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HDIG ONLUS HUMANITARIAN DEMINING ITALIAN GROUP Gruppo Italiano di Sminamento Umanitario C.F.97191910583 HDIG - Sede centrale, Largo della Cecchignola 4, 00143 RM; Sede operat., Via degli Avieri, 00143 RM Per segnalazioni ed informazioni: tel.+39.348.6924401; tel.+39.339.2940560, facebook: hdig.ong website: www.hdig.org ; e-mail: [email protected] , [email protected] ; IBAN Banca Friuladria (ag.Thiene-VI): IT43 M 053 3660 7900 0004 6284703 1 ANNO 2017 NOtizie dAl 08 Aprile Al 15 Aprile NOtizie e iNfOrmAziONi SUll’AfricA e, iN pArticOlAre, SUllA SOmAliA e pAeSi del cOrNO d’AfricA, rAccOlte dA AgeNzie, grUppi, iStitUziONi, cOmmeNtAte cON cONSiderAziONi ed OSServAziONi SOmmAriO Pag. 02 - 08 apr. Somalia. Denutrizione, colera e diarrea tra i minori: aumentano i casi Pag. 02 - 08 apr. Somalia, presidente annuncia nuova offensiva contro Al Shabaab Pag. 02 - 08 apr. La Pirateria marittima e i suoi effetti economici. Pag. 04 - 08 apr. Allarmante il deteriorarsi della situazione in Sud Sudan (nota dell’UNHCR) Pag. 04 - 08 apr. Rapiti 5 operatori umanitari nel sud della Somalia. Pag. 05 - 09 apr. Società “P&O Ports”, degli UAE, ottiene concessione porto di Bosaso per 30 anni Pag. 05 - 09 apr. Società cinese costruisce terminali porto Lamu in Kenya Pag. 06 - 10 apr. Accordo di collaborazione tra”Europe 2000” ed “HDIG Onlus” Pag. 06 - 10 apr. Somalia. Si aggrava la emergenza sanitaria Pag. 07 - 10 apr. Somalia, autobomba di fronte al ministero della difesa: almeno 20 morti Pag. 08 - 11 apr. Trump e l’attacco alla Siria: una strategia disastrosa Pag. 08 - 11 apr. Nuovi pirati in azione. respinti pirati nel Golfo di Aden Pag. 08 - 11 apr. Attentato all’interno di un campo militare a Mogadiscio Pag. 09 - 12 apr. Carestia in Corno d’Africa. In migliaia a rischio e sfollati in aumento (da un rapporto dell’UNHR) Pag. 10 - 12 apr. Sud Sudan. Tremila sfollati si rifugiano in una chiesa per gli scontri avvenuti dopo l’uccisione di due generali dell’SPL Pag. 10 - 12 apr. Iniziative ad Hargeisa: “Waryaa”, prima App somala per chiamare un taxi Pag. 11 - 13 apr. La barbarie delle mutilazioni genitali femminili Pag. 12 - 13 apr. Esercito keniano uccide 15 terroristi al-Shabaab in Somalia Pag. 12 - 13 apr. Besenello, rinvenuta bomba d’aereo Pag. 12 - 13 apr. Somalia, le forze di sicurezza liberano una nave indiana sequestrata dai pirati Pag. 13 - 14 apr. Cina: “i paesi del Corno d'Africa risolvano le divergenze attraverso colloqui” Pag. 13 - 15 apr. Usa inviano 40 uomini sul terreno per addestrare esercito locale contro al Shabaab

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HDIG ONLUS HUMANITARIAN DEMINING ITALIAN GROUP Gruppo Italiano di Sminamento Umanitario C.F.97191910583

HDIG - Sede centrale, Largo della Cecchignola 4, 00143 RM; Sede operat., Via degli Avieri, 00143 RM

Per segnalazioni ed informazioni: tel.+39.348.6924401; tel.+39.339.2940560, facebook: hdig.ong website: www.hdig.org ; e-mail: [email protected], [email protected] ;

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ANNO 2017 NOtizie dAl 08 Aprile Al 15 Aprile

NOtizie e iNfOrmAziONi SUll’AfricA e, iN pArticOlAre, SUllA SOmAliA e pAeSi del cOrNO d’AfricA, rAccOlte dA AgeNzie, grUppi, iStitUziONi,

cOmmeNtAte cON cONSiderAziONi ed OSServAziONi

SOmmAriO

Pag. 02 - 08 apr. Somalia. Denutrizione, colera e diarrea tra i minori: aumentano i casi

Pag. 02 - 08 apr. Somalia, presidente annuncia nuova offensiva contro Al Shabaab

Pag. 02 - 08 apr. La Pirateria marittima e i suoi effetti economici.

Pag. 04 - 08 apr. Allarmante il deteriorarsi della situazione in Sud Sudan (nota dell’UNHCR) Pag. 04 - 08 apr. Rapiti 5 operatori umanitari nel sud della Somalia.

Pag. 05 - 09 apr. Società “P&O Ports”, degli UAE, ottiene concessione porto di Bosaso per 30 anni

Pag. 05 - 09 apr. Società cinese costruisce terminali porto Lamu in Kenya

Pag. 06 - 10 apr. Accordo di collaborazione tra”Europe 2000” ed “HDIG Onlus”

Pag. 06 - 10 apr. Somalia. Si aggrava la emergenza sanitaria

Pag. 07 - 10 apr. Somalia, autobomba di fronte al ministero della difesa: almeno 20 morti

Pag. 08 - 11 apr. Trump e l’attacco alla Siria: una strategia disastrosa

Pag. 08 - 11 apr. Nuovi pirati in azione. respinti pirati nel Golfo di Aden

Pag. 08 - 11 apr. Attentato all’interno di un campo militare a Mogadiscio

Pag. 09 - 12 apr. Carestia in Corno d’Africa. In migliaia a rischio e sfollati in aumento (da un rapporto dell’UNHR)

Pag. 10 - 12 apr. Sud Sudan. Tremila sfollati si rifugiano in una chiesa per gli scontri avvenuti dopo l’uccisione di due generali dell’SPL

Pag. 10 - 12 apr. Iniziative ad Hargeisa: “Waryaa”, prima App somala per chiamare un taxi

Pag. 11 - 13 apr. La barbarie delle mutilazioni genitali femminili

Pag. 12 - 13 apr. Esercito keniano uccide 15 terroristi al-Shabaab in Somalia

Pag. 12 - 13 apr. Besenello, rinvenuta bomba d’aereo

Pag. 12 - 13 apr. Somalia, le forze di sicurezza liberano una nave indiana sequestrata dai pirati

Pag. 13 - 14 apr. Cina: “i paesi del Corno d'Africa risolvano le divergenze attraverso colloqui”

Pag. 13 - 15 apr. Usa inviano 40 uomini sul terreno per addestrare esercito locale contro al Shabaab

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08 apr. Somalia. Denutrizione, colera e diarrea tra i minori: aumentano i casi Migliaia di bambini in Somalia soffrono di denutrizione acuta, colera o diarrea e la cifra aumenta rapidamente. Secondo le stime dell’UNICEF, nei mesi di gennaio e febbraio sono stati somministrati alimenti terapeutici a 35.400 bambini malati, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre a 18.400 sono stati diagnosticati colera e diarrea acquosa. Attualmente la situazione è davvero grave, i bambini stanno morendo per malnutrizione, fame, sete e malattie. Durante la carestia del 2011, sono morti 130 mila piccoli. I bambini affetti da denutrizione acuta sono nove volte più soggetti a malattie e infezioni. Secondo l’UNICEF, quasi un milione ne saranno colpiti quest’anno. Il Fondo delle Nazioni Unite ha assicurato la somministrazione di salvavita fino al mese di giugno prossimo ed è già impegnato in un programma mobile speciale per ampliare la portata di aiuti nutrizionali, acqua, servizi igienico-sanitari.

08 apr. Somalia, presidente annuncia nuova offensiva contro Al Shabaab

Il neo presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha dichiarato lo stato di guerra contro il gruppo jihadista al Shabaab, e ha sostituito i capi militari e dell'intelligence, dando poi istruzioni alle forze armate a prepararsi ad una nuova offensiva contro i fondamentalisti islamici al Shabaab. La mossa è legata al tentativo del presidente di migliorare la sicurezza nel Paese, ponendo fine ai continui attentati compiuti dal gruppo legato ad al Qaida. Vestito con un'uniforme militare, il neo capo di stato ha dichiarato una "nuova offensiva contro i gruppi terroristi" affermando che gli estremisti hanno 60 giorni di tempo per consegnare le armi ed annunciato un'amnistia per i miliziani che si arrenderanno, entro quella data alle autorità somale, in cambio di formazione, occupazione e istruzione. Ci siamo impegnati a lavorare per la sicurezza e lo sviluppo del nostro popolo, in modo che ognuno possa avere una vita migliore”, ha detto Famajo citato dall’agenzia di stampa “Sonna”.. Al Shabaab ha detto loro cose sbagliate su questo paese e sulla nostra religione, devono tornare e venire da noi e noi li accoglieremo a braccia aperte. Offrirò loro istruzione e opportunità di lavoro”, Tra le figure di rilievo silurate da Mohamed ci sono anche il sindaco di Mogadiscio ed il capo della polizia ed ha annunciato di aver nominato Thabit Abdi Mohamed come nuovo governatore e sindaco di Mogadiscio.

08 apr. Gli effetti economici della Pirateria marittima. Usualmente definita come crimine internazionale, la pirateria marittima è fonte di preoccupazione per gli Stati, obbligati ad adottare misure preventive e repressive di tale fenomeno criminoso.

La comunità internazionale ha messo a disposizione forze armate per reprimere qualsiasi atto illecito strettamente connesso alla pirateria, soprattutto in zone particolarmente afflitte dal fenomeno, dove negli ultimi anni si è presentato un incremento tale da mettere a rischio l’intera sicurezza mondiale, essendo le essenziali rotte commerciali per il trasporto di merci minacciate dalla presenza dei pirati . Le connessioni fra la pirateria con il contesto geo-politico in cui si sviluppa nascono quando coesistono povertà e governo instabile o inesistente, caratterizzanti una data realtà politica ed economica appunto. La

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Somalia, a riguardo, è ritenuta il contesto storico e culturale che ben si presta allo sviluppo di tale “attività organizzata a fini di lucro”. I pirati continuano ad oggi a motivare i loro attacchi come necessari per proteggere le risorse naturali della zona e come veri e propri mezzi di profitto, grazie anche alla richiesta di pagamenti di riscatti, visti come una legittima tassa. La Somalia vive una situazione di estrema indigenza. Interesse della comunità internazionale è, oltre a porre limitazioni alla persistente crescita del fenomeno, cercare di rispondere alle esigenze più urgenti della popolazione somala nel rispetto dei principi umanitari di neutralità, imparzialità e indipendenza Considerando le dimensioni attualmente raggiunte dalla pirateria appare quanto mai opportuna ricondurre la pirateria a comportamenti percepiti di estrema pericolosità e pregiudizio, che attentano in qualche modo la pacifica convivenza tra le genti. Tutte le misure adottate finora per contrastare il fenomeno, oltre al cospicuo impegno finanziario richiesto, esigono la coordinata partecipazione degli Stati, affinché tale fenomeno possa cessare, garantendo la libertà dei mari e del traffico marittimo. Lo sfruttamento degli spazi marini è considerato, così, uno strumento strategico riguardanti la tutela delle singole rotte marittime che , per salvaguardare il trasporto marittimo comportano delle spese non indifferenti, che si riversano in qualche modo sui prezzi dei generi alimentari e del carburante.

Lo stato, la Somalia, dal quale i politologi hanno coniato la definizione di failed state, continua ad avere problemi molto rilevanti: la comunità internazionale insiste nel rivolgere grande attenzione sia sul piano umanitario sia sul piano politico; anche se i tentativi di pacificazione dell’ONU testimoniano una grande frammentazione, caratterizzante le istituzioni politiche, amministrative e militari. Riuscire a prevalere sulle divisioni, sulla corruzione, sul terrorismo e sulla povertà è obiettivo dell’intera comunità internazionale, compresa l’Italia, che ha dato un grande contributo in questo lungo processo di intervento e salvaguardia nei confronti del popolo e della nazione. I costi della pirateria marittima, per l’economia globale, sono uno degli aspetti più sottovalutati. La complessa questione dei costi della pirateria somala viene affrontata partendo dalla distinzione tra le diverse tipologie di costi, che sono collegate al fenomeno, fornendo così un quadro ben studiato sui continui flussi di denaro da e per la Somalia.

L’instabilità della situazione geopolitica del Corno d’Africa, in particolare nel Golfo di Aden su cui si affaccia la Somalia, offre asilo ai pirati che infestano un tratto di mare essenziale per i traffici europei, in quanto situato su una delle rotte marittime principali per il Medio Oriente e l’Asia. La minaccia della pirateria non è facilmente controllabile, in quanto le motivazioni che ne stanno alla base in questa epoca moderna presupporrebbero ingenti investimenti internazionali e progetti nel lungo tempo, azioni che non consentirebbero di ottenere evidenti risultati nel giro di un breve- medio periodo La teoria secondo cui debellare il fenomeno della pirateria al largo delle coste della Somalia sarà un’impresa che richiederà molto tempo e che la soluzione vera del problema è politica e, come tale, va trovata sulla terraferma, è stata più volte messa in evidenza. La pirateria costituisce, infatti, un problema che ha origine nella situazione politica della Somalia ed è lì che va cercata la soluzione.

Tra l’altro, tra i vari effetti studiati nel presente, immediatamente osservabili risultano essere: – le Nazioni Unite ritengono che il livello di minaccia raggiunto dalla pirateria, pone in pericolo,

o comunque rende più difficoltosa, la distribuzione di aiuti umanitari alla Somalia provenienti via mare e gestiti dal World Food Programme, essenziali per una popolazione che, oltre a vivere un contesto politico dilaniato, non riesce a sfruttare al meglio le risorse naturali

– l’aumento dei costi assicurativi per le unità mercantili e dei riscatti pagati; – un attacco di pirateria potrebbe trasformarsi in un disastro ambientale marino qualora una

grossa nave cisterna venisse affondata per l’uso di armi sempre più potenti di cui dispongono i pirati nell’ambito dei loro arrembaggi; tuttavia, proprio per la flessione degli assalti, risultano in

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crescita i costi legati alla prevenzione mentre scarseggiano le risorse per gli investimenti nelle attività a terra, unica soluzione a lungo termine del problema;

– il pericolo che le organizzazioni di pirati possano diventare impiegati di network terroristici.

Un approccio integrato e coordinato, che tenga conto delle differenti culture, della necessità di garantire una equa distribuzione delle risorse e di garantire dei diritti universali, passa attraverso politiche costose e lunghe che si scontrano contro gli interessi nazionali in una politica di potenza,che sono alla base del sistema politico mondiale, e l’apparizione di nuovi attori, quali sono i pirati,crea scompiglio all’interno di un sistema abituato a confrontarsi fra simili, ossia gli Stati. 08 apr. Allarmante il deteriorarsi della situazione in Sud Sudan (nota dell’UNHCR) L’UNHCR è estremamente preoccupato per il deteriorarsi della situazione in Sud Sudan a seguito dei recenti attacchi nella città di Pajok, nella regione dell’Est Equatoria, dove sempre più persone sono costrette a fuggire dalle loro case. Il distretto di Lamwo, nel nord dell’Uganda, ha accolto più di 6.000 sud sudanesi dal 3 aprile ad oggi. E’ stato inoltre riportato che sono in corso degli scontri nei distretti di Magwi e Oboo, vicino al confine. Questo diffondersi della violenza indica sviluppi preoccupanti della situazione. Le persone fuggite dai recenti scontri raccontano che la città è stata colpita da un attacco indiscriminato da parte dalle forze armate sud sudanesi. I rifugiati hanno inoltre raccontato di essere stati testimoni dell’uccisione di familiari, di arresti e carneficine che non hanno risparmiato neppure i bambini. Numerose famiglie stanno fuggendo in diverse direzioni; persone anziane e disabili che non sono riuscite a fuggire sono state uccise negli scontri, molti sono tutt’ora nascosti nelle campagne cercando un modo per arrivare in Uganda; mentre case e proprietà private vengono saccheggiate e bruciate. Le strade principali che portano fuori dalla città sono continuamente bloccate dai gruppi armati.

Lo staff dell’UNHCR nel nord dell’Uganda sta soccorrendo donne, bambini, anziani e disabili in disperato bisogno di aiuto. I rifugiati hanno un urgente bisogno di assistenza umanitaria che includa cibo, protezione, acqua e cure mediche. Circa 4.000, delle oltre 50.000 persone che si stimi vivano nella città di Pajok, sono immediatamente fuggite dopo questi orribili attacchi. L’Uganda attualmente ospita più di 832.000 rifugiati in fuga da insicurezza, violenza e carestia in Sud Sudan; circa 192.000 di loro sono arrivati solo nel 2017 con una media di 2.000 persone al giorno. Tra i rifugiati oltre il 62 per cento dei nuovi arrivati sono bambini. Circa 1.7 milioni di persone sono fuggite dalla più giovane nazione del mondo e il persistere dei violentissimi scontri, uniti ad una scarsa disponibilità di cibo, potrebbe portare ad un ulteriore aumento del numero delle persone in fuga verso i Paesi confinanti. All’interno del Sud Sudan stesso più di 1,9 milioni di persone sono sfollate, su una popolazione totale di meno di 12 milioni di abitanti. Nonostante le politiche di accoglienza dell’Uganda siano tra le più progressive al mondo, la cronica carenza di fondi per sostenere l’autonomia dei rifugiati e delle comunità che li ospitano, limita fortemente le capacità di portare aiuti. Le comunità locali e le organizzazioni umanitarie stanno facendo il possibile per sfamare e proteggere i rifugiati in arrivo fornendo servizi di base. La disponibilità di acqua potabile resta la priorità più urgente nelle aride terre del nord dell’Uganda dove sono accolti i rifugiati . L’UNHCR rinnova l’appello alla comunità internazionale affinchè ci sia un urgente e significativo supporto ai migliaia di rifugiati sud sudanesi in Uganda, Sudan (380mila), Etiopia (356mila) e negli altri Paesi della regione.

08 apr. Rapiti 5 operatori umanitari nel sud della Somalia Ieri cinque operatori umanitari sono sequestrati da uomini armati nei pressi della città di Belet Uen, nella Somalia centrale. Secondo quanto riportato dal sito d’informazione “Jowhar”, che cita dei testimoni locali,

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gli operatori rapiti – due volontari, un infermiere, un autista e una veterinaria – lavorano per l’Associazione medica veterinaria regionale e stavano portando avanti una campagna d’immunizzazione nella zona. Finora non c’è stata alcuna rivendicazione del rapimento, ma al Shabaab ha già effettuato in passato sequestri simili, l’ultimo dei quali martedì scorso quando quattro operatori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono stati rapiti – e poi rilasciati ieri – nella regione di Gedo, nel sud-est della Somalia.

09 apr. Somalia: la società degli Emirai Arabi “P&O Ports” ottiene concessione porto di Bosaso per 30 anni La compagnia degli Emirati Arabi Uniti (UAE in inglese) di logistica navale P&O Ports ha vinto la gara d’appalto per la concessione della gestione e lo sviluppo del porto polifunzionale di Bosaso, nella regione semi-autonoma somala del Puntland, per i prossimi 30 anni. In base ai termini del contratto, del valore di 336 milioni di dollari (136 milioni di dollari nella prima fase di sviluppo e 200 milioni nella seconda), il gruppo dovrà sostenere la gestione e l'espansione dello scalo.

"Questo investimento è una grande occasione per contribuire allo sviluppo delle infrastrutture in Somalia", ha commentato il presidente del Puntland, Abdiweli Mohamed Ali, citato dall’agenzia di stampa “Ecofin”. Il presidente del Puntland e il presidente della Ports, Customs and Freezone Corporation (Pcfc), Sultan Ahmed bin Sulayem, hanno firmato l'accordo con una cerimonia a Dubai.La Somalia, che dal mese di febbraio ha un nuovo presidente e un nuovo governo, sembra decisa a riprendere la strada verso la normalità, come testimonia anche lo sbarco della tecnologia 4G in un paese in cui la connessione Internet a banda larga è stata vietata dal gruppo jihadista al Shebaab nel 2014 nei territori da esso controllati.

Gli Emirati Arabi Uniti rafforzano la loro presenza nella parte orientale del continente africano, in particolare nell’area del Golfo di Aden. Con lo sviluppo di zone portuali a Bosaso e Berbera, rispettivamente nelle regioni semiautonome del Puntland e del Somaliland, il governo di Abu Dhabi sta puntando sullo sviluppo delle realtà statuali nate dal collasso della Somalia e che dagli anni ’90 sono colpite da un costante problema di sicurezza interna, dal terrorismo islamico e dal fenomeno della pirateria. Nonostante i problemi legati a conflitti e traffici criminali, le coste del Corno d’Africa vantano una importante posizione strategica per quanto riguarda il traffico mercantile in entrata e in uscita dal Canale di Suez. Attraverso Dubai Ports World (Dp World) gli Emirati gestiscono già il porto di Gibuti, ma lo sviluppo delle infrastrutture nella ex colonia francese è stato interrotto a causa di una disputa legale iniziata nel 2015 e conclusasi lo scorso febbraio con la sentenza della Corte permanente di arbitrato a favore della società emiratina. Le tensioni con Gibuti hanno però spinto gli Emirati ad avviare negoziati per l’apertura di porti e basi, in Somaliland e in Puntland, mentre non è ancora chiara la realizzazione di infrastrutture portuali in Eritrea.

Secondo quanto riferisce il quotidiano emiratino “The National”, il progetto prevede la costruzione di una banchina lunga 450 metri e un’area di 5 ettari dove sorgeranno le varie strutture legate al funzionamento del porto. P and O avvierà anche importanti investimenti in campo dell’informazione tecnologica, oltre a sviluppare il sistema operativo del terminale (Tos), una parte fondamentale della filiera che ha lo scopo di controllare il movimento e lo stoccaggio di vari tipi di carico. L’accordo sottoscritto a Dubai è avvenuto poco dopo l’approvazione da parte del parlamento del Puntland dell’intesa con la società cinese Ccecc, avvenuta il 3 aprile, per costruire l’autostrada tra Garowe e Eyl e l’aeroporto di Galkayo.

09 apr. Società cinese costruisce terminali porto Lamu in Kenya

La società China communication construction company (Cccc) è sulla buona strada per completare il primo attracco del porto di Lamu, in Kenya. La costruzione completa dei tre attracchi è prevista per il 2020 ad un costo complessivo di 480 milioni di dollari. Il quotidiano "China Daily" sottolinea che i lavori faranno diventare Lamu il porto più grande del paese, in grado di gestire venti milioni di ton. l'anno.

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10 apr. Accordo di collaborazione tra”Europe 2000” ed “HDIG Onlus” (articolo pubblicato su “Europa 2010 Magazine”) Europa 2010 e “Humanitarian Demining Italian Group” (HDIG), ovvero “Gruppo di Sminamento Umanitario Italiano” hanno siglato un Protocollo d’Intesa che riconosce il reciproco interesse ad attivare un’ampia gamma di collaborazione nei settori formativo e dello scambio di informazioni. Per l’HDIG ha sottoscritto il Gen.Div. aus.Antonio Li Gobbi; per Europa2010, la presidente del Centro Sudi, Prof.ssa Rachele Schettini. HDIG è iscritto nell’elenco delle organizzazioni non lucrative, con l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale. HDIG ONLUS è specializzato nelle attività connesse con gli interventi di cooperazione internazionale, tendenti a riportare alla normalità le condizioni di vita dei paesi colpiti da calamità naturali o usciti da situazioni post-conflittuali e inquinati da mine e ordigni esplosivi.

Con il Protocollo d’Intesa, quindi, HDIG ONLUS renderà disponibile a favore di Europa 2010 la propria expertise nel campo delle problematiche connesse con la presenza di mine, ordigni a grappolo, ordigni inesplosi e contesto internazionale in cui si opera per la bonifica di tali aree e delle problematiche organizzative connesse con l’assistenza sanitaria in campi di accoglienza realizzati in aree di crisi. Europa 2010, a sua volta, favorirà l’accesso ad attività di alta formazione post-universitaria realizzate, e la compartecipazione ad attività di studio, editing e Nella Nella foto: la firma dell’accordo convegnistica in ambito nazionale ed internazionale.

10 apr. Somalia. Si aggrava la emergenza sanitaria

A causa della siccità, in Somalia i casi di colera sono in forte aumento, anche tra i bambini. 200 mila i minori che rischiano di morire a causa di gravi forme di malnutrizione, ormai il Paese va verso la carestia. Dall’inizio dell’anno sono più di 8400 i casi di colera di cui 200 mortali. Epicentro dell’emergenza la zona centrale e meridionale del Paese.

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L’emergenza è dovuta principalmente alla scarsità di acqua che purtroppo comporta l’uso di acqua contaminata da parte sia di persone che di animali, che utilizzano le stesse fonti d’acqua. Il livello di disponibilità di acqua per servizi igienici si sta abbassando in maniera molto preoccupante.

Le strutture sanitarie, già in grande difficoltà, in queste settimane sono a dura prova. Per i bambini c’è bisogno di cure e assistenza. In molte parti della Somalia, in questo momento mancano attrezzature di base per fare assistenza sanitaria immediata.

Occorrono potabilizzatori d’acqua, almeno per i centri sanitari di trattamenti per la diarrea, si sta cercando di sensibilizzare la gente sull’utilizzo dell’acqua attraverso la diffusione continua di messaggi e si spera nell’arrivo di unità di emergenza sanitaria nelle aree più colpite prima che l’epidemia si diffonda.Manca comunque un coordinamento nazionale e l’organizzazione mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite non hanno capacità di intervento. Il tutto è lasciato alla iniziativa delle ONG internazionali che fanno il possibil laddove sono presenti.

Il colera non è l’unico fattore di forte rischio per i bambini somali. Ora vengono riferiti casi di gravi infezioni respiratorie e numerosi casi di polmonite. Nel Puntland ci sono al momento almeno 250 mila persone che sono dovute fuggire e vivono in campi o abitazioni di fortuna. Ovviamente, mancando servizi di base, acqua e servizi sanitari, si stanno registrando casi di polmonite e alcuni casi di morbillo. In un contesto normale questo tipo di malattie sarebbe gestibile, ma in un contesto di grave emergenza umanitaria - ci sono oltre sei milioni di persone, quasi la metà della popolazione, che hanno urgente bisogno di aiuto a causa dell’insicurezza alimentare - l’incidenza di queste malattie accresce il problema.

10 apr. Somalia, autobomba di fronte al ministero della difesa: almeno 20 morti Il nuovo presidente della Somalia, col suo recente editto di dichiarare guerra agli Shabab, non si era reso conto che costoro lo erano già in guerra con lo stato e con il mondo. E questo di ieri è solo l’ultimo atto di guerra con l’ennesimo attentato che mostra, se ce ne fosse bisogno, il loro vero volto: quello della vigliaccheria e dell’odio contro tutti.

È di almeno 20 morti infatti, il bilancio dell’attentato avvenuto oggi a Mogadiscio dove un’autobomba è esplosa di fronte alla sede del ministero della Difesa somalo. Alla guida dell’autobomba vi era un attentatore suicida che si è scagliato contro un convoglio militare. La maggior parte delle vittime dell’esplosione sono militari, mentre è sopravvissuto il nuovo capo delle Forze Armate, Mohamed Ahmed Jimale, che viaggiava in un’auto blindata del convoglio, e che si ritiene fosse l’obiettivo dell’attentatore. Tra le venti vittime vi sono anche civili, in particolare alcune persone che stavano viaggiando in un minibus che è stato completamente distrutto dall’esplosione. I militanti di al-Shabaab che, come tutti i criminali, non si preoccupano degli effetti collaterali delle loro azioni, hanno rivendicato l’attentato attraverso la loro emittente radiofonica, Radio Andalus, affermando di aver ucciso oltre 20 militari.

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11 apr. Trump e l’attacco alla Siria: una strategia disastrosa

Trump attacca la Siria. Una notizia di quelle che fanno cadere le braccia e perdere le ultime speranze a chi vorrebbe la pace e la normalità in Medio Oriente. . Se c’era una novità che faceva ben sperare era la politica estera, e, in particolare, la normalizzazione dei rapporti con la Russia, l’abbandono dell’interventismo militare e il superamento dell’utopia di “esportare la democrazia”. Invece vediamo l’attuazione della stessa strategia usata in Somalia tanti anni fa con risultati disastrosi: colpire la fazione che sta vincendo per prolungare la guerra all’infinito, come vogliono i mercanti d’armi. Trump aveva deluso il mondo su tanti fronti, dall’ecologia alla libertà dei commerci, e aveva deluso gli americani su tante questioni interne, come la salute, i vincoli etico religiosi etc Con questo intervento, motivato dal presunto uso di gas da parte di Assad, come già a suo tempo l’intervento in Irak fu motivato dalle armi di distruzione di massa attribuite a Saddam Hussein, le illusioni crollano. La democrazia nel mondo sta entrando profondamente in crisi. Anche in America, come in Italia e un po’ dappertutto, le nazioni non sono governate dai rappresentanti politici eletti dal popolo, ma dalla burocrazia pilotata dalle lobby. Ci sono ormai tante dimostrazioni in questo senso, anche da noi in Italia, purtroppo. In sintesi continuano a comandare le lobby, continuano ad avvinghiare i presidenti, in questo caso attraverso i consiglieri di Trump, con convincimenti interessati che non hanno alcuna prova provata ma solo capacità di dimostrare quello che porta loro convenienza e profitto.

11 apr. Nuovi pirati in azione. respinti pirati nel Golfo di Aden Ormai sembra certo. I pirati somali si sono riorganizzati ed han no ripreso il mare. Così il dispositivo antipirateria europeo, operazione Atalanta, ancora in area, è intervenuto per contrastare un’azione di pirateria ai danni di un mercantile di bandiera Polinesiana che, evidentemente non aveva scorta armata a bordo. La nave mercantile navigava nel corridoio di transito consigliato, quando è stata avvicinata da uno skiff, imbarcazione veloce tipica dell’area, con a bordo almeno quattro pirati, armati di kalashnikov, nei pressi della costa Est della Somalia. L’equipaggio si è rifugiato nella cittadella facendo partire un messaggio di richiesta soccorso, mentre tre pirati sono saliti a bordo cercando di prendere possesso della nave. Il cacciatorpediniere Tippu Sultan, della marina pakistana, è stata la prima nave a giungere in zona, subito dopo la fregata Yulin, della marina cinese, quindi il cacciatorpediniere Mumbai, della marina indiana, e l’incrociatore americano Hue City. Sembrava la corsa a contrastare una grande azione di guerra del mare. L’intervento di una squadra di sicurezza appartenente alla fregata cinese, ha poi fermato materialmente i tre pirati saliti a bordo. Detto così sembra che si sia risolto tutto in 5-10 minuti. Invece l’azione è dutta oltre 24 ore. Quanto accaduto, è sottolineato dalla Difesa sul suo sito, “è indicativo di una minaccia ancora presente nell’area, dove bande criminali sono ancora dedite alla pirateria, vista come facile fonte di guadagno. Pertanto il transito nell’area è ancora considerato un rischio per la sicurezza degli equipaggi ed è per questo che l’area è ancora pattugliata dai diversi dispositivi nazionali e internazionali, tra cui l’Eunavfor Atalanta, a cui partecipa anche nave italiana Espero. L’intervento per la messa in sicurezza della nave è stato il risultato di un efficace coordinamento tra le marine di diversi Paesi, che in zona hanno sviluppato procedure, in coordinamento tra loro, per lavorare insieme e contrastare l’azione di pirateria marittima”.

11 apr. Attentato all’interno di un campo militare a Mogadiscio

Gli islamici rispondono a suon di bombe alla proposta di amnistia del presidente per chi lascia il gruppo di jihadisti di al Shabaab. “Un kamikaze travestito da soldato è entrato nel principale campo di addestramento a Mogadiscio della missione dell'Unione europea in Somalia (Eutm), cui contribuisce l'Italia con un proprio

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contingente e si è fatto esplodere. L’attentato ha provocato l’uccisione di nove militari somali e non ci sono italiani tra le vittime . Stando alle prime ricostruzioni, l’attentatore si sarebbe introdotto in uniforme militare all’interno del campo d’addestramento General Dhadgadaban Training Center (Gdtc), situato all’interno del compound militare dell’aeroporto di Mogadiscio. Il portavoce della missione Eutm-Somalia, il capitano Giovanni Loffredo, ha riferito che il contingente italiano aveva ricevuto informazioni su possibili minacce alla sicurezza e, dunque, nessun militare italiano si era recato nel campo d’addestramento. L’Italia è presente in Somalia con un contingente militare di un centinaio di unità nel quadro della missione di addestramento europea Eutm-Somalia, il cui comando è affidato dal febbraio 2014 ad un generale italiano. Dal 21 marzo 2016 il comandante della missione è il generale di brigata Maurizio Morena. Poche ore più tardi, un secondo attacco ha preso di mira un funzionario governativo nella capitale: l’uomo avrebbe perso la vita a causa dell’esplosione di un ordigno piazzato nella sua auto. Il giorno prima era stato presa di mira il nuovo capo dell’esercito, che era scampato a un attacco contro il suo convoglio nella capitale. La confusione regna sovrana tra le informazioni frammentarie ed errate, i comunicati ufficiali poco chiari sovrappongono le notizie, si intersecano, e vengono erroneamete dalle agenzie di stampa.

12 apr. Carestia in Corno d’Africa. In migliaia a rischio e sfollati in aumento (da un rapporto dell’UNHR)

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), denuncia l’aggravarsi della carestia tra le popolazioni del Corno d’Africa, dello Yemen e della Nigeria che può causare la morte di migliaia di persone. L’attuale preoccupante situazione è dovuta alla grave siccità, che sta colpendo anche molti Paesi, e alla crisi economica diventata talmente pesante che sta rendendo inevitabile una crisi umanitaria nella Regione, che si preannuncia perfino peggiore di quella del 2011. Il crescente numero di sfollati nella Regione ha costretto l’UNHCR a rivedere, aumentatole, le stime sul numero di persone che saranno costrette ad abbandonare le proprie case nel 2017. In Sudan, per esempio, le stime iniziali parlavano di 60.000 arrivi dal Sud Sudan in un anno: la revisione delle previsioni ha portato a nuove stime di oltre 180.000 persone. Allo stesso modo, in Uganda dai 300.000 sfollati previsti si è passati a 400.000. In generale, circa 20 milioni di persone in questi Paesi, 4,2 milioni dei quali sono rifugiati, vivono in aree duramente colpite dalla siccità. Numerosi raccolti sono andati perduti mentre il conflitto in Sud Sudan, insieme alla siccità, sta portando alla carestia e alla fuga di migliaia di persone. L’insicurezza in Somalia ha generato un grande numero di sfollati interni e rimane molto alto il tasso di malnutrizione, in particolare tra bambini e donne che allattano. Nell’area di Dollo Ado, nel sudest dell’Etiopia, per esempio, il tasso di malnutrizione acuta tra i bambini rifugiati somali di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni è del 50-79 per cento. I bambini rappresentano la maggioranza dei rifugiati, sono infatti il 62 per cento tra coloro che fuggono dal Sud Sudan, e come gran parte dei rifugiati sono interamente dipendenti, per cibo e sostentamento, dall’Agenzia ONU World Food Program (WFP). Senza i soldi per poter comprare il cibo però, le razioni vengono tagliate. A Djibouti sono state ridotte del 12 per cento, in Etiopia, Tanzania e Rwanda tra il 20 e il 50 per cento mentre in Uganda di oltre il 75 per cento. Molti rifugiati non hanno accesso ai mezzi di sostentamento di base e a terreni per l’agricoltura o la produzione di cibo e la capacità di provvedere a se stessi è pertanto molto limitata. In questo contesto, il rischio per i bambini e’ altissimo e gà adesso molti di loro sono costretti ad abbandonare la scuola: in Kenya 150.000 studenti delle aree colpite dalla siccità non frequentano più la scuola; in Etiopia circa 600 scuole sono state chiuse. Più in generale, circa 5 milioni di bambini nelle prossime settimane e nei prossimi mesi vedranno interrotta la loro istruzione.

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Anche in Somalia la condizione degli sfollati interni sta cambiando rapidamente: del mezzo milione di persone costrette a lasciare la propria casa da novembre 2016, 278.000 lo sono state nel primo trimestre del 2017. Più di 72.000 tra queste si sono spostate nella capitale Mogadishu mentre altre 69.000 sono arrivate a Baidoa, nel sudest del Paese. La situazione in Somalia resta estremamente complicata a causa dei continui flussi di persone che lasciano il Paese e che vi fanno ritorno (principalmente dallo Yemen). La carestia colpisce intere aree del Sud Sudan dove già a febbraio le agenzie Onu avevano avvertito che scontri, insicurezza, impossibilità di accedere agli aiuti e crollo economico avrebbero lasciato 100.000 persone in alcune zone del Paese in condizioni di fame. Oggi un altro milione di persone rischia di essere travolto dalla carestia. In Yemen, che sta vivendo la peggior crisi umanitaria del mondo con circa 19 milioni di persone in urgente bisogno di aiuti umanitari, circa 17 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare. Il bisogno di cibo è, in assoluto, il fattore principale che porta le persone a lasciare le proprie case: è citato come tale nei tre quarti dei luoghi dove si sono stabiliti gli sfollati interni. Nel nord della Nigeria 7 milioni di persone stanno in questo momento lottando con l’incertezza alimentare e il bisogno di assistenza. La situazione è particolarmente drammatica negli Stati di Borno, Adamawa e Yobo dove da giugno è previsto che circa 5,1 milioni di persone saranno classificate di livello da 3 a 5 (il peggiore) nella classificazione “Integrated Food Security Phase”.

12 apr. Sud Sudan. Tremila sfollati si rifugiano in una chiesa per gli scontri avvenuti dopo l’uccisione di due generali dell’SPL Due generali dell’esercito sud-sudanese (SPLA) sono stati uccisi domenica 9 aprile a Wau, nell’ovest del Sud Sudan. Si tratta del brigadiere generale Peter Par, capo delle operazioni nell’area, e del capo della logistica, Abraham Bol Chut Dhuol. I due alti ufficiali sono caduti in un agguato mentre rientravano a Wau. Nell’imboscata hanno perso la vita anche 12 militari di scorta. Il giorno successivo sono esplosi a Wau combattimenti che secondo l’ONU hanno provocato la morte di 16 civili e il ferimento di altri 10.

I civili in fuga si sono rifugiati nelle chiese. Secondo l’ONU almeno 3.000 sfollati, in maggioranza donne e bambini, sono stati accolti in una singola chiesa, mentre 84 hanno cercato rifugio presso una struttura creata dalle Nazioni Unite appositamente per proteggere i civili. Da tempo Wau è al centro di scontri tra le truppe fedeli al Presidente Salva Kiir e quelle dell’ex Vice Presidente Riek Machar.

12 apr. Iniziative imprenditoriali ad Hargeisa: “Waryaa”, prima App somala per chiamare un taxi Si chiama “Waryaa”, che significa “Hey”, la prima applicazione che consente di chiamare un taxi dal proprio smartphone in Somalia. La giovane azienda è nata a Hargheisa, capitale del Somaliland, dall’idea di un gruppo di imprenditori intenzionati a offrire un’alternativa al tradizionale servizio di taxi, offrendo “una soluzione volatile, sicura e più economica”.

“La sicurezza è la priorità in Somalia. Le donne, ad esempio, preferiscono viaggiare su veicoli dotati di GPS, in vetture che sono state controllate da terzi, e accompagnate da autisti con esperienza” ha precisato uno dei fondatori, Omar Kodah, l’attuale CEO di Waryaa.

Attualmente, Kodah e i suoi colleghi stanno lavorando alla creazione di una rete di autisti sicuri in varie città somale. Il servizio è disponibile tramite App ma anche tramite call center e dal sito Internet, waryaataxi.com. Il più grosso investimento per lanciare il progetto è stato quello del software.

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“Il nostro obiettivo non è solo quello di creare un’azienda redditizia e solida, ma soprattutto di partecipare alla costruzione di un’economia più sostenibile e a un servizio di trasporti sicuri e affidabili nel nostro Paese” ha precisato il sig. Ahmed, responsabile della gestione commerciale. Dopo il lancio del servizio a Hargheisa, Waryaa vuole espandersi nella capitale Mogadiscio e nel Puntland, ma anche in altri Paesi del Corno d’Africa, come Gibuti, Etiopia e Kenya.

13 apr. La barbarie delle mutilazioni genitali femminili Le botte, gli insulti, le persecuzioni. Il ‘furto’ del telefono e le minacce. E’ il dramma che vivono le donne occidentali vittime di violenza. Chi invece arriva dall’Africa, dai paesi arabi o dal sud est asiatico subisce altre barbarie, come la mutilazione degli organi genitali o lo stiramento dei seni. Usanze antiche a cui vengono sottoposte le bambine. Pratiche che sembrano lontane anni luce dalle regioni italiane. Invece no. I flussi migratori e l’accoglienza rivelano anche quest’altro terribile aspetto: l’assistenza sanitaria alle donne arrivate nella nostre regioni e che erano state sottoposte all’infibulazione nei loro Paesi di origine.

Quando vengono ‘prescelte’, sono ancora delle bambine. Vengono portate sotto un albero e in condizioni sanitarie ad alto rischio di infezioni vengono asportati loro il clitoride, le piccole labbra e una parte delle grandi labbra vaginali. Dopo di che, la vagina viene quasi totalmente ricucita. Viene lasciata solo una piccola apertura che permette la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Lo scopo è mantenere intatta l’illibatezza delle ragazze. Quelle che riescono a fuggire sono considerate impure, non riescono a trovare un marito. Da una parte il dolore o addirittura la morte a causa delle infezioni, dall’altra la vergogna: le donne che non si sottopongono all’infibulazione sono allontanate dalla società.

Con l’arrivo dei migranti, stanno aumentando anche i casi in cui gli operatori sanitari italiani si trovano a dover affrontare casi di mutilazioni genitali femminili. Soprattutto da donne provenienti Somalia, Nigeria, Burkina Faso e Costa d’Avorio.

«Sono pochissime le bambine che si sottraggono all’infibulazione», mettono in chiaro i ginecologi. «Tante muoiono per le gravissime complicanze dovute ad infezioni vaginali, del tratto uro-genitale, ematocolpi (cioè le bambine hanno difficoltà ad eliminare il sangue residuo vaginale dal ciclo mestruale)». Per i medici interagire con queste ragazze è complicato: «Queste donne hanno un bagaglio di valori e una cultura, molte di loro purtroppo sono analfabete». Un altro ostacolo è la lingua. «Poter sensibilizzare, ascoltare e comprendere queste donne ci riesce difficile». «Anche noi - ha aggiunto - abbiamo dei problemi ad affrontare quotidianamente questi casi.

Le donne hanno complicanze non solo durante le loro visite ginecologiche, ma anche durante la gravidanza e il parto. Da parte nostra, c’è la difficoltà o addirittura l’impossibilità ad eseguire visite ginecologiche che sono molto dolorose per loro».

Purtroppo non tutti i medici dimostrano professionalità. C’è chi pratica l’infibulazione anche in Italia, come è stato denunciato più volte: «Anche se i Paesi occidentali vietano e puniscono l’infibulazione (per cui è previsto il carcere), sembra che questa usanza continui a essere praticata in maniera clandestina nei confronti dei migranti che sbarcano qui. Purtroppo ci sono operatori sanitari che si prestano a farlo abusivamente e clandestinamente facendosi pagare anche profumatamente, andando contro i nostri principi morali, etici e costituzionali».

Informare e sensibilizzare gli operatori sanitari è fondamentale: «Questa pratica è aberrante e atroce, ed è più vicina di quanto immaginiamo». C’è un solo modo per scalfire il muro composto dal retaggio culturale ben presente in certi Paesi dove le violenze riservate alle donne sono considerate normali: «Dobbiamo fare in modo che si capisca che queste atrocità sono dei crimini. Quindi, dobbiamo iniziare a confrontarci e a dialogare con le persone di queste culture per far cambiare idea su tali usanze o tradizioni».

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13 apr. Esercito keniano uccide 15 terroristi al-Shabaab in Somalia

Quindici terroristi al-Shabaab sono stati uccisi e molti altri feriti in una imboscata da parte delle forze di sicurezza in Somalia, ha annunciato l’esercito keniano. Il portavoce delle Forze di Difesa del Kenya (KDF) colonnello Joseph Owuoth ha detto in una dichiarazione lunedi che i soldati keniani lavorando sotto la Missione dell’Unione Africana (AMISOM) hanno teso una imboscata al campo di addestramento dei terroristi al-Shabaab a 100 chilometri dalla città di confine di El Wak, regione Gedo in Somalia. “Il distacco KDF AMISOM da una vicina località ha attaccato i terroristi usando artiglieria

e fuoco di mortaio ed ha distrutto con successo il campo di addestramento terroristico”, il portavoce Owuoth delle Forze di Difesa del Kenia ha affermato in una dichiarazione. “Approssimativamente 15 terroristi sono stati neutralizzati, molti altri feriti ed un mezzo tecnico (veicolo modificato per combattere) distrutto”, ha aggiunto Owuoth.

13 apr. Besenello, rinvenuta bomba d’aereo

Nel territorio di Besenello nel corso di lavori di bonifica bellica effettuata e rivolta a liberare l’area in cui è prevista la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione è stata trovata una bomba d’aereo da 1.000 libbre di fabbricazione americana. I genieri di base a Trento specificano che l’ordigno contiene 450 kg di esplosivo. Ora, per stabilire le modalità e data delle operazioni di disinnesco si attende la pianificazione e lo studio dell’area da mettere in sicurezza nell’ambito di una riunione in Prefettura.

13 apr. Somalia, le forze di sicurezza liberano una nave indiana sequestrata dai pirati Forze di sicurezza somale hanno salvato otto marinai rapiti dai pirati che avevano dirottato una nave da carico indiana il mese scorso, catturando l'equipaggio di 10 uomini e tenendoli in ostaggio. Le forze di sicurezza

avevano liberato la nave e due dei membri dell'equipaggio lunedi. I pirati sono fuggiti con gli altri otto, che ora sono stati liberati. L'Al Kausar era la terza nave dirottata nel giro di un mese dopo una pausa di cinque anni."Le forze di sicurezza li hanno circondati ed i pirati hanno cercato di fuggire, ma tre di loro sono stati catturati," ha detto Abdirashid Mohamed Ahmed, il vice comandante della forza marittima nello stato Galmudug della Somalia, Ahmed ha aggiunto che i membri dell'equipaggio appena liberati sono "sani e sicuri". Domenica scorsa i marinai dalle marine militari indiana, pakistana e cinese avevano liberato l'equipaggio di una nave di che era stato abbordato dai pirati.

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14 apr. Cina: “i paesi del Corno d'Africa risolvano le divergenze attraverso colloqui” Il 13 aprile, il Vice Rappresentante della Cina alle Nazioni Unite Wu Haitao ha espresso la speranza del rafforzamento dell'amicizia tra i Paesi del Corno d'Africa, dello svolgimento della cooperazione pratica e della composizione delle divergenze attraverso colloqui e consultazioni per affrontare insieme la minaccia terroristica. Lo stesso giorno, il Consiglio di Sicurezza ha tenuto una conferenza per comunicare l'esito dei lavori della Commissione per le sanzioni contro Somalia e Eritrea. Nel suo discorso, Wu Haitao ha affermato che le sanzioni non sono l'obiettivo dei lavori, che devono servire al processo politico e che devono essere riviste in accordo allo sviluppo della situazione.

15 apr. Somalia: Usa inviano 40 uomini sul terreno per addestrare esercito locale contro al Shabaab Gli Stati Uniti hanno deciso di inviare “decine” di unità delle proprie forze armate in Somalia per equipaggiare e addestrare le forze locali impegnate nel contrasto al gruppo jihadista al Shabaab. Lo riferisce l’emittente statunitense “Cnn” citando il portavoce del Comando africano delle forze Usa, Charles Chuck Prichard. Il contingente inviato da Washington sarà composto da circa 40 unità e aiuterà sia l’esercito nazionale somalo che le altre forze che partecipano alla missione dell’Unione africana in Somalia, Amisom. Il dispiegamento di “alcune decine di uomini della 101ma divisione aviotrasportata” avviene “su richiesta e

in stretto coordinamento con il governo della Somalia”. L’addestramento delle forze locali è ormai la consueta motivazione per giustificare l’invio di militari stranieri (specie quelli non compresi nelle attività di formazione autorizzate dalle istituzioni internazionali (Nazioni Unite e Comunità Europea): invece lo scopo è quello di portare mezzi, equipaggiamenti, materiali e attrezzature per il controllo del territorio. L’obiettivo, ha spiegato l’ufficiale, è in particolare di “migliorare la capacità logistica dell’esercito nazionale somalo” con un focus “sull’insegnamento delle operazioni logistiche di base che permetteranno alle forze della Somalia di migliorare il contrasto ad al Shabaab”. Le circa 40 nuove unità si uniranno al ridotto contingente di uomini delle forze

speciali che Washington aveva già inviato in Somalia per fornire sostegno ai somali in materia di antiterrorismo. Prichard ha ricordato che nel paese si trovano circa 50 consiglieri militari Usa. Da altre fonti risulterebbe che i militari impegnati in Somalia sino circa 300 Il mese scorso il presidente statunitense Donald Trump aveva concesso nuove prerogative al Comando Africa per condurre operazioni di antiterrorismo contro al Shabaab. Tuttavia, Prichard ha precisato che l’invio della missione di addestramento era stata decisa “ben prima” delle nuove direttive decise dal capo della Casa Bianca. I rinforzi dagli Stati Uniti arrivano, inoltre, dopo che la scorsa settimana il nuovo presidente somalo, Mohamed Abdullahi Farmajo, ha dichiarato ufficialmente guerra ad al Shabaab, dichiarando contestualmente un’amnistia per tutti i miliziani che decidano di abbandonare l’estremismo entro 60 giorni. “Con il nuovo governo e il presidente Farmajo, abbiamo un’opportunità di fare passi in avanti in Somalia”, ha dichiarato il mese scorso il comandante dell’Africom Thomas Waldauser.