Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016 http://slidepdf.com/reader/full/il-manifesto-del-08-aprile-2016 1/16 REFERENDUM  Scavare  più a fondo Alberto Asor Rosa L’ attuale vuoto politico, che rischia di diventare cata- strofico, e di cui la cosid- dettasinistra èaltempostessovit- timae corresponsabile,fa emerge- re con forza la valenza probabil- mentedecisivadelleprossimecon- sultazioni referendarie. È semprepiù evidente chedal lo- ro esito dipenderanno (per dirla in modounpo’enfatico)lesortidelpa- ese.Inquestoquadro,è difficilenon prendereattodelfattochequellafra loro che riguarda il problema delle trivellazioni marine(17 aprile)sten- ta a decollare, quasi che il quesito fossedisignificatoe dimensionimi- nori.Iopensochenonsiacosì,alme- noperdue buoni motivi. Il primo è più specifico, anche se presenta anch'esso valenze ge- neralissime. Questo governo, e il partitochein questomomento es- so rappresenta,esprimono laposi- zione più risolutamente antiam- bientale (attenzione: antiambien- tale, non semplicemente antiam- bientalista), che nel nostro paese siastatodatodivederedamoltide- cenni (forse da sempre?). L’am- biente, il paesaggio, il territorio, i beni culturali sono considerati, nel migliore dei casi, come degli oggetti o realtà morte, in cui inve- stire più che si può, per ricavarne più che si può (spesso, però, sba- gliandoancheilcalcolodei rappor- ti fra investimenti e ricavati).  CONTINUA |PAGINA 15  L’ex ministra Guidi scarica il suo compagno e collabora con i pm di Potenza: «Sono parte lesa». Renzi ne approfitta e si assolve. Ma dallo scandalo petrolio emerge uno spaccato di rivalità e veleni all’ombra del potere renziano  PAGINE 2,3 I l giorno dopo l’intervista di Vespa a Salvo Riina la polemica non si placa. La presi- dente eildirettoregenerale dellaRai,Mo- nica Maggioni e Antonio Campo Dall’orto, ri- spondonoalle criticheche fioccanonell’audi- zionein commissioneAntimafia.Hannovolu- toevitare unacensurapreventivaal condutto- re, spiegano, anche «se poteva avere un sen- so»,dice Maggioni.Il dg annuncia che da set- tembre ci sarà una supervisione «all’origine» di «tutti i contenutigiornalistici».Protestano i sindacati Fnsi e Usigrai. Ancora dure critiche dapartedelpresidentedelsenatoPietroGras- so.  MICAELABONGI|PAGINA 4 PORTA A PORTA I vertici Rai in Antimafia difendono Vespa ma non troppo BAGNOLI  |PAGINA 4 De Magistris: «Renzi ha copiato il nostro piano, per il risanamento non serve il commissario» ADRIANA POLLICE CASO REGENI | PAGINA 5  Al via il vertice tra investigatori Dossier incompleto  Il referendum è fondamentale  Sìo no, il cambiamento climatico cambia tutto  E non serve una«green economy» ma democrazia economica L’INTERVENTO Guido Viale pagina 15 A macchia d’olio NAPOLI  Lo spettro che agita Repubblica Marco Bascetta «I centri sociali, non sappiamo quanto infiltrati dalla camorra, si sonomessialservizio diun gioco politico distruttivo», così si conclude «il punto» di Stefano Folli sulla Repubblica di ieri. Saggezza vuole che di ciò di cui nonsi sa,pergiuntadichiarandolo,con- verrebbe tacere. Ma un certogiornalismoitalianososti- tuisce volentieri l’insinuazione alla co- noscenza. La frase è infatti formulata in modo da dare per scontata l’infiltrazio- ne camorrista nei centri sociali. Ignota sarebbe solo la sua entità.  CONTINUA |PAGINA 4 U n capitolo imbarazzante, tra i tanti offerti dalla no- stra televisione pubblica.  Anticipata da una forte polemica politica, l’intervista di Bruno Ve- spaalfigliodi TotòRiina,haotte- nuto quello che era largamente, banalmente prevedibile: il lan- cio del libro scritto in omaggio del grande boss «un padre che rispettoecheamo». Unapromo- zione televisiva da esibire con gli amici e gli amici degli amici, ladimostrazioneche nelgrande frullatore della sera i sapori forti restano il piatto prelibato del menù.ChesiaCogneolamafia. Lo stile non si discute. Tutte le domande del gran cerimoniere della «terza came- ra» della Repubblica, che si mo- strava stupito della mancanza di qualunque accenno di criti- ca del figlio nei confronti di un padre pluriassassino, ci poteva- no essere tranquillamente ri- sparmiate. Nessuna informazione si è af- facciata a disturbare il faccia a faccia tra Vespa e Riina junior. Per una ragione molto semplice, perché non era l’informazione a regnarein quel salottoma un’al- tra cosa, una marmellata che si chiama infotainment , un modo permescolareinformazione e in- trattenimento a tutto vantaggio delsecondo,un format chein ge- nere a  Porta a Porta  prende la stradadellapornografiadei senti- menti. Nessun approfondimen- to e quanto allo spettacolo, ab- biamo visto un brutto show. Nonbisognavaesseredei mo- stri di preveggenza per immagi- nare che quei lunghi primi pia- ni sull’autore del libro, quelle domandequasi sussurrate,quel- lo schermo a doppia finestra (da una parte il volto di Riina e dall’altra la scena di Capaci) avrebbero solo contribuito alla costruzione del personaggio. Ungiovaneuomotranquillo,de- voto alla famiglia. Che, natural- mente, in questo caso bisogna intendere in senso latoed esten- dere quel rispetto filiale alla grande famiglia mafiosa. La serenità di un uomo, con- dannato a 8 anni per mafia, ora in libertà vigilata, occupato in una onlus e fidanzato. Che cosa c’entrano questi particolari con la tremenda vicenda racchiusa inquelcognome? Sonogliingre- dienti per il prodotto della sera- ta televisiva. Sì, magari il padre sarà uno terribile, ma hai visto il figlio? In fondo sembra uno tan- to a modo. QUEL BRAVO FIGLIO DEL BOSS Norma Rangeri PROFUGHI | PAGINA 8, 9 Brennero, danni economici dalla chiusuradel confine. Libia, uccisi quattromigranti BCE | PAGINA 6 Draghi preoccupato per i giovani e la ripresa non molla il «bazooka» PANAMA PAPERS | PAGINA 7 La confessione di Cameron E Wikileaks accusa la Cia I BANCHI DEL GOVERNO FOTO REUTERS BIANI Cinque ore di incontro tra investigatori italiani ed egiziani a Roma. Oggi le conclusioni. Insoddisfa- cente il faldone: mancano tabulati e video richiesti ANNOXLVI . N.83 . VENERDÌ 8 APRILE 2016  EURO 1,50 CON IN MOVIMENTO + EURO 1,00 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

http://slidepdf.com/reader/full/il-manifesto-del-08-aprile-2016 1/16

REFERENDUM

 Scavare più a fondo

Alberto Asor Rosa

L’attuale vuoto politico, che

rischia di diventare cata-strofico, e di cui la cosid-dettasinistra è al tempostessovit-timae corresponsabile, fa emerge-re con forza la valenza probabil-mente decisivadelleprossimecon-sultazioni referendarie.

È semprepiù evidente chedal lo-ro esito dipenderanno (per dirla inmodounpo’enfatico)lesortidelpa-ese.Inquesto quadro,è difficilenonprendereatto delfatto chequellafraloro che riguarda il problema delletrivellazioni marine(17 aprile)sten-ta a decollare, quasi che il quesitofossedi significatoe dimensioni mi-nori.Io pensochenonsiacosì,alme-no perdue buoni motivi.

Il primo è più specifico, anchese presenta anch'esso valenze ge-neralissime. Questo governo, e ilpartito chein questo momento es-so rappresenta,esprimono la posi-zione più risolutamente antiam-

bientale (attenzione: antiambien-tale, non semplicemente antiam-bientalista), che nel nostro paesesiastatodatodi vederedamolti de-cenni (forse da sempre?). L’am-biente, il paesaggio, il territorio, ibeni culturali sono considerati,nel migliore dei casi, come deglioggetti o realtà morte, in cui inve-stire più che si può, per ricavarnepiù che si può (spesso, però, sba-gliandoanche il calcolodei rappor-ti fra investimenti e ricavati).  CONTINUA |PAGINA 15

 L’exministraGuidiscarica il suocompagno e collabora con i pmdiPotenza:«Sonoparte lesa». Renzineapprofittae siassolve.Madalloscandalopetrolioemergeunospaccatodirivalitàeveleniall’ombradelpotererenziano   PAGINE2,3

Il giorno dopo l’intervista di Vespa a SalvoRiina la polemica non si placa. La presi-dente e il direttore generale dellaRai, Mo-

nica Maggioni e Antonio Campo Dall’orto, ri-spondonoalle criticheche fioccanonell’audi-zionein commissioneAntimafia.Hanno volu-to evitare unacensura preventivaal condutto-re, spiegano, anche «se poteva avere un sen-so», dice Maggioni.Il dg annuncia che da set-tembre ci sarà una supervisione «all’origine»di «tutti i contenuti giornalistici». Protestano i

sindacati Fnsi e Usigrai. Ancora dure critichedapartedelpresidente delsenatoPietro Gras-so.   MICAELABONGI|PAGINA 4

PORTA A PORTA

I vertici Rai in Antimafiadifendono Vespa ma non troppo

BAGNOLI  |PAGINA 4

DeMagistris: «Renzi hacopiato il nostropiano,per il risanamento non

serve il commissario»ADRIANA POLLICE

CASOREGENI| PAGINA 5

 Al via il verticetra investigatoriDossier incompleto

 Il referendumè fondamentale

 Sìo no,il cambiamento

climaticocambia tutto E non serveuna«greeneconomy»

ma democraziaeconomica

L’INTERVENTOGuido Vialepagina 15

A macchia d’olio

NAPOLI

 Lo spettroche agitaRepubblica

Marco Bascetta

«Icentri sociali, non sappiamo

quanto infiltrati dalla camorra, sisonomessial servizio diun gioco

politico distruttivo», così si conclude «ilpunto» di Stefano Folli sulla  Repubblica di ieri. Saggezza vuole che di ciò di cuinonsi sa,per giuntadichiarandolo,con-verrebbe tacere.

Ma un certogiornalismoitalianososti-tuisce volentieri l’insinuazione alla co-noscenza. La frase è infatti formulata inmodo da dare per scontata l’infiltrazio-ne camorrista nei centri sociali. Ignotasarebbe solo la sua entità.  CONTINUA |PAGINA 4

Un capitolo imbarazzante,tra i tanti offerti dalla no-stra televisione pubblica.

 Anticipata da una forte polemicapolitica, l’intervista di Bruno Ve-spaal figliodi Totò Riina,ha otte-nuto quello che era largamente,banalmente prevedibile: il lan-cio del libro scritto in omaggiodel grande boss «un padre cherispetto e cheamo». Unapromo-zione televisiva da esibire congli amici e gli amici degli amici,

la dimostrazioneche nel grandefrullatore della sera i sapori fortirestano il piatto prelibato delmenù.Che siaCogne o lamafia.Lo stile non si discute.

Tutte le domande del grancerimoniere della «terza came-ra» della Repubblica, che si mo-strava stupito della mancanzadi qualunque accenno di criti-ca del figlio nei confronti di unpadre pluriassassino, ci poteva-no essere tranquillamente ri-sparmiate.

Nessuna informazione si è af-facciata a disturbare il faccia afaccia tra Vespa e Riina junior.Per una ragione molto semplice,perché non era l’informazione aregnarein quel salottoma un’al-tra cosa, una marmellata che sichiama   infotainment , un modopermescolareinformazione e in-trattenimento a tutto vantaggio

delsecondo,un  format chein ge-nere a   Porta a Porta   prende lastrada dellapornografiadei senti-menti. Nessun approfondimen-to e quanto allo spettacolo, ab-biamo visto un brutto show.

Non bisognavaesseredei mo-stri di preveggenza per immagi-nare che quei lunghi primi pia-ni sull’autore del libro, quelledomandequasi sussurrate,quel-lo schermo a doppia finestra(da una parte il volto di Riina edall’altra la scena di Capaci)avrebbero solo contribuito allacostruzione del personaggio.Ungiovane uomotranquillo,de-voto alla famiglia. Che, natural-mente, in questo caso bisognaintendere in senso latoed esten-dere quel rispetto filiale allagrande famiglia mafiosa.

La serenità di un uomo, con-dannato a 8 anni per mafia, ora

in libertà vigilata, occupato inuna onlus e fidanzato. Che cosac’entrano questi particolari conla tremenda vicenda racchiusainquel cognome? Sonogli ingre-dienti per il prodotto della sera-ta televisiva. Sì, magari il padresarà uno terribile, ma hai visto ilfiglio? In fondo sembra uno tan-to a modo.

QUEL BRAVOFIGLIODEL BOSS

Norma Rangeri

PROFUGHI | PAGINA 8, 9

Brennero, danni economicidalla chiusuradel confine.Libia, uccisi quattro migranti

BCE| PAGINA 6

Draghi preoccupatoper i giovani e laripresanonmolla il «bazooka»

PANAMAPAPERS| PAGINA 7La confessione di CameronE Wikileaks accusa la Cia

I BANCHI

DEL GOVERNOFOTO REUTERS

BIANI

Cinque ore di incontro tra investigatori italiani edegiziani a Roma. Oggi le conclusioni. Insoddisfa-cente il faldone: mancano tabulati e video richiesti

ANNOXLVI . N.83 . VENERDÌ8  APRILE 2016   EURO 1,50

CON IN MOVIMENTO + EURO 1,00CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

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pagina 2 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Rachele Gonnelli

E

siste una disfida delle cozzetra Eni e Greenpeace, sulla

genuinità di quelle che cre-scono spontaneamente attaccateai piloni delle piattaforme estratti-ve offshoredavantiallacosta raven-nate.

I molluschivengono raccolti dal-la cooperativa pescatori di Raven-na cheper farloha addiritturastila-to un accordo con la proprietariadell’impianto a mare, l’Eni appun-to, per poi commercializzare il pe-scato perusialimentari,dopo i con-trolli di routine della Asl romagno-la sulle contaminazioni batteriolo-giche e chimiche (mercurio, cad-mio, piombo), ragion per cui l’Enicontesta le risultanze del rapportodell'organizzazione ambientalistasull’inquinamento prodotto dagliimpianti adriatici, tra i più vetustidelle 88 esistenti entro le 12 migliamarine. L’inquinamento, secondoi dati del Cane a sei zampe, se c'èdipende dal traffico navale e dagli

scarichi industriali mentre sarebbeinsignificante l’apporto dell'attivitàpetrolifera (meno dello 0,1%). Gre-enpeace pretende dati certi e ag-giornati mentre dal canto suo il

 Wwffa notare cheper la strananor-mativa italiana l’ente controllore –l'Ispra,Istitutosuperioreper la pro-tezionee laricercaambientale– vi-gilato dal ministero dell’Ambienteaffidaproprioall’Eni,il controllato,come principale player nazionalenel settore idrocarburi commesse

sul monitoraggio ambientale dellepiattaforme.

Sembra un caso insignificante,questo delle cozze romagnole, ep-pure è anche su questo che gli ita-liani sono chiamati tra dieci giornia esprimersialle urne. Nonsui miti-li in sé, naturalmente, ma sul  de-

commissioning , ovvero lo smantel-lamento e il ripristino dei luoghi afinevita deigiacimenti comeimpo-ne la legge mineraria . Per il gover-no, con la legge di Stabilità2016, lascadenza delle piattaforme è peròrimandata   sine die  a discrezionedelministerodelloSviluppo. Sevin-ce il Sì al referendum invece la du-rata degli impianti non potrà esse-re prorogata in eterno e la bonificadovràesserefatta.E subentrala do-manda: ma quanto costerebbe to-

gliere dall’orizzonte le 64 carcassechevengonotenute in vitaal mini-mo (non produttive o sottola fran-chigia)e nonproducono utiliné ro-

 yalty per enti locali e casse statali?Nonrisultano finoraesistere pia-

ni di decommissioning su questiimpianti né depositati al ministero

dell’Ambiente né che l’Eni possaprodurre(abbiamo chiesto). Delre-stosarebbeinutilevista la normati-va vigente. Esistono però degli stu-di di settore su cui si può provare afare una stima. Il principale, consi-gliato dal sito del   Plan Blue  percombatterel’inquinamentodei ma-ri e degli oceani in rapporto allaCop21 e alla lotta ai cambiamenticlimatici, si chiama «Disused of-fshore installations and pipeline,towards sustainability decommis-

sioning» e dice che i costi dellosmantellamento dipendono dallatipologia di impianto (i più grandie modernisono a blocchi),dalla ge-omorfologia del luogo e dalla scel-ta se rimuovere interamente il ma-nufattoo inmodo parziale.Nel Ma-redelNordi costimediperla rimo-zione delle pipeline e delle piatta-forme erano circa 83 dollari a me-trogià unaquindicinadi anni fa (si

stima di 47 miliardi di euro in untrentennio). Lo studio dice ancheche la valutazione economicasull’opportunità dello smantella-mento include necessariamente leroyalty e le tasse(in Italiaappena il7% per il petrolio e 10% per il gas),che un impianto di estrazione digaso petrolioha unavitamedia trai 20 e 40 anni ( lungo le nostre co-ste ce ne sono del ’64, del ’71, del’59) e che le operazioni di smalti-mentosono delicatee possono an-ch’esse produrre inquinamento. Ifondia garanziacontroi rischiam-bientali dovrebbero essere un ter-zo del fatturato delle aziende maspesso le referenze delle grandicompagnie - dice la stessa ricerca -si basano più sulla loro reputazio-nefinanziaria chesu precisegaran-zie assicurative e bancarie.

L’Eni, analizzando i progetti didecommissioning delle compa-

gnie concorrenti come Bp, Total,ExxonMobil, Erg, avverte che «labonifica dei siti contaminati è di-spendiosa, da mezzo milione a di-versedecine dimilioni dieuroper-ciò- rileva- è fondamentalel’obiet-tivo dellabonifica»,.o meglioil riu-tilizzo dell’area, considerando peralcuni usi(non percostruireun asi-lo o magari un allevamento ittico odimitili persauté)«livelliaccettabi-li di contaminazione». Accettabiliper chi però?

Andrea Colombo

 A rriva in procura, a Poten-za, senza avvocati mascortatada quattroconsu-

lenti. Si trattiene tre ore. Escecon l’espressione sollevata, rin-grazia i magistratiper la tempe-stività con cui la hanno convo-cata, quindisi dichiaraaffranca-ta da ogni ombra e ogni sospet-to: «Dal punto di vista giuridicoho appreso definitivamente diessere parte offesa». FedericaGuidi ha accettato di risponde-re a tutte le domane, anchequando avrebbepotuto rifiutar-si,a propositocioè delcongiun-to GianlucaGemelli. I particola-ri sonoignoti,essendo l’interro-gatorio stato secretato, e i pm sisono complimentati con l’ex ministraper averrispettato rigo-rosamente la proibizione. Piùdiscretamente, fanno sapere diessere assolutamentesoddisfat-

ti perla piena e totale collabora-zione della signora, che in tuttaevidenza ha scelto di dire tuttoil dicibile e di tirarsi così fuori ilmeglio possibile dalla vicenda.

È comunque chiaro che lamodifica della posizione di Fe-derica Guidi, entrata in procuracome «persona informata deifatti», uscitane come «parte le-sa», dovrebbe comportare unpeggioramento in quelladell’uomo cheuna settimana falei stessa dichiarava di conside-rare «a tutti gli effetti mio mari-to».A questo punto lostesso ca-po d’accusa a carico di Gemelli,almomento«traffico di influen-ze illecite», potrebbe cambiare,naturalmente in peggio. È infi-ne quasi certo che, dopo averloascoltato nei prossimi giorni, imagistrati di Potenza torneran-no a chiederne l’arresto.

 Aldilà della posizione penale,l’ex ministra non ci fa propriouna bellafigura, con quell’affan-narsi ad accontentare le richie-ste sempre più pressanti di Ge-melli. Ma questi sono in fondoaffari suoi. Il punto è che dallavicenda, e dalle intercettazioniche escono a valanga, a fareuna figura molto peggiore è ilgoverno nel suo complesso.

Quando lo definiscono «un co-mitato d’affari» i pentastellati

esagerano per difetto, non pereccesso. Sarebbepiù precisode-finirlo un agglomerato di comi-tati d’affari in competizione traloro. Il commento del leghistaRoberto Calderoli in questo ca-so è impeccabile:«Questa vicen-da starivelandoche nelmonoli-tico governo Renzi si insultava-no, tramavano, addirittura siproducevano dossier e soprat-tutto facevano a gara per poteresseregli interlocutori dei cosid-detti poteri forti».

Ci sono la aziende per contodelle quali Gemelli perseguita-va con la sua insistenza la po-tente compagna, così danneg-giandola e facendone una «par-telesa».C’è«Valterone»,al seco-lo Valter Pastena, costretto a la-sciare la direzione dell’ufficiocentrale del Bilancio per limitid’età e che Gemelli insisteva

perpiazzarein postazione privi-legiata nel ministero della Gui-di. C’è la «cricca dei furbetti»,come lei stessa la definisce, dicui fa parte il fidanzatissimo,ma sono «cricche», semprestando alla signora Guidi, an-che quelle che hanno piazzatoil potente ministro dell’Econo-mia Padoan e il sottosegretarioa palazzo ChigiClaudio DeVin-centi: «Pedine in mano al quar-tierino».

Il presidente del Consiglio cifa a sua volta una pessima figu-ra, soprattutto perché sotto isuoi occhi si sviluppano le tra-me delle varie cricche senzache lui si avveda di niente, co-me un qualsiasi Ignazio Marinoalle prese con le manovre diCarminati e Buzzi a Roma. Anzipeggio perché Marino di qual-cosina almeno si era accorto.

D’altra parte, la linea di con-dotta consistente nel favorire ipoteri economici, in questo ca-so i petrolieri, parte proprio dalvertice del governo. Ovvio chepoi la filiera di comando si uni-formi. L’emendamento che pre-miava Total sbloccando TempaRossa formalmente è davverodel tutto lecito: nessuna leggevieta di presentare al senato

unanorma dichiarata inammis-sibile allacamera a notte fonda,

né di ficcarla in una legge vota-tasottoil ricatto devotodi fidu-cia. Ma le considerazioni penalisono una cosa, quelle politicheun’altra.

Renzi, che per ora non riem-pirà la casella del Mise, assolvel’ex ministra e se stesso: «Guidiha sbagliato ma non c’è illecito.Dire che noi siamo il governodelle lobby è una barzelletta».La quale però non lo fa affattoridere, anche perché il nessocon il referendum sulle trivella-zioni è evidente. Al senato Sini-stra italiana, a firma della capo-gruppo De Petris, ha presenta-to un’interrogazione basata suuno studio del Wwf dal quale sievince che quasi la metà dellepiattaforme chetrivellano i ma-ri italiani non è stata sottopostaalla Valutazione di impatto am-bientale e che oltre la metà ha

più di quarant’anni, ed è quin-di in condizione di assoluta ob-solescenza con conseguente im-pennata dei rischi. Lo schiera-mento del governo nel referen-dumrientranellamedesimaca-tegoria del famigerato emenda-mento: è un favore ai petrolieri.

I COSTI DELREFERENDUM

Non esisteunpiano bonifiche

per le64piattaforme improduttive

A MACCHIA D’OLIO 

Governo •

L’esecutivodeimillequarti Federica Guidi collabora con i magistratidi Potenza ed esce dall’interrogatorio come«parte lesa». Renzi ne approfitta per assolverese stesso: non siamo servi delle lobby. Eppurel’inchiesta rivela lo scontro tra diverse cricche

PADOAN E GUIDI  FOTO RICCARDO ANTIMIANI-EIDON

 Migliora la posizione dell’ex ministra, peggiora quella del suo compagno. E viene fuori uno spaccato di rivalità all’ombra del potere renziano

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 3

Angelo Mastrandrea

Cinque permessi già ap-provati, quarantasette co-muni coinvolti, un’area

interessata di quasi mille chilo-metriquadrati, duemultinazio-nalicomelaShellelaTotalafa-re la parte del leone. Non ba-stassero i venti pozzi di Viggia-no (il comune d’Europa con iltasso più alto di trivellazioni)più gli altri sette della Vald’Agri, il Centro Oli più granded’Italia e le nuove concessionidi "Tempa Rossa", ora sotto in-chiesta, il governo Renzi con ildecreto Sblocca Italia ha dato

il via libera a trasformare la Ba-silicata in una sorta di regio-ne-gruviera.

Lanuovafrontieradell’«Eldo-radonero»,come furono defini-te negli anni Trenta le terre delpetrolio lucane,è l’areache con-fina con la parte inferiore dellaCampania, a ovest, e la Cala-bria jonica a est. La compagniafrancese finita nel mirinodell’inchiestadei magistratipo-tentini si è aggiudicatail territo-rio più vasto, quello di TempaLaPertosa, chevada Senise, co-mune del basso potentino notoper la produzione (protetta dalministero dell’Agricoltura) deipeperonicruschi (essiccatial so-le), fino al mar Jonio, sforandoin cinque comuni calabresi: intutto 412 chilometri quadrati.Ma la Total è autorizzata a cer-care l’oro nero pure in un’altra

area interna della Basilicata (intutto188 kmq), che comprende12 comuni delle Dolomiti luca-netrai qualiAccettura (icui bo-schi suggestivi e l’antica FestadelMaggiohanno impressiona-to fotografi come Henri CartierBressone MarioDondero, non-

ché pittori come Carlo Levi edErnesto Treccani) e la Tricaricodel poeta-scrittore Rocco Sco-tellaro. Cosa avrebbe scritto dituttociò l’autoredi L’uva putta-nella  e  Contadini del sud , cheper un periodo fu anche sinda-co del comune materano? Nel-lo stessopermesso, ironicamen-te definito "Oliveto lucano" inomaggio alla pianta-simbolodella zona, ci sono pure paesicome Acerenza, Castelmezza-

no e Pietrapertosa, tutti e trenell’elenco dei 200 borghi piùbelli d’Italia.

Da est verso ovest, la sparti-zione del territorio lucano pas-sa dai francesi agli americani.La Shell si è aggiudicata i per-messi "La Cerasa" (76 chilome-

triquadrati e cinque comuni in-teressati), "Pignola" (55 kmq ecinque comuni, tra i quali il ca-poluogo Potenza)e "Monte Ca-vallo". È quest’ultimo il frontepiù delicato: su 212 kmq, ben161 sono in Campania, e cin-que comuni interessati (Polla,Padula, Sant’Arsenio, Sassano,Teggiano) si trovano all’internodel Parco Nazionale del Cilentoe Vallo di Diano, in piena zonaprotetta. Non è la prima volta

che unamultinazionale prova atrivellare da quelle parti: alla fi-ne degli anni Novanta toccò al-laTexaco,che fu costrettaa riti-rarsi dalla dura protesta dellapopolazione,che nonvoleva su-bire la stessa sorte della nonlontanaVal d’Agrie noncredet-

te alla propaganda degli ameri-cani. Per ora siamo ancora allescaramucce: tutti i comuni inte-ressati si sono espressi controle trivellazioni, mentre la com-pagnia a stellee strisceha getta-to acqua sul fuoco per tranquil-lizzare la popolazione: le auto-rizzazionisono perla Valutazio-ne d’impatto ambientale e nonc’è ancora nulla di definito. Ma«nell’avviso pubblicatodalla so-cietà Shell Italia E&P SpA», si

legge sul sito dell’Organizzazio-ne ambientalista lucana (Ola),«è espressamente previsto unpozzo esoplorativo laddove lecondizioni geologichestruttura-li e stratigrafiche del substratoindichino un potenziale accu-mulo di idrocarburi economica-mente sfruttabili con procedu-re autorizzativein capo al mini-

sterodelloSviluppo economicocon procedure previste dalleleggi vigenti».

Nella stessa concessione di

Monte Cavallosi trova pureTra-mutola, luogo-simbolo del so-gno petrolifero lucano. Fu lìcheuna sostanzanerastra,bitu-minosa, alla metà dell’Ottocen-to prese a sgorgare spontanea-mente dalle viscere del terreno,alpuntoche nel1878un’ampol-la del prezioso liquido fu mo-strata come una reliquiaall’Esposizioneuniversale di Pa-rigi. A partire dagli anni Trenta,le montagne di Tramutola di-vennero un serbatoio di carbu-rante: l’Agip tra il 1936 e il 1947vi costruì 47 pozzi. All’epocal’intero bacino garantiva unaproduzionedi circa 100milaba-rili di olio e 7 milioni di metricubidi gas.La compagniaitalia-na (ora Eni) è tuttora titolaredella concessione, ma i pozzisono stati abbandonati.

Ilpetrolio sgorga peròancora

tra i boschi, viscido e oleoso, apoca distanza da un parco ac-quatico, forma una sorta di ru-scello nerastro e si riversa in untorrente, il rio Cavolo. Il ruscel-lo sfocia poi nel lago artificialePertusillo, a più riprese oggettodi denunce ambientalistesull’inquinamento delle acque.Ora pure a Tramutola, dove perprimi si accorsero dell’oro nerolucano e qualcuno gli attribuìpure virtù taumaturgiche, si at-tende l’arrivo degli americani.

LO STABILIMENTO TEMPA ROSSA IN BASILICATA FOTO LAPRESSE

TRIVELLE · Cinque «permessi» su mille kmq di territorio. 47 comuni interessati

Lemani sul petrolio lucano

Dalle più alte cariche dello statoarriva una smentita di fatto al pre-mier che invita gli elettori ad anda-re al mare il giorno del referen-dum No Triv. «Il referendum è unostrumento popolare, democratico,costituzionale. Quindi io certamen- te parteciperò alla votazione», af-ferma il presidente del Senato Pie-

 tro Grasso. E la presidente dellaCamera Laura Boldrini: «Il giornoin cui c’è un referendum o un’ele-zione sia sempre una bella giorna- ta», «Dobbiamo incrementare lapartecipazione e non scoraggiarla.Poi ognuno vota quello che vuole»

NIENTE MARE SIAMO CITTADINI

Grasso e Boldriniinvitano al voto

Francesco Ditaranto

RENNES

Una conduttura che collegala raffineria Total di Don-ges (sull’estuariodella Loi-

ra)a undepositoa pochi chilome-tri da Rennes (nella vicina Breta-gna), è stata danneggiata martedìmattina, nel corso di alcuni lavorialla rete elettrica, nel villaggio diSaint Anne sur Brivet, nel diparti-mento della Loira Atlantica. Larottura della pipeline, causata dauna ruspa di una ditta appaltatri-ce della società chefornisceener-gia elettrica in Francia, ha provo-cato lo sversamento di 550 metricubidi gasolionell’areacircostan-te. In un primo momento, la sti-ma del carburante disperso si at-testava intorno ai 380 metri cubi.Non appena si è avuta notiziadell’incidente, laraffineriadi Don-ges ha bloccato il flusso di gaso-lio,il che non haimpedito la con-taminazione di due laghi vicini e

di un corso d’acqua.Dieci famiglie, residenti nelleimmediate vicinanze del luogodell’incidente, sono state evacua-te a forza dalla gendarmeria, manonhannomancato didenuncia-re il rischio e l’approssimazionecon la quale i lavori, che hannopoi prodotto lo sversamento delgasolio, sono stati effettuati.«Non ci hanno detto nulla - di-chiara, in collera, uno degli abi-tanti evacuati ai microfoni diFrance 3- sono arrivati qua come

inun territorioconquistatoe han-no cominciato a fare i lavori, co-me in una colonia. Neanche in Amazzoniasi lavora più in questamaniera. Si dovrebbe parlare congli abitanti.E invece loro sembra-no sapere tutto. Hanno le loro

mappe e poi ecco cosa succede».Dal momento dell’allerta, è su-bito partito il protocollo per lamessa in sicurezza dell’area. Tec-nici Total e pompieri hanno ap-prontato un sistema di filtri epompaggi per evitare che il pro-dotto della raffinazione rilasciatonell’ambiente potesse arrivare alvicinofiumeBrivet.Per ilmomen-to le autorità locali hanno vietatoil consumo dell’acqua dei pozzi,mentre la magistratura ha apertoun’inchiesta.

Civorrannomoltigiorniper eli-minare le tracce del gasolio sver-satoe, anche se lazona interessa-ta sembrerebbe ormai circoscrit-ta, nonsipuònegare quantolasi-tuazione resti a rischio.

L’area dove è avvenuto l’inci-dente è unvecchioterritorio palu-doso tipico di un grande estuariocome quello della Loira. A pochichilometri da Saint Anne, inoltre,si trova il parco naturale della

Brière,una zonasoggettaalle ma-ree, costituita da un’intricatissi-ma rete di canali, gestita attraver-so un complesso sistema di chiu-se.Da quila pericolositàdi unafu-ga di carburante in quella che èun’area nella quale uno sversa-mento di idrocarburi può esserepotenzialmente incontrollabile.

Ma non c’è solo il grave inci-dente alla condotta Total di mar-tedì, a portare al centro del dibat-tito nazionale questa porzione di

territorio francese, relativamentelimitata. Nellastessa zonapaludo-sa, particolarmente ricca quantoa flora e fauna,sorge ilvillaggio diNotre Damedes Landes,dove,or-maida decenni, ilgovernocentra-leha intenzionedi costruire ungi-gantesco aeroportoche dovrebbeservire tutto il cosiddetto GrandeOvest dellaFrancia. Ormaida an-ni un variegato movimento si op-pone al progetto ha occupatol’area, dichiarandola ZAD (zonada difendere). Il prossimo 26 giu-gno, un referendum deciderà deldestino dell’aeroporto, ma studie sondaggi sembrano dare forzaalle ragioni del "No".

 All’inizio della settimana, unarelazione dettagliata sul progettoè arrivata sulla scrivania della mi-nistradell’ambiente,Ségolène Ro- yal. Lo studio, commissionatoproprio dal ministero a un’équi-

pedi esperti,ha sottolineatol’inu-tilità, almeno parziale, di un pro-getto che da più parti è già consi-derato superatoe troppo costoso.

Nella fattispecie, gli esperti ri-tengono che l’eventuale aerosta-zione sarebbe assolutamente so-vradimensionata rispetto al traffi-co previsto e propongono duepossibilialternative. O la rinunciaalla costruzionedi duepiste,limi-tandosi a una, oppure l’adegua-mento dell’attuale aeroporto diNantes.

Dopo che il dossier del Wwf «Tri- velle insostenibili» ha reso not oche 42 delle 88 piattaforme entrole 12 miglia non sono mai statesottoposte a Valutazione di Impat- to Ambienta le perché installateprima dell’86, anno in cui entròin vigore la procedura di VIA, arri- va l’interrogazione al ministro Gal-letti dei parlamentari Catania eCivati. Chiedono di «compiere tut- ti i passi n ecessari perch é le piat- taforme fatte prima dell’86 venga-no sottoposte alla Valutazione diImpatto Ambientale». A prescinde-re dall’esito del referendum.

A MACCHIA D’OLIO 

Si sfora nellaCalabria jonicae in Campania. NelParco nazionaledel Cilento

Total e Shell si dividono le concessioni. A rischio luoghi simbolocome Accettura, considerato tra i «borghi più belli d’Italia»

rini

INQUINAMENTO

42 piattaforme senza Via

perché fatte ante legge

Oro nero •

FRANCIA · Famiglie evacuate e divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi

Loira, si rompe condotta TotalUn fiume di gasolio nei canali

Concertone No Triv e Sì Referen-dum a piazza Sordi di Bari, vicinoal Teatro Petruzzelli il 10 aprile.Una manifestazione nazionale maanche un eventone musicale. Agliinterventi dei rappresentanti delleistituzioni e delle associazioni cheinviteranno a votare sì, sul palcosi avvicenderanno (fra gli altri)l’Orchestra popolare della Nottedella Taranta, Antonio Stornaiolo,

Roberto Ottaviano, MunicipaleBalcanica, il comico Dario Vergas-sola. In collegamento partecipe-ranno anche l’attore Riccardo Sca-marcio e Albano (sì, lui).

CONCERTONE

«SIamo il mare» Arriva anche Albano

L’incidente causatoda una ruspa.

 Allarme estesoal parco naturale

della Brière

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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pagina 4 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Micaela Bongi

Per la seconda volta in pochimesi,   Porta a Porta  occupauna seduta dell’Antimafia.

Era toccato all’ex direttore di Raiu-no Giancarlo Leone essere ascolta-to dalla commissione parlamenta-reguidatada Rosi Bindi sulla vicen-dadei Casamonicaospitinel salot-to di Bruno Vespa. Ora sono diret-tamente il direttore generale dellaRai Antonio Campo Dall’Orto e lapresidente Monica Maggioni, con-vocati d’urgenza, a dover darespie-gazioni dell’intervista a Salvo Riinaandata in onda mercoledì sera inmezzo a un fiume di polemiche.

Polemiche che il giorno dopononsi placano, anzi. E dafuori pre-cipitano nell’audizione, in partico-lare il nuovo affondo del presiden-tedel senatoPietroGrasso:«Non sipuò banalizzare la mafia, non si ci

si deve prestare a operazioni com-merciali e culturali di questo tipo,e una puntata riparatoria non giu-stifica, anzi sembra mettere sullostesso piano il punto di vista dellamafia e quello dello Stato», dicel’ex magistrato in riferimento alPorta a Porta  di ieri con Alfano eCantone. Non solo: «Quando sonoandato alla Rai la liberatoria mel’hanno fatta firmare sempre pri-ma, anche quando abbiamo fattoregistrazioni. Ho sentito che lui(Salvo Riina,  ndr ) ha firmato dopoaver vistoil filmato»,un «grande ri-spetto anche da parte della Rai...».

 Anchela questione della liberato-ria viene sollevata in Antimafia,«male domande sono statefatteinlibertà», assicura campo Dall’Orto.PerBindi, invece, «èevidenteche ilperimetro delle domande sia statofissato da Riina e dall’editore, nonsi è toccata la vera realtà di Cosa

Nostra. Riina ha negato l’esistenzadella mafia lanciando messaggi in-quietanti. Non possiamo non chie-derci se in questa fase di riorganiz-zazione della mafia le sue parolenonsianoindirizzateai clan e adal-tri interlocutori. Vespa domanda-va, domandava,ma luinon rispon-deva, l’intervista poteva finire lì». E«l’annuncio di una puntata ripara-trice fa passare un messaggio gra-vissimo:checi possaesserparcon-dicio tra mafia e chi la combatte».Più tardi Bruno Vespa risponderàdirettamentein tv:«La Raiha chia-rito che non c’è niente da ripara-re». Perchéi vertici Raidefinisconoquella puntata «un approfondi-mento». In commissione, Maggio-ni e Campo Dall’Ortoperò,pur cer-cando di parare i colpi che arriva-

no da tutte le parti, non difendonoa spada tratta il conduttore. Sia ildg che la presidente spiegano diaver voluto evitare una censurapreventiva, ma Maggioni non èconvinta che sia stata la scelta mi-gliore: nessun «negazionismo dellamafia» (espressione usata da Bindil’altro giorno) da parte della Rai«come dimostra la programmazio-nequotidiana dadecenni.Poi però- prosegue- accadequellocheè ac-caduto ieri. Dobbiamo tenere con-todel contestoe delle responsabili-tàdel serviziopubblico. E nella no-stra programmazione la vittima el’aguzzino non devono avere lastessa dignità di racconto.E’ diffici-le accettare e applicare la censuraa qualcunoche hauna lungastoria

professionale. Ma poteva avere unsenso». Però, replica la presidentealla fine del lungo dibattito, «nonposso sentir dire in quest’aula che

 Vespa è portavoce della mafia».Il dg Campo Dall’Orto, invece,

non parla da giornalista come fa lapresidente (che rifarebbe lei stessal’intervista, dice tra l’altro, ma «cisono molti modi per fare la stessacosa»), ma si fa scudo della valuta-zione di Carlo Verdelli, direttoreeditoriale per l’offerta informativaRai. Verdelli «ha ritenuto che l’in-tervistafosse giornalisticamentedi-fendibile e potesse contribuire adaumentare il confronto rispetto alracconto intorno alla mafia. Il miocompito non è essere censore nél’ultimo decisore di tutto, ma l’ulti-mo decisore solo quando serve».

Insomma, il dg difende la scelta.Sceltache però viene stroncataan-che dal giro strettissimo di Renzi.La puntata? «Non l’ho vista. Nonl’ho voluta vedere», replica lapida-rio Luca Lotti, e già è molto per untaciturno come il sottosegretario.

Dal canto suo, il dg renziano ag-giunge un elemento poco rassicu-ranteper il futuro: «Verdelli nel ca-so di ieri ha deciso su un contenu-toche è arrivatosulsuo tavolo. Do-mani invece sarà una decisionepresa suun contenutodecisoinsie-me alla direzione informazione.Questo è il salto: agire all’origine».Perché da settembre ci saràuna su-pervisionepreventiva dei contenu-ti giornalistici, «ovunque essi sia-no». E i sindacatidei giornalisti Fn-

si e Usigrai protestano: il «super-commissario» per l’informazionesarebbe «in chiara violazione dellalegge e del contratto di lavoro»,unafigura «chenon esiste in nessu-na azienda italiana ed estera».

Adriana Pollice

«Il pianoper Bagnoli dicui haparlatomerco-ledì Renzi è il nostro e se è così, mi chiedo,a cheserveun commissario? È il nostrosuc-

cesso, ottenuto mantenendo una posizione dura,corretta e ferma»: Luigi de Magistris ha convocatoieri lastampa perreplicareal premier vistoche Pa-lazzo Chigi, a detta del sindaco, non risponde allesue chiamate da agosto 2014. «Per adesso prevalela positività, ma nutro una posizione di legittimosospetto. Qualche settimanafa, Renzi ha dettochea luglioavremmo fattoil bagnoa Bagnoli. Ora, for-se consigliato dal sottosegretario Gennaro Miglio-re, dice che la bonifica finirà nel 2019».

Il governo ha previsto 272 milio-ni per ripulire l’area. In base alloSblocca Italia, il soggetto attuatoreInvitalia(società in house delmini-stero dell’Economia) ha il compitodistilareil pianodi bonificae diri-generazione urbana. La zona avràtrevocazioni:risorsa mare conpor-to turistico e stadio della vela a Ni-sida, agrifood e digital media constartup e centridi ricerca.Sarannoconservatiil parcopubblicoe i cin-que siti di archeologia industriale,Città della Scienza arretrerà per

consentire il ripristino della linea di costa. Comeha sottolineato Renzi, si tratta dei punti principalidel piano regolatore firmato da Vezio De Lucia. «Ilproblema – incalza de Magistris - è che i governichesi sono succedutinonhannomaifattola boni-fica,che spettavaloroper legge. Noi,con l’ordinan-za deldicembre 2013, abbiamo stabilitoche chi hainquinato deve pagare, cioè Cementir e Fintecna.

 Ad agosto del 2014 abbiamo sottoscritto un pianocon governo e regione, poi Renzi ha fatto lo Sbloc-ca Italia annullando quel decreto, calpestando laCostituzione, cancellando la città».

Il sindaco non riconosce la cabina di regia ma è

disponibilea un vertice conpresidente della regio-ne e del consiglio. «Renzi è venuto a Napoli da se-gretariodel Pdper farecampagnaelettorale,ha in-contrato Antonio Bassolino in prefettura, ha man-giato la pizza con Valeria Valente. Fosse venuto da

presidente del Consiglio, anche per curiosità, cin-queminutiall’amministrazione comunaleli avreb-beconcessi.Al forumal Mattino , a cuihapartecipa-to, c’era Cementir, cioè Caltagirone, e Fintecna,cioè il governo, solo il sindaco non è stato invita-to».

Ieri nella redazione del   Mattino  c’erano il com-missario Salvo Nastasi, l’ad di Invitalia Domenico

 Arcuri e l’assessore comunale all’Urbanistica Car-mine Piscopo.Cosìè statachiaritaunacosa:il pro-

getto per l’area Sin (sito di interes-se nazionale) di Bagnoli è compo-stoda 400slidepiù varidocumenti,le 20 immagini mostrate da Renziin coda alla cabina di regia dannodelle suggestioni ma non spieganonulla. Qualche particolare in più èstato comunque diffuso. La colma-ta, un milione di metri cubi di pro-prietà demaniale, si puòrimuovere(come imponeuna norma naziona-le),a differenza di quando sostenu-to per anni da chi ha provato a te-nerla per aumentare le volumetrie

e quindi gli spazi edificabili. Piscopo ha affrontatola questione suoli: in base all’articolo 33 delloSblocca Italia, Invitalia avrebbe dovuto costituirecon i privati presentinel perimetroSin una societàmista, a cui andava la proprietà dei suoli e cheavrebbe redatto il programmadi rigenerazione ur-bana, in gradodi costituire una variate alpianore-golatore. Una mostruosità giuridica cancellata dalgoverno nel Milleproroghe, dopo il ricorso del co-mune al Tar. Adesso però non è chiaro come ver-rannogestitii suolie neppure seil governo chiede-ràa Fintecnae Cementirdi risarcirela bonifica, co-me prescritto dal Consiglio di Stato.

La capolista per il candidato Stefano Fassinasarà una lavoratrice del call center Almaviva, Tiziana Perrone. LO ha an nunciato lo stessocandidato sindaco. Almaviva è la società dicall center che ha annunciato 2988 licenzia-menti di cui 1670 a Palermo, 918 a Roma e

400 a Napoli. Il prossimo martedì 13 aprile al ministero dello sviluppoeconomico, nel frattempo passato a Renzi ad interim, dopo le dimissionidella ministra Federica Guidi, si riunirà il tavolo al quale sono state convo-cate le parti, come ha annunciato la sottosegretaria Teresa Bellanova.Quanto a Fassina, ha così anticipato l’accordo raggiunto sulle liste per ilcomune di Roma che dovrebbe scongiurare il pericolo di fuoriuscitedall’area della sinistra e quello di liste ’arancioni’ in sostegno del candida-

to Pd Roberto Giachetti.Una capolista ’di bandiera’, dunque, perché «noi stiamo dalla parte deilavoratori», ha spiegato Fassina. Nella testa di lista subito dopo dovrebbeesserci invece Gianluca Peciola, ex capogruppo Sel nella scorsa sindacatu-ra e fra i più votati della sinistra radicale allo scorso giro. Anche in attesadegli ultimi ritocchi invece le candidature alle presidenze di municipio.

Bagnoli / SUL RISANAMENTO DE MAGISTRIS REPLICA AL PREMIER

«Renzi ha copiato il nostro piano,il commissario non serve»

POLITICA 

Il dg: da settembre cisarà la supervisionedi tutti i contenutigiornalistici. Durecritiche di Grasso.Lotti: «Non ho volutovedere la puntata»

COMMISSIONE · Prima seduta sul parà morto 17 anni fa

Caso Scieri, parla la madre:perché non fu cercato subito?

AMMINISTRATIVE ROMA

Fassina annuncia la capolista:sarà una lavoratrice di Almaviva

Del resto, per la mag-giorpartedegli opinio-

nistiinvogai centriso-ciali, nei quali mai hannomesso piede, costituisconoperlopiù unospettro, unaen-clave barbarica, una incuba-tricedi violenza, una immagi-ne stereotipa da propinare aiproprilettori.Che importa sa-pernedi piùdi realtàautorga-nizzate cheoperanocostruen-do socialità e servizi, soprat-tutto nel meridione (dove ilpil pro capite, come certifical’Istat, è la metà di quello delnord), in aree abbandonatedalle istituzioni, abbindolatedalle promesse, e taglieggiatedalla criminalità più o menoorganizzata? Da tempoimpe-ra l’abitudine di ricondurreall’influenza della camorraqualsiasimovimento di prote-sta scomodo o sgradito ai go-vernanti.

In ogni modo, questa «ma-novalanza» infiltrata sarebbestata assoldata dal sindaco diNapoliLuigiDe Magistris (giàreo di avere aperto un dialo-go con i movimenti cittadinie perfino con le occupazioni)per richiamare in vita niente-meno che lo spirito del «boiachi molla», parola d’ordinedannunziana chefece da ban-dieraalla rivoltadi ReggioCa-labria del 1970-71. Quell’in-surrezione, che il nostro gior-nalista definisce a vanvera«sanfedista» (richiamo, per illettore colto, ai Lazzaroni cheaffossarono la rivoluzione na-poletanadel 1799) fuin realtàun’ insorgenza popolare tra-sversale, espressione di unprofondo disagio e di unacondizione di emarginazio-ne, presto egemonizzata dal-

la destra e dai notabili demo-cristiani del luogo, che recla-mava perReggioil ruolodi ca-poluogo (e sede del governo)regionale, assegnato invece aCatanzaro. Finì, dopo diecimesi e diversi morti,con i car-ri armati per le strade e uncompromesso che lasciava aReggiola sede dell’Assemblearegionale.

Cosa c’entra tutto questocon lo scontro tra De Magi-stris e Renzi sull’area di Ba-gnoli e conil corteo napoleta-nodi mercoledì?Niente natu-ralmente, ma basta l’insinua-zione,l’evocazione minaccio-sa di unospettroquasi dimen-ticato.Chedovrebbe servireasostenerele ragioni dell’enne-simo «governo del fare», con-troun presuntolocalismo tan-to geloso delle sue prerogati-

vequantosquattrinato e dun-que letargico nel suo agireconcreto.

In realtà la questione ètutt’altra. Ci sono infatti duemodiben diversi peraffronta-re il riassetto di un’area me-tropolitana disastrata.Quelladi coinvolgere la popolazio-nee leforze socialichela abi-tanoe la animano,modulan-do il progetto sulle esigenzeche da queste soggettivitàprovengono, o, ritenendo iltessuto sociale affetto da in-clinazioni camorriste, l’impo-sizione di un modello giàconfezionato tramite agen-zie e commissari.

Questa seconda scelta, perrimanere alle facili metaforestoriche, richiama il cosiddet-to «dispotismo illuminato».Ma in Italia se il dispotismo

non è mai mancato, l’illumi-nazioneassaidi radosi è fattavedere. Sulla carta tutto puòapparire scintillante,verde al-bero e non grigio cemento,ma nella realtà, e nell’interes-se degli investitori, se le forzesociali vengono tenute fuoridalgioco,tuttopuò facilmen-te cambiare. La zona rossache i manifestanti napoletaniintendevano violareè appun-to la rappresentazionedi que-sta chiusura.

DALLA PRIMAMarcoBascetta

Lo spettroche agita Folli

BRUNO VESPA PRESENTA LA PUNTATA DI «PORTA A PORTA» CON SALVO RIINA FOTO ANSA 

«Nessunoci ha maispiegatoperché nonfu cercatosu-bito». Le prima parole so-

noquelledellasignoraIsabella Guari-no, e non potevano che spettare a leiche da diciassette anni si chiede per-chéha persoun figlio,Emanuele Scie-ri, che era appena arrivatoin una ca-serma,la GamerradellaFolgoredi Pi-sa. Su questa morte, un omicidio, daieriè alavorounacommissione parla-mentare d’inchiesta presieduta dallasicilianaSofiaAmoddio.E molti sonoi componenti siciliani della commis-

sione. Ché gli Scieri sono di Siracusae la suaterranon l’hamai dimentica-to. Dopo la madre infatti la commis-sione ha ascoltatogli amici dell’asso-ciazione «Giustizia per Lele» che inquesti lunghi anni hanno mantenutoviva l’attenzione sulla vicenda, conpièce teatrali, libri e iniziative. Lele,26 anni, laureato in legge e aspiranteavvocato, nell’estate del’99 fa il servi-zio militare nei parà. Dopo il Car aScandicci viene mandato alla caser-ma Gamerra di Pisa. Il 13 agosto, ri-corda la signora Guarino, «era stato

trasferitoa Pisa.Ci telefonavaognise-ra verso le 20e quel giorno eramoltoserenoe contento,mi disse’sonosot-tola Torre diPisa’».Da quelmomen-to Lele non chiama più. Il 16 agosto icarabiniericomunicanola notizia del-la sua morte. È stato trovato ai piedidi una torretta. Dalla sera del 13 nonharispostoal contrappello,ma nessu-no lo ha cercato. L’ipotesi - la fannogli esponentidell’associazione difron-te alla commissione - è che Lele siastato vittima di un atto di nonnismo.E che per omertà nessuno lo abbia

soccorso. Le perizie parlano di molteore di agonia. Le indagini frettolosenonarrivaronoa nulla, i giornalisco-perchiarono una realtà di nonnismopesantissima.La sentenza diarchivia-zione parla di ufficiali «avvertiti manoninformati»della scomparsadiLe-le, che per questo non avviarono im-mediatamente le ricerche.Ora, graziea questa commissione, la presidente

 Amoddiosi augura«che qualcheparàtornatoalla vitacivile possaracconta-re cosa è successo quella sera e de-nunciarei responsabili».   d.p.

PORTA A PORTA · I vertici in Antimafia. Maggioni: «Non abbiamo voluto censurare, però ...»

Rai, arriva il supervisore

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 5

Eleonora Martini

«Documentazione in-completa, non soddi-sfacente e non corri-

spondente al materiale garanti-to». Nonè unadichiarazione uffi-ciale ma non lasciano spazio adottimismi, gli umori che si regi-stranoa finegiornatatra gliinqui-rentiitaliani chehanno presopar-te alla prima tranche del verticecon la delegazione di investigato-ri egiziani. Cinque ore di faccia afaccia, dalle 10 del mattino alletre del pomeriggio di ieri, nellaScuola superiore di polizia di viaGuidoReni,a Roma.Non unapa-

rolaufficiale,perché la due giorni

programmata per fare il puntodelle indagini sull’omicidio diGiulio Regeni non è libera dallazavorra diplomatica e politica.Non a caso, «una fonte giudizia-ria» cairota ha lasciato trapelaresul quotidiano filogovernativo  Al Masry Al Youm   la «probabilitàche qualche componente delladelegazione egiziana incontri lafamiglia di Giulio Regeni per pre-sentare condoglianze e risponde-rea tutte ledomandeche essi de-

siderinoporre». I genitoridellavit-tima, però- secondoquantoriferi-to dal loro legale, Alessandra Bal-lerini - «non sono stati in alcunmodocontattati,per un incontro,dagli inquirenti egiziani in questigiorni in Italia».

E invece,dal puntodi vistapret-tamente investigativo, il verticeromano potrebbe non aver supe-rato la prova richiesta dal mini-stro Gentiloni che aveva auspica-toun «cambio dimarcia»nella di-sponibilitàalla realecollaborazio-ne da parte del regime di Al Sisi.Sembra infatti che siano confer-mate le indiscrezioni anticipatedal sito dello stesso  Al Youm , se-condo il quale nel corposo dos-sier didue o tremilapagine (qua-si tutte in arabo) che il team egi-ziano ha portato con sé manche-rebbero almeno due delle cinquerichiesteformulateda tempodal-

laprocuradi Roma.Le piùimpor-tanti, quelle ritenutedai magistra-ti romani indispensabili per la ri-cerca della verità: i tabulati dellecelletelefonichee i videodellete-lecamere di sorveglianza di me-tropolitane e negozi del quartierenelqualeGiulioè sparitoil 25gen-naio scorso e della zona dove ilsuocorpo è statoritrovatoil3 feb-braio.Oltre allespiegazioni sul ri-trovamentoinsolito deisuoi docu-menti, custoditiper duemesi, evi-dentemente, nelle stesse mani dichi li ha fatti rinvenire due mesidopo. Peresserne certi,però, biso-gnerà attendere il pomeriggio dioggiquando,al termine dei lavoriche riprenderanno questa matti-na, dovrebbe essere divulgato uncomunicato, annunciato come«congiunto».

Di sicuro, ieri mattina il procu-ratore capo Giuseppe Pignatone,

il pm Sergio Colaiocco, il coman-dantedelRos Carabinieri,genera-leGiuseppeGovernalee il diretto-redello ScoPolizia,RenatoCorte-se hanno riferito ai colleghi i det-tagli dell’analisi del computer diGiulio (consegnato agli italianidalla famiglia Regeni) e illustratoil referto dell’esame autoptico ro-mano- dalquale emergonoparti-colari che l’autopsiaegiziananonavevarivelato - insieme alprofes-sorVittorioFineschi chelo haese-guito. Dall’altra parte sarebbero

arrivati innanzitutto gli aggiorna-menti delle indagini svolte dopoil 14 marzo, giorno della trasfertadegli italianial Cairo. Conpartico-lare riguardo - e cinque ore sem-brano perfinopoche - allafalsapi-sta della banda di rapinatori ac-creditata dal ministro dell’Inter-no Ghaffar e ai documenti di Re-geni riapparsi, chissà come, inunodeicovi deicriminaliindicaticome responsabili dell’omicidiodi Giulio ma uccisi dalla polizia

cairota. Non sarà stato facile, perla delegazioneegizianacompostada due magistrati (il procuratoregenerale aggiunto Mostafa Soli-mane ilsuo segretarioMohamed

HamdyEl Sayed)e daquattromi-litari (ilresponsabiledellasicurez-za nazionaleAdel Gaffar, il vicedi-rettore della polizia criminale delCairo Mostafa Meabed, l’ufficialedella polizia centrale Ahmed

 Aziz, e il vicedirettore della poli-zia di Giza, Alaa Azmi, la cui pre-senza, inizialmente non prevista,è molto importateperchéè fapar-te dello staff del generale KhaledShalaby,coluicheda subitotentòdi depistare le indagini ed è indi-

cato dall’ex generale Omar Afifi,oppositoredi AlSisi, comeil man-dante dell’omicidio Regeni). Se-condo alcuni media egiziani ildossier conterrebbe addirittura

«prove materiali»che «determina-no nel dettaglio la maniera in cuiè stato perpetrato il crimine sen-zaperò potergiungere alcrimina-le». In ogni caso, invece, secondo

 Al Masry Al Youm  la delegazioneegiziana avrebbe ribadito che leindagini, da parte loro, non sonoancora concluse. D’altronde, ilrompicapo è di difficile soluzio-ne.Scrivevaieri il quotidiano ara-bo edito a Londra  Al Quds  in uneditoriale: «L’unico scenario che

restaal governo delCairo persca-gionare lepiù alte autorità è attri-buire tutta la responsabilitàdell’omicidio di Giulio Regeni algenerale Khaled Shalabi».

Chiara Cruciati

Il Nadeem Center resiste allachiusura, ma la scure governati-va egiziana pesa ancora sull’or-

ganizzazione che tutela le vittime

delle torture di Stato. Intanto i leaderdelMovimento6 aprile celebranol’an-niversario in prigione, appena con-dannatiatreanniperprotestenonau-torizzate e possesso di volantini an-ti-governativi.E centinaiadi altreorga-nizzazioni rischianodi finire strangolatedal disegno di leggesulle Ong che dà algoverno il controllosuifinanziamentie ilpotere di dichiarareillegalequalsiasiasso-ciazione.

Ma, ne sono con-vinti in molti,la firma sotto quel dise-gnodi leggeè quella dellaNsa, laNa-tional Security Agency. Di certo si sachela Nsaha formulato«raccomanda-zioni».Come sisa chesu109Ong pe-sa,da marzo,l’accusa diaver ricevutofondidall’estero per sabotare l’imma-ginedell’Egitto(reatopercui sirischia

la prigione, dopo la modifica dell’arti-colo78 delCodicePenale).Sonosegui-te inchieste, congelamento delle pro-prietà,divieti a lasciareil paese, inter-rogatori.La risposta èunivoca:«un as-

salto orchestrato sulla società civile»,scrivevanopochigiorni fa 17 organiz-zazioni. Per questoaumentanoanchele proteste: secondo l’Arabic Network for Human Rights Information, ce nesonostate 23a febbraioe 37a marzo.

 A preoccupare è il ruolo semprepiùpreponderantedell’Nsa.Ha cam-biato solo il nome: prima del 2011eranoto comeSsis,State SecurityIn-vestigations Service. Tra i principalitarget della rivoluzione di Piazza

Tahrir, è statoaboli-to nel marzo 2011per ricomparire co-meNsa. Eppure nel-le strade egiziane losloganrisuonòa lun-go: «Servizi segreti,sietei bulli,siete i la-dri dello Stato».

Oggi a capo delMinistero degli Interni – e quindidell’Nsa – c’è il braccio destro delpresidente golpista, Magdy AbdelGhaffar: dopo 31 anni nel Ssis, oggicontrolla100milauominidell’intelli-gence responsabile di repressione,torture e sparizioni. Ghaffar, conrimpasti con cui ha assegnato posti

chiave a uomini di fiducia, ha fattodeiserviziun apparato comprensivoche si occupa di anti-terrorismo co-me di sicurezza politica. Perchénell’Egitto di al-Sisi le opposizioni(lo sannobene i Fratelli Musulmani)impieganopocoa finirenel caldero-ne delleorganizzazioniterroristiche.Cosìil presidente golpistaha costrui-touna strategiaampiachesoffoca lasocietà civiledietrola giustificazionedella minaccia terroristica.

Per ottimizzare la performance,al-Sisi ha messo gli uomini giusti alposto giusto. Non solo Ghaffar: nellostessogiornoin cuiil presidenteMor-sifiniva inprigione, il 3 luglio2013, ilgenerale nominava a capo del Gis(GeneralIntelligenceService,i servizisegreti esterni) il suo mentore,Mohammed Farid al-Tohamy. Unmessaggio al paese e all’esercito, ilbraccio su cui al-Sisi fonda la sua le-gittimità, privo di una forza politica

parlamentarealle spalle.Al-Sisisi po-ne all’apice di un triangolo, quellodello Stato-ombra: esercito, Ministe-rodegli Interni (el’Nsa) e Gis.

Da eminenzagrigiaa nuovo farao-ne:la scalatadel generaleè unpercor-sodi doppi giochi,ali autorevolisottocui porsi e tradimenti al momentogiusto.Restando nell’ombra:quandoMorsi, primo presidente democrati-camente eletto in Egitto, lo nominacapodell’esercitoe ministrodellaDi-fesa, buona parte degli egiziani igno-rachisia.Dalìal-Sisihaoliatolamac-china del golpe, mostrandosi fidoconsigliere per la sua preda. E si rea-lizza quello chescriveva nel2006nel-la sua tesi di laurea all’Us Army WarCollege,mentredissertavadel concet-to di democrazia in Medio Oriente:«Non c’è garanzia che la polizia e leforzearmatesiallineerannocon i par-titidi governoemergenti».

 A sostenerlo è l’enorme autorità

dell’esercito. Sotto Mubarak al-Sisicresce,si muove nelleretidi allean-ze egiziane (addestrato da britanni-cie statunitensie poiaddettomilita-re a Riyadh), scala i vertici militarigrazie a Tantawi, alla Difesa dal ’91al 2012 e presidente del ConsiglioSupremo delle Forze Armate, il go-verno di transizione post-rivoluzio-ne. Il governo in cui al-Sisi, cresciu-to in una famiglia molto religiosa,entracon ilcompitodi stabilirecon-tatti conla Fratellanza,primopassoverso il golpe.

Michele Giorgio

Sulle prime pagine dei giornali del Cairoieri non dominava l’incontro a Roma trai magistrati italiani e la delegazione egi-

ziana sul brutale assassinio di Giulio Regeni.Inquesteoreper la stampalocaleil tema cen-trale non è la ricerca della verità nel caso del

giovane ricercatoreitalianoma la visita ufficia-le, cominciata ieri, di re Salman dell’Arabiasaudita. Visita che i media egiziani definisco-no«storica»considerandoil suocorredodi ac-cordieconomici. Il titolopiù concretol’ha fat-to al Gomhuria , unodeigiornalipiùossequio-si versoil regime: «Al Sisi-Salman,verticedellaricostruzione dell’ordine arabo». Vero, però al Gomhoria non aggiunge un puntofondamen-tale. La visitadi re Salman sancisce,di fatto,lafinedella centralità dell’Egitto nell’ordine me-diorientalee, quindi, delleambizioni diploma-tichedel presidenteAbdelFattahal Sisi a tuttovantaggiodi quelledel sovranosaudita.Re Sal-man, durante questo viaggio «storico», grazieai suoi miliardi di dollari, comprerà l’Egitto elasua politicaestera.E alSisireciterànei pros-simi mesi oanni,ammessoche resticosìtantoal potere,la particina dell’attore decaduto chesi accontenta di fare un cameo ogni tanto e dinon essere più il protagonista.

Re Salman non intende più regalare miliar-di di dollari ad alleati che poi si sottraggono aldovere di fedeltà piena alla monarchia saudi-

ta. È stato così anche per al Sisi. Riyadh nel2013 aveva accoltocongioiala notizia delcol-po di stato compiuto dall’esercito egiziano adanno del presidente islamista MohammedMorsi e dei Fratelli musulmani, «nemici» cheda sempre mettono in dubbio la legittimitàdel titolo di custode di Mecca e Medina, i dueprincipaliluoghisanti islamici,che si è attribu-itola famiglia al Saud. Unagioiaalla quale so-no seguiti investimenti, prestiti e depositi nel-la bancacentrale, ancheda partedi altrepetro-monarchie, perquasi35 miliardidi dollari.Sol-di che hanno puntellato la traballante econo-miaegizianauscita conle ossa rotteda duean-

ni e mezzo di instabilità post Mubarak. Al Sisiha presoi dollari e ringraziato.Negli ultimi treanni peròsi è mostrato in piùdi un’occasionenon in linea perfetta con la politica esteradell’Arabia saudita, specialmente da quandoSalmanè diventatore, poco piùdi unanno fa.Certoil Cairoha aderito alla cosiddetta«Coali-zioneantiterrorismo» (neifatti antisciita e anti

Iran) messain piedida Salman e haappoggia-to l’offensiva saudita in Yemen inviando unasquadra navale. Dopo però non ha dato alcunimpulso reale alla creazione, proposta un an-

nofa daRiyadh,di unaforza militare(sunnita)diprontointerventocontrole «ingerenzeester-ne» (l’Iran) segnalando di non appoggiarecompletamente la diplomazia aggressiva di reSalman.Piùdi tuttoha riallacciato,in unaver-sionesoft,relazionicon Damasco,nemica giu-rata dei Saud, e ha continuato a punzecchiare

la Turchia di Erdogan (alleata dei Fratelli Mu-sulmani) che pure ha stretto i rapporti con Ri- yadhnel nomedella lottacomuneal presiden-te siriano Bashar Assad e ai suoi alleati.

L’atteggiamentoegizianoha irritato nonpo-core Salmane i suoi alleatimail monarca sau-dita sa che la bancarotta dello Stato egizianonon giocherebbe a favore dei suoi disegni re-gionali,mentreil nemicoAssadè sempre al po-tere e l’offensivain Yemencontroi ribelli Hou-thi(appoggiati daTehran)ha avutosinoadog-giun successlimitato(ma haprovocato miglia-ia di vittimecivili).Così, malgradole suefinan-ze si siano assottigliate per il drastico calo del

prezzo del petrolio,Riyadh ha deciso di corre-re in soccorso dell’Egitto e di dare l’aiuto eco-nomiconecessarioper tenerloin piedi.«I sau-ditinon permetteranno il collasso dell’Egitto–spiega l’analista Mustafa Alami - ma allo stes-so tempo, non possono pagare per sempre.Credoche reSalmancercheràdi spiegarloagliegizianiquestoproblema». Significache re Sal-

man non vuole versare miliardi di dollari sen-za assicurarsi della fedeltà assoluta dell’Egittoalla sua politica estera. Al Sisi conosce il prez-zo che dovrà pagare e non può fare ameno diaccettarlo viste le condizioni del Paese, alleprese con un Pil che cresce troppo poco percreare sufficienti posti di lavoro, un debitoesteroelevatoe un debito pubblico galoppan-te.Senzadimenticarecheil raddoppiodelCa-naledi Suez.completato quasi unanno fa,si èrivelato, almeno sino ad oggi, molto deluden-te.Un primosegnale,passatoquasi inosserva-to, della disponibilità egiziana ad accontenta-re re Salman, è stato l’ordine dato tre giorni fadal regime al server satellitare  Nilesat  di spe-gnereimmediatamentela frequenzadi alMa-nar , ilcanaletelevisivodi Hezbollah, peraffer-marel’adesione delCairo alla lottasenzaquar-tiere che l’Arabia saudita ha lanciato il mesescorso contro il movimento sciita libaneseHezbollah, alleato di Assad e dell’Iran.

Nelle ultime settimane i ministri egizianihannofatto la spolacon Riyadh per assicurar-si il nuovo pacchetto di aiuti. L’Arabia Saudita

oltre a garantire investimenti per quattro mi-liardi(dei quali 1,5 miliardi per progetti di svi-lupponelSinai)daràancheilvialiberaaunac-cordo da 20 miliardi di dollari a sostegno delfabbisogno egiziano di petrolio nei prossimicinque anni. Tuttavia i soldi potrebbero nonbastare a cementare un rapporto che di fattoche sancisce, a svantaggio del Cairo, la supre-mazianella regione diRiyadh cheperdecenniaveva avuto solo quella economica. «Egitto e

 Arabia saudita sonocome dueconiugi che liti-ganosutantecosema cheha decisodinon di-vorziare per il bene dei figli», commenta il no-to giornalista saudita Jamal Khashoggi.

ITALIA · Cinque ore di incontro tra investigatori italiani ed egiziani a Roma. Oggi le conclusioni

GLI INVESTIGATORI ITALIANI ED EGIZIANI RIUNITI IERI A ROMA NELLA CASERMA DI VIA GUIDO RENI  FOTO ANSA  IN BASSO: AL SISI E RE SALMAN

Regeni, al via il vertice

Il dossier è incompletoEGITTO · 100mila uomini addetti alla repressione

Ong, la scure dell’illegalitàMa aumentano le proteste

OGGI AL CAIRO · Giulio Regeni? I media egiziani parlano del vertice tra Al Sisi e il monarca saudita

Re Salman, l’abbraccio miliardario

Ecco il ruolo delministro degliinterni AbdelGhaffar bracciodestro di Al Sisi

IL TESTIMONE 

Insoddisfacenteil faldone nel qualemancherebberotabulati e videorichiesti da Roma

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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pagina 6 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Antonio Sciotto

L’alta disoccupazione gio-vanile checolpisce«la ge-nerazione più istruita di

sempre» rappresenta uno deimaggioriproblemiche devefron-teggiareoggi l’Europa.«Perevita-re una generazioneperdutadob-biamo agire velocemente». È unmessaggio preoccupato quelloche lancia il presidente della BceMario Draghi in occasione dellapresentazione del Rapporto2015 dell’Eurotower. Un annoche ha sicuramente avuto degliaspetti positivi, secondo il puntodi vista del governatore, ma chenon ha certo visto risolversi nodicome la ripresa tuttora «incerta»e la difficoltà di risalita dei prez-zi: tutto questo nonostante il Qee gli sforzi dello stesso Draghi.

Il numero uno della Bce haconsegnato timori e speranzenell’editoriale di apertura delRapporto: «Il 2016 non sarà me-no foriero di sfide per la Bce -spiega Draghi - Le prospettive

per l’economia mondiale sonocircondate da incertezza. Dob-biamo fronteggiare persistentiforze disinflazionistiche. Si pon-gono interrogativi riguardo alladirezione in cui andrà l’Europa ealla suacapacità ditenuta a fron-tedi nuovishock.In questo,il no-stroimpegno a onorareil manda-to conferitoci continuerà a rap-presentare un’ancora di fiduciaper i cittadini d’Europa».

Draghi conferma insommachela banca centrale,oveneces-sario, interverrà nuovamente at-traverso la leva monetaria. Dire-zioneche sileggeanche nellepa-role del capo economista dellaBce, Peter Praet: «Se ulteriorishockavversidovesseromateria-lizzarsi - ha spiegato - le nostremisure potrebbero essere ricali-brate una volta di più, in modocommisurato alla forza del vento

contrario, tenendo conto anchedei possibili effetti collaterali».Una politica che Draghi riven-

dica quasi con orgoglio, e che asuo parere ha tenuto lontano ri-schidi deflazione profondae (an-cor più) bassa crescita: « Questemisure si sonodimostrate effica-ci»,dice il presidenteBce riferen-dosi alprogramma diacquistodiattività (Paa), ovvero l’immissio-nedi denaronel sistemanotoan-checomeQe. «Lecondizionidi fi-nanziamento hanno registrato

un considerevole allentamento:dallametàdel2014i tassisuipre-stiti bancari sonodiminuitidi cir-ca 80punti basenell’area dell’eu-ro,con un effetto di trasmissioneequivalente, in circostanze nor-mali, a una riduzione una tan-tum dei tassi di 100 punti base.

 Anche la crescita e l’inflazionene hanno beneficiato.In base al-

le valutazioni degli espertidell’Eurosistema in assenza delPaa,considerandoanche lemisu-redi dicembre, l’inflazionesareb-be risultata negativa nel 2015 e

sarebbe stata inferiore di oltremezzo punto nel 2016 e di circamezzo punto nel 2017. Il Paa de-terminerà un aumento del Pildell’area euro di circa 1,5 puntinel periodo 2015-2018».

«Conqueste decisioni - conclu-de Draghi - abbiamo ribaditoche, anche dinanzi a forze disin-flazionistiche su scala mondiale,la Bce non si piega a un livello diinflazione eccessivamente bas-so». La dinamica dei prezzi bassi(ea trattisonostatianchenegati-vi) è come si sa il nemico nume-rouno delgovernatore, maper ilmomento il tasso di inflazione è

molto distante dall’obiettivo dimassima del 2%.

E perquanto riguardapiù spe-cificamenteil nostro Paese? A di-fendere le politiche messe incampo dalla Bce ci ha pensato iltimoniere della Banca d’Italia,IgnazioVisco:senzale misurede-cise da Francoforte, ha spiegato,«larecessioneitalianasarebbefi-nita solo nel 2017, e l’inflazionesarebberimasta negativaper l’in-tero periodo di tre anni».

L’Italia - ricorda il RapportoBce - è tra i quattro Stati ilcuibi-lancio 2016 viene stimato «a ri-schiodi non attuazione»rispettoalle regole del Patto di stabilità edi crescita, anche se dall’altro la-to le raccomandazioni dellaCommissione Ue hanno trovato

un grado di adempimento «inqualchemisura superiore» rispet-toa tuttigli altripaesi chedaBru-xelles hanno ricevuto un   war-ning  per «squilibri eccessivi».

Una nota positiva quindi, perquanto la nostra economia, vistada Francoforte, restiproblemati-ca:attenzionealle politichedi bi-lancioe alrisanamentodel debi-to, quindi, le ricette che dall’Eu-rotower nonmancano maidi re-capitarci, e una maggiore con-centrazione sul nodo irrisoltodella disoccupazione,drammati-camente pesante, soprattutto,nelle fasce di età più giovani.

Riccardo Chiari

Nonostante le tardive politiche mo-netarie espansive di Francoforte, ilcavallonon beve.O forsenonha ac-

cesso all’acqua. Così il Pil pro capite italia-no è ai minimi da 10 anni (25.256 euro), esoprattutto l’Italia è divisa in due. Spacca-ta.Congli abitantidelnordovest chesupe-rano quota 30 mila (30.821), doppiando ilMezzogiorno, fermo a 16.761 euro. È il da-to delrapportoNoi, Italia dell’Istatche piùsalta agli occhi. E colpiscono le rilevazioniriguardanti il lavoro, peraltro in linea con idati negativi del prodotto interno lordopro capite: ci sono 55,1 persone in età nonlavorativa ogni 100in etàlavorativa- valoriin costanteascesa– e nellafasciadi etàdai24 ai 64 anni quattro persone su dieci nonhanno un lavoro. Con un forte squilibrio a

sfavore delle donne (70,6% gli uomini oc-cupati, 50,6% le donne), e con un nettodi-vario territoriale tra l’occupazione al cen-tro-nord e quella al sud.

La povertà relativa coinvolgecirca il 10%delle famiglie, quella assoluta un altro5,7%. Nel 2014 l’indicatore di grave depri-vazione materiale,spia delledifficoltà eco-nomiche, segnauna piccola riduzione (dal12,3 all’11,6%), ma il problema riguardaben7 milioni di persone,quattro delle qua-li nelle regioni del meridione. Non certoper caso, sale al 14% l’incidenza del lavoroprecarioa termine nel2015, edè piùaltaal

sud (18,4%) rispetto al centro nord(12,5%).Quanto aglioccupatia tempo par-ziale(18,5%), anchein questo caso è unda-toin crescita.Mentre restano alpalogli in-vestimenti, fermi a un 17% scarso.

L’ennesima conferma di una situazionemolto difficile arriva dal parametro deiconsumi elettrici, spia della produzionemanifatturiera. Nel 2014 i consumi elettri-ci sono scesi del 3% rispetto al 2013, cosìcome è scesa la produzione (-4,3%). I con-sumi sono al valore più basso degli ultimi12 anni, dall’ormai lontano 2004. Unica,piccola consolazione è la quota del 31,3%di consumi da rinnovabile, che vede l’Ita-

lia superare la media Ue (25,4%). A proposito di Ue, con 60 milioni e

656mila residenti l’Italia è il quarto paesepiù popoloso dopo Germania, Francia eRegno Unito. Ma nella classifica del lavo-ro,l’11,7%di tassodi disoccupazione– da-to non comprendentechi lavorasaltuaria-mente con voucher et similia - resta altis-simo. Nella Ue soltantola Grecia, la Croa-

zia e la Spagna hanno tassi di occupazio-ne inferiori al 56,4% italiano. Per giunta il58,1% dei senza impiego cerca lavoro daoltre un anno.

 Va da sé che soprattutto fra i giovani im-pera la disillusione. Se Mario Draghi parladelforte rischio di una generazioneperdu-ta, i numeri dell’Istat raccontano che il25,7% degli italiani e italiane fra i 15 e i 29

anni non studiano e non lavorano. L’inci-denza è lievemente più elevata fra le don-ne (27,1%), e molto piùmarcatanel Mezzo-giorno: in Sicilia e Calabria sfiora il 40%.Non è consolante vedere che rispetto al2014 i cosiddetti Neet  sono lievemente di-minuiti, visto che erano il 26,5%. Si trattacomunque del primo ribasso dal 2008.

La fotografia dell’Istat rileva poiuna con-tinuadiminuzionedel numero medio di fi-gli per donna. Nel 2014 si attesta a 1,37, ri-spettoal 2,1pergarantireil ricambio gene-razionale. Per fortuna ci sono gli immigra-ti:all’iniziodel 2015ne sonostaticensiti ol-tre 5 milioni (1,9% in più rispetto al 2014),che rappresentano l’8,2% del totale dei re-sidenti. E hanno una istruzione poco infe-riore agli italiani: tra i 15-64enni quasi lametà degli stranieri ha la licenza media, il40,1% ha un diploma superiore, e il 10,1%

una laurea (tra gli italiani il 15,5%).Ultimacattiva notizia: perla primavoltanegli ultimi 10 anni, nel 2015 la speranzadi vita è arretrata di 0,2 punti per gli uomi-ni(80,1) e 0,3perle donne(84,7).Nel Mez-zogiorno, al solito,siamosottola media na-zionale.Quantoalla sicurezza, omicidie ra-pine sono in calo da tempo, mentre au-mentano lievemente solo i furti. Eppurenel 2015 le famiglie che hanno percepitoun elevato rischiodi criminalità sono stateil 41,1%, rispetto al 30% del 2014, ripren-dendo il trend di crescita interrotto solonell’anno precedente.

 A prile è unmese complicato per

tutti i ministrieconomicieuro-pei,soprattutto se le previsioni

economiche formulate solo qualchemeseaddietro saltanoclamorosamen-te.Le stime dicrescitadell’Italiaper il2016 scendono all’1,3%, ma lo zerovirgolaè il risultatopiùprobabile, condelle implicazioni sui conti pubblicidirompenti. Possiamo tagliare la spe-sa pubblica per tutti i miliardi che“vogliamo”, ma se il denominatore(Pil) nonsi muoveversol’alto,brucia-mo miliardi che potevano essere uti-lizzati per affrontare alcuni problemidistrutturadelPaese.Peresempio,ie-ril’Istatha ricordatoche ilPil delMez-zogiorno è parialla metàdi quellodelnord-ovest.

Il governo si arram-pica sui vetri. Il mini-stro Padoan sostieneche «nel Def l’insiemedelle misureintrodottepotranno generare

una crescita aggiunti-va dello 0,2%del Pil ri-spettoalloscenarioba-see finoall’1% inpiùsul lungoperio-do». Senza discutere gli effetti sullacrescitadi lungo periododellemisuredei governi Monti-Letta-Renzi, teori-camentel’Italiadovrebbe esserela lo-comotiva europea stando agli effettiindicatinei provvedimentiadottati, lacrescita del Pil per il 2016 sarà moltopiù bassa che quella scritta. Nel Def saràscrittoche il Pil cresce dell’1,3%;diversamentesarebbe costrettoa mi-sure“devastanti”per soddisfare i co-sì detti vincoli del Patto di Stabilitàeuropeo: rapporto deficit-Pil, debi-to-Pil e, in particolare, il pareggio dibilanciodi medioperiodo,senza con-tare che all’appuntamento mancanoancora 15 e più miliardi di clausoladi salvaguardia - maggiorazione diIvae accise - utilizzata come copertu-ra per i provvedimenti in deficit del

governo Renzi. All’interno di questo triste scena-

rio, come non richiamare Franken-steinJunior (Dr.Frankenstein:Che la-voro schifoso! Igor: Potrebbe esserpeggio. Dr. Frankenstein: E come?Igor: Potrebbe piovere!), il rapportoannuale della Bca e, in particolare, lapremessa di Mario Draghi affermache:«Il 2016 nonsarà meno forierodisfide per la BCE. Le prospettive perl’economia mondiale sono circonda-te da incertezza. Dobbiamo fronteg-giare persistenti forzedisinflazionisti-che. Si pongono interrogativi riguar-do alla direzione in cui andrà l’Euro-pae alla sua capacitàditenuta a fron-

te di nuovi shock». Sempre Draghi

scriveche«a fineannoabbiamoricali-bratola nostrapoliticaper fronteggia-re nuovi effetti avversi derivanti dagliandamenti economici mondiali, chehanno spinto al ribassole prospettivedi inflazione. Questi effetti avversi sisono intensificati agli inizi del 2016,rendendo necessario, dapartenostra,un orientamentoancorapiù espansi-vodella politicamonetaria».

Il richiamo alla politica economicanon è nuovo. Da qualche tempoBce,Ocse e Fmi, almeno a livello ufficiale,spingono per delle politiche espansi-vee nuovi investimenti pubblici.L’Oc-se si è spinta oltre sostenendo la ne-cessitàdi investimenti intelligenti per

crearelavorointelligen-te(OecdInterim,econo-micOutlook , 18febbra-io 2016).

Seil richiamoa dellepolitiche economicheall’altezza è via via più

persistente, in assenzadi politiche pubblichecoerenti si sta manife-

stando uno strano fenomeno: nel2015le banchecentrali mondiali han-no incrementato le loro riserve aureecome solo un’altra volta nella storiarecente, nonostante lo scorso annosiastatounannodi ribassoper ilprez-zo dell’oro. Recenti report (Forexin- fo.it ) hanno testimoniato un acquistonetto di483 tonnellate dioro dapartedelle banche centrali durante il 2015,la seconda più grande accumulazio-ne degli ultimi decenni. Non è che lebanchecentrali comprano orocontrole loro stesse politiche? Infatti, laddo-ve le politiche monetarie non riesca-no a raggiungere i propri obiettivi, inquestasituazioneè difficileche possa-no avere successo, la presenza di ungrannumero di riserveauree all’inter-nodi unabancacentralepuòcostitui-re unmotivo di fiducia per quell’area

economica.Una bancacentrale ineffi-cacema congrandiriserveaureeispi-ramaggiorefiduciadiuna banca cen-traleincapacedi raggiungerei risulta-ti sperati e priva delbene rifugio.

La Bce e in particolare la Bancad’Italia hanno una bella quantità dioro. RomanoProdiaveva suggerito lavendita - una parte - delle riserve au-ree per sostenere gli investimenti ne-cessariper affrontare la crisieconomi-ca. Questa proposta non è mai statapresa in seria considerazione, salvoche per una discussioneunatantum .

 Apensare malesifa peccato, maspes-so s’indovina. Se le banche centralinonsi fidano piùdella politica?

L’ultimo rapportodell’Eurotowernon lascia spazio

a troppi ottimismi.Disoccupati under30: «Perdiamouna generazione»

ECONOMIA 

IL PRESIDENTE DELLA BCE MARIO DRAGHI /FOTO REUTERS

BCE · Ripresa incerta e bassa inflazione non smettono di preoccupare

«Bazooka» Draghianche per il 2016

I governi siostinano a non

investire per il Pil.Non restano chele riserve d’oro

ISTAT · Il Pil pro capite del Settentrione è di 30 mila euro annui, quello del Mezzogiorno rimane fermo a 16 mila euro

Italia sempre più divisa: Nord doppia Sud

Stivale «spaccato» ancherispetto alla condizione delle

donne e per il dilagare dellapovertà. Calano (di poco)i «Neet», né studio né lavoro

EUROCRACK

Quantoè difficile fareil governatore della Bce

Roberto Romano

Page 7: Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 7

A cinque mesi dal disastro ambientale che si èverificato della città di Mariana (Minas Gerais), ilpiù grande mai registrato in Brasile (19 morti), il

Supremo Tribunal de Justicia ha sospeso le indagini sulla ricerca dei re-sponsabili. Un procedimento che chiedeva anche l’arresto preventivo di seifunzionari dell’impresa Samarco, del presidente Ricardo Vescoci e dell’inge-gnere della Vogbr, incaricata della sicurezza. Il motivo della sospensionepotrebbe essere il conflitto di competenze tra le istanze giuridiche regionalee federale. Intanto, continua la procedura per l’impeachment alla presiden-te Dilma Rousseff. Il 18 si saprà se la Commissione dà il via libera al Parla-mento o se boccia l’informativa presentata dal deputato Jovair Arantes. Ie-ri, la presidente del Cile, Michelle Bachelet le ha espresso solidarietà.

Luca Tancredi Barone

Centonovegiorni dopo leelezionie a22 gior-ni dalloscioglimentoautomatico del parla-mentoin mancanzadi unnuovogoverno, i

treprincipalipartitidello scacchierepoliticoalter-nativi al partito popolare si sono incontrati per 2oree mezzo, masenza raggiungere nessunrisulta-to. Finora, come in ogni telenovela che si rispetti,frai personaggi principali, tuttihannolitigato e fat-to l’amore con tutti. Ora siamo al punto in cui losceneggiatore non sa come sbloccare la situazio-ne.E nonè chiaroseil giocoè quellodelcerinoac-

ceso, ma si andrà a elezioni, o c’è una volontà diapprodare a un governo.L’unica cosa chiara è che

ilpartitopopolareè semprepiù solo. Nonostante glisforzi di Ciudadanos, cheperònelfrattempoha firma-to un accordo col Psoe, ilPp non si èscrollato didos-so il peso di Mariano Rajoy,che continua come unozombie a resistere arrocca-to alla Moncloa, con l’unicasperanza che nuove elezio-ni possano ridargli forza.L’idea, mai nascosta da Al-bert Rivera e dai suoi, eraquella di coinvolgerli perscongiurare l’arrivo del temuto Podemos nellastanza dei bottoni. Ma la manovra non è riuscita.Nel frattempo Podemos, che aveva tuonato con-trol’accordo, ha cambiatostrategiavirandodi 180gradi. Complici le tensioni interne, che hanno vi-sto Pablo Iglesias scontrarsi con il suo numero

due, Íñigo Errejón, quelli di Podemos hanno scel-to di abbassare i toni che dal giorno delle elezionierano statispessosoprale righe. Iglesiasera arriva-to a pretendere la vicepresidenza del governo inconferenzastampa, senzaaverneparlatocon Sán-chez. Ma nelle ultime settimane, rimangiandosi ilsuo ego, ha detto che è pronto a farsi da parte. Fi-noad arrivare,in unasorprendente inversionedeiruoli, a chiedere a Ciudadanos, semprepiù nervo-so per l’avvicinamento dei socialisti con i viola, diabbassare i toni e di prepararsi ad appoggiare ungoverno rosso-viola. Esattamente la stessa richie-sta, a parti invertite, fatta a Podemos rispetto

all’accordo socialisti-Ciudadanos.Pantomima a parte, sono anche accadute cose

significative dal punto di vista politico. Per la pri-ma volta le camere hanno iniziato a funzionaresenza un governo eletto. E in un’inedita ma peri-colosissima sfida, il governo si rifiuta di rendereconto dei suoi atti al nuovo parlamento. Per que-sto le Cortes hanno chiesto l’intervento del tribu-nalecostituzionale.Rajoyha soloaccettatodi illu-strare l’accordo europeo con la Turchia, ma nonha accettato le critiche che gli hanno mosso tuttiglialtripartiti.Non solo. Questa settimanaè inizia-to ilcamminolegislativodi variemozioni chehan-

no l’obiettivo di bloccare alcune delle leggi piùcontroverse della stagionepopolare:la riformaeducati-va, la legge bavaglio sullemanifestazioni, la riformadel codice penale. Significa-tivamente, sul blocco dellariforma educativa Ciudada-nos non ha votato con i so-cialisti, ma si è astenuto. Lamozione è stata approvatacoi voti di tutti gli altri (ec-cetto il Pp, ma compresi ipartiti indipendentisti cata-lani, il cui voto favorevoleall’investitura Sánchez dicedi non volere).

Ma lo scontro più asproc’è stato fra Ciudadanos e Podemos proprio duegiorni fa quando si è discusso in parlamento dellaquestione rifugiati.Riverae Iglesias si sonolancia-ti accuse piuttostopesantiche nonlasciavanopre-sagire nulla di buonoper l’incontro di ieri.Izquier-daUnida, unicopartitoche chiede esplicitamente

dievitarele elezioni,ha presentatoieri unadenun-cia criminale contro il governo di Rajoy per averfirmato l’infame accordo con la Turchia.

Formalmente,per quanto ladistanzanellericet-te sociali ed economiche di Ciudadanos e Pode-mos è piuttosto elevata, il vero nodo del dibattitofra i tre partiti resta la questione catalana. Non acaso Sánchez ha incontrato la settimana scorsa ilpresidentecatalanoPuigdemont, oggilo faràIgle-sias e venerdì lo farà Rivera. E non a caso proprioieriil parlament catalanoha riapprovato, con pic-cole modifiche, la mozione di rottura con la Spa-gna già sospesa dal tribunale costituzionale.

Geraldina Colotti

C

i vorranno almeno trent’an-ni perdecifrarela montagna

di documenti (11,5 milioni)cheunafonte - anonimaper pauradi perdere la vita - ha consegnatoal giornale tedesco   Sueddeutsche Zeitung . Ma, intanto, i cosiddettiPanama papers - che hanno mes-so in piazzail funzionamento dellesocietà off shore create dallo stu-dio legale panamense Mossack-Fonseca nel corso di quarant’anni- stanno dando lavoro al Consor-zio internazionale di giornalisti in-vestigativi (Icj) con cui il giornaletedesco ha condiviso lo scoop: 106redazioni di 76 paesi, fra cui   Le Monde , El Pais  e L’Espresso .

Maproprio sullagestionedei do-

cumenti e su chi abbia ispirato lafonte,scendein campo ilsito Wiki-leaks,che già allo scoppiare delca-so aveva denunciato la parzialitàdel giornalismo europeo, pronto aspararealcune notiziee a silenziar-ne altre. Wikileaks avrebbe volutoconsentire a tuttil’accessocomple-to (o quasi) dei dati, come ha fattorivelando lo scandalo del Cabloga-te, filtrato dall’ex soldato Bradley Manning (ora diventata Chelsea).Ieri,Wikileaksha suggerito chedie-tro la fonte potrebbe esserci lozampinodi Soros - lacui fondazio-ne fa parte dell’Icj - ergo della Cia:frai partnerdi Soros figurano infat-ti società finanziate dalla UnitedStatesAgency for InternationalDe-velopment (Usaid), che di solitoaprela viaalleingerenzee nonallo

sviluppo. Una tesi già avanzata dalpresidente russo Vladimir Putin,chiamato in causa per la presenzadi un amico nel pacchetto filtrato.E perché ci sono così pochi nomidi statunitensi? Nei documenti fil-trati ne compaiono 211, ma nontutti di sicura nazionalità Usa.

 Alcuni esperti sostengono che glievasori nordamericani non hannobisogno di andare troppo lontano:le leggi esistenti in alcuni stati qualiDelaware (un vero paradiso fiscale,

secondo il New York Times ), Neva-da e Wyoming facilitano infatti allecorporazionila creazionedi compa-gnie di facciata per non pagare letasse più alte nei propri stati.Neva-da e Wyoming erano peraltro tra ledestinazioni suggerite da Mossack-Fonseca. Per molti grossi clienti,dunque, lo studio legale panamen-se, presente in 40 paesi, non sareb-be stato abbastanza appetibile.

Negli Usa,l’evasione fiscale oscil-la ogni anno tra i 20.000 milioni didollari ai 70.000 milioni. Stando adue pubblicazioni di area conser-vatrice,i Panama papers coinvolge-rebbero anche il direttore dellacampagna stampa di Hillary Clin-ton,Gruppo famiglia Podesta, lega-to a una banca russa emersa nelloscandalo. Il dipartimento del Teso-

ro Usa promette che farà arrivarealla CasaBianca laproposta di unanorma che, per la prima volta, ob-bligherebbele banchee altreistitu-zionifinanziarie a conoscerel'iden-tità di chi si cela dietro società dicomodo. Fino a oggi, le bancheUsa devono «conoscere i loro con-sumatori» che aprono un accountnegli Stati uniti, ma non chi agisceper società di comodo.

Mossack-Fonseca denuncia in-fatti l’attacco hacker subito e ritie-

ne sia stato violato il «diritto uma-no alla privacy» di quei 143 politicie personalità pubbliche di diverseparti del mondo i cui nomi sono

emersi nello scandalo. Uno ne hagiàfatto le spese, il premier islande-se Sigmundur Gunnlaugsson, co-strettoa dimettersi dallapressione-popolare.In GranBretagna,i labu-risti chiedono un’inchiesta sul pri-mo ministro David Cameron, pervia del padre defunto che figuraneidocumenti.E luiammette:ave-vo quote nella società. La Ue si di-ce«scioccata».Al Parlamento euro-peo, il gruppo dei Verdi vuole unacommissione d’inchiesta sull’eva-sione fiscale emersa. Anche Renzi,in Italia, promette un’indagine: fragli 800 italiani, emerge il nome diLuca Cordero di Montezemolo, ex presidente di Confindustria.

Un’opacità tutta interna allafor-ma che prende il sistema capitali-staglobalizzato (lafinanziarizzazio-ne)chene complica l’anarchiae ri-chiede a volte qualche scossoneall’albero per liberarne il peso in

base a qualche grande interesse.Diche vi stupite?- chiedeun auto-revole editorialista spagnolo - i pa-radisi fiscali esisteranno sempre. Eun altro allerta sulle reazioni «po-puliste»che laroad mapdei paradi-si fiscali (una delle tante esistenti)potrebbe provocare.

In America latina, i Panama pa-pers hanno confermato tanti so-spetti e evidenziato qualche para-dosso, come la presenza dell’avvo-cato cileno Gonzalo DelaveauSwett,presidente dellalocalesezio-ne di Transparencia Internaciona-lal, o del solone peruviano VargasLlosa. Ma il caso più eclatante èquello del presidente-imprendito-re argentino Mauricio Macri, chestafacendo tirare lacinghiaal pae-see cheoraun Procuratorevorreb-be mettere sotto inchiesta.

INTERNAZIONALE 

IL PANAMA DEI PARADISI FISCALI. SOTTO, MINA GERAIS IN BRASILE. IN ALTO A DX IL VOTO OLANDESE, IN BASSO, IGLESIAS E SANCHEZ LA PRESSE

PANAMAPAPERS · Si allarga, fra le polemiche, lo scandalo delle società off-shore, rivelato da un Consorzio di media

Wikileaks: un’operazione della Cia

Dopo le dimissionidel premier islandese,in Inghilterra Cameronammette responsabilitàe Obama chiede regole

BRASILE

Stop all’inchiesta sul disastroambientale di Mina Gerais

Anna Maria Merlo

L’Olanda ha votato al 64%"no" (contro il trattato diassociazione Ue-Ucraina,

ma in realtà contro l’Ue). Un’alle-anzatraeuroscetticidi estremade-stra e di estrema sinistra, che tuttodovrebbe dividere su altri fronti,sta facendo tremare la Ue: è l’«al-tro referendum», prima di quellobritannico che minaccia un Brexitnel prossimo giugno, che ha avuto

luogo ieri in Olanda (le urne han-no chiuso alle 21), paese che assi-cura la presidenza semestrale delConsiglioUe.Gli olandesisono sta-tichiamatiad esprimersi proo con-tro l’accordo di associazione traUe e Ucraina, stilato nel 2014 edentrato invigore, perlapartepoliti-ca, il 1° gennaio 2015, mentre laparte economica è in atto dal 1°gennaio di quest’anno. Il referen-dum è consultivo, ma con la vitto-riadel "no"la TweedeKammer de-ve rivotare. Ma quali partiti avran-no la forza di smentire un voto po-polare, a un anno dalle legislativedel marzo 2017? L’Olanda potreb-be negoziare con Bruxelles un opt out  sull’accordo con l’Ucraina.

L’Olanda aveva già votato "no"al referendum sul Trattato costitu-zionale nel 2005, seguendo 4 gior-ni dopo il gran rifiuto francese, af-fossando il progetto. L’accordo

Ue-Ucraina è chiaramente un pre-testo perglioppositori. «Non ciim-porta nulla dell’Ucraina – ha am-messolo scrittore Arjan vanDixho-orn, presidente del comitato per il"no" –: un referendum sull’adesio-ne alla Ue non è ancora possibile,allora sfruttiamo ogni occasioneper aumentare la tensione tral’Unione europea e l’Olanda». Ilfronte del "no" è molto eteroge-neo:c’èil PVV, il Partitodellaliber-tà di Geert Wilders, l’estrema de-stra che sembra avere il vento inpoppa per il 2017, accanto a Sp, lasinistra radicale, al Partito per glianimali e i "libertariani" VNL.Pro-accordo Ue-Ucraina si sonoschierati i due partiti al potere, i li-berali VVD del premier Mark Ruttee i socialdemocratici(PvdA)di Jero-en Dijsselbloem, il ministrodellefi-nanze che è stato in prima filanell’imporre austerità alla Grecia

(e che anche in Olanda ha usato lamano di ferro sulla spesa sociale),un partito che perde quota e mi-naccia di crollare nel 2017 dal 25%del2012all’8,5%, standoai sondag-gi. Per il sì anche i cristiano-demo-cratici Cda, i cristiano-sociali Chri-stenunie, i liberal-sociali D66, gliecologisti di sinistra GroenLink e icalvinisti Sgp.

Il governo ha cercato prima diminimizzare l’importanza del refe-rendum, nella speranza che nonvenisse raggiunto il quorum del30%. Ma da Bruxelles, Jean-ClaudeJuncker, ha drammatizzato: se gliolandesi votano no, «c’è un rischiosu scala continentale». Il Britanni-co Nigel Farage dell’Ukip, lunedì èstatoad Amsterdam persottolinea-re che una vittoria del "no" «invie-rà un messaggio forte all’elettoratobritannico, dicendo che non sia-mo soli a dire che la Ue ha preso

una direzione negativa».I difensori del "no" sostengonoche l’accordo di associazione è unprimo passo verso l’adesione allaUe che favorirà l’immigrazione,conla liberalizzazionedei visti.Il ri-fiuto di firmare l’accordo con laUe, nel novembre 2013, dell’allorapresidente Ianukovich provocò ilmovimento di Maidan.Il presiden-te attuale, Petro Poroshenko, parladi «unapresain ostaggio dell’Ucrai-naa causadi unadiscussione inter-na sul futuro della Ue».

REFERENDUM

L’Olanda dice "no"all’Ucraina,cioè a Bruxelles

Ge. Co.

La sinistravenezuelana si mobi-litacontro l’impunità. Ieri,nelcorso di unaimponente mani-

festazione, i famigliari delle vittimedelleviolenze dipiazzadel2014 (43morti e 800feriti),e numerose orga-nizzazioni peri dirittiumanihannoconsegnato al presidente Madurounalettera:per chiederglidi nonfir-marela propostadi leggevaratadalParlamento (a maggioranza di op-posizione), che porterebbe fuoridalcarcere personeaccusatedi gol-pismo o digravireatie consentireb-be di far rientrare dall’estero ban-chieri fraudolenti o grandi evasori.

Ieri,il vicepresidentedel governa-tivo Psuv, Diosdado Cabello, hachiesto che vengano pubblicati tut-ti i nomi dei venezuelani coinvolti

nello scandalo dei Panama papers,su cuil’opposizione ha chiesto di in-vestigare.

Intanto, la legge d’amnistia scal-da gli animi sui fronti opposti. Lamoglie del golpista Leopoldo Lo-pez, in carcere per le violenze dipiazza, ha denunciato all’Osa lecondizioni carcerarie «inumane» incui si troverebbe suo marito e hachiestola libertà degli«86 prigionie-ri politici» che il chavismo chiama«politici detenuti». La sottosegreta-ria di Stato Usa con delega per

l’America latina, Roberta Jacobsonsi è fatta fotografare con lei e ne haappoggiato la richiesta, sostenutaanche dal segretario generaledell’Osa, Luis Almagro, che ha inti-mato a Maduro di «firmare imme-diatamente» la legge. La ministradegli Esteri venezuelana, Delcy Ro-driguez lo ha accusato di «violenta-re tutte le norme di funzionamen-to» della segreteria che rappresen-ta, e in questi giorni le delegazionichaviste sono in viaggio per spiega-rele proprieragioniin vari consessiinternazionali. Fra i materiali, vi so-no anchefilmatisulla detenzione diLopez, leader di Voluntad Popular,che smentiscono gli allarmi dellamoglie.

Ieri, le destre in Parlamento han-no aperto un’altra partita nelloscontrodi poteri incorso:hanno ap-

provatola legge che consente di in-dire un referendum contro Madu-ro, nonostante il Consejo NacionalElectoral abbia ribadito di esserel’unicoorgano abilitatoa indirepro-cessielettorali.In corsoanchela leg-ge per riformare il Tribunal Supre-mo de Justicia, ago della bilancianel sistema presidenziale bolivaria-no,basatosu cinque poteri. L’oppo-sizione ha già iniziato a raccoglierelefirmeper ilreferendum,possibileper tutte le cariche a metà manda-to.

VENEZUELA · Sinistre in piazza per rifiutare l’impunità

Il Parlamento: referendum

contro Maduro. No del Cne

Spagna /IL NUOVO GOVERNO NON C’È, IL VECCHIO FA I DISPETTI

Telenovela infinita, meno 22 giorniallo scioglimento delle Cortes

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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pagina 8 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Carlo Lania

L’

 Austria soffia sul fuoco. Dopoaver annunciato la chiusura

delBrenneroe addiritturadi es-sereprontia schierarel’esercitoal con-fine con l’Italia (una cosa che «non sivedevada un secolo,non vogliamocer-to tornare a quei tempi», ha commen-tato mercoledì un preoccupato Dimi-tri Avramopoulos, commissario Ueall’Immigrazione) ieri il ministro degliEsteri Sebastian Kurz si è detto sicuroche 300 mila migranti si preparino adattraversare il Mediterraneo per poi ri-salire la penisola fino a raggiungerel’Austria. «L’Alto Adige non può diven-tare un hotspot», ha spiegato.

La cifra - 300 mila - Kurz l’ha proba-bilmente presa dalle previsioni fatte amarzo dalViminalesulla basedel mag-giornumerodi arriviregistratonei pri-mi tre mesi di quest’anno rispettoall’analogo periodo del 2015 (18.234migranti sbarcati contro 10.165, l’80%in più). Ma si tratta appunto di previ-sioni che, per quanto non sottovaluta-te dalministerodegliInterni - bisogne-

rà vederese verrannoconfermate. Buo-ne, però, per esercitare ulteriore pres-sione sul governo italiano a poche oredall’arrivo in Italia della ministra degliInterni Johann Mikl-Leitner(nella foto ),

attesa oggia Roma dalcollegaAngelino Alfano. Scopo della missione sarebbequello di verificare come l’Italia si stapreparando per fronteggiare un even-tuale aumento del flussi migratori e ilfunzionamento dei quattro hotspot giàaperti.Offrendonaturalmenteaiuto nelcaso ce ne fosse bisogno. «L’Italia nonpuòcontare sulfattoche ilBrennero re-stiapertose arrivanoflussiincontrollatidi migranti», ha spiegato la ministraall’agenzia austriaca Apa.«Comeabbia-mo fatto coi paesi della rotta balcanica,Slovenia, Croazia e Macedonia, voglia-mo informare anche l’Italia delle misu-re che adotteremo».

 Vienna conferma dunquela lineadu-racontroi migranti.A gennaio chiuse ilconfine con la Slovenia dando il via al

blocco della rotta balcanica e contri-buendoa intrappolarei profughisirianiin Grecia. Ora punta a fare la stessa co-sa conl’Italia. Nelfrattempo,però,spo-sta sempre più la data in cui dovrebbe-ro essere ripristinati i controlli al Bren-nero: prima marzo, poiaprile,poi mag-gio ora giugno, secondo quanto riferitoieridalla stampa austriaca.«Non c’è al-cuna data certa, ma è arrivato il mo-mentodi dire basta. Loscorsoannoso-noarrivati90 milaprofughi,un numeroinsostenibile che non vogliamo si ripe-ta anchequest’anno», ha insistito Kurz.

 Vedremo cosa accadrà. Di sicuroquella dei soldati austriaci schierati adifesa di un confine ormai inesistenteda oltre vent’anni (l’adesione di Vien-naa Schengenè del1995)nonè un’im-magine piacevole. E solo pensarlo fatremare i polsi anche per le ricaduteeconomicheche la sceltacomportereb-be. Secondo uno studio elaborato daConftrasporto-Confcommercio la deci-

sionemetterebbe«a rischio 140miliar-didi euro l’annodi interscambiocom-merciale del nostro paese», con danniimmediati per le imprese dell’autotra-sporto calcolati in 170 milioni di eurol’anno.

L’ipotesi di una reintroduzione deicontrolli doganali preoccupa anche laCamera di commercio di Bolzano.Ogni anno il valico del Brennero è at-traversato da 11,7 milioni di veicoli,conpunte di50 mila algiornoneiperi-odidi maggiortraffico. Inparte, 32,mi-lioni,si trattadi mezzipesanti, camion

e Tirche trasportano40 milioni diton-nellate dimerciognianno e chesareb-berocostrettia diminuirela propriave-

locitàfinoa 30chilometril’ora- senonproprioa fermarsi- perconsentirecon-trolli attraverso scanner termici in gra-do di individuare la presenza di perso-ne nascoste. Ogni minuto di ritardocomporterebbe un aumento dei costidi trasporto.

Ci sono poi le ricadute sul turismo.Sei milioni di turisti ogni anno arriva-no in Alto Adige da Austria, Germaniae paesi dell’est. «Se pure ipotizziamoun calodell’1 percento dellepresenze,possiamocalcolare undannodi 30mi-lioni di euro l’anno, con possibili pe-santi ripercussioni anche sull’occupa-zione», spiegaAlfredAberer,segretariogenerale della Camera di commerciodiBolzano.Ci sono,infine,le inevitabi-li conseguenze per i tanti frontalieri dientrambi i paesi, costretti a spolverareil passaporto e a sottoporsi a controlliquotidiani per raggiungere il propriopostodi lavoro. Tutti aspetti chefannoriflettere anche al di là del confine vi-

sto che a febbraio la Camera di com-mercio austriaca ha stimato in 1,2 mi-liardi di euro annui il danno derivanteall’economia del paese dalla chiusuradelle frontiere.

Emanuele Confortin

Da impresario edile a con-tratto per le truppe Isaf in Afghanistan, a fuggia-

sco minacciato dai Taliban. Èl’estrema sintesi della storia diShouaib, 25ennedi Kabul, fuggi-

to a febbraio con la moglie e i fi-glidi9,6e4anni,piùunodiap-pena 5 mesi. Shouaib aveva unlavorodignitosoe sicuro,cosara-ra in Afghanistan, era il titolaredi un’azienda avviata da 12 an-ni, cheduranteil comandoitalia-no, tra il 2006 e il 2008 ha realiz-zato larecinzioneallabasedi In-victaa 27chilometri dalla capita-le. Lo sentiamo telefonicamentementre si trova al campo Vial, aChios, uno dei famigerati hot-spot che di fatto funzionano da

vere e proprie carceri per i mi-granti ‘irregolari’, dove al mo-mento si trovano 500 personecirca, molti gli afgani, destinateal respingimento in Turchia.«Ho costruito edifici e stradeun po’ ovunque nel Paese, an-che per inglesi e americani»,

spiega evidenziando un certoorgoglio per il suo lavoro, emandando via telefono alcunefoto che lo ritraggono con mili-tari italiani e inglesi.

Le cose sono precipitate circa2 mesifa, quandoè finitonelmi-rino deiTalebani. «Mihannoav-vicinato due volte. La prima èstata unaminacciaverbale. Siso-no rivolti a me chiamandomi‘angrezi ’ (straniero), dicendo diessere al corrente delmio opera-to per le truppe Isaf» racconta

Shouaib in merito all’ultimatumgiunto dagli ‘studenti’ orfani delMullah Omar, che malgrado 15anni di guerra contro gli esercitipiù armati al mondo, da tempo

stanno riprendendo il controllosu ampie aree in Afghanistan.«Se non ti fermi ti uccidiamo»,l’avvertimento rivolto all’impre-sarioda unavoce altelefono.Mi-nacciaignoratada Shouaib,con-vinto di poter comunque trova-

re una soluzione, ma così non èstato. Perciò, alcuni giorni dopo«sonoarrivati suuna motociclet-ta, in due, uno alla guida l’altrocon il kalashnikov in mano, hasparato mentre uscivo di casa».L’uomo si è buttato a terra intempo, e i proiettili sono passati

sopra di lui, conficcandosi sullaporta d’entrata.Gli aguzzini sono scomparsi

nelnulla, maper lui la decisioneè stata chiara e immediata: fuggi-re! Inutile chiedere aiutoalla po-lizia «so come funziona. Rivol-gendomi ai poliziotti mi sareicomplicato la vita, avrebberochiesto soldi per proteggermi,senza poi fare nulla».

In unamanciatadi giornilui ela famiglia hanno abbandonatounabella casanella capitale,e la-

sciato tutti i mezzi aziendali aiparenti rimasti in Afghanistan.Quindi il volo su Teheran, inIran, e da qui il contatto con itrafficanti, per essere immessinel canale clandestino diretto inTurchia. Shouaib ha sborsato aitrafficanti più di 10 mila dollari.

750 a persona per arrivare allacosta sul mare Egeo, poi altri1000 dollari perogniposto suungommone diretto all’isola diChios, «40 persone a bordo, se ilmotore si fosse spentoavremmodi certo imbarcato acqua finen-doa picco.Perfortuna tutto è an-dato bene». Quasi due mesi diviaggio in condizioni difficili,per arrivare a solcare l’Egeo conun giornodi ritardo, il 21marzo,appena 24 ore dopo l’entrata invigore dell’accordo Unione euro-

EGEO-CHIOS · In fuga dai Talebani è giunto in Grecia con moglie e 4 figli. Ora, via Turchia, rischia il rimpatrio in Afghanistan

Shouaib: «Tornare vorrebbe dire morire»

ARRESTIAMO UMANI 

Profughi, l’Austria soffia sVienna:«300milamigrantiin arrivo

dall’Italia». Oggi la ministra degli Interni a Roma.Ingenti i danni

economici dalla chiusuradella frontiera

Da impresario edile

a contratto per le truppeIsaf in Afghanistan,a fuggiasco reclusonell’hotspot di Vial

SCRITTE

DI PROTESTA 

PER LA CHIUSURA 

DEL CONFINE

DEL BRENNERO.

IN ALTO

LA MINISTRA 

DELL’INTERNO

 AUSTRIACA 

 JOHANNA-

MIKL-LEITNER

Ogni anno transitano dal valico 11,7 milioni di veicoli e 40 milionidi tonnellate di merci. Dalla chiusura ripercussioni anche sul turismoBrennero •

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 9

pea-Turchia, che funge da spar-tiacque nella gestione dei mi-granti diretti in Europa.

Per Shouaib, i figli e la mogliequestosignificafermoper immi-grazione illegale, internamentonell’hotspot di Vial e prima opoi la deportazione nel campoallestito a Dikili, sulla costa tur-ca, per poi essere rimandati in

 Afghanistan. Almeno questo è il timore del-

la famiglia, che ritiene di averepienodiritto adottenere asiloinGrecia, in quanto «ritornare in

 Afghanistan per me significhe-

rebbe essere ucciso». Al momento Shouaib e fami-glia restanobloccatia Vial.La lo-rostanzaè ricavatada uncontai-nercoibentato,condivisocon al-treundicipersone. «Siamo stipa-ti e scomodissimi. Non ci sonoservizi sufficienti, l’acqua è geli-da pertanto non riusciamo a la-varci da 16 giorni. Capisci? Nonriesco a lavare i miei figli da piùdi due settimane!», protesta, «citrattano come criminali. Non sipuò parlare con nessuno per

spiegare la situazione,mancanoinformazioni, e non so comepresentare richiesta di asilo inGrecia, il mio è un caso grave».Il problema della mancanza diinformazioni è una costante,non solo a Vial, hotspot gestitoda polizia ed esercito, anche senessuno sa chi abbia la respon-sabilitàdiretta,e di fattomunici-palità e governo si passano lapalla a vicenda. Le registrazionial campo sono a cura della FirstReception Agency greca, men-tre Frontex, l’agenzia per la ge-stione deiconfini extra-UEè im-

pegnatanello screeningdei nuo-viarrivi viamaree nelpattuglia-mento dell’Egeo.

 A complicare le cose ci sonosospetti di irregolaritànelle pro-cedure di richiesta asilo in Gre-cia. Il problema è che di fatto,all’interno dei campi non esisteun monitoraggio indipendentedei respingimenti e delle proce-dureper i richiedentiasilo. Que-sta lacuna sta alimentando ru-mors di possibili abusi ai dannidi chi, come Shouaib, richiede

la protezionedel governo greco,opzione al momentonegata dal-la chiusura sistematicadei sorve-glianti al campo, e dall’impossi-bilità di mettersi in contatto di-retto con ufficiali cui spiegare laparticolare natura del caso.

Questa è la denuncia di moltivolontari presenti sull’isola diChios,al pari deicolleghiopera-tivi a Lesbo, impegnati in un’in-dagine indipendente, i cui risul-tati saranno consegnati ad Am-nesty International.

Ilcasotiporiguardaunafami-glia di curdi siriani fuggiti dai

bombardamenti (turchi), la cuiistanza di richiesta di asilo fattaa Chios sarebbe stata modifica-ta dopola presentazione forma-le. Cancellata lacroce allacasel-la ‘si’ e messa la spunta sul ri-quadro‘no’,il cheequivaleal ri-fiuto di richiesta formale d’asiloin Grecia, da cui l’inevitabile re-spingimento in Turchia. Per oranon ci sono prove tangibili, l’in-dagine è in corso, ma testimo-nianze simili si susseguono confrequenza sempre maggiore.

Giuseppe Acconcia

Quattro migranti sono morti eventi sono rimasti feriti nelcentro di detenzione al-Nasr

diZawia.Ad aprire ilfuoco sono sta-tele forze disicurezzalibiche.Secon-do la stampa locale l’azione sarebbestataperpetrata persedareun tenta-tivodi fugadi un gruppo di profughidetenuti. La conferma è arrivatadal-la missione delle Nazioniunitein Li-bia. Secondo Unsmil, ad al-Nasr sa-rebbero recluse circa 1200 persone,tracuiottodonnee duebambini,tut-ti provenienti dai paesi dell’Africasub-sahariana in condizioni igieni-co-sanitariedisastrose, in quasicom-pleta assenza di cibo e acqua suffi-ciente per sopravvivere. Nel camposonostati documentatiepisodidi tor-tura, pestaggi e lavoro forzato.

Unsmil ha chiesto l’apertura diun’inchiesta «imparziale e indipen-dente» sull’episodio che, secondo lastampalocale, risalirebbe allo scorsoprimo aprilee sarebbestatoreso no-tosolooggi. In particolare,Ali Al-Zaa-tari, vice capo missione Unsmil, ha

lodato l’iniziativa del procuratore diZawiachesi è dettodispostoad inda-gare sull’accaduto. Zaatari ha anchechiestoal governo unitario di al-Ser-raj di affrontare l’emergenza umani-taria dei migranti in Libia. «Chi hal’autorità sul terreno dovrebbe pro-teggere i migranti da abusi e sfrutta-mento»,ha aggiunto Zaatari.

 Anche questo, come altri centri,avevarispostoall’appelloallemunici-palità, lanciato dal governo tripolinodi Khalifa Gweil, e dallo scorso mar-zo, era controllato dal Dipartimento

peril contrastodell’immigrazione il-legale. L’iniziativa del Congresso na-zionale generale (Cng) di Tripoli erastata essenzialeper contenerei flussimigratori dalla Libia verso l’Europa.Ed eraservitaad accreditareil parla-mento di Tripoli agli occhi della co-munitàinternazionale.

La diffusione della notizia di que-stograve attacco controunodeicam-pi profughi allo stremo potrebbequindi essere di per sé un avverti-mento delle possibili conseguenzedell’insediamento del premier delGoverno di accordonazionale(Gna),Fayez al-Serraj, aTripoli.

Ilpretestodel business delle migra-zioni erastatoutilizzato permesipergiustificare un possibile attacco ar-mato in Libia. In seguito lo stesso èstato fatto sfruttando il temadell’avanzata dello Stato islamico(Isis) nel paese.

In Libia lo scontro politico è alle

stelle dopo l’arrivo di al-Serraj a Tri-poli e l’annuncio dello scioglimentodel Cng di Tripoli che avrebbe spia-nato lastradaal governo unitario,vo-lutoda Usae Ue.

Il primo ministro Khalifa Gweil hapostatounadichiarazionesul sitouf-ficiale chiedendo agli esponenti delgoverno a maggioranza islamista,

che in parte avevano lasciato Tripolineigiorniscorsi, «dicontinuarela lo-romissionein conformitàconle nor-me di legge». Nella nota i ministripronti a collaborare con l’esecutivo

unitariovengonominacciati dipossi-bili ripercussioni legali.

Ma le minacce ad al-Serraj non fi-nisconoqui. Nonostante l’apparentesostegno della compagnia petrolife-ra locale (Noc), della Banca centralee dell’Autorità libica per gli investi-menti (Lia), i jihadisti di al-Qaeda inLibia hanno minacciatoil premier inpectore. Gli estremisti islamici in Li-biasarebberoforti perchéalleati congli ex gheddafiani, come sarebbe ac-caduto a Sirte città natale di Muam-marGheddafi, Sirte.Ma questadina-

mica iracheno-sunnita in Libia è tut-ta da verificare.El-Serraj finge però chele coseva-

danoperil meglioe siè adoperatoinunmaquillage ditutti i simboliistitu-zionali,disponendoanche l’aperturadi un centro di informazione, porta-voce del suo esecutivo. Almeno 70deputati islamisti avevano cambiatocasacca e assicurato il loro sostegnoad al-Serraj. Resta un nugolo di ol-tranzisti che si rifiuta di riconoscerel’autorità delnuovoesecutivo. Tradiloro cisonoalcuni deiministri delgo-verno di Tripoli che conogni proba-bilità saranno costretti ad assumereun atteggiamento defilato, mentre aZuwara si troverebbe il presidentedel parlamento, Nuri Abusahmin.

 Anche il ministro degli Esteri, Ali Abouzzazuk, ha lasciato la Libia do-po l’insediamento dial-Serraj.

Il Gna dovrà subito trovare accor-di con le municipalità più riottose e

con la parte dell’esercito tripolinoscetticoversoil nuovo esecutivo;do-vràassicurarsila fiducia delle miliziechesi occupanodi sicurezzadei poz-zi petroliferi; e poi, dovrà trovareun’intesacon l’auto-proclamatosica-podelleforze armatedi Tobruk, Kha-lifa Haftar, l’ antagonista delle fragiliistituzioni unitarie. Infine, dovrà ge-stiresia l’attivismo europeosulleco-ste libiche con EunavforMed, che inquesti giorni è entrata nella terza fa-se di attuazione, sia la possibile mis-sione di peace-keeping Onu.

La polizia libicaspara. Oltre allequattro vittime 20feriti, tutti giovanisub-sahariani

ERDOGAN MINACCIA L’EUROPA: «MANTENGALE PROMESSE O NON APPLICHIAMO L’ACCORDO:

«Se l'Ue non manterrà le sue promesse, la Turchia potrà nonattuare l'accordo» sui rifugiati, avviato lunedì con il rinvio di 202migranti dalle isole greche. Lo ha detto il presidente turco Recep

 Tayyip Erdogan, facendo soprattutto riferimento all'abolizione delregime dei visti per i cittadini turchi, che Ankara spera avvenga dagiugno. «Ci sono delle condizioni precise», ha minacciato Erdoganevocando gli aiuti finanziari previsti da Bruxelles e la promessa

esenzione dei visti per i cittadini turchi da giugno. L'accordo,raggiunto il 18 marzo da Ankara e Bruxelles, prevede che per ogni

profugo respinto e rimandato in Turchia, un suo connazionaleregistrato in un campo profughi turco avra' diritto a essere accoltoin Europa. In cambio, sono stati promessi 3 miliardi di euro di aiutiad Ankara e l'accelerazione dell'apertura del capitolo negoziale 33per l'adesione della Turchia all'Ue. Altri 3 miliardi di aiuti sarannoversati in una prossima fase. «La commissione europea lavora inbuona fede e lealmente», è stata la rispsta di Bruxelles.

Mediterraneo •

ARRESTIAMO UMANI 

l fuocoLIBIA · Zawia, fuga dal centro di detenzione dove sono reclusi in 1.200

Uccisi quattro migranti

LIBIA, ZAWIA, IL CENTRO DI DETENZIONE

 La missione Onu-Libia: disastro umanitario.Controgli scafisti operativa Eunavfor. Già in crisi Serraj 

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8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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pagina 10 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Maurizio Giufrè

Sulla storia dell’architettura ita-lianadel secondo Novecento sisono concentrati negli ultimi

annigli interessi dimolti studiosiche

hannoapprofonditoe riordinatosot-to una diversa prospettiva, vicende efiguretrascuratedalle precedentinar-razioni. L’elenco sarebbe lungo mapochisonoi casi diraccontiscrittidachi è stato anche protagonista dellevicende narrate.

Tra questi c’è Carlo Melograni chenel suo ultimo saggio,   Architetture nell’Italia dellaricostruzione (Quodli-bet, pp.438, euro 28) illustra il ruologiocato dalla cultura progettuale,con i suoi «equivoci, difetti, errori»,neldecennioche vede ilpaese«deva-stato e immiserito» risollevarsi con ilmiracolo economico. Si accennava,dunque, al suo ruolo da protagoni-sta. Melogranisilaurea nel1950e ini-ziaa esercitareil mestiere diarchitet-toproprioall’indomanidellafine del-laguerra, mentrenel 1959 siavviaal-la sua attività di docente universita-rio,un annoprima dellaconclusionedella ricostruzione secondo il termi-

ne post quem  da lui stesso indicatonel sottotitolo: «Modernità   versus modernizzazione, 1945 -1960».

Nel mezzo di questo arco di tem-po si verifica il segnale più rilevantedel cambiamento: il passaggio dauna «ricerca collettiva con obiettivicomuni» a unache vede«l’accrescer-si dell’ambizione di caratterizzare lesingole individualità». Della primane avevamo avuta un’onesta esposi-zione nel suo precedente saggio ( Ar-chitettura italiana sotto il fascismo ,Bollati Boringhieri, 2008) alla qualedobbiamocollegarci per comprende-re laseconda.Per moltiarchitetti,in-fatti, è durante la ricostruzione chematura laricercache sisvolgeràindi-vidualmenterispettoa quella digrup-po intrapresa nel Ventennio fascistaoppure, come accadde per i più an-ziani di loro, la conservazione dellerendite di posizione appena scalfitedopo la Liberazione.

Memoria e propagandaIl saggio inizia dalle architetture chetramandano «la memoria del marti-rio»: a Roma il Mausoleo alle Fosse

 Ardeatine di Perugini e a Milano, nelcimitero monumentale, il Memoria-le dei morti nei campi di sterminiodei Bbpr. «L’urgenza del presente»coincide con la necessità di estende-re e consolidare, nell’entusiasmodel-la riconquistata libertà democrati-ca, i valori del Movimento Moder-no.Le traduzioni degli scrittidi Pev-sner,Wright o Giedion,i saggi di Ar-gan,De Carloo Zevi servonoa rista-bilire quella «continuità» dicui sifa-rà principaleartefice Ernesto N. Ro-gers sulle pagine di Casabella ri-collegandosi alle più qualificateesperienze della modernitàin Euro-pa soprattutto nell’ambito dell’abi-tazione e dell’urbanistica.

Per dare risposte convincenti sul

piano tecnico, estetico e sociale siconfrontano tra Milano e Roma duegruppi: il Movimento di Studi perl’Architettura (Msa) e l’Associazioneper l’Architettura Organica (Apao). Ildibattito di quegli anni è ripercorsoda Melograni con scrupolo. Coglie,conle dovutedistinzioni, trachi guar-da ancora all’architettura del funzio-nalismo echi neha contestato gliesi-ti formali. Per entrambi individua«più di un aspetto negativo»: i primisono sedotti dal determinismo delRazionalismo mentre i secondi sono

troppo«indulgenti»con ilmonumen-talismo fascista. Purtroppo per ri-spondere ai bisogni della società dimassa «né i principi dell’architetturaorganica né i modi di inserirsi benein un contesto portavano un contri-

butodi rilievo».Per Melogranila defi-nizione delle «nuove regole» per laprogettazione dovevascaturire da po-sizioni meno «elitarie». Inoltre, né la

discussione sulle «preesistenze am-bientali» né quella esaltante le «esi-genze psicologiche» dell’architetturaprodussero risultati significativi.

Il giudizioè severoma per l’autorelecause in primis sono da individua-

re negli anni ’20 e ’30 quando l’inte-resse non fu quello di promuoverel’ediliziasocialema interventiutilial-la propaganda.Da qui l’incapacità di

daresoluzioniconvincenti,nella me-tàdeglianni’50,quando sidovetteropianificare i primi insediamenti diediliziapopolare: daiquartieriroma-ni dell’Ina-Casadel Tiburtino(Quaro-ni, Ridolfi) e del Tuscolano (De Ren-

zi, Muratori, Libera) fino a quelli mi-lanesi(quartiere Harrar diFigini,Pol-lini, Ponti).

Nella capitale apparvero «anacro-

nistiche forme vernacolari», per unaequivoca lettura della tradizione de-gli«stili minori» o spontanea,mentrenel capoluogo lombardo «approccipococonvintia soluzioniinfluenzatedal neoempirismo scandinavo». Inquesto caso Melograni condivide ilgiudizio di Tafuri sul fatto che gli ar-chitetti «fallirono» in quegli anni ilcompito difornire modelli perl’edili-zia corrente non applicando «regolee criteri nuovi di metodo progettua-le»con evidenticonseguenze sullale-gislazione urbanistica.

Il divario tra passato e presenteÈ però nel capitolo centrale, «la per-sistenza del passato», che è espostoil giudiziocriticopiù convinto cheri-

siede nel non avere distintoil nostro«passato remoto» - l’anticoe latradi-zione - dal «passato prossimo» con isuoi   pastiche   otto-novecenteschi.Nel compito di doversi misurarecon i temi della ricostruzione per gliarchitetti sarebbe stato saggio ri-prendere ciò che «di più interessan-te si era fatto da noi durante i ventianniprecedenti»,ma cosìnonè acca-duto. Fedele sostenitore dei valoridella modernità, e in particolare delFunzionalismo, così come radical-mentesarannoespressi da Gropius oLe Corbusier,Melogranipassa inras-segna i più significativi interventi neicentri storici delle nostre città, per-suaso che rispetto alla rogersiana«continuità del passato» sarebbe sta-to meglio aderire a scelte più rigoro-se sia di metodo sia di linguaggio.Ora, se sul linguaggio le sue osserva-zioni sono tutte rivolte agli antimo-derni – da Gabetti e Isola a Rossi –

ma anche a dei moderni, come LuigiMoretti – su di lui «rivalutazioni ec-cessive e squilibrate» - sul metodo laquestione è più complessa.

Negli ultimi capitoli, Melograni la-menta l’incapacità di perseguirequell’unità effettiva tra architettura eurbanistica relegandola alla sola teo-ria: inspecie quelladiSamonàe Qua-roni. Del resto, il compito di regolare

i fenomeni nuovi e disomogeneidell’evoluzione della città non è uncompitofacilese, comeha scrittoBe-nevolo, la «fine della città» ha coinci-so con la «fuga da essa». Tuttavianon si può rinunciarea pianificare la«dilagantecittàattuale»che daglian-nidellaricostruzione attendesoluzio-ni efficaci per qualificarla sul pianoestetico e sociale. Gli esempi nonmancano e Melograni citaa riguardoi Paesi Bassi. Dall’avveniristico e nonattuato «Progetto Pampus» (1964) diJakob Bakema e Johannes van denBroek alla realtà della città diffusa di«Randstad Holland», la cultura urba-naolandeseha dimostratocosa signi-fichi «convertire invenzioni escogita-te dallo sperimentalismo delle avan-guardie in soluzioni da applicare inuna pratica diffusa».

Il progetto discontinuoDa noi l’architettura non è solo con

l’urbanistica che non ha saputo in-staurareun scambiodurevole e profi-cuo.Ancheil disegnoindustriale - do-ve comunque il contributo italiano èe continua a essere «sostanzioso» -non è stato considerato disciplinastrategica del rinnovamento urbano.Tranne qualche eccezione che perMelograni va all’opera di Scarpa, Al-bini, Valle, il «cosmopolita delnord-est»,De Carloe Piano, quest’ul-timo«il piùbravo tragli architettiita-liani attualmente operanti», non c’èstataadesione sinceraversoi proces-sidella serialitàindustriale, quellicol-tinel principiolecorbusieriano,e perlui sempre valido, della  machine à habiter . Perottenerei miglioririsulta-ti nell’abitare, i valori della moderni-tà per l’architetto romano non devo-noessere confusicon leideologiedel-la modernizzazione, ma compiersinell’«interazione tra edilizia, oggettie strutture urbane», soprattutto per

misurarsi con le «questioni pratiche»più vicine ai bisogni dei cittadini,quelli chela nostra culturaprogettua-le troppo spesso dimentica.

M. Giu.

Con la pubblicazione del secondo volu-mepuò dirsiterminato l’atlantefotogra-fico sull’architettura dell’Italia setten-

trionale di Martin e Werner Feinersinger. Conil titolo Italo Modern, 1946-1976  (Park Books)l’impresamessa in campo dai duefratellisviz-zeri- l’unofotografo,l’altroarchitetto– adessoche possiamo esaminarla interamente, può

ben essere considerata qualcosa di più di unaguida: una preziosa raccolta fotografica che«se vista con curiosità, pazienza e occhi aperti– come ci invita a fare il critico austriaco OttoKapfinger – apre per tutti noi un infinito labi-rinto di questioniestetiche». Innanzituttoquel-la riguardante il grado di sperimentazione lin-guistica cheha interessatoun numeroconside-revole di architetti italiani del secondo dopo-guerra, alcuni dei quali dimenticati, ma chemeriterebbero studi appropriati non solo pertoglierlidall’oblionel qualeli hacacciati ilcon-formismo accademico,main molticasi persal-vare le loro architetture bisognose di restauro.

È questo il motivo per il quale Italo Modern dovrebbestare suitavoli delleSoprintendenzeregionali della Lombardia o del Veneto, affin-ché si possano conoscere per essere tutelate.In questa direzione ci auguriamo che il lavorodeiFeinersinger, chein anteprimaè statopos-sibile apprezzare nella mostra allestita pressoil Vorarlberg Architektur Institut (VAI)  a Dorn-birnin Austria(conclusa a febbraio) possapre-stoessere ospitatain Italia. Cosìci sirendereb-

be conto cos’è stato il loro lungo tour  iniziatonel2004e percertiversiancorain corso.Lalo-ro scoperta dell’architettura italiana accaddeper caso, al ritorno da un viaggio in Franciaperconoscerele opere diLe Corbusier: passan-do per Milano scovarono la chiesa di AngeloMangiarotti e Bruno Morassutti a Baranzate,costruita nel 1956. Ne furono impressionatiper il rigore strutturale e per il volume vetratodisadorno. Da allora la loro \ricerca si trasfor-mò nel continuo ritrovamento di un numeroconsistente di architetture originali e sorpren-denti per l’audacia del linguaggio poco inclineall’osservanza della Gute Form  d’oltralpe, così

come agli schemi dell’International Style .L’elenco di questi «spiriti creativi non conven-zionali»comprendepersonalitànotecome Bb-pr, Caccia Dominioni, Magistretti, Ponti, Gar-della, Albini, Figini e Pollini, Gellner, Scarpaecc.,ma anchealtrimeno famosi comeWalterBarbero,Giuseppe Gambirasioe GiorgioZeno-ni (la Galleria Ceribelli di Bergamo gli ha dedi-catodi recente unabella mostra),Enzo Ventu-

relli,LivioNorzi,Nicolae LeonardoMosso, Gi-no Becker, Mario Galvagni, Armando Ronca oEnrico Villani, solo per citarne alcuni. Ci si do-manda: qual è ilcriteriodi sceltacheha guida-toi Feinersinger nelloro raccontoper immagi-ni?La rispostaè chenon ven’è alcunoricondu-cibile alla storiografia, ma come precisa anco-raKapfinger, solola «forza vitale» del«dilettan-tismo» che riprendendo quanto asseriva EgonFriedell,è il solostatodell’essereche permetteun’empatia speciale con l’oggetto.

È stata la «fascinazione e l’ossessione di unarchitetto e di un artista», quindi, a produrrequesta singolare recherche sentimentale  comel’hadefinita il criticoaustriaco nel saggio- «At-lantide rivisitata» – il solo contenuto nella rac-colta. Nello sfogliare le quasi mille pagine che

la formano, ci si rende subito conto come danoi, in tempi non molto lontani, gli architettisiano stati capaci di mettere in discussione, avolte radicalmente, le regole e i codici dellamodernità, di accogliere con coraggio le sfidepiù immaginifiche a dispetto delle mode do-minanti. In altri casi è possibile scorgere an-che“fughe dalreale, delledissipazioniforma-li remote da qualsiasi riferimento ai contenu-ti” come scrisse Zevi alla fine degli anni Ses-santa. Distinguere e ordinare criticamente ècompito però del lavoro storico che da oggihanuovi materialida considerare,quelli trop-po a lungo trascurati.

 In «Architetture nell’Italia della ricostruzione», uscito per Quodlibet,Carlo Melograni indaga la frattura endemica tra urbanistica e luoghi

del vivere comune. La sperimentazione dei modelli dell’edilizia socialee industriale del dopoguerra è stata, in sostanza, un’occasione perduta

SAGGI · Esce in Svizzera «Italo Modern, 1946-1976» diMartin eWernerFeinersinger

 Atlantesull’architetturasettentrionaledelBelpaese

CULTURE 

 Abitareconfinatiinun«pastiche»

INCROCI DI CITTÀ 

MILANO, TORRE VELASCA, BBPR, 1959 FOTO DI LUCIA LAURA ESPOSTO

MARIO CEREGHINI, BIVACCO (GRIGNETTA, 1966–67)

PALAZZETTO DELLO SPORT, NERVI E VITELLOZZI, 1956-’57 (COLL. MAXXI ARCHITETTURA, ARCHIVIO NERVI)

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 11

L’artista sudafricano William Kentridge è il pro-tagonista assoluto della primavera capitolina.Con un fitto calendario di incontri, anticiperà ledue giornate di scoperta della sua processionedi figure che narrano la storia di Roma sui muriche segnano gli argini del Tevere «Trumphs andLaments» (21 e 22 aprile). Così, lunedì 11 Ken-

tridge sarà a Palazzo Barberini, ospite di Massi-miliano Finazzer Flory (ore 18.30) per racconta-re il suo percorso culturale che è anche unascelta politica. Il 13 sarà invece in dialogo conHou Hanru e Achille Bonito Oliva al Maxxi, dove

si potranno vedere nella Galleria 4 (aperta fino alle 21) alcune sue opere: dal grandearazzo di «North Pole Map» (personaggi in cammino evocano il viaggio della vita maanche le migrazioni dei popoli), fino a «Zeno Writing», ispirata al famoso antieroe di Ita-lo Svevo, e ai carboncini di «Flagellant». Il 15 l’appuntamento è alla British School (ore18-19.30): Kentridge sarà in conversazione con Carolyn Christov-Bakargiev, mentre allaalleria Lia Rumma di Milano, da sabato, ad accogliere gli spettatori al piano terra dellaalleria sarà la videoinstallazione a 8 canali «More Sweetly Play the Dance»: fregio in

movimento lungo circa 40 metri. I piani superiori saranno dedicati alla serie «Triumphs& Laments»: carboncini e inchiostri preparatori, sculture, arazzi e cut-out.

Arianna Di Genova

Le ultimegenerazioni passa-no i pomeriggi smarritedentro videogiochi, compu-

tere smartphone, sentenzianoal-larmati i sociologi. Unodeidueli-

bri vincitori della prima edizionedelPremioStregaragazze e ragaz-zi - quel  Salta, Bart!  di SusannaTamaro, pubblicato da Giunti -presenta in fondo proprio unbambino lasciato solo, in baliadella tecnologia. È sorvegliato adistanza e perso nella robotica.Main questo scenariofantascien-tifico c’è una sorpresa per tuttichesquarcia ilvelo futuribile: co-mei loro coetaneidi tantotempofa, quei teenagers che vengonopresi,loro malgrado, a campionedi statistiche disperanti leggono.In ebook, ma anche su supportiantichi come i libri cartacei. Lofannopoi in grannumero, soprat-tutto nella fascia d’età che va dai14 ai 19, quindi consapevolmen-te.Il problema, scriveNicola Gal-li Laforest su Dove vanno le ana-tre di inverno,  ultima uscita delsemestraledi Hamelin portato al-

la Children’s Book Fair di Bolo-gna, è casomai intercettare «co-sa» leggono. Non di rado, i piùgrandicercanoeroi ederoineap-prezzatidalla maggioranza deilo-ro coetanei,e avidamentedivora-no saghe su saghe dal saporedark, cimiteri, vampiri, epigonidi Harry Potter quando non è luistesso il principedelleletturenot-turne, coni suoi 500milionidico-pievendute e bendueparchia te-madedicati (intantola casaeditri-ce Salani ha annunciato l’uscita

dell’ottava «puntata» dove il pro-tagonistadiventa padree s’impie-ga al ministero della magia). Ilmercato editoriale spinge in unadirezione, quella della   fanfiction e, a volte, finiscono in soffittagrandiautorie autrici cherisulta-no ormai fuori catalogo, introva-bili. La rivista di Hamelin ha ilpregio di lanciare anche alcuneproposte da riprendere in sanaconsiderazione (da Robert Cor-

mier a Margaret Mahy) e segnalaritorni interessanti per quella ca-tegoria che ha bandito la parola«adolescente», coniando «youngadult».

 A Bologna si è potuto (ri)vede-re per esempio Aidan Chambers,di cui Rizzoli ha pubblicato  Om-bre sulla sabbia,  primo suo ro-manzo scritto nel 1968: Cham-bers è l’unico autore a potersivantare diaver battuto leprodez-ze di Potter conquistando la Car-negieMedal nel 1999, a spese del

maghetto,con Cartolinedalla ter-radi nessuno . Nell’esordiooggi ri-portatofra gliscaffali, Kevine Su-

san sono amici d’infanzia e cre-scono a Marle, luogo vicino aNewcastle che segue i capriccidelle maree, trasformandosi inisola. Quando leidecidedi abban-donare tutto per la città Kevinsceglierà di seguirla per coltivareun percorso di autonomia.

Nel novero dei non allineati fi-gura poi l’inglese Kevin Brooks(che è passato dal lavoro allo zooal crematorio fino alla letteratu-ra), lo scomodo scrittore diBunker Diary , vero incubo clau-

strofobico: Piemme proponeadesso il suo  Naked , incendiariastoria cheattraversala Londra im-bevuta di umori punk, ma anchedell’acidità delle droghe e delleesplosioni terroristiche.

 A trainareil settoreeditoriafuo-

ri dal tunnel della crisi è dunque,ancora unavolta,il settore«ragaz-zi»con un incrementodel 7,9%ri-spettoall’anno scorso e cheda so-lo rappresentauna fetta di merca-to del 17,4 %. Se poi si pensa chei canali di vendita non sono solole librerie ma anche tabaccherie,supermarket, negozi di giocatto-li,fieree saloni,si può contaresuuna cifra di circa 219,7 milioni dieuro come valore. Anche i titolipubblicati registrano un’impen-nata del 15,6%, considerandochepure editorinon specializzaticontano ormaisu collaneper l’in-fanzia e i più piccoli. Secondo ilGiornaledellalibreria dell’Aie,pe-riodico quadrimestrale che hafornitoquestidati piuttostoinco-raggianti, anche le vendite di au-tori italiani all’estero sono anda-tebene.Durantela Fiera,lo scam-bio di diritti internazionale sem-

brava una «voce» assai vivace.L’ondapositivaè ricaduta sullaChildren’s Book Fair cheha salu-tato ieri i professionisti del setto-re- più 9,2% rispettoal 2015e unpiù16,8%di visitatoristranieri- esi prepara ad accogliere, già daoggi,il weekend deigiovani letto-ri con illustratori e scrittori, lospettacolo in musica di   Pinoc-chio prima di Pinocchio  disegna-to da Alessandro Sanna, iniziati-ve per celebrare Roald Dahl,Shakespeare e Cervantes.

EDITORIA RAGAZZI · Una crescita esponenziale, ma vanno riscoperti autori e autrici di qualità

Non solo vampiri e maghetti

Giorgio Vasta

Un giorno Apperbohr, «unamassa che i secoli hanno plasmato  a forma di  cin-

ghiale », aggirandosi nellecampa-gne tra Toscana e Umbria – glizoccoli che scavano nella torba,le mele rubate e mangiate – si ri-trova su una sua personale via diDamasco: la luce che lo abbaglianonlo redimema lo precipitanelbaratro del linguaggio. Perché ilpresentimento della lingua – lapossibilità che i suoni   significhi-no  e che in ogni loro miscuglio cisia l’ambizione (se non la traco-tanza)di estrarredal mondoqual-cosa di comprensibile – non po-trà che essere per lui gloria e tor-mento, ciò che suo malgrado loseparada tutti,siano essicinghia-li o umani, costringendolo in unpuntointermedio, a metàdel gua-do, uno spazio-tempo minuscoloe insieme smisurato in cui non

può stare nessuno se non lo stes-so Apperbohr e la sua esperienzadelle parole. A rendere ancorapiù struggente questa solitudinesarà l’innamoramento per unasua – ormai non più – simile(«’Llhjoo-wrahh, amore mio’, èquesto e solo questo che vorreb-be dirle»),il tempo in cui le paro-le «non hanno significato, sono

distruttive, invadenti , sono il ma-leche intervienea spiegare quelloche è già  tutto lì »; al posto delleparole c’è solo l’inadeguatezza, e

l’unicosensocheemergeè un’in-vocazione originariae impronun-ciabile: «non mi lasciare solo ».

Non sappiamo da quale polladell’immaginazione di GiordanoMeacci sia scaturito Apperbohr –personaggio epifanico di una te-nerezza fiera, l’inscalfibile messoin scena nella sua maestosa vul-nerabilità –, e non sappiamo inche modo, appena nato, questocinghiale sia riuscito a fare irru-zione nel capolavoro di JohnFord del 1962 (un film in cui leg-gendario e reale si incrociano ri-velando l’epica western nella suacostitutivaambiguità)fino a inca-stonarsi nel suo titolo; non sap-piamo neppure quale sia l’em-brione di Corsignano, «addor-mentatae solasullecollineda cuinasce», il piccolo centroapparen-temente immoto in realtà febbri-le dove si svolgono i fatti narrati,

un frammento di provincia traToscana e Umbria (uno spaziocorale che esiste con la stessa in-tensità di Winesburg e di Yokna-patawpha,di Macondoe diBriga-doon) – le c  aspirate e gli armaio-li,il corteofunebre e ilderbycon-trol’A.S. Torracchio, ilbar,le con-fidenze e i tradimenti, l’abitacoloin orgasmo di una Panda, le ado-lescenze timide e impetuose, i

fantasmi etruschi: «tutti i riferi-mentiminimie puntualidi cuiso-no fatte le vite di ogni paese dac-ché gli uomini esistono».

Ciò che sappiamo è che Il cin-ghiale che uccise Liberty Valance ,ilromanzod’esordiodi GiordanoMeacci– giàautoredellaraccoltadi racconti Tutto quello che posso e di  Improvviso il Novecento. Pa-soliniprofessore – appenapubbli-cato da minimum fax, è un libroche non lascia scampo. Nell’arcodi quattrocentocinquanta pagineche smontano e riannodano traloro una serie di vicende avvenu-te tra il 1999 e il 2000 (ma in real-tà nel  Cinghiale   il tempo non sene sta mai fermo – freme si inar-casi comprimee sidilatacomelasintassi che gli fa da scheletro), lascrittura di Meacci accumula unamateria espressiva multiforme,dallepercezioni sensoriali(«la pa-rabola di graffio le frigge con l’in-tensità liminare delle bruciatureimproprie: le sfioràte di carta ta-gliente sul polpastrello, o i pati-

menti d’amore quando si è ra-gazzi») alle consapevolezzeteolo-giche (per esempio a propositodel «Dio raccogliticcio cheimma-giniamo sul bordo dell’infinito,quasi fosse un inquilino del pia-nodi sopracui s’èsmurato ilsof-fitto») alle intuizioni su che cos’èl’anticipazione  («può essere checi sia qualcuno in grado di vede-re   prima   – un segno labile nel

tempo, un accento,un apostrofoluminoso, una particella di azo-to,un coriandolo fucsiaa passeg-gio per la ionosfera – il momen-

to di passaggio tra un tempo el’altro»), e inquestomodo dà for-ma a una narrazione sbalorditi-va fondata su un continuo irre-frenabileesondare (e se il rischioche corre è la dissipazione, ben

venga, ma soprattutto   grazie ,perché il romanzo di GiordanoMeaccirassicura sulfattoche esi-stono ancora immaginazionilet-

terarieper le quali tra il patrimo-nio e la sua dilapidazione non cisono differenze).

 Affetto da quella che Peircechiamava   semiosi illimitata    –l’impulso a una significazione

percussiva, il testo come luogodi rispondenze interne tra le pa-

role, di vincoli, rime, allusioni,parentele – Meacci trasforma lasua patologia in una forma displendore: osservandoil progres-sivo fabbricarsi del linguaggiosotto la fronte del cinghiale, cirendiamo conto che il romanzoè il luogo in cui si dà la parola aogni fenomeno, anche al più ne-gletto e infinitesimale, soprattut-to al più negletto e infinitesimale(compresi i versi degli animali e irumori delle cose); raccontare,delresto, vuoldirebattezzarean-cora nuove parole, ancora nuoveparticelle di realtà. Il tutto in unatonalità fastosa e assorta, seria ecialtrona, ribalda e commossa,tra il Decameron  e le  Beatitudini ,il TristramShandy e il Cantico del-le creature : in Meacci la furfante-ria suprema di chi nel salto na-sconde la mano che toccherà ilpallone deviandolo in rete coesi-

steconl’estrodi chiun attimodo-po,le nocche ancora rossedell’ur-to contro la sfera, si inoltra inqualcosa che a calcio è guizzodribbling serpentina e in lettera-tura è l’avventura della lingua, laluccicanza delle frasi, certi pas-saggi di punteggiatura prodigio-sa, le parole che sciamano attra-verso la pagina come stelle inuna galassia.

Sulla falsariga di Robert Bres-son, che nel 1966 aveva fatto del-lo sguardo di un asino il punto divista tramite cui rivelare l’umanoa se stesso (e non a caso Baltha-zarè ilnomeconil qualea uncer-to punto il cinghiale verrà battez-zato), ciò che terminata la letturadelromanzodi Meacciresiste in-delebile è il grifo cupo e miseri-cordioso di Apperbohr che – co-sciente dell’impossibilità di ognilinguaggio – ci guarda, e nei suoi

occhic’è quell’unico infinito rim-pianto che domina   Il cinghiale che uccise Liberty Valance : «Se sipotesse dire  amore   in cinghiale-se: se si potesse   dire  amore inqualsiasi lingua».

ARTE · A Roma impazza il sudafricano Kentridge

CULTURE 

NARRATIVA · «Il cinghiale che uccise Liberty Valance» di Giordano Meacci

 Apperbohr, la linguasensoriale dei negletti

UN’OPERA DI STREET ART 

 Per minimum fax,un romanzo d’esordioambientato nelle magliedi un sonnolento paese,tra leggenda e realtà

Si inaugureràil 14 aprilea Bari la quinta edi-zione del «Festival

delle donne e dei saperi digenere» per proseguire fi-no al 6 maggio. Sotto la di-rezione attenta di France-sca Romana Recchia Lucia-ni (Centro interdiparti-mentale di studi sulla cul-tura di genere dell’Univer-sità di Bari), l’evento è or-ganizzato dall’Universitàdellacittàpuglieseconlacol-laborazionedella Regione, di

 Apulia Film Commission e

del Teatro pubblico pugliesee dialtrerealtàculturali e po-litichedel territorio.

Cinemaincontrie dibattitipubblici verranno animati«Nelsegno delletransizioni»,tema scelto quest’anno perdare parola alla complessitànomadica, franta ma forieradi incontri che connota que-stopresente.Molti e origina-li glieventiproposti, come laPermanent Performance Mapping disobedience .   Sto-rie comuni di disobbedienze e luoghi  a cura del gruppo«Le disobbedienti»: AngelaCalia, Nadia Casamassima,StefaniaClemente.Un incon-tro con Chiara Lalli su Il cor-po della bioetica  e uno conJean-Luc Nancy che presen-terà una relazione dal titoloS/Oggetti di Desiderio: Sexi-

stence . Infine, la visione di«Geografia umana: Zimmer-frei» di Claire Simon e unomaggio a Chantal Aker-man,scomparsa nell’ottobredel 2015, eal suo cinema.

FESTIVAL A BARI

Quegli sguardidi donnein mutazione

LA SAGOMA DI MAFALDA NELLO STAND DI SALANI ALLA FIERA DEL LIBRO DI BOLOGNA

 Positivo il bilanciodel settore, con unasorpresa: i lettori fortivanno rintracciatitra i 14 e i 19 anni

ADDIO ALLO SCRITTORE E. M. NATHANSON

Lo scrittore statunitense E. M. Nathanson, autore delromanzo «La sporca dozzina» da cui è stato tratto l'omonimofilm, è morto all'età di 87 anni, in California. Nathansonesordì come narratore con «The Dirty Dozen» nel 1965

(vendette due milioni di copie), romanzo ambientato durantela seconda guerra mondiale, alla vigilia dello sbarco inNormandia: il capitano John Reisman riceve l’incarico diformare una squadra speciale per una pericolosa operazionedietro le linee nemiche, scegliendo dodici uomini che la

corte marziale ha condannato all'impiccagione. Dal libro,cruda riflessione sulla condizione umana, è stato tratto ilfilm «Quella sporca dozzina» del 1967, diretto da Robert Aldrich, con Lee Marvin, Charles Bronson, Ernest Borgnine,

 Jim Brown, John Cassavetes, Telly Savalas e Robert Webber.

oltretutto

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pagina 12 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

Maboroshi

Bimbi terribili nella Tokyo notturnaMatteo Boscarol

Io e te • L’ipocrisia o dell’arte di simulare un comportamento, un sentimentoo possedere una virtù. Conversazione con Maya Sansa su un vizio comune a molti

Nel 1976, esattamente quarant’annifa, usciva nelle sale dell’arcipelagonipponico un film che sarebbe rimastonell’immaginario collettivo di una ge-nerazione di giapponesi e che avrebbecatturato nei 90 minuti di durata ilsucco di un’epoca. La pellicola in que-stione è «God Speed You! Black Empe-

ror», un documentario in bianco e ne-ro diretto da Mitsuo Yanagimachi, regi-sta di culto su cui ritorneremo piùavanti, un film che continua ad essere(ri)scoperto ed amato anche dalle nuo- ve generazioni per i motivi più svariati.L’attenzione di Yanagimachi si focaliz-za qui su un gruppo di motociclistiappartenenti alla banda chiamataBlack Emperor, quasi tutti giovanissi-mi e con tendenze ribelli e delinquen-ziali e ne segue, molto da vicino, le vicende in un lasso di tempo non mol- to lungo. Dapprima la macchina da

presa si sofferma su un solo ragazzoche viene arrestato per aver distruttoun taxi e sulla sua tormentata relazio-ne con i genitori, mentre nella secon-

da parte ci si sposta su altri membridella banda.L’occhio del regista e dei suoi collabo-ratori segue da molto vicino le scorri-bande, le liti e le folli corse dei prota-gonisti in giro per una Tokyo notturnache magnificata dal filtro del bianco enero non è mai risultata così «vera» eselvaggia. Va detto subito quindi che se il film èriuscito a guadagnarsi quel posto spe-ciale fra i cult movie a livello interna-zionale, molto lo deve alla rudezza edalla granularità della pellicola in

16mm, a colori e con una produzionemaggiore il documentario non avrebbecertamente restituito con tale forza,

impatto e veemenza l’immagine diun’epoca. Del resto siamo nel pienodegli anni settanta, periodo che di lì apoco avrebbe visto l’avvento dei jishueiga, i film autoprodotti e indipenden- ti, resi possibili anche se non soprat- tutto da una tecnologia leggera e acosti non proibitivi così da liberare ilcinema giapponese dai suoi limiti.Le vicende narrate restano ancora og-gi di forte impatto per la potenza delleimmagini e per la capacità di Yanagi-machi di raccontare le vite di questibosozoku, il termine che indica queste

bande di motociclisti in Giappone fra iSettanta e gli Ottanta, quasi a 360gradi. Vediamo i giovani centauri lan-ciarsi a tutta velocità per le strade del-

le metropoli, decisi a farsi notare e ascassare tutto, ma lasciata la spaval-deria, il regista li mostra anche impe-gnati nelle loro relazioni domestiche,in un ambiente decisamente più «nor-male» dove ne escono quei giovanissi-mi «bambini» che sono. Una piccolanota sulla sottocultura bosozoku, unfenomeno che sarebbe esploso defini- tivamente di lì a poco fra la fine deglianni settanta e l’inizio del decenniosuccessivo in manga ed in film, «Crazy  Thunder Road» e «Burst City di Sogo»(ora «Gakuryu») «Ishii» o il celeberri-

mo «Akira», manga e lungometraggio.Un altro elemento da notare in «GodSpeed You! Black Emperor», special-mente nelle scene in motocicletta equelle delle conversazioni in famiglia,è che l’azione è spesso ripresa da unao più macchine da presa e che il lavo-ro di montaggio, proprio perché non si

nota, è decisamente magistrale. Que-sto per dire che al di là della semplici- tà, della naturalezza e della crudezzache le immagini possono avere a pri-ma vista, dietro risalta un grande esapiente lavoro di costruzione cine-matografica. «God Speed You! Black Emperor» è il debutto con cui Yanagi-machi si rivelò al pubblico giappone-se, regista che nel corso degli anniavrebbe realizzato solo 8 film fra cui«Himatsuri» del 1985, forse il suolavoro più compiuto.

[email protected]

Fabiana Sargentini

Conosco Maya di vista daanni. La ricordo ad una fe-stanei primianniDuemila

con un caro amico che si appre-stava a fare il giornalista di cine-ma. In quegli stessi anni un’ami-cacomunechenon c’èpiùci ten-ne a presentarci organizzandouna cena a casa sua. Poi lei si è

spostata a Parigiconl’amore del-la sua vita e ci siamo perse di vi-sta. Ultimamente l’ho ritrovata,ancora (sono una persona cheama fare amicizia, è innegabile)tramite un’amica nuova per me,meno nuova per lei. La pensospesso per ruoli femminili difilm tutti pensati nella mia testae, per ora, ancora nemmeno ini-ziati a scrivere... La cerco viaSkype:la miaprimaintervista ol-tre confinegrazie alle meravigliedellatecnologia. È la mattinadelprimo giorno di scuola dopo Pa-squa. Le mamme sono libere esi incontrano (noi lo facciamovirtualmentema con la possibili-tà di guardarci negli occhi, unprivilegio non da poco).

Dal dizionario: «l’ipocrisia (dalgreco «fingere») è un atteggia-

mento, comportamento o viziodi una persona che volontaria-mente pretende di possederecredenze, opinioni, virtù,ideali,sentimenti, emozioni chein pra-tica non possiede. Essa si ma-nifesta quando la persona ten-ta di ingannare altre personecon tali affermazioni, ed è quin-di una sorta di bugia». Cosapensi di questo vizio? Lo con-

danni o lo perdoni?Lo condanno, unodei vizi più

brutti che ci siano. È veramenteunacosa chenon mi piace,pen-so di avere il difetto opposto,non riesco a non dire quelloche penso.

William Somerset Maughan,uno dei miei autori preferiti, di-ce:«L’ipocrisia è ilviziopiù diffi-cile e sfibrante che chiunquepossa praticare; richiede unavigilanza continua e un raro di-stacco dello spirito. Non lo sipuò praticare, a differenzadell’adulterio e della gola, neimomentiliberi; è un lavoroa ci-clo continuo». Che ne pensi?Bellissima definizione. Forse

sono troppo pigra per architetta-re una tale strategia! (Ride)

Invece Kurt Vonnegut scrive:

«Noi siamo ciò che fingiamo diessere, quindi dobbiamo esse-re attenti a ciò che fingiamo diessere». Conquesta affermazio-ne lo scrittore americano ribal-ta il pensiero di Maughan di-chiarando che, in fondo, siamotutti ipocriti. Come la mettia-mo? Con chi ti schieri?

Con Vonnegut non mi trovod’accordo, sono d’accordosull’idea della maschera: ognu-no di noi ha diversi modi dimuoversi nel mondo, nella so-cietà, nelle relazioni intime,non possiamo essere semprenello stesso modo,però poique-sta modalità diversa di essere

che uno ha con la propria ma-dre,con i propri amici, nel mon-

do del lavoro, ha comunqueunasua coerenza. Siamo diversi esiamo molteplici, ma questamolteplicità non rappresentaun’ipocrisia, piuttosto una ne-cessità di esprimersi in modi di-versi in contesti diversi, di espri-mere una parte di sé che esiste eche è assolutamente sincera.

Nel mondo dello spettacolo,chetu conoscibene,l’ipocrisiaè diffusasu vastarete: comelaaffronti, come la argini, comela attenui?Col tempo ho imparato a ri-

spettare l’altro al punto tale danon sentirmi ipocrita quandoometto di non aver apprezzatoqualcosa... Se vado a vedere ilfilm del regista X, che gentil-mente mi ha invitata - a parteil fatto che quando un regista,un artista, un attore mostra un

suo lavoro è in un mo-

mento di fragilità -quando si ha questaconsapevolezza secon-

do me è una formadi crudeltà dire a

caldo quello chesi è provato,

che non si èamatoqual-cosa. Que-stoè lonta-no da me(ride).

Pessoa dice: «Sono statosempre attore, e sul serio.

Ogni volta che ho amato hofinto di amare, e ho finto conme stesso». L’amore può es-sere ipocrita?Per me la parola ipocrisia ha

unpeso.Capisco quelloche vuo-le dire Pessoa però non lo condi-vido appieno. Trasformando lasua affermazione, la fantasia gio-ca un ruolo meravigliosonell’amore, non è una cosa con-creta l’amore, la passione fisica èreale, però l’erotismo è pieno disuggestioni: sicuramente quelloche viviamo è in gran parte in-fluenzato dalla nostra fantasia,dalla nostra immaginazione, daquello che vogliamo vederenell’altro. Anche se l’incontro tradue persone può essere un inca-stro inpartenevrotico è qualcosadi profondamente sincero.

Secondo te è sempre e solo unvizio o, a volte, può essere an-

che diplomazia?C’è una differenza importante

tra la diplomazia e l’ipocrisia otra la creatività e l’ ipocrisia. Tut-to dipende dall’intenzione chec’è dietro. Dietro l’ipocrisia c’èuna volontà subdola di inganna-re, mentire per il proprio torna-conto. L’ipocrita tradisceil suoin-terlocutore mentre l’artista ne ècomplice, l’attore regala al suopubblico un personaggio, unastoriache il pubblico vuoleascol-tare. È una relazione onesta. Ungioco. La filantropia è generosa.La persona diplomatica agisceperil bene comune, spessoa car-tescoperte. La diplomazia la si in-tuisce, la relazione è di nuovo dicomplicità. L’ipocrisia è subdola.

Quanto collima col recitare,con l’indossare delle masche-re? Qual è il confine tra esse-re e pretendere di essere

qualcuno?Per me recitare è lontano anni

lucedall’ipocrisia.Un bravoatto-re è più vicino alfolle: è convintodi essere quella cosa lì, quindinon sta mentendo. Questo è ilmio approccio: per interpretareunruolo,nel periodo incui lo in-terpreto, lo devo difendere com-pletamente, qualsiasi ruolo, an-che nel momento in cui mi do-vesse capitare di interpretare unassassino, per entrare nella suamente e poter fare quello che fa,vado di pari passo con quel ruo-lo,quello cheil personaggiopen-salo penso, nonstolì a dire’guar-da cosa pensa, che cretino, chebrutto personaggio’. Una buonainterpretazione è ciò che c’è dipiù lontano dall’ipocrisia.

Dante, nel Canto XXIII dell’In-ferno, colloca la bolgia degliipocriti nell’ottavo cerchio: per

analogia al loro comportamen-to li descrive con una copertu-ra dorata sulcorpo... Di checo-lorevorresticoprirtitu? Perpro-teggerti da cosa? Ma anche,qual è il vizio che vorresti na-scondere, Maya?Il blu cobalto mi protegge.

Che vizio? Ne ho tanti, adessodevo sceglierne uno... Mi ridici ivizi capitali?

Invidia, superbia. Ira...«Sono un po’irabonda, comesi

dice? Iraconda, grazie! Questomultilinguismomi staammazzan-do. Se mi parte il nervo pazzo so-nouna cosa...Buffo, eh?Sonopic-chidi follia...Peròè semprelegataa delle cose che trovo ingiuste,nonè un’irasterile. Anche stamat-tina portando mia figlia all’asi-lo...». E parte un aneddoto sullamedicina omeopatica dentro laburocrazia scolastica francese, io

banalmente contrattacco coipro-blemi che crescono in proporzio-ne con l’età dei figli, insieme pro-testiamo contro le differenze trauomini e donne applicate ai no-stri rispettivi compagni e faccia-moancoraun po’le comaricomefossimo al bar della piazzetta delpaese invece che ognuna nellapropria città, distanti migliaia dichilometril’una dall’altra.

Grazie Maya della piacevoleconversazione, la prossima volta,però, facciamolo dal vivo.

VISIONI 

Ognuno di noi ha diversi mo-di di muoversi nella società.

Un bravo attore è più vicino al folle:è convinto di quella partee quindi non sta mentendo

– –

E se qualche volta fingiamo di essere

MAYASANSA · Ritratto in bianco e nero

Maya Sansa è nata a Roma il 25 settembre 1975 da madre iraniana e padre italia-no. Attrice per cinema ma ultimamente coinvolta anche in diversi progetti televisivi,Maya ha studiato Arte drammatica durante le scuole superiori e inglese a Cambrid-e. Per tre anni ha frequentato la Guildhall School of Music and Drama. Il suo de-

butto su grande schermo è del 1999, quando Marco Bellocchio la sceglie per unaparte in «La balia», un ruolo che la critica premia con una Grolla d'oro come «rivela-zione dell'anno» e una candidatura al Nastro d'argento come miglior attrice non

protagonista. Arrivano in sequenza altri film: «Nella Terra di nessuno»(1999) di Gian-franco Giagni, «La vita degli altri» (2001) di Nicola De Rinaldo, «Benzina» (2001) diMonica Stambrini, «La meglio gioventù» di Marco Tullio Giordana (2003, vincitoredella sezione «Un certain regard» al 56mo Festival di Cannes) e «Buongiorno, not-te» (2003) di Marco Bellocchio che le vale il Premio Pasinetti per la migliore inter-pretazione (insieme a Roberto Herlitzka) alla 60ma Mostra Internazionale del Cine-ma di Venezia. Con Giorgio Diritti è nel cast di «L’uomo che verrà» (2009), semprecon Bellocchio in «Bella addormentata» (2012). Negli ultimi mesi è apparsa in dueproduzioni televisive: «In treatment» per Sky e «Tutto può succedere» su Rai1 - adat-tamento della fiction Usa «Boyhood», rinnovata per una seconda stagione.

ILLUSTRAZIONEDI LUCA PADRONI

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 13

Giovanna Branca

C’èlaNapolideigan-gster, dellacamor-ra,delle villein sti-

le Scarface e dei quartieridegradati. È la Napoli chespopola neifilme in televi-

sione, della criminalità se-riale, al contempo vera estereotipata e che si nutredel proprio stesso clichè.MaesistonotantealtreNa-poli, come quella del quar-tiere di Montesanto dovevivono ed escono alcunidei ragazzi dell’AfronapoliUnited: la squadra di cal-cio multietnica raccontatada Loro di Napoli  di Pier-francesco Li Donni, inpro-gramma oggi nel concorsoExtr’a della ventiseiesimaedizione del Festival di ci-nema africano a Milano.

«Con questodocumenta-rio ho cercato di racconta-re una Napoli anti-gomor-riana - dice LiDonni-di fo-tografare un aspetto della

città diverso da quello chesiamo abituati a vedere».

Il progetto nasce più didueanni fa,quando ilregi-stapalermitanolegge unar-ticolosul Manifesto dovesiraccontavano i tentativi diquestasquadraper iscriver-si ai campionati professio-nistici. Con un fondamen-taleproblema: «Finoall’an-no prima la Federcalcionon permettevaai giocato-ri con una residenza in Ita-

lia inferiore ai tre anni diiscriversi ai campionati fe-derali», spiega Li Donni.

Ma l’Afronapoliè compo-sta da migranti come Ma-xim, «ex promessa calcisti-ca della Costa d’Avorio» tra-sferitosi a Napoli proprioper diventare un giocatoreprofessionista. O da napo-letani come Adam, nato ecresciuto in Italia dagenito-riivoriani. E perfinoda apo-lidi come Lello, «figlio di

una migrante irregolarechenon l’hapotutoiscrive-re all’anagrafeperchéil pa-dre napoletano non l’hamai voluto riconoscere».

Per molti di loro, quindi,ilveroproblema è nonave-re alcun documento di

identità valido ancor pri-ma che la residenza in Ita-lia. Non appena la normadella Federcalcio decade,però,il presidente dell’Afro-napoliAntoniodecidedi fa-reil salto diqualità,e passa-re dai tornei amatoriali aquelli professionistici.«Con l’escamotage del tes-seramento dei giocatori -racconta il regista - Anto-nio cerca di risolvere i pro-blemidei suoi ragazzi, di re-golarizzarne la posizione».Tutta la prima parte delfilm ce lo mostra mentre«si scontra con il muro digomma della burocrazia»,restituendo così uno spac-cato nonsolo diNapoli madell’Italia e delle sue con-traddizioni, nella «giunglanormativa» che avvolge i

protagonisti.Col procedere del cam-pionato e il susseguirsi del-le vittorie dell’Afronapolico-nosciamo meglio anche igiocatori, entriamonellelo-rocasee nelleloro vite quo-tidiane fatte di allenamenti,l’occasionale vendita diqualche profumocontraffat-to e di uscite con gli amici .«Inizialmente erano diffi-denti nei confronti di quel-lo che stavo facendo - rac-conta il regista - ma soprat-tuttoeroiostessoa nonda-re troppa confidenza: hopassato i primi sei mesi so-lo a osservare». Poi si sonosciolti: «erano abituati a es-sereripresi durantele parti-te,e allafine si sono rivelatidegli attori nati».

L’unico che continua a

farefaticadavantialla mac-china da presa è Maxim, lecui speranze di vivere delsuo talento si affievolisco-noognigiornochepassa: ilcalcio per il momento nonporta alcun guadagno, «e isuoi anni cominciano a di-ventaretroppiper poterim-maginare un futuro in se-rieA -spiegaLi Donni- no-nostantel’Afronapoli conti-nui tutt’ora a vincere e ascalare le categorie profes-

sionistiche».Il microcosmo familiare

e sportivo raccontatoda Lo-ro di Napoli   riflette così«un’integrazione compiutain un incompiuto sistemasociale - dice il regista - incuiAdamdapiccolo nonve-nivapreso in giroperil colo-re della sua pelle, ma per ilfatto di avervissuto perset-teanni a Torino». Nelle stra-de diMontesanto,a ridossodei Quartieri spagnoli, «si

parlaaddirittura un dialettoche mischia napoletano ecreolo, conosciuto alla per-fezione tanto dai migrantichedai napoletani».

Lello invece per potercontinuare a giocare a cal-cio coi suoi compagni di-

venta «la prima persona inItalia a cui viene concessounoiussolisportivo, chelostesso sindaco De Magi-stris consegna alla Feder-calcio». Non gli è consenti-toinvece diandarea trova-re la fidanzata in Franciaper lavoro: senza un docu-mento è impensabile pas-sare la frontiera, e Lello hagià avuto problemi con lalegge.È ilsistemapoliticoeburocratico a non tenere ilpasso con le vite di questiragazzi, nel bene e nel ma-le «in armonia con l’am-biente che li circonda»,espressioni di un futuroche è già in mezzo a noi.

Flaviano De Luca

ROMA

«Non una semplicegiornata di musicama una giornata

dilotta, per i diritti e perla di-gnitàdellanostraterra,un gri-dodi libertà della gente che èstancadi subiree vuolereagi-re». Così Michele Riondino,attore e direttore artistico in-sieme con Roy Paci e Dioda-to, ha presentato Uno Mag-gio Taranto, giuntoalla quar-ta edizione, manifestazione

interamente autofinanziata ecreata dal Comitato Cittadinie Lavoratori Liberi e Pensan-ti,un gruppodi operaie citta-dini formatosi a seguito delsequestro degli impianti in-quinanti dell’Ilva nel 2012.L’appuntamento dell’UnoMaggio è la punta visibile diun processo ben più ampio equotidiano che coinvolge lacittadinanza tarantina tuttol’anno, nella battaglia chevuole spezzare la contrappo-sizionetra dirittoallasaluteediritto al lavoro, nella richie-sta di salvaguardare i posti dilavoro e tutelare l’ambiente,sfruttando fondi regionali,statali edeuropei,comeè sta-to fatto altrove.

«Sul palco di Taranto nonci saranno né padrini né pa-droni - ha aggiunto Roy Paci

- ma il microfono sarà a di-sposizione delle tante realtàchecombattonoin prima per-sona nei territori, da chi sibatte perla bonificadella Ter-ra dei Fuochi a chi si opponealle trivellazioni petrolifere,da chi prova a fermare losperpero di denaro pubblicoper la Tav a chi dice no allaprevaricazione militare in Si-cilia nella vicenda Muos».Nelsegno dellaverità e giusti-zia parlerà la mamma di Fe-derico Aldrovandi, alcuniesponenti del comitato NoTav e dell’associazione «Veri-tà per Giulio Regeni». Il festi-val pugliese sarà, infatti, lamanifestazione conclusiva di

una settimana di eventi tramostre, concerti, rappresen-tazioni teatrali, mostre cine-matografiche, eventi sportivi.Un progettointitolato«Ricon-versioni» che presenta unconcerto dei 99 Posse (il 28aprile), un workshop fotogra-fico (il29),un djsetdi Samuel

e Boosta dei Subsonica (il30), una visita al Museo Ar-cheologico Nazionale e altriavvenimentiverranno annun-ciati nei prossimi giorni (siparla della presenza dei Mu-se, in arrivo in Italia in tour afine maggio) per riaccendereuna città, costruire un’alter-nativadiversa.A taleproposi-to è stato anche indetto unconcorso nelle scuole chie-dendo agli alunni delle me-diedi immaginarela loro vitafutura a Taranto. Domenicaprossima, il 10 aprile, invece,il TarantoF.C. 1927 destineràun euro per ogni singolo bi-glietto venduto per il matchTaranto-Potenza (campiona-

to nazionale dilettanti, giro-ne H) al Comitato Cittadini eLavoratori. «Siamo con Ta-ranto quale emblema di unacittà che vuolerisorgeredalleceneri dell’interesse altrui eriappropriarsi della propriabellezza – ha dichiarato Ma-nule Agnelli – Uno MaggioTaranto è una manifestazio-ne dovesi respiraun’atmosfe-ra diversa, con uno spirito euna sincerità collettiva».

Ecco i nomi dei musicistipartecipanti,tutti a titologra-tuito: Afterhours, Luminal,Niccolò Fabi, Subsonica, Da-niele Silvestri, Ghemon, Le-

vante, Litfiba, LNRipley, Bea-triceAntolini, Ministri, Lumi-nal, Teatro degli Orrori, Ren-zo Rubino, Selton, GiovanniTruppi. In casa giocherannoMama Marjas e don Ciccio,Orchestra Mancina, Terra-ross, SFK, Fidoguido, Frank Buffoluto e Punkreas,tuttina-tivi della città dei Due Mari(mar Grande e mar Piccolo).Presentano ValentinaPetrini,

 Valentina Correani e AndreaRivera, al Parco Archeologicodelle Mura Greche, trasmis-sione diretta su sat e digitaleterrestre (sul canale 85), fine-stre per tutta la giornata suRaiRadioUno,che cureràunlungo speciale in diretta.

Silvana Silvestri

Passato a Venezia allaSettimana della Critica,arriva suglischermi Ba-

nat(Il viaggio)l'esordioitalia-no di Adriano Valerio. Prota-gonista un giovane laureato,Ivo (Edoardo Gabbriellini),un agronomo provvisoria-mente occupato in lavori oc-casionaliche accettauna pro-posta da Bucarest che richie-de proprio la sua specializza-zione, un impiego impossibi-le da trovare in Italia. In que-sti spazi apparentemente co-sì deserti si muovono come

fantasmi i riflessi di tanti filmclassici (in questo caso i «we-stern»di Dan Pita pernonar-rivare ai contemporanei), masi deve cancellare quel riferi-mento, togliere ogni altra cu-riosità sul luogo che non siala problematicarealtà delpro-tagonista. Se la situazione inItalia è difficile, scoprirà chelo è altrettantoin Romania,leaziendeagricole rischianoan-che lì il tracollo. Il rifiuto diogni organizzazionecoopera-

tiva, dopo lacadutadelcomu-nismoha portato a un indivi-dualismo che non aiuta a ri-solverecasidi emergenza.An-chenell'aziendadove si è tra-sferito gli stipendi non sonostati pagati da mesi. Il sensodi spaesamento chedà il filmprovienedallastessasituazio-nein cuisi trovail protagoni-sta (e un'intera generazionedi trentenni), la sua immagi-ne riflessa è quel paesaggio,le abitazioni viste da lontano,glistessialberidi mele minac-ciatida gelate chenon posso-noessereevitateperchéman-cano i soldi per comprare

l'antigelo. Anche Bari che halasciato il protagonista appa-reun luogo provvisorio, scato-loni nell'appartamento trachi parte e chi arriva. MentreIvo è in partenza arriva Clara(Elena Radonicich) la nuovainquilina.

Tra i due si erge la presen-zadiunatostapadronadica-sa (Piera Degli Esposti). Claraha un lavoro alcantierenava-le,ma arriva il licenziamento,cosìdecide diandarloa trova-

re: la breve intesa che si crea

tra i due li farà incontrarenuovamente. Poche parole,piccoli gesti, labili episodiche spuntano nel raccontoinaspettati (un cane perdutoa Bari vecchia, il Tai chichuan da insegnare alle con-tadine romene), con unosguardo più nordico che me-diterraneo. L'immagine cre-puscolare predominante,nu-trita diun passato chesi vuo-le superare, di un presentesenza prospettive, è scossa

da qualcheiniziativa dapren-

dereper cambiarela situazio-ne,undiversomododi distri-buire la frutta ad esempio,l'utilizzo del legno di barcheabbandonate per riscaldaregli alberi.

Ma anche queste iniziativevengono frustrate. «Tu nonsai come vanno le cose qui»,gli viene detto, proprio comegli avrebbero detto i contadi-ni pugliesi. Il proprietariodell'azienda per spiegarglielogli raccontaun episodiodella

sua vita. Giocava a calcio? Sì,ilsuo nome è HelmutDucka-dam, il portiere dello Steauache parò 4 rigori nella finalecontro il Barcellona facendovincere alla sua squadra laCoppa dei Campioni nell'86,la prima volta per un paesedell'est. Re Carlos gli regalòunaMercedese ilfiglio diCe-aucescu gli fece spezzare lemani, la voleva lui la Merce-des.

La storia da cui prendespunto ilfilm nasce dall'espe-rienza di un amico del regi-sta, che andò in Romania afondare un’azienda agricola

nell’epoca in cui i romeni se-guivano la rotta inversa edemigravano in Italia. Adriano

 Valerio (classe ’77) invece hasceltoParigi,dovevivedado-dici anni, lì ha studiato cine-ma. Ha vinto molti premi tracui la menzione speciale aCannes 2013 per il corto  37 gradi 4S e ilDavid diDonatel-loe imparatoforseun po’dalcinema francese a sottrarre,suggerire, camminare conpassoleggero.

 Al Parco delle MuraGreche, il concertoautofinanziatodalla comunitàdi cittadini e operai

VISIONI 

INCONTRI · Pierfrancesco Li Donni, regista del doc al Festival di cinema africano

«Loro di Napoli», un calcioalle regole del razzismo»

EDOARDO GABBRIELLINI

EVENTI · Da Afterhours a Litfiba, con Roy Paci, Fabi e Silvestri

Uno Maggio Taranto, megafonodelle battaglie dei territori

CINEMA· Arriva nelle sale «Banat (Il viaggio)» di Adriano Valerio, visto alla Settimana della Critica

Emigrante alla rovescia. Dall’Italia alla Romania

GEORGE ROMERO

«Non temo gli zombie, quello che mi fa paura è il terrorismo». Parola di George Romero, ilregista americano in Toscana in occasione del premio alla c arriera che gli sarà consegnatooggi al cinema Moderno nell’ambito del Lucca F ilm Festival e Europa Cinema 2016. Causticoanche su Trump: «non mi spaventa il suo parrucchino ma quello che c'è sotto».

MERLE HAGGARD

È stata una delle grandi leggende della musica country, è morto all'età di 79 anni in CaliforniaMerle Haggard. Dopo un'infanzia e un'adolescenza problematiche che lo portarono più di unavolta dietro le mura del carcere, Haggard dal 1960 si è dedicato alla musica, arrivando alsuccesso planetario con due brani del 1969: «Okie from Muskogee» e «Workin' Man Blues».

L’Afronapoli,squadra di football

multietnica e lo

scontro con il

muro di gomma

della burocrazia

CAPAREZZA DI SPALLE A UNOMAGGIO 2015

UNA SCENA DEL DOCUMENTARIO, SOTTO IL REGISTA PIERFRANCESCO LI DONNI

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pagina 14   il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

CAMPANIA

Sabato 9 aprile, ore 9.30LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALEIncontro sulla Costituzione alla luce dellariforma Renzi-Boschi. Sarà presentata la

campagna per il no al referendum di ottobree partirà la raccolta di firme per il referen-dum abrogativo della nuova legge elettorale.Parteciperanno i costituzionalisti Massimo

 Villone, presidente del comitato del Sì alreferendum contro l’Italicum, Francesco Pal-lante, del consiglio di direzione di Libertà eGiustizia, e Alberto Lucarelli, del Coordina-mento democrazia costituzionale.   Biblioteca della Società napoletana

di storia patria, Maschio Angioino, Na-

 poli 

CALABRIA

 Venerdì 8 aprile, ore 17.30 TRIVELLAZIONI  L'Anpi di Catanzaro incon-tra il prof. Domenico Gattuso docentedell'Università Mediterranea per discutere leragioni del Sì al referendum del 17 aprilesulle trivellazioni.  Libreria Ubik, via Progresso 2, Ca-

tanzaro

LAZIO

 Venerdì 8 aprile, ore 18GUERRA E AUSTERITÀ   Incontro dibattitosul tema: «Guerra e politica di austerità, duefacce della stessa medaglia». Intervengono:

 Tommaso Di Francesco, Pietro Protasi, An-drea Mosetti, Stefania Fantauzzi, Sergio Bella-vita e Nando Simeone.  Csa Intifada, via Casal Bruciato,

15, Roma

 Venerdì 8 aprile, ore 19 ARGENTINA E DESAPARECIDOS Nellaricorrenza dei 40 dal golpe in Argentina l’As-sociazione Antonio Cotogni presenta l’iniziati-va: «Argentina e desaparecidos 1976- 2016.Cantare e raccontare la storia», Incontro per parlare e capire con interventi musicali di:Fabrizio Modoni, Leonor Ravizza, Rosa Rodri-guez e i solisti: Giuditta Puccinelli(soprano),Patrizia Pavoncello (mezzosoprano), Salvato-re Maligno (tenore), al pianoforte: Luigi Fran-calanza.  Via Federico Borromeo, 75, Roma

TOSCANA

Sabato 9 aprile, ore 9.30L’EUROPA DEL N.A.W.R.U  Incontro sultema: «L’Europa del N.A.W.R.U. Disoccupazio-ne e precarietà di massa?» Introduzione di

 Aldo Ceccoli con relazioni di Massimo D’Anto-ni e Roberta Carlini. Un incontro per discute-re del Nawru, ossia di quel modello matema-tico che indica ai governi il tasso di disoccu-pazione strutturale necessario per impedireun aumento dell’inflazione.  Al Giardino dei Ciliegi, via dell’Agno-

lo 5, Firenze

Sabato 9 aprile, ore 16STRISCE MIGRANTI  Incontro con alcunidei fumettisti che hanno raccontato, attraver-so le loro strisce, storie di immigrazione e dilotte per la libertà. Intervengono: David Bia-gioni, Emanuele Giacopetti e Federico Mazzo-leni di «Graphic News» - un periodico on lineche tratta a fumetti temi di attualità – e

 Vermi di Rouge, un fumettista che ha tradot-

to in vignette la sua esperienza in Kurdistan:presenteranno le loro opere, proiettandonealcune, e racconteranno come le hannorealizzate. Concluderanno la serata i cantidel Coro LeMusiQuorum e un buffet autoge-stito.  Centro Sociale Il Pozzo, p.zza Ilaria

 Alpi e Miran Hrovatin, Firenze

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Quando Renzi mi dava del tuCaro dott. Renzi, la democrazia èuna cosa seria e togliere il dirittodi espressione e di parola è cosagravissima. Comunque se Leipensa che sia la strada giusta ei suoi collaboratori pensano diaver fatto bene, va bene ancheper me, mi tocca pazientare finoalle prossime elezioni. Le miemail e i miei twitter, erano, sonoe lo saranno, di contestazione,senza mai una parolaccia, versoun governo che non ascolta il

popolo e le persone oneste,forse troppo veritieri e per questole hanno dato fastidio, tanto èvero che mai ho avuto risposta.L’unica risposta è stata lacensura. Ieri sera con un gruppodi esodati eravamo sotto la sededel pd, per l’ennesima volta leabbiamo chiesto di incontrarci elei come al solito non ci havoluto ricevere. Certo aveva altrecose da fare, sicuramente piùimportanti delle 24.000 famigliedi esodati che aspettano unarisposta dal suo governo e da Leiin prima persona, visto che è Leia dettare legge. Comunque midispiace solo di una cosa, diaver creduto in quel giovanotto,che il venerdì prima delleprimarie, ci ha ricevuto al teatroolimpico a fine evento dietro lequinte. Mi disse chiamandomiper nome, e mi giurò in presenza

dei suoi uomini di fiducia, che sesarebbe diventato segretario delpd, ed in seguito presidente delconsiglio avrebbe risolto ilproblema esodati primapossibile. Purtroppo una delletante promesse non mantenute.Capito adesso perchè sonoincazzato con Lei? e Lei cosa fa?mi banna, mi censura, mi togliela parola, pensando di umiliarmi.

La ringrazio per la suaindisponibilità e mi auguroquanto prima di andare adelezioni.Giuliano Colaci comitato esodatiRoma

L’Italia che vorreiL’intervento di Piero Bevilacquasu «il manifesto» del 2 aprile chetrae spunto dal riconoscimentodella rivista Fortune a MimmoLucano, sindaco del Comune diRiace, ha messo ancora unavolta l’accento sull’immigrazionecome risorsa; una opportunità,dunque, e non una minaccia,

che nasce mettendo insieme consemplice lungimiranza l’analisidei bisogni del territorio,l’emergenza migranti e la crisieconomica e occupazionale. Valela pena di ricordare che sul temaintervennero lo stessoBevilacqua, Tonino Perna eAlfonso Gianni (maggio 2015) eche il 29 settembre 2015 fulanciato un appello a più voci,ma che una concreta e robustainiziativa in tal senso non si èancora vista. Eppure, mettere insinergia competenze e forzalavoro con grandi bisognistrutturali ha spessorappresentato una via di uscitaanche per gravi momenti didepressione economica: adesempio negli anni ’30, negliUsa, la Tennessee Valley ful’emblema di un grandiosorisanamento territoriale

attraverso il coinvolgimento diuna cospicua forza lavoro. Inluoghi più vicini a noi, sirammenta l’epopea degli«scariolanti» ravennati chevennero (1884) da Ravenna afare la bonifica di Maccarese,Ostia e Porto, anche incoraggiatida Andrea Costa che sostennequell’avventura ritenendo chepotesse rappresentare

un’occasione per dei lavoratori diesprimersi e organizzarsi conautonomia. Sotto altri aspetti piùsimilari all’attuale situazione deisiriani, non è stato cosìinquietante, come si temevaallora, l’1,3 milione di «boat people» vietnamiti e indocinesiche affluirono negli Usa nel1976 dopo la fine della guerra;anzi, a distanza di anni, si sonorivelati la comunità più capace –fra quelle immigrate – di crearereddito, seppure più debolesotto il profilo dell’integrazionescolastica e linguistica. Per muoversi in analogia sarebbequindi necessario prendere adesempio le esperienze locali dieccellenza come Riace e farlediventare un progetto-Paese. Maoccorre una visione di sistema

che metta insieme a livellonazionale: 1- la pratica deicorridoi umanitari (sviluppandolaoltre le emergenze sanitarie),2-gli investimenti pubbliciintorno agli obiettivi prioritari delPaese (ma qualcuno ha inmente «un’Italia che vorrei?»;viene da dubitarne) e3-l’organizzazione dellecompetenze e della forza lavoro,

straniera e italiana. Al momento,invece, ci si accontenta dirisolvere il problemaparcheggiando in Turchia glisgraditi migranti. E questo lo sifa senza alcun progetto sulle lorocompetenze e sulla loro umanitàe senza alcuna garanzia dirispetto dei diritti umanielementari (per esempio, in

 Turchia sarà garantita la scuolaai loro bambini?). Invece èmettendo in correlazione i diversiproblemi sul tappeto e le relativeipotesi di soluzione che potremodare risposte concrete ai drammidi rifugiati e migranti e ai nostribisogni strutturali, come –appunto - il degrado el’abbandono del territorio. Èvitale che - come leader ocittadini – ci facciamo interpreti

di un tale disegno politicolungimirante e che non ciaccontentiamo più della gestionedelle emergenze.Silvio Stoppoloni Roma

Proposta sulla LibiaGentile Direttore, leggonell’articolo a firma ManlioDinucci una interpretazione cheinserisce la mia proposta sulla

Libia nel filone neo colonialista.Non mi sarò espressochiaramente, ma la mia propostava in senso esattamente oppostoe anzi la ritengo innovativa.Preso atto che la realtà libica èframmentata da etnie e da realtàtenute insieme, in passato dallanostra avventura coloniale eultimamente dalla sanguinariadittatura di Gheddafi, è utopicopensare che questecontrapposizioni si dissolvanosolo perché compare unincaricato Onu. Certo autorevole,ma che deve fare i conti con legelose autonomie delle altre

realtà. Per cui la mia proposta èdi auspicare che la Libia restiunita e autonoma nella formagiuridica di Unione oConfederazione, sceglierannoloro la soluzione migliore. Dalpunto di vista economico, poichéla contesa è sulla gestione delgas e del petrolio, per nonparlare delle terre rare al sud, equesta realtà percorre in modointrecciato, si pensi aglioleodotti, il territorio libico. Laproposta che avanzavo,nell’articolo citato da Dinucci,era quella di costituire in Libia,un’autorità energetica unica,gestita dal popolo libico, comeera stata la CECA in Europa per il carbone ed acciaio. Rispetto aquesta realtà sovrana edautonoma l’Europa puòcollaborare. Questo momentopoteva essere una occasione

anche per l’Europa per fare unpasso in avanti nella suaintegrazione intervenendo noncome singoli stati ma comeUnione. Segnalo che, sul sitowww. Argomenti 2000.it, la miaposizione è espressa conun’analisi più articolata. Grazieper l’opportunità di chiarire lamia posizione e buon lavoro.Ernesto Preziosi

Ogni giorno di più le frontiere europeeed il Mediterraneo si macchiano disangue innocente. Dal 1 gennaio al

24 marzo di quest'anno 531 uomini,donne e bambini hanno perso la vitanel tentativo di raggiungere l'UE per fuggire da guerre, povertà e trovarviun futuro migliore. Vogliamo un'Euro-pa dalle porte aperte, che garantiscaai migranti una via d'accesso sicura elegale senza costringerli a mettere arepentaglio la propria vita.Contestiamo il contenuto dell'accordo tra UE e Turchia, perché è basato sul-la distinzione tra profughi ed emigran- ti irregolari, essendo prevista per que-sti ultimi una vera e propria espulsio-ne dall'UE a fronte dell'accoglimentoin Europa di un pari numero di profu-ghi dalla Turchia, ed interessa solo72.000 persone.Chiediamo all'Ue di sospendere que-sto discutibile accordo e concordiamocon i dubbi espressi dall'Alto Commis-sariato dell'Onu per i Rifugiati circa lasua legalità. Sulla base di tale accor-do la Grecia potrà dichiarare «inam-

missibili» le richieste di protezioneinternazionale presentate da «Richie-denti asilo siriani» classificando la Turchia come «Paese di primo asilo»

e da «Richiedenti asilo non siriani»attribuendo lo status di «Paese terzosicuro». Sull'applicabilità alla Turchia

di questi due status nutriamo pesantidubbi. In particolare riteniamo inappli-cabile lo status di «Paese di primoasilo»: la Turchia ha applicato la Con- venzione di Gi nevra ai soli richiedentiasilo provenienti da Paesi europei enon a siriani, afghani, iracheni, libicied esseri umani di altre nazionalità.Riteniamo discutibile l'applicazionedello status di «Paese terzo sicuro»per i richiedenti asilo di nazionalità

non siriana: la Turchia ha finora di-screzionalmente applicato la Conven-zione di Ginevra ai soli rifugiati prove-

nienti da Paesi europei mentre occor-rerà assicurarsi che le autorità di Ankara garantiscano ai richiedentiasilo tutele di natura procedurale esostanziale equivalenti a quelle garan- tite dalla Convenzione stessa, dallaCedu e dalla Carta dei Diritti Fonda-mentali dell'Ue.Chiediamo pertanto alle istituzionieuropee ed ai governi Ue di sospende-re immediatamente gli accordi in ma-

 teria migratoria recentemente sotto-scritti con la Turchia. Alla Commissio-ne Europea, al Presidente del Consi-

glio Europeo ed alla Presidenza di turno del Consiglio dell'Unione chie-diamo di collaborare per rendere effet- tivamente applicabile il meccanismodi ricollocazione dei migranti in arrivoin tutto il territorio dell'Unione. E dipromuovere le dovute iniziative legisla- tive per rafforzare la competenzadell'Unione al fine di creare un vero eproprio sistema di accoglienza e diasilo comune. Ai Presidenti delle Re-gioni e ai Sindaci dei Comuni italiani,di prendere posizione contro l'accordoin questione ed a favore di un'Europasolidale, multietnica e federale, l'uni-ca che potrà attraversare indenne legrandi sfide del XXI secolo.* Gioventù Federalista Europea diPescara in collaborazione con Euro-pa in movimento. Prime firme: Giu-seppe Bronzini, Edoardo Di Paolo,Monica Di Sisto, Monica Frassoni,Carlo Gubitosa, Lucio Levi, LorenzoMarsili, Walter Massa, Sandro Mezza-

dra, Grazia Naletto, Ignazio Patrone,Paolo Ponzano, Barbara Spinelli, Ni-cola Vallinoto, Guido Viale. Testo e firme su  www.europainmovimento.eu

DIVANO

 Flusso e riflusso Alberto Olivetti

COMMUNITY 

GRECIA, IDOMENI FOTO REUTERS

 Migranti/Unappello

 L’Europadisumananonha futuro

Si deve a Antonio de Giuliani un«Saggio politico sopra le vicissitudi-ni inevitabili delle società civili»,stampato a Vienna nel 1791, chesi apre con queste parole: «Gli uo-mini si consolano ogni giorno soprai rapidi progressi delle arti e dellescienze. Credono assai vicino quel

momento in cui la loro felicità, si-stemata dai lumi e dall’esperienze,cesserà di esser fluttuante e spie-gherà infine un carattere di consi-stenza inalterabile».Lumi ed esperienze che si ricavano,per stare al lessico di de Giuliani,da «la contemplazione dei rapportisociali». Essa è intesa a registraree comprendere le dinamiche chemuovono quei rapporti, nella certez-za che il loro studio insegni come equando si possa e si debba interve-nire: abolendo, contrastando o favo-

rendo, con l’intento di bene regola-

re, opportunamente mutare, ade-guatamente indirizzare i ‘rapportisociali’, appunto. È così che «la sa-

 viezza umana si esaurì in calcoli ein progetti», perché, argomenta deGiuliani, «malgrado tutta l’arte del-la politica, tutta la scienza degliuomini e tutta la buona volontà deiprincipi, si vedrà sempre sulla terraquel flusso e riflusso che osservasisul mare». Da qui il titolo delloscritto che dice di ‘vicissitudini ine-

 vitabili delle società civili’, ovverodelle «fluttuazioni continue che tor-

mentano le società». ‘A vicenda’,

‘scambievolmente’,‘alternatamente’ e simili i terminiappropriati per dar conto dei motidi «flusso e riflusso». Ma allora, co-me coordinare e indirizzare i «rap-porti sociali»? Come imporre loroun contegno costante e prevedibile,se essi sono mossi da alternanze econcomitanze a doppio senso? Unfluire di convergenze provvisorie eseparazioni effimere a imbastire esciogliere un gioco di reiterazionilabili. Rapporti che conseguono li-beri i loro assestamenti, disposti

 volta a volta secondo reciprocità e

interferenze che si articolano e di-slocano in flussi non evitabili. Scri- ve de Giuliani: «l’arte difficile delnocchiero consiste nel sapere dovelo conduce il vento».

 Torna a proposito un verso anticodi Ovidio: «His agitur vicibus pup-pis» (da queste vicissitudini è mos-sa la nave). Non si dà dominio econtrollo del «flusso e riflusso» senon affidandosi ad esso. Dunquenon solo un andamento lineare èinterdetto, ma si rivela illusorioogni progetto di instaurazioni stabi-

li e ordinate, quale potrebbe garan-

tire una regolare dinamica, c ostan-te e orientata. I rapporti sociali van-no per il loro corso fino all’esauri-mento delle energie attive che lianimano. Allora, una mutazione ra-dicale di quelle relazioni matura uncambiamento, comporta una lororivolgimento. Ma tale rivoluzione sirealizza in forme e modi che pre-scindono dalle intenzioni, aspirazio-ni e volontà degli uomini che, pure,sono i membri del rapporto socialein via di trasformarsi. «Le società simuovono per forza d’impulsi», dice

de Giuliani, e «in politica, come intutto il resto della natura, gli effettiappariscono, ma le cause sonosempre ignorate». Una rappresenta-zione puntuale dei flussi e dei riflus-si si osserva in un acquarello del1929 di Paul Klee, «Flüchtiges auf dem wasser» (Fluttuando sull’ac-

qua). Klee delinea chiazze frasta-gliate in espansione che si contrag-gono in riverberi di tonalità diverse.Ragionando su questa immagine èpossibile formulare l’ambito dellequestioni connesse al paradigmadelle dinamiche fluttuanti come ani-matrici del ‘rapporto sociale’. Varràla pena tornare sull’argomento, in-soddisfatti come siamo dei paradig-mi lineari ai quali afferiscono lagran parte dei giudizi correnti sul‘rapporto sociale’ – progresso, rifor-ma, conservazione.

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Page 15: Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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VENERDÌ 8 APRILE 2016 il manifesto   pagina 15

Guido Viale

certificato n. 7905del 09-02-2015

 A l verticesulclimadi Parigi i«capi» di 192 paesi hannopreso degli impegni enor-

mi: mantenere l’aumento dellatemperatura del pianeta sotto i 2e possibilmentevicinoa 1,5gradicentigradi. Per questo bisognaevitare di disperdere nell’atmo-sfera più di mille miliardi di CO2equivalentedi quial2100 (nepro-duciamo 35 miliardi all’anno).

Per raggiungere l’obiettivo icontraenti hanno presentato deipianinazionali (dettiIndc) moltogenerici, perché non ne viene in-dicatoil «soggetto attuatore»che,per il pensiero unico dominante,non può che essere «il mercato»;non gli stati né i loro governi, nétantomeno il «popolo sovrano» ele sue comunità, ma la finanza.

Ilnon dettodi quei piani è que-sto: gli interessi dell’industria pe-trolifera sono talmente grandichea metterliin forse intempira-pidi, anche oggi che il prezzo delpetrolio è ai minimi, si rischia iltracollo dell’economia mondiale.

Solo a lasciare sottoterra le ri-serve di idrocarburi che non do-vrebbero essere più bruciati pernonsuperarela quantitàdi emis-sioni climalteranti che ci separa-no dai due gradi in più di tempe-ratura si mandano in fumo deci-nedi migliaiadi miliardi giàquo-tati in borsa. Poi ci sono gli im-pianti (trivelle, pipeline, miniere,flotte, raffinerie, centrali termi-che,ecc.): altre decinedi migliaiadi miliardi ancora da ammortiz-zare (e quando lo sono già, veremuccheda mungere perfarepro-fitti, anche se vanno in pezzi).

Quei piani sono comunque in-

sufficienti a raggiungere l’obietti-vo; per cui è già stato stabilitochenel 2020dovranno essererivi-sti al rialzo. E lo si dovrà fare perforza,perchéil climasta giàpreci-pitandoverso un disastroirrever-sibile per il pianeta e per la vitaumana, cioè per tutti noi, i nostrifigli, i nostri nipoti. Niente saràpiù come prima («This changeseverything») comeha scritto Nao-miKlein:sia chesicerchi diprose-guire sulla strada del   business as usual , facendo precipitare la crisiclimatica; sia che si decida peruna vera transizione energeticaverso efficienza e fonti rinnovabi-li: che può essere realizzata solocambiando radicalmente consu-mi, prodotti, processi produttivi esoprattutto sistemi di governodell’economia:nella forma di unavera democrazia partecipata.

«Una rivoluzione»: la scelta ob-

bligata che, seguendo il titolo cheè stato dato alla traduzione italia-na del libro della Klein, «ci salve-rà». Le tecnologie per realizzarlasono già disponibili, e potrebberomoltiplicarsi se si dedicasse lorol’attenzionee lerisorsechemerita-no. I costi sono perfettamente af-frontabili e i risparmi che ne pos-sonoderivareli ripagherebbero intempi ragionevoli.

Quello chemanca è l’orga-

nizzazione, chenonèla greeneco-nomy    (investiredove i ritorni so-noimmediati e la-sciar perdere tut-to il resto), ma lademocrazia eco-nomica: il controllo delle comu-nità sulle attività che le vedonoimpegnate. In termini sintetici:tuttociò cheprolungain qualsia-si forma la dipendenza dai fossi-li non fa che ritarare la transizio-ne e renderla più costosa doma-ni, in termini economici, am-bientali, umani.

 Alcuni driver di una transizionedelgeneresonogià all’opera:le as-sicurazionisono a mal partito peri danni creati dagli eventi estremiprovocati dai mutamenti climati-ci;è incorsoun processo di disin-vestimento dalle risorse fossili da

parte degli organismi più avverti-ti: dai Rockfeller alla Norvegia, ilpaese con la popolazione più ric-ca del mondo grazie al petrolio. Icostiimpiantisticidelle rinnovabi-li scendono a picco mentre quellidell’inquinamento da petrolio ecarbone vanno alle stelle…

Per questo appare paradossaleche, appena rientrato da Parigi,dovecomeal solito aveva spiega-

toche nelcampo dellaconversio-ne energetica l’Italia, cioè lui, èpiù avanti di tutti (tesi ripetutapochi giorni fa), Renzi e il «cer-chio magico» del suo governo sisiano dati dafare perspremerefi-no all’ultima goccia il petrolioche sta sotto i mari e il suolo ita-liani. Cercando prima di eluderei referendum contro le trivelle amare, per poi aprire uno scontrofrontalecon i suoi promotori. E ri-confermando e peggiorando ilprogetto, messo a punto a suotempo dall’ex ministro Passera,di trasformare il nostro paese in

terminalee deposito incontoter-zi (cioè pertutta l’Europa) delgasimportato dalla Russia e dal Nor-dafrica; anche a costo di scassareil territorio con un gasdotto e de-glistoccaggiche minaccianol’Ita-lia nelle sue zone più sismiche,come l’Aquila e l’Emilia.

D’altronde si tratta di quellostessoRenzi cheadora Marchion-ne (quello che ha assunto 1.000

nuovi operai do-po averne messi

alla porta 20.000in meno di diecianni) invece dispiegargli che nél’Italia né il restodel mondo han-no bisogno diuna jeep per an-

dare a fare la spesa o portare ibambini a scuola; e che prima opoi quei mastodonti dovranno ri-manere fermi. E con loro gli ope-rai che li fabbricano. Insomma,più si sbraccia a presentarsi edesaltarsi come innovatore e piùRenzisi abbarbicaalla piùsupera-tae nociva delle opzioni economi-che: tenere in vita, in tutte le for-me, l’economia delpetrolio e del-le fontifossili.

Questa è la vera posta in giocodelreferendum del17 aprile:nonle misereroyalties ricavate dal pe-trolio, che non valgono il costo

che Renzi fa pagare agli italianiper non aver accorpato referen-dum ed elezioni amministrative;noni pochi,sporchi e insalubri po-sti di lavoro che verranno a man-care quando arriveranno a sca-denza le concessioni che lui vor-rebbe confermare a tempo inde-terminato; bensì le decine di mi-gliaia di nuovi occupati che unprogrammadi riconversioneener-

getica potrebbe creare – e che inparte avevano cominciato a essercreati prima che Renzi spostasselesue fiches dalleenergierinnova-bilial petrolio, facendone già per-dere quasi 80mila – oltre a tuttiquelli (turismo, pesca e agricoltu-ra) che il petrolio distrugge; ma,soprattutto, il ritardo e il dannochel’attaccamento allerisorsefos-sili finirà per imporre a un paeseesclusoda unariconversione ener-getica ormai irrinunciabile.

Questoè iltemadi fondo,quel-lochefa dellacampagna controletrivelle un momento di informa-zione, di riflessionee di auto-edu-cazione su una questioneineludi-bilesucuiilgoverno –ma non so-lo lui – ha steso un velo mentreavrebbe dovuto metterloal centro

di tutto il suo operato.Poivieneilresto, chenonè poco:

cioè ilmodoin cuipetrolio e risorseenergetiche vengono estratte esfruttate, il seguito di inquinamen-to,di degrado ambientale,di danniallasalute,di vitedistrutte, di corru-zione e di deficit democratico chel’economiadegli idrocarburisi por-tadietro. Nonsoloin Italia.

Il petrolio, come è noto, è lamerda del diavolo: che ha fattopiombare tutti i paesi dove vie-ne estratto e lavorato in uno sta-to di degrado ambientale, socia-le e istituzionale tanto maggiorequanto più è consistente la fintaricchezza di cui dovrebbero be-neficiare: che è ricchezza per chisene appropria, nonperchi vivesu quei territori. Guardate il gol-fo persico, l’Arabia Saudita,l’Iraq, l’Iran, la Nigeria, la Libia,il Texas e le regioni del Canada

devastate dall’estrazione dellesabbie bituminose; ma anche lafatica del Venezuela per cercaredi liberarsi dal cappio politicodel dominio degli Stati uniti sul-lesue riserve;e vedretequasisol-tantodistruzione di interiterrito-ri e dei paesaggi più belli delmondo, miseria e oppressionedellecomunitàchehannola sfor-tuna di abitarli, prepotenzadi chisi avvantaggia di quelle risorse aloro spese.

Così anche l’Italia, nonostantele sue riserve infime, è riuscita aimportare – cercando benintesodi tenerlenascoste – buona partedelle disgrazie che accompagna-no lo sfruttamento degli idrocar-buri in tutto il pianeta: in quelcampo «il mercato» è questo; e la«concorrenza» si fa così: corrom-pendo,inquinando e massacran-do cittadini e lavoratori.

Perché quando in gioco ci so-no «scambi di favori» un’impre-savalel’altra: Eni e Totalpariso-no; e quella ricchezza nazionaleche il governo dice di voler met-tere a frutto può tranquillamen-te defluire verso le raffinerie e lereti di un concorrente: l’impor-tanteè chegliamici degliamici-o i coniugi dei ministri - ne rica-vino il loro tornaconto.

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tiratura prevista 37.535

Quello che manca non è la «green economy»

(investire dove i ritorni sono immediatie lasciar perdere il resto) ma la democrazia

economica. Il referendum sulle trivelle

è un momento di riflessione

e auto-educazione fondamentale

Cambiamento climatico,una rivoluzione obbligata

COMMUNITY 

Se una società petrolifera oun consorzio di palazzinari

glielo chiedesse, piantereb-bero trivelle o edificherebbero eco-mostri anche di fronte a Piazza SanMarcoa Veneziao inPiazzadellaSi-gnoriaa Firenze.Il caso lucano è or-mai sotto gli occhi di tutti, non sipuòpiù girare la testa dall'altrapar-te. Osservo che, della stessa naturadel caso delle trivelle, sono altri casiclamorosi comequelli delsottoattra-versamento ferroviario di Firenze edell'ampliamento sconsiderato edissennatodell'aeroporto di Pereto-la, anch'esso a due passi da Firenze(la quale rischia di diventare la "cit-tà martire", e come tale meritereb-be d'esser proclamata, di questa fa-se produttivistico-ambientale). Delresto, in ambeduequesticasi baste-rebbe scavare appena più a fondo(nondico«piùa fondo»;dico:«appe-na più a fondo»), per arrivare a sco-prirele stesse logicheche hanno so-vrainteso alle operazioni speculati-

ve lucane.Per cui: chi vota sì al referendum

sulle trivellazioni marine, vota con-temporaneamente controtutto que-sto, - controtuttoquesto,e controilsuoprobabile, anzi,facilmentee as-solutamente prevedibile, peggiora-mento. Anche a tremila metri c'èdunque un interesse profondo (è ilcasodi dirlo)a votareal prossimore-ferendum sulle trivelle sottomarine.

Il secondo motivo è di caratterepolitico generale. Non s'è mai vistoinquestopaeseungovernocheinvi-tila cittadinanzaa nonandarea vo-tarea unaformadi qualsiasiconsul-tazione elettorale. Questo governoconta sulla stanchezza,la disaffezio-ne, lo scontento, persino sull'incaz-zatura («vadanotuttial diavolo,nonvoglio più saperne!»), per continua-re a governare. Qui,a propositodel-letrivelle, - tema, comeho giàdetto,apparentemente marginale e inte-

ressedi pochi, - simanifesta lastes-sa linea, non soltanto politica, maideologico-culturale, che si manife-sta a proposito della materia dei re-ferendum d'autunno, e cioè: quan-topiù sirestringe labasedelpotere,tanto meglio è per chi governa.

Può governare meglio, con menoimpacci e più libertà di movimentoe di azione. Per esempio: fare quelche si vuole dell'ambiente italiano,se petrolieri, palazzinari e costrutto-ri di strade e autostrade glielo chie-dono (oppure, magari, prenderel'iniziativa di andarglielo a chiedere,seil girodei soldi, degli investimentie delle ricadute di potere, dovessetroppo abbassarsi). Ma di più, mol-to di più: fare quel che si vuole inogni ganglio dell'azione di governo,accantonandoo eliminando deltut-to controlli, verifiche, inutili discus-sioni(perditedi tempo,gufismi d'al-tri tempi).

Di fronte a questo stato di cose, ea questaprospettiva,più si votame-glio è. Nonostante tutto, perduraqualcosa di vivo anche nella stan-chezza, nella disaffezione, nelloscontento, persino nell'incazzatura.Bisogna chevenga fuori, perripren-dere la strada comune, comune pernoi,certo,ma, a pensarcibene,per-sino perglialtri che nonla pensanocome noi.

DALLA PRIMA Alberto Asor Rosa

La vera posta ingioco il 17 aprile

chiuso in redazione ore 22.00

il manifestoDIR. RESPONSABILE Norma Rangeri

CONDIRETTORE Tommaso Di Francesco

DESKMatteo Bartocci, Marco Boccitto, Micaela Bongi,

Massimo Giannetti, Giulia Sbarigia

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEBenedetto Vecchi (presidente),

Matteo Bartocci, Norma Rangeri,

Silvana Silvestri

Page 16: Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

8/18/2019 Il Manifesto Del 08 Aprile 2016

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pagina 16 il manifesto VENERDÌ 8 APRILE 2016

ULTIMA 

L’EuropaSETTEMBRE2015.UN GRUPPODI MIGRANTIIN CAMMINOSU UNA STRADAUNGHERESEDOPO AVERLASCIATO

IL CAMPODI ROSZKE,UNGHERIAFOTO

REUTERS

NON È INNOCENTE

Roberto Ciccarelli

Da bambina Agnès Hellerha fatto l’esperienza del-la persecuzione e dello

sterminionazista.L’origine ebrai-ca condannò suo padre, che fuuccisoa Auschwitznel 1945. Consuamadre leisi salvòper miraco-lo, nel ghetto di Budapest. L’ini-ziosconvolgente diuna vita:«Hopensato tutta la vita cosa signifi-canegare a unperseguitatoun ri-fugio inun altro paese - raccontaoggi - Se gli altri paesi europei ci

avessero dato asilo forse la metàdegli oltre 600 mila ebrei unghe-resi si sarebbero salvati».

Da filosofa, già allieva di Gyor-gy Lukacs ha perso due volte lacattedraper lesue opinionipoliti-

che: la prima dopo il 1956, dopola repressione sovietica della ri-voluzione ungherese; la secon-da perchécriticò l’invasionedel-la Cecoslovacchia e Praga rima-sesola. Agnès fuggì prima inAu-stralia, poi a New York dove hainsegnato nella cattedra di Han-nah Arendt. Due grandi filosofeunite dallo stesso destino, nellostesso luogo: quello dell’immi-grazione,della persecuzione perle idee o per l’origine. Insiemehanno vissuto il paradosso delmigrante,:un essereumanopro-tetto daidiritti umani cheperes-sererispettato devediventareog-getto di repressione,di controllo

o respingimento da parte delleleggi degli stati.

Una contraddizione esplosivanel cuore della democrazia libe-rale e dello stato di diritto, pro-spettive oggi sostenute da questafilosofa ungheresedi 86 anni.Og-gi c’è qualcosa di peggio dei filispinati e dei muri che tornano asvettare sui confini dell’Europadell’Est fino alla Germania:il mi-

scuglio di paure dello straniero,cinismi geopolitici e nazionali-smi risorgenti che hanno portatoal discutibile e gravoso accordotra Unione Europea e Erdoganche bloccherà migranti e profu-ghi provenienti dalla Siria (e nonsolo) in Turchia. Sei miliardi dieuro per tenere lontano dall’Eu-ropagli effetti delleguerre,raffor-zando un continente che vuolerestare una fortezza.

«I filosofi non offrono soluzio-ni, illuminano le contraddizioni»sostiene Heller parlando primadi iniziare una conferenza orga-nizzata dai senatori del Pd ierinella biblioteca di piazza della

Minerva a Roma. Comunqueunasoluzione viene propostadal-la filosofa: «Fare entrare in Euro-pa chi è in pericolo e in cambiochiedergli l’osservanza della leg-ge e della costituzione - sostiene- Tutti devono potere diventarecittadini e non essere rifiutati». Ilproblema, tuttavia, resta l’Euro-pa e le sue politiche migratorie.«Sono il frutto di un conflitto tra

diritti umani e diritti di cittadi-nanza - spiega Heller - Le cartedei diritti umani sono finzionigiuridiche che hanno valore difatto. I diritti di cittadinanza so-no invece fatti chehannoun valo-re politico. L’universalismo deidiritti umani spinge ad aprire leporte ai rifugiati, senza fare di-stinzione tra migranti e profughidi guerra. In nome dei diritti dicittadinanza si può arrivare achiuderela portausando lamoti-vazione del Welfare: visto che èincrisi,e lerisorse sonopoche,sisostiene che gli europei non do-vrebbero condividerli con chinon lo è. In questo modo salta

l’unico legame possibile tra que-ste prospettive: la solidarietà».

Quella che prima era una fa-glia, oraè diventato unabisso. Lacrisi economica l’ha squaderna-to, i partiti xenofobi e nazionali-stiintingonoil loropungoloden-tro l’inchiostro dell’odio. Hellercitail premierdel suopaese,Vik-tor Horban, il primo ad avereerettomuri e fili spinatisulle rot-

te delle moltitudini umane chehanno attraversato nell’ultimoanno i confini d’Europa. «Comecittadina ungherese trovo assur-do puntare sull’odio infondatocontro gli stranieri, e opporre un«noi» europeo o nazionalistico a

un’entità astratta ed estraneaidentificatacon i migranti». Que-sto è accaduto. Il trattato diSchengen non ha avuto più sto-ria: molti altri paesi hanno chiu-soi confinie lepauredelledestresonodiventateincendi nellecan-

cellerie. L’Europa coltivava il so-gno di un’entità sovranazionale,ma si è riscoperta un’unione diStati-Nazione.Horban si è messoall’avanguardiadi unadelle tradi-zioni politiche europee: il bona-partismoche diventaun naziona-lismo che sembrava non averepiù credito.

L’Europa non è mai stata in-nocente. I primi rifugiati, ricor-da Heller, sono stati gli europeiche fuggivano dalle loro guerre.Dopo la prima guerra mondialee i primi anni venti la «nazione»

- un concetto che ha un passatorivoluzionario- sconfissel’inter-nazionalismo proletario e leaspirazioni cosmopolitiche del-la borghesia e generò il fasci-smo. Heller ha vissuto nel socia-lismo reale e descrive l’universoconcentrazionario dei Gulag.«L’Europa ha sempre definitogli altri come "infedeli", "selvag-gi","barbari", "nemici"o "sotto-sviluppati" - afferma - Dopo ilnazifascismo si è identificatacon le sue vittime e ha istituzio-nalizzato l’universalismo.

Oggi è in corso una battagliasui suoi valori costituenti chemette a rischio la sua stessa esi-stenza. L’identità europea nonpuò essere data per scontata,oggi più che mai, visto che nonsuscita entusiasmo». «Questacrisi è un test di esistenza perl’Europa. Se gli stati sceglieran-

no il bonapartismo e le rivendi-cazioni nazionalistiche e persi-no etniche,ai dannidell’univer-salismo della tradizione repub-blicana e federalista, se sceglie-ranno il nazionalismo al postodella solidarietà,l’ Europa reste-ràun insieme economicodi Sta-ti, senza identità politica». Equesto può essere l’antefatto diun altro inferno.

Incontro con la filosofaungherese Agnès Heller.

Muri e fili spinati tornano aiconfini degli Stati-Nazione,

la fortezza chiude le portee respinge moltitudini

di rifugiati e migranti dallaGrecia verso la Turchia.«Questa crisi è un test di

esistenza per un continente

senza identità politica, doverisorge il bonapartismodei leader, mentre

il nazionalismoha sconfitto la solidarietà»

RITRATTO · Filosofa radicale della vita quotidiana

Nata nel 1929 da una famiglia ebrea di Budapest, Agnès Heller è stata unadelle principali esponenti della «Scuola di Budapest», una corrente del marxi-smo critico che ha ispirato le politiche del «dissenso» nei paesi comunistidell’Europa dell’Est. Il libro che l’ha fatta conoscere in Italia è statoLa teoriadei bisogni in Marx» e gli studi sull’economia politica e la rivoluzione della

vita quotidiana. Allieva di Gyorgy Lukacs nel 1959 è stata espulsa dall'uni-versità ungherese per aver sostenuto «le idee false e revisioniste» del mae-stro da giovane, ispiratore del marxismo critico per cinquant’anni con il po-tente libro «Storia e coscienza di classe». Nel 1973 è stata di nuovo espulsadall’Accademia delle Scienze. Nel 1977, insieme al marito Ferenc Fehér, al-tro esponente della scuola di Budapest, lasciò l’Ungheria per l’Australia doveha insegnato sociologia. Poi il trasferimento a New York alla New School for Social Research. Tra i suoi libri più recenti: «La filosofia radicale. Il bisognodi un’utopia concreta e razionale» (Pgreco); con Z. Bauman, «La bellezza(non) ci salverà» (Il Margine); il classico che ha segnato il suo rapporto conl’Italia: «L’Uomo del rinascimento. La rivoluzione umanista» (Pgreco).

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