Il look perfetto per  · tante, personaggio munito di solidi canali con narcotrafficanti...

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DOMENICA18 GIUGNO 3www.larivieraonline.com CONTROCOPERTINA

Il look perfetto per il sindaco neo eletto

GIOVANNA PELLICANÒSTAITIVolto serio ma sorridente,Pellicanò è da taglio classico.Le proponiamo un abito agiacca, severo ma dinamico eadattabile, come quello diMeryl Streep alla cerimoniadegli Oscar nel 2006.Naturalmente ci raccomandia-mo un’adeguata scelta di scar-pe.

VINCENZO LOIEROGROTTERIADi difficile interpretazione illook di Loiero, da tipo che nonvuole farsi notare, un po’ comeMatt Damon nel “Talento diMr. Ripley”. Un insolito cap-pello, come fedora, panama oBorsalino, indossati da MattDamon nel film “I guardianidel destino”, decisamente diispirazione per un rinnovoimmagine.

CATERINA BELCASTROCAULONIACon il taglio biondo, corto e liscio, icolori così chiari, riscaldati da unrosso intenso, Caterina Belcastronon può che ricordare la celebreRachel di “Friends”. A JenniferAniston sta bene qualsiasi abito,ma a Caterina consigliamo di imi-tarne la mise in occasione della suavittoria al “Critic Choise”.

VINCENZO MAESANOBOVALINOIl sorriso un po’ furbetto ci fapensare a Ryan Gosling.Maesano sembra trattenersidal raccontare una barzellettae scoppiare a ridere.Assolutamente da ringiovani-re il look, soprattutto un cam-bio di montatura più aggior-nata.

LUCIANO PELLEANTONIMINAUn’espressione allaPasolini ci fa pensare alook esistenzialisti, maahimè, passati dimoda. A togliersi lacravatta e tenere lagiacca si corre ilrischio di sortire un“effetto Renzi”. Perciòconsigliamo di imitaregrandi divi che hannosaputo fare a menodella cravatta, comeCumberbatch e MattSmith (undicesimoDoctor Who).

GIUSY CARUSOCIMINÀPossiamo dire benpoco, per la suaelezione Caruso haindovinato un outfitclassico e moderno,ravvivandolo condegli orecchini. Lavedremmo benecon una mise tipicadi Halle Berry(magari non quelladi “007 –dieanother day”), maun graffiante abitonero, da arricchiredi colore con gliaccessori.

ANTONIOCONDEMIPLACANICACon quell’espres-sione pacifica e“low profile” aCondemi propo-niamo una diffici-le sfida: imitare lostile di HarveyKeitel, un attoreche ha dimostratosempre il massimoaplomb anche inscene d’azione.Film consigliato“Pulp Fiction”,ma solo per l’abi-to!

ROCCO LUGLIOPORTIGLIOLACon quel capello mossodal vento, brizzolatocome piace alle signorein su con l’età, perRocco Luglio un outfità la Richard Gere, concompleto Armani, esat-tamente come in “TheDinner”, in cui Geretenta la scalata verso lapresidenza. Sarà ancheil caso di Rocco Luglio?

STEFANOMARRAPODICARAFFA DELBIANCOAllungato e secco comeTom Hanks in “C’èposta per te”, gli racco-mandiamo un looksportivo chic, da amantedello shopping, conscarpe firmate.

FELICE VALENTIBIVONGIAria sciupata e ribelle,capelli a effetto ricorda-no il Russel Crowe di“Un’Ottima Annata”.Per lui indicato comple-to dai colori neutri ecravatte che osano.

DOMENICO PIZZIFERRUZZANOLo stile da “dottoremedico” c’è tutto,ma bisogna aggior-narlo e rinfrescarlo.Così un po’ “immo-bile” il nostro Pizziassomiglia a MelGibson prima diScientology.Consigliato cambiodi cravatte e giacchemeno ordinarie, conun look fantasiosoma sempre “aposto” come quellodi Martin Freeman.

NELLUNGOMESEDICAMPAGNAELETTOALEABBIAMOOSSERVATOCONATTENZIONEGLIASPIRANTISINDACIDELLALOCRIDE. OGGICHEIPRIMICITTADINISONOINCARICACISIAMODATIAICONSIGLIDISTILE, CERCANDODIIMMAGINAREQUALESIADATTEREBBEDIPIÙAINEOE-

LETTI. PERL’ANALISI(SERIA) DELVOTO, INVECE, VIRIMANDIAMOAPAGINA10.

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Il tesoro dei clan della Locride, che provienedal narcotraffico internazionale, sarebbe inizia-to a formarsi quanto meno dalla metà deglianni Novanta in poi. Finita la stagione deisequestri di persona i clan investono il denaronel traffico di droga.Uno dei contesti che emerge in varie indaginicoordinate dalla Procura antimafia reggina,che si è avvalsa anche di indagini provenientidalla Sicilia e da altri territori del Nord Italia,riporta l’attenzione ai rapporti tra platiesi,sidernesi e Cosa Nostra.Si legga, tra le altre, la sentenza della VI sezio-ne penale della Cassazione (ud. 18-03-2004)28-04-2004, n. 19613: «..Secondo la prospetta-zione accusatoria, l'O. S. N. è indiziato di farparte di un sodalizio criminoso, avente unastruttura articolata modulare, fondato sullaconvergenza di interessi di tre gruppi malavito-si: il primo facente capo a P. R., calabrese, lati-tante, personaggio munito di solidi canali connarcotrafficanti colombiani; il secondo al grup-po "ndranghetistico" gravitante intorno allefamiglie della Locride Marando-Trimboli, il cuileader riconosciuto si identificava in M. P.; ilterzo al gruppo siciliano, il cui rappresentantedi spicco era M. S.».Molto importante la precisazione del Giudice:«gruppo "ndranghetistico" gravitante intornoalle famiglie della Locride Marando- Trimboli,il cui leader riconosciuto si identificava in M.P.», presente in altra pronuncia per la stessavicenda, in particolare Cass. pen. Sez. VI, (ud.28-05-2004) 15-07-2004, n. 31058: T.A.:«L'indagato era indiziato di far parte di untemibile sodalizio criminoso, avente una strut-tura articolata, di tipo modulare, fondata sullaconvergenza di interessi di tre gruppi malavito-si, facenti capo, il primo a P. R., calabrese, lati-tante, personaggio munito di solidi canali connarcotrafficanti colombiani, il secondo al grup-po "ndranghetistico", gravitante intorno allafamiglie della Locride Marando-Trimboli, il cuileader riconosciuto si identificava in M.P., ilterzo al gruppo siciliano, il cui rappresentantedi spicco era M. S.. Tale sodalizio, che si avvale-va anche del contributo determinante di altrocalabrese S. P., il quale svolgeva un ruolo dimediazione e di raccordo tra il gruppo dei P.,principale motore operativo e il gruppo deiMarando, principale finanziatore negli acquistidi stupefacenti, funzionava come una vera epropria holding del traffico di stupefacenti edaveva a disposizione ingenti quantitativi didanaro, di provenienza certamente illecita, edera alla ricerca continua di nuovi affari diimportazione di droga, che non mancavano adarrivare, quali: l'operazione Mirage 2, gli affariolandesi e l'affare "del compare", tutti … nonandati a segno». L'accusa ipotizza dei summit, tenutisi inPalermo, per curare i rapporti con la compo-nente siciliana del sodalizio, facente capo al M.,e per seguire da vicino un’operazione, che pre-vedeva lo sbarco in Sicilia di una nave, che tra-sportava dalla Colombia ingenti quantitativi dicocaina.

GIUDIZIARIA

Locride, Cosa Nostra e i

"cartelli" della drogacolombiani.

Oliverio mantiene la promessa: martedì è iniziato l’ammodernamento della Ferrovia JonicaMartedì mattina sono ufficialmente partiti i lavori di ammodernamento dellaFerrovia Jonica. “Oggi per la Calabria è una giornata storica, indimenticabile”,ha affermato il Presidente della Regione, Mario Oliverio, nel corso di un incon-tro con la stampa a Cirò Marina, subito dopo l'apertura del primo cantiere traCatanzaro Lido e Sibari.“Quindici giorni fa –ha proseguito Oliverio- abbiamo presentato con il ministroDelrio il cronoprogramma. Lo abbiamo fatto alla vigilia dell'inizio dei lavori enon é un caso, perché riteniamo che anche sul piano del metodo bisogna cam-biare registro. La Calabria ha una storia ricca di annunci non mantenuti e di pro-grammi rimasti sulla carta. Ecco perchè oggi noi inauguriamo anche un metodonuovo di fare le cose, che è quello di dire quando si parte e quando si arriva. Oggiinauguriamo una grande opera che giunge dopo 150 anni e che, da quando èstata realizzata, erano i tempi di Cavour, non ha mai avuto alcun intervento diammodernamento. Per realizzare questa importante infrastruttura investiamo530 milioni di euro. Una ferrovia che consentirà di velocizzare il trasporto, diavere una mobilità sicura, di eliminare i passaggi a livello. Sarà un nuovo binario,che consentirà a treni veloci e moderni di attraversarla in tempi rapidi. Avremouna mobilità da Reggio Calabria sino a Sibari compatibile con i tempi modernie non, invece, una ferrovia lenta come quella che abbiamo avuto finora, assaisimile alle tratte del vecchio Far West. Per andare da Reggio Calabria a Tarantooggi si impiegano sei ore: è un fatto assurdo”.

I dato rea e L di Franco Crinò

In un comune al voto : quattro donne elette nella compagine vincente (otto di lista), supervotate e superinesperte. Anche le quattro postazionidella minoranza tutte appannaggio del gentil sesso: nuove anche loro. La preferenza di genere "sconvolge" le graduatorie, ma legittimamente ledonne la abbinano a quella dei colleghi maschi, la sommano a quella propria (ma anche la circostanza contraria è del tutto agibile) e vannomolto più avanti dei candidati favoriti. L'auspicio per loro e per tutti è che si meritino il consenso. Nessuno può lamentarsi se le donne eletterisultano molte di più di quante erano pronosticate, visto che "sono più sensibili degli uomini, più profonde, pragmatiche, aperte…" Come sidice, è molto difficile stabilire dove finisce la cortesia e dove comincia l'adulazione. Tanto più che dobbiamo rendere merito alle donne in poli-tica che ispirano fiducia. Il prestigioso ateneo britannico di Oxford ha stabilito prove differenziate per maschi e femmine, quest'ultime giudica-te troppo emotive per affrontare i test, una scorciatoia insomma, loro possono sostituire una prova scritta con una tesina da preparare a casa.

Mario Giordano scrive "Qualche tempo fa in Svezia, patriadel politicamente corretto, hanno sollevato uno scandaloperché la lunghezza media della via dedicate alle donne erainferiore di 70 metri alla lunghezza media delle vie dedica-

te agli uomini. I giornali s'indignarono e chiesero di intervenire. S'intervenne. Poco dopo s'intervenne anche sugli spazzaneve, accusati di esseremaschilisti perché ripulivano prima le carreggiate delle auto, amate dagli uomini, e dopo quelle delle bici, preferite dalle donne. Gli spazzane-ve maschilisti!" Abbiamo ascoltato in un convegno una donna dire "Io vado controcorrente, mi sento di essere maschilista, altro che femmini-sta… faccio sempre quello che mi dice mio marito, adesso mi ha fatto segno di correre a casa a cucinare… Vado, ma cosa cucino lo decido io".E vai… Non si dimentica nemmeno di strizzare d'occhio.

POLITICAMENTE (S)CORRETTO

Il sidernese Andrea Archinàeletto sindaco di Avigliana

DOMENICA18 GIUGNO 4ATTUALITÀ www.larivieraonline.com

Sarà Andrea Archinà, sidernese, originario diVennarello, a guidare il Comune di Avigliana,nel torinese. Avvocato e assessore uscente,Archinà ha ottenuto 2023 preferenze(32,89%) con la lista civica “Avigliana cittàaperta”, sbaragliando i suoi quattro sfidanti:Antonio Spanò (Lista civica “AdessoAvigliana” 1.767 voti pari al 28,73%), MarioPicciotto (Lista Civica “Comitato Progetto”804 voti pari al 13,07%) Tatjana Callegari(Movimento 5 stelle.it 802 preferenze pari al13,04%) e Angelo Roccotelli (Lista Civica

“Avigliana Viva” 754 voti pari al12,26%). Andrea Archinà, 32 anni compiutia maggio, è cugino del consigliere comunaledi Siderno, Vincenzo Meleca, e nipote dellostorico dirigente comunista, Michele Archinà,figura di spicco della politica del territorio, ilquale sarebbe stato fiero di vederlo indossarela fascia di primo cittadino a una così giovaneetà. Senz’altro fiera del proprio concittadinol’intera comunità di Vennarello che ha accol-to con emozione la notizia della sua elezione.

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www.larivieraonline.com POLITICA DOMENICA18 GIUGNO 07

ILARIO AMMENDOLIA

Nel febbraio del 1945 Roccaforte del Greco èindicata come la Stalingrado della Calabria perl’altissima percentuale di militanti comunisti.Molti di loro, o quasi tutti, erano anche 'ndran-ghetisti.Per il vecchio ordine, comunisti o 'ndrangheti-sti sono quasi la stessa cosa e infatti tanto gli uniche gli altri venivano associati nelle patrie gale-re.Sindaco del paese è un calzolaio OrlandoCassini, comunista e, probabilmente, 'ndran-ghetista.Un sindaco calzolaio è già una rivoluzione. Una notte qualcuno spara contro la casermadei carabinieri. Qualche ora dopo una “ronda”di carabinieri e “volontari” armati escono allaricerca dei probabili responsabili. Viene ingag-giato un conflitto a fuoco e uno dei “volontari”viene ucciso.Gli esponenti dell’antico ordine sociale indica-no nel sindaco Cassisi il responsabile e l'ispira-tore dell’agguato contro i carabinieri. Un gruppo di facinorosi circonda la casa delsindaco che si barrica dentro con la moglie, lasuocera, un fratello e quattro figlioletti treman-ti. Gli assedianti riescono a penetrare all’inter-no dell’abitazione.

Cassisi è armato. Spara e uccide uno degli asse-dianti e mettendo in fuga gli altri.Verrà arrestato e destituito da sindaco maresterà comunista.Solo un mese dopo i fatti di Roccaforte la rivol-ta esplode a Caulonia.I rivoltosi di Caulonia “arrestano” i carabinierie le guardie forestali, istituiscono il “tribunaledel popolo”, sequestrano la famiglia del preto-re, minano i ponti di collegamento al paese,armano un esercito di contadini scalzi, malve-stiti, spesso analfabeti, proclamano laRepubblica.Processano e condannano, spesso arbitraria-mente, (sulla scia di quanto avveniva nei tribu-nali dello Stato), i presunti “nemici della popo-lo”.I grandi giornali nazionali bollano “laRepubblica di Caulonia” come una rivolta di'ndrangheta, utilizzando soprattutto i prece-denti penali del sindaco comunista, PasqualeCavallaro. “[...]Il parroco Amato è stato barba-ramente ucciso nella sua dimora di campagna.Egli non aveva che un nemico, il delinquentesindaco Cavallaro [...]. Costui, che non avrebbepotuto essere elettore, da 18 mesi era a capodell’amministrazione comunale. NellaLocride, purtroppo, tutta la malavita e tutta lamafia trova ricetto nelle fila del PartitoComunista” (da Il Popolo, organo dellaDemocrazia Cristiana). Palmiro Togliatti dauna lettura dei fatti decisamente diversa:“Musolino ci ha descritto in termini commo-venti la situazione reazionaria di quella provin-cia e ampiamente illustrato gli ultimi incidentiche vi si sono prodotti. Noi siamo solidali conquei contadini e quei lavoratori della Calabria iquali lottano in condizioni così difficili per laloro libertà. Non c’è bisogno che io dica qui chesiamo pienamente solidali col compagnoCavallaro per l’azione che egli ha condotto aCaulonia in difesa delle libertà elementari diquella popolazione e per riuscire a opporreuna barriera all’avanzata delle forze reaziona-rie”.Un anno più tardi ad Africo (vecchia) i “comu-nisti” andranno all’assalto della stazione deicarabinieri, utilizzando finanche bombe amano. Protestano perché un militante del par-tito era stato fermato, portato in caserma e pic-chiato al solo scopo di rubargli un paio di scar-pe nuove. I rivoltosi sono capeggiati da un exergastolano: Santoro Maviglia. Un uomo,entrato nel carcere come criminale comune,dove però ha colto l’occasione del riscatto. Nel

suo peregrinare nelle patrie galere ha avutomodo di incontrare molti detenuti politici tracui Gramsci. Uscirà dalle galere fortementepoliticizzato, quasi un anarchico che si adatta alpartito comunista.Potrei citare altre mille episodi simili a quelli diCaulonia, Africo, Roccaforte. Molti anche suc-cessivi agli anni della guerra, tra cui l’appoggioincondizionato dato dal PCI al sindaco diCanolo Nicola D’Agostino quando vennemandato al confino. D’Agostino era ritenuto -e giustamente - il capo della locale 'ndranghe-ta.Il PCI contesta il provvedimento sul piano teo-rico con uno scritto di Rosario Villari su“Nuovi Argomenti”; sul piano politico con unvibrante intervento di Mario Alicata contro ilconfino di polizia.Ci sono documenti inoppugnabili che dimo-strano il legame tra il PCI e la 'ndrangheta.Nel 1944 Adalino Bigotti, dirigente nazionaledel PCI, annota nei suoi verbali, redatti nellafederazione di Reggio Calabria, l’esistenza disquadre d’azione composte “esclusivamente dielementi di malavita", da usare, secondo l’in-tenzione dei compagni, per “azioni di difesa”all’interno delle quali “il caposquadra è per lopiù un maffioso come pure il vice caposquadra.Mentre il commissario è sempre elementopolitico con funzioni di controllo e propagandi-stiche, e diritto di veto. I compagni garantisco-no della bontà del sistema” (Piero Bevilacqua). Secondo Bilotti, Eugenio Musolino, futurodeputato alla Costituente e autorevole espo-nente del partito (per il quale aveva scontatouna decina di anni di carcere), afferma: “Nellaprovincia di Reggio quelli che hanno dieci incondotta sono elementi passivi, quelli chehanno zero in condotta sono elementi combat-tivi di fronte ai padroni”.La storia corrente scritta dai professionisti del-l’antimafia, spesso in perfetta malafede, tendead associare la 'ndrangheta calabrese alla mafiasiciliana. Si tratta di un palese falso storico chetende a coprire le responsabilità delle classidirigenti e, contemporaneamente, a nasconde-re i motivi veri dell’insuccesso di una lotta tren-tennale alla 'ndrangheta più apparente chereale.Per esercitare il dominio sulla società calabresesino alla seconda metà del secolo scorso, idominatori non avevano alcun bisogno della'ndrangheta, disponendo già delle caserme deicarabinieri, dei commissariati di polizia, dei tri-bunali, delle preture.

La 'ndrangheta per oltre la metà delNovecento è stata una presenza decisamenteminoritaria e marginale nella società calabre-se. Un fenomeno sociale legato, quasi ovun-que, alle classi subalterne.L’aggregazione iniziale della 'ndranghetanasce come uno strumento primitivo delleclassi subalterne finalizzato alla reciproca dife-sa. Un’organizzazione tesa, tra l’altro, a difen-dere “l’onore” delle donne costantementeinsidiato degli antichi padroni.Come facilmente prevedibile dall’autodifesasi passò ai furti , soprattutto di bestiame, alleestorsione, all’uso sistematico della violenza.A quei tempi il Partito comunista aveva raffi-nati strumenti di analisi che consentivano dicomprendere i fenomeni sociali. In questaottica, la ndrangheta venne decifrata unarisposta sicuramente sbagliata, alla violenzasecolare delle classi dominanti.Una risposta al sacrificio di migliaia di ragazziuccisi in guerra senza un perché. Una violenzaassurda che aveva seminato ovunque senti-menti di barbarie e di violenza.La “Sinistra” aveva tutti gli strumenti cultura-li e politici per comprendere che la violenzamassiccia e di classe contro i deboli era eserci-tata solo marginalmente della ‘ndrangheta emassicciamente invece nei tribunali, nelle pre-ture, nei commissariati, sui luoghi di lavoro, neimunicipi, nella stessa Chiesa cattolica. Secondo tale analisi, la ndrangheta si sarebbenaturalmente estinta nel momento in cuisarebbero cambiati i rapporti di forza nellasocietà.Una società più giusta e più uguale sarebbestato il naturale antidoto alla criminalità orga-nizzata.Sono passati tanti anni dagli avvenimenti cheabbiamo narrato e abbiamo a che fare conun’altra ndrangheta e un’altra “Sinistra”.Entrambe parte integrante del blocco di pote-re e contro il popolo, soprattutto contro i cala-bresi. In sintesi ci troviamo dinanzi ad un duplice“tradimento”.La ‘ndrangheta, come vedremo , diventeràstrumento di governo nelle mani delle classidominanti.Gli ‘ndranghetisti d’alto bordo faranno proprigli atteggiamenti delle classi dirigenti come larapacità, lo sfruttamento sugli altri uomini, laprepotenza, l’ipocrisia, lo scarso valore datoalla vita umana. Rimuoveranno l’onore edesalteranno il valore della ricchezza e del pote-re. Diventeranno “padroni” tra i padroni.La ‘ndrangheta di oggi arruola la manovalanzaa San Luca ma ha lo stesso disprezzo della vitaumana e della giustizia che si avverte a “Piazzaaffari” o a Wall Strett”. È figlia di quel mondopiù che espressione dei paesi della Calabria.Nello stesso tempo gran parte della “Sinistra”,ha progressivamente abbandonato al propriodestino i ceti subalterni, gli emarginati del Sude della Calabria. Tende ad assimilarsi sempre dipiù alle antiche classi dominanti. Venderà ton-nellate di parole sulla lotta alla ‘ndrangheta marimuoverà dalla propria strategia ogni proget-to di cambiamento della società, marcando lapropria siderale distanza delle classi lavoratrici.Infine, individuerà nella ndrangheta un como-do “nemico”, per nascondere i propri cedimen-ti, le proprie rinunce, la lontananza abissale traeletti e popolo.Un comodo gioco delle parti: le ingiustizie, l’i-gnoranza, l’abbandono, producono la manova-lanza arruolata a poco prezzo dagli impresaridel crimine.La ‘ndrangheta legittima le classi dirigenti.In mezzo un popolo rassegnato, e oggi, senzapiù speranza.

“Per il vecchioordine,

comunisti o'ndranghetistisono quasi lastessa cosa einfatti tanto gli uni che gli

altri venivanoassociati nellepatrie galere”.

Quando la'ndranghetaera comunista

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Amministrare o commissariare?CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Finite le amministrative ognuno di noi cerca di capire i risul-tati, si esercita nel leggere tra le righe delle dichiarazioni deglieletti come dei non eletti cosa cambierà, quali saranno le ini-ziative che ognuno intenderà prendere dalla posizione con-quistata di amministratore. O come, e in che termini, coloroche non hanno raggiunto la maggioranza potranno esercitare

un ruolo efficace che non li emargini o non li faccia cadere nellatentazione di una facile opposizione. Per comprendere questo, però, credo sianecessario essere convinti di due cose che emergono chiaramente dalle ultimeconsultazioni amministrative, al di là delle vicende di qualche comune. La prima,è la risposta civile al commissariamento. Ovvero, il coraggio di voler amministra-re, di voler dimostrare che vi è ancora voglia di impegno, desiderio di reagire condignità come comunità volendo assumere la responsabilità di amministrare senzasurrogati democratici o vere e proprie sospensioni della partecipazione popolare.La seconda, meno immediata ma forse più importante, è che in queste elezioniamministrative alla fine, di fronte alle piogge di commissariamenti, hanno vintotutti coloro che si sono impegnati a volersi assumere questa responsabilità. Va,cioè, riconosciuta la capacità di reagire in termini di impegno civile a quelle per-sone che, a vario titolo e con i propri programmi od idee, non si sono fatte inti-morire dalle difficoltà o conquistare dalla rassegnazione o dalla semplice e como-da arrendevolezza che garantisce una apparente tranquillità, ma che esclude poiognuno di noi dal poter essere protagonista del proprio quotidiano. Credo cheoggi non vi siano né vinti né vincitori, ma solo persone a cui va riconosciuto ilcoraggio di essersi comunque voluti impegnare in una terra difficile, dove ammi-

nistrare non è certo una cosa semplice, dove anche l’impegno civile non è certouna strada senza intralci. In questa sfida verso il domani, a cui si accompagna uncerto dinamismo che vede i giovani ricostruire la partecipazione alla vita politicadelle loro comunità, si può intravedere il desiderio di riappropriarsi del propriofuturo senza paure. Tuttavia, in questa prospettiva, il successo di ogni nuovaamministrazione dipenderà dall’imporsi di due parole chiave a cui ricondurreogni azione, ogni esercizio di quella che sarà la governance locale esprimibile: dia-logo e condivisione. Dialogo con la gente e con le opposizioni per far prevalerel’interesse della comunità su quello delle logiche di lista, dal momento che non viè successo se non si distribuisce il merito, se non si riconoscono i valori di una pro-posta, se non si comprende la necessità delle critiche se costruttive e finalizzate agiungere a sintesi percorribili nelle scelte. Condivisione, quale esatta conseguen-za del dialogo perché ciò permette di creare una unità dove l’interesse della comu-nità va oltre l’orizzonte del vincitore quanto quello del non vincitore. Questo per-ché, l’interesse della comunità è l’unica via da seguire aprendo le porte al confron-to, ricorrendo all’umiltà quale dote che di certo per chi amministra dev’essere unvalore fondamentale. Se la consapevolezza è che questa reazione civile - che siperfeziona nel coraggio di voler amministrare – è un momento di riscatto, alloranon si può procedere senza unità, senza dialogo e condivisione. Senza un confron-to leale, sincero e diretto con chiunque abbia qualcosa da dire anche, pur da vin-citori, facendo un passo indietro se si riconosce la ragionevolezza delle opinioni dichi non fa parte della maggioranza. Ecco, credo che la scommessa per una nuovavita civile diversa e partecipativa, serena e, perché no?, sorridente delle nostrecomunità passi proprio da queste intenzioni.

Venerdì pomeriggio il sindacoMetropolitano Giuseppe Falcomatà hapartecipato a un convegno europeo sullepolitiche dell’accoglienza tenutosi a GioiosaJonica. A destare scalpore, più che la parte-cipazione in sei del primo cittadino diReggio, il fatto che sia arrivato il loco nien-temeno che in elicottero. Nella giornatasuccessiva, attraverso un reportage dei col-leghi di “Gazzetta del Sud”, è stato spiega-to che la gita aerea di Falcomatà si è resanecessaria per effettuare un sopralluogo delterritorio reggino assieme al capo dellaProtezione Civile Carlo Tansi ma ciò che cidomandiamo, a questo punto è: Falcomatàavrà parcheggiato Tansi per partecipare alconvegno di Gioiosa o, resosi conto che siera fatto tardi, gli ha “scippato” l’elicottero?

Falcomatà e il mistero dellagita in elicottero

Giovedì scorso, alla Cittadella Regionale diCatanzaro è stato presento il progettoMogol, che coinvolge 30 scuole calabresi.Coinvolgendo in prima persona ragazzidesiderosi di mettersi in gioco in campomusicale dando l’oro l’opportunità di segui-re corsi altamente professionalizzanti, ilcorso è ormai giunto alla sua fase finale edè stato presentato dall’Assessore RegionaleFederica Roccisano e dal maestro Mogol inpersona. Una dimostrazione di attenzioneper i giovani della nostra terra che ci lasciaben sperare per il futuro.

Roccisano e Mogol siimpegnano per il futuro dei giovani Calabresi

Puntare fortemente sul settore giovanile; èquesto ciò che è emerso dal PrimoConvegno sul Futsal Femminile inCalabria, organizzato dallo Sporting Lokri,e che ha chiamato in causa tutte le partinello sviluppo e nell’organizzazione dellosport. L’incontro, che ha visto la partecipa-zione del presidente della sezione AIARoberto Rispoli e del presidente regionaleAIAC Raffaele Pilato, ha rappresentato unpunto di partenza importante per pianifica-re coesi lo sviluppo del futsal femminile, unmomento di incontro tra società, federazio-ni e addetti ai lavori che in modo concretohanno dimostrato di voler gettare le basiper lo sviluppo concreto di questo sport.

Lo Sporting Lokriorganizza il primoconvegno sulFutsal di Calabria

Ex BP, incubo senza fine: spuntanonuovi fustiNemmeno il tempo di programmare la bonifica deifusti noti nell’area della ex BP che ne spuntano dinuovi. Durante un recente sopralluogo del Comitatoper la Difesa della Salute dei cittadini, infatti, la fabbri-ca in disuso ha mostrato di avere nascosti (peraltrosotto decine di metri di eternit) centinaia di altri fusticontenenti prodotti chimici che costituiscono un ulte-riore potenziale pericolo per la cittadinanza sidernese.

Immediata l’attivazione dei cittadini che, nella personadi Franco Martino hanno contattato tempestivamenteil sindaco Pietro Fuda per aggiornarlo sulla situazione

e discutere con lui deiprovvedimenti daprendere in seguito aquesti nuovi sviluppi.

Non era incandi-dabile, ma nonha potuto fare ilsindaco: la stra-

na storia di Giovanni Siclari

È durato appena quarantott'ore il mandato del neoe-letto sindaco di Villa San Giovanni Giovanni Siclari.Mercoledì mattina, infatti, è stato emesso dal prefettodi Reggio Calabria Michele di Bari un provvedimentosospensivo in base alla legge Severino e dopo unacomunicazione giunta dall'autorità giudiziaria. Siclari,vicesindaco nella passata consiliatura, sarebbe statocondannato in primo grado per abuso d'ufficio insiemeall'ex sindaco Antonio Messina. Alla sospensioneerano seguite le dimissioni dei 16 consiglieri che aveva-no portato allo scioglimento dell'Ente e a nuove elezio-

ni. In attesa del processo d’appello Siclari non eraincandidabile ma essendo stato eletto è scattata per luila sospensione per 18 mesi. Candidato di Alternativapopolare, era stato eletto con il 33,16%, percentualeche gli ha permesso di tenere dietro gli avversariAntonio Ciccone, Domenico Aragona, Milena Gioè eSilvia Lottero.

Marina di Gioiosa, la maggioranzaperde pezzi: Isidoro Napoli lascia il con-siglio comunale

La settimana è cominciata con una notizia shock, perMarina di Gioiosa Jonica: l’Assessore all'Urbanistica eall'Unione dei Comuni Isidoro Napoli ha rassegnato ledimissioni da Consigliere Comunale. Nonostante siastata annunciata una conferenza durante la qualesarebbero state spiegate le motivazioni di questa deci-sione improvvisa, durante la settimana non sono stati

DOMENICA18GIUGNO 08www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

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DOMENICA18 GIUGNO 10www.larivieraonline.com POLITICA

L’ANALISI DEL VOTO

JACOPO GIUCA

La tornata elettorale della scorsa dome-nica si è conclusa con il rinnovo diundici consigli comunali della Locride.Nel nostro comprensorio, dei 27.231elettori chiamati alle urne, hannorisposto presente in 15.389, ovvero il56,1% degli aventi diritto, che hanno

deciso in quattro casi di rinnovare la fiducia aisindaci uscenti, in due di affidarsi a candidatiripresentatisi a diversi anni di distanza dal loroprecedente mandato, in tre di eleggere concitta-dini che non avevano mai ricoperto la carica disindaco e in altri due giovani che non avevanomai rivestito alcun ruolo partitico.All’esito delle votazioni il panorama politicodella Locride risulta assai variegato ma, come giàaccaduto nelle ultime tornate elettorali chehanno riguardato il nostro comprensorio, vieneconfermata praticamente dappertutto la sfiducianei partiti. Non è un caso, infatti, se l’unica lista“politica” presentatasi sul territorio in queste ele-zioni, ci riferiamo al PCI schieratosi a sostegnodel candidato Domenico Romeo a Ferruzzano, adiscapito del programma elettorale curato e lun-gimirante, sia stata sonoramente sconfitta dallacivica Spighe di Grano capitanata da DomenicoSilvio Pizzi. Anche a Caulonia, paese in cui la civi-ca Città Futura nascondeva nemmeno troppovelatamente l’ispirazione politica del PD a soste-gno di Caterina Belcastro, l’odore di lista partiti-ca ha fatto sudare freddo fino all’ultimo la consi-gliera metropolitana, che ha vinto di misura su unFrancesco Cagliuso di fatto sconfitto dalla man-canza in lista di uno scopellitiano di razza comeDomenico Campisi, che ha racimolato senza fati-ca mezzo migliaio di voti che lo rendono il verovincitore della tornata elettorale cauloniese.Non si può che accogliere con favore il rinnovodelle cariche di Stefano Marrapodi a Caraffa delBianco e di Rocco Luglio a Portigliola. I due sin-daci uscenti, infatti, hanno dimostrato di averemolta più contezza delle condizioni dei propripaesi rispetto a quella dimostrata dai rispettiviavversari, concentratisi spesso solo su problemi difacciata senza che venissero avanzate proposteconcrete dalle quali ripartire come pure si pre-tendeva di dimostrare durante la campagna elet-torale. Discorso differente, invece, per il rinnovodella cariche di sindaco di Felice Valenti aBivongi e Antonio Condemi a Placanica. Nelprimo caso, infatti, l’impegno di piazza messo incampo da Franco Carnovale avrebbe meritatomolta più considerazione da parte dei cittadini,che pure hanno preferito affidarsi nuovamente alcomunque buon programma di un Felice Valentichiuso nelle “quiete stanze” durante tutto ilperiodo elettorale. A Placanica, invece, benché lalista con la quale si è ripresentato il primo cittadi-no uscente dimostrasse di avere grande polsodella situazione, l’avversario Gerardo Clemeno,nonostante la giovane età ha presentato, assiemealla lista Riattiviamo Placanica, un programmache andava direttamente al nocciolo dei proble-mi del paese. Visto il valore pressoché equivalen-te dei due candidati, dunque, potremmo dire chea Placanica hanno vinto i conservatori, considera-to che i cittadini hanno preferito dare la vittoriaall’usato sicuro Clemeno piuttosto che tentarel’azzardo di un candidato giovane che ci auguria-mo si possa rifare tra cinque anni.Anche a Ciminà entrambi i candidati avevanodimostrato di essere pienamente consapevoli diche cosa servisse al borgo nel prossimo futuro,ma la stanchezza malcelata del vicesindacouscente Nicola Polifroni è stata determinante perla vittoria della compagine guidata dalla giovaneGiusy Caruso, che ha dimostrato di avere grandelungimiranza nell’affermare di voler ripartire daquanto di buono è stato fatto dal suo predecesso-re Domenico Polifroni. Visto l’insolito clima elet-torale disteso, l’auspicio è che il collaborazioni-smo delineatosi in queste settimane possa per-manere invariato, garantendo alla Caruso di tro-vare nell’opposizione, spesso composta da mem-bri con maggiore esperienza, dei mentori ingrado di agevolare la sua azione amministrativa.Anche la sfida di Antonimina, conclusasi con lavittoria di Luciano Pelle sul sindaco uscenteAntonio Condelli non può che essere accolta confavore. Scriviamo insieme nuove pagine ha infat-ti dimostrato di voler cambiare il volto del paese“avvicinandolo” al resto del comprensorio. A dif-ferenza di quanto annunciato dal sindacoCondelli, che contava di amministrare durante iprossimi cinque anni proprio come aveva fattodurante gli scorsi cinque e si sentiva forte delfatto di aver già sconfitto il suo avversario nel2012, Pelle ha dimostrato di aver pensato a lungoa un programma elettorale che rendesseAntonimina nuovamente importante agli occhidella Locride, facendosi promotore di un proget-to di messa in rete delle eccellenze comprenso-riali che gli (e ci) auguriamo di vedere realizzato.

L’ascolto dei giovani, i servizi all’avanguardia e ilrecupero della storia del borgo sono solo alcunidegli aspetti promossi dal nuovo sindaco che, piùdi ogni altro si distingue, piuttosto, per una visio-ne programmatica del futuro che preghiamo ivertici dell’Assocomuni di ascoltare con grandis-sima attenzione.Particolarmente significativa è stata la tornataelettorale di Bovalino: dopo un periodo di com-missariamento all’apparenza interminabile, lasfida a tre tra Alessandra Polimeno, VincenzoMaesano e Francesco Gangemi ha attirato il67,8% degli elettori, che hanno dimostrato gran-de oculatezza nello scegliere il programma stila-to dal candidato del Movimento Politico-Culturale Agave. L’onnipresenza in piazza delgruppo a sostegno di Maesano, che negli ultimianni si è confrontato ciclicamente con i cittadini,ha garantito una visione di insieme sulla qualepoggia un programma curato in ogni dettaglio,differentemente da quanto fatto dagli avversari.Considerato il legame che intercorre tra laPolimeno e Franco Crinò, consigliere (nemmenotroppo) occulto della campagna elettorale privadi frutti della candidata di Nuova Calabria, consi-glieremmo al senatore, che potrebbe essere indi-cato come il vero sconfitto dell’elezione bovaline-se, di prendere a esempio gli avversari durante iprossimi impegni elettorali.Staiti, paese nel quale si è candidato più del 10%della popolazione (28 candidati in tre liste per275 abitanti), è stato teatro di una situazione dav-vero singolare: ci riferiamo non tanto alla vittoriadi Giovanna Pellicanò sulla compagine guidatadal sindaco uscente Antonio Principato, quantoal fatto che la lista a sostegno di Fortunata Fossonon solo ne esce sconfitta, ma senza nemmenoun voto! Quanto mai saranno odiosi i candidati diUnità per Staiti per non avere ottenuto il votonemmeno delle proprie famiglie e, addirittura,per non essersi votati tra loro?!Chiudiamo con Grotteria: il paese fino alla scor-sa settimana guidato da Salvatore Leoncini sigarantisce continuità amministrativa grazie all’e-lezione di Vincenzo Loiero che, a discapito dellasua natura di politico di razza, non ha dimostra-to, a nostro parere, alcuna visione prospettica perla propria città d’origine. A differenza di entram-bi i suoi avversari, in particolare Raffaele Lupis,che aveva ammesso con molta franchezza che ilcentro verserebbe in condizioni così disperate dafargli ritenere la sua eventuale gestione una sem-plice parentesi verso una rinascita troppo lonta-na, durante la campagna elettorale Loiero hadato l’impressione di essere un estraneo in casapropria e di ritenere sufficiente proseguire lapolitica del suo predecessore per barcamenarsifino alla fine del mandato. Siamo certi che questaimpressione verrà smentita con il tempo e che lascelta di Grotteria non sia stata esclusivamente di“pancia”, ma dubitiamo che i primi 100 giornipossano imprimere al borgo quella svolta auspi-cata dagli altri candidati e dal resto della popola-zione.Forse Lupis e Arena avrebbero dovuto pensare auna “larga intesa”…

Vergini, vecchie volpi e ritorni di fiamma

L’ondata di rinnovamento innescata dalle elezioni di domenica scorsa cambia il voltoamministrativo di undici comuni della Locride. Abbiamo ripreso in mano le dichiarazioni e iprogrammi elettorali dei candidati per cercare di immaginare che futuro riserveranno inuovi sindaci ai paesi che amministreranno nei prossimi cinque anni, provando alcontempo a comprendere se la scelta dei cittadini sia stata davvero la migliore possibile.

Nel nostro comprensorio havotato il 56% degli aventidiritto, con picchi vicini (osuperiori) al 70% nei casieccezionali di Bovalino ePortigliola. Maglia neraCiminà, con poco più del 30%.“

Sono state rinnovate quattro cariche, in due casi si èdata fiducia a due sindaci dimolti anni fa, in tre aconcittadini che non sono maistati sindaco e in due a giovanial primo incarico politico.“

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Oh che bel È stato inaugurato ieri il Castello diRoccella finalmente restituitoall'antico splendore. Un intervento direstauro ha riconsegnato alla cittàil simbolo della propria identitàstorica, che oggi è pronto a irradiarela sua valenza culturale in un pianodi programmazione turisticanazionale.

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DOMENICA18 GIUGNO 13www.larivieraonline.com

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Il cuore della Roccella antica torna a pulsare. Ilcastello inespugnabile che polverizzò la fama di irri-ducibili saccheggiatori è finalmente pronto a darsi inspettacolo. Da ora in poi l'aura del suo respiro suRoccella sarà ancora più magica. "Si tratta di un momento storico per Roccella.Quella di ieri non è stata un'inaugurazione ma unacerimonia di consegna alla comunità del maestosopalazzo Carafa, ricostruito nelle parti crollate, recu-perato e consolidato nelle parti originarie. Si è prov-veduto a dotare l'ala est di nuova copertura, pavi-mentazione, infissi e impianti tecnologici - dichiaral'assessore alla Cultura Bruna Falcone. - Dopo annidi abbandono il castello, che sembra vegliare suRoccella e sull'intera costa dei Gelsomini, riprendea vivere. La notizia della sua inaugurazione è stataaccolta da un misto di sentimenti: dalla commozio-ne all'orgoglio fino alla nostalgia per i ricordi dell'in-fanzia legati al castello. Questo edificio storico harappresentato la materializzazione del potere e delprestigio della famiglia principesca dei Carafa e unbaluardo che ha fatto sì che Roccella acquistasse lapeculiarità che la connota tra tutti i paesi della fasciaionica".Fondato nel XV secolo, in periodo angioino ilcastello fu eretto con funzione difensiva. Nei secolifu adibito a rocca feudale per poi assumere nel '700i caratteri di residenza signorile, rimaneggiamentoavvenuto sotto i Carafa, feudatari di Roccella dal1480 al 1806. Il palazzo a pianta quadrangolare si sviluppa su trepiani, costituiti da 66 astanze, e si snoda intorno auna corte centrale da cui si aveva l'accesso diretto ailocali adibiti a servizi (cucine, stalle, magazzini). Dal cortile, tramite una scala in pietra calcarea, siaccedeva ai piani superiori che ospitavano gli appar-tamenti dei principi. Per la servitù, invece, era previ-sta una scala a chiocciola in pietra calcarea, tuttorain buono stato di conservazione. Nella stessa pareteun pozzo incassato nella muratura. Attigua all’edifi-cio è l'ex Chiesa Matrice di San Nicola di Bari, instile jonico barocco, completamente restaurata einaugurata un anno e mezzo fa, e adibita a sala poli-funzionale. La chiesa era stata chiusa al culto dopoil terremoto del 1905, e in sua sostituzione fu erettanella marina la nuova cattedrale. Qui furono trasfe-

riti i pregevoli altari in marmo policromo, due deiquali sono stati dichiarati monumenti nazionali. Peraccedere alla vecchia chiesetta, alla principessa erariservato una sorta di corridoio privilegiato che col-legava esternamente il palazzo all'edificio sacro: laprincipessa poteva così assistere alle funzioni reli-giose da un coretto, uno spazio sopraelevato, che leconsentiva di non mescolarsi agli altri fedeli. Di rile-vante importanza è, inoltre, la torre di guardia, dettadi Pizzofalcone, costruita su uno sperone roccioso,poco lontano dal castello con cui comunicava avista. La torre è raggiungibile attraverso la suggesti-va passeggiata inaugurata nel giugno 2o05 graziealla caparbietà del compianto Sisinio Zito. Dopo la torre e la ex chiesa matrice, ieri è stata lavolta del castello, consegnato alla città dopo avernerecuperato l'antico splendore. Questo grazie a unintervento di restauro che ha visto all'opera un teamdi esperti guidati da Lorenzo Surace, responsabileunico del procedimento, e da Marilisa Morrone,responsabile delle indagini archeologiche in faseprogettuale. "Lastre marmoree, cornici, capitelli,basamenti recuperati durante i lavori di restauroandranno ad arricchire l'esposizione archeologicapermanente che si snoderà a partire dagli spazi untempo adibiti a stalle, cucine e magazzini fino alsecondo piano del castello - specifica il sindaco diRoccella, Giuseppe Certomà - Un percorso sugge-stivo che andrà dal paleolitico all'età contempora-nea, con un'attenzione particolare al nostro FestivalJazz. L'ultimo piano, invece, sarà riservato alle ceri-monie istituzionali e private ma anche a concerti edeventi culturali". "Nella vita non dobbiamo mai perdere di vista lacapacità di fare cose impossibili - prosegue l'assesso-re Bruna Falcone ricordando il monito che il sena-tore Sisinio Zito ha lasciato in eredità alla città diRoccella. - Zito è il padre spirituale di questa riusci-ta, colui che ci ha insegnato a essere comunità e aspenderci con spirito di abnegazione affinchè i sognidivengano realtà".Tra le 66 stanze del castello è tornata a dondolare lastoria ed è già in sella, pronta a galoppare, la cultu-ra. La rupe maestosa, liberata da quell'antiesteticagru che ne deturpava la vista, è finalmente libera diaccogliere nuove albe e sorridere alle notti di lunapiena che la renderanno ancora più spettacolare.

castello...

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Questa settimana è venuto a mancareFranco Mammoliti, sono andato a trovarlosubito negli uffici dell’Ascoa. Volevo bene aFranco, ricordo le sue telefonate su di giri, idiscorsi in quello stesso ufficio. Sono torna-to a casa, volevo scrivere un mio ricordo eho riletto un suo vecchio libro pubblicato danoi, nel leggere la prefazione di NicolaZitara ho rivisto Franco.

Quante vite vive un uomo? Quanti FrancoMammoliti ho conosciuto nel percorso diuna vita che, rispetto alla sua, è cominciatacon una decina e più anni prima?Era il ragazzino timido (o schivo?, o inti-morito?), il figlio di papà, che il padre si tra-scina dietro in quell’ufficio, in quel nego-zio, in quella banca, di qua e di là perSiderno, andando a sbrigare i suoi affari?Oppure era il ventenne polemico, quasiaccidioso con noi socialisti, che comanda-vamo in paese? Ovvero il giovane viveurdalla fama non gloriosa, al quale sicura-mente non avresti affidato tua sorella? Oanche il cinquantenne che ha fatto strada,economicamente solido, socialmente benancorato, l'ex operatore commerciale disuccesso e adesso leader sindacale che hagià ottenuto positive conquiste per la suacategoria; un uomo con le idee chiare cheper giunta le realizza, cosa direi straordina-ria in un ambiente sociale dove di parole sene dicono tante, ma difatti se ne fannopochi o niente? La vita - per i fortunati chearrivano in fondo - è una lunga rappresen-tazione, in cui si può capitare di scegliere -può capitare di essere costretti a recitare -molte parti, come un qualunque attore diprofessione. Se, seduto in un banco dellaquarta elementare, l'indimenticabile mae-stro Velonà mi avesse chiesto - a mo’ diprova scolastica - d’indovinare la futura

professione e di prefigurare l'avvenire deimiei compagni, non avrei azzeccato unarisposta. Chi sembrava nato per fare il cara-biniere è finito ladro, chi era timido comeuna fanciulla è risultato un grosso penali-sta, chi disegnava come Toulouse-Lautrecha fatto il cancelliere, chi era sempre indubbio se formaggio si scrivesse con una ogi, è finito giornalista, chi era magro è cre-sciuto grasso e chi era grasso è venuto sumagro, chi era povero adesso è ricco e chiera ricco adesso è povero.Con ciò ho voluto dire soltanto che il desti-no pratico, lavorativo, sociale dei singoli ilpiù delle volte è determinato da causeesterne. Non cambia, o difficilmente cam-bia, invece, il temperamento, il carattereumorale di un individuo. E l'osservazionevaleva sicuramente per Franco Mammoliti,

che si è esibito in più prove e ha fatto moltimestieri, ma è tuttavia rimasto qual era avent’anni: uno che scommette con sé stes-so, e se ha scommesso, si impegna, e, quan-do si impegna, vince.D'altra parte, chi scrive non è uno psicolo-go né un sociologo me un filosofo morale,E quanto fin qui detto potrebbe benissimoessere interamente sbagliato.Il problema è politico. Si badi politico, enon partitico. Politico nel senso dellacostruzione della società in cui viviamo,della nostra società; quella che abbiamotrovato venendo al mondo e che lasceremoai nostri continuatori naturali andandoce-ne dal mondo. Gli uomini sono miracolosieventi della natura. L’incidenza del potereumano arriva - oggi - a non volere un figlio:di più, la volontà non può fare. Le societàinvece sono costruzioni dell’uomo (chicrede, può tranquillamente aggiungere:ispirato dallo spirito divino). Sono, pertan-to, costruzioni imperfette. Si potrebbe direpersino illogiche o irrazionali. Ma sonoperfettibili, logicizzabili, razionalizzabili,perché l’uomo, diversamente dagli altriesseri viventi, è un costruttore; usa la natu-ra viva o morta per vivere, costruire ogget-ti e modificare l’ambiente in cui trascorre lavita.Nella fase matura della sua vita, FrancoMammoliti era un politico. Era tale nelsenso corrente, ma tale era maggiormentenel senso di agente inconsapevole di unasocietà che ha inconsapevolmente un suoprogetto. Secondo l'insegnamento diBenedetto croce potrei dire che il progettoconsiste nella libertà, che quando si rag-giunge, diventa più grande. Ma non volen-do mistificare le mie idee, dico che peradesso il progetto è la liberazione.Non vi è mondo più intricato di pastoie che

l'operare economico. Le pastoie si trasfor-mano in spinosi e laceranti gineprai quan-do, ad attraversare quel mondo, è il picco-lo operatore economico della più povera earretrata regione d’Italia. Parlo dei piccolicommercianti e bottegai, degli artigiani, deiminuti industriali calabresi. Scoperti amonte, presso le vere classi capitalistiche,fornitrici primarie di merci, le quali inclina-no a riversare su dette categorie i carichiche giustizia vorrebbe fossero loro, premu-ti da un sistema bancario fin troppo subal-terno ai potentati industriali, il quale si rifàcon i deboli di ciò che deve cedere ai poten-ti; e invisi anche alle classi subalterne e ven-ditrici di lavoro - verso le quali gli operato-ri autonomi appaiono come l'ultimo anello,quello più diretto e violento del violentopotere del mercato, su cui, chi ha, è, e chinon ha, non è - queste classi non avevanomai avuto qui da noi una difesa sindacale.L’ASCOA è la prima trincea associativache la minuscola azienda scava per difen-dersi a monte, mentre, con grande civiltà,non intende recuperare a valle nessuno deidiscorsi corporativi che pure sarebberonella tradizione.Difesa nei confronti dellabanca, della burocrazia, del fisco, dei forni-tori. E con il successo del crescente nume-ro dei soci a testa. Ma non basta.All’ASCOA si conosce un altro nemico: ladebolezza economica generale, che fa piùdebole ciascuno di noi. Tu, Franco, hai pro-vato a vincere anche questa scommessa,ma solo il tempo ci dirà se ci sei riuscitodavvero cambiando così le sorti di questaterra. Ad majora, e non solo per te, prin-cipalmente per gli altri.Per tutti noi.

Un abbraccioNicola Zitara

Qualche piccola considerazione sul caso GrotteriaNella nota tripartizione dei saperi ( teoretici, pratici epoietici) Aristotele relega la politica, unitamente all’eti-ca, tra i saperi pratici il cui oggetto è il possibile , ossia ilfatto che in questi due campi una cosa può essere in unmodo o nell’altro,ovvero avvenire o non avvenire. Puòaccadere per esempio che una verità universale e neces-saria come 6+ 4= 10 ( aritmetica) non faccia 10 e quin-di si può a rigore inferire che 10 non è maggiore di 8 maaddirittura inferiore. Sono certo che se continuassi inquesta direzione molti mi darebbero del “ matto “ nellamigliore delle ipotesi , dello scemo nella peggiore, anchese l’opzione più naturale è la seconda di. Tuttavia essen-do la politica una scienza del possibile può accadereinfatti che 10 sia minore di 8. E vediamo come. RaffaeleAlberto Maria Lupis candidato a sindaco con Primaveraprende 634 voti e non per amore di estrema semplifica-zione indichiamo con 6 mentre Domenico Santo Arenaaltro candidato a sindaco ne prende 402 e noi per il

discorso di cui sopra indichiamo con 4. Se per comodità,i dettagli per ora li tralasciamo, sommiamo arriviamoalla a10. Entrambi sono scesi in campo con un grandeobiettivo( giusto e sacrosanto secondo chi scrive ) dimandare a casa Vincenzo Attilio il quale non ha supera-to il numero 8 vale a dire ha preso 839 voti. Avrebberovoluto mandarlo a casa per la cattiva politica di questiultimi quindici anni di cui è stato artefice unitamente aisuoi stretti collaboratori. Tra i vari punti messi in eviden-za sia da Raffaele che Santino ( basta leggere i loro pro-grammi e ricordare quanto hanno detto durante i comi-zi) iIn primis Vincenzo Attilio deve dirci che fine hannofatto i soldi finanziati ai tempi dell’amministrazioneLombardo per la costruzione della nuova “Caserma deiCarabinieri” ( circa 400.000 euro). E’ vergognoso vede-re infatti il palazzo Napoli rimasto sventrato e mai rico-struito. In secundis Vincenzo Attilio deve dire ai grotte-resi come è stato risolto il contenzioso con la famigliaFerraro( palazzo Tucci) e quanti soldi ha sborsato il

comune per dirimere la controversia( si parla di circa 400.000 euro ) per uno stabile che il proprietario ha pagatosolo duecento mila lire! Inoltre deve dirci la ragione pre-cisa per cui tutto il terreno di scavo della nuova 106 èstato depositato sul territorio del comune creando unautentico disastro ambientale( montagne artificiali chehanno cambiato la geografia fisica del nostro territorio).Ci sono infine altri elementi che per il momento trala-sciamo come lo svellamento di gran parte del territorioboschivo che ne ha compromesso la sicurezza idro-geo-logica. Detto ciò entriamo come si suol dire in medias resdella nostra premessa. Caro Raffaele e caro Santino nel-l’inaugurarvi un buon lavoro di forte e decisa opposizio-ne di cui voi vi farete sicuramente interpreti , vi voglioporre una domanda che avrei dovuto fare durante lapresentazione dei vostri programmi ma che era comun-que troppo tardi: come mai avendo obiettivi comuni,nonché programmi non siete riusciti a trovare un accor-do? Chi è questo primo della classe che non ha saputo

cedere? Immagino che entrambi abbiate ottime ragionima un grande torto: aver regalato come ha fatto il sot-toscritto più di dieci anni fa la vittoria all’avversario(Lioiero). Ed è così pertanto che in politica 6+ 4 cioè 10è inferiore di 8 appunto perché 6 è inferiore di 2 e 4 di 4. Comunque spero che adesso non andrete a discolparvinell’averci fatto sprecare una grande opportunità di rina-scita e non diciate a voi stessi che seicento voti e quat-trocento costituiscano una buona dote da cui ripartireper vedere sempre voi stessi al centro dell’attenzione.Sono certo che metterete da parte il vostro narcisismo epreparerete il terreno arato affinché nuovi soggetti ( noncerto il sottoscritto) possano ripartire. Quanto a teVincenzo Salvatore Attilio una semplice nota : nell’au-gurarti comunque buon lavoro ricordati di rispettare ilvoto di quella maggioranza grotteresi ( più di 1000) chehanno bocciato la tua politica.

Domenico Angilletta( cittadino grotte rese)

Franco Mammoliti

SILVANA NIUTTA

Frequentemente, quotidiani, TG, spettacoli, interviste edibattiti tra personalità importanti utilizzano nelle lorocomunicazioni termini in inglese che prendono semprepiù piede nel linguaggio corrente. In aggiunta al lin-guaggio politichese, l’uso di questi termini, per lo piùsconosciuti alle masse popolari, serve per rendereincomprensibile ai diretti interessati la comunicazione egli effetti che le scelte governative potranno avere sullaloro vita, escludendoli dalla discussione. Questo alimen-ta in molti individui un senso di inferiorità, di ignoranzae di vergogna. L’effetto “voluto” è quello di allontanarcisempre di più dalla politica in modo da delegare agli“esperti” le decisioni che incidono sulla nostra carneviva. A più riprese, mi propongo di illustrare quelli piùutilizzati.Jobs Act: così definita la legge sulla riforma del lavoro,il cui titolo è “Disposizioni urgenti per favorire il rilan-cio dell’occupazione e per la semplificazione degliadempimenti a carico delle imprese”. Di fatto, la leggenon riporta alcuna occorrenza del suddetto anglicismo,ma è ovvio che il doppio nome rende il rapporto con lalegge ancora più confusionario e oscuro per il cittadino.Questa legge elimina l’art. 18 del Contratto Collettivo

Nazionale di Lavoro (CCNL), cancella ogni forma dicontrattazione collettiva, istituzionalizza i voucher(buoni lavoro) come retribuzione per le prestazionilavorative occasionali, ma soprattutto, fa sparire il lavo-ro di qualità e stabilizza la precarietà. Dopo aver fattotabula rasa di tutti i diritti riconosciuti dal CCNL, que-sta legge introduce gli sgravi fiscali per le imprese, letutele crescenti, la flessibilità, neutralizza la concertazio-ne tra i sindacati e le imprese e favorisce i contratti indi-viduali aziendali.Secondo la narrazione politica, il testo della legge sem-brerebbe avere molto di positivo. Di fatto, però, distrug-ge l’impianto dei contratti di settore (metalmeccanico,chimico, tessile, agroalimentare, etc.) e, di conseguenza,sparisce l’operaio specializzato. Sempre secondo la nar-razione, la riforma trasformerebbe i numerosi contrattitemporanei, in contratti a tempo indeterminato, se nonfosse che l’abrogazione dell’art. 18 ne rende “indetermi-nata” la durata, essendo possibile licenziare facilmentee non solo per motivi economici. Mentre la flessibilitàconsente un orario meno rigido, per esigenze familiari.Peccato che le classiche 8 ore giornaliere possono diven-tare anche 12, magari a parità di salario. Se otto ore visembran poche, andate voi a lavorar e proverete la dif-ferenza di lavorare e di comandar… (autore anonimo,

inizio 20. secolo).Flexisecurity: flessibilità alle imprese di assumere olicenziare i lavoratori secondo le proprie esigenze, da unlato; precarietà senza tutele, dall’altro.Gig-economy: lavoro on demand, smart working: quan-do ci dicono che avremo un sacco di posti di lavoro inpiù, c’è da preoccuparsi perché siamo nell’era della gig-economy, i piccoli lavoretti, spesso poco qualificati, dasvolgersi in qualsiasi momento, in qualsiasi giorno, part-time, a tempo pieno e spesso senza tutele. Sono i lavoriofferti dalle piattaforme digitali (Uber, Deliveroo,Foodora, Glovo, etc.). Queste aziende, di solito, nonhanno costi aggiuntivi e tutti i costi sono a carico del“lavoratore”. Con Uber, ad esempio, il lavoratore mettea disposizione la propria auto e si accolla tutti i costi digestione, manutenzione e controllo, oltre alle perdite incaso di imprevisti. Lavoro on demand: tutti i lavoretti di cui sopra, sono ondemand, cioè “a chiamata”. Il lavoratore, imprenditoredi sé stesso, è sempre a disposizione non potendo pre-vedere la “chiamata”. Si usa anche il termine smartworking, cioè lavoro “agile” (suona quasi positivo!). Inquesto caso non è il lavoro ad essere agile, ma il lavora-tore costretto continuamente a riciclarsi.Il fatto è che con l'economia on-demand i posti di lavo-

ro non stanno sparendo, sono diventati nuove categorie,magari lo stesso lavoratore ne svolge più d’uno contem-poraneamente. A questo punto sarebbe d’obbligo porsidelle domande: quale rete di sicurezza avranno questinuovi lavoratori? Come motivare i giovani sull’impor-tanza dell’istruzione superiore per acquisire nuove com-petenze? Quale certezza per un futuro migliore? Qualesarà il loro posto in una società futura? Servirà a creareprosperità condivisa e ricchezza nella società o, piutto-sto, aumenterà l’enorme divario tra chi ha e chi non ha? Questo sistema produce un’incertezza molto sottovalu-tata, che ha una risvolto psicologico negativo su chi siaffaccia al mondo del lavoro. Il lavoratore della new economy (nuova economia) èimprobabile che abbia i contributi per la vecchiaia, néavrà la possibilità di risparmiare a causa della precarietàe occasionalità della prestazione per far fronte all’incer-tezza del futuro. Non ha progetti per il suo futuro,potendo solo “vivere alla giornata”. Tutto ciò sopra scritto ha niente a che vedere con la cre-scita dell’occupazione narrata dai media per volere delgoverno, né con la redistribuzione della ricchezza, cherimane sempre in mano allo 0,1% degli individui sul pia-neta, mentre il 99,0% vive nell’instabilità globale.

Glossario degli inglesismi adottati nelle discussionipolitiche, nell’economia e nella finanza 1-ECONOMIA E LAVORO(PRIMA PARTE)

un uomo al servizio della libertà

La politica come scienza del possibile

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DOMENICA18GIUGNO 15www.larivieraonline.com SOCIETÀ

Nelle ultime ore della sua vita terrena,Nicola Giglio, 65 anni, cercava il silen-zio. Era nato con la caciara dentro ecercava il silenzio. La bicicletta taceva,nessun rollio nelle vie della marina, all’

Ymca, da Materazzi.Shhh! Non toccare il gallo bianco: terza regoladell’ordine pitagorico. Dalle Sbarre a Santa Caterina, quiete come leombre. Il Mare è olio, la sabbia è leggera, Nicolaè senza bagaglio: «L’ultimo viaggio, salperà lanave senza più ritornar».Poco oltre, a bordo, Enzo, Enzo Ingo e i suoi fra-telli. Enzo c’è nella stanza, tra la rassegnazione eil ritratto della madre. Improvvisamente Nicola bisbiglia: «Enzo, adessoadesso». L’orologio batte le tre del pomeriggio; Nicola ènudo nel nuovo corpo, come i figli del mare.Ha il volto del profeta e il fisico spartano.Asciutto, come il salePoi, il gran finale.Il Gallo Bianco si alza al capo dello Stormo deiCarbonella, allarga le braccia all’altezza dellespalle come gli avevano suggerito, irrigidisce ilcollo e porta viso e petto in avanti. Si ferma ditaglio, a considerare le lacrime del mondo, viradall’altra parte, sullo Jonio fino all’acqua deiSurici. Scandendo un volo controvento e lento, rientrain prossimità dei binari, su una colata di cementoche si allunga fino al sottopassaggio della ferrovia,tra il muro di recente costruzione e quello fasci-sta.Poi radente fino alla statua di Correale. E vola via per sempre altissimo, svanendo, daqualche parte, verso Cala Argentina.

Nicola Giglio

Via Correale È più vuota, addio Nicola Giglio Purtroppo anche durante le belle giornate arrivano le brutte notizie, Nicola Giglio (Carbonella) è morto la scorsa domenica pomeriggio, dopo unbreve periodo di malattia e sofferenza. Sono veramente dispiaciuto, conoscevo da sempre Nicola come ricordo i suoi fratelli, Tonino, Cosimo, Vincenzo “u baruni”, Pasquale, ricorda gli arti-coli che parlavano del padre e del soprannome tanto conosciuto a Siderno e nella Locride.Da qualche anno la sede della “Riviera” è in Via Correale, la stessa di Nicola, questa via riusciva a mantenere ancora odori e tradizioni antiche, comela mattina, quando Nicola riusciva a svegliare tutta la zona con le sua grida o con lo sfotto contro qualcuno. In questi giorni di silenzio ho capito chestava male, ho capito che avrebbe raggiunto il fratello Vincenzo morto a settembre dello scorso anno. Adesso Via Correale è più vuota.

Abbiamo visto che c'è un organismo la cui funzione è quella di con-trollare il comportamento delle assicurazioni. L'Ivass. Però, comeavrebbe detto Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea : comepuò vigilare sul comportamento delle assicurazioni chi, come AlbertoCorinti ha lavorato per otto anni in una impresa assicurativa, è mem-bro dell'Associazione italiana analisti finanziari e dell'associazioneinternazionale dei supervisori assicurativi? Quis custodiet ipsos custo-des? Se l'assicurazione anziché sul veicolo fosse calcolata sulla paten-te? Al momento la definizione di un premio assicurativo dell’auto sibasa sui tre parametri costituiti da bonus malus, residenza e tipologiadi veicolo. Invece, l’introduzione del criterio della assicurazione lega-to direttamente alla patente di guida comporterebbe che chiunqueguida dovrebbe stipulare una polizza RC auto, con il conseguenteaumento del numero di assicurati e una riduzione delle tariffe.

L’introduzione dell’assicurazione patente potrebbe facilitare per i neo-patentati una maggiore responsabilizzazione; il responsabile del sini-stro sarebbe sempre il conducente dell’auto e non, come spesso acca-de oggi, il proprietario dell’auto titolare della polizza al quale si ricor-re per pagare un premio inferiore usufruendo della classe di meritopiù vantaggiosa. Poi, anche la dissuasione del fenomeno dei “falsi sini-stri”, favorito spesso dalla facilità di stipulare polizze assicurazione pertempi molto brevi. Le truffe diventerebbero molto più rare perchéresterebbe sulla “persona” il sinistro e non sulla “cosa”. Si impedireb-bero, quindi, le truffe “tanto ora la rottamo” o “tanto ora la vendo”Avremo, finalmente, dati statistici seri e non valutati su incidentiinventati e mai accaduti che ci spingono ai livelli peggiori d'Europa.La nostra Costituzione detta dei principi guida che il legislatore deveseguire nello svolgimento dell'attività legislativa, primo fra tutti l'arti-

colo 3 della Costituzione (principio di uguaglianza), il quale imponel'adozione dei criteri di ragionevolezza e il bilanciamento di interessi.Questo significa che non potrà essere adottato un sistema illogico,arbitrario, incoerente, e che occorre tener conto di tutti gli interessi ingioco senza che nessuno di essi soccomba. Sappiamo bene che il mec-canismo dell'assicurazione opera su base statistica, con il premio cheaumenta all'aumentare dei fattori di rischio. Il sistema più coerentepossibile sarebbe quello che tenga conto maggiormente delle caratte-ristiche dell'individuo assicurato più che della categoria a cui appartie-ne (giovane - anziano; residente al sud - residente al nord; maschio -femmina, ecc....). E non vengano a dire che chi guida una Ferraripagherebbe lo stesso di chi guida una Panda. Quante Ferrari e quan-te Panda ci sono in Italia?

Tonino Carneri

Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 19

il gallo bianco che sapeva volare

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ARTE

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Mentre la dea Persefone, fiera sul suo trono, daoltre un secolo, affascina i visitatori dell’AltMuseum di Berlino, prosegue la querelle sullasua origine: Taranto o Locri? Nel volume “Sulle tracce di Persefone, due volterapita” a firma di Giuseppe Macrì, ingegnereappassionato di studi storici e socio dellaDeputazione di Storia Patria per la Calabria,emergono clamorosi elementi inediti che, se ci sidecidesse a dar loro l’importanza che meritano,potrebbero servire a far ritornare finalmente lastatua della Persefone a Locri. È qui, infatti, che la “Dea in trono”, dopo secolidi silenzio, fu ritrovata; in particolare fu un con-tadino, Giovanni Giovinazzo, a riportarla allaluce tra le zolle di una vigna in contradaPerciante, nel comune di Portigliola. Era l’estatedel 1905. Don Vincenzo Scannapieco, padronedel terreno, fece giurare a Giovinazzo che nonne avrebbe parlato mai con anima viva. Quellastatua era un tesoro e Scannapieco fiutò subitol’affare. Giovinazzo mantenne la promessa persessantuno lunghi anni: nel 1966, grazie all’in-stancabile lavoro di ricerca del Prof. GaudioIncorpora, che si mise sulle sue tracce, il conta-dino si decise a parlare non appena il nipoteprete lo sciolse dal giuramento di silenzio. Si sco-prì, quindi, che dal 1905 la statua rimase occulta-ta per sei anni in un frantoio in località Quote, inattesa del momento propizio per venderla almiglior offerente. Nel 1911 si fece avanti uncompratore tedesco e fu venduta per un milionedi marchi. La statua della dea fu, dunque, porta-ta a Gioiosa Marina e da qui venne imbarcata suuna nave con destinazione Taranto. Per un annorimase nascosta nella cantina del cavalierCacace. Nel 1912 fu trasferita a Eboli, da qui aSalerno e poi a Marsiglia. La statua finì nellemani di un antiquario bavarese, il dottor Hirschche la espose a Parigi nel 1914. Era allora incorso la prima guerra mondiale e la statua venneconfiscata perché appartenente a una persona dinazionalità tedesca. Mediò per Hirsch un anti-quario palermitano, Tommaso Virzì, suo caroamico, che dichiarò di essere il legittimo proprie-tario. Dalla Francia la Persefone passò inSvizzera e fu in seguito venduta al governo tede-sco per un milione di franchi (il più cospicuo sot-toscrittore fu l’imperatore kaiser Guglielmo II).Da allora si conserva presso il Museo Reale diBerlino e proprio qui, nei testi a corredo della“Dea in trono”, si specifica che la provenienzapotrebbe essere calabrese, sebbene fin dal dopo-guerra la statua venne riconosciuta come “Dea

di Taranto”. A riprova di questo riconoscimento,due anni fa, grazie alla tecnica sofisticata dellaser scanner, è stata realizzata la copia fedeledella statua da esporre presso il museo diTaranto, il MarTa. Nello stesso anno, viene datoalle stampe il volume dell’ingegnere GiuseppeMacrì che, consultando gli atti dell’inchiesta giu-diziaria svolta nel 1968-69 dalla magistratura diLocri, sulla base delle dichiarazioni diGiovinazzo, porta alla luce nuove eclatanti veritàstoriche.Ingegnere Macrì, Lei è riuscito a reperire unasentenza che tutti consideravano introvabile…Grazie alla squisita cortesia di un mio caroamico che lavora presso la Procura dellaRepubblica di Locri, sono riuscito a visionare ilcarteggio relativo all’inchiesta giudiziariaimpiantata dalla magistratura locrese che addi-rittura, secondo qualcuno, conteneva una scon-fessione del testimone Giovinazzo. In realtà ilcarteggio avvalora completamente la confessio-ne resa dal contadino nel 1966. Il fascicolo rac-conta tutt’altro rispetto a quanto scritto nero subianco su testi accreditati come, ad esempio, “Ladea del sorriso” di Angelo Conte, citato ancheda studiosi di grosso calibro. Per tutti questi anni si è creduto che l’indaginefosse stata archiviata per inattendibilità del testeGiovinazzo. In verità la magistratura aprì un’in-chiesta per verificare la possibilità dell’esistenza

di soggetti che, in concorso con VincenzoScannapieco - il quale all’epoca delle indaginiera morto - si resero responsabili del reato di tra-fugamento illecito di beni monumentali all’este-ro. Non avendone trovati, l’inchiesta fu archivia-ta. Nel decreto di archiviazione viene, però, pre-messo che la chiara e inequivocabile testimo-nianza di Giovanni Giovinazzo può far conclu-dere che la statua della Persefone, che oggi sitrova a Berlino, è senza ombra di dubbio quellatrovata a Locri. Fino al ritrovamento del fascico-lo eravamo di fronte a una verità di “polizia”,opera di un capitano della Guardia di Finanza,Giuseppe Tricoli, che nel ’33-’34 eseguì le inda-gini per conto della Soprintendenza di Taranto.Oggi abbiamo una verità giudiziaria. Magarisotto il fascismo la verità di polizia poteva averela prevalenza, in democrazia a prevalere è laverità giudiziaria.Cosa delle indagini condotte dal CapitanoTricoli non l’ha convinta?In nessuna delle deposizioni raccolte viene detto“io ho visto quando la statua veniva escavata”,tutti sostengono di averla vista mentre venivacaricata sul carro. Qualcuno dice di aver aiutatoa caricarla e qualcun altro di aver guidato il car-retto da Taranto a Eboli. C’è solo una testimo-nianza che va a favore dei tarantinisti (neologi-smo da me coniato per indicare tutti coloro chetifano per l’origine tarantina della statua e che sitrovano non solo a Taranto ma anche a Locri):una lettera scritta da due operai nel 1912 e ritro-vata nel 1933 in cui si legge che una statua è stataescavata e trafugata per essere venduta all’este-ro. Ho avuto grossi dubbi su questa lettera, cosìl’ho sottoposta a un grafologo forense di Locri,Giulio Di Bernardo, e lui ha confermato i mieisospetti: la famosa lettera-denuncia, dalla qualesarebbe poi partita l’inchiesta Tricoli, è un cla-moroso falso. Quali sono gli elementi per cui è ravvisabile iltentativo di falsificazione?La lettera rivela competenze di scrittura di livel-lo medio-alto infarcite di errori grammaticaliclamorosi, inseriti di proposito. Ci sono dei voca-boli come nottetempo che è impossibile che unsemianalfabeta potesse conoscere. Inoltre, lefirme in calce sono state apposteda una stessa mano perché lacalligrafia è identica e in piùcaratterizzata da svolazzi chenon è minimamente ipotizzabilepotessero appartenere a duesemianalfabeti. Non bisogna tra-lasciare, poi, che il capitano Tricolicondusse l’inchiesta con i metodi

Pino Macrì:La Persefone è nostra! Abbiamo le prove!

Nuovi clamorosi elementi inediti emergono in quello che è ritenuto uno dei piùavvincenti gialli dell’archeologia. L’ingegnere Giuseppe Macrì, appassionato di studistorici ha rinvenuto un importante fascicolo che può far tremare Taranto eBerlino. Prima del suo ritrovamento eravamo di fronte a una verità di “polizia”,opera di un capitano della Guardia di Finanza, che negli anni ‘30 eseguì le indaginicon cui si attestarono le origini tarantine della statua della Persefone. Oggi siamoin possesso di una verità giudiziaria che assegna la “Dea in trono”, conservatapresso l’Alt Museum di Berlino, alla città di Locri.

“L’Associazione deicomuni dellaLocride guidi labattaglia perriportare a casa lanostra Persefone.La Germania haacquistatoillegalmente unastatua: larestituisca!”

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tipici del fascismo che prevedevano interroga-zioni intimidatorie. C’è la testimonianza di unuomo, che non aveva partecipato al trasferimen-to della statua ma aveva fornito uno dei duecavalli, il quale alla domanda - che non è esclusosia stata posta in tono minaccioso - “è questa lastatua?”, risponde “io non l’ho vista ma da comeme l’hanno descritta è questa”. Come si fa aprendere per buona una deposizione del gene-re? A seguito dell’inchiesta di Tricoli viene effettua-to un sondaggio nell’area in cui si riteneva fossestata escavata la statua. Cosa fu scoperto?Le indagini di Tricoli confermarono le ipotesiavanzate dall’archeologa Paola ZancaniMontuoro, ad eccezione dell’indicazione delpunto in cui sarebbe stata escavata la statua. Ilsoprintendente di Taranto chiese i fondi pereffettuare il sondaggio nel nuovo punto indicatoda Tricoli, li ottenne ma non fu trovato nulla,nessun frammento. Siamo nel ‘33-‘34. Nel ‘57 sifece avanti un grande archeologo tedesco uncerto Langlotz che indicò un nuovo punto, aventi metri di distanza da quello indicato daTricoli, perché così gli era stato riferito da perso-na attendibile che gli avrebbe anche confermatoquanto detto a suo tempo dalla ZancaniMontuoro. Il soprintendente di Taranto ordinòun secondo sondaggio ma, anche stavolta, ilnulla più totale. Inoltre, Langlotz sostenne che lastatua fosse stata escavata non nel 1912 bensì nel1911, “il tutto riferitemi da persona degna dirispetto”- dichiarò (al 99% questa persona èTom Virzì: l’ho scoperto per altre vie). Ma nel1911 il terreno in cui sarebbe stata trovata la sta-tua a seguito di lavori di sterro eseguiti da unaditta, che poi vi avrebbe costruito un palazzo,non era nella disponibilità della ditta. Perciòquanto dichiarato da Langlotz è falso. Se, inve-ce, è da considerare veritiero, ne consegue chetutte le testimonianze raccolte dal colonnelloTricoli sono fasulle, perché sono tutte riferite al1912. Oltre al fascicolo quali elementi porta a soste-gno della tesi secondo cui la Persefone è stataritrovata a Locri?C’è un rarissimo libello di storia locale pubblica-to negli anni ’20 e ripubblicato qualche anno fadall’editore Franco Pancallo, dal titolo“Gerace città del sole”. L’autore è uncerto Giuseppe Portaro, notaio, ilquale scrive: “C’è la cattedrale diGerace verso cui concorseroquattro templi pagani per lasua edificazione e ci sareb-

be stata anche la statua della Persefone se coluiche ci viveva sopra non l’avesse trafugata, statuache oggi si trova a Berlino”. Chi è che vivevasopra? Portaro non lo dice ma guarda caso luiera il notaio di Scannapieco. Di recente ho scoperto che Portaro era masso-ne, Guglielmo II era massone, Tommaso Virzìnel 1923 aprì una loggia massonica a Modena.Rimaneva l’ultimo anello: tramite un mio amicoho scoperto che Vincenzo Scannapieco era mas-sone. Pertanto sono portato a credere che cifosse un accordo tra di loro. Perché, secondo Lei, a Locri non è mai stato ese-guito alcun sondaggio, neppure nel punto indi-cato da Giovinazzo?Nel 1921 il prof. Casagrandi pubblicò un libro-denuncia che per la prima volta fece conoscereal mondo la storia del trafugamento della statuadella Persefone. Casagrandi indicò comeresponsabile degli scavi nella zona di LocriEpizefiri l’archeologo Paolo Orsi che pertanto furitenuto complice del trafugamento. All’epocadella pubblicazione del libro di Casagrandi,però, si credeva che la statua fosse stata rinvenu-ta nel 1911 e non nel 1905. E nel 1905 Paolo Orsinon era ancora il responsabile. Per difendereOrsi, che per l’ambiente degli archeologi era unaspecie di mostro sacro da proteggere dalle accu-se di Casagrandi, molti preferirono dichiarareche la Persefone fosse stata rinvenuta a Taranto.

Cosa serve per autorizzare le ricerche a Locri?La volontà! Un’archeologa americana, SarahParcack, ha scoperto diciassette piramidi scono-sciute, 1.000 tombe e oltre 3.000 insediamentiantichi in Egitto, dopo aver studiato le immagi-ni provenienti dai satelliti in orbita intorno allaTerra, provvisti di telecamere a infrarossi. Ilsistema è costoso ma non invasivo: non serveandare a effettuare gli scavi. Potrebbe essereutile per mappare l’intera area di Locri, nonsolo contrada Perciante. Ancora oggi moltagente non sa che il perimetro dell’area archeo-logica di Locri è superiore a quello di Pompei.La parte scoperta è il 10%, il 90% è ancora sot-toterra. Solo con quel 10% abbiamo riempito ilmuseo di Reggio, di Locri, ma ci sono nostrireperti anche a Napoli e Taranto (i Pinakes). Dal 1984 al 2004 ci sono state ben sei interroga-zioni parlamentari da parte di deputati cala-bresi in merito alla vicenda che ha avuto comeprotagonista la Persefone. Una di queste Lei laconsidera scandalosa…Nel 1985 c’è stata un’interrogazione parlamen-tare di Natino Aloi. Il sottosegretario Galassonel rispondergli afferma: “D’altra parte nel1966 assumemmo informazioni attraverso ilMinistero della Pubblica Istruzione che ci assi-curarono l’inattendibilità di Giovinazzo”.Torniamo all’inchiesta della magistratura diLocri: viene aperta il 27 giugno del ‘66 e chiusanel settembre del 1968. Questo significa che c’èstato qualcuno all’interno del Ministero dellaPubblica Istruzione che si è arrogato il diritto discavalcare i giudici e fornire un’interpretazioneutilizzando notizie false. Chi fu a commetterequesta gravissima azione? Potremmo azzardareun’ipotesi: i beni culturali nel ’66 dipendevanodal Ministero della Pubblica Istruzione. AReggio il soprintendente dell’epoca era Foti, lostesso che oppose i maggiori ostacoli alla magi-stratura. Quindi ci fu un vero e proprio depi-staggio. I motivi non li so, forse si trattava solo disalvaguardare la figura di Orsi.Nel ’97 vi fu una seconda interrogazione daparte del deputato calabrese Natino Aloi eanche questa ricevette una risposta vergognosa,stavolta da Walter Veltroni, allora Ministro peri Beni Culturali…La risposta di Veltroni fa accapponare la pelleper l’ignoranza. Non sarà stato lui a redigerla,avrà incaricato qualche funzionario. Ho troppastima di Veltroni per poter pensare che sia statolui! Però almeno verifica, per l’amor di Dio!Non si può scrivere l’ “architetto” Paolo Orsiquando è il più grande archeologo italiano, nonsi può scrivere “negli anni ‘50 un contadino…”quando è successo nel ’66. Non si può scrivere,e questa è la cosa più grave, “non risulta che lamagistratura locrese abbia mai aperto un’in-chiesta”, perché l’inchiesta c’era e Veltroni neera a conoscenza! Io mi sono rivolto a questoamico che lavora in procura perché si è ricorda-to che nel ’97 fu fatta una ricerca del fascicolo efu tirato fuori proprio a seguito dell’indagineinterna fatta da Veltroni. Quindi se tu hai fattotrovare questo fascicolo perché adesso dici chenon ti risulta che sia stata aperta un’inchiesta?Questo è un mistero di cui, se ha tempo e voglia,dovrebbe rispondere Veltroni. E poi la ciliegina della risposta dell’alloraMinistro per i Beni Culturali: “Non è possibileintraprendere un’azione per ottenere la restitu-zione dell’opera per non compromettere la fat-tiva collaborazione in atto con le autorità tede-sche per la restituzione all’Italia di opere inmerito alle quali le nostre richieste hanno benmaggiore fondamento”. Cosa c’è di più impor-tante della Persefone? Siamo ai livelli deiBronzi di Riace!Ciò che emerge in modo chiaro dalle sue ricer-che è la mancanza di una reale legittimità del-l’acquisto della Persefone da parte del museotedesco. Secondo lei, ci sono margini giuridiciin base ai quali è possibile avanzare un’ipotesidi restituzione della statua?Amici esperti di diritto mi hanno confessato chenon esistono margini, a causa del tempo tra-scorso e della susseguente prescrizione. Quindinon si può intentare una causa contro laGermania, però politicamente sì! Quando tumetti una grande potenza come la Germania,che ci tiene alla propria immagine, di fronteall’accusa di aver acquistato illegalmente unastatua, non è un’ipotesi remota che, in un atto dionestà intellettuale, si faccia avanti di sua spon-te e restituisca la statua. Natino Aloi, durante lapresentazione del mio libro, ha raccontato che,quando era sottosegretario alla PubblicaIstruzione, a un certo punto venne in contattocon il console tedesco e parlando dellaPersefone questi gli avrebbe dichiarato: “Voinon ce l’avete mai chiesta, perché se ce l’avestechiesta io non penso che avremmo fatto le bar-ricate per non restituirvela”. È vero, non è vero?Parola di Natino Aloi! Tentare di riaprire ildibattito sulla Persefone non costa nulla.Sarebbe auspicabile che alla testa del movimen-to per la restituzione della statua si ponessel’Associazione dei comuni della Locride.Sarebbe una battaglia simbolo per il nostro ter-ritorio che, alla luce di quanto scoperto,potremmo vincere a tavolino.

L’ingegnere Giuseppe Macrì,socio della Deputazione di StoriaPatria per la Calabria e autoredel libro-rivelazione “Sulletracce di Persefone, due volterapita”

“Sono portato a credere che dietrol’attribuzione della statua aTaranto ci fosse un accordo della massoneria:erano massoniquasi tutti iprotagonisti dellavicenda”.

“Non c’è la volontàpolitica di puntare aibeni archeologici.Ancora oggi molti nonsanno che il perimetrodell’area archeologicadi Locri è superiore aquello di Pompei. Laparte scoperta è il10%, il 90% è ancorasottoterra”.

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CULTURA

Il canoista sidernese RenatoAudino continua a inanellaresuccessi sorprendenti. Da sem-pre appassionato di canoa, militanella categoria Master H (dedi-cata agli over 70), nella quale haconquistato negli ultimi tre mesiil primo posto nella gara regio-nale ligure disputata sulla

distanza di 5 km e il secondonella competizione nazionale difondo. Nello stesso periodo hainoltre conquistato il titolo diCampione d’Italia arrivandoprimo alla Maratona Classica,un percorso in canoa di 12 kmdurante il quale è stato necessa-rio anche effettuare due trasbor-

di portando l’imbarcazione inspalla. Gradino più alto delpodio anche nelle specialità K1 eC2, oltre che nella prima fase delpercorso canoisti sul fiume Podurante le regionali piemontesi.Nonostante militi tra Piemonte eLiguria, Audino torna spessonella sua Siderno per potersi

allenare nelle acque del MarJonio e il suo sogno è di poterconquistare, un giorno, una vit-toria in una competizione dicanoa organizzatadall’Amministrazione Comunalenelle acque della riqualificataDiga sul Lordo.

Il 29 Maggio, nella Sala Conferenze del Liceo Scientifco"La Cava”. è stata allestita una mostra fotografica inseri-ta nel progetto "FOTO... VAGANDO".Promotore della mostra è stato il Francesco Micale,docente colto e sensibile che, assieme al Dirigente scola-stico Caterina Autelitano, ha proposto una "Vetrina" cheancora una volta dimostra quanto in questo nostro"Profondo Sud" si può realizzare per farci volare alto.Le foto esposte avevano come tema il paesaggio, i parti-colari architettonici legati all'arte Greco-Romana inCalabria e la natura nelle sue varie accezioni.Gli allievi sono stati bravissimi nel mettere "a fuoco"immagini di una bellezza straordinaria, restituendocelein fotogrammi ricchi di forme, colori e contenuti cheancora una volta parlano al cuore e all'anima di ognunodi noi.Per fare questo i giovani partecipanti hanno cominciatoa guardare con altri occhi tutto ciò che c'è intorno a loro,stimolati da un diverso interesse che si può tradurre econcretizzare in un dialogo di emozioni in cui storia, artee cultura diventano mediatori di cui non si può fare ameno.Comunicare per immagini non è sempre facile: ci vuole

una certa perizia tecnica e non solo, l'immagine non habisogno di parole per essere decifrata, fa tutto da sola.Essa viene catturata dagli occhi e trasmessa al cervelloche, mediante un complesso percorso biochimico stimo-la tutte quelle sensazioni che ci coinvolgono emotiva-mente.I giovani allievi sono stati bravi anche in questo, si sonoaffidati alla loro sensibilità nel fermare i vari fotogrammi

trasmettendoci quanto da loro percepito e voluto.Determinati, quindi, questi fotografi, "in erba" ma ingrado di mostrare quanto sia essenziale mettere passio-ne in ogni atto creativo.La Commissione giudicatrice, composta dalla dirigentescolastico Caterina Autelitano, dalla docente CeciliaMinnici, dagli artisti Saro Lucifaro, Giuliano Zucco eDomenico Savica e dai fotografi Cartisano e Ceravolo,

ha evidenziato sette opere a cui sono andati i premi chealcuni sponsor di attività commerciali di Bovalino hannogentilmente offerto in occasione di questo evento.La scuola è certamente un'agenzia formativa importan-te per i giovani che si accingono ad immettersi nel socia-le, nel futuro lavorativo di questa nostra bella nazionechiamata Italia.Sta spesso ai docenti scoprire e stimolare talenti nascostiche altrimenti non verrebbero fuori; attraverso questeiniziative si allargano gli orizzonti e si motivano di più gliallievi, che peraltro hanno dimostrato di utilizzare in ter-mini di alta comunicazione tutto quanto la tecnologiadigitale mette oggi a loro disposizione.È sicuramente questa la nuova faccia di una scuolamoderna e al passo con i tempi: fermo restando il per-corso didattico-culturale di base, è necessario guardare a360 ° gradi e da qualsiasi punto di vista al futuro dei gio-vani che, inseriti in una società produttiva, garantisca atutti quella libertà vera in cui fare scorrere la propria vita.È questo un sincero e sentito augurio: sempre con i piediper terra, ma con gli occhi rivolti al cielo.

Giuliano Zucco

Un convegno per aiutarci a sfruttarei fondi europei per il turismo

Renato Audino: il campione di canoa che sogna di gareggiare nella sua Siderno

“Foto... Vagando”: Quando la realtà diventa emozione

Domani, lunedì 19 giugno, alle ore 9:30, presso l’Altafiumara Resort di Villa San Giovanni, avrà luogo ilconvegno “I Fondi Europei per il Turismo nel Mezzogiorno - Quali sono, come usarli”, un incontro orga-nizzato da Federturismo Confindustria in collaborazione con Unindustria Calabria che vedrà la parteci-pazione del Presidente della Regione Mario oliverio, dell’Assessore alle Infrastrutture RobertoMusumanno, del sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà e dei vertici di Unindustria e Confindustria

Natale Mazzuca e Giuseppe Nucera. Dopo i saluti di apertura, in tarda mattinata si terranno le relazio-ni tecniche del Vice Direttore Confindustria Veneto Italo Candoni e della Consulente FederturismoConfindustria Silvia Barbone. Le conclusioni saranno affidate al Presidente Federturismo ConfindustriaGianfranco Battisti e al Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività culturali e delTurismo Dorina Bianchi.

A Siderno un anno divolontariato retribuitocon gli ipovedentiLa sezione staccata di Siderno dell’UnioneItaliana Ciechi e Ipovedenti dà la possibilità, aigiovani interessati di età compresa tra i 18 e i 28anni, di effettuare un anno di volontariato dedi-cato ai minorati della vista. Il progetto, inseritonel programma del Servizio Civile, prevede unaretribuzione di 433 Euro mensili e la possibilità diriscattare i l’anno di servizio a fini pensionistici.Come comunicato dalla referente FrancaBolognino gli interessati dovranno presentarsipresso la sede dell’Unione Italiana Ciechi diSiderno sita al pian terreno del Municipio tra le16:30 e le 18 dei giorni lavorativi per ritirare ilmodello della domanda, da riconsegnare compi-lato entro il 26 giugno 2017.

Basket, il sogno diSiderno si avvera: gliArnolds sono in D!Gli Arnolds vengono promossi in Serie D alprimo tentativo. La compagine ionica batte laconcorrenza e raggiunge gli Evergreen diretta-mente dal girone reggino di Promozione e laCosentia e le Scintille dal raggruppamentodella Calabria del Nord. Il progetto degli atletidi Siderno ha mandato in scena cultura cestisti-ca e grande voglia di vincere riscoprendo, tra lealtre cose, la meraviglia del basket all’apertogiocando sullo storico rettangolo dell’Ymca.

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Paolo Visonà è un archeologo italiano, precisamenteveneto, titolare della cattedra di archeologia all’univer-sità americana del Kentucky, già docente di archeologiapresso l’università “Notre Dame” dello statodell’Indiana. Nel suo parlare spedito ma netto e appro-priato rivela un legame fortissimo con la nostra terra perla passione che mette nelle sue ricerche sul periodomagnogreco. Allo stato sta conducendo una campagnadi scavo a Bragatorto di Antonimina, dove è stato indi-viduato un manufatto molto interessante che potrebberivelarsi un unicum archeologico. La fondazione privatache, sostenuta anche da quote del suo stipendio, finan-zia questi scavi, permette di procedere, dall’altra partedell’oceano, a ciò che le strutture preposte da questasponda non riescono. Tanta ostinazione gli ha consenti-to di portarsi dietro nientemeno che il soprintendentearcheologico dello stato del Kentucky.Grazie all’input impresso da Angela Alfieri su incaricodell’Amministrazione Comunale di Siderno, è scattatol’interessamento del Funzionario archeologo responsa-bile d'area della Soprintendenza Archeologia dellaCalabria Alfredo Ruga, che ha stabilito un contatto conVisonà. Nonostante l’archeologo americano usi untelefonino ante litteram e non sappia leggere o manda-re SMS si è riusciti a combinare una perlustrazione suMonte Ginarra (452 m) che nel suo nome dialettale ‘nci-narra meglio evidenzia la natura del territorio che richia-ma alla cenere e alla calce (qualcuno ipotizza al car-ciofo). Il rilievo è una lunga lama biancastra che si pro-tende da monte Scifa, da cui deriva, quasi a voler fende-re Salvi da Giglia, le due contrade sottostanti.Ignoti sulla sommità hanno prodotto tre scavi ed aspor-tato materiale fittile di cui restano sul terreno numerosicocci, la soprintendenza è stata da me allertata e una

parte di quel che era rimasto sul terreno è stato conse-gnato nell’aprile 2015. Dopo vari solleciti è intervenutoil Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale diCosenza per un’informativa che non ha avuto alcunseguito. Nessuno ha chiesto di essere guidato sul posto!È stata fornita anche una copiosa documentazione foto-grafica. Visonà sostiene che i tombaroli sono gente seriache procede scientificamente, non si spiegherebbe altri-menti come possano essere giunti fin qui. Usano stru-mentazione sofisticata e sicuramente hanno trafugato ilcorredo funerario di almeno tre tombe a grotticella del-l’età del ferro. Ce lo conferma il giovane soprintendenteJorge, che procede come un bulldozer con un magneto-metro custodito in un’enorme valigia che mi sono accol-lato sotto il sole cocente dopo tre quarti d’ora di marcia

forzata.Ho trascinato in cima a monte Ginarra una variegatacompagine composta da due archeologi del Kentucky,Angela Alfieri, l’amico escursionista Renato Filastro, ilmastro birraio Nicola Ferrentino, titolare del birrificioLimen Brewery, tra lazzi e sfottò; mi apostrofavano diessere imparentato con un mulo. È incredibile quanta equale strumentazione è stata portata sul posto consen-tendoci di scandagliare l’area, georeferenziarla e proce-dere alla descrizione. È stato divertente osservare ilVisonà documentare con una macchina fotografica prei-storica, che registra su floppy disk da sostituire ogni duescatti. Già all’inizio della salita, su una strada selciatadelimitata da possenti muri in pietra, i due hanno espres-so meraviglia per il posto e ipotizzavano che il terrazza-

mento fosse medievale o addirittura molto più antico. Èstraordinario il sistema utilizzato per trattenere il terre-no dal degrado e che i muri a secco siano intatti nono-stante il sito versi in condizioni di completo abbandonoda molti anni. Sembra davvero di essere calati in un’epo-ca del passato e basta poco per immaginare sudore efatica per realizzarli. Al centro, una strada selciata dellalarghezza di circa due metri delimitata da due muri pos-senti in pietra e da cui si dipartono, seguendo l’anda-mento delle curve di livello altrettanti, ponderosi muri adue sezioni molto larghe alla base, per sostenere la spin-ta del terreno, e un po’ più snelle nell’elevato.Nel complesso, vista dall’alto, è la lisca di una sogliola informato gigante e permette, dalla sommità, di godere diuna vista che spazia, oltre che sulla costa, sulla vallata delNovito e monte Mutolo a ovest, sulla vallata del Lordoe monte Scifo col borgo di Aspalmo incastonato ai suipiedi a est. Sulla via del rientro abbiamo effettuato ilrilievo anche della piccola ara sacrificale posta su un pia-noro adatto i rituali sacrifici. Anche questo manufatto hadestato l’interesse dei due archeologi. Concordiamotutti che il posto meriti attenzione, molta attenzione.La visita è proseguita festosamente con l’assalto a unvecchio albero di squisite ciliegie su cui sono riuscito adarrampicarmi aiutato dal vigoroso sostegno del soprin-tendente Jorge e dall’incoraggiamento corale degli altriche aspettavano il lancio dei frutti.Miglior modo per concludere la mattinata non potevaessere che l’invito del mastro birraio di visitare il labora-torio della Limen dove abbiamo gustato una frescaArricriati Bio lotto 1709, tassativamente non destinatoalla vendita.Amen!

Arturo Rocca

Monte Ginarra: finalmente arriva la Soprintendenza...dal Kentucky!

A Siderno una festa per grandi e piccini Lo scorso 13 giugno, l'associazione Pro Casa di Riposo "S.Antonio" di Siderno, in collaborazione con le"Ancelle Parrochiali dello Spirito Santo", ha organizzato la festa in onore di Sant'Antonio da Padova. Inoccasione dell'evento si è tenuto il Memorial Alfredo Fragomeni, quadrangolare di calcio per bambini dai9 agli 11 anni disputata nel campetto del Tennis Club, sul lungomare Delle Palme. Quarta classificata lasquadra Juventina Siderno che ha ricevuto la targa dalla madre superiora Suor Nerigia. Terza classificata laA.S.D. Audax Locri; a consegnare la targa il vicesindaco Anna Romeo. Seconda classificata l'A.S.D.Roccella premiata dal sindaco Pietro Fuda. Prima classificata l'A.S.D. Union - Siderno 2015 che ha ricevu-to il premio dal vescovo di Locri, Monsignor Francesco Oliva. La festa di Sant'Antonio è stata fortementevoluta dal presidente dell'associazione Giuseppe Faldone accompagnato nella fase organizzativa dal vice-presidente Ugo Surace, dal tesoriere Aldo Caccamo e dal segretario Antonia Sgambelluri.

Marina di Gioiosa: rinnovato il successodella “Zeppolata nerazzurra”Sabato scorso, a Marina di Gioiosa Jonica, è tornato l’appuntamento con la “Zeppolata nerazzurra”.L’evento, ormai giunto alla sua ottava edizione, ha offerto, come di consueto, una serata all’insegna dell’alle-gria e della spensieratezza, accompagnata da buon vino e dalla distribuzione di 50 kg di zeppole che hannoreso indimenticabile questo momento di aggregazione. nutrita la presenza delle autorità locali, madrine dieccezione della premiazione dei tornei di tressette e briscola avvenuta al termine della serata.

Siderno: Il Kiwianis promuovecon una partita di calcio la lotta altetano neonataleQuesto pomeriggio, alle ore 17:00, presso lo Stadio Filippo Raciti di Siderno si svolgeràla terza edizione della manifestazione solidale “Diamo un calcio al tetano neonatale”organizzato dal Club Kiwanis Magna Grecia “Luigi Giugno” in collaborazione conUnipol-Sai Assicurazioni di Marina di Gioiosa. L’evento sportivo è patrocinato dallaPresidenza del Consiglio Regionale e dal Comune di Siderno e coinvolge le squadre degliavvocati del Foro di Locri, della squadra dell’Ordine dei Dottori Commercialisti edEsperti Contabili di Locri e la squadra degli Architetti. Lo scopo del triangolare di calcioè la raccolta fondi per l’abbattimento del tetano neonatale nel mondo, promosso dalKiwanis Internanional attraverso il progetto “eliminate” avviato in collaborazione conl’Unicef. Con il progetto Eliminate il Kiwanis International, infatti, intende raccogliere110 milioni di dollari per eliminare il tetano materno e neonatale e per fare in modo chenessuna madre perda il suo bambino soltanto perché non ha avuto accesso ad ambientisterili per il parto o alle tre dosi del vaccino contro il tetano il cui costo è di soli 1,80 dol-lari. Al pari delle altre forme di tetano, il tetano materno e neonatale ha come effetto unaparalisi progressiva di vari organi del corpo, fino a portare nei casi più lievi a forti handi-cap fisici e in quelli più gravi alla morte (in genere per asfissia o arresto cardiaco). IlKiwanis International ha mobilitato i suoi membri in tutto il mondo per dare nuovoimpulso alla lotta contro il tetano materno e neonatale, malattia dolorosa che uccide intutto il mondo un bambino ogni nove minuti e 160 neonati ogni giorno. Anche il KiwanisMagna Grecia “Luigi Giugno” – Divisione 13 Calabria, con l’iniziativa “un calcio al teta-no materno e neonatale” è determinato a dare il proprio contributo per immunizzare 129milioni di madri e i loro futuri figli.

Siderno Calcio, finito l’idillio con La Face: il nuovo allenatore è Francesco GalatiDopo la rocambolesca salvezza dello scorso campionato, l’A.S.D. Città di Siderno 1911 interrom-pe il rapporto con mister La Face e sceglie come nuovo allenatore Francesco Galati. Il mister, ori-ginario di Guardavalle ma debuttante come calciatore proprio con il Siderno negli anni ’80, è statoscelto per la conoscenza della realtà calcistica della nostra città oltre che per le doti tecniche che glihanno garantito risultati eccellenti con il Soverato e il Guardavalle, oltre che di permettere all’ASRoccella di accedere al campionato di Serie D.

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I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Alla fine di giugno si era nel pieno della mietitura ed anche i bam-bini, felici perché avevano terminato di soffrire sui banchi di scuo-la, collaboravano con i loro genitori in occupazioni più grandi di

loro , costituite dal badare alle mucche che bisognava portare al pasco-lo o alle galline che durante tale periodo venivano trasferite in campa-gna dal paese e così potevano beccare le spighe che cadevano per terradurante l’operazione della falciatura del grano, mentre i padri eranoimpegnati nell’attività più cruciale dell’anno in quanto il grano era fon-damentale nell’economia di una famiglia contadina.I protagonisti in assoluto erano però i mietitori di San Nicola d ’Ardore,bravissimi ed infaticabili che offrivano la loro opera nei territori cheandavano da Bianco a Brancaleone, mentre prima della seconda guerramondiale addirittura raggiungevano il crotonese, il granaio dellaCalabria.Le scuole nel dopoguerra chiudevano già alla fine di maggio per cui ibambini o ragazzini potevano dare il loro contributo trasferendosi coni padri in campagna ed avere quindi dei ruoli che li rendeva fieri.Essi all’alba accompagnavano gli animali al pascolo, dopo aver veloce-mente mangiato in una scodella di legno il latte di capra munto dai geni-tori misto a pezzi di pane o a pane biscottato.Essi ricercavano, specie per le mucche, l’erba secca “màlarta” ossia intat-ta, mai brucata da altri animali e bisognava ben nutrirle in quanto abreve avrebbero affrontato la terribile fatica della trebbiatura.L’erba secca gli procurava arsura e molta sete, per cui bisognava cercaredi rinfrescarle con qualcosa di fresco ed ancora poche erano le varietà diperi pronti ad offrire i loro frutti, mentre l’alternativa poteva essere costi-tuita dalle pale di ficodindia, però quelle prive di frutti che alla fine diluglio cominciavano a maturare; esse venivano fatte a pezzi ed offertealle mucche in ceste (cofine) basse e larghe.I bambini anche quando andavano a portare a pascolo gli animali esplo-ravano le Chiuse ricche di alberi da frutta, qualora non vi fossero i pro-prietari e sempre qualcosa di buono riuscivano a racimolare.

Tanto per cominciare i fioroni della varietà del fico Schiavo erano nelpieno della maturazione, mentre leggermente più anticipati erano quel-li dei fichi Bifari, ma non mancavano altri frutti tra cui le prugne chematuravano a giugno, tra cui spiccavano per bontà quelle alla fragola,che erano dotate di una polpa amaranto.Le pesche sanguigne sarebbero maturate in luglio, mentre erano termi-nate le Fior di maggio; deliziosissime erano le Marandelle bianche, lerosate e quelle amaranto, che avevano dato il nome alla varietà, in quan-to originariamente le Marandelle più diffuse erano quelle color amaran-to, in greco amàrantos.La grande famiglia dei peri però, si preparava a dare il suo contributo,anzi le “Maiatiche” erano già terminate alla fine della prima quindicinadi giugno e ora i frutti del pero Reginella cominciavano a maturare e diciò se ne erano già accorti i bambini che seguivano con ansia la loromaturazione, come quella di altri frutti.Ogni giorno andavano a verificare lo stato della loro maturazioneappunto ed ancora non erano pronte le pere Melone, mentre nellaprima decade di luglio sarebbero maturate le Angeliche.Finalmente alla fine di giugno le Reginelle dalla pezzatura, medio picco-la erano pronte e il loro profumo soave inebriava coloro che le mangia-va, più che con il loro gusto, fortemente aromatico.Erano leggermente croccanti, qualora non fossero perfetta ente maturee quando lo diventavano, la loro polpa si anneriva un po’.Particolare era anche l’aspetto della buccia che sembrava essere cospar-sa di efelidi e ciò gli conferiva un aspetto signorile.Infatti erano degne di mense aristocratiche, mentre i contadini non leapprezzavano in quanto erano piccole di dimensione e poco adatte aimaiali che avrebbero avuto bisogno di frutti più consistenti.Per essi ben presto, in agosto, però, sarebbero arrivate le pere Gentili ele pere Campanelle o Muntagnisi, che avrebbero contribuito fortemen-te al nutrimento dei maiali, prima come frutta fresca, poi d’inverno, sottoforma di pere secche o “cottia”.

Domenica 4 giugno ho partecipato ad unabellissima iniziativa (la prima finora) delneo circolo di Legambiente Roccella

Jonica Costa dei Gelsomini, costituitosi ufficial-mente nel mese di maggio: la campagna“Spiagge e Fondali Puliti”.Chi è nato vicino al mare ha dentro di sé qual-cosa delle tartarughe Caretta Caretta (l’istintodel “mare di casa”, ossia riuscire a tornare,dopo aver percorso svariati chilometri, per nidi-ficare laddove sono nate). Con questo splendi-do animale mi sento in sintonia per il semplicefatto di voler tornare a depositare qualcosa dibuono nella terra che mi ha visto crescere, perrestituire a quel mare che mi porto nel cuoretutta la bellezza che gli appartiene.Di certo viaggiare porta con sé una libertà e unavastità di idee, pensieri, rinnovamento maanche nostalgia per la propria terra di apparte-nenza. Viaggiare è bello quando c’è una casa acui fare ritorno, una terra con radici forti e soli-de, una terra che vorrei fosse sempre splendidae pulita, con una bellezza tale da fa vibrarecuore e anima di chi la contempla.Per noi del Sud il viaggiare è una condizione“necessaria”, a volte vitale, che ci vede girova-gare per il mondo alla ricerca di un benessereche non si è ancora ben capito cosa sia: un postodi lavoro, locali alla moda, agglomerati urbanigiganteschi in cui scomparire come singoli peressere fagocitati dalla folla?Cosa può rendere felice l’essere umano? Credodi non avere una risposta ben precisa ma l’espe-rienza e il quotidiano mi stanno insegnando viavia, dopo aver inseguito idee “fasulle”, dettateda uno stile di vita che s-natura l’essere umano,allontanandolo da tutto ciò che lo può rendereveramente libero, che la felicità è nell’essenzia-le. Tutto ciò che può renderci felici è nelle pic-

cole cose, eliminando tutto quello che non ènecessario nella nostra vita e crea solo inutile“spazzatura” (come quella ritrovata sulle spiag-ge e di cui la gente si sbarazza perché superflua,o semplicemente obsoleta, rotta, un “di più”che non serve).Andare contro la corrente ordinaria può sicura-mente spaventare ma può renderci anche stra-ordinari. Sembra straordinario quello che hafatto un circolo appena costituito: un gruppo divolontari, assolutamente NON retribuiti, cheuna domenica mattina, sotto il caldo sole di giu-gno, ripulivano una parte del litorale jonico,accomunati dalla voglia di fare qualcosa di belloe di necessario, per la comunità ma anche per se

stessi, sotto una bandiera gialla in cui campeg-gia il cigno verde di Legambiente (per chi anco-ra non la conoscesse, si tratta di un’associazioneambientalista sparsa su tutto il territorio nazio-nale che ha, tra i tanti elementi che la caratte-rizzano, una attenzione prioritaria verso qual-siasi forma di degrado ambientale).Andare contro la corrente dei media, delle ten-denze, delle manie, di tutto quello che ci ha por-tato ad un consumo eccessivo (fermato solomomentaneamente dalla “crisi”), mi rendoconto non sia cosa facile (più facile a dirsi che afarsi). Andare contro corrente potrebbe com-portare sulla breve distanza l’essere tacciati di“follia” (“Ma chi te lo fa fare, tanto qui al sud le

cose non cambieranno mai”, mi sono sentitadire mentre pulivo insieme ad altri volontari laPineta in prossimità del Porto delle Grazie diRoccella J.). Ma io voglio essere libera di poterprendermi cura dello spazio che mi circonda, eanche se apparentemente potrebbe sembrareche si viaggia “in solitaria” (in questa impresache sa di titanico, il fare ecologia al sud), poi tigiri e vedi intorno a te altri puntini gialli sullaspiaggia (con tanto di cappellino, pettorina eguanti per raccogliere i rifiuti), altre mani cheraccolgono plastica, cicche di sigarette e spazza-tura di ogni sorta.Quasi alla fine della giornata di lavoro, mentreripulivo la Pineta che fino a poche ore primasembrava essere stata presa d’assalto da orde dibarbari, con la sola compagnia degli alberi arendere il lavoro molto meno faticoso, via viache dal suolo spariva ogni traccia di rifiuto ebruttura, tutto intorno a me sembrava più bello,più luminoso, e io mi sentivo in pace con laNatura ma soprattutto con me stessa.E allora vi vorrei suggerire di provarci anchevoi, potreste scoprire che prendersi cura del-l’ambiente in cui viviamo vale ben più di un’ab-buffata, di una “chattata”, di un bighellonaretra i social. Fare del bene all’ambiente che ci cir-conda è fare del bene a noi stessi. Noi, nelnostro piccolo, domenica scorsa ci abbiamoprovato. A Legambiente auguro lunga vita etante altre bellissime iniziative come questa esono davvero felicissima di esserne socia e chefinalmente ci sia un circolo lungo la Riviera deiGelsomini. Grazie.

Daniela RulloPer chi volesse avere maggiori informazioni puòandare sulla pagina facebook: LegambienteRoccella Jonica - Costa dei Gelsomini.

Pirus Communis L.(FAM. ROSACEE)

Pero Reginella

AMBIENTE

Legambiente lancia nella Locride lacampagna “Spiagge e fondali puliti”

DOMENICA18 GIUGNO 21www.larivieraonline.com CULTURA E SOCIETÀ

Page 22: Il look perfetto per  · tante, personaggio munito di solidi canali con narcotrafficanti colombiani, il secondo al grup-po "ndranghetistico", gravitante intorno alla famiglie della

Quote rosaLe tre candidate donna della lista diVincenzo Loiero, Tania Bruzzese, IrenePalmieri e Katiuscia Iannizzi festeggia-no la vittoria del proprio sindacodurante la serata di domenica.

Confronto radicaleGianpaolo Catanzariti, Sebi Romeo eBarbara Panetta discutono animatamen-te assieme al parlamentare dei radicali altermine dell’incontro sidernese della“Carovana x la Giustizia”.

È arrivata l’estateL’avvocato Tropiano, in tenuta da mare,siede con Michele Vumbaca e Andrea

Romano su una panchina che affaccia sulcorso di Siderno.

Riviera MetropolitanaCaterina Belcastro e

Demetrio Marino, consiglie-re e assessore della Città

Metropolitana vengono invisita a Locri adeguatamen-

te muniti di copia di“Riviera”.

Com’è piccolo il mondoAngelo Macrì, a New York, incontraper uno strano caso del destino ilmitico Raul, calciatore di razza non-ché uno dei più grandi capocanno-nieri della Champions League.

Rimembranze politico-socialiFrancesco Zappavigna, sindaco di una

Bovalino di molti anni or sono, posaassieme al sindacalista Roberto Papalia

in una foto che ci ricorda gli amici Totò eVirgilio.

Un filo rosso locrideoAmedeo Macrì e il suo caro amico diRoccella Jonica erano il cuore della

redazione di “Filo Rosso”, giornale pub-blicato negli anni ’80 nella Locride.

Teste sgarlatePer una volta li abbiamo beccati insieme: i

tre fratelli Sgarlato, Pietro, consiglierecomunale di Siderno, Carlo, Uomo YMCA,e Antonio, un assicurazione per il nostro

Eugenio.

La sinistra di un tempoPino Sgambellone, insieme a

Isidoro Napoli, durante un conve-gno a Siderno prima che Isidoro si

dimettesse dalla carica di consi-gliere a Marina di Gioiosa. Che l’in-contro abbia influenzato la deci-

sione di Sisì?

Mancanza di sindacoLaura Multari, non

avendo più il sindaco aCanolo, va a trovare il

sindaco di AgnanaCaterina Furfaro.

Politica di tutte letaglieAlla marcia per la paceRita Commisso posacon il sindaco diCionquefrondi MicheleConia e il minisindacoAlessandro Pronestì.

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DOMENICA18 GIUGNO 23www.larivieraonline.com

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

L’interesse per il nettare arancionecresce anche in Italia, ma inGiappone, Australia e Usa è giàboom. Redivivo perché presumibil-mente ricorda i vini prodotti dainostri antenati che già cinquemilaanni fa nelle zone della Georgia edella Crimea deponevano l’uvanelle cosiddette “Kvevri”, conteni-tori in terracotta di grandi dimen-sioni in cui dare luogo a lunghemacerazioni per ottenere vini con-centrati e carichi di colore. Tuttorautilizzata dalle cantine della zona,questa tecnica è stata ripresa da

diversi produttoridel Friuli VeneziaGiulia, Slovenia,Austria, Croaziae ha visto glialbori di eti-chette notevolianche inL i g u r i a ,Toscana eSicilia. L’orangeè un vino intro-verso, oggi consi-derato da bouti-que o di nicchia.Nettare il cui colo-

re deriva da un pro-cesso naturale di macera-

zione in cui il mosto di uvebianche in fermentazionerimane a contatto con lebucce degli acini, da qual-che giorno a diversi mesi,permettendo così l’estrazio-ne di tutte quelle sostanzecoloranti (i polifenoli) che

conferiscono questaparticolare nuan-

ce ambrata. Il risultato è un vinonaturale, non filtrato, capace diesprimere sentori affascinanti cheraccontano un lavoro ecosostenibilein vigna, senza alcun uso di pesticidie lieviti in cantina. La brillantezzaun po’ opalescente e le diversenuances (arancio, mogano, matto-ne) ci consentono di anticipare lalinea olfattiva, che s’allarga a venta-glio da aromi di fumo, al fruttatosemi amaricante del litchi, dallenote di nocciola, spezie orientali,salsa di soia al miele amaro. Certivitigni (ribolla gialla) riescono aoffrire note di paglia secca, di con-fettura di nespole, di uva biancaappassita, di humus, di funghi. Ilgeorgiano rkatsiteli (in anfora) haspesso tono olfattivo di fumo, comepaglia fumante, di foglia secca dellavite, di chicco di caffè verde, di peraessiccata, di anacardo. Il bagaglioodoroso è quindi molto stimolantee lontano dai canoni convenzionali,a volte sembra di entrare in un anti-co negozio di coloniali, a volte in unbosco autunnale. Il sapore viraverso infusi e tisane fredde, con tonidi ginger, rabarbaro e pompelmorosa, contributo d’alcol a parte.Questi vini hanno alle spalle lavolontà e l’amore di coraggiosi pro-duttori, tanto lavoro manuale,molta cura del vigneto per ottenereuve sane, una costante attenzione incantina. Una produzione moltointeressante sia dal punto di vistastorico che etico, dove il rispettodelle leggi della natura e il rispolve-ro delle tecniche risalenti all’anticaRoma sono due punti cardine.

Orange WineVino Redivivo

“Il racconto dei racconti”è un film del 2015 diretto da Matteo Garronecon Vincent Cassel e Salma Hayek. La pellicola, ispirata alla raccoltadi novelle Seicentesche di Giambattista Basile “Lo cunto de li cunti”,e che sviluppa la sua trama su tre particolari novelle dell’opera - Lacerva, La pulce e La vecchia scorticata - ha ottenuto subito il favoredella critica e un discreto successo al botteghino, tant’è che nel 2015 èstato in concorso al festival di Cannes.Il primo episodio, “La cerva”, tratta di un re e di una regina che nonriescono ad avere un erede e decidono di affidarsi ad un mago, ilquale li avverte “per generare una vita bisogna pagare con un’altravita”. Per avere un bambino la regina dovrà mangiare il cuore di undrago marino cucinato da una vergine. Nel tentativo di ucciderlo il remuore ma l’incantesimo riesce, così che sia la regina e sia vergine con-cepiscano. Nascono il principe Elias e Jonah, bambini identici, cheinstaurano una forte amicizia tanto da volersi dividere il trono allamorte della regina. La quale allora decide di dare la caccia a Jonahappellandosi nuovamente al mago, ma trasformatasi in un mostroviene uccisa da Elias che riporta Jonah al palazzo reale.Il secondo episodio, “La pulce”, tratta di un re e delle nozze di suafiglia Viola. Il re è nelle sue camere e viene importunato da una pulce,allorché inizia a provare una certa simpatia per l’animale e l’accudiscefino a farla diventare gigantesca. Alla morte dell’animale il re decideche il primo a riconoscere a quale animale appartiene un particolarepellame - appunto quello della pulce- potrà sposare Viola. L’unico ariconoscere la pelle è un orribile orco che porta con sé Viola. La prin-cipessa riesce a fuggire grazie a dei saltimbanchi ma l’orco- che sem-brava deceduto- rinviene e li uccide. Viola, unica sopravvissuta, sgoz-za repentinamente l’orco e ricoperta di sangue torna al castello, dalpadre morente.L’ultimo episodio, “La vecchia scorticata”, parla dell’avventura del redi Roccaforte, che avendo udito una voce soave di fanciulla s’innamo-ra di questa voce senza sapere che a cantare è una vecchia donna,Dora, che vive con la sorella Imma. Il re riesce ad ottenere un appun-tamento al buio nella stanza da letto del castello e l’identità di Dorasembra essere preservata. Senonché alle prime luci del mattino il reriesce a vedere il volto della vecchia e inorridito la fa scaraventare giùdalla finestra. Passa una maga che salva Dora e la trasforma in unagiovane bellissima. Il re resta affascinato dalla fanciulla e la sposa. Allenozze partecipa anche Imma che chiede insistentemente a Doracome abbia fatto a diventare così bella, Dora si inventa di essere statascorticata della sua vecchia pelle e caccia Imma dal palazzo. Immaallora si reca da un fabbro e gli chiede di scuoiarla da testa a piedi.Poche ore dopo torna al palazzo agonizzante e insanguinata.

Il racconto dei racconti è uno di quei film unico nel suo genere, capa-ce di emanare una grande forza comunicativa utilizzando come stru-menti principali elementi astratti, le immagini in particolare ma anchegli effetti sonori e la musica, e affidandosi quasi mai ai dialoghi. In unoscenario simile il dialogo non perde d’importanza, né diventa super-fluo, ma si configura come vero e proprio “grasso che cola”. Nelmomento in cui tutti i principali doveri comunicativi di un film vengo-no adempiti senza l’uso delle parole, allora le parole diventano nonpiù un mezzo di comunicazione, ma un plettro capace di far vibrare lecorde più nascoste dell’animo dello spettatore. Questo processo vienepreparato per lunghi tratti nel film per poi essere fatto esplodere inpochi punti mirati e precisi, ovvero alla fine dei singoli racconti o “epi-sodi”, cosicché in questa storia, ogni racconto, possa essere visto comeil “racconto dei racconti”.

Domenico Giorgi

Il racconto dei raccontiCINEMA

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Simu ‘nto 1744. Puru a chigli tempi ‘nta sta terra nascìanu omini cu randicarisma. U cardinali Fabrizio Ruffo nascìu ‘nta nu paesinu vicinu aCosenza, San Lucido, e si distinguìu ‘nte studi pe’ l’ intelligenza acuta efurbizia. Diventàu omu i chiesa, ma amava puru u joca chi’ poteri, e‘ndavìa nu caratteri forti. Così ‘nto 1799 si fici notari du rre Ferdinandoquandu decidìu u sarva u Regnu delle Due Sicilie di’ grinfi di francesi.Chill’annu, sti “illuminati” francesi decidìru ca u regnu napolitanu ‘ndavìabisognu d’ idee novi, e u occupàrunu (pe’ fari chistu, ovviamenti, strer-minàrunu circa 60,000 perzuni). Accussì, ‘nta pochi jorna, Ruffo radunàun’armata i contadini e ribelli, circa 17.000 perzuni, quasi tutti calabrisi, epartìru pa’ presa i Napoli. L’esercitu vinni battezzatu comu “esercito dellasanta fede” pecchì volìa u ristabilisci a fede e a monarchìa borbonica. Ivari circostanzi aiutarunu a spedizioni, e ‘nta suli 5 misi i giacobini fururispediti o’ mittenti, e l’esercitu fu vittoriosu (‘nta sta simana si festeggia acapitolazioni giacobina). Volìa u sottolìneu comu ‘nta chilla situazioni par-ticolari, n’esercitu tuttu calabrisi s’affidìu u si manteni unitu e solidali ‘ntal’idea comuni u si sarva nu regnu... e mi veni spontaneu u fazzu nu para-goni cu sti tempi i mo, quandu ti veni nu menzu sorrisu si sulu penzi a ‘naqualsìasi coalizioni (pacifica!) calabrisi po’ beni comuni. Dicimu puru ca‘stu menzu sorrisu diventa ‘na grassa risata si si penza a ‘na qualsìasi coa-lizioni “naziunali” po’ beni da penisola! Consideru ca oramai i politicantinosti aspìranu i cchiù u fannu belli passerelli ‘nta tv, chi’ buggi carichi isordi, ca o’ beni di cittadini. Ma chistu è nu penzeru meu... diciamolo!

Ironia a spassu‘nto tempu

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