerazione. E poi cadere e alzarsi, su cuiGesù ha raccontato tutta la bellezza dell’uo-mo. L’Evangelii Gaudium di Francesco haquesto fondamento e questo rigore teologi-co”. Don Leonardi ha posto altri tre verbi:“Ascoltare: l’uomo è colui che ha bisognodi ritrovare la parola sulla sua vita, che habisogno di vivere il connubio tra parola esilenzio. Vedere: l’uomo si accorge di ciòche vive e prende consapevolezza. Toccare: è una delle azioni più belle e

caratteristiche di Gesù, che continuamentetocca, rompendo ogni distanza, trasmetten-do passione, energia, sentimenti, emozioni.Chi è l’uomo? – ha concluso l’assistente –.Questo mistero-bellezza, una vicenda in-contrata dalla domanda dell’altro, in quantoamato”. Il professor Triani è entrato nelmerito del convegno, a partire da questispunti: “Perché anche oggi, come sempre,ci chiediamo che significato diamo alla vitaumana? Il tema di Firenze, il cammino del-la Chiesa, vanno proprio in questa direzio-ne. Vogliamo riproporre oggi alla coscienzadelle persone questa domanda: “Che signi-ficato dai alla tua vita?”. Qual è il sensodella tua vita? Nella consapevolezza che

oggi ci sono molti umanesimi ma anchemolti disumanesimi. Possono ancora i gesti,le parole di Gesù risorto scuotere le perso-ne? Questo è il tema, la domanda che laChiesa vuole riproporre”. Triani ha postoaltri cinque verbi, tratti dall’Evangelii Gau-dium e meditati dalla giunta preparatoria alconvegno (di cui fa parte): “Uscire, ne sia-mo capaci? Annunciare, la parola buona.Abitare, stare con le persone nelle situazio-ni. Educare, la Chiesa è capace di educare,di suscitare tramite un appello, o solo di re-golare? Trasfigurare, le nostre comunità so-no capaci di porre gesti dissimili dalla nor-malità?”. Infine tre modalità con cui Gesùlegge la vita quotidiana: “Legge la vita dafiglio, non fa cose diverse da altri uomini,ma legge quelle cose da figlio. E se leggoquesta storia la leggo credendo che siamo

te. È l’invito forte a fare sintesi nella vita diciascuno di noi e della stessa associazione”. L’icona del triennio è il seminatore “a

cui non è dato di scegliere stagione, il cam-po, i tempi; è data solo la scelta di uscire egettare il seme in modo abbondante, eccocome vogliamo essere associazione in que-sto triennio. Un’Ac in uscita per una Chie-sa in uscita”. Truffelli ha parlato di parrocchie come

“periferie, uno dei pochi luoghi rimasti incui le persone possono contare e sperare diessere accolti nella loro povertà e diffi-coltà”, e ha citato Evangelii Gaudium, 33:“non possiamo accontentarci di fare le cosecome sempre, dobbiamo abbandonare il ‘siè sempre fatto così’ attraverso una ricercacomunitaria. Ci viene chiesta la capacità diguardare in modo diverso al nostro tempo

figli, c’è un amore che ci sostiene. Altra let-tura, da fratelli. Noi siamo fratelli e uno so-lo è il Padre. E terzo, il più difficile, Gesùlegge la vita e ci ricorda lo sguardo dell’uo-mo salvato. L’uomo affronta la quotidianitàdella vita nella speranza che il bene è piùforte, che il male non ha l’ultima parola. LaChiesa non c’è che per questo”. Infine il presidente nazionale, Matteo

Truffelli, che ha proposto in modo originalegli orientamenti del triennio associativo:“Vogliamo aiutare le persone che incontria-mo a fare l’esperienza dei discepoli di Em-maus, scoprire il Signore che cammina ac-canto a noi. All’Ac è chiesto di aiutare lepersone a scoprire nella loro vita i segnidell’amore del Signore”. “Abbiamo scelto – ha proseguito – di strutturare il camminosui tre verbi che il Papa ci ha affidato: rima-nere con Gesù, andare per le strade, gioirenel Signore, tre azioni vissute contestualmen-

per chiederci di cosa c’è bisogno, senza ac-contentarsi di gettare la rete sempre dallostesso lato della barca. Ci viene chiesto diessere una associazione che aiuta le nostreparrocchie e le nostre diocesi di essereChiesa in uscita, che corre incontro alla vi-ta delle persone. Il pastore deve averel’odore delle pecore, all’Ac è chiesto diavere odore della strada, della scuola, delcinema, del supermercato...”.Non è mancata la visita del vescovo di

Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, mentreil vescovo delegato per il laicato della Con-ferenza episcopale regionale, mons. AndreaTurazzi, vescovo della nostra diocesi di SanMarino-Montefeltro, ha partecipato ai lavo-ri di domenica, ha presieduto la celebrazio-ne eucaristica e ha incoraggiato con forzal’Ac della nostra regione, grazie a una pre-senza davvero paterna e attenta.

Cristiano Paci

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14MONTEFELTRO TRA FEDE E ARTE

RIAPERTA AL CULTO LA CHIESA DI SAN LORENZOIl tempio è tornato al suo antico splendore anche con la riscoperta di preziosi affreschi

In questo ultimo periodo il piccolo borgo di Bascio è as-surto agli onori delle cronache per importanti restauri, chehanno restituito fulgore alle sue indiscutibili prerogative stori-che e architettoniche.Arroccato su una roccia che domina un bel tratto del corso

del Marecchia, collocato in posizione dominante per avvistaree proteggere, dal XII secolo ad oggi il borgo ha mantenuto unfascino ed una bellezza che il tempo non ha potuto alterare.Da alcuni anni la Diocesi di San Marino-Montefeltro ha av-

viato lavori di restauro sugli edifici del complesso di propriapertinenza: chiesa e canonica. Prima è stata rimessa a nuovo lacanonica, che attualmente ospita la gradita presenza dell’Ere-mita Diocesana Sveva della Trinità, poi è stato il turno dellachiesa. Gli intonaci all’interno necessitavano di importanti in-terventi anche a causa dell’umidità di risalita che danneggiava

le pareti laterali. Così, come previsto da un corretto modusoperandi in caso di edifici storici, Marino Lorenzi, EconomoDiocesano che ha coordinato e gestito i lavori per la proprietà,prima di intraprendere gli interventi di bonifica, ha incaricatole restauratrici Serena Brioli e Maria Chiara Tonucci di ese-guire un’analisi stratigrafica per verificare l’eventuale presen-za di decorazioni, affreschi o altro.

Questi saggi, operati sulle diverse parti della chiesa, hannorivelato la presenza di immagini realizzate con tecnica ad af-fresco. L’indagine preliminare ha consentito di intuire la rile-vanza dei ritrovamenti. Con il consenso e la supervisione del-la Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggisticidell’Emilia-Romagna, specificamente della Dott.ssa AnnalisaConforti, sono stati intrapresi i lavori di restauro della zona ab-sidale della chiesa. Asportati i numerosi strati di intonaco su-perficiali ci si è trovati di fronte ad un affresco dalle dimen-sioni di circa 8,5 metri quadrati, ben conservato e dall’insiemedecisamente notevole. Quello che è apparso è una scena raffi-gurante al centro la Pietà con ai lati San Michele Arcangelo eSan Lorenzo Martire, santo cui la Chiesa è intitolata. Dietroalle figure già descritte emerge un paesaggio che nella confor-mazione richiama le linee dell’Appennino montefeltrano, alcentro del quale dominano una città fortificata e delle piccolesagome di uomini a cavallo.Questo inatteso ritrovamento ha incoraggiato ad indagare le

altre parti della Chiesa, l’arco trionfale, le cappelle laterali,

parti dell’aula liturgica. Anche qui sono emersi apparati deco-rativi di rilievo, distribuiti su più strati risalenti a vari periodistorici. L’opera di restauro della Chiesa nel suo complesso è così

proceduta in modo celere e solerte grazie al lavoro competen-te e puntuale delle restauratrici.Sabato 8 novembre 2014 una cerimonia religiosa e civile

ha voluto celebrare la restituzione di due monumenti simbolodel piccolo borgo di Bascio: la torre medievale e la chiesa diSan Lorenzo.La torre dell’antico castello, che da secoli svetta definendo

in modo inequivocabile lo skyline di questo angolo di Monte-feltro, era stata seriamente danneggiata da un fulmine e neces-sitava di interventi di consolidamento, la chiesa, come abbia-mo visto, custodiva segreti nascosti che andavano riportati al-la luce. Gli enti proprietari dei beni, il Comune di Pennabilli con il

supporto del Parco Interregionale Sasso Simone e Simoncello,e la Diocesi di San Marino-Montefeltro hanno operato per re-stituire agli abitanti e al pubblico questi gioielli tornati alla lo-ro originale bellezza e visto che questo piccolo miracolo si eracompiuto, l’inaugurazione è stata una grande festa.Tante persone, esperti e non, si sono arrampicate nella neb-

bia di una giornata di fine autunno sin sulla sommità del collee credo che nessuno sia rimasto deluso: la bellezza del pae-saggio, il fascino medievale della torre, il richiamo spiritualedella Pietà raffigurata nell’affresco hanno accolto ogni parteci-pante e lo hanno rapito. Nessuno ha saputo resistere al miste-ro del passato che rivive, attraverso mute ed affascinanti testi-monianze.Varie autorità hanno preso la parola nell’occasione, S.E.

R.mo Mons. Turazzi, Vescovo di San Marino-Montefeltro;Lorenzo Valenti, Sindaco di Pennabilli; l’Onorevole TizianoArlotti; Guido Salucci, Presidente del Parco InterregionaleSasso Simone e Simoncello; Annalisa Conforti della Sovrin-tendenza Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Emilia-Ro-magna; Silvia Cuppini, docente di Storia dell’arte contempora-nea presso l’Università degli Studi di Urbino. Interessanti le ipotesi di attribuzione dell’affresco ritro-

vato, proposte dalla Professoressa Cuppini. L’osservazione delcorpo del Cristo e della postura della Madre Addolorata, l’ac-curatezza anatomica e i dettagli realistici, insieme alle caratte-ristiche del paesaggio e delle figurine che si notano sullo sfondo, rimanderebbero ai tratti di Benedetto Coda e/o dellasua bottega e collocherebbero l’affresco nei primi decenni del 1500.Agli interventi è seguito un momento di preghiera prepara-

to dall’esecuzione di brani di musica sacra per arpa, eseguitida Sveva della Trinità. La lode di ringraziamento, espressa at-traverso le corde di questo strumento musicale antico e delica-to, ha consentito a tutti i presenti di vivere un istante senzatempo, un attimo eterno di fede e religiosità popolare.Bascio continua a custodire i suoi tesori e invita tutti noi a

visitarli e a tornare di tanto in tanto. Sarà un modo piacevoleper regalarci un momento di silenzio e raccoglimento, per ri-scoprire le nostre radici storiche e spirituali, per ritrovare noistessi e il senso del nostro peregrinare.

Antonella Buratta

A BASCIO ALTO

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15MONTEFELTRO TRA FEDE E ARTE

Sabato 8 novembre alle ore 15 si sono tenute contempora-neamente le inaugurazioni delle restaurate Torre di Bascio edella chiesa di san Lorenzo a Bascio. Le due inaugurazioni con-cludono un lungo ciclo di complessi lavori di restauro che han-no interessato le importanti emergenze storiche.L’intervento sulla torre, danneggiata da un fulmine, è stato

realizzato dall’Ente parco interregionale Sasso Simone e Simon-cello e dal Comune di Pennabilli, proprietario della torre, graziead un finanziamento della Regione Emilia-Romagna pari a euro97.500,00. Le tre amministrazioni si sono trovate d’accordo, ol-tre che per il recupero/restauro, anche per l’allestimento internodella torre mediovale, con finalità legate alla tutela degli habitatpresenti in sito. Una serie di arredi esterni per l’accoglienza turi-stica completa l’opera di recupero e valorizzazione.All’inaugurazione dei due capolavori restaurati sono interve-

nuti S.E. MONS. ANDREA TURAZZI Vescovo della Diocesidi San Marino Montefeltro, LORENZO VALENTI Sindaco delComune di Pennabilli e GUIDO SALUCCI Presidente del Par-co Interregionale Sasso Simone e Simoncello.Si è svolta poi una conferenza sulle modalità del restauro del-

la torre e sul ritrovamento degli affreschi a cura di ANNALISACONFORTI della Soprintendenza Beni Architettonici e Paesag-gistici dell’Emilia-Romagna e SILVIA CUPPINI Docente diStoria dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Urbino,con gli interventi delle restauratrici CHIARA TONUCCI e SE-RENA BRIOLI.

Il Vescovo Mons. Andrea Turazzi commenta: “La chiesa di

San Lorenzo e la Torre medievale restaurate restituiscono a

Bascio due capolavori che raccontano della fede profonda e

della storia di questa comunità di montagna che deve trovare

nella salvaguardia e nella tutela del proprio patrimonio stori-

co, lo slancio per vivere una nuova stagione”.

Il Presidente del parco interregionale Guido Salucci:

“Continuano gli interventi dell’Ente parco non solo a tutela e

salvaguardia dell’ambiente ma anche del patrimonio culturale

del territorio, realizzando un presidio molto importante

nell’area romagnola dell’Ente parco. Questo va nella direzio-

ne di una sempre maggiore collaborazione fra Ente parco e

Comuni”.

Il Sindaco di Pennabilli Lorenzo Valenti: “Con il restauro

della Torre di Bascio, importantissimo monumento storico del

nostro Comune, proseguono le collaborazioni del Comune con

l’Ente parco per il restauro degli immobili storici come il Pa-

lazzo comunale di Scavolino, già inaugurato in estate. La Tor-

re di Bascio, destinata ad attività promozionali del territorio,

ed i recenti ritrovamenti degli affreschi della chiesa di San

Lorenzo, potranno divenire luogo strategico per la valorizza-

zione di una zona di grande pregio storico e naturalistico, og-

gi attraversata dall’Alta via dei Parchi”.

Il restauro della torre di Bascio (scheda tecnica)• Il Comune di Pennabilli è proprietario della torre medieva-

le sita in località Castello di Bascio, censita al catasto terreni di-stinta al foglio 17 – sez. Scavolino. – lett. A e terreno circo-stante mappale n. 96.• La torre di Bascio è un immobile di grande valore storico e

architettonico tutelato ai sensi del D. Lgs. n. 42/2004 e s.m.i.• Lo stato attuale della torre versa in condizioni di degrado

che hanno reso opportuno un intervento mirato alla sua conser-vazione, quindi di recupero/restauro.

• La torre di Bascio è si-tuata all’interno dell’area delParco interregionale SassoSimone e Simoncello. L’En-te, tra le sue finalità elencateall’art. 1 della Legge Quadrodelle aree protette, ha anchela salvaguardia dei valori ar-cheologici, storici ed archi-tettonici.• L’Ente parco naturale interregionale del Sasso Simone e Si-

moncello, a seguito di accordi preliminari intercorsi con l’Am-ministrazione del Comune di Pennabilli, programmava un fi-nanziamento per il recupero/restauro della torre di Bascio, con ifondi regionali Emilia-Romagna, denominati Piano di azioneambientale – mis. A “conservazione della biodiversità”, relativiall’anno 2010, giusta deliberazione del Consiglio Direttivo n. 24del 07.04.2011.• La somma totale stanziata dall’Ente Parco ammonta a euro

97.500,00 e i finanziamenti sono stati approvati nell’ambito delPiano di Azione Ambientale – mis. A “conservazione della bio-diversità”, giusta D.C.D. Ente parco n. 24 del 07/04/2011 in ri-ferimento alla D.G.R. Emilia Romagna n. 238/2009.• Vi è un accordo tra le due amministrazioni, oltre che per il

recupero/restauro, anche per l’allestimento della torre, con fina-lità legate alla tutela degli habitat presenti in sito, e a definire lecompetenze gestionali della torre a seguito degli interventi.• Le programmazioni dei due Enti prevedono entrambe la va-

lorizzazione e il recupero dell’area di Bascio e in particolaredella torre medievale esistente e suo immediato contesto al finedi rendere meglio accessibili e fruibili tali beni ad alto valorestorico architettonico e ambientale, tramite un’azione integratatra le due Amministrazioni pubbliche.I tempi di realizzazione del restauro sono previsti per il set-

tembre 2014.L’Amministrazione Comunale di Pennabilli ha assunto l’ob-

bligo per anni 20 (venti) di applicare le modalità e i criteri perla gestione della struttura da destinare alle finalità pubbliche,come segue:– L’immobile rimane di proprietà esclusiva del Comune diPennabilli anche a seguito della realizzazione degli inter-venti, e quindi sarà a totale carico del Comune la relativamanutenzione dell’immobile stesso.

– La funzione dell’allestimento interno alla Torre di Bascio,sarà incentrata alla conoscenza didattico/scientifica sul te-ma ambientale affrontato, relativo alla conoscenza deglihabitat e delle specie di particolare interesse dell’area par-co, con approfondimento degli aspetti faunistici e dell’avi-fauna rupicola.

– La gestione e la funzione degli immobili oggetto degli in-terventi, con assunzione dei relativi oneri, sono ad esclusi-vo carico del Comune di Pennabilli, che si impegna ad as-sicurare il mantenimento della finalità ambientale del bene,luogo di conoscenza degli habitat naturali del territorio delparco, quale patrimonio ambientale strettamente connessoalla biodiversità del territorio e inserito nelle aree di Retenatura 2000.

– L’Ente Parco si impegna a far rientrare la località Castello diBascio e relativa torre medievale, nel circuito di iniziativepromosse dall’Ente stesso, volte all’educazione ambientale,nell’ambito dei laboratori didattici dislocati sul territorio, enell’ambito delle proprie iniziative culturali e turistiche perla valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico.

INAUGURATA DOPO I LAVORI DI RESTAUROINAUGURATA DOPO I LAVORI DI RESTAUROLA MEDIEVALE TORRE DI BASCIOLA MEDIEVALE TORRE DI BASCIO

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16MONTEFELTRO PREGHIERA

“Un capo religioso è sempre un uomo o una donna di pace, per-ché il comandamento della pace è profondamente iscritto in

tutte le tradizioni religiose. La strada da seguire? Il coraggio del dia-logo. […] Nel mondo manca la pace proprio perché manca il dialogo.La pace esige un dialogo tenace, paziente, intelligente, capace di vin-cere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di diverse genera-zioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini di diverse ori-gini etniche, di convinzioni differenti. Il dialogo è la via della pace;perché il dialogo favorisce l’intesa, l’armonia, la concordia, la pace”.Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ultimamente ai parteci-panti all’incontro internazionale per la pace, che la comunità diSant’Egidio organizza ogni anno.Nei tanti Paesi dell’Asia, dove il cristianesimo è una religione mi-

noritaria, è impossibile per la Chiesa lavorare per la pace se non par-tendo dal riconoscimento della pluralità religiosa e delle differenti cul-ture ivi esistenti.

Le cinque religioni principali (Islam, Cristianesimo, Induismo, Bud-dismo, Confucianesimo) hanno cominciato ad incontrarsi collaborandoinsieme nei programmi umanitari per aiutare le vittime delle catastrofinaturali. La sofferenza di tante creature bisognose di aiuto ha portato isingoli ed i gruppi a lasciar perdere le distinzioni confessionali e adunirsi per l’utilità comune.Dopo questi primi approcci, ora si sta passando alla collaborazione

di fronte alla crisi ecologica e di fronte alla necessità di uno sviluppodurevole. Si è cominciato ad ascoltare il grido di nostra Madre Terra,che chiede di essere salvata dall’insaziabile voracità dell’essere umanoed i membri di tutte le religioni sentono il dovere di opporsi alla vio-lenza.Anche la pace nascerà da questa collaborazione: le varie religioni ci

ricordano che la pluralità è veramente la realtà della vita umana e cimanifesta l’infinita immensità di Dio, che l’uomo non arriverà mai acomprendere pienamente.

INTENZIONE UNIVERSALE DI GENNAIO

L’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni,

le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nellagrazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

� “Perché gli appartenenti alle diverse tradizioni religiose e tutti gli uomini di buona volontà COLLABORINO nellaPROMOZIONE della PACE”.

Pregare e lavorare per la pace

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - GENNAIO 2015

Papa Francesco, incontrando l’Unione dei Superiori generali alla finedel 2013, aveva annunciato che il 2015 sarebbe stato l’anno dedica-

to alla vita consacrata. Giustamente, dunque, questa intenzione del Pa-pa per il mese di gennaio invita a pregare con lui perché rifiorisca lagioia sul volto e nel cuore di chi si dedica al servizio dei poveri.Il Papa riconosce che la gioia va di pari passo con il servizio dei po-

veri ed usa la parola zelo, parola che implica un profondo desiderio edun generoso impegno. Già nell’Evangelii gaudium aveva scritto: “Un

evangelizzatore non deve mai assomigliare a chi viene da un funerale”.Egli per primo ce ne dà l’esempio col suo volto radioso e sorridente inogni momento del suo ministero, ed invita tutti a pregare perché risco-pra tale gioia ognuno di quelli che sono stati chiamati alla vita consa-crata.

Gioia e servizio non sono termini facili da coniugare insieme; lagioia nel servizio ai poveri suppone un animo consapevole di stare por-tando la luce di Cristo proprio là dove l’ombra è più oscura.

INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE

� “Perché in questo anno dedicato alla Vita consacrata, I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE ritrovino la gioia della sequeladi Cristo e si adoperino con zelo a servizio dei poveri”.

Servire il Signore nella gioia

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA E DEI VESCOVI

Si è diffuso un nuovo modo di pensare e di vivere. La vita è quellache si gode quaggiù (quindi niente sacrifici, niente impegni, ma una

corsa frenetica al divertimento fino all’ossessione); l’amore è soddisfa-zione di sé senza limiti (quindi nessuna fedeltà, nessuna legge… nep-pure quella del bene dei figli); la libertà è ridotta a istinto (e quindi di-venta premessa di ogni violenza).Vivere gli impegni del proprio battesimo con questa mentalità, sot-

tolineata ogni giorno di più dai mass-media, è praticamente impossibi-le ed il 90% dei battezzati vive come se Dio non ci fosse. I Vescovi italiani ci chiedono di pregare per questi fratelli, cristiani

di nome, materialisti di fatto, perché scoprano che vivere secondo ilprogetto di Dio e secondo i comandamenti apre alla vera gioia, che nonpuò essere confusa con i piaceri. “Prenditi tempo per ridere, perché il

riso è la musica dell’anima” dice una poesia uruguaiana. È vero: l’uo-mo è fatto per la gioia. Ma quale speranza è valida? Quale speranza è vera e non è un’illu-

sione?Oggi molte illusioni stanno svanendo e ritorna l’attenzione ai valo-

ri scartati troppo in fretta: molte persone cominciano a provare nauseadella televisione e dei modelli di vita che presenta; molte persone ri-scoprono il fascino della famiglia fedele ed unita; molte persone risco-prono la bellezza del servizio ai poveri, agli ultimi, agli emarginati.La gioia vera è Dio, perché solo Lui è infinito e il cuore umano è

sintonizzato sull’infinito: per questo motivo nessuna cosa, nessunaesperienza mondana ci soddisfano pienamente. Ne segue che nessunafelicità è duratura se non poggia su Dio.

INTENZIONE DEI VESCOVI

� “Perché coloro che hanno ricevuto il Battesimo, ma non ne vivono le esigenze, SCOPRANO LA GIOIA DELLA FEDE”.

La gioia di credere

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17MONTEFELTRO IN CATTEDRALE A TORINO

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18MONTEFELTRO UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO

Ma perché lo cercano? La riposta è im-mediata: per adorarlo. Anche se il BambinoGesù non parlava ancora in pubblico stavagià parlando al cuore: “Cercate innanzituttoil regno di Dio e la sua giustizia, e tuttequeste cose vi saranno date in aggiunta”(cfr. Mt 6,33).Nel mondo attuale il 20% dei più ricchi

consuma l’84,2% di tutte le ricchezze dellaTerra e i più poveri, ovvero l’80% della po-polazione mondiale deve accontentarsi del-l’1,6% delle risorse. È palese una via crucisdi sofferenza e di morte che ha più stazionidi quelle del Figlio dell’uomo quando hasofferto per noi.

Questa via crucis viene alleviata da tan-te persone che donano gratuitamente come iRe Magi: “oro, incenso e mirra”.E per ringraziare tutti i benefattori, vo-

lontari, parrocchie, comunità, fratelli e so-relle che lavorano in Italia e fuori dall’Italiaper condividere con loro la vita, faccio miele parole di San Giovanni Paolo II: “Cari giovani offrite anche voi al Signo-

re l’oro della vostra esistenza, ossia la li-bertà di seguirlo per amore rispondendo fe-delmente alla sua chiamata. Fate salire ver-so di Lui l’incenso ardente, a lode della suagloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pie-no di gratitudine per Lui, vero uomo, che ci

ha amato fino a mori-re come un malfatto-re sul Golgota”.Concludo augurando a tutti: volontari,

benefattori, collaboratori anche a nome delComitato del CMD, un Santo Natale, senzadimenticarci di chiedere sempre: “Dove èColui che è nato, il re dei Giudei?”. “Allorail re dirà a quelli che stanno alla sua destra:Venite, benedetti del Padre mio, ricevete ineredità il regno preparato per voi fin dallafondazione del mondo. Perché io ho avutofame e mi avete dato da mangiare, ho avu-to sete e mi avete dato da bere; ero forestie-ro e mi avete ospitato, nudo e mi avete ve-stito, malato e mi avete visitato, carcerato esiete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-36).

* Direttore Ufficio Missionario Diocesano

DOVE È?a cura di don Rousbell Parrado*

“Dove è Colui che è nato lì, il Re dei Giudei?”(Mt 2,1). Così chiedono informazioni per le stradee nella città di Gerusalemme i Re Magi.

Centro missionario diocesanoRESOCONTO AMMINISTRATIVO 2014ENtrAtE dA:Fondo Cassa 10/11/2013 e 1.779,73

Offerta parrocchia Lunano

(Don Bruno Contadini) e 4.000,00

Offerta a Manu e 4.072,00

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Cidda 2014 (Etiopia) e 22.855,00

Quaresima missionaria e 10.000,00

Agenda 2015

di Valentino Salvoldi e 3.452,25

Vendita calend. miss. 2014 e 10.000,00

totale entrate e 56.158,98

USCitE PEr:SERMIS -e 271,53

Aiuto Missioni -e 50,00

Fr. Marcellino Porcellini

(Congo) -e 500,00

Fr. Renzo Mancini (Etiopia) -e 3.000,00

Campo di lavoro Cidda 2014

(Etiopia) -e 22.855,00

Fr. Renzo Mancini (Etiopia)

(CLM - Valfoglia) -e 4.000,00

Vescovo Geroguez

(Wassera - Etiopia) -e 1.000,00

Fr. Gioberto Bettini (Uganda) -e 10.000,00

Valentino Salvoldi, Casa Bam.

(Nairobi - Kenia) -e 3.452,25

Progetto medico

(Guandumehhi - Tanzania) -e 10.000,00

Spese tipografiche e varie -e 785,00

totale uscite -e 55.913,78

riepilogoFondi disponibili 10/11/2013 e 1.779,73Entrate 2014 e 56.158,98Uscite 2014 -e 55.913,78Saldo finale al 13/11/2014 e 245,20

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19MONTEFELTRO IN MEMORIA

PER RICORDARE SUOR CHIARA AGNESE

Dalle ceneri della tragedia, di cui ricorrono i settant’anni, sono na-ti un progetto per il futuro e un incontro che si è tenuto nel corso del-la tradizionale “due giorni” di Colori d’Autunno, promosso dal Co-mune e gestito da Sine Modo che tiene in vita la ex Canonica del bor-go che fu teatro della strage nazista del 7 aprile 1944. Per la prima volta dalla fine della guerra sono echeggiate parole di

pace in lingua tedesca. Le hanno pronunciate Florian Gutsche di Ber-lino e Maren Von Appen di Amburgo, che con la loro presenza han-no commemorato le vittime di quel tragico Venerdì Santo in rispostaal sogno di riconciliare le due parti allora in lotta, lungamente acca-rezzato dal Borgo della Pace, associazione attiva in Valmarecchia dal2003. La presenza degli onorevoli Tiziano Arlotti ed Emma Petitti ac-

canto al sindaco Luigi Cappella e Lorenzo Valenti, legale dei parentidelle vittime, ha conferito ufficialità all’evento che ha avuto il suo

momento culminante nella visita collettiva al Sacrario. E ora l’amministrazione comunale insieme a tutti i partner coinvolti stalavorando ad un progetto europeo che porterà, questo è l’auspicio, alla creazione di un Museo permanente dedicato alle vittimedella strage e ad un Centro di Formazione e approfondimento di supporto alle attività didattiche ed educative sulla Pace.

Berta Rojas

PAROLE DI PACE E PROGETTIPAROLE DI PACE E PROGETTINELL’ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI FRAGHETO (1944-2014)NELL’ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI FRAGHETO (1944-2014)

Il 2 dicembre la nostra sorella sr. Chia-ra Agnese (Amelia) Corsalini, della Co-munità delle Sorelle povere di Valdrago-ne, ha celebrato la sua Pasqua, coronandoil suo sogno di incontrare per sempre ilsuo Sposo e Signore.Nata a Muccia, è vissuta a Camerino.

All’età di 21 anni è entrata in un istitutodi vita attiva dove ha impegnato le sueenergie nell’ufficio di guardarobiera in unospedale. Aveva conseguito anche il di-ploma di infermiera di cui è sempre stataorgogliosa e fiera, tanto da raccomandarea chi, ultimamente la seguiva più da vici-no nella sua malattia, di svolgere questoservizio con tutta la passione e competen-ze possibili, poiché lei da giovane avevacercato di fare proprio così: tra i suoi ap-punti teneva infatti gelosamente conser-vati i suoi testi con cui si era preparataper questa materia insieme ad alcuni rita-gli di giornali e riviste per tenersi aggior-nata.Ad un certo punto della sua vita ha for-

temente sentito di servire il Signore nellavita contemplativa, in particolare, attrattadal carisma francescano, è entrata nellacomunità di Sorelle povere di Camerinodove è vissuta fino al 1991, per passarepoi al nostro Monastero in Valdragone.Le sorelle di questa comunità la ricor-

dano energica e tenace in tutte le suescelte. La sua determinazione era tale che

avremmo dato per certo, sin dall’inizio,che nessun ostacolo sarebbe stato troppogrande per lei da farle lasciare i compitiche teneva a portare a termine ad ogni co-sto… e così è stato! Nessuno avrebbe im-maginato però fino a tanto, fino a restare

all’in piedi svolgendo tutto quanto potevafino alla fine, fino a quando l’insopporta-bile è giunto ed insieme l’inevitabile rico-vero per darle il minimo sollievo dal tu-more al seno che l’ha colpita circa cinqueanni fa. Lei desiderava rendere il suo ultimo re-

spiro “a casa”, cioè in monastero, tra lesue sorelle, come del resto anche loro, ecosì dopo un breve ricovero, quando or-mai le cose erano precipitate, dichiarataormai terminale, le sorelle stesse hannochiesto che fosse portata a casa per assi-sterla nel momento più importante e atte-so della sua vita! Noi l’abbiamo vista puntuale nell’a-

dempimento dei suoi doveri quotidiani, enella sua ostinata caparbietà, di non volercedere a nessuno il suo compito quotidia-no, ha edificato chi ha visto troppe voltefuggire con toppa facilità le fatiche dellavita. E con questa tenace caparbietà la vo-

gliamo ricordare, convinte che, allo stessomodo, lei abbia bussato alle porte del Pa-radiso per poter abbracciare Colui che hasempre amato e desiderato, e le avrannoaperto, senz’altro!Arrivederci, sr. Chiara Agnese, ci ac-

coglierai a braccia aperte, bussando ancheper noi al cuore misericordioso del Padre!

Sorelle povere di S. Chiarain San Marino

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20MONTEFELTRO DALLA DIOCESI

«Gesù allora si voltò, e vedendo che loseguivano disse: “Che cercate?”. Gli ri-sposero: “Maestro dove abiti?”. “Venite evedrete”. Andarono e si fermarono pressodi Lui». Erano circa le 4 del pomeriggio.È successo anche per me; erano le 4

del pomeriggio del 29 giugno, festa di SanPietro, anno 1964. Mi aspettava in catte-drale a Pennabilli il vescovo Bergamaschiper impormi le mani e farmi sacerdote.Da quel giorno mi sono fermato con

Lui, e Lui mi ha tenuto con sé.Sono passati 50 anni, non credevo di ar-

rivare a questa meta, per strada ho persomolti confratelli più giovani, ma già nelregno dei cieli.Il primo sentimento è un grande grazie

che dico a Dio per avermi chiamato e cu-stodito come la chioccia i suoi pulcini.Ringrazio la mia famiglia, le sorelle i mieiparrocchiani, i confratelli i vescovi: Emi-lio, Giovanni, Ersilio, Mariano, Paolo,Luigi e Andrea. Non posso dimenticare ilmio Vescovo Antonio che mi ha volutobene come un padre, né mons. Sambi ami-co carissimo, la cui morte mi ha lasciatoun grande vuoto dentro.La mia vita di sacerdote è iniziata alla

scuola di don Donato allora parroco a Ma-cerata, ho imparato molto da lui. Ho fattopoi il parroco per 10 anni a Maiolo, erogiovane, mi piaceva molto stare con i ra-gazzi, mi divertivo a giocare con loro. Ri-cordo i pellegrinaggi, la gita che si orga-nizzava ogni anno, le feste parrocchiali, lafesta del Ritorno, la Messa a San Rocco aipiedi della rocca di Maioletto. La gente èstata sempre buona con me, nonostante idifetti e la salute ballerina; di tutti ho unbel ricordo.Nel 1973 sono entrato a lavorare nella

scuola, prima a Sant’Agata, a Novafeltria,poi a Pennabilli dal 1981 al 2005 e anchequi ho messo le radici: 32 anni in totale.La scuola mi è sempre piaciuta, anche secomportava impegno e tanta pazienza, hoprofuso lì la maggior parte delle mie ener-gie. Era difficile e faticoso condurre l’oradi religione, ma sono rimasto volentieri.Molti dei ragazzi di allora sono oggi papàe mamme, mi fa molto piacere ricevere leloro foto con i loro bambini e accoglierlinel gruppo degli amici. Ricordo i miei col-leghi che mi supportavano; c’era tra noi unottimo rapporto che è rimasto tale.Dal 1978 ho fatto il parroco a Miratoio

e Ca’ Romano e anche lì ho messo le radi-ci. Sono 36 anni che percorro più volte al-la settimana col sole e con la neve la stra-da per Miratoio. Il vescovo Locatelli mi

DON ORAZIO PAOLUCCI CI RACCONTADON ORAZIO PAOLUCCI CI RACCONTA

Cinquant’anni di sacerdozioCinquant’anni di sacerdozioALCUNE TESTIMONIANZE DEI SUOI PARROCCHIANI

piantò in questa buona terra come un albe-rello dicendomi: “Guarda di fare fruttiné…”.Qualcosa ho cercato di fare, ho semina-

to seme buono, perché non era cosa mia;ho fiducia che qualche seme abbia attec-chito e sia cresciuto, del resto il prete se-mina, chi fa crescere è solo il Signore. Guardavo in questi giorni le foto che i

ragazzi mi hanno mandato: sono Battesi-mi, Matrimoni, Messe di prima Comunio-ne, feste parrocchiali, visite pastorali, par-tite di calcio nel campetto di Petrella,

zione, certo con molte manchevolezze,qualche incomprensione; di questo chiedoscusa a tutti, ma porto sempre i volti delmio popolo nei miei occhi, e ognuno di lo-ro nel mio cuore.Passo ora la penna a due amici che han-

no da aggiungere qualcosa. Don Orazio

Era la primavera de 1978, nella piccolacomunità di Miratoio arrivava un nuovopastore: don Orazio di Pennabilli. Era gio-vane, riservato. C’è voluto un po’ di tem-po per abituarci al nuovo parroco. Sonostata la prima ad essere battezzata da lui.Col passare del tempo tra noi e il parrocoincominciò a nascere un rapporto di amici-zia, simpatia, confidenza; mi ha preparatoalla prima Comunione, alla Cresima conaltri miei amici, poi lo incontravo a scuo-la. Ha sempre avuto cura dei bambini acui fa il catechismo insieme a due catechi-ste. Va spesso a trovare anziani e ammala-ti in casa e in ospedale, si preoccupa di chiè in difficoltà. Ho fatto il chierichetto permolti anni, ora sono Lettore; vado tutte ledomeniche a prestare il mio servizio. Mi piace la sua Messa i canti che fac-

ciamo insieme, non mi annoio. Una voltain sagrestia chiedo al don: “Mi dicono chesono la tua Perpetua” e lui: “Non sai cheper fare la Perpetua di un prete devi averecompiuto 50 anni, tu quanti ne hai?”.“36”. “Allora non puoi fare la Perpetuadel Parroco…”.Il 19 ottobre abbiamo festeggiato i 50

anni di Sacedozio. Dopo la Messa abbia-mo mangiato tutti insieme nella casa dellaparrocchia. Erano presenti anziani, bambi-ni e tanti giovani, anche persone che untempo abitavano a Miratoio. È stata unagiornata bellissima e penso per lui indi-menticabile passare una giornata con isuoi parrocchiani, anche con quelli chenon vedeva da tanto tempo. Grazie don.

Elisa

Per la seconda volta in poco più di unanno, la comunità di Miratoio si è strettaattorno al suo pastore, questa volta per ce-lebrare i suoi 50 anni di Sacerdozio, annoscorso per ricordare i 35 anni di perma-nenza a Miratoio. Durante l’omelia donOrazio ha ripercorso i suoi 50 anni da pre-te: dal seminario di Pennabilli a Fano aBologna. Le prime esperienze da parroco a Maio-

lo, poi a Miratoio. Finita la Messa abbia-mo voluto manifestargli la nostra gratitu-dine e stima allestendo un grande banchet-

quando avevo ancora i capelli neri. Altrefoto mi sono particolarmente care: il pelle-grinaggio a Lourdes con un gruppo di par-rocchiani, la visita a Pavia alla tomba delPatrono Agostino, il viaggio in Terra san-ta con l’amico Celeste, il viaggio a Roma,sala Nervi, con tutta la diocesi per ringra-ziare il Papa per il Vescovo che tornavadopo 29 anni a Pennabilli, il pellegrinag-gio a Roma per l’Anno Santo, e ultimo lapartecipazione commovente alla udienzadi papa Francesco il 22 ottobre scorso.In parrocchia ho cercato di voler bene a

tutti, di aver cura dei bambini, degli anzia-ni, degli ammalati, dei giovani: per qual-che anno insieme con don Maurizio li in-contravamo con una certa regolarità perparlare con loro; strada facendo li ho unpo’ smarrirti, ma siamo rimasti buoni ami-ci, me lo dimostrano sempre quando li in-contro.In questo lungo periodo a Miratoio e

Ca’ Romano ho celebrato 72 matrimoni,battezzato 42 bambini, l’ultima, Lucilla,proprio domenica scorsa. Mi sono impe-gnato per rimanere fedele alla mia voca-

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21MONTEFELTRO DALLA DIOCESI

to nella sala parrocchiale con tante preli-batezze preparate dalle nostre donne. In altre occasioni ho espresso la mia sti-

ma per il don, come collaboratore parroc-chiale lo conosco bene! Se penso alle recenti parole di papa

Francesco, il riferimento “ai listini prezzi”affissi nelle chiese, mi sento di dire che intutti questi anni il don non ha mai chiestoniente per sé, tutte le libere donazioni chela gente ha voluto fare per celebrazioni diSacramenti e prestazioni varie, sono statesempre girate a favore della parrocchia,per la quale spesso ha messo del suo. Sia-mo rimasti insieme anche dopo il pranzo;quando il caldo sole di ottobre cominciavaa nascondersi dietro il monte Loggio, salu-tandoci ci siamo ripromessi di ritrovarcitutti insieme l’anno prossimo, forse nonavremo nulla da festeggiare, ma una scusala troveremo per ringraziare ancora unavolta il nostro don e dirgli che gli voglia-mo bene. Carlo

Don Giuseppe Morosini, nato a Ferentino, è una delle più nobili, forse la piùcommovente figura di martire e balza nitida nel suo carattere sacerdotale e nel suoindomito amor di patria.

Medaglia d’oro al valor militare, gli è stata eretta a Roma una stele a Forte Bra-vetta, e nella città natale un monumento. Dopo le scuole elementari a Ferentino,passò due anni come novizio al Collegio Leoniano di Roma e si trasferì poi a Pia-cenza al collegio Alberoni, dove fre-quentò il conservatorio Niccolini. Ordi-nato presbitero il Sabato Santo del 1937da Monsignor Luigi Traglia in San Gio-vanni in Laterano, cantò la prima messail giorno della resurrezione nella chiesadel Collegio Leoniano ed il giorno dopoa Ferentino celebrò messa all’altaremaggiore nella chiesa madre della città.Don Peppino, era chiamato il “sacerdotefanciullo” dai compaesani, poiché tra-scorreva molto tempo con i ragazzi. Al-lo scoppio della guerra, fu inviato inDalmazia e poi richiamato a Roma doveassistette anche una banda di partigiani,Banda Fulvi, dislocata a Monte Mario enelle caverne e nei nascondigli celebra-va messa. In seguito a delazione, fu ar-restato dalla Gestapo di Herbert Kappler e rinchiuso a Regina Coeli nel bracciomilitare tedesco.

A forte Bravetta il 3 aprile 1944 fu fucilato, e solo nel 1954 la salma fu tumu-lata nella Cappella del Sacrario delle vittime militari nella chiesa di Sant’Ippolitoin Ferentino. Lunedi santo 3 aprile 1944 “l’aurora che sorge sui colli di Roma ap-pare più rossa, perché tinta del sangue di un martire in più”. Don Giuseppe Moro-sini, luminosa figura di soldato di Cristo e della Patria, merita di DIVENTARESANTO.

Antonio Molfese, medico giornalista ([email protected])

DON GIUSEPPE MOROSINI: STORIA DI UN PRETE SOLDATO

C’È CHI MERITA DI ESSERE SANTOC’È CHI MERITA DI ESSERE SANTO

La Chiesa parrocchiale di SanMartino, a Casteldelci, in centro sto-rico, domenica 21 dicembre alle ore17, ospita un piccolo ma straordina-rio capolavoro teatrale che commuo-ve profondamente, dedicato all’An-nunciazione e alla Natività. Una delicata storia d’amore, di

coraggio e di fede, un evento narratoin prima persona dalla protagonista,Maria, giovane che si fa donnaall’improvviso. “In un colpo di vento l’annuncio

misterioso di un angelo: parole come

A Casteldelci prende voce

il mistero della natività

di BERTA ROJAS

semi che trasformano un corpo didonna in zolla di terra, mutando Mi-riàm in Maria, madre senza conosce-re uomo”. Il Comune in collabora-zione con la Curia Vescovile e l’in-teressamento in prima persona diS.E. Mons. Andrea Turazzi, ha invi-tato l’attrice e regista Liana Mussonia interpretare il suo recital poetico-musicale dedicato alla Madonna, daltitolo Miriàm Maria, tratto dal bel-lissimo libro di Erri De Luca In no-me della madre, con le musiche diFabrizio De Andrè, i canti slavi, ar-gentini e appartenenti alla culturayiddish. Accanto alla Mussoni i mu-sicisti Fabrizio Flisi e Tiziano Paga-nelli. Un momento da non perdere, per-

ché oltre ad essere un lavoro intensoe assai coinvolgente, induce alla ri-flessione e alla preghiera in pienasintonia con la celebrazione del San-to Natale.

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22MONTEFELTRO DALLA DIOCESI

Domenica 7 dicembre sono stato immesso come parroco nelledue parrocchie di Pietrarubbia. È stata una bellissima celebra-zione (e molti parrucchieri hanno espresso la loro gioia per i se-gni del rito, che per loro è stata una autentica novità), ed ha mo-strato il significato profondo del sacerdozio per tutta la comunitàcristiana. Condivido con voi la gratitudine che ho espresso alpopolo radunato, certo della bontà e della bellezza del camminocristiano per la nostra vita intera.

RingraziamentoInizio: è una parola importante, che segna tutta la prospettiva

del cammino. E non ha solo un risvolto cronologico. L’incontrocol Signore rappresenta il permanente inizio della vita. E questosi realizza ogni volta che la sua grazia ci investe, in particolarenei sacramenti.Insieme c’è la parola «storia». Gli incontri che hanno segnato

la vita, e di cui sono infinitamente grato.Innanzitutto con mio papà. E non posso che ricordare come mi

ha segnato il richiamo che, essendo cristiani, «non possiamo es-sere come gli altri». Ma col papà anche la mia famiglia, perché imiei genitori ci hanno educato a volerci bene, ad essere uniti…La mia professoressa di italiano alle medie, per cui la fede

– vissuta da grande, lei che era stata educata da un padre natura-lista non credente – c’entrava con tutta la vita, e anche con il suoinsegnamento.L’incontro con Don Giussani e con il movimento di Comunio-

ne e Liberazione. La certezza della fede come qualcosa che ren-de grande e bella la vita. Una compagnia fedele. Una fede che di-venta cultura. Insomma, un incontro che rivela il senso della vitae sprona a viverlo in ogni circostanza, cioè la missione.

DON GABRIELE HA PRESO POSSESSO DELLE SUE DUE NUOVE PARROCCHIE DI SANT’ARDUINO E SAN SILVESTRO PAPA

Sono in presenza di volti e amici con cui è più bello fare il cammino della vita cristiana

E, per farla breve, questi ultimi tempi: da un lato la compagniafedele con le Monache della Adorazione, che segna la certezzache di Cristo si può fare la ragione della vita, e dall’altro il cam-mino qui, con le testimonianze di affezione ai propri anziani, conl’impegno di collaborare alla crescita del popolo di Dio. Comeabbiamo imparato nella catechesi del mercoledì «si pone concre-tamente al servizio del Regno di Dio innanzi tutto annunciando ecomunicando il Vangelo della salvezza e costituendo delle nuovecomunità cristiane. Essa, inoltre, serve il Regno diffondendo nelmondo i “valori evangelici”, che del Regno sono espressione eaiutano gli uomini ad accogliere il disegno di Dio».Un grazie a tutti voi presenti. Un aspetto bello della vita che il

Signore mi ha donato è dato proprio dalla presenza di volti eamici con cui è più bello fare il cammino della vita cristiana.Un semplice suggerimento per questo inizio decisivo in par-

rocchia, così come lo ha formulato San Giovanni Paolo II: «Nonci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandisfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No,non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza cheessa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventa-re un «nuovo programma». Il programma c’è già: è quello disempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si in-centra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare,imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui lastoria fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. È unprogramma che non cambia col variare dei tempi e delle culture,anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo ve-ro e una comunicazione efficace. Questo programma di sempre èil nostro per il terzo millennio».

Don Gabriele Mangiarotti

“IL MIO AMICO NANUK”:UN’AMICIZIA SPECIALE

«Mio padre mi ha insegnato questo:“riempi ogni singolo minuto con ses-santa secondi che valga la pena vi-vere, tua sarà la terra e, cosa piùimportante, sarai un uomo, figliomio”».Tra i ghiacciai del Canada, in piena

estate, Luke (Dakota Goyo), un ragazzino di 14 anni e protagoni-sta del film canadese Il mio amico Nanuk diretto da Brando Quili-ci e Roger Spottiswoode, è un amante della natura, ma soprattuttodegli animali. La madre del giovanotto, recentemente vedova, de-cide di mandare per qualche giorno in vacanza Luke e la sorellaAbbie (Kendra Leigh Timmins) dalla zia. Proprio lì, Luke incontraun piccolo cucciolo di orso bianco, rimasto solo poiché gli uominiavevano già catturato la madre per riportarla sui ghiacciai di Ca-pe Resolut. Il ragazzo decide allora di avventurarsi con il piccolo cucciolo al-la ricerca della madre, eppure i ghiacciai sono davvero pieni dipericoli, soprattutto perché in questo periodo si stanno sciogliendo

e Luke lo sa bene, dato che già suo padre aveva perso la vita, av-venturandosi in quel meraviglioso, seppure terribile, panorama. Acorrere in soccorso di Luke ci sarà Muktut (Goran Visjic), un’esper-ta guida del posto, incolpato ingiustamente della morte del padredi Luke. Così il giovane ragazzo attraverserà i più grandi pericolidella natura per riportare a casa il piccolo Nanuk, il cucciolo diorso.Attraverso la meravigliosa fotografia, diretta da Peter Wunstorf, du-rante tutta la proiezione del film possiamo goderci un meravigliosopaesaggio, caratterizzato da infiniti ghiacciai e da tantissimi ani-mali, da pesci a balene, da uccelli a orsi polari. Il mio amico Na-nuk è un film adatto a tutta la famiglia che ci si può benissimo go-dere di fianco all’albero di Natale, poiché tratta di una forte ami-cizia tra un ragazzino e un cucciolo di orso, dell’amore ma so-prattutto del rispetto per la natura e dei grandi valori della fami-glia, che viene sempre posta al primo posto come fonte di salvez-za per l’uomo, ma anche per l’animale.Oltre alle meravigliose tematiche, questo film ci lascia un grandeinsegnamento, quello del non arrendersi mai, nemmeno quandotutto sembra virare dalla parte sbagliata, poiché questo ci permet-terà di raggiungere grandi traguardi e ci renderà uomini migliori.

Melissa Nanni

AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA AL CINEMA

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23MONTEFELTRO DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINONOTIZIE FLASH DA SAN MARINO

• Il Segretario diStato al Territo-rio e Ambiente,Antonella Mula-roni, unitamentealla rappresen-tanza diplomaticain Italia, ha par-tecipato, a Roma,alla II Conferen-za Internazionale sulla Nutrizione, orga-nizzata congiuntamente dall’Organizza-zione delle Nazioni Unite per l’Alimenta-zione e l’Agricoltura (FAO) e dall’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

• È stata inaugurata il 27 novembre, aRoma, nella Basilica di Santa Maria delPopolo, la 39ª Esposizione Internazionale“100 Presepi”, organizzata dalla Rivistadelle Nazioni. Numerose le personalitàpresenti, in rappresentanza del mondo ec-clesiastico, istituzionale e diplomatico.Nelle Sale del Bramante sono 212 le ope-re esposte: produzioni di artisti e artigiani,ma anche di collezionisti, amatori, studen-ti di scuole elementari e medie o prove-nienti da musei; ben 82 di queste proven-gono da paesi stranieri, fra cui San Mari-no, rappresentato da Leo Capicchioni.

• La Segreteria di Stato per il Territorio el’Ambiente e la Segreteria di Stato perl’Istruzione e la Cultura esprimono soddi-sfazione per la fine dei lavori di costruzio-ne della nuova scuola elementare “Il FaroBianco” di Acquaviva, inaugurata dagliEccellentissimi Capitani Reggenti insiemealle autorità venerdì, 21 novembre. L’ope-ra di ristrutturazione e ampliamento dellascuola elementare di Acquaviva è iniziatanel mese di ottobre 2012 e si è ultimatanel settembre 2014, in tempo utile perl’inizio del corrente anno scolastico.

• Il Segretario di Stato per gli AffariEsteri, Pasquale Valentini, ha partecipatoa Strasburgo alla visita che il Santo Padreha reso all’Europa, intervenendo alla Ses-

sione Solenne presso il Consiglio d’Euro-pa e il Parlamento Europeo. Ad affianca-re Valentini, la delegazione sammarinesepresso l’Assemblea Parlamentare, la Rap-presentanza permanente e il Giudice pres-so il Consiglio d’Europa.

• In esecuzione di quanto raccomandatodal Gruppo di Stati del Consiglio d’Euro-pa contro la Corruzione (GRECO) e diquanto conseguentemente approvato dalCongresso di Stato con delibera n. 6 del 3 giugno 2014, la Segreteria di Stato pergli Affari Esteri informa la popolazioneche da oggi, presso gli uffici della Cen-trale Operativa del Comando della Gen-darmeria, è operativa e funzionante unalinea telefonica dedicata alla ricezione disegnalazioni di presunti casi di corruzio-ne, nel rispetto delle disposizioni dettatedal GRECO. (...) Alla linea telefonica è sta-to assegnato il numero verde 800.783.797che, in quanto tale, non comporta alcunonere economico in capo all’utente e chesarà attivo 24 ore su 24.

• La Segreteria di Stato per gli AffariEsteri rende nota la possibilità di parteci-pare alla I edizione del “Premio Compas-so d’Oro internazionale tematico”. Pre-sentato a Roma presso il Ministero degliAffari Esteri, il progetto è promosso dal-l’ADI (Associazione per il Disegno Indu-striale), che dal 2015 estende a tutto ilmondo la selezione dei prodotti di qualità.Questa prima edizione sarà dedicata alsettore dell’alimentazione, in vista di Ex-po Milano 2015. Il tema sarà “Design forFood and Nutrition”, ovvero il design co-me strumento di innovazione e svilupposostenibile (in senso economico, ambien-tale, sociale e culturale) della produzionealimentare e dei sistemi di comunicazionevisiva, di distribuzione e di consumo delcibo. (...) Ti Premio comprende ancheun’edizione internazionale della TargaGiovani, riservata ai giovani progettisti

che si stanno formando nelle scuole didesign. Saranno oggetto di selezione pro-dotti fisici e digitali, realizzati con metodiindustriali o autoprodotti, i servizi e le ri-cerche. Potranno essere presentati allagiuria entro il 28 febbraio 2015, secondole regole illustrate nel bando e sul sitowww.ad-design.org.

• La Segreteria di Stato per il Territorio el’Ambiente informa che sono stati riser-vati al Parcheggio 4 dell’Ospedale di Sta-to, primo piano del parcheggio di recen-tissima costruzione, 8 posti “rosa”, deli-mitati da righe di tale colore, destinati adonne in gravidanza e/o con bambini alseguito fino a tre anni di età. Tali postiauto, richiesti dal Reparto di Ostetricia eGinecologia, ancorché non previsti dalCodice della Strada, sono un segnodell’attenzione che si vuole riservare alledonne, garantendo loro maggiore como-dità e sicurezza.

• Si è svolto martedì 18 novembre a Ro-ma, presso la sede del Dipartimento dellaProtezione Civile, un incontro tra il Capodel Dipartimento Franco Gabrielli e unadelegazione sammarinese composta dal Di-rettore del Dipartimento Territorio e Am-biente, Nicoletta Corbelli, e dal Capo dellaProtezione Civile, Fabio Berardi.La delegazione sammarinese ha espresso isuoi complimenti per il qualificato lavorosvolto dal Dipartimento e ha espresso la vi-cinanza, a nome del Segretario di Stato peril Territorio e l’Ambiente, alle comunitàcolpite dall’emergenza maltempo nelle ul-time settimane nelle regioni del nord-oveste centro Italia.Gli importanti investimentiin risorse umane, in tecnologia e professio-nalità delle strutture che compongono ilDipartimento diretto dal Prefetto FrancoGabrielli, fanno della Protezione Civile Ita-liana un punto di riferimento nel panoramaeuropeo e internazionale e quindi di impor-tanza strategica per San Marino.

Domenica 23 novembre 2014 nella Casa San Giuseppe di Valdragone (RSM) si è te-nuta l’annuale Giornata dell’Adesione dell’associazione USTAL-UNITALSI, alla qualehanno partecipato oltre 100 persone. Dopo la recita delle Lodi mattutine, il nostro Ve-scovo Mons. Andrea Turazzi ha tenuto un bellissima riflessione sul tema dell’Avvento,molto apprezzata da tutti i presenti. Nella celebrazione Eucaristica presieduta dall’Assi-stente Diocesano Don Giuliano Boschetti, i volontari dell’USTAL-UNITALSI hanno con-fermato solennemente il loro impegno a favore delle persone anziane, ammalate, disabi-li affidandosi alla protezione della Madonna.

Al termine del pranzo comunitario, al quale ha partecipato anche S.E. Mons. Vescovo, la giornata è proseguita con un momentodi festa insieme e si è conclusa con la preghiera finale.

GIORNATA DELL’ADESIONE USTAL-UNITALSI

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24MONTEFELTRO ATTUALITÀ

Caro abbonato, anche quest’anno diamo avvio alla campagna di sensibilizzazione per ilrinnovo dell’abbonamento al periodico MONTEFELTRO che hai ricevuto, ad ogni uscita, nel corso del2014. Sostenere la stampa periodica diocesana deve essere un dovere di tutti coloro che riconoscono la fun-zione importante di collegamento, informazione, approfondimento che essa svolge. Non è tempo di attendere senza dare; i costi sono, purtroppo, aumentati vertiginosamente e senza il contri-buto di tutti i nostri lettori difficilmente potremmo garantire agli stessi il regolare invio del MONTEFELTRO. Ti invitiamo, quindi, a farlo con tempestività, servendoti del bollettino di c/c postale che trovi allegato aquesto numero del giornale, sul quale sono già stampati il tuo nominativo e l’indirizzo. Questo ci faciliteràil regolare riscontro dell’avvenuto pagamento dell’abbonamento. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questa operazione di diffusione che si deve concretizzare anche invi-tando altri lettori e simpatizzanti interessati al giornale, ad abbonarsi. E poi, perché non pensare a un abbonamento-regalo, magari a favore di un familiare, di un parente o di unamico lontano per farsi ricordare? Attendiamo da tutti un riscontro positivo al nostro invito e a tutti rinno-viamo, fin da ora, i nostri ringraziamenti.

FINE CORSAFINE CORSAELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA

A leggere il risultato di queste elezioniviene spontaneo esclamare: fine corsa! Lasopportazione degli elettori è giunta altermine.Diciamo pure che la complicità della

crisi economica è stata importante. Maquello che esce dalle urne di questo turnoè il “fine corsa” di un modo complessivodi fare politica che ci trasciniamo da tem-po e le cui colpe ricadono su tutte le rap-presentanze, partiti o movimenti che sia-no: troppo rissose e inconcludenti. Partitodi maggioranza relativa in testa. Dietro aiproclami di sviluppo e di sburocratizza-zione, sono cresciute le sovrastrutture am-ministrative, i tempi di attesa e i costi peraziende e cittadini. Senza calcolare che

siamo arrivati al votoanticipato causa un pre-sidente dimissionarioper condanna in 2° gra-do e un Consiglio re-gionale in buona partesotto indagine. Con annuncio giunto

a 15 giorni dal voto.Caro presidente Bo-

naccini, buon lavoro! Augurio dovuto, masincero, vista l’erta salita che ha di fronte.E crediamo convenga sul fatto che puravendo vinto questo turno, non ci sia nullada festeggiare. Intanto perché l’Emilia-Ro-magna ha avuto un’affluenza alle urne del37,67%, dato impietoso che nessuno si sa-rebbe mai immaginato, soprattutto tenutoconto che da noi la partecipazione politicae sociale da sempre costituisce un fattoredecisivo per la coesione tra le persone.Ma guardiamoli questi numeri, provin-

cia per provincia. Nei comuni di Bolognaaffluenza al 40,17% (69,40% alla prece-dente tornata); Ferrara 37,38% (68,20%);Forlì-Cesena 36,92% (68,72%); Modena38,92% (70,20%); Parma 34,03%(62,74%); Piacenza 36,29% (63,49%);Ravenna 41,30% (71,90%); Reggio Emil-ia 35,99% (69,97%); Rimini 33,45%(62,40%).Ora l’obiettivo è ritrovare un rapporto

positivo e continuo con i cittadini. Perriaprirlo, la classe politico-amministrativadeve mostrare subito qualche segnale. Isingoli partiti e i movimenti dovranno fa-re il resto, ciascuno in casa propria.

Altro aspetto per nulla secondario, l’e-voluzione socio-economica del nostrocontesto con un pronunciato invecchia-mento della popolazione. Fatto che nessu-no sta prendendo sul serio, ma che ci de-ve far riflettere sul modello di vita che in-tendiamo condividere nei prossimi anni.Abbiamo l’impressione che si sia puntatomolto sull’avere e poco sull’essere. Unquarto di secolo fa, già ci ammoniva ilcardinale Giacomo Biffi con la sua defi-nizione di Bologna come “città sazia e di-sperata”.Il favore con cui alcuni “personaggi”

guardano a nuove e svariate forme di fa-miglia, e non alla famiglia costituita dapadre, madre e figli, si ferma al presentee non ha futuro. Lo diciamo, ben sapendodella fatica di essere presi in considera-zione toccata a Biffi e che di certo toc-cherà anche a noi.Ma ugualmente, per amore della nostra

terra e della nostra gente, lo ribadiamocon chiarezza, concretezza e fermezza.

I direttori dei settimanali diocesani (Fisc) dell’Emilia-Romagna

ADOTTA UN CRISTIANODI MOSUL

La Caritas di San Marino-Montefeltrocomunica la cifra che è stata raccoltain seguito alla campagna “Adotta uncristiano di Mosul”. La somma perve-nuta alla diocesi ed inviata, tramitel’agenzia Asia News del PIME, allaNunziatura apostolica in Iraq ammon-ta ad euro 11.115,67.

Si tratta di una somma importante serapportata alla nostra realtà diocesa-na che sta a confermare la grandesensibilità che questa popolazione hanei riguardi dei tanti bisogni di nostrifratelli che vivono in ogni angolodell’emisfero nella povertà e nell’ab-bandono.

La Caritas diocesana ringrazia perquesta partecipazione forte e caricadi umanità.