Il meglio d'Italia - Enrico Brignano
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Transcript of Il meglio d'Italia - Enrico Brignano
Enrico Brignano
il meglio d’italiaSai qual è? Se lo sai dillo anche a me
con illustrazioni di gud
Proprietà letteraria riservata
© 2013 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-07338-7
Prima edizione: febbraio 2014
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Prologo
L’outlet
Amici lettori, ma soprattutto amiche lettrici, ben
trovati. Perché io v’ho cercati, oh, se v’ho cercati!,
nei cassetti, sotto al tappeto, nella cuccia del cane, ma
dove stanno?, mi chiedevo, eppure li avevo visti…
E fnalmente eccovi lì!
Quanti visi, quanti occhi, quanta bella gente che
in questo momento se ne sta in panciolle con questo
mio modesto libro fra le mani; vi vedo, alcuni sbra-
cati in poltrona, altri sdraiati a letto, certuni seduti
sul water del bagno dell’uffcio durante l’orario di
lavoro…
Ma va bene così. Ovunque voi siate, sappiate che
voi, per me, siete speciali!
Sì, perché per me questo libro è un viaggio, e tutti
voi che adesso lo intraprendete siete dei viaggiato-
ri privilegiati, viaggiatori di prima classe! Perché
l’autore vero di ogni opera di creazione, si sa, è il
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Il meglio d’Italia
pubblico che, esprimendo il suo gradimento, ha
l’ultima parola.
Quindi gli autori effettivi di questo libro siete voi.
Solo che i diritti d’autore li prendo io…
Vabbe’, un particolare senza importanza!
L’importante è che voi, in questo momento, fra
tutte le cose che potevate fare, fra tutti i posti dove
potevate andare, che so, a divertirvi con gli amici,
al centro commerciale, a cercare disperatamente un
parcheggio, a cena con il vostro amore e poi a sco…
a scoltare musica… Insomma, fra tutte queste cose,
voi avete scelto di prendere in mano il mio libro e
di mettervi a leggerlo.
Voi non state bene.
O forse sono io che non sto bene. Perché io mi
sento come imbarazzato, non mi sento all’altezza
della situazione! Voi magari avete aperto questo
libro pieni di aspettative, avete pagato tot euri solo
per leggere le mie facezie… Per alcuni di voi io
sono un modello, un esempio, per altri addirittura
un mito!
Non scherziamo! Io non sono un mito!
Perché io lo so che i fan pretendono un mito! E,
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L’outlet
quando ai fan gli dai un mito, si prendono tutta la mano!
Attenzione, non è paura, la mia! Assolutamente! Io non mi voglio nascondere dietro a un mito!
In realtà, questo mio malessere è dovuto ad altro. Io ve lo devo dire, perché non ha senso rimandare ancora… È dura dire la verità, ma mi dispiacerebbe se lo veniste a sapere dal parrucchiere, o magari da un giornalaccio di gossip… Lo so, forse qualcuno di voi già lo sa, e quelli che non lo sanno rimarranno delusi. Io, prima di confessarmi pubblicamente, ho chiesto consiglio in famiglia.
Mia madre mi ha detto: «Figlio mio, queste parole ti dico: sii te stesso».
Mio fratello mi ha detto: «Fratello mio, liberati dei tuoi segreti, vedrai che poi starai meglio».
Il mio commercialista mi ha detto: «Bisogna dire sempre la verità, tranne che al fsco».
E sia! Io, in questo libro, a meno che voi non siate ispettori delle tasse, voglio fare outlet! Voglio confessare, a prezzi stracciati! Quindi ve lo dirò senza infngimento alcuno!
Io sono… itln…
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Il meglio d’Italia
No, dicevo, io sono… i-t-l-n…
Vabbe’, dai, lo dico chiaro e tondo: io sono…
ITALIANO.
Che è? No, dai, non chiudete il libro, riapriteloooo!!!
Amici, lettori, lavoratori, fratelli! Non è colpa mia,
non sono mica l’unico a essere italiano! Siamo in
tanti, c’è perfno uno del Nord, si chiama Calderoli;
lo giuro, è italiano pure lui! Solo che, poveraccio,
ancora non lo sa! Il problema è che anche io non lo sapevo di es-
serlo… Io, di me stesso, sapevo di essere un uomo
attento, un uomo perspicace, un osservatore, sapevo
di essere romano… un osservatore romano, tutt’al
più… Insomma, ero tranquillo, e vivevo la mia vita
normalmente, come tutti i romani: parcheggiavo sul
marciapiede, buttavo le cartacce per terra, non facevo
la fla, prendevo qualche semaforo rosso, entravo nella
ZTL in retromarcia, così ai vigili, quando sbobinavano
il nastro a doppia velocità, sembrava che stessi uscendo
invece che entrando… Insomma, una vita normale!
E invece: Una mattina… mi son svegliato… O
bella…
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No, nel senso che: o bella! Mi son svegliato pre-stissimo! Pensate, a mezzogiorno stavo già in piedi! E allora mi sono detto: «È troppo presto. C’è qual-cosa che non va, mi devo far controllare». Allora ho chiesto l’impegnativa per le analisi, ho fatto il prelievo al bancomat del sangue, ho ritirato il referto e sono andato dal mio medico di base che di base fa il medico.
Il medico di base guarda le analisi e di base mi fa: «Eeehhh… Aaahhhh… Ooooohhh… Uhhhhh… Iiihhh…».
«Dottore, le vocali sono fnite, che vogliamo fare?» «Mmmhhh…» fa lui. Capirai, penso io, se attacca
con le consonanti famo Natale! Quelle sono sedici… «Brignano, mi dispiace dirglielo, ma la situazione
non è delle migliori.»«Ah!» Mi si gelò il sangue, o almeno, quel po’
che m’era rimasto dopo il prelievo.«Per carità, il colesterolo è nella norma…»«Meno male!»«I trigliceridi in effetti sono un po’ aumentati, ma
si sa che oggi come oggi aumenta tutto!»«A chi lo dice, signora mia, ehm, dottore.»
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«La creatinina è parecchio alta, ma questo, visto
il mestiere che fa, non è un problema.»
«Tutt’acqua pe’ l’orto mio. E allora qual è il pro-
blema?»
«E allora il problema è l’emocromo… Perché
vede, Brignano: qui, tra i globuli rossi e i globuli
bianchi, lei ha pure una montagna di globuli verdi!»
«E che signifca? Troppa cicoria ripassata?»
«No. Signifca che lei, purtroppo, è italiano.»
Una botta terribile, amici lettori. Barcollai, ten-
tennai, balbettai.
«M-m-m-ma come italiano?? Ci deve essere uno
sbaglio!! Sicuramente avranno confuso le analisi!
Io non sono italiano per niente! Ma come sarebbe,
mangio giapponese tre volte a settimana, vesto fran-
cese, bevo birra tedesca, vedo flm americani, sento
musica giamaicana, compro fregnabbuff cinesi con
livelli di piombo altissimi. Che italiano sono??»
«Ma che c’entra, essere italiano è un fatto ere-
ditario, è un fatto di sangue, non nel senso della
cronaca nera, nel senso del DNA: essere italiani è
un fatto di geni!»
«Oddio!! E mo come faccio? Mi aiuti lei, dottore!!»
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«Guardi, io l’aiuterei volentieri, ma sto andando
in barca a Punta Ala. Comunque, sappia che, ol-
tre che un fatto biologico, essere italiani è un fatto
mentale. Quindi le consiglio di andare da un bravo
psicanalista; per quanto mi riguarda, e la smetta di
guardarmi e riguardarmi che mi innervosisco, io me
ne lavo le mani.»
E mi ha lasciato così, con le mani che gli goccio-
lavano dappertutto.
Allora io sono andato dallo psicologo: ma mica
da uno qualsiasi! Sono andato dallo psicologo Della
Mutua.
Della Mutua è proprio il cognome dello psicologo:
Lucio Della Mutua. Un luminare… Non a caso si
chiama Lucio.
Nomina sunt omina.
Lo psicologo mi ha fatto entrare nello studio.
«Mi dica, si sente a suo agio? Si sente a casa sua?»
«Veramente no.»
«Gragnano, lei si deve sentire come a casa sua!»
Allora mi sono messo il pigiama e le ciabatte, e il
dottore mi ha fatto sdraiare sul lettino… Mo, sarà
stato che nello studio di Lucio c’era poca luce, sarà
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che m’ero svegliato troppo presto, sarà che già stavo in pigiama, sarà stato perché lo psicanalista non par-lava, fatto sta che su quel lettino me so’ abbioccato.
Dopo un’oretta l’analista mi ha svegliato. «Scusi dottore, m’ero un attimo appoggiato.» E lui mi fa: «Non si preoccupi, signor Gragnano.
È normale. Sono trecento euro».Strabuzzai. Stramazzai. Strombazzai.«Ma come, una pennica sul lettino trecento euro??» «E certamente. Ma vedo che si sta agitando…»«E mi agito sì!» «Ma lei non si deve preoccupare, la sua è una
classica reazione da italiano. Lei è italiano, vivaddio! Si vede a occhio nudo.»
«E perché, lei no?» «Ma che c’entra, io sarei italiano, ma siccome
sono un libero professionista c’ho la residenza a Montecarlo. Ma parliamo di lei.»
«Ecco, parliamo di me: trecento euro per una dormita mi pare troppo!»
«Guardi, le spiego: il fatto che lei abbia passato il tempo della seduta dormendo è un classico caso di rimozione…»
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«Cioè?»
«Il suo io, mentre dormiva su quel lettino, si è per
così dire parcheggiato in una zona dell’inconscio
preposta alla rimozione.»
«Io? Ho parcheggiato il lettino in zona rimozio-
ne?! Ma quando mai?»
«Di bene in meglio! Lei è proprio italiano fno al
midollo, tutti gli italiani negano le proprie respon-
sabilità davanti a una multa. Su, su, lo vede?, ora lei
sta operando una negazione. Per via del confitto
interiore tra il suo io dormiente e il suo super io
vigile… ha capito?»
«Da quello che ho capito io, mi sono abbioccato
col lettino in zona rimozione, è arrivato il super vigile
e ora devo pagare trecento euro.»
«Bravissimo. Questo perché ora lei vede solo
il peggio. Veda, Gragnano, lei è italiano, ma non
deve contrastare questo dato di fatto. Purtrop-
po non ci sono cure; col tempo deve imparare a
convivere con la sua italianità. Invece di vedere
il peggio, a poco a poco deve imparare a vedere
solo il meglio.»
«Di che?»
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«Ma come, di che! Il meglio dell’essere italiano,
dell’Italia!»
«Dell’Italia?»
«Sì. Il meglio dell’Italia! Studi la storia! Deve
imparare tutto del nostro Paese! Provi a cantare il
nostro inno ogni sera prima di dormire; annoti le in-
numerevoli eccellenze che il nostro Paese esprime!»
«Scusi, ma perché dice sempre nostro? Mio, sem-
mai! Lei c’ha la residenza a Montecarlo… Pensi alle
vostre, di eccellenze: il casinò, il principe, la Curva
del Tabaccaio…»
«Ah, grazie che mi ha ricordato di andare a com-
prare le sigarette.» E, detto ciò, m’ha congedato.
«Scusi» faccio io, «mi posso prendere il lettino?
Ormai l’ho pagato…».
«No, quello è in zona rimozione, ormai ha le ga-
nasce.»
E così sono andato via, mogio mogio; sembravo
un mogio vileda. Diceva bene lui… Lui c’aveva
la residenza a Montecarlo: il mare, il casinò, belle
donne, feste, barche, niente IMU! Ma per noi che
ci viviamo, in Italia, parlare del meglio del nostro
Paese, di questi tempi, non è facile…
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Da dove cominciare?, mi sono chiesto.
Dalla storia, mi sono risposto.
Tanti auguri!, mi sono replicato ironico, hai fatto
appena le scuole dell’obbligo… nel senso che ti han-
no obbligato, sennò tu a scuola e quando ci andavi?
Astoria poi avevi cinque meno meno!
Che c’entra, mi sono difeso un po’ piccato, io
cinque meno meno me lo tenevo da conto, che se
lo lasciavi maturare col tempo magari diventava
cinque e mezzo, e cinque e mezzo è parente a sei,
e lì è fatta!
Sei un buffone, mi sono insultato.
Oh, piano con le parole, mi sono incazzato.
Mi sono schiaffeggiato. Mi sono venuto alle mani.
Poi mi sono fatto pace e ho preso un libro di asto-
ria, per la verità un Bignamino, anzi, un Brignanino,
ma dopo pochi minuti già sembravano tre ore…
Così mi sono messo d’accordo di richiamare il mio
analista, il dottor Della Mutua.
«Dottore, mi sono bloccato già alle prime diff-
coltà. Io astoria non sono preparato.»
«Niente di male, Gragnano! Venga di nuovo qui
e torniamo a scuola…»
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«Se lo scordi, dottore! Io a scola non ci torno manco morto, fguriamoci vivo!»
«Ma no, non si preoccupi! È il suo subcosciente che ritornerà a scuola, attraverso l’ipnosi…»
«Ah ’mbe’, allora vado a comprare una cartella e un astuccio per il mio sub incosciente e arriviamo.»