Il Lucano Magazine Indice gennaio - febbraio 2014

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB PZ Foto Andrea Mattiacci copertina:copertina.qxd 04/02/2014 10:01 Pagina 1

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Basilicata, è GIUNTA da fuori TECNICAMENTE PERFETTA...

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lucanoi magazine

S O M M A R I O

D O L C E E S A L A T O

6

22Intervista

all’Assessore

regionale alla Sanità

Flavia Franconi

Il San Carlo

è già nel fututo

con il robot Da Vinci

Coppa Italia Basilicata

la prima volta

dell’Az Picerno

64 Forse Nevica “Mena la Neva”

36 Le delizie povere della salumeria lucana

38 “Protocollo S” La prima serie web tutta lucana

44 Potenza, una città complessa

46 Sulle tracce del paese fantasma

l’utopia di Campomaggiore

48 L’oasi naturalistica di Pignola

52 Giuseppe Siervo Montemurro ricorda

il maestro benefattore della comunità

53 A Potenza prima lucana per “La giusta scelta”,

il romanzo del giornalista Giancarlo Trapanese

54 Stigliani Nicola

58 Danilo Vignola, dal vino in gola all’ukulele

60 Leonardo da Vinci si studia... in Basilicata!

R E P O R T A G E

L O O K A N I A

66 Racconto di Matera e il castello - Seconda Parte

E P I S T E M E

34 Antropologia e folklore

V I G N E T T A N D O

9 I Quattro Moschettieri

T R A L E R I G H E

62 L’ombra di Barone Viaggio in Lucania

63 Medici e malattie tra la Basilicata

e Napoli Borbonica

E U R E K A

69

38

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20 Una “saggia” decisione per traghettare

la Basilicata in europa

22 Conversazione con l’assessore Flavia Franconi

24 Urologia, al San Carlo primo intervento

con il robot Da Vinci

28 Matera, il crollo della palazzina vico Piave

30 Basilicata, oltre i confini del turismo in carrozzina

32 Melfi, Valvano presenta la nuova Giunta comunale

“Protocollo S”

una serie web

tutta lucana

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E D I T O R I A L E8

Antonello LOMBARI

La Basilicata, ancora convalescente, tenta di affacciarsi alla fine-stra dei suoi confini. Sul corpo e sul volto sono ancora visibili isegni devastanti della "rimborsopoli" regionale che, nei mesi

scorsi, ha fatto molto discutere. Il virus contagioso che ha colpito lamassima istituzione lucana ha mietuto vittime illustri in tutt'Italia.Della serie: mal comune mezzo gaudio. Anche se c'è poco da stareallegri, considerando lo sperpero di denaro pubblico operato innome del "tanto lo fanno tutti". Il malcostume, purtroppo, ha fattoproseliti anche in casa nostra. Ora la Regione Basilicata, dopo ilresponso elettorale, ha trovato in Marcello Pittella, un medico al suocapezzale. Il governatore uscente, Vito De Filippo, non era riuscitoa reggere il peso di uno scandalo di così vaste proporzioni ed avevastaccato la spina, prima della scadenza naturale del proprio manda-to. La terapia d'urto del nuovo medico in famiglia è stata accolta conqualche mugugno ma, a ragion veduta, è parsa a tutti inevitabile.Sarà stato per recuperare la fiducia dell'opinione pubblica lucana,nei confronti dell'apparato governativo e sotto governativo, di chi hagestito in precedenza, oppure per dare un segno inequivocabile dirottura con i metodi del passato. Fatto sta che gli assessori, chiama-ti dal governatore Marcello Pittella a comporre la testa pensantedella Basilicata, risultano essere dei super "saggi", esterni alla nostraregione. Solo nel caso di Michele Ottati, c'è una chiara matrice luca-na, in quanto, il neo assessore alle politiche agricole e forestali, ènato a Satriano. Si tratta di personalità di spicco nelle materie nellequali sono stati investiti. A questo punto, però, a più di qualcuno, èsorta spontanea una domanda: "E' possibile che nella nostra regio-ne non vi fossero persone preparate e super partes, e cioè, senzaapparentamenti politici, insomma, con requisiti tali da meritare unassessorato moderno"? La pillola del dottore, stavolta, non è scesagiù a molti e, come effetti collaterali, ha prodotto diversi mal di pan-cia all'interno della coalizione e dello stesso Pd. L'efficacia della tera-pia, però, sarebbe bene valutarla e misurarla nel tempo, sulla basedell'operato e delle azioni concrete. Le occasioni, non mancheranno.C'è, infatti, subito sul tavolo, un argomento "scottante": il petrolio,che coinvolge vari temi: territorio, ambiente, energia e chiama ilgoverno regionale ad alzare la voce per farsi sentire in campo nazio-nale. L'oro nero è un tema per il quale il nuovo esecutivo si sta giàspendendo. Per il momento la fronte del "paziente" ancora scotta e il mercuriostenta a scendere dalla colonnina. E' tempo di carnevale, per stem-perare il clima cupo delle beghe politico-istituzionali, proviamo adivagare con la mente. L'introduzione della robotica nelle sale ope-ratorie dell'Ospedale San Carlo di Potenza, di cui si parla, peraltro,in altra parte del giornale, ci fa venire in mente una metafora gusto-sa: chissà cosa sarebbe accaduto se Marcello Pittella avesse chiestol'ausilio dei robot anche alla Regione? Ma tutto questo, per ilmomento, è ancora fantascienza.

DOTTI,MEDICI E SAPIENTI

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Vignettando

I Quattro Moschettieri

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I L L U C A N O

Antonello LOMBARI [email protected]

Foto: Andrea MATTIACCI, Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7Fuorni - Salerno

Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003

31 Gennaio 2014

Lucana Editoriale s.r.l.Via Gallitello, 89 PotenzaTel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200E-mail: [email protected]

Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

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Vito ARCASENSA [email protected]

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Agostino ARCASENSA

Hanno collaborato in questo numero

Flavia ADAMO, Angelo BENCIVENGA, Ettore BOVE,Angelomauro CALZA, Carlo jr. CALZA, Elisa CASALETTO,Antonio CROGLIA, Arsenio D’AMATO, Marianna GiannaFERRENTI, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Michele PACCIANO, Federico PELLEGRINO, Giulio RUGGIERI, Miriam SGARLATA, Albina SODO,

da Potenza:Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA 0971.476423

Leonardo CLAPS, Anna MOLLICA, Margherita E. TORRIO

Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO

dal Materano:Giovanni MARTEMUCCI 0835.333321

[email protected]

Vignette di Luca NOMAGA

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lucanoil magazine

N E W S 13

Il 12 gennaio 2014 a Venosa si è costi-tuito il Comitato “Dante Alighieri” diMontemilone e Venosa.Ha presieduto l’incontro il presidenteonorario del comitato Dante Alighieri diZurigo la Dott.ssa SusannaSguaitamatti, la quale ha illustrato lostatuto che è stato approvato da tutti ipresenti. Si è passato poi all’elezione delpresidente e del direttivo del comitatocostituente. E’ stato eletto presidenteGiuseppe Pellegrino. Gli altri componen-ti il direttivo sono: Angela Ianniello vice-presidente e segretaria, FedericaLaurano tesoriere, Lucia Laurano addet-to alle relazioni esterne, GiuseppeCantatore addetto organizzazione even-ti, Arturo Raffaele Covella, AntonioD’Amelio, Angela Capacchione eSusanna Sguaitamatti (CoordinatricePlida).Il neo comitato, composto da 50 soci, si affianca agli altri circa 100comitati della Società Dante Alighieri presenti sul territorio italiano.Tutti i soci condividono lo statuto e le finalità della Dante, cioè ladiffusione della lingua e della cultura italiana, attraverso la valoriz-zazione delle singole culture locali italiane, passando quindi dall’ar-te, ai beni culturali, al teatro, all’enogastronomia, alle tradizioni etc.La Dante Alighieri si muove anche su un altro binario, quello del-l’insegnamento della lingua italiana agli immigrati, i quali, dopoaver seguito i corsi debitamente organizzati dal team della Società,

avranno la possibilità di conseguire la certificazione del PLIDA(Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri), attestante la competen-za e la conoscenza della lingua italiana.Il comitato “Dante Alighieri” di Montemilone e Venosa ha già incantiere delle iniziative che partiranno dalla prossima primavera.L’auspicio è di coinvolgere anche gli altri Comuni del Vulture invi-tandoli a prendere contatti con il Comitato per approntare eventua-li progetti da condividere.La sede è a Venosa in Via Frusci, 94 e a Montemilone presso laBiblioteca Comunale.

ma.gi.fe.

“All’improvviso vedo un’ombra strana, sem-bra una mano ossuta che ondeggiando mifa segno di girare verso destra. Stupita alzolo sguardo e vedo un albero strano. E’ tuttopieno di foglie e fiori bianchi ma ha ununico ramo completamente spoglio.Sporge verso il basso, se mi alzo sullepunte dei piedi potrei…… Una forza miste-riosa mi spinge a toccare quel ramo, nonso cosa sia ma so che adesso tutto cambie-rà, che io non sarò più la stessa Alisea dioggi”. E’ uno dei primi passaggi introduttividi Un paio d’ali, fiaba tenera ed educativascritta da Luciana Buono, potentina, allasua prima pubblicazione. E’ una fiaba chemette a confronto il mondo reale di tutti igiorni e quello immaginario di un luogofantastico che però tale non è agli occhidella protagonista la quale lo percepiscecome altrettanto vero. Fatalopia, questo èil nome di questa realtà parallela che ospi-

ta Alisea, una ragazza timida ed insicurache qui viene proiettata mentre passeggiain un parco della sua città. In questo regnotutto è bello e colorato. Foreste meraviglio-se ricche di piante strane ed animali par-lanti, di gente fatata che accoglie la ragaz-za con tanta gentilezza insegnandole tuttodi un mondo dove vige l’armonia, l’altrui-smo e i buoni sentimenti. Tutte cose che,ahimè, ammette Alisea, spesso non trovanel suo mondo, ma che nel contempo ras-serenano il suo animo inquieto facendoladiventare più sicura di sè ogni giorno chepassa. Questa sicurezza le servirà, e preci-samente durante l’incontro conProfondopia regno sotterraneo abitato daoscure e cattive creature. Il Bene e il Male si contrappongono in unabreve favola che si legge tutto d’un fiato eche ben concilia sia i gusti dei piccoli chequello dei grandi. Il viaggio a Fatalopia è

infatti il viaggio dentro sé stessi alla ricercadi quelle energie positive e costruttive chemolto spesso ignoriamo di avere perchésottomesse dall’altrui arroganza.

an.mo.

UN PAIO D’ALI il libro di Luciana Buono

Società Dante Alighieri, si è costituito il Comitato di Montemilone e Venosa

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lucanoil magazine

N E W S14

Matera, Alberobello e Positano in gara peril titolo di “Miglior Borgo d'Europa”. Sonoquesti icentri italiani che aspirano al titolotra le 52 mete selezionate da hotel.info. Inseguito ad una ricerca sul web, la Olta hainfatti individuato, tra le destinazioni diviaggio preferite, i borghi più amati, consi-gliati, menzionati e fotografati d’Europa. Adecretare il vincitore saranno però i viag-giatori online, che potranno votare il‘Miglior borgo d’Europa’ sui social networke sul blog di hotel.info. All'indirizzohttp://hotel.info/it/blog/europa2014 èpossibile trovare le immagini della variedestinazioni, rappresentate in forma dicarte da gioco. Ogni borgo ha ottenuto unpunteggio in base ad una serie di parame-tri fondamentali per il successo di unadestinazione turistica. Nello specifico, perognuna delle 52 mete sono state prese inconsiderazione le valutazioni degli hotel,facendo una media dei giudizi lasciati daiclienti di hotel.info; l’immagine generaleveicolata online, considerando numero equalità delle immagini trovate sul web; il

livello di interazione online, calcolato attra-verso le pagine delle destinazioni suFacebook; il numero delle #Menzioni suInstagram, i consigli lasciati su Foursquaree la distanza in chilometri dall'aeroporto

più vicino. Il contest, che permette di votare e condi-videre le foto dei borghi sui social, è aper-to fino al 14 febbraio.

gi.ma.

Tra Sabato 18 e Domenica 19 Gennaio, il centro provinciale diTrivigno si è vestito a festa per l’inizio del Carnevale.Un appuntamento di rilevata importanza all’insegna del diverti-mento per dimenticare, anche se per poco tempo, la crisi eco-nomica che molto spesso ha costretto e costringe le nostrepopolazioni ad emigrare.L’ enorme falò collocato nella piazzetta davanti al municipio haprodotto una scenografia molto originale e particolare con le suealte fiammate alimentate da un leggero vento.Non tutte le Pro-Loco riescono a fare un lavoro simile a livelloorganizzativo perché non è facile garantire tanto divertimentoalla gente che si reca ogni anno per la Notte delle Favole. La Pro-Loco di Trivigno può ritenersi soddisfatta per i risultati ottenutigrazie anche alla collaborazione del Comune e delle tante attivi-tà commerciali.Il binomio vincente è stato il mix tra la gastronomia e la musicaa ciclo continuo, quella dei nostri gruppi lucani con Camillo allafisarmonica e il suo amico con l’organetto, tra i Mitici e il ritmofrenetico dei Tarantolati di Tricarico con Pietro Cirillo e il suogruppo e tantissimi fan giunti da ogni parte della Lucania. Sisente ancora nell’aria il rombo dei tamburi dei briganti con il loromessaggio forte e chiaro che invitava il popolo a lottare controle avversità per riscattare il proprio orgoglio e la propria dignità.Pietro Cirillo è un musicista di grande spessore artistico e vede-re ballare tanta gente in piazza al suono della Tammorra conbrani come “Lenalè”, “Tarantato comm’a mè” e altri brani inedi-ti, intorno al grande falò, è un bel traguardo di popolarità chepremia il suo impegno.

Cav. Fanì

La notte bianca di TRIVIGNO al ritmo della Taranta Tra falò, gastronomia, canti, balli e tanta buona musica

C’è anche Matera in gara per il titolo di “Miglior Borgo d’Europa”

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La comunità di Montemurro da oggi gioisce per la riapertura dell’e-dificio scolastico chiuso per diversi anni in seguito a lavori di restau-ro ed adeguamento che ne hanno modificato in parte l’aspettoesterno e profondamente la struttura. Rinasce a vita nuova dunquel’istituto “Tenente D. Robilotta” grazie ad un cospicuo investimentodi 1 milione e 800 mila euro provenienti dalla ex 219 e dalle royaltyspetrolifere. E’ stato inaugurato il 7 gennaio scorso tra l’entusiasmodei bambini che oggi possono studiare in un edificio esteticamentepiù bello e soprattutto molto più sicuro. Alti standard di efficienzaenergetica e di antisismicità infatti connotano un immobile la cuicostruzione risale agli anni ’70 del ‘900 e che andava interamenterivisto. Il calore interno è garantito dal riscaldamento sotto il pavi-mento e da infissi che evitano la dispersione del calore. Campeggiasulla parete esteriore dell’edificio un imponente orologio di 2 metri emezzo di diametro, costruito su misura, le cui ore e lancette si illu-minano secondo l’intensità della luce solare. Le panchine esterne inlegno danno nota estetica e funzionale alla struttura che interna-mente si mostra con corridoi differentemente colorati. L’edifico contauna palestra, una sala mensa, un’aula multimediale, un cortile. Ogniaula è dotata di computer, lavagne tradizionali ed elettroniche. Per ibambini c’è anche l’angolo giochi. Accoglie un centinaio tra alunni estudenti della scuola dell’infanzia, della primaria e della secondariadi I grado che lasciano, i primi, un prefabbricato e, gli altri due, unvecchio immobile che diventerà, dopo appositi lavori, una casa dicura per anziani con 14 posti letto. All’inaugurazione erano presenti il sindaco di Montemurro Mario DiSanzo, il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella e il pre-sidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza. Note di ringrazia-

mento si sono levate dal primo cittadino a chi, a vario titolo, ha con-tribuito alla realizzazione dello stabile: l’amministrazione comunale,i tecnici, l’impresa che ha anticipato parte delle risorse a causa delPatto di Stabilità, il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo diMontemurro-Sarconi-Spinoso Alfredo Petracca e i suoi predecessori,gli insegnanti, il personale scolastico, i genitori e soprattutto gli alun-ni per i quali auspica una brillante carriera lavorativa in Basilicata. Laformazione, l’investimento in cultura, ha proseguito il sindaco una-nimemente a Lacorazza e Pittella, deve essere il motore trainantedello sviluppo di una regione che deve poter accogliere gli apportiche questi giovani un giorno dovranno dare alla terra in cui sononati. Magari anche con un soggiorno all’estero ma finalizzato amigliorare le conoscenze per applicarle al meglio qui e non altrove.

an.mo.

A Montemurro ristrutturato l’edificio scolastico

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N E W S16

Un disegno di legge regionale per valorizzare la musica e gliIstituti Musicali in Basilicata. A proporlo al neonato consiglioregionale è il Consorzio Intercomunale facente capo all' Istitutomusicale “G.M.Trabaci”, scuola civica di musica che raggruppa icomuni di Scanzano jonico (capofila) Montalbano jonico, Pisticci,Nova Siri, Tursi e Rotondella. La proposta di legge pone le basiper il riconoscimento e la valorizzazione degli Istituti musicali sulterritorio ed il loro raccordo con le entità locali. “Gli istituti musi-cali sono chiamati, ormai da qualche anno - precisa l'AssessoreAngelo Lunati Presidente del Consorzio - a svolgere una impor-tante funzione per lo sviluppo della cultura e della formazionemusicale estesa a tutto il territorio, anche quale raccordo tra lostesso e quella che potrebbe diventare la nuova realtà didatticadei conservatori di Stato. Una sorta di contenitore nel quale siraccolgono aspirazioni musicali di tanti giovani impossibilitati aseguire la formazione musicale in assenza di strutture adeguateed ai quali questi organismi possono offrire professionalità estrumenti utili per la loro formazione. Questa importante funzio-ne assunta dalle scuole musicali per la diffusione della culturamusicale sul territorio necessita di un riferimento legislativo chestabilisca quale dovrà essere l'attività didattica specifica; defini-sca le competenze della Regione; individui i soggetti autorizzatia istituire le scuole di musica a cui attribuire il controllo della pro-grammazione degli Istituti musicali e la concessione dei finan-ziamenti”.L’Istituto Musicale Intercomunale “G. M. Trabaci” che ha sede aScanzano Jonico è attivo già da qualche anno con l’intento dipromuovere la formazione musicale professionale nelMetapontino, territorio privo di istituzioni musicali accreditate emal collegato con le città sedi dei Conservatori di Musica. Nel2010, favorito dalla continuità dell’amministrazione Iacobellis ilprogetto iniziale si evolve e una convenzione, stipulata tra ilComune di Scanzano Jonico, l’Istituto “G. M. Trabaci” e ilConservatorio Statale di Musica “E. R. Duni” di Matera, sanciscel’accreditamento dei corsi di formazione musicale di base – PreAfam – propedeutici ai Corsi di Laurea di I livello (l. 508/99). Nel2011 nasce l’Istituto Musicale Civico Intercomunale, primo e

unico nella Regione Basilicata e tra i pochi nel panorama nazio-nale, insieme alle Scuole Civiche di Milano, Vasto e Cagliari. Essoè determinato, come già anticipato, dall’istituzione di unConsorzio Intercomunale per il Diritto allo Studio a cui aderisco-no i Comuni di Scanzano Jonico, come capofila, Pisticci,Montalbano Jonico, Nova Siri, Tursi e Rotondella. Dunque unainteressante realtà formativa sulla musica che ora chiede algoverno regionale un quadro normativo per operare al meglio:l’Istituto, da sempre ospitato nel suggestivo e antico PalazzoBaronale, si pregia di strumenti musicali di altissima qualità.Offre corsi principali come pianoforte, violino, viola, chitarra clas-sica e fiati, ai quali si affiancano materie complementari cometeoria e solfeggio, armonia e storia della musica. L’iscrizione aicorsi avviene previa selezione e a seguito di un avviso pubblicobandito annualmente da ognuno dei Comuni consorziati. Gliallievi selezionati acquisiscono il diritto ad una frequenza com-pletamente gratuita. Ad oggi l’Istituto conta 160 iscritti, ai qualisi aggiungono gli studenti dei corsi di alto perfezionamento esti-vo che ogni anno provengono da diverse realtà internazionali.Basti pensare al Masterclass organizzato dal 3 al 9 settembrescorsi, durante il quale giovani musicisti provenienti da Corea,Ucraina, Svezia, Russia, Kazakistan, Austria e Italia hanno segui-to le lezioni di personalità come Anna Serova e Filippo Faes,rispettivamente docente di viola presso l’AccademiaInternazionale “Lorenzo Perosi” di Biella e docente di pianofortepresso il Conservatorio di Castelfranco Veneto.

gi.ma.

C’è un disegno di legge regionale per il riconoscimentolucanodegli istitutimusicali

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Certo, se la Basilicata fosse unaRegione autonoma se ne potrebbe-ro fare di soldi! La “soglia di pover-

tà” sarebbe solo un ricordo. Il redditomedio pro-capite dei lucani si impenne-rebbe e il livello dei servizi raggiungereb-be valori da Europa del Nord. Si potrebbe passare dai milioni che ognianno la Regione Basilicata elargisce alleFerrovie nazionali ai milioni che – al con-trario - si potrebbero incassare. E già,perché si potrebbe pure pretendere daTrenitalia il pagamento di un pedaggioper permettere ai suoi treni di transitarein territorio lucano per raggiungere laPuglia, altrimenti…traghetti o aggiramen-to dei confini lucani. Chi ce lo impedireb-be?Potremmo iniziare a vendere a carissimoprezzo - e fare in modo che ci vengapagata davvero - solo l’acqua “che ciavanza”, evitando che paesi lucani stianocon i rubinetti a secco mentre in Puglia lausano soprattutto per irrigare i campi.Quei campi, poi, dove vengono coltivateverdure e ortaggi che i pugliesi vengonoa rivendere a peso d’oro nei mercati emercatini di città e piccoli comuni lucani.Si potrebbe istituire una seconda fonte diguadagno, una tassa a carico di chi dallaPuglia viene a vendere in Basilicata a caroprezzo quel che coltiva grazie all’acqualucana.

Il petrolio: ci pensate? Visto che è di pro-prietà dello Stato e su di lui non si puòvantar diritto alcuno, ma sulle nostre stra-de sì, si potrebbe far pagare il pedaggioper il transito delle autobotti che traspor-tano il petrolio e il gas estratto, e tasseper gli oleodotti che sono posati sul terri-torio lucano. Si potrebbe pretendereanche che alle stazioni di servizio in terri-torio lucano vengano praticati prezzi for-temente scontati del 50 alla pompa per ilucani e aumentati per i non lucani.Si potrebbe recintare l’intera regione eistituire caselli e posti di blocco sullaSalerno-Reggio Calabria e far sì che

anche l’autostrada diventi a pagamentocon le entrate a beneficio della Basilicata.E così pure per visitare i Parchi Nazionali,le coste, i monti… una miniera d’oropotrebbe essere la nostra regione, speciese pensiamo che è territorio da attraver-sare necessariamente per chi vuole spo-starsi da Nord a Sud e viceversa.Insomma, dopo tanti che ci hanno gover-nato in maniera pedestre diventeremmola Regione-pedaggio!Come dite? Fantasie da fumetti? Beh…pure i Fantastici quattro sono super-eroida fumetto, eppure sono stati chiamati esono qua a governarci, no?

I L C O R S I V O

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Angelomauro CALZA

Il Bruscolinonell’occhio

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R E P O R T A G E20

Messi a dura prova, per il patto di sta-bilità, i servizi nei comuni, effettodella crisi che spopola la Basilicata

soprattutto della sua popolazione giovanile.Restano gravi i problemi ma chi si interes-serà di chi? Nella mutazione dell’ econo-mia e, correlata ad essa, della società, letrasformazioni degli obiettivi di partiti emovimenti confermano i dubbi linguisticisulla tenuta dei termini “destra” o “sini-stra”. Incapace, oggi, di radicalità di solu-zioni ardite rispetto ai problemi sociali epolitici, la sinistra; confusi, per la destra, iltradizionalismo, Dio, Patria, Famiglia, sele-zione di classe dirigenti, salvi alcuni rischidi fondamentalismi. I mutamenti, soprav-venuti nelle classi con cui destra e sinistrafacevano i conti, rendono vecchio ancheGiddens. Potremmo, in base al posto in cuisiedono in Parlamento, chiamare le parti“sopra/sotto”, oppure “est/ovest”. Delle dif-ferenziazioni, però, continueremmo a rico-noscerle tra chi vuole presentarsi radicaliz-zato in una logica di salvifico cambiamen-to economico liberista; e chi dovrebbedarsi una pregiudiziale, messa a rischioulteriore dalla legge elettorale Renzi-Berlusconi, di difendere principi, magaricostituzionali, un sistema - rinnovato - peralleviare le difficoltà acuite dalla crisi einterpretare le trasformazioni, sociali e intermini di attese. Nel dubbio se e qualidestra e sinistra( o “est/ovest”) ci siano inBasilicata, ci rapportiamo con la giunta deiquattro saggi, o tecnici, di fuori regione ed

esperienze europee. Alte le aspettative; ilPresidente Pittella ha promesso un ruoloimportante per la Basilicata. Ritenuta fallitala possibilità di intesa con i partiti del cen-tro sinistra, recuperate alla Basilicata com-

petenze di piano internazionale, l’esperi-mento dovrà cercare un equilibrio neldeclinare scelte e relazioni con le profes-sionalità lucane, di fronte agli obiettivi2020. Gli esiti misureranno la possibilità di

Margherita E. TORRIO

NOTE A MARGINE

UNA “SAGGIA” DECISPER TRAGHETTARE LA BASILICATA IN

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ricucire lo strappo avvenuto tra i lucani e lapolitica. I partiti osservano; quelli di centroe sinistra appoggiano, almeno formalmen-te, la esperienza e la giunta; mentre ilPresidente apre a F.I. e a larghe intese

CISIONETA IN EUROPA

Flavia Franconi

Politiche per la persona. Fondatrice ePresidente del gruppo italiano Salute eGenere, per la diffusione della cultura ericerca di genere. Vede un modo nuovonella medicina. Ha partecipato, conlaCharité di Berlino, al progetto EUGIMe al progetto EUGEMED per costruireuna rete di genere. E’ appena uscito unsuo libro il “Manuale di Medicina.Sesso. Genere”, edito da BonomiaUniversity Press. Con una sanità inpareggio, auspica di lavorare in terminidi sistema perché le persone malate,quindi più deboli possano vivere condignità ed equità la loro condizione.

Aldo Berlinguer

Ambiente e infrastrutture. Ha insegnato ad Oxford Kiev e Mosca. E’ esperto di Diritto della concorrenza,controllo e controllo delle concentrazionitra imprese. Vede con entusiasmo lapossibilità di un cambio di passo e di unampio rinnovamento cui intende dare lasua disponibilità senza idee invasive,teso, però, a trovare formule capaci diallentare l’asfissia determinata da normeche impediscono uno slancio vitale. L’impegno del nuovo assessore regiona-le è quello di coniugare ambiente, svi-luppo infrastrutture e vita civile dellepersone.

Raffaele Liberali

Attività produttive e formazione.Direttore Energia alla CommissioneEuropea, direzione per la ricerca e inno-vazione. Fa parte del ComitatoProgramma per l’energia non nucleare.Ha partecipato a gruppi di lavoro conRussia e Giappone e US. La sfida è met-tere al servizio della regione le compe-tenze acquisite con trenta anni di attivi-tà a Bruxelles. Di fronte alla povertàcrescente prefigura, nella crisi pressantedella Basilicata, uno sbocco a lungo ter-mine politico, industriale, con interventisulla ricerca e formazione, integrandolavoro, ricerca, formazione, politica.

Michele Ottati

Politiche agricole e forestali. Originario diSatriano, da dove il padre emigrò inBelgio. Capo gestione dei mercati agrico-li della Commissione Europea, ha gestitole misure agricole relative alla fissazionedei dazi doganali per ortofrutta zuccherocereali. A Bruxelles è capo unità promo-zione dei prodotti agricoli. E’ nel campodella Formazione per i lavoratori italianiemigrati (ente ENAIP) e responsabileACLI in Belgio. Auspica per la Basilicataaccordi di partenariato, per raggiungereambiti di sviluppo rurale e per una solu-zione sostenibile e duratura nel compartoagricolo.

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R E P O R T A G E22

E’ la prima delle conversazionipreviste dal Lucano con gliassessori della giunta Pittella.

Mi riceve nel suo studio presso ilDipartimento Salute, Sicurezza,Servizi alla Persona.

Ha trovato casa? No. Cercavo un residence perché con iltempo ridottissimo dopo il lavoro nonposso provvedere ai lavori in casa. Almomento alloggio in un bed and break-fast. Sono una donna sola con figlio cheattualmente è in Inghilterra. Le cose dellavita pratica sono solo sulle mie spalle e misono dovuta spesso far carico di tutte lesoluzioni pratiche. Il lavoro qui non mi hapermesso di fare altro né ancora di torna-re in Sardegna per chiudere casa.

Ha un accento particolare.Sono toscana, laureata in Toscana. Nel1986 ho vinto la cattedra di professoreordinario, in Sardegna, e sono rimasta lì.Ho una mamma anziana, di 93 anni, chevive ancora in Toscana. Per questo tornospesso lì. La mia identità è toscana maamo molto anche la Sardegna dove cisono luoghi che danno la sensazione chenon ci sia stato mai nessuno. Non parlo ilsardo perché ho dovuto impegnarmi conlo studio dell’inglese, che i giovani dovreb-bero conoscere, perché lingua dei testiscientifici. Ho una personalità dicotomica(sono medico, specializzata in psichiatria,ricerco nell’ambito della farmacologia cheè sempre il mio primo interesse), mi piaceperò la letteratura, amo il teatro e sono

una attrice accanita.

Quale impressione dei lucani?Ero stata in Basilicata per una conferenza.Così mi trovai su una montagna in unperiodo bellissimo, in autunno, gli albericarichi di foglie rosse. Rimasi affascinata.Sono anche sorpresa della cordialità dellagente di Basilicata. Ho sentito una accoglienza che mi hafatto piacere perché non tutti i postihanno questo rito dell’accoglienza. Per oraho avuto pochi contatti perché ho dovutomettermi subito al lavoro. Spero di avererelazioni al femminile perché da anni sonoimpegnata a promuovere la salute e lamedicina di genere e vorrei farlo con l’aiu-to delle donne e uomini di Basilicata.

Mi spieghi cosa significa medicina digenere ed il suo percorso su questo.Sino al 1991, anno di nascita della medi-cina di genere, tutto veniva studiato nel-l’uomo e si considerava tutto uguale negliuomini e nelle donne, a parte l’apparatoriproduttivo. Si pensava non ci fosseromalattie cardiovascolari fra le donne.Dietro la spinta del pensiero femminista siè cominciato a studiare separatamente.Altrettanto avveniva per l’uso dei farmacinon diversificati nemmeno nelle dosi.Bisogna considerare come il contestosociale e l’ambiente intervengano sulcorpo in una dimensione olistica. Unadonna/uomo povero ha probabilità di cat-tiva salute più di una donna/uomo ricco.Altrettanto accade a seconda che abbiamaggiore o minore istruzione. La medici-

CONVERSAZIONE CON L

FLAVIA FRANNOTE A MARGINE

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na di genere studia questo. Tutto questoevidentemente si basa su paradigmi spe-rimentali nuovi.Nella medicina di genere, attraverso unaricerca di laboratorio e clinica, abbiamomesso in evidenza che alcune cellulerispondono in modo diverso se isolate aseconda della diversità di genere.Metabolomica di genere andando a iden-tificare tantissimi metaboliti sino a riscon-trare grandi differenze tra uomo e donna.

Esperienze importanti che ha fattoprima di giungere in Basilicata.Siamo in contatto con la Mayo, con laKarolinskaia che attribuisce i Premi Nobele la Charité di Berlino. Abbiamo fatto unprogetto EUGIM e un progetto EUGEMEDper costruire una rete di genere. Ci saràun incontro prossimo a Bruxelles il 6 apri-le.Quindi nella applicazione pratica bisognacercare percorsi nuovi per le donne. E nonsolo. Pochissime persone sanno che ci sono unmilione di uomini con osteoporosi che nonhanno diritto alla MOC ecc. Medicina digenere non significa solo per le donne.Bisogna arrivare al gold starting dellamedicina personalizzata.

Cosa intende maggiormente utilizza-re della sua esperienza? Medicina esanità sono complessivamente posi-tive: di cosa ha bisogno ulteriormen-te la sanità lucana?Potremo fare delle belle cose. Ci vuole unpo’ di tempo. Certo vorrei aumentare per

questo Assessorato delle Politiche per lapersona il budget che, ora previsto dalfondo nazionale tutto per la sanità, garan-tirebbe un miglioramento generale seinvestito a migliorare l’aspetto sociale.Dobbiamo costruire asili, facilitare la vitadelle donne. Per esempio asili diffusi, asilifamiliari, quindi una signora prenderà lostipendio. Poi ci sono tante emergenze sociali.Anche gli anziani. Anche se c’è una strut-tura familiare solida, non è giusto lasciaresolo alla famiglia anche le gravi disabilità.

Cosa significa lavorare in termini disistema? Bisogna avere un sistema. E’ un sostegnolavorare per e in un sistema. Un sistemafa crescere tutti. E’ ciò cui miriamo madobbiamo regolarlo molto perché a voltepuò avere come risultato la perdita dellaindividualità. Quindi un sistema che rispecchi le diversi-tà che costruiscono. La diversità è ricchez-za. Nel mio studio in Sardegna ho ungrosso biglietto che riporta scritto:TUTTI UGUALI TUTTI DIVERSINe metterò uno uguale anche in questastanza.

So che è appena uscito un suo libroSi. E’ il Manuale di medicina . Sesso.Genere, della edizione Bonomia UniversityPress. Non dicotomia di due mondi macostruire un mondo a misura di ambedue. Sulla copertina il disegno yin/yang ed all’internoi simboli del sesso maschile e femminile.

ma.to.

N L’ASSESSORE

ANCONI

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Ha la precisione di un robot. Quel cheun tempo era un gran bel compli-mento per un chirurgo oggi è una

realtà, al San Carlo di Potenza. Un sognonel cassetto, realizzato in tempi sorpren-dentemente rapidi: ci è voluto esatta-mente un anno, non un giorno in più, néin meno dall’annuncio alla realizzazione.Ma dal 3 gennaio anche l’ospedale deilucani è entrato nel futuro.“Un anno fa – commenta con soddisfazio-ne il direttore generale GiampieroMaruggi - quando presentammo il proto-collo d’intesa con il Regina Elena diRoma, gli scettici si misero subito al lavo-ro: chissà con tutti gli impegni internazio-nali che ha quando troverà il tempo il pro-fessor Gallucci, primario di chirurgia uro-logica dell’Istituto Tumori di Roma, divenire a Potenza. E invece siamo quiinsieme a raccontarvi il primo interventoeseguito con il robot Da Vinci, su unpaziente di Ferrandina. Un intervento checorona un anno di confronto continuo, discambio di pratiche, di attività formativein una virtuosa triangolazione tra il pro-fessore, la nostra Urologia e la Direzionestrategica”. Maruggi rivendica il diritto all’orgoglio.Anche perché uno dei fattori decisivi peril successo dell’“operazione robot” è statol’amore per la Basilicata, l’orgoglio lucanodi Michele Gallucci: “L’Azienda ospedalie-ra regionale deve coltivare la complessità.Per circostanze uniche e irripetibili la sani-tà lucana può attrarre pazienti residentinelle regioni limitrofe, dove le strutturesanitarie hanno sofferto i tagli lineari delcommissariamento, invertendo la tenden-za prevalente alla migrazione passiva.Non è stata una scelta facile ma alla fineabbiamo potuto investire i nostri soldi,quasi tre milioni di euro tra attrezzatura ecosti accessori (software, formazione), emunirci di un’apparecchiatura d’avan-guardia, che sempre più rappresenta lo

standard”. Il primario di urologia del San Carlo,Angela Vita spiega che è stato voluto“fortemente il robot e la formazione con ilprofessor Gallucci. Il Da Vinci è del SanCarlo ed è a disposizione di tutti i profes-sionisti del sistema sanitario regionaleche vorranno collocarsi alla frontiera del-l’innovazione in ambito chirurgico”.“Il robot – interviene il professor Gallucci– non è uno strumento di esclusiva voca-zione urologica. Ha importanti applicazio-ni in chirurgia toracica, generale, otorino,così come in ambito ginecologico. Tra l’al-tro il fatto che il San Carlo ha un Da Vincidi ultima generazione consente di avereun paio di cose in più rispetto all’attrezza-tura di cui dispongo a Roma”.“E così – precisa Maruggi - abbiamo

organizzato a tambur battente una sedu-ta interdisciplinare, con i chirurgi gineco-logi. E poi l’innovazione interesserà anchele altre chirurgie. Seguiremo lo stessomodello dell’urologia, dove abbiamo scel-to una delle eccellenze nel mondo, indivi-duando la realtà più avanzata in Italia perfarci da tutor. Stringeremo accordi di par-tenariato: con il Regina Elena per la gine-cologia, con Grosseto per chirurgia gene-rale, con l’Ieo di Milano per la toracica,con Forlì per l’otorino”. “Questo investimento importante – con-clude il direttore generale del San Carlo –è stato possibile perché abbiamo i conti inordine, perché la manovra di razionalizza-zione dei costi avviata nel 2012 e nonancora completata ha già raggiunto signi-ficativi risultati, come del resto attestato

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La squadra del robot: da sinistra in alto: Lioi, Falabella, Abate, Guaglianone, Panarace,

Vita, Mandarino, Maruggi, Gallucci

Urologia, il San Caè già nel futuroPrimo intervento con il robot D

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I NUMERI DELL’UROLOGIA NEL 2013Un bilancio estremamente positivo quellodell’urologia del San Carlo nel 2013:Sedute mensili con Gallucci e la sua equipe,con due o tre interventi per volta Più di 900 interventi chirurgici a vescica,prostata e reni Oltre 7500 visite ambulatoriali Più di 1200 ricoveri Introduzione del laser all’Olmio Introduzione tecnica Rirs in Litotrissia (vedischeda P.3) Attività di formazione: convegno congressodell’Auro Basilicata-Campania Campagna per l’incontinenza urinariaAmbulatorio andrologico per la prevenzionetra i giovani

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LA CHIRURGIA ROBOTICA. IL PRESENTE, IL FUTUROSe la chirurgia laparoscopica ha rivolu-zionato la chirurgia alla fine del XXsecolo, agli inizi del XXI secolo unanuova rivoluzione si sta realizzando adopera della chirurgia robotica. Leormai numerose evidenze scientificheemerse a favore della mininvasività, ipiù recenti studi sulla riduzione deltrauma chirurgico e l’affermazionechiara in campo oncologico, hannoportato la comunità chirurgica a soste-nerne lo sviluppo e ad estenderne pro-gressivamente le indicazioni. L’idea di applicare le tecnologie roboti-che alla chirurgia prende corpo a par-tire dalla seconda metà degli anni ’90.Lo scopo iniziale era quello di utilizzar-le in situazioni di guerra o calamità.Tale fu il riscontro nella comunitàscientifica che alcuni gruppi industrialidecisero di proseguire lo sviluppo disistemi per uso civile, intravedendo lapossibilità di utilizzare la robotica persupplire alle limitazioni della laparosco-pia. Il presente della chirurgia roboticaaltro non è che l’espressione iniziale diuna nuova era chirurgica, nella quale ilcrescente sovrapporsi di tecnologia e mininvasività apriranno nuovi scenari terapeutici. Gli strumenti attualmente disponibili fanno già intravedere un futuro che sembra fantascientifico

ma che è, in realtà, assolutamente prossimo. La somministrazione di coloranti a diversa fluorescen-za, visibili attraverso l’occhio di apposite telecamere, consentirà di individuare e discriminare le sin-gole cellule cancerose e, quindi, effettuare la rimozione in maniera mirata e ancora meno invasi-va. Le infrastrutture ed i protocolli di telecomunicazione sempre più veloci ed affidabili renderanno pos-sibile l’esecuzione di interventi chirurgici anche a distanza, in qualsiasi parte del mondo, in came-re operatorie semiautomatiche con presenza umana sempre più ridotta. L’interazione tra sistemidigitali d’immagine volumetrica, tridimensionale, anatomica e diagnostica, sarà il presupposto perla creazione di sistemi chirurgici intelligenti, ad alta precisione e semiautonomi.

Carlo ot Da Vinci

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dall’Oscar di bilancio, a noi assegnato nel2013. Tra i fattori di questo successo vasegnalato l’entusiasmo del professorGallucci, della dottoressa Vita e della suaequipe. I nostri medici mi hanno tenutosotto pressione e a loro devo riconoscereil merito di un eccellente spirito di colla-borazione. Si sono messi in gioco accet-tando l’idea che bisogna continuare a cre-scere confrontandosi con l’autenticaeccellenza. Si può dire, senza falsa mode-stia, che sul robot in urologia Gallucci ètra i numeri uno al mondo”.“Sono stato ben felice – dice MicheleGallucci, il primario urologo del ReginaElena che ha collaborato con il San Carlosul progetto Da Vinci - di supportare l’an-sia di crescita dell’azienda ospedalieraregionale. Si potranno operare non solo ilucani ma anche attrarre pazienti di regio-ni limitrofe. In tutto il Sud sono infatti unadecina scarsa i robot attivi, quattro inCampania, un paio in Puglia e in Sicilia, afronte di ben ventitré presenti inLombardia. Così, quando a dicembreabbiamo tenuto qui un congresso nazio-nale, molti colleghi del Nord si sonomeravigliati che la piccola Basilicata sipotesse munire di una tecnologia di avan-guardia”.“La disciplina è in continua evoluzione –conclude il professor Gallucci – un giornosi potranno fare cose impensabili.Applicando un microscopio al robot, adesempio, sarà possibile effettuare l’esameistologico in tempo reale. Io devo moltoal mio maestro, Bracci, che è stato fonda-mentale per me ma oggi la sua chirurgiaè più vicina a quella del ‘700 di quantonon lo sia a quella di oggi. E così miimmagino che tra venti anni i miei allievi

facciano altre cose. L’ho detto al dottorGuaglianone che mi accompagna in que-sto progetto Basilicata e alla dottoressaVita: dovete andare avanti e coglieretutte le innovazioni tecnologiche. Cosìcome nessuno si illuda sul ruolo del

“grande” chirurgo: a questi livelli senza illavoro collettivo non si va da nessunaparte. E i chirurgi, poi, devono esseresempre pronti a mettersi in discussione”.Cosa che al San Carlo hanno decisamen-te imparato a fare.

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MICHELE GALLUCCIPer Michele Gallucci, primario del Regina Elena,operare a Potenza, è un ritorno a casa: il grandechirurgo, una delle massime autorità mondialinella chirurgia robotica urologica, è infatti nato aPietragalla nel 1950 (è figlio d’arte: il padre era ilmedico condotto) anche se ha svolto tutta la suacarriera nella Capitale. Appena laureato, a 24anni, ha cominciato a collaborare con la cattedradi Clinica Urologica dell’Università di Roma e oggiinsegna Urologia nelle Scuole di specializzazionedella Sapienza e del Campus Biomedico. Collaboracon l’European School of Urology, agenzia dellasocietà scientifica urologica europea, nell’organiz-zazione di corsi di formazione permanente inEuropa. A testimonianza del suo saldo e generoso legame con la Basilicata, il professorGallucci ha rinunciato a qualsiasi compenso per la sua attività di coordinatorescientifico del progetto Da Vinci.

Guaglianone

Falabella

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Sono salvi per miracolo Vito Tortorelli eMaria Rosaria Tarasco, due dei soprav-vissuti al terribile crollo di vico Piave a

Matera avvenuto lo scorso 11 gennaio. Unabrutta avventura quella dei coniugiTortorelli che, per fortuna, si è conclusabene nella triste vicenda del crollo dellapalazzina di vico Piave nel centro storicodella città dei Sassi. Salvi per miracolo in ungiorno da dimenticare. A raccontare lavicenda inizia la signora Maria RosariaTarasco “Eravamo preoccupati da giorni –sottolinea- per quelle crepe nel muro cheaumentavano e si aprivano sempre di più.Ma nessuno ci ha dato ascolto. Tanto allafine eravamo noi a dover convivere con lapaura.Fino a quando quel sabato mattina, svegliada poco, ho iniziato a sentire degli scric-chiolii. Rumori sordi, netti, strani. Cheaumentavano sempre di più. Ho iniziato agridare e contemporaneamente ho vistoche il pavimento iniziava ad avvallarsi.Vedevo che accadeva la stessa cosa al sof-fitto e intanto chiamavo mio marito che era

andato in bagno. In quegli istanti infiniti hoatteso ancora che mio marito rispondesse,poi il pavimento ha iniziato a muoversi edall’alto cadevano i calcinacci. Ho continua-to a chiamare Vito, mio marito, e ho inizia-to a correre verso le scale. Dopo qualchesecondo è successo l’inferno. Ed è venutogiù tutto mentre uscivo dal portone“. Inquei secondi interminabili Vito Tortorelli sitrovava in bagno, in un’ala dell’edificio chenon è crollata. Appena resosi conto di quel-lo che stava accadendo si è precipitatoverso l’uscita. “Ho attraversato il corridoio -afferma- e ho visto una nuvola di polverebianca poi mi sono ritrovato tre metri piùsotto. Non mi ero reso conto, scappando,che era crollato tutto. Il pavimento del sog-giorno alla fine del corridoio non c’era più.Anzi non c’era più nulla. Sopra di me eratutto scoperto“. Vito Nicola Tortorelli è statosoccorso subito e portato via dalla zona cheera già un cumulo di macerie grazie all'in-tervento di due cittadini di Matera che sitrovavano sul posto al momento del crollo.Ha riportato solo delle lievi ferite al collo,una microfrattura al ginocchio e una contu-sione alla schiena. Vito Tortorelli è un pen-sionato che abita lì in Vico Piave con suamoglie da anni. Anche a distanza di giorniha ancora negli occhi e nel viso i segni dellostordimento, del disorientamento per que-sta tragedia. “Sono ritornato a casa – con-clude Vito- per prendere qualcosa comevestiti ed effetti personali, o perlomenoquello che è rimasto. Ci siamo trasferiti daparenti in questi giorni ma è ora che qual-

cuno si occupi di noi, seriamente. Mi riferi-sco alle istituzioni“. Preoccupazione più chelegittima quella di Vito Tortorelli che haperso in un attimo la propria casa, sacrificiodi una vita di lavoro. Franco Fontana, che èstato uno dei primi ad accorrere sul posto,ha visto con i propri occhi proprio VitoTortorelli che veniva soccorso e tratto insalvo da alcuni cittadini che passavano di

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Matera, il crollo della palazzinavico Piave Il racconto della signora Tarasco,quel sabato mattina avvertimmorumori sordi e scricciolii

Giovanni MARTEMUCCI

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là: “Ho sentito un boato, sono uscito ed èstata una cosa incredibile quello che hovisto. Si sapeva che poteva accadere unacosa del genere, da tempo si vedevanospuntare sui muri numerose crepe che poicon il tempo sono diventate sempre piùampie. Ma nulla è stato fatto fino a che nonè successo tutto questo“. Con il passare deigiorni affiorano anche maggiori dettagli che

concorreranno a ricostruire la verità grazieal lavoro della magistratura che vuole darerisposte in tempi brevissimi. Anche perchèse ne sentono di cotte e di crude sul crollodi vico Piave. Speculazioni, pontificazioni,emulazioni di notizie, opinioni personalispacciate per verità, perizie tecniche "selfmade". Si tratta di "notizie" che in molti casinon hanno alcun fondamento e che non

fanno altro che alimentare il processomediatico. E poi sembra che il nuovo sport materanosia la ricerca e la segnalazione di lesioni suimuri. Pure di quelle che sono lì dal terremo-to del 1980. Forse occorre più serietà anchenel parlarne rispettando soprattutto lamemoria di chi come Antonella Favale, a 31anni, ha perso la vita in quel crollo.

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Abbiamo percorso la Basilicata in car-rozzina, “Coast to Coast”, quasi rical-cando e zigzagando le orme di Rocco

Papaleo, ironico ed arguto testimonial diquel certo spirito di “Lucanesità”, che tantoci inorgoglisce. Ne è scaturita un’inchiestain agrodolce, con luci ed ombre, tutte dascoprire, con un’idea della Lucania, forseda rivedere e da ritrovare, al di là dei pre-giudizi e dei luoghi comuni. Ma quanto èaccessibile la Basilicata? Siamo veramenteuna regione a misura di disabile? Comesiamo messi rispetto all’Italia, all’Europa eal resto del Mondo? Fino a che punto èlecito parlare di turismo senza barriere?Come rispondono alberghi, ristoranti estrutture ricettive, sono realmente fruibili?Le nostre spiagge e nostri impianti sciisti-ci, che molti ci invidiano, sono debitamen-te attrezzati? Quanto sono accessibili inostri musei, i nostri teatri e cinema, inostri innumerevoli giacimenti e contenito-ri culturali? I luoghi di culto, i bellissimi

castelli e le dimore storiche, di notevolepregio storico artistico, sono raggiungibili evisitabili senza difficoltà? I luoghi di diverti-mento, le discoteche e i locali notturni,sono davvero pronti ad accogliere “Ballerinia quattro ruote?” Per esplorare meglio il territorio siamo par-titi dagli ultimi paesi, al confine ovest dellaPuglia, e ci siamo subito imbattuti nellestrade, che si arrampicano stanche e affan-nose su vecchi tratturi e sentieri di monta-gna. La Basentana sembra ancora unaspecie di deserto dei Tartari, senza unapompa di benzina per chilometri, a dispet-to del petrolio della Val D’agri e del sognotradito di Enrico Mattei. Una domanda cimuore in gola mentre maciniamo ricordi esuggestioni d’asfalto: “Ma Cristo, si è vera-mente fermato a Eboli?”Certo, la Basilicata non è più solo “La terragialla e rapata” descritta da GiustinoFortunato, né la casa “Dell’uva Puttanella”,che, con Rocco Scotellaro, ha fatto sogna-

re generazioni di poeti in erba, compreso ilsottoscritto, lucano per adozione e filiazio-ne letteraria, per grazia, o per colpa diRaffaele Nigro e di Don Carlo Alienello, checol suo bellissimo “L’eredità della priora”,ha popolato la mia adolescenza di storie eleggende dal realismo magico, sempre allacaccia di un riscatto possibile. Tuttavia,appena entrati in Lucania, a guardarla dalfinestrino di una station wagon con carroz-zina al seguito si respira ancora quell’aria diimmoto e sospeso Far west nostrano, quel-l’irruente torpore di magnifico isolamento,espanso e greve a un tempo, ammantato eammorbato nella nostalgia di un ritorno,mai definitivamente consumato, aspettan-do attoniti che i briganti della banda diCarmine Crocco balzino improvvisamentefuori e ci assaltino dai dossi e dalle duneboscose. Ma la strada si biforca, non siamosu una diligenza, un clacson e un telefoni-no ci richiamano bruscamente alla crudarealtà. Ci risistemiamo sul sedile e ci chie-

Basilicata,oltre i confinidel turismo in carrozzinaUn viaggio sulle stradetortuose dell’handicap

Michele PACCIANO

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diamo: ma accogliere su larga scala turistiin carrozzina, sarà un buon investimento?A giudicare dai numeri, direi proprio di si.L’ultimo dossier handicap parla chiaro, ilturismo accessibile, non è più in fenomenodi nicchia.Le stime delle Nazioni Unite segnalanoinfatti la presenza, in tutto il globo, di circa650 milioni di persone disabili. Circa l’80%di loro vive nei paesi in via di sviluppo,dove un terzo dei bambini in età scolare èaffetto da disabilità. Con l’invecchiamentodella popolazione a livello mondiale, ilnumero delle persone disabili è destinatoad aumentare.Nell’Unione europea la percentuale dellepersone disabili è valutata dal Forum euro-peo della disabilità fra il 10 e il 15%, per untotale di almeno 50 milioni di persone.Quanto all’Italia, e alle possibili ricadute sulturismo accessibile interno, uno studiodella Commissione europea, con dati rac-colti principalmente tramite l’Istat, riferisce

che la popolazione disabile in Italia è dicirca 2,6 milioni di persone, ovvero circa il4,8% del totale della popolazione di seianni e più che vive in famiglia. Una cifrache si basa su una definizione "stretta" didisabilità (ovvero mancanza totale di auto-nomia in uno o più aspetti della vita quoti-diana). Allargando il filtro, la percentualearriva al 13% circa, ovvero in linea conquella degli altri paesi industrializzati, conun picco del 18,7% per gli over-65.Di questi, 178mila vivono in residenzecomunitarie (304 ogni 100mila abitanti),mentre circa 153mila (262 su 100mila)sono gli istituzionalizzati (secondo altrestime sono 182mila).I disabili titolari di una rendita Inail sonopoco meno di 800mila (795.831), di cui683.915 maschi e 111.916 femmine.Considerando le quattro tipologie di disabi-lità risultano 363.152 persone con disabili-tà motoria; 156.873 con disabilità psico-sensoriale; 59.584 con disabilità cardio-respiratoria e 216.222 con altre disabilità.Nei Paesi europei già da molto tempo lapolitica dei servizi sociali si è sviluppataattraverso la legislazione e i vari interventinel campo urbanistico, dei trasporti, dell’e-dilizia pubblica e privata, adeguando strut-ture e servizi alle esigenze delle persone‘diversamente abili’ presenti nel tessutosociale. Questo processo ha permessoun’alta fruibilità dei servizi turistici e unconseguente sviluppo di flussi di questecategorie - sia in forma individuale che col-lettiva - anche attraverso specifiche inizia-tive a loro riservate, con un significativovantaggio per l'economia di settore. L’Italia rappresenta una meta privilegiata emolto richiesta all’estero, ma l’insufficienteinformazione sulla fruibilità esistente, enon solo in relazione al problema delladisabilità motoria e sensoriale, impediscel’afflusso di un notevole numero di turisti,rappresentato dagli stessi interessati e dailoro amici, familiari, accompagnatori.Attualmente il flusso in questo settore ècaratterizzato da: persone con ‘disabilità’ ebisogni ‘speciali’ di vario genere, che viag-giano da soli o con accompagnatore, fami-liari ecc.; da gruppi organizzati, sia con ini-ziative spontanee che, più frequentemen-te, attraverso i programmi sociali di Entipubblici o privati - italiani e stranieri.Limitatamente all’Europa, il fenomeno del‘turismo per tutti’ è stato stimato in 50milioni di cittadini con disabilità e proble-matiche di vario genere. Di questi, ben il72%, ossia circa 36 milioni, sono propensia viaggiare, ma solo 6 milioni lo fanno real-mente.In sostanza 30 milioni di persone con biso-gni ‘speciali’ possono essere interessate aviaggiare, ma, per diverse ragioni, vengo-no ancora escluse dai circuiti ufficiali delturismo. Se a questo si aggiunge il fattoche, insieme a ogni disabile, vi possonoessere una o più persone (accompagnato-ri o altro), si arriva alla cifra di 60/70 milio-

ni di persone che potenzialmente possonodiventare utenti turistici in Europa.In sostanza, la popolazione con particolariesigenze di ospitalità disponibile al turismopuò essere stimata in Italia a circa 6 milio-ni e in Europa a circa 36 milioni di persone.Oggi possiamo trovare diffuse informazionisu strutture ricettive e servizi turistici corre-lati, che siano accessibili e fruibili da citta-dini con bisogni ‘speciali’. Queste informa-zioni sono disponibili in innumerevoli sitiinternet, in pubblicazioni e periodici dicategoria che però, data la loro frammen-tarietà, rendono complessa una ricercaagile e sicura da parte dei consumatori edegli stessi operatori turistici. Raramente,infatti, le varie opportunità trovano visibili-tà nei circuiti turistici commerciali, né ven-gono aggiornate in modo tale da garantiresul mercato proposte sempre più ricche equalificate.E’ vero anche che i vari bisogni ‘speciali’ diparticolari categorie di viaggiatori italiani estranieri, vengono generalmente ignoratidalle proposte turistiche tradizionali, nonessendo sempre facilmente individuabili econosciuti.Un mercato con enormi possibilità dunque,a tratti una foresta vergine tutta da esplo-rare e conquistare. Ma perché un disabile,italiano, o straniero dovrebbe venire pro-prio in Basilicata?Iniziare dai sassi di Matera potrebbe sem-brare scontato per chi abita qui, ma questopatrimonio Unesco può essere, invece, nelmondo, ambasciatore di tutto il resto. LaBasilicata è uno scrigno di tesori nascosti,spesso poco conosciuti e valorizzati, dipaesi antichi arrampicati sulle DolomitiLucane e abbracciati dai boschi. Il nomeLucania, dal latino “Lucus”, significa pro-prio questo, Terra dei Boschi. Ci sono bor-ghi incantati e deserti, scavati nella pietracome Craco; a Satriano di Lucania le storiedei cafoni e dei briganti sono dipinte,iscritte sui muri delle case, stimmate dicolore in un immenso murales, a ricordareuna tragedia dimenticata e rimossa, che innome dell’Unità d’Italia, tra il 1861 e il 1863lasciò sul terreno più di 7000 vittime civili.Le nostre cime arrotondate, dalla Sellata,al Volturino, al Monte Sirino, e le nostrecoste basse e sabbiose, o con scogliammorbiditi a picco sul mare, da Marateaa Cersuta, sarebbero l’ideale per accoglie-re i turisti con esigenze particolari.Attualmente non è possibile una stimaattendibile dei turisti disabili in Basilicatache su una media annua del flusso turisti-co, attestato attorno al milione e novecen-tomila presenze annue, suddivise tra italia-ni e stranieri, tocca ancora cifre irrisorie.Come incentivare questo flusso? Con qualiinterventi e politiche di incaming? Di que-sto ci occuperemo nella prossima puntatadel nostro viaggio, iniziando dalla monta-gna. Chiediamo anche il vostro aiuto,segnalateci prospettive e criticità sulcampo. Vi aspettiamo!

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L’amministrazione comunale di Melfi èpronta a cambiare rotta e alza il vessil-lo della trasparenza. Così la nuova giun-

ta, formatasi all’indomani dell’azzeramentodelle precedenti assise comunali si muoveverso una sinergica cooperazione tra i diver-si assessorati. La decisione del sindaco LivioValvano di avocare a sé la delega di asses-sore alla cultura, come lui stesso ha ammes-so, è un segnale forte che indica la direzio-ne giusta “ad impegnarsi collegialmente percoinvolgere tutte le associazioni e gli opera-tori culturale della città per trasmettere un’i-dea di cultura che superi il recinto delle sin-gole nicchie”. “Oggi Melfi – ha continuato ilprimo cittadino- ha bisogno di riparare il tes-suto urbano, di riorganizzare i servizi, diaggiungerne nuovi, di mettere al centro lacultura, e non ha più bisogno di consumarealtri chilometri di suolo agricolo”. Il Lucano

magazine ha deciso di ascoltare il punto divista di tutti gli assessori cogliendo spunti edichiarazioni molto interessanti su questonuovo inizio che si apre ad una palingenesidel tessuto sociale e produttivo. “La parolad’ordine è rigenerazione contro ogni specu-lazione, anziché espansione incontrollata einsensata” ha ammesso il sindaco. La cultu-ra potrebbe rappresentare il vero collantetra cittadini e pubblica amministrazione e ilmotore trainante di una palingenesi chepotrebbe rigenerare tutto il tessuto sociale eproduttivo. La nuova giunta dunque partecon i migliori propositi e con le idee chiare,conservando il meglio di quanto è statocompiuto dalla precedente giunta. D’ora inpoi, però, si procederà con una marciadiversa affinché la cultura diventi il carbu-rante dell’economia reale in un periodo incui i tagli imposti dal Governo centrale e ivincoli stringenti del Patto di Stabilità impe-discono ai comuni, specie a quelli virtuosi, diutilizzare i fondi già presenti nelle casse. Ilvicesindaco e assessore allo SviluppoEconomico, Luigi Simonetti, si è soffermatoproprio sul concetto di rigenerazione:“Rigenerare vuol dire rimettere a valorequello che abbiamo. Il centro storico di Melfiè una risorsa immensa e un'opportunità dicrescita e di sviluppo. Dalle prossime setti-

mane incentiveremo ristrutturazioni e riqua-lificazioni che lo rendano attrattivo e con imigliori standard energetici ed ambientali.Rimetteremo in movimento tutto il nostrotessuto produttivo: dall'edilizia al commer-cio, dai professionisti agli artigiani”. Sul ver-sante ambiente e rifiuti – continua - c’è dasottolineare che abbiamo una delle tariffepiù basse tra i comuni della Basilicata. Cisiamo arrivati facendo partire la raccolta dif-ferenziata, oggi ad oltre il 60%, ed avvian-do un confronto rigoroso con Fenice. Nelleprossime settimane si arriverà a chiudere,con i vari enti interessati, il piano di bonificadel sito”. L’assessore alle InfrastruttureFrancesco Fischietti intende: “avere un qua-dro specifico della situazione e attingereinformazioni dagli uffici competenti, incon-trare i cittadini, quartiere per quartiere, inmodo da valutare i problemi specifici”. Inmerito alla rigenerazione urbana aggiungeche la priorità assoluta sarà per il centrostorico: “Dialogheremo con le organizzazio-ni e le nostre priorità saranno le opere diurbanizzazione (viabilità, marciapiedi, illumi-nazione pubblica perché riteniamo che,garantendo queste opere, saremo in gradoanche di migliorare i servizi pubblici per i cit-tadini”. L’assessore Fischietti condivide lapiena collaborazione con l’assessore alle

Ecco chi sono i nuovi cinque assessori

Melfi, Valvano presenta la nuova Giunta comunale

Marianna Gianna FERRENTI

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infrastrutture, l’assessore VincenzoFundone, il quale riconosce, in merito all’e-dilizia abitativa, che una delle maggioriurgenze da affrontare riguarda proprio ilcentro storico e, in merito alle politichesociali ed abitative aggiunge: “In continuitàcon quanto fatto dalla precedente giunta,abbiamo approvato il nuovo regolamentoper la sussistenza delle famiglie disagiate. Ènostra priorità, inoltre, la costruzione dinuovi spazi sociali dedicati ai giovani, men-tre sulla delicata criticità della dispersionescolastica e del disagio minorile lavoreremoper mettere in atto iniziative di inserimentolavorativo e sociale dei giovani”. “Per quan-to riguarda il problema del randagismo –aggiunge Fundone - il nostro obiettivo saràcreare una nuova area ricovero per animalimalati e più aggressivi, alternativa a quellaesistente, costruita su un terreno franoso emanchevole di un adeguato sistema idrico edi condizioni minime di igienicità”.L’assessore al Bilancio e alla Gestione delPatrimonio, Alessandro Panico, annunciache il consiglio comunale di febbraio verteràproprio sul bilancio di previsione e anticipache “gli equilibri sono a posto, già il fattoche siamo riusciti a garantire la coperturadei costi rifiuti, con un risparmio di 4 milionidi euro rispetto ai 10 milioni della passataamministrazione è un vantaggio enorme”.“Allargando il discorso alla pianificazione2014-2020 - continua Panico- è necessarioun approfondimento scientifico su Melficome città della storia; dobbiamo oltrepas-sare i confini amministrativi, proiettarciverso i circuiti Unesco, la rete dei castellifedericiani, creare partnership territoriali inuna logica di rete, come è avvenuto aMonticchio, con la realizzazione della primaguida multimediale del Vulture”. L’assessore

all’istruzione, allo sport e alle politiche gio-vanili, Lucia Moccia, proseguirà l’opera dicostruzione di un’etica formativa improntataal principio della lealtà in continuità con illavoro svolto dal precedente assessorato alramo: “Consapevole che lo sport, portatoredi valori morali quali il rispetto, la solidarie-tà e l’equità, è un forte strumento di aggre-gazione e di inclusione, in grado di inciderepositivamente sulle relazioni umane e socia-li – ammette l’assessore Moccia - profonde-

rò il mio impegno per migliorare e potenzia-re gli impianti esistenti, adeguandoli allenecessità del territorio. Ritengo sia opportu-no procedere, quanto prima, alla ricognizio-ne delle strutture per verificarne lo stato,accertarne la fruibilità, proporre gli interven-ti”. “La Consulta delle Associazioni Sportiveche si terrà a breve – conclude - sarà l’oc-casione per cogliere al meglio i suggerimen-ti provenienti dal mondo dello sport, com-prenderne i bisogni e le priorità.

Luigi Simonetti (Pd) Vice Sindaco,Assessore all’urbanisti-ca, Edilizia Privata,Ambiente, Rifiuti,Sviluppo Economico -Politiche del Lavoro.Dirigente regionale PDBasilicata, CapogruppoPD al Comune di Melfi.Diplomato all’I.T.C.G.“Gasparrini” di Melfi ,ha studiato Scienze politiche allaSapienza di Roma. Libero professionista.Si è occupato di assistenza tecnica erendicontazione di fondi europei. Hacollaborato con enti pubblici ed aziendeprivate.

Francesco Fischietti (Udc)Assessore alleI n f r a s t r u t t u r e ,Rigenerazione Urbana-Centro Storico,Mobilita' (TrasportoLocale E Scolastico),Decoro Urbano,Politiche Energetiche,Protezione Civile,Segnaletica Stradale. Ègeometra e libero pro-fessionista da circa 25 anni. In qualità diResponsabile di Cantiere ha seguito larealizzazione delle opere edili e infra-strutturali per gli insediamenti industria-li, tra cui come quello della Fiat-Sata,dell’acque minerali ex Toka, del CentroCommerciale Arcobaleno e della Barilla.

Alessandro Panico (Pd)Assessore alla StrategiaFinanziaria e RicercaFinanziamenti, Bilancio,Tributi, Valorizzazione eGestione DelPatrimonio, Controllo DiGestione, InnovazioneOrganizzativa. È dottorecommercialista e reviso-re contabile. Si occupaprevalentemente di con-sulenza societaria, di direzione e di for-mazione nei settori della cultura e delturismo. E' stato co-fondatore delConsorzio Turistico del Vulture edell’Associazione“Officina” co-fondaredel “Forum Melfiplus”, insieme a 22associazioni locali, per la rigenerazioneurbana del centro storico di Melfi. Nel2010 ha contribuito all’elaborazione deldocumento strategico del PIOT “AreaNord Basilicata”, per gli investimenti inpiccole infrastrutture.

Vincenzo Fundone (Sel)Assessore alle PoliticheSociali e della Salute,Politiche Abitative-Edilizia Popolare,Servizi Cimiteriali,Randagismo. È un foto-grafo antropologicoprofessionista. Halavorato nel mondodell’associazionismoculturale. Ha predispo-sto importanti campagne fotografiche dirilievo regionale tra cui alcune perl’Unibas. Fundone da oltre un quindicen-nio viaggia attraverso la Basilicata neltentativo di fermare in immagini il riccoe multiforme patrimonio delle feste reli-giose lucane. Ha collaborato alla realiz-zazione di ben tre guide turistiche sullaCittà di Melfi. E’ fondatore e vice presi-dente dell’associazione culturaleArcheoclub.

Lucia Moccia, Assessore all’istruzio-ne, sport e tempo libe-ro, gestione strutturesportive, politiche gio-vanili e pari opportuni-tà. Direttricedell’Agenzia INPS diMelfi, è stataPresidente del DistrettoSud Est (Abruzzo-Mo l i s e -Bas i l i c a t a -Puglia) della FIDAPA - BPW-Italy: asso-ciazione culturale femminile internazio-nale, ove ha ricoperto funzioni organiz-zative e direttive a livello di sezione e diDistretto. Attualmente è TesorieraNazionale della Fidapa -BPW-Italy.

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ANTROPOLOGIA

Leonardo CLAPS

“Folklore” deriva dall'inglese 'folk':popolo e 'lore': sapere. Quindi allalettera vuol dire “sapere del popo-

lo”. Questo sapere riguarda tradizioni, usie costumi, ed inoltre la varia saggezza chei popoli hanno accumulato nel corso deisecoli.Il folklore ovviamente non è soltanto unsemplice ammasso di curiosità per l'uomocontemporaneo ma racchiude nel suoampio bagaglio tutto ciò che la saggezzadei vari popoli ha saputo custodire e tra-mandare. Troviamo quindi nel folklore lebuone tradizioni; queste possono riguar-dare la cucina, i vestiti ed i costumi, lebuone maniere, le canzoni, le danze, i pro-verbi e non da ultimo la cultura materiale:arnesi, utensili, oggetti di varia utilità.Quindi, il folklore è un inestimabile tesorodi contenuti culturali, tesoro che può esse-re apprezzato solo con un'attenta analisied un'interpretazione molto accurata, duemodalità cognitive che rientrano nell'ambi-to specifico dell'antropologia culturale.Il folklore ci dice qualcosa sulla mentalitàdi un popolo, ci informa della sua “cultura”specifica. Dunque è importante in questo

senso perché ci mette a disposizione unvasto materiale significativo che può esse-re sì oggetto di curiosità, di semplice pia-cere turistico, ma, allo stesso tempo, cifornisce preziose notizie, reperti diremmooggi, circa la civiltà ed i sistemi di valore diun popolo. In questo senso l'antropologiasi muove non solo in termini di raccoltadiei dati (etnografia) ma anche, e soprat-tutto, in termini di interpretazione e com-prensione. Dopo la raccolta di dati e reper-ti (etnografia) viene spontaneo nella ricer-ca scientifica il lavoro di comprensione.Cosa vuol dire quel caratteristico costume?Perché è stato concepito in quel modo?Quale mentalità rispecchia? I giocattoli e lebambole di un tempo nascondevano forseimportanti funzioni pedagogiche? È chiaroche se questi prodotti folkloristici hannovalenza culturale in senso antropologicodevono in qualche modo racchiudere in sévalori educativi, civili, progressivi. Un esempio molto illuminante viene daiproverbi. Prendiamone ad esempio qual-cuno. Nu' mett' i cambaniedd' ngann' a la

atta (non mettere i campanelli al collo del

gatto). Perché mai uno dovrebbe metterei campanelli al collo di un gatto? Qualestrana bizzarria può condurre ad un gestodel genere? Forse solo per un semplicegusto estetico? Per rendere più vivace lacompagnia del gatto? Comunque, in ognicaso rimane la stranezza del consiglio delproverbio, il suo invito ad evitare una cosadel genere. Perché? La risposta, come alsolito, proviene dall'analisi dettagliata delproverbio. Vediamo. Catturare un topo èun'impresa ardua anche per i gatti, chesono per natura portati a catturare topi.Occorre massima prudenza, tempismo,pazienza e naturalmente silenzio. Ora, coni campanelli al collo l'impresa del gatto nondiventa più difficile ma addirittura dispera-ta. Quindi ora si capisce: in senso metafo-rico il proverbio ci dice che se vogliamofare qualcosa di molto delicato ed impe-gnativo dobbiamo evitare “rumori”, distra-zioni e confusioni varie. Questo al fine dievitare inutili invadenze, problemi dovutiad eventuali contese o all'invidia. P' chi s' lu mer-t' min-t' inda a rufuoc' (per chi se lo merita buttati nelfuoco). Questo è un proverbio molto sem-

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GIA E FOLKLORE

plice da capire: datti da fare, impegnati erischia solo per chi merita. Eppure quantevolte abbiamo sentito di persone che sisono impegnate per chi non meritava néaiuto né comprensione! Questo semplicis-simo proverbio ci ricorda un altrettantosemplice regola della vita: l'impegnodev'essere riconosciuto ed apprezzato.Anche l'amore, forma particolare ed inten-sa di impegno, dovrebbe essere dato a chene è degno. È inutile sprecare energia conchi non merita. In questo senso c'è unaltro proverbio, molto diffuso negliambienti popolari del sud Italia: a lavà lacap' a lu ciucci s' perd' acqua e sapon'(a lavare la testa all'asino si perde acqua esapone). Come questi due ultimi esempi mostranoin modo chiaro, alcuni proverbi sono difacile comprensione, intuitivamente affer-rabili. Ma non tutti sono così, ad esempionon è così il proverbio riportato all'iniziosui campanelli al collo del gatto. Infatti,alcuni proverbi richiedono una meditazio-ne attenta e dettagliata. Alcuni nascondo-no il loro senso dietro l'apparente banalitào stranezza delle parole. In questi casi dif-

ficili, dove il senso non emerge facilmenteda sé, occorre un delicato lavoro d'inter-pretazione, al fine di evitare facili frainten-dimenti o addirittura grossolani errori.Prendiamo ad esempio il seguente: terranghian' accir' cristian' (terreno in pianouccide il cristiano). Il primo senso è chelavorare o zappare un terreno in pianocomporta una notevole fatica (uccide il cri-stiano significa che uccide, cioè stanca lapersona con un lavoro troppo duro). Ma aprima vista questa dichiarazione sembre-rebbe in contrasto con il buon senso, poi-ché un terreno in piano dovrebbe esserepiù facile da lavorare o zappare. È questoil caso di un proverbio a tutta prima con-tro-intuitivo. Tuttavia il suo messaggio èreale e veritiero: lavorare o zappare unterreno in piano è davvero molto stancan-te, anzi più stancante di quanto si possapensare a primo impatto. Un terreno inpiano non offre zone che possano servirecome leve, che invece troviamo nei terre-ni in pendio. Ed ecco che, a livello pratico,un terreno in piano è davvero molto diffi-cile da lavorare. Evidentemente l'immagi-ne del piano e della pianura hanno tratto

in inganno. In realtà non c'è nessuna faci-lità lavorativa, anzi. Ma il significato nasco-sto di questo proverbio or ora analizzatopuò estendersi ben oltre la dimensioneagricola. E allora il proverbio sembra voler-ci dire che le cose apparentemente facili,agevoli in realtà non fanno altro che stan-carci ancor di più. È come dire che lecomodità ci stancano più di quanto sipossa immaginare a prima vista. L'esempio di quest'ultimo proverbio cimostra come un prodotto del folklore nonè per niente facile da comprendere alprimo impatto. Infatti, la cultura folk,anche alcuni possono considerarla “subal-terna”, è il più delle volte difficile da capi-re. La semplicità dei prodotti folk non devetrarre in inganno, poiché questa semplici-tà è solo apparente, riguarda solo lasuperficie. Oltre la facciata semplice, e avolte grezza, si nascondono significati nonsolo interessanti ma anche e soprattuttoutili per la vita e la sopravvivenza.Grazie all'antropologia culturale possiamodisporre di un valido aiuto per la compren-sione del mondo apparentemente sempli-ce del folklore.

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Grimod de la Reynière, geniale aristo-cratico parigino di inizio ‘800, che peressere stato organizzatore di strava-

ganti banchetti ed autore di pionieristicheguide gastronomiche è considerato il padredella “gastronomia militante” ed il precurso-re della ristorazione moderna, definisce ilmaiale “animal encyclopédique”. In questasintetica ma convincente definizione si ritro-va, sicuramente, anche il ben noto e sem-pre attuale detto popolare tanto caro ailucani che del “porco non si butta via nien-te”. Difatti, nell’immaginario collettivo ilmaiale, quando è allevato in aziende a con-duzione fami-gliare, è vistocome una fonteinesauribile diprodotti, spessocongiunti, desti-nati al consumodiretto o a costi-tuire materieprime con atti-tudini moltepli-ci. In effetti,dalla “lavorazio-ne artigianaledel maiale” alle-vato in campa-gna, è possibileottenere unavasta gamma diprodotti, più o meno pregiati, che, comeben dimostra la tradizione contadina lucana,si trovano a rappresentare, storicamente,tipologie merceologiche destinate a fasce diconsumatori con preferenze e capacità di

spesa diverse. Merita di essere sottolineatoche quando questi prodotti sono realizzati inambito strettamente famigliare, seguendoregole consuetudinarie, come lo scanna-mento dell’animale, cui nonostante la leggelo proibisca è difficile rinunciare, la disponi-bilità a pagare dei consumatori è tale darendere conveniente l’attività di “trasforma-zione del maiale” rispetto alla quotazionedell’animale vivo (3,50-4,00 euro a kg) o,come si sente dire spesso nelle campagne,“a spacco e peso” (5,00-6,00 euro a kg). A rappresentare la componente meno nobi-

Ettore BOVE

Pezzente

LE DELIZIE POVEREDELLA SALUMERIALUCANA

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le della salumeria tradizionale della monta-gna lucana, e quindi a dimostrare che l’uti-lizzazione del maiale non comporta sprechi,rimangono alcuni insaccati che la sapienzacontadina è riuscita ad ottenere utilizzandoorgani, come cuore e polmoni, e gli scartidella lavorazione della carne destinata allenobili lucaniche e soppressate. Tra questiinsaccati, quello più noto è il “pezzente”,uno dei 77 prodotti tradizionali lucani rico-nosciuti dal Ministero delle politiche agrico-le, alimentari e forestali. Le componenti dipartenza dell’insaccato classico sono budel-lo, attentamente pulito dalle donne, carne,in parte ricavata dalla gola del maiale, spes-so impregnata di sangue, cuore, trippa,sale, semi di finocchio e scaglie di peperon-cino rigorosamente piccante, un tempoottenute utilizzando il vecchio macinino delcaffè. In alcune realtà è consuetudine utiliz-zare il polmone in sostituzione del cuore edinsaporire l’impasto che le donne lavoranocon le mani anche con altre spezie come isemi di coriandolo. Il cuore e la trippa,prima di essere aggiunte al resto dell’impa-sto, vengono scaldati e triturati. Il salume,che è lasciato appeso ad asciugare per unaventina di giorni in locali freschi provvisti dicamino, si presta per essere conservatosotto sugna, arrostito sulla brace e utilizza-to come ingrediente di sughi e diverseminestre. Tra queste rimane da segnalare latradizionale “cuccìa contadina”, la zuppa dimais e legumi da cuocere al fuoco lento delcamino, assieme al pezzente nell’immanca-bile “pignata” di terracotta. Si stima che daun maiale del peso di un quintale e mezzo èpossibile ottenere, impiegando 6 kg dicarne, 300 g di trippa e 300 g di cuore, nonmeno di 5 kg di pezzente. In genere, que-sto “miserabile salume” è destinato al con-sumo famigliare o è prodotto dai contadinisu ordinazione di conoscenti. E’ possibile,tuttavia, trovarlo in alcune macellerie ad unprezzo che oscilla attorno ai 7,00 euro a kg.Nella tradizione della montagna lucana sirealizza anche una versione meno nobile delgià povero pezzente in quanto come ingre-dienti si utilizzano, per produrre sempre 5kg di prodotto, anche abbondante aglio (50spicchi), cotiche cotte (2 kg), in sostituzionedel cuore o del polmone, ed esclusivamentecarne ottenuta dalla gola del maiale impre-gnata di sangue. A differenza del nobilepezzente, questo insaccato, conosciutocome “pezzente povero”, non è conservabi-le sotto sugna. In genere si usa arrostirlosulla graticola, che rappresenta anche unmodo per sgrassarlo, o per preparare i bennoti impegnativi “sughi contadini” piccantiutilizzati sulla “pasta fatta in casa” (fusilli,strascinati, cavatelli) abbinata a vini robusti.L’altro salume povero della montagna luca-na che resiste agli inevitabili cambiamentidei gusti dei consumatori più giovani è la“cervellata”. Come si evince dal nome, lamateria di base è rappresentata dal cervel-lo del maiale. Si è osservato che aggiungen-do al cervello 2 kg di carne di prosciutto, 5

uova, 300 g di formaggio pecorino, prezze-molo, sale e pepe nero macinato si ottieneun kg di cervellata da appendere ad asciu-gare. Qualcuno aggiunge anche porzioni dicuore. Le norme seguite per confezionare estagionare il prodotto sono le stesse delpezzente. La tradizione vuole che la cervel-lata sia utilizzata, nei soli confini famigliari,per preparare sughi domenicali o in occasio-ni particolari. A differenza del pezzente,infatti, non esiste un mercato della cervella-ta. Occorre anche sottolineare che al gustol’insaccato si presenta fortemente aromatiz-zato tanto da essere catalogato esclusiva-mente come prodotto di nicchia. In una visione d’insieme, questi due poveriinsaccati lucani rimangono a testimoniarel’esistenza di una tradizione popolare depo-sitaria di conoscenze nell’arte della salume-ria davvero uniche che, al di là delle semprepiù emergenti preoccupazioni dietetiche,meritano quantomeno di essere tutelatecome patrimonio tipico delle zone internedella Basilicata.

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Pezzente Povero

Cervellata

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S’intitola «Protocollo S» ed è una pro-duzione cinematografica no budgetinteramente lucana girata tra

Potenza e Pignola. Nello specifico si trat-ta di una serie thriller-fantascienza artico-lata in più puntate che verrà a breve dif-fusa su internet. Non solo paesaggi incontaminati e borghiantichi, la Basilicata si rivela così set idea-le anche per opere innovative, ultimafrontiera nello sviluppo e nella sperimen-tazione della settima arte.La realizzazione del seriale web, attual-mente in fase di ultimazione e di montag-gio, è il risultato di un’appassionata edintensa sinergia tra giovani professionistidella regione.La sceneggiatura e la regia sono di FeliceVino.Gli attori, tutti originari o residenti inBasilicata, sono stati selezionati attraver-

Simona BRANCATI

La primaserie webtutta lucana

“PROTOCOLLO S”

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so provini tenutisi il 7 e l’8 agosto scorsinel capoluogo. “L'idea di Protocollo S è nata per caso -racconta Vino.- A me e GiovanniAndriuoli, attore, è venuto in mente difare qualcosa insieme per la semplicenecessità di esprimerci e metterci allaprova. Abbiamo tentato varie strade,ovvero ho scritto varie ipotesi di progetto,ma nulla mi convinceva fino in fondo”.“Rimaneggiando un vecchio racconto maipubblicato – prosegue - ecco inveceapparire le prime immagini; a quel puntosapevo che la storia c'era, non era scritta,ma esisteva. Quando accade, il mio lavo-ro diventa collegare quegli eventi che avolte sono lontanissimi tra loro nello svi-luppo narrativo, ma possiedono già tutti iriferimenti necessari. Mi sono reso contoche non era un film nè tantomeno uncorto. Era una storia di più ampio respiro,un seriale. La cosa mi aveva preso un po’la mano, per cui era necessario coinvol-gere altre persone in quello che eradiventato già un progetto poiché ci haappassionati da subito”. L’unico modo per realizzare un prodottodi qualità senza soldi era lavorare in grup-po. A quel punto è venuta da sé la solu-zione e, al contempo, l’ambizione di crea-re una rete di collaborazione tra realtàartistiche e tecniche del e sul territorioche potesse coinvolgere anche soggettipubblici e privati. Tra i giovani artisti e professionisti lucaniche hanno abbracciato il progetto corale:Produzione Okobiu, Gommalacca Teatro,Associazione Leali, Pixel srl, Vestiti storiciFederica Groia e Giemme Tessuti.L'idea, così innovativa e pionieristica, èstata compresa e apprezzata da diversienti e aziende, che hanno accettato disostenerla, e può contare sull'appoggiodell'Azienda Ospedaliera San Carlo,dell'Apt e sul patrocinio del Comune diPotenza. Fondamentale è stato il suppor-to della Lucana Film Commission, che hada subito compreso la validità del prodot-to, favorendone la promozione e la logi-stica supportando la ricerca dei set egarantendo l'ospitalità degli attori.Paride Leporace, direttore LFC, ha parla-to di grande soddisfazione ricevuta dall’a-ver creduto in “Protocollo S” definendolo“un processo di formazione comune eun’esperienza da fare insieme con grandeserietà e professionalità”, in linea con gliscopi della commission regionale chenasce, soltanto due anni fa, per sostene-re e divulgare il lavoro degli operatori nelsettore cinematografico e promuovere lelocation della Basilicata, riuscendo maga-ri a favorire il passaggio dei più meritevo-li dal dilettantismo, spesso pionieristico elungimirante, al professionismo.Dopo diversi mesi di intenso lavoro, tra-scorsi nel contattare gli artisti, ultimare erivedere la sceneggiatura e individuare iset, finalmente il 16 ottobre, il primo ciak.

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Venti persone tra cast artistico e tecnico,hanno lavorato per giorni, anche sediciore consecutive, attingendo energie erisorse dall’entusiasmo e dal desiderio dipartecipazione; spinti dall’idea di crearequalcosa di unico e indipendente e dalclima gioioso e goliardico instauratosiall’interno della troupe durante le este-nuanti ma esaltanti giornate di lavorazio-ne.Tra i luoghi delle riprese ideali per il tipodi storia narrata, alcuni ambienti moderni

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dell'ospedale San Carlo e in particolaredell'Acquedotto lucano; l’estrema disponi-bilità dell’ente ha permesso lo svolgimen-to della storia nella cui trama infatti l’ac-qua è elemento fondamentale.La scelta della diffusione attraverso il webè stata fatta perché si tratta di un nuovoscenario, un canale distributivo mondialee totalmente gratuito.“Questa prima sarà una serie zero –con-

clude Vino- ma l’avventura non è che agliinizi. L'obiettivo è poter sviluppare piena-

mente questa storia che è piena di colpidi scena e di diversi livelli di lettura. Dopotutto questo lavoro il giudizio toccherà alpubblico, ma già adesso posso affermareche per me è stata un'esperienza stimo-lante, che mi ha sorpreso e mi ha per-messo di conoscere persone appassiona-te e piene di entusiasmo”. Della stessa opinione tutti i giovani pro-fessionisti coinvolti: “E’ stato bello trovar-si in un ambiente di ragazzi motivati etutti accomunati dalla tua stessa passione

–dice l’attore protagonista Mauro Conte-Se poi ci aggiungi che erano tutti lucani,ancora meglio. E’ proprio per questo cheho accettato di tornare nella mia regionee di lavorare gratuitamente”.E’ già aperta la pagina facebook“Protocollo S web serie”, mentre è in fasedi ultimazione e sarà presto on-line il sitoufficiale del seriale con informazioni ecuriosità sul cast e sulla trama, corredatedalle più belle fotografie e i video di back-stage.

Cast artisticoGiovanni Andriuoli Camillo CiorciaroMauro ConteMimmo ConteLuciana NellaSimona PaceBeppe Viggiano

Cast tecnicoFelice Vino regista e sceneggiatore Stefano Pastore aiuto registaValeria Giordano segretaria di edizioneValentina Aloise truccatriceFederica Groia scenografaGiada Mancino costumistaQuirino Guarente grafica e post produzioneGianfranco Vaglio fotografia e montaggiobackstageVincenzo De Fina e Marco Bove tecnicofonicaGiuseppe Pupillo direttore fotografiaGiuseppe Di Gregorio operatore di riprese Carlotta Vitale actor coachingMario Berillo storybordMaurizio Caggiano, Renato Pezzano,Federico Falasca musicheSimona Brancati ufficio stampa

Foto Gianfranco Vaglio

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LUCANOLUCANOio sonoI AM LUCANO JE SUIS LUCANO ICH BIN LUCANO SOY LUCANO Я ЛУКИ 我盧肯

I nser to a cura de

La Lucania Sinfonietta per i bimbi di Fukushima

Ma che musica maestro

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I O S O N O L U C A N O4

ai nostri lettori

I nostri contatti:

Sempre più protagonisti

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista.Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spuntisu questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione.L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità,avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

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I L D I B A T T I T O

Le frontieredell’energiaUna campagna d’informazioneper una societàeco-compatibile

I L P E R S O N A G G I O

Masini, forza visionaria

e dissolvimento tecnologico

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I L V I A G G I O

6Nell’Orto dei sogni

c’è una musica per Fukushima

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Si è svolta a Potenza, sabato 21 dicem-bre alle ore 21:00 presso l’Auditoriumdel Conservatorio “Gesualdo Da

Venosa”, la serata di beneficenza per sup-portare un progetto a favore dei bambinicolpiti dal disastro di Fukushima. Una sera-ta all’insegna della solidarietà, patrocinatadalla Provincia di Potenza, dall'associazio-ne “Orto dei sogni” e dall'orchestra“Lucania Sinfonietta”.Potremmo definirlo una sorta di viaggioideale tra la Basilicata e Fukushima. Perl’Associazione di promozione sociale italo-giapponese “Orto dei Sogni”, fondata aottobre 2011, che promuove un program-ma di soggiorno estivo per i bambini vitti-me del disastro che ha investito il nord-estdel Giappone, l'11 marzo 2011. Fondatada un gruppo di italiani e giapponesi, subi-to dopo la catastrofe per cui è stato orga-nizzato l’evento, è stato devoluto l'interoricavato, per la realizzazione del terzo sog-

giorno estivo previsto in Italia, di 15 bam-bini provenienti dall’area del disastronucleare scoppiato nella centrale diFukushima, l'11 marzo 2011. Il progettoassociativo “Orto dei Sogni” nasce da ungruppo di cittadini giapponesi e italiani,unito dall'obbiettivo di promuovere un pro-gramma di soggiorno curativo per i bambi-ni vittime del disastro. L'evento è statoperò organizzato interamente dall'associa-zione “Lucania Sinfonietta”, orchestra gui-data dal giovane direttore e maestro con-certatore Teodosio Bevilacqua, nata conl'intento di valorizzare la cultura e la prati-ca orchestrale, puntando sui giovani evalenti musicisti lucani. Ha avuto il patroci-nio della Pro Loco di Pietragalla, dellaProvincia di Potenza e della FondazioneItalia-Giappone.Scopo principale dell'associazione “Ortodegli Ulivi” è organizzare stagioni di con-certi sinfonici e operistici a tema, in modo

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Nell’Orto dei sognic’è una musica per Fukushima Serata di beneficenza con la LucaniaSinfonietta e due soprani d’eccezione

Giulio RUGGIERI

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da supportare progetti a favore dei bambi-ni colpiti dal disastro di Fukushima.Marianna Saluzzi, presidente dell'associa-zione, ha fatto presente che già 50 perso-ne hanno avuto notevoli problemi dopo ildisastro, in quanto i materiali radioattivihanno invaso l'intera città di Fukushima.“Le forze della nostra associazione sonoscarse”, ha detto. “Uno dei bambini ospita-ti in Italia ha avuto una cisti alla tiroide,appena dopo il disastro. Abbiamo conti-nuato questo scambio con i bambini e nel2014 ne ospiteremo altri 15. Il nostroobiettivo è fornire supporto per la lorosalute, fisica e mentale, oltre che per laloro crescita, in qualità di cittadini delmondo”.“Sono molto onorato di contribuire, con lamusica dei nostri grandi compositori, auna nobile causa, aiutando a tutelare ilfuturo di bambini giapponesi”, ha invecedetto il direttore dell'orchestra TeodosioBevilacqua. Il maestro, dopo il diploma inorgano e composizione organistica pressoil Conservatorio di Musica “Santa Cecilia”di Roma, ha fondato l'orchestra LucaniaSinfonietta, nell'ottobre 2010, con l'obbiet-

tivo di valorizzare i giovani musicisti lucani.Si è fatto in questo modo apprezzare intutto il panorama musicale regionale.Si sono esibito la soprano giapponese KimMin Ji, diplomata in canto e musica dacamera, presso l'Accademia Internazionaledi Roma e già diplomata in canto alConservatorio di Musica “Santa Cecilia” diRoma e il soprano Luca Vignozzi, diploma-to in Canto presso il Conservatorio diMusica “Gesualdo da Venosa” di Potenza.Quest'ultimo ha approfondito le tecnichedi rilassamento e respirazione applicate alcanto con il soprano Paola FrancescaNatale. Ha frequentato i corsi internazio-nali di perfezionamento musicale per can-tanti lirici e ha partecipato ai master classsu “L'elisir d'amore”, tenuto dal sopranoKatia Ricciarelli.Sono stati eseguiti “La Traviata” diGiuseppe Verdi e alcuni dei brani delrepertorio classico italiano, come “Norma”di Vincenzo Bellini, “L'Elisir d'amore” diGaetano Donizetti, “La Bohème” diGiacomo Puccini ed “ll Barbiere di Siviglia”,di Gioacchino RossiniL'ensemble, “Lucania Sinfonietta”, è for-

mata da musicisti lucani di giovane età,con una lunga esperienza e specializzazio-ne dello strumento, accompagnata dallevoci del coro “Mons. Lorenzo Perosi” diPietragalla, diretto da Massimo Bevilacqua.Un’esperienza, questa della LucaniaSinfonietta, voluta fortemente dal direttoredell’ensamble e Maestro di origini lucane,Teodosio Bevilacqua, diplomato presso ilConservatorio Santa Cecilia di Roma inComposizione e Direzione d’Orchestra.Per oltre cinque anni, Bevilacqua ha svoltoattività di Pianista Accompagnatore eMaestro Collaboratore presso il “NuovoCoro Lirico Sinfonico Romano”, il “PiccoloCoro di Roma” e il Coro “C Casini”dell’Università di Roma Tor Vergata. Si èdistinto per professionalità e per una lungaesperienza che, nonostante la giovane età,lo vede a fianco di grandi compositori dimusica da film come il M° Stefano Cucci edi direttori d’orchestra di fama internazio-nale come Luis Bacalov e Steven Mercurio.Non sono mancati i ringraziamenti allaprovincia di Potenza e alla pro-loco diPietragalla. La serata si è conclusa con ilbis del brano “Casta Diva”.

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La campagna risparmi comuni, promos-sa dall'associazione “amici dell'ener-gia”, con il supporto tecnico del

“Girasole s.r.l.”, è finalizzata a valorizzare epromuovere interventi di efficienza energe-tica realizzati, o da realizzare, nei territoricomunali.Girasole s.r.l. è una società italiana specia-lizzata in energie rinnovabili, che ha ottenu-to nel 2013 il riconoscimento dal GSE comesocietà di servizi energetici, secondo lemodalità previste dalla normativa vigente.Amici dell'energia, invece, è un'associazio-

ne no-profit che mira allo sviluppo culturaledel risparmio energetico e dei valoriambientali nelle sue molteplici forme, attra-verso campagne di comunicazione, infor-mazione e sensibilizzazione. Amici dell'e-nergia intende promuovere una societàeco-compatibile che faccia della difesa edella salvaguardia dell'ambiente il propriomodello di sviluppo. Gli enti locali che ade-riscono alla campagna “Risparmi comuni”,possono ottenere i titoli di efficienza ener-getica (TEE), in proporzione alla quantità diinterventi già realizzati o in programmazio-

ne sulle strutture pubbliche. I TEE ottenuticonsentiranno all'Ente di recuperare risorseeconomiche grazie alla possibilità di usu-fruire del relativo meccanismo di incentiva-zione. L'iniziativa è rivolta anche ai cittadiniche, attraverso interventi già realizzati o darealizzare, potranno contribuire a realizzareulteriori TEE, rendendo così il loro Comunesempre più efficiente energeticamente.Grazie alla campagna promossa da amicidell'energia e agli strumenti messi a dispo-sizione dal Girasole, il Comune potrà effet-tuare una prima mappatura degli interventi

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Le frontiere dell’energiaRisparmi comuni, una campagna d’informazione per una societàeco-compatibile

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di efficienza energetica realizzati negli ulti-mi anni presso le proprie strutture, pren-dendo in considerazione sia gli interventieffettuati, che quelli in fase di progettazio-ne.Rilasciando una liberatoria, il comune auto-rizzerà Girasole alla valorizzazione dei rela-tivi TEE. Girasole erogherà al Comune unquantitativo economico in proporzione aiTEE sviluppati per la durata di 5 o 8 annua-lità consecutive. Il meccanismo di titoli diefficienza energetica (TEE o Certificati bian-chi) è un sistema di incentivazione istituito

dai DM 20/07/04 e successivi aggiornamen-ti, che offre l'opportunità di ottenere ricaviextra dalla realizzazione di interventi di effi-cientamento energetico. L'attività di gestio-ne, valutazione e certificazione dei risparmicorrelati a progetti di efficienza energeticafanno riferimento al GSE (gestione dei ser-vizi energetici). Possono presentare proget-ti per il rilancio dei TEE solamente i sogget-ti accreditati (grandi distributori, societàcon energy manager, compagnie di servizioenergetico), come il Girasole.Un TEE attesta il risparmio di una tonnella-

ta equivalente di petrolio (TEP), ottenutorealizzando interventi di efficienza.L'iniziativa “campagna risparmi comuni” èfinalizzata a premiare le amministrazionipubbliche che hanno risultati di eccellenzanella creazione di politiche di eco-sostenibi-lità ambientale.Possono partecipare al concorso tutte leamministrazioni pubbliche che hanno aderi-to alla campagna risparmi comuni. Ai vinci-tori dell'iniziativa verrà assegnato il premio“+ Risparmi Comuni”.

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Antonio Masini è nato a Calvello, nel1933, compie studi classici e si laureain giurisprudenza. Le sue opere si tro-

vano in collezioni pubbliche e private, oltreche in numerosi musei in Italia, Germania,Brasile, Polonia, Australia, Cile, Croazia,Libia, Romania, USA, e altre parti delmondo. Nel 1960 partecipa alla mostranazionale di Pittura, “Primo centenario dellarivoluzione lucana” e gli viene assegnato ilprimo premio. Nello stesso anno, frequen-ta l'accademia di Belle Arti di Napoli.Masini è un pittore dalla forza visionaria.Quella che rappresenta è una realtà violen-ta che mostra in modo evidente la propriadecadenza, il dissolvimento degli oggettitecnologici. Dalla metà degli anni 60 adoggi, ha tenuto rassegne personali in tuttele principali città italiane e del resto delmondo. Dopo il sisma del 23 novembre 1980, laterra torna ad essere centro ispiratore dellasua pittura. Nel 1981 aderisce alla mostraitinerante “Aspetti della pittura inBasilicata”.Ha dedicato ampio spazio alla scultura inbronzo e ferro, come le sculture delle chie-se di S. Croce a Potenza e S. Alfonso aFoggia, in bronzo e cemento armato, non-ché la medaglia “23 novembre 1980Basilicata-Emilia Romagna”. Intensa è lasua attività grafica. Nel 1980 vince la Palmad'Argento al Premio Internazionale dellaGrafica a Cannes (Francia). Nel 1983 espo-ne all'Istituto di Cultura di Stoccolma(Germana) con una mostra antologica delperiodo 1970-1983. Nell'autunno del 1986esegue trenta opere che prendono spuntodalla poesia leopardiana e che farannoanche parte di una mostra itinerante dal

titolo “Masini visita Leopardi”. Nel 1991 esegue i gessi per una sculturadedicata alla ricostruzione del terremotodell' ‘80 e un dipinto dedicato ad IsabellaMorra per l'Università di Basilicata. Nel1993 fa un viaggio in Cina. Da questa espe-rienza nasce una serie di opere che porta-no il titolo “I Cavalli di Xi'an”. Ne segue unapubblicazione che reca lo stesso titolo. Nel‘94 realizza, per la scuola media “L.Sinisgalli” di Potenza, un monumento inonore del poeta di Montemurro. Semprenel 1995 inizia la Porta di San Valentino,opera in bronzo, per la Chiesa Madre diAbriola (Potenza). Vi lavora per tre anni.Tra il 1997 ed il 1999 esegue per la chiesadi S. Antonio a Pignola (Potenza) la Portadel Giubileo, presentata da Mons.Gianfranco Ravasi.Per saperne di più, ho avuto il piacere diporgli alcune domande.

Nei suoi ritratti compaiono spessofigure umane e di cavalli. Cosa rap-presentano per lei?L'uomo e la donna rappresentano i dueprotagonisti della grafica di sempre. Mal'uomo ha sempre desiderato avere la natu-ra del centauro e la velocità del cavallo.Dopo l'uomo, l'animale più mitizzato è pro-prio il cavallo. Noi siamo eredi della culturaromana, ma anche di quella indigena. Inostri antenati, si spostavano a piedi o acavallo per arrivare ad Anzi, Calvello,Vaglio, Satriano dove c'era un un altissimolivello di vita culturale. L'uomo e il cavallo lipossiamo trovare anche nella preistoria. Maanche a pochi chilometri da Lagopesole, incontrada “Toppo Dei Sassi” ci sono dei bel-lissimi dipinti ancora rimasti zoomorfi e

Masini, forza visionariae dissolvimento tecnologicoL’artista di Calvello spiega l’origine delle sue creazioni

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inalterati. Ma anche in Puglia e nella ValCamonica e persino in oriente

Con quale forma artistica riesce mag-giormente a esprimersi? La pittura ola scultura?C'è una specie di contaminazione. I lin-guaggi dell'uomo sono polimorfi. Ci sonogeni espressi bene con la scultura, altrimeglio con la pittura, come il grandeMichelangelo. Andy Warhol era un pittoreche non sapeva dipingere, eppure, è riusci-to a trovare nella serigrafia il suo ambitoperfetto per potersi esprimere. Non a caso,sono molto note le sue serie serigrafichededicate al concetto della commercializza-zione dell'arte. Anche il modo di dipingeree scolpire è cambiato oggi. Ma non dobbia-mo dimenticarci che ogni forma di espres-sione, ogni linguaggio, resta una determi-nata manifestazione in un certo periodostorico.

Si sente più realizzato nella scultura onel dipinto?In entrambe. Pittura e scultura sono artiparallele. Però ne approfitto per parlarti deldipinto più grande mai realizzato finora. Sitrova nella Piazza del Seggio a Tito ed hoimpiegato sei mesi per realizzarlo. Sonopartito dai buoi e dalla preistoria, per arri-vare al mito greco delle acque sulfuree. Infatti, dopo la cattura dei buoi, c'è la deadelle acque Mefitis. Poi sono arrivato allafigura di San Valerio, rappresentando unsanto dei primi secoli del Cristianesimo. Nel1420 circa, Giovanna Orfina, una damigelladi corte, fu aggredita dai bifolchi diSatriano. Ho voluto raccontare proprio l'ag-gressione di questa donna, l'incendio, ladistruzione di Satriano e la fuga della regi-na dal paese. Ma siccome a Picerno e Titoci furono delle insurrezioni dopo la rivolu-zione francese, questa donna fu fatta pri-gioniera e gli austriaci la condannarono amorte, perché si oppose alle forze antirivo-luzionarie borboniche. Dopo aver rappre-sentato tutto ciò, sono arrivato all'epocamoderna, raffigurata attraverso un grovi-glio di serpi, per simboleggiare il mondo delmalaffare politico, soprattutto degli ultimitempi. Per concludere ho pensato al futuro,raffigurando la famiglia, nucleo e rifugio diogni essere umano, attraverso l'immaginedi un padre che abbraccia i suoi figli.

In che modo, l'ambiente in cui è vis-suto ha influenzato la sua arte?L'ambiente influisce molto nella formazionedi ogni artista. Ognuno ha un ruolo a que-sto mondo. Io appartengo alla medio-pic-cola borghesia terriera e sono vissuto inuna masseria. Mio padre faceva l'agricolto-re. Dalla famiglia ho preso il senso dellavita che è una cosa seria. Ma, di questitempi, ci vorrebbe un nuovo Risorgimentodel Sud. L'Unità d'Italia sembra essere

stata fatta solo a uso e consumo del Nord.Un'operazione operata dai piemontesi, matutta a svantaggio del Sud.

Ha più soddisfazione quando esponeun'opera in Italia, o all'estero?Sia in Italia che all'estero. Stare in un postoper troppo tempo mi stanca però. All'esteromi piace ancora di più. Noi siamo tutti degliemigranti. A 12 anni andai in collegio e nontornai mai al mio paese di origine.Fuggiamo sempre da ciò che non appartie-ne al nostro modo di essere. È nella nostranatura. Sta per uscire un libro sulle mieopere dedicate agli italiani nel mondo. Mauna cosa finisce quando tu non sei piùcapace di migliorarla. Mi piacerebbe anda-re a trovare questi “figli miei”, dispersi intante parti del globo, anche per vedere se

sono stati modificati dal tempo.

C'è una mostra che ricorda in modoparticolare?Le mostre per me sono sempre state trau-matiche, ma riempiono anche di molte sod-disfazioni. La più bella è stata quella del1989, realizzata a Milano e dedicata ai fra-telli Rosselli (giornalisti e attivisti dell'antifa-scismo italiano, assassinati nel 1937, sumandato dei servizi segreti del fascismo),nella biblioteca di Palazzo Sormani. Fuinaugurata dall'ex presidente del consigliodei ministri Giovanni Spadolini e da uno deipiù grandi padri della patria, Sandro Pertini.Ma ricordo con piacere anche mostre fattea Stoccarda, in Australia, a Montréal inCanada e in Perù.

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazioneed è in questo che noi crediamo.Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singolaproduzione.È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa,ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmenteogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza.L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazineo un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clientiè al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.

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Il giorno 2 dicembre 2013 alle ore18.30 presso la sede del Comitato “13Ottobre” in Vicoletto Branca (Via

Pretoria, traversa Bar Brucoli) si è tenutoun incontro, in cui liberi cittadini si sonoriuniti per condividere riflessioni ed espe-rienze sulla città di Potenza, sottolineandoil loro interesse sull' argomento proposto:“ La città complessa”. Il nostro capoluogo appare alla maggio-ranza dei presenti una città articolata,complicata. Ne sono testimoni gli innume-revoli cartelli stradali che il più delle volteconfondono le idee degli automobilisti, enon solo, invece che chiarirle. Gli stessicittadini residenti nel capoluogo hannospesso difficoltà ad orientarsi per le stra-de della città. Immaginiamo i disagi che sipresentano agli occhi dei pochi turisti chenelle festività o durante il periodo estivo

desiderano scoprire la “città complessa”. “Potenza ha le stesse criticità e problema-tiche di una grande metropoli”, sentiamospesso dire.Essa, sempre di più, risulta essere ostileai cambiamenti e la carente modernitàche presenta spesso viene attribuita, nonsolo ai cittadini che mostrano scarso inte-resse verso quella che è la loro città, maanche alla incapacità amministrativa checontinua sovente a compiere scelte sba-gliate.Tutti gli interventi che si sono susseguitihanno sottolineato come troppe volte ilnostro capoluogo, pur avendo strutture eservizi di vario genere, resti inefficienterispetto a quelle che sono le esigenze deicittadini. Le numerose testimonianze, accompa-gnate ognuna da una proposta di soluzio-ne, evidenziano la necessità di migliorarela comunicazione, troppo spessa interrot-ta, verso il cittadino; fanno notare comela totale assenza di controlli e sanzioniporti la città verso una forma di anarchialibera da ogni regola, inducendo gli auto-mobilisti a trasgredire quello che è il codi-ce stradale e, ad ostacolare marciapiedicon parcheggi abusivi; in più le numerose

deiezioni dei cani presenti sulle strade e inparticolare nelle vie del centro storico,non contribuiscono di certo a fornireun'immagine di una città accogliente,pulita e organizzata.Fortunatamente c'è ancora chi ha vogliadi cambiare le cose e di battersi persmuovere la situazione immobile da trop-po tempo.Ciò che ha favorito una maggiore analisisu questi problemi sono state le riflessio-ni compiute in seguito alla visione di duevideo, preparati dall'organizzazione sultema proposto in questo secondo e nonultimo incontro, e la testimonianza di unanziano signore di 85 anni, AntonioSantarsiero che, a causa della sua disabi-lità, riscontra maggiori difficoltà nel vive-re la nostra città, poiché sempre menovengono ascoltate le richieste di “aiuto”delle categorie più deboli e svantaggiate. Data la quantità di questioni sollevatedurante la riunione, gli organizzatori delComitato “13 ottobre” cercheranno diaffrontare una tematica per incontro, pro-ponendo soluzioni concrete da attuarenell'immediato per trasformare definitiva-mente Potenza da complessa e ostile inaccogliente e fruibile.

Potenza, votata alla modernità Una città complessa

Flavia ADAMO

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Giuseppe Damone, giovane ricercatorelucano, ha elaborato un metodo peranalizzare i centri storici abbandonati

a partire dall’urbanistica campomaggiorese.Un paese acquistato, ripopolato, abbando-nato e ricostruito. Scopriamo perché.

Parlaci del tuo libro "Lettura storico-critica di una ghost town. Il progettoutopico di Campomaggiore".La ricerca, prima della pubblicazione, è ini-ziata nel 2010 per la stesura della mia tesidi laurea in Ingegneria Edile Architettura aPotenza. Sono rimasto affascinato dalla sto-ria di Campomaggiore che per molti aspettiè unica. La politica dei conti Rendina perripopolare l’area, il progetto urbanistico earchitettonico alla base del centro che saràabbandonato nel 1885, mi hanno spinto auna disamina delle fonti e a gettare nuovaluce sulle vicende campomaggioresi. Da quil’idea del volume che raccoglie questi risul-tati.

Quanto è stata importante la presenzadei Rendina a Campomaggiore?Non ci sarebbe stata Campomaggiore senzai conti Rendina e i Rendina senzaCampomaggiore. Questa frase è la sintesidel legame tra la famiglia e la piccola realtàlucana acquistata nel 1673 quando era disa-bitata. Saranno loro a stilare un Atto diFondazione del paese nel 1741 con il qualesi stabiliscono gli obblighi e i diritti dei nuoviabitanti del paese, e sarà la loro ammini-strazione a far raggiungere i 1525 abitanti incento anni. Ad ogni abitante era data una

casa, della terra da coltivare e altri servizi incambio di una tassazione.

Campomaggiore prima e dopo la franadel 1885. In cosa è cambiata?La frana del 1885 segna la fine di un capi-tolo importante. Ma ancor di più farà lamorte del senatore Gioacchino CutinelliRendina, avvenuta nel novembre dello stes-so anno. Superata l’emergenza, inizia unaricostruzione delocalizzata lenta e difficolto-sa. Anche se sarà realizzato un paese, inte-ressante dal punto di vista urbanistico, que-sto non raggiungerà mai la vitalità del pre-cedente.

Come possiamo analizzare i centriabbandonati?La mia metodologia per leggere i centriabbandonati prevede una prima indaginedelle fonti bibliografiche e archivistiche, euna successiva messa a sistema, con i datiacquisiti sul campo, per scomporre l’urbani-stica di un centro. La carenza di fonti archi-vistiche è colmata con l’analisi dei paramen-ti murari e degli elementi di finitura dellestrutture.

L’elemento della ricerca che più ti hacolpito?La scoperta di vecchi disegni e progetti miha consentito di valutare le volontà proget-

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Albina SODO

Sulle tracce del pl’utopia di Camp

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tuali del vecchio centro. Leggere, inoltre, gliscritti dei conti Rendina e le cronache delleore immediatamente successive alla frana èstato emozionante.

Qual è il legame di un ricercatore neiconfronti del passato? Un popolo senza storia non ha futuro!Ritengo che la conoscenza del passatoabbia un ruolo fondamentale in ciascuno dinoi. Dicevano i latini: «Historia magistravitae» (La storia è maestra di vita).

La condivisione dei saperi tra leUniversità è importante?Fondamentale. La ricerca scientifica non ha

alcun valore se non è messa a disposizionedegli altri. Nel libro scrivo che «la conoscen-za non è unica o univocamente raggiungibi-le». Solamente facendo squadra si possonoraggiungere risultati di rilievo.

Sei una guida turistica. Cosa c’è e cosamanca nel turismo lucano?Manca la rete. La Basilicata è ricca di storia,di ritrovamenti archeologici, di monumentiarchitettonici, naturalistici ma manca lamessa a sistema di tutto quello di cui dispo-niamo. Si sono fatti passi in avanti a riguar-do, credo si debba fare molto altro. Negliultimi anni ho visto diversi monumenti recu-perati sul territorio, una presa di coscienza

significativa. In alcuni casi, ci sono problemidi gestione per la carenza di fondi, altrestrutture riescono ad autogestirsi sul volon-tariato. La Basilicata dovrebbe vivere di turi-smo.

Prossimi obiettivi?Sto continuando a fare ricerca sui centriabbandonati, non solo lucani, per conoscen-za e documentazione, per capire quale puòessere il loro futuro. Il fenomeno dell’abban-dono di piccole realtà, a causa dello spopo-lamento, avrà una crescita esponenziale neiprossimi decenni. Nei miei studi continueràa esserci Campomaggiore sotto nuove sfac-cettature.

paese fantasmampomaggiore

Foto Antonio

Digilio

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L’itinerario inizia nei pressi di Tito vec-chio, un antico insediamento inBasilicata.

Originariamente l’abitato di Tito sorgevasu un’altura prospiciente l’attuale zonaindustriale di Tito Scalo, era abitato all’e-poca della seconda guerra punica (III-IIsec. a.C.). Distrutto il vecchio abitato, i Titesi si spo-starono su uno sperone che domina lavalle chiusa ad anfiteatro intorno alla fiu-mara di Tito. Il nuovo abitato s’incremen-tò in modo considerevole dopo la distru-zione dell’antica Satriano (1420-1430),

accogliendo parte degli abitanti scampati.Tito è uno dei principali centri lucani in cuisi parla il dialetto galloitalico. L’itinerariocomincia vicino la cappella del monteCarmine il piccolo tempio di campagna contetto a capanna dove viene ospitata laMadonna che viene qui trasportata amaggio dai fedeli e l'8 settembre vieneriportata in paese per essere riposta nellacasa canonica. L’itinerario si svolge su diun piacevole sentiero, per gran parte pia-neggiante, che ci conduce, attraverso unarigogliosa e variegata vegetazione costitui-ta da pini e castagni. E’ anche il luogo

ideale degli amanti dei funghi. Già dopo alcune centinaia di metri si apreuna meravigliosa vista sul territorio circo-stante, si scorgono la torre di Satriano, lemontagne di Carlone, Schiena d'asino epiù in lontananza i monti Alburni. Dopo circa 1.8 km raggiungiamo laFontana della Miseria dalla quale sgorgauna limpida sorgente d’acqua con unretrogusto minerale. Superata la fontanacontinuiamo l’itinerario attraverso il boscofino ad arrivare all’incrocio dove imboc-chiamo il sentiero alla nostra destra. Daquesto punto in avanti il sentiero è in

L’OASI NATURALISDI PIGNOLA

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costante discesa, pertanto bisogna presta-re attenzione lungo il cammino. Dopo circa 1 km giungiamo all’abitato neipressi del Lago di Pignola, visibile allanostra destra. L’oasi faunistica del lago èricca di vegetazione sommersa e, sulle suerive, proliferano canneti, tife e giunchi. Lavegetazione arborea è arricchita dalla pre-senza di salici bianchi e salici fragili, diontani napoletani e pioppi ibridi. Sono pre-senti anche numerosi mammiferi carnivoried insettivori, come la donnola, la volpe, lafaina, il riccio e il toporagno acquatico.

v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it

LISTICA

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Tanti sono i ricordi d’infanzia che ci por-tiamo dentro. Per un po’ li dimentichia-mo ma essi riaffiorano come virgulti

nella mente che li ha cristallizzati sottoforma di fatti, luoghi e persone. E’ quanto èsuccesso per Giuseppe Siervo, maestro ele-mentare, vissuto per un decennio aMontemurro dove ha lasciato, in quelli chelo hanno conosciuto, un ricordo affettuoso ecommosso. Nato a Lagonegro il 16 gennaiodel 1883 da Michele e Cristina Grisci,Giuseppe visse negli agi di una famigliabenestante insieme al fratello Raffaele,medico e due sorelle Gemma e Ida, inse-gnanti. Divenuto chimico farmacista gestìfino all’età di 53 anni una farmacia inLagonegro che poi mise in vendita per moti-vi personali. La crisi interiore che lo colpì,infatti, lo portò ad abbandonare la profes-sione e il benessere per abbracciare la viadell’insegnamento che lo condusse nellescuole elementari prima di Brienza nel1935, poi di Montemurro l’anno successivo. Qui abitò fino al 1946 in una modesta casa

in via Imperatrice conducendo una vitasemplice dedita ai più bisognosi che eranotanti considerando i tempi duri della guerra.La povertà imperversava nei piccoli centridella Basilicata: non faceva eccezioneMontemurro dove adulti e bambini lottava-no per la sopravvivenza. A loro si dedicò ilmaestro Siervo, con loro trascorreva interegiornate ricevendo nella sua casa i più pic-coli ai quali impartiva soprattutto lezioni dicatechismo e diffondeva la parola di Gesù.Fervente cattolico fece della fede l’ancorache gli permise di affrontare il suo tormen-to interiore e di spendersi in opere di caritàvisitando le persone malate e povere, facen-do loro compagnia e portando aiuti alimen-tari. Noto è l’episodio con cui il maestroSiervo, che era solito indossare una grandemantella grigia, da qui il soprannome“monacone”, nel giorno della prima comu-nione, alla vista di bambini sprovvisti di cap-potti, donò loro la sua mantella per farnedei cappottini. La sua era un’umanità e unafede grande che mai abbandonò nemmenonei momenti bui della sua deportazione,forse a Bolzano, da parte dei tedeschi. In luiregnava un profondo altruismo che esercitòfino alla sua morte avvenuta a Lagonegro il14 agosto del 1946. Per questi motivi più diqualcuno vorrebbe avviare il processo dibeatificazione.A distanza di 67 anni Montemurro in un con-vegno tenuto lo scorso 15 dicembre lo ha

v o l u t or icordaredopo chealcuni concit-tadini hannoespresso il desi-derio di parlare dilui. Tra questi c’èDomenico De Franco che da anni vive inAustralia, il quale serba ancora vivo il ricor-do del suo maestro che tanto bene fece allacomunità. Dopo di lui altri montemurresihanno accolto l’idea e sono andati alla ricer-ca di notizie sul maestro Siervo tra gli archi-vi parrocchiali e i ricordi della gente. In suonome sono state istituite delle borse di stu-dio a favore degli studenti montemurresi piùmeritevoli delle scuole medie inferiori esuperiori offerte dal Social Club “SanRocco”di Melbourne (presidente lo stessoDe Franco) che sono state conferite aDonato Russo, Iris Maffeo, AngelaFriguglietti e Carmine Venece. L’iniziativache è stata organizzata dal Circolo Culturale“La Casina” (presidente Giovanni A. Russocoadiuvato da Mario Rinaldi) in collaborazio-ne con la parrocchia “Santa Maria Assunta”e il Comune di Montemurro, ha previstol’apposizione di una targa ricordo sulla fac-ciata della casa dove il maestro visse, unaSanta Messa in suo onore, una video proie-zione a lui dedicata realizzata da ToninoCalvino.

GIUSEPPE SIERVOMontemurro ricorda il maestro che fu benefattore della comunità

Il maestro

Giuseppe

Siervo

Anna MOLLICA

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Quarant’anni di carriera giornalistica dicui una decina dedicati alla scritturadi libri. Giancarlo Trapanese, vice

caporedattore di Rai Marche, classe 1954,originario di Ancona, una delle firme e deivolti più noti del giornalismo italiano, rac-chiude in sé la passione e l’impegno per unmestiere che ha saputo gestire con profes-sionalità, passione e tanta umanità. In Raidal 1987, la sua è stata una lunga carrieracondotta nelle fila delle cronache sportive, acominciare da “Domenica sportiva” di TitoStagno, “Tutto il calcio minuto per minuto”,“Novantesimo minuto”, “Domenica sprint”,“Domenica stadio” per poi approdare allaletteratura con testi con cui affronta argo-menti a carattere sociale. L’ultimo è La giu-sta scelta, un romanzo edito da ItalicPequod, in cui ritorna il suo interesse per lasocietà e le sue mille sfaccettature. Lo scor-so 25 gennaio Giancarlo Trapanese era aPotenza nel Museo Archeologico Provinciale“Michele Lacava”, per la prima volta inBasilicata, invitato dall’AssociazioneCulturale dei montemurresi residenti aPotenza “Giacinto Albini”. Una sessantina ipresenti che hanno ascoltato la presentazio-ne del romanzo presenziata, tra gli altri, daRocco Brancati del Tgr Basilicata, dal presi-dente dell’Associazione Donato Liuzzi e dalpresidente della Provincia di Potenza e delConsiglio Regionale Piero Lacorazza, inter-vallata dalle musiche ottocentesce del duoMichele Perrone (chitarra) e Iole Zuardi(flauto). La proiezione di un cortometraggio

con tanto di attori, ha permesso di far“conoscere” al pubblico il protagonista dellibro Sauro Rocchi e, da subito, le sue carat-teristiche di uomo sfortunato e rassegnato auna vita che fino ad ora gli ha riservato unlavoro in banca poco gratificante, puressendo un brillante ingegnere informatico,due divorzi e un figlio stravagante appassio-nato di musica. Rocchi ha 46 anni, è diPadova ma vive a Roma, ed ogni giorno fa iconti con un sistema scarsamente etico cheè causa di disequilibri sociali e di oppressio-ne tra le persone che non si sentono valo-rizzate per quello che sanno o possono fare.All’ennesima ingiustizia subita Sauro reagi-sce e, per riscattarsi, mette in pratica le sueconoscenze informatiche che lo portano acambiare vita lontano dall’Italia dove medi-ta sulla sua nuova condizione, bella per

alcuni versi ma per altri meno. Sullo sfondodegli eventi c’è tanta ironia che diverte il let-tore il quale, alla fine del libro, avrà modo diriflettere sul presente e di scoprire che, oltreall’etica, è bene alimentare la speranza, lasola che potrà aiutare a non avvilirci e a farcambiare le cose. Il romanzo conferma la grande cultura e laprofonda conoscenza delle “cose delmondo” di Giancarlo Trapanase (è statoperaltro professore a contratto di Teoria eTecnica del linguaggio radiotelevisivo pressoScienze della Comunicazione dell’Universitàdi Macerata) che per questi motivi ha rice-vuto diversi premi e riconoscimenti letterari.I suoi sono elaborati in cui ogni volta emer-ge la sua autenticità e sensibilità che trasfe-risce nei personaggi che poi crea.

an.mo.

Foto Fabio Calvino

A Potenza prima lucana per “La giusta scelta” Il romanzo del giornalista e scrittore Giancarlo Trapanese

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Nicola Stigliani1 nacque a Potenza il 31maggio 1931 da Vito e da RaffaelaCostabile che gestivano un negozio di

articoli vari nel Largo prospiciente Porta S.Giovanni (oggi intestato allo storicoTommaso Pedio); dopo gli studi si arruolònell’Aeronautica Militare e raggiunse nella46a Brigata Aerea di stanza a Pisa il grado diSergente Maggiore Montatore in serviziopermanente. In una missione di pace in Congo (attualeZaire), insieme ad altri 12 avieri, l’11novembre 1961 trovò la morte a Kindu.La presenza italiana in Congo era affidatasoltanto all’Aereonautica Militare e propria-mente alla 46a Brigata Aerea che avevainviato alcuni aerei da trasporto C 119 (icosì detti vagoni volanti). Questi fungevanoda supporto logistico al Contingente delleNazioni Unite che aveva il compito di rista-bilire l’ordine in un paese sconvolto dallaguerra civile. In precedenza il Congo era stato una colo-nia belga e già prima dell’indipendenza sierano manifestati contrasti fra le varie etnie,sulle quali fecero fare pressioni grandi inte-ressi internazionali e finanziari, collegatisoprattutto alla presenza di ricchi giacimen-ti minerari nella Provincia del Katanga.Il 30 giugno 1960 la Repubblica delCongo era diventata indipendente ed erastato eletto Presidente Joseph Kasavubue Primo Ministro Patrice Lumumba, ma lasua politica nazionalista, tesa a liberare ilpaese dalle ingerenze straniere, ebbe comeprima conseguenza la secessione dellaProvincia del Katanga che elesse a proprioPresidente Moise Ciombe. La situazione si fece incandescente dopol’assassinio di Patrice Lumumba. Cosìscoppiò una guerra civile fra tre fazioni:

quella che faceva capo al PresidenteKasavubu, che controllava le zone intornoalla capitale Leopoldville, con le truppecomandate dal Generale Mobutu SeseSeko; quella, che faceva capo a AntoineGizenga, che controllava la provincia orien-tale intorno a Stanleyville, con le truppecomandate dal generale Lundula e la fazio-ne katanghese che faceva capo a MoiseCiombe, che controllava la provincia sudo-rientale con capitale Lubumbashi e cheannoverava fra le proprie truppe molti mer-cenari bianchi, in maggior parte belgi. Le Nazioni Unite decisero di intervenire percercare di fermare la guerra civile e perriportare ordine nel paese. In Congo gliaerei italiani già da più di un anno svolgeva-no gran parte della missione di rifornimen-to per i vari contingenti internazionali (iCaschi Blu) dislocati nei vari punti del paeseed il 23 novembre 1961 avrebbero dovutoterminare la loro missione e rientrare inItalia.Ma sfortunatamente gli eventi presero unapiega diversa; l’11 novembre 1961 gliaerei italiani avevano la missione di riforni-re i Caschi Blu malesi, che controllavanol’aeroporto di Kindu quasi ai margini dellaforesta equatoriale. Era previsto che atter-rassero e dopo una breve sosta rientrasse-ro alla base nella stessa giornata.Ma le cose si complicarono perché in zonasi trovavano anche truppe di AntoineGizenga che erano ossessionate dalla possi-bilità di un imminente lancio di paracaduti-sti mercenari katanghesi. Vedendo atterra-re gli aerei italiani ebbero la certezza chel’attacco fosse prossimo.Terminate le operazioni di scarico dei rifor-nimenti trasportati, i 12 uomini degli equi-paggi dei due aerei, più un Ufficiale medico,uscirono senza armi dall’aeroporto perrecarsi presso la vicina mensa dell’ONU,distante non più di un chilometro, accompa-gnati dal responsabile della guarnigionemalese e da alcuni Caschi Blu. Mentre sta-vano mangiando, irruppero soldati congole-si che uccisero subito l’Ufficiale medico(sembra volesse scappare) e trasportaronotutti gli altri nella prigione di Kindu sita, iro-nia della sorte, in Avenue Lumunba

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Vincenzo MATASSINI

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Liberateur. Dopo qualche ora gli aviatori italiani, accu-sati di aver trasportato armi per i secessio-nisti del katanga, furono trucidati e solograzie ad un gesto pietoso di un Brigadieredella Polizia congolese di fede cattolica,Amise N’Gombe, i loro resti furono sepol-ti in due fosse lunghe e strette nel cimiterodi Tokolote, un piccolo villaggio sulle rivedel fiume Lualaba, ai margini della forestaequatoriale. Soltanto nel febbraio 1962 vennero rinve-nuti e riesumati i resti degli sfortunati avia-tori italiani e ricomposti grazie al riconosci-mento effettuato, in presenza di unIspettore dell’ONU, dal TenenteCappellano della 46a Brigata Aerea DonEmiretto Masetto, arrivato a Kindu insie-me agli equipaggi necessari per recuperarei due C 119 che fortunatamente erano rima-sti intatti.Appena il C 119 prese terra all’aeroporto diKindu, apertosi il portellone posteriore,prima che gli uomini scendessero a terra,Don Masetto volle, proprio sul portellone,dire una messa in ricordo degli aviatori ucci-si. Il Brigadiere della Polizia congolese AmiseN’Gombe ricevette successivamentedall’ONU un alto riconoscimento per l’attoumanitario effettuato in condizioni così dif-ficili.Tutto quanto riportato sulla fine degli avia-tori italiani è frutto di successive informazio-ni filtrate da varie fonti, ufficiali dell’ONU,congolesi, katanghesi. Non credo ci sia nes-suno che possa ritenerle completamenteveritiere.Le salme dei 13 aviatori trucidati a Kinduarrivarono l’11 marzo 1962 all’Aeroportomilitare S. Giusto di Pisa, sede della 46a

Brigata Aerea dell’Aereonautica Militare, abordo di un aereo statunitense da traspor-to, un C 130 quadrielica, che dall’ingressodello spazio aereo italiano, fu affiancato daaerei da caccia levatisi in volo per fare dascorta d’onore.Il successivo 12 marzo 1962 fu celebratoil solenne rito funebre alla presenza delPresidente della Repubblica Antonio Segni ele salme dei caduti di Kindu rimasero a Pisa

dal 12 marzo 1962 fino al 6 aprile1963, quando furono trasferite nel Sacrarioappositamente edificato, nella Cripta dellaChiesa di S. Caterina in Arno.A seguito di una sottoscrizione lanciata dallaRAI già nel 1961 il Ministero della Difesadecise di costruite un monumento comme-morativo presso l’Aeroporto militare di Pisada dove erano partiti i 13 aviatori. Poi, però,prese forma il progetto di un Sacrario chedal progetto originale subì una serie dimodificazioni, anche perché la necessità diriportare in Italia le salme dei caduti, cheavvenne l’11 marzo 1962, indusse leautorità ad accelerare i lavori che furonoultimati nella primavera del 1963.Le salme furono tumulate nel Sacrariosituato nell’immediata adiacenzadell’Aeroporto Militare, di lato all’asse viarioche conduce all’Aeroporto e intitolato aicaduti di Kindu mentre sul lato opposto allastrada è collocato, ai margini del campo divolo, un aereo C 119, bimotore da traspor-to conosciuto come “vagone volante”, dellostesso tipo utilizzato dai tredici aviatori.Attualmente il Sacrario è diventato ancheuna Cappella dove si svolgono tutte le fun-zioni religiose, così da rendere l’edificio fre-quentato e non più una struttura isolata;sulle porte del Sacrario Cappella è riportatala seguente epigrafe: “Fraternità ha nomequesto Tempio che gli italiani hanno edifica-to alla memoria dei tredici aviatori caduti inmissione di pace, nell’eccidio di Kindu,Congo 1961. Qui per sempre tornati din-nanzi al chiaro cielo d’Italia, con eternavoce, al mondo intero ammonisconoFraternità”.Ma nel Sacrario riposano solo 12 salmedegli avieri trucidati a Kindu, perché la tre-dicesima salma riposa nel Cimitero diPotenza, per espressa richiesta e volontàdella madre di Nicola Stigliani.Per rendere oggi maggior ricordo di quantoavvenne, riporto notizie di documenti con-sultati presso l’Archivio Comunale diPotenza: il 20 febbraio 1962 la sig.raRaffaela Costabile, madre di NicolaStigliani, saputa la notizia del rientro inItalia dei resti del corpo del figlio, scrisse alComune di Potenza, Sindaco allora l’Avv.

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Giovanni Messina, per otteneredall’Amministrazione Comunale la conces-sione di un loculo a pagamento per tumu-larvi i resti mortali del figlio.Il successivo 6 aprile 1962, trasportati inaereo da Pisa probabilmente a Napoli, rien-trano a Potenza i resti mortali di NicolaStigliani che furono provvisoriamente depo-sti nella Caserma “Lucania”, dove furonovegliati a turno da militari delle varie armi especialità; la Caserma non era ancora inpiena attività e lo sarà solo nel 1964 conl’arrivo del 4° Battaglione del 48° Fanteria.Il Comando del Presidio Militare predispose,anche d’intesa con i familiari, la cerimoniarelativa alla resa degli onori funebri che sitennero il successivo 7 aprile 1962. La salma, scortata da 2 motociclistidell’Arma dei Carabinieri in grande unifor-me, percorse su un automezzo militare sco-perto e senza centine, Via Messina (l’attua-le Via Cavour) e Corso Garibaldi per arriva-re alle ore 10 in Piazza 18 Agosto dove siforma il Corteo che preceduto dai motocicli-sti, dalle corone, dalla scorta d’onore com-posta da un picchetto armatodell’Aeronautica percorse Corso Umberto I,Via Portasalza, Via Pretoria per raggiungerela Chiesa della Trinità dove fu celebrata unamessa in suffragio. Dopo il rito funebre lasalma attraversò Via Pretoria, PiazzaMatteotti, Corso 18 Agosto per raggiungerenuovamente Piazza 18 Agosto cove ilCorteo si sciolse.A rendere gli onori militari un UfficialeSuperiore del Comando della 3a RegioneAerea in rappresentanza de GeneraleComandante, 5 Ufficiali e 10 Sottufficiali delPresidio Militare (Carabinieri, Distretto,Guardia di Finanza, Pubblica Sicurezza,Agenti di Custodia), Ufficiali e Sottufficialidell’Arma Aeronautica. Al seguito del Corteo Gonfaloni del Comunee della Provincia di Potenza, Labari e rap-presentanti delle AssociazioniCombattentistiche, scolaresche e cittadi-nanza. Non fu possibile far svolgere la funzionereligiosa nella Cattedrale di Potenza, perchéi resti mortali di Nicola Stigliani, dalmomento che veniva da paese lontano edextra europeo, erano contenuti in una triplacassa che era pesantissima, di modo chenon fu possibile trasportarla sulle scalinatedel Duomo, né quella centrale né quellalaterale.L’Amministrazione Comunale di Potenza, colritardo di un anno dalla richiesta della sig.raRaffaela Costabile, madre di Nicola Stigliani,con Delibera di Giunta del 14 gennaio1963, ratificata dal Consiglio il 13 marzo1963, “ritenuto che in onore dei 13 cadutinel Congo sono stati resi i massimi onorimilitari e civili da parte del Presidente dellaRepubblica e di molte altre Autorità costitui-te, intesi a fermare nel cuore degli Italiani edei popoli civili del mondo il sacrificio cruen-to dei suoi eroici figli, subito nell’espleta-mento di un’alta missione di civiltà e di

pace; considerato che da parte del Comunedi Potenza è doveroso provvedere alladegna sepoltura dei resti mortali del suoeroico figlio, delibera di concedere in per-petuo e gratuitamente alla sig.raRaffaela Costabile maritata Stigliani, il locu-lo n. 6 del 45° scomparto con antistanteporticato, nella zona ovest del Cimitero”. Che il Comune di Potenza rispondesse dopoun anno alla richiesta della madre di NicolaStigliani potrebbe essere incomprensibiledato che secondo le mie ricerche presso iregistri del Cimitero, la salma di NicolaStigliani fu tumulata, dal 7 aprile 1962,sempre nel loculo n. 6 del 45° scomparto;le Delibere del 1963 avevano la sola fun-zione di stabilire amministrativamente chela concessione non era a pagamento bensìin uso perpetuo e gratuito.Alla memoria dei caduti di Kindù, in ricordodel loro sacrificio, fu innalzata una steleall’ingresso dell’Aeroporto InternazionaleLeonardo da Vinci di Roma Fiumicino.Dopo quarant’anni il 24 ottobre 1994 èstata riconosciuta la Medaglia d’Oro alvalore militare alla memoria a NicolaStigliani ed agli altri avieri trucidati a Kinducon la seguente motivazione: “Membro del-l’equipaggio di un velivolo in una missionedi trasporto aereo nel quadro della parteci-pazione italiana all’intervento di intermedia-zione delle forze dell’ONU nell’ex Congo,consapevole dei pericoli cui andava incon-tro, ma fiducioso nei simboli dell’OrganismoInternazionale e convinto della necessità dianteporre la costruzione della nascenteNazione all’incolumità personale, sopraffat-to da un’orda di soldati sfuggiti al controllodelle forze regolari, percosso gravementesotto la minaccia delle armi, pur protestan-

do la nazionalità italiana e la neutralità delleparti, preso in ostaggio, veniva fatto ogget-to di continue nuove violenze e barbara-mente trucidato, offrendo la propria vita perla pacificazione dei popoli e destando vivis-sima commozione nel mondo intero.Luminoso esempio di estrema abnegazionee di silenzioso coraggio fino al martirio.Kindu, 11 novembre 1961”.Soltanto dopo altri tredici anni nel 2007 iparenti delle vittime hanno ottenuto unaLegge sul risarcimento. La Medaglia d’Oroattribuita a Nicola Stigliani è la ventiduesi-ma per la Basilicata.A Potenza alla memoria dell’aviere NicolaStigliani nel 1962 fu intitolata la ScuolaElementare di Rione Lucania e nella stessaScuola, donato dai genitori, fu scoperto,posato su un blocco di marmo, un Busto inBronzo opera dello scultore Prof. AristideTancredi; quando la Scuola diventòPrimaria, e fu spostata in un corpo unicocon la Scuola Media “Giacomo Leopardi”,per formare l’Istituto Comprensivo, il bustofu ricollocato nel salone d’ingresso dellanuova Scuola Primaria.Ma questo busto ha una storia interessanteda far conoscere: una volta posizionato alfondo del salone d’ingresso della ScuolaElementare, subì una serie di spostamentiinterni per trovare definitiva collocazione,non si sa in base a quale logica, sul lato sini-stro, sotto una pensilina, all’esterno dellaporta d’ingresso dalla Scuola, e certamenteesposto a tutte le intemperie.Quando la Scuola Elementare si spostò nel-l’attuale collocazione, e nel precedente fab-bricato si insediarono i vigili urbani, perquasi due anni il busto restò sempre al suoposto, riportando tutta una serie di sovrap-posizioni che ne inficiarono la struttura e lavisibilità.Solo grazie alla testardaggine del Geom.Vito Ferrara, nipote di Nicola Stigliani, e aduna vigorosa opera di ripulitura e di restau-ro, il busto fu collocato nella posizioneattuale ove non solo gli alunni lo possonoammirare. Successivamente nel 1991 il Comune diPotenza, intestò la strada che da ViaCiccotti, di lato alla Caserma Basilicata,porta alla sede universitaria di MacchiaRomana “Via Caduti di Kindu”.L’11 novembre 2011, cinquant’anni dopol’eccidio di Kindu, nella stessa ScuolaPrimaria si tenne una cerimonia commemo-rativa ed il giorno successivo 12 novem-bre 2011 al Cimitero di Potenza sullatomba di Nicola Stigliani fu apposta unaTarga Commemorativa dal Comune, una dalNastro Azzurro d una dell’UNUCI. Il Comune di Policoro ha intitolato una viacittadina a Nicola Stigliano, con una piccoladistrazione sulla finale del cognome, la oinvece della i.

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NOTE1) - Stigliani Nicola (Potenza 31.05.1931 -Kindu, Congo 11.11.1961)

Busto dell'eroe presso la cuola primaria"Stigliani" di Potenza

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Danilo Vignola è artisticamente nato inambito musicale; durante una per-manenza in Spagna, infatti, acquistò

un Ukulele e, forte dei suoi studi in compo-sizione e teoria musicale, ne fece unaseconda pelle; da quello strumento tiròfuori quanto di più bello potesse scaturirnearrivando anche a vincere il premio per la“Migliore Tecnica” nel concorso di livellomondiale indetto da Eleuke nel 2010.Nel tempo ha affinato la tecnica, aggiorna-to la strumentazione (il primo ukulele erapoco più che un giocattolo), senza maiperdere la voglia di migliorare ed evolver-si. Dopo un inizio di carriera da solista che loha visto girare ed esibirsi nei CaffèLetterari di tutta Europa, il passo successi-vo è stato quello di fondare gli Ethn'n'roll:insieme a Giovanni Didonna e GabrieleRussillo il gruppo ha dato all’ukulele una

cornice sonora più ricca e la possibilità dicreare atmosfere particolari, a metà fra ilrock e il popolare, in cui testi tetri e inneg-gianti rivolta la fanno da padrone.Il progetto musicale di Danilo Vignola havisto periodi di forte crescita riuscendo adesportare il prodotto discografico ancheall’estero e contando all’attivo un numeroenorme di live performance in festival, clube teatri italiani.A novembre è stato presentata la raccoltadi poesie intitolata “Dal vino in gola”, l’ana-gramma più che mai ad effetto, suggestivoe rappresentativo, è per Danilo Vignolauna chiave per affermarsi in un campo chefino ad ora non glie era stato aperto. Il libro sostenuto dall’etichetta discograficamilanese “Musicisti Associati” vede la colla-borazione del Gruppo Albatros, racchiudeuna raccolta di poco più di una trentina dicomposizioni in versi scritte negli anni da

Il percorso artistico del musicista, dalle esibizioni nei caffè letterari d’Europa alla raccolta di poesie

Danilo Vignola, dal vino in gola all’ukulele

Carlo CALZA Jr.

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Danilo (Keith) Vignola, in alcuni casi ripor-ta brani già noti in quanto testi usati con gliEthn’n’roll. La copertina del libro è contraddistinta daun’immagine dell’opera “Percorsi” dell’arti-sta salernitano Giancono Cammarano. Il filo conduttore che lega gran parte dellepoesie rimane quello del sentimento, muo-vendosi fra passione amorosa e ardentedesiderio di rivalsa Danilo Vignola nonsmette mai di dare prova del suo animo daviaggiatore, del suo essere un tutt’unodapprima con la natura e in seguito conl’essere umano e il suo bisogno d’elevazio-ne spirituale.Il tour perenne di Danilo Keith Vignola nonè certo finito, anzi è in continuo movimen-to dal momento che l’artista è in costantee crescente evoluzione, aggiornando eaumentando i riferimenti e le emozioni dacondividere con il pubblico.

Gli attimi sono fatiscenticome le mura che li trattengono.Li sentiamo sgretolare addossorivendicando un soffio di cielo fra le crepe.Io e te:ciò che vivere il nostro tempo non consuma,un sogno eterno su soffitti di nuvole.

“ Sfiorammo mete in punta di cielo,fra sorsi di terra e soffitti di oceani,arpeggi di vento e nuvole in fiore:effimeri soffi sospesi nel ventre.Vibrammo corde, altalena di stelle,fra sorsi di terra e soffitti di oceani,canti odorosi di nuvole in fiore:parole sottili di anima e sangue.

“Ogni cosa che invecchiaè una corona d’alba,più luminosa dei raggi perduti…Carezza del tempo che trattiene,appena un attimo di ditada fermare il sangue nei polsicon un semplicissimo“non te ne andare”

E’ la linfa del solitario abbandonoche penetra conchigliesul tappeto di spuma.E’ il silenzio che fremecome il sibilo del sangueche strofina le vene al suo fluire.E’ l’insano incederedei viandantiche scorre nei porti stuprosiE’ la curiosità meretriceche affonda dentrodisarmonici amplessi.Corde d’altalena,disegnano ancora i nodiche furono amore…Ora che piangere non è più ungioco,ma una sottile distrazioneche stacca le vene dagli occhi…Ssssst!!!Non devi dir nientese poi domani tutto si fa un po’più….Stanco.

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Miriam SGARLATA

Leonardoda Vinci si studia... in Basilicata!

Luca Caricato è una giovane mentelucana con la passione per l'arte, lapittura, la cinematografia e la scrittu-

ra.Proprio questa sua passione per l'arte loha spinto allo studio più approfondito dialcune opere di Leonardo da Vinci e dal2007, quando ha pubblicato la monografia"Scibile, Invisibile, Proibito", non si è maipiù fermato con le ricerche e gli studi sulgrande uomo d'ingegno del 1400.L'ho incontrato all'Università degli Studidella Basilicata.

Chi è Luca?Beh, è una domanda che tanti mi pongo-no e alla quale non so bene rispondere.Luca in realtà è un ragazzo che si occupadi storia dell'arte, di critica d'arte e chestudia la storia, specialmente quella delRinascimento e quella che ha a che farecon l'esoterismo e con Leonardo da Vinci.In più, mi piacciono la pittura, il fumetto,il disegno d'animazione, il cinema.Collaboro con diversi enti per i quali tengodelle lezioni di Cinematografia ed infine

Intervista a Luca Caricato,

studioso di storia dell'arte,

che sta ottenendo ottimi

risultati a livellointernazionale

con le suenuove teorie sui quadri di

Leonardo

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insegno grammatica Italiana agli stranieri.Sono un precario come tanti altri!

Cosa ti ha fatto avvicinare al mondodella storia dell'arte?Ricordo quando ero bambino, mio padremi stava descrivendo un quadro che ave-vamo appeso in casa, ed io lo interrompe-vo costantemente con mille domande.Ecco, ciò che mi ha fatto avvicinare all'ar-te è la curiosità di scoprire cosa celava inrealtà ogni quadro e cosa l'autore real-mente volesse esprimere.

Come nascono i tuoi studi suLeonardo da Vinci?Il personaggio enigmatico di Leonardo miha da sempre affascinato. Ho iniziato imiei studi su di lui dopo aver visto a Parigiil quadro "La Vergine delle rocce", notan-do che vi erano stati inseriti all'internodegli errori "voluti" dallo stesso pittore,probabilmente si tratta di codici, che sta anoi decifrare.

Le tue teorie hanno suscitato parec-chi dubbi in altri esperti d'arte.Secondo te, come mai?Il primo a manifestare dei dubbi sulle mieteorie, al di là degli altri, sono io stesso!Dopo aver iniziato il mio lavoro di studio,sono stato contattato ed affiancato dadiversi esperti d'arte e di esoterismo difama mondiale, che mi accompagnanotutt'oggi nella ricerca, ponendo tantissimidubbi su ogni teoria elaborata.Il problema è che quando c'è una novità,in ogni campo, dalla scienza alla storiadell'arte, non viene subito accettata orecepita come "esatta" da tutti, c'è sem-pre bisogno di tempo per "approvarla" evalutarla attentamente.

Continuerai le ricerche su Leonardoda Vinci?Certamente. Dal 2007 non mi sono maifermato e non ho intenzione di farlo. Stotemporeggiando per la pubblicazione delmio secondo saggio su Leonardo perchédevo ancora concludere ed approfondirealcune ricerche, ma anticipo che avràdelle novità importantissime che vanno aconfermare la prima fase delle mie teorie.

Quali sono i tuoi progetti per il futu-ro?Come prima cosa la pubblicazione del miosaggio. Dopo di che, sto valutando delleofferte pervenutemi dall'estero, per stu-diare dei quadri che si trovano allaNational Gallery di Londra, e che a mioparere hanno peculiarità esoteriche.Infatti si è interessato alle mie teorie ilgiornalista inglese Richard Howan, del"Times", con il quale ho già avuto contat-ti in passato.Purtroppo sono costretto a rivolgermiall'estero per i miei progetti, poiché l'edi-toria italiana non mi è mai venuta incon-

tro.Inoltre, sto lavorando molto nel camposociale, ho tanti progetti in cantiere inaltre città italiane, non qui a Potenza.

Cosa consigli ai giovani lettori de "Il

Lucano"?Di andar via dalla Basilicata, vivere fuoriper un po', e poi ritornare. Questo serviràa farvi rendere conto dei difetti dellanostra regione, ma soprattutto dei suoipregi.

Luca Caricato

Anni: 38Studi: Laurea in "Lettere Moderne",

indirizzo storico artisticoMaster in "Studi storico-Artistici"

Ha vissuto a: Potenza, Parigi, BolognaPassione: Pittura

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Questo viaggio lo compie in autunno,tra i caldi colori marroni e rossicci dimontagne e colline, e i riflessi di un

mare che ha attenuato il blu intenso dellastagione appena passata. Mario Trufelli siincammina in questi percorsi guidato dairicordi in lui sempre vivi e li riporta nellibro L’ombra di Barone. Viaggio inLucania (Edizioni Osanna) insieme allesensazioni ed emozioni allora provate.Sono senti-menti inten-si che rivivo-no a distan-za di anni eche assu-mono con-torni nuovialla luce deicambiamen-ti nel frat-tempo avve-nuti e dellamutata visione sulle cose che necessaria-mente si produce ad ogni ritorno. L’autoreparte dallo Jonio, da Metaponto, e risalel’entroterra lucano soffermandosi a Tursi,Valsinni, Montemurro, Lagonegro, Aliano,Tricarico, Serra e Rossano di Vaglio,Monticchio, Melfi e Venosa. Luoghi a lui,giornalista affermato che ha diretto laredazione lucana della RAI dal 1969 al1994, familiarissimi in cui ha avuto mododi incontrare personalità con alcune dellequali l’approccio da professionale è dive-nuto di amicizia e stima vera. Come quel-lo con Albino Pierro, Leonardo Sinisgalli,Carlo Levi, uomini che sono entrati nellastoria lucana, italiana ed internazionaleper il loro genio votato soprattutto ad unapoesia capace di toccare i cuori dellagente. Con Rocco Scotellaro, suo concitta-dino, invece, il ricordo è diverso.Dapprima custodito tra quelli della suainfanzia tricaricese, si è poi evoluto nell’a-nalisi del suo impegno politico sempre afavore degli ultimi e dei suoi indimentica-bili versi. D’altronde è la poesia che guidamolto spesso il viaggio spingendo l’autoreanche più indietro nel tempo laddove la

storia si tinge di leggende. Al 1500 dove“ritrova” Isabella Morra e la Monnalisa diLeonado Da Vinci, al 1200 dove rievocaFederico II di Svevia e al I° secolo a.C., inpiena epoca imperiale, nella quale com-memora Orazio. Per ognuno va alla ricer-ca, tra la gente e tra i luoghi, dei resti dellaloro passata presenza, a volte vistosi, avolte appena percepiti. Ma la storia lucanaha altri protagonisti, gli archeologi DinuAdamesteanu insieme alla compagna Hel,e l’entomologo conte Fred Hartig cheTrufelli ha conosciuto rispettivamente frale suggestive rovine di antichi santuari ecittà, e fra la bellezza incontaminata delmonte Vulture. Di questi scienziati, veicolidi conoscenze, scopritori a partire daglianni ’60 del Novecento di civiltà passate edi creature sconosciute come la farfallaBramea Europea, evidenzia la straordina-

ria umanità che li portava ad entrare insimbiosi con i loro ritrovati e con la gentedel posto. Di questi personaggi, tutti oggi scomparsi,l’autore conserva il ricordo tenero di chiac-chierate, aneddoti, riflessioni che affioranonei contorti vicoli dei borghi e nelle casecon gli arredi da loro abitate, e nei silen-ziosi cimiteri dove eternamente riposano.Sono figure indelebilmente impresse nelsuo cuore e nella sua mente ed ora anchein quest’ opera a cui, fra tutte quelle cheha realizzato, si sente maggiormente lega-to. Opera che è molto più che letteraria, èaltresì pittorica poiché restituisce al lettorele forme del variegato paesaggio lucanoche al tramonto, alla fine cioè di ogni gior-no di viaggio, si dipinge di nuova veste,diversa da quella del mattino.

an.mo.

lucanoil magazine

T R A L E R I G H E62

Comincia un viaggio sul filo della memoria,fra tante storie che mi appartengono.Eppure sono a disagio nei panni del cronista:è come sentirsi ospite in casa propria.

Mario Trufelli

L’OMBRA DI BARONEVIAGGIO IN LUCANIAIL LIBRO DI MARIO TRUFELLI

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Questo testo si compone di tre parti, tre “atti” di un raccontoche narra la storia e le storie della medicina a ridosso dei duesecoli considerati di svolta nell’ambito delle discipline scientifi-

che. Fine Settecento e Ottocento è il periodo preso in esame daMedici e malattie tra la Basilicata e Napoli Borbonica (DibuonoEdizioni) il saggio scritto da Antonio Sanchirico, medico, che descri-ve ed analizza il contesto sanitario dell’epoca lanciando uno sguar-do d’insieme dapprima sull’Europa e sulla penisola italiana, e poisullo Stato borbonico fino ad arrivare alla Lucania. E’ un percorsosolo idealmente diviso poiché finalizzato a restituire al lettore unquadro più logico e completo su un periodo emblematico per lo stu-dio di una disciplina che cerca a fatica di svincolarsi da preconcetti esuperstizioni sedimentate nei secoli. Sulla medicina si sa poco; pergiunta essa era immersa in un sistema mistico-religioso che si osti-nava a fornire risposte. Dal finire del Settecento in avanti le cose ini-ziano a cambiare. La medicina cominciò la ricerca di altre vie, altriapprocci con cui indagare il corpo umano e le sue malattie non piùviste come punizioni divine ma come cose strettamente connessealla natura. La medicina moderna nacque allora, sorretta da unanuova corrente di pensiero da cui dipesero non solo i suoi sviluppima anche quelli di altre branche della scienza. Fu un processo evo-lutivo in cui le scoperte scientifiche andarono di pari passo con inuovi ritrovati della tecnologia che, per quanto possibile, facilitò l’os-servazione e la comprensione delle patologie. Non tutto all’epoca,infatti, era ancora spiegabile o meglio risolvibile. Epidemie tremen-de come peste, malaria, tifo falcidiavano migliaia di vite in tuttaEuropa, libere di espandersi in una realtà priva di igiene e dove imedici si rivelavano impotenti. Era una situazione critica che l’auto-re descrive e spiega avvalendosi di resoconti che medici stranieri editaliani del tempo stilarono per esporre le condizioni in cui versava-no città e paesi. Furono uomini di scienza che si formarono in pre-stigiose università di cui spesso divennero docenti. Nomi noti, anchelucani, che nell’Italia pre-unitaria provarono ad unificare la scienzaprima ancora che lo Stato, protagonisti anche loro di quel percorso

che portò nel corso dell’Ottocento all’Unità d’Italia. L’ultima parte del libro è dedicata alla Basilicata, terra dell’entroter-ra borbonico, isolata ma non per questo immune dai contagi e scien-tificamente inerme. Qui ebbero i natali illustri medici, intellettuali,osservatori ed interpreti dei loro territori di cui fornivano dettagliatenotizie sulle condizioni igienico-sanitarie, utilissime a studiare e, pos-sibilmente, a circoscrivere i fenomeni nel tentativo di trovare soluzio-ni. Di ognuno di loro Sanchirico doverosamente redige schede bio-grafiche per tenere alta la memoria di personalità la cui fama ed atti-vità, in più di una occasione, ha varcato i confini reali. Di loro nericorda l’impegno a favore del ceto povero, largamente diffuso, e afavore di quei mutamenti politico-sociali che avrebbero poi condottoalla disgregazione di un Regno divenuto, anche scientificamente,troppo soffocante.

an.mo.

MEDICI E MALATTIETRA LA BASILICATAE NAPOLI BORBONICAIL LIBRODI ANTONIOSANCHIRICO

Come autore,[…], non potevo non suggerireuna modesta chiave di lettura di un libro che

attraverso una forma di “narrazione”, in cuiho provato a far “dialogare”, attraverso lacomparazione delle loro opere, i medici dell’epoca, cerca di ricostruire il difficile

esercizio della medicina nella nostra regioneed i suoi complicati rapporti con Napoli,capitale del Regno delle Due Sicilie ma

anche con il resto d’Italia.. Antonio Sanchirico

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64 D O L C E & S A L A T O

Siamo nel pieno dell’inverno, anche senon sembra. Infatti quest’anno iltempo sembra essere stranamente

clemente sia per le temperature non moltorigide sia perché quasi sempre c’è il sole.Potrebbero essere le ultime parole famo-se... perché pare, stando alle previsioni,che tra non molto, tra l’ultima decade diGennaio e il mese di Febbraio debba nevi-care tanto. Gli esperti concordano su previ-sioni meteo che vedono tornare la Regionealle condizioni delle nevicate estreme…proprio questo dato mi ha riportato allamente episodi comuni di un passato nean-che tanto lontano ma che vedeva gli anzia-ni organizzarsi per il cattivo tempo forseperché figli di generazioni che realmenteavevano patito la violenza dell’inverno intutte le sue forme, quando il gas ancoranon c’era in casa, ci si riscaldava intorno alfuoco di un camino o più semplicemente diun braciere.Mi narravano i miei nonni che quando face-va tanto freddo e nevicava normalmente cisi organizzava, facendo provviste che ridu-cessero al minimo la necessità di uscire incosì da rimanere il più possibile chiusi incasa. Era il tempo delle zuppe o di un largo

Carla MESSINA

FORSE NEVICA“MENA LA NEVA”

cit. nonno Peppino

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consumo della carne di maiale e di tutti isuoi derivati. Anzi, a voler essere più preci-si, quello che veniva usato maggiormenteera il suo grasso, sotto ogni forma, dallecigole di maiale comunemente usate perfare la pizza, alla sugna, alla cotica, usataper condire legumi o il sugo. Era questauna parte anche particolarmente appetibi-le che veniva mangiata in ogni modo.Ancora oggi si ha in uso di farne degli invol-tini, “braciole”, che vengono normalmenteusati e rappresentano alimenti prelibatidella tavola lucana. Dalle nuove generazio-ni sono anche particolarmente bistrattati.Ad ogni modo il cattivo tempo era foriero didisagio. Pertanto si procedeva alla panifica-zione, alla realizzazione di pasta in casa, sifacevano scorte di legumi, zucchero, fari-na, uova per sopperire alla possibile neces-sità di rimanere chiusi in casa per lunghiperiodi perché bloccati dalla neve. Il disa-gio si acuiva per chi viveva in periferia, lon-tano dai centri abitati. Considerata l’epocac’era anche la mancanza di energia elettri-ca, ragion per cui, l’unica possibilità eraritrovarsi intorno al fuoco per ridurre alminimo qualsiasi rischio. Ci si poteva affi-dare alla fantasia dei più anziani che o nar-ravano di sé in tempi migliori o narravanodi storie fantasiose che nulla avevano a chefare con la realtà. Questa era la nostraterra, questa la nostra Basilicata, terrapovera ma al tempo stesso ricca di risorse,prima di tutto umane.Ad ogni modo ancora oggi quando vi sonoprevisioni meteo allarmanti, almeno a casamia, ma credo anche in altre famiglie luca-ne, si esce per fare provviste. Quando eropiccola o con mia nonna o dietro sua indi-cazione si usciva di fretta per andare acomprare, nell’ ordine, almeno 2 kg di zuc-chero, 2 kg di farina, una panella di panedi non meno di 3/ 4 kg, un cartone di latte,almeno 1 kg di caffe, 18 uova o anche piùa seconda delle previsioni. Si faceva scortadi pasta e di biscotti per i più piccoli, per ilresto ci si affidava completamente allescorte fatte di passato di pomodoro, legu-mi, verdure, carne quel poco disponibile, epoi in linea preponderante al maiale exmembro di famiglia trasformatosi in ali-mento determinante per la sopravvivenza.Ricordo che questo era uno dei momentipiù belli per stare a casa con nonna, sipassava dal fare il sugo con dentro la coti-ca, o i legumi cotti con la pentola di terracotta comunemente conosciuta come la“Pignata”, al fare la pasta fatta in casa diogni tipo ed in ogni forma, alla realizzazio-ne della pizza con le cigole di maiale“Ciccioli” o “Fritt-l”. La si riusciva a conser-vare per qualche giorno ed aveva un sapo-re molto forte. Nonna usava tritare le cigo-le di maiale affinchè si amalgamasserocompletamente con l’impasto che, ovvia-mente, era particolarmente unto e, dopo lacottura, appariva in sfoglie e particolar-mente friabile, un po’ come la pasta sfo-glia, ma, fidatevi molto più gustosa.

Quando c’era la neve vi era la realizzazioneanche di un fantastico dolce che forse hadato vita al ghiacciolo. Era il sorbetto, para-dossalmente il gelato. Cosa facevano lenonne? Mandavano i nipoti più grandifuori, dopo averli ben coperti tanto da sem-brare dei pupazzi, armati di mestolo “u‘cuppin’ o cuopp’”, e di una ciotola “aZuppiera”. I ragazzi dovevano raccoglierein punti dove la neve era più alta ed imma-colata la neve in superfice, quella bianca,bianca ed incontaminata, e dovevano farepresto, presto, affinché non si sciogliesse.Dovevano prenderne al contempo unaquantità notevole data la precarietà dellamateria stessa. Fatta questa operazione sicorreva in casa dove la nonna si preoccu-pava di dividere la neve nei bicchieri o la silasciava nella ”zuppiera” stessa e la si con-diva con dello sciroppo di amarene, o cilie-gie o di qualsiasi altra cosa e la si facevamangiare ai nipoti i quali ovviamente mai sitiravano indietro di fronte a nuove espe-

rienze. Di quei tempi mi è rimasto nella memoriaun anziano vicino di nonna; lo abbiamosempre chiamato nonno Peppino. Questi,normalmente, quando nevicava da sopra alsuo balcone esordiva dicendo:” Mena laneva…e come mena la neva!”. Che tene-rezza e che bel ricordo e soprattutto quan-te risate…!Vi riporto di seguito la ricetta della tipicazuppa di fagioli con la cotica che, se voglia-mo, si rifà nell’immaginario alla famosazuppa di fagioli e salsicce mangiate da BudSpencer e Terence Hill nei loro film, anchese, nasce prima la nostra zuppa di fagiolicon le cotiche. Da un punto di vista delgusto è leggermente più aggressiva contoni forti e decisi, gustosissima e da man-giare accompagnata con dell’ottimo panecasereccio e abbondante piccante. Se ciaggiungete del buon vino rosso dellenostre terre vivrete un’esperienza sensoria-le superiore, che ripeto non è per tutti!

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La ricetta...“Zuppa di fagioli e Cotica”

Ingredienti: Fagioli IGP di Sarconi rossi,Passato di Pomodoro, Aglio, olio extra vergined’oliva, Sedano, cotica di maiale, pane caserec-cio, peperoncino, sale qb.Procedimento: L’ideale per questa zuppasarebbe cuocere i legumi nella famosa “pignata”di terra cotta direttamente sul fuoco. Ad ognimodo il procedimento è questo: dopo aver presouna pentola a bordo alto, incorporate i fagioli edaggiungete abbondante acqua. Lasciate cuocereper almeno 3 o 4 ore a fuoco vivace. In un’altrapentola sempre a bordo alto lasciate soffriggereuno spicchio d’aglio, tiratelo via dall’olio e incor-porate le cotiche, scottatele leggermente.Proseguite incorporando i fagioli. Aggiungete unpò d’acqua ed incorporate un piede di sedanoben lavato. Lasciate cuocere il tutto, ulterior-mente, ed aggiungete del passato di pomodoroe del sale. Lasciate cuocere ancora finché non sisarà amalgamato il tutto in una miscela gustosa.Tirate via il sedano, se non vi piace, e servite inpiatti fondi. Se vi va mettete del pane caserecciosul fondo ed irroratelo con la zuppa di fagioli ecotica. Aggiungete del peperoncino ed accompa-gnate il tutto con del buon vino rosso. BuonAppetito.

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Al mio rientro, prima degli esami, con-segnai il quaderno alla professores-sa. “Lo leggerò con calma – disse –

era solo per farti scrivere, per tenertiimpegnato. Il tempo era poco per lavora-re su certe dinamiche di scrittura”. Gliesami andarono bene e fui promosso.Passarono i mesi e, in pieno inverno, fuiconvocato dalla mia ex professoressa diripetizioni estive. Affascinata dal testo,aveva deciso di ribattere il manoscritto alcomputer e presumendo, erroneamente,che io fossi l'autore del romanzo mi inco-raggiava a proporlo ad una casa editrice.“Nel grande affresco della produzione let-teraria – disse la professoressa - non saraiche una minuscolissima figura di sfondo,quella parte dell’immagine che ci apparelontana e indefinita. Figura e sfondo nonpossono mai essere letti contemporanea-mente, ma lo sfondo ha sempre unadiscreta importanza. Lo sfondo non scom-pare mai pienamente dalla visione segui-tando a influenzare la percezione dellafigura…”. Non ci capii molto, ma dissi di sì.Accettai, scettico, ma epicureo. L’editore,letto il manoscritto, mi offrì un contratto:oltre le duecento copie vendute avrei gua-dagnato un tot a libro. Oltre le mille lapercentuale triplicava. È facile imparare a

salire sul carro dei vincenti, specie se pervincere non si è fatto assolutamente nulla.Il metodo migliore è restare immobili efarsi travolgere dagli eventi. Mi ero fattocontagiare ed ero diventato, io stesso,contagioso. Mi sentivo uno scrittore edevo dire che cominciai davvero a scrive-

re cose mie. Alla luce di quanto era acca-duto i miei testi non mi sembravano poida buttare. Mi fermavo, certo, a raccontibrevi, ma non erano affatto cattivi. Il libro,pubblicato sotto uno pseudonimo, fu unsuccesso. Non male per uno rimandato initaliano, anche se nessuno sapeva che

Arsenio D’AMATO

MATERA E ILOGNUNO HA UNA FCHE NON RIESCE AHA BISOGNO DI QUE L’INCANTO NEGLI

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Nello Zucchero era il mio alter ego e che iproventi de “Il viaggio incompiuto”, inassegni o spiccioli, arrivavano a me.Peccato che, sei mesi dopo la prima edi-zione, venne fuori uno che conosceva ilvero autore del manoscritto. Meno maleche avevamo pubblicato con un nome fit-

tizio. L’editore mi accusò di plagio, la pro-fessoressa non mi degnava più di unosguardo, ma mio padre era al mio fianco.L’unica cosa positiva, in quel parapiglia,era che il fantomatico accusatore di con-traffazione chiedeva un incontro privato.Il romanzo – a detta di questo signore -

non era altro che un’autobiografia retro-datata. L’autore aveva poi usato il suodolore come fonte di ispirazione per scri-vere il manoscritto, che portò, in seguito,con sé, in visita ai Sassi, per ultimarlo.Mentre era in visita nella Casa cava, però,lasciò involontariamente il manoscritto inuna valigetta su un muretto, perdendolo.A causa di questa perdita abbandonò ognivelleità di scrittura e lui poteva provarlo.Non ci capivo più nulla, ma ero fiducioso.Era un martedì sera e c’incontrammo inuno studio legale. Io, mio padre, la pro-fessoressa, colui che raccontava del veroautore, un certo Francesco, e l’editore.L’avvocato, titolare dello studio, ci dimo-strò, inequivocabilmente, che la calligrafiadi altri fogli portati allo studio da quelsignore era la stessa del manoscritto che,frattanto, io avevo tirato fuori. Uno di queifogli, addirittura, svelò a tutti il finale delromanzo. L’editore, annusando il clamoreche la cosa avrebbe suscitato, volevaaccreditare chi aveva redatto quei foglicome il vero autore, o buttarlo dentro persfruttare l’interesse e vendere, ma miopadre non era d'accordo in quanto la veri-tà avrebbe danneggiato solennemente lamia reputazione e propose di dare a quel-l’uomo una quota dei profitti del libro. Che

PABLO NERUDA

E IL CASTELLO INCOMPIUTOUNA FAVOLA DENTRO SCE A LEGGERE DA SOLO.DI QUALCUNO CHE, CON LA MERAVIGLIA EGLI OCCHI, LA LEGGA E GLIELA RACCONTI.

Seconda Parte

Le vicende e gli eventi raccontati in questa storiasono di pura fantasia ed i riferimenti a personaggie realmente esistiti, o fatti veramente accaduti,hanno esclusiva funzione narrativa.

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68 L O O K A N I A

confusione. Io non ero d’accordo conpapà. L’editore cercava un accordo.Francesco rifiutava i soldi e ripeteva:“…che la gente dovrebbe sempre affron-tare e superare i propri errori, e anche noiavremmo dovuto, che gli errori sono unelemento della condizione umana.”.Quell’uomo non mi piaceva. Era chiaroche non gliene fregava un cazzo delmanoscritto e dell’autore. Era evidenteche voleva solo realizzare qualcosa.Monetizzare le sue informazioni. Non erache un impostore che magari aveva persi-no rubato quella valigetta. Ma più ci pen-savo e più il mistero s’infittiva. Comeaveva saputo del manoscritto? Comeaveva potuto paragonare la mia storia aquella di quei fogli? Chi aveva fatto ilparadigma fra i due canovacci? Ero sfini-to. La riunione si concluse con un nulla difatto. Ne seguirono altre. Sempre piùnoiose, sempre più incasinate.Paradossalmente il libro vendeva semprepiù. Io ero stanco di tutto e cominciai adevitare quelle stupide riunioni. Dopo unanno Francesco, l’uomo che aveva porta-to i fogli che provavano che la calligrafiaera la stessa, perì in un incidente stradalee con lui il segreto riguardo all'autore delmanoscritto. Nel frattempo erano passati tre anni, miero diplomato e, in mancanza d’altro, erotornato a lavorare, in modo occasionale,con mastro Eduardo. Lui e gli altri collabo-ratori non sapevano nulla delle mie peri-pezie letterarie, non sapevano neppure diNello Zucchero e delle sue disavventureeditoriali e non potevano sapere che stavoscrivendo una serie di racconti autobio-grafici brevi dove comparivano, inconsa-pevoli, anche loro. Lavoravamo alle portedi Matera. Il negozio di alimentari all’an-golo sulla sinistra aveva clienti nientemale, qualche anno prima. Ci andavano lesignore pensionate, quelle che potevanopermettersi le prime scelte. Noi, per ilpranzo, facevamo la spesa al discount che

eravamo alla metà della paga di un ope-raio adulto e avevo appena comprato lescarpe da lavoro. Le scarpe anti-infortuni-stiche te le dovevi comprare tu, ma tidavano i guanti e il caschetto giallo chenon usavi, comunque, mai per non esse-re deriso dai compagni. Un giorno c'eraun caldo terribile, e alcuni di noi si appiso-larono. Mastro Eduardo, al risveglio, cirimproverò. "Siamo andati nel mondo deisogni e abbiamo incontrato il ConteTramontano", spiegai fra il serio e il face-to. "E che cosa vi ha detto?" volle sapereil mastro. Ed io risposi: "Siamo andati nelmondo dei sogni, abbiamo incontrato ilConte Tramontano e domandato se ilnostro mastro andava la tutti i pomeriggi,ma lui ci ha detto di non averlo mai visto,ma che le frottole sono un elemento dellacondizione umana.". Mastro Eduardo sor-rise, prese la sua agenda, dal cruscottodel camioncino, e si appuntò delle notizie.Non era l’agenda delle misure, ma il tac-cuino nero su cui aveva in precedenza giàannotato le presenze. Lì per lì non ci fecicaso, ma poi, prima di andare a casa, allafine della giornata lavorativa, con unascusa, entrai nella cabina del suo mezzo.Furtivamente frugai nel cruscotto, trovail’agenda nera e, lesto, diedi un’occhiata.Non potevo crederci. Avevo riconosciutola calligrafia. Mastro Eduardo era l’autoredel manoscritto. “Dei viaggi di Tommaso”era una sua opera. A casa ebbi una crisi dipianto, ma non ne parlai con papà. Nonpotevo dormire, ci pensai tutta la notte eal mattino ebbi tutto chiaro. Non potevotradire anche l’ignaro mastro Eduardo chenel frattempo stava cercando di riannoda-re i fili della sua passione per la scrittura,appuntandosi su quel taccuino nero tuttoquello che di significativo gli capitava nellesue giornate più comuni. Mi piacevanoquelli come lui, ma non mi piaceva comeerano andate le cose. M’incantavano lepersone che quando non hanno nulla dadire sanno restare in silenzio, ma non mi

piaceva com’era andata a finire. Credoche le persone che credono in qualcosa,debbano continuare a crederci, che non sipossano deludere. La mattina dopo guar-davo mastro Eduardo sotto una nuovaluce. “Cazzo che occhi che hai – mi disse– ma cos’hai fatto stanotte?”. “Ho letto aletto” – risposi. Sorrise. “Dovresti cercartiun altro lavoro, più consono a te…”. “E voinon dovevate fare il muratore e girare suquesto vecchio camion scoppiettante, maavreste dovuto fare il maestro per comesiete capace di trasmettere conoscenzeed entusiasmo”. Non parlammo più, maavrei voluto dirgli che poteva fare tran-quillamente lo scrittore, ma non ebbi ilcoraggio, che mi sembrava di prenderloper il culo. Avrei voluto dirgli che avevo ri-elaborato il suo libro, ma credo che, mai,nemmanco in futuro, riuscirei. Lo so chedovrei, che se lo meriterebbe, che sareb-be giusto così, anche se ho qualche dub-bio. Nel mio caso potrebbe obiettare chel’idea di utilizzare uno pseudonimo comeNello Zucchero potesse essere un espe-diente postmoderno. Meglio, allora, nel-l’incertezza, tacere: che l’errore è irrime-diabile; che ero cresciuto e credevo nellascrittura che nasce dalla vita, non da altrilibri o suggestioni. Che l’incertezza è unelemento della condizione umana. In quelbreve viaggio, nel camioncino, mi ero,come sempre, appisolato, ma nessuno sene accorse o almeno così mi parve. Nel grande affresco della letteratura NelloZucchero non era che una piccolissimafigura di sfondo, quella parte dell’immagi-ne che ci appare lontana e indefinita; chefigura e sfondo non possono mai essereletti contemporaneamente, ma mi confor-tava il fatto che lo sfondo ha sempre unagrande importanza: infatti esso nonscompare mai completamente dalla visio-ne continuando a influenzare la percezio-ne della figura...

O.S.T. Il Castello - Roberto Vecchioni[Calabuig Stranamore e Altri - 1978]

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Lucano

LucanoAnno VIII numero 1/2

Coppa Italia BasilicataLA PRIMA VOLTADELL’AZ PICERNO

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sommariosommario

71 Calcio, torna Cosco

per puntare alla Lega Pro

76 Pattinaggio artistico,

Asd Skating Potenza

80 Auto - Magione una

vittoria storica e Lucente

72 Coppa Italia Basilicata,

vince l’Az Picerno

Ha fatto discutere, recen-temente, l'aggressionedi un giovane arbitro, ad

opera di un ragazzo, in uncampionato giovanile di calcioin Basilicata. La Figc lucana haprontamente stigmatizzato l'e-pisodio. Al di là dei riflessidisciplinari e delle ripercussio-ni di un gesto che, purtroppo,non rappresenta l'eccezione intutto il territorio nazionale,occorre interrogarsi sul perchétali azioni si verifichino consempre maggiore frequenza.Le società calcistiche, organiz-zate in chiave moderna, fannociò che possono ma nonriescono a sopperire a carenzee frustrazioni che hanno radiciprofonde. Una delle primeregole che ogni tesserato, disocietà affiliate a disciplinesportive, deve rispettare èquella che richiama il principiodella lealtà. Lo sport, in que-sto, diventa una palestra e unascuola di vita. Insomma, nonbasta far indossare una divisae mettere un pallone al piede,per fare di un "bamboccione"viziato un uomo. Come direche la tecnica, senza valori,non tiene il passo di una socie-tà in continua evoluzione.Sarà, ma l'impressione che se

ne ricava è che le nuove gene-razioni sembrano proprio tantofragili. E ciò è dovuto, soprat-tutto, ad una caduta verticaledei valori. Sarebbe forse ilcaso di fare un passo indietro,tornando a rivalutare la funzio-ne del vecchio oratorio, nonsolo come occasione d'incon-tro, quanto come momento,altamente educativo, di cresci-ta e di confronto. La condivi-sione di spazi ed esperienze,anche nell'agonismo, che met-tono al centro l'uomo.Un'educazione che forma ilragazzo di oggi, fornendoglidelle basi solide per affrontarenon soltanto l'impegno sporti-vo ma, soprattutto, la vita. Ciòche accade in un campo di cal-cio, per certi versi, è assimila-bile a ciò che accade in ogniattività dell'esistenza. C'è ilrispetto dell'altro, il giustovalore da attribuire al risultatoda conseguire, viene esaltato ilconcetto di lealtà, l'abitudineal rispetto delle regole e del-l'autorità, la capacità di mette-re da parte l'egoismo, sacrifi-candolo per un fine superioree collettivo.Il 17 gennaio scorso, pressol'auditorium del Pontificioseminario minore, in viale

Antonello LOMBARI

LABORATORPER COSTRUOMINI

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Marconi a Potenza, è statopresentato un documentodella Cei (Conferenza episco-pale italiana) sugli oratori,rispetto ad una nota pastoralesul mondo sportivo. A presen-tare e relazionare su quelloche la locandina dell'evento haindicato essere come"Laboratorio di talenti", èstato Don Mimmo Beneventi.Si tratta di un progetto chetende a rivalutare il ruolo del-l'oratorio, nell'ambito di comu-nità locali sempre più smarritee in cerca di una propria iden-tità. Non occorrono grandisforzi di memoria per prende-re atto e riconoscere, pur par-tendo da una prospettivalaica, che da queste fucine diuomini sono venuti fuori cam-pioni, sul campo e fuori, delcalibro di Gianni Rivera,Giacinto Facchetti, GaetanoScirea, Marco Tardelli, AlexDel Piero, Riccardo Montolivoe tanti altri. Per la generazionedegli anni sessanta che ha tra-scorso interi pomeriggi adattaccare figurine dei propriidoli, sull'album, quelli eranodavvero esempi da seguire.Forse sarebbe il caso di parti-re dall'uomo e di mettere insecondo piano la palla.

Il patron del Matera Saverio Columella haesonerato l’allenatore Antonio Toma eannunciato il ritorno di Vincenzo Cosco sulla

panchina della squadra locale. Il trainer lecceseè stato sollevato dall’incarico dopo la sconfittadella corazzata lucana sul campo di San Giorgioa Cremano con la matricola Mariano Keller. “Nelcalcio sono i numeri che contano, e alla fine, lasconfitta di San Giorgio a Cremano mi hacostretto a prendere questa dura decisione. Hodeciso di riaffidare la panchina a Cosco –sotto-linea Columella- perché conosce la piazza mate-

rana e la squadra. In questo momento è impor-tante affidarsi ad un tecnico che sa subito dovemettere le mani per ricominciare a fare risulta-to. Guiderà gli allenamenti già da subito”.Vincenzo Cosco, molisano di Santa Croce diMagliano, era stato inspiegabilmente esoneratodopo 10 gare col Matera secondo a due puntidal Marcianise. La gestione di Antonio Toma, excalciatore del Lecce, non ha prodotto gli effettisperati, che per Columella si traducono nel vin-cere sempre. Il team lucano è settimo in classi-fica ma con appena quattro punti da recupera-re sulle attuali battistrada Marcianise e Turris.Il ritorno in panchina di Cosco, già tecnicodell’Andria, è avvenuto nel delicato confrontocasalingo con il Bisceglie squadra condotta daun altro ex allenatore del Matera, quel GiancarloFavarin che fu esonerato a fine girone d’andatacon la squadra seconda in classifica. L’obiettivodi Saverio Columella è sempre la Lega Pro, daconquistare con Vincenzo Cosco al timone dellaformazione biancazzurra.

Matera, torna Cosco per puntare decisialla nuova Lega Pro

Giovanni MARTEMUCCI

ORITRUIRE

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“Capire tu non puoi, tu chiamale sevuoi, emozioni…” è il verso di unafamosa canzone di Lucio Battisti

che, pensando alla finale di Coppa Italiatra il Real Tolve e l’Az Picerno, sembra cal-zare a pennello. Emozioni a catena, dalprimo minuto di gioco e fino al triplicefischio finale dell’ottimo Berardone, giuntoal termine del sesto rigore calciato sullaalto traversa dal tolvese Gambino che hafatto gioire gli avversari. Così è terminatol’ultimo atto della Coppa Italia, andato inscena al “Corona” di Rionero e dove le duetifoserie hanno dato vita a coreografie dicategoria superiore. Non sono quindi bastati i 90’ minuti rego-lamentari per decretare la ventitreesimavincitrice della Coppa regionale nonostan-te la gara, alla mezz’ora del secondotempo, fosse saldamente in mano ai giallorossi. Ma il gol di Scavone al 34’ ha riani-mato i ragazzi di Catalano che sul filo dilana, con l’intraprendente Podano, un 95’che farà parlare di se, è riuscito adagguantare il pari. Un finale così emozio-nante nessuno se lo ricorda, ma le emo-zioni non sono finite, dopo un primotempo supplementare sostanzialmenteequilibrato, con un colpo di testa Selvaggiriporta in avanti il Real Tolve, che però apochi minuti dalla fine subisce il secondoaggancio per cui tutto è rimandato alla lot-teria dei rigori. Il picernese De Pascalemanda fuori il secondo penalty, ma in suo

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Coppa Italia Dilettanti - Basilicata

L’Az Picerno si aggiudica la coccarda lucana

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soccorso accorre Lettieri che, parando iltiro di Selvaggi, rimette tutto in discussio-ne. “Non ci credevo –ci ha detto all’indo-mani della storica vittoria- ma alla fine cisiamo riusciti e per me, che sono picerne-se, è stata una gioia indescrivibile. Unadoppia soddisfazione che ci ripaga deglisforzi fatti fino ad oggi. Voglio anche rin-graziare il nostro pubblico, che è statoencomiabile”. Le due squadre vanno avan-ti in parità fino alla fine della serie e si vacosì ad oltranza. Da centrocampo si avviaverso il dischetto Esposito. Non sappiamocosa avranno pensato in quel momento itifosi picernesi, perché il fantasista napole-tano pochi giorni prima aveva fallito unrigore molto importante (gara al Vivianicon il Rossoblu), ma il numero 11 è fred-do e spiazza Calzaretta. Poi arriva l’epilogocon l’errore di Gambino e si scatena la

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gioia (e non solo). “É stata una vittoriasoffertissima e per questo ancora più bella–ci riferisce capitan Mele- le emozionisono state contrastanti durante tutta lapartita. Siamo passati dalla gioia allo scon-forto per poi festeggiare alla fine. Dedicoquesta vittoria al paese intero, alla miafamiglia a mia moglie e soprattutto a mianonna, mio zio Peppe e mia cugina Patriziache non ci sono più, ma li porto semprenel mio cuore”. Poi conclude con un augu-rio: “Spero non sia l’unica gioia di questoanno”. Scorrendo la formazione delPicerno, notiamo che tra gli undici ci sonoDe Pascale e Serritella che, lo scorso anno,proprio a Picerno, conquistarono la primaCoppa Italia. Poi c’è Palladino che, due

anni fa, conquistò la coccarda lucana conla maglia dell’Atletico Potenza. Tra gli undi-ci in campo, autore anche del vantaggiopicernese, Carmine Santopietro, il vero“Re di Coppa”, visto che per la quintavolta, nella sua carriera, ha avuto il piace-re di alzarla al cielo: “Per come sono anda-te le cose, questa è stata la finale piùemozionante –commenta- ogni finale hauna storia diversa e dopo 5 Coppe sperodi vincerne almeno un'altra, poi darò spa-zio ai giovani”. Le emozioni sono belle davivere, inutile dirlo e vedere emozionatoanche un “duro” come Antonello Scavone,alla sua “prima” ne è la piena conferma:“Non posso che essere soddisfatto –ci hadetto- abbiamo vissuto un’esperienza indi-

menticabile ed è stato bello gioire con tuttii tifosi, che ci stanno dando una grossamano”. Emozionato a fine gara anchemister Catalano: “Sembrava ormai tuttocompromesso –ci dice- ma siamo riusciti avenirne fuori. Non abbiamo giocato comesappiamo ma si trattava di una partitasecca e in questi casi ci sta anche che sipaghi un pizzico di tensione emotiva, maalla fine è andata bene e siamo felicissimi”.Alla gioia dei vincitori si contrappone ladelusione degli sconfitti: “Verdetto amaro.Resta una grande delusione dopo averdisputato un’ottima gara. Il calcio però ècosì, riserva anche giornate come questa”.E’ la dichiarazione, a fine gara, di capitanTrifone.

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Attività sportiva e “benessere dellapersona” costituiscono da sempreun binomio indissolubile.

Il concetto di “salute” è stato definito perla prima volta nel 1948dall’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) per riferirsi ad uno stato di com-pleto benessere fisico, mentale e sociale. Ciò implica necessariamente un’attenzio-ne particolare al rapporto tra ambiente edindividuo, alla realtà in cui il singolo vivee alle attività che la comunità mette adisposizione dei propri membri affinchéadottino uno stile di vita corretto.Quanto detto è essenziale nel determina-re lo stato di “buona salute” principal-mente per i giovani purtroppo sempre piùsedentari. A tal proposito, è stato molto chiaro l’al-larme lanciato dalla S.I.P., la SocietàItaliana di Pediatria, durante il convegno“Bambini, attività motoria e sport” tenu-tosi a Potenza il 23 novembre 2013 inoccasione della Giornata mondiale delbambino e dell’adolescente.Dai risultati di studi recenti e dall’analisidei dati Istat è emerso l’aumento dellepatologie e dei rischi alla salute legatiall’abbandono precoce dell’attività sporti-va da parte dei giovanissimi. Che l’Italia presenti tassi di sedentarietàtripli rispetto agli altri paesi europei è undato che deve farci riflettere in quantotutti indistintamente responsabili. Tantole istituzioni quanto i medici, le scuole, lefamiglie devono agire sinergicamente permutare abitudini di vita sbagliate che ine-vitabilmente sono anche il riflesso di unasocietà sempre più tecnofila, in cui è raroche un adolescente non trascorra diverseore davanti ad uno schermo.La sfida che coinvolge tutti consiste, dun-

que, nel rivalutare l’importanza dell’attivi-tà motoria per lo sviluppo psico-fisicodegli adolescenti. È necessario che lascuola consideri l’educazione fisica unadisciplina al pari delle altre e, altresì, chele società sportive promuovano attività,non solo a livello agonistico, atte adimpiegare il tempo libero in modo piace-vole. Che lo sport sia una delle principali attivi-tà di aggregazione sociale è un dato indi-scutibile ed è compito delle società spor-tive quello di organizzare per i propri atle-ti eventi, trofei, gare al fine di creare utilioccasioni di confronto con gli altri e dicrescita personale. Nel capoluogo di regione, è attiva unarealtà sportiva che sta attirando semprepiù curiosi e appassionati: il pattinaggioartistico su rotelle che, sebbene disciplinacatalogata fra gli sport “minori”, vantauna grande tradizione ed è praticato nel

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Pattinaggio Artistico su RotelleAttivita’ motoria in eta’ pediadell’A.s.d. Skating P

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potentino da un numeroso gruppo di atle-te. Il pattinaggio artistico è considerato,subito dopo il nuoto, uno sport riabilitati-vo che può contribuire a correggere posi-zioni scorrette della colonna vertebrale edegli arti inferiori, sviluppare in modo evi-dente agilità, senso di equilibrio, coordi-nazione dei movimenti, elasticità dellearticolazioni, oltre a tonificare i muscolicoinvolti nel mantenimento di una corret-ta posizione del corpo che è impegnatoin un importante lavoro cardiovascolarebenefico per l’apparato respiratorio. Il pattinaggio è, quindi, uno sport com-pleto e di indubbio fascino. Si può prati-care individualmente nella “specialità sin-golo”, “singolo libero” e “singolo obbliga-torio” e collettivamente nel pattinaggio dicoppia (di danza o artistica) e di gruppo. Fra le iniziative delle associazioni sportivedilettantistiche attualmente attive segna-

diatrica le iniziativeg Potenza

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liamo quella dell’A.S.D. Skating Potenza([email protected]), società affi-liata all’U.S.ACLI e riconosciuta dal CONI,che in questi mesi sta portando avanticon le atlete iscritte, circa 50. Lo staff sportivo, attualmente costituitoda tre allenatrici federali con la supervi-sione di un direttore tecnico di esperien-za pluridecennale, ha come obiettivo perle giovani atlete, appassionate a questadisciplina, di consentire una costante econtinua crescita tecnica e artistica anchecon occasioni di confronto al di fuori deiconfini locali.A tal fine i tecnici e le atlete, periodica-mente seguite da un preparatore atletico,hanno la possibilità di partecipare a stagee giornate di allenamento fuori regione,seminari e corsi di formazione presso lestrutture del CONI nazionale. Al fine di rendere partecipi genitori eappassionati ai progressi sportivi acquisi-ti dalle atlete, il 21 dicembre si è tenutapresso la palestra “Vito Lepore” diPotenza il Saggio di Natale 2013, manife-stazione che, patrocinata dal comune diPotenza, ha visto le atlete esibirsi incoreografie di gruppo sulle note di musi-che natalizie coinvolgendo le pattinatricipiù esperte e quelle più piccine.Ospiti della manifestazione si sono esibitele atlete della Skating Club Vesuvio di San

Sebastiano al Vesuvio con coreografie digrande impatto tecnico e artistico.All’evento è stato associato un momentodi solidarietà con la partecipazionedell’ABIO, l’Associazione per il Bambino InOspedale, e la testimonianza delPresidente Regionale circa l’attività dei

volontari nell’accogliere i bambini ricove-rati nel reparto di pediatria dell’ospedaleSan Carlo, volta con passione nel ricon-durre i piccoli pazienti nella dimensioneche è loro propria, quella del gioco e dellasocializzazione.

ago.arca.

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1° dicembre 2013. Sull’autodromo diMagione (Perugia) è stata scritta unapagina importante dell’automobilismo

da corsa. Una pagina redatta dal lavoro,dalla dedizione, dal sacrificio, dall’impegno

di tante persone che, legate da amiciziavera, hanno tradotto in vittoria un’utopia:portare in gara e far vincere un’auto cheauto da corsa non è. Antonio Lucente, pilo-ta trentacinquenne di Potenza, ci è riuscitovincendo con il suo fido Maggiolino alla 2Ore di Magione, ultima prova delCampionato italiano auto storiche, il titolodi Campione italiano della classe Gts 1300periodo F nonché il secondo posto assolu-to nel 1° Raggruppamento composto dauna trentina di auto di tutte le cilindrate.Questo è il secondo titolo nazionale perLucente, il primo nella storia delle compe-tizioni in pista per una VolkswagenMaggiolino anni ’60 non concepita per cor-

rere. Ha vinto, contro ogni pronosticoavverso, superando auto più recenti, la più“giovane” era dell’81, tecnologicamentepredisposte a competizioni di velocità, eper giunta in una “2 ore” in solitaria, con-dizione più unica che rara nell’ambito dellegare di durata. Antonio e il suo team, pur con tutto l’entu-siasmo, non si aspettavano un risultatocosì brillante. In realtà erano partiti con l’i-dea di partecipare al solo fine di conferma-re la validità del titolo. Per Antonio, poi,questa arebbe dovuta essere l’occasioneper misurare le sue possibilità, correndo dasolo in un percorso di curve lungo quasi200 km. Una sfida che mette a dura prova

Automobilismo

Anna MOLLICA

Magione, una vittoriastorica e Lucente...

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mente e fisico, impossibile da affrontaresenza un’adeguata preparazione atleticache ad Antonio è stata fornita da TommasoMargiotta, scrupoloso nel seguire il pilota,seduta per seduta, monitorandone miglio-ramenti o eventuali peggioramenti. Questepremesse li avevano indirizzati dunqueverso una gara in “economia”, addiritturalasciando sulla macchina le gomme vec-chie. Una volta in pista, però le inizialiintenzioni cambiano. Notano la presenza dialtre vetture 1300 e capiscono che puòesserci lotta. Montano allora i pneumaticinuovi ma durante il giro di prova si spezzail filo dell’acceleratore. Il Maggiolino parteventitreesimo, ultimo. Mollare o provarci

comunque? Provarci comunque ed Antoniorimonta arrivando settimo e alla vittoriache lo lancia, insieme al suo team, nell’o-limpo della notorietà internazione contestate brasiliane, statunitensi, tedescheche parlano lungamente di loro e delMaggiolino “superstar” inorgogliendo lacasa costruttrice che dalla Germania inviaad Antonio note di plauso. Il Maggiolinonon ha mai vinto un titolo in nessun luogo.Fino ad ora, fino a quando cioè un gruppodi irriducibili ha accettato di seguireAntonio in un’impresa a detta di moltiimpossibile. Impossibile però non per ilmotorista Antonio Russo, per tutti il “mec-canico dalle chiavi magiche” che con le sueconoscenze e il suo irraggiungibile intuitoha triplicato gli iniziali 34 cavalli dellaMaggiolino rendendo la vettura una “signo-ra” auto da corsa. Impossibile non per ilcarrozziere Pasquale Belviso, per l’elettrau-to Rocco di Michele, per l’attrezzistaAntonio Campanile, per il meccanicoVolkswagen Michele Angiletta, tutti amici,alcuni dei quali fanno altro nella vita, chehanno messo gratuitamente a disposizionele rispettive competenze tecniche a soste-gno di un progetto ambizioso dagli esitiincerti. Progetto condiviso anche daGiuseppe Cutro, il direttore sportivo, daEnrico Rosa il presidente di questa straor-dinaria scuderia e da Yvan e Sara, i riven-ditori di Bordighera che hanno regalato adAntonio il motore che gli ha consentito diconcretizzare una passione nata da bambi-no con il Maggiolino Herbie. Fu amore aprima vista quello nato tra Antonio e que-sta vettura (apprezzata tra l’altro anche damamma Antonietta) che lo spinse nel 2001ad acquistare il suo Maggiolino con il palli-no di doverlo rendere, come Herbie, adat-to alle corse. Nel 2009 ne inizia material-mente la preparazione ma non avendomolte risorse economiche, parla di questo

progetto a Yvan e Sara di cui Antonio ècliente e loro gli forniscono in regalo quelmotore sul quale poi lavorerà Russo.Questa condivisione di intenti, nata e pro-seguita telefonicamente, non è strana ed èla dimostrazione della solidarietà noncomune che lega tra loro i maggiolinisti equesti alla “macchina del cuore”, così lachiamano. E così nel 2010 Antonio può ini-ziare la sua avventura, corre con ilMaggiolino potenziato, e il primo successoarriva a Varano di Melegari in provincia diParma. Da qui alla vittoria del 1° dicembretante cose si sono alternate, momenti dieuforia smorzati da insuccessi inevitabiliper chi procede lungo percorsi inesploratisui quali la conoscenza la si fa sul campo.Antonio e i suoi amici però non hanno maimollato. Fatto tesoro delle esperienzeacquisite, hanno continuato a lavoraresempre, dedicando il loro tempo libero, iloro fine settimana ad una macchina cheandava sistemata, migliorata ogni volta.Insieme hanno lottato, insieme hannovinto, perché lo stesso Lucente ammette:“Per vincere non basta solo andare veloci”.Ed oggi che sono entrati nella storia dellecorse esultano per una vittoria tanto atte-sa che li ha compensati di insuccessi amarie dormite in tenda. Plaude il MaggiolinoClub Italia di Varese presieduto dai coniugiCamillo Croci e Marzia Marchini (pittrice,autrice di un dipinto dedicato al Maggiolinolucano in gara) che hanno nominatoAntonio Lucente socio onorario, ed orga-nizzato un fans club che lo seguirà da que-st’anno nelle gare. In pratica lo sosterran-no nella sua attività sportiva. Si è levatadunque un’ovazione per questi professioni-sti lucani che sull’amore per il Maggiolinonon hanno solo edificato e realizzato il lorosogno, ma dimostrato che i successi arriva-no e vanno conquistati a piccoli passi, tuttisudati.

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Il team tecnico, da sinistra Belviso, Russo, Lucente, Cutro, Angiletta

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