Il medioevo e le origini della lingua

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DALL’IMPERO ROMANO AL SACRO ROMANO IMPERO -476 d.C.: caduta Impero romano d’Occidente con deposizione Romolo Augustolo Quello d’Oriente sopravvive fino al 1453 d.C. Regni romano-barbarici (elemento romano + elemento barbaro nella cultura, costumi, lingua) - 800 d.C.: Carlo Magno fonda il Sacro Romano Impero (Francia, Germania, Italia, parte della Spagna che sottrae agli arabi)

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DALL’IMPERO ROMANO AL SACRO ROMANO IMPERO

-476 d.C.: caduta Impero romano d’Occidente con deposizione Romolo Augustolo

Quello d’Oriente sopravvive fino al 1453 d.C.Regni romano-barbarici (elemento romano + elemento

barbaro nella cultura, costumi, lingua)- 800 d.C.: Carlo Magno fonda il Sacro Romano Impero (Francia, Germania, Italia, parte della Spagna che sottrae agli arabi)

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Tutti i volgari neolatini provengono dalla forma del latino meno colta, il latino volgare, quello parlato dal popolo, e quindi, come ogni lingua, in corso di continuo cambiamento fin dalle sue più arcaiche origini. Il Latino, a causa della sua flessibilità linguistica, cioè la capacità della lingua di accettare e fare proprie nuovo forme logico-sintattiche e morfologiche provenienti da altre lingue, è stato oggetto di modificazioni fin da quando il popolo Romano entrò in contatto con i Greci della Magna Grecia, e con gli Etruschi dell'Italia Centro-Settentrionale, acquisendo nuove parole, o parti di parole (infissi, suffissi, prefissi) dette isoglosse. Ulteriori trasformazioni si hanno nell'età di Cesare, in cui avviene, sempre nel latino parlato, la caduta delle consonanti finali in sillaba libera [ad esempio "amat" (egli ama) si pronunciava ama; Murum (il muro) si pronunciava Muru; la forma scritta rimaneva, invece, invariata]. A queste si aggiunsero altri cambiamenti della lingua, che come se fosse viva, si evolveva e mutava. Ma ciò che determinò il punto di rottura tra latino volgare e quelli che saranno poi le lingue romanze, quindi i proto-volgari, e poi i volgari veri e propri, fu un fatto che accadde intorno al V sec. d.C., e cioè la caduta degli accenti quantitavi ( non si pronunciava più in modo diffente una "a" lunga (come quella dell'ablativo singolare delle prima declinazione) e una "a" breve (come quella del nominativo singolare della prima declinazione). Ciò fu la causa di altri due importanti eventi linguistici: il collasso delle declinazioni, e l'origine dell'articoloide, dal quale nascerà l'articolo. La lingua, che non è più latino, vive un periodo di gestazione e diversificazione che dura all'incirca fino al IX - X sec. d.C. , periodo nel quale le lingue locali, sulle quali il latino si era imposto, dopo la conquista militare romana, tendono a caratterizzare localmente la lingua, creando i proto-volgari. Questi diedero poi origine alle forme neolatine, fra le quali la lingua italiana.

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INDOVINELLO VERONESE (fine VIII – inzio IX secolo)

PLACITO CAPUANO (960 d.C)

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INDOVINELLO VERONESE

(fine VIII – inizio IX secolo)

Cadono le m finali di album, versorium, nigrum

La u si è trasformata in o

È caduta la desinenza t dei verbi all’imperfetto (pareba, araba, teneba, seminaba)

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PLACITO CAPUANO (960 d.C)

I (Capua, marzo 960)Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Be-nedicti.

PLACITI CASSINESI [963]

II (Sessa, marzo 963)Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette.

III (Teano, luglio 963)Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset parte sancte Marie.

IV (Teano, ottobre 963)Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie.

“So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, tranta

anni le ha tenute in possesso l’amministrazione patrimoniale di

San Benedetto”Sono scomparse le desinenze latine dei sostantivi e dei verbi (terre, fini, parte, possette);In sao, al verbo scio si è sostituito un derivato di sapio, quello che entrerà nell’uso italiano (sapere);Scompare l’infinitiva dopo il verbo sapere, sostituita da una dichiarativa, come in italiano (sapio quod… sao ke… so che)

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In età feudale cresce l’importanza dei cavaliericavalieri: la nuova classe militare che si affianca all’antica aristocrazia, è formata da figli cadetti di famiglie nobili, ma anche dai ministerialesministeriales, di rango servile, che avevano servito in armi il feudatario ed erano da lui stati ricompensati con terre: così si erano elevati al rango nobiliare.

La cavalleria è portatrice di nuovi ideali, su cui fonda la propria nobiltà, mettendo in secondo piano l’aspetto ereditario: la nobiltà vera non si eredita, è una condizione dell’animo che eleva il cavaliere al di sopra dell’uomo comune.

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La nuova visione della nobiltà si fonda su un ideale di vita che mette al primo posto:

La PRODEZZA, cioè il valore nell’esercizio delle armi, il coraggio e il disprezzo del pericolo;

L’ONORE, da salvaguardare anche a costo della vita;

La LEALTA’, cioè il rispetto dell’avversario e del codice che regola il combattimento, il rispetto della parola data;

La FEDELTA’ al proprio signore e al sovrano.

FELLONE è chi non rispetta questi valori

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Gli ideali cavallereschi, in origine esclusivamente guerreschi, vengono presto reinterpretati in chiave religiosa: ne escono così mitigati e ingentiliti. La PRODEZZA è ora al servizio dei deboli e degli oppressi, in particolare in difesa delle donne; la guerra deve essere indirizzata alla difesa della vera fede : è “guerra santa”

(I crociata 1096-1099, Goffredo di Buglione)